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OPUSCOLO INFORMATIVO DEI LAVORATORI (ai sensi degli artt. 36 e 37 del D.Lgs. 81/08 e s.m.i.) NORME PRATICHE PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI PRODOTTI PRESSO IL CR ENEA DI BRINDISI a cura del RESPONSABILE DEL SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE del Centro ENEA di Brindisi tel. +39 0831 201216 – fax +39 0831201251 e-mail: [email protected] Edizione marzo 2011 Pubblicazione destinata ad uso interno Versione 1 del 07 marzo 2011 Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile SPP CR Brindisi

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OPUSCOLO INFORMATIVO DEI LAVORATORI (ai sensi degli artt. 36 e 37 del D.Lgs. 81/08 e s.m.i.)

NORME PRATICHE PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI

PRODOTTI PRESSO IL CR ENEA DI BRINDISI

a cura del RESPONSABILE DEL SERVIZIO DI PREVENZIONE E PROTEZIONE

del Centro ENEA di Brindisi tel. +39 0831 201216 – fax +39 0831201251

e-mail: [email protected]

Edizione marzo 2011

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NORME PRATICHE PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI PRODOTTI C/O IL CR BRINDISI 1

I N D I C E Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 2

1. Finalità e criteri di priorità nella gestione dei rifiuti . . . . . . . . . . . . 4

2. Campo di applicazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5

3. Esclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6

4. Definizioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6 Rifiuto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6 Rifiuto pericoloso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 Produttore e detentore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8 Sito produttore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 Registro di carico e scarico dei rifiuti . . . . . . . . . . . . . . . . 9 Formulario di identificazione del rifiuto . . . . . . . . . . . . . . . . 10 Modello di dichiarazione unica ambientale (MUD) . . . . . . . 10

5. La classificazione del rifiuto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 Art. 184 – D. Lgs. 152/06 “Classificazione” . . . . . . . . . . . . 11 Il sistema CER . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13 Etichettatura e contenitori di raccolta . . . . . . . . . . . . . . . . 15

6. Divieti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17

7. Modalità di trattamento, etichettatura, manipolazione e stoccaggio temporaneo per il corretto conferimento allo smaltimento dei rifiuti speciali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18

Lo stoccaggio temporaneo dei rifiuti speciali: caratt. tecniche 18 Toner per stampa esauriti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21 Rifiuti chimici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23 Rifiuti sanitari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27 Olii esausti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30 Batterie e accumulatori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31 Materiali contenente amianto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31 Rifiuti da apparecchiature elettriche o elettroniche (RAEE) . . . 31

8. Il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, SISTRI . . . . . . 34

Allegato I Lett. prot. ENEA/2004/59061/BRI . . . . . . . . . . . . . . . . . 35

Allegato II Tabella 3 dell’all. 5 del D.Lgs 152/99 . . . . . . . . . . . . . . . . . 36

Allegato III Elenco non esaustivo dei rifiuti speciali e sanitari prodotti e smaltiti dal CR ENEA dal 2001 al 2010 . . . . . . 39

Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40

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NORME PRATICHE PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI PRODOTTI C/O IL CR BRINDISI 2

PREMESSA Lo scopo di questo opuscolo è quello di fornire ai lavoratori del CR Brindisi i principali elementi di interesse riguardanti gli aspetti di carattere normativo e tecnico – amministrativo, legati alla gestione “materiale” del rifiuto speciale prodotto nel CR ENEA di Brindisi (trattamento, identificazione/etichettatura manipolazione e stoccaggio temporaneo per il corretto smaltimento finale). Il testo è stato redatto con l’intento di fornire una sorta di guida sintetica, funzionale alle necessità di coloro che operano in realtà complesse, quali quelle del mondo della ricerca come appunto l’Unità Produttiva di Brindisi. Realtà, quelle scientifiche, caratterizzate da strutture spesso articolate, dalla compresenza di diverse figure professionali e dalla poliedricità delle attività lavorative. Le attività sperimentali e di ricerca generano spesso rifiuti, la cui composizione non è sempre individuabile con immediatezza e che, per una stessa unità produttiva può variare anche più volte nel corso del tempo. Si assiste dunque a variazioni significative sia della tipologia, sia dei quantitativi prodotti nel corso dell’anno. Peraltro, a causa di un atteggiamento spesso diffuso, il rifiuto non viene considerato come facente parte del processo lavorativo e nella pianificazione delle attività troppe volte lo smaltimento è un aspetto marginale o addirittura non contemplato. Fin troppo spesso, prima dell’introduzione del SIStema di Tracciabilità elettronica dei RIfiuti “SISTRI”, gli adempimenti di carattere tecnico ed amministrativo erano quasi interamente demandati a ditte esterne, disattendendo norme già in vigore da anni. Con l’entrata in vigore del D.Lgs 81/08 – T.U. in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro – il Datore di Lavoro è tenuto alla valutazione di tutti i rischi, anche di quelli connessi al corretto smaltimento dei rifiuti. Il medesimo Decreto, all’art. 30 introduce il concetto dei sistemi di gestione della salute e sicurezza, sistemi nei quali a pieno titolo rientra anche lo smaltimento dei rifiuti. Va evidenziato come aggravante, che le attività di carattere amministrativo e di ufficio sono per lo più considerate attività dalle quali non si genera alcun tipo di rifiuto speciale.

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NORME PRATICHE PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI PRODOTTI C/O IL CR BRINDISI 3

Basti pensare per un attimo alle apparecchiature elettriche ed elettroniche da dismettere, alle lampade al neon da sostituire, alle attrezzature di lavoro obsolete, al mobilio da eliminare, alle cartucce di stampanti e ai toner esauriti che devono essere trattati come rifiuti speciali. I soggetti che a livello istituzionale si occupano delle corrette procedure per lo smaltimento dei rifiuti, sono spesso visti con diffidenza dal personale che opera in laboratorio, mal tollerata è la loro ingerenza nelle attività sperimentali e l’adeguamento a ciò che la normativa di settore prevede, è considerato un inutile adempimento burocratico o un aggravio del carico di lavoro.

Si ritiene tuttavia che questo opuscolo, utilizzando le esperienze maturate fino ad oggi dall’SPP dell’ENEA CR Brindisi e la ricerca in generale, mondo in cui si producono le più svariate tipologie di rifiuto, sia di valido aiuto per tutte le realtà del CR Brindisi, come per ogni altro “produttore” che può avvalersene per le proprie esigenze. Partendo quindi dalle difficoltà incontrate sul campo e facendo tesoro delle esperienze maturate a riguardo, si affronteranno di seguito sia gli aspetti di carattere normativo, sia quelli di tipo tecnico - amministrativo.

Il Responsabile

BRI-SPP A. Rodia

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1. FINALITÀ E CRITERI DI PRIORITÀ NELLA GESTIONE DEI RIFIUTI

(artt. 178-182 del D.Lgs. n. 152 del 03/04/2006 e s.m.i.) La gestione dei rifiuti è un’attività di pubblico interesse, appositamente normata, per assicurare un’elevata protezione dell’ambiente e controlli efficaci. Le operazioni di recupero o smaltimento devono avvenire senza pericolo per la salute dell’uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all’ambiente. La gestione dei rifiuti è effettuata secondo principi di precauzione, di prevenzione, di proporzionalità, di responsabilizzazione e di cooperazione tra tutti i soggetti coinvolti. Infine la gestione dei rifiuti deve essere effettuata secondo i principi di efficacia, efficienza, economicità e trasparenza. Le priorità da perseguire nella gestione dei rifiuti devono essere le seguenti:

1. prevenzione e riduzione della produzione e della pericolosità dei rifiuti;

2. riciclo, reimpiego, riutilizzo o ogni altra azione intesa ad ottenere materie prime secondarie, nonché all’uso di rifiuti come fonte di energia (a tal fine le pubbliche amministrazioni promuovono accordi e contratti di programma con i soggetti economici interessati e con le associazioni di categoria);

3. smaltimento (deve essere effettuato in condizioni di sicurezza e costituisce la parte residuale della gestione dei rifiuti, previa verifica, da parte della competente autorità, della impossibilità tecnica ed economica di esperire le operazioni di recupero).

L’individuazione delle s.d. priorità si concretizza per il CR ENEA di Brindisi nel perseguimento dei seguenti obiettivi:

� Produzione dei rifiuti: minimizzare le quantità e la pericolosità dei rifiuti prodotti per ogni tipologia;

� Raccolta dei rifiuti: differenziare e separare i contenitori rispettando le tipologie, individuare le zone di raccolta ed i percorsi idonei;

� Deposito temporaneo dei rifiuti: smistare le tipologie di rifiuti nella zona adibita a deposito temporaneo e gestire correttamente quest’ultima;

� Smaltimento dei rifiuti: individuare il metodo di smaltimento più efficace, efficiente ed economico nel rispetto delle legislazioni nazionali, avviando quanto più possibile al recupero o al riciclaggio.

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2. CAMPO DI APPLICAZIONE Le informazioni riportate nel presente “opuscolo” si applicano a tutte le Unità dell’ENEA CR Brindisi, nonché alle seguenti categorie di personale:

1) personale ricercatore, tecnico e amministrativo dipendente dall’ENEA; 2) dottorandi, borsisti, tirocinanti, titolari di assegni di ricerca, quando

frequentino laboratori di ricerca del CR Brindisi; 3) visitatori a vario titolo così come individuati dal “Regolamento ospitalità di

persone non dipendenti” (cfr. Circolare n. 4/2009 Centro di Brindisi); 4) lavoratori non organicamente strutturati ma dei quali l’ENEA si avvale in

virtù di appositi e regolari contratti stipulati con gli stessi lavoratori e/o con le loro ditte di appartenenza (es. personale della TPA, ecc…);

5) personale appartenente ad altri enti, sia pubblici che privati, che, a norma di convenzione, opera in locali dell’ENEA CR Brindisi (es. CNR, UniLe, Cedad ecc…).

“Le unità produttive dell’agenzia che operano presso enti convenzionati, sia pubblici che privati, salvo diversa pattuizione prevista in specifici accordi, sono soggette alla stessa disciplina dell’ente ospitante”.

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3. ESCLUSIONI

Nel presente opuscolo non sono state riportate informazioni su: a) la gestione dei rifiuti speciali contenenti amianto, provenienti da

interventi di manutenzione degli edifici del Centro, da arredi o da apparecchiature, in quanto già di competenza delle ditte incaricate degli interventi di bonifica;

b) la gestione dei rifiuti speciali derivanti dagli interventi sugli impianti tecnologici presenti negli edifici ed aree di pertinenza dell’ENEA CR Brindisi, in quanto di competenza delle ditte incaricate della conduzione e gestione degli impianti medesimi, nonché della esecuzione degli interventi di manutenzione ordinaria e di manutenzione straordinaria (es. batterie degli UPS);

c) la gestione dei rifiuti solidi urbani e da raccolta differenziata in quanto di competenza del concessionario del servizio gestito dalla “Cittadella della Ricerca” e le cui modalità di stoccaggio sono state già comunicate con loro lettera protocollo 2483 del 18/11/2008;

d) la gestione dei rifiuti radioattivi (se presenti), in quanto disciplinati da specifiche disposizioni di legge.

4. DEFINIZIONI

Agli effetti delle informazioni di cui al presente opuscolo si intendono per: Rifiuto In base all’art. 183 c. 1 lett. a) (*) del D.Lgs. 152/06 (TU) per rifiuto si intende: “qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l'intenzione o abbia l'obbligo di disfarsi”. La definizione di rifiuto è fondata sul concetto del “disfarsi”, che costituisce la condizione necessaria e sufficiente perché un oggetto, un bene o un materiale sia classificato come rifiuto e, successivamente, codificato sulla base del vigente elenco europeo dei rifiuti (codice CER) ed eventualmente classificato secondo la normativa ADR (nel caso in cui il rifiuto assuma i connotati di una merce pericolosa da avviare al trasporto su strada). (*) N.d.R. Articolo così sostituito dall'art. 10 del D.Lgs. 3 dicembre 2010, n. 205.

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Rifiuto pericoloso In base all’art. 183 c. 1 lett. b) (*) del D.Lgs. 152/06 per rifiuto pericoloso si intende: “rifiuto che presenta una o più caratteristiche di cui all'allegato I della parte quarta del presente decreto”. “All. I” alla parte quarta del D.Lgs n. 152/06 “Categorie di rifiuti”

Q1 Residui di produzione o di consumo in appresso non specificati;

Q2 Prodotti fuori norma; Q3 Prodotti scaduti; Q4 Sostanze accidentalmente riversate, perdute

o aventi subito qualunque altro incidente, compresi tutti i materiali, le attrezzature, ecc… contaminati in seguito all'incidente in questione;

Q5 Sostanze contaminate o insudiciate in seguito ad attività volontarie (a esempio residui di operazioni di pulizia, materiali da imballaggio, contenitori, ecc…);

Q6 Elementi inutilizzabili (ad esempio batterie fuori uso, catalizzatori esausti, ecc…);

Q7 Sostanze divenute inadatte all'impiego (a esempio acidi contaminati, solventi contaminati, sali da rinverdimento esauriti, ecc…);

Q8 Residui di processi industriali (a esempio scorie, residui di distillazione, ecc…);

Q9 Residui di procedimenti antinquinamento (a esempio fanghi di lavaggio di gas, polveri di filtri dell'aria, filtri usati, ecc…);

Q10 Residui di lavorazione/sagomatura (a esempio trucioli di tornitura o di fresatura, ecc…);

Q11 Residui provenienti dall'estrazione e dalla preparazione delle materie prime (a esempio residui provenienti da attività minerarie o petrolifere, ecc…);

Q12 Sostanze contaminate (a esempio olio contaminato da PCB, ecc...); Q13 Qualunque materia, sostanza o prodotto la cui utilizzazione è giuridicamente

vietata; Q14 Prodotti di cui il detentore non si serve più (a esempio articoli messi fra gli

scarti dell'agricoltura, dalle famiglie, dagli uffici, dai negozi, dalle officine, ecc…);

Q15 Materie, sostanze o prodotti contaminati provenienti da attività di riattamento di terreni;

Q16 Qualunque sostanza, materia o prodotto che non rientri nelle categorie sopra elencate.

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Non sono da considerare rifiuti i sottoprodotti. In base all’art. 184 bis (*) del D.Lgs. 152/06 e s.m.i. sono “sottoprodotti” qualsiasi sostanza od oggetto delle quali il produttore non intende disfarsi ai sensi dell’articolo 183, comma 1, lettera a), che soddisfino tutti i seguenti criteri, requisiti e condizioni:

a) la sostanza o l'oggetto e' originato da un processo di produzione, di cui costituisce parte integrante, e il cui scopo primario non e' la produzione di tale sostanza od oggetto;

b) e' certo che la sostanza o l'oggetto sarà utilizzato, nel corso dello stesso o di un successivo processo di produzione o di utilizzazione, da parte del produttore o di terzi;

c) la sostanza o l'oggetto può essere utilizzato direttamente senza alcun ulteriore trattamento diverso dalla normale pratica industriale;

d) l'ulteriore utilizzo e' legale, ossia la sostanza o l'oggetto soddisfa, per l'utilizzo specifico, tutti i requisiti pertinenti riguardanti i prodotti e la protezione della salute e dell'ambiente e non porterà a impatti complessivi negativi sull'ambiente o la salute umana.

(*) N.d.R.: Articolo introdotto dall'art. 12 del D. Lgs. 3 dicembre 2010, n. 205. Produttore e detentore Le lettere f) e g) dell’art. 183 c. 1 del D.Lgs. 152/06 così come sostituite dall'art. 10 del D.Lgs. 205/10, individuano il produttore come la persona la cui attività ha prodotto rifiuti, è altresì la persona che ha effettuato operazioni di pretrattamento, miscuglio o altre operazioni che hanno mutato la natura o la composizione di detti rifiuti. All’art. 183 c.1 lett. h) si definisce il detentore come il produttore dei rifiuti o la persona fisica o giuridica che ne e' in possesso. Ebbene nell’ambito di un contesto lavorativo ogni operatore è un produttore dal punto di vista materiale, a cui compete la corretta gestione del rifiuto. Tuttavia ai sensi del D.Lgs. 81/08 (T.U.) il produttore è identificabile nel Datore di Lavoro. Gli operatori sono coloro per conto del Datore di Lavoro prestano la loro attività per la produzione di un bene o di un servizio. Da tale attività si generano rifiuti la cui corretta gestione spetta ad operatori specifici, che debbono essere individuati, informati e formati allo scopo.

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Sito produttore Altro elemento importante è il sito produttore, cioè il luogo ove il rifiuto viene materialmente prodotto, luogo che per un’impresa può essere unico o costituito da più sedi con ubicazioni distinte sul territorio. Ogni sito produttore è riconducibile ad un unico produttore. Nel nostro caso specifico, il sito produttore è stato identificato unicamente come il “Centro Ricerche di Brindisi”. Registro di carico e scarico dei rifiuti Nel momento in cui l’operatore addetto alla gestione si “disfa” del rifiuto, deve far uso del registro di carico e scarico dei rifiuti, previsto dall’art. 190 del D. Lgs. 152/2006 e s.m.i..

Il registro riporta i dati identificativi del sito produttivo, deve essere vidimato dalla Camera di Commercio competente per il territorio, e costituisce il sistema cartaceo (che diventa informatizzato con l’avvio effettivo del SISTRI) che consente al produttore (attraverso l’addetto alla gestione materiale) di annotare l’operazione di carico (con la quale si avvia il

rifiuto allo stoccaggio provvisorio in attesa di consegnarlo al trasportatore) e quella di scarico (con la quale si conferisce il rifiuto al trasportatore). Si trascrive in spazi appositi del registro: data, codice identificativo CER/ADR, stato fisico, quantitativo. Inoltre è possibile riportare annotazioni relative alle operazioni effettuate, ad esempio le variazioni di peso registrate alla partenza e all’arrivo del rifiuto a destino. Le annotazioni relative alle operazioni di carico e scarico devono essere effettuate entro 10 giorni lavorativi dall’effettuazione delle suddette operazioni. Il registro di carico e scarico identifica il produttore, attraverso l’indicazione nello stesso della ragione sociale e del codice fiscale o partita IVA, ed è unico per un’impresa se questa ha una sola ubicazione. In questa tipologia di casi rientra il CR Brindisi ovvero esiste un solo registro di carico e scarico.

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Formulario di identificazione del rifiuto Contestualmente alla compilazione del registro il produttore emette il cosiddetto formulario di identificazione del rifiuto, FIR, in I copia, di cui all’art. 193. Si tratta di un documento che accompagna il rifiuto nella fase di trasporto, nel quale si riportano i dati identificativi del produttore, del destinatario, del trasportatore, le caratteristiche identificative del rifiuto, la quantità, lo stato fisico, il percorso. Sul FIR sono apposte le firme dell’addetto alla gestione materiale e del trasportatore, sono annotate inoltre la targa dell’automezzo, la data e l’ora di inizio del trasporto. Una parte del FIR è riservata all’impianto di destinazione che è tenuto ad apporre le modalità di accettazione, la data e l’ora del conferimento. Il FIR compilato, nella parte di competenza dall’impianto accettante, torna al produttore che in tal modo verifica che il rifiuto sia giunto a destinazione e completa l’operazione di scarico sul registro (FIR in IV copia che va conservato, unitamente al registro di carico e scarico per i 5 anni successivi alla data di emissione). Modello di dichiarazione unica ambientale Entro il 30 aprile di ogni anno, salvo diverse determinazioni, il produttore ha l’obbligo di presentare alla Camera di Commercio di pertinenza, il Modello Unico di Dichiarazione Ambientale (MUD), in base all’art. 189. In tale dichiarazione i rifiuti vengono raggruppati per tipologia, per produttore e provenienza. La dichiarazione equivale al bilancio annuale dei registri di carico e scarico. Con l’entrata in vigore del TU, per i soli produttori di rifiuti speciali non pericolosi la presentazione del MUD non è più obbligatoria. Con le modifiche apportate dal D.Lgs 4/2008 viene reintrodotto l’obbligo di presentazione del MUD per le imprese che producono rifiuti speciali non pericolosi ma solo per aziende con un numero di dipendenti superiore a 10. Nel MUD va indicato il codice ISTAT che identifica l’attività prevalente dell’impresa, codice che può subire variazioni in ragione dell’eventuale variazione dell’attività dell’impresa stessa. Coloro che nel corso dell’anno cui si riferisce la dichiarazione, non hanno prodotto rifiuti speciali non devono presentare il MUD. La dichiarazione va presentata per codice fiscale e non per sito produttivo; se l’impresa è costituita da più siti produttori, il MUD riporterà il bilancio annuale globale comprensivo della produzione di tutti i siti. Il modello è costituito da due schede principali, quella anagrafica che identifica il produttore e la scheda rifiuto che riporta le caratteristiche del rifiuto stesso e la quantità globale prodotta.

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5. LA CLASSIFICAZIONE DEL RIFIUTO In base alle disposizioni contenute nell’art. 184 del D.Lgs. 152/06 i rifiuti possono essere classificati in base all’origine in: urbani (se derivano dalle civili abitazioni) e in speciali (se sono prodotti in contesti diversi dalle civili abitazioni). Art. 184 - D.Lgs. 152/06 “Classificazione” 1. Ai fini dell'attuazione della parte quarta del presente decreto i rifiuti sono classificati, secondo l'origine, in rifiuti urbani e rifiuti speciali e, secondo le caratteristiche di pericolosità, in rifiuti pericolosi e rifiuti non pericolosi. 2. Sono rifiuti urbani: a) i rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti ad uso

di civile abitazione; b) i rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi diversi da quelli

di cui alla lettera a), assimilati ai rifiuti urbani per qualità e quantità, ai sensi dell'articolo 198, comma 2, lettera g);

c) i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade; d) i rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree

pubbliche o sulle strade ed aree private comunque soggette ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d'acqua;

e) i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali; f) i rifiuti provenienti da esumazioni ed estumulazioni, nonché gli altri rifiuti

provenienti da attività cimiteriale diversi da quelli di cui alle lettere b), c) ed e). 3. Sono rifiuti speciali: a) i rifiuti da attività agricole e agro-industriali, ai sensi e per gli effetti dell'art. 2135

c.c.; (*) b) i rifiuti derivanti dalle attivita' di demolizione, costruzione, nonche' i rifiuti che

derivano dalle attivita' di scavo, fermo restando quanto disposto dall'articolo 184-bis; (*)

c) i rifiuti da lavorazioni industriali, [fatto salvo quanto previsto dall'articolo 185, comma 1, lettera i);] (**)

d) i rifiuti da lavorazioni artigianali; e) i rifiuti da attività commerciali; f) i rifiuti da attività di servizio; g) i rifiuti derivanti dalla attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti

dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi;

h) i rifiuti derivanti da attività sanitarie; [i) i macchinari e le apparecchiature deteriorati ed obsoleti; l) i veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti; m) il combustibile derivato da rifiuti;] (***) [n) i rifiuti derivati dalle attività di selezione meccanica dei rifiuti solidi urbani.] (**)

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4. Sono rifiuti pericolosi quelli che recano le caratteristiche di cui all'allegato I della parte quarta del presente decreto. (*) 5. L'elenco dei rifiuti di cui all'allegato D alla parte quarta del presente decreto

include i rifiuti pericolosi e tiene conto dell'origine e della composizione dei rifiuti e, ove necessario, dei valori limite di concentrazione delle sostanze pericolose. Esso e' vincolante per quanto concerne la determinazione dei rifiuti da considerare pericolosi. L'inclusione di una sostanza o di un oggetto nell'elenco non significa che esso sia un rifiuto in tutti i casi, ferma restando la definizione di cui all'articolo 183. Con decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, da adottare entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore dalla presente disposizione, possono essere emanate specifiche linee guida per agevolare l'applicazione della classificazione dei rifiuti introdotta agli allegati D e I. (*)

5-bis. I sistemi d'arma, i mezzi, i materiali e le infrastrutture direttamente destinati alla difesa militare ed alla sicurezza nazionale individuati con decreto del Ministro della difesa, nonche' la gestione dei materiali e dei rifiuti e la bonifica dei siti ove vengono immagazzinati i citati materiali, sono disciplinati dalla parte quarta del presente decreto con procedure speciali da definirsi con decreto del Ministro della difesa, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ed il Ministro della salute, da adottarsi entro il 31 dicembre 2008. I magazzini, i depositi e i siti di stoccaggio nei quali vengono custoditi i medesimi materiali e rifiuti sono soggetti alle autorizzazioni ed ai nulla osta previsti dal medesimo decreto interministeriale. (****)

5-ter. La declassificazione da rifiuto pericoloso a rifiuto non pericoloso non puo' essere ottenuta attraverso una diluizione o una miscelazione del rifiuto che comporti una riduzione delle concentrazioni iniziali di sostanze pericolose sotto le soglie che definiscono il carattere pericoloso del rifiuto. (*****)

5-quater. L'obbligo di etichettatura dei rifiuti pericolosi di cui all'articolo 193 e l'obbligo di tenuta dei registri di cui all'art. 190 non si applicano alle frazioni separate di rifiuti pericolosi prodotti da nuclei domestici fino a che siano accettate per la raccolta, lo smaltimento o il recupero da un ente o un'impresa che abbiano ottenuto l'autorizzazione o siano registrate in conformita' agli articoli 208, 212, 214 e 216. (*****)

(*) N.d.R.: Comma così modificato/sostituito dall'art. 11 del D. Lgs. 3 dicembre

2010, n. 205; (**) N.d.R.: Soppresso dall'art. 2, c. 21 bis, del d.lgs. n. 4 del 16 gennaio 2008; (***) N.d.R.: Lettere soppresse dall'art. 11 del D. Lgs. 3 dicembre 2010, n. 205; (****) N.d.R.: Comma aggiunto dall'art. 2, c. 21, del d.lgs. n. 4/2008; (*****) N.d.R.: Comma aggiunto dall'art. 11 del D. Lgs. 3 dicembre 2010, n. 205.

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NORME PRATICHE PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI PRODOTTI C/O IL CR BRINDISI 13

Il sistema CER Altra modalità di classificazione è quella che tiene conto delle caratteristiche di pericolosità e in base alla quale si hanno rifiuti pericolosi e non pericolosi. In ambito comunitario, dal 1994, ogni rifiuto è identificabile a mezzo di un codice numerico, detto codice europeo del rifiuto, codice CER. Quest’ultimo consente di individuare il rifiuto in maniera univoca, a fini esclusivamente statistici e gestionali. Si tratta di un codice che non fornisce alcuna indicazione precisa circa la pericolosità, circa il trasporto e circa lo stato fisico, è un codice che il produttore attribuisce ai fini dello smaltimento. La classificazione CER si basa su un criterio misto che tiene conto dei seguenti elementi:

� processo di produzione che ha generato il rifiuto; � tipologia merceologica del prodotto a fine vita (es. veicoli fuori uso, batterie,

cosmetici scaduti, ecc…); � contenuto di sostanze pericolose specificamente o genericamente

nominate.

Il codice si compone di 6 cifre suddivise in 3 coppie: � la 1^ coppia individua le 20 classi di attività da cui originano i rifiuti (es. 07 –

rifiuti dei processi chimici organici); � la 2^ coppia si riferisce alle sottoclassi del processo produttivo in cui si

articola ciascuna classe di attività (es. 07.01 – rifiuti di produzione, formulazione, fornitura ed uso dei prodotti organici di base);

� la 3^ coppia rappresenta i singoli tipi di rifiuti provenienti da un’origine specifica (es. 07.01.03 – solventi organici alogenati, soluzioni di lavaggio ed acque madri, etc. di produzione, formulazione, fornitura ed uso di prodotti organici di base).

Alcuni rifiuti sono identificabili con un codice CER e contrassegnati da un asterisco “*”; si tratta di rifiuti classificati come pericolosi ai sensi della direttiva comunitaria 91/689/CE.

N.B. L’elenco completo di tutti i codici CER è disponibile nel sito INTRANET di Brindisi nella sezione “Sicurezza sul lavoro”.

Il rifiuto viene classificato come pericoloso solo se le sostanze pericolose in esso contenute raggiungono determinate concentrazioni (criterio del limite della concentrazione), tali da conferire al rifiuto medesimo una o più caratteristiche di cui allegato I del T.U. (D.Lgs. 152/06 di seguito riportato), recante l’elenco delle sostanze pericolose.

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CARATTERISTICHE DI PERICOLO (allegato I al T.U.) L’allegato individua 14 codici di pericolo attribuibili al rifiuto

� H1 – esplosivo � H2 – comburente � H3A – facilmente infiammabile � H3B – infiammabile � H4 – irritante � H5 – nocivo � H6 – tossico � H7 – cancerogeno � H8 - corrosivo � H9 – infettivo � H10 – tossico per il ciclo riproduttivo � H11 – mutageno � H12 – sostanze che a contatto con l’aria o con acidi possono sviluppare

gas tossico o molto tossico � H13 – sostanze che dopo eliminazione possono dare origine a composti

pericolosi � H14 – ecotossico

(i codici H non si attribuiscono ai rifiuti domestici) I rifiuti sono da ritenere pericolosi se presentano una o più caratteristiche indicate nell’allegato III della Direttiva 91/689/CE e, in riferimento ai codici da H3 a H8, H10 e H11 del medesimo allegato, una o più delle seguenti caratteristiche:

� punto di infiammabilità � 55 °C; � una o più sostanze classificate come molto tossiche in concentrazione totale � 0,1%;

� una o più sostanze classificate come tossiche in concentrazione totale � 3%.

Perché è così importante attribuire dei codici al rifiuto? Per un attimo supponiamo di essere la squadra che interviene per un incidente a seguito del quale il rifiuto contenuto nel deposito si è rovesciato. La squadra deve poter acquisire ogni elemento utile a prestare un intervento efficace. Il rifiuto correttamente classificato fornisce informazioni sull’origine, la composizione e la pericolosità e in tal modo orienta l’operato della squadra medesima. Chi è responsabile del “rifiuto” e della sua corretta classificazione? È responsabile esclusivamente chi li produce.

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Etichettatura e contenitori di raccolta Oltre che correttamente classificato il rifiuto deve essere correttamente confezionato, impiegando contenitori adeguati, cioè realizzati di materiale idoneo alla composizione del rifiuto o omologati, cioè aventi caratteristiche atte a garantire la tenuta del contenitore in caso di incidente.

Classificare

Designare merce

Imballare

Documenti

Trasporto

Consegna Sul contenitore va applicata la R in base alle disposizioni contenute nella nota n. 1912 del 2 ottobre 2007 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.

Le etichette devono resistere adeguatamente all’esposizione atmosferica senza subire sostanziali alterazioni; in ogni caso la loro collocazione deve permettere sempre una chiara e immediata lettura. Dal 1 gennaio 2011, le merci pericolose di tutte le classi devono essere classificate anche valutando la pericolosità per l’ambiente acquatico (attraverso test specifici o acquisendo i dati riportati nella scheda di sicurezza).

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Esempio; L’esempio che segue si riferisce alla classificazione e all’etichettatura da attribuire al rifiuto costituito da “liquidi di sviluppo da camera oscura”:

� �codice CER 09 01 01* (individuato sulla base dell’attività che lo ha originato);

� �l’asterisco indica che si tratta di un rifiuto pericoloso; quindi per stabilire il pericolo da attribuire si può procedere con una determinazione analitica o con un metodo induttivo (attraverso la consultazione della scheda di sicurezza, SDS, della sostanza, impiegata nel ciclo lavorativo, che ha generato il rifiuto. Al punto 2 della SDS sono riportate informazioni sulla composizione e sui componenti e, al punto 14 sono indicate informazioni sul trasporto);

� �il punto 2 della SDS indica che si tratta di una sostanza nociva; � �il punto 14 indica un codice UN 3266 (classe di pericolo 8/PG III). PG sta

per gruppo di imballaggio (dove: I = molto; II = pericoloso; III = poco pericoloso).

Considerando il ciclo produttivo, il rifiuto non può diventare più pericoloso di quanto lo sia inizialmente.

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6. DIVIETI In attuazione delle disposizioni di legge vigenti in materia di rifiuti speciali, nel CR Brindisi è vietato:

a) conferire i rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi, compresi i rifiuti

speciali sanitari pericolosi, con i rifiuti solidi urbani e di raccolta differenziata;

b) stoccare rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi all’esterno degli appositi depositi, al di fuori dei locali o spazi opportunamente delimitati e segnalati, all’esterno degli edifici dell’ENEA e nelle aree ecologiche istituite per la raccolta differenziata di carta, vetro/lattine e plastica;

c) avviare alla raccolta differenziata, contenitori in vetro o materiale cartaceo contaminati da sostanze chimiche;

d) produrre, stoccare e avviare allo smaltimento finale i rifiuti speciali in contrasto con le disposizioni del presente opuscolo;

e) l’abbandono e il deposito incontrollato di rifiuti sul suolo e nel suolo sono vietati così come è vietata l’immissione di rifiuti di qualsiasi genere, allo stato solido o liquido, nelle acque superficiali e sotterranee. In particolare come specificato nella circolare n. 4/2004 Centro di Brindisi e nella successiva lett. prot. ENEA/2004/59061/BRI del 30/09/04 (All. I), SI RICORDA che è consentito smaltire in fogna c/o il comprensorio “Cittadella della Ricerca”, i soli rifiuti liquidi assimilabili ai rifiuti urbani (civili-domestici) ovvero tutti quelli che rientrano in tabella 3 dell’allegato 5 del D.Lgs. 152/99 (All. II);

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7. MODALITÀ DI TRATTAMENTO, ETICHETTATURA, MANIPOLAZIONE E

STOCCAGGIO TEMPORANEO PER IL CORRETTO CONFERIMENTO ALLO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI SPECIALI

Lo stoccaggio temporaneo dei rifiuti speciali: caratteristiche tecniche Per lo stoccaggio temporaneo dei rifiuti speciali è necessario attenersi alle seguenti precauzioni generali:

� I recipienti, fissi e mobili, comprese le vasche ed i bacini, destinati a contenere rifiuti pericolosi devono possedere adeguati requisiti di resistenza in relazione alle proprietà chimico-fisiche ed alle caratteristiche di pericolosità dei rifiuti contenuti;

� I rifiuti incompatibili (suscettibili, cioè, di reagire pericolosamente tra di loro, dando luogo alla formazione di prodotti esplosivi, infiammabili e tossici, o allo sviluppo di notevole quantità di calore), devono essere stoccati in modo che non possano venire a contatto tra di loro;

� I contenitori/serbatoi di rifiuti allo stato liquido devono essere raccolti all’interno di opportune vasche o “bacini di contenimento”; per le dimensioni di tali bacini occorre riferirsi alle seguenti indicazioni:

- se lo stoccaggio dei rifiuti liquidi avviene in un serbatoio fuori terra, il bacino deve avere capacità pari all'intero volume del serbatoio;

- qualora in uno stesso insediamento vi siano più serbatoi e/o contenitori, potrà essere realizzato un solo bacino di contenimento di capacità almeno uguale alla terza parte di quella complessiva effettiva dei serbatoi stessi. In ogni caso, il bacino deve essere di capacità pari a quella del più grande dei serbatoi;

- il bacino di contenimento deve essere realizzato con materiale idoneo, tale da assicurare un’adeguata tenuta in caso di sversamento accidentale dei reflui, ed impedire, così, la contaminazione del suolo.

� Nei luoghi di deposito esterni, è buona norma proteggere i depositi con idonee tettoie per evitare l’irraggiamento diretto dei contenitori (con conseguenti pericoli di surriscaldamento e formazione prodotti gassosi) e l’accumulo di acqua piovana nei bacini di contenimento; in ogni caso, occorre verificare periodicamente e dopo piogge intense lo stato dei bacini di contenimento;

� I serbatoi contenenti rifiuti liquidi devono essere provvisti di opportuni dispositivi antitrabboccamento qualora questi ultimi siano costituiti da una tubazione di troppo pieno, il relativo scarico deve essere convogliato in modo da non costituire pericolo per gli addetti e per l'ambiente;

� Qualora il deposito sia ubicato in un locale chiuso, è necessario garantire un’aerazione permanente adeguata;

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� Se il deposito avviene in cumuli, questi devono essere realizzati su

basamenti resistenti all'azione dei rifiuti, in modo tale da impedirne il contatto col suolo. I rifiuti stoccati in cumuli (“alla rinfusa”) devono essere protetti dalle acque meteoriche e dall'azione del vento;

� I recipienti mobili devono essere provvisti di: - idonee chiusure per impedire la fuoriuscita del contenuto; - accessori dispositivi atti ad effettuare in condizioni di sicurezza le

operazioni di riempimento e svuotamento; - mezzi di presa per rendere sicure ed agevoli le operazioni di

movimentazione. Anche la segnaletica di avvertimento è molto importate per la corretta tenuta del deposito temporaneo:

� I recipienti, fissi e mobili, devono essere opportunamente contrassegnati con etichette o targhe, apposte sui recipienti stessi o collocate nelle aree di stoccaggio, atti ad evidenziare la natura e la pericolosità dei rifiuti; detti contrassegni devono essere ben visibili per dimensioni e collocazioni;

� Le etichette ed i cartelli di cui sopra sono realizzati in conformità a quanto previsto dalla normativa in materia di segnaletica di sicurezza (D.Lgs. n. 493/96), per contenitori di sostanze e preparati pericolosi (All. III al D.Lgs. n. 493/96). Si ricorda che, a questo proposito, la normativa prevede che:

- i recipienti utilizzati per il magazzinaggio di sostanze o preparati pericolosi devono essere muniti dell'etichettatura (pittogramma o simbolo sul colore di fondo) corrispondente. Esempio:

oppure

- il deposito di un certo quantitativo di sostanze o preparati pericolosi può essere indicato con il cartello di avvertimento "pericolo generico".

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I cartelli o l'etichettatura di cui sopra vanno applicati, secondo il caso, nei pressi dell'area di magazzinaggio o sulla porta di accesso al locale di stoccaggio.

CARTELLI DI DIVIETO

Divieto accesso ai non autorizzati

Divieto fumo ed uso fiamme libere

CARTELLI DI PRESCRIZIONE

Uso di dispositivi di protezione individuale durante i travasi NOTA FINALE I recipienti, fissi e mobili, che hanno contenuto i rifiuti pericolosi, e non destinati ad essere reimpiegati per gli stessi tipi di rifiuti, devono essere sottoposti a trattamenti di bonifica appropriati alle nuove utilizzazioni.

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TONER PER STAMPA ESAURITI I toner per stampa esauriti (consumabili esausti del sistema di stampa elettronica), per la loro diffusione, meritano una trattazione specifica. I toner esauriti sono rifiuti speciali e quindi non possono essere gettati nei cestini per i rifiuti comuni o gettati nei cassonetti del servizio pubblico di raccolta. Il Catalogo Europeo dei Rifiuti (CER) prevede due codici rifiuti per i toner esauriti:

080317* (pericoloso): toner per stampa esauriti, contenenti sostanze pericolose;

080318 (non pericoloso): toner per stampa esauriti diversi da quelli di cui alla voce 080317*.

I toner immessi sul mercato negli ultimi anni sono per la gran parte non pericolosi. Comunque è sempre opportuno controllare le modalità di smaltimento nella scheda tecnica del toner. Ai sensi del punto 13.20 del D.M. 05/02/98 (attività di recupero ammesse in regime semplificato), così come modificato dal D.M 05/04/06, qualora i toner esauriti siano avviati non ad operazioni di smaltimento ma di recupero, il codice CER è 080318 oppure 160216 (componenti rimossi da apparecchiature fuori uso, diversi da quelli di cui alla voce 160215*) Poiché ciascuna Unità dell’ENEA CR Brindisi utilizza diversi fornitori per acquistare toner (nuovi, rigenerati, ecc.), non è possibile stabilire un’unica procedura ma occorre prevedere soluzioni diverse in base alla tipologia di toner utilizzati.

• Se si utilizzano toner che possono essere avviati ad operazioni di recupero si possono utilizzare ditte che, anche gratuitamente, provvedono alla raccolta dei toner esauriti. In tal caso il codice CER utilizzato sarà quello previsto dal D.M. 05/02/98, cosi come modificato dal D.M: 05/04/06. Dovrà comunque essere rilasciato il formulario (prima e quarta copia). Per il Registro di Carico e Scarico valgono le indicazioni riportate nell’apposito paragrafo;

• Se si utilizzano toner che non possono essere avviati ad operazioni di recupero si dovrà utilizzare la Ditta in convenzione con l’ENEA CR Brindisi per il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti speciali. Il codice che sarà utilizzato sarà 080317* o 080318. Dovrà essere rilasciato il formulario (prima e quarta copia). Per il Registro di Carico e Scarico valgono le indicazioni riportate nell’apposito paragrafo;

• Se i toner vengono rigenerati (ma in tal caso devono essere esattamente gli stessi toner consegnati per la rigenerazione ad essere restituiti) allora non si è in presenza di rifiuti in quanto non vi è né l’obbligo, né l’intenzione di disfarsi del prodotto. Per tale ragione non occorre porre in atto alcun adempimento.

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ISTRUZIONI PER LA RACCOLTA DEI TONER ESAURITI

(fig.1)

(fig.2)

(fig.3)

(fig4)

Il toner esaurito deve essere inserito nel sacchetto di plastica nero (fig.1) in cui era contenuto al momento del primo utilizzo o in cui e’ contenuto il nuovo toner che lo ha sostituito. Il sacchetto nero contenente il toner esaurito deve essere riposto negli appositi contenitori di cartone foderati in materiale plastico (fig.2) in questo luogo allestiti.

NON ABBANDONARE I TONER ESAURITI IN TERRA O IN ALTRO LUOGO NON A CIO’

PREPOSTO. L’imballaggio di cartone (fig.3) (scatola) del toner esaurito o del nuovo toner che lo ha sostituito, non deve mai essere inserito nel contenitore per la raccolta dei toner esausti ma deve essere riposto nell’apposito cassonetto per la raccolta della carta e del cartone (fig.4).

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RIFIUTI CHIMICI Modalità di tenuta dei rifiuti nei luoghi di produzione (laboratori, officine, ecc...) È fondamentale che ciascun laboratorio provveda alla raccolta differenziata dei rifiuti prodotti evitando il mescolamento degli stessi (art. 187 del D.Lgs. 152 del 03/04/2006 e s.m.i.). I rifiuti devono essere raccolti in contenitori appropriati in base al volume e al tipo di rifiuto. I contenitori devono presentare le seguenti caratteristiche generali:

• essere realizzati in materiale resistente all’azione del rifiuto contenuto; • garantire una tenuta adeguata per impedire la fuoriuscita di materiale o,

comunque, di vapori pericolosi; • avere dimensioni contenute (capienza max 5-10 litri) ed essere muniti di

dispositivi per la presa, così da garantire un più agevole trasporto al deposito temporaneo (se esistente) o in fase di smaltimento;

• essere correttamente etichettati, con il simbolo di rifiuto ("R" nera in campo giallo) e l’indicazione del codice C.E.R., la composizione del rifiuto, le principali caratteristiche di pericolo dello stesso;

• le etichette devono essere poste sul contenitore prima del suo utilizzo.

I sacchi che contengono rifiuti solidi (es. sostanze chimiche non più utilizzate) devono essere sistemati in opportuni contenitori resistenti (es. di plastica) per evitare danneggiamenti e perdite del contenuto negli ambienti di lavoro. È opportuno tenere tali contenitori chiusi e protetti dall’ingresso di acqua e umidità nel caso di sostanze che possono reagire pericolosamente con l’acqua o, comunque, decomporsi in presenza di umidità dando luogo a prodotti pericolosi. Gli aghi e gli altri materiali taglienti e pungenti devono essere messi in appositi contenitori di plastica rigida prima di essere posti nei contenitori di cartone. I rifiuti chimici devono essere conservati lontano da fonti di calore, irraggiamento solare e quadri elettrici. Devono essere chiusi ermeticamente e non devono essere collocati in alto o comunque in posizioni di equilibrio precario. Si consiglia di tenere i contenitori di rifiuti liquidi in una vasca di raccolta di volume non inferiore alla capacità massima del contenitore: in caso di sversamenti accidentali all’interno del laboratorio utilizzare i materiali assorbenti già predisposti per gli agenti chimici. Prima di immettere rifiuti in uno stesso contenitore verificare che siano rispettate le compatibilità tra sostanze e la corrispondenza della tipologia del CER.

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Il trasporto di contenitori di rifiuti chimici dal luogo di produzione al deposito temporaneo (ove previsto) deve essere effettuato da personale autorizzato avendo cura di rispettare alcuni principi generali di sicurezza:

• Prima della movimentazione, controllare che i contenitori siano integri, ben chiusi e non siano sporchi;

• Verificare che le etichette siano chiare e leggibili, così da non ingenerare confusione al momento del travaso e/o del prelievo da parte della Ditta incaricata dello smaltimento;

• Utilizzare dispositivi di protezione individuale idonei (es. guanti, occhiali ecc…) per effettuare i travasi sul luogo di deposito;

I materiali di reagentario obsoleto, sia solidi che liquidi, possono essere eliminati nei loro contenitori originali purché siano in corrette condizioni; se questi ultimi non risultano idonei (es. si possono rompere, non sono muniti di adeguata chiusura, ecc.) devono essere raccolti in un altro contenitore realizzato in materiale infrangibile. Principali rischi associati alla manipolazione e allo stoccaggio di rifiuti chimici - incompatibilità. Nelle operazioni di “raccolta” di rifiuti chimici devono essere adottate tutte le cautele che si adottano, normalmente, nella manipolazione e nello stoccaggio dei reagenti utilizzati in laboratorio. È importante, soprattutto, verificare che all’atto di immissione di soluzioni esauste in un unico contenitore o nella conservazione di recipienti di rifiuti chimici siano rispettati i criteri di “compatibilità” tra le varie sostanze. Si ricorda che con la definizione "sostanze chimiche incompatibili" si indicano quelle sostanze che possono:

• reagire violentemente; • reagire producendo una notevole quantità di calore; • reagire determinando la formazione di prodotti infiammabili; • reagire determinando la formazione di prodotti tossici.

È pertanto, fondamentale che vengano adottate tutte le misure necessarie affinché tali agenti non possano venire a contatto inavvertitamente, sia durante la normale attività di laboratorio che al momento dello smaltimento. Si ricorda che le procedure di sicurezza predisposte dal SPP per i laboratori chimici contengono una tabella con l’indicazione “a titolo esemplificativo e non esaustivo” delle sostanze chimiche incompatibili, alla quale si rimanda. Di seguito si riassumono alcuni dei principali accorgimenti da adottare.

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Si dovrà prestare particolare attenzione a: Non mescolare nei contenitori sostanze incompatibili o che reagiscono fra di loro con sviluppo di gas e vapori, potenzialmente tossici od esplosivi. In linea di massima si dovrà:

� Smaltire gli acidi e le basi forti separatamente, evitando di mescolarli con altre sostanze o tra di loro. Non tentare diluizioni con acqua o altri solventi;

� Maneggiare con cura e smaltire separatamente le soluzioni di acido picrico; � Non lasciare seccare le soluzioni; � Non mescolare sostanze comburenti con sostanze combustibili.

Comunque NON MESCOLARE MAI:

� Il carbone attivo con ipocloriti o altri ossidanti forti; � Metalli alcalini con acqua, CCl4, CO2, alogeni; � Composti di alluminio (alchili) con acqua; � Ammoniaca con mercurio, cloro, ipoclorito, iodio, acido fluoridrico; � Clorati con sali ammonio, acidi, metalli, zolfo, combustibili; � Cromo e manganese o loro composti con acido acetico, naftalina, canfora,

glicerolo, eteri, alcoli, combustibili; � Rame e suoi composti con acqua ossigenata; � Cianuri con acidi; � Acqua ossigenata con rame, cromo, ferro, metalli e sali metallici, alcoli,

acetone, materie organiche, anilina, nitrometano, con altre sostanze infiammabili;

I più importanti rischi associati al deposito temporaneo di sostanze chimiche sono:

� Stoccaggio improprio di formaldeide, in ambienti senza ventilazione naturale ed in contenitori non perfettamente a tenuta;

� Mercurio stoccato in contenitori porosi, che continua ad evaporare; � Stoccaggio improprio di acido perclorico o acido picrico, con rischio di

esplosione; � Combinazione di azide con metalli (Cu, Pb) o ammonio, che può formare

residui esplosivi allo stato secco; � Solventi organici che vaporizzano; � Stoccaggio in contenitori non sigillati di sostanze che liberano gas a contatto

con l’umidità (frase di rischio R15); � Stoccaggio di sostanze aggressive (Es. acidi fumanti, alcali forti, solventi) in

contenitori che non offrono adeguate caratteristiche di resistenza alle sostanze stesse (verificare scheda di sicurezza prima di cambiare contenitore).

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Corretto smaltimento di contenitori utilizzati in laboratorio I recipienti che hanno contenuto liquidi pericolosi non possono essere inviati al riciclo (raccolta differenziata del vetro e della plastica) se non previo compimento di adeguate operazioni di pulizia. Infatti, affinché tali materiali possano essere considerati rifiuti non pericolosi devono essere accuratamente lavati e/o sterilizzati in modo tale da non costituire rischio alcuno per gli operatori e per l’ambiente. Di seguito sono riportate alcune indicazioni sulle modalità di svolgimento delle operazioni di pulizia:

� I contenitori, opportunamente svuotati, di solventi devono essere lasciati aperti sotto cappa, in modo da favorire la completa evaporazione delle tracce di solvente residuo;

� I contenitori vuoti di prodotti chimici (organici e/o inorganici) devono essere lavati per rimuovere le eventuali tracce di sostanze residue;

� E’ necessario utilizzare un solvente idoneo ed in minima quantità; � I lavaggi vanno ripetuti più volte, i liquidi di lavaggio sono un rifiuto speciale

il quale, a seconda delle caratteristiche chimiche della sostanza, o preparato, in soluzione devono essere raccolti e smaltiti come rifiuti speciali pericolosi.

Una volta puliti adeguatamente:

� I contenitori in vetro (compresa la vetreria di laboratorio qualora debba essere eliminata), accuratamente lavati, devono essere lasciati aperti, quindi conferiti negli appositi raccoglitori.

� I contenitori in plastica, accuratamente lavati, devono essere schiacciati per ridurne il volume, poi tappati e quindi conferiti negli appositi raccoglitori.

Qualsiasi materiale non lavato accuratamente rimane un rifiuto speciale; per la sua codifica si deve tenere conto delle caratteristiche chimico-fisiche della sostanza, o preparato, ancora presente e devono pertanto essere attivate le opportune modalità di smaltimento. Si raccomanda di seguire le procedure indicate in precedenza solo se si è sicuri del contenuto originario del recipiente e se lo stesso è integro e tale da non provocare rischi per l’operatore.

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È, inoltre, opportuno evitare di intraprendere la procedura di bonifica e successivo invio al riciclo per recipienti che hanno contenuto agenti con le seguenti caratteristiche di pericolosità:

− Cancerogeni: R40, R45, R49; − Mutageni: R46; − Tossici per la riproduzione: da R60 a R64; − Possibilità di effetti irreversibili: R68; − Esplosivi: da R1 a R6; − Sostanze incompatibili con l’acqua: R14, R15; − Sostanze molto tossiche: R26, R27, R28.

NB dal 1/12/10 si ricorda che in base al nuovo regolamento CLP le frasi di rischio “R” dovranno essere sostituite dai codici di pericolo “H”. RIFIUTI SANITARI I rifiuti sanitari sono disciplinati dal DPR 15 luglio 2003 n. 254 “Regolamento recante disciplina della gestione dei rifiuti sanitari a norma dell'art. 24 della legge 31 luglio 2002, n. 179”. Per ”rifiuti sanitari” si intendono non solo quelli prodotti dalle strutture sanitarie ma anche rifiuti speciali prodotti al di fuori delle stesse che, per rischio, risultano analoghi ai rifiuti pericolosi a rischio infettivo (es. la nostra medicina del lavoro). Il DPR 254/2003 disciplina le seguenti tipologie di rifiuti:

a) i rifiuti sanitari non pericolosi; b) i rifiuti sanitari assimilati ai rifiuti urbani; c) i rifiuti sanitari pericolosi non a rischio

infettivo; d) i rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo; e) i rifiuti sanitari che richiedono particolari

modalità di smaltimento; f) i rifiuti da esumazioni e da estumulazioni,

nonché i rifiuti derivanti da altre attività cimiteriali, esclusi i rifiuti vegetali provenienti da aree cimiteriali;

g) i rifiuti speciali, prodotti al di fuori delle strutture sanitarie, che come rischio risultano analoghi ai rifiuti pericolosi a rischio infettivo, con l'esclusione degli assorbenti igienici.

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I rifiuti sanitari devono essere appropriatamente identificati, contenuti in maniera sicura ed eliminati attraverso le procedure indicate di seguito. Rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo I rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo sono definiti dall’art. 2, comma 1, lett. d) del DPR n.254/2003 e sono identificati con i codici CER 180103* e 180202*. In pratica, si considerano rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo tutti i materiali che sono venuti a contatto con fluidi biologici infetti o presunti tali. Sono assimilabili a questo tipo di materiali anche i rifiuti di laboratorio e di ricerca chimico-biologica ( es. piastre di coltura e materiale monouso) che siano venuti a contatto con materiale biologico, non necessariamente infetto. Come principio generale, ai fini di una corretta gestione dei rifiuti sanitari che consenta la riduzione del quantitativo di rifiuti pericolosi, è opportuno minimizzare il contatto di materiali non infetti con potenziali fonti infettive. I materiali biologici pericolosi devono essere separati in base ai codici CER. I rifiuti sanitari a rischio infettivo devono essere raccolti, già sul luogo di produzione, in appositi imballaggi a perdere recanti la scritta “Rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo” e il simbolo del rischio biologico. Nel caso possano essere presenti materiali taglienti (es. lame, siringhe, ecc.) devono essere predisposti imballaggi rigidi a perdere, resistenti alla puntura, recanti la scritta "Rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo taglienti e pungenti". In entrambi i casi, devono essere contenuti nel secondo imballaggio rigido esterno, eventualmente riutilizzabile previa idonea disinfezione ad ogni ciclo d'uso, recante la scritta "Rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo". Gli imballaggi “primari” devono essere resistenti al passaggio dei liquidi. Nel caso di importante presenza di liquidi nel rifiuto assorbire, immettendo segatura nel contenitore. Gli imballaggi esterni devono avere caratteristiche adeguate per resistere agli urti ed alle sollecitazioni provocate durante la loro movimentazione e trasporto, e devono essere realizzati in un colore idoneo per essere facilmente distinguibili dagli imballaggi utilizzati per il conferimento degli altri rifiuti.

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È importante che in fase di raccolta siano osservate alcune norme comportamentali:

� Occorre evitare di “caricare” troppo i contenitori di rifiuti: infatti l’eccessivo peso può determinare, durante le fasi di trasporto, la rottura degli stessi (es. quando sono utilizzati i contenitori esterni di cartone); analogamente un notevole ingombro del contenuto può comportare difficoltà nella chiusura dell’imballaggio con conseguente possibilità di fuoriuscita dei rifiuti;

� I contenitori devono essere chiusi perfettamente: utilizzare, a tal scopo, i lacci appositi (forniti insieme all’imballaggio stesso);

� Le operazioni di confezionamento devono essere effettuate utilizzando guanti di protezione che devono essere eliminati non appena terminato il lavoro, al fine di evitare la contaminazione di altri oggetti.

È buona norma effettuare una disinfezione sul luogo di produzione per fornire garanzie di sicurezza durante le operazioni di raccolta e trasporto. La disinfezione può avvenire mediante l’impiego di disinfettanti comuni (Es. Lisoformio) aggiunti nei contenitori prima della chiusura degli stessi, adottando le precauzioni previste per la manipolazione degli agenti chimici (DPI, aerazione dei locali, ecc...). ATTENZIONE: la disinfezione non garantisce l’abbattimento della potenziale carica infettiva, per ottenere il quale occorrerebbe effettuare un processo di sterilizzazione: pertanto, è necessario comunque adottare tutte le cautele previste anche nelle fasi successive alla disinfezione. Il deposito temporaneo di rifiuti deve essere effettuato in condizioni tali da non causare alterazioni che comportino rischi per la salute e può avere una durata massima di 5 giorni dal momento della chiusura del contenitore. Può essere esteso a 30 giorni per quantitativi inferiori a 200 litri nel rispetto dei requisiti di igiene e sicurezza e sotto la responsabilità del produttore (art. 8 DPR 254/2003). In generale, per il deposito temporaneo dei rifiuti sanitari è necessario siano osservate le disposizioni tecniche indicate per il deposito temporaneo di rifiuti pericolosi. È opportuno, inoltre, siano osservati ulteriori accorgimenti:

� inserire i contenitori di rifiuti (confezionati) in vasche di contenimento realizzate con materiale lavabile;

� se il deposito è effettuato all’aperto prevedere adeguata difesa antimurina ed antinsetti.

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OLI ESAUSTI Ai sensi dell’art. 1, comma 1 del D.Lgs. n.95/92, per olio usato si intende qualsiasi olio industriale o lubrificante, a base minerale o sintetica, divenuto improprio all’uso cui era inizialmente destinato, in particolare gli oli usati dei motori a combustione e dei sistemi di trasmissione, nonché gli oli minerali per macchinari, turbine o comandi idraulici e quelli contenuti nei filtri usati. Gli oli usati devono essere raccolti, per tipologie omogenee, e affidati al Consorzio obbligatorio degli oli usati direttamente ovvero ad imprese autorizzate alla raccolta e/o alla eliminazione, comunicando al cessionario tutti i dati relativi all'origine ed ai pregressi utilizzi degli oli usati. Il deposito temporaneo degli oli esausti segue le regole che disciplinano il deposito temporaneo dei rifiuti pericolosi (art. 183 del D.Lgs. n.152/2006), già illustrate in precedenza nel presente opuscolo. Per effettuare una corretta gestione degli oli usati è necessario, in particolare, osservare le seguenti indicazioni:

• raccogliere l’olio evitando dispersioni sul terreno ed impedendo il percolamento in condutture o fogne;

• stoccare gli oli usati in modo idoneo ad evitare qualsiasi commistione tra emulsioni ed oli propriamente detti, ovvero qualsiasi dispersione o contaminazione degli stessi con altre sostanze;

• utilizzare per il deposito recipienti muniti di adeguati requisiti di resistenza in relazione alle proprietà chimico-fisiche ed alle caratteristiche di pericolosità degli oli usati contenuti. I recipienti devono, inoltre, essere provvisti di:

- idonee chiusure per impedire la fuoriuscita di liquido; - dispositivi atti ad effettuare in condizioni di sicurezza le operazioni di

riempimento e svuotamento; - mezzi di presa per rendere sicure ed agevoli le operazioni di

movimentazione; - apposita etichettatura che ne identifichi il contenuto.

• I recipienti devono essere collocati in una vasca che ne raccolga eventuali sversamenti.

Nota finale Qualora gli impianti di stoccaggio siano di capacità superiori a 500 litri, dovranno avere caratteristiche tali da soddisfare quanto previsto nell'allegato C al D.M.16 maggio 1996, n. 392 “Regolamento recante norme tecniche relative alla eliminazione degli oli usati”, al quale si rimanda. Per quanto riguarda l’attribuzione dei codici CER a tale tipologia di rifiuti, occorre far riferimento all’Allegato D alla parte quarta del D.Lgs. n.152/06, capitolo 13 “Oli esauriti e residui di combustibili liquidi”, scegliendo la categoria più opportuna.

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BATTERIE E ACCUMULATORI Le batterie esauste al piombo (CER 16 06 01*) devono essere raccolte e conferite al Consorzio Obbligatorio per le Batterie al Piombo Esauste e i Rifiuti Piombosi (COBAT), direttamente o tramite soggetti incaricati dal COBAT stesso. Il deposito di tali rifiuti, in attesa di smaltimento, deve essere effettuato in luogo coperto munito di superficie impermeabile. Le batterie non devono presentare rotture che lascino fuoriuscire il liquido contenuto: per sicurezza si raccomanda di collocarle, in attesa di smaltimento, all’interno di contenitori in plastica a tenuta o in imballaggi non attaccabili dall'acido. Il luogo di deposito dovrebbe essere accessibile al solo personale autorizzato e deve essere chiaramente identificato mediante segnaletica indicante i pericoli. MATERIALI CONTENENTI AMIANTO Data la pericolosità dell’amianto, lo smaltimento di rifiuti contenenti amianto richiede particolari accorgimenti ed è soggetto a disposizioni specifiche. Pertanto, nel caso in cui si debbano smaltire materiali presumibilmente contenenti amianto (comprese vecchie stufe e muffole, la cui coibentazione era spesso costituita da materiali contenenti amianto) il personale deve avvalersi della consulenza del Servizio Prevenzione e Protezione per espletare le necessarie pratiche (affidamento a Ditta esterna specializzata). RIFIUTI DA APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE (RAEE) I rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) sono disciplinati dal Decreto Legislativo n. 151 del 25 luglio 2005 “Attuazione delle direttive 2002/95/CE, 2002/96/CE e 2003/108/CE, relative alla riduzione dell'uso di sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche, nonché allo smaltimento dei rifiuti”.

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Il provvedimento, entrato in vigore il 13 agosto 2005, riguarda la gestione dei rifiuti prodotti da:

1. Grandi elettrodomestici; 2. Piccoli elettrodomestici; 3. Apparecchiature informatiche e

per telecomunicazioni; 4. Apparecchiature di consumo; 5. Apparecchiature di illuminazione; 6. Strumenti elettrici ed elettronici

(ad eccezione degli utensili industriali fissi di grandi dimensioni);

7. Giocattoli e apparecchiature per lo sport e per il tempo libero;

8. Dispositivi medici (ad eccezione di tutti i prodotti impiantati e infettati);

9. Strumenti di monitoraggio e di controllo; 10. Distributori automatici.

Con il Decreto Legislativo n. 151/2005, i RAEE provenienti da nuclei domestici non possono più essere smaltiti come rifiuti urbani ma devono essere ricondotti ai sistemi di raccolta differenziata istituiti dai comuni. Vi è, inoltre, l’obbligo da parte dei distributori, venditori e ditte incaricate della consegna, di ritirare gratuitamente l’apparecchiatura elettrica e/o elettronica (AEE) riconducibile all’uso domestico vecchia in sostituzione dell’AEE nuova in numero di uno contro uno: la condizione è che le apparecchiature siano equivalenti e la vecchia abbia svolto le stesse funzioni a cui è destinata la nuova. Il ritiro gratuito può essere rifiutato nel caso in cui vi sia un rischio di contaminazione del personale incaricato dello stesso ritiro o nel caso in cui risulta evidente che l'apparecchiatura in questione non contiene i suoi componenti essenziali o contiene rifiuti diversi dai RAEE. RAEE professionali Le operazioni di raccolta, di trasporto, di trattamento, di recupero e di smaltimento ambientalmente compatibile dei RAEE professionali originati da apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato dopo il 13 agosto 2005 sono a carico del produttore che ne assume l'onere per i prodotti che ha immesso sul mercato a partire dalla predetta data. Il finanziamento delle operazioni di raccolta, di trasporto, di trattamento, di recupero e di smaltimento dei RAEE professionali originati da apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato prima del 13 agosto 2005 è a

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carico del produttore nel caso di fornitura di una nuova apparecchiatura elettrica ed elettronica in sostituzione di un prodotto di tipo equivalente (*) ed adibito alle stesse funzioni della nuova apparecchiatura fornita. È a carico del detentore negli altri casi. Le nuove apparecchiature elettriche ed elettroniche devono essere contraddistinte dal simbolo di seguito indicato, atto ad indicare in maniera inequivocabile che l’apparecchiatura è stata immessa sul mercato dopo il 13/08/05 e che deve essere oggetto di raccolta separata:

Per “RAEE provenienti dai nuclei domestici" si intendono i RAEE originati dai nuclei domestici e i RAEE di origine commerciale, industriale, istituzionale e di altro tipo analoghi, per natura e per quantità, a quelli originati dai nuclei domestici. Per “RAEE professionali” si intendono i RAEE prodotti dalle attività amministrative ed economiche, diversi da quelli provenienti da nuclei domestici.

Nell’ambito delle istruzioni di uso delle apparecchiature nuove devono essere fornite al consumatore adeguate informazioni concernenti:

- l'obbligo di non smaltire i RAEE come rifiuti urbani e di effettuare per detti rifiuti, una raccolta separata;

- i sistemi di raccolta dei RAEE, nonché la possibilità di riconsegnare al distributore l'apparecchiatura all'atto dell'acquisto di una nuova;

- gli effetti potenziali sull'ambiente e sulla salute umana dovuti alla presenza di sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed elettroniche o ad un uso improprio delle stesse apparecchiature o di parti di esse;

- il significato del simbolo riportato di marcatura delle AEE; - le sanzioni previste in caso di smaltimento abusivo dei RAEE.

Qualora la tipologia dell'apparecchiatura non preveda la fornitura di istruzioni, le informazioni devono essere fornite dal distributore presso il punto di vendita mediante opportune pubblicazioni o l'esposizione di materiale informativo. (*) Le apparecchiature non sono equivalenti nel caso in cui il peso dell'apparecchiatura ritirata sia superiore al doppio del peso dell'apparecchiatura consegnata.

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8. IL SISTEMA DI CONTROLLO DELLA TRACCIABILITÀ DEI RIFIUTI

(SISTRI)

Generalità Il SISTRI è il sistema informativo voluto dal Ministero dell'Ambiente italiano per monitorare i rifiuti pericolosi tramite la tracciabilità degli stessi. L'applicazione di questo sistema comporta una rivoluzione nel mondo della gestione dei rifiuti arrivando a coinvolgere la quasi totalità dei soggetti legati alla produzione e gestione dei rifiuti speciali, quali trasportatori, recuperatori, smaltitori. Tutti i soggetti coinvolti sono obbligati ad iscriversi al sistema ed a gestire la documentazione legata ai rifiuti (gli attuali registro di carico/scarico, formulari e MUD) attraverso un database nazionale accessibile tramite supporti informatici (dispositivo elettronico USB) forniti esclusivamente dal Ministero e gestito direttamente dal Comando Carabinieri per la Tutela dell'Ambiente (art. 1 D.M. 17/12/2009). Il sistema per la tracciabilità dei rifiuti è stato disciplinato dal decreto ministeriale 17 dicembre 2009 e in seguito modificato con altri quattro decreti, entrerà in funzione (a seguito di alcune proroghe) il 1º giugno 2011 e diventerà, per tutti i soggetti obbligati, il modo per documentare la corretta gestione dei rifiuti speciali (e degli urbani in Campania). Ovvero, con la sua entrata in vigore, il SISTRI sostituirà l’emissione dei formulari e la tenuta dei registri di carico e scarico, comportando anche l’abolizione del MUD a partire dal 2011. Il dispositivo elettronico USB Si tratta di una "chiavetta elettronica" per l’accesso in sicurezza al sistema, idoneo a consentire la trasmissione dei dati, a firmare elettronicamente le informazioni fornite e a memorizzarle sul dispositivo stesso. Il delegato del CR Brindisi associato al dispositivo elettronico USB Il delegato del CR Brindisi, associato al dispositivo USB (già ritirato dalla CCIAA di Brindisi a norma di legge) è il RSPP p.i. Arcangelo Rodia.

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ALLEGATO I

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ALLEGATO II

Allegato n. 5 al D.Lgs. 152/99

“Tabella 3. Valori limiti di emissione in acque superficiali e in fognatura”.

N. para-metro

PARAMETRI unità

di misura

Scarico in acque superficiali

Scarico in rete fognaria (*)

1 pH 5,5-9,5 5,5-9,5 2 Temperatura °C (1) (1)

3 colore non percettibile con diluizione 1:20

non percettibile con diluizione 1:40

4 odore non deve essere causa di molestie

non deve essere causa di molestie

5 Materiali grossolani assenti assenti 6 Solidi sospesi totali (2) mg/L �80 �200 7 BOD5 (come O2) (2) mg/L �40 �250 8 COD (come O2) (2) mg/L �160 �500 9 Alluminio mg/L �1 �2,0

10 Arsenico mg/L �0,5 �0,5 11 Bario mg/L �20 - 12 Boro mg/L �2 �4 13 Cadmio mg/L �0,02 �0,02 14 Cromo totale mg/L �2 �4 15 Cromo VI mg/L �0,2 �0,20 16 Ferro mg/L �2 �4 17 Manganese mg/L �2 �4 18 Mercurio mg/L �0,005 �0,005 19 Nichel mg/L �2 �4 20 Piombo mg/L �0,2 �0,3 21 Rame mg/L �0,1 �0,4 22 Selenio mg/L �0,03 �0,03 23 Stagno mg/L �10 24 Zinco mg/L �0,5 �1,0 25 Cianuri totali (come CN) mg/L �0,5 �1,0 26 Cloro attivo libero mg/L �0,2 �0,3 27 Solfuri (come H2S) mg/L �1 �2 28 Solfiti (come SO3) mg/L �1 �2

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N. para-metro

PARAMETRI unità

di misura

Scarico in acque superficiali

Scarico in rete fognaria (*)

29 Solfati (come SO4) (3) mg/L �1000 �1000 30 Cloruri (3) mg/L �1200 �1200 31 Fluoruri mg/L �6 �12

32 Fosforo totale (come P) (2)

mg/L �10 �10

33 Azoto ammoniacale (come NH4) (2)

mg/L �15 �30

34 Azoto nitroso (come N) (2)

mg/L �0,6 �0,6

35 Azoto nitrico (come N) (2)

mg/L �20 �30

36 Grassi e olii animali / vegetali

mg/L �20 �40

37 Idrocarburi totali mg/L �5 �10 38 Fenoli mg/L �0,5 �1 39 Aldeidi mg/L �1 �2

40 Solventi organici aromatici

mg/L �0,2 �0,4

41 Solventi organici azotati mg/L �0,1 �0,2 42 Tensioattivi totali mg/L �2 �4 43 Pesticidi fosforati mg/L �0,10 �0,10

44 Pesticidi totali (esclusi i fosforati) tra cui:

mg/L �0,05 �0,05

45 - Aldrin mg/L � 0,01 �0,01 46 - Dieldrin mg/L � 0,01 �0,01 47 - Endrin mg/L � 0,002 �0,002 48 - Isodrin mg/L � 0,002 �0,002 49 Solventi clorurati mg/L 1 �2

50 Escherichia coli (4) UFC / 100m

L

nota

51 Saggio di tossicità acuta (5)

il campione non è accettabile quando dopo 24 ore il nr. degli organismi immobili è � del 50% del totale

il campione non è accettabile quando dopo 24 ore il nr. degli organismi immobili è � del 80% del totale

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(*) I limiti per lo scarico in rete fognaria sono obbligatori in assenza di limiti stabiliti dall’autorità competente ai sensi dell’articolo 33, comma 1 del presente decreto o in mancanza di un impianto finale di trattamento in grado di rispettare i limiti di emissione dello scarico finale. Limiti diversi devono essere resi conformi a quanto indicato alla nota 2 della tabella 5 relativa a sostanze pericolose. 1. Per i corsi d’acqua la variazione massima tra temperature medie di qualsiasi

sezione del corso d’acqua a monte e a valle del punto di immissione non deve superare i 3°C. Su almeno metà di qualsiasi sezione a valle tale variazione non deve superare 1°C. Per i laghi la temperatura dello scarico non deve superare i 30°C e l’incremento di temperatura del corpo recipiente non deve in nessun caso superare i 3°C oltre 50 metri di distanza dal punto di immissione. Per i canali artificiali, il massimo valore medio della temperatura dell’acqua di qualsiasi sezione non deve superare i 35°C, la condizione suddetta è subordinata all’assenso del soggetto che gestisce il canale. Per il mare e per le zone di foce di corsi d’acqua non significativi, la temperatura dello scarico non deve superare i 35°C e l’incremento di temperatura del corpo recipiente non deve in nessun caso superare i 3°C oltre i 1000 metri di distanza dal punto di immissione. Deve inoltre essere assicurata la compatibilità ambientale dello scarico con il corpo recipiente ed evitata la formazione di barriere termiche alla foce dei fiumi;

2. Per quanto riguarda gli scarichi di acque reflue urbane valgono il limiti indicati in tab. 1 e, per le zone sensibili anche quelli di tab. 2. Per quanto riguarda gli scarichi di acque reflue industriali recapitanti in zone sensibili la concentrazione di fosforo totale e di azoto totale deve essere rispettivamente di 1 e 10 mg/L;

3. Tali limiti non valgono per lo scarico in mare, in tal senso le zone di foce sono equiparate alle acque marine costiere, purché almeno sulla metà di una qualsiasi sezione a valle dello scarico non vengano disturbate le naturali variazioni della concentrazione di solfati o di cloruri;

4. In sede di autorizzazione allo scarico dell’impianto per il trattamento di acque reflue urbane, da parte dell’autorità competente andrà fissato il limite più opportuno in relazione alla situazione ambientale e igienico sanitaria del corpo idrico recettore e agli usi esistenti. Si consiglia un limite non superiore ai 5000 UFC/100mL;

5. Il saggio di tossicità è obbligatorio. Oltre al saggio su Daphnia magna, possono essere eseguiti saggi di tossicità acuta su Ceriodaphnia dubia, Selenastrum capricornutum, batteri bioluminescenti o organismi quali Artemia salina , per scarichi di acqua salata o altri organismi tra quelli che saranno indicati ai sensi del punto 4 del presente allegato. In caso di esecuzione di più test di tossicità si consideri il risultato peggiore. Il risultato positivo della prova di tossicità non determina l’applicazione diretta delle sanzioni di cui al Titolo V, determina altresì l’obbligo di approfondimento delle indagini analitiche, la ricerca delle cause di tossicità e la loro rimozione.

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ALLEGATO III

Elenco non esaustivo dei rifiuti speciali e sanitari prodotti e smaltiti dal CR ENEA dal 2001 al 2010

Codice

Europeo Rifiuto (CER)

Tipo rifiuto Caratteristica

di pericolosità

060106 Altri acidi H5, H6 060204 Soluzione di sodio idrossido H4, H5, H8

060405 Soluzione acquosa contenente cloruro di cadmio e nanotubi di carbonio

H6, H7, H8, H10, H11, H12

080318 Cartucce di toner 090101 Liquidi di sviluppo fotografico H12, H13, H14 090104 Liquidi di fissaggio fotografico H12, H13, H14 090108 Carta e pellicole per fotografia H3B 130208 Olio esausto H4, H5, H6

150110 Imballaggi contaminati da sostanze pericolose H4, H5, H6, H7

160214 Apparecchiatura elettrica ed elettronica 160504 Gas in contenitore in pressione H1 160506 Rifiuti contenenti mercurio H4, H5, H6

160507

Reagenti di laboratorio inorganici liquidi es. acqua regia metilclorosilano diclorodifenilsilano ecc…

H4, H5, H6

160507 Reagenti di laboratorio inorganici solidi es. materiale polimerico H4, H5, H6

160508

Reagenti di laboratorio organici liquidi es. esano acetone sol gelificati solventi ecc…

H4, H5, H6, H7, H14

160509 Rifiuti contenenti altri metalli pesanti H4, H5, H6 160601 Batterie al piombo H4, H5 H6, H8 180103 ROT (rifiuti ospedalieri) H9 200133 Pile alcaline H4, H5, H6

N.B. Si ricorda che l’elenco completo di tutti i codici CER è disponibile nel sito INTRANET di Brindisi nella sezione “Sicurezza sul lavoro”.

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NORME PRATICHE PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI SPECIALI PRODOTTI C/O IL CR BRINDISI 40

BIBLIOGRAFIA

� D.Lgs. 22/1997;

� D.Lgs. 152/1999;

� D.Lgs. 4/2008;

� D.Lgs. 81/2008;

� D.Lgs. 152/2006;

� D.Lgs. 205/2010;

� Direttiva comunitaria 91/156/CEE;

� Direttiva comunitaria 91/689/CEE;

� Direttiva comunitaria 94/62;

� Opuscolo informativo “SPP Università di Pisa” Edizione agosto 2007;

� Opuscolo informativo “CNSPP Università e Ricerca” e “Co.N.U.E.R. – RLS”

Edizione settembre 2010.

RICORDATI !!!

E’ VIETATO SMALTIRE I RIFIUTI IN FOGNA O CON I R.S.U.

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S.S. 7 Appia km 706 72100 Brindisi Telefono +39 0831 201218 – fax + 39 0831 201219

Pubblicazione destinata ad uso interno Versione 1 del 07 marzo 2011