occhio all'arte (giugno 2015)

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno IX N° 85 giugno 2015 Mensile d’informazione d’arte n in mostra: Florence Henri n in mostra: Boldini. Lo spettacolo della modernità www.artemediterranea.org n manga: Tezuka secondo me Michelangelo Pistoletto, “ Mela reintegrata” n Dedicato a: Expo 2015

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Page 1: Occhio all'Arte (giugno 2015)

A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno IX N° 85 giugno 2015

Mensile d’informazione d’arte

nin mostra: Florence Henri

nin mostra:Boldini. Lo spettacolo della modernità

www.artemediterranea.org

nmanga:Tezuka secondo me

Michelangelo Pistoletto, “ Mela reintegrata”

nDedicato a: Expo 2015

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Mensile culturale edito dallaAssociazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 ApriliaTel.347/1748542

[email protected]. del Tribunale di Latina N.1056/06, del 13/02/2007

FondatoriAntonio De Waure, Maria Chiara

LorentiCristina Simoncini

AmministratoreAntonio De Waure

Direttore responsabileRossana Gabrieli

Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti

RedazioneMaria Chiara Lorenti, Cristina

Simoncini, Giuseppe Di Pasquale, Eleonora Spataro

CollaboratoriLuigia Piacentini, Stefania Servillo, Patrizia Vaccaro, Laura Siconolfi,

Maurizio Montuschi, Greta Marchese, Giulia Gabiati, Valerio Lucantonio,

Martina Tedeschi, Marilena Parrino, Nicola Fasciano, Maria Centamore,

Giuseppe Chitarrini

Responsabile MarketingCristina Simoncini

Composizione e Desktop Publishing

Giuseppe Di Pasquale

Stampa Associazione Arte Mediterranea

via Dei Peri, 45 Aprilia

Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche

parziale senza il consenso dell’editore

Sommario“Cosa è per me l’arte”

Cento anni di BurriEmanuele Trevi “Il viaggio iniziatico”

Da Prometeo a Freud : i primordi dell’umanitàFlorence Henri

Incontri ravvicinati del terzo tipoBoldini. Lo spettacolo della modernità

EXPO 2015 “Nutrire il Pianeta, energia per la vita”, Milano

Paesaggi dipinti Tezuka secondo me

Banca del tempo: teatro per passioneIl GRAB di Roma, il Grande Raccordo Anulare delle bici

sul filo di china David LaChapelle. Dopo il Diluvio

n

•••

Per sponsorizzare “Occhio all’Arte” Telefona al 347.1748542

Sono in distribuzione la 1a e 2a lezione del DVD sulla

pittura ad olio

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dall’associazionen

di Antonio de Waure

“Cosa è per me l’arte”Pubblicazione di tutte le risposte

Proseguiamo con la terza pubblicazione degli articoli, corredati da disegni, degli allievi della scuola Pascoli di Aprilia, che hanno partecipato al concorso indetto dal

giornale “Occhio all’Arte” - Associazione Arte Mediiterranea. La

direzione del mensile, dopo aver visionato i lavori degli alunni, ha deciso all’unanimità di premiarli tutti, per il loro impegno e per la loro creatività.

Che cos’è l’arte ?

Comunicare uno stato d’animo o di un sentimentodi Martina Lucrezia Virgilio & Giulia Rosati

L’ arte per chi la crea è un modo per comunicare uno stato d’animo o un sentimento dove l’immaginazione e la fantasia sono libere da vincoli. Questo modo di comunicare coinvolge solo persone particolarmente dotate e sensibili, come i poeti e gli scrittori, che esprimono attraverso le parole, scrivendo poesie e opere letterarie, i compositori che attraverso i suoni compongono la musica, i ballerini che uniscono la gestualità e la musica nell’arte della danza, gli attori di cinema e di teatro, i pittori con i colori e le pennellate, gli scultori e gli architetti ….Per chi l’ apprezza, l’arte è la visione e la percezione di ciò che leggono ,ascoltano o guardano le persone.

Che cos’e’ l’arte?

L’ arte è l’espressione di sentimenti e sensazionidi Giorgia Pellizzon e Martina Proetto

L’ arte è l’espressione di sentimenti e sensazioni attraverso la pittura, scultura e qualsiasi altra rappresentazione. Anche un balletto è una rappresentazione dell’arte. Lo spettacolo teatrale è uno spettacolo dell’arte. L’arte può esprimere la realtà stessa e della propria persona. Per noi l’arte è come un sogno e lo possiamo dimostrare in un disegno attraverso la fantasia.

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A lberto Burri è nato il 12 marzo 1915, in occasione del centenario dalla sua nascita le istituzioni si sono prodigate per incentivare la curiosità e la

conoscenza di questo gigante dell’arte contemporanea.Tra le iniziative più rilevanti portate avanti in tutto il mondo sono da evidenziare: il nuovo catalogo generale delle opere dell’artista a cura della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri; l’organizzazione di una mostra antologica del pittore a New York, presso il Guggenheim Museum (aprirà al pubblico il 9 ottobre 2015); “Materia forma spazio”, un convegno internazionale tra studiosi e critici per una rilettura innovativa di Burri. Per le informazioni complete sulle iniziative, i luoghi e le date è possibile consultare il sito www.burricentenario.it.Prima di addentrarsi in una delle attività proposte, riproporre rapidamente alcuni elementi peculiari della sua vita e delle sue opere potrebbe risultare utile.Alberto Burri diviene l’artista che oggi è apprezzato e studiato a partire dalla seconda metà degli anni ’40. Precedentemente era stato studente di medicina, laureandosi e divenendo ufficiale medico, in quanto tale era stato fatto prigioniero e inviato in Texas dove iniziò a dipingere. Tornato in Italia, precisamente a Roma, nel ’46 si dedicò interamente all’arte.Tra i suoi lavori più famosi ci sono i “sacchi”, che fecero

scandalo. La prima opera di questa serie è datata 1949 (SZ1) ed è il punto d’arrivo di una lunga meditazione: l’idea di fondo era liberare l’arte dal soggetto; fu proprio per questo che l’artista rifiutò categoricamente il sistematico accostamento delle sue opere composte da “materia ferita” alle ferite reali causate dalla Seconda Guerra Mondiale. Le composizioni di Burri rappresentano una riscoperta della materia: per l’artista questa diveniva essenzialmente un colore che rifiutava la luce, ma che non perdeva il proprio valore. Sarà questa la tipologia di opere che predominerà nelle personali tenute in varie città americane ed europee.Negli anni ’60 il percorso artistico si evolve senza mai deviare veramente: compaiono i legni, le combustioni e i ferri.Il decennio successivo è caratterizzato da grandi retrospettive e soluzioni monumentali, quali i Cretti e i Cellotex.È possibile ammirare le opere di Burri anche nella vicina Roma, alla GNAM, oppure a Pistoia, nella mostra a lui dedicata a Palazzo Sozzifanti: “Burri a Pistoia. La collezione Glori e la fotografia di Amendola”, in esposizione fino al 26 luglio.

Cento anni di BurriLa materia contemporanea di Stefania Servillo

in mostran

Alberto Burri, “Rosso plastica”, 1964 Alberto Burri, “Sacco”, 1953

Pagina adottata da: “PendolArt”

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occhio al libron

Emanuele Trevi “Il viaggio iniziatico” di Giuseppe Chitarrini

L’iniziazione è un rito, o un insieme di riti e di cerimonie che perseguono il passaggio e la transizione di un individuo da una

condizione precedente a una nuova condizione. Nelle società complesse questi riti hanno un cerimoniale per lo più rappresentativo, stilizzato e riduttivo (il battesimo p.es. non avviene più in età adolescenziale immergendosi nell’acqua, ma da neonati con qualche goccia sulla fronte), nelle società comunitarie d’interesse etnologico invece certe cerimonie avvengono tramite una reale esecuzione (il taglio parziale o totale della clitoride avviene realmente, la prova del sangue per entrare in una gang è simbolico, ma anche, almeno in parte, reale, per entrare in un monastero i capelli vengono realmente rasati).Questo libretto dello scrittore E. Trevi esamina, narrando, alcuni casi di percorsi iniziatici complessi raccontati da scrittori e studiosi famosi a titolo esemplificativo; veri e propri itinerari fisici, mentali ed esistenziali che i protagonisti percorrono attraversando e superando prove e difficoltà di vario genere. Molti racconti fiabeschi, ma anche molti romanzi, in particolare la letteratura di formazione, descrivono questi avvenimenti iniziatici, ma anche molti documenti scientifici di carattere etnoantropologico e pedagogico. Pinocchio che deve addentrarsi nel bosco per affrontare pericoli di vario genere, ma anche Renzo Tramaglino costretto a lasciare il villaggio nativo e addentrarsi

nella città piena di incognite e appestata, Jonathan Harper e il suo travagliato viaggio da Londra al castello di Dracula, o Hans Castorp ne ‘La montagna incantata’ di Th. Mann. Gordon Pym (E. Allan Poe) e la sua ultima navigazione verso il Polo nord ecc.Trevi in questo volumetto ci segnala il report finale dell’etnologo M. Griaule che narra il percorso iniziatico di uno sciamano del Malì nel 1946-47. Poi le suggestive interviste raccolte e raccontate dallo scrittore statunitense J. Neirhardt con l’anziano ‘medicine-man’ Alce Nero. Le pagine successive illustrano il ‘caso’ dello scrittore e mitologo messicano C. Castaneda, e del suo libro ‘Gli insegnamenti di Don Juan’ sciamano Yaqui. Poi ancora le storie dell’esploratore Ramussen fra gli Inuit del Polo nord; i racconti dello scrittore e drammaturgo A. Artaud sulla sua permanenza in una tribù india della Sierra messicana, dove, tra l’altro si illustrano le rilevanze simbolico.semiotiche e sociali delle raffigurazioni eseguite durante alcune danze nel corso di alcune attività religiose. Il testo poi ci illustra le lezioni americane

del grande mitologo e studioso delle religioni rumeno: Mircea Eliade; i viaggi iniziatici degli sciamani centro americani attraverso il rituale del peyote. Insomma un testo breve, ma rigoroso e di piacevole lettura, che riesce a tenere insieme l’interesse scientifico (etnoantropologico, sociologico e pedagogico) e l’interesse artistico-letterario.

Da Prometeo a Freud : i primordi dell’umanità“Il più grande uomo scimmia del Pleistocene”, di Roy Lewis

di Maria Centamore

“Il più grande uomo scimmia del Pleistocene” di RoyLewis, giornalista inglese, venne pubblicato nel 1960.

Stanley Kubrick non aveva ancora dato vita al capolavoro cinematografico 2001 Odissea nello spazio, né Pierre Boulle aveva scritto il romanzo distopico “Il pianeta delle scimmie” da cui è stato tratto l’omonimo film, pertanto è lecito considerarlo un elemento fondamentale che ha ispirato registi e scrittori. E’ Edward, il più grande uomo del Pleistocene, l’ominide intorno a cui si snoda la trama; egli è il padre, capo dell’ orda primitiva che vive nella Rift Valley, ma è soprattutto un geniale inventore, attento osservatore, è colui che osa. Come Prometeo, egli ruba il fuoco al vulcano per garantire la supremazia all’orda, introduce la pratica dell’esogamia che muterà per sempre le sorti dell’umanità, Edward è il progresso, l’avanzamento, l’evoluzione di darwiniana memoria. Vi si contrappone lo zio Vania, reazionario e conservatore, che gli rimprovera l’ambizione e la sfida agli elementi

della natura. Ma sottilmente anche Edward, il figlio-narratore della vicenda, riflessivo, filosofo, interpretedeisogni, istigato dalla compagna Griselda (Eva che insinua il dubbio in Adamo e lo induce a peccare sfidando la proibizione del padre) pian piano vede la figura paterna come l’autorità da demolire, il padre padrone di cui bisogna liberarsi. Per chi ha letto “Totem e tabù” di Freud il finale è noto. Il romanzo è stato definito un non-genere, qualcuno lo ha annoverato fra i libri di fantascienza, per Terry Pratchett è il libro più divertente degli ultimi 500.000 anni. Senz’altro la vena ironica ed anacronistica è presente, ma oltre a ciò, all’interno è racchiusa tutta l’antropologia culturale dell’umanità, la religione, la filosofia, l’arte, la moderna psicoanalisi, la scienza. La mitologia, la Bibbia, Darwin, Lévi Strauss, Nietzsche vengono continuamente richiamati nella mente di chi legge . Nei lettori dunque, la scimmia che contempla il monolite, nel film di Kubrick, assumerà irrimediabilmente un diverso significato.

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in mostranFlorence Henri Composizioni astratte, ritratti, nudi e fotomontaggi di Eleonora Spataro

140 immagini all’interno delle Grandi Aule delle Terme di Diocleziano raccontano il percorso artistico di Florence Henri, fotografa, pittrice, musicista.

La grande mostra monografica, aperta al pubblico fino al 31 agosto 2015, muove il suo percorso sui passi dell’artista che, allieva di Moholy-Nagy al Bauhaus, si avvicina alla fotografia facendone il mezzo espressivo per eccellenza in grado di scomporre e ricomporre la realtà. Ciò che più le interessa, nelle sperimentazioni dei primi anni, è utilizzare la composizione per giocare con gli elementi attraverso una rigorosa costruzione formale, di derivazione costruttivista, ibridata con l’enigma e lo straniamento tipici del surrealismo. Lo specchio, protagonista dei suoi scatti, diventa allora un elemento di continuità tra reale e riflesso e allo stesso tempo un modo per deformare; l’oggetto raddoppiato non è più l’oggetto stesso, ma la sua astrazione. Ambiguità percettiva e sfasamento dei piani prendono il posto dell’astrazione geometrica. I suoi lavori si spostano verso la metafisica. In mostra anche i fotomontaggi dedicati a Roma, una città molto amata dalla fotografa, ricordano soggetti e atmosfere dei dipinti di De Chirico. L’esposizione si conclude con i ritratti che Florence scatta ai suoi amici di Parigi: Piet Mondrian, Vasilij Kandinskij, Robert e Sonia Delaunay, Jean Arp e Sophie Tauber Arp, Nelly e Theo van Doesburg, Fernand Lèger, Jaques Villon.

Florence Henri, “Cactus composition”, 1931

Florence Henri, “Portrait composition”, 1930

Pagina adottata da: “bellalavita”

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Dopo il successo di due dei suoi primi lungometraggi(gli adrenalinici Duel e Lo squalo), il futuro papà di Jurassic Park e Indiana Jones comincia a cimentarsi in un tipo di

film e di produzione che poi diventerà quasi un suo marchio di fabbrica: Steven Spielberg scrisse e diresse Close encounters of the third kind con l’intento di stupire ed intrattenere la fascia di pubblico più ampia possibile, con una storia che potrebbe essere definita una fiaba moderna. E come potrebbe essere definito infatti questo film(e volendo la maggior parte dei lavori del regista) se non come un racconto sorprendente, magico e accessibile a chiunque, a prescindere dal gusto personale e dall’età?Come in ogni storia abbiamo il nostro eroe, Roy, che, dopo aver avvistato strane luci volanti in piena notte, inizia la sua battaglia per scoprire la verità, mosso da un profondo senso di curiosità e dal bisogno di conoscere e capire ciò che non è riuscito a spiegarsi, ciò che avverte quasi inconsciamente sulla natura di quelle luci che sembrano avergli lasciato qualcosa di indelebile dentro. Essendo sicuro della propria ragione comincerà a scontrarsi con la società intera, a partire dalla famiglia fino ad arrivare all’esercito:

potrà dimostrare di essere nel giusto solo trasgredendo le regole impostegli e cercando di raggiungere la Torre del Diavolo, montagna presso la quale gli studiosi si stanno radunando grazie a degli enigmatici segnali di provenienza ignota, mentre Roy è attirato verso essa da una sorta di richiamo interiore. Il film si rivela quindi non solo un racconto fantastico, capace di far sognare lo spettatore e anche di tenerlo sulle spine fino alle ultime sequenze, ma anche un prodotto di alto livello tecnico, grazie ad una fotografia che ci regala paesaggi da cartolina e molti momenti “oscuri” in cui la luce svela solo parte della scena, una produzione in grande stile che rende alcune sequenze al massimo della maestosità e di un realismo paradossale, e soprattutto un lavoro sugli effetti speciali che si rivelano il pezzo forte della pellicola, la quale può considerarsi sotto questo punto di vista una degna erede del 2001 di Stanley Kubrick, capolavoro di neanche dieci anni prima. L’unica pecca del film sono alcuni dialoghi, stereotipati o adattati per il pubblico più giovane, che però non costituiscono un problema in un’opera che punta allo stupore e al creare un’esperienza magica, riuscendoci in pieno in un finale memorabile.

di Valerio Lucantonio

Incontri ravvicinati del terzo tipoL’inizio della magia di Spielberg

cineman

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di Maria Chiara Lorenti

Boldini. Lo spettacolo della modernitàLe divine della Belle Époque

N on è la prima volta che parliamo di Giovanni Boldini. Nel corso degli anni è già capitato di scrivere altri articoli su di lui, ma visto il calibro e

il suo estro artistico, è giusto così. A Forlì, fino al 14 giugno, ai Musei San Domenico, questo grande pittore è presente con una prestigiosa mostra antologica: “Boldini. Lo spettacolo della modernità”, curata da Francesca Dini e Fernando Mazzocca.Diversamente dalle precedenti esposizioni, questa mette in evidenza anche le sue origini macchiaiole, quando,

prima di divenire l’interprete della sensualità, più o meno repressa, delle bellissime e ricche signore della Belle époque parigina, la sua tavolozza si tingeva di azzurro cielo e di verde prato, come si evince dalle tempere strappate dai muri della Falconiera, un ciclo bucolico eseguito per il villino della sua amica Isabella Falconer, che, però, non ne rimase molto soddisfatta, tanto da scrivere a Signorini: “...è più pittoresco che piacevole...”. Giunto a Firenze, dopo la formazione paterna, anche lui pittore legato ai Nazareni e all’arte quattrocentesca, grazie all’amicizia con Cristiano Banti e a Diego Martelli, si ritrova a frequentare i Macchiaioli, ma a differenza loro non è ispirato dalla natura, scomposta in campiture cromatiche e forme bilanciate da macchie tonali, bensì sono i ritratti ambientati nei salotti borghesi ad essere i suoi soggetti preferiti. Abbandonata l’Italia per trasferirsi a Parigi, non aderisce all’Impressionismo, e, dopo un periodo di assestamento caratterizzato da pitture amene e donnine leziose, per ingraziarsi gli eventuali compratori, finalmente si dedica alla ritrattistica del bel mondo. In mostra, questa sessione di eventi è cadenzata attraverso le sezioni in cui è suddivisa l’esposizione. Un evento ben studiato che cattura le peculiarità artistiche culturali di questo grande pittore, troppo spesso liquidato

Giovanni Boldini, “Madame Marthe Régnier”, 1905

Giovanni Boldini, “Marina a Castiglioncello”, 1868

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in mostran

come un virtuoso del pennello, un mestierante del tutto istintivo, a discapito della sua preparazione approfondita della storia dei maestri del passato, un artista alla pari dei protagonisti del suo tempo.Alle sue opere sono accostate quelle dei suoi contemporanei, in un virtuale confronto che li vede in parallelo come forse non lo sono mai stati in vita. Dai Macchiaioli agli Impressionisti, Boldini ne esce indenne, con una visuale tutta sua, meno indirizzata verso la natura, verso le variazioni improvvise di luce, ma essenzialmente virata verso la rivoluzione caotica di quegli anni, dove tutto era possibile. Egli si spinge verso il movimento, che cattura attraverso rapide pennellate vorticose di colore, dando ai suoi ritratti quell’impostazione moderna che rifugge dalla staticità dei corpi irrigiditi dalla posa, per renderli vivaci, frementi pur nella loro teatralità. Si specializza nella riproduzione psicologica di un mondo vacuo e frizzante che lo accoglie come suo interprete, come colui che, ponendoli su un palcoscenico, ne definisce il ruolo nello status sociale. Come un regista che stabilisce le parti, egli decifra l’io nascosto del soggetto, al di sotto di sete e merletti, di cappellini e lunghi fili di perle, basta uno sguardo sfuggente, una posa nervosa

della mano inguantata, per carpirne l’animo inquieto. Una caratteristica che aveva colto anche Vittorio Corcos, suo valente antagonista nel raffigurare l’universo femminile parigino, tanto che scrisse di lui: “Dove Boldini emerse su tutti fu quando consacrò tutto se stesso nel ritrarre la donna francese, o meglio la parigina del suo tempo, mettendone in luce l’anima coi suoi sprazzi di passione, di vizio, di febbre, di tormento”.

Pagina adottata da: Paolo Boccardi

Giovanni Boldini, “Madame Eugène L. Doyen”, 1910

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di Laura Siconolfi e Maurizio Montuschi

EXPO 2015 “Nutrire il Pianeta, energia per la vita”, MilanoMostre e installazioni

“Aello” - 1930 - Francis Picabia

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n dedicato a

Dal primo maggio al trentuno ottobre, la metropoli meneghina, oltre ad ospitare i padiglioni di ben 145 Paesi, offre ai visitatori, che si prevedono numerosi e internazionali, eventi

musicali, convegni, spettacoli, laboratori creativi e mostre. La scelta è veramente ampia, il palinsesto cambia, totalmente o in parte, mese per mese. Le varie manifestazioni culturali animano anche angoli inusuali del centro come della periferia; sculture o installazioni, in alcuni casi, trasformano il volto dei luoghi che le ospitano. Il nostro breve viaggio, tra alcune delle creazioni artistiche che la città offre, ha inizio all’interno dell’Esposizione. Candore stupefacente nel marmo usato per creare la scultura, alta 7 metri, posta all’ingresso principale dell’EXPO dal titolo evocativo “Il seme dell’Altissimo” di Emilio Isgrò, che riproduce, ingigantito, un seme d’arancia simbolo della vita, della crescita e, quindi, del nutrimento. “Tutti mangiamo le arance - dice l’artista - dall’America alla Cina; è un frutto che ci unisce, di cui tutti sputiamo il seme, elemento quasi invisibile, ciò che rimane di una cosa buonissima”. Colori caldi e brillanti per le sane trasparenze dei corpi tondeggianti della “Jelly Family”, gruppo scultoreo, alto tre metri di Mauro Perucchetti, nel padiglione Italia. Verde cangiante con riflessi dorati per “La mela reintegrata” scultura di straordinarie dimensioni, realizzata da Michelangelo Pistoletto e collocata in Piazza Duomo, simbolo dell’armonia possibile tra natura e artificio. ”Il simbolo della mela - spiega il geniale autore dell’opera - attraversa tutta la storia che abbiamo alle spalle, partendo dal morso che rappresenta il distacco del genere umano dalla Natura e l’origine del mondo artificiale, che si è sviluppato fino a raggiungere le dimensioni totalizzanti di oggi. La mela reintegrata rappresenta

EXPO 2015 “Nutrire il Pianeta, energia per la vita”, MilanoMostre e installazioni

l’entrata in una nuova era, nella quale mondo artificiale e mondo naturale si congiungono, producendo un nuovo equilibrio planetario”. Verde sempre più intenso, nel campo di cinquantamila metri quadri, seminato a grano, tra il Quartiere Isola e i grattacieli avveneristici di Porta Nuova, opera dell’artista americana Agnes Denes, creativa di spicco della Land Art. Blu, rosso, giallo nelle sfumature più varie e simboliche, il bianco e il nero con il loro carico di dolore o di rabbia nella mostra “La Grande Madre” che, dal 25 Agosto al 15 Novembre, sarà allestita nel piano nobile del Palazzo Reale e ospiterà le opere di 127 artisti e artiste del Novecento. Il percorso espositivo, curato da Massimo Gioni, ha una duplice finalità: “presentare” la donna-madre come incarnazione dell’idea di nutrizione, che è il tema centrale dell’Expo, quindi il suo potere generativo e creativo, ma, soprattutto, far riflettere sulla condizione femminile attraverso un secolo di opere d’arte, che ripropongono questioni non ancora risolte. La maternità, quindi, è solo il punto di partenza per poter parlare di un secolo di scontri e lotte tra emancipazione e tradizione da cui, a fatica, è emersa una donna “nuova”, consapevole dei propri desideri e delle proprie aspettative, ma, spesso osteggiata dalla famiglia e dalla società in generale. Nei ben 2000 metri quadri che ospiteranno la mostra, verranno effettuate anche delle proiezioni di “scene madri” del cinema muto e documenti sulla politica delle nascite durante il Fascismo. Anche se non riusciamo a cogliere un nesso con il tema dell’EXPO, ma poiché i grandi restano sempre tali, ricordiamo che fino al 25 Luglio, sempre nel Palazzo Reale, è allestita l’esposizione “Leonardo 1452-1519”.

Pagina adottata da: F.lli Cavalieri S.r.l. - Nettuno

“Ashes” - 1894 - Edvar Munch

Marisa Mori

“Beautiful Mother” - 1970 - Dorothy Iannone

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di Cristina Simoncini

curiosARTn

E’ da sempre che la ricerca della realtà è presente nelle espressioni artistiche, ma divenne una caratteristica fondamentale nel movimento del Realismo, iniziato in

Francia grazie a pittori come Coubert e Manet, che vollero denunciare quanto i potenti coprivano per esaltare il proprio governo. Da questo importante movimento artistico, che inaugurerà la società moderna, nacque, (sempre in Francia) verso il 1870, il Naturalismo, una

corrente pittorica che si atterrà alla realtà anche nei dipinti dedicati al paesaggio, in precedenza idealizzati fino all’estremo. Tra i temi più amati dai pittori paesaggisti vi sono le stagioni, dove la Primavera è la più rappresentata. A dedicarle le proprie tele vi furono fra gli altri: Otto Max Bruno Moras (1883-1939), Eugenio Gignous (1850-1906), Adolf Kaufmann(1848-1916), Heinrich Hartung (1851-1919), artisti che ancora oggi sono molto quotati alle aste. Il Naturalismo si propagandò molto presto in tutta Europa, raggiungendo anche gli Stati Uniti. In tutta la produzione del repertorio paesaggista, come potrete notare dai dipinti dedicati alla Primavera qui riprodotti, la realtà venne ricercata fino allo spasimo, tanto da regalarci immagini simili a quelle rappresentate dalle istantanee fotografiche. In queste vedute appare, però, anche quanto la tecnologia non avrebbe mai potuto dare, un velo di malinconia che il pittore ha strappato dalla propria anima e con abilità ha poi messo nel suo dipinto. La Primavera, rappresentando la rinascita della natura, è la stagione per antonomasia più gioiosa dell’anno, eppure in tutti i quadri naturalisti, essa non brilla più di felicità idealizzata come avveniva nell’arte classica (a partire dalla raffigurazione più celebre data dal Botticelli), ma solo dell’inquietudine del vivere dell’essere umano.Fonti: www.pitturaomnia.com

Paesaggi dipintiLa Primavera

Heinrich Hartung, “Frühling auf dem Lande”, 1919

Eugenio Gignous, “Primavera”, 1904

Adolf Kaufmann, “Frühling”, 1916

Otto Max Bruno Moras, “Frühling im Spreewald”,

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architetturamangaarchitettura

di Valerio Lucantonio

mangan

O pera secondaria di Takao Yaguchi, conosciuto per i l grandiss imo successo del suo Sanpei; secondaria, s ì , ma dotata di uno spessore

stor ico s icuramente più importante, spiegando i retroscena del propr io percorso ispirato dal la scoperta dei pr imi lavor i del dio dei manga Osamu Tezuka, quando Yaguchi era un bambino e i l padre di Astroboy intraprendeva i pr imi passi nel mondo del fumetto giapponese, apportando già dagl i a lbor i innovazioni narrat ive e st i l ist iche che poi sarebbero state r iprese dal le generazioni successive.Con dei tratt i basat i s ia sul la sempl ic i tà che su un tocco personale e r iconoscibi le, i l maestro r iesce a s intet izzare in un corposo volume un resoconto del la sua infanzia e crescita, inquadrata nel la dura realtà del la campagna giapponese nel secondo dopoguerra, r iuscendo a far comprendere al lettore la s i tuazione del le famigl ie contadine al l ’epoca e quel la del giovane Takao, che provava le emozioni più genuine nel l ’acquisto di un fumetto, nel la sua lettura più e più volte, per poi attendere con

trepidazione l ’usci ta del prossimo numero: è questo che smuove i l mondo del ragazzo, portandolo a proiettare le sue aspirazioni future verso qualcosa di più moderno r ispetto al la v i ta nei campi, un qualcosa che stava esplodendo e contagiando tutt i i bambini nat i in quegl i anni, donando loro un’al ternat iva al le di ff icol tà del la v i ta reale: quel qualcosa è appunto i l nuovo manga, che s i stava evolvendo e che trovava un po’ di dignità grazie ad un gruppo di autor i emergent i e r ivoluzionar i .La f igura di Tezuka è quel la dist intasi di più, come ci fa vedere Yaguchi, che dentro al la stor ia sua e del la sua nazione inser isce una cronaca del l ’ascesa del sensei più prol i f ico, ovviamente percepita da lu i in modi divers i col passare degl i anni. Arr iveremo a vivere l ’atmosfera del l ’ambiente editor ia le nipponico, i d iscors i fatt i col maestro e la not iz ia del la sua morte insieme ad un Takao cresciuto che muove a sua volta i pr imi passi nel mondo del fumetto, f ino al la conclusione del racconto in toni più poet ic i e distaccat i dal la mera realtà, che l ’autore usa per rendere i l g iusto omaggio ad uno dei più grandi personaggi del la stor ia del l ’arte sequenziale.

Tezuka secondo meIl manga che riflette sul manga

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Banca del tempo: teatro per passioneOcchio al palcoscenicon

di Rossana Gabrieli

L’idea che sta alla base dell’attività delle cosiddette “banche del tempo” é tanto semplice quanto efficace: gli aderenti mettono a disposizione di tutti gli altri iscritti le loro

competenze, in termini di tempo. Per esemplificare: se sono brava a preparare dolci, posso dedicare ogni tanto un po’ del mio tempo per insegnare ad altri partecipanti che ne facciano richiesta come si prepara una buona torta, chiedendo, però, in cambio a qualcun altro che magari sa dipingere, di insegnarmi come si usano i pennelli.Insomma, do ut des. All’interno di questa esperienza, si é realizzato, presso la Banca del Tempo di Via Alberto da Giussano, a Roma, un percorso di teatro amatoriale, che va ad arricchire il quadro molto

variopinto degli appassionati del genere.Il risultato é stato un simpatico spettacolo, andato in scena al Teatro Hamlet di Roma nei giorni scorsi, in due atti unici di Dario Fo, che sono “La Marcolfa” e “Non tutti i ladri vengono per nuocere”. Storia di una ingenua (ma non poi tanto) domestica, tanto sgraziata quanto fortunata al gioco e per questo ambita da tutti i protagonisti maschili il primo atto, classica commedia degli equivoci, infarcita da veri ladri e finte mogli il secondo atto.Calato il sipario, i laboratori teatrali sono già ripresi. Per info: [email protected]

Finalmente Roma sposa le due ruote e lo fa con un progetto di ciclabile di oltre 44 km. È il progetto di VeloLove e Legambiente per la realizzazione di un anello

ciclopedonale tutto interno al territorio cittadino che è stato inaugurato ufficialmente il 16 e il 17 maggio. Il percorso si snoda, per un 72% del tracciato, principalmente lungo vie pedonali e ciclabili, parchi, aree verdi e argini fluviali e per la restante parte su marciapiedi che possono facilmente accogliere una ciclabile o strade secondarie e a bassissima intensità di traffico, consentendo a chi pedala di andare in poco più di un’ora e senza incrociare auto, dalla periferia al centro da est a ovest (da Montesacro all’Isola Tiberina ad esempio) o da nord a sud (dalla Salaria alla Piramide). Può sembrare un’altra opera colossale e di difficile realizzazione; in verità si presenta come un’infrastruttura leggera e assolutamente low cost. Del tragitto individuato, l’80,3% è già pronto e pedalabile in tutta sicurezza, tutto pianeggiante e si snoda principalmente lungo vie pedonali e ciclabili, parchi, aree verdi e argini fluviali (31,9 km, il 72,2% del tracciato). Altri 3,6 km (l’8,1%) si sviluppano su marciapiedi che possono facilmente accogliere una ciclabile. Il Grab, o semplicemente Grande raccordo anulare delle Bici, “è un moderno Grand Tour che - spiegano i coordinatori del progetto - da una strada di 2300 anni fa, l’Appia Antica, arriva alle

architetture contemporanee del Maxxi di Zaha Hadid e alla street art del Quadraro e di Torpignattara unendo tra loro Colosseo, Circo Massimo, Caracalla, San Pietro e Vaticano, Gnam, parchi e paesaggi agrari eccezionali e inaspettati (Caffarella e Acquedotti), ville storiche (Villa Ada, Villa Borghese, Villa Gordiani), i percorsi fluviali di Tevere, Aniene e Almone incrociando in più punti diverse stazioni ferroviarie, le linee A e B della metropolitana e anche la futura linea C”. Il sindaco: “Sarà la greenway più lunga del mondo, che attraversa parchi e aree verdi”. E’ stato chiamato GRAB, una sola lettera in più rispetto a quello che è per moltissimi romani, che si spostano internamente alla capitale con le due o quattro ruote, dura realtà quotidiana. Ma una lettera che potrebbe far cambiare il modo di godere la nostra splendida capitale sia agli abitanti, ma anche alle migliaia di turisti che sognano un tour in bici tra il Colosseo e San Pietro.L’idea del GRAB è frutto di un lavoro collettivo nato dal basso e coordinato proprio da VeloLove, che ha coinvolto cittadini e associazioni, prime fra tutte Legambiente, Rete Mobilità Nuova, Touring Club Italiano e Parco Regionale dell’Appia Antica. Perfetto connubio tra ciclovia turistica e infrastruttura urbana di raccordo tra periferie e centro, il grande raccordo anulare della bici manterrà anche in futuro l’approccio community-based planning che lo ha caratterizzato fin dall’inizio. Grazie alla progettazione partecipata, saranno le singole persone e le comunità a suggerire interventi che possano migliorare l’opera e trasformare positivamente le aree interessate e il compito dei decisori pubblici sarà quello di tradurre in progetto esecutivo le aspettative dei cittadini. La vera sfida per mettersi al pari con tutte le grandi città europeee, anzi per passare dal 55mo posto tra le città più ciclabili in Italia, ad essere la città al mondo con il più lungo percorso urbano ciclabile, sarà quella di mettere in sicurezza il restante 19,7%, che si snoda tra strade a bassa e alta intensità di traffico.

occhio all’ambientenIl GRAB di Roma, il Grande Raccordo Anulare delle bici

di Nicola Fasciano

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sul filo di china

nAprilia“Incanto” mostra personale di Maria PetitoSala Manzù, dal 6 al 14 giugnoArte Mediterranea - Mostra di fine anno degli allieviSala Manzù, dal 27 giugno all'1 luglio, inaugurazione sabato 27 giugno, ore 18“Artetika” mostra collettiva con Giuseppe Ciccarello, Cristina Simoncini, Sabrina Carucci, Franca Zaccarin, Roberto Agostini, Silvia AmendolaLiceo Antonio Meucci, inaugurazione 7 giugno, ore 19.00, fino al 28 giugno

nRoma“Artisti dell’ottocento: temi e riscoperte” Galleria d’Arte Moderna, fino al 14 giugno“Giorgio Morandi, 1890-1964”Complesso del Vittoriano, fino al 21 giugno“L’urlo indifferente” Fotografia - di Stefano CioffiMuseo di Roma, fino al 21 giugno“Arabesque. L’oriente di Henri Matisse” Scuderie del Quirinale, fino al 21 giugno“Nero: la scrittura degli echi”” MAXXI, fino al 27 giugno“La Roma di Ettore Roesler Franz tra fascino pittoresco e memoria fotografica” Museo di Roma in Trastevere, fino al 28 giugnoCasting aperto per aspiranti cabarettisti al motto di “Facci ridere!”presso il Teatro Millelire, via Ruggero di Lauria Roma, fino a tutto giugnoMumford and SonsRock in Roma - Ippodromo delle Capannelle, 30 giugno“Surplace” di Mario AiròGiardini di Sant’Alessio all’Aventino, fino al 10 luglio“Barocco a Roma. La meraviglia delle arti” Fondazione Roma Museo, Palazzo Cipolla, fino al 26 luglio“Love and life” Marc ChagalChiostro del Bramante, fino al 26 luglio“Ritratto e figura” Barocco a RomaAriccia, Palazzo Chigi, fino al 26 luglio“Per inciso”Museo di Roma Palazzo Braschi, fino al 26 luglio“Ritratti del Novecento” Fotografia - di Florence Henri (articolo a pag. 6)Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano, fino al 31 agosto“Waiting for love” di Tracey EminGalleria Lorcan O’Neill, vicolo dei Cantinari 2, fino al 5 settembre“Nakis Panayotidis. Guardando l’invisibile”MACRO, fino al 13 settembre“100 Scialoja. Azione e pensiero”MACRO, fino al 13 settembre“Il Ètait une fois” di Jan-Luc-MouléneAccademia di Francia, villa Medici, fino al 13 settembre“David Lachapelle, dopo il diluvio” FotografiaPalazzo delle Esposizioni, fino al 13 settembre“Good luck” di Lara FavarettoMAXXI, fino al 20 settembre

“Lacus Lutornae” Tempio di Romolo, Foro Romano, fino al 20 settembre“Cinecittà si mostra” le fotografie di Mc CurryCinecittà, Teatro 1, fino al 20 settembre“L’età dell’angoscia - Da Commodo a Diocleziano” Musei Capitolini, fino al 4 ottobre“Terranica. Volti, miti e immagini della terra nel mondo antico”Colosseo, fino al 11 ottobre“Manzù. Le donne e il fascino della figura”Ostia Antica, fino al 6 novembre“Food - Dal cucchiaio al mondo”MAXI, fino al 9 novembre

nAnzio“Il trionfo dell’acqua, visioni di Giverny e Ninfa” di ChiriciMuseo Archeologico, villa Adele, fino al 30 agosto

nForlì“Boldini e lo spettacolo della modernità” (articolo a pagg. 8-9)Musei di San Domenico, fino al 14 giugno

nMilano“Leonardo 1452-1519”Palazzo Reale, fino al 19 luglio“Un museo ideale. Ospiti d’eccezione nelle collezioni del Novecento dal Futurismo al Contemporaneo”Museo del Novecento, palazzo dell’Argentario, fino al 13 settembre

nPistoiaMumford and Sons Piazza Duomo, 1 luglio“Burri a Pistoia. La collezione Gori e le fotografie di Amendola” (articolo a pag. 4)Palazzo Sozzifanti, fino al 26 luglio

nVeronaMumford and SonsArena, 29 giugnoFrancesco De Gregori in “RIMMEL2015” Arena, 22 settembre

nVenezia“Henri Rousseau. Il candore arcaico” Palazzo Ducale, fino al 5 lugliio

Eventin

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Potete trovare la vostra copia di “Occhio all’Arte” presso i seguenti distributori:Aprilia: Biblioteca Comunale (Largo Marconi), Comune di Aprilia - Palazzo di vetro (p.zza dei Bersaglieri), edicola di p.zza Roma, Casa del libro (Via dei Lauri 91), Abbigliamento Alibi (via Marconi 52), Banca Intesa (via delle Margherite 121), edicola di Largo dello Sport, edicola di p.zza della Repubblica, teatro Spazio 47 (via Pontina km 47), palestra Sensazione (via del Pianoro 6), Ottica Catanesi (Largo Marconi 8), Bar Vintage (via Di Vittorio)Lavinio mare: Bar Lavinia (p.zza Lavinia 1) - Anzio: Biblioteca comunale (Comune di Anzio)Nettuno: F.lli Cavalieri (P.zza IX Settembre)

David LaChapelle. Dopo il DiluvioPalazzo delle Esposizioni a Roma dal 30 aprile al 13 settembre 2015.

American Jesus, 2009 Chromogenic Print ©David LaChapelle