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Dio ama chi dona con gioia di mariella cuocci.....................2 Ci vediamo domani di maria carla pisani.................6 GMG Rio 2013 di nicoló tempesta...................3 La TV:regina della cucina di francesca messere...............7 Effetti collaterali di giusy tatulli...........................5 O’ Sole mio di annarita marrano.................8 LE SERE D’ESTATE: SPIRITUALITÀ DELLE VACANZE «Era una noe d’estate, incantevole, una di quelle no che succedono solo se si è giovani, genle leore. Il cielo era stellato, sfavillante, tanto che, dopo averlo contemplato ci si chiedeva involontariamente se soo un cielo simile potessero vivere uomini irascibili ed irosi» (F. Dostoevskij, Le no bianche). Sono proprio le sere d’estate a ricordarmi che sono in vacanza (un tempo conquistato con faca e ardore) e che, libero dai doveri quodiani e dalle abitudini, faccio spazio a ciò che può dare senso e valore all’anima. Solo nelle sere d’estate le domande più profonde affiorano dall’animo, forse perché c’è ancora tempo! Solo nelle sere d’estate mi rendo conto che anche le vacanze si possono dissipare, perdere, consumare in “vorci” di divermento, di avventure, di rappor, Inserto mensile di informazione e comunicazione del mondo giovanile a “Luce e Vita” n.21 del 26 maggio 2013 Piazza Giovene 4 -70056 Molfetta www.lucevitagiovani.it [email protected] 95 nicolò tempesta sprecando così l’occasione favorevole che offrono per confermare o migliorare la qualità della vita. Non è facile “fare vacanza”, ci vorrebbe un’arte che ci insegni a non fare vuoto del tempo e godere del cielo d’estate incantevole descrio da Dostoevskij. Le sere d’estate mi aiutano a ridare spazio alla leura capace di aprire nuovi orizzon dello spirito, rendermi conto che i momen trascorsi a tavola contano per la condivisione dell’amicizia più delle stravaganze culinarie. E così le vacanze divengono una sorta di indicatore del tempo che mi ritrovo a vivere riequilibrando l’alternanza e il dialogo fra parola e silenzio, riposo e “produvità”. Spesso le nostre parole non sembrano capaci di creare relazioni, di generare comunione. Ecco allora le vacanze come occasione per fare silenzio impedendo ai suoni di trasformarsi in rumori e l’ascolto in “ho sento dire”. L’unico rumore permesso è il rumore del mare! Sono le sere d’estate un’occasione privilegiata di incontro con l’altro, sia persone diverse sia coloro che conosci bene ma dei quali desideri vedere il volto con occhi rinnova. Le vacanze sono una bella opportunità per riscoprire l’autencità dei rappor umani, sovente confina in una triste banalità. Del resto, non a caso gli animali non fanno vacanze, gli essere umani sì. Chissà se le persone che dicono di godersi le vacanze sanno fare tesoro di questa occasione per ritrovare(si) la propria umanità, forse più nuova. Per questo servono le sere d’estate.

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Inserto mensile della diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi di informazione e comunicazione giovanile (maggio 2013)

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Dio ama chi dona con gioiadi mariella cuocci.....................2

Ci vediamo domanidi maria carla pisani.................6

GMG Rio 2013di nicoló tempesta...................3

La TV:regina della cucina di francesca messere...............7

Effetti collateralidi giusy tatulli...........................5

O’ Sole miodi annarita marrano.................8

LE SERE D’ESTATE: SPIRITUALITÀ DELLE VACANZE«Era una notte d’estate, incantevole, una di quelle notti che succedono solo se si è giovani, gentile lettore. Il cielo era stellato, sfavillante, tanto che, dopo averlo contemplato ci si chiedeva involontariamente se sotto un cielo simile potessero vivere uomini irascibili ed irosi» (F. Dostoevskij, Le notti bianche). Sono proprio le sere d’estate a ricordarmi che sono in vacanza (un tempo conquistato con fatica e ardore) e che, libero dai doveri quotidiani e dalle abitudini, faccio spazio a ciò che può dare senso e valore all’anima. Solo nelle sere d’estate le domande più profonde affiorano dall’animo, forse perché c’è ancora tempo! Solo nelle sere d’estate mi rendo conto che anche le vacanze si possono dissipare, perdere, consumare in “vortici” di divertimento, di avventure, di rapporti,

Inserto mensile di informazione e comunicazione del mondo giovanile

a “Luce e Vita” n.21 del 26 maggio 2013Piazza Giovene 4 -70056 Molfetta

[email protected]

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nicolò tempesta

sprecando così l’occasione favorevole che offrono per confermare o migliorare la qualità della vita. Non è facile “fare vacanza”, ci vorrebbe un’arte che ci insegni a non fare vuoto del tempo e godere del cielo d’estate incantevole descritto da Dostoevskij.Le sere d’estate mi aiutano a ridare spazio alla lettura capace di aprire nuovi orizzonti dello spirito, rendermi conto che i momenti trascorsi a tavola contano per la condivisione dell’amicizia più delle stravaganze culinarie. E così le vacanze divengono una sorta di indicatore del tempo che mi ritrovo a vivere riequilibrando l’alternanza e il dialogo fra parola e silenzio, riposo e “produttività”. Spesso le nostre parole non sembrano capaci di creare relazioni, di generare comunione. Ecco allora le vacanze come

occasione per fare silenzio impedendo ai suoni di trasformarsi in rumori e l’ascolto in “ho sentito dire”. L’unico rumore permesso è il rumore del mare!Sono le sere d’estate un’occasione privilegiata di incontro con l’altro, sia persone diverse sia coloro che conosci bene ma dei quali desideri vedere il volto con occhi rinnovati. Le vacanze sono una bella opportunità per riscoprire l’autenticità dei rapporti umani, sovente confinati in una triste banalità. Del resto, non a caso gli animali non fanno vacanze, gli essere umani sì. Chissà se le persone che dicono di godersi le vacanze sanno fare tesoro di questa occasione per ritrovare(si) la propria umanità, forse più nuova. Per questo servono le sere d’estate.

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2C’è un passo della Sacra Scrittura che ho sempre amato molto e che ho scelto come guida del mio modo di essere, di fare, di lavorare e di vivere: “Dio ama chi dona con gioia”. Donarsi agli altri, a chi ne ha più bisogno, in qualsiasi modo e tempo, è la più alta forma d’amore che io conosca. Perché solo chi è capace di amare e di amare fino in fondo può fare di sé un dono prezioso e utile per i fratelli. Quanto è difficile, però, amare a tal punto da farsi dono, da mettersi al servizio degli altri, specie dei più bisognosi? Non credo sia facile. Ma non credo nemmeno sia impossibile. E noi abbiamo la fortuna di avere un modello unico, insuperabile ed eterno, a cui dovremmo sempre guardare e puntare: Gesù Cristo.Ma c’è di più. C’è qualcosa di paradossale con cui spesso mi sono confrontata, come tutti credo, e che mi ha fatto riflettere fino al punto di scrivere questo articolo: qualora volessimo e provassimo, spinti dalle più nobili e disparate motivazioni, a offrire noi stessi, il nostro tempo, i nostri talenti, il nostro aiuto, a chi ne ha bisogno, dovremmo sempre confrontarci con il libero arbitrio di chi abbiamo dinnanzi, il quale può accettare o anche rifiutare quanto gli offriamo in quel momento. Mi spiego meglio: vi è mai capitato di voler aiutare qualcuno in difficoltà ma di essere stati respinti? A me sì. E non

DIO AMA CHI DONA CON GIOIAè piacevole. Perché si vorrebbe fare qualcosa, qualsiasi cosa, anche la cosa più semplice e banale, pur di aiutare chi ci è vicino e sta male ma non possiamo. Non possiamo semplicemente perché l’altro non vuole il nostro aiuto. Può sembrare paradossale ma è così: ci sono persone che, pur in difficoltà, non vogliono essere aiutate e le ragioni possono essere tante e diverse, più o meno condivisibili, ma il dato di fatto è che dobbiamo accettare questa realtà. Forse vi starete chiedendo, con me: come si può restare inermi e immobili a guardare chi vogliamo bene, magari, soffrire e sprecare la sua vita così? Lo so, non è facile stare seduti a guardare. Non è facile sapere o credere di poter essere utili, d’aiuto e avere le mani legate. Non è giusto, forse. E istintivamente verrebbe da insistere, lottare, combattere contro la testardaggine e la stupidità di chi rifiuta il nostro sostegno. Ma anche questo, forse, non è giusto. Perché non possiamo imporre, a tutti i costi, il nostro aiuto a chi non vuole o non è pronto a riceverlo. Dobbiamo accettare questa verità: non possiamo aiutare chi non vuole essere aiutato! Dobbiamo rispettare la volontà altrui, anche se ci fa stare male, anche se ci sembra assurda ma niente è, in realtà, assurdo se pensiamo che ciascuno è artefice e padrone della propria vita e noi non siamo nessuno per giudicare o suggerire cosa è bene o male per l’altro. Certo, questo non significa che

se un regalo non è gradito o non viene scartato, sarà sicuramente gettato via e noi dovremmo smettere allora di fare regali. Magari quel nostro dono rimarrà lì, sotto gli occhi o nascosto da qualche parte, in attesa del momento giusto per essere accettato e apprezzato. Io credo che noi non dovremmo mai smettere di farci dono per gli altri così come non dovremmo mai smettere di avere pazienza e comprensione per chi non sempre sa accettare, di primo acchito, l’importanza di un dono ma saprà riconoscere e apprezzare, prima o poi, la bellezza e l’amore grande di chi si dona, con gioia, agli altri.

mariella cuocci

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Padre, hai inviato il Tuo Figlio Eterno per salvare il mondo e hai scelto uomini e donne affinché, per Lui, con Lui e in Lui, proclamassero la Buona Novella a tutti i popoli. Concedi le grazie necessarie perché risplenda sul volto di tutti i giovani la gioia di essere, mediante la forza dello Spirito, gli evangelizzatori di cui la Chiesa ha bisogno nel Terzo Millennio.Cristo, Redentore dell’umanità, la Tua immagine con le braccia aperte sulla cima del Corcovado accoglie tutte le persone. Nella Tua offerta pasquale, ci hai condotto mediante lo Spirito Santo all’incontro filiale con il Padre. I giovani, che si nutrono dell’Eucaristia, Ti ascoltano nella Parola e Ti incontrano nel fratello, hanno bisogno della Tua infinita misericordia per percorrere le strade del mondo come discepoli-missionari della nuova evangelizzazione.Spirito Santo, Amore del Padre e del Figlio, con lo splendore della Tua Verità e con il fuoco del Tuo Amore, effondi la Tua Luce su tutti i giovani affinché, spinti dalla Giornata Mondiale della Gioventù, portino nei quattro angoli della terra la fede, la speranza e la carità, diventando grandi costruttori della cultura della vita e della pace e protagonisti di un mondo nuovo.Amen!

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LA PREGHIERA E IL LOGO DELLA GMG RIO 2013

DIO AMA CHI DONA CON GIOIA

di Rio de Janeiro, risultato vincitore tra 200 partecipanti. A premiarlo è stato don Orani João Tempesta, vescovo di Rio e presidente del Comitato per la Gmg 2013, alla presenza di oltre 100 vescovi, autorità civili e politiche come il governatore dello Stato di Rio, Sérgio Cabral. In un’intervista al sito dell’arcidiocesi di Rio, Huguenin, che frequenta un gruppo di rinnovamento carismatico cattolico, ha

affermato che il suo lavoro “è stato frutto di fede e preghiera. Sono felice che questa immagine venga associata all’incontro di tanti giovani con Cristo e con il Papa nelle giornate di Rio”.

Un grande cuore, che racchiude, stilizzati, a partire dalla zona superiore, in verde, la Croce pellegrina e il “Pão de Açúcar”, il “Pan di Zucchero”, la famosa collina di Rio de Janeiro. Al centro, in giallo oro, il Cristo Redentore, simbolo della città e, nella parte bassa, in blu, è riportato il litorale brasiliano. Simboli e colori brasiliani per il logo della Gmg di Rio de Janeiro (23-28 luglio 2013) che ha per tema “Andate e fate discepoli tutti i popoli” (Mt 28,19). Vista nel suo complesso l’immagine rappresenta, infatti, Gesù che chiama i suoi e li invia ad annunciare il Regno dei cieli.L’autore del logo si chiama Gustavo Huguenin, un grafico di 25 anni, nativo di Cantagalo, regione montagnosa dello Stato

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4Pensi che per essere felice siano necessari i soldi, il potere, una posizione sociale prestigiosa? Sostieni che “i soldi non fanno la felicità, figuriamoci la miseria”? Allora sei sulla strada sbagliata e non sono sola a pensarla così. Assieme a me c’è un movimento di più di 70.000 persone distribuite in più di cento paesi che si chiama “Action for Happiness” e che interviene anche in convegni scientifici a sostenere il suo Grande Sogno, cioè avere un mondo migliore, con gente più serena e felice. E questo è un sogno che parte da un dato di fatto: negli ultimi 60 anni i paesi industrializzati si sono arricchiti sempre di più, ma da allora le persone non sono state più felici rispetto al periodo precedente, anzi, sono cresciuti i divorzi, i casi di depressione, le storie di persone disperate che vivono in mezzo alla strada. E allora è vero che c’è qualcosa che non va, che la ricerca dell’aumento del PIL non è la strada giusta. Nel piccolo stato asiatico del Buthan si è creato ad esempio il concetto

LA FELICITÀ: UN GRANDE SOGNO POSSIBILEcarmela zaza

di Felicità Interna Lorda e il governo investe di più sul benessere e sulla salute della popolazione, condizioni necessarie anche per un benessere economico e sociale. L’esempio di questo piccolo stato è stato poi preso in considerazione dalle Nazioni Uniti e anche il presidente USA Obama ne ha parlato ultimamente. I soldi, certo, sono importanti e chi è povero non può essere felice. Ma è stato dimostrato che, al di sopra di un determinato reddito, il danaro perde valore. Non è più un elemento importante per il benessere della persona, mentre contano gli affetti, la realizzazione personale. Anche i beni materiali assumono meno importanza. Contano invece le esperienze e i rapporti umani. Sono esperienze che rafforzano le relazioni fra le persone e le fanno stare meglio. Ecco allora le dieci regole da seguire per essere felici, per un sogno che può sicuramente diventare realtà.

1)Giving (dare): fare qualcosa per gli altri2)Relating (relazionarsi): relazionare con le persone3)Exercising (esercitarsi): prendersi cura del proprio corpo4)Appreciating (apprezzare): apprezzare il mondo che ci circonda5)Trying out (provare): imparare sempre cose nuove6)Direction (obiettivo): avere obiettivi da raggiungere7)Resilience (resilienza): trovare le risorse utili per fronteggiare le avversità8)Emotion (emozione): avere un atteggiamento positivo9)Acceptance (accettarsi): accettarsi per come siamo10) Meaning (dare senso): essere parte di qualcosa di più grande.Non mi meraviglio che la prima regola sia la solidarietà e l’amore del prossimo. Conosco infatti Qualcuno che me/ce lo dice ogni giorno.

L’inserto è curato da : Nico Tempesta;

Caterina Aruta, Silvia Ayroldi, Vincenzo Bini, Mauro Capurso, Gaetano Ciccolella, Mariella Cuocci, Gian Paolo de Pinto, Antonella de Virgilio, Sante Drago, Teresa Giancaspro, Giuseppe Mancini, Annarita Marrano, Fedele Marrano, Francesca Messere, Manlio Minervini, Maria Teresa Mirante, Maurizia Mongelli, Maria Carla Pisani, Maria Nicola Stragapede, Antonio Tamborra, Giusy Tatulli, Angelantonio Tavella, Carmela Zaza.

Grafica: Gian Paolo de Pinto | Webmaster: Valentina de Leonardis.

Collaboratrice allestimento: Milena Soriano

LUCEeVITA GIOVANIleggi e commenta su www.lucevitagiovani.it

CRAYONgaetano ciccolella

La disoccupazione giovanile in Italia sale al 38,4%

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5Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra?mauro capursoSin da piccolo mi hanno insegnato che ci sono almeno due modi di vedere il mondo, uno più riformista ed uno più conservatore. Mi hanno anche insegnato che ciò che ci differenzia, come uomini, sono le idee, e che, per fortuna, non tutti abbiamo le stesse. Mettendo insieme questi due concetti ne vien fuori che, in linea di massima, che ci saranno persone che la penseranno come te ed altre con le quali discuterai e cercherai di capire perché la pensano in maniera diversa da te.Da un po’ di tempo a questa parte, però, sembra che queste ataviche definizioni siano ormai superate e che non sia più possibile generalizzare o quanto meno raggruppare le persone a seconda delle proprie idee. Quello che vogliono farci credere, in parole povere, è che non ci son più delle idee di destra o di sinistra, ma che esistono delle “geometrie variabili” tali per cui persone, o meglio ancora culture, storicamente distanti, possono convivere.

È ancora vivo (per fortuna) il ricordo delle tante campagne elettorali in cui tutto era concentrato sulle differenze tra “noi” e “voi”, sulle idee che si mettevano in campo, perché era su quello tutto si giocava.Dopo l’esperimento Monti, con l’obiettivo di dare al Paese una guida capace di portare avanti la baracca, tutti avevano giurato che quella sarebbe stata la prima e l’ultima volta e che, dopo le elezioni, l’Italia avrebbe avuto un governo politico, guidato da un partito con delle idee ed un programma ben definiti, ed eletto dalla maggioranza degli italiani. Quello che poi è successo è sotto gli occhi di tutti, a partire dal risultato elettorale per finire alla fiducia al governo Letta, passando per l’elezione del Presidente della Repubblica.Come può un governo così trasversale avere una linea politica comune? Persone (con delle idee) che fino a qualche mese fa’ cercavano di convincere gli elettori che la pensavano in maniera completamente

diversa dai propri competitors sono ora nello stesso governo, seduti uno accanto all’altro. Non sto giudicando il governo sulla base di quello che ha intenzione di fare per questo Paese, anche perché è forse ancora un po’ presto per farlo, ma i presupposti dai quali nasce la dicono tutta su quello che succederà. Non è mia intenzione neanche giudicare le persone che di questo governo fan parte, anche perché questo è in gran parte costituito da persone che almeno sanno di cosa stanno parlando (ogni riferimento a ministri degli ultimi governi non è assolutamente casuale).Dopo neanche un giorno sono iniziate le prime schermaglie sull’IMU, sui diritti degli omosessuali, sullo ius soli e sulla cittadinanza agli stranieri, ovvero su alcune delle differenze principali tra i programmi della destra e della sinistra, o meglio ancora tra idee di destra e di sinistra.Cosa succederà? Quali idee verranno poi trasformate in leggi per il Paese? Chi vivrà vedrà…

l’uso di queste sostanze sta aumentando negli ultimi anni, anche in Italia. D’altra parte, come tutti sanno, lo scopo di una qualunque industria, anche quella farmaceutica, è il guadagno e di fronte a questo obiettivo, tutti gli altri hanno meno importanza, anche il benessere di un individuo. Dunque, a fronte di un incremento della richiesta, le case farmaceutiche rispondono con una maggiore offerta, speculando sul problema. E’ possibile fermare questo circolo vizioso? Non credo. E’ bene, però, chiedersi perché la consumazione di psicofarmaci stia aumentando. La scienza e la ricerca, dal canto loro, non sono nemiche dell’uomo, ma sono governate in alcuni casi dalle leggi del mercato e non possono far altro che seguire il corso degli eventi.

EFFETTI COLLATERALIgiusy tatulli

Un’ora di lezione di chimica del farmaco è stato il principale motivo per la visione del film “Effetti collaterali”. Il genere thriller della pellicola si percepisce sin dalle prime scene: i suoni e le immagini cupi e tristi; il viso bellissimo della protagonista, ma segnato dalla depressione, che sarà causa di una terapia psichiatrica e dell’assunzione di psicofarmaci i cui effetti collaterali devasteranno la sua vita. Tralasciando la narrazione, che procede abbastanza spedita verso la conclusione della storia, la mia attenzione è ritornata a quella discussione iniziata in classe con il professore. Gli psicofarmaci sono composti chimici che vanno ad intervenire sull’umore di un individuo perché “impediscono al cervello di dirti che sei infelice”, come afferma lo psichiatra nel film. Tuttavia, essi presentano notevoli effetti collaterali dichiarati dalle case farmaceutiche sui fogli illustrativi. E’ bene chiarire che le molteplici complicanze che può provocare una cura di questo tipo non è da ricercare in errori nella struttura chimica dei principi attivi farmacologici, bensì nella complessità del funzionamento del nostro cervello. Recenti statistiche hanno mostrato che

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Immortalità. Già nel suono e nel modo in cui viene pronunciata, questa parola suggerisce un senso di imponenza, incute quasi timore. Eppure l’immortalità è qualcosa che è stata ricercata e che ha affascinato uomini di tutte le epoche , partendo dai tempi più antichi, passando per il Medioevo e giungendo ai filosofi moderni e scrittori contemporanei. L’essere immortali, immuni dalla morte,da quella fredda signora che ti strappa alla vita, all’amore dei tuoi cari, ai tuoi successi quando meno te lo aspetti, rappresenta un sogno irrealizzabile. Storie ci hanno raccontato dell’elisir di lunga vita , una magica pozione leggendaria che avrebbe conferito all’uomo che l’avesse bevuta la vita eterna. Non nego che anche io da piccola nella mia ingenuità e purezza, con gli occhi trasognati, pensavo “Ah se solo Adamo ed Eva non avessero mangiato quella mela…saremmo stati tutti immortali..” Il mio era un desiderio spontaneo, quello di rifuggire dalla morte che vedevo come causa di sofferenza e tristezza, il cui nome bastava

CI VEDIAMO DOMANI:IMMORTALITÁ A BREVE TERMINE

pronunciare per rendere piccolo e impaurito il più sicuro degli uomini, l’unico argomento su cui neanche gli adulti ci capivano granchè. Mi riusciva però difficile allora come adesso concepire l’eternità. Cosa significa “per sempre”? come sarebbe volgere lo sguardo verso l’orizzonte e scorgerlo sconfinato senza quel burrone che da lontano avevi soltanto intravisto, ma in cui ad un certo punto ti ritrovi a precipitare? È forse strano che un bambino rifletta su questi argomenti…o forse è più strano ancora che gli adulti pensino che i bambini non possano e soprattutto non debbano avere pensieri così tristi e pesanti per la loro leggiadra età. Al contrario però penso che i bambini siano forse coloro che più di tutti l’hanno capita e accettata come un passaggio necessario della vita; per i bambini il discorso morte non è un tabù come per gli adulti che cercano di nasconderla ai loro piccoli sotto le sembianze di false partenze senza più ritorno ma più di tutto cercano di nasconderla a loro stessi. Gli adulti sono

attaccati ai loro successi, alle loro conquiste,ai loro ricordi di sacrifici e gioie immense e l’immortalità è l’unico modo per goderne illimitatamente. Ma l’immortalità , come dice la parola stessa è il contrario della mortalità, elemento caratterizzante degli uomini e non può essere in alcun modo raggiunta. È inutile ricorrere quindi a plastiche facciali e lifting, rinchiudersi in “burka di silicone” che cercano di bloccare lo scorrere del tempo. Eppure senza saperlo nel nostro piccolo l’immortalità l’abbiamo già conquistata. È in noi tutte le volte che diciamo “Ci vediamo domani”. Chi non ha mai pronunciato questa frase, prima di salutare un amico?” È questo il segreto dell’immortalità, la risposta che nel film “Ci vediamo domani” il giovane ragazzo che si occupa di trasporto necroscopico dà alla constatazione dell’incredulo protagonista che, giunto come impresario di pompe funebri nella città più longeva d’Italia, ci chiede se i suoi “giovani” abitanti siano immortali. É qualcosa di così naturale che nemmeno ci accorgiamo che seppur per un breve lasso di tempo nella nostra mente prolunghiamo automaticamente la nostra permanenza sulla terra, dando per scontato che domani saremo lì ad aspettare il nostro amico. Se non è immortalità questa…un ‘immortalità a breve termine ma pur sempre immortalità. Allora…. Ci vediamo domani !

maria carla pisani

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7LA TV: LA REGINA DELLA CUCINAfrancesca messere

E’ ormai da anni che si sente parlare di crisi del palinsesto televisivo. Dopo che i reality show hanno spopolato e cambiato profondamente la nostra realtà sociale, le case di produzione di programmi tv si sono accasciate sui propri allori, propinandoci le stesse “soluzioni vincenti” in tutte le salse. Ed è proprio l’ambito culinario che costituisce la migliore alternativa a programmi trash e di gossip fine a sé stesso. A tutte le ore del giorno e, in canali interamente dedicati, anche della notte, ritroviamo la massaia di turno pronta a spadellare specialità per ogni occasione: per una cena speciale o da preparare in cinque minuti, per cuoche esperte o per dilettanti allo sbaraglio, tutte armate di penna, mestoli e padelle.E’ vero che per noi italiani le più importanti decisioni vengono prese proprio davanti a un piatto di pasta, sia che si tratti del ristretto nucleo famigliare, sia che si tratti di un’importante azienda, però, la domanda nasce spontanea: non si starà forse esagerando? Ad esempio quante mila varianti di torta al cioccolato esisteranno, ma soprattutto quale sarà la ricetta migliore? E poi, ci basterà un’intera vita, considerato che abbiamo anche la necessità di svolgere altre attività, per sperimentare tutta la mole di ricette che ogni giorno va in onda, ammesso che siano di nostro gradimento?La verità è che io per prima preferisco “ingozzarmi” di cibo in tv, piuttosto che

ascoltare un’altra tribuna elettorale o la fine della storia d’amore della celebrità del giorno. L’effetto complessivo, però, è di vero smarrimento. Un secondo prima pregusti tutte quelle prelibatezze proiettate sullo schermo e poi, un attimo dopo, durante la pausa pubblicitaria, i sensi di colpa già ti assalgono: la crema contro quella malattia chiamata cellulite (ammesso che si possa definire tale), le barrette per la perdita di peso (dal dubbio contenuto), per non parlare della prova costume di cui si comincia a parlare già in tempi non sospetti

(e va bene che non esistono più le stagioni, ma non esageriamo!). E allora non lasciamoci ingannare da tutti questi messaggi contrastanti: soffermarsi ogni tanto ad appuntare una nuova ricettina non fa certo male, cucinare fa bene all’umore e mangiare bene lo fa anche di più; non esageriamo con le varie Antonelline, Benedette e Master Chef, e speriamo che il palinsesto della prossima stagione finalmente ci stupisca: magari con un’insalata di matematica!

tutti... fuori dagli schemimaria teresa miranteNina è una giovane donna idealista che ancora crede che il mondo possa cambiare, una che della buona politica ha fatto la sua bandiera, che per i temi sociali si sporca le mani, in altre parole, una vera donna di sinistra. Bernardo, dietro la maschera di dandy contemporaneo, è uno scrittore di romanzi adolescenziali, che condivide con Nina una storia d’amore alimentata da interessi e ideali comuni, all’apparenza solida quanto finta alla sostanza, viste le sue continue scappatelle. La vita scorre tranquilla fino a quando Giulio, erede di una ricca famiglia di industriali, cinico, spietato, presuntuoso ed egoista, piomba nella vita di Nina, determinato ad acquistare la casa al mare che la giovane ha ereditato a seguito della scomparsa del padre. Inaspettatamente tra i due si accenderà una passione “sinistra” poiché davvero inaspettata. Con il suo mondo di dettagli sofisticati, cene in ristoranti di lusso, tanti vizi e poche virtù, Giulio è il

prototipo perfetto di tutto ciò che Nina non vorrebbe mai essere. E per di più è di destra! Eppure quel mondo inizia ad attrarla perché in fondo nulla è come sembra, nessuno per quanto possa apparire a prima vista, rientra perfettamente nelle categorie, quelle categorie che la nostra mente crea perché è più economico classificare, etichettare con un aprioristico “assolutamente no” qualcuno invece di togliergli la maschera e perdersi in cosa c’è dietro. Nina si perderà in Giulio poiché stereotipi e pregiudizi cadono quando si ha la voglia di rischiare, di perdere le proprie certezze e di mettersi in discussione. Nina scoprirà che in fondo non esistono più le vecchie ideologie, la destra e la sinistra, capitalisti ed operai, ma esistono persone, ciascuna con la propria storia. Cadono gli schemi, ci si disorienta un po’ ma ci si guadagna in apertura mentale. Mentre seguo l’epilogo di questo film di Marco Ponti, tratto

dall’omonimo romanzo di Chiara Gamberale, vi annoio con un po’ di Psicologia: gli schemi guidano la nostra percezione della realtà sulla base dell’esperienza precedente, favorendo una notevole economia cognitiva ma sono anche all’origine di stereotipi e pregiudizi che condizionano fortemente il nostro agire sociale, limitandolo. Tutti quotidianamente cediamo alla tentazione di classificare, schematizzare. Luoghi, stili di vita, interessi, abitudini, abbigliamento. Tutto ci consente di classificare chi abbiamo accanto. Com’è facile assolutizzare il nostro pensiero! L’immigrato ruba, il politico è corrotto, la brava persona va in chiesa ogni domenica mattina. Se solo guardassimo al singolo e cercassimo di conoscerlo per quello che è, avremmo il coraggio anche noi di diventare persone diverse e per questo uniche. Dopotutto tutti vogliamo sentirci unici e differenti. Con quale diritto allora classifichiamo gli altri?

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8 o’ sole mioannarita marrano

La scoperta che il 25 Aprile cadeva di giovedì mi ha spinta a programmare la mia prima visita a Londra e a fuggire così da questa primavera fantasma. Il mio arrivo in Inghilterra è stato battezzato da un timido ma pur sempre caldo sole, un’illusione momentanea vista la pioggia improvvisa delle due ore successive. Il mio lungo weekend da turista è stato eccitante: Londra è un vero ombelico del mondo! Profumi, etnie, lingue ed accenti diversi si mescolano in una musica sola che prende il nome di multiculturalità. La cosa che più mi ha colpita è stata l’attenzione per l’arte: musei e mostre gratis, teatri e spettacoli di ogni tipo, agenzie cinematografiche e festival musicali accessibili a tutti. Mentre passeggiavo per la National Gallery, contemplavo i capolavori di Leonardo, Michelangelo, Caravaggio, Tintoretto e Piero della Francesca. Nel British Museum ripassavo le glorie degli antichi Romani: l’eleganza italiana era già in erba; l’ingegno e la creatività italici si distinguevano, lasciando i segni indelebili di una civiltà difficile da dimenticare. Dentro di me ha cominciato a rinascere l’orgoglio di sentirmi italiana, da anni lasciato ad impolverarsi in un angolo sconosciuto. La fierezza di essere italiana è aumentata ulteriormente nel constatare come gli inglesi siano follemente innamorati della cucina italiana: variopinta, genuina,

diversificata. La parola “moda” significa Italia: lo stile e l’eleganza rendono noi italiani assolutamente riconoscibili nell’affollatissima metro londinese. Sono sempre stata contraria ad ogni forma di nazionalismo, ma sento l’esigenza di rispolverare un genuino patriottismo, ossia il bisogno di sentirsi parte di una cultura chiara e definita, ossia quella italiana. Guardo all’Italia di oggi e provo un gran senso di nostalgia. Avverto un fastidio incommensurabile quando ad Italia vengono associati termini quali bunga bunga, bigottismo, “monnezza”, mafia, inefficienza. È vero: la disorganizzazione politica e non solo è un neo che ci portiamo avanti da troppo tempo. La nostra superficialità nello scegliere ed affrontare situazioni drammatiche è impressa in modo indelebile nel nostro DNA. Il mio momentaneo ottimismo mi spinge a credere che chi nasce tondo, può morire quadro. Bisogna smussare gli angoli cercando di capire i propri limiti ed avere il coraggio di superarli. Uno dei primi limiti che gli italiani hanno è il bisogno di guardare sempre ciò che gli altri Paesi

posseggono, esaltandone ogni singolo dettaglio. La tolleranza e l’umiltà sono di dovere, ma la scarsa autostima è uno dei difetti peggiori: ti impedisce di credere nelle tue potenzialità, di valorizzarle, di renderle uniche. Se solo pensassimo alla bellezza della nostra penisola da Nord a Sud, forse riusciremmo a provare indignazione per chi la guida verso il baratro. Non resteremmo lì fermi e muti, ma interverremmo coscientemente per difenderla gelosamente. Mentre guardo Londra dal finestrino dell’aereo, la saluto ringraziandola per avermi fatto risentire italiana e promettendole di portare i suoi sinceri saluti al mio caloroso ed insostituibile sole italico!

VENTO D’ESTATE: VIAGGI PER CRESCEREmaurizia mongelli

Quando la sveglia suonerà per l’ultima volta alle sette del mattino, sarà appena cominciata la stagione del sole, del mare e...dei viaggi. Liberi dagli impegni, dalle interrogazioni, dallo sport e dallo studio, l’ideale per staccare la spina senza smettere di mettersi in gioco è

viaggiare. Non importa la meta, la durata del viaggio o la compagnia, viaggiare rappresenta sempre un momento di crescita, interiore e, a volte, anche spirituale. Occasioni come il campo scuola possono costituire l’unica settimana in tutta l’estate, o forse addirittura nell’intero anno, in cui fermarsi un attimo sul

bordo della vita a guardare un infinito fatto di nuovi paesaggi e nuovi orizzonti, fuori e dentro di sé. Può essere la settimana in cui coltivare le relazioni, riscoprire o confermare un Gesù sempre p r e s e n t e , a cui

confidare la propria parte più intima e a cui donare il meglio di cui siamo capaci. Ma il campo scuola non è l’unica occasione per maturare divertendosi. Anche una vacanza in riva al mare con la propria famiglia è un’occasione per recuperare i valori di un tempo, per sentirsi di nuovo accarezzati dalla brezza leggera dell’affetto familiare, per smettere di lottare incessantemente e riposarsi un po’. E se l’Italia è casa e rifugio e per questo affascina sempre, allora l’estero rappresenta la via di fuga, il mondo nuovo da divorare con gli occhi, da assaggiare a piccole dosi e da conservare sempre: misurare il proprio inglese, studiare in un college o entrare a far parte di un’altra famiglia per qualche settimana è un’esperienza che aiuta a diventare cittadino consapevole in una società incerta sull’orlo del baratro. Come a dire: o si salta o si cade. E allora quei giovani che sono ritenuti da tanti superficiali o “choosy”, si dimostrano coraggiosi e intraprendenti, capaci di costruire con le proprie mani le basi per i propri sogni. Perché se nessuno ti assicura un futuro pieno di sogni realizzati, allora tutto ciò che ti resta è lottare, che sia volando lontano da casa o viaggiando con le ali del cuore.