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Avvenire - 30/05/2018 Pagina : C01 Copyright © Avvenire Maggio 30, 2018 12:04 pm (GMT -2:00) Powered by TECNAVIA Copia ridotta al 86% del formato originale letter della pagina Partendo dalle parole che Papa Francesco ha rivolto ai Vescovi italiani in occasione della 71° Assemblea Generale della CEI proponiamo un riflessione su uno dei tre temi contenuti nel discorso: la trasparenza. Ci occupiamo poi ancora della Riforma del Terzo Settore per presentare, nelle sue luci ed ombre, la nuova disciplina del volontariato. Facendo seguito all’articolo dello scorso mese sulle accortezze da adottare in occasione delle assunzioni di lavoratori a tempo determinato, ci soffermiamo questa volta su quelle a tempo parziale. Il mondo dello sport dilettantistico si è arricchito di un nuova tipologia di soggetti: le società sportive dilettantistiche lucrative di cui tracciamo una sintetica descrizione. Infine, sollecitati dalla richiesta di un lettore, torniamo sull’argomento della detrazione delle spese per la riqualificazione energetica degli edifici, in particolare sulla nuova possibilità di cessione del credito a soggetti terzi, facoltà che dall’inizio di quest’anno può essere utilizzata, per tutti gli interventi, anche dalle parrocchie e dagli altri enti non profit. Patrizia Clementi All’Assemblea Generale della Cei, il Papa ha sottolineato l’importanza del ruolo degli amministratori Beni della Chiesa, la buona gestione Nelle parole di Francesco evidenziato il valore della trasparenza LORENZO SIMONELLI «Seconda preoccupazione: po- vertà evangelica e trasparenza. Per me, sempre - perché l’ho im- parato come gesuita nella costi- tuzione - la povertà è "madre" ed è "muro" della vita apostolica. È madre perché la fa nascere, e mu- ro perché la protegge. Senza po- vertà non c’è zelo apostolico, non c’è vita di servizio agli altri... È u- na preoccupazione che riguarda il denaro e la trasparenza. In realtà, chi crede non può parlare di povertà e vivere come un fa- raone. A volte si vedono queste co- se... È una contro-testimonianza parlare di povertà e condurre una vita di lusso; ed è molto scanda- loso trattare il denaro senza tra- sparenza o gestire i beni della Chiesa come fossero beni perso- nali. Voi conoscete gli scandali fi- nanziari che ci sono stati in alcu- ne diocesi... Per favore, a me fa molto male sentire che un eccle- siastico si è fatto manipolare met- tendosi in situazioni che supera- no le sue capacità o, peggio anco- ra, gestendo in maniera disone- sta "gli spiccioli della vedova". Noi abbiamo il dovere di gestire con e- semplarità, attraverso regole chia- re e comuni, ciò per cui un giorno daremo conto al padrone della vi- gna. Penso a uno di voi, per e- sempio - lo conosco bene - che mai, mai invita a cena o a pran- zo con i soldi della diocesi: paga di tasca sua, sennò non invita. Pic- coli gesti, come proposito fatto ne- gli esercizi spirituali. Noi abbiamo il dovere di gestire con esempla- rità attraverso regole chiare e co- muni ciò per cui un giorno dare- mo conto al padrone della vigna. Sono consapevole - questo voglio dirlo - e riconoscente che nella Cei si è fatto molto negli ultimi anni soprattutto, sulla via della povertà e della trasparenza. Un bel lavo- ro di trasparenza. Ma si deve fare ancora un po’ di più su alcune co- se..., ma poi ne parlerò». Con queste parole papa Fran- cesco ha condiviso con i vescovi italiani radunati per la 71° As- semblea Generale della Cei una sua preoccupazione in ordine al- la amministrazione dei beni del- la Chiesa. "Trasparenza" è una espres- sione che negli ultimi anni è sta- ta molto utilizzata per indicare un modo nuovo di amministra- re le cose che devono servire per il bene degli altri. Due esempi: in ambito civile la Legge Delega del- la Riforma del Terzo Settore, L. n. 106/2014, menziona la traspa- renza ben 12 volte ... e solo 12 so- no gli articoli della legge; ed in ambito canonico i recenti Orien- tamenti della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, Eco- nomia a servizio del carisma e della missione (approvati da Pa- pa Francesco il 12 dicembre 2017), fondano sulla trasparen- za e sulla responsabilità il capi- tolo centrale che tratta del rap- porto tra dimensione economi- ca e missione. Se per un verso è immediata- mente evidente il suo significato, il quotidiano impegno degli am- ministratori e dei loro collabora- tori chiede di precisarne la por- tata al fine di poter misurare nel- la realtà quali comportamenti e quali situazioni la smentiscono, se non anche nella forma certa- mente nella sostanza, e quali buone disposizioni normative sono in grado di renderla più ef- fettiva e praticabile da tutti. La trasparenza è anzitutto una virtù della persona, prima che delle istituzioni; in altre parole se essa trova dimora nella coscien- za degli amministratori e di tutti coloro che partecipano alla buo- na gestione dei beni e delle atti- vità della Chiesa tanto più inner- verà anche le istituzioni e renderà efficaci le prescrizioni dall’ordi- namento giuridico. Questa intui- zione era già stata proposta nel 2001 dal Card. Martini in occa- sione di una meditazione rivolta ai membri dei consigli per gli af- fari economici delle parrocchie ambrosiane, a commento della parabola di S. Luca sul saggio am- ministratore. «Il terzo principio lo cogliamo nei versetti 35-37: "Sia- te pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze... Bea- ti quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli...". Un saggio amministratore è colui che vigila sempre sui conti, che è trasparente, preciso, così da esse- re pronto anche se il padrone ri- torna all’improvviso o di notte. Con un’immagine molto efficace Gesù ci ricorda la cura, la dili- genza dell’amministratore saggio. Queste parole valgono per tutti gli amministratori dei beni privati e pubblici della nostra Repubblica e, se fossero stati davvero così, non avremmo avuto il fenomeno di Tangentopoli. Ma noi pensiamo in particolare all’amministratore ecclesiastico, che deve essere tra- sparente proprio per evitare inci- denti spiacevoli" ("Un uso evan- gelico dei beni rallegra la vita e ri- sana il mondo intero"). Si può, dunque, ritenere che la persona trasparente sia colui che non si troverebbe in difficoltà qualora fossero rese di pubblico dominio le sue scelte, le ragioni che le hanno orientate, le perso- ne con le quali ha riflettuto e il vero fine per cui le ha poste. Po- trà apparire strano ma la traspa- renza dell’amministratore rima- ne a suo vanto anche qualora la scelta compiuta dovesse rivelar- si poco lungimirante o, addirit- tura, dannosa. IN QUESTO NUMERO continua a pagina 2

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Page 1: NON PROFIT · 2018. 5. 30. · non profit. Patrizia Clementi NON PROFIT IL C ONSULENTE PER GLI E NTI NON COMMERCIALI All Assemblea Generale della Cei, il Papa ha sottolineato l importanza

Avvenire - 30/05/2018 Pagina : C01

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Copia ridotta al 86% del formato originale letter della pagina

Partendo dalle parole che Papa Francescoha rivolto ai Vescovi italiani in occasionedella 71° Assemblea Generale della CEIproponiamo un riflessione su uno dei tretemi contenuti nel discorso: latrasparenza.Ci occupiamo poi ancora della Riforma delTerzo Settore per presentare, nelle sueluci ed ombre, la nuova disciplina delvolontariato.Facendo seguito all’articolo dello scorsomese sulle accortezze da adottare inoccasione delle assunzioni di lavoratori atempo determinato, ci soffermiamo questavolta su quelle a tempo parziale.Il mondo dello sport dilettantistico si èarricchito di un nuova tipologia disoggetti: le società sportivedilettantistiche lucrative di cui tracciamouna sintetica descrizione. Infine, sollecitati dalla richiesta di unlettore, torniamo sull’argomento delladetrazione delle spese per lariqualificazione energetica degli edifici, inparticolare sulla nuova possibilità dicessione del credito a soggetti terzi,facoltà che dall’inizio di quest’anno puòessere utilizzata, per tutti gli interventi,anche dalle parrocchie e dagli altri entinon profit.

Patrizia Clementi

NON PROFITIL CONSULENTE PER GLI ENTI NON COMMERCIALI

All’Assemblea Generale della Cei, il Papa ha sottolineato l’importanza del ruolo degli amministratori

Beni della Chiesa, la buona gestioneNelle parole di Francesco evidenziato il valore della trasparenza

LORENZO SIMONELLI

«Seconda preoccupazione: po-vertà evangelica e trasparenza.Per me, sempre - perché l’ho im-parato come gesuita nella costi-tuzione - la povertà è "madre" edè "muro" della vita apostolica. Èmadre perché la fa nascere, e mu-ro perché la protegge. Senza po-vertà non c’è zelo apostolico, nonc’è vita di servizio agli altri... È u-na preoccupazione che riguardail denaro e la trasparenza. Inrealtà, chi crede non può parlaredi povertà e vivere come un fa-raone. A volte si vedono queste co-se... È una contro-testimonianzaparlare di povertà e condurre unavita di lusso; ed è molto scanda-loso trattare il denaro senza tra-sparenza o gestire i beni dellaChiesa come fossero beni perso-nali. Voi conoscete gli scandali fi-nanziari che ci sono stati in alcu-ne diocesi... Per favore, a me famolto male sentire che un eccle-siastico si è fatto manipolare met-tendosi in situazioni che supera-no le sue capacità o, peggio anco-ra, gestendo in maniera disone-sta "gli spiccioli della vedova". Noi

abbiamo il dovere di gestire con e-semplarità, attraverso regole chia-re e comuni, ciò per cui un giornodaremo conto al padrone della vi-gna. Penso a uno di voi, per e-sempio - lo conosco bene - chemai, mai invita a cena o a pran-zo con i soldi della diocesi: paga ditasca sua, sennò non invita. Pic-coli gesti, come proposito fatto ne-gli esercizi spirituali. Noi abbiamoil dovere di gestire con esempla-rità attraverso regole chiare e co-muni ciò per cui un giorno dare-mo conto al padrone della vigna.Sono consapevole - questo vogliodirlo - e riconoscente che nella Ceisi è fatto molto negli ultimi annisoprattutto, sulla via della povertàe della trasparenza. Un bel lavo-ro di trasparenza. Ma si deve fareancora un po’ di più su alcune co-se..., ma poi ne parlerò».

Con queste parole papa Fran-cesco ha condiviso con i vescoviitaliani radunati per la 71° As-semblea Generale della Cei unasua preoccupazione in ordine al-la amministrazione dei beni del-la Chiesa.

"Trasparenza" è una espres-sione che negli ultimi anni è sta-

ta molto utilizzata per indicareun modo nuovo di amministra-re le cose che devono servire peril bene degli altri. Due esempi: inambito civile la Legge Delega del-la Riforma del Terzo Settore, L. n.106/2014, menziona la traspa-renza ben 12 volte ... e solo 12 so-no gli articoli della legge; ed inambito canonico i recenti Orien-tamenti della Congregazione pergli Istituti di vita consacrata e leSocietà di vita apostolica, Eco-nomia a servizio del carisma edella missione (approvati da Pa-pa Francesco il 12 dicembre2017), fondano sulla trasparen-za e sulla responsabilità il capi-tolo centrale che tratta del rap-porto tra dimensione economi-ca e missione.

Se per un verso è immediata-mente evidente il suo significato,il quotidiano impegno degli am-ministratori e dei loro collabora-tori chiede di precisarne la por-tata al fine di poter misurare nel-la realtà quali comportamenti equali situazioni la smentiscono,se non anche nella forma certa-mente nella sostanza, e qualibuone disposizioni normative

sono in grado di renderla più ef-fettiva e praticabile da tutti.

La trasparenza è anzitutto unavirtù della persona, prima chedelle istituzioni; in altre parole seessa trova dimora nella coscien-za degli amministratori e di tutticoloro che partecipano alla buo-na gestione dei beni e delle atti-vità della Chiesa tanto più inner-verà anche le istituzioni e renderàefficaci le prescrizioni dall’ordi-namento giuridico. Questa intui-zione era già stata proposta nel2001 dal Card. Martini in occa-sione di una meditazione rivoltaai membri dei consigli per gli af-fari economici delle parrocchieambrosiane, a commento dellaparabola di S. Luca sul saggio am-ministratore. «Il terzo principio locogliamo nei versetti 35-37: "Sia-te pronti, con la cintura ai fianchie le lucerne accese; siate simili acoloro che aspettano il padronequando torna dalle nozze... Bea-ti quei servi che il padrone al suoritorno troverà ancora svegli...".Un saggio amministratore è coluiche vigila sempre sui conti, che ètrasparente, preciso, così da esse-re pronto anche se il padrone ri-

torna all’improvviso o di notte.Con un’immagine molto efficaceGesù ci ricorda la cura, la dili-genza dell’amministratore saggio.Queste parole valgono per tutti gliamministratori dei beni privati epubblici della nostra Repubblicae, se fossero stati davvero così, nonavremmo avuto il fenomeno diTangentopoli. Ma noi pensiamoin particolare all’amministratoreecclesiastico, che deve essere tra-sparente proprio per evitare inci-denti spiacevoli" ("Un uso evan-gelico dei beni rallegra la vita e ri-sana il mondo intero").

Si può, dunque, ritenere che lapersona trasparente sia colui chenon si troverebbe in difficoltàqualora fossero rese di pubblicodominio le sue scelte, le ragioniche le hanno orientate, le perso-ne con le quali ha riflettuto e ilvero fine per cui le ha poste. Po-trà apparire strano ma la traspa-renza dell’amministratore rima-ne a suo vanto anche qualora lascelta compiuta dovesse rivelar-si poco lungimirante o, addirit-tura, dannosa.

IN QUESTO NUMERO

SUPPLEMENTO AL N. 127 DI AVVENIRE DI MERCOLEDÌ 30 MAGGIO 2018

continua a pagina 2

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L’Agenzia delle Entrate, conil Provvedimento 28 agosto2017, n. 165110 (che ha sosti-tuito quello precedentementeemanato dalla stessa Agenzial’8 giugno 2017, il Provvedi-mento n. 108577) ha definito lemodalità per cedere il creditocome disciplinato fino alloscorso anno.

Dopo le modiche apportatedalla Legge di Bilancio per il2018, però, occorrerà attende-re un nuovo Provvedimento: loafferma esplicitamente la stes-sa Agenzia nella Circolare 11/Edel 18 maggio scorso che «for-nisce chiarimenti in merito al-l’ambito applicativo della ces-sione del credito d’imposta an-che alla luce delle modifiche in-trodotte dalla legge 27 dicem-bre 2017, n. 205, fermo restan-do che le modalità operativedella cessione del credito da ul-time introdotte, a partire dalcorrente anno, saranno disci-plinate attraverso l’emanazionedi un nuovo Provvedimento».

La Circolare inoltre, sullascorta di un parere del Dipar-timento della Ragioneria Ge-nerale dello Stato del Ministe-ro dell’Economia e delle Fi-nanze, interpreta restrittiva-mente la normativa sotto dueaspetti:

– l’identificazione degli "altrisoggetti privati" ai quali, oltre aifornitori dell’intervento puòessere ceduto il credito

– la facoltà dei cessionari dicedere a loro volta il credito tra-sferito.

Infatti, secondo la Ragione-ria Generale «la cedibilità illi-mitata dei crediti d’impostacorrispondenti alle detrazionipotrebbe determinare di fattol’assimilazione di tali bonus astrumenti finanziari negozia-bili, con il rischio di una riclas-sificazione degli stessi e conse-guenti impatti negativi sui sal-di di finanza pubblica imme-diatamente e per un importopari al valore totale della de-trazione richiesta in 10 anni». Edi questo effetto, argomenta laRagioneria Generale occorretenere conto per individuare laratio della normativa «che cer-tamente non potrebbe esserequella di determinare il pro-dursi dei predetti effetti negati-vi di finanza pubblica».

Aderendo al parere fornito eper evitare che la circolazionedei crediti faccia crescere il de-bito pubblico, l’Agenzia delleentrate chiarisce che:

– per "altri soggetti privati"devono intendersi i soggettidiversi dai fornitori, ma co-munque "collegati al rappor-to che ha dato origine alla de-trazione";

– la cessione del credito de-ve intendersi limitata ad unasola eventuale cessione suc-cessiva a quella originaria.

L’Agenzia delle entrate, a ti-tolo esemplificativo, affermache la detrazione può essereceduta, «nel caso di interven-ti condominiali, nei confrontidegli altri soggetti titolari del-le detrazioni spettanti per imedesimi interventi condo-miniali ovvero, più in genera-

Per quanto le norme possa-no effettivamente orientare ilsentire sociale, l’esperienzadovrebbe aver ormai convin-to che è velleitario affidare al-la sola legislazione il compitodi assicurare l’agire moraledelle persone, soprattuttoquando sono in gioco i soldi,le proprietà, le attività econo-miche, le relazioni con chiconta... ed il fascino del pote-re che le avvolge.

La trasparenza è anche unfine imprescindibile dell’or-dinamento giuridico (in pri-mis quello canonico) e del si-stema che governa la buonaed efficace amministrazionedei beni e delle opere eccle-siali. Occorre, infatti, che le re-

gole prescrivano i comporta-menti minimi capaci di rile-vare immediatamente il mododi agire degli amministratori edei loro collaboratori che di-sdegnano o, anche, avversanola trasparenza. In questo oriz-zonte si deve riconoscerequanto sia lungimirante lascelta della Chiesa di assog-gettare l’azione di ogni am-ministratore alla vigilanza delsuperiore (Vescovo o religio-so), almeno attraverso l’ob-bligo di presentare ogni announ (n.d.a. chiaro) rendicontoe di ottenere la sua licen-za/autorizzazione per una se-

segue da pagina 6

rie di atti significativi (i cosid-detti atti di amministrazionestraordinaria, le alienazioni egli atti peggiorativi del patri-monio stabile). Più radical-mente la trasparenza è assi-curata dall’ordinamento ca-nonico in quanto si radica sulprincipio per cui occorre di-stinguere le funzioni di chiamministra, assumendo ledecisione politiche ed opera-tive, e di chi deve vigilare. Og-gi quest’ultimo tema va ac-quistando maggior rilevanzain quanto la rapidità e la com-plessità delle scelte e delle a-zioni amministrative sembra

condurre a valutare come unaperdita di tempo assai gravo-sa il dover assoggettare le pro-prie scelte al giudizio di un al-tro. Occorre riconoscere cheun efficace aiuto all’effettivitàdella trasparenza è offerto an-che dall’ordinamento civileladdove impone - per esem-pio - puntuali obblighi conta-bili, l’istituzione di organismidi controllo interni agli entiecclesiastici e, in alcuni casi,anche la vera e propria revi-sione legale. Come accade inmolte cose umane vale, però,il detto popolare che "tra il di-re ed il fare vi è di mezzo il ma-

re": è sempre necessario pre-stare attenzione affinché, do-po aver scritto le norme, sia e-sigita e verificata la loro os-servanza ... nella sostanza enon solo nella forma.

La trasparenza, infine, restauno strumento e mai il finedell’azione amministrativa;Papa Francesco ha, infatti,ben evidenziato che il fine ri-mane sempre l’uso da poverodei beni, a tutti i livelli: perso-nale e comunitario; della pic-cola parrocchia e della grandediocesi, della minima comu-nità di religiosi e della casa ge-neralizia. Questo, infatti, è iltratto prettamente ecclesialeche caratterizza l’uso dei be-ni terreni secondo il vangelo.

Lorenzo Simonelli© RIPRODUZIONE RISERVATA

Una riflessione sulle parole del Papa all’Assemblea Generale Cei

Il dovere della trasparenzasegue dalla prima pagina

I tratti distintivi di chi è impegnato nelle realtà del Terzo settore alla luce della nuova normativa

Il volontario secondo il CodicePAOLO ALESSANDRO

PESTICCIO

Tante le novità introdotte conla Riforma del Terzo Settore e,in specifico, con il Codice delTerzo Settore (D.Lgs. n.117/2017).

Delineata ampiamente, neipassati interventi, la figuradell’Ente di Terzo Settore(ETS), declinata in quelle ca-tegorie che comporranno ledifferenti sezioni del nuovoRegistro Unico Nazionale(RUNTS), soffermiamo l’at-tenzione odierna sulla figuradel volontario nei nuovi Entidel Terzo Settore.

Il fil rouge della riforma èstato senz’altro quello di ope-rare una revisione della fram-mentaria normativa che rego-lava gli enti del Terzo Settoregiungendo ad un complessivoriordino della stessa, anche at-traverso una semplificazionedelle numerose e, in taluni ca-si, contraddittorie disposizio-ni esistenti.

Nel contesto di questo ge-nerale riordino sono state in-trodotte talune disposizioniapplicabili in maniera tra-sversale a tutti gli "ETS"; traqueste, soffermiamo la nostraanalisi su quelle che regolanola figura del "volontario", cer-cando di delineare, da un lato,taluni tratti distintivi di tale fi-gura e, dall’altro, alcune criti-cità che la nuova normativa siritiene potrebbe generare.

Il volontario nel Codicedel Terzo Settore. Il Titolo III(artt. 17-19) del Codice, si oc-cupa del volontario e dell’at-tività di volontariato in tre ar-ticoli ricchi di novità e di spe-cifici intenti.

L’articolo 17 rende subito e-dotti della grande novità con-tenuta nel novello Codice,consistente nell’introduzionedi una regolamentazione, tra-

sversale a tutti gli Enti di Ter-zo Settore (ETS), della figuradel "volontario". Il primocomma del citato articolo di-spone, infatti, che «Gli enti delTerzo settore possono avvaler-si di volontari nello svolgi-mento delle proprie attività esono tenuti a iscrivere in unapposito registro i volontariche svolgono la loro attività inmodo non occasionale», indi-viduando immediatamentedue aspetti fondamentali del-la figura del "nuovo" volonta-rio" in quanto i) potenzial-mente utilizzabile in qualsia-si soggetto del Terzo Settore,indipendentemente dalla for-ma giuridica e ii) ove non oc-casionale, necessariamenteiscritto in un apposito regi-stro tenuto dall’ente ed ob-bligatoriamente assicurato

con specifica polizza.Il comma 2 delinea i tratti

caratteristici della figura delvolontario definendolo come«una persona che, per sua li-bera scelta, svolge attività infavore della comunità e del be-ne comune, anche per il tra-mite di un ente del Terzo setto-re, mettendo a disposizione ilproprio tempo e le proprie ca-pacità per promuovere rispo-ste ai bisogni delle persone edelle comunità beneficiariedella sua azione, in modo per-sonale, spontaneo e gratuito,senza fini di lucro, neanche in-diretti, ed esclusivamente perfini di solidarietà». Questapuntuale descrizione giustifi-ca quanto previsto nel succes-sivo comma 3, ove è precisatoche «l’attività del volontarionon può essere retribuita in al-

cun modo nemmeno dal bene-ficiario» con l’unica eccezio-ne del possibile rimborso del-le spese «effettivamente soste-nute e documentate per l’atti-vità prestata, entro limiti mas-simi e alle condizioni preven-tivamente stabilite dall’entemedesimo» e con un divietoassoluto dei rimborsi di tipoforfetario.

In relazione a tale ultima in-dicazione, particolare atten-zione deve essere posta alcomma 4 dell’articolo 17 cheintroduce la possibilità per ilvolontario di chiedere il rim-borso delle spese sostenuteper l’ente anche a fronte di «u-na autocertificazione resa aisensi dell’articolo 46 del decre-to del Presidente della Repub-blica 28 dicembre 2000, n. 445»se l’importo rimborsato non

superi i 10 euro giornalieri edi 150 euro mensili e l’organosociale abbia precedente-mente adottato una deliberasulle tipologie di spesa e sulleattività di volontariato per lequali sia ammessa questa mo-dalità di rimborso. Il commaappena richiamato non trovaperò applicazione in meritoalle attività di volontariato a-venti ad oggetto la donazionedi sangue e di organi.

La possibilità di un rimbor-so spese era, invero, già previ-sta nella delega, (art. 5, co.1,lett. b) L. n. 106/2016) che in-vitava il legislatore delegato apredisporre «criteri e limiti re-lativi al rimborso spese per leattività dei volontari, preser-vandone il carattere di gratuitàe di estraneità alla prestazionelavorativa». Successivamente,nel corso dell’esame parla-mentare, il Governo ha accol-to anche la possibilità di rico-noscere, ai fini di una sempli-ficazione degli adempimenti,rimborsi soggetti ad una pro-cedura di autocertificazione,ove fossero di modica entità.

Si noti, tuttavia, che taleprocedura di rimborso speseattraverso autocertificazioneda parte del volontario non in-tegra in alcun modo un rim-borso forfetario. La prassi del-l’amministrazione finanziariaed, in modo ancor più chiaro,la giurisprudenza della Supre-ma Corte di Cassazione (cfr.Ordinanza n. 23890/2015),hanno ribadito che il rimbor-so forfetario risulta illegittimoove erogato dall’associazionedi volontariato ai propri asso-ciati ed hanno, sancito «ilprincipio secondo cui vannoassoggettate ad imposizione fi-scale le somme erogate dall’as-sociazione ai volontari quan-do non rigorosamente ricon-ducibili a rimborsi spese docu-mentabili».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

le, nel caso in cui i lavori ven-gano effettuati da soggetti so-cietari appartenenti ad ungruppo, nei confronti delle al-tre società del gruppo ad e-sclusione, tuttavia, per i sog-getti diversi dai cd. no tax area,degli istituti di credito e degliintermediari finanziari».

La Circolare conferma i-noltre che il credito non può

essere ceduto alle pubblicheamministrazioni (come giàstabilito nel Provvedimentodel 28 agosto 2017), né allebanche e alle società finan-ziarie ma identifica, a titoloesemplificativo, una serie disoggetti nei confronti deiquali risulta cedibile:

- gli organismi associativi,compresi i consorzi e le società

consortili anche se partecipatidai soggetti classificabili nelsettore delle società finanzia-rie qualora questi detengano u-na quota di partecipazione nonmaggioritaria o, più in genera-le, non esercitino un controllodi diritto o di fatto sull’ente par-tecipato o collegato;

- le Energy Service Compa-nies (ESCO);

- le società di servizi energe-tici (SSE), accreditate presso ilGSE, comprese le imprese arti-giane e le loro forme consorti-li, che hanno come oggetto so-ciale, anche non esclusivo, l’of-ferta di servizi integrati per larealizzazione e l’eventuale suc-cessiva gestione di interventi dirisparmio energetico.

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Avvenire - 30/05/2018 Pagina : C02

Copyright © AvvenireMaggio 30, 2018 12:04 pm (GMT -2:00) Powered by TECNAVIA

Copia ridotta al 86% del formato originale letter della pagina

L’Agenzia delle Entrate, conil Provvedimento 28 agosto2017, n. 165110 (che ha sosti-tuito quello precedentementeemanato dalla stessa Agenzial’8 giugno 2017, il Provvedi-mento n. 108577) ha definito lemodalità per cedere il creditocome disciplinato fino alloscorso anno.

Dopo le modiche apportatedalla Legge di Bilancio per il2018, però, occorrerà attende-re un nuovo Provvedimento: loafferma esplicitamente la stes-sa Agenzia nella Circolare 11/Edel 18 maggio scorso che «for-nisce chiarimenti in merito al-l’ambito applicativo della ces-sione del credito d’imposta an-che alla luce delle modifiche in-trodotte dalla legge 27 dicem-bre 2017, n. 205, fermo restan-do che le modalità operativedella cessione del credito da ul-time introdotte, a partire dalcorrente anno, saranno disci-plinate attraverso l’emanazionedi un nuovo Provvedimento».

La Circolare inoltre, sullascorta di un parere del Dipar-timento della Ragioneria Ge-nerale dello Stato del Ministe-ro dell’Economia e delle Fi-nanze, interpreta restrittiva-mente la normativa sotto dueaspetti:

– l’identificazione degli "altrisoggetti privati" ai quali, oltre aifornitori dell’intervento puòessere ceduto il credito

– la facoltà dei cessionari dicedere a loro volta il credito tra-sferito.

Infatti, secondo la Ragione-ria Generale «la cedibilità illi-mitata dei crediti d’impostacorrispondenti alle detrazionipotrebbe determinare di fattol’assimilazione di tali bonus astrumenti finanziari negozia-bili, con il rischio di una riclas-sificazione degli stessi e conse-guenti impatti negativi sui sal-di di finanza pubblica imme-diatamente e per un importopari al valore totale della de-trazione richiesta in 10 anni». Edi questo effetto, argomenta laRagioneria Generale occorretenere conto per individuare laratio della normativa «che cer-tamente non potrebbe esserequella di determinare il pro-dursi dei predetti effetti negati-vi di finanza pubblica».

Aderendo al parere fornito eper evitare che la circolazionedei crediti faccia crescere il de-bito pubblico, l’Agenzia delleentrate chiarisce che:

– per "altri soggetti privati"devono intendersi i soggettidiversi dai fornitori, ma co-munque "collegati al rappor-to che ha dato origine alla de-trazione";

– la cessione del credito de-ve intendersi limitata ad unasola eventuale cessione suc-cessiva a quella originaria.

L’Agenzia delle entrate, a ti-tolo esemplificativo, affermache la detrazione può essereceduta, «nel caso di interven-ti condominiali, nei confrontidegli altri soggetti titolari del-le detrazioni spettanti per imedesimi interventi condo-miniali ovvero, più in genera-

Per quanto le norme possa-no effettivamente orientare ilsentire sociale, l’esperienzadovrebbe aver ormai convin-to che è velleitario affidare al-la sola legislazione il compitodi assicurare l’agire moraledelle persone, soprattuttoquando sono in gioco i soldi,le proprietà, le attività econo-miche, le relazioni con chiconta... ed il fascino del pote-re che le avvolge.

La trasparenza è anche unfine imprescindibile dell’or-dinamento giuridico (in pri-mis quello canonico) e del si-stema che governa la buonaed efficace amministrazionedei beni e delle opere eccle-siali. Occorre, infatti, che le re-

gole prescrivano i comporta-menti minimi capaci di rile-vare immediatamente il mododi agire degli amministratori edei loro collaboratori che di-sdegnano o, anche, avversanola trasparenza. In questo oriz-zonte si deve riconoscerequanto sia lungimirante lascelta della Chiesa di assog-gettare l’azione di ogni am-ministratore alla vigilanza delsuperiore (Vescovo o religio-so), almeno attraverso l’ob-bligo di presentare ogni announ (n.d.a. chiaro) rendicontoe di ottenere la sua licen-za/autorizzazione per una se-

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rie di atti significativi (i cosid-detti atti di amministrazionestraordinaria, le alienazioni egli atti peggiorativi del patri-monio stabile). Più radical-mente la trasparenza è assi-curata dall’ordinamento ca-nonico in quanto si radica sulprincipio per cui occorre di-stinguere le funzioni di chiamministra, assumendo ledecisione politiche ed opera-tive, e di chi deve vigilare. Og-gi quest’ultimo tema va ac-quistando maggior rilevanzain quanto la rapidità e la com-plessità delle scelte e delle a-zioni amministrative sembra

condurre a valutare come unaperdita di tempo assai gravo-sa il dover assoggettare le pro-prie scelte al giudizio di un al-tro. Occorre riconoscere cheun efficace aiuto all’effettivitàdella trasparenza è offerto an-che dall’ordinamento civileladdove impone - per esem-pio - puntuali obblighi conta-bili, l’istituzione di organismidi controllo interni agli entiecclesiastici e, in alcuni casi,anche la vera e propria revi-sione legale. Come accade inmolte cose umane vale, però,il detto popolare che "tra il di-re ed il fare vi è di mezzo il ma-

re": è sempre necessario pre-stare attenzione affinché, do-po aver scritto le norme, sia e-sigita e verificata la loro os-servanza ... nella sostanza enon solo nella forma.

La trasparenza, infine, restauno strumento e mai il finedell’azione amministrativa;Papa Francesco ha, infatti,ben evidenziato che il fine ri-mane sempre l’uso da poverodei beni, a tutti i livelli: perso-nale e comunitario; della pic-cola parrocchia e della grandediocesi, della minima comu-nità di religiosi e della casa ge-neralizia. Questo, infatti, è iltratto prettamente ecclesialeche caratterizza l’uso dei be-ni terreni secondo il vangelo.

Lorenzo Simonelli© RIPRODUZIONE RISERVATA

Una riflessione sulle parole del Papa all’Assemblea Generale Cei

Il dovere della trasparenzasegue dalla prima pagina

I tratti distintivi di chi è impegnato nelle realtà del Terzo settore alla luce della nuova normativa

Il volontario secondo il CodicePAOLO ALESSANDRO

PESTICCIO

Tante le novità introdotte conla Riforma del Terzo Settore e,in specifico, con il Codice delTerzo Settore (D.Lgs. n.117/2017).

Delineata ampiamente, neipassati interventi, la figuradell’Ente di Terzo Settore(ETS), declinata in quelle ca-tegorie che comporranno ledifferenti sezioni del nuovoRegistro Unico Nazionale(RUNTS), soffermiamo l’at-tenzione odierna sulla figuradel volontario nei nuovi Entidel Terzo Settore.

Il fil rouge della riforma èstato senz’altro quello di ope-rare una revisione della fram-mentaria normativa che rego-lava gli enti del Terzo Settoregiungendo ad un complessivoriordino della stessa, anche at-traverso una semplificazionedelle numerose e, in taluni ca-si, contraddittorie disposizio-ni esistenti.

Nel contesto di questo ge-nerale riordino sono state in-trodotte talune disposizioniapplicabili in maniera tra-sversale a tutti gli "ETS"; traqueste, soffermiamo la nostraanalisi su quelle che regolanola figura del "volontario", cer-cando di delineare, da un lato,taluni tratti distintivi di tale fi-gura e, dall’altro, alcune criti-cità che la nuova normativa siritiene potrebbe generare.

Il volontario nel Codicedel Terzo Settore. Il Titolo III(artt. 17-19) del Codice, si oc-cupa del volontario e dell’at-tività di volontariato in tre ar-ticoli ricchi di novità e di spe-cifici intenti.

L’articolo 17 rende subito e-dotti della grande novità con-tenuta nel novello Codice,consistente nell’introduzionedi una regolamentazione, tra-

sversale a tutti gli Enti di Ter-zo Settore (ETS), della figuradel "volontario". Il primocomma del citato articolo di-spone, infatti, che «Gli enti delTerzo settore possono avvaler-si di volontari nello svolgi-mento delle proprie attività esono tenuti a iscrivere in unapposito registro i volontariche svolgono la loro attività inmodo non occasionale», indi-viduando immediatamentedue aspetti fondamentali del-la figura del "nuovo" volonta-rio" in quanto i) potenzial-mente utilizzabile in qualsia-si soggetto del Terzo Settore,indipendentemente dalla for-ma giuridica e ii) ove non oc-casionale, necessariamenteiscritto in un apposito regi-stro tenuto dall’ente ed ob-bligatoriamente assicurato

con specifica polizza.Il comma 2 delinea i tratti

caratteristici della figura delvolontario definendolo come«una persona che, per sua li-bera scelta, svolge attività infavore della comunità e del be-ne comune, anche per il tra-mite di un ente del Terzo setto-re, mettendo a disposizione ilproprio tempo e le proprie ca-pacità per promuovere rispo-ste ai bisogni delle persone edelle comunità beneficiariedella sua azione, in modo per-sonale, spontaneo e gratuito,senza fini di lucro, neanche in-diretti, ed esclusivamente perfini di solidarietà». Questapuntuale descrizione giustifi-ca quanto previsto nel succes-sivo comma 3, ove è precisatoche «l’attività del volontarionon può essere retribuita in al-

cun modo nemmeno dal bene-ficiario» con l’unica eccezio-ne del possibile rimborso del-le spese «effettivamente soste-nute e documentate per l’atti-vità prestata, entro limiti mas-simi e alle condizioni preven-tivamente stabilite dall’entemedesimo» e con un divietoassoluto dei rimborsi di tipoforfetario.

In relazione a tale ultima in-dicazione, particolare atten-zione deve essere posta alcomma 4 dell’articolo 17 cheintroduce la possibilità per ilvolontario di chiedere il rim-borso delle spese sostenuteper l’ente anche a fronte di «u-na autocertificazione resa aisensi dell’articolo 46 del decre-to del Presidente della Repub-blica 28 dicembre 2000, n. 445»se l’importo rimborsato non

superi i 10 euro giornalieri edi 150 euro mensili e l’organosociale abbia precedente-mente adottato una deliberasulle tipologie di spesa e sulleattività di volontariato per lequali sia ammessa questa mo-dalità di rimborso. Il commaappena richiamato non trovaperò applicazione in meritoalle attività di volontariato a-venti ad oggetto la donazionedi sangue e di organi.

La possibilità di un rimbor-so spese era, invero, già previ-sta nella delega, (art. 5, co.1,lett. b) L. n. 106/2016) che in-vitava il legislatore delegato apredisporre «criteri e limiti re-lativi al rimborso spese per leattività dei volontari, preser-vandone il carattere di gratuitàe di estraneità alla prestazionelavorativa». Successivamente,nel corso dell’esame parla-mentare, il Governo ha accol-to anche la possibilità di rico-noscere, ai fini di una sempli-ficazione degli adempimenti,rimborsi soggetti ad una pro-cedura di autocertificazione,ove fossero di modica entità.

Si noti, tuttavia, che taleprocedura di rimborso speseattraverso autocertificazioneda parte del volontario non in-tegra in alcun modo un rim-borso forfetario. La prassi del-l’amministrazione finanziariaed, in modo ancor più chiaro,la giurisprudenza della Supre-ma Corte di Cassazione (cfr.Ordinanza n. 23890/2015),hanno ribadito che il rimbor-so forfetario risulta illegittimoove erogato dall’associazionedi volontariato ai propri asso-ciati ed hanno, sancito «ilprincipio secondo cui vannoassoggettate ad imposizione fi-scale le somme erogate dall’as-sociazione ai volontari quan-do non rigorosamente ricon-ducibili a rimborsi spese docu-mentabili».

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le, nel caso in cui i lavori ven-gano effettuati da soggetti so-cietari appartenenti ad ungruppo, nei confronti delle al-tre società del gruppo ad e-sclusione, tuttavia, per i sog-getti diversi dai cd. no tax area,degli istituti di credito e degliintermediari finanziari».

La Circolare conferma i-noltre che il credito non può

essere ceduto alle pubblicheamministrazioni (come giàstabilito nel Provvedimentodel 28 agosto 2017), né allebanche e alle società finan-ziarie ma identifica, a titoloesemplificativo, una serie disoggetti nei confronti deiquali risulta cedibile:

- gli organismi associativi,compresi i consorzi e le società

consortili anche se partecipatidai soggetti classificabili nelsettore delle società finanzia-rie qualora questi detengano u-na quota di partecipazione nonmaggioritaria o, più in genera-le, non esercitino un controllodi diritto o di fatto sull’ente par-tecipato o collegato;

- le Energy Service Compa-nies (ESCO);

- le società di servizi energe-tici (SSE), accreditate presso ilGSE, comprese le imprese arti-giane e le loro forme consorti-li, che hanno come oggetto so-ciale, anche non esclusivo, l’of-ferta di servizi integrati per larealizzazione e l’eventuale suc-cessiva gestione di interventi dirisparmio energetico.

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Avvenire - 30/05/2018 Pagina : C03

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PATRIZIA CLEMENTI

Sollecitati dal quesito di un let-tore torniamo sull’argomentodell’ecobonus, cioè la detrazio-ne dalle imposte sui redditi ri-conosciuta per la riqualificazio-ne energetica degli edifici che siriferisce al costo sostenuto daiproprietari e dai detentori di im-mobili per realizzare interventiche garantiscono un risparmiodi energia non inferiore a quan-to previsto dalla normativa.

L’approfondimento che civiene richiesto riguarda in par-ticolare la modifica, introdottadalla Legge di Bilancio per il2018 (L. 205/2017) alla cosid-detta "cessione del credito", va-le a dire la possibilità di usu-fruire della detrazione spettan-te non più solo attraverso l’ab-battimento dell’IRES da versare,ma anche trasferendo ad altrisoggetti (ad esempio l’impresache ha effettuato gli interventi)il diritto di credito nei confron-ti dello Stato costituito, appun-to, dalla detrazione d’imposta.

Questa modalità di utilizzodel credito di imposta è parti-colarmente interessante per glienti (in primis le parrocchie)che - fino ad ora - non poteva-no avvalersi dell’agevolazionein quanto non devono versarel’IRES perché, ad esempio, pos-siedono solo immobili esenti(edificio di culto e relative per-tinenze) e/o perché svolgonoattività commerciali il cui ri-sultato fiscale raramente pro-duce un reddito tassabile (co-me capita di solito con le scuo-le materne che sono quasi sem-pre in perdita).

L’agevolazione consiste in u-na detrazione dall’IRPEF o dal-l’IRES, da suddividere in 10 ra-te annuali, ed è concessa quan-do si eseguono interventi cheaumentano il livello di efficien-za energetica degli edifici già e-sistenti. In generale, le detra-zioni sono riconosciute a fron-te di spese sono sostenute per:

– la riduzione del fabbisognoenergetico per il riscaldamento;

– il miglioramento termicodell’edificio (coibentazioni,pavimenti, finestre, compren-sive di infissi);

– l’installazione di pannellisolari;

– la sostituzione degli im-pianti di climatizzazione in-vernale.

Ecobonus 2018. L’ecobonusè stato introdotto undici anni fae ha riscosso molto successo,tanto che la misura agevolativaè stata ininterrottamente pro-rogata di anno in anno e, con-temporaneamente, la normati-va è stata modificata ampliandole tipologie di interventi agevo-lati, prevedendo semplificazio-ni procedurali e, appunto, in-troducendo la possibilità di ce-dere a terzi il credito spettante.

Questa facoltà è stata inizial-

mente limitata alle persone fisi-che che appartengono alla ca-tegoria dei cosiddetti incapien-ti (quelle che non pagano IRPEFperché ricadono nella no tax a-rea in quanto hanno redditi lor-

di da lavoro o da pensione en-tro gli 8.000 euro l’anno, o per-cepiscono redditi esenti da IR-PEF); in un secondo momentoè stata estesa a tutti i soggetti,ma limitatamente alle spese ri-

guardanti gli interventi più si-gnificativi di riqualificazione e-nergetica delle parti condomi-niali; infine, da quest’anno, èstato eliminato ogni vincolo etutti i contribuenti possono op-

tare per la cessione del creditoa prescindere dell’interventoche lo ha originato.

Oltre consentire la generaliz-zata possibilità di cessione delcredito la Legge di Bilancio peril 2018 ha introdotto alla disci-plina del bonus energetico ul-teriori modifiche, in vigore dal-l’inizio dell’anno in corso, chesi possono riassumere come se-gue (si veda anche la tabella):

– una proroga generalizza-ta dell’ecobonus per tutto il2018, alle medesime condi-zioni già esistenti sino al 31dicembre 2017;

– un ampliamento degli in-terventi agevolati, sempre nellamisura del 65%;

– una serie di interventiche, invece, consentono unadetrazione solo del 50% e nonpiù del 65%.

Inoltre, modificando l’artico-lo 14 del decreto legge 63 del2013, la Legge di Bilancio per il2018 ha previsto una nuova i-potesi di detrazione maggiora-ta per gli interventi sulle particomuni degli edifici condomi-niali finalizzati congiuntamen-te alla riqualificazione energeti-ca e alla riduzione del rischio si-smico, limitatamente alle zonesismiche 1, 2 e 3. La misura diquesta nuova detrazione è pariall’80% delle spese di caso dipassaggio ad una classe di ri-schio inferiore e all’85% in casodi riduzione di due classi di ri-schio; la detrazione è ripartitain dieci quote annuali e si ap-plica su un ammontare dellespese non superiore a 136.000euro moltiplicato per il numerodelle unità immobiliari del con-dominio.

Per una approfondita infor-mazione sugli interventi agevo-lati, sulle caratteristiche e i vin-coli di ciascuno di essi e sulleformalità da rispettare si rinviaall’utile vademecum pubblica-to dall’Agenzia Nazionale Effi-cienza Energetica all’indirizzohttp://www.acs.enea.it/vade-mecum/.

La cessione del credito e ichiarimenti ministeriali. Co-me detto, la norma prevedeche in luogo della detrazioneda utilizzare nella propria di-chiarazione dei redditi i con-tribuenti possono optare per lacessione del corrispondentecredito ai fornitori che hannoeffettuato gli interventi oppu-re ad altri soggetti privati aiquali è consentito, a loro volta,di effettuare successive cessio-ni del credito acquisito.

La cessione può essere effet-tuata anche a favore degli istitutidi credito e degli altri interme-diari finanziari, ma solo da par-te di persone fisiche rientrantinella categoria dei "soggetti in-capienti" (cfr. D.L. 63/2013, art.14, cc. 2-ter e 2-sexies).

D’altronde, una lettura ac-corta dei commi 3 e 4 dell’arti-colo 17 citato permette di com-prendere chiaramente come la"procedura semplificata" in-trodotta preveda, in ogni caso,quali requisiti i) che la spesa siasostenuta dal volontario, ii) chesia effettivamente sostenutaper l’attività prestata per l’entee iii) che il volontario, pur po-tendo presentare l’autocertifi-cazione delle spese nei limitiprevisti, sia comunque in gradodi dimostrare che le abbia ef-fettivamente sostenute e, dun-que, conservi le relative pezzegiustificative.

I commi 5 e 6 dell’articolo 17rischiano, a giudizio di chi scri-ve, di generare problematichedi non facile soluzione in quan-to prevedono una disciplinadell’attività di volontariato (ap-plicata in egual misura per tut-ti gli ETS) che, seppur condivi-sibile in linea di principio, po-trebbe avere effetti non pianifi-cati sul piano delle conseguen-ze pratiche.

Per un’analisi approfonditadi questi due commi è utile ri-portarne di seguito il contenu-to, per poi operare qualche spe-cifica riflessione. Il comma 5 di-spone che «La qualità di vo-lontario è incompatibile conqualsiasi forma di rapporto dilavoro subordinato o autono-mo e con ogni altro rapportodi lavoro retribuito con l’ente dicui il volontario è socio o as-sociato o tramite il quale svol-ge la propria attività volonta-ria» e il successivo comma 6che «Ai fini del presente Codi-ce non si considera volontariol’associato che occasionalmen-te coadiuvi gli organi socialinello svolgimento delle loro fun-zioni».

Il comma 5, dunque, intro-duce un’incompatibilità asso-luta (fatte salve le specifiche e li-mitate eccezioni previste nelcomma 7) tra la "qualità di vo-lontario" ed il "rapporto di la-voro" retribuito, in qualsiasiforma strutturato, non solo conl’ente di cui il volontario sia so-cio o associato ma anche tra-mite il quale svolga la stessa at-tività di volontariato e, dunque,pur non essendo inquadratonella compagine dell’ente. Ilsuccessivo comma pone un’ec-cezione, non configurando "vo-lontario" l’associato - ma si de-ve ritenere chiunque - che, so-lo "occasionalmente", coadiu-vi gli organi sociali nello svolgi-mento delle loro funzioni.

Numerose le incognite lega-te alla pratica applicazione deidue commi appena citati. Inprimo luogo, si evidenzia l’e-stensione di una nozione assairigida di "volontario", primaapplicata alle sole Organizza-zioni di Volontariato (OdV) exlege n. 266/1991 ed, oggi, este-sa a tutti gli Enti di Terzo Setto-re (ETS).

Tale nozione comporta che,in qualsiasi ETS (fatta salva l’ec-cezione già richiamata), vi saràuna incompatibilità assolutatra la qualità di volontario e lacorresponsione di denaro peruna qualsiasi altra attività svol-

ta per l’ente presso il quale il vo-lontario si adopera come tale,anche ove non vi sia alcuna i-dentità o analogia tra le due ti-pologie di attività svolte dallastessa persona (quella volonta-ria ed una eventuale altra pre-stazione a pagamento).

In tale contesto, la prima edimmediata conseguenza prati-ca è che in ogni caso in cui l’at-tività dei componenti l’organoamministrativo (nell’espleta-mento della loro carica socialedi consiglieri) sia prestata inmodo gratuito, spontaneo e vo-lontario sembra potersi/dover-si ritenere che detti soggetti, inquanto volontari, non potran-no mai essere remunerati (al-meno fino a che rivestano talecarica) per un’eventuale altra edifferente prestazione che do-vessero svolgere per l’ente nelquale prestano l’attività di vo-lontariato come consiglieri.

Qualcuno ha sostenuto chela carica di consigliere non deb-ba identificarsi come un’attivitàdi volontariato e, tuttavia, la pri-ma interpretazione sembra tro-vare conferma nel fatto che laprecedente bozza di decreto, alcomma 6 dell’articolo 17, di-sponeva che «Ai fini del presen-te Codice non si considera vo-lontario l’associato che esercitigratuitamente una carica so-ciale o che occasionalmente coa-diuvi gli organi sociali nellosvolgimento delle loro funzio-ni». Tale eccezione è stata, neltesto definitivo, espunta la-

sciando implicitamente ritene-re che l’assunzione di tale ruo-lo implichi, di fatto, per chi nonriceva alcuna remunerazione,la qualifica di volontario.

Il volontario nelle OdV ed A-PS. Il volontario e l’attività divolontariato sono nuovamenterichiamati negli articoli da 32 a36 del novello Codice, con spe-cifico riguardo alle Organizza-zioni di volontariato ed alle As-sociazioni di promozione so-ciale. Come nella legislazioneprevigente, anche nella novel-la disposizione le OdV possonoassumere lavoratori dipenden-ti, o avvalersi di prestazioni dilavoro autonomo o di altra na-tura esclusivamente nei limitinecessari al loro regolare fun-zionamento oppure nei limitioccorrenti a qualificare o spe-cializzare l’attività svolta; tutta-via, diversamente dalla legge266/1991, viene specificato cheil numero dei lavoratori impie-gati nell’attività non può esse-re superiore al 50% del nume-ro dei volontari.

Anche le APS devono avva-lersi in modo prevalente del-l’attività di volontariato dei pro-pri associati (art. 35 del Codice)e, in continuità con quanto giàprevisto dalla legge 383/2000,possono assumere lavoratoridipendenti o avvalersi di pre-stazioni di lavoro autonomo odi altra natura, anche dei pro-pri associati, solo quando ciòsia strettamente necessario ai

fini dello svolgimento dell’atti-vità di interesse generale e alperseguimento delle finalità. I-noltre, anche per le APS è statointrodotto un limite quantita-tivo per cui, in ogni caso, il nu-mero dei lavoratori impiegatinell’attività non può essere su-periore al cinquanta per centodel numero dei volontari o alcinque per cento del numerodegli associati.

Deve, tuttavia, essere ram-mentato che l’attività di volon-tario resta comunque incom-patibile con qualsiasi forma dirapporto di lavoro subordinatoo autonomo e con ogni altrorapporto di lavoro retribuitocon l’ente di cui il volontario èsocio o associato o tramite ilquale svolge la propria attivitàvolontaria.

L’assicurazione e il registrovolontari. Gli enti del Terzo Set-tore che si avvalgono di volon-tari nello svolgimento delle at-tività di interesse generale, de-vono darne conto in un appo-sito Registro. Il Registro dovràcontenere tutti i volontari "nonoccasionali" che operino a fa-vore dell’ente (soci, associati enon).

Si tratta, evidentemente, diun Registro differente dal Li-bro degli associati (cfr. art. 15del Codice) che pur deve esse-re conservato e tenuto aggior-nato dall’ente. Il Registro deivolontari è legato a doppio fi-lo con quanto previsto dall’ar-

ticolo 18, il quale impone chegli Enti del Terzo Settore che siavvalgono di volontari sianoobbligati di assicurarli controgli infortuni e le malattie con-nessi allo svolgimento dell’at-tività di volontariato, nonchéper la responsabilità civile ver-so i terzi.

Un decreto interministeriale(Sviluppo Economico e Lavoroe politiche sociali), da emanar-si entro sei mesi dall’entrata invigore del Codice (termine dun-que già scaduto), avrebbe do-vuto individuare meccanismiassicurativi semplificati, conpolizze anche numeriche, e di-sciplinare i relativi controlli. Lacopertura assicurativa, si ram-menti, è anche elemento es-senziale per poter stipulareconvenzioni con le ammini-strazioni pubbliche e i relativioneri sono a carico dell’ammi-nistrazione pubblica con laquale viene stipulata la con-venzione (cfr. art. 18, c. 3).

Conclusioni. Il Codice intro-duce e regola in maniera tra-sversale il volontario negli Entidi Terzo Settore. Il filo condut-tore di questa Riforma, volto adintrodurre una normativa co-mune agli ETS, fatte salve talu-ne specificità dei differenti en-ti, è stato perseguito, anche intale ambito, generando con tut-ta probabilità qualche criticitànon di poco conto che potrà di-venire palese con la piena ap-plicazione del RUNTS.

Il Codice, infine, contiene uninvito - più che un obbligo - ri-volto alle Amministrazionipubbliche affinché, nei limitidelle risorse disponibili, pro-muovano la cultura del volon-tariato attraverso apposite ini-ziative da svolgere nell’ambitodelle strutture e delle attivitàscolastiche universitarie ed ex-trauniversitarie, valorizzandole diverse esperienze ed e-spressioni di volontariato, an-che attraverso il coinvolgimen-to delle Organizzazioni di vo-lontariato e di altri enti del Ter-zo settore, nelle attività di sen-sibilizzazione e di promozione.Un apposito decreto definirà icriteri per il riconoscimento inambito scolastico e lavorativodelle competenze acquisite nel-lo svolgimento di attività o per-corsi di volontariato. Inoltre, aifini del conseguimento di tito-li di studio, le Università po-tranno riconoscere, nei limitiprevisti dalla normativa vigen-te, crediti formativi a favore de-gli studenti che abbiano svoltoattività di volontariato certifi-cate nelle organizzazioni di vo-lontariato o in altri enti del Ter-zo Settore rilevanti per la cre-scita professionale e per il cur-riculum degli studi.

Uno sforzo complessivo ap-prezzabile del legislatore, chetuttavia richiederà, se non qual-che ulteriore intervento corret-tivo di legge, qualche sforzo in-terpretativo, speriamo suffi-ciente, per correggere talunipossibili e pericolosi effetti di-storsivi, che in alcune catego-rie di ETS (in particolare, manon solo, le APS) potrebbero ri-velarsi fatali.

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«Amministrare la parrocchia oggi»Il manuale alla seconda edizione

È uscita in questi giorni la nuova edizione diun manuale utile e già molto apprezzato:«Amministrare la parrocchia oggi in Italia»(Libreria Editrice Vaticana, 319 pagine, 20 eu-ro) di Antonio Interguglielmi. Si tratta di unmanuale teorico-pratico, corredato da mol-ti schemi ed esempi, dedicato a parroci, com-ponenti del Consiglio parrocchiale degli Af-fari economici, sacerdoti e uffici di Curia. Laseconda edizione del testo, a un anno dallaprima pubblicazione, contiene diversi ag-giornamenti in particolare dedicati alla nuo-va legge sul Terzo settore – che porterà allascomparsa delle Onlus, sostituite dalle nuo-ve forme associative previste dalla riforma –oltre a un accenno al nuovo Regolamentodell’Unione europea sulla protezione dei da-ti personali.

Interguglielmi è un sacerdote della dioce-si di Roma, laureato in Giurisprudenza allaSapienza, ha conseguito il dottorato in Di-ritto Canonico alla Pontificia Università Gre-goriana, e ricopre l’incarico di vice direttoredell’Ufficio amministrativo del Vicariato diRoma, oltre che di direttore dell’Ufficio perle aggregazioni laicali e le confraternite. Hascritto numerosi articoli sulla gestione deglienti ecclesiastici e delle parrocchie e saggi didiritto amministrativo e di diritto penale ca-

nonico. Il testo nasce proprio dall’esperien-za del servizio svolto a contatto con i proble-mi quotidiani di gestione e amministrazionecui devono occuparsi i parroci. Per questonon si tratta solo di un libro sull’ammini-strazione della parrocchia, ma di un manua-le da utilizzare come strumento di lavoro daparte dei parroci e dei membri del Consiglioparrocchiale Affari economici. Per tale ra-gione ogni argomento è affrontato in formediverse, a seconda delle caratteristiche: peralcuni temi vengono date solo le indicazionifondamentali che un Parroco deve conosce-re, senza dilungarsi in spiegazioni tecniche i-nutili e incomprensibili ai non addetti ai la-vori; per altri argomenti, invece, oltre a unprofilo pratico viene aggiunta una parte piùgiuridica anche corredata da ulteriori ap-profondimenti.

Per un parroco amministrare oggi una par-rocchia è diventato un compito sempre piùcomplesso, che spesso sottrae molto tempoalla sua missione principale: essere la guidaspirituale delle persone a lui affidate. Il ma-nuale vuole proprio essere di aiuto e orien-tamento per affrontare le diverse questioniamministrative e di gestione che si presen-tano ogni giorno in parrocchia.

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segue da pagina 2La manovra ha introdotto un’interessante opportunità per gli enti senza debito Ires, parrocchie comprese

Ecobonus, la cessione che conviene

continua a pagina 7

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Avvenire - 30/05/2018 Pagina : C04

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MARIA ELISABETTA MAPELLI

Il lavoro a tempo parziale (cd.part time) è un contratto di la-voro subordinato, a termine o atempo indeterminato, caratte-rizzato da un orario di lavoro in-feriore rispetto al tempo pieno:le parti stabiliscono, infatti, cheil lavoro si svolga solo in una de-terminata fascia oraria dellagiornata oppure in alcuni giornidella settimana. Si applicano lemedesime disposizioni previsteper il tempo pieno, salvo alcuneeccezioni. La disciplina di riferi-mento è contenuta nel decretolegislativo 15 giugno 2015 n. 81,dall’articolo 4 all’articolo 12.

La corretta costituzione delcontratto di lavoro part time. Ilrapporto di lavoro part time puòessere costituito attraverso as-sunzione oppure a seguito di tra-sformazione di un rapporto atempo pieno; il contratto deveessere stipulato per iscritto ai so-li fini della prova (in mancanza,è ammessa la prova testimonia-le solo quando il contraente ab-bia smarrito senza colpa il do-cumento che gli forniva la pro-va del part time stipulato, ex art.2725 c.c.). Qualora non sussistaalcuna prova, il lavoratore puòchiedere il riconoscimento di unrapporto di lavoro a tempo pie-no.

Il contratto deve necessaria-mente contenere i seguenti ele-menti:

– durata della prestazione la-vorativa;

– collocazione temporale del-l’orario con riferimento al gior-no, alla settimana, al mese e al-l’anno.

Qualora l’organizzazione dellavoro venga articolata in turniprogrammati, l’indicazione puòavvenire anche mediante rinvioagli stessi, articolati su fasce o-rarie prestabilite.

L’eventuale mancanza o in-determinatezza di questi detta-gli, non comporta la nullità delcontratto, ma implica come con-seguenza:

- nel caso in cui manchi la du-rata della prestazione lavorativa,il lavoratore può chiedere il ri-conoscimento della sussistenzafra le parti di un rapporto di la-voro a tempo pieno;

- nel caso in cui non sia indi-cata la collocazione temporaledella fascia lavorativa, il giudicedetermina le modalità tempora-li di svolgimento della presta-zione a tempo parziale, tenen-do conto delle responsabilità fa-miliari del lavoratore interessa-to e della sua necessità di inte-grazione del reddito mediante losvolgimento di altra attività la-vorativa, nonché delle esigenzedel datore di lavoro.

Per il periodo antecedente al-la pronuncia della sentenza, illavoratore ha diritto, in entram-bi i casi, in aggiunta alla retribu-zione dovuta per le prestazionieffettivamente rese, ad un’ulte-

riore somma a titolo di risarci-mento del danno.

Il rapporto di lavoro part timeè compatibile con l’assunzionedi lavoratori:

– a termine, compresi coloroche sono assunti per sostituiredipendenti in maternità;

– dirigenti;– soci di cooperative;– apprendisti.Qualora sia necessario proce-

dere al computo dei lavoratori, aifini dell’applicazione di unaqualsiasi disciplina di fonte le-gale o contrattuale, i lavoratori atempo parziale vengono com-putati in proporzione all’orariosvolto, rapportato al tempo pie-no.

Diritti e doveri del lavoratorepart time. Il lavoratore part timeha gli stessi diritti e doveri diquello che lavora a tempo pie-no, pertanto, al di là della ridu-zione oraria, non deve subire untrattamento meno favorevole ri-spetto al dipendente a tempopieno che abbia il medesimo in-quadramento professionale. Ciòè ribadito dall’articolo 7 dellanormativa in esame, che al se-condo comma così prevede: «illavoratore a tempo parziale ha imedesimi diritti di un lavorato-re a tempo pieno comparabile edil suo trattamento economico enormativo è riproporzionato inragione della ridotta entità dellaprestazione lavorativa. I contrat-ti collettivi possono modulare ladurata del periodo di prova, delperiodo di preavviso in caso di li-cenziamento o dimissioni e quel-la del periodo di conservazionedel posto di lavoro in caso di ma-lattia ed infortunio in relazioneall’articolazione dell’orario di la-voro».

In tema di retribuzione, comeconfermato dall’articolo soprariportato, il lavoratore a tempoparziale riceve un trattamentoeconomico riproporzionato, inragione della ridotta entità del-la sua prestazione lavorativa, conriferimento sia alla retribuzioneglobale e alle sue singole com-ponenti, sia ai trattamenti eco-nomici per malattia, infortuniosul lavoro e maternità.

Si consideri, inoltre, che nelcontratto a tempo parziale èpossibile inserire anche un pe-riodo di prova, nei limiti e con lemodalità previste per i lavorato-ri a tempo pieno.

Uno stesso soggetto può sot-toscrivere più contratti di lavoroa tempo parziale, poiché non e-siste alcuna normativa che vietiil cumulo delle prestazioni lavo-rative; permangono solo alcunilimiti relativi all’orario di lavoro.Il datore di lavoro, infatti, devegarantire al lavoratore il rispettodella durata massima settima-nale, il diritto al riposo settima-nale e giornaliero.

Il lavoro supplementare estraordinario. Veniamo ora altema del lavoro supplemen-

tare e straordinario.Il lavoro supplementare è la

prestazione resa oltre l’orarioconcordato nel contratto indivi-duale, ma entro il limite del tem-po pieno. È possibile ricorrere allavoro supplementare ove pre-visto dalla contrattazione collet-tiva di qualsiasi livello.

Nel caso in cui il contratto col-lettivo applicato al rapporto dilavoro non disciplini il lavorosupplementare, il datore di la-voro può richiedere prestazioniin misura non superiore al 25 percento delle ore di lavoro setti-manali concordate. Il lavorosupplementare è retribuito conuna maggiorazione del 15 percento della retribuzione orariaglobale di fatto, comprensivadell’incidenza della retribuzio-ne delle ore supplementari su-gli istituti retributivi indiretti edifferiti.

Il lavoratore si può rifiutare incaso di comprovate esigenze la-vorative, di salute, familiari o diformazione professionale e l’e-ventuale rifiuto non costituiscegiustificato motivo di licenzia-mento.

Il lavoro straordinario, invece,è quello reso oltre l’orario con-cordato tra le parti, superandol’orario previsto per il tempo pie-no.

Nel caso di lavoro straordina-rio o supplementare si verifica,pertanto, solo un aumento tem-poraneo della quantità della pre-stazione lavorativa, a differenzadi ciò che accade in applicazio-ne delle clausole elastiche, di cuiparleremo fra poco, che deter-minano un incremento stabiledella stessa.

Si ricorda nuovamente che,così come confermato dall’ulti-mo comma dell’articolo 6 del de-creto in esame, il rifiuto del la-voratore di concordare variazio-ni dell’orario di lavoro non co-stituisce giustificato motivo di li-cenziamento.

Le clausole elastiche. Il JobsAct ha creato una nozione uni-taria del lavoro part-time, elimi-nando la vecchia ripartizione ti-pologica tra orizzontale, vertica-le e misto; inoltre, le parti pos-sono pattuire per iscritto clau-sole elastiche relative alla varia-zione della collocazione tempo-rale della prestazione lavorativaovvero inerenti alla variazione inaumento della sua durata (laclausole elastiche hanno assor-bito anche quelle flessibili).

Il lavoratore ha diritto ad unpreavviso di due giorni lavorati-vi, nonché a specifiche com-pensazioni.

Dunque le condizioni sonoforma scritta e adeguamento re-tributivo: sul tema si è recente-mente espressa anche la Cortedi Cassazione (Ordinanza n.6900 del 20 marzo 2018) che, neldichiarare l’illegittimità di unaclausola elastica "a chiamata",ha confermato quali siano i re-quisiti necessari per la legittimità

di queste pattuizioni, che costi-tuiscono un’eccezione rispettoalla regola che caratterizza ilcontratto di lavoro a tempo par-ziale, cioè la necessaria prede-terminazione del periodo in cuiviene prestata l’attività lavorati-va. Quanto alla forma del patto,dunque, è prevista la forma scrit-ta, direttamente nel contratto dilavoro oppure con atto succes-sivo, purché la pattuizione ab-bia data anteriore rispetto alla ri-chiesta di variazione della fasciaoraria (non sono ammissibiliprevisioni di variazione dell’ora-rio generiche e sottoposte allacondizione meramente potesta-tiva dell’insorgenza di esigenzeaziendali). Circa, invece, il fron-te retributivo, la maggiore one-rosità della prestazione deve es-sere accompagnata da un ade-guamento retributivo, oltre cheda un congruo preavviso.

In determinati casi è ricono-sciuta al lavoratore la facoltà direvocare il consenso già manife-stato ad una clausola elastica: seil lavoratore soffre di patologieoncologiche o patologie croni-co-degenerative o se ne sono af-fetti il coniuge, i figli o i genitori,se convive con figli sotto i 13 an-ni o con familiari portatori dihandicap, oppure se è uno stu-dente (art. 10, primo comma,legge 300/1970).

In tema di sanzioni, l’art. 10precisa che "lo svolgimento diprestazioni elastiche senza il ri-spetto delle condizioni, dellemodalità e dei limiti previsti dal-la legge o dai contratti collettivicomporta a favore del prestato-re di lavoro il diritto, in aggiuntaalla retribuzione, dovuta, allacorresponsione di un ulterioreemolumento a titolo di risarci-mento del danno".

Il part time in luogo del con-gedo parentale. In tema di con-gedo parentale, la disciplina inesame prevede che sia possibilerichiedere il contratto part timeal posto del congedo parentale(D. Lgs. 151/2001). I genitori pos-sono chiederlo una sola volta,con una riduzione massima diorario pari al 50%. Il datore di la-voro deve dar corso alla trasfor-mazione entro 15 giorni dalla ri-chiesta.

Il part time per il lavoratore(seriamente) malato. Circa lamalattia, è consentito ai di-pendenti pubblici e privati ditrasformare il loro contratto inpart time, nel caso in cui sianoaffetti da patologie oncologi-che o da gravi patologie croni-co-degenerative, che compor-tino una ridotta capacità lavo-rativa, eventualmente anche acausa degli effetti invalidantidi terapie salvavita. A richiestadel lavoratore il rapporto di la-voro è trasformato nuovamen-te a tempo pieno.

È, inoltre, prevista unapriorità nella trasformazio-ne del contratto part time

nei seguenti casi:– patologie oncologiche o gra-

vi patologie cronico-degenera-tive riguardanti il coniuge, i figlio i genitori del lavoratore o del-la lavoratrice;

– totale e permanente inabilitàlavorativa di una persona con-vivente a cui è riconosciuta in-validità al 100%, che abbia ne-cessità di assistenza continua;

– figlio convivente di età nonsuperiore a 13 anni o portatoredi handicap.

Il "diritto di precedenza" dellavoratore part time. Ricordia-mo, inoltre, il cd. diritto di pre-cedenza disciplinato dal sestocomma dell’art. 8 del D. Lgs.81/2015: il lavoratore che abbiatrasformato il rapporto di lavo-ro da tempo pieno a tempo par-ziale, ha diritto di precedenzanelle assunzioni con contratto atempo pieno per l’espletamen-to delle stesse mansioni o diquelle equivalenti a quelle og-getto del rapporto di lavoro atempo parziale.

La disciplina sanzionatoria.Da ultimo, in tema di sanzioni,il Decreto 81/2015 all’art. 10 co-sì statuisce «in difetto di prova inordine alla stipulazione a tempoparziale del contratto di lavoro,su domanda del lavoratore è di-chiarata la sussistenza fra le par-ti di un rapporto di lavoro a tem-po pieno, fermo restando, per ilperiodo antecedente alla datadella pronuncia giudiziale, il di-ritto alle retribuzioni ed al versa-mento dei contributi dovuti perle prestazioni effettivamente re-se».

La verifica della necessità au-torizzazioni di canoniche per glienti ecclesiastici. In tema di au-torizzazioni canoniche, si ricor-da che qualora un ente ecclesia-stico civilmente riconosciuto in-tenda assumere una persona atempo parziale, dovrà verificareil decreto arcivescovile vigentein tema di atti straordinaria am-ministrazione, per verificare sela sottoscrizione di un contrattodi lavoro sia annoverato fra det-ti atti e necessiti, pertanto, dellaprevia autorizzazione canonica.In ogni caso, si suggerisce di ac-quisire sempre una previa valu-tazione da parte di un consu-lente del lavoro, che comunquedovrà poi affiancare l’Ente nellagestione del contratto e della bu-sta paga.

Si ricorda, infine, la necessitàdi adempiere a quanto previstoin tema di sicurezza dei luoghidi lavoro, secondo quanto di-sposto dal Decreto Legislativo81/2008 (ricordiamo, per meroscrupolo, gli oneri in capo al da-tore di lavoro e cioè la nominadi un responsabile per la sicu-rezza - RSPP -, la redazione deldocumento di valutazione dei ri-schi - DVR - e la formazione delpersonale dipendente).

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Diritti, doveri, clausole e sanzioni: ecco come assumere a tempo parziale negli enti ecclesiastici

Tutto sul contratto di lavoro part timeLa manovra 2018 ha introdotto la figura della società sportiva con finalità lucrative. Le esenzioni previste

Lo sport dilettantistico gioca con profittoCRISTINA VACCARIO

La Legge di Bilancio 2018 (L.205/2017) ha introdotto im-portanti novità per il mondosportivo, dando vita alla figu-ra della società sportiva dilet-tantistica con finalità lucrati-ve; società che può richiedereil riconoscimento al Coni edessere inserita a pieno titolotra gli "enti sportivi"; tali so-cietà possono beneficiare diun regime fiscale e previden-ziale agevolato (art. 1, commi353 - 361, della Legge di Bi-lancio 2018, L. 205/2017).

Forma giuridica. A decorre-re dal 1° gennaio 2018, oltre al-le associazioni ed alle societàsportive senza scopo di lucro,è possibile esercitare le atti-vità sportive dilettantisticheanche perseguendo finalità dilucro e ciò potrà essere fattoadottando una delle forme so-cietarie disciplinate dal codi-ce civile nel libro V, ossia:

– società semplice, – società in nome collettivo, – società in accomandita

semplice, – società per azioni, – società in accomandita

per azioni, – società a responsabilità li-

mitata.L’articolo 1, commi 353 e

354, della Legge di Bilancio2018, prevede che lo statuto diuna società sportiva dilettan-tistica con fini di lucro debba,a pena di nullità, espressa-mente contenere alcuni spe-cifici requisiti:

– nella denominazione o ra-gione sociale, deve essere in-dicata la dicitura "societàsportiva dilettantistica lucra-tiva";

– nell’oggetto sociale deveessere previsto lo svolgimen-to e l’organizzazione di atti-vità sportive dilettantistiche;

– il divieto per gli ammini-stratori di ricoprire la mede-sima carica in altre società oassociazioni sportive dilet-tantistiche affiliate alla mede-sima federazione sportiva odisciplina associata ovvero ri-conosciute da un ente di pro-mozione sportiva nell’ambitodella stessa disciplina;

– l’obbligo di prevedere nel-le strutture sportive, in occa-sione dell’apertura al pubbli-co dietro pagamento di corri-spettivi a qualsiasi titolo, lapresenza di un "direttore tec-nico" che sia in possesso di u-no dei seguenti titoli: diplomaISEF; laurea quadriennale inScienze motorie; laurea magi-strale in Organizzazione e ge-stione dei servizi per lo sporte le attività motorie o in Scien-ze e tecniche delle attività mo-torie preventive e adattate oin Scienze e tecniche dellosport; laurea triennale inScienze motorie.

Si noti che la Legge di bi-

lancio 2018, ha introdotto, peril mondo sportivo, un impor-tante cambiamento; infatti, lenuove società sportive dilet-tantistiche non avranno limi-ti né sul piano della redistri-buzione degli utili, né sul pia-no del fatturato.

Per capire l’impatto di talenovità nel sistema sportivo di-lettantistico, è necessario ri-cordare che, fino ad oggi, lacaratteristica principale deisoggetti operanti in questosettore è stata rinvenuta pro-prio nella "limitazione dellalucratività". Nell’attuale siste-ma, ai sensi dell’articolo 90,comma 17, della legge 27 di-cembre 2002, n. 289, sono trele forme giuridiche previsteper il mondo sportivo dilet-tantistico riconosciuto dalCONI:

– l’associazione sportivasenza personalità giuridica,disciplinata dagli articoli 36 eseguenti del codice civile;

– l’associazione sportivacon personalità giuridica, di-sciplinata dal Decreto del Pre-sidente della Repubblica 10febbraio 2000, n. 361 e dagliarticoli 14 e seguenti del codi-ce civile;

– la società sportiva di capi-tali o cooperativa, costituitasenza finalità di lucro.

Risulta evidente come ilprincipale elemento di di-stinzione sia stato, fino ad og-gi, la finalità non lucrativadell’ente sportivo. Infatti, as-sociazioni e società sportivedilettantistiche devono sta-tutariamente prevedere, aisensi del comma 18 del me-desimo articolo 90, sia l’as-senza di fini di lucro, che ildivieto di distribuzione, an-che indiretta, di utili o avan-zi di gestione agli associati.

Le agevolazioni fiscali perle società sportive dilettanti-stiche lucrative. I cambia-menti introdotti dall’inizio diquest’anno riconoscono allesocietà sportive dilettantisti-

che con finalità di lucro unarilevante agevolazione fisca-le; infatti, il reddito delle so-cietà sportive dilettantistichelucrative è assoggettato ad I-RES, in misura ridotta allametà (dal 24% al 12%). L’ap-plicazione della riduzione I-RES è riconosciuta nel rispet-to delle condizioni e dei limi-ti del regime "de minimis"(Regolamento UE n.1407/2013 della Commissio-ne del 18.12.2013).

Ai fini IVA, poi, le prestazio-ni di servizi di carattere spor-tivo rese dalle società sportivedilettantistiche lucrative neiconfronti di chi pratica l’atti-vità sportiva a titolo occasio-nale o continuativo negli im-pianti gestiti dalle medesimesocietà sono assoggettate adimposta con l’aliquota agevo-lata del 10 per cento.

Entrambe le predette age-volazioni sono riservate allesocietà sportive dilettantisti-

che lucrative riconosciute dalC.O.N.I.

In linea di principio, le an-zidette agevolazioni potreb-bero sommarsi, nel rispetto didetermini requisiti, con quel-le previste in materia di im-presa sociale, qualora, ap-punto, la società sportiva neavesse i requisiti e intendesseadottare anche la qualifica diimpresa sociale.

Si ricorda, a questo riguar-do, che l’organizzazione e ge-stione di attività sportive di-lettantistiche rientra nell’e-lenco delle attività di interes-se generale di cui all’articolo 5del Codice del Terzo settore(D.Lgs. 117/2007), nonché trale attività d’impresa di inte-resse generale di cui all’arti-colo 2 del D.Lgs. 112/2017 cheha introdotto la nuova disci-plina dell’impresa sociale.

L’impresa sociale, a sua vol-ta, fa parte della categoria "en-ti del Terzo Settore" (art. 4 delCodice del Terzo Settore) e,come tale, può godere di al-cuni ulteriori benefici.

Si osserva che lo sport di-lettantistico ha sviluppato unproprio mercato di riferimen-to che, tuttavia, non mina enon fa venir meno le finalitàanche sociali caratterizzantiquesto settore. In ambitosportivo, anche l’orientamen-to dell’Unione Europea ha po-sto in evidenza la potenzialitàeconomica ed occupazionaledel settore sportivo dilettan-tistico, senza per questo smi-nuirne il profilo di rilievo cul-turale e sociale.

D’ora in poi, chi vorrà gesti-re e sviluppare attività sporti-ve dilettantistiche, potrà farlocome associazione (con o sen-za personalità giuridica) o so-cietà senza scopo di lucro o,invece come società con finidi lucro.

È, infine, previsto un credi-to di imposta per tutti coloroche effettuano erogazioni li-berali per la ristrutturazionedi impianti sportivi pubblici,

anche se destinati a soggetticoncessionari. Il credito d’im-posta è pari al 50% delle ero-gazioni effettuate, per un mas-simo di euro 40.000 e nel li-mite del 3 per mille dei ricaviannui, utilizzabile esclusiva-mente in compensazione intre quote annuali di pari im-porto.

Prestazioni dei collabora-tori. Viene riconosciuta anchealle società sportive dilettan-tistiche lucrative (come giàprevisto per le associazioni ele società sportive dilettanti-stiche senza scopo di lucro) lapossibilità di instaurare rap-porti di lavoro con delle col-laborazioni coordinate e con-tinuative per prestazione reseper fini istituzionali.

Si noti che, da un punto divista fiscale, i compensi per-cepiti per collaborazioni coor-dinate e continuative con as-sociazioni e società sportivedilettantistiche senza scopo dilucro, riconosciute dal CONI,costituiscono, per il collabo-

ratore "redditi diversi" (art. 67,comma 1, lett. m del TUIR).

Si evidenzia a questo ri-guardo che, dal 1° gennaio2018, i compensi predetti nonconcorrono a formare il red-dito imponibile IRPEF, se nelperiodo d’imposta, comples-sivamente, non superano eu-ro 10.000 (fino al 31 dicembre2017 l’importo massimo era dieuro 7.500). Tali compensi, ol-tre che i rimborsi forfettari e ipremi, non concorrono allaformazione del reddito.

Diversamente, i compensiper collaborazioni coordina-te e continuative stipulate dasocietà sportive dilettantisti-che con finalità di lucro, ri-conosciute dal CONI, costi-tuiscono per il collaboratoreredditi assimilati a quelli dalavoro dipendente ai sensidell’articolo 50 del TUIR (e icollaboratori saranno iscrit-ti al fondo pensione lavora-tori dello spettacolo istituitopresso l’INPS).

Conclusioni. Il quadronormativo di riferimento peri soggetti che intendonosvolgere attività sportive di-lettantistiche risulta piutto-sto variegato e gli enti, sianoessi di nuova costituzione ogià esistenti, saranno chia-mati a svolgere le opportunevalutazioni in merito alla ve-ste giuridica più adatta allapropria realtà ed organizza-zione interna.

Come, ad esempio, appareverosimile che le associazionisportive dilettantistiche dipiccole o medie dimensionicontinueranno ad operare co-me prima, appare possibileche le associazioni sportive di-lettantistiche più strutturate e"robuste", possano, invece, al-meno considerare l’ipotesi ditrasformarsi, ad esempio, inuna società sportiva dilettan-tistica s.r.l. o s.p.a. con finalitàdi lucro.

Va da sé che ogni realtà co-stituisce un caso a sé e che o-gni valutazione in merito allaforma giuridica più adatta vanecessariamente svolta rela-tivamente al singolo caso enon può non tenere conto, ol-treché delle dimensioni eco-nomiche dell’ente, anche del-le modalità di svolgimentodelle attività e dell’organizza-zione interna.

Si consideri che, a fronte deibenefici e vantaggi sopra de-scritti, le società sportive di-lettantistiche con fine di lucro,non potranno applicare il re-gime forfettario di determina-zione del reddito e dell’IVA,come non potranno avvalersidi molte agevolazioni attual-mente previste per lo sport di-lettantistico senza scopo di lu-cro (ad esempio in materia diproventi de-commercializzatie di sponsorizzazioni).

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Avvenire - 30/05/2018 Pagina : C05

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MARIA ELISABETTA MAPELLI

Il lavoro a tempo parziale (cd.part time) è un contratto di la-voro subordinato, a termine o atempo indeterminato, caratte-rizzato da un orario di lavoro in-feriore rispetto al tempo pieno:le parti stabiliscono, infatti, cheil lavoro si svolga solo in una de-terminata fascia oraria dellagiornata oppure in alcuni giornidella settimana. Si applicano lemedesime disposizioni previsteper il tempo pieno, salvo alcuneeccezioni. La disciplina di riferi-mento è contenuta nel decretolegislativo 15 giugno 2015 n. 81,dall’articolo 4 all’articolo 12.

La corretta costituzione delcontratto di lavoro part time. Ilrapporto di lavoro part time puòessere costituito attraverso as-sunzione oppure a seguito di tra-sformazione di un rapporto atempo pieno; il contratto deveessere stipulato per iscritto ai so-li fini della prova (in mancanza,è ammessa la prova testimonia-le solo quando il contraente ab-bia smarrito senza colpa il do-cumento che gli forniva la pro-va del part time stipulato, ex art.2725 c.c.). Qualora non sussistaalcuna prova, il lavoratore puòchiedere il riconoscimento di unrapporto di lavoro a tempo pie-no.

Il contratto deve necessaria-mente contenere i seguenti ele-menti:

– durata della prestazione la-vorativa;

– collocazione temporale del-l’orario con riferimento al gior-no, alla settimana, al mese e al-l’anno.

Qualora l’organizzazione dellavoro venga articolata in turniprogrammati, l’indicazione puòavvenire anche mediante rinvioagli stessi, articolati su fasce o-rarie prestabilite.

L’eventuale mancanza o in-determinatezza di questi detta-gli, non comporta la nullità delcontratto, ma implica come con-seguenza:

- nel caso in cui manchi la du-rata della prestazione lavorativa,il lavoratore può chiedere il ri-conoscimento della sussistenzafra le parti di un rapporto di la-voro a tempo pieno;

- nel caso in cui non sia indi-cata la collocazione temporaledella fascia lavorativa, il giudicedetermina le modalità tempora-li di svolgimento della presta-zione a tempo parziale, tenen-do conto delle responsabilità fa-miliari del lavoratore interessa-to e della sua necessità di inte-grazione del reddito mediante losvolgimento di altra attività la-vorativa, nonché delle esigenzedel datore di lavoro.

Per il periodo antecedente al-la pronuncia della sentenza, illavoratore ha diritto, in entram-bi i casi, in aggiunta alla retribu-zione dovuta per le prestazionieffettivamente rese, ad un’ulte-

riore somma a titolo di risarci-mento del danno.

Il rapporto di lavoro part timeè compatibile con l’assunzionedi lavoratori:

– a termine, compresi coloroche sono assunti per sostituiredipendenti in maternità;

– dirigenti;– soci di cooperative;– apprendisti.Qualora sia necessario proce-

dere al computo dei lavoratori, aifini dell’applicazione di unaqualsiasi disciplina di fonte le-gale o contrattuale, i lavoratori atempo parziale vengono com-putati in proporzione all’orariosvolto, rapportato al tempo pie-no.

Diritti e doveri del lavoratorepart time. Il lavoratore part timeha gli stessi diritti e doveri diquello che lavora a tempo pie-no, pertanto, al di là della ridu-zione oraria, non deve subire untrattamento meno favorevole ri-spetto al dipendente a tempopieno che abbia il medesimo in-quadramento professionale. Ciòè ribadito dall’articolo 7 dellanormativa in esame, che al se-condo comma così prevede: «illavoratore a tempo parziale ha imedesimi diritti di un lavorato-re a tempo pieno comparabile edil suo trattamento economico enormativo è riproporzionato inragione della ridotta entità dellaprestazione lavorativa. I contrat-ti collettivi possono modulare ladurata del periodo di prova, delperiodo di preavviso in caso di li-cenziamento o dimissioni e quel-la del periodo di conservazionedel posto di lavoro in caso di ma-lattia ed infortunio in relazioneall’articolazione dell’orario di la-voro».

In tema di retribuzione, comeconfermato dall’articolo soprariportato, il lavoratore a tempoparziale riceve un trattamentoeconomico riproporzionato, inragione della ridotta entità del-la sua prestazione lavorativa, conriferimento sia alla retribuzioneglobale e alle sue singole com-ponenti, sia ai trattamenti eco-nomici per malattia, infortuniosul lavoro e maternità.

Si consideri, inoltre, che nelcontratto a tempo parziale èpossibile inserire anche un pe-riodo di prova, nei limiti e con lemodalità previste per i lavorato-ri a tempo pieno.

Uno stesso soggetto può sot-toscrivere più contratti di lavoroa tempo parziale, poiché non e-siste alcuna normativa che vietiil cumulo delle prestazioni lavo-rative; permangono solo alcunilimiti relativi all’orario di lavoro.Il datore di lavoro, infatti, devegarantire al lavoratore il rispettodella durata massima settima-nale, il diritto al riposo settima-nale e giornaliero.

Il lavoro supplementare estraordinario. Veniamo ora altema del lavoro supplemen-

tare e straordinario.Il lavoro supplementare è la

prestazione resa oltre l’orarioconcordato nel contratto indivi-duale, ma entro il limite del tem-po pieno. È possibile ricorrere allavoro supplementare ove pre-visto dalla contrattazione collet-tiva di qualsiasi livello.

Nel caso in cui il contratto col-lettivo applicato al rapporto dilavoro non disciplini il lavorosupplementare, il datore di la-voro può richiedere prestazioniin misura non superiore al 25 percento delle ore di lavoro setti-manali concordate. Il lavorosupplementare è retribuito conuna maggiorazione del 15 percento della retribuzione orariaglobale di fatto, comprensivadell’incidenza della retribuzio-ne delle ore supplementari su-gli istituti retributivi indiretti edifferiti.

Il lavoratore si può rifiutare incaso di comprovate esigenze la-vorative, di salute, familiari o diformazione professionale e l’e-ventuale rifiuto non costituiscegiustificato motivo di licenzia-mento.

Il lavoro straordinario, invece,è quello reso oltre l’orario con-cordato tra le parti, superandol’orario previsto per il tempo pie-no.

Nel caso di lavoro straordina-rio o supplementare si verifica,pertanto, solo un aumento tem-poraneo della quantità della pre-stazione lavorativa, a differenzadi ciò che accade in applicazio-ne delle clausole elastiche, di cuiparleremo fra poco, che deter-minano un incremento stabiledella stessa.

Si ricorda nuovamente che,così come confermato dall’ulti-mo comma dell’articolo 6 del de-creto in esame, il rifiuto del la-voratore di concordare variazio-ni dell’orario di lavoro non co-stituisce giustificato motivo di li-cenziamento.

Le clausole elastiche. Il JobsAct ha creato una nozione uni-taria del lavoro part-time, elimi-nando la vecchia ripartizione ti-pologica tra orizzontale, vertica-le e misto; inoltre, le parti pos-sono pattuire per iscritto clau-sole elastiche relative alla varia-zione della collocazione tempo-rale della prestazione lavorativaovvero inerenti alla variazione inaumento della sua durata (laclausole elastiche hanno assor-bito anche quelle flessibili).

Il lavoratore ha diritto ad unpreavviso di due giorni lavorati-vi, nonché a specifiche com-pensazioni.

Dunque le condizioni sonoforma scritta e adeguamento re-tributivo: sul tema si è recente-mente espressa anche la Cortedi Cassazione (Ordinanza n.6900 del 20 marzo 2018) che, neldichiarare l’illegittimità di unaclausola elastica "a chiamata",ha confermato quali siano i re-quisiti necessari per la legittimità

di queste pattuizioni, che costi-tuiscono un’eccezione rispettoalla regola che caratterizza ilcontratto di lavoro a tempo par-ziale, cioè la necessaria prede-terminazione del periodo in cuiviene prestata l’attività lavorati-va. Quanto alla forma del patto,dunque, è prevista la forma scrit-ta, direttamente nel contratto dilavoro oppure con atto succes-sivo, purché la pattuizione ab-bia data anteriore rispetto alla ri-chiesta di variazione della fasciaoraria (non sono ammissibiliprevisioni di variazione dell’ora-rio generiche e sottoposte allacondizione meramente potesta-tiva dell’insorgenza di esigenzeaziendali). Circa, invece, il fron-te retributivo, la maggiore one-rosità della prestazione deve es-sere accompagnata da un ade-guamento retributivo, oltre cheda un congruo preavviso.

In determinati casi è ricono-sciuta al lavoratore la facoltà direvocare il consenso già manife-stato ad una clausola elastica: seil lavoratore soffre di patologieoncologiche o patologie croni-co-degenerative o se ne sono af-fetti il coniuge, i figli o i genitori,se convive con figli sotto i 13 an-ni o con familiari portatori dihandicap, oppure se è uno stu-dente (art. 10, primo comma,legge 300/1970).

In tema di sanzioni, l’art. 10precisa che "lo svolgimento diprestazioni elastiche senza il ri-spetto delle condizioni, dellemodalità e dei limiti previsti dal-la legge o dai contratti collettivicomporta a favore del prestato-re di lavoro il diritto, in aggiuntaalla retribuzione, dovuta, allacorresponsione di un ulterioreemolumento a titolo di risarci-mento del danno".

Il part time in luogo del con-gedo parentale. In tema di con-gedo parentale, la disciplina inesame prevede che sia possibilerichiedere il contratto part timeal posto del congedo parentale(D. Lgs. 151/2001). I genitori pos-sono chiederlo una sola volta,con una riduzione massima diorario pari al 50%. Il datore di la-voro deve dar corso alla trasfor-mazione entro 15 giorni dalla ri-chiesta.

Il part time per il lavoratore(seriamente) malato. Circa lamalattia, è consentito ai di-pendenti pubblici e privati ditrasformare il loro contratto inpart time, nel caso in cui sianoaffetti da patologie oncologi-che o da gravi patologie croni-co-degenerative, che compor-tino una ridotta capacità lavo-rativa, eventualmente anche acausa degli effetti invalidantidi terapie salvavita. A richiestadel lavoratore il rapporto di la-voro è trasformato nuovamen-te a tempo pieno.

È, inoltre, prevista unapriorità nella trasformazio-ne del contratto part time

nei seguenti casi:– patologie oncologiche o gra-

vi patologie cronico-degenera-tive riguardanti il coniuge, i figlio i genitori del lavoratore o del-la lavoratrice;

– totale e permanente inabilitàlavorativa di una persona con-vivente a cui è riconosciuta in-validità al 100%, che abbia ne-cessità di assistenza continua;

– figlio convivente di età nonsuperiore a 13 anni o portatoredi handicap.

Il "diritto di precedenza" dellavoratore part time. Ricordia-mo, inoltre, il cd. diritto di pre-cedenza disciplinato dal sestocomma dell’art. 8 del D. Lgs.81/2015: il lavoratore che abbiatrasformato il rapporto di lavo-ro da tempo pieno a tempo par-ziale, ha diritto di precedenzanelle assunzioni con contratto atempo pieno per l’espletamen-to delle stesse mansioni o diquelle equivalenti a quelle og-getto del rapporto di lavoro atempo parziale.

La disciplina sanzionatoria.Da ultimo, in tema di sanzioni,il Decreto 81/2015 all’art. 10 co-sì statuisce «in difetto di prova inordine alla stipulazione a tempoparziale del contratto di lavoro,su domanda del lavoratore è di-chiarata la sussistenza fra le par-ti di un rapporto di lavoro a tem-po pieno, fermo restando, per ilperiodo antecedente alla datadella pronuncia giudiziale, il di-ritto alle retribuzioni ed al versa-mento dei contributi dovuti perle prestazioni effettivamente re-se».

La verifica della necessità au-torizzazioni di canoniche per glienti ecclesiastici. In tema di au-torizzazioni canoniche, si ricor-da che qualora un ente ecclesia-stico civilmente riconosciuto in-tenda assumere una persona atempo parziale, dovrà verificareil decreto arcivescovile vigentein tema di atti straordinaria am-ministrazione, per verificare sela sottoscrizione di un contrattodi lavoro sia annoverato fra det-ti atti e necessiti, pertanto, dellaprevia autorizzazione canonica.In ogni caso, si suggerisce di ac-quisire sempre una previa valu-tazione da parte di un consu-lente del lavoro, che comunquedovrà poi affiancare l’Ente nellagestione del contratto e della bu-sta paga.

Si ricorda, infine, la necessitàdi adempiere a quanto previstoin tema di sicurezza dei luoghidi lavoro, secondo quanto di-sposto dal Decreto Legislativo81/2008 (ricordiamo, per meroscrupolo, gli oneri in capo al da-tore di lavoro e cioè la nominadi un responsabile per la sicu-rezza - RSPP -, la redazione deldocumento di valutazione dei ri-schi - DVR - e la formazione delpersonale dipendente).

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Diritti, doveri, clausole e sanzioni: ecco come assumere a tempo parziale negli enti ecclesiastici

Tutto sul contratto di lavoro part timeLa manovra 2018 ha introdotto la figura della società sportiva con finalità lucrative. Le esenzioni previste

Lo sport dilettantistico gioca con profittoCRISTINA VACCARIO

La Legge di Bilancio 2018 (L.205/2017) ha introdotto im-portanti novità per il mondosportivo, dando vita alla figu-ra della società sportiva dilet-tantistica con finalità lucrati-ve; società che può richiedereil riconoscimento al Coni edessere inserita a pieno titolotra gli "enti sportivi"; tali so-cietà possono beneficiare diun regime fiscale e previden-ziale agevolato (art. 1, commi353 - 361, della Legge di Bi-lancio 2018, L. 205/2017).

Forma giuridica. A decorre-re dal 1° gennaio 2018, oltre al-le associazioni ed alle societàsportive senza scopo di lucro,è possibile esercitare le atti-vità sportive dilettantisticheanche perseguendo finalità dilucro e ciò potrà essere fattoadottando una delle forme so-cietarie disciplinate dal codi-ce civile nel libro V, ossia:

– società semplice, – società in nome collettivo, – società in accomandita

semplice, – società per azioni, – società in accomandita

per azioni, – società a responsabilità li-

mitata.L’articolo 1, commi 353 e

354, della Legge di Bilancio2018, prevede che lo statuto diuna società sportiva dilettan-tistica con fini di lucro debba,a pena di nullità, espressa-mente contenere alcuni spe-cifici requisiti:

– nella denominazione o ra-gione sociale, deve essere in-dicata la dicitura "societàsportiva dilettantistica lucra-tiva";

– nell’oggetto sociale deveessere previsto lo svolgimen-to e l’organizzazione di atti-vità sportive dilettantistiche;

– il divieto per gli ammini-stratori di ricoprire la mede-sima carica in altre società oassociazioni sportive dilet-tantistiche affiliate alla mede-sima federazione sportiva odisciplina associata ovvero ri-conosciute da un ente di pro-mozione sportiva nell’ambitodella stessa disciplina;

– l’obbligo di prevedere nel-le strutture sportive, in occa-sione dell’apertura al pubbli-co dietro pagamento di corri-spettivi a qualsiasi titolo, lapresenza di un "direttore tec-nico" che sia in possesso di u-no dei seguenti titoli: diplomaISEF; laurea quadriennale inScienze motorie; laurea magi-strale in Organizzazione e ge-stione dei servizi per lo sporte le attività motorie o in Scien-ze e tecniche delle attività mo-torie preventive e adattate oin Scienze e tecniche dellosport; laurea triennale inScienze motorie.

Si noti che la Legge di bi-

lancio 2018, ha introdotto, peril mondo sportivo, un impor-tante cambiamento; infatti, lenuove società sportive dilet-tantistiche non avranno limi-ti né sul piano della redistri-buzione degli utili, né sul pia-no del fatturato.

Per capire l’impatto di talenovità nel sistema sportivo di-lettantistico, è necessario ri-cordare che, fino ad oggi, lacaratteristica principale deisoggetti operanti in questosettore è stata rinvenuta pro-prio nella "limitazione dellalucratività". Nell’attuale siste-ma, ai sensi dell’articolo 90,comma 17, della legge 27 di-cembre 2002, n. 289, sono trele forme giuridiche previsteper il mondo sportivo dilet-tantistico riconosciuto dalCONI:

– l’associazione sportivasenza personalità giuridica,disciplinata dagli articoli 36 eseguenti del codice civile;

– l’associazione sportivacon personalità giuridica, di-sciplinata dal Decreto del Pre-sidente della Repubblica 10febbraio 2000, n. 361 e dagliarticoli 14 e seguenti del codi-ce civile;

– la società sportiva di capi-tali o cooperativa, costituitasenza finalità di lucro.

Risulta evidente come ilprincipale elemento di di-stinzione sia stato, fino ad og-gi, la finalità non lucrativadell’ente sportivo. Infatti, as-sociazioni e società sportivedilettantistiche devono sta-tutariamente prevedere, aisensi del comma 18 del me-desimo articolo 90, sia l’as-senza di fini di lucro, che ildivieto di distribuzione, an-che indiretta, di utili o avan-zi di gestione agli associati.

Le agevolazioni fiscali perle società sportive dilettanti-stiche lucrative. I cambia-menti introdotti dall’inizio diquest’anno riconoscono allesocietà sportive dilettantisti-

che con finalità di lucro unarilevante agevolazione fisca-le; infatti, il reddito delle so-cietà sportive dilettantistichelucrative è assoggettato ad I-RES, in misura ridotta allametà (dal 24% al 12%). L’ap-plicazione della riduzione I-RES è riconosciuta nel rispet-to delle condizioni e dei limi-ti del regime "de minimis"(Regolamento UE n.1407/2013 della Commissio-ne del 18.12.2013).

Ai fini IVA, poi, le prestazio-ni di servizi di carattere spor-tivo rese dalle società sportivedilettantistiche lucrative neiconfronti di chi pratica l’atti-vità sportiva a titolo occasio-nale o continuativo negli im-pianti gestiti dalle medesimesocietà sono assoggettate adimposta con l’aliquota agevo-lata del 10 per cento.

Entrambe le predette age-volazioni sono riservate allesocietà sportive dilettantisti-

che lucrative riconosciute dalC.O.N.I.

In linea di principio, le an-zidette agevolazioni potreb-bero sommarsi, nel rispetto didetermini requisiti, con quel-le previste in materia di im-presa sociale, qualora, ap-punto, la società sportiva neavesse i requisiti e intendesseadottare anche la qualifica diimpresa sociale.

Si ricorda, a questo riguar-do, che l’organizzazione e ge-stione di attività sportive di-lettantistiche rientra nell’e-lenco delle attività di interes-se generale di cui all’articolo 5del Codice del Terzo settore(D.Lgs. 117/2007), nonché trale attività d’impresa di inte-resse generale di cui all’arti-colo 2 del D.Lgs. 112/2017 cheha introdotto la nuova disci-plina dell’impresa sociale.

L’impresa sociale, a sua vol-ta, fa parte della categoria "en-ti del Terzo Settore" (art. 4 delCodice del Terzo Settore) e,come tale, può godere di al-cuni ulteriori benefici.

Si osserva che lo sport di-lettantistico ha sviluppato unproprio mercato di riferimen-to che, tuttavia, non mina enon fa venir meno le finalitàanche sociali caratterizzantiquesto settore. In ambitosportivo, anche l’orientamen-to dell’Unione Europea ha po-sto in evidenza la potenzialitàeconomica ed occupazionaledel settore sportivo dilettan-tistico, senza per questo smi-nuirne il profilo di rilievo cul-turale e sociale.

D’ora in poi, chi vorrà gesti-re e sviluppare attività sporti-ve dilettantistiche, potrà farlocome associazione (con o sen-za personalità giuridica) o so-cietà senza scopo di lucro o,invece come società con finidi lucro.

È, infine, previsto un credi-to di imposta per tutti coloroche effettuano erogazioni li-berali per la ristrutturazionedi impianti sportivi pubblici,

anche se destinati a soggetticoncessionari. Il credito d’im-posta è pari al 50% delle ero-gazioni effettuate, per un mas-simo di euro 40.000 e nel li-mite del 3 per mille dei ricaviannui, utilizzabile esclusiva-mente in compensazione intre quote annuali di pari im-porto.

Prestazioni dei collabora-tori. Viene riconosciuta anchealle società sportive dilettan-tistiche lucrative (come giàprevisto per le associazioni ele società sportive dilettanti-stiche senza scopo di lucro) lapossibilità di instaurare rap-porti di lavoro con delle col-laborazioni coordinate e con-tinuative per prestazione reseper fini istituzionali.

Si noti che, da un punto divista fiscale, i compensi per-cepiti per collaborazioni coor-dinate e continuative con as-sociazioni e società sportivedilettantistiche senza scopo dilucro, riconosciute dal CONI,costituiscono, per il collabo-

ratore "redditi diversi" (art. 67,comma 1, lett. m del TUIR).

Si evidenzia a questo ri-guardo che, dal 1° gennaio2018, i compensi predetti nonconcorrono a formare il red-dito imponibile IRPEF, se nelperiodo d’imposta, comples-sivamente, non superano eu-ro 10.000 (fino al 31 dicembre2017 l’importo massimo era dieuro 7.500). Tali compensi, ol-tre che i rimborsi forfettari e ipremi, non concorrono allaformazione del reddito.

Diversamente, i compensiper collaborazioni coordina-te e continuative stipulate dasocietà sportive dilettantisti-che con finalità di lucro, ri-conosciute dal CONI, costi-tuiscono per il collaboratoreredditi assimilati a quelli dalavoro dipendente ai sensidell’articolo 50 del TUIR (e icollaboratori saranno iscrit-ti al fondo pensione lavora-tori dello spettacolo istituitopresso l’INPS).

Conclusioni. Il quadronormativo di riferimento peri soggetti che intendonosvolgere attività sportive di-lettantistiche risulta piutto-sto variegato e gli enti, sianoessi di nuova costituzione ogià esistenti, saranno chia-mati a svolgere le opportunevalutazioni in merito alla ve-ste giuridica più adatta allapropria realtà ed organizza-zione interna.

Come, ad esempio, appareverosimile che le associazionisportive dilettantistiche dipiccole o medie dimensionicontinueranno ad operare co-me prima, appare possibileche le associazioni sportive di-lettantistiche più strutturate e"robuste", possano, invece, al-meno considerare l’ipotesi ditrasformarsi, ad esempio, inuna società sportiva dilettan-tistica s.r.l. o s.p.a. con finalitàdi lucro.

Va da sé che ogni realtà co-stituisce un caso a sé e che o-gni valutazione in merito allaforma giuridica più adatta vanecessariamente svolta rela-tivamente al singolo caso enon può non tenere conto, ol-treché delle dimensioni eco-nomiche dell’ente, anche del-le modalità di svolgimentodelle attività e dell’organizza-zione interna.

Si consideri che, a fronte deibenefici e vantaggi sopra de-scritti, le società sportive di-lettantistiche con fine di lucro,non potranno applicare il re-gime forfettario di determina-zione del reddito e dell’IVA,come non potranno avvalersidi molte agevolazioni attual-mente previste per lo sport di-lettantistico senza scopo di lu-cro (ad esempio in materia diproventi de-commercializzatie di sponsorizzazioni).

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Page 7: NON PROFIT · 2018. 5. 30. · non profit. Patrizia Clementi NON PROFIT IL C ONSULENTE PER GLI E NTI NON COMMERCIALI All Assemblea Generale della Cei, il Papa ha sottolineato l importanza

Avvenire - 30/05/2018 Pagina : C06

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PATRIZIA CLEMENTI

Sollecitati dal quesito di un let-tore torniamo sull’argomentodell’ecobonus, cioè la detrazio-ne dalle imposte sui redditi ri-conosciuta per la riqualificazio-ne energetica degli edifici che siriferisce al costo sostenuto daiproprietari e dai detentori di im-mobili per realizzare interventiche garantiscono un risparmiodi energia non inferiore a quan-to previsto dalla normativa.

L’approfondimento che civiene richiesto riguarda in par-ticolare la modifica, introdottadalla Legge di Bilancio per il2018 (L. 205/2017) alla cosid-detta "cessione del credito", va-le a dire la possibilità di usu-fruire della detrazione spettan-te non più solo attraverso l’ab-battimento dell’IRES da versare,ma anche trasferendo ad altrisoggetti (ad esempio l’impresache ha effettuato gli interventi)il diritto di credito nei confron-ti dello Stato costituito, appun-to, dalla detrazione d’imposta.

Questa modalità di utilizzodel credito di imposta è parti-colarmente interessante per glienti (in primis le parrocchie)che - fino ad ora - non poteva-no avvalersi dell’agevolazionein quanto non devono versarel’IRES perché, ad esempio, pos-siedono solo immobili esenti(edificio di culto e relative per-tinenze) e/o perché svolgonoattività commerciali il cui ri-sultato fiscale raramente pro-duce un reddito tassabile (co-me capita di solito con le scuo-le materne che sono quasi sem-pre in perdita).

L’agevolazione consiste in u-na detrazione dall’IRPEF o dal-l’IRES, da suddividere in 10 ra-te annuali, ed è concessa quan-do si eseguono interventi cheaumentano il livello di efficien-za energetica degli edifici già e-sistenti. In generale, le detra-zioni sono riconosciute a fron-te di spese sono sostenute per:

– la riduzione del fabbisognoenergetico per il riscaldamento;

– il miglioramento termicodell’edificio (coibentazioni,pavimenti, finestre, compren-sive di infissi);

– l’installazione di pannellisolari;

– la sostituzione degli im-pianti di climatizzazione in-vernale.

Ecobonus 2018. L’ecobonusè stato introdotto undici anni fae ha riscosso molto successo,tanto che la misura agevolativaè stata ininterrottamente pro-rogata di anno in anno e, con-temporaneamente, la normati-va è stata modificata ampliandole tipologie di interventi agevo-lati, prevedendo semplificazio-ni procedurali e, appunto, in-troducendo la possibilità di ce-dere a terzi il credito spettante.

Questa facoltà è stata inizial-

mente limitata alle persone fisi-che che appartengono alla ca-tegoria dei cosiddetti incapien-ti (quelle che non pagano IRPEFperché ricadono nella no tax a-rea in quanto hanno redditi lor-

di da lavoro o da pensione en-tro gli 8.000 euro l’anno, o per-cepiscono redditi esenti da IR-PEF); in un secondo momentoè stata estesa a tutti i soggetti,ma limitatamente alle spese ri-

guardanti gli interventi più si-gnificativi di riqualificazione e-nergetica delle parti condomi-niali; infine, da quest’anno, èstato eliminato ogni vincolo etutti i contribuenti possono op-

tare per la cessione del creditoa prescindere dell’interventoche lo ha originato.

Oltre consentire la generaliz-zata possibilità di cessione delcredito la Legge di Bilancio peril 2018 ha introdotto alla disci-plina del bonus energetico ul-teriori modifiche, in vigore dal-l’inizio dell’anno in corso, chesi possono riassumere come se-gue (si veda anche la tabella):

– una proroga generalizza-ta dell’ecobonus per tutto il2018, alle medesime condi-zioni già esistenti sino al 31dicembre 2017;

– un ampliamento degli in-terventi agevolati, sempre nellamisura del 65%;

– una serie di interventiche, invece, consentono unadetrazione solo del 50% e nonpiù del 65%.

Inoltre, modificando l’artico-lo 14 del decreto legge 63 del2013, la Legge di Bilancio per il2018 ha previsto una nuova i-potesi di detrazione maggiora-ta per gli interventi sulle particomuni degli edifici condomi-niali finalizzati congiuntamen-te alla riqualificazione energeti-ca e alla riduzione del rischio si-smico, limitatamente alle zonesismiche 1, 2 e 3. La misura diquesta nuova detrazione è pariall’80% delle spese di caso dipassaggio ad una classe di ri-schio inferiore e all’85% in casodi riduzione di due classi di ri-schio; la detrazione è ripartitain dieci quote annuali e si ap-plica su un ammontare dellespese non superiore a 136.000euro moltiplicato per il numerodelle unità immobiliari del con-dominio.

Per una approfondita infor-mazione sugli interventi agevo-lati, sulle caratteristiche e i vin-coli di ciascuno di essi e sulleformalità da rispettare si rinviaall’utile vademecum pubblica-to dall’Agenzia Nazionale Effi-cienza Energetica all’indirizzohttp://www.acs.enea.it/vade-mecum/.

La cessione del credito e ichiarimenti ministeriali. Co-me detto, la norma prevedeche in luogo della detrazioneda utilizzare nella propria di-chiarazione dei redditi i con-tribuenti possono optare per lacessione del corrispondentecredito ai fornitori che hannoeffettuato gli interventi oppu-re ad altri soggetti privati aiquali è consentito, a loro volta,di effettuare successive cessio-ni del credito acquisito.

La cessione può essere effet-tuata anche a favore degli istitutidi credito e degli altri interme-diari finanziari, ma solo da par-te di persone fisiche rientrantinella categoria dei "soggetti in-capienti" (cfr. D.L. 63/2013, art.14, cc. 2-ter e 2-sexies).

D’altronde, una lettura ac-corta dei commi 3 e 4 dell’arti-colo 17 citato permette di com-prendere chiaramente come la"procedura semplificata" in-trodotta preveda, in ogni caso,quali requisiti i) che la spesa siasostenuta dal volontario, ii) chesia effettivamente sostenutaper l’attività prestata per l’entee iii) che il volontario, pur po-tendo presentare l’autocertifi-cazione delle spese nei limitiprevisti, sia comunque in gradodi dimostrare che le abbia ef-fettivamente sostenute e, dun-que, conservi le relative pezzegiustificative.

I commi 5 e 6 dell’articolo 17rischiano, a giudizio di chi scri-ve, di generare problematichedi non facile soluzione in quan-to prevedono una disciplinadell’attività di volontariato (ap-plicata in egual misura per tut-ti gli ETS) che, seppur condivi-sibile in linea di principio, po-trebbe avere effetti non pianifi-cati sul piano delle conseguen-ze pratiche.

Per un’analisi approfonditadi questi due commi è utile ri-portarne di seguito il contenu-to, per poi operare qualche spe-cifica riflessione. Il comma 5 di-spone che «La qualità di vo-lontario è incompatibile conqualsiasi forma di rapporto dilavoro subordinato o autono-mo e con ogni altro rapportodi lavoro retribuito con l’ente dicui il volontario è socio o as-sociato o tramite il quale svol-ge la propria attività volonta-ria» e il successivo comma 6che «Ai fini del presente Codi-ce non si considera volontariol’associato che occasionalmen-te coadiuvi gli organi socialinello svolgimento delle loro fun-zioni».

Il comma 5, dunque, intro-duce un’incompatibilità asso-luta (fatte salve le specifiche e li-mitate eccezioni previste nelcomma 7) tra la "qualità di vo-lontario" ed il "rapporto di la-voro" retribuito, in qualsiasiforma strutturato, non solo conl’ente di cui il volontario sia so-cio o associato ma anche tra-mite il quale svolga la stessa at-tività di volontariato e, dunque,pur non essendo inquadratonella compagine dell’ente. Ilsuccessivo comma pone un’ec-cezione, non configurando "vo-lontario" l’associato - ma si de-ve ritenere chiunque - che, so-lo "occasionalmente", coadiu-vi gli organi sociali nello svolgi-mento delle loro funzioni.

Numerose le incognite lega-te alla pratica applicazione deidue commi appena citati. Inprimo luogo, si evidenzia l’e-stensione di una nozione assairigida di "volontario", primaapplicata alle sole Organizza-zioni di Volontariato (OdV) exlege n. 266/1991 ed, oggi, este-sa a tutti gli Enti di Terzo Setto-re (ETS).

Tale nozione comporta che,in qualsiasi ETS (fatta salva l’ec-cezione già richiamata), vi saràuna incompatibilità assolutatra la qualità di volontario e lacorresponsione di denaro peruna qualsiasi altra attività svol-

ta per l’ente presso il quale il vo-lontario si adopera come tale,anche ove non vi sia alcuna i-dentità o analogia tra le due ti-pologie di attività svolte dallastessa persona (quella volonta-ria ed una eventuale altra pre-stazione a pagamento).

In tale contesto, la prima edimmediata conseguenza prati-ca è che in ogni caso in cui l’at-tività dei componenti l’organoamministrativo (nell’espleta-mento della loro carica socialedi consiglieri) sia prestata inmodo gratuito, spontaneo e vo-lontario sembra potersi/dover-si ritenere che detti soggetti, inquanto volontari, non potran-no mai essere remunerati (al-meno fino a che rivestano talecarica) per un’eventuale altra edifferente prestazione che do-vessero svolgere per l’ente nelquale prestano l’attività di vo-lontariato come consiglieri.

Qualcuno ha sostenuto chela carica di consigliere non deb-ba identificarsi come un’attivitàdi volontariato e, tuttavia, la pri-ma interpretazione sembra tro-vare conferma nel fatto che laprecedente bozza di decreto, alcomma 6 dell’articolo 17, di-sponeva che «Ai fini del presen-te Codice non si considera vo-lontario l’associato che esercitigratuitamente una carica so-ciale o che occasionalmente coa-diuvi gli organi sociali nellosvolgimento delle loro funzio-ni». Tale eccezione è stata, neltesto definitivo, espunta la-

sciando implicitamente ritene-re che l’assunzione di tale ruo-lo implichi, di fatto, per chi nonriceva alcuna remunerazione,la qualifica di volontario.

Il volontario nelle OdV ed A-PS. Il volontario e l’attività divolontariato sono nuovamenterichiamati negli articoli da 32 a36 del novello Codice, con spe-cifico riguardo alle Organizza-zioni di volontariato ed alle As-sociazioni di promozione so-ciale. Come nella legislazioneprevigente, anche nella novel-la disposizione le OdV possonoassumere lavoratori dipenden-ti, o avvalersi di prestazioni dilavoro autonomo o di altra na-tura esclusivamente nei limitinecessari al loro regolare fun-zionamento oppure nei limitioccorrenti a qualificare o spe-cializzare l’attività svolta; tutta-via, diversamente dalla legge266/1991, viene specificato cheil numero dei lavoratori impie-gati nell’attività non può esse-re superiore al 50% del nume-ro dei volontari.

Anche le APS devono avva-lersi in modo prevalente del-l’attività di volontariato dei pro-pri associati (art. 35 del Codice)e, in continuità con quanto giàprevisto dalla legge 383/2000,possono assumere lavoratoridipendenti o avvalersi di pre-stazioni di lavoro autonomo odi altra natura, anche dei pro-pri associati, solo quando ciòsia strettamente necessario ai

fini dello svolgimento dell’atti-vità di interesse generale e alperseguimento delle finalità. I-noltre, anche per le APS è statointrodotto un limite quantita-tivo per cui, in ogni caso, il nu-mero dei lavoratori impiegatinell’attività non può essere su-periore al cinquanta per centodel numero dei volontari o alcinque per cento del numerodegli associati.

Deve, tuttavia, essere ram-mentato che l’attività di volon-tario resta comunque incom-patibile con qualsiasi forma dirapporto di lavoro subordinatoo autonomo e con ogni altrorapporto di lavoro retribuitocon l’ente di cui il volontario èsocio o associato o tramite ilquale svolge la propria attivitàvolontaria.

L’assicurazione e il registrovolontari. Gli enti del Terzo Set-tore che si avvalgono di volon-tari nello svolgimento delle at-tività di interesse generale, de-vono darne conto in un appo-sito Registro. Il Registro dovràcontenere tutti i volontari "nonoccasionali" che operino a fa-vore dell’ente (soci, associati enon).

Si tratta, evidentemente, diun Registro differente dal Li-bro degli associati (cfr. art. 15del Codice) che pur deve esse-re conservato e tenuto aggior-nato dall’ente. Il Registro deivolontari è legato a doppio fi-lo con quanto previsto dall’ar-

ticolo 18, il quale impone chegli Enti del Terzo Settore che siavvalgono di volontari sianoobbligati di assicurarli controgli infortuni e le malattie con-nessi allo svolgimento dell’at-tività di volontariato, nonchéper la responsabilità civile ver-so i terzi.

Un decreto interministeriale(Sviluppo Economico e Lavoroe politiche sociali), da emanar-si entro sei mesi dall’entrata invigore del Codice (termine dun-que già scaduto), avrebbe do-vuto individuare meccanismiassicurativi semplificati, conpolizze anche numeriche, e di-sciplinare i relativi controlli. Lacopertura assicurativa, si ram-menti, è anche elemento es-senziale per poter stipulareconvenzioni con le ammini-strazioni pubbliche e i relativioneri sono a carico dell’ammi-nistrazione pubblica con laquale viene stipulata la con-venzione (cfr. art. 18, c. 3).

Conclusioni. Il Codice intro-duce e regola in maniera tra-sversale il volontario negli Entidi Terzo Settore. Il filo condut-tore di questa Riforma, volto adintrodurre una normativa co-mune agli ETS, fatte salve talu-ne specificità dei differenti en-ti, è stato perseguito, anche intale ambito, generando con tut-ta probabilità qualche criticitànon di poco conto che potrà di-venire palese con la piena ap-plicazione del RUNTS.

Il Codice, infine, contiene uninvito - più che un obbligo - ri-volto alle Amministrazionipubbliche affinché, nei limitidelle risorse disponibili, pro-muovano la cultura del volon-tariato attraverso apposite ini-ziative da svolgere nell’ambitodelle strutture e delle attivitàscolastiche universitarie ed ex-trauniversitarie, valorizzandole diverse esperienze ed e-spressioni di volontariato, an-che attraverso il coinvolgimen-to delle Organizzazioni di vo-lontariato e di altri enti del Ter-zo settore, nelle attività di sen-sibilizzazione e di promozione.Un apposito decreto definirà icriteri per il riconoscimento inambito scolastico e lavorativodelle competenze acquisite nel-lo svolgimento di attività o per-corsi di volontariato. Inoltre, aifini del conseguimento di tito-li di studio, le Università po-tranno riconoscere, nei limitiprevisti dalla normativa vigen-te, crediti formativi a favore de-gli studenti che abbiano svoltoattività di volontariato certifi-cate nelle organizzazioni di vo-lontariato o in altri enti del Ter-zo Settore rilevanti per la cre-scita professionale e per il cur-riculum degli studi.

Uno sforzo complessivo ap-prezzabile del legislatore, chetuttavia richiederà, se non qual-che ulteriore intervento corret-tivo di legge, qualche sforzo in-terpretativo, speriamo suffi-ciente, per correggere talunipossibili e pericolosi effetti di-storsivi, che in alcune catego-rie di ETS (in particolare, manon solo, le APS) potrebbero ri-velarsi fatali.

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«Amministrare la parrocchia oggi»Il manuale alla seconda edizione

È uscita in questi giorni la nuova edizione diun manuale utile e già molto apprezzato:«Amministrare la parrocchia oggi in Italia»(Libreria Editrice Vaticana, 319 pagine, 20 eu-ro) di Antonio Interguglielmi. Si tratta di unmanuale teorico-pratico, corredato da mol-ti schemi ed esempi, dedicato a parroci, com-ponenti del Consiglio parrocchiale degli Af-fari economici, sacerdoti e uffici di Curia. Laseconda edizione del testo, a un anno dallaprima pubblicazione, contiene diversi ag-giornamenti in particolare dedicati alla nuo-va legge sul Terzo settore – che porterà allascomparsa delle Onlus, sostituite dalle nuo-ve forme associative previste dalla riforma –oltre a un accenno al nuovo Regolamentodell’Unione europea sulla protezione dei da-ti personali.

Interguglielmi è un sacerdote della dioce-si di Roma, laureato in Giurisprudenza allaSapienza, ha conseguito il dottorato in Di-ritto Canonico alla Pontificia Università Gre-goriana, e ricopre l’incarico di vice direttoredell’Ufficio amministrativo del Vicariato diRoma, oltre che di direttore dell’Ufficio perle aggregazioni laicali e le confraternite. Hascritto numerosi articoli sulla gestione deglienti ecclesiastici e delle parrocchie e saggi didiritto amministrativo e di diritto penale ca-

nonico. Il testo nasce proprio dall’esperien-za del servizio svolto a contatto con i proble-mi quotidiani di gestione e amministrazionecui devono occuparsi i parroci. Per questonon si tratta solo di un libro sull’ammini-strazione della parrocchia, ma di un manua-le da utilizzare come strumento di lavoro daparte dei parroci e dei membri del Consiglioparrocchiale Affari economici. Per tale ra-gione ogni argomento è affrontato in formediverse, a seconda delle caratteristiche: peralcuni temi vengono date solo le indicazionifondamentali che un Parroco deve conosce-re, senza dilungarsi in spiegazioni tecniche i-nutili e incomprensibili ai non addetti ai la-vori; per altri argomenti, invece, oltre a unprofilo pratico viene aggiunta una parte piùgiuridica anche corredata da ulteriori ap-profondimenti.

Per un parroco amministrare oggi una par-rocchia è diventato un compito sempre piùcomplesso, che spesso sottrae molto tempoalla sua missione principale: essere la guidaspirituale delle persone a lui affidate. Il ma-nuale vuole proprio essere di aiuto e orien-tamento per affrontare le diverse questioniamministrative e di gestione che si presen-tano ogni giorno in parrocchia.

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segue da pagina 2La manovra ha introdotto un’interessante opportunità per gli enti senza debito Ires, parrocchie comprese

Ecobonus, la cessione che conviene

continua a pagina 7

Page 8: NON PROFIT · 2018. 5. 30. · non profit. Patrizia Clementi NON PROFIT IL C ONSULENTE PER GLI E NTI NON COMMERCIALI All Assemblea Generale della Cei, il Papa ha sottolineato l importanza

Avvenire - 30/05/2018 Pagina : C06

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PATRIZIA CLEMENTI

Sollecitati dal quesito di un let-tore torniamo sull’argomentodell’ecobonus, cioè la detrazio-ne dalle imposte sui redditi ri-conosciuta per la riqualificazio-ne energetica degli edifici che siriferisce al costo sostenuto daiproprietari e dai detentori di im-mobili per realizzare interventiche garantiscono un risparmiodi energia non inferiore a quan-to previsto dalla normativa.

L’approfondimento che civiene richiesto riguarda in par-ticolare la modifica, introdottadalla Legge di Bilancio per il2018 (L. 205/2017) alla cosid-detta "cessione del credito", va-le a dire la possibilità di usu-fruire della detrazione spettan-te non più solo attraverso l’ab-battimento dell’IRES da versare,ma anche trasferendo ad altrisoggetti (ad esempio l’impresache ha effettuato gli interventi)il diritto di credito nei confron-ti dello Stato costituito, appun-to, dalla detrazione d’imposta.

Questa modalità di utilizzodel credito di imposta è parti-colarmente interessante per glienti (in primis le parrocchie)che - fino ad ora - non poteva-no avvalersi dell’agevolazionein quanto non devono versarel’IRES perché, ad esempio, pos-siedono solo immobili esenti(edificio di culto e relative per-tinenze) e/o perché svolgonoattività commerciali il cui ri-sultato fiscale raramente pro-duce un reddito tassabile (co-me capita di solito con le scuo-le materne che sono quasi sem-pre in perdita).

L’agevolazione consiste in u-na detrazione dall’IRPEF o dal-l’IRES, da suddividere in 10 ra-te annuali, ed è concessa quan-do si eseguono interventi cheaumentano il livello di efficien-za energetica degli edifici già e-sistenti. In generale, le detra-zioni sono riconosciute a fron-te di spese sono sostenute per:

– la riduzione del fabbisognoenergetico per il riscaldamento;

– il miglioramento termicodell’edificio (coibentazioni,pavimenti, finestre, compren-sive di infissi);

– l’installazione di pannellisolari;

– la sostituzione degli im-pianti di climatizzazione in-vernale.

Ecobonus 2018. L’ecobonusè stato introdotto undici anni fae ha riscosso molto successo,tanto che la misura agevolativaè stata ininterrottamente pro-rogata di anno in anno e, con-temporaneamente, la normati-va è stata modificata ampliandole tipologie di interventi agevo-lati, prevedendo semplificazio-ni procedurali e, appunto, in-troducendo la possibilità di ce-dere a terzi il credito spettante.

Questa facoltà è stata inizial-

mente limitata alle persone fisi-che che appartengono alla ca-tegoria dei cosiddetti incapien-ti (quelle che non pagano IRPEFperché ricadono nella no tax a-rea in quanto hanno redditi lor-

di da lavoro o da pensione en-tro gli 8.000 euro l’anno, o per-cepiscono redditi esenti da IR-PEF); in un secondo momentoè stata estesa a tutti i soggetti,ma limitatamente alle spese ri-

guardanti gli interventi più si-gnificativi di riqualificazione e-nergetica delle parti condomi-niali; infine, da quest’anno, èstato eliminato ogni vincolo etutti i contribuenti possono op-

tare per la cessione del creditoa prescindere dell’interventoche lo ha originato.

Oltre consentire la generaliz-zata possibilità di cessione delcredito la Legge di Bilancio peril 2018 ha introdotto alla disci-plina del bonus energetico ul-teriori modifiche, in vigore dal-l’inizio dell’anno in corso, chesi possono riassumere come se-gue (si veda anche la tabella):

– una proroga generalizza-ta dell’ecobonus per tutto il2018, alle medesime condi-zioni già esistenti sino al 31dicembre 2017;

– un ampliamento degli in-terventi agevolati, sempre nellamisura del 65%;

– una serie di interventiche, invece, consentono unadetrazione solo del 50% e nonpiù del 65%.

Inoltre, modificando l’artico-lo 14 del decreto legge 63 del2013, la Legge di Bilancio per il2018 ha previsto una nuova i-potesi di detrazione maggiora-ta per gli interventi sulle particomuni degli edifici condomi-niali finalizzati congiuntamen-te alla riqualificazione energeti-ca e alla riduzione del rischio si-smico, limitatamente alle zonesismiche 1, 2 e 3. La misura diquesta nuova detrazione è pariall’80% delle spese di caso dipassaggio ad una classe di ri-schio inferiore e all’85% in casodi riduzione di due classi di ri-schio; la detrazione è ripartitain dieci quote annuali e si ap-plica su un ammontare dellespese non superiore a 136.000euro moltiplicato per il numerodelle unità immobiliari del con-dominio.

Per una approfondita infor-mazione sugli interventi agevo-lati, sulle caratteristiche e i vin-coli di ciascuno di essi e sulleformalità da rispettare si rinviaall’utile vademecum pubblica-to dall’Agenzia Nazionale Effi-cienza Energetica all’indirizzohttp://www.acs.enea.it/vade-mecum/.

La cessione del credito e ichiarimenti ministeriali. Co-me detto, la norma prevedeche in luogo della detrazioneda utilizzare nella propria di-chiarazione dei redditi i con-tribuenti possono optare per lacessione del corrispondentecredito ai fornitori che hannoeffettuato gli interventi oppu-re ad altri soggetti privati aiquali è consentito, a loro volta,di effettuare successive cessio-ni del credito acquisito.

La cessione può essere effet-tuata anche a favore degli istitutidi credito e degli altri interme-diari finanziari, ma solo da par-te di persone fisiche rientrantinella categoria dei "soggetti in-capienti" (cfr. D.L. 63/2013, art.14, cc. 2-ter e 2-sexies).

D’altronde, una lettura ac-corta dei commi 3 e 4 dell’arti-colo 17 citato permette di com-prendere chiaramente come la"procedura semplificata" in-trodotta preveda, in ogni caso,quali requisiti i) che la spesa siasostenuta dal volontario, ii) chesia effettivamente sostenutaper l’attività prestata per l’entee iii) che il volontario, pur po-tendo presentare l’autocertifi-cazione delle spese nei limitiprevisti, sia comunque in gradodi dimostrare che le abbia ef-fettivamente sostenute e, dun-que, conservi le relative pezzegiustificative.

I commi 5 e 6 dell’articolo 17rischiano, a giudizio di chi scri-ve, di generare problematichedi non facile soluzione in quan-to prevedono una disciplinadell’attività di volontariato (ap-plicata in egual misura per tut-ti gli ETS) che, seppur condivi-sibile in linea di principio, po-trebbe avere effetti non pianifi-cati sul piano delle conseguen-ze pratiche.

Per un’analisi approfonditadi questi due commi è utile ri-portarne di seguito il contenu-to, per poi operare qualche spe-cifica riflessione. Il comma 5 di-spone che «La qualità di vo-lontario è incompatibile conqualsiasi forma di rapporto dilavoro subordinato o autono-mo e con ogni altro rapportodi lavoro retribuito con l’ente dicui il volontario è socio o as-sociato o tramite il quale svol-ge la propria attività volonta-ria» e il successivo comma 6che «Ai fini del presente Codi-ce non si considera volontariol’associato che occasionalmen-te coadiuvi gli organi socialinello svolgimento delle loro fun-zioni».

Il comma 5, dunque, intro-duce un’incompatibilità asso-luta (fatte salve le specifiche e li-mitate eccezioni previste nelcomma 7) tra la "qualità di vo-lontario" ed il "rapporto di la-voro" retribuito, in qualsiasiforma strutturato, non solo conl’ente di cui il volontario sia so-cio o associato ma anche tra-mite il quale svolga la stessa at-tività di volontariato e, dunque,pur non essendo inquadratonella compagine dell’ente. Ilsuccessivo comma pone un’ec-cezione, non configurando "vo-lontario" l’associato - ma si de-ve ritenere chiunque - che, so-lo "occasionalmente", coadiu-vi gli organi sociali nello svolgi-mento delle loro funzioni.

Numerose le incognite lega-te alla pratica applicazione deidue commi appena citati. Inprimo luogo, si evidenzia l’e-stensione di una nozione assairigida di "volontario", primaapplicata alle sole Organizza-zioni di Volontariato (OdV) exlege n. 266/1991 ed, oggi, este-sa a tutti gli Enti di Terzo Setto-re (ETS).

Tale nozione comporta che,in qualsiasi ETS (fatta salva l’ec-cezione già richiamata), vi saràuna incompatibilità assolutatra la qualità di volontario e lacorresponsione di denaro peruna qualsiasi altra attività svol-

ta per l’ente presso il quale il vo-lontario si adopera come tale,anche ove non vi sia alcuna i-dentità o analogia tra le due ti-pologie di attività svolte dallastessa persona (quella volonta-ria ed una eventuale altra pre-stazione a pagamento).

In tale contesto, la prima edimmediata conseguenza prati-ca è che in ogni caso in cui l’at-tività dei componenti l’organoamministrativo (nell’espleta-mento della loro carica socialedi consiglieri) sia prestata inmodo gratuito, spontaneo e vo-lontario sembra potersi/dover-si ritenere che detti soggetti, inquanto volontari, non potran-no mai essere remunerati (al-meno fino a che rivestano talecarica) per un’eventuale altra edifferente prestazione che do-vessero svolgere per l’ente nelquale prestano l’attività di vo-lontariato come consiglieri.

Qualcuno ha sostenuto chela carica di consigliere non deb-ba identificarsi come un’attivitàdi volontariato e, tuttavia, la pri-ma interpretazione sembra tro-vare conferma nel fatto che laprecedente bozza di decreto, alcomma 6 dell’articolo 17, di-sponeva che «Ai fini del presen-te Codice non si considera vo-lontario l’associato che esercitigratuitamente una carica so-ciale o che occasionalmente coa-diuvi gli organi sociali nellosvolgimento delle loro funzio-ni». Tale eccezione è stata, neltesto definitivo, espunta la-

sciando implicitamente ritene-re che l’assunzione di tale ruo-lo implichi, di fatto, per chi nonriceva alcuna remunerazione,la qualifica di volontario.

Il volontario nelle OdV ed A-PS. Il volontario e l’attività divolontariato sono nuovamenterichiamati negli articoli da 32 a36 del novello Codice, con spe-cifico riguardo alle Organizza-zioni di volontariato ed alle As-sociazioni di promozione so-ciale. Come nella legislazioneprevigente, anche nella novel-la disposizione le OdV possonoassumere lavoratori dipenden-ti, o avvalersi di prestazioni dilavoro autonomo o di altra na-tura esclusivamente nei limitinecessari al loro regolare fun-zionamento oppure nei limitioccorrenti a qualificare o spe-cializzare l’attività svolta; tutta-via, diversamente dalla legge266/1991, viene specificato cheil numero dei lavoratori impie-gati nell’attività non può esse-re superiore al 50% del nume-ro dei volontari.

Anche le APS devono avva-lersi in modo prevalente del-l’attività di volontariato dei pro-pri associati (art. 35 del Codice)e, in continuità con quanto giàprevisto dalla legge 383/2000,possono assumere lavoratoridipendenti o avvalersi di pre-stazioni di lavoro autonomo odi altra natura, anche dei pro-pri associati, solo quando ciòsia strettamente necessario ai

fini dello svolgimento dell’atti-vità di interesse generale e alperseguimento delle finalità. I-noltre, anche per le APS è statointrodotto un limite quantita-tivo per cui, in ogni caso, il nu-mero dei lavoratori impiegatinell’attività non può essere su-periore al cinquanta per centodel numero dei volontari o alcinque per cento del numerodegli associati.

Deve, tuttavia, essere ram-mentato che l’attività di volon-tario resta comunque incom-patibile con qualsiasi forma dirapporto di lavoro subordinatoo autonomo e con ogni altrorapporto di lavoro retribuitocon l’ente di cui il volontario èsocio o associato o tramite ilquale svolge la propria attivitàvolontaria.

L’assicurazione e il registrovolontari. Gli enti del Terzo Set-tore che si avvalgono di volon-tari nello svolgimento delle at-tività di interesse generale, de-vono darne conto in un appo-sito Registro. Il Registro dovràcontenere tutti i volontari "nonoccasionali" che operino a fa-vore dell’ente (soci, associati enon).

Si tratta, evidentemente, diun Registro differente dal Li-bro degli associati (cfr. art. 15del Codice) che pur deve esse-re conservato e tenuto aggior-nato dall’ente. Il Registro deivolontari è legato a doppio fi-lo con quanto previsto dall’ar-

ticolo 18, il quale impone chegli Enti del Terzo Settore che siavvalgono di volontari sianoobbligati di assicurarli controgli infortuni e le malattie con-nessi allo svolgimento dell’at-tività di volontariato, nonchéper la responsabilità civile ver-so i terzi.

Un decreto interministeriale(Sviluppo Economico e Lavoroe politiche sociali), da emanar-si entro sei mesi dall’entrata invigore del Codice (termine dun-que già scaduto), avrebbe do-vuto individuare meccanismiassicurativi semplificati, conpolizze anche numeriche, e di-sciplinare i relativi controlli. Lacopertura assicurativa, si ram-menti, è anche elemento es-senziale per poter stipulareconvenzioni con le ammini-strazioni pubbliche e i relativioneri sono a carico dell’ammi-nistrazione pubblica con laquale viene stipulata la con-venzione (cfr. art. 18, c. 3).

Conclusioni. Il Codice intro-duce e regola in maniera tra-sversale il volontario negli Entidi Terzo Settore. Il filo condut-tore di questa Riforma, volto adintrodurre una normativa co-mune agli ETS, fatte salve talu-ne specificità dei differenti en-ti, è stato perseguito, anche intale ambito, generando con tut-ta probabilità qualche criticitànon di poco conto che potrà di-venire palese con la piena ap-plicazione del RUNTS.

Il Codice, infine, contiene uninvito - più che un obbligo - ri-volto alle Amministrazionipubbliche affinché, nei limitidelle risorse disponibili, pro-muovano la cultura del volon-tariato attraverso apposite ini-ziative da svolgere nell’ambitodelle strutture e delle attivitàscolastiche universitarie ed ex-trauniversitarie, valorizzandole diverse esperienze ed e-spressioni di volontariato, an-che attraverso il coinvolgimen-to delle Organizzazioni di vo-lontariato e di altri enti del Ter-zo settore, nelle attività di sen-sibilizzazione e di promozione.Un apposito decreto definirà icriteri per il riconoscimento inambito scolastico e lavorativodelle competenze acquisite nel-lo svolgimento di attività o per-corsi di volontariato. Inoltre, aifini del conseguimento di tito-li di studio, le Università po-tranno riconoscere, nei limitiprevisti dalla normativa vigen-te, crediti formativi a favore de-gli studenti che abbiano svoltoattività di volontariato certifi-cate nelle organizzazioni di vo-lontariato o in altri enti del Ter-zo Settore rilevanti per la cre-scita professionale e per il cur-riculum degli studi.

Uno sforzo complessivo ap-prezzabile del legislatore, chetuttavia richiederà, se non qual-che ulteriore intervento corret-tivo di legge, qualche sforzo in-terpretativo, speriamo suffi-ciente, per correggere talunipossibili e pericolosi effetti di-storsivi, che in alcune catego-rie di ETS (in particolare, manon solo, le APS) potrebbero ri-velarsi fatali.

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«Amministrare la parrocchia oggi»Il manuale alla seconda edizione

È uscita in questi giorni la nuova edizione diun manuale utile e già molto apprezzato:«Amministrare la parrocchia oggi in Italia»(Libreria Editrice Vaticana, 319 pagine, 20 eu-ro) di Antonio Interguglielmi. Si tratta di unmanuale teorico-pratico, corredato da mol-ti schemi ed esempi, dedicato a parroci, com-ponenti del Consiglio parrocchiale degli Af-fari economici, sacerdoti e uffici di Curia. Laseconda edizione del testo, a un anno dallaprima pubblicazione, contiene diversi ag-giornamenti in particolare dedicati alla nuo-va legge sul Terzo settore – che porterà allascomparsa delle Onlus, sostituite dalle nuo-ve forme associative previste dalla riforma –oltre a un accenno al nuovo Regolamentodell’Unione europea sulla protezione dei da-ti personali.

Interguglielmi è un sacerdote della dioce-si di Roma, laureato in Giurisprudenza allaSapienza, ha conseguito il dottorato in Di-ritto Canonico alla Pontificia Università Gre-goriana, e ricopre l’incarico di vice direttoredell’Ufficio amministrativo del Vicariato diRoma, oltre che di direttore dell’Ufficio perle aggregazioni laicali e le confraternite. Hascritto numerosi articoli sulla gestione deglienti ecclesiastici e delle parrocchie e saggi didiritto amministrativo e di diritto penale ca-

nonico. Il testo nasce proprio dall’esperien-za del servizio svolto a contatto con i proble-mi quotidiani di gestione e amministrazionecui devono occuparsi i parroci. Per questonon si tratta solo di un libro sull’ammini-strazione della parrocchia, ma di un manua-le da utilizzare come strumento di lavoro daparte dei parroci e dei membri del Consiglioparrocchiale Affari economici. Per tale ra-gione ogni argomento è affrontato in formediverse, a seconda delle caratteristiche: peralcuni temi vengono date solo le indicazionifondamentali che un Parroco deve conosce-re, senza dilungarsi in spiegazioni tecniche i-nutili e incomprensibili ai non addetti ai la-vori; per altri argomenti, invece, oltre a unprofilo pratico viene aggiunta una parte piùgiuridica anche corredata da ulteriori ap-profondimenti.

Per un parroco amministrare oggi una par-rocchia è diventato un compito sempre piùcomplesso, che spesso sottrae molto tempoalla sua missione principale: essere la guidaspirituale delle persone a lui affidate. Il ma-nuale vuole proprio essere di aiuto e orien-tamento per affrontare le diverse questioniamministrative e di gestione che si presen-tano ogni giorno in parrocchia.

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Ecobonus, la cessione che conviene

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Avvenire - 30/05/2018 Pagina : C07

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L’Agenzia delle Entrate, conil Provvedimento 28 agosto2017, n. 165110 (che ha sosti-tuito quello precedentementeemanato dalla stessa Agenzial’8 giugno 2017, il Provvedi-mento n. 108577) ha definito lemodalità per cedere il creditocome disciplinato fino alloscorso anno.

Dopo le modiche apportatedalla Legge di Bilancio per il2018, però, occorrerà attende-re un nuovo Provvedimento: loafferma esplicitamente la stes-sa Agenzia nella Circolare 11/Edel 18 maggio scorso che «for-nisce chiarimenti in merito al-l’ambito applicativo della ces-sione del credito d’imposta an-che alla luce delle modifiche in-trodotte dalla legge 27 dicem-bre 2017, n. 205, fermo restan-do che le modalità operativedella cessione del credito da ul-time introdotte, a partire dalcorrente anno, saranno disci-plinate attraverso l’emanazionedi un nuovo Provvedimento».

La Circolare inoltre, sullascorta di un parere del Dipar-timento della Ragioneria Ge-nerale dello Stato del Ministe-ro dell’Economia e delle Fi-nanze, interpreta restrittiva-mente la normativa sotto dueaspetti:

– l’identificazione degli "altrisoggetti privati" ai quali, oltre aifornitori dell’intervento puòessere ceduto il credito

– la facoltà dei cessionari dicedere a loro volta il credito tra-sferito.

Infatti, secondo la Ragione-ria Generale «la cedibilità illi-mitata dei crediti d’impostacorrispondenti alle detrazionipotrebbe determinare di fattol’assimilazione di tali bonus astrumenti finanziari negozia-bili, con il rischio di una riclas-sificazione degli stessi e conse-guenti impatti negativi sui sal-di di finanza pubblica imme-diatamente e per un importopari al valore totale della de-trazione richiesta in 10 anni». Edi questo effetto, argomenta laRagioneria Generale occorretenere conto per individuare laratio della normativa «che cer-tamente non potrebbe esserequella di determinare il pro-dursi dei predetti effetti negati-vi di finanza pubblica».

Aderendo al parere fornito eper evitare che la circolazionedei crediti faccia crescere il de-bito pubblico, l’Agenzia delleentrate chiarisce che:

– per "altri soggetti privati"devono intendersi i soggettidiversi dai fornitori, ma co-munque "collegati al rappor-to che ha dato origine alla de-trazione";

– la cessione del credito de-ve intendersi limitata ad unasola eventuale cessione suc-cessiva a quella originaria.

L’Agenzia delle entrate, a ti-tolo esemplificativo, affermache la detrazione può essereceduta, «nel caso di interven-ti condominiali, nei confrontidegli altri soggetti titolari del-le detrazioni spettanti per imedesimi interventi condo-miniali ovvero, più in genera-

Per quanto le norme possa-no effettivamente orientare ilsentire sociale, l’esperienzadovrebbe aver ormai convin-to che è velleitario affidare al-la sola legislazione il compitodi assicurare l’agire moraledelle persone, soprattuttoquando sono in gioco i soldi,le proprietà, le attività econo-miche, le relazioni con chiconta... ed il fascino del pote-re che le avvolge.

La trasparenza è anche unfine imprescindibile dell’or-dinamento giuridico (in pri-mis quello canonico) e del si-stema che governa la buonaed efficace amministrazionedei beni e delle opere eccle-siali. Occorre, infatti, che le re-

gole prescrivano i comporta-menti minimi capaci di rile-vare immediatamente il mododi agire degli amministratori edei loro collaboratori che di-sdegnano o, anche, avversanola trasparenza. In questo oriz-zonte si deve riconoscerequanto sia lungimirante lascelta della Chiesa di assog-gettare l’azione di ogni am-ministratore alla vigilanza delsuperiore (Vescovo o religio-so), almeno attraverso l’ob-bligo di presentare ogni announ (n.d.a. chiaro) rendicontoe di ottenere la sua licen-za/autorizzazione per una se-

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rie di atti significativi (i cosid-detti atti di amministrazionestraordinaria, le alienazioni egli atti peggiorativi del patri-monio stabile). Più radical-mente la trasparenza è assi-curata dall’ordinamento ca-nonico in quanto si radica sulprincipio per cui occorre di-stinguere le funzioni di chiamministra, assumendo ledecisione politiche ed opera-tive, e di chi deve vigilare. Og-gi quest’ultimo tema va ac-quistando maggior rilevanzain quanto la rapidità e la com-plessità delle scelte e delle a-zioni amministrative sembra

condurre a valutare come unaperdita di tempo assai gravo-sa il dover assoggettare le pro-prie scelte al giudizio di un al-tro. Occorre riconoscere cheun efficace aiuto all’effettivitàdella trasparenza è offerto an-che dall’ordinamento civileladdove impone - per esem-pio - puntuali obblighi conta-bili, l’istituzione di organismidi controllo interni agli entiecclesiastici e, in alcuni casi,anche la vera e propria revi-sione legale. Come accade inmolte cose umane vale, però,il detto popolare che "tra il di-re ed il fare vi è di mezzo il ma-

re": è sempre necessario pre-stare attenzione affinché, do-po aver scritto le norme, sia e-sigita e verificata la loro os-servanza ... nella sostanza enon solo nella forma.

La trasparenza, infine, restauno strumento e mai il finedell’azione amministrativa;Papa Francesco ha, infatti,ben evidenziato che il fine ri-mane sempre l’uso da poverodei beni, a tutti i livelli: perso-nale e comunitario; della pic-cola parrocchia e della grandediocesi, della minima comu-nità di religiosi e della casa ge-neralizia. Questo, infatti, è iltratto prettamente ecclesialeche caratterizza l’uso dei be-ni terreni secondo il vangelo.

Lorenzo Simonelli© RIPRODUZIONE RISERVATA

Una riflessione sulle parole del Papa all’Assemblea Generale Cei

Il dovere della trasparenzasegue dalla prima pagina

I tratti distintivi di chi è impegnato nelle realtà del Terzo settore alla luce della nuova normativa

Il volontario secondo il CodicePAOLO ALESSANDRO

PESTICCIO

Tante le novità introdotte conla Riforma del Terzo Settore e,in specifico, con il Codice delTerzo Settore (D.Lgs. n.117/2017).

Delineata ampiamente, neipassati interventi, la figuradell’Ente di Terzo Settore(ETS), declinata in quelle ca-tegorie che comporranno ledifferenti sezioni del nuovoRegistro Unico Nazionale(RUNTS), soffermiamo l’at-tenzione odierna sulla figuradel volontario nei nuovi Entidel Terzo Settore.

Il fil rouge della riforma èstato senz’altro quello di ope-rare una revisione della fram-mentaria normativa che rego-lava gli enti del Terzo Settoregiungendo ad un complessivoriordino della stessa, anche at-traverso una semplificazionedelle numerose e, in taluni ca-si, contraddittorie disposizio-ni esistenti.

Nel contesto di questo ge-nerale riordino sono state in-trodotte talune disposizioniapplicabili in maniera tra-sversale a tutti gli "ETS"; traqueste, soffermiamo la nostraanalisi su quelle che regolanola figura del "volontario", cer-cando di delineare, da un lato,taluni tratti distintivi di tale fi-gura e, dall’altro, alcune criti-cità che la nuova normativa siritiene potrebbe generare.

Il volontario nel Codicedel Terzo Settore. Il Titolo III(artt. 17-19) del Codice, si oc-cupa del volontario e dell’at-tività di volontariato in tre ar-ticoli ricchi di novità e di spe-cifici intenti.

L’articolo 17 rende subito e-dotti della grande novità con-tenuta nel novello Codice,consistente nell’introduzionedi una regolamentazione, tra-

sversale a tutti gli Enti di Ter-zo Settore (ETS), della figuradel "volontario". Il primocomma del citato articolo di-spone, infatti, che «Gli enti delTerzo settore possono avvaler-si di volontari nello svolgi-mento delle proprie attività esono tenuti a iscrivere in unapposito registro i volontariche svolgono la loro attività inmodo non occasionale», indi-viduando immediatamentedue aspetti fondamentali del-la figura del "nuovo" volonta-rio" in quanto i) potenzial-mente utilizzabile in qualsia-si soggetto del Terzo Settore,indipendentemente dalla for-ma giuridica e ii) ove non oc-casionale, necessariamenteiscritto in un apposito regi-stro tenuto dall’ente ed ob-bligatoriamente assicurato

con specifica polizza.Il comma 2 delinea i tratti

caratteristici della figura delvolontario definendolo come«una persona che, per sua li-bera scelta, svolge attività infavore della comunità e del be-ne comune, anche per il tra-mite di un ente del Terzo setto-re, mettendo a disposizione ilproprio tempo e le proprie ca-pacità per promuovere rispo-ste ai bisogni delle persone edelle comunità beneficiariedella sua azione, in modo per-sonale, spontaneo e gratuito,senza fini di lucro, neanche in-diretti, ed esclusivamente perfini di solidarietà». Questapuntuale descrizione giustifi-ca quanto previsto nel succes-sivo comma 3, ove è precisatoche «l’attività del volontarionon può essere retribuita in al-

cun modo nemmeno dal bene-ficiario» con l’unica eccezio-ne del possibile rimborso del-le spese «effettivamente soste-nute e documentate per l’atti-vità prestata, entro limiti mas-simi e alle condizioni preven-tivamente stabilite dall’entemedesimo» e con un divietoassoluto dei rimborsi di tipoforfetario.

In relazione a tale ultima in-dicazione, particolare atten-zione deve essere posta alcomma 4 dell’articolo 17 cheintroduce la possibilità per ilvolontario di chiedere il rim-borso delle spese sostenuteper l’ente anche a fronte di «u-na autocertificazione resa aisensi dell’articolo 46 del decre-to del Presidente della Repub-blica 28 dicembre 2000, n. 445»se l’importo rimborsato non

superi i 10 euro giornalieri edi 150 euro mensili e l’organosociale abbia precedente-mente adottato una deliberasulle tipologie di spesa e sulleattività di volontariato per lequali sia ammessa questa mo-dalità di rimborso. Il commaappena richiamato non trovaperò applicazione in meritoalle attività di volontariato a-venti ad oggetto la donazionedi sangue e di organi.

La possibilità di un rimbor-so spese era, invero, già previ-sta nella delega, (art. 5, co.1,lett. b) L. n. 106/2016) che in-vitava il legislatore delegato apredisporre «criteri e limiti re-lativi al rimborso spese per leattività dei volontari, preser-vandone il carattere di gratuitàe di estraneità alla prestazionelavorativa». Successivamente,nel corso dell’esame parla-mentare, il Governo ha accol-to anche la possibilità di rico-noscere, ai fini di una sempli-ficazione degli adempimenti,rimborsi soggetti ad una pro-cedura di autocertificazione,ove fossero di modica entità.

Si noti, tuttavia, che taleprocedura di rimborso speseattraverso autocertificazioneda parte del volontario non in-tegra in alcun modo un rim-borso forfetario. La prassi del-l’amministrazione finanziariaed, in modo ancor più chiaro,la giurisprudenza della Supre-ma Corte di Cassazione (cfr.Ordinanza n. 23890/2015),hanno ribadito che il rimbor-so forfetario risulta illegittimoove erogato dall’associazionedi volontariato ai propri asso-ciati ed hanno, sancito «ilprincipio secondo cui vannoassoggettate ad imposizione fi-scale le somme erogate dall’as-sociazione ai volontari quan-do non rigorosamente ricon-ducibili a rimborsi spese docu-mentabili».

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le, nel caso in cui i lavori ven-gano effettuati da soggetti so-cietari appartenenti ad ungruppo, nei confronti delle al-tre società del gruppo ad e-sclusione, tuttavia, per i sog-getti diversi dai cd. no tax area,degli istituti di credito e degliintermediari finanziari».

La Circolare conferma i-noltre che il credito non può

essere ceduto alle pubblicheamministrazioni (come giàstabilito nel Provvedimentodel 28 agosto 2017), né allebanche e alle società finan-ziarie ma identifica, a titoloesemplificativo, una serie disoggetti nei confronti deiquali risulta cedibile:

- gli organismi associativi,compresi i consorzi e le società

consortili anche se partecipatidai soggetti classificabili nelsettore delle società finanzia-rie qualora questi detengano u-na quota di partecipazione nonmaggioritaria o, più in genera-le, non esercitino un controllodi diritto o di fatto sull’ente par-tecipato o collegato;

- le Energy Service Compa-nies (ESCO);

- le società di servizi energe-tici (SSE), accreditate presso ilGSE, comprese le imprese arti-giane e le loro forme consorti-li, che hanno come oggetto so-ciale, anche non esclusivo, l’of-ferta di servizi integrati per larealizzazione e l’eventuale suc-cessiva gestione di interventi dirisparmio energetico.

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