lorenzo e la grande guerra
TRANSCRIPT
Questo libro è ambientato a Torino nell’autunno del 1917. Il protagonista si
chiama Lorenzo. È un bambino di undici anni, vive con la sorellina di tre anni e
con la madre che lavorava nella Fiat. Suo padre era in guerra come tutti gli
uomini italiani in quel periodo storico. Un giorno due signori vestiti di nero
persero una borsa, contenente diecimila lire, la quale fu trovata da Lorenzo. A
quel tempo trovare diecimila lire era come essere ricchi, perché erano davvero
tanti soldi. Ora invece diecimila lire non valgono nulla. Quando Lorenzo prese la
borsa vide due signori vestiti di nero, che lo stavano seguendo. Decise, quindi, di
scappare. Salì su un treno e cercò di nascondersi sotto la paglia, poi si
addormentò. Si svegliò in un luogo di guerra, appena scese era un po’
disorientato. Dopo aver iniziato a lavorare venne rapito. Dopo essere stato
liberato, padre Joseph lo portò alla casa Arcobaleno, dove trovò sua madre e sua
sorella e le abbracciò.
Secondo Lorenzo la Guerra è una cosa inutile, perché le cause che l’avevano
determinata, si potevano risolvere senza spargimento di sangue. Dal nostro punto
di vista, la guerra si poteva evitare, poiché non ha risolto nulla, ma ha causato la
morte di migliaia di persone.
Un soldato nemico, in guerra, è solo una persona
che combatte per la sua patria
Quando si è in guerra ti insegnano ad odiare il nemico perché è
la persona che devi distruggere. I soldati non sono consapevoli di
quello che stanno facendo. Pensano di fare la cosa giusta. Ritengono che, concluso il
conflitto, saranno fieri di loro poiché hanno combattuto per la propria patria.
Durante la guerra le donne e i minori erano costretti a lavorare. Le donne si
dividevano tra le cure della casa e dei figli e il loro lavoro in fabbrica. I ragazzi
tra gli 11 e i 18 anni si arruolavano nell’esercito per lavorare nelle retrovie.
Questa responsabilità li faceva crescere più in fretta.
LA GRANDE GUERRA
La Grande Guerra fu lo scontro armato che implicò le principali potenze
mondiali e molti altri paesi tra l’estate del 1914 e la fine del 1918.
Il nome iniziale, che le avevano dato i contemporanei, era “guerra
europea”, venne poi cambiato in “guerra mondiale” o “Grande Guerra”
quando, vennero coinvolte anche le colonie dell’impero britannico e altri
Paesi extraeuropei come gli Stati Uniti d’America e l’impero giapponese.
Il conflitto iniziò il 28 luglio 1914, quando l’impero austro-ungarico
dichiarò guerra al Regno di Serbia a causa dell’assassinio dell’arciduca
Francesco Ferdinando e di sua moglie a opera di Gavrilo Princip,
studente serbo. Gavrilo Princip
Arciduca Francesco Ferdinando e sua
moglie
Quando i Tedeschi occuparono il Belgio e arrivarono nella Francia nord-orientale, i Francesi erano
praticamente assediati. Solo alla fine si ripresero, mettendo fine alla guerra-lampo trasformandola in una
guerra di trincea.
4. La linea tratteggiata
indica il piano tedesco
della guerra-lampo:
entrare a Parigi e
prendere alle spalle
l’esercito francese
schierato lungo il
confine.
3. I Tedeschi
arrivano a soli 25
km. Da Parigi.
1. Passando dal
Belgio (neutrale) i
Tedeschi non
incontrano
resistenza.
2. La linea di difesa
della Francia corre
solo lungo il confine
con la Germania.
5. Questa freccia
indica l’evento che
fece fallire la
guerra-lampo
tedesca: alcune
divisioni dovettero
lasciare il Fronte
occidentale (contro
la Francia) per
accorrere sul fronte
orientale (contro la
Russia).
6. La partenza di alcune
divisioni tedesche per la Russia
diede ai Francesi il tempo di
spostarsi sulle rive del fiume
Marna e di bloccare i Tedeschi.
La guerra durò altri quattro anni. Si concluse con la battaglia di Vittorio Veneto, iniziata il 24 ottobre 1918
e terminata il 4 novembre 1918 con l’armistizio firmato da Italia e Austria.
CHE COS’È
La propaganda, si dice, è vecchia quanto il mondo e si dava da fare per arrivare al popolo.
Propaganda è una parola al “femminile” ed è un termine che conferma la regola che “è l’uomo che
propone, ma è la donna che dispone”.
La propaganda serve a disseminare idee e informazioni; essa presenta i fatti in modo selettivo, anche a
costo di mentire.
Con la Prima Guerra Mondiale si può assistere a un’attività propagandistica nella quale la materia
principale è la componente storica.
La propaganda nella Prima Guerra Mondiale fu dipendente dal livello politico del Paese.
Nel Regno Unito e negli Stati Uniti d’ America si ebbe la maggior percentuale di azioni
propagandistiche.
In Italia, gli interventisti dicevano che la guerra era una “guerra giusta”; anche se buona parte della
popolazione era neutralista.
Furono le manifestazioni degli interventisti a diffondere in Italia il pensiero che, se non avessero
partecipato alla guerra, non avrebbero potuto rivendicare le terre che un tempo erano italiane e che poi
furono “strappate” dall’Austria.
Furono quindi gli interventisti a convincere l’Italia ad entrare in guerra il 24 maggio 1915.
…COME NUOVA ARMA
Durante la Grande Guerra la propaganda aveva lo scopo di tenere
alto il morale dei soldati e della gente comune, pur mentendo.
La percentuale di azioni propagandistiche in Italia, si alzò dopo
Caporetto, si trattava, infatti, di infondere nuovamente fiducia, a
causa della terribile sconfitta.
Cominciarono ad essere stampati: cartoline, manifesti, opuscoli, libri
e giornali.
Furono molto importanti i giornali di trincea, che erano distribuiti
tra i combattenti.
Il nome dei giornali era legato agli eserciti, come: “Il giornale del
soldato” o “La trincea”, ed erano distribuiti in zone ben precise del
fronte.
I testi erano semplici perché i soldati non sapevano né leggere né
scrivere.
Vennero nominati presso l’esercito degli ufficiali che si occupavano
di migliorare lo stato d’animo dei soldati, controllando il cibo e le
condizioni di vita (ad esempio: impiantando campi sportivi e
diffondendo spettacoli cinematografici e teatrali).
Vennero diffusi quotidiani molti famosi come il “Corriere della
Sera” e sugli articoli, il controllo della censura era notevole.
La propaganda fu rivolta persino a quello che veniva chiamato il
“fronte interno”, ovvero la gente comune. Bisognava convincere tutti
che i sacrifici che la guerra richiedeva erano utili, che il nemico era
cattivo e che la guerra sarebbe stata vinta, anche se ognuno doveva
offrire il proprio contributo persino nelle piccole cose.
Il generale Luigi Cadorna, comandate
dell’ esercito italiano tentò una serie di
attacchi che fallirono, allora schierò le truppe
lungo il fiume Isonzo, sull’altopiano del
Carso, dove si svolse la guerra di trincea.
Tra il 24 ottobre e il 12 novembre 1917 le
truppe esauste furono travolte dall’esercito
austro-tedesco che sfondò le linee italiane a
Caporetto.
La disfatta di Caporetto suscitò
un’impressione sconvolgente nell’opinione
pubblica italiana.
Il generale Cadorna fu sostituito dal generale
Armando Diaz che risollevò il morale
dell’esercito italiano. Grazie a Diaz, i soldati
sentivano di dover combattere per uno scopo:
difendere la patria.
Il Mark I fu il primo carro armato, sviluppato dal
Regno Unito. I primi esemplari entrarono in
servizio sul Fronte Occidentale nel settembre
1916.
Sviluppato nel 1915, nasceva come strumento per
andare all’offensiva; inizialmente l’impiego del
Mark I non riportò successi significativi, perché
impiegato in piccole quantità.
Il modello di serie era identico al prototipo;
furono previste due varianti: maschio e femmina.
Il maschio aveva due cannoni e tre mitragliatori,
a cui ne fu aggiunto un quarto utilizzabile da
posizione frontale; mentre la femmina aveva
quattro mitragliatrici raffreddate ad acqua, più
due cannoni e risultò più leggero di quasi una
tonnellata.
I cingoli erano costituiti da 90 maglie e il motore
era un sei cilindri raffreddato ad acqua.
Il FIAT 2000 fu il primo carro armato progettato e
realizzato dall’Italia. Pesava quaranta tonnellate,
infatti, fu il mezzo più pesante prodotto durante il
primo conflitto mondiale. La FIAT ne iniziò la
costruzione nella metà del 1916 su ordine dei vertici
militari. Il prototipo venne presentato alle autorità
militari il 17 giugno 1917: la meccanica era quella
definita, ma la corazzatura e l’armamento vennero
migliorati nei mesi successivi; era dotato di un cannone
in torretta troncoconica, di quattro mitragliatrici e di
grandi feritoie non scudate.
Nel 1918 venne realizzato il secondo carro, ma verso la
fina della guerra si perse l’interesse per i mezzi
corazzati che poi andarono dispersi.
Il cannone da campagna è un tipo
di artiglieria progettata per
fornire il supporto in battaglia.
Durante la prima guerra
mondiale il cannone da
campagna fu ampiamente
utilizzato e, siccome, era facile da
spostare veniva classificato come
cannone da campo “leggero”.
La Grande Guerra iniziò come combattimenti di movimenti (cioè di conquista e avanzamento) e diventò una guerra
di posizione (cioè combattuta nelle trincee)
Che cosa sono le trincee? La trincea è uno stretto fossato scavato per circa due metri di profondità e altrettanti di larghezza che si estende per
diversi chilometri lungo il territorio di guerra.
La vita in trincea fu molto difficile e precaria: la maggior parte dei soldati al fronte si ammalò a causa del freddo,
per l'assenza di ripari, per la completa mancanza di igiene personale per diverse settimane, per il cibo mal
conservato e consumato in mezzo alla sporcizia assoluta e infine per la mancanza di latrine.
Tra le malattie più diffuse negli anni della guerra ci furono il tifo, il colera e la dissenteria. Inoltre molti soldati
contrassero patologie legate alle vie respiratorie (basti immaginare un soldato zuppo d'acqua sul Carso sferzato
dal gelido vento di bora o un alpino a 2000 metri di altitudine). È stato calcolato che tra gli Italiani almeno 100 mila
uomini morirono per malattia. Nel 1918, come se non bastasse, giunse in Europa la terribile epidemia
dell'influenza "Spagnola" che decimò l'intera popolazione (anche quella civile).
Inoltre molti soldati al fronte, minacciati costantemente dalla morte, contrassero malattie psichiche dovute ai lunghi
periodi passati sul fronte. Chiunque fosse schierato in prima linea era consapevole che, in qualsiasi momento,
sarebbe potuto morire: i bombardamenti dell'artiglieria nemica furono incessanti ed i cecchini non mancavano mai
di vigilare e di sparare sugli obiettivi. Anche un solo gesto imprudente, come alzarsi dalla trincea o accendere una
sigaretta, poteva costare la vita ad un soldato, per cui si diffonde tra i soldati il sentimento della precarietà e della
fugacità della vita soprattutto tra i giovani che non riescono a progettare il loro futuro.
La vista costante di cadaveri non aiutava certo a migliorare la situazione resa ancora più tragica dal duro
atteggiamento tenuto dagli ufficiali. Ogni battaglia, come si legge in molti diari dei protagonisti, era attesa con un
silenzio irreale. Privati della possibilità di ribellarsi, i soldati uscivano dalle trincee rassegnati e alle volte in lacrime
sapendo che, chiunque avesse esitato, sarebbe stato punito.
Fu in questi anni che nacque l'espressione "Scemo di guerra" per indicare tutti quegli uomini che, durante o dopo la
Grande Guerra, furono colpiti da patologia mentale.
Andare all’assalto
Nel libro Lorenzo e la grande guerra si legge:
-Esci dalla trincea, dove più o meno stai riparato, e vai verso quella nemica per cercare di conquistarla.
Cercando di passare dove l’artiglieria ha distrutto i reticolati, se ci è riuscita. Solo che gli austriaci non sono
scemi. I buchi li vedono anche loro e allora sparano dove i soldati si ammucchiano per passare.
-E se invece i varchi nei reticolati non ci sono devi cercare di farli tu con le pinze tagliafili. Sotto il fuoco
delle mitragliatrici.
-Io spero di non andarci mai più. O di andarci il più tardi possibile. Ero al Podgora: la nostra artiglieria
avrebbe dovuto aprirci i varchi nei reticolati a cannonate, ma non ci è riuscita, e della mia compagnia siamo
tornati in dietro meno della metà.
-A me è capitato di andare all’ assalto correndo sui corpi dei compagni morti.
L’alimentazione nelle trincee
Un grande problema durante la Grande Guerra fu quello dell’alimentazione; le famiglie sono state
vittime di carestie, epidemie e malattie gravi (come la pellagra). Anche il pasto dei soldati diventava
sempre più scadente.
La scarsa qualità del cibo era condizionata dalla scelta di cucinarlo nelle retrovie e nella notte
trasportarlo verso le trincee.
In questo modo la pasta o il riso messi nei grandi pentoloni arrivavano in trincea simili a della colla.
Anche la scelta di scaldare il cibo una seconda volta peggiorava la situazione rendendolo immangiabile.
Un altro problema era la razione di cibo da distribuire ai soldati. L’esercito italiano dava ai suoi uomini:
•600 grammi di pane,
•100 grammi di carne e pasta,
• frutta e verdura ( a volte), un quarto di vino e del caffè.
L’acqua potabile era un grosso problema e pochissime volte superava il mezzo litro al giorno.
Prima degli assalti venivano distribuite anche delle dosi più consistenti di cibo come:
•gallette,
•scatole di carne,
•cioccolato e liquori.
Oggi in diversi musei si possono ammirare i contenitori di metallo che contenevano 220 grammi di carne
o di alici sott’ olio e frutta candita. Ogni scatola era decorata con motti patriottici come “Savoia!” o
“Antipasto finissimo Trento e Trieste”