méliès · 2015. 11. 17. · >> 0 >> 1 >> 2 >> 3 >> 4 >> un...
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Méliès
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Georges Méliès Georges Méliès
Nato a Parigi, in una famiglia
che fabbrica scarpe,
intraprende una carriera di
illusionista che lo porta a
dirigere il Teatro Robert-
Houdin, in cui si offrono
spettacoli di magia intervallati
talvolta da proiezioni di
lanterna magica.
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Un giocattolo…
Méliès è presente alla prima uscita del Cinématographe, il 28
dicembre 1895, e a fine serata - colpito dalla novità, di cui
intuisce le potenzialità per l’intrattenimento e la realizzazione
di giochi di prestigio - chiede di acquistare un apparecchio. Il
vecchio Antoine Lumière rifiuta, sottolineando che «il cinema
è solo un giocattolo e passerà di moda molto presto».
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Chi fa da sé… Il povero Méliès deve andare a Londra,
da Robert William Paul, per comprarsi
un Animatograph e un po’ di pellicole
della Edison e poi farsi costruire un
proiettore da un ingegnere. Il 4 aprile
1896 il programma del teatro Robert
Houdin presenta, oltre ai numeri di
prestidigitazione, brevi proiezioni di
vedute animate. È l’inizio di una
ricerca, volta a esplorare, durante le
vacanze estive a Le Havre, le
potenzialità del nuovo mezzo.
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Star Film
Fonda una sua casa di produzione, la Star Film, e in ottobre
comincia a girare da sé i propri film, tenendo presenti quelli dei
Lumière ma cercando soprattutto - convinto che i film “realistici”
avrebbero presto annoiato la gente - di elaborare un proprio
stile basato sui trucchi che ben conosce e sul suo gusto per il
grottesco, filmando rappresentazioni di spettacoli con
scenografie, illusioni ottiche, effetti speciali.
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L’Homme orchestre (1900)
Le invenzioni
Méliès, che è già quasi un “regista”, non vuole riprodurre la
realtà, come i Lumière, ma piuttosto “esprimerla”, utilizzando la
propria esperienza di illusionista sul piano tecnico e dei trucchi,
ma anche nella concezione dello spettacolo cinematografico.
Nel 1897 è già consapevole di creare “un genere interamente
distinto dalle riprese ordinarie del cinematografo” che alla
realtà “dal vivo” contrappone l’immaginazione, l’invenzione, la
sparizione, la ricreazione, l’anticipazione.
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I trucchi
La leggenda tramandata dallo stesso Méliès vuole che il primo
“trucco cinematografico” sia nato per caso mentre si girava in
strada, a Place de l’Opera. La macchina da presa s’inceppa
mento il traffico naturalmente prosegue; quando la pellicola
viene proiettata accade che un omnibus si trasforma di colpo
in carro funebre. Inizia così la ricerca di effetti ottici sempre più
complessi che, uniti all’illusionismo e all’abilità meccanica,
permettono a Méliès di concepire film sempre più mirabolanti.
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Trucchi
Nel film Escamotage d’une dame chez Robert-Houdin (1896)
per la prima volta si vede un trucco possibile solo con la
macchina da presa: una donna nascosta sotto un telo viene
fatta sparire interrompendo la ripresa, facendola andar via e
riprendendo a filmare come se non ci fosse stato nessun
intervallo: è il più antico esempio di montaggio cinematografico.
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Tetri di posa
L’anno seguente attrezza nella sua villa a Montreuil un grande
teatro di posa che unisce i pregi dell’illuminazione naturale
dello studio fotografico a quelli del palcoscenico teatrale. Gli
attori (spesso lo stesso Méliès) sono circondati da scenografie
dipinte, secondo la tradizione.
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•
Tetri di posa
In pochi anni, mentre gli operatori dei Lumière girano il mondo
a caccia di vedute, Méliès appone sul nuovo mezzo un timbro
fantastico, un ibrido tra poesia e trucco scenico, cercando
quelle magie che il teatro non poteva offrire. Dirige, tra il 1896
e il 1914, più di 1500 film (ne sopravvivono circa un terzo, di
durata variabile tra uno e quaranta minuti), con un successo
strepitoso che influenza a fondo gli altri operatori e fornisce un
contributo decisivo per la genesi del linguaggio del cinema.
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•
Le voyage dans la Lune, 1902 (durata15’)
Vogliamo la luna!
Nel 1902 Méliès entra definitivamente nella storia del cinema
con Le Voyage dans la lune, il primo film a soggetto della
storia e il primo film a essere considerato dall’Unesco, nel
2002, patrimonio dell’umanità.
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La fantasia non basta
L’avventura di Méliès prosegue,
tra grandi successi distribuiti in
tutto il mondo e innumerevoli
tentativi d’imitazione, fino al
1909, quando la sua
produzione subisce un calo a
causa delle maggiori esigenze,
in fatto di narratività e
coerenza, di un pubblico che
inizia a trovare i suoi soggetti
ripetitivi, ingenui, a volte ridicoli.
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Vendita o noleggio?
Inoltre Méliès ha sempre
venduto le copie dei suoi film,
senza percepire i diritti
d’autore per le singole
proiezioni. Mentre le sue
opere precedenti spopolano,
egli è costretto a indebitarsi
per realizzare le successive:
una politica commerciale
approssimativa che nel 1913
lo conduce alla bancarotta.
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Film e fiamme
La Grande Guerra interrompe definitivamente il grande sogno di
Méliès, che torna agli spettacoli di magia, con le repliche dei suoi
film al Robert-Houdin finché anche il teatro viene demolito nel
1920 per aprire il Boulevard Haussmann: ipoteche e debiti fanno
il resto. Trasferitosi in un piccolo appartamento a Montreuil,
Méliès non trova neppure lo spazio per le pellicole realizzate in
quindici anni di lavoro; così le accumula davanti casa e le brucia.
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Gli ultimi anni Riscoperto dai surrealisti, che
organizzano per lui la prima
“retrospettiva cinematografica”
della storia, viene tratto dall’oblio
per ricevere nel 1931 la Legion
d’Onore dalle mani di Louis
Lumière, come “Creatore dello
spettacolo cinematografico”.
L’anno successivo gli viene
assegnata una pensione e si
ritira in una casa di riposo per
artisti, dove muore nel 1938.
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Trucchi cinematografici
Nei suoi film Méliès sperimenta numerosi trucchi tipicamente
cinematografici, che si affiancano a quelli fotografici
(sovrimpressioni che creano visioni di fantasmi) e teatrali
(persone che volano, macchinari scenici):
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Trucchi cinematografici
• Il mascherino-contromascherino (inquadratura divisa in due o
più parti impressionate in momenti diversi);
• Arresto della ripresa (per far apparire e sparire o trasformare
oggetti, personaggi, ecc.);
• Scatto singolo (per muovere oggetti inanimati);
• Spostamento della cinepresa avanti e indietro (per ingrandire
e rimpicciolire un soggetto.
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Mondi virtuali
Méliès fa ampio uso di questi trucchi nelle sue “fantasmagorie”,
in un’apoteosi del “meraviglioso” in cui il montaggio è sinonimo
di metamorfosi. Una parte del successo si deve al realismo
della fotografia in movimento, che conferisce ai trucchi grande
credibilità. Sono film che annullano le leggi della natura in un
mondo fantastico e irreale, di libertà totale e possibilità infinite.
Si può quindi parlare della nascita di uno di quei “mondi virtuali”
in cui tutto è possibile oggi in gran voga.
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•
Les Cartes vivantes (1904)
Teatralità
I film di Méliès non narrano storie nel senso moderno: la trama è solo come un pretesto per far spettacolo e mostrare giochi di prestigio. Inoltre, allo spettatore non si chiede il coinvolgimento nella storia ma di assistere alla rappresentazione in modo allegro e divertito. Anche se compaiono eventi drammatici, un crimine o una decapitazione, l’atmosfera rimane farsesca e giocosa. Manca insomma l’«illusione della realtà» e il cinema resta concepito come una specie di grande giocattolo.
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•
A la Conquête du Pôle (1912)
Anarchia
Per Méliès il mondo del cinema è il teatro dell’anarchia, della
sovversione giocosa delle leggi della fisica, della logica e della
quotidianità: i poliziotti possono punire i contraffattori, ma poco
dopo mettersi a fare le stesse infrazioni (Le tripot clandestin,
1905).
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•
Il derby di Epsom filmato da Birt Acres nel 1895
Anarchia
Per gli inglesi della coeva scuola di Brighton invece, immersi
nella morale vittoriana, il cinema è sostanzialmente votato
all’educazione e al moralismo, una caratteristica che si
trasmetterà al cinema americano classico.
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•
L’Affaire Dreyfus, 1899
Trame a quadri
Dopo aver acquistato una piena capacità espressiva nell’uso
degli effetti speciali, Méliès inizia a progettare storie composte
da più inquadrature. Esse sono ancora fisse e comprendono
un intero episodio, staccato e autonomo dagli altri. Questo
modo di raccontare è detto racconto a quadri o racconto a
stazioni. Le inquadrature si esauriscono in se stesse e ogni
“quadro animato” viene inanellato con quello successivo; ogni
nuova inquadratura dà quindi inizio a un differente episodio,
con stacchi temporali tra l’uno e l’altro (ellissi).
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•
Cendrillon (Cenerentola,1899), 5’ 41”, Star Film N. 219-224
Trame a quadri
Gli stacchi non vengono usati per mostrare una scena da varie
angolazioni bensì per creare effetti speciali e, come a teatro, il
punto di vista dello spettatore resta sempre lo stesso. Tra i
racconti a quadri più famosi figurano racconti letterari o storici
(Cendrillon, Jeanne d’Arc, ecc.), temi d’attualità (L’affaire
Dreyfus) o i celebri viaggi, nella Luna o attraverso l’impossibile.
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Illusioni e realtà
La magica avventura di Méliès s’interrompe per vari motivi.
Egli resta un convinto artigiano del cinema che fa tutto da solo
nel momento in cui il cinema già assume forme industriali;
segue una politica commerciale dissennata che lo porta al
disastro economico; infine si chiude nel mondo delle “illusioni”,
rivelando una mentalità da “lanterna magica” che non
comprende veramente le possibilità di un mezzo proiettato
verso un orizzonte produttivo e narrativo tipicamente moderni.
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Lo spettacolo del cinema
La sua lezione tuttavia non è stata vana. Sarà proprio il
cinema dei sogni e delle illusioni (non solo effetti speciali,
fantascienza o avventura, ma anche attori, scenografie e
storie), a vincere sul documentario con quella “spettacolarità”
di cui Méliès è stato il primo grande pioniere.
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Straordinario
Georges Méliès ebbe l’idea che
deviò il corso di quella che sarebbe
divenuta la settima arte,
trasformando uno spettacolo
animato, privo di una precisa identità,
in una forma di rappresentazione
alternativa al teatro. «Quello che
interessava a Méliès era l’ordinario
nello straordinario, a Lumière invece
lo straordinario nell’ordinario».
Jean-Luc Godard, cit. in J. Aumont, L’œil interminable. Cinéma et peinture, 1989, p. 7)