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09:51 Management sistemico vitale La funzione finanziaria Corso di Management Prof.Giuseppe Sancetta 1

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Management sistemico vitale

La funzione finanziaria

Corso di Management

Prof.Giuseppe Sancetta

1

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Sommario

Il ruolo della funzione finanziaria

Le scelte d’investimento

La struttura finanziaria

La valutazione delle imprese e delle performance

La crisi d’impresa

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La funzione finanziaria nella gestione dell’impresa

Alla funzione finanziaria sono state attribuite mansioni che,

nel corso del tempo, si sono sensibilmente modificate e

ampliate:

accezione più antica e tradizionale

reperimento delle risorse finanziarie

finanza allargata

ampliamento delle aree di competenza

nuova finanza

metodologie matematiche e statistiche

Necessità di individuare un criterio che consenta di

delimitare con sufficiente oggettività ed elasticità i confini

della funzione finanziaria.

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La funzione finanziaria rappresenta il luogo delle competenze-conoscenze strumentali alla gestione dei rapporti che si instaurano tra l’impresa e il mercato dei capitali:

oCompetenze gestionali oDinamismo dei contenuti oSupporto alle decisioni oStruttura ottimale del capitale oProgrammazione e controllo dei flussi finanziari oGestione speculativa dei flussi finanziari dell’impresa oValutazione delle scelte strategiche

LA FUNZIONE FINANZIARIA NELLA GESTIONE DELL’IMPRESA

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La funzione finanziaria

Def. Si occupa delle decisioni ed operazioni volte a reperire ed impiegare i fondi aziendali.

Si inquadra sia dal punto di vista Strategico che Gestionale (tattico-operativo)

•Legate alle decisioni di medio termine del top-management

•Implementazione e controllo delle decisioni assunte

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La funzione finanziaria

Tra le funzioni aziendali è, quindi, quella che maggiormente evidenzia l’importanza di un adeguato processo di pianificazione e controllo delle scelte aziendali.

Queste ultime, infatti, devono

contemporaneamente soddisfare i tre principali equilibri di gestione:

Economico tra ricavi e costi -> economicità

Finanziario tra impieghi e fonti -> solvibilità

Monetario tra entrate ed uscite -> liquidità

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La funzione finanziaria

Affinché le scelte siano prese nel rispetto dei tre equilibri, è necessario:

Individuare il tipo di fabbisogno;

Rispettare i criteri ed i principi propri della struttura finanziaria;

Individuare il grado di rischiosità dell’attività.

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1)Tipologie di fabbisogno dell’impresa

I tipi di fabbisogno di risorse di cui un’impresa può avere necessità sono:

fabbisogno strutturale: dipende dalle scelte di medio termine e sulla struttura aziendale permanente;

fabbisogno corrente: generato dal volume e dai movimenti dell’attività corrente dell’impresa;

fabbisogno straordinario: legato ad eventi imprevisti che riguardano il medio - lungo periodo;

fabbisogno occasionale: legato ad eventi imprevedibili nel breve termine.

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I cicli di gestione

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2)I principi della struttura finanziaria

omogeneità: tra fonti ed impieghi;

elasticità:possibilità di ampliare le fonti di finanziamento;

flessibilità: possibilità di variare la struttura finanziaria a seconda del fabbisogno;

economicità: scegliere fonti di finanziamento che massimizzano lo spread tra costo e rendimento degli investimenti.

richiamo ai 3 equilibri di gestione

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3)Il grado di rischiosità dell’impresa

Esso dipende da una serie di fattori riguardanti:

la fase dell’attività dell’impresa: avvio, ordinario funzionamento, operazioni straordinarie …

il rischio operativo: legato all’attività tipica dell’impresa, al mercato di riferimento, alla struttura operativa (bep) …

il rischio finanziario: riguarda il livello e la tipologia dell’ indebitamento.

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Articolazione del rischio finanziario

Strutturale Rischio di insolvenza

Fonti<impieghi

Congiunturale Rischio di illiquidità

Entrate<uscite

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Gli strumenti per la pianificazione economico-finanziaria (1)

Il prospetto fonti-impieghi

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Gli strumenti per la pianificazione economico-finanziaria (2)

Il piano di cassa

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La valutazione dei progetti di investimento

L’analisi dei progetti di investimento (capital budgeting analysis) ha come

scopo quello di individuare quali investimenti l’azienda deve intraprendere;

per progetto si intende qualsiasi attività dell’impresa che comporti un esborso

iniziale, un ammontare di flussi di cassa distribuiti su di un periodo di tempo,

un valore finale dell’investimento a conclusione del progetto.

Le scelte aziendali, pertanto, devono riguardare sia la scelta dei progetti di

investimento più favorevoli che la scelta delle fonti di copertura più adatte a

sostenerli.

La valutazione degli investimenti utilizza specifiche tecniche di carattere

economico finanziario per stabilire l’accettabilità di un progetto rispetto a

valori che l’azienda fissa in precedenza e comparare progetti alternativi e

proposte d’investimento.

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Le principali metodologie di valutazione dei progetti d’investimento sono:

il metodo del periodo di recupero (payback period);

i metodi che utilizzano la valutazione della redditività attualizzata.

La valutazione dei progetti di investimento (2)

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Il metodo del pay-back period

Il metodo del pay-back period o del periodo di recupero valuta la rischiosità

di un investimento misurando il tempo in cui gli incassi da esso derivanti, in

termini di flussi di cassa positivi, reintegrano completamente il capitale

iniziale investito; l’azienda, pertanto, preferirà gli investimenti con pay-

back period più basso, dal momento che un capitale investito in una

certa attività per un periodo di tempo più breve è meno esposto a rischi di

fallimento.

Un investimento, pertanto, è preferibile ad un altro se ha un periodo di

recupero inferiore, mentre si deve scartare quando supera un certo valore-

soglia prefissato (cutoff period).

assume un’importanza maggiore quando il settore produttivo

dell’investimento è caratterizzato da una forte aleatorietà, dal momento

che essa può prolungare il tempo di recupero dell’investimento.

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Un esempio

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l metodo della redditività attualizzata

Tale metodo segue due regole fondamentali:

un euro oggi vale più di un euro domani;

un euro sicuro vale più di un euro rischioso.

Queste regole sono utilizzate per determinare il tasso di sconto (o tasso di

attualizzazione) utilizzato per attualizzare i flussi di cassa netti

dell’investimento.

Attualizzare un flusso monetario significa calcolare il valore che esso

avrebbe se si manifestasse oggi piuttosto che in futuro; due somme si

dicono equivalenti quando i loro valori, quello presente e quello futuro

attualizzato, sono equivalenti.

La componente più importante da stimare è il tasso da utilizzare;

quest’ultimo corrisponde al costo opportunità del progetto, cioè al

rendimento di un investimento alternativo cui l’impresa rinuncia per

dedicarsi all’originario.

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I metodi

Le due principali metodologie di valutazione degli investimenti tramite

l’attualizzazione dei flussi sono:

il metodo del TIR (tasso interno di rendimento);

il metodo del VAN (valore attuale netto). In inglese NPV, net present

value e IRR, internal rate of return.

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Il TIR

Questo metodo calcola il tasso di attualizzazione che

uguaglia i flussi di cassa in entrata a quelli in uscita; il

criterio di accettazione preferirà il progetto con TIR

superiore al costo opportunità capitale e, tra più progetti,

sceglierà quello con il TIR più elevato.

VAN= C0 + C1 + C2 + …. CN = 0

(1+TIR) (1+TIR)2 (1+TIR)N

Il TIR viene calcolato tramite un procedimento iterativo per

tentativi, finché l’equazione sopra riportata non si annulla.

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Limiti del TIR

Il TIR è la soluzione ad un’equazione polinomiale inversa di

grado n (dove n è il numero dei flussi associato

all’investimento). Qualora vi siano una pluralità di cambi di

segno nei flussi, non è detto che vi sia un solo TIR. In altre

parole, si può verificare il fenomeno che viene definito dei

TIR ‘multipli’.

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Il VAN

Il VAN, invece, determina il valore attuale del progetto scontando i flussi di

cassa con il tasso di interesse che tenga conto di tempo e rischio; il criterio

di accettazione sceglierà il progetto con VAN positivo più alto. A differenza

di quanto detto per il TIR, il VAN è unico

La formula del VAN considera, per il secondo membro, al numeratore la

somma dei flussi di cassa generati dall’investimento attualizzati ad un

tasso i; quando il rischio del progetto è assimilabile alla rischiosità degli

investimenti in essere, il tasso al denominatore è assimilabile al WACC

(weighted average cost of capital) ovvero costo medio ponderato del

capitale; il secondo membro (C0), invece, è l’esborso iniziale che l’impresa

sostiene.

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TIR e VAN

VAN= f(r)

TIR

r

Il TIR è quel tasso che uguaglia a zero il VAN, che rende, cioè, indifferente,

per l’impresa, investire o meno in un determinato progetto. Graficamente, il

VAN può essere rappresentato come una funzione inversa del TIR (quando

non si verifica il fenomeno dei TIR multipli): è, infatti, una curva inclinata

negativamente che incrocia l’asse delle ascisse nel punto che rappresenta,

appunto, il tasso interno di rendimento.

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Criteri di scelta

L’impresa dovrà confrontare il TIR di ciascun progetto con il costo

opportunità del capitale e scegliere quei progetti in cui è maggiore (questo

equivale a dire che l’investimento ha un rendimento superiore al costo) e,

tra più progetti, qualora abbiano le medesime dimensioni, scegliere quello

che ha il TIR maggiore (ovvero il rendimento più elevato).

Il criterio di scelta dei progetti di investimento, inoltre, porterà a scegliere

quello che ha un VAN positivo; ciò significa che il rendimento generato dal

progetto, cioè i flussi di cassa attualizzati che esso genera, sono superiori

all’esborso richiesto.

Il costo opportunità rappresenta, in genere, la perdita del rendimento

relativo ad un’opportunità non sfruttata; con riferimento al capitale, esso

riguarda la perdita che un’impresa può subire scegliendo un progetto di

investimento piuttosto che un altro; viene, per questo, anche accostato al

rendimento derivante dalla migliore delle alternative disponibili e non scelte.

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Limiti del VAN

Il VAN tralascia di considerare alcuni elementi:

il VAN è un metodo di calcolo assoluto, non relativo, nel

senso che considera solo l’ammontare del valore finale del

progetto e non il peso dell’investimento iniziale;

non tiene conto delle opzioni reali derivanti dalla scelta di

un progetto.

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Le principali opzioni strategiche

Le principali tipologie di opzioni possono essere qualificate come segue:

opzione di rinvio di un progetto (option to delay): consiste nella possibilità

che l’impresa scelga liberamente il periodo in cui effettuare l’investimento –

ad esempio perché coperta da protezioni di tipo legale o da barriere

all’entrata- la scelta del momento in cui intraprenderlo deriverà,

ovviamente, dalla possibilità di sfruttare al meglio tali vantaggi;

opzione di aumentare la dimensione di un progetto (option to expand): fa sì

che, oltre ai flussi di cassa generati da uno specifico progetto di

investimento, si possa considerare il valore di un’opportunità (una call su

progetti successivi) supplementare creata dallo stesso investimento iniziale;

opzione di abbandonare un progetto (option to abandon): consiste nella

possibilità di interrompere il progetto di investimento ed è assimilabile ad

una opzione put, dal momento che può essere utilizzata dall’impresa come

una sorta di assicurazione contro l’insuccesso di un investimento.

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La scelta delle fonti di finanziamento

L’impresa, nello scegliere la sua struttura finanziaria nel rispetto degli equilibri di gestione e dei criteri elencati, può ricorrere a:

Capitale proprio Capitale di terzi

•Legato ad

investimenti di lungo

periodo-strutturali;

•Il costo si calcola in

termini di costo-

opportunità.

•Il costo si calcola sulla

base del tasso di

interesse;

•Riguarda sia

investimenti a lungo che

a breve nel rispetto della

omogeneità.

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La leva finanziaria

Il rapporto tra mezzi propri e mezzi di terzi dipende dal costo che le due fonti di finanziamento hanno e dal rischio.

Se l’impresa trova conveniente indebitarsi, sfrutta quello che viene definito il meccanismo della leva finanziaria.

La leva finanziaria consiste nel ricorso alle fonti di terzi maggiore rispetto al capitale proprio:

ROI>i

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Richiamo ai principali indici di redditività

La redditività si calcola rapportando valori espressivi del reddito aziendale a misure del capitale impiegato.

ROI (return on investiment) = Reddito operativo / capitale investito

ROS (return on sales) = Reddito operativo / ricavi di vendita

ROE (return on equity) = Reddito netto / capitale netto

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Scomposizione del ROI e catena del ROE

ROI= ROS x TRC

ROI= Reddito operativo

x Vendite RO

Vendite Capitale investito Ci

ROE =

Reddito

Netto =

Reddito

operativo

x Capitale

investito

x Reddito ante

imposte x 1-t

Capitale

Netto

Capitale

investito

Capitale

netto

Reddito

operativo

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Un esempio

Azienda Alfa Azienda Beta Azienda Gamma

Capitale di terzi 0 4.000 1.000

Capitale proprio 5.000 1.000 4.000

Capitale investito 5.000 5.000 5.000

Reddito operativo 1.000 1.000 1.000

Reddito lordo 1.000 600 900

Reddito netto 600 360 540

i= 10%

t= 40%

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Azienda Alfa Azienda Beta

Azienda

Gamma

ROI 20% 20% 20%

ROE 12% 36% 13,50%

Soluzione

In condizioni di leva favorevole, un maggiore indebitamento

influenza positivamente anche la redditività del capitale

proprio

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se il leverage assume valore pari a 1 significa che l'azienda non ha

fatto ricorso a capitale di terzi (non ha debiti);

se il leverage assume valori compresi fra 1 e 2 significa che il capitale

proprio è maggiore del capitale di terzi;

se il leverage assume valori superiori a 2 significa che il capitale di

terzi è maggiore del capitale proprio.

Azienda

Alfa

Azienda

Beta

Azienda

Gamma

Rapporto

indebitamento 1 5 1,25

Il rapporto di indebitamento o leverage

Leverage = Capitale

investito Capitale proprio

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Richiamo Modigliani & Miller

ROE = ROI + D (ROI - rd)

E

Una struttura finanziaria caratterizzata da un più elevato

grado di indebitamento non si traduce in un maggiore valore

per gli azionisti, a causa del maggior rischio finanziario a cui

essi risultano esposti.

In presenza di un mercato perfetto, cioè in assenza di:

Risparmio fiscale connesso all’indebitamento;

Costi del fallimento;

Asimmetria informativa

Non c’è differenza relativa alla struttura del capitale (non

crea valore!!!)

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ANALISI COSTI-VOLUMI-RISULTATI (Break Even Analysis)

PROFITTO = RICAVI - COSTI

L’analisi del punto del punto di pareggio è un valido strumento di supporto alle decisioni aziendali.

L’impresa effettua una previsione sulle vendite future e stima il profitto

ricercato:

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ANALISI COSTI-VOLUMI-RISULTATI (Break Even Analysis)

in corrispondenza del quale

Individuare il punto di pareggio

CT = RT

La BEA costituisce uno strumento decisionale che pone in relazione prezzi, costi, ricavi e volumi di

produzione. In tal modo l’impresa tenta di individuare la quantità di produzione che uguaglia

costi e ricavi.

QUANTITA’ OBIETTIVO

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09:51 ANALISI COSTI-VOLUMI-RISULTATI(Break Even Analysis)

2. METODO GRAFICO

B.E.P.

volume delle vendite

cost

i e r

icav

i

RT

CT

q*

(Punto di equilibrio)

0

CF

Metodo Grafico

CV

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Il grado di leva operativa

è rappresentato, nel grafico esaminato, dall’angolo formato dall’’incrocio tra

la retta dei ricavi e quella dei costi ed è calcolato come il rapporto tra la

variazione percentuale del reddito operativo e la variazione percentuale

delle vendite:

G.L.O.= Δ % reddito operativo

Δ % vendite

Essa è una misura della relazione tra variazione del reddito e variazione

della produzione (indicata dalla variazione delle vendite); il grado di leva

operativa, pertanto, è legato alla struttura dei costi e, in particolare,

all’incidenza dei costi fissi. Un’azienda con elevati costi fissi, infatti, avrà un

elevato grado di leva operativa poiché il reddito operativo crescerà in

maniera maggiore (e con esso, si ipotizza, la quantità venduta) rispetto ad

un’azienda che abbia maggiori costi variabili.

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Analisi costi-volumi-risultati (Break-

even point)

CF

CF

RT

RT

CV

CV

CT

CT

Costi fissi

minori Costi fissi

maggiori

bep

bep

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Esempio

Prendiamo l’esempio di un impianto usato dalla società Zeta Spa per produrre il prodotto “a”. Il costo dell’impianto è di 100.000,00 €. Supponete che ogni singolo prodotto “a” si venda a 75,00 €, e che il costo variabile unitario sia di 22,00 €.

L’ambito pratico:

Dunque i nostri dati sono: p=75; cv= 22; CF=100.000 q=? Svolgimento: RT=CT p*q=CF+cv*q 75q=100.000+22q 75q-22q=100.000 q(75-22)=100.000 q=100.000/53=1886,79 circa 1887 unità

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La valutazione delle imprese

La valutazione dell’impresa dagli elementi di bilancio può essere

condotta sia riguardo l’efficienza economica, tramite l’analisi dei

principali indici di redditività:

ROI,

ROS,

ROE,

Sia in merito alla situazione finanziaria dell’impresa tramite i principali

indicatori relativi alla struttura patrimoniale e composizione del capitale:

margine di struttura

indici di copertura del capitale.

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I principali indici di redditività

ROI= RO = RO X V

CI V CI

E’ un indice di redditività (ha al numeratore una grandezza di

reddito); rappresenta la redditività del capitale investito. E’

composto dal ROS (redditività del venduto) e dal TRC (tasso di

rotazione del capitale). Consente di verificare se le variazioni del

ROI dipendono da modifiche della redditività del venduto o da ad

un mutamento del tasso di rigiro del capitale.

NB: il numeratore è il Reddito Operativo, per cui è un indice della

redditività operativa/caratteristica.

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I principali indici di redditività

ROE= RN = RN X V X CI

CN V CI CN

E’ un indice di redditività (ha al numeratore una grandezza di

reddito); rappresenta la redditività del capitale proprio. E’ il più

immediato indice di redditività per gli azionisti. La composizione del

ROE permette di evidenziare il contributo di tutte le gestioni alla

redditività dell’Equity.

E’ composto dal ROI espresso in funzione dell’utile netto (primi 2

membri dell’equazione) e dal rapporto di indebitamento.

Richiamo alla leva finanziaria ed alla teoria di MM

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Gli indici di struttura finanziaria

Il margine di struttura è una differenza, non un rapporto:

MS= Mezzi propri – Impieghi fissi

Indica, se positivo, un’eccedenza delle fonti di finanziamento non

soggette ad obblighi di rimborso sugli impieghi fissi (cioè, il grado di

solvibilità aziendale). Se negativo, indica una carenza di fonti finanziarie

specifiche a lungo termine.

Il margine di tesoreria è utile, invece, ad un controllo sulla liquidità

dell’impresa.

MT= Liquidità immediate + Liquidità differite – Passivo corrente

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I metodi tradizionali di valutazione

Metodo reddituale: l’impresa vale quanto produce.

Il valore dell’impresa equivale alla sua capacità di produrre reddito nel

futuro; è condizionato dalla misura del reddito, dalla durata temporale e dal

tasso di attualizzazione.

Reddituale semplice: W = R

i

Reddituale complesso: W = Σ Rt

(1+i) t

W= valore dell’impresa; R= reddito medio normale atteso; Rt= reddito

atteso per l’anno t; i= tasso di attualizzazione.

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I metodi tradizionali di valutazione

Metodo patrimoniale: l’impresa vale quanto possiede.

E’ un metodo analitico (il reddituale è sintetico); è statico.

Patrimoniale semplice: W= K

Patrimoniale complesso: W= K+I

W= valore dell’impresa; K= patrimonio netto rettificato; I= valore degli

intangibles.

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I metodi tradizionali di valutazione

Metodo misto

E’ un metodo prevalentemente patrimoniale a cui viene aggiunto il calcolo

del sovrareddito. L’ottenimento del sovrareddito è, comunque, una misura

limitata nel tempo.

W= K + (R - Ki) a n i’

W= valore dell’impresa; K= valore rettificato del patrimonio; R= reddito

effettivo; Ki= remunerazione attesa del capitale; R-Ki = sovrareddito; R-Ki

a n i’ = avviamento.

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L’UDCF di Rappaport e la teoria del valore

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Reddito???

Che cos’è il valore?

Il valore di un asset dipende dal valore dei benefici futuri attesi. Tale discorso viene traslato nella

valutazione della strategia d’impresa.

I benefici da essa prodotti possono essere immediati o possono protrarsi nel tempo.

Qual è una buona misura che approssima il valore di tali benefici?

Patrimonio

netto???

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Il flusso di cassa

Rappresenta la migliore approssimazione dei benefici attesi da una strategia. La valutazione della strategia tramite i flussi di cassa è stata teorizzata da Rappaport (1986).

Due prospettive:

“equity side”= valore dell’equity

(E= A-D)

“asset side”= si calcola il valore dell’intera impresa

(A= E+D) (enterprise value)

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La prospettiva di valutazione

Valore di

mercato

delle

attività

Enterprise

value

A

Valore di

mercato

del

debito

Debt

Value

Valore di

mercato

del

patrimonio

netto

Equity

value

E

D

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Qual è, allora, la differenza tra i due metodi?

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Calcolo dei flussi di cassa I

Ricavi

- Costo del venduto

- Altri costi operativi

- Ammortamento

= Reddito operativo

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Calcolo dei flussi di cassa II PROSPETTIVA ‘EQUITY’

Reddito operativo

- Interessi

- imposte

= Utile netto

+ Ammortamenti

- Incremento crediti commerciali

- Incremento scorte

+ Incremento debiti commerciali

- Flusso investimenti al netto flusso disinvestimenti

= Flusso di cassa disponibile per gli azionisti

Da una logica di competenza ad una logica di cassa

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Calcolo dei flussi di cassa III PROSPETTIVA ‘ENTERPRISE’

Ricavi

- Costo del venduto

- Altri costi operativi

- Ammortamento

= Reddito operativo

- Imposte sul reddito operativo

= NOPAT (Reddito operativo dopo le imposte)

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NOPAT (Reddito operativo dopo le imposte)

+ Ammortamenti

- Incremento crediti commerciali

- Incremento scorte

+ Incremento debiti commerciali

- Flusso investimenti al netto flusso disinvestimenti

= Flusso di cassa operativo disponibile

Calcolo dei flussi di cassa IV PROSPETTIVA ‘ENTERPRISE’

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Le due prospettive a confronto

Reddito operativo

- Interessi

- imposte

= Utile netto

+ Ammortamenti

- Incremento crediti commerciali

- Incremento scorte

+ Incremento debiti commerciali

- Flusso investimenti al netto flusso disinvestimenti

= Flusso di cassa disponibile per gli azionisti

NOPAT (Reddito operativo dopo le imposte)

+ Ammortamenti

- Incremento crediti commerciali

- Incremento scorte

+ Incremento debiti commerciali

- Flusso investimenti al netto flusso disinvestimenti

= Flusso di cassa operativo disponibile

Free cash flow to

Equity Free cash flow to the firm

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Le due prospettive a confronto

Equity side:

Si valuta solo l’equity;

Si sconta il flusso FCFE;

Utilizzato per stable leverage firms.

Asset side:

Si valuta l’impresa nella prospettiva di tutti i soggetti;

Si sconta il flusso FCFF.

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Il metodo in questione si basa sul flusso di cassa operativo

disponibile.

Il flusso di cassa operativo disponibile rappresenta la liquidità

generata dal core business dell’impresa.

Risultano esclusi da quest’ultima definizione pagamenti e incassi

per costi e ricavi non caratteristici, componenti di reddito

straordinarie e gli oneri finanziari.

Si tratta infatti di una variabile operativa la cui determinazione

risulta indipendente dalla particolare struttura finanziaria

dell’impresa e che non considera gli aspetti della gestione non

caratteristica.

Determinazione e previsione dei flussi

di cassa operativi disponibili

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Il denominatore

Una somma disponibile oggi non ha lo stesso valore di una disponibile domani.

PRINCIPIO DELLA ATTUALIZZAZIONE DI UNA

SOMMA.

Abbiamo il NUMERATORE della formula (FCFF).

Calcoliamo il DENOMINATORE con un principio di coerenza fra i due valori.

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Necessità di un tasso di interesse che rifletta:

Valore finanziario del TEMPO Time value of money

Valore del RISCHIO

Con un principio di COERENZA

Il tasso di interesse

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Il denominatore

FCFE Ke

FCFF WACC

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Il Ke

Ke= rf + β (rm-rf)

Metodo del CAPM.

β = coefficiente di rischio

rf = tasso di interesse risk free

rm = rendimento di mercato

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Il costo del capitale - WACC

Per calcolare il costo del capitale si seguiranno i tre passaggi successivi:

1. determinazione della struttura finanziaria obiettivo nel periodo di pianificazione, considerata come proxy della struttura finanziaria ottima (quella cioè che minimizza il WACC);

2. individuazione del costo di ogni singola fonte di finanziamento;

3. calcolo del costo del capitale come media ponderata del costo delle singole voci di finanziamento.

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Il WACC

WACC = D kd + E ke

Ci Ci

Con Ci = D+E

Weighted average cost of capital

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Il metodo dei flussi di cassa per la valutazione della strategia

V= ∑ FCFF + VR + SA –P

WACC

VR= valore dell’impresa alla fine dell’implementazione della strategia;

SA= surplus assets: beni non direttamente legati all’attività dell’impresa;

P= valore di mercato delle passività.

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Il valore residuo

È dato dal valore della strategia al termine del periodo a previsione esplicita, ottenuto attraverso l’attualizzazione dei flussi di cassa che questa sarà in grado di generare nel periodo successivo.

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Limiti dell’approccio di Rappaport

La stima analitica dei flussi di cassa richiede tempi e costi notevoli;

Non tiene conto delle opzioni reali;

La stima del Valore residuo non è sempre attendibile poiché troppo proiettata al futuro;

Non riesce a stabilire chi ha contribuito a creare valore all’interno dell’impresa.

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I multipli di mercato

I multipli di mercato, a differenza dei metodi precedenti, tengono in piena considerazione la valutazione di un’impresa che deriva dal mercato.

Due approcci:

Metodo delle società comparabili: riferimento al prezzo delle azioni di società comparabili;

Metodo delle transazioni comparabili: riferimento a transazioni di pacchetti di controllo di società simili.

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Esempi di multipli

Price/ earning (prezzo dell’azione/utile per azione): dà un indice del tempo che occorre per recuperare l’investimento a pari condizioni di mercato.

Price/ book value (prezzo dell’azione/patrimonio netto contabile per azione): dà una misura di come i singoli assets siano valutati dal mercato.

Elementi da prendere in considerazione nel calcolo dei multipli:

Stesso settore delle imprese confrontate; stessa dimensione; medesimo stadio del ciclo di vita dell’impresa; composizione della struttura finanziaria simile.

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Limiti dell’EVA

Partendo da dati contabili, può essere soggetto a modifiche troppo soggettive;

Non risolve comunque il problema delle opzioni reali;

Considera marcatamente la prospettiva degli azionisti;

E’ più orientato ai risultati che ai processi che li generano.

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L’Economic Value Added

L’EVA nasce in risposta all’UDCF come metodo più semplice [Stern&Stewart]. Parte da dati contabili (più semplici da calcolare); considera il costo del capitale come WACC. Innovazione: è possibile calcolare l’EVA per centri di responsabilità ed individuare quali di essi creano valore.

EVA = NOPAT – WACC * CI

EVA= valore creato; NOPAT= (net operating profit after taxes) cioè reddito operativo al netto dell’imposizione fiscale; WACC= costo medio ponderato del capitale; CI= capitale investito (sia proprio che di terzi)

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La Balanced Scorecard

Strumento di valutazione della strategia estremamente rivoluzionario [Norton&Kaplan]. Considera performance multidimensionali :

Vantaggio: prende in considerazione le istanze di diversi stakeholder;

Svantaggio: non sempre è facile operare una sintesi.

Considera quattro prospettive sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo.

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Le prospettive

Apprendimento e crescita (learning and growth)= come mantenere capacità di apprendimento e miglioramento?;

Processi interni (business process)= come eccellere nell’attività core?;

Cliente (customer)= come apparire ai clienti?;

Prospettiva economico-finanziaria (financial)= come mantenere gli obiettivi economico-finanziari?;

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Le crisi d’impresa come alterazione degli equilibri fondamentali.

Squilibrio: particolare momento della vita di un’impresa in cui gli equilibri

fondamentali cessano momentaneamente di verificarsi ed il sistema si

muove, a seconda della sua capacità di risposta e di rinnovamento, verso

nuovi e diversi equilibri; se tale squilibrio è definitivo ed irreversibile, invece,

l’impresa si muoverà verso la disgregazione e l’uscita dal mercato, poiché si

configurerà uno stato di crisi.

Crisi: stato degenerativo che si esplica nella instabilità della redditività, nella

perdita, in misura rilevante o persino totale, del valore del capitale, con

conseguenti carenze in termini di cassa, in dissesti riguardanti i flussi

finanziari, nella perdita della capacità di ottenere credito generato dalla

mancanza di affidamento da parte dei clienti e dei fornitori.

Declino: performance negativa in termini di “distruzione di valore”; l’impresa

è in declino quando perde valore nel tempo. Il declino si ha non solo

presenza di rilevazioni di manifeste perdite economiche, ma anche in

presenza di una contrazione, di una sensibile riduzione e deterioramento dei

flussi economici.

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Crisi e insolvenza

L’insolvenza consiste in uno squilibrio tra flussi finanziari in entrata ed in

uscita, da cui deriva una incapacità dell’impresa di pagare normalmente i

propri debiti.

L’importanza della distinzione tra crisi e stato di insolvenza sta nel fatto

che la manifestazione duratura di quest’ultimo non può esistere senza che

vi sia un sottostante squilibrio economico.

L’equilibrio fondamentale di gestione è l’equilibrio economico; di

conseguenza è molto difficile che si verifichi una crisi di esclusiva matrice

finanziaria.

Generalmente, infatti, una insolvenza duratura ha radici economiche

(legate, ad esempio, al decadimento dei prodotti, ad inefficienze

operative, a cause di mercato)per cui, anche se si ripristinasse l’equilibrio

finanziario, non si riuscirebbe comunque ad eliminare le cause sottostanti

che sono, appunto, economiche.

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Declino, crisi e turnaround

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Crisi interne ed esterne

Crisi di natura esterna:

Crisi settoriali, che investono intere aree dell’economia o particolari

settori; esse, quindi, dipendono dalla mutevolezza insita nelle porzioni di

mercato in cui l’impresa va a collocarsi e dalla conseguente incapacità di

quest’ultima di adattarsi a tali cambiamenti.

Crisi ecologico-ambientali, le quali sono principalmente dovute a

pressioni e/o disposizioni di natura normativa che impediscono o limitano

fortemente lo svolgimento dell’attività di impresa così come essa era stata

inizialmente prevista e sviluppata.

Eventi catastrofici che minano in maniera quasi irreparabile l’equilibrio

economico delle imprese a seguito, per esempio, di disastri naturali o

tecnologici di grave entità.

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Crisi interne ed esterne (2)

Crisi di natura interna:

Crisi da inefficienza produttiva, riguardanti gli aspetti produttivi che si

differenziano a seconda dei vari settori,

Crisi strategiche. Le responsabilità di tali crisi viene generalmente

individuata nelle scelte del management e/o della proprietà

Crisi dimensionali. Tali tipologie riguardano le aziende dotate di scarsa

flessibilità strategica ed operativa, spesso causata da elevate dimensioni

che aumentano la rigidità strutturale.

Crisi competitive o di posizionamento. Riguardano la modalità con cui

l’impresa si inserisce nelle aree competitive del mercato;

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Crisi economiche

L’indicatore principale dell’equilibrio economico è la redditività del capitale

proprio, inteso come riferimento di performance per i detentori di capitale di

rischio (soci).

I fattori, pertanto, che influenzano tale indice sono: la redditività del capitale

investito (a sua volta scomposta tra redditività delle vendite ed il tasso di

rotazione del capitale investito), il tasso di indebitamento, il costo dei mezzi

di terzi ed il tasso di incidenza della gestione extracaratteristica.

Ognuno di questi indici risulta composto dalle voci di costi e di ricavi che

formano il Conto Economico, per cui qualsiasi valore in esso presente

influenza la redditività complessiva e, di conseguenza, eventuali squilibri.

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Crisi finanziarie

Le situazioni che configurano uno squilibrio finanziario sono individuate

nelle seguenti:

grave carenza di mezzi propri e corrispondente prevalenza di mezzi di

terzi (eccessivo ricorso al leverage);

marcata presenza di indebitamento a breve rispetto alle altre tipologie di

fonti;

mancanza di omogeneità tra fonti di finanziamento ed impieghi (gli

investimenti a lungo termine vengono finanziati da fonti a breve e

viceversa);

insufficienza o scarsezza di riserve di liquidità;

scarsa o nulla capacità dell’impresa di contrattare le condizioni

dell’indebitamento;

difficoltà a rispettare le scadenze relative a pagamenti verso fornitori o

enti.

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Crisi di natura patrimoniale

Nonostante riguardino elementi considerabili di natura finanziaria, essi

vengono generalmente analizzati per studiare la composizione del

patrimonio; tale tipologia di crisi una natura ha quindi natura ‘riflessa’.

margine di struttura (pari alla differenza tra capitale proprio e attivo fisso)

negativo a causa di un capitale proprio basso e da una accentuata

esposizione debitoria a cui è stato necessario far fronte (tale situazione è

detta di sottocapitalizzazione); in questi casi si è in presenza “di una

inadeguatezza del capitale di proprietà rispetto agli sforzi investitori

dell’impresa”;

margine di tesoreria (pari alla differenza tra liquidità immediate e differite

e il passivo corrente) esprime la capacità dell’impresa di far fronte al

pagamento dei debiti a breve mediante attività circolanti liquide; esso può

essere negativo, senza che ciò comporti squilibri, ed evidenziare andamenti

naturalmente variabili nel corso della vita dell’azienda. Il suo andamento,

tuttavia, va monitorato.