pantere d'argento 2013
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Pubblicazione interna dell'Università della Terza Età del Codroipese. Edizione 2013. Numero 17 Aprile 2013. www.utecodroipese.org UTE CodroipoTRANSCRIPT
Pubblicazione Interna dell’Università della Terza Età del CodroipesePubblicazione Interna dell’Università della Terza Età del Codroipesewww.utecodroipese.org · [email protected] NUMERO 17 · APRILE 2013
Il Mulino Zoratto di CodroipoIl Mulino Zoratto di CodroipoCreazione musiva di Renato ZorattoCreazione musiva di Renato Zoratto
Pubblicazione Interna dell’Università della Terza Età del Codroipesewww.utecodroipese.org · [email protected] NUMERO 17 · APRILE 2013
Il Mulino Zoratto di CodroipoCreazione musiva di Renato Zoratto
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Editoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2
Attualità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3-4
Interviste . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5-6
Basiliano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
Bertiolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8-11
Codroipo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12-19
Mostra dei lavori . . . . . . . . . . . . . . . . . 20-21
Lestizza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22-24
Rivignano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
Alimentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
Pianeta donna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32
Viaggi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33
Cucina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34
Varie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35-37
Poesie e rilevazione dati Ute . . . . . . . . . . . . . 37
SOMMARIO
ATTUALITÀ
Il Consiglio Direttivo della Federuni (Federazione Ita-
liana tra le Università della Terza Età) ha affidato all’ Ute del Codroipese l’organizzazio-ne del Congresso Nazionale dell’Associazione, che si ter-rà nella nostra città nei giorni 7, 8 e 9 giugno di quest’anno (programma di massima an-nesso).Il convegno riveste particola-re rilevanza in quanto vedrà la partecipazione di numerosi Delegati provenienti da diver-se Regioni Italiane che saran-no impegnati, con il Presiden-te nazionale Mons. Giuseppe Dal Ferro ed il Consiglio Diret-tivo della Federazione, in una serie di conferenze e dibattiti su un tema di grande attulità: “Nuovo concetto di sviluppo: dall’economico all’umano”.L’argomento generale sarà sviluppato da eminenti con-ferenzieri del mondo acca-demico, che tratteranno temi di elevato interesse ad esso collegati, quali: “Indici eco-nomici di sviluppo e soglia di povertà”, “Crisi economica: decrescita e nuovi stili di vita”, “La famiglia, luogo privilegiato dello sviluppo umano”, “Vivibi-lità delle città e welfare”, “Ele-menti sociali dello sviluppo” e “Esperienza di cittadinanza: partecipazione, corresponsa-bilità e solidarietà”.
EDITORIALE
Pubblicazione internadell’Università della Terza Età del Codroipese
Anno 18Numero 17
Direttore Editoriale
Renzo Calligaris
Redazione
Renzo Calligaris, Ivano ClabassiMarisa Gregoris, Mara Seri
Krisztina Vértes, Franco ViganiGianna Yurkina
In copertina foto di
Antonio Minighin
RICONOSCIMENTO PER L'UTE.
CONGRESSO FEDERUNI IN GIUGNO
A CODROIPO
L'Ute del Codroipese ha portato a termine il 26° anno
d'attività. Il suo crescente successo organizzativo ha ot-
tenuto un riconoscimento a livello nazionale.
La Direzione della Federuni, cui l'istituzione codroipese
è affiliata, ha scelto Codroipo come sede per celebrare
il proprio congresso.
La manifestazione, con un programma ben articolato, si
svolgerà nel prossimo giugno.
Dando un rapido sguardo agli ultimi dati statistici, ri-
scontriamo una volta ancora un record di adesioni ai
corsi con 1.440 iscritti, così ripartiti nelle varie sedi: Co-
droipo 420; Bertiolo 111; Lestizza 187; Rivignano 565;
Basiliano 157.
Se nell'anno accademico 2000/2001 gli iscritti erano
appena 755, in una dozzina d'anni quest'ultimi sono
quasi raddoppiati.
Nella sede centrale di Codroipo,grazie ad un'opera di
sensibilizzazione già in atto, deve decisamente migliora-
re la frequenza dei corsisti residenti nelle frazioni.
Sono,infatti, solo 33 corrispondenti al 7,86% del totale.
L'età media dei frequentanti di tutte le sedi si attesta sui
60 anni, mentre nella sede di Codroipo la stessa sfiora
i 65 anni.
Da sottolineare il grande “boom” di adesioni riscontrabi-
le nella sede di Rivignano.
Per quanto riguarda i contenuti del numero unico, oltre a
sottolineare l'attenzione al congresso nazionale della Fe-
deruni a Codroipo, abbiamo voluto mettere in evidenza il
tema trattato da don Pierluigi Di Piazza nella prolusione
e porre sotto i riflettori con una specifica intervista il
corso dedicato al mosaico tenuto dall'artista codroipese
Renato Zoratto.
Sempre di valore assoluto, quindi,la duplice pagina de-
dicata alla riproduzione degli splendidi lavori dei corsisti
che il pubblico ha potuto ammirare nell'esposizione alle-
stita nell'ambito della Fiera di San Simone 2012.
Frattanto diamo il benvenuto ai delegati del congresso
nazionale Federuni auspicando un felice soggiorno a
coloro che prenderanno parte ai 3 giorni dei lavori con-
gressuali di giugno.
Codroipo esprime la propria soddisfazione per la scelta
effettuata dalla dirigenza nazionale Federuni. L'appunta-
mento servirà senz'altro a contribuire ulteriormente alla
visibilità e alla crescita dell'Ute del Codroipese, che già
costituisce una splendida realtà del territorio.
Renzo Calligaris
Nel prossimo mese di giugno si terrà, nella nostra sede di
Codroipo, il congresso annuale della Federuni che noi ci appre-stiamo ad accogliere nel migliore dei modi. L’Ute del Codroipese ha iniziato la sua attività nell’an-no accademico 1987/88 proprio negli anni della costituzione di
questo organismo nazionale. La nostra Associazione è sorta dall’Aifa sotto la guida della pre-sidente Alberta Querini, operando all’inizio con la sede P. Naliato di Udine e rendendosi, poco dopo, autonoma. L’Associazione ha aderito, sin dall’inizio, alla Fede-runi partecipando con continuità
SINTESI STORICADELLA FEDERAZIONEITALIANA FRA LE UTE
Ad ogni relazione seguirà un dibattito con l’uditorio, coor-dinato dal Presidente dell’Ute del Codroipese Prof. Roberto Zanini, in cui potranno essere eventualmente approfonditi i contenuti dell’esposizione.Per i delegati “esterni” sarà organizzata anche una visita turistica ad alcuni centri di particolare interesse storico-culturale del nostro Friuli, senza escludere il campo eno-gastronomico che rappresenta un settore di eccellenza della nostra Regione.L’organizzazione del Congres-so della Federuni costituisce, senza dubbio, un significativo riconoscimento per l’Ute del Codroipese, che si pone a li-vello nazionale come una bella realtà attiva, dinamica e ben strutturata, con una percen-tuale di frequentatori rispetto alla popolazione, fra le più alte (se non la più alta) d’Italia.Proprio per questo, il Presiden-te Prof. Zanini con il Consiglio Direttivo hanno già avviato le attività preparatorie per assi-curare la migliore riuscita del Convegno, che conferirà gran-de visibilità alla città di Co-droipo, in quanto costituirà la sede di un confronto culturale di elevato spessore e di livello nazionale.
Amilcare Casalotto
CONGRESSO NAZIONALEDELLA FEDERUNICodroipo 7/8/9 giugno 2013
alle iniziative organizzate e impe-gnandosi, per diversi anni, nel di-rettivo nazionale con il Colonnello Bonomini.Dalle note del presidente nazio-nale don Giuseppe Dal Ferro, una breve sintesi storica della Fede-runi: La Federazione italiana tra le Università della terza età (Fe-deruni), sorta nel 1982 a Torino, dopo qualche incertezza, rico-nobbe fra i suoi compiti primari quello di sostenere le Università federate, fornendo quel suppor-to che a molte di loro mancava perché non erano emanazione di Università degli studi.La Federazione, che ha preso
consistenza strutturale nel con-gresso di Vicenza (1985), si è proposta di offrire alle sedi un supporto culturale e scientifico, attraverso convegni, conferenze organizzative, altre iniziative ma soprattutto mediante pubblica-zioni sulle problematiche della terza età e sulle metodologie del-le varie discipline.In questo modo, la Federazione veniva a sollecitare le sedi alla ri-flessione per migliorare la qualità della vita delle persone mature (specie mediante l’inserimento nella vita sociale) e per elaborare utili strumenti alla preparazione dei docenti.
c o n t i n u a
Congresso Nazionale FederuniNuovo concetto di sviluppo: "Dall'economico all'umano"
(Codroipo, 7-9 giugno 2013)
Venerdì 7 giugno Sala Conferenze Oratorio Parrocchialeore 17,30 Apertura del congresso e saluto delle Autorità
ore 17,30 Conferenza: Economia e conoscenza
(prof. Cristiana Compagno, Magnifico Rettore
dell'Università di Udine)
ore 18,30 Conferenza: La famiglia, ruolo privilegiato dello sviluppo
umano (mons. Ivan Bettuzzi, Arciprete di Codroipo)
ore 19,40 Esibizione del Coro Ute di Rivignano
Sabato 8 giugno - Sala Convegni Bcc di Basiliano fil. di Codroipoore 9 Conferenza: Indici economici di sviluppo e soglia di povertà
(prof. Franco Bosello, Università di Venezia)
ore 10 Conferenza: Elementi sociali dello sviluppo
(prof. Franco Bosello, Università di Venezia)
ore 11 Conferenza: Crisi economica, decrescita e nuovi stili di vita
(dott. Renato Pilutti, Facoltà Teologica,
Università dell'Emilia Romagna)
ore 12,15 Dibattito
ore 14,30 Assemblea Consiglio Nazionale Federuni
ore 16 Visita città di Spilimbergo - Scuola Mosaicisti Friulani,
Duomo, Castello e saluto Ute Spilimberghese
Domenica 9 giugno Sala Convegni Bcc di Basiliano fil. di Codroipoore 9 Conferenza: Cittadini partecipi e responsabili
(prof. Giuseppe Dal Ferro, presidente Federuni)
ore 11,15 Tavola rotonda: Confronto di esperienze
fra Università della Terza Età
ore 12,30 Conclusione lavori
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INTERVISTEATTUALITÀ
c o n t i n u a
Mi sono sentito onorato dell'in-vito a partecipare all'inizio
ufficiale del nuovo anno dell'Uni-versità della terza età di Codroipo, a cui peraltro partecipo come inse-gnante da diversi anni nella sede di Bertiolo. Una realtà viva per lo stra-ordinario numero dei partecipanti e dei docenti che gratuitamente e in continuità sono disponibili; per la varietà e la pluralità dei contenuti e delle sensibilità, ugualmente fina-lizzate alla formazione di coscienze sensibili e attive. Mi permetto ora di riassumere in alcuni spunti di riflessione i contenuti dell'incontro vissuto insieme a tante persone a Codroipo. Le diverse e importanti questioni indicate sono di fatto in-terdipendenti, intrecciate fra loro in modo inscindibile e fecondo. Per quanto riguarda la cultura, è illuminante e coinvolgente ripren-dere queste straordinarie parole di Antonio Gramsci: “La cultura non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la capaci-tà della mente di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, il no-stro rapporto con gli altri uomini. Ha cultura chi ha coscienza del sé e del tutto, chi sente la relazione
con gli altri esseri. Cultura è la stessa cosa che la filosofia; cia-scuno di noi è un poco filosofo; lo è tanto di più, quanto più è uomo. Cultura, filosofia, umanità, sono termini che si riducono uno nell'al-tro: cosicché essere colto, essere filosofo, lo può chiunque voglia. Basta vivere da uomini, cercare di spiegare a noi stessi, il perché delle azioni proprie e altrui; tene-re gli occhi aperti, curiosi su tutto e tutti, sforzandoci di capire ogni giorno di più l’organismo di cui siamo parte, penetrare la vita con tutte le nostre forze di consapevo-lezza, di passione, di volontà; non addormentarsi, non impigrirsi mai; dare alla vita il suo giusto valore, in modo da essere pronti, secon-do necessità, a difenderla o a sa-crificarla. La cultura non ha altro significato”. Quindi cultura non è nozionismo, non è erudizione, ben-sì visione del mondo, della storia, della vita; sensibilità, consapevo-lezza, autonomia, libertà, critica, responsabilità; identità aperta nel dare e ricevere in continuazione; appartenenza alla comunità loca-le e quella planetaria; curiosità e disponibilità, non pigrizia e confor-
CULTURA, ETICA, POLITICA,SPIRITUALITÀ NELL'ATTUALESITUAZIONE DELLA STORIA
mismo; ricerca del senso profondo della vita, in relazione con gli altri, nella storia in divenire. Si tratta di un progetto e di un'esperienza da vivere e diffondere, alternativi ad ogni cedimento alla cultura domi-nante e alla omologazione sempre subdola e in agguato. Una cultura da coltivare come persone, fami-glie, comunità, scuole, dall'infanzia all'università, nelle università della terza età. L’etica deriva dall'ethos, cioè da una visione del mondo, dall'esigenza di giustizia, di ugua-glianza, dell’affermazione dei diritti umani fondamentali; si concretizza nelle scelte personali e comunita-rie, sociali, istituzionali e politiche; è laica e ad essa possono contri-buire ispirazioni culturali e spirituali diverse. Un'etica esige un'opzione di fondo della vita, guidata e fina-lizzata al bene comune, liberandosi quindi da un individualismo perso-nale o di gruppo, da ogni forma di superiorità presunta e di privilegio sempre inaccettabile. Da tanti anni il teologo Hans Küng indica “un’eti-ca mondiale”, cioè alcuni impegni vincolanti per tutta l'umanità, sen-za deroghe, parentesi, eccezioni: la giustizia, la nonviolenza e la pace; l'accoglienza e il superamento di ogni discriminazione e razzismo; la libertà e la verità; la custodia è premura verso ogni altro esse-re vivente, dell'intero ecosistema. L’etica del bene comune delle co-munità locali e di tutta la famiglia umana di per sé esige il rifiuto net-to di ogni favoritismo, compromes-so, illegalità e corruzione, che sono la negazione dell'etica. Per quanto riguarda la politica, oggi ne avver-
tiamo in modo ancora maggiore l'indispensabilità, proprio consta-tandone il degrado e la crisi pro-fonda che riguardano i contenuti, il metodo, la rappresentatività, la se-paratezza, i privilegi, la corruzione. La denuncia del degrado a causa dell'autoreferenzialità privilegiata e inaccettabile, mette anche in risal-to le donne e gli uomini impegnati in politica in modo serio, onesto, con dedizione e perseveranza. Il doveroso e profondo rinnovamen-to riguarda i contenuti che devono riferirsi sempre alla vita delle per-sone e delle comunità, ai problemi, alle esigenze, alle speranze, alle potenzialità; riguarda il metodo, la rappresentatività e l'esigenza di un costante rapporto con le persone e le comunità; riguarda le persone: che siano motivate, appassionate, disponibili, oneste; che abbiano a cuore costantemente e solo il bene comune, liberandosi in modo netto e inequivocabile dai privilegi. Per quanto riguarda la spiritualità, se ne avverte l'esigenza profonda in tante persone; di spiritualità come profondità dell’anima, come riser-va e nutrimento di senso, come orizzonte della vita e come forza e sostegno per scelte umane signi-ficative. E’ importante che le fedi religiose si liberino da sovrastrut-ture, da nicchie di separatezza sacralizzata e spostino il loro ba-ricentro nella storia, nei drammi e nelle speranze delle persone.È importante che le fedi religiose si incontrino, dialoghino fra di loro, si conoscano; assumano insieme le sfide dell'umanità: la giustizia, la pace, la salvaguardia del crea-to. Per quanto riguarda la nostra tradizione, il nostro riferimento, è fondamentale che il Vangelo pos-sa risuonare con la forza della sua profezia e che la Chiesa sia fedele all’annuncio e credibile nella testi-monianza.
Pierluigi Di Piazza
Questo compito assunto è testi-moniato dalle oltre trenta pubbli-cazioni della Federazione, relative ai contenuti e alle finalità proprie di queste Università che, a dif-ferenza di quelle degli studi, si propongono lo studio delle varie discipline soprattutto nei risvol-
ti relazionali. Le Università della terza età si sono sviluppate in Ita-lia a partire dagli anni Ottanta e si sono moltiplicate, per iniziativa di centri culturali, sindacati, gruppi di volontariato, associazioni, a differenza di molti Paesi europei, dove sono state promosse dalle
Università degli studi.Di qui la vivacità ed insieme la fragilità delle Università della ter-za età italiane, senza dubbio ade-renti ai bisogni degli utenti e del territorio, ma non sempre qualifi-cate culturalmente.La Federuni ora raccoglie 250
Università in Italia, con oltre 60 mila corsisti e con l’apporto di 4.250 docenti. Le sedi federate sono presenti in ogni regione ita-liana e si ritrovano annualmente per un congresso nazionale, per una conferenza organizzativa e per incontri interregionali.
Vuole presentarsi?Sono nato a San Daniele del
Friuli il 6 gennaio 1938.Dopo avere abitato in diversi pa-esi del Friuli, nel 1958 mi sono trasferito a Codroipo.Nel 1967 per ragioni di lavoro, mi sono spostato a Pasian di Prato per ritornare definitivamente a Codroipo nel 1978.Ho trascorso la vita professio-nale tutta all'interno di un’unica azienda, che all'inizio si occupa-va esclusivamente di impianti elettrici civili ed industriali.Entrato nel 1957 come capo squadra ho diretto diverse in-stallazioni, prevalentemente in Friuli.Nel 1966 con l'ingresso di nuovi soci l'azienda da ditta individuale è divenuta una società per azio-ni, ampliando l'attività anche nel settore delle telecomunicazioni, espandendo le installazioni in tutto il territorio nazionale.In seguito con la creazione di un'officina per costruzioni me-talliche, l'azienda ha acquisito nuovi contratti di forniture, in-stallazioni di strutture e apparati per telecomunicazioni anche all'estero.In questo contesto ho ricevuto incarichi di coordinamento fra i
reparti e la diretta responsabilità delle installazioni. Questo mi ha consentito di visitare tutte le re-gioni italiane, inoltre mi ha dato l'occasione di conoscere alcu-ni paesi esteri, come il Libano, l'Arabia Saudita e la Norvegia.Nel 1985 sono stato nominato Dirigente.
Nel 1981 sono entrato a far parte del consiglio d'amministrazione
della società dove sono rimasto fino al 2003.
Quando ha conosciuto e ini-ziato a frequentare l'Ute?Ho iniziato ha frequentare i corsi dell' Ute nel 1997, dall'anno ac-cademico 2000/2001 oltre alla frequenza ho intrapreso l'inse-
gnamento di corsi d'informati-ca.
Cosa comporta insegnare in-formatica a persone adulte?Tenendo presente che la mia esperienza didattica si identifi-ca solo in alcuni corsi aziendali tenuti alcuni anni fa (quindi già a persone adulte), insegnare all' Ute è stato ed è certamen-te molto stimolante, perché chi frequenta i corsi lo fa perché vuole imparare e non perché obbligato, pertanto con molta più passione.
RITRATTO DELL'ATTUALETESORIERE DELL'UTE
Questi corsi mi hanno permesso di trasferire qualche nozione ad altri, e mi hanno lasciato molto di più dal lato umano delle co-noscenze.
Quali altri incarichi ha all'in-terno dell'Associazione?Nel 2004 sono stato eletto membro del Consiglio Direttivo, e nel 2007 sono stato nominato Tesoriere dell'associazione, in-carico che tuttora ricopro.
La funzione di tesoriere quali compiti comporta? Innanzitutto si devono registra-re tutte le entrate e le uscite, tutti i movimenti di cassa e di banca, mantenere i contatti con i vari fornitori e provvedere a tutti pagamenti autorizzati, e questo per tutto l'arco dell'anno e non solo durante il periodo di frequenza dei corsi.Entro la fine di gennaio di ogni anno deve essere preparato il bilancio, che dopo l'esposizione e l'approvazione del Consiglio Direttivo, sarà a disposizione degli enti Regionali e Provinciali per poter accedere ad eventuali contributi. Poi sarà sottoposta all'approvazione all'Assemblea dei Delegati.
Chi è?Il codroipese Renato Zorat-
to, attuale docente nel labora-
torio del mosaico dell’ Ute, ha
frequentato la scuola di mosaico
a Spilimbergo negli anni 60.
Si è diplomato nel giugno 1966
con ottimi risultati.
Successivamente è stato sele-
zionato per un posto di lavoro a
Milano in un grande laboratorio
artistico di mosaico.
Ha conosciuto famosi maestri
come Sironi, Carpi, Montanari,
Baruzzi (allora direttore a Brera).
In quel periodo ha maturato una
ARTE DEL MOSAICO SECONDOIL MAESTRO RENATO ZORATTO
fondamentale esperienza nella
sua formazione artistica.
Ma è soprattutto con Salvatore
Fiume, scenografo alla Scala di
Milano che ha collaborato per
circa cinque anni, nell’esecuzio-
ne di un prezioso e imponente
mosaico (cento e venti mq nell’
abside con episodi tratti dal
Vangelo) nella nuova Basilica
dell’ Annunciazione a Nazareth
in Palestina. Ha realizzato anche
pannelli per tale cripta.
Rientrato da Milano a Codroipo
si è dedicato all’arte sacra rea-
lizzando varie opere. Sono state
coinvolte la Chiesa di Forni Avol-
tri, quelle di Pozzo di Codroipo,
di S. Donà di Piave e di Chirigna-
go (Mestre).
Ha intrapreso altre attività lavo-
rative ed attualmente continua a
gestire un piccolo studio di arte
musiva.
E’ impegnato da quattro anni nel
laboratorio con i corsisti dell'Ute,
ricavandone una notevole grati-
ficazione.
Tra l’altro è coinvolto pure nell’
insegnamento della materia con
i ragazzi della scuola primaria
G.B. Candotti nel capoluogo.
6 7
INTERVISTE BASILIANO
Come l'è nata la passione per questa attività artistica?Nel periodo delle scuole me-
die, fra tutti i miei compagni di
classe ho stretto una profonda
amicizia con un ragazzo già fre-
quentante la scuola di mosaico
di Spilimbergo, da lì è nata in me
la netta consapevolezza di que-
sta mia spiccata attitudine per
il disegno. Quindi frequentan-
do la scuola spilimberghese mi
sono diplomato a pieni voti tanto
che ho potuto usufruire per ben
quattro anni di altrettante borse
di studio.
Quali sono le difficoltà per un principiante che affronta l’at-tività musiva?Le difficoltà nel rapportarsi a
questo corso dipendono in gran
parte dall’attitudine che uno ha
per il disegno e per le tecniche
di selezione del materiale.
Quale sono le tecniche ado-perate?Per quanto riguarda la tecnica
adoperata per la realizzazione si
usano materiali vetrosi o smalti,
che si trovano in commercio sot-
to forma di tesserine; riguardo
alla base per l’opera se si usano
i sassi (raccolti sul fiume Taglia-
mento) questi ultimi andrebbero
lasciati al naturale senza colori-
tura nè verniciatura.
Come si apprendono le tecni-che di base?Nella creazione della base
dell'opera l’uso di smalti e vetri-
ni richiederà un approccio sicu-
ramente diverso rispetto all'uso
di sassi perché per questi ulti-
mi è necessario l’utilizzo della
martellina, uno strumento che
richiede grande precisione.
Come si è evoluta la sua car-riera?Nella mia carriera ho realizza-
to soprattutto opere ispirate
all’arte sacra, una di queste è
presente nella nuova Basilica
dell’Annunciazione a Nazareth.
Ho avuto anche modo di col-
laborare come mosaicista con
il maestro Salvatore Fiume
all'epoca scenografo alla Scala
di Milano.
Poi in questi ultimi anni una mia
creazione è stato il quadro della
Madonna presente in una fami-
glia a Sedegliano.
Naturalmente i materiali neces-
sari per un mosaico sono molto
costosi, tanto che per realizzare
un metro quadrato ci voglio-
no dai 14 ai 16 chilogrammi di
pietrini con un costo di circa 22
Euro al chilo.
Spilimbergo resta tuttora l’unica
scuola di mosaico nel mondo e
ciò contribuisce a farne un polo
di attrazione per la riscoperta di
questa antichissima arte.
In questo periodo sono impegna-
to in un progetto che coinvolge i
bambini delle ultime classi della
scuola elementare “Candotti” di
Codroipo, per creare il logo della
scuola su progetto dei bambini.
Già lo scorso anno tale fruttuo-
sa collaborazione aveva portato
a realizzare tre fontanelle nel
cortile dell'istituto.
La Redazione
Basiliano. anche in questo anno accademico 2012 -
2013 nella U.T.E. - Universita’ della Terza Eta’ del Codroi-pese - sezione “pre Antoni Beline” di Basiliano, si sono svolte diverse attivita’ cultu-rali accademiche, con inte-resse sempre piu’ crescente da parte delle persone, non solo del Comune di Basiliano ma anche di Comuni limitrofi a Basiliano.Una forte richiesta di parteci-pazione e’ stata quella per il corso di informatica di base intitolato “il computer da zero in poi” con docente il presi-dente - coordinatore dell’Ute di Basiliano, Renato Pizzami-glio, al quale sono pervenute gia’ richieste di partecipazio-ne al corso stesso, per il pros-simo anno accademico anche se questo non e’ ancora ter-minato.C’e’ inoltre l’altro corso avan-zato, sempre di informatica, del maestro Pier Paolo Maz-zon che ha avuto ulteriore for-
tuna di partecipanti.Il gruppo piu’ omogeneo e’ senz’altro quello capitanato dalle due bravissime sorelle Gabriella e Paola Sangalli do-centi di ricamo.Poi c’e’ il ricamo avanzato e arte Tiffany con la bravissima docente Manuela Frisullo vera
esperta in queste due arti so-praffini.I due corsi di lingua spagnola, con docente di madrelingua, la maestra Viviana Noemi Lar-ronde dall’insuperabile dote nell’insegnamento e il corso di lingua inglese, con docen-te Giorgia Vendramin, che da anni insegna questa lingua con bravura hanno aiutato anche giovani universitari ad allenarsi nel parlare in prepa-razione degli esami in queste
Gino Spangaro, nato ad Udine nel 1924, è vissuto
sempre ad Udine, escluso un breve intermezzo a Roma, fino a pochi anni fa, quando ha de-ciso di lasciare la vivace città per trasferirsi nella quiete e nella calma vita di un paese:
Basiliano, per trascorrere, con la sua moglie, la sua seconda giovinezza.Conseguito il titolo di perito aeronautico al Malignani, per concorso ha lavorato presso il Ministero delle Poste e Te-lecomunicazioni prima nella
capitale e poi a Trieste, come pendolare, in quanto non ha voluto lasciare la sua città di Udine.E’ un mago della pittura. Ha dipinto da sempre, seguendo dalla fanciullezza in poi, i suoi due bravi maestri che l’hanno sempre sorretto: la fantasia e l’intelligenza.
due lingue straniere.Il mondo delle donne con l’an-tico Egitto tenuti dal professor Francesco Dagosta sono stati la novita’. Gli altri corsi come storie -personaggi- leggen-de del Friuli docente Lorenzo Baldo, orticoltura docente Se-verino del Giudice, la memoria
collettiva docente Guido Sut, diritto commerciale docente la bravissima avv. Nadia Ferro, igiene nel cibo e dintorni do-cente prof. Marta Lant hanno attirato l’interesse dei corsisti che gia’ lo scorso anno ave-vano frequentato tali corsi.Ciliegina sulla torta e’ stato invece il corso “la cucina e’ un’arte” tenuto dalla maestra chef Sonia Ruppolo che ha saputo spiegare e prepara-re ricette di alta cucina deli-
ziando il palato dei suoi nuovi corsisti.Abbiamo avuto poi il corso di decoupages docente Sandra Bergamasco, di iconogra-fia docente Gino Guerrini ,di acquerello docente maestro pittore Alfio Talotti, di arte del rilassamento docente Maria Rosaria Moro, di bigiotteria docente Renza Mattiussi e poi in ultimo il corso di pittura del compianto maestro Gino Spangaro che e’ riuscito ad insegnare solo per il primo trimestre, perche’ purtroppo deceduto il 25 dicembre 2012 giorno di Natale, lasciandoci in silenzio senza far rumore come era nel suo stile, ma che ha creato un vuoto in-colmabile non solo per i suoi corsisti ma per tutto l’Ute di Basiliano.Tutti questi corsi come ogni anno accademico sfoceranno in una mostra che dovrebbe svolgersi dal 24 al 28 aprile 2013.
Renato Pizzamiglio
Dice anche che in lui è na-scosta una particolare e pic-cola idea di bellezza che trae ispirazione dall’incanto e dallo splendore profusi nel creato da Dio.Ed allora nei suoi quadri espo-sti in diverse mostre, ritrovia-
mo quel pizzico di fascino e di grazia che si notano nelle cose e negli oggetti belli (in-timi paesaggi collinari, nature morte) e nelle persone belle (è un ritrattista formidabile).Spangaro non è geloso del suo lavoro e ha insegnato per decenni a tanti, tantissimi al-lievi quelle sensazioni che lui
prova. Decano degli insegnati dell’Università della terza età, a Basiliano ed anche a Udine, i suoi corsi di pittura sono stati seguiti da centinaia e centina-ia di anziani ed adulti che, con l’entusiasmo che profonde, è capace di farli ritornare bam-bini (fanciulli direbbe il Pasco-li) nella magica atmosfera dei colori.Proprio per questa sua atti-vità gratuita è stato premiato ai Colonos con la targa “Mus s’Aur. Abbiamo parlato di lui come se fosse ancora pre-sente, invece se n’è andato nel pomeriggio di un Natale particolarmente grigio nei suoi mondi colorati.Oggi in molti con il sindaco di Basiliano l’hanno salutato con tanto affetto, accompagnan-dolo nell’ultima dimora.Il cielo era splendido, come voleva lui.
Guido Sut
ATTIVITÀ DELL'ANNO
ADDIOALL'ARTISTA GINO
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BERTIOLO BERTIOLO
Allora eccoci ancora, puntuali
ad illustrare ed informare su
quanto di bello e nuovo abbia-
mo avviato in quest’anno acca-
demico 2012-2013.
Nella sezione di Bertiolo, i corsi
avviati grazie al numero degli
iscritti sono venti. Cinque corsi
proposti non si sono potuti at-
tivare per scarsità del numero
di iscrizioni o per impossibilità
dell’insegnante.
In totale, se davvero i numeri
possono dire sinteticamente
qualcosa in più, sono dunque
questi: centododici i corsisti
“interni”, una trentina “ester-
ni” provenienti da altre sedi e
frequentanti i nostri corsi; una
ventina di insegnanti; sette do-
centi esperti “occasionali”, due
collaboratori, e una coordinatri-
ce… E’ sicuramente utile riflet-
tere insieme su alcuni aspetti
dell’offerta che proponiamo per
l’Educazione Permanente degli
Adulti. E’ utile? Ha senso oggi?
Riusciremo ancora ad offrire
per pochi euro all’anno delle
vere eccellenze, e corsi utili e
interessanti a beneficio degli
utenti interessati? La quota di
trentacinque euro che richiedia-
mo all’atto dell’iscrizione, copre
in parte le spese di gestione as-
sociativa, l’assicurazione, i con-
tributi per rimborso spese chilo-
metrico ai docenti e collabora-
tori. Il Comune di Bertiolo offre
gratuitamente, come a tutte le
Associazioni Comunali, l’uso dei
locali, il riscaldamento, la luce,
il supporto logistico… ma fino
a quando potrà ancora permet-
terselo? L’opera di numerosi
volontari fa sì che questa realtà
possa ancora esistere. I corsi-
sti da parte loro, partecipano
con la frequenza, l’acquisto del
materiale necessario all’attua-
zione dei loro manufatti o per
lo studio e le pratiche persona-
li. È questa una valida formula
in risposta alla crisi in atto? I
dati lo confermerebbero… con
poco impegno di denaro, infatti
ci si può permettere ancora di
frequentare, corsi di inglese,
informatica, danza, hatha yoga,
yoga della risata, mosaico, cuci-
na, taglio e cucito, filosofia, orto
e giardino, salute e dintorni,
scartòs, fisarmonica, disegno
e pittura,maglia e uncinetto,
scacchi, incontri di promozione
culturale… e ciò che più conta,
la comodità di aver la sede dei
corsi che si desidera frequen-
tare, vicino casa! Ogni iscritto
è socio, quindi partecipe “in
toto” alla vita associativa, nel
dare e nel ricevere… ma oltre
alla presenza e alla frequenza,
può esserci altro? Partecipare a
queste iniziative è un fatto cul-
turale? Ha senso parlare ancora
di cultura nel nostro territorio?
E quale tipo di approccio si af-
ferma nei più? Perché i corsi
di manualità, d’inglese,d’ in-
formatica, del benessere, sono
i più gettonati? A quali bisogni
possiamo rispondere con le no-
stre proposte? Basta la socializ-
zazione?
Lo star bene insieme è impor-
tante, l’Ute è anche questo, ma
non solo!!! L’entusiasmo che si
nota, fra i corsisti più giovani
che, pur di fare qualche corso,
fanno lo slalom fra lavoro, fami-
glia, scuola… è commovente e
dà carica e motivazione a conti-
nuare su questa strada, non fa-
cile, ma che vale ancora la pena
percorrere… Se ci rifacciamo
alla saggezza espressa da tutti
i tempi e da tutte le culture, in
tutti i continenti,da tutte le gen-
ti impareremmo a conservare
sempre il senso della misura
e del discernimento per distin-
guere ciò che è essenziale da
ciò che è superfluo o accessorio.
Magari migliorando, ottimizzan-
do le proposte, scambiandoci i
saperi, con l’aiuto e il contributo
di tutti, anche a Bertiolo.
E come diceva il vecchio saggio:
“C’è chi dà il secchio e la corda
e indica dov’è il pozzo, poi tocca
a ciascuno di noi attingere l’ac-
qua”.
Mandi e grazie!
La coordinatriceRosa Fiume
UTE DI BERTIOLO: AVVIATI 20 CORSI
Si chiama Yoga della Risata
una particolare attività aero-
bica per imparare a ridere senza
nessun motivo insieme ad altre
persone anche sconosciute.
Ridere è contagioso e si tra-
smette più facilmente quando si
ride in un gruppo con un buon
contatto oculare. Con il respiro e
il movimento si stimola uno sta-
to gioioso che diventerà sempre
più vero e spontaneo. La tecnica
è stata sperimentata e svilup-
pata dal medico indiano Madan
Kataria, che dieci anni fa comin-
ciò la sua avventura in un parco
pubblico, dove invitava le perso-
ne a ridere insieme a lui; dei 400
frequentatori abituali del parco,
oggi nel mondo si contano più
di 8000 Club della Risata in cui
YOGA DELLA RISATA la risata viene utilizzata come
energia terapeutica capace di
rigenerare il corpo e lo spirito.
Se ci chiedessimo quando è
stata l’ultima volta che abbiamo
riso spontaneamente, solo per il
piacere di essere felici, ci accor-
geremmo di provare difficoltà
nel trovare la risposta.
Per il primo anno nella palestra
delle scuole di Bertiolo la se-
zione locale dell’Ute ha dato l’avvio
a un corso di danza orientale. Una
quindicina di corsiste ha potuto
sperimentare un approccio al mo-
vimento particolare, al contempo
espressivo e tecnico. Le lezioni in-
fatti prevedono una parte di riscal-
damento che mira a sciogliere le ar-
ticolazioni e a prendere confidenza
con la musica orientale, una parte
di studio dei movimenti e una par-
te coreografica. Lungo tutto l’anno
infatti a passi graduali le danzatrici
hanno memorizzato una coreo-
grafia orientale, da eseguire con il
velo, accessorio tipico della varian-
te egiziana. E’ stata un’esperienza
nuova nella quale ognuna ha potuto
trovare la propria via all’espressio-
ne personale della danza. Dal punto
di vista fisico la danza del ventre
coinvolge dolcemente varie parti
del corpo, in particolare la schiena
e le braccia. Tonifica la muscolatura
dorsale e insieme accresce flessi-
bilità della colonna vertebrale. Fa
muovere soprattutto il bacino che,
generalmente, viene poco coinvolto
dalle attività fisiche tipiche dell’Oc-
cidente. Gli ancheggiamenti e l’ese-
cuzione di movimenti quale l’otto o
il cammello mobilizzano in maniera
non traumatica la parte bassa della
schiena, sciogliendo e rafforzando
la zona lombo-sacrale. È adatta alle
donne di tutte le età, anche a chi
non ha mai praticato danza. Aiuta a
migliorare il portamento, la flessibi-
lità e la coordinazione. Il prossimo
anno l’esperienza verrà ripetuta e il
corso sarà diviso in due parti, una
fase iniziale e una seconda fase di
approfondimento.
Brancolini Costanza
Questo essere umano è come un ostello.
Ogni mattina un nuovo arrivo.
Gioia, depressione, inutilità,
una momentanea consapevolezza,
giungono come ospiti inattesi.
Accoglili e intrattienili tutti.
Anche se sono un gruppo di dolori
che violentemente invadono la tua casa
e la svuotano di ogni cosa.
Ugualmente tratta l’ospite con onore.
Forse sta preparando lo spazio per una nuova delizia.
Il cattivo pensiero, la vergogna, la malignità,
incontrali tutti sulla soglia, ridendo, e invitali ad entrare.
Sii grato per chiunque arrivi, perché ognuno è stato mandato
Come una guida, dall’Aldilà.
Jalaludin Rumi
L'OSTELLO
Negli ultimi vent’anni numerose
ricerche scientifiche hanno di-
mostrato che ridere ha un effet-
to benefico sul sistema immuni-
tario e aiuta a ridurre gli effetti
negativi dello stress, agendo
positivamente sul corpo e sulla
mente. Una tipica sessione di
“Yoga della Risata” si avvale an-
che di esercizi basati sui principi
yoga di respirazione profonda e
rilassamento. La respirazione
profonda stimola, grazie al mo-
vimento ritmico dei muscoli ad-
dominali e del diaframma, una
diramazione sinaptica del nostro
sistema nervoso producendo un
senso di calma e aumentando
l’apporto di ossigeno all’organi-
smo. Una “sessione di risate”, in
media ha una durata di 30 mi-
nuti, in cui si inizia con una lun-
ga serie di respirazioni guidate
a cui segue dello streching per
sciogliere i muscoli e la ripeti-
zione del vocalizzo “HO-HO-HA-
HA-HA” unito al movimento e al
battito ritmico delle mani che
aiutano a creare un buon livello
di “energia di gruppo”.
L’attività proposta si pone alcuni
obiettivi.
- Aumentare l’autostima
- Aiutare a sviluppare una mente
positiva con maggiore consape-
volezza del proprio corpo
- Ridurre il livello di stress e del-
le tensioni
- Rafforzare il sistema immuni-
tario
- Migliorare la respirazione e
l’apporto di ossigeno
- Aumentare il tono muscolare
facciale e delle espressioni
- Migliorare le relazioni e
favorirle,interagendo senza giu-
dizi
- Ridurre le inibizioni e la diffi-
denza fra le persone
- Aumentare la convivialità e la
collaborazione
Le azioni per ottenere gli obiet-
tivi di cui sopra si attuano at-
traverso il gioco, il movimento
libero e creativo accompagnato
da musica, battito ritmico delle
mani, respiro profondo yogico,
espirazioni vocali, imitazioni di
gesti e movimenti molto sempli-
ci ispirati alla vita quotidiana del
proprio vissuto, al mondo degli
animali e della natura.
Sono diverse le tecniche e
gli esercizi di risate stimolate
che aiutano a trarre beneficio
dall’azione del ridere, e che
aiutano soprattutto a sviluppare
quella che viene definita dallo
stesso Dottor Madan Kataria, “la
risata interna, che porti dentro
di te, che c’è sempre, che solo
tu puoi risvegliare e spargere
intorno a te”.
Laughter Yoga LeaderRosa Fiume
DANZA ORIENTALEA BERTIOLO
10 11
aspetti di una stessa facoltà ri-
volta ora all’uno ora all’altro lato
della dolorosa schiavitù umana;
e coloro che sono capaci di col-
lera sono anche capaci d’amo-
re.
Edmund Burke, Speech, 1792
Una vigile e provvida paura è la
madre della sicurezza.
La Fontaine, Fables, XII, 18 (XIX sec.)La troppa paura dei pericoli fa
che spesso vi cadiamo.
F. Nietzsche, Così parlò Zara-
thustra, I (XIX sec.)Dell’amore del prossimo
…Il vostro amore del prossimo
BERTIOLO BERTIOLO
D a qualche anno a Bertiolo,
come in tante parti d’Italia
ormai, si svolgono “Dialoghi Fi-
losofici… per non filosofi”.
Contributo a più mani di ap-
profondimento.
Tutto ruota all’interno della crisi,
anche la cultura.
Crisi è ricerca, possibilità, occa-
sione propizia per migliorare e
confrontarsi, per progredire, per
creare alternative, ovunque.
Fino ad oggi funzionava la quan-
tità, il rendimento sempre più
alto, ovviamente, tutto legato al
consumo, agli oggetti possedu-
ti, all’avere… una cultura mate-
rialistica. Ora dato il fallimento,
evidente, di questo modello di
società, ci sarà spazio per una
vita, una cultura di qualità.
Che emozioni si provano di fron-
te alla realtà che ci circonda?
Al futuro immediato e prossi-
mo?
Mi arrabbio di fronte a sprechi e
ingiustizie?
Cosa posso fare concretamente
di fronte al sopruso del più forte
o del folle?
Quando manca il lavoro e lo sti-
pendio?
Come mi pongo con me stesso
e con gli altri nella gestione del-
la cosa pubblica e privata?
Dei sentimenti fra le persone?
Che differenza c’è fra le emo-
zioni che provo io e quelle che
provano gli altri?
Ci sono emozioni buone ed
emozioni cattive?
La rabbia mi libera o mi rende
meno consapevole?
E se me la prendo con gli og-
getti?
Quale strada intraprendo di
fronte ad un problema concre-
to?
Quale ritengo la più giusta?
La strada filosofica sembra
faticosa, per chi non sa che in
realtà siamo tutti filosofi, nel
momento in cui ci poniamo una
qualsiasi domanda e cerchiamo
una risposta.
La passione per la ricerca della
verità , del bene e del bello alla
fine ripagherà con una ricchez-
Platone, Repubblica, II, 375a-b (IV sec. a. C.)
- Credi tu, dunque, - dissi io -
che la natura di un cucciolo di
razza buona differisca, per il sa-
pere fare la guardia, da quella
d’un giovinetto bendato?
- Come dici?
- Che ognuno dei due deve es-
sere di sensibilità acuta, e leg-
gero a inseguire l’oggetto per-
cepito, e gagliardo ancora, se
debba afferrarlo e combattere.
- Certo, occorre tutto questo.
- E coraggioso anche dovrà es-
sere, per combattere bene.
- Come no?
- E saprà essere coraggioso un
cavallo o un cane o qualsiasi
altro animale che non sia ira-
scibile? Non hai tu pensato che
l’ira è qualcosa di indomabile e
invincibile, per la cui presenza
ogni anima e in ogni cosa intre-
pida e imbattibile?
- Certo.
- Come, dunque, debba essere
il guardiano, per quanto riguar-
da il fisico, è chiaro.
- Sì.
- E per il morale, irascibile.
- Anche questo.
Marco Aurelio, Pensieri, IV, 3; 7 (II sec. d. C.)
Da che cosa potresti essere di-
sgustato? Dalla malvagità uma-
na? Ricorda queste conclusioni:
gli esseri razionali sono nati
l’uno per l’altro; la tolleranza è
parte della giustizia; gli uomini
errano senza volerlo; e infine,
dopo essersi combattuti, so-
spettati, aborriti, feriti, giacciono
ormai morti e ridotti in cenere.
Ricordalo, e càlmati, una buona
volta!
Sopprimi l’opinione e soppri-
merai il “sono stato offeso”;
sopprimi il “sono stato offeso” e
sopprimerai l’offesa.
Victor Hugo, W. Shakespeare, II, 6, 1 (XIX sec.)L’ira e la tenerezza sono i due
za interiore incomparabile.
È un po’ come il lavoro del con-
tadino, quello vero di una volta,
che seminava e raccoglieva se
aveva trattato bene tutte le fasi
della coltura, dalla preparazione
del terreno, all’attesa delle sta-
gioni, alla cura, al raccolto…
A volte se piantava un albero ad
alto fusto, nemmeno vedeva i
suoi frutti! Ne usufruivano però
i suo figli o nipoti…
Così è per la cultura e il pensie-
ro: si semina ma non si sa bene
che cosa questa semina potrà
produrre nel tempo e nelle per-
sone. Alcuni effetti sono imme-
diati, altri no.
Comunque, per chi si rende
disponibile a questa fatica, si
aprirà un mondo di soddisfa-
zione personale guadagnata
e conquistata sul campo, non
quantificabile sul piano econo-
mico…
Per corsisti e docenti una via
per “arricchirsi” è sicuramente
l’Ute e per tirare meglio l’acqua
al nostro mulino, il corso di Filo-
sofia pratica.
La nostra insegnante, dott.ssa
Norma Romano tiene il corso di
Filosofia Pratica a Bertiolo con
il prof. Giorgio Giacometti, suo
marito. Ha aperto un Centro di
Consulenza e Pratiche Filosofi-
che a Udine. Per maggiori infor-
mazioni, puoi conoscerla meglio
visitando il sito www.normaro-
mano.it.
I Corsisti
è il vostro cattivo amore di voi
stessi. Voi fuggite verso il pros-
simo fuggendo voi stessi…
Non riuscite a sopportare voi
stessi e non vi amate abbastan-
za: ora volete sedurre il prossi-
mo all’amore e trasfigurarvi nel
suo errore…
Quando volete parlare bene di
voi, vi procurate un testimone; e
quando l’avete sedotto a pensa-
re bene di voi, allora anche voi
pensate bene di voi stessi…
Chi va dal prossimo, perché
cerca se stesso, e chi, perché
vorrebbe perdersi.
Il vostro cattivo amore di voi
stessi vi trasforma la solitudine
in un carcere… Io non vi inse-
gno il prossimo, bensì l’amico.
AMORE, PAURA, RABBIA...NOI E LE NOSTRE EMOZIONI.UN PERCORSO FILOSOFICO.a cura di Norma Romano e Giorgio Giacometti
Chi l’avrebbe mai detto!!! Abbiamo imparato a lavo-
rare i scartòs!!!Dall’economia, povera, conta-dina, di una volta, con l’impe-rativo di recuperare tutto di ciò che si produceva, con fatica, (della serie, “non si butta via niente”), abbiamo realizzato fin dai primi incontri oggetti “fini-ti”: angeli, personaggi e decori natalizi, fiori, borse, pannelli, bomboniere… e corda!Bello ed interessante! Incre-dibile il risultato personale di ciascuno!In soli dieci incontri, non si può certo pretendere l’eccellen-za… Ci sarà bisogno di fare pratica per perfezionare la tecnica e far spazio alla fanta-
sia creativa di ognuno.Ma intanto la passione è sta-ta accesa e auspichiamo per l’anno prossimo un corso di approfondimento della tec-nica. Grazie maestra Ema-nuela, senza il tuo lavoro “sul campo” (nel vero senso della parola, per la semina ed il raccolto delle pannocchie e la preparazione del materiale necessario) e la tua disponi-bilità, questa nostra passione non sarebbe stata scoperta e sarebbe rimasta nel cassetto dei desideri, chissà per quanto tempo ancora!Arrivederci e… speriamo più numerosi, l’anno prossimo!
I Corsisti
SCARTÒS...NOVITÀ D'ALTRI TEMPI
LA CULTURACONTRO LA CRISIUn corso per non fi losofi
12 13
CODROIPO CODROIPO
Il Corso Donna oggi è vera mu-
sica
In questo anno accademico, la
signora Luisa Masizzo ha ina-
nellato delle autentiche perle
curando il corso “Donna Oggi”
all’insegna dell’Opera Lirica,
dell’Arte e della Cultura.
Il soprano Francesca Scaini,
accompagnata dal pianista, di-
rettore di coro e compositore
Francesco Zorzini, ha proposto
le più celebri arie del melo-
dramma italiano con brio e sa-
pienza artistica, conquistando
il numeroso pubblico presente
anche con le Sue performance
scherzose.
La voce melodiosa e possente
ha toccato i vertici della pas-
sione così come le emozioni
più sublimi regalate dai grandi
compositori italiani.
L’omaggio floreale, immortalato
in fotografia, è un momento del-
la serata all’Ute, ricambiata af-
fettuosamente dai presenti con
numerosi e intensi applausi.
La festa in onore dell’Opera
ha avuto momenti di grande
suggestione grazie all’appas-
sionato Federico Bernardis che
collabora intensamente al corso
codroipese, “creando un palco-
scenico” in Piazza Dante. Per le
corsiste si è proposto l’ascolto
prezioso de “La Figlia del Reggi-
mento” di Gaetano Donizetti, del
balletto “Il Pipistrello” di Johan
Strauss, e sulla scia dei celebri
balletti russi anche il “Don Chi-
sciotte della Mancia”.
Scorrendo il calendario degli
appuntamenti culturali è inter-
venuta, circa le Giornate Inter-
nazionali decretate dall’Onu
per l’Unesco, la Professoressa
Renata Capria D’Aronco, delle
Donne Cavalieri di Malta, pre-
sidente del Club Unesco Udine-
se, membro della Federazione
Italiana dei Club Unesco, asso-
ciata alla Federazione Mondiale,
illustrando le iniziative di cultura
musica e ballo della città negli
ambienti più prestigiosi.
La dottoressa Patrizia Cabrini
Venier Romano ha dedicato alle
corsiste una sintesi storica della
scrittura e della calligrafia come
mezzi indispensabili di comu-
nicazione dai tempi dei graffiti
fino all’era digitale, passando
attraverso documenti ufficiali e
scritture personali.
L’Architettura dell’acqua in Friuli
Venezia Giulia è stato il percor-
so per immagini dell’Ingegnere
Anna Frangipane, dell’Universi-
tà di Udine, che ha proposto la
nostra regione, attraverso le ac-
que visibili e invisibili. Ne risulta
una storia di racconti dell’acqua
come fonte di vita e via di tran-
sito per gli uomini e le merci sin
dalla preistoria, ma anche come
elemento di distruzione.
Secoli di storia friulana, ca-
tastrofi, inondazioni e siccità.
L’architettura, sostiene l’ing.
Frangipane, testimonia con i
mulini, le cisterne, i pozzi e i
battisteri, il passaggio dell’ac-
qua, ma anche le relazioni di un
paese, di una comunità e spinge
alla riflessione su questo bene
LIRICA: CHE PASSIONE!
prezioso. Tra gli incontri di cuci-
na si sono alternati il pasticcere
Danilo D’Olivo con due “lezioni
bon-bon” sui gustosi dolci ru-
stici autunnali e della tradizione
natalizia, appassionando le si-
gnore con le foglioline di ciocco-
lato per decorare originali piatti,
mentre lo Chef Ennio Furlan ha
insegnato a creare piatti con le
erbe aromatiche e i funghi.
In conclusione la Cena di Nata-
le, il momento tradizionale per
lo scambio degli auguri tra le
corsiste, quest’anno ha avuto
una sede prestigiosa: Villa Ma-
nin di Passariano.
La conoscenza della residenza
dogale è poi stata approfondi-
ta attraverso alcune immagini
inedite delle sale private messe
a disposizione dall’Archivio Fo-
tografico del Centro Regionale
di Catalogazione e Restauro
di Villa Manin di Passariano.
E’ stato un momento per ac-
carezzare l’armonia d’arte dei
saloni e del parco grazie alla
guida dell’amica, la dottoressa
Raffaella Beano. Ospite d’onore
della serata il telecineoperatore
Remigio Romano che ha proiet-
tato per le convenute un video
storico sulla lavorazione dell’oro
in Friuli. La regione infatti vanta
una tradizione a partire dai Lon-
gobardi nella città di Cividale e
si arricchisce lungo il percorso
dei secoli della maestria degli
orafi. Si sono ammirati i preziosi
gioielli che sapienti mani di ar-
tisti artigiani hanno prodotto per
la gioia delle donne.
Elevare la qualità della vita e mantenerla ad ottimi livelli, so-
prattutto nelle città, dovrebbe es-sere un impegno di tutti. Le aree verdi, per loro peculiarità, sono uno
degli ambiti in cui si svolgono at-tività che concorrono a rendere le nostre condizioni di vita ottimali. Si deve avere pertanto una maggior consapevolezza delle molteplici
funzioni (paesaggistica, psicolo-gica, di svago ,ecologica, sociale, ecc…) svolte dal verde urbano e del ruolo che esso riveste nel miglioramento della qualità della vita. Da ciò deriva che dobbiamo avere un’ attenzione particolare e precipua verso il patrimonio arbo-reo e la sua salvaguardia. In questi ultimi anni in ambito urbano, ci si trova, sempre di più, di fronte a manifestazioni parassitarie a ca-rico delle piante ornamentali di
notevole impatto sia sociale che emotivo. Le difficili condizioni di vita e di stress in cui le piante sono costrette a vivere in città le rendo-no più deboli e vulnerabili agli at-tacchi parassitari, rispetto a quelle che si sviluppano in ambiente naturale. A tal riguardo si posso-no menzionare i casi più eclatanti: il cancro colorato (Ceratocystis fimbriata) e la tingide del platano (Corythucha ciliata), la processio-naria del pino (Thaumetopoea pit-
yocampa), il bruco americano (Hy-phantria cunea), le infestazioni di afidi, acari, di metcalfa (Metcalfa pruinosa) e la recente esplosione di cameraria (Cameraria ohridella) su ippocastano.Di fronte a queste problematiche il fitoiatra e il responsabile della gestione del verde pubblico devo-no dare risposte concrete tenendo ben in evidenza che in ambito ur-bano, per ridurre al minimo l’im-patto ambientale, gli interventi con l’uso di prodotti fitosanitari con trattamenti tradizionali di irro-razione alla chioma devono essere limitati al massimo. In questo caso ci si troverebbe infatti a operare con notevoli difficoltà, disagi, in-quinamento ambientale, soprat-tutto quando si interviene in pros-simità di abitazioni, scuole, zone ad elevata fruizione pubblica ed in vicinanza dei corsi idrici. Conside-razioni di ordine igienico-sanitario e difficoltà operative nella realiz-zazione di questo tipo di interventi rendono pertanto particolarmente interessanti le applicazioni endo-terapiche localizzate al tronco, in modo da ridurre quasi totalmente l’impatto ambientale. Qualora co-munque si rendesse necessario un intervento chimico, occorrerà sempre procedere nel rispetto della normativa vigente. L’endote-rapia è una tecnica che consiste nell’immettere direttamente all’in-terno della pianta nei vasi legnosi i prodotti fitosanitari utili a com-battere i parassiti. Così il principio attivo, tramite il flusso xilematico, raggiungerà la parte epigea della pianta. Gli aspetti positivi di que-sta metodologia d’intervento si possono così riassumere:- impatto ambientale quasi nul-lo rispetto ai metodi tradizionali (irrorazione o nebulizzazione). In-fatti il principio attivo è iniettato all’interno della pianta dal serba-toio dell’attrezzatura direttamente ai vasi xilematici della pianta, sen-za entrare in contatto con l’atmo-sfera;- rispetto degli insetti utili. Il principio attivo colpisce diretta-mente l’agente patogeno (che sia insetto o microorganismo) dall’in-terno della pianta, così gli orga-
SALVAGUARDIA E DIFESADEL VERDE URBANOEndoterapia: questa sconosciuta
nismi utili non risentono in alcun modo dell’intervento;- dosi ridotte. Il fatto che non vi siano dispersioni in atmosfera, comporta l’impiego di quantità minori di principio attivo; - indipendenza dalle condizioni meteorologiche. La scarsa illumi-nazione e l’umidità dell’aria pos-sono rallentare il flusso xilematico e quindi la salita del prodotto all’ interno della pianta. Invece gli agenti meteorologici, come piog-gia e vento, non interferiscono sull’azione del principio attivo;- efficacia indipendentemente dalle dimensioni degli alberi;- aspetto economico e durata del trattamento. Il singolo trat-tamento endoterapico è costoso, però, mentre questo intervento è sufficiente per una o due stagio-ni, con i metodi tradizionali sono necessari due, tre o più interventi all’anno.A fronte di questi aspetti positivi si può verificare un unico aspetto negativo conseguente alle ferite che si eseguono per l’inserimento del prodotto nei vasi linfatici, qua-lora soprattutto non si segua una tecnica appropriata ed il personale non sia altamente qualificato.I punti caratterizzanti di questa tecnica si possono così riassume-re:- utilizzo di materiale adeguato (tipo di trapano e punte da utiliz-zare);- diametro del foro ridotto (3-3.5mm);- profondità non superiore ai primi 2-3 anelli di crescita;- disinfezione delle attrezzature usate e dei fori per favorire la ci-catrizzazione;- utilizzo di principi attivi registrati per tale metodologia ;- utilizzo di pressioni ridotte che non creino problemi ai vasi linfa-tici (circa 0.5-2 bar).Le metodologie di trattamento en-doterapico si possono suddividere in due grandi categorie:- a pressione o micropressione (foto 1), quando il prodotto viene iniettato in pianta con una certa pressione (come una sommini-strazione con siringa);- ad assorbimento naturale (foto
2), quando il principio attivo viene assorbito dalle piante in modo at-tivo tramite infusione o perfusione (come una somministrazione con flebo).Per quanto riguarda i metodi a pressione occorre precisare che ne esistono parecchi (Arbocap, Technogreen, Arbojet, Cemulini, ecc…) sono tutti affidabili, l’im-portante è operare con pressioni che non superino i 2 bar. Valori superiori infatti potrebbero inter-
ferire con le strutture cellulari del legno, causando danni irreversibili alla pianta.L’endoterapia permette e ga-rantisce di evitare con certezza assoluta la dispersione di pro-dotti fitosanitari nell’ambiente, limitando l’impiego delle sostanze
alla quantità minima necessaria, unendo così all’eliminazione totale di rischi per la salute pubblica ed ambientale, anche un notevole ri-sparmio economico.Per concludere voglio ricordare quanto ha dichiarato un famoso ricercatore americano del settore e cioè: “Io non sono contro l’endo-terapia (trunk-injection) ma sono contrario alla cattiva endoterapia”. Questa affermazione è sempre valida, non solo per l’endoterapia,
ma ancora di più in ogni settore della difesa fitoiatrica. Ripeto che, onde evitare danni irreparabili alle piante ed all’am-biente, serve un’alta professiona-lità e gli operatori devono avere un elevato grado di specializzazione.
Ivano Clabassi
Foto 1 - Metodo "Verde Cemulini"
Pompa a pressione pneumatica e ugelli inseriti nel tronco.
Foto 2 - Metodo "Corradi-Ecoiatros"
Flebo gravitazionale utilizzata per l'assorbimento naturale e ago monouso.
14 15
CODROIPO CODROIPO
La storia dell’intera umanità tra
il 1939 e il 1945 è quella del-
la seconda guerra mondiale che,
diversamente da tutti i conflitti
precedenti, è guerra totale, com-
battuta con ogni mezzo: militare,
psicologico, propagandistico; non
solo, dunque, scontro tra eserciti
ma guerra globale con distruzioni
spaventose. Il conflitto non po-
teva finire con una tregua o un
armistizio ma doveva terminare
con l’annientamento di uno dei
due contendenti: mondo libero o
dittatura. Conflitto, dunque, non
limitato ai campi di battaglia ma
che vede protagonista la popo-
lazione civile fiaccata nella sua
capacità di resistenza morale e
lavorativa, sofferente per l’an-
nientamento di città, campagne,
attrezzature industriali, reti stra-
dali e ferroviarie, rotte di comuni-
cazione. Il percorso storico “Sto-
ria Amica”, trimestrale, ha appro-
fondito gli aspetti citati con lezio-
ni, documentazioni di archivio e
iconografia, con la presenza di
esperti con esperienze legate alla
ricerca, alla pubblicazione e con
la visione di documenti spesso
inediti. Tra gli esperti intervenuti
il maresciallo R. Bassi in servizio
presso l’aeroporto “F. Baracca” di
Per interrompere la monotonia insita nello studio elementare, grammaticale, delle lingue straniere e per sollevare lo spirito dei
corsisti e del docente fra una declinazione (in senso stretto, proprio; per esempio, in tedesco, das Leben, des Lebens, dem Leben, das Le-ben: i casi della ‘vita’!) e una coniugazione (per esempio, in spagnolo, quise, quisiste, quiso, ecc.: il passato pretérito, cioè ‘remoto’, in tutti i sensi, del verbo querer ‘volere, amare’), una parte dei nostri corsi di lingua tedesco e spagnolo è dedicata alla letteratura.Letteratura intesa non come amabile conversazione ma, per non al-
Casarsa, ricercatore e scrittore
di testi riguardanti l’aviazione in
Friuli durante il secondo conflitto
mondiale che ha proiettato, tra
l’altro, una serie di fotografie di
apparecchi usati durante il con-
flitto e spiegato la storia dei di-
rigibili presenti negli aeroporti e
hangar friulani. E il prof. Paolo
Strazzolini, docente associato di
chimica all’università di Udine e
storico, ricercatore e scrittore,
che ha illustrato la storia dello
Stato italiano dopo l’8 settembre,
l’istituzione della “Operationszo-
ne Adriatisches Kustenland”, la
nascita della resistenza in Fvg, la
costituzione della “Repubblica di
Carnia” nell’agosto 1944 e l’ec-
cidio di Porzus visto attraverso i
contrasti tra “osovani” e “gari-
baldini” e le missioni alleate. Si
vuole qui ricordare che dall’ago-
sto al settembre 44, le divisioni
Osoppo e Garibaldi Friuli opera-
rono per la liberazione della Car-
nia e la costituzione della “repub-
blica” su una superficie di 2500
chilometri quadrati con 78.900
abitanti e trentasette comuni. La
giunta della repubblica fu costi-
tuita Ampezzo e sviluppò progetti
in amministrazione, in economia,
giustizia e scuola.
La successiva operazione di re-
pressione nazifascista condotta
lontanarci dallo scopo precipuo, linguistico, del nostro studio, come operoso esercizio di traduzione di testi poetici originali in versi, in versi italiani.In questa attività, consapevolmente limitata nel suo ambito scolasti-co, ci confortano tuttavia le parole del letterato e linguista tedesco Karl Wilhelm von Humboldt (1767-1835), esponente dell’idealismo e propugnatore della diffusione di una cultura universale: “tradurre, soprattutto tradurre poeti, è uno dei lavori più necessari in una let-teratura, in parte per accostare agli ignari di lingua straniera forme d’arte e di umanità, ma in parte anche, e specialmente, perché se ne avvantaggia e accresce l’efficacia e la capacità espressiva della propria lingua”.Questo dunque è il duplice scopo del nostro lavoro; e il criterio è
ESERCIZI DI TRADUZIONE
con oltre 40.000 uomini tra te-
deschi, “repubblichini”, X Mas,
reparti etnici, cosacchi, distrusse
la repubblica di Carnia e costò
molte perdite ai difensori e alla
popolazione civile; le forze nazi-
fasciste devastarono il territorio,
rastrellarono e deportarono. La
costituzione del Governo del-
la” Zona Libera della Carnia e
dell’Alto Friuli “permise la nasci-
ta di una costituente che anticipò
alcuni principi fondamentali della
Costituzione italiana. In Carnia fu
davvero scritta una delle pagine
più belle della Resistenza italia-
na.
Ed un legame stretto, il corso Ute
ha scelto di tenere con il proprio
territorio visitando il museo an-
nesso alla caserma “Berghins
“3° Rgt Guastatori di Udine. Tra-
sporto gratuito per i corsisti e im-
mersione attraverso la storia del
reparto nei luoghi della seconda
guerra mondiale da El Alamein a
Tobruk al Don e fino a una realtà
purtroppo attuale di sminamento
nei territori afgani dove le nostre
forze prestano la loro competen-
te assistenza e aiuto alle popola-
zioni.
Non sempre è necessario avere
grossi mezzi per realizzare gran-
di cose. Talvolta coltivare i propri
interessi e dedicare loro il tempo
disponibile può produrre ottimi ri-
sultati. Nel caso del corso “Storia
Amica” la consapevolezza acqui-
sita è stata che senza studio e
comprensione del passato i valori
di libertà, democrazia e rispetto
non hanno fondamenta.
Carmela De Caro
I VALORI DI LIBERTÀ E DEMOCRAZIANEL CORSO DI STORIA AMICA
semplice, passando dalla prima traduzione letterale, interlineare, alla versione finale ritmica, cioè in versi italiani, comunque letterale per quanto possibile.Quindi, versione letterale. Ciò significa che, nella questione fra pro-pugnatori della versione ‘poetica’, volta a ‘interpretare’ il testo (i ‘filologi-poeti’, per i quali tradurre poesia è creare un nuovo verso, una nuova musica: non trasposizione, ma scrupolosa ri-creazione) e propugnatori della versione ‘filologica’, volta a ‘servire’ il testo (i ‘filologi’, i quali ‘mettono alla portata, non creano’), noi seguiamo i secondi. Il nostro scopo è meramente linguistico.La pretesa fedeltà letterale, oggi, è probabilmente antiquata. Gli stessi testi adottati per i nostri corsi (quelli in uso nella scuola media) indul-gono talvolta alla disinvolta approssimazione dei manuali di viaggio (per esempio, in tedesco, traducendo l’originale es gibt ‘c’è, ci sono’, senza menzione del letterale ‘egli dà’; oppure, in spagnolo, riducendo al singolare gli augurali e salutiferi buenos días, buenas tardes, bue-nas noches). Noi comunque cerchiamo di mantenerla il più possibile, sia pure con una traduzione in versi, in quanto si tratta di originali poetici, ovvero di poesia, “la quale, connaturata alla musica, cessa ipso facto di essere poesia non appena, mediante una pedissequa traslitterazione in prosa, le venga tolta ogni vibrazione ritmica di aro-ma musicale” (Vincenzo Errante ed Emilio Mariano, curatori, nella premessa a Orfeo. Il tesoro della lirica universale interpretata in versi italiani, Sansoni 1949).E allora: traduzione poetica = interpretazione in versi. Ma quali versi? Quelli consueti nella tradizione romanza (italiana e spagnola in pri-mis). Infatti anche “nell’uso nostro tre versi sembrano avere la prero-gativa di ricorrere sopra tutti, l’endecasillabo naturalmente, il sette-nario e il quinario” (“In usu nostro maxime tria carmina frequentandi prerogativam habere videntur, endecasillabum scilicet, eptasillabum et pentasillabum”, Dante, De vulgari eloquentia, II, xii, 2).Ma vediamo finalmente due esempi di testi poetici originali con la nostra versione ‘poetica’ a fronte, pressoché letterale.La prima poesia, del poeta espressionista tedesco Jakob von Hoddis (1887-1942), è
WELTENDE (FINE DEL MONDO, 1911)
Dem Bürger fliegt vom spitzen Kopf der Hut,in allen Lüften hallt es wie Geschrei.Dachdecker stürzen ab und gehn entzwei,und an den Küsten – liest man – steigt die Flut.Der Sturm ist da, die wilde Meere hupfenan Land, um dicke Dämme zu verdrücken.Die meisten Menschen haben einen Schnupfen.Die Eisenbahnen fallen von den Brücken.
Al cittadino vola dal sottilecapo il cappello e in ogni ventosi sente risuonar come un lamento.Conciatetti precipitano e in pezzivanno, e sull'arenile- si legge – l'onda sale.Allora è il fortunale,i mari furibondibalzan sulla pianuraper infrangere grossi frangiflutti.Gli uomini, quasi tutti,hanno un'infreddatura.Le ferrovie cadono dai ponti.
Qui la versione italiana, mantenendo le rime, e allentando solo leg-germente la struttura paratattica dell'originale, dovrebbe riprodurne, espressionisticamente, l'effetto dell'assurdo, 'l'estraniamento dal mondo terribilmente e grottescamente espresso' (die Weltentfrem-dung, grausig-grotesk zum Ausdruck gebracht).
La seconda poesia è dello spagnolo Antonio Machado (1875-1939), portatore di una ideologia poetica originale essenzialmente soggetti-va. La poesia, tratta dalla raccolta Campos de Castilla, è
NOCHE DE VERANO (NOTTE D'ESTATE, circa 1910)
Es una hermosa noche de verano.Tienen las altas casasabiertos los balconesdel viejo pueblo a la anchurosa plaza.En el amplio rectángulo desierto,bancos de piedra, evónimos y acaciassimétricos dibujansus negras sombras en la arena blanca.En el cenit la luna, y en la torrela esfera del reloj iluminada.Yo en este viejo pueblo paseandosolo, como un fantasma.
É una splendida notte dell'estate.Hanno le alte casespalancati i balconisull'ampia piazza dell'antico borgo. E nel largo rettangolo desertopanche di pietra, evonimi ed acaciesimmetrici disegnanole ombre nere nella sabbia bianca.Allo zenit la luna, e, nella torre,dell'orologio il cerchio illuminato.Io in questo borgo antico, che passeggiosolo, come un fantasma.
Qui il compito è stato apparentemente più facile, per la quasi perfetta corrispondenza fra versi (endecasillabi e settenari) spagnoli e italiani; e la poesia di Machado, nel perfetto equilibrio fra tempo e paesaggio, fra paesaggio esteriore e paesaggio interiore, permane inalterata, evidentemente superiore a qualsiasi traduzione.
Agostino Mangiacapra
16 17
CODROIPO CODROIPO
17
Breve fu la vita di Diana
Spencer ma intensa, com-
plicata, contradditoria: un con-
densato di ingenuità e astuzia,
di idealismo e opportunismo, di
gioie e frustrazioni. Ma l’aspetto
unico, perdurante di quella vita
fu la ricerca dell’amore sempre
offerto con entusiasmo e sem-
pre ricambiato col tradimento e
con l’indifferenza, con una sola
eccezione: il popolo, il suo po-
polo, la gente, le folle di tutto il
globo, che sempre la amarono
così com’era, senza fare distin-
zioni, ciecamente.
La sua tomba, su un’isoletta nel
lago di Althorp, all’interno del
grande parco di proprietà dei
conti Spencer, giace entro un
piccolo tempio dorico fra i sa-
lici piangenti. Folle provenienti
da tutto il mondo vi accedono
e vi sostano in preghiera come
fossero a Lourdes. La sua in-
credibile scomparsa generò
un’emozione di massa: in pochi
giorni furono consacrati al suo
culto trentamila siti internet, al-
tari elettronici, candele virtuali,
preghiere on-line. Per lei Elton
John scrisse di getto la bella
canzone che in poche settima-
ne vendette - record assoluto -
34 milioni di CD. Due miliardi di
persone rimasero come ipnotiz-
zate davanti al televisore. L’on-
da della commozione popolare
fu oceanica, senza precedenti,
una catarsi collettiva di propor-
zioni planetarie. E’ difficile, se
non impossibile, dare una spie-
gazione razionale a tutto ciò, e
quindi proverò ad esporre una
sintesi della di lei breve esisten-
za, affinché ognuno si cimenti in
quell’arduo compito. Per quanto
mi concerne ho concluso che
l’intima essenza delle creature
umane rimane un mistero noto
solo a Dio. Diana, nata da fami-
glia nobile e di antico lignaggio,
viene scelta come sposa del
Principe di Galles, ereditario al
trono d’Inghilterra. Essa portò
in dote, oltre alla sua bellezza
e alla sua estrazione aristocra-
tica, la verginità fisica e mentale
di una giovinetta di 19 anni pro-
tesa verso ciò che idealizzava
come un grande sogno d’amo-
re. La realtà era ben diversa e
le apparve, crudamente, già
durante il fidanzamento : Il prin-
cipe Carlo, di 13 anni più anzia-
no, aveva un’amante di cui non
faceva mistero, la signora Ca-
milla Parker Bowles, sposata e
madre di un bambino. La rottura
del fidanzamento le fu preclusa
dalla sua stessa famiglia : la
macchina gigantesca del Royal
Wedding non poteva essere ar-
restata.
Il ménage extra-coniugale si
protrasse regolarmente anche
dopo le nozze che furono cele-
brate con grande fasto il 29 lu-
glio del 1981 e la conseguenza
fu per Diana infelicità, bulimia,
frustrazione.
Essa comprese troppo tardi che
il suo ruolo nella famiglia reale
era sostanzialmente quello di
assicurare la continuità della
stirpe sul trono inglese.
Quando decise di affrontare con
Carlo la questione di Camilla,
egli non si scompose, anzi, le
rispose sorpreso: “Cosa vuoi
cara, che io sia il primo principe
di Galles a non avere un’aman-
te?”. La vita coniugale, pur al-
lietata dalla nascita di William
e poi di Harry, si protrasse in
un rapporto reso difficile anche
dall’indifferenza venata di osti-
lità della sovrana e da una bu-
limia galoppante. La popolarità
di Diana ebbe inizio con i viaggi
di rappresentanza nelle sconfi-
nate terre dell’ex-impero e nei
grandi Paesi della terra. Sulla
scena pubblica Diana rifulgeva
come una star assoluta e Carlo
vi appariva come un grigio com-
primario, un accompagnatore
sullo sfondo. Ogni viaggio fu
come la tappa di una trionfale
tournée. Alla Casa Bianca, sotto
gli occhi ammirati di Ronald e
Nancy Reagan, Diana volteggia
tra le braccia di John Travolta.
A Parigi, al banchetto offerto
all’Eliseo in suo onore, incanta
il galante Presidente Mitterand.
Nelle terre africane si prodiga
fra le folle dei disperati e porta
conforto ai malati e agli infeli-
ci. A New York nel 1989 visita i
senzatetto e i bambini sieropo-
sitivi in agonia all’ospedale di
Harlem.
Quando cominciarono a trape-
lare indiscrezioni sul suo non
felice matrimonio fu come se
Diana conquistasse un’altra
medaglia sul campo: il fallimen-
to coniugale la fa apparire ancor
più umana, più vulnerabile, più
vicina alla gente comune.
Ma dopo sette anni di un matri-
monio fallito Diana, come per un
inconfessato desiderio di risarci-
mento, si abbandona con estre-
ma imprudenza a una passione
d’amore per il suo maestro di
equitazione, il maggiore di ca-
valleria James Hewitt. L’ufficiale
non gentiluomo, trasferito prima
in Germania e poi in Kuwait,
trarrà vantaggio dalle lettere
che gli pervenivano dalla princi-
pessa per diventare miliardario:
colui che la stampa poi defini-
rà giuda, sorcio, viscido verme,
non si farà scrupolo di vendere
l’esclusiva dei suoi amplessi a
un tabloid che per quel torrido
memoriale lo ricoprirà d’oro. Un
secondo James, commerciante
di auto usate, viene evidenziato
nella vita di Diana dall’intercet-
tazione che un radioamatore fa
in una notte di San Silvestro, tra
la principessa a casa e James
Gilbey in auto al cellulare: tren-
ta minuti di una conversazione
piena di dettagli su una inequi-
vocabile e reciproca passione
amorosa. La rottura, inevitabile,
venne ufficialmente comunica-
ta alla Camera dei Comuni dal
premier Major che, con tono
grave e con un lampo di incre-
dulità nella voce, il 9 dicembre
1992 annuncia: “Il Principe e
la Principessa di Galles hanno
amichevolmente deciso di se-
pararsi”. Diana, ritornata single,
appare ancora più bella e pa-
drona della sua femminilità. La
stampa rosa l’assedia e le attri-
buisce una girandola di flirt, non
sempre veritieri ma spesso sì.
Vediamo quelli realmente esisti-
ti e certificati. Il sergente Barry
Mannakee, una delle sue guar-
die del corpo: entrato nel mirino
dei servizi segreti il sergente
viene trasferito, poi muore in un
incidente di motocicletta.
L’ispettore di Scotland Yard Ken
Wharfe, addetto alla di lei sicu-
rezza: rivelò la relazione con un
libro di memorie uscito dopo
la morte di lei, e sul quale fu
scritto il copione del film ‘Bo-
dyguard’ con W. Houston e K.
Kostner. Oliver Hoare, antiquario
ed esperto in arte islamica. Will
Carling, capitano della naziona-
La riflessologia ha origini molto antiche. Già nei Veda,
antichissimi libri sacri dell’In-dia, si legge che non sarà colto da alcuna malattia chiunque massaggerà i propri piedi pri-ma di andare a dormire.Esiste una famosa pittu-ra murale che risale al 2330 a.C., ritrovata nella tomba di un medico egiziano, la quale rappresenta due uomini dalla pelle scura che massaggiano il piede a due uomini dalla pelle chiara.Agli inizi del ‘900 W. Fitzgerald, un otorinolaringoiatra america-no, elaborò la terapia naturale.Alla base di tale teoria vi era la scoperta che applicando una certa pressione alle dita si ot-teneva un effetto anestetico.Fitzgerald suddivise il corpo in 10 zone longitudinali uguali che andavano dalla sommità del capo alla punta dei piedi. Furono poi un medico, il dottor Riley, e sua moglie, che apprez-
zarono le ricerche di Fitzgerald che svilupparono ulteriormente la terapia zonale e aggiunsero le linee orizzontali che attra-versavano la superficie di mani e piedi.Riley scoprì che una pressione profonda, soprattutto nei piedi, stimola le linee zonali, migliora l’apporto ematico e la trasmis-sione nervosa, disintossica le aree congestionate, e riduce il dolore.Ma in realtà fu l’assistente di Riley, Eunice Ingham che era
una fisioterapista, a fondare la reflessologia plantare.La Ingham negli anni Trenta cominciò a sviluppare la teo-ria dei riflessi plantari ed ebbe l’opportunità di trattare cen-tinaia di pazienti e analizzare ogni punto riflesso finché fu in grado di affermare con cer-tezza che “i riflessi sui piedi rappresentano un’immagine speculare precisa degli organi, delle funzioni e delle strutture del corpo umano”.Che cos’è la riflessologia plantare?La riflessologia plantare olisti-ca è una terapia complemen-tare che utilizza la pressione per stimolare e trattare le zone riflesse del piede.La pianta del piede è ricchis-sima di terminazioni nervose che formano estesi collega-menti con tutte le parti del cor-po tramite il midollo spinale e il cervello: sotto di essa sono infatti situati dei punti riflessi
LA VERA STORIADI LADY DIANA
le di rugby. Christofer Whalley,
un immobiliarista incontrato nel
Harbour Club, la palestra più
elegante di Londra. Il divorzio
arriva dopo due clamorose in-
terviste rilasciate tra il ’94 e il
’95 alla BBC: la prima di Carlo
e la seconda, esplosiva, di lei
che definisce Carlo “inadatto a
regnare” scatenando l’ira di Eli-
sabetta II.
Immancabilmente il popolo sta
dalla parte di Diana: in un son-
daggio a caldo l’85% degli in-
glesi ne apprezza il coraggio e
l’onestà. Dopo il divorzio all’oriz-
zonte di Diana sorgono due re-
lazioni importanti, ambedue
connotate da personaggi ma-
schili di religione musulmana: il
cardiochirurgo Hasnat Khan e il
rampollo di famiglia miliardaria
Emad Al Fayed detto Dodi. Col
primo l’innamoramento fu mor-
boso: Diana fece progetti matri-
moniali, purtroppo non condivisi
dal dottore.
Con Dodi condivise la morte
violenta un mese dopo l’uscita
pubblica del loro flirt. Il 31 ago-
sto 1997, a Parigi, 25 minuti
dopo mezzanotte, la mercedes
con i due a bordo, inseguita
dai fotografi, imbocca il tunnel
di Place de l’Alma a una velo-
cità tripla di quella consentita e
si schianta contro il 13° pilone
di cemento armato. L’autista e
Dodi muoiono sul colpo, la guar-
dia del corpo grazie alla cintura
di sicurezza si salva, Diana ri-
mane incastrata tra i sedili, in
ginocchio: ci vorrà più di un’ora
per liberarla dalle lamiere.
Morirà tre ore dopo nell’ospe-
dale Pitié-Salpetrière senza
mai riprendere conoscenza.
L’autista, Henry Paul, agente
dei servizi segreti britannici, era
ubriaco e sotto l’effetto di psi-
cofarmaci. Sull’evento furono
confezionate le teorie più biz-
zarre, ma il mistero, quello più
grande, fu l’affetto assoluto, in-
transigente, irrazionale del suo
popolo, ancor più stupefacente
se si considera la freddezza e il
riserbo compassato dell’animo
britannico.
Gino Monti
strategici.L’esame di queste zone rifles-se, disposte sui piedi e sulle mani consente di individuare in quali parti del corpo siano presenti disarmonie.La reflessologia plantare ha come scopo il rilassamento to-tale e il raggiungimento di uno stato di profondo equilibrio e armonia, dato che quasi il 75% dell’insorgere delle malattie deriva dagli effetti dello stress che abbatte le difese immuni-tarie.Non è un modo per diagnosti-care malattie, compito specifi-co del medico, si tratta di una valutazione energetico-funzio-nale globale, in cui vengono presi in considerazione nel loro insieme, gli aspetti fisici, psichici ed energetici di una persona.La pratica riflessologica ha un valore di prevenzione, con il massaggio al piede è infatti possibile ottenere un riequili-brio generale.Se la persona però, non modi-fica gli aspetti della propria vita che hanno procurato il disequi-librio il corpo tornerà a dare segnali di (in)sofferenza.Con la riflessologia plantare non si può mai danneggiare, uomini di tutte le culture si
LA PRATICA RIFLESSOLOGICANELL'EQUILIBRIO PSICO-FISICODELLA PERSONA
18 19
CODROIPO CODROIPO
Degli indicatori della presen-
za romana in Friuli uno dei
caratteri distintivi riguarda l’ar-
chitettura sepolcrale.
In tutte le regioni soggette all’Im-
pero accanto alla persistenza
delle tradizioni locali si osserva
un completo assorbimento dei
costumi e dei modelli funerari di
Roma. A partire dal II sec. a.C.
l’architettura tombale assunse
un aspetto monumentale.
Le necropoli si svilupparono
lungo le principali vie di comu-
nicazione e la perpetuazione
della memoria e dello status dei
defunti fu affidata a monumenti
funerari ben visibili a chi per-
correva quelle strade.
L’élite aristocratica trasformò
il sepolcro in uno strumento di
autorappresentazione e la visi-
bilità del monumento funerario
divenne un fattore essenziale.
Anche ad Aquileia i monumen-
ti funerari più importanti furo-
no collocati lungo le strade di
accesso alla città, mentre le
sepolture dei ceti più umili ri-
empirono gli spazi liberi, tra un
monumento e l’altro, o si con-
centrarono in appezzamenti più
distanti dalla strada (il costo del
terreno variava in relazione alla
sua distanza dal fronte stradale).
Osservando la distribuzione del-
le necropoli nel nostro territorio
notiamo come nel corso del I e
del II sec. d.C. la romanizzazio-
massaggiano i piedi da sempre senza conoscere mappe e cor-rispondenze, per un bisogno naturale, trovando in questo una risposta di rilassamento e benessere.Il massaggio si può praticare a tutti, dal neonato all’anziano e in qualsiasi situazione.Durante la gravidanza e il par-to il riflessologo può ridurre la
nausea mattutina e in caso di dolore alla schiena la reflesso-logia può venire in aiuto.Oggi la reflessologia è una del-le forme più diffuse di medici-na complementare.Uno dei motivi per cui affa-scina è la semplicità: servono solo due mani, la conoscenza e l’esperienza.
Graziella Buttò.
ne della nostra regione avesse
raggiunto la massima estensio-
ne, arrivando dalla montagna al
mare, da Comeglians a Grado,
da Caneva a Gorizia e fino a
Trieste e Muggia. La zona dove
la concentrazione di necropoli
romane è più rilevante corri-
sponde al basso Friuli e al Friuli
centrale. La destra Tagliamento,
soggetta all’agro concordiese,
presenta una bassa densità di
sepolture, concentrate soprat-
tutto nella fascia pedemontana
e nella bassa pianura. Nel corso
II secolo d.C. si assiste ad un
diradamento dei siti sepolcrali
che diviene, nei secoli succes-
sivi, via via più consistente rag-
giungendo il culmine tra il IV e il
V secolo d.C. Già dalla fine del
II sec. d.C. guerre e pestilenze
avevano causato una drastica
diminuzione della popolazione
soprattutto nelle campagne.
Nonostante la crisi avesse por-
tato a un generale abbandono
delle zone rurali, alcune necro-
poli, lontane dai grandi centri,
hanno evidenziato una continu-
ità d’uso che persisterà almeno
fino al IV secolo d.C., ne è un
esempio la necropoli di Iutizzo
di Codroipo. I rinvenimenti ar-
cheologici confermano che que-
sta regione ha vissuto epoche
LA ROMANIZZAZIONEDELLE SEPOLTURE IN FVG
di grandi splendori e di grandi
sofferenze. La fertilità della pia-
nura, i numerosi valichi alpini
facilmente difendibili ma anche
percorribili in ogni stagione, la
presenza di fiumi navigabili, la
prossimità con le regioni d’ol-
tralpe ricche di miniere metal-
lifere, gli approdi marini, hanno
reso questo territorio appetibile
a molte popolazioni che al pari
dei Romani hanno saputo ap-
profittare della sua posizione e
delle sue risorse.
SVILUPPO SOSTENIBILEE CAMBIAMENTICLIMATICI
La più nota definizione di Svilup-
po Sostenibile è quella fornita
dalla Commissione Mondiale per
l’Ambiente e lo Sviluppo, presiedu-
ta da Gro Harlem Brun- dtland, nel
1987 “Lo sviluppo sostenibile sod-
disfa i bisogni del presente senza
compromettere la possibilità delle
generazioni future di realizzarli”. Il
concetto di sviluppo sostenibile si
basa su tre dimensioni: ambientale,
economica e sociale. Tutte le sfide
della sostenibilità tra cui, in primo
luogo, la questione dei cambiamen-
ti climatici, non sono unicamente
relative al settore ambientale, ma
hanno pesanti ricadute anche sul
sistema economico e sociale. Il ri-
scaldamento, di conseguenza, si
distribuirà in modo disuguale pro-
vocando dei fenomeni metereolo-
gici estremi più frequenti e impre-
vedibili rispetto agli attuali creando
problemi ambientali e sociali (come
le ondate di calore dell’estate e
le catastrofi idrogeologiche delle
piogge del mese di novembre nel
2012). Oltre a ciò, la composizio-
ne e la distribuzione geografica di
molti ecosistemi (foreste, praterie,
deserti, sistemi montani, laghi, zone
umide, oceani, etc.) tenderanno a
trasformarsi e modificheranno l’at-
tuale quadro mondiale di produzio-
ne alimentare. Inoltre, a causa della
variazione del livello del mare, gli
ecosistemi marino-costieri e le re-
lative città risulteranno seriamente
danneggiati.
Visto che i governi del mondo non
riescono a raggiungere un accordo
globale serio e adeguato sul clima,
è assolutamente necessario, proce-
dere ad una rivalutazione dei nostri
stili di vita e dei modi di produrre
su cui si basa la nostra società per
frenare questi trend. Diventa, quin-
di, sempre più urgente adottare uno
stile di vita, personale e collettivo,
parsimonioso, pulito e lento, inserito
nei cicli naturali rispetto all’attuale
e che sappia distinguere tra i biso-
gni reali e quelli imposti dai media.
In questo nuovo tipo di società tutti
noi dobbiamo agire per cambiare le
nostre modalità di consumo, privi-
legiando prodotti provenienti dalla
nostra terra, realizzati dai piccoli
produttori locali e favorendo la dif-
fusione di tecnologie che riducano
i consumi energetici e la produzio-
ne di rifiuti. Per raggiungere questi
scopi è necessario elaborare un
paradigma alternativo al sistema di
valori fondato sull’ossessione della
crescita economica illimitata. Si può
decidere di continuare a vivere come
se niente fosse, correndo il rischio di
ritrovarsi spiazzati di fronte al venir
meno delle sicurezze che abbiamo
erroneamente dato per scontate.
Oppure possiamo metterci in moto
da subito per essere pronti ad un
cambiamento d’epoca che potrebbe
restituirci anche l’opportunità di una
vita più appassionante e più rispet-
tosa per l’ambiente. Parola d’ordine:
essere più creativi e responsabili
per creare un mondo migliore per
noi e i nostri figli.
Paola Triolo
20 21
CODROIPO CODROIPO
LA MOSTRA DELL'UTE CODROIPESEALLESTITA DURANTE LA FIERA DI SAN SIMONEEDIZIONE 2012 A CODROIPO Foto servizio di Krisztina Vèrtes
22 23
Con l’inizio di ottobre ci siamo
ritrovati, con serenità e amici-
zia, ogni martedì dalle ore 16
alle ore 18, insieme al maestro,
professor Bruno Ventulini.
Ogni anno al gruppo iniziale si
sono aggiunti e alternati sem-
pre nuovi corsisti.
Non è di certo tanto facile sco-
prire e far emergere “l’arte che
c’è in noi”, ma con il “maestro”,
il dialogo, il confronto, il tempo,
l’esercizio, la pazienza, l’osser-
vazione, passo dopo passo, ac-
quisiamo familiarità con la ma-
tita, i colori, la luce, le ombre, le
dimensioni, la prospettiva ecc.
con risultati anche buoni.
Per realizzare un’ opera, non
basta l’entusiasmo iniziale,
ma è necessaria. La presenza
del “maestro”, partecipe alle
nostre fatiche, pronto a consi-
gliare per rimediare, migliorare
il lavoro, motivarci ad andare
avanti con ripresa fiducia e co-
raggio.
Sono state significative le espe-
rienze e opportunità che abbia-
mo avuto nel corso dell’anno:
Mostra “opere” nella villa Bel-
lavitis, il 31 marzo 2012 al ter-
mine dell’anno.
La nuova sede della mostra e
il maggior tempo di apertura al
pubblico, (tre pomeriggi), hanno
favorito la visita di un numero
superiore, agli anni precedenti,
di visitatori con grande soddi-
sfazione di tutti.
Partecipazione mostra concor-
so di pittura a Latisana, 24-31
marzo.
La mostra - concorso di pittura
promossa dalla sezione di Lati-
sana (Ute) era aperta agli artisti
del triveneto.
La rassegna si è chiusa alle ore
17 del 31 marzo alla presenza
del Consigliere delegato alla
cultura del comune di Latisa-
na, Lauretta Iuretig e di Daniela
Ambrosio, presidente dell’Ute,
con la consegna dei premi agli
artisti prescelti da una qualifi-
cata giuria.
Alla mostra abbiamo partecipa-
to in due dell’Ute di Lestizza.
Tra i 200 quadri esposti, da po-
ter ammirare al Circolo Cultu-
rale La Cantina, le nostre due
opere sono state segnalate tra
le prime venti, per la qualità.
Giovedì 12 aprile gita a Rovigo:
visita mostra di pittura “i divi-
sionisti”.
VALVASONE“Non sempre gli aquiloni ri-
escono a volare. Se non c’è il
vento che li solleva finiscono
a terra e si rompono; ma poi
“rappezzati” possono ancora
tornare a volare a volte più in
alto di prima” (Romano Batta-
glia).
Il nostro “vento” a un certo
punto dell’anno è stato il “ma-
estro” proponendo al gruppo il
progetto di realizzare qualche
“opera” ispirandoci al paese
di Valvasone e così abbiamo
ripreso quota.
Con le realizzazioni dal titolo “I
silenzi di Valvasone” abbiamo
partecipato alla mostra di fine
anno nella nostra sede di Le-
stizza, poi a Codroipo e a Val-
vasone in date diverse.
Dal 29 giugno al 1 luglio, in
una sede a dir poco straordi-
LESTIZZA LESTIZZA
Nel ritrovarci al consueto
saluto di fine anno accade-
mico, desideriamo evidenziare
il sensibile aumento del nume-
ro dei Corsisti rispetto all’anno
scorso (da 159 a 187).
Con il passare degli anni ci si
accorge sempre di più che l’Ute
non è una soluzione per il tem-
po libero, ma la risposta a do-
mande ed interessi autentici.
Questo, emerge soprattutto nei
colloqui che, spontaneamente,
incontrandoci magari nei corri-
doi, nei ritagli di tempo, nasco-
no tra noi.
La conoscenza profonda delle
persone e le necessità emer-
gono soprattutto in questi mo-
menti.
Altra caratteristica che va svi-
luppandosi sempre più in questi
ultimi anni è l’aumentato dialo-
go durante le lezioni, che rende
il lavoro più produttivo e stimo-
lante.
Rispetto ai primi anni, impegno
culturale e preparazione gene-
rale di base sono in costante
positiva evoluzione.
Non vogliamo fare qui un mero
elenco delle attività svolte poi-
ché gli stessi Corsisti ne cono-
scono già l’ottimo livello dovuto
ai nostri Docenti, ai quali va il
nostro grazie!
Siamo grati, inoltre, a tutti coloro
Da quattro anni il dottor Pa-
gavino tiene un seguitissimo
Corso di restauro nella Sezione
di Lestizza.
L’iscrizione è quanto mai am-
bita e “difficoltosa” sia per la
materia che richiede una guida
costante e personalizzata per
ognuno degli iscritti sia per lo
spazio ristretto nel quale ci si
trova ad operare, tenendo anche
presenti le caratteristiche e le
forme dei materiali sui quali si
lavora. Ne discende la necessità
del numero chiuso e di una co-
stante modulazione temporale
di lavoro non facile.
Molto giovane, ma con una
grossa esperienza maturata sia
in Italia sia all’Estero, nel suo
laboratorio di restauro riesce a
coniugare professionalità, corte-
sia e disponibilità con risultati, a
nostro parere, ottimali.
Abbiamo pensato che fargli
qualche domanda, proprio nella
sua sede di lavoro, sarebbe sta-
to, per noi, un approfondimento
interessante.
Dottor Pagavino, potrebbe spiegarci la differenza tra “vecchio” e “antico”?Solitamente con il termine “an-
tiquariato” si indicano manufatti
che abbiano già superato il se-
colo di età, mentre tutto ciò che
ha meno di 100 anni è solamen-
te “vecchio”.
L’antiquariato è un campo va-
stissimo.
Quale settore ha approfondito nel suo Corso? Il settore è de-
cisamente vasto, legno, dipinti,
pietra, metallo ecc.; ma nel cor-
so mi occupo solo di dare delle
linee generali piuttosto semplici
sul restauro del legno per po-
ter intervenire su quei mobili,
solitamente “vecchi” che ci ri-
troviamo in casa ereditati dalle
generazioni immediatamente
precedenti.
Come si comporta il mercato in questo periodo di crisi, te-nendo presenti le sue peculia-rità e il tipo di utenza? In que-
sto periodo il mio settore, come
anche altri campi, ha risentito
della crisi, sia per l’aumento dei
prezzi delle materie prime e dei
costi di gestione della attività
stessa, sia per la diminuzione
delle committenze. Sicuramente
la flessione maggiore riguarda
la clientela di livello medio dove
la crisi ha sicuramente colpito
maggiormente, mentre le com-
mittenze su manufatti di mag-
giore pregio non sono per nulla
in flessione.
Molte persone usano mescolare
nell’arredamento la funzionali-
tà del moderno (ad es. cucina,
guardaroba, bagno) con qualche
mobile antico, dando, così, una
particolare personalità, un colo-
re alla casa.
Oggi, questo è ancora compa-tibile con i prezzi del merca-to? La mia clientela è piuttosto
vasta e variegata: ad un livello
medio si tende principalmente
ad inserire nella propria abita-
zione pezzi puramente affettivi e
spesso di valore modesto, men-
tre la clientela più abbiente cer-
ca piuttosto il pezzo d’antiqua-
riato particolare e prestigioso
per completare l’arredamento
delle loro abitazioni. Investimen-
to, piacere personale, memoria.
Le persone spendono anco-ra, o meglio, tutto ciò è an-cora accessibile? Certamente
è ancora un buon investimento
soprattutto rispetto ai mobili di
produzione moderna spesso
realizzati con materiali sem-
pre meno naturali e soprattutto
che, operando nell’Amministra-
zione Comunale e nella Scuola,
ci consentono di portare avanti
questo lavoro.
Molto spesso il loro aiuto spon-
taneo esula dalle mansioni
“specifiche” e contribuisce a
risolvere problemi e ad allegge-
rire le situazioni nelle “normali
emergenze” (bel pasticcio di
parole!) che spesso si propon-
gono. Grazie, cari amici e arri-
vederci.
Adele Russo Perez
SEZIONE DI LESTIZZA
scarsamente adatti a diventare
nel futuro il nuovo antiquariato.
Ciò nonostante, come l’arreda-
mento moderno, anche il campo
dell’antiquariato è soggetto alle
mode, locali ed estere, per cui
ci sono mobili e stili più attuali
rispetto ad altri.
Il mercato friulano, italiano, europeo. Quali differenze ri-scontra? Per quanto riguarda il
settore del restauro del mobile,
in Friuli è sicuramente una re-
altà provinciale, sia per la posi-
zione geografica marginale, sia
perché l’interesse per l’antiqua-
riato, e quindi per il restauro, è
relativamente recente.
Nella nostra zona molto spesso
si nota un atteggiamento dilet-
tantesco e hobbistico nei con-
fronti della figura del restaura-
tore rispetto al resto d’Europa,
dove la figura del restauratore
professionale è tenuta molto più
in considerazione.
Questo atteggiamento più “eu-
ropeo” permette al restaurato-
re di poter lavorare in maniera
più accurata e qualitativamente
migliore. Questo è quello che
offro alla mia clientela, qualità
maggiore nelle lavorazioni e nei
prodotti proposti in vendita.
Adele Russo Perez
INTERVISTA A GIANLUCA PAGAVINOdocente del corso di restauro mobili vecchi e antichi
LABORATORIO ARTISTICONuove esperienze e "soddisfazioni"nel gruppo di partecipanti
naria, nella loggia del castello
di Valvasone. All’inaugurazione
presenziata dal vice sindaco,
venerdì 29 giugno, verso le 19
di sera, sotto un sole sfolgo-
rante, era presente anche una
rappresentanza di Lestizza con
il “maestro”.
Oltre ad ammirare l’insieme dei
quadri esposti, quasi ad anfite-
atro, abbiamo avuto la soddi-
sfazione di visitare il castello
guidati con competenza dal
medesimo vice Sindaco.
Chi sa se le nostre “opere”
sono arte autentica?
“L’arte autentica, è un’avventu-
ra dello sguardo che non finisce
mai. Guardare un quadro non
vuol dire “capirlo” ma esserne
interrogati, venirne trascinati
dentro fino ad orizzonti inizial-
mente inimmaginabili”
(William Congdon - pittore).
Ci auguriamo che chi vedrà,
in seguito, le nostre mostre ne
venga coinvolto al punto da vo-
ler percorrere un po’ di strada
assieme a noi, con serenità e
amicizia fruttuosa.
Opere di: Agostina Marangone,
Bianca Tramontin, Franca Tri-
gatti, Egidio Codarini.
24 25
LESTIZZA RIVIGNANO
PARLANDO ALL'UTEE ...RICORDANDO
C’è un detto friulano che re-
cita così “Se il fum al va a
tramont, cjape il sac e va’ pal
mont”. Naturalmente, guardan-
do i fuochi del “pan e vin”. Ne-
gli anni dopo la seconda guerra
mondiale, parlo del ’50-’60,
questo fumo andava sempre “a
tramont”.
Non sacchi sulle spalle, ma va-
ligie di cartone legate con spa-
ghi, cinture e lacci.
I paesi si svuotavano della “me-
glio gioventù”.
Nel nostro comune tanti sono
partiti, molti sono tornati. Con
il frutto del loro sudore, si sono
costruiti la casa, garantita una
posizione e una vecchiaia digni-
tosa.
Altri, come diceva mio padre,
“son tornati dalla Francia con tre
pulci sulla pancia”. Vuoi che non
abbiano avuto fortuna o vuoi per
godersi la vita a loro modo. Chi
lo sa!? C’è chi è rimasto nella
terra che li aveva accolti, prima,
come forestieri portatori di ma-
lattie... Non per niente a Chiasso
bisognava sottomettersi a visite
mediche, raggi e “Zoll” doga-
na. Poi, noi “cattolici con altre
usanze di mangiare e di vestire,
si era sempre a confronto.
Ma, nonostante tutto, ci sono
stati matrimoni tanti matrimoni
misti e friulani che hanno deci-
so di rimanere per sempre.
Anche una mia sorella ha spo-
sato uno svizzero di religione
protestante. La sua famiglia per
molti anni le ha chiuso la porta
in faccia e nessuno si è dimen-
ticato che lei era italiana.
Quando suo figlio, ufficiale
dell’esercito elvetico, fece la
domanda per diventare pilo-
ta, nonostante gli ottimi voti, il
giuramento in chiesa, tutto ok
secondo le regole locali, fu re-
spinto perché di madre italiana.
Io lavoravo in una fabbrica di
“tricotwarefabrich” dove si tes-
seva e si confezionava maglieria
intima. Era un piccolo laborato-
rio a conduzione familiare.
La signora Zingg, titolare assie-
me al fratello, era di una edu-
cazione unica. In laboratorio
sempre con il suo grembiule
bianco candido, anche se arri-
vava in pelliccia. Il fratello era
un tipo molto rude; però se lo
incontravi per strada alzava il
cappello e salutava con il loro
“Gruss Gott”.
Per me bastava quel gesto così
galante, quel saluto che nei no-
stri paesi gli uomini riservavano
forse solo alle icone della Ma-
donna.
Ero la sola italiana in mezzo ad
una trentina di operaie svizzere.
In principio veniva vicino a me
una donna italiana, ma nata in
Svizzera, a farmi da interprete.
Mi disse che dovevo imparare
alla svelta perché lei lavorava
“a cottimo” (più produceva e
più prendeva) e se stava dietro
a me non le garbava. Così ho
dovuto, come si suol dire “tirare
su le orecchie” e imparare alla
svelta.
Ero diventata la “fraulein” Gom-
ba. In poco tempo dovevo impa-
rare ad utilizzare tutte le mac-
chine da cucire che funzionava-
no con il movimento del ginoc-
chio, con due, sei, otto aghi, mai
viste prima. Noi a casa si aveva
ancora una macchina a mano-
vella. La notte avevo gli incubi
per la paura di non farcela, ma
in poco tempo ce l’ho fatta. La
lingua rimaneva il più grande
problema. Così, sono andata al
chiosco della stazione e mi sono
comprata, per 1 franco, un pic-
colo vocabolario italiano-tede-
sco e in un quaderno scrivevo le
parole che mi servivano.
Ora, ero il loro “Jolly”: quando
mancava una operaia, io dove-
vo sostituirla. Non è stato faci-
le. Era tutta così nuova la mia
vita piena di emozioni, pure di
pianti e di nostalgia. In quel
piccolo paese, Mollis, così si
chiamava, chiuso fra le mon-
tagne, l’inverno era lungo. Mi
piaceva guardare dai finestroni
della fabbrica quelle grandiose
nevicate, i figli dei “bacani” che
per andare a scuola scendeva-
no con gli sci dalle colline tutte
intorno, le mucche che a pri-
mavera salivano ai pascoli per
la prima volta e le più anziane
avevano una corona di fronde e
fiori attorno al collo ed il suono
dei campanacci si perdeva su
per il sentiero.
Il primo giorno di primavera era
usanza che il fiorista del comune
“Rathaus”, con il suo grembiule
di cuoio, ornasse di gerani ogni
fontana del paese. Il 2 Giugno i
treni internazionali che arrivava-
no dall’Italia avevano,incrociate
sul davanti della locomotiva, due
bandiere con il nostro tricolore.
Allora sì che le lacrime salivano
agli occhi e una forte emozione
ti prendeva il cuore. Eri in terra
straniera.
Quando ho terminato, per mo-
tivi di famiglia, il mio periodo di
lavoro, ho avuto una lettera di
“ben servito” (non so se si dice
così). Dopo due anni, ritornan-
do da sposata in Svizzera, l’ho
presentata all’Ufficio del Per-
sonale della “Landis e Gyr” di
Zug, L’impiegato mi ha detto:
“Lei, Signora, con questa lettera
può andare in ogni fabbrica del-
la Svizzera e sarà sempre bene
accolta”. Alla fine della lettera
c’era scritto “Waren gut - sehr
gut”. Ero congedata con onore,
come i “Marines”.
Gioconda Bruna Gomba
Sono convinto che per progredire
ci sia bisogno di un lento ma co-
stante ricambio, offrendo novità non
collaudate da affiancare allo zoccolo
duro dalle basi ampiamente speri-
mentate. Così nasce un programma
solido, già in parte testato, ma che
di anno in anno ringiovanisce un
po’. Magari è lo stesso insegnante,
conscio di un calo di interesse, a
La decisione presa in passato
dal nostro coordinatore Mar-
cello Pestrin, assieme agli allora
dirigenti della Bocciofila Rivigna-
nese, di inserire nel programma
dell’Università della terza età il
gioco delle bocce è stata molto
apprezzata. Infatti, questa attività
sportiva viene accolta con entu-
siasmo da numerosi corsisti, sia
donne che uomini, di varie età,
soprattutto perché seguiti da
un bravo e paziente istruttore in
campo. Il corso, iniziato con Gia-
como Marchiol, allenatore della
locale squadra che militava in se-
rie A, e continuato con Armando
Dose, ha oggi come insegnante
Raffaele Nascimben. In tutti è
stato da subito chiaro che più
proporre l’alternativa, così Memoria
collettiva del prof. Guido Sut diventa
Costruiamo le lingue e Letteratura
italiana del prof. Giuseppe Scaini si
trasforma in Conoscete l’Italia del
nord? Percorsi senz’altro innovativi
e interessanti, come lo sono gli in-
nesti di Storia dell’arte sacra, Storia
moderna, Incontri in poesia, Attuali-
tà in medicina, Riflessologia, Linux,
Ri-Educazione stradale e Lavorare il
cuoio. Sono anche convinto che una
certa attenzione la si debba porre
sull’aspetto aggregativo del gruppo
e, non ultimo, sulla solidarietà che
questo può generare. Siamo “anima-
li” sociali, amiamo la compagnia e lo
si nota durante l’attesa di entrare in
aula o durante i lavori nei vari labo-
ratori quando volentieri ci si scam-
bia saluti, notizie, pettegolezzi e si
è indotti a una sana allegria. Da qui
germoglia anche un’entusiasmante
solidarietà. Uno inizia e altri seguo-
no con la convinzione che si può e
si deve fare di più. Nascono idee, i
gruppi propongono e alla fine si re-
alizza per questo o quell’ente bene-
fico, per questa o quell’associazione
locale che si ritiene seria e merite-
vole. E di entusiasmo si può parlare
anche pensando ai vari corsi che
autonomamente organizzano serate
gastronomiche per, ancora una vol-
ta, stare assieme e festeggiare i loro
imperdibili insegnanti, o quelli che
sono presi dai tornei, come Bocce
e Scacchi, da esibizioni, come Tea-
tro e Coro, da gite e bicchierate che
coinvolgono un po’ tutti. No, non è il
paese di Bengodi, ma è senz’altro
un’esperienza gratificante che ci
arricchisce, oltre che di un sapere,
anche di una socializzazione che
genera una salutare positività. Per
tutto questo è doveroso ringraziare
gli insegnanti, veri pilastri di questa
struttura, i capiclasse, i numerosis-
simi soci iscritti, le amministrazioni
comunali, le scuole che ospitano i
corsi e la sede Ute del Codroipese.
Solo con l’entusiasmo e l’unione si
può ambire a un progresso, e con
questo proposito ci avviamo al lavo-
ro per realizzare l’anno accademico
2013-2014.
Il coordinatoreMarcello Pestrin
che l’agonismo, valeva lo stare in
compagnia e nello stesso tempo
il trarre beneficio da un’attività fi-
sica praticabile da tutti. Quest’an-
no il numero degli iscritti è ancora
aumentato e questo indica con
chiarezza il buon funzionamento
del corso e di tutta l’organizza-
zione. A rotazione i nuovi corsisti
imparano le regole del gioco e
così si organizzano delle gare in-
terne che, oltre al divertimento e
al confronto tra squadre, permet-
tono di vincere anche qualche
premio. L’anno scorso, grazie alla
collaborazione del nostro istrut-
tore Nascinben e il coordinatore
Pestrin, abbiamo organizzato un
triangolare con le squadre uni-
versitarie di Tolmezzo e Lignano
Sabbiadoro. Un vero mini torneo
dalla partecipazione gioiosa e an-
che un po’ campanilistica che ha
evidenziato la volontà di ripetere
l’esperienza nel prossimo futuro
anche con altre squadre. Le gare
interne, disputate tra di noi, inva-
riabilmente hanno termine con
un brindisi e con uno spuntino,
magari un qualcosa di speciale
preparato dalle nostre corsiste e
alla fine, per il piacere della com-
pagnia e del buon brindare, ci
scappa pure una cantatina. Ci au-
guriamo che tutto questo continui
e che si rafforzi, ricordando che,
negli anni, molti “allievi” hanno
raggiunto le capacità di gioco
adeguate a entrare nella squa-
dra della Bocciofila Rivignanese e
farli gareggiare in campionato. Un
cordiale saluto e un buon diverti-
mento a tutti.
Francesco Mauro
IL CORSO DI BOCCE
NOVITÀ E CONFERME
26 27
fogliame folto e rigoglioso, ripa-
rava le donne anche dalle folate
di vento della vallata.
Così quando tornarono a casa
fecero una grande festa ai ma-
riti. L’insegnante consegna ai
corsisti una scheda con la se-
guente storia (in sintesi).
Il Crocefi sso di PeonisPietro Pole aveva ricevuto dal
parroco l’incarico si dipingere
un crocifi sso.
Un giorno lo informò di aver ter-
minato l’opera.
Il parroco si recò nella stanza
dov’era dipinto il quadro e, con
meraviglia, vide che il Cristo
crocifi sso aveva il volto girato
all’indietro tanto che si vedeva
solo la nuca, i capelli e la schie-
na. Inferocito, il parroco chiese
spiegazioni al pittore e questo,
angelicamente, rispose:
Risposta di un corsista“La vostra Perpetua mi dava per
pranzo sempre aglio e cipolla e
il Cristo si è girato dall’altra par-
te, perché non aveva resistito al
mio alito che puzzava troppo.”
L’armadio del canePiccolo tanto da stare nella sua
cuccia c’è l’armadio di fi do. Egli
vi ripone la sua ciotola ben puli-
ta, qualche osso, due biscotti ed
una coperta sbrindellata dalla
quale non si separa mai.
La sera apre l’antina, toglie la
coperta e vi si avvolge.
Poi, sgranocchiando un biscot-
to, si addormenta felice.
RIVIGNANO RIVIGNANO
Abbiamo tentato un corso
nuovo a Rivignano che non
è stato scelto da molte persone
ma che ha dato esiti importanti.
Vale la pena farli conoscere,
purtroppo solo parzialmente,
viste le ristrettezze di spazio
del giornale. Ringraziamo per
l’ospitalità tutta la redazione di
Pantere d’argento.
Il corso aveva lo scopo di anda-
re a prendere in un angolo della
nostra mente e di portarle alla
luce tutte le potenzialità verba-
li che da tempo non venivano
espresse. Ed ecco i risultati.
L’insegnante inizia una storia
(qui riportata in sintesi).
Il pioppo sulla VenzonassaUn tempo, quando non c’era
l’acquedotto, le buone massa-
ie dovevano recarsi a lavare i
panni nel torrente Venzonassa
(scorre nei pressi di Venzone),
sotto un sole cocente.
Il consiglio maggiore decise di
donare un po’ d’ombra alle po-
vere donne e scelse di offrirla
con una bella pianta e affi dò
ad un nobile cittadino l’incarico
di trapiantare il giovane pioppo
(la pianta), alla presenza delle
maggiori autorità e di una mol-
titudine di gente.
Ecco com’è andata a fi nire la storia secondo alcuni corsi-sti.Ma una volta durante un terribi-
le temporale un fulmine piom-
bò sull’albero e lo spaccò. Le
donne sconsolate tornarono a
lavare il bucato sotto il sole e gli
uomini, però, misero a dimora
un rosaio.
Era un pergolato che però in-
tralciava le donne, perché, es-
sendoci le spine, le donne non
potevano avere alcun appiglio
per risalire la china del torren-
te. Tuttavia il pergolato non solo
forniva l’ombra, ma mandava
un buon profumo di rosa e con il
Sfogliando la lista dei corsi
dell'Università della Terza
Età dello scorso anno accade-
mico, mi sono chiesta che cosa
mancasse a quella rosa varie-
gata di proposte che riguarda
tutte le possibili attività.
Questa è la domanda che ci
ha posto quest’anno il prof.
Giuseppe Scaini, emerito inse-
gnante della sezione Ute di Rivi-
gnano, che ai suoi corsi ha sem-
pre avuto classi numerosissime
ed un riscontro di attenzione e
di interesse invidiabili.
Il tema di quest’anno ha trovato
una risposta curiosa: “credeva-
mo di conoscere bene l’Italia
del Nord; ci siamo stati in lungo
ed in largo, più volte”… e inve-
ce…
Una alla volta ci sono state pro-
poste le Regioni: Val d’Aosta,
Piemonte, Liguria, Tentino Alto
Adige, Lombardia…
Una spiegazione esaustiva non
solo geografica o storica. Come
al solito, il prof. Scaini nelle sue
illustrazioni ha fatto ampi rife-
rimenti alle origini, al passato
storico, alla realtà attuale, alle
condizioni umane, al diverso
stile di vita da regione a regio-
ne, con riferimenti ai perso-
naggi locali, ai letterati illustri,
alle opere d’arte interessanti
visitabili (e, talvolta, visitate nel-
le numerose gite organizzate
nell’ambito dell’Ute), insieme
con un’antologia di brani lette-
rari attinenti alla regione trat-
tata; il tutto accompagnato da
numerose diapositive nell’aula
appositamente attrezzata nella
Scuola Media a tale scopo dalla
stessa Università della Terza Età
di Rivignano.
E’ stato un viaggio molto inte-
ressante, non solo in lungo e
in largo per le città e le strade
nell’Italia settentrionale, ma an-
che nella profondità della storia
e dell’arte e nella superficie
dell’attualità più recente.
L’interesse dei corsisti - durante
l’anno accademico - non è mai
calato e l’attenzione alle lezio-
ni non ha mai avuto bisogno di
sproni.
E il risultato è stato che… cre-
devamo di conoscere l’Italia del
Nord.
E tutto questo ci pone altre do-
mande: Conosciamo l’Italia del
Centro? E… conosciamo l’Italia
del Sud… e quella delle Isole?
Beh, forse ancor meno dell’Ita-
lia del Nord: c’è ancora tanto
lavoro da fare, tante cose da
conoscere, tanti viaggi ideali (o
forse anche reali?) nella nostra
Bell’Italia.
C’è ancora tanta materia di stu-
dio per i prossimi anni. Noi, cor-
sisti curiosi, speriamo…
CONOSCEREL'ITALIA DEL NORD?
COSTRUIAMO LE LINGUE Era un vecchio armadio tarlato
grande quasi come un como-
dino, ma il cane vi si trovava
bene. Lì non c’erano spifferi, i
rumori erano attutiti, nessuno
lo disturbava. Nel quartiere tutti
lo conoscevano e i gatti si tene-
vano alla larga. Dentro teneva
tutte le sue cose: una piccola
coperta per giaciglio, la ciotola
del cibo, una vecchia palla rotta
con la quale di giorno giocava.
Il cane nell’armadioIl vento ulula. Tuoni e fulmini.
Sta arrivando un temporale.
Chiudo le imposte e chiamo Lil-
li. Non si trova. Chiamo di nuovo
con apprensione, poi mi ricor-
do… Vado vicino all’armadio, le
ante sono scostate, apro e due
occhioni imploranti mi dicono:
“Qui mi sento sicura!”
Il cane nell’armadio si tiene le
sue cose preferite: la maglia del
padrone per fi utarne l’odore,
l’osso da rosicchiare per pas-
sare il tempo. Per Bacco! Un
giorno d’estate a Bibione, dalla
spiaggia, un cane mi inseguì fi no
all’appartamento. Entrò dietro a
me in cucina e poi si impaurì.
Ad un certo punto sparì. Cerca
e ricerca, dove si era mai rifu-
giato? Era andato proprio in un
armadio aperto della camera e
stava accucciato zitto zitto.
Un mio compagno (omino o donnina).Il mattino (la mia compagna)
mi solletica il naso e mi sveglia.
Scendo a preparare il caffè e
intanto lei saltella sul lavandi-
no, avvoltolata nella sua piccola
vestaglia. Verso il caffè e lascio
cadere alcune gocce sul ripia-
no, lei ne è golosa.
Incomincia la giornata con la
mia piccola, pasticciona ami-
ca. Qualsiasi cosa faccia è un
disastro: Mi nasconde le cose
facendomi perdere un sacco di
tempo ed alla sera, stanca, mi
chiedo: “Ma sarà lei o sarò io
che invecchio?”
L’omino di vetroApro un cassetto e me lo trovo
davanti, occhi sgranati ed un
sorriso dolce. Giacca a quadri,
pantaloni neri, camicia bianca
e papillon, ricordo di un viaggio
a Murano. Ma è anche qualco-
sa di più, è un amico al quale
confi do i miei pensieri più se-
greti essendo certa che lui non
li racconterà in giro. Mi ascolta
paziente e nei suoi occhi trovo
le soluzioni.
Lo rimetto giù, adagiandolo pia-
no, piano. Sto per chiudere, ma
una smorfi a di dolore sul suo
volto mi ferma.
Rovisto un po’ in giro e la tro-
vo… Una donnina di vetro sim-
patica e colorata fa capolino da
una scatola.
La prendo e la poso vicino
all’omino di vetro che sorride e
chiudo il cassetto più serena.
Quando siamo soli tutti diven-
tiamo più fragili e siamo tanti
omini di vetro.
Che cosa succederebbe se un coccodrillo si presentasse alla vostra porta a chiedere un rametto di rosmarino?Ad essere sincera, il coccodrillo
è un rettile che oltre a incutermi
terrore, mi fa anche ribrezzo per
la sua pelle rugosa e viscida e
per i suoi denti acuminati.
Se però si presentasse a casa
mia, visto lo spirito di ospitalità
insito in me, mi metterei sulla
fi nestra e gli getterei il rametto
di rosmarino.
Dopodiché sbarrerei porta e fi -
nestre.
Che cosa succederebbe se Rivignano perdesse i bottoni e pulsanti?In parte si potrebbe supplire con
zip e cinture, non con bretelle
che hanno bisogno di bottoni.
Più dura l’avrebbero i politici
e gli amministratori che, giun-
ti nella stanza dei bottoni, non
solo sanno che cosa sia succes-
so, ma neanche che cosa fare.
Per fortuna un recente referen-
dum ha stabilito di unire Rivi-
gnano a Teor.
Quelli che erano nella stanza
dei bottoni accelerarono le pro-
cedure e decisero di usare la
stanza dei bottoni di Teor, anche
per le attività di Rivignano.
Teor così si sentì orgoglioso e
importante anche se era il più
piccolo fra i due comuni.
Che cosa succederebbe se il nonno diventasse un gatto.
Se il nonno si trasformasse in
gatto, sarebbe più coccolato,
dormirebbe nella sua poltron-
cina al caldo davanti al fuoco,
mangerebbe delle buone scato-
le di carne.
Potrebbe andare in giro cam-
minando sui tetti delle casa,
cercando qualche gattina per
dialogare. Questa poi è davvero
strana! Mio nonno trasformarsi
in gatto? Ebbene ipotizziamo.
La prima cosa che farebbe sicu-
ramente, sarebbe quella di ar-
rampicarsi sul granaio, sul bal-
latoio e sul fi enile per far fuori i
grossi ratti che di notte danzano
e ballano in lungo e in largo fa-
cendo un fracasso indemoniato.
Dopo il ripulisti e la bella scor-
pacciata, lo vedrei tranquillo,
anche se un po’ abbuffato, sotto
un maestoso gelso situato al
centro del cortile assieme alla
gattina Rossina, tutti e due felici
e contenti.
Guido Sut
Ormai i corsi vanno inventati,
sempre partendo da pratiche di
tutti i giorni.
Qual è "l'attrezzo" che noi
usiamo quotidianamente per
svolgere il nostro lavoro, diver-
timento, ecc.?
Naturalmente è l'automobile,
per guidare la quale necessita
una patente, una preparazione
al comportamento da tenersi in
strada a contatto con tutti.
Facendo un rapido calcolo, mi
sono resa conto che la mia pre-
parazione era piuttosto datata e
andava assolutamente aggior-
nata.
E' così che è stato proposto un
corso di Ri-Educazione Strada-
le, attivato con la collaborazio-
ne del docente Andrea Zoratto,
preparatissimo, simpaticissimo
che ci ha allegramente aiutato
a districarci tra nuovi segnali
stradali, velocità, rotonde, punti
della patente, ecc.
Riproporrò senz'altro questo
corso l'anno prossimo e già da
ora invito tutti ad iscriversi per
la sicurezza propria e degli altri.
Liliana Cesaratto
IL CODICEDELLA STRADA
28 29
ci ricordavano che il Natale si
stava avvicinando e con lui la
solidarietà sotto forma di alcuni
pezzi, sempre regalati dalle cor-
siste, posti in vendita.
Non mancavano neppure i dol-
cetti posti strategicamente vi-
cino al salvadanaio per attirare
l’attenzione e invogliare le of-
ferte per l’adozione a distanza.
Una bella esperienza di sinergia
e amicizia che si può ancora ri-
petere.
I. V.
Grande successo ha riscos-
so la mostra dei lavori di
laboratorio dell’UTE sezione di
Rivignano allestita nell’ambito
dell’ultra centenaria Fiera dei
Santi. Trascinati dall’entusia-
smo dei corsisti di “Cesti in vi-
mini”, capitanati dai loro inse-
gnanti, gli altri laboratori hanno
dato il meglio. L’angolo dei ce-
sti, splendido, dedicava un can-
tuccio alla vendita di manufatti
regalati dai corsisti e destinati
alla beneficienza. Due persone,
a turno, facevano vedere ai vi-
sitatori stupiti come possano
uscire cose utilissime dall’umi-
le vimine. Non era da meno il
corso di tombolo, dove una si-
gnora ammaliava con il veloce
e sonoro passaggio dei fuselli.
Il macramè dimostrava che, con
il semplice spago e tanti nodi,
crea monili e bigiotteria di gran
moda. Infine il trionfo del rica-
mo. Nella sala attigua si pote-
vano ammirare borse, poncho e
altro dell’antica arte di tessitura
a telaio. Poi il chiacchierino, lievi
trine per impreziosire camicie e
foulard. Maglie e maglioni, ma-
gistralmente lavorati, offrivano
un caleidoscopio di colori. Foto-
grafia e disegno dimostravano
come la sensibilità dell’”artista”
possa far notare piccoli, meravi-
gliosi particolari. Al centro della
sala corone, abeti, renne e slitte
RIVIGNANO RIVIGNANO
Nel nuovo programma
dell’Università della Terza
Età anche quest’anno è sta-
to incluso il corso denominato
“Impariamo a leggere” dell’in-
segante Paolo Bortolussi.
È questa un’avventura iniziata
quattro anni fa dalla sezione ri-
vignanese, nella sede staccata
di Varmo, grazie alla disponibili-
Anche oggi, come da qualche
giorno, piove e le giornate
sono grigie e umide.
Mentre sto scrivendo, devo am-
mettere che anche per questo
fine settimana le previsioni date
dal nostro esperto sono state
azzeccate a puntino. Natural-
mente, sto parlando del mare-
sciallo Luigi Vigani, insegnante
“fiore all’occhiello” del corso di
meteorologia UTE di Rivignano.
Per descrivere questo corso,
bisognerebbe fare una lunga
carrellata che spazierebbe dal-
la descrizione dei vari climi, ai
fattori che determinano piogge,
neve, grandini, nebbie ed eventi
speciali come tifoni, uragani ed
altro, per non parlare delle infi-
nite terminologie tecniche che
lo stesso Vigani ogni tanto tra-
lascia per non crearci ulteriori
confusioni. Sono tanti gli argo-
menti trattati nei dodici anni che
questo corso ha accumulato,
con un continuo crescendo di
La riflessologia plantare è una
delle forme più diffuse di
medicina complementare non-
ché delle più affascinanti gra-
zie alla sua semplicità: servono
solo due mani.
L’importanza del piede è testi-
moniata fin dai tempi antichi
e in molte culture in tutto il
mondo; ad esempio esiste una
famosa pittura murale in Egitto
risalente al 2300 a.C. che ritrae
due persone che stanno eserci-
tando una forma di riflessolo-
gia su due pazienti (tomba del
medico). Intorno al 1930 una
A ottobre è iniziato il corso di
veterinaria. Un percorso, fatto in
questi 3 mesi, di lezioni interes-
santi che hanno coinvolto una
classe attenta e sempre pron-
ta a chiedere consigli utili per i
propri “piccoli amici”.
Merito del successo di tutto
questo, lo si deve ai due pro-
fessionisti dell’Ordine dei Me-
dici Veterinari della provincia
di Udine, dott.ssa Colombo e
dott. Brisinello, che hanno sa-
puto improntare un program-
ma completo e vario. Cosi nella
prima parte è stato trattato il
lato medico ripassando velo-
cemente il programma dello
scorso anno e parlando delle
cure, alimentazione e patologie
del cane cucciolo, per poi conti-
nuare con le problematiche che
si presentano con la crescita e
l’invecchiamento dello stesso.
Nella seconda parte è stato
messo in evidenza il rapporto
fra “uomo e cane”.
Durante queste lezioni ci sono
stati spiegati i migliori accor-
gimenti da prendere quando si
decide di adottare un’animale,
in special modo se si tratta di
un cucciolo.
Inoltre abbiamo appreso i di-
versi sistemi e tipi di addestra-
mento per farlo crescere sano e
ubbidiente. Vorrei sottolineare il
grande rispetto e la grande uma-
nità dimostrata verso gli anima-
li, da entrambi gli insegnanti.
Sentimenti che personalmente
condivido, perché quando guar-
do il mio “Snoopy” negli occhi,
vedo fedeltà e affetto sinceri, e
sono sicura che tutto questo, da
parte sua, ci sarà sempre senza
chiedere nulla in cambio.
Per concludere penso che ac-
cudire e coccolare un amico a
quattro zampe ti riempia di gio-
ia e amore aiutandoti anche a
superare i momenti più diffi cili.
Marinella
IL MIGLIORE AMICO DELL'UOMO
tà del coordinatore Marcello Pe-
strin e al caldo interessamento
della signora Liliana Cesaratto,
e dall’anno scorso siamo appro-
dati anche nella sede U.T.E. di
Codroipo dando così la possibi-
lità di partecipare anche a molte
altre persone.
Un nuovo anno dove ci siamo
incontrati tra nuovi e vecchi
IMPARIAMO A LEGGERE
LA MOSTRA
iscritti con i quali il bravo Paolo
ha ideato un laboratorio di idee
e di interscambi che ha permes-
so a ognuno di noi di esprimere
le proprie potenzialità e di por-
tare quanto abbiamo imparato
nelle scuole materne, nelle bi-
blioteche, nelle serate in piazza
promuovendo racconti e poesie
per piccoli e grandi. L’appun-
tamento più importante è stato
senz’altro la nostra numerosa
partecipazione alla maratona
di lettura della Bibbia in lingua
friulana (03 aprile 2011) nella
Chiesa della Purità a Udine. Al
termine dello stesso anno ab-
biamo inciso un CD con dei rac-
conti scritti e letti da noi corsisti
e un altro CD lo abbiamo fatto
in collaborazione con la scuola
primaria di via Riccardo Di Giu-
sto dove abbiamo interpretato
dei racconti scritti dagli alunni.
E non finisce qui perché la prof.
ssa Fedora Ferluga, docente
di lingua slovena all’università
di Udine, ha richiesto la nostra
presenza all’ambasciata croata
di Trieste allo scopo di animare
una serata con racconti e poesie
dell’autore croato Nikola Sop.
Bella e suggestiva è stata anche
la nostra partecipazione alla
“Lucciolata” programmata nel
comune di Varmo e quella dello
scorso agosto a Vito D’Asio con
la tre giorni di lettura del Vange-
lo. Chiudo ringraziando la me-
ravigliosa Università della Terza
Età per averci dato l’opportunità
di rimetterci in gioco.
Marisa Gregoris
iscritti appassionati della ma-
teria e ammaliati dal modo di
proporla dell’insegnante. Devo
ammettere che essendo al se-
condo anno di meteo, la mia
conoscenza di questa materia
è minima rispetto ad altri corsi-
sti che frequentano da sempre,
come il nostro sempre presen-
te capoclasse Pierino. Però nel
mio piccolo qualcosa ho impa-
METEOROLOGIA
rato anch’io, per esempio che
le nuvole hanno tantissimi nomi
(per me prima esistevano solo i
cirri) e che fra i tanti strumenti
per le misurazioni varie c’è an-
che quello del “bulbo bagnato”,
parolona che non vi descrivo
perché se sbaglio a Gigi vengo-
no i capelli dritti.
Mi fa piacere evidenziare la
parte amichevole e sociale di
questo gruppo guidato da un’in-
segnante che, grazie alla sua
professionalità, tenacia e tanta
pazienza, ha creato un mix vin-
cente che si destreggia in una
materia tosta come la meteoro-
logia. Una sfaticata che la classe
ha pensato bene di compensare
con le piacevoli serate a base di
pizza fatte durante l’anno acca-
demico, la bellissima, istruttiva
ed emozionante visita all’aero-
base di Rivolto e la mitica cena
di mezza estate, alla quale par-
tecipiamo sempre più numero-
si e dove abbiamo il piacere di
salutare anche ex corsisti.
Credo che partecipare a qual-
siasi corso dell’Ute sia un modo
positivo di arricchirsi cultural-
mente e socialmente, e se si
aggiunge quel qualcosa in più di
Meteo, il risultato è assicurato.
Un meritato ringraziamento al
m.llo Vigani da tutta la classe.
Marinella
fisioterapista americana, Eunice
Ingham, ha avvicinato grazie ai
suoi studi il mondo occidentale
alla riflessologia plantare.
Il nostro piede è ricchissimo di
terminazioni nervose che for-
mano estesi collegamenti con
tutte le parti del corpo tramite il
midollo spinale e il cervello; at-
traverso queste terminazioni
la riflessologia permette il rilas-
samento totale e il raggiungi-
mento di uno stato di profondo
equilibrio e armonia.
Con il Corso di Riflessologia
Plantare tenuto dalla riflessolo-
ga Graziella Buttò, è stato pos-
sibile prendere coscienza dei
nostri piedi e intervenendo con
semplici manovre, di ottenere
un rilassamento fisico e menta-
le avanzato, in modo semplice e
non pericoloso, per noi stessi e
per gli altri.
Ad ogni lezione due corsisti si
sono proposti per una seduta di
piacevole massaggio durante la
quale la riflessologa ha potuto
fornire ulteriori informazioni utili
in merito ai punti riflessi.
Gli allievi hanno potuto parteci-
pare al corso con molto affiata-
mento e interesse, grazie alla
competenza ed alla disponibilità
dell’insegnante e motivati dalla
piacevolezza dell' argomento.
LA RIFLESSOLOGIA PLANTARE
30 31
RIVIGNANO ALIMENTAZIONE
Invitato a buttar giù quattro
righe riguardanti il corso di
“Storia antica” e specificata-
mente romana, ebbi un mo-
mento di perplessità che svanì
non appena mi apparve nitida,
ma particolarmente espressiva
ed intelligente, la figura dell’at-
tuale docente che ebbi scolaro
nelle elementari. Allora la storia,
in particolare quella romana,
era per me un “pallino”.
Il corso è al quarto anno, ma
io aderii, per altri impegni, dal
terzo in poi con particolare in-
teresse e curiosità: desideravo
verificare se quel “pallino” a
distanza di anni ero riuscito a
trasmetterlo all’allievo. Con vivo
piacere potei constatare che
quel “pallino” aveva dato i suoi
frutti tanto che mi sovvenne un
aneddoto. Aveva una pessima
grafia, direi quasi medica, tanto
che la madre alla fine di un in-
contro disse: “Mestri, soi propi
contente par dut chel ca mi à dit
dal frut, ma cal viodi se al pos
fai cambià la scriture che jo no
ries a lei”. Il figlio secco: “Ba-
ste chi si capini jo e il mestri”.
L’aneddoto, manco a dirlo cal-
za a pennello: la grafia infatti è
rimasta come madre natura ha
creato e il “pallino” della storia
ha trovato fertile terreno nella
vergine mente dello scolaro.
Oggi, docente, nel susseguirsi
delle lezioni ha espresso una
potenzialità mnemonica ed una
immediatezza narrativa non
comuni: eventi, personaggi, si-
tuazioni, intrighi insiti nel sin-
golo momento storico integrano
magistralmente lo svolgimento
della civiltà umana nelle sue
istituzioni politiche ed economi-
che e nelle sue forme giuridiche
religiose e morali. I corsisti ma-
nifestano un costante e sentito
coinvolgimento tale da indurli
ad approfondire e puntualizzare
non solo sul fatto trattato, ma
a ricercare significativi rapporti
con la nostra quotidianità. Se la
storia, come si dice, è maestra
di vita, noi moderni eredi della
grande civiltà greco-romana
abbiamo, così per dire, quasi il
dovere di conoscerla per com-
prendere totalmente il presente
nelle sue molteplici componen-
ti. Noi italici, poi, cittadini della
città eterna, potremmo ancora
oggi, come gli antichi, dire con
orgoglio “Cives italicus sum”.
A. Molinari
CORSO DI STORIAANTICA
GEOGRAFIA
C on piacere anche quest’an-
no l’Università della Terza
Età ripropone il corso “Viag-
gio nella storia della lingua del
Friuli”.Le lezioni consistono nel
parlare e scrivere in madrelin-
gua raccontando avvenimenti
storici che ne hanno influenzato
cultura e tradizioni.
Non siamo da buttare via quan-
do l’insegnante ci fa leggere,
magari sbagliamo l’accento,
oppure battiamo sulla zeta
come si usa a Rivignano, ma ce
la caviamo abbastanza bene. I
guai incominciano quando c’è
il dettato, lì si che siamo mùs.
Certo non possiamo neanche
lontanamente competere con il
nostro professor Gottardo Mi-
tri. Usa termini che ormai pochi
conoscono, italianizzato com’è
il nostro friulano, ma è piace-
vole risentire dei vocaboli che
magari usava la nonna e che
ti riporta indietro nel tempo fa-
cendoti tornare bambina. Corso
piacevolissimo, scorre veloce
ed è tutto merito del professor
Mitri che sa coinvolgerci nella
sua passione.
Un’allieva
VIAGGIO NELLA STORIA DELLA LINGUADEL FRIULI
Sono la capoclasse di geogra-
fia, corso abilmente guidato
dalla professoressa Adriana Del
Negro. Mi trovo imbarazzata a
parlare di lei, molto brava, ca-
rina e simpatica, che con il suo
parlare dalla cadenza spagno-
leggiante (nata e laureata in
Argentina) ci inoltra in una ma-
teria molto articolata. Imbaraz-
zata, dicevo, perché non so se
do il giusto valore al suo darsi
da fare per farci entrare, e re-
stare, qualcosa in mente. Parlo
soprattutto per me che sono ne-
gata, mio malgrado, per questa
materia… però il modo di pre-
sentare di Adriana, sempre sor-
ridente ed entusiasta, mi piace e
qualcosa conservo nella mente.
La sua geografia non è la solita
dei confini, fiumi, monti e città
principali, ma si allarga a flora,
fauna, folclore, tipicità, piccole
notizie fino a proporre le imma-
gini del vivere e della cucina di
popolazioni così distanti da noi
sia in termini di chilometri che
di cultura. In questi suoi anni di
insegnamento non è mai man-
cata all’impegno preso, tranne
che per le feste natalizie quan-
do per un mese torna nella sua
Argentina dove risiedono i suoi
familiari. In Italia si è ben inse-
rita, ma un pezzo del suo cuore
è rimasto là e quando ritorna ci
dice: “Io per due-tre giorni sono
ancora lontana”. Ma poi torna a
tutti gli effetti ed è più friulana
di noi. Cara prof, tutti ti voglia-
mo un gran bene, continua a
seguirci che noi ti prestiamo
ascolto molto volentieri.
Titta
i rendimenti agricoli ora ci si affida
alle biotecnologie e agli organismi
geneticamente modificati, i nuovi
strumenti dello sviluppo. I problemi
ecologici che avrebbe creato la chi-
mica erano noti, ma erano conside-
rati meno importanti dei vantaggi
economici che avrebbe portato,
proprio come sta succedendo oggi
con l'ingegneria genetica. L'ultima
notizia sull'argomento arriva dalla
Francia: uno studio condotto sugli
effetti nocivi di un mais transgenico
(NK 603) e di un potente erbicida
(Roundup) molto diffuso, entrambi
prodotti della multinazionale ame-
ricana Monsanto.
L'impatto sulla salute dell'alimen-
tazione Ogm è stato osservato su
200 ratti e per la prima volta è stato
monitorato a lungo, con precisione
per due anni che corrisponde ap-
prossimativamente al loro intero
ciclo vitale (le richieste di autoriz-
zazione alla messa in commercio
dei prodotti Ogm si basano su
studi che comprendono soltanto 90
giorni).
I risultati hanno dimostrato, se-
condo i ricercatori, un effetto tos-
sico del mais transgenico e del
Roundup, manifestandosi in gravi
patologie come tumori al fegato,
alle ghiandole mammarie e ai reni.
Il 50% dei maschi e il 70% delle
femmine è morto prematuramente
rispetto agli altri non alimentati con
tali prodotti.
Siamo costantemente bombardati
da notizie shock sull'alimentazio-
ne (la mucca pazza, la diossina,
l'aviaria ecc.), fra cui la più recente
è lo scandalo della carne di cavallo
spacciata per bovina.
Non si ha il tempo per "digerire"
l'ultimo scandalo che già ce n'è un
altro in attesa, pronto per cacciar-
lo nel dimenticatoio. Il rischio, che
grazie a questi numerosi avveni-
menti mai approfonditi a sufficien-
za, lo stupore iniziale diventi indif-
ferenza e rassegnazione è piuttosto
alto.
Considerare l'assunzione di so-
stanze tossiche come un danno
collaterale dello sviluppo e accet-
tarlo come indispensabile per la
sopravvivenza è un comportamen-
to del tutto sbagliato a favore delle
aziende che detengono il potere
economico. Difendere la propria
salute è un dovere. Un'attenta os-
servazione del mondo circostante,
la raccolta e l'assorbimento di noti-
zie aggiornate e attendibili può aiu-
tarci a trasformare l'indifferenza in
consapevolezza e metterci in grado
di formare un'opinione critica.
Krisztina Vèrtes
Alcuni consigli utili
Preferire i prodotti grezzi o poco
raffinati. La lavorazione industriale
dei prodotti alimentari impiega un
gran numero di additivi (conser-
vanti, aromatizzanti, antiossidanti
ecc.), non sempre innocui e cau-
sa di perdita di vitamine, minerali
e particolari sostanze che favori-
scono il processo digestivo. Non
lasciarsi ingannare da nomi di fan-
tasia dati per invogliare l'acquisto.
Non comprare "con gli occhi", pri-
vilegiando i prodotti che si presen-
tano troppo bene, senza macchie o
imperfezioni.
La natura non crea simili prodotti.
In genere il bell'aspetto esteriore di
frutta e verdura può significare più
trattamenti sul piano chimico.
Consumare i prodotti freschi di
stagione, coltivati naturalmente
all'aria aperta perchè contengono
molti meno residui e molte più so-
stanze nutrienti rispetto ai prodotti
di serra oppure in scatola o tropi-
cali ecc. Un accurato lavaggio può
ridurre almeno parzialmente il con-
tenuto di metalli pesanti velenosi.
Non impiegare le bucce degli agru-
mi trattati e non mangiare le bucce
delle pesche. I fungicidi applicati
sulle bucce sono non poco dannosi.
Non mangiare pere e pesche che
incominciano a marcire e nel caso
delle mele e di altri frutti asportare
abbondantemente le parti marce. I
ficomiceti presenti nei punti marci
della frutta portano alla formazione
della patulina, che può provocare
avvelenamenti.
Lavare in acqua calda la frutta sec-
ca prima di consumarla per aspor-
tare almeno parte dell'anidride sol-
forosa con cui è stata trattata.
Domandarsi sempre se è proprio
indispensabile acquistare un pro-
dotto già confezionato. In ogni caso
leggere sempre gli ingredienti.
"Menu del giorno" generosa-
mente offerto dalla società
moderna in nome dell'abbondanza:
Prosciutto ai nitrati
Spaghetti con sugo al glutammato
Cotoletta agli ormoni
Polenta Ogm
Verdure agli insetticidi
Dolce della casa ai grassi idroge-
nati
Fragole al piombo con salsa radio-
attiva
Una volta si parlava solo di produ-
zione, trasformazione e prepara-
zione alimentare industrializzata e
dunque di quelle sostanze chimi-
che presenti in tutte le fasi della
lavorazione, ora si parla anche di
Ogm. Con la "rivoluzione verde" e
quindi l'uso di fertilizzanti chimici e
di pesticidi per accrescere i rendi-
menti, l'agricoltura di sussistenza
si è trasformata in agricoltura com-
merciale, sostituendo la biodiver-
sità per autoconsumo con la mo-
nocoltura della specie localmente
più redditizia (le rese del frumen-
to, ad esempio, passarono da 0,9
tonnellate per ettaro con le varietà
tradizionali, a oltre 4 nel 1954 e
addirittura 6 nel 1964.) I nuovi me-
todi produttivi richiedono quantità
crescenti di fertilizzanti chimici e
quindi un aumento dei costi, ma
gli incrementi della produzione
comportano anche un aumento
dell'offerta e di conseguenza, la
diminuzione dei prezzi di vendita. I
piccoli produttori si trovano così ad
avere costi sempre maggiori e utili
sempre minori, pertanto non sono
in grado di sostenere la concorren-
za con i grandi produttori, ma non
riescono nemmeno a uscire dalla
giostra produttiva perchè avendo
smesso di produrre per autocon-
sumo devono comprare tutto ciò di
cui hanno bisogno.
La crescita è stata la loro rovina e
l'impoverimento della fertilità dei
suoli da cui prima ricavavano il ne-
cessario per vivere. Se decidono di
uscirne per tornare alla biodiversità
e all'agricoltura biologica di sussi-
stenza devono ricostituire l'humus
impoverito dalla fertilizzazione chi-
mica e dalla monocoltura fino alla
desertificazione. Per ottenere ciò ci
vogliono anni. Per non parlare dei
problemi posti dall'inquinamento
delle falde idriche. Per accrescere
AGRICOLTURA CHIMICAE OGM, UNA TRAPPOLAIRREVERSIBILE?
32 33
PIANETA DONNA VIAGGI
A Tina il destino aveva riservato fin
dalla prima infanzia un’esistenza
movimentata, vissuta intensamente
ed emotivamente. Nella politica o
nell’arte, nelle scelte di vita pubblica
o privata, nella sua stessa prematura
fine, essa lasciò la sua impronta di
donna passionale e idealista, la sola
chiave di lettura per comprenderla
e giudicarla. Le stesse immagini da
lei create con la fedele fotocamera,
un’arte appena agli albori, sono la
cifra di ciò che c’era dentro di lei:
una costante pulsione rivoluzionaria
nell’appassionata difesa degli indifesi
contro le ingiustizie, le oppressioni e
lo sfruttamento non di un popolo ma
di tutti i popoli. Lei, italiana e friulana,
conobbe tutto il mondo di allora, ne
parlava le lingue e ne condivideva
sofferenze e speranze. Dove c’era
sofferenza e speranza di riscatto
lei accorreva, con sprezzo della sua
stessa vita e della sua giovinezza.
Ebbe in destino di essere bella, stra-
ordinariamente bella e di aver di-
schiusa in America anche una vita da
attrice, con un paio di film molto ap-
prezzati. Ma quando dal mondo do-
rato di Hollywood fece un viaggio in
Messico e scoprì cos’era la sofferen-
za umana in quel Paese tormentato
dalle guerre civili, lei dismise senza
alcuna esitazione la sua fortuna nel
cinema e decise di vivere là, accanto
a quella gente.
Era nata a Udine, nel popolare Borgo
Pracchiuso, il 17 agosto del 1896 da
famiglia operaia, il padre Giuseppe
e la madre Assunta che lavoravano
entrambi per far quadrare con fatica,
e talvolta senza fortuna, il magro bi-
lancio familiare, lui come carpentiere
e lei come cucitrice. Già a due anni
Tina diventa emigrante, quando i suoi
approdano in Austria per un lavoro
più sicuro, ma il nuovo millennio non
fu loro benigno e sette anni dopo, nel
1905, con una prole ormai di sei fi-
gli, ritornano in Patria. Tina, dopo due
anni di scuole in lingua tedesca, com-
pleta le elementari a Udine e, a dodici
anni, entra da operaia in una filanda.
Inoltre impara i primi rudimenti della
fotografia nello studio dello zio Pie-
tro, una pratica che accende in lei un
grande interesse e di cui farà tesoro.
Ma l’esistenza della famiglia Modotti
non volge al meglio e papà Giuseppe
decide di partire per gli Stati Uniti,
dove nel 1913 lo raggiunge, a San
Francisco, tutta la famiglia. Tina, or-
mai diciassettenne, entra a lavorare
in una fabbrica tessile ma la sua esu-
beranza le consente di fare qualcosa
in proprio come sarta, di frequentare
mostre, di seguire le manifestazioni
teatrali e recitare nelle filodramma-
tiche di Little Italy. Durante l’Esposi-
zione Internazionale Panama-Pacific
conosce il poeta e pittore Roubaix
dell’Abrie Richey detto Robo, con cui
si unisce nel 1917 e si trasferisce a
Los Angeles. Entrambi amano l’arte e
la poesia, dipingono tessuti e la loro
casa diventa un luogo d’incontro per
artisti e intellettuali liberal. La sua
bellezza non passa inosservata nel-
la contigua Hollywood e Tina, nel
1920, entra nel cast di ‘The Tiger’s
Coat’ per la regia di Roy Clement
e a seguire in altri due film. La sua
bellezza ed espressività attira l’at-
tenzione di fotografi famosi tra i quali
Edward Weston al quale ben presto la
legherà un importante rapporto sen-
timentale. Il 9 febbraio del 1922 Robo
muore di vaiolo durante un viaggio in
Messico e Tina arriva in tempo per i
funerali. Fu in quella triste occasione
che Tina rimase affascinata da quel
Paese, sensibile alla vocazione rivo-
luzionaria di quel popolo, a quel clima
di guerra civile infinita, al fascino di
personaggi come Emiliano Zapata e
Pancho Villa, e vi rimarrà per alcuni
mesi fin quando fu richiamata a San
Francisco per l’improvvisa morte del
padre. Ma la scintilla era ormai scoc-
cata e a luglio del 1923 convince
Weston a seguirla in Messico dove
si stabiliscono prima nel sobborgo di
Tucubaja e poi nella capitale. Uniti da
un forte amore , vivono nel clima po-
litico e culturale post-rivoluzionario,
a contatto con i grandi pittori del Sin-
dacato artisti, fondatori del giornale
El Machete, portavoce della nuova
cultura e, in seguito, organo ufficiale
del Partito Comunista Messicano. Fu
allora che Tina, grazie alla capacità
ed esperienza di Weston, accelera
l’apprendimento della fotografia e in
breve tempo conquista autonomia
espressiva. Alla fine del 1924 una
esposizione delle loro opere viene
inaugurata nel Palacio de Minerìa,
alla presenza del Capo dello Stato.
La sua reputazione come fotografa,
favorita dall’avvento di nuove tecno-
logie, come la camera Graflex, e dal
sodalizio con una notissima fotografa
americana Dorothea Lange, acquista
notorietà in tutto il continente ame-
ricano, ma il rapporto con Weston si
raffredda. Egli decide di rientrare in
California e i contatti continueranno
in forma epistolare per alcuni anni.
Da allora il percorso esistenziale di
Tina si fa intenso : aderisce al Partito
Comunista; lavora per il movimen-
to sandinista nel Comitato “Manos
fuera de Nicaragua”; partecipa alle
manifestazioni in favore di Sacco e
Vanzetti durante le quali conosce
Vittorio Vidali, rivoluzionario italiano,
esponente del Komintern e futuro
Senatore della nostra Repubblica;
utilizza il mezzo fotografico come
strumento di indagine e denuncia
sociale, con risonanza nelle riviste
di mezzo mondo. Infine nell’ottobre
del 1930 decide di partire per Mosca
dove l’attende Vidali e dove allestisce
la sua ultima esposizione; ottiene
la cittadinanza sovietica e diventa
membro del partito. In questa fase
esaltante della sua vita abbandona
la fotografia e si dedica alla militanza
nel Soccorso Rosso Internazionale.
Fino al 1935 vive fra Mosca, Varsavia,
Vienna, Madrid e Parigi per attività di
soccorso ai perseguitati politici. E ar-
riviamo infine alla più grande e finale
esperienza della sua vita: la guerra ci-
vile spagnola cui partecipa col nome
di battaglia di Maria assieme al suo
compagno Vittorio Vidali, che diven-
ta Carlos J. Contreras, Comandante
del Quinto Reggimento della Brigata
Garibaldi. Dopo la fine ingloriosa di
quella guerra Maria e Carlos vanno
prima a Parigi, dove sono braccati
dalla polizia fascista, e poi rientrano
in Messico. Ma qualcosa tra loro si
era rotto. A dividerli fu la delusione e
l’implacabile disprezzo che Tina pro-
vò per l’Unione Sovietica la quale, per
i suoi interessi di politica estera, poco
o nulla fece per salvare la repubblica
spagnola, anzi dette istruzioni ai suoi
agenti in Spagna, fra cui il Vidali, di
gettare acqua sul fuoco degli ardori
rivoluzionari. Essa infatti si rifiutò di
seguire il compagno in Unione Sovie-
tica, di cui peraltro aveva la cittadi-
nanza. Il loro contrasto era talmente
di dominio pubblico che quando Tina,
il 5 gennaio 1942, morì di infarto
dentro un taxi che la riportava a casa
dopo una cena con amici, la stampa
scandalistica parlò di delitto politico
attribuendone la responsabilità a Vit-
torio Vidali. Aveva 46 anni e sulla sua
tomba, posta nel Pantheon de Dolo-
res a Città del Messico, sono scolpiti
i primi versi di una poesia scritta per
la sua morte da Pablo Neruda. Alla
Galleria d’Arte Moderna di Udine è al-
lestita un’esposizione itinerante “Tina
Modotti, vita e fotografie” già presen-
tata in tutto il mondo.
Mara Seri
ASSUNTA ADELAIDELUIGIA MODOTTIDETTA TINA
È ancora buio quando partia-
mo. E fa freddo. Le previsioni
parlano di tempo da lupi e tem-
perature polari, ma la corriera,
piena quanto può essere piena
una corriera piena, è palpitan-
te di attese. L'abbiamo voluta,
l'abbiamo preparata, l'abbiamo
attesa questa uscita invernale,
già frizzante di atmosfera nata-
lizia, che ci porterà in Alto Adige
attraverso il Cadore. Partiamo.
Percorriamo la pianura della
Destra Tagliamento mentre le
montagne, una quinta grigia sor-
montata di bianco, cominciano a
emergere dal buio notturno alle
prime luci del mattino. All'in-
crocio stradale di Conegliano il
giorno è già vittorioso e rivela
paesi e cittadine punteggiate di
campanili, casali assediati da
ordinatissime vigne. Puntiamo
decisamente verso il Nord nella
stretta vallata che l'autostrada ,
aerea e liscia, attraversa in sali-
ta verso Fadalto. Il lago di Santa
Croce: placido, assonnato, culla-
to dalle mille casette biancheg-
gianti che si affollano sulle rive
o si aggrappano alle pendici del
Monte Cavallo. Longarone: una
sosta ristoratrice per noi (una
preghiera per i morti del disastro)
e siamo in Cadore. Il paesaggio è
cambiato. Ora siamo circondati
da boschi di conifere maestosi e
solenni, da case con tetti sempre
più aguzzi, da monti sempre più
alti. Superbo il Pelmo, “il trono
degli Dei”, che si staglia, impo-
nente, contro il grigio del cielo.
E poi c'è la neve, prima a chiazze,
poi dappertutto, bianca, invitan-
te, decisamente natalizia. Supe-
rate Pieve di Cadore e Cortina,
saliamo al passo. Qui lo spetta-
colo si fa ammaliante: neve alta
sui prati, sugli abeti, sui tetti del-
le poche case. Un silenzio esta-
tico si è impadronito della cor-
riera. Guardiamo e guardiamo,
incantati. Un “oh” di meraviglia
quando le montagne si aprono
per pochi secondi e riusciamo a
vedere in lontananza le Tre Cime
di Lavaredo. Scendiamo, sempre
in mezzo alla neve, fino ad im-
metterci nell'ampia e morbida
Val Pusteria. Scivoliamo accanto
a Brunico, ci infiliamo in una val-
le laterale più stretta, passiamo
sotto lo scengrafico Castel Tures
(perchè, ohinoi, non abbiamo
il tempo di fermarci?) e siamo
giunti. Luttago (Luttach). Scesi
dal bus, restiamo senza respiro:
-Per terra, una lastra di ghiaccio.
Ma l'ambiente è sereno e l'aria
è vivacemente gioiosa. C'è tanta
gente; italiani e stranieri, giovani
e meno giovani, vestiti (e bene)
con ogni tipo d'indumento, di ogni
forma, di ogni colore. Tutti,come
noi del resto, per visitare la “Mo-
stra dei Presepi”. Dopo aver in-
gollato, tanto per combattere il
freddo, uno o più bicchierozzi di
brulè piuttosto bollente, entria-
mo. La guida, in buon italiano
condito con simpatico accento
teutonico, ci presenta la storia e
le caratteristiche di questo stra-
ordinario museo. In una vecchia
costruzione, opportunamen-
te ingrandita, ammodernata e
strutturata, sono state raccolte
e sistemate decine e decine di
presepi. Antichi (alcuni di seco-
li), moderni e contemporanei.
Europei, asiatici,americani, afri-
cani. Piccoli, piccolissimi, grandi,
medi. A livello degli occhi, a livel-
lo dei piedi. Sulle pareti e anche
sul soffitto. Di gesso, di creta, di
legno, di stoffa, di vetro, di metal-
lo, di ceramica, di sassi, di carta.
Di paglia, di... qualsiasi materiale
in grado di rappresentare la sto-
ria delle storie, il miracolo dei
miracoli: la nascita di Cristo. Sì,
perchè questo è il tema unico,
sempre uguale e sempre diver-
so, sempre ripetuto e sempre
variato. Il tutto in mezzo un gioco
magico di luci, dirette e riflesse e
di colori che incantano gli occhi e
accarezzano il cuore.
Non occorre essere credenti
per respirare quest'atmosfe-
ra di bellezza e di serenità. E
per quasi due ore noi ci siamo
aggirati per corridoi e stanzet-
te, guardando e riguardando,
ammirando e fotografando,
sorridendo,sognando, ricordan-
do... valeva proprio la pena fare
una levataccia,percorrere più di
200 Km, affrontare un freddo inu-
suale pur di vivere quest'espe-
rienza!
Nel primo pomeriggio, dopo un
buon pranzo, ci aspetta una velo-
ce visita a Brunico, alle sue chie-
se, alla sua via centrale nobilitata
da antichi palazzi, ai “mercatini
di Natale” un po' ripetitivi ma
sempre affascinanti (che anzi of-
frono sicuramente l'occasione di
comprare il regalino per...) Infine,
mentre già il giorno si spegne e
le ombre calano veloci, il ritorno,
rallegrato da giochi e barzellette,
impreziosito da una copiosa ne-
vicata.
Ma il “clou” della giornata è stata
quella straordinaria mostra che
ha arricchito la nostra cultura e
ci ha lasciato un piacevole dura-
turo ricordo. In sintesi possiamo
dirlo: ancora una volta, assieme
all'Ute del Codroipese, abbiamo
vissuto un giorno di normale ec-
cezionalità.
Giuseppe Scaini
LUTTAGO,VISITA AL MUSEODEI PRESEPI
34 35
Ci siamo mai chiesti cosa può
essere, o può rappresentare, un
giornale? Certo! Il giornale è un
simbolo di libertà e di demo-
crazia. Rappresenta il prodotto
industriale più vivo che ci passa
fra le mani e ce lo fa considera-
re quasi indispensabile. E’ come
un grande libro che cambia e si
sfoglia ogni giorno, supportato
da radio, televisione, internet e
quant’altro, pensato e costruito
da tante persone. In un giorna-
le troviamo di tutto, tante storie
che rappresentano cronaca, po-
litica, cultura, ecc.. Bene. Qui,
all’Ute non abbiamo inviati spe-
ciali, redattori e cronisti né altri
apparati tipici e strutturali di un
vero e proprio quotidiano ma
tuttavia anche noi abbiamo tan-
te storie da raccontare; anche
noi abbiamo il nostro giornale.
Giornale nato sedici anni fa
quando un manipolo di volon-
terosi corsisti, animati da una
operosa e fervida fantasia, è
riuscito a inventare “Pantere
d’Argento” che da allora, con
rinnovata esperienza, viene
prodotto alla conclusione di
ogni anno accademico.
Non ha la pretesa di essere un
grande libro che si sfoglia e
cambia ogni giorno ma rappre-
senta un qualcosa che vuole
semplicemente evidenziare un
compendio di attività, culturale
e di associazione, che serva a
rompere una certa sensazione
di isolamento dei corsisti, met-
tendoli al corrente di quanto è
stato fatto durante l’intero anno
accademico.
Rappresenta un punto di in-
contro con ciascuno dei corsi
programmati e sviluppati nelle
varie sedi per cui anche le se-
zioni staccate dell’Ute possono
VARIECUCINA
Chi non ama viaggiare? Viag-
giare vuol dire conoscere,
scoprire, capire culture e popoli
lontani dal nostro mondo.
Viaggiare significa esplorare posti
nuovi, ma anche i nuovi sapori le-
gati a tradizioni diverse. Vi invito a
fare un breve viaggio gastronomi-
co in America. In genere, quando
si parla di cucina americana ven-
gono subito alla mente hot dog e
hamburger prodotti tipici del fast
food. La cucina degli Stati Uniti ha
inglobato dentro di sè una grande
varietà di tradizioni derivanti dalle
tante etnie che contraddistinguo-
no questo continente.
L’incontro e la fusione tra le va-
rie usanze gastronomiche porta
ad una contaminazione densa di
influenze della cucina Mediterra-
nea, francese, spagnola, nord Eu-
ropea ed Africana, che creano un
mix originale e carico di sviluppi
con la tradizione dei nativi ame-
ricani. Vorrei proporvi ora la rea-
lizzazione di un tipico e famoso
dolce americano, la cui origine va
ricercata nella tradizione europea:
è una torta semplice e molto sa-
porita, preparata con crema fre-
sca di formaggio. Le prime notizie
di questa Cheesecake risalgono al
VIII - VII secolo a.C. ed hanno radi-
ci nella cultura greca. Si dice che
fosse nata come torta nuziale ed
altri documenti antichi raccontano
che le piccole torte di formaggio
siano state servite agli atleti du-
rante i primi giochi Olimpici del
776 a.C. sull'Isola di Delos. Se-
condo John J. Sergreto, l'autore
di libro “Cheesecake Madness”
la prima più importante ricetta
che portò alla realizzazione della
torta venne redatta da Athenaeus,
scrittore greco. I romani poi, dal-
la Grecia, si impadronirono della
ricetta originale e la diffusero nel
resto dell’ Europa man mano che
l’Impero Romano andava espan-
dendosi. Il Cheesecake fece la
sua comparsa in terra d’America
insieme agli immigrati. Negli anni
1900, le torte di formaggio erano
diventati ormai il piatto più famoso
d’America. Ogni ristorante si van-
tava di avere la propria versione,
ma i migliori produttori, a detta
degli stessi americani, si trovano
a New York. Nella citta americana
poi altri due invenzioni ne hanno
consacrato la fama internaziona-
le. Nel 1912 James Krafts inven-
tò il formaggio fresco e cremoso
che poi chiamò “Philadelphia. Nel
1929 - Arnold Reuben, proprie-
tario del leggendario ristorante
“Turf” di Broadway in New York,
dichiarò di aver trovato la nuova
ricetta del XX secolo per la torta
a formaggio. Il dessert ha ottenu-
to uno splendore e una struttura
deliziosa. Questa buona fortuna
ha fatto la torta di formaggio un
piatto americano di culto. Ecco la
ricetta originale della New York
Cheesecake.
Ingredienti per uno stampo da
26 cm:
Per la base: 300 gr di biscotti
“Digestive” (marca McVities), 150
gr di burro, 2 cucchiai zucchero di
canna.
Ingredienti crema al formaggio: 3 uova, 150 gr di zucchero, 700
gr di formaggio fresco tipo “Phila-
delphia”, 100 ml di panna fresca,
succo di mezzo limone, 1 bustina
di vanillina, 20g di maizena (ami-
do di mais), due pizzichi di sale.
Ingredienti glassatura: 250 ml di
panna acida, in America chiamata
Sour Cream (è un latte fermenta-
to), 65 gr di zucchero a velo.
Preparazione:
Mettete i biscotti “Digestivi” nel
mixer aggiungendo lo zucchero di
canna. Versate i biscotti sbriciolati
in una terrina, aggiungete il burro
fuso intiepidito, amalgamandolo
per bene.
Rivestire uno stampo a cerniera
con della carta da forno, distribu-
ire il composto di biscotti, create
una base e dei bordi compatti.
Livellare e riporre in frigo per 30
minuti.
Nel frattempo preparate la crema
al formaggio. Ponete in un’ampia
ciotola le uova, lo zucchero e la
vanillina. Aggiungete Il formaggio
fresco tipo “Philadelphia”, succo
di mezzo limone, la maizena se-
tacciata, due bei pizzichi di sale.
Mescolate bene, formando un
composto cremoso e privo di gru-
mi. Riprendete la base dal frigo e
versate la crema al formaggio sul-
la superficie della torta.
Cuocete il Cheesecake in forno già
caldo a 180° per 15 minuti, poi
altri 30 minuti a 160°. Spegnete
il forno e lasciate riposare per 20
minuti nel forno spento e con la
porta leggermente aperta. Toglie-
te la torta dal forno e frattempo
preparate la glassatura. Unite la
panna acida, e lo zucchero fino a
creare una crema. Quando il Che-
esecake sarà raffreddato spalma-
re la copertura su tutto il dolce.
Mettere il New York Cheesecake
in forno a 180° per 5 minuti in
modo da glassare la panna, una
volta freddo, riporlo nel frigorifero,
per almeno 4 ore.
Il dolce si può gustare semplice-
mente così, come viene sfornato.
In America questa favolosa torta
si può gustare servito con una
salsa di fragole (ottenuta facendo
frullare delle fragole con zucche-
ro e limone) oppure con frutti di
bosco.
Gianna Yurkina
LA TORTA ITINERANTECHE UNISCE IL VECCHIOE IL NUOVO MONDO
"PANTERE D'ARGENTO"IL NOSTRO GIORNALE
trovare spazio per mettere in
evidenza le loro cronache, i loro
lavori e le loro opere dal mo-
mento che ciascuno, infatti, può
farsi carico di esprimersi e re-
lazionare con brevi saggi, con-
siderazioni e proposte. Volete
sapere come prende forma?...
Sì, con un gruppo costituito dai
corsisti partecipanti al corso di
giornalismo che con l’esperta
e solerte guida dell’insegnante,
ne coordina la strutturazione
alla quale dovrà seguire lo svi-
luppo del giornale.
E si parte progettando e compi-
lando un programma di massi-
ma mediante il quale viene pia-
nificata la conformazione che
dovrà assumere in tutti i suoi
aspetti, naturalmente tenendo
conto di quanto operato e svi-
luppato l’anno precedente per
trarne spunti di miglioramento,
là dove possibile.
Viene disposta l’assegnazione
dello spazio da dedicare alle
singole sezioni dell’Ute, tenen-
do conto della totalità delle pa-
gine disponibili perchè anche
questo comporta un costo. Nel
contesto di questo programma
vengono assegnati, a ciascuno
dei componenti del gruppo, i
vari incarichi per la ricerca, la
raccolta del materiale e la ste-
sura dei brani da pubblicare. Il
programma comprende, tra l’al-
tro, l’organizzazione di alcune
specifiche interviste allo scopo
di far conoscere e portare più
vicino ai lettori personaggi di
un certo rilievo, specialmente in
ambito codroipese e regionale.
Come già fatto in passato viene
inserita nel programma (dove,
quando e se possibile) una vi-
sita, a scopo didattico e istrut-
tivo, in qualche sede di giornali
nazionali e regionali. Sempre
che l’opportunità lo consenta,
potranno essere programmate
delle lezioni aperte tenute da
giornalisti professionisti o da
altri. Settimana dopo settima-
na, viene incentivata la raccol-
ta dei vari lavori che dovranno
successivamente essere redatti
e, piano piano, si arriva al mo-
mento di concludere.
La raccolta dei lavori è ultima-
ta ma non finisce qui perchè, a
questo punto, c’è da scegliere e
discutere l’impostazione della
prima pagina; della copertina
che dovrà dare spicco e risalto
a tutta la pubblicazione.
Si procede alla impaginazione
che prevede un controllo dei
testi, per correggere eventuali
possibili errori di sintassi e or-
tografia; l’inserimento delle foto
relative a ciascun lavoro, non-
ché l’adeguamento della titola-
zione dei lavori stessi allo scopo
di rendere il giornale più scorre-
vole e interessante nella lettura.
Ultimato quest’ultimo sforzo il
lavoro, così assemblato, può
adesso essere portato in tipo-
grafia, sottoforma di “bozza”,
dove dopo la definitiva impo-
stazione tipografica secondo le
nostre ultime indicazioni di det-
taglio, verrà dato alla stampa. A
questo punto la soddisfazione
sarà veramente grande, since-
ra ed appagante, quando final-
mente potremo vedere questo
nostro giornale, fra le mani dei
corsisti intenti a sfogliarlo.
Rivediamo in un attimo, in ogni
pagina che con curiosità viene
sfogliata, la fatica, l’ansia, le
peripezie e le discussioni che
abbiamo dovuto fronteggiare e
finalmente, con soddisfazione
possiamo dire: “Ce l’abbiamo
fatta anche questa volta!”. Vo-
36 37
Se devi cercare quello che vuoi
devi prima volere quello che cerchi.
Soltanto i coraggiosi
riescono ad arrivare
dove neanche gli angeli riescono a volare.
Nessuno merita le tue lacrime
ma se qualcuno le meritasse
non ti farebbe piangere.
(Proverbio indiano)
VARIE
gliamo manifestare il nostro ot-
timismo nel pensare che questo
giornale venga letto e apprezza-
to (e perchè no, anche criticato)
sopratutto per ciò che intende
rappresentare soffermandosi a
considerare solamente la buona
volontà, il silenzioso impegno e
la dedizione che questo manipo-
lo del “corso di giornalismo” ha
proposto e profuso, senza vanti
o pretese giornalistiche ma con
uno slancio disinteressato, av-
vincente ed entusiasmante per
rendere fattibile questa singola-
re struttura che chiude degna-
mente l’anno accademico. Que-
sta breve panoramica descrizio-
ne sulla formazione del giornale
non deve impressionare nessu-
no perché non c’è bisogno di
possedere una grande tecnica
o arte letteraria, né esperienze
giornalistiche di nessun genere.
Tutti abbiamo certamente qual-
cosa da dire, proporre e far
conoscere, non importa come,
ma in un gruppo si trova sem-
pre forma e modo giusti per
esprimersi in un insieme fatto
di entusiasmo, semplicità chia-
rezza e collaborazione. Allora…
alla prossima edizione con la
speranza di vedere sempre più
interessante e gradito il numero
dei collaboratori ispirati a nuove
iniziative e nuovi suggerimenti.
Insieme proviamoci e certa-
mente miglioreremo. Ci sia
concesso, per concludere, di ri-
cordare con doveroso accorato
cordoglio, due nostri cari amici
e collaboratori Carlo e Walter
che qualche anno fa hanno con-
cluso il loro percorso in questa
vita terrena e nella grazia del
Signore ci hanno lasciati. Nei
nostri cuori, comunque, il loro
ricordo continuerà a vivere con
immutato affetto.
Franco Vigani
Santo cielo gente! Non c’è
scampo, siamo sommersi
da mille problemi.
La televisione funge da cassa
da risonanza a tutto ciò e, con
le sue notizie ci è sempre ad-
dosso. Nel nostro lessico,sono
state inserite, parole mai sen-
tite prima d’ora, come: spread,
default e, se anche già cono-
sciuto Merkel. Spread, sem-
bra legato a qualche cosa di
flogistico,default è simile ad
una parola usata in lingua friu-
lana quando si vuole augurare
qualche cosa non bella. La frase
in questione è: folk-che ti-traj,
che significa: un fulmine ti col-
pisca! Poi Merkel, com’è noto
,stiamo attraversando un perio-
do molto difficile, ma dover af-
frontare anche anni di Merrr…
kel, scusatemi questo è davve-
ro troppo! Ci ha molto colpito
questa signora infagottata che
rappresenta il popolo degli “ya-
vool” e che ha le sembianze, di
un generale austriaco di antica
memoria. Non basta che, que-
sto popolo si riversi sulla nostra
riviera a volte anche con poca
grazia,sono talmente enormi
che,quando passano sembrano
dire: - Largo, stiamo arrivan-
do! - Per non raccontare ciò
che di solito accade all’interno
dei supermercati che, muniti di
carrello, ti gambizzano siste-
maticamente, cose capitate alla
sottoscritta che, per reazione,
benediva all’incontrario questi
scontri del terzo tipo.
Sarà un popolo ordinato for-
se… ma a casa loro, il rispetto
e l’ordine va portato in ogni luo-
go e in ogni evenienza.
Poi, cari amici dite alla vostra
rappresentante, che si può
essere carine anche facendo
politica. Un nostro presiden-
te, sarà stato criticabile sotto
certi aspetti, ma nessuno può
negare che, in seno al nostro
governo,avesse portato il fior
fiore della bellezza femmini-
le, non so poi, se tutte fossero
all’altezza del ruolo che ricopri-
vano. Potremmo, però chiede-
re alle nostre ministre,di dare
qualche lezione di “look” alla
signora Merkel e, nel contempo
farle capire, lo sconcerto che,
provoca il suo voler comandare
l’Europa, tutti abbiamo ben pre-
sente che i cannoni venivano
costruiti da una celebre fami-
glia tedesca!
Certo che, l’ebbrezza che ci
pervade, quando vogliamo con-
quistare la cima ,ci fa dimenti-
care quanto a volte sia faticoso
il ridiscendere.
Marisa Gregoris
ARIA CHE TIRA
Un ingegnere, un contabile,
un chimico, un informati-
co e un dipendente statale si
incontrano e ognuno di loro si
vanta di avere un cane mera-
viglioso.
Per dimostrarlo, l’ingegnere
chiama la sua cagnetta: “Radice
quadrata, facci vedere cosa sai
fare!” Il cane trotterella verso la
lavagna e disegna un quadrato,
un cerchio e un triangolo.
Il contabile dice al suo cane:
“Attivopassivo, mostraci le tue
competenze!” il cane va in cu-
cina, torna con una dozzina di
biscotti e li ordina in tre pile
uguali, ciascuna con quattro
biscotti.
Il chimico dice: “Fialetta, fai il
tuo numero!” Il cane apre il fri-
go, prende un litro di latte, un
bicchiere da dieci cl. e vi ver-
sa esattamente otto cl. di latte
senza farne cadere una goccia.
L’informatico è ormai sicuro di
soppiantarli tutti: “Disco fisso,
impressionali!” Il cane si piazza
davanti al computer, lo avvia, fa
partire un antivirus, spedisce
una e-mail ed installa un nuo-
vo gioco. I quattro guardano il
dipendente statale e gli chiedo-
no: “Il tuo cane cosa sa fare?”
Il dipendente statale, con un
sorriso, dice: “Pausacaffè facci
vedere i tuoi talenti!” Il cane
si alza, mangia i biscotti, beve
il latte, cancella tutti i files dal
computer, fa l’amore con la ca-
gnetta dell’ingegnere e giura
che, facendolo si è fatto male
alla schiena, compila il formu-
lario di incidente sul lavoro e
prende un congedo di malattia
di sei mesi.
DUE RISATE
ALCUNI PROVERBI
70,07%
Donne 1009
Uomini 412
Iscritti U.T.E. del Codroipese - n. 1440 totaliSedi di: Codroipo n. 420, Bertiolo n. 111, Lestizza n. 187,
Rivignano n. 565, Basiliano n. 157
30,93%
Trenta-Cinquanta 263
Cinquantuno-Sessanta 343
Sessantuno-Settanta 580
Settantuno-Ottanta 217
Oltre Ottanta 37
Selezione per Età
23,82%40,28%
15,07%
0,4%
18,26%
Lic. Elementare 328
Lic. Media 659
Lic. Superiore 373
Laurea 80
Studi Conseguiti
5,56%
25,90%
45,76%
22,78%
Codroipo 281
Frazioni di Codroipo 33
Altri Comuni 106
Residenza (rif. solo sede di Codroipo)
25,24%
7,86% 66,90%
RILEVAZIONI DATIU.T.E. DEL CODROIPESE
ANNO ACCADEMICO 2012/2013a cura di Angelo Mapelli
VARIE
VISIONI DELL'EDENColmeremo a vicenda
le nostre coppe
Ma non berremo mai
di un solo frutto,
Ci scambieremo il pane
Canteremo
E danzeremo insieme
Felici
Permettendo alla nostra anima
Anche di esser sola.
E l’amor sarà sempre
Dono senza riserva
Perchè ciò che vale
Merita l’attesa.
Terrò ben saldi
Dentro la mano
I nostri sogni
Perché le loro ali
Non più spezzate
Possan volare
Al di là del limite.
Mara Seri
L'ANGOLODELLA POESIA
LA DEA DEI MIRACOLI All’ ombra dei fi ori
Nell estate della vita
L‘usignolo berrà
Rugiada del mattino.
Le coppe gemelle
Di amore e morte
Sono ancora colme
Nelle nostre mani
Bruceremo incenso
E rose e ciclamini
Cospargeremo
Davanti la tua immagine
Oh, dea dei miracoli
Donaci di aver gustato
Le delizie dell’ amore
Prima che sia fi nito.
Ma. Se.
VALORE DI UN SORRISOUn sorriso non costa nulla e rende molto.
Arricchisce chi lo riceve, senza impoverire chi lo dona.
Non dura che un istante,
ma il suo ricordo talora è eterno.
Nessuno è così ricco da poterne fare a meno.
Nessuno è così povero da non poterlo dare.
Crea felicità in casa ; è sostegno negli affari ;
è segno sensibile dell’amicizia profonda.
Un sorriso dà riposo alla stanchezza;
nello scoraggiamento rinnova il coraggio;
nella tristezza è consolazione;
d’ogni pena è naturale rimedio.
Ma è un bene che non si può comprare,
né prestare, né rubare, poiché
esso ha valore solo nell’istante in cui si dona.
E se poi incontrerete talora
Chi non vi dona l’atteso sorriso,
siate generosi e date il vostro ;
perché nessuno ha tanto bisogno di sorriso
come chi non sa darlo ad altri.
P. Faber
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GI.ERRE TIPOLITOGRAFIASTAMPA OFFSET / STAMPA DIGITALE / MODULI CONTINUI / LEGATORIAELABORAZIONE COMPUTER GRAFICA / PIEGHEVOLI / MANIFESTI / VOLANTINIOPUSCOLI / CATALOGHI / ETICHETTE / STAMPATI COMMERCIALI / LIBRI
33033 CODROIPO (UD) Z.A. PICCOLA DI MORO 2 VIA DOMENICO SCOLARI 10
TEL. 0432 907200 FAX 0432 913265 [email protected]
40 Stampa GiErre Codroipo
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Editoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2
Attualità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3-4
Interviste . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5-6
Basiliano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
Bertiolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8-11
Codroipo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12-19
Mostra dei lavori . . . . . . . . . . . . . . . . . 20-21
Lestizza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22-24
Rivignano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
Alimentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
Pianeta donna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32
Viaggi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33
Cucina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34
Varie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35-37
Poesie e rilevazione dati Ute . . . . . . . . . . . . . 37
SOMMARIO
ATTUALITÀ
Il Consiglio Direttivo della Federuni (Federazione Ita-
liana tra le Università della Terza Età) ha affidato all’ Ute del Codroipese l’organizzazio-ne del Congresso Nazionale dell’Associazione, che si ter-rà nella nostra città nei giorni 7, 8 e 9 giugno di quest’anno (programma di massima an-nesso).Il convegno riveste particola-re rilevanza in quanto vedrà la partecipazione di numerosi Delegati provenienti da diver-se Regioni Italiane che saran-no impegnati, con il Presiden-te nazionale Mons. Giuseppe Dal Ferro ed il Consiglio Diret-tivo della Federazione, in una serie di conferenze e dibattiti su un tema di grande attulità: “Nuovo concetto di sviluppo: dall’economico all’umano”.L’argomento generale sarà sviluppato da eminenti con-ferenzieri del mondo acca-demico, che tratteranno temi di elevato interesse ad esso collegati, quali: “Indici eco-nomici di sviluppo e soglia di povertà”, “Crisi economica: decrescita e nuovi stili di vita”, “La famiglia, luogo privilegiato dello sviluppo umano”, “Vivibi-lità delle città e welfare”, “Ele-menti sociali dello sviluppo” e “Esperienza di cittadinanza: partecipazione, corresponsa-bilità e solidarietà”.
EDITORIALE
Pubblicazione internadell’Università della Terza Età del Codroipese
Anno 18Numero 17
Direttore Editoriale
Renzo Calligaris
Redazione
Renzo Calligaris, Ivano ClabassiMarisa Gregoris, Mara Seri
Krisztina Vértes, Franco ViganiGianna Yurkina
In copertina foto di
Antonio Minighin
RICONOSCIMENTO PER L'UTE.
CONGRESSO FEDERUNI IN GIUGNO
A CODROIPO
L'Ute del Codroipese ha portato a termine il 26° anno
d'attività. Il suo crescente successo organizzativo ha ot-
tenuto un riconoscimento a livello nazionale.
La Direzione della Federuni, cui l'istituzione codroipese
è affiliata, ha scelto Codroipo come sede per celebrare
il proprio congresso.
La manifestazione, con un programma ben articolato, si
svolgerà nel prossimo giugno.
Dando un rapido sguardo agli ultimi dati statistici, ri-
scontriamo una volta ancora un record di adesioni ai
corsi con 1.440 iscritti, così ripartiti nelle varie sedi: Co-
droipo 420; Bertiolo 111; Lestizza 187; Rivignano 565;
Basiliano 157.
Se nell'anno accademico 2000/2001 gli iscritti erano
appena 755, in una dozzina d'anni quest'ultimi sono
quasi raddoppiati.
Nella sede centrale di Codroipo,grazie ad un'opera di
sensibilizzazione già in atto, deve decisamente migliora-
re la frequenza dei corsisti residenti nelle frazioni.
Sono,infatti, solo 33 corrispondenti al 7,86% del totale.
L'età media dei frequentanti di tutte le sedi si attesta sui
60 anni, mentre nella sede di Codroipo la stessa sfiora
i 65 anni.
Da sottolineare il grande “boom” di adesioni riscontrabi-
le nella sede di Rivignano.
Per quanto riguarda i contenuti del numero unico, oltre a
sottolineare l'attenzione al congresso nazionale della Fe-
deruni a Codroipo, abbiamo voluto mettere in evidenza il
tema trattato da don Pierluigi Di Piazza nella prolusione
e porre sotto i riflettori con una specifica intervista il
corso dedicato al mosaico tenuto dall'artista codroipese
Renato Zoratto.
Sempre di valore assoluto, quindi,la duplice pagina de-
dicata alla riproduzione degli splendidi lavori dei corsisti
che il pubblico ha potuto ammirare nell'esposizione alle-
stita nell'ambito della Fiera di San Simone 2012.
Frattanto diamo il benvenuto ai delegati del congresso
nazionale Federuni auspicando un felice soggiorno a
coloro che prenderanno parte ai 3 giorni dei lavori con-
gressuali di giugno.
Codroipo esprime la propria soddisfazione per la scelta
effettuata dalla dirigenza nazionale Federuni. L'appunta-
mento servirà senz'altro a contribuire ulteriormente alla
visibilità e alla crescita dell'Ute del Codroipese, che già
costituisce una splendida realtà del territorio.
Renzo Calligaris
Nel prossimo mese di giugno si terrà, nella nostra sede di
Codroipo, il congresso annuale della Federuni che noi ci appre-stiamo ad accogliere nel migliore dei modi. L’Ute del Codroipese ha iniziato la sua attività nell’an-no accademico 1987/88 proprio negli anni della costituzione di
questo organismo nazionale. La nostra Associazione è sorta dall’Aifa sotto la guida della pre-sidente Alberta Querini, operando all’inizio con la sede P. Naliato di Udine e rendendosi, poco dopo, autonoma. L’Associazione ha aderito, sin dall’inizio, alla Fede-runi partecipando con continuità
SINTESI STORICADELLA FEDERAZIONEITALIANA FRA LE UTE
Ad ogni relazione seguirà un dibattito con l’uditorio, coor-dinato dal Presidente dell’Ute del Codroipese Prof. Roberto Zanini, in cui potranno essere eventualmente approfonditi i contenuti dell’esposizione.Per i delegati “esterni” sarà organizzata anche una visita turistica ad alcuni centri di particolare interesse storico-culturale del nostro Friuli, senza escludere il campo eno-gastronomico che rappresenta un settore di eccellenza della nostra Regione.L’organizzazione del Congres-so della Federuni costituisce, senza dubbio, un significativo riconoscimento per l’Ute del Codroipese, che si pone a li-vello nazionale come una bella realtà attiva, dinamica e ben strutturata, con una percen-tuale di frequentatori rispetto alla popolazione, fra le più alte (se non la più alta) d’Italia.Proprio per questo, il Presiden-te Prof. Zanini con il Consiglio Direttivo hanno già avviato le attività preparatorie per assi-curare la migliore riuscita del Convegno, che conferirà gran-de visibilità alla città di Co-droipo, in quanto costituirà la sede di un confronto culturale di elevato spessore e di livello nazionale.
Amilcare Casalotto
CONGRESSO NAZIONALEDELLA FEDERUNICodroipo 7/8/9 giugno 2013
alle iniziative organizzate e impe-gnandosi, per diversi anni, nel di-rettivo nazionale con il Colonnello Bonomini.Dalle note del presidente nazio-nale don Giuseppe Dal Ferro, una breve sintesi storica della Fede-runi: La Federazione italiana tra le Università della terza età (Fe-deruni), sorta nel 1982 a Torino, dopo qualche incertezza, rico-nobbe fra i suoi compiti primari quello di sostenere le Università federate, fornendo quel suppor-to che a molte di loro mancava perché non erano emanazione di Università degli studi.La Federazione, che ha preso
consistenza strutturale nel con-gresso di Vicenza (1985), si è proposta di offrire alle sedi un supporto culturale e scientifico, attraverso convegni, conferenze organizzative, altre iniziative ma soprattutto mediante pubblica-zioni sulle problematiche della terza età e sulle metodologie del-le varie discipline.In questo modo, la Federazione veniva a sollecitare le sedi alla ri-flessione per migliorare la qualità della vita delle persone mature (specie mediante l’inserimento nella vita sociale) e per elaborare utili strumenti alla preparazione dei docenti.
c o n t i n u a
Congresso Nazionale FederuniNuovo concetto di sviluppo: "Dall'economico all'umano"
(Codroipo, 7-9 giugno 2013)
Venerdì 7 giugno Sala Conferenze Oratorio Parrocchialeore 17,30 Apertura del congresso e saluto delle Autorità
ore 17,30 Conferenza: Economia e conoscenza
(prof. Cristiana Compagno, Magnifico Rettore
dell'Università di Udine)
ore 18,30 Conferenza: La famiglia, ruolo privilegiato dello sviluppo
umano (mons. Ivan Bettuzzi, Arciprete di Codroipo)
ore 19,40 Esibizione del Coro Ute di Rivignano
Sabato 8 giugno - Sala Convegni Bcc di Basiliano fil. di Codroipoore 9 Conferenza: Indici economici di sviluppo e soglia di povertà
(prof. Franco Bosello, Università di Venezia)
ore 10 Conferenza: Elementi sociali dello sviluppo
(prof. Franco Bosello, Università di Venezia)
ore 11 Conferenza: Crisi economica, decrescita e nuovi stili di vita
(dott. Renato Pilutti, Facoltà Teologica,
Università dell'Emilia Romagna)
ore 12,15 Dibattito
ore 14,30 Assemblea Consiglio Nazionale Federuni
ore 16 Visita città di Spilimbergo - Scuola Mosaicisti Friulani,
Duomo, Castello e saluto Ute Spilimberghese
Domenica 9 giugno Sala Convegni Bcc di Basiliano fil. di Codroipoore 9 Conferenza: Cittadini partecipi e responsabili
(prof. Giuseppe Dal Ferro, presidente Federuni)
ore 11,15 Tavola rotonda: Confronto di esperienze
fra Università della Terza Età
ore 12,30 Conclusione lavori
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INTERVISTEATTUALITÀ
c o n t i n u a
Mi sono sentito onorato dell'in-vito a partecipare all'inizio
ufficiale del nuovo anno dell'Uni-versità della terza età di Codroipo, a cui peraltro partecipo come inse-gnante da diversi anni nella sede di Bertiolo. Una realtà viva per lo stra-ordinario numero dei partecipanti e dei docenti che gratuitamente e in continuità sono disponibili; per la varietà e la pluralità dei contenuti e delle sensibilità, ugualmente fina-lizzate alla formazione di coscienze sensibili e attive. Mi permetto ora di riassumere in alcuni spunti di riflessione i contenuti dell'incontro vissuto insieme a tante persone a Codroipo. Le diverse e importanti questioni indicate sono di fatto in-terdipendenti, intrecciate fra loro in modo inscindibile e fecondo. Per quanto riguarda la cultura, è illuminante e coinvolgente ripren-dere queste straordinarie parole di Antonio Gramsci: “La cultura non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la capaci-tà della mente di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, il no-stro rapporto con gli altri uomini. Ha cultura chi ha coscienza del sé e del tutto, chi sente la relazione
con gli altri esseri. Cultura è la stessa cosa che la filosofia; cia-scuno di noi è un poco filosofo; lo è tanto di più, quanto più è uomo. Cultura, filosofia, umanità, sono termini che si riducono uno nell'al-tro: cosicché essere colto, essere filosofo, lo può chiunque voglia. Basta vivere da uomini, cercare di spiegare a noi stessi, il perché delle azioni proprie e altrui; tene-re gli occhi aperti, curiosi su tutto e tutti, sforzandoci di capire ogni giorno di più l’organismo di cui siamo parte, penetrare la vita con tutte le nostre forze di consapevo-lezza, di passione, di volontà; non addormentarsi, non impigrirsi mai; dare alla vita il suo giusto valore, in modo da essere pronti, secon-do necessità, a difenderla o a sa-crificarla. La cultura non ha altro significato”. Quindi cultura non è nozionismo, non è erudizione, ben-sì visione del mondo, della storia, della vita; sensibilità, consapevo-lezza, autonomia, libertà, critica, responsabilità; identità aperta nel dare e ricevere in continuazione; appartenenza alla comunità loca-le e quella planetaria; curiosità e disponibilità, non pigrizia e confor-
CULTURA, ETICA, POLITICA,SPIRITUALITÀ NELL'ATTUALESITUAZIONE DELLA STORIA
mismo; ricerca del senso profondo della vita, in relazione con gli altri, nella storia in divenire. Si tratta di un progetto e di un'esperienza da vivere e diffondere, alternativi ad ogni cedimento alla cultura domi-nante e alla omologazione sempre subdola e in agguato. Una cultura da coltivare come persone, fami-glie, comunità, scuole, dall'infanzia all'università, nelle università della terza età. L’etica deriva dall'ethos, cioè da una visione del mondo, dall'esigenza di giustizia, di ugua-glianza, dell’affermazione dei diritti umani fondamentali; si concretizza nelle scelte personali e comunita-rie, sociali, istituzionali e politiche; è laica e ad essa possono contri-buire ispirazioni culturali e spirituali diverse. Un'etica esige un'opzione di fondo della vita, guidata e fina-lizzata al bene comune, liberandosi quindi da un individualismo perso-nale o di gruppo, da ogni forma di superiorità presunta e di privilegio sempre inaccettabile. Da tanti anni il teologo Hans Küng indica “un’eti-ca mondiale”, cioè alcuni impegni vincolanti per tutta l'umanità, sen-za deroghe, parentesi, eccezioni: la giustizia, la nonviolenza e la pace; l'accoglienza e il superamento di ogni discriminazione e razzismo; la libertà e la verità; la custodia è premura verso ogni altro esse-re vivente, dell'intero ecosistema. L’etica del bene comune delle co-munità locali e di tutta la famiglia umana di per sé esige il rifiuto net-to di ogni favoritismo, compromes-so, illegalità e corruzione, che sono la negazione dell'etica. Per quanto riguarda la politica, oggi ne avver-
tiamo in modo ancora maggiore l'indispensabilità, proprio consta-tandone il degrado e la crisi pro-fonda che riguardano i contenuti, il metodo, la rappresentatività, la se-paratezza, i privilegi, la corruzione. La denuncia del degrado a causa dell'autoreferenzialità privilegiata e inaccettabile, mette anche in risal-to le donne e gli uomini impegnati in politica in modo serio, onesto, con dedizione e perseveranza. Il doveroso e profondo rinnovamen-to riguarda i contenuti che devono riferirsi sempre alla vita delle per-sone e delle comunità, ai problemi, alle esigenze, alle speranze, alle potenzialità; riguarda il metodo, la rappresentatività e l'esigenza di un costante rapporto con le persone e le comunità; riguarda le persone: che siano motivate, appassionate, disponibili, oneste; che abbiano a cuore costantemente e solo il bene comune, liberandosi in modo netto e inequivocabile dai privilegi. Per quanto riguarda la spiritualità, se ne avverte l'esigenza profonda in tante persone; di spiritualità come profondità dell’anima, come riser-va e nutrimento di senso, come orizzonte della vita e come forza e sostegno per scelte umane signi-ficative. E’ importante che le fedi religiose si liberino da sovrastrut-ture, da nicchie di separatezza sacralizzata e spostino il loro ba-ricentro nella storia, nei drammi e nelle speranze delle persone.È importante che le fedi religiose si incontrino, dialoghino fra di loro, si conoscano; assumano insieme le sfide dell'umanità: la giustizia, la pace, la salvaguardia del crea-to. Per quanto riguarda la nostra tradizione, il nostro riferimento, è fondamentale che il Vangelo pos-sa risuonare con la forza della sua profezia e che la Chiesa sia fedele all’annuncio e credibile nella testi-monianza.
Pierluigi Di Piazza
Questo compito assunto è testi-moniato dalle oltre trenta pubbli-cazioni della Federazione, relative ai contenuti e alle finalità proprie di queste Università che, a dif-ferenza di quelle degli studi, si propongono lo studio delle varie discipline soprattutto nei risvol-
ti relazionali. Le Università della terza età si sono sviluppate in Ita-lia a partire dagli anni Ottanta e si sono moltiplicate, per iniziativa di centri culturali, sindacati, gruppi di volontariato, associazioni, a differenza di molti Paesi europei, dove sono state promosse dalle
Università degli studi.Di qui la vivacità ed insieme la fragilità delle Università della ter-za età italiane, senza dubbio ade-renti ai bisogni degli utenti e del territorio, ma non sempre qualifi-cate culturalmente.La Federuni ora raccoglie 250
Università in Italia, con oltre 60 mila corsisti e con l’apporto di 4.250 docenti. Le sedi federate sono presenti in ogni regione ita-liana e si ritrovano annualmente per un congresso nazionale, per una conferenza organizzativa e per incontri interregionali.
Vuole presentarsi?Sono nato a San Daniele del
Friuli il 6 gennaio 1938.Dopo avere abitato in diversi pa-esi del Friuli, nel 1958 mi sono trasferito a Codroipo.Nel 1967 per ragioni di lavoro, mi sono spostato a Pasian di Prato per ritornare definitivamente a Codroipo nel 1978.Ho trascorso la vita professio-nale tutta all'interno di un’unica azienda, che all'inizio si occupa-va esclusivamente di impianti elettrici civili ed industriali.Entrato nel 1957 come capo squadra ho diretto diverse in-stallazioni, prevalentemente in Friuli.Nel 1966 con l'ingresso di nuovi soci l'azienda da ditta individuale è divenuta una società per azio-ni, ampliando l'attività anche nel settore delle telecomunicazioni, espandendo le installazioni in tutto il territorio nazionale.In seguito con la creazione di un'officina per costruzioni me-talliche, l'azienda ha acquisito nuovi contratti di forniture, in-stallazioni di strutture e apparati per telecomunicazioni anche all'estero.In questo contesto ho ricevuto incarichi di coordinamento fra i
reparti e la diretta responsabilità delle installazioni. Questo mi ha consentito di visitare tutte le re-gioni italiane, inoltre mi ha dato l'occasione di conoscere alcu-ni paesi esteri, come il Libano, l'Arabia Saudita e la Norvegia.Nel 1985 sono stato nominato Dirigente.
Nel 1981 sono entrato a far parte del consiglio d'amministrazione
della società dove sono rimasto fino al 2003.
Quando ha conosciuto e ini-ziato a frequentare l'Ute?Ho iniziato ha frequentare i corsi dell' Ute nel 1997, dall'anno ac-cademico 2000/2001 oltre alla frequenza ho intrapreso l'inse-
gnamento di corsi d'informati-ca.
Cosa comporta insegnare in-formatica a persone adulte?Tenendo presente che la mia esperienza didattica si identifi-ca solo in alcuni corsi aziendali tenuti alcuni anni fa (quindi già a persone adulte), insegnare all' Ute è stato ed è certamen-te molto stimolante, perché chi frequenta i corsi lo fa perché vuole imparare e non perché obbligato, pertanto con molta più passione.
RITRATTO DELL'ATTUALETESORIERE DELL'UTE
Questi corsi mi hanno permesso di trasferire qualche nozione ad altri, e mi hanno lasciato molto di più dal lato umano delle co-noscenze.
Quali altri incarichi ha all'in-terno dell'Associazione?Nel 2004 sono stato eletto membro del Consiglio Direttivo, e nel 2007 sono stato nominato Tesoriere dell'associazione, in-carico che tuttora ricopro.
La funzione di tesoriere quali compiti comporta? Innanzitutto si devono registra-re tutte le entrate e le uscite, tutti i movimenti di cassa e di banca, mantenere i contatti con i vari fornitori e provvedere a tutti pagamenti autorizzati, e questo per tutto l'arco dell'anno e non solo durante il periodo di frequenza dei corsi.Entro la fine di gennaio di ogni anno deve essere preparato il bilancio, che dopo l'esposizione e l'approvazione del Consiglio Direttivo, sarà a disposizione degli enti Regionali e Provinciali per poter accedere ad eventuali contributi. Poi sarà sottoposta all'approvazione all'Assemblea dei Delegati.
Chi è?Il codroipese Renato Zorat-
to, attuale docente nel labora-
torio del mosaico dell’ Ute, ha
frequentato la scuola di mosaico
a Spilimbergo negli anni 60.
Si è diplomato nel giugno 1966
con ottimi risultati.
Successivamente è stato sele-
zionato per un posto di lavoro a
Milano in un grande laboratorio
artistico di mosaico.
Ha conosciuto famosi maestri
come Sironi, Carpi, Montanari,
Baruzzi (allora direttore a Brera).
In quel periodo ha maturato una
ARTE DEL MOSAICO SECONDOIL MAESTRO RENATO ZORATTO
fondamentale esperienza nella
sua formazione artistica.
Ma è soprattutto con Salvatore
Fiume, scenografo alla Scala di
Milano che ha collaborato per
circa cinque anni, nell’esecuzio-
ne di un prezioso e imponente
mosaico (cento e venti mq nell’
abside con episodi tratti dal
Vangelo) nella nuova Basilica
dell’ Annunciazione a Nazareth
in Palestina. Ha realizzato anche
pannelli per tale cripta.
Rientrato da Milano a Codroipo
si è dedicato all’arte sacra rea-
lizzando varie opere. Sono state
coinvolte la Chiesa di Forni Avol-
tri, quelle di Pozzo di Codroipo,
di S. Donà di Piave e di Chirigna-
go (Mestre).
Ha intrapreso altre attività lavo-
rative ed attualmente continua a
gestire un piccolo studio di arte
musiva.
E’ impegnato da quattro anni nel
laboratorio con i corsisti dell'Ute,
ricavandone una notevole grati-
ficazione.
Tra l’altro è coinvolto pure nell’
insegnamento della materia con
i ragazzi della scuola primaria
G.B. Candotti nel capoluogo.
6 7
INTERVISTE BASILIANO
Come l'è nata la passione per questa attività artistica?Nel periodo delle scuole me-
die, fra tutti i miei compagni di
classe ho stretto una profonda
amicizia con un ragazzo già fre-
quentante la scuola di mosaico
di Spilimbergo, da lì è nata in me
la netta consapevolezza di que-
sta mia spiccata attitudine per
il disegno. Quindi frequentan-
do la scuola spilimberghese mi
sono diplomato a pieni voti tanto
che ho potuto usufruire per ben
quattro anni di altrettante borse
di studio.
Quali sono le difficoltà per un principiante che affronta l’at-tività musiva?Le difficoltà nel rapportarsi a
questo corso dipendono in gran
parte dall’attitudine che uno ha
per il disegno e per le tecniche
di selezione del materiale.
Quale sono le tecniche ado-perate?Per quanto riguarda la tecnica
adoperata per la realizzazione si
usano materiali vetrosi o smalti,
che si trovano in commercio sot-
to forma di tesserine; riguardo
alla base per l’opera se si usano
i sassi (raccolti sul fiume Taglia-
mento) questi ultimi andrebbero
lasciati al naturale senza colori-
tura nè verniciatura.
Come si apprendono le tecni-che di base?Nella creazione della base
dell'opera l’uso di smalti e vetri-
ni richiederà un approccio sicu-
ramente diverso rispetto all'uso
di sassi perché per questi ulti-
mi è necessario l’utilizzo della
martellina, uno strumento che
richiede grande precisione.
Come si è evoluta la sua car-riera?Nella mia carriera ho realizza-
to soprattutto opere ispirate
all’arte sacra, una di queste è
presente nella nuova Basilica
dell’Annunciazione a Nazareth.
Ho avuto anche modo di col-
laborare come mosaicista con
il maestro Salvatore Fiume
all'epoca scenografo alla Scala
di Milano.
Poi in questi ultimi anni una mia
creazione è stato il quadro della
Madonna presente in una fami-
glia a Sedegliano.
Naturalmente i materiali neces-
sari per un mosaico sono molto
costosi, tanto che per realizzare
un metro quadrato ci voglio-
no dai 14 ai 16 chilogrammi di
pietrini con un costo di circa 22
Euro al chilo.
Spilimbergo resta tuttora l’unica
scuola di mosaico nel mondo e
ciò contribuisce a farne un polo
di attrazione per la riscoperta di
questa antichissima arte.
In questo periodo sono impegna-
to in un progetto che coinvolge i
bambini delle ultime classi della
scuola elementare “Candotti” di
Codroipo, per creare il logo della
scuola su progetto dei bambini.
Già lo scorso anno tale fruttuo-
sa collaborazione aveva portato
a realizzare tre fontanelle nel
cortile dell'istituto.
La Redazione
Basiliano. anche in questo anno accademico 2012 -
2013 nella U.T.E. - Universita’ della Terza Eta’ del Codroi-pese - sezione “pre Antoni Beline” di Basiliano, si sono svolte diverse attivita’ cultu-rali accademiche, con inte-resse sempre piu’ crescente da parte delle persone, non solo del Comune di Basiliano ma anche di Comuni limitrofi a Basiliano.Una forte richiesta di parteci-pazione e’ stata quella per il corso di informatica di base intitolato “il computer da zero in poi” con docente il presi-dente - coordinatore dell’Ute di Basiliano, Renato Pizzami-glio, al quale sono pervenute gia’ richieste di partecipazio-ne al corso stesso, per il pros-simo anno accademico anche se questo non e’ ancora ter-minato.C’e’ inoltre l’altro corso avan-zato, sempre di informatica, del maestro Pier Paolo Maz-zon che ha avuto ulteriore for-
tuna di partecipanti.Il gruppo piu’ omogeneo e’ senz’altro quello capitanato dalle due bravissime sorelle Gabriella e Paola Sangalli do-centi di ricamo.Poi c’e’ il ricamo avanzato e arte Tiffany con la bravissima docente Manuela Frisullo vera
esperta in queste due arti so-praffini.I due corsi di lingua spagnola, con docente di madrelingua, la maestra Viviana Noemi Lar-ronde dall’insuperabile dote nell’insegnamento e il corso di lingua inglese, con docen-te Giorgia Vendramin, che da anni insegna questa lingua con bravura hanno aiutato anche giovani universitari ad allenarsi nel parlare in prepa-razione degli esami in queste
Gino Spangaro, nato ad Udine nel 1924, è vissuto
sempre ad Udine, escluso un breve intermezzo a Roma, fino a pochi anni fa, quando ha de-ciso di lasciare la vivace città per trasferirsi nella quiete e nella calma vita di un paese:
Basiliano, per trascorrere, con la sua moglie, la sua seconda giovinezza.Conseguito il titolo di perito aeronautico al Malignani, per concorso ha lavorato presso il Ministero delle Poste e Te-lecomunicazioni prima nella
capitale e poi a Trieste, come pendolare, in quanto non ha voluto lasciare la sua città di Udine.E’ un mago della pittura. Ha dipinto da sempre, seguendo dalla fanciullezza in poi, i suoi due bravi maestri che l’hanno sempre sorretto: la fantasia e l’intelligenza.
due lingue straniere.Il mondo delle donne con l’an-tico Egitto tenuti dal professor Francesco Dagosta sono stati la novita’. Gli altri corsi come storie -personaggi- leggen-de del Friuli docente Lorenzo Baldo, orticoltura docente Se-verino del Giudice, la memoria
collettiva docente Guido Sut, diritto commerciale docente la bravissima avv. Nadia Ferro, igiene nel cibo e dintorni do-cente prof. Marta Lant hanno attirato l’interesse dei corsisti che gia’ lo scorso anno ave-vano frequentato tali corsi.Ciliegina sulla torta e’ stato invece il corso “la cucina e’ un’arte” tenuto dalla maestra chef Sonia Ruppolo che ha saputo spiegare e prepara-re ricette di alta cucina deli-
ziando il palato dei suoi nuovi corsisti.Abbiamo avuto poi il corso di decoupages docente Sandra Bergamasco, di iconogra-fia docente Gino Guerrini ,di acquerello docente maestro pittore Alfio Talotti, di arte del rilassamento docente Maria Rosaria Moro, di bigiotteria docente Renza Mattiussi e poi in ultimo il corso di pittura del compianto maestro Gino Spangaro che e’ riuscito ad insegnare solo per il primo trimestre, perche’ purtroppo deceduto il 25 dicembre 2012 giorno di Natale, lasciandoci in silenzio senza far rumore come era nel suo stile, ma che ha creato un vuoto in-colmabile non solo per i suoi corsisti ma per tutto l’Ute di Basiliano.Tutti questi corsi come ogni anno accademico sfoceranno in una mostra che dovrebbe svolgersi dal 24 al 28 aprile 2013.
Renato Pizzamiglio
Dice anche che in lui è na-scosta una particolare e pic-cola idea di bellezza che trae ispirazione dall’incanto e dallo splendore profusi nel creato da Dio.Ed allora nei suoi quadri espo-sti in diverse mostre, ritrovia-
mo quel pizzico di fascino e di grazia che si notano nelle cose e negli oggetti belli (in-timi paesaggi collinari, nature morte) e nelle persone belle (è un ritrattista formidabile).Spangaro non è geloso del suo lavoro e ha insegnato per decenni a tanti, tantissimi al-lievi quelle sensazioni che lui
prova. Decano degli insegnati dell’Università della terza età, a Basiliano ed anche a Udine, i suoi corsi di pittura sono stati seguiti da centinaia e centina-ia di anziani ed adulti che, con l’entusiasmo che profonde, è capace di farli ritornare bam-bini (fanciulli direbbe il Pasco-li) nella magica atmosfera dei colori.Proprio per questa sua atti-vità gratuita è stato premiato ai Colonos con la targa “Mus s’Aur. Abbiamo parlato di lui come se fosse ancora pre-sente, invece se n’è andato nel pomeriggio di un Natale particolarmente grigio nei suoi mondi colorati.Oggi in molti con il sindaco di Basiliano l’hanno salutato con tanto affetto, accompagnan-dolo nell’ultima dimora.Il cielo era splendido, come voleva lui.
Guido Sut
ATTIVITÀ DELL'ANNO
ADDIOALL'ARTISTA GINO
8 9
BERTIOLO BERTIOLO
Allora eccoci ancora, puntuali
ad illustrare ed informare su
quanto di bello e nuovo abbia-
mo avviato in quest’anno acca-
demico 2012-2013.
Nella sezione di Bertiolo, i corsi
avviati grazie al numero degli
iscritti sono venti. Cinque corsi
proposti non si sono potuti at-
tivare per scarsità del numero
di iscrizioni o per impossibilità
dell’insegnante.
In totale, se davvero i numeri
possono dire sinteticamente
qualcosa in più, sono dunque
questi: centododici i corsisti
“interni”, una trentina “ester-
ni” provenienti da altre sedi e
frequentanti i nostri corsi; una
ventina di insegnanti; sette do-
centi esperti “occasionali”, due
collaboratori, e una coordinatri-
ce… E’ sicuramente utile riflet-
tere insieme su alcuni aspetti
dell’offerta che proponiamo per
l’Educazione Permanente degli
Adulti. E’ utile? Ha senso oggi?
Riusciremo ancora ad offrire
per pochi euro all’anno delle
vere eccellenze, e corsi utili e
interessanti a beneficio degli
utenti interessati? La quota di
trentacinque euro che richiedia-
mo all’atto dell’iscrizione, copre
in parte le spese di gestione as-
sociativa, l’assicurazione, i con-
tributi per rimborso spese chilo-
metrico ai docenti e collabora-
tori. Il Comune di Bertiolo offre
gratuitamente, come a tutte le
Associazioni Comunali, l’uso dei
locali, il riscaldamento, la luce,
il supporto logistico… ma fino
a quando potrà ancora permet-
terselo? L’opera di numerosi
volontari fa sì che questa realtà
possa ancora esistere. I corsi-
sti da parte loro, partecipano
con la frequenza, l’acquisto del
materiale necessario all’attua-
zione dei loro manufatti o per
lo studio e le pratiche persona-
li. È questa una valida formula
in risposta alla crisi in atto? I
dati lo confermerebbero… con
poco impegno di denaro, infatti
ci si può permettere ancora di
frequentare, corsi di inglese,
informatica, danza, hatha yoga,
yoga della risata, mosaico, cuci-
na, taglio e cucito, filosofia, orto
e giardino, salute e dintorni,
scartòs, fisarmonica, disegno
e pittura,maglia e uncinetto,
scacchi, incontri di promozione
culturale… e ciò che più conta,
la comodità di aver la sede dei
corsi che si desidera frequen-
tare, vicino casa! Ogni iscritto
è socio, quindi partecipe “in
toto” alla vita associativa, nel
dare e nel ricevere… ma oltre
alla presenza e alla frequenza,
può esserci altro? Partecipare a
queste iniziative è un fatto cul-
turale? Ha senso parlare ancora
di cultura nel nostro territorio?
E quale tipo di approccio si af-
ferma nei più? Perché i corsi
di manualità, d’inglese,d’ in-
formatica, del benessere, sono
i più gettonati? A quali bisogni
possiamo rispondere con le no-
stre proposte? Basta la socializ-
zazione?
Lo star bene insieme è impor-
tante, l’Ute è anche questo, ma
non solo!!! L’entusiasmo che si
nota, fra i corsisti più giovani
che, pur di fare qualche corso,
fanno lo slalom fra lavoro, fami-
glia, scuola… è commovente e
dà carica e motivazione a conti-
nuare su questa strada, non fa-
cile, ma che vale ancora la pena
percorrere… Se ci rifacciamo
alla saggezza espressa da tutti
i tempi e da tutte le culture, in
tutti i continenti,da tutte le gen-
ti impareremmo a conservare
sempre il senso della misura
e del discernimento per distin-
guere ciò che è essenziale da
ciò che è superfluo o accessorio.
Magari migliorando, ottimizzan-
do le proposte, scambiandoci i
saperi, con l’aiuto e il contributo
di tutti, anche a Bertiolo.
E come diceva il vecchio saggio:
“C’è chi dà il secchio e la corda
e indica dov’è il pozzo, poi tocca
a ciascuno di noi attingere l’ac-
qua”.
Mandi e grazie!
La coordinatriceRosa Fiume
UTE DI BERTIOLO: AVVIATI 20 CORSI
Si chiama Yoga della Risata
una particolare attività aero-
bica per imparare a ridere senza
nessun motivo insieme ad altre
persone anche sconosciute.
Ridere è contagioso e si tra-
smette più facilmente quando si
ride in un gruppo con un buon
contatto oculare. Con il respiro e
il movimento si stimola uno sta-
to gioioso che diventerà sempre
più vero e spontaneo. La tecnica
è stata sperimentata e svilup-
pata dal medico indiano Madan
Kataria, che dieci anni fa comin-
ciò la sua avventura in un parco
pubblico, dove invitava le perso-
ne a ridere insieme a lui; dei 400
frequentatori abituali del parco,
oggi nel mondo si contano più
di 8000 Club della Risata in cui
YOGA DELLA RISATA la risata viene utilizzata come
energia terapeutica capace di
rigenerare il corpo e lo spirito.
Se ci chiedessimo quando è
stata l’ultima volta che abbiamo
riso spontaneamente, solo per il
piacere di essere felici, ci accor-
geremmo di provare difficoltà
nel trovare la risposta.
Per il primo anno nella palestra
delle scuole di Bertiolo la se-
zione locale dell’Ute ha dato l’avvio
a un corso di danza orientale. Una
quindicina di corsiste ha potuto
sperimentare un approccio al mo-
vimento particolare, al contempo
espressivo e tecnico. Le lezioni in-
fatti prevedono una parte di riscal-
damento che mira a sciogliere le ar-
ticolazioni e a prendere confidenza
con la musica orientale, una parte
di studio dei movimenti e una par-
te coreografica. Lungo tutto l’anno
infatti a passi graduali le danzatrici
hanno memorizzato una coreo-
grafia orientale, da eseguire con il
velo, accessorio tipico della varian-
te egiziana. E’ stata un’esperienza
nuova nella quale ognuna ha potuto
trovare la propria via all’espressio-
ne personale della danza. Dal punto
di vista fisico la danza del ventre
coinvolge dolcemente varie parti
del corpo, in particolare la schiena
e le braccia. Tonifica la muscolatura
dorsale e insieme accresce flessi-
bilità della colonna vertebrale. Fa
muovere soprattutto il bacino che,
generalmente, viene poco coinvolto
dalle attività fisiche tipiche dell’Oc-
cidente. Gli ancheggiamenti e l’ese-
cuzione di movimenti quale l’otto o
il cammello mobilizzano in maniera
non traumatica la parte bassa della
schiena, sciogliendo e rafforzando
la zona lombo-sacrale. È adatta alle
donne di tutte le età, anche a chi
non ha mai praticato danza. Aiuta a
migliorare il portamento, la flessibi-
lità e la coordinazione. Il prossimo
anno l’esperienza verrà ripetuta e il
corso sarà diviso in due parti, una
fase iniziale e una seconda fase di
approfondimento.
Brancolini Costanza
Questo essere umano è come un ostello.
Ogni mattina un nuovo arrivo.
Gioia, depressione, inutilità,
una momentanea consapevolezza,
giungono come ospiti inattesi.
Accoglili e intrattienili tutti.
Anche se sono un gruppo di dolori
che violentemente invadono la tua casa
e la svuotano di ogni cosa.
Ugualmente tratta l’ospite con onore.
Forse sta preparando lo spazio per una nuova delizia.
Il cattivo pensiero, la vergogna, la malignità,
incontrali tutti sulla soglia, ridendo, e invitali ad entrare.
Sii grato per chiunque arrivi, perché ognuno è stato mandato
Come una guida, dall’Aldilà.
Jalaludin Rumi
L'OSTELLO
Negli ultimi vent’anni numerose
ricerche scientifiche hanno di-
mostrato che ridere ha un effet-
to benefico sul sistema immuni-
tario e aiuta a ridurre gli effetti
negativi dello stress, agendo
positivamente sul corpo e sulla
mente. Una tipica sessione di
“Yoga della Risata” si avvale an-
che di esercizi basati sui principi
yoga di respirazione profonda e
rilassamento. La respirazione
profonda stimola, grazie al mo-
vimento ritmico dei muscoli ad-
dominali e del diaframma, una
diramazione sinaptica del nostro
sistema nervoso producendo un
senso di calma e aumentando
l’apporto di ossigeno all’organi-
smo. Una “sessione di risate”, in
media ha una durata di 30 mi-
nuti, in cui si inizia con una lun-
ga serie di respirazioni guidate
a cui segue dello streching per
sciogliere i muscoli e la ripeti-
zione del vocalizzo “HO-HO-HA-
HA-HA” unito al movimento e al
battito ritmico delle mani che
aiutano a creare un buon livello
di “energia di gruppo”.
L’attività proposta si pone alcuni
obiettivi.
- Aumentare l’autostima
- Aiutare a sviluppare una mente
positiva con maggiore consape-
volezza del proprio corpo
- Ridurre il livello di stress e del-
le tensioni
- Rafforzare il sistema immuni-
tario
- Migliorare la respirazione e
l’apporto di ossigeno
- Aumentare il tono muscolare
facciale e delle espressioni
- Migliorare le relazioni e
favorirle,interagendo senza giu-
dizi
- Ridurre le inibizioni e la diffi-
denza fra le persone
- Aumentare la convivialità e la
collaborazione
Le azioni per ottenere gli obiet-
tivi di cui sopra si attuano at-
traverso il gioco, il movimento
libero e creativo accompagnato
da musica, battito ritmico delle
mani, respiro profondo yogico,
espirazioni vocali, imitazioni di
gesti e movimenti molto sempli-
ci ispirati alla vita quotidiana del
proprio vissuto, al mondo degli
animali e della natura.
Sono diverse le tecniche e
gli esercizi di risate stimolate
che aiutano a trarre beneficio
dall’azione del ridere, e che
aiutano soprattutto a sviluppare
quella che viene definita dallo
stesso Dottor Madan Kataria, “la
risata interna, che porti dentro
di te, che c’è sempre, che solo
tu puoi risvegliare e spargere
intorno a te”.
Laughter Yoga LeaderRosa Fiume
DANZA ORIENTALEA BERTIOLO
10 11
aspetti di una stessa facoltà ri-
volta ora all’uno ora all’altro lato
della dolorosa schiavitù umana;
e coloro che sono capaci di col-
lera sono anche capaci d’amo-
re.
Edmund Burke, Speech, 1792
Una vigile e provvida paura è la
madre della sicurezza.
La Fontaine, Fables, XII, 18 (XIX sec.)La troppa paura dei pericoli fa
che spesso vi cadiamo.
F. Nietzsche, Così parlò Zara-
thustra, I (XIX sec.)Dell’amore del prossimo
…Il vostro amore del prossimo
BERTIOLO BERTIOLO
D a qualche anno a Bertiolo,
come in tante parti d’Italia
ormai, si svolgono “Dialoghi Fi-
losofici… per non filosofi”.
Contributo a più mani di ap-
profondimento.
Tutto ruota all’interno della crisi,
anche la cultura.
Crisi è ricerca, possibilità, occa-
sione propizia per migliorare e
confrontarsi, per progredire, per
creare alternative, ovunque.
Fino ad oggi funzionava la quan-
tità, il rendimento sempre più
alto, ovviamente, tutto legato al
consumo, agli oggetti possedu-
ti, all’avere… una cultura mate-
rialistica. Ora dato il fallimento,
evidente, di questo modello di
società, ci sarà spazio per una
vita, una cultura di qualità.
Che emozioni si provano di fron-
te alla realtà che ci circonda?
Al futuro immediato e prossi-
mo?
Mi arrabbio di fronte a sprechi e
ingiustizie?
Cosa posso fare concretamente
di fronte al sopruso del più forte
o del folle?
Quando manca il lavoro e lo sti-
pendio?
Come mi pongo con me stesso
e con gli altri nella gestione del-
la cosa pubblica e privata?
Dei sentimenti fra le persone?
Che differenza c’è fra le emo-
zioni che provo io e quelle che
provano gli altri?
Ci sono emozioni buone ed
emozioni cattive?
La rabbia mi libera o mi rende
meno consapevole?
E se me la prendo con gli og-
getti?
Quale strada intraprendo di
fronte ad un problema concre-
to?
Quale ritengo la più giusta?
La strada filosofica sembra
faticosa, per chi non sa che in
realtà siamo tutti filosofi, nel
momento in cui ci poniamo una
qualsiasi domanda e cerchiamo
una risposta.
La passione per la ricerca della
verità , del bene e del bello alla
fine ripagherà con una ricchez-
Platone, Repubblica, II, 375a-b (IV sec. a. C.)
- Credi tu, dunque, - dissi io -
che la natura di un cucciolo di
razza buona differisca, per il sa-
pere fare la guardia, da quella
d’un giovinetto bendato?
- Come dici?
- Che ognuno dei due deve es-
sere di sensibilità acuta, e leg-
gero a inseguire l’oggetto per-
cepito, e gagliardo ancora, se
debba afferrarlo e combattere.
- Certo, occorre tutto questo.
- E coraggioso anche dovrà es-
sere, per combattere bene.
- Come no?
- E saprà essere coraggioso un
cavallo o un cane o qualsiasi
altro animale che non sia ira-
scibile? Non hai tu pensato che
l’ira è qualcosa di indomabile e
invincibile, per la cui presenza
ogni anima e in ogni cosa intre-
pida e imbattibile?
- Certo.
- Come, dunque, debba essere
il guardiano, per quanto riguar-
da il fisico, è chiaro.
- Sì.
- E per il morale, irascibile.
- Anche questo.
Marco Aurelio, Pensieri, IV, 3; 7 (II sec. d. C.)
Da che cosa potresti essere di-
sgustato? Dalla malvagità uma-
na? Ricorda queste conclusioni:
gli esseri razionali sono nati
l’uno per l’altro; la tolleranza è
parte della giustizia; gli uomini
errano senza volerlo; e infine,
dopo essersi combattuti, so-
spettati, aborriti, feriti, giacciono
ormai morti e ridotti in cenere.
Ricordalo, e càlmati, una buona
volta!
Sopprimi l’opinione e soppri-
merai il “sono stato offeso”;
sopprimi il “sono stato offeso” e
sopprimerai l’offesa.
Victor Hugo, W. Shakespeare, II, 6, 1 (XIX sec.)L’ira e la tenerezza sono i due
za interiore incomparabile.
È un po’ come il lavoro del con-
tadino, quello vero di una volta,
che seminava e raccoglieva se
aveva trattato bene tutte le fasi
della coltura, dalla preparazione
del terreno, all’attesa delle sta-
gioni, alla cura, al raccolto…
A volte se piantava un albero ad
alto fusto, nemmeno vedeva i
suoi frutti! Ne usufruivano però
i suo figli o nipoti…
Così è per la cultura e il pensie-
ro: si semina ma non si sa bene
che cosa questa semina potrà
produrre nel tempo e nelle per-
sone. Alcuni effetti sono imme-
diati, altri no.
Comunque, per chi si rende
disponibile a questa fatica, si
aprirà un mondo di soddisfa-
zione personale guadagnata
e conquistata sul campo, non
quantificabile sul piano econo-
mico…
Per corsisti e docenti una via
per “arricchirsi” è sicuramente
l’Ute e per tirare meglio l’acqua
al nostro mulino, il corso di Filo-
sofia pratica.
La nostra insegnante, dott.ssa
Norma Romano tiene il corso di
Filosofia Pratica a Bertiolo con
il prof. Giorgio Giacometti, suo
marito. Ha aperto un Centro di
Consulenza e Pratiche Filosofi-
che a Udine. Per maggiori infor-
mazioni, puoi conoscerla meglio
visitando il sito www.normaro-
mano.it.
I Corsisti
è il vostro cattivo amore di voi
stessi. Voi fuggite verso il pros-
simo fuggendo voi stessi…
Non riuscite a sopportare voi
stessi e non vi amate abbastan-
za: ora volete sedurre il prossi-
mo all’amore e trasfigurarvi nel
suo errore…
Quando volete parlare bene di
voi, vi procurate un testimone; e
quando l’avete sedotto a pensa-
re bene di voi, allora anche voi
pensate bene di voi stessi…
Chi va dal prossimo, perché
cerca se stesso, e chi, perché
vorrebbe perdersi.
Il vostro cattivo amore di voi
stessi vi trasforma la solitudine
in un carcere… Io non vi inse-
gno il prossimo, bensì l’amico.
AMORE, PAURA, RABBIA...NOI E LE NOSTRE EMOZIONI.UN PERCORSO FILOSOFICO.a cura di Norma Romano e Giorgio Giacometti
Chi l’avrebbe mai detto!!! Abbiamo imparato a lavo-
rare i scartòs!!!Dall’economia, povera, conta-dina, di una volta, con l’impe-rativo di recuperare tutto di ciò che si produceva, con fatica, (della serie, “non si butta via niente”), abbiamo realizzato fin dai primi incontri oggetti “fini-ti”: angeli, personaggi e decori natalizi, fiori, borse, pannelli, bomboniere… e corda!Bello ed interessante! Incre-dibile il risultato personale di ciascuno!In soli dieci incontri, non si può certo pretendere l’eccellen-za… Ci sarà bisogno di fare pratica per perfezionare la tecnica e far spazio alla fanta-
sia creativa di ognuno.Ma intanto la passione è sta-ta accesa e auspichiamo per l’anno prossimo un corso di approfondimento della tec-nica. Grazie maestra Ema-nuela, senza il tuo lavoro “sul campo” (nel vero senso della parola, per la semina ed il raccolto delle pannocchie e la preparazione del materiale necessario) e la tua disponi-bilità, questa nostra passione non sarebbe stata scoperta e sarebbe rimasta nel cassetto dei desideri, chissà per quanto tempo ancora!Arrivederci e… speriamo più numerosi, l’anno prossimo!
I Corsisti
SCARTÒS...NOVITÀ D'ALTRI TEMPI
LA CULTURACONTRO LA CRISIUn corso per non fi losofi
12 13
CODROIPO CODROIPO
Il Corso Donna oggi è vera mu-
sica
In questo anno accademico, la
signora Luisa Masizzo ha ina-
nellato delle autentiche perle
curando il corso “Donna Oggi”
all’insegna dell’Opera Lirica,
dell’Arte e della Cultura.
Il soprano Francesca Scaini,
accompagnata dal pianista, di-
rettore di coro e compositore
Francesco Zorzini, ha proposto
le più celebri arie del melo-
dramma italiano con brio e sa-
pienza artistica, conquistando
il numeroso pubblico presente
anche con le Sue performance
scherzose.
La voce melodiosa e possente
ha toccato i vertici della pas-
sione così come le emozioni
più sublimi regalate dai grandi
compositori italiani.
L’omaggio floreale, immortalato
in fotografia, è un momento del-
la serata all’Ute, ricambiata af-
fettuosamente dai presenti con
numerosi e intensi applausi.
La festa in onore dell’Opera
ha avuto momenti di grande
suggestione grazie all’appas-
sionato Federico Bernardis che
collabora intensamente al corso
codroipese, “creando un palco-
scenico” in Piazza Dante. Per le
corsiste si è proposto l’ascolto
prezioso de “La Figlia del Reggi-
mento” di Gaetano Donizetti, del
balletto “Il Pipistrello” di Johan
Strauss, e sulla scia dei celebri
balletti russi anche il “Don Chi-
sciotte della Mancia”.
Scorrendo il calendario degli
appuntamenti culturali è inter-
venuta, circa le Giornate Inter-
nazionali decretate dall’Onu
per l’Unesco, la Professoressa
Renata Capria D’Aronco, delle
Donne Cavalieri di Malta, pre-
sidente del Club Unesco Udine-
se, membro della Federazione
Italiana dei Club Unesco, asso-
ciata alla Federazione Mondiale,
illustrando le iniziative di cultura
musica e ballo della città negli
ambienti più prestigiosi.
La dottoressa Patrizia Cabrini
Venier Romano ha dedicato alle
corsiste una sintesi storica della
scrittura e della calligrafia come
mezzi indispensabili di comu-
nicazione dai tempi dei graffiti
fino all’era digitale, passando
attraverso documenti ufficiali e
scritture personali.
L’Architettura dell’acqua in Friuli
Venezia Giulia è stato il percor-
so per immagini dell’Ingegnere
Anna Frangipane, dell’Universi-
tà di Udine, che ha proposto la
nostra regione, attraverso le ac-
que visibili e invisibili. Ne risulta
una storia di racconti dell’acqua
come fonte di vita e via di tran-
sito per gli uomini e le merci sin
dalla preistoria, ma anche come
elemento di distruzione.
Secoli di storia friulana, ca-
tastrofi, inondazioni e siccità.
L’architettura, sostiene l’ing.
Frangipane, testimonia con i
mulini, le cisterne, i pozzi e i
battisteri, il passaggio dell’ac-
qua, ma anche le relazioni di un
paese, di una comunità e spinge
alla riflessione su questo bene
LIRICA: CHE PASSIONE!
prezioso. Tra gli incontri di cuci-
na si sono alternati il pasticcere
Danilo D’Olivo con due “lezioni
bon-bon” sui gustosi dolci ru-
stici autunnali e della tradizione
natalizia, appassionando le si-
gnore con le foglioline di ciocco-
lato per decorare originali piatti,
mentre lo Chef Ennio Furlan ha
insegnato a creare piatti con le
erbe aromatiche e i funghi.
In conclusione la Cena di Nata-
le, il momento tradizionale per
lo scambio degli auguri tra le
corsiste, quest’anno ha avuto
una sede prestigiosa: Villa Ma-
nin di Passariano.
La conoscenza della residenza
dogale è poi stata approfondi-
ta attraverso alcune immagini
inedite delle sale private messe
a disposizione dall’Archivio Fo-
tografico del Centro Regionale
di Catalogazione e Restauro
di Villa Manin di Passariano.
E’ stato un momento per ac-
carezzare l’armonia d’arte dei
saloni e del parco grazie alla
guida dell’amica, la dottoressa
Raffaella Beano. Ospite d’onore
della serata il telecineoperatore
Remigio Romano che ha proiet-
tato per le convenute un video
storico sulla lavorazione dell’oro
in Friuli. La regione infatti vanta
una tradizione a partire dai Lon-
gobardi nella città di Cividale e
si arricchisce lungo il percorso
dei secoli della maestria degli
orafi. Si sono ammirati i preziosi
gioielli che sapienti mani di ar-
tisti artigiani hanno prodotto per
la gioia delle donne.
Elevare la qualità della vita e mantenerla ad ottimi livelli, so-
prattutto nelle città, dovrebbe es-sere un impegno di tutti. Le aree verdi, per loro peculiarità, sono uno
degli ambiti in cui si svolgono at-tività che concorrono a rendere le nostre condizioni di vita ottimali. Si deve avere pertanto una maggior consapevolezza delle molteplici
funzioni (paesaggistica, psicolo-gica, di svago ,ecologica, sociale, ecc…) svolte dal verde urbano e del ruolo che esso riveste nel miglioramento della qualità della vita. Da ciò deriva che dobbiamo avere un’ attenzione particolare e precipua verso il patrimonio arbo-reo e la sua salvaguardia. In questi ultimi anni in ambito urbano, ci si trova, sempre di più, di fronte a manifestazioni parassitarie a ca-rico delle piante ornamentali di
notevole impatto sia sociale che emotivo. Le difficili condizioni di vita e di stress in cui le piante sono costrette a vivere in città le rendo-no più deboli e vulnerabili agli at-tacchi parassitari, rispetto a quelle che si sviluppano in ambiente naturale. A tal riguardo si posso-no menzionare i casi più eclatanti: il cancro colorato (Ceratocystis fimbriata) e la tingide del platano (Corythucha ciliata), la processio-naria del pino (Thaumetopoea pit-
yocampa), il bruco americano (Hy-phantria cunea), le infestazioni di afidi, acari, di metcalfa (Metcalfa pruinosa) e la recente esplosione di cameraria (Cameraria ohridella) su ippocastano.Di fronte a queste problematiche il fitoiatra e il responsabile della gestione del verde pubblico devo-no dare risposte concrete tenendo ben in evidenza che in ambito ur-bano, per ridurre al minimo l’im-patto ambientale, gli interventi con l’uso di prodotti fitosanitari con trattamenti tradizionali di irro-razione alla chioma devono essere limitati al massimo. In questo caso ci si troverebbe infatti a operare con notevoli difficoltà, disagi, in-quinamento ambientale, soprat-tutto quando si interviene in pros-simità di abitazioni, scuole, zone ad elevata fruizione pubblica ed in vicinanza dei corsi idrici. Conside-razioni di ordine igienico-sanitario e difficoltà operative nella realiz-zazione di questo tipo di interventi rendono pertanto particolarmente interessanti le applicazioni endo-terapiche localizzate al tronco, in modo da ridurre quasi totalmente l’impatto ambientale. Qualora co-munque si rendesse necessario un intervento chimico, occorrerà sempre procedere nel rispetto della normativa vigente. L’endote-rapia è una tecnica che consiste nell’immettere direttamente all’in-terno della pianta nei vasi legnosi i prodotti fitosanitari utili a com-battere i parassiti. Così il principio attivo, tramite il flusso xilematico, raggiungerà la parte epigea della pianta. Gli aspetti positivi di que-sta metodologia d’intervento si possono così riassumere:- impatto ambientale quasi nul-lo rispetto ai metodi tradizionali (irrorazione o nebulizzazione). In-fatti il principio attivo è iniettato all’interno della pianta dal serba-toio dell’attrezzatura direttamente ai vasi xilematici della pianta, sen-za entrare in contatto con l’atmo-sfera;- rispetto degli insetti utili. Il principio attivo colpisce diretta-mente l’agente patogeno (che sia insetto o microorganismo) dall’in-terno della pianta, così gli orga-
SALVAGUARDIA E DIFESADEL VERDE URBANOEndoterapia: questa sconosciuta
nismi utili non risentono in alcun modo dell’intervento;- dosi ridotte. Il fatto che non vi siano dispersioni in atmosfera, comporta l’impiego di quantità minori di principio attivo; - indipendenza dalle condizioni meteorologiche. La scarsa illumi-nazione e l’umidità dell’aria pos-sono rallentare il flusso xilematico e quindi la salita del prodotto all’ interno della pianta. Invece gli agenti meteorologici, come piog-gia e vento, non interferiscono sull’azione del principio attivo;- efficacia indipendentemente dalle dimensioni degli alberi;- aspetto economico e durata del trattamento. Il singolo trat-tamento endoterapico è costoso, però, mentre questo intervento è sufficiente per una o due stagio-ni, con i metodi tradizionali sono necessari due, tre o più interventi all’anno.A fronte di questi aspetti positivi si può verificare un unico aspetto negativo conseguente alle ferite che si eseguono per l’inserimento del prodotto nei vasi linfatici, qua-lora soprattutto non si segua una tecnica appropriata ed il personale non sia altamente qualificato.I punti caratterizzanti di questa tecnica si possono così riassume-re:- utilizzo di materiale adeguato (tipo di trapano e punte da utiliz-zare);- diametro del foro ridotto (3-3.5mm);- profondità non superiore ai primi 2-3 anelli di crescita;- disinfezione delle attrezzature usate e dei fori per favorire la ci-catrizzazione;- utilizzo di principi attivi registrati per tale metodologia ;- utilizzo di pressioni ridotte che non creino problemi ai vasi linfa-tici (circa 0.5-2 bar).Le metodologie di trattamento en-doterapico si possono suddividere in due grandi categorie:- a pressione o micropressione (foto 1), quando il prodotto viene iniettato in pianta con una certa pressione (come una sommini-strazione con siringa);- ad assorbimento naturale (foto
2), quando il principio attivo viene assorbito dalle piante in modo at-tivo tramite infusione o perfusione (come una somministrazione con flebo).Per quanto riguarda i metodi a pressione occorre precisare che ne esistono parecchi (Arbocap, Technogreen, Arbojet, Cemulini, ecc…) sono tutti affidabili, l’im-portante è operare con pressioni che non superino i 2 bar. Valori superiori infatti potrebbero inter-
ferire con le strutture cellulari del legno, causando danni irreversibili alla pianta.L’endoterapia permette e ga-rantisce di evitare con certezza assoluta la dispersione di pro-dotti fitosanitari nell’ambiente, limitando l’impiego delle sostanze
alla quantità minima necessaria, unendo così all’eliminazione totale di rischi per la salute pubblica ed ambientale, anche un notevole ri-sparmio economico.Per concludere voglio ricordare quanto ha dichiarato un famoso ricercatore americano del settore e cioè: “Io non sono contro l’endo-terapia (trunk-injection) ma sono contrario alla cattiva endoterapia”. Questa affermazione è sempre valida, non solo per l’endoterapia,
ma ancora di più in ogni settore della difesa fitoiatrica. Ripeto che, onde evitare danni irreparabili alle piante ed all’am-biente, serve un’alta professiona-lità e gli operatori devono avere un elevato grado di specializzazione.
Ivano Clabassi
Foto 1 - Metodo "Verde Cemulini"
Pompa a pressione pneumatica e ugelli inseriti nel tronco.
Foto 2 - Metodo "Corradi-Ecoiatros"
Flebo gravitazionale utilizzata per l'assorbimento naturale e ago monouso.
14 15
CODROIPO CODROIPO
La storia dell’intera umanità tra
il 1939 e il 1945 è quella del-
la seconda guerra mondiale che,
diversamente da tutti i conflitti
precedenti, è guerra totale, com-
battuta con ogni mezzo: militare,
psicologico, propagandistico; non
solo, dunque, scontro tra eserciti
ma guerra globale con distruzioni
spaventose. Il conflitto non po-
teva finire con una tregua o un
armistizio ma doveva terminare
con l’annientamento di uno dei
due contendenti: mondo libero o
dittatura. Conflitto, dunque, non
limitato ai campi di battaglia ma
che vede protagonista la popo-
lazione civile fiaccata nella sua
capacità di resistenza morale e
lavorativa, sofferente per l’an-
nientamento di città, campagne,
attrezzature industriali, reti stra-
dali e ferroviarie, rotte di comuni-
cazione. Il percorso storico “Sto-
ria Amica”, trimestrale, ha appro-
fondito gli aspetti citati con lezio-
ni, documentazioni di archivio e
iconografia, con la presenza di
esperti con esperienze legate alla
ricerca, alla pubblicazione e con
la visione di documenti spesso
inediti. Tra gli esperti intervenuti
il maresciallo R. Bassi in servizio
presso l’aeroporto “F. Baracca” di
Per interrompere la monotonia insita nello studio elementare, grammaticale, delle lingue straniere e per sollevare lo spirito dei
corsisti e del docente fra una declinazione (in senso stretto, proprio; per esempio, in tedesco, das Leben, des Lebens, dem Leben, das Le-ben: i casi della ‘vita’!) e una coniugazione (per esempio, in spagnolo, quise, quisiste, quiso, ecc.: il passato pretérito, cioè ‘remoto’, in tutti i sensi, del verbo querer ‘volere, amare’), una parte dei nostri corsi di lingua tedesco e spagnolo è dedicata alla letteratura.Letteratura intesa non come amabile conversazione ma, per non al-
Casarsa, ricercatore e scrittore
di testi riguardanti l’aviazione in
Friuli durante il secondo conflitto
mondiale che ha proiettato, tra
l’altro, una serie di fotografie di
apparecchi usati durante il con-
flitto e spiegato la storia dei di-
rigibili presenti negli aeroporti e
hangar friulani. E il prof. Paolo
Strazzolini, docente associato di
chimica all’università di Udine e
storico, ricercatore e scrittore,
che ha illustrato la storia dello
Stato italiano dopo l’8 settembre,
l’istituzione della “Operationszo-
ne Adriatisches Kustenland”, la
nascita della resistenza in Fvg, la
costituzione della “Repubblica di
Carnia” nell’agosto 1944 e l’ec-
cidio di Porzus visto attraverso i
contrasti tra “osovani” e “gari-
baldini” e le missioni alleate. Si
vuole qui ricordare che dall’ago-
sto al settembre 44, le divisioni
Osoppo e Garibaldi Friuli opera-
rono per la liberazione della Car-
nia e la costituzione della “repub-
blica” su una superficie di 2500
chilometri quadrati con 78.900
abitanti e trentasette comuni. La
giunta della repubblica fu costi-
tuita Ampezzo e sviluppò progetti
in amministrazione, in economia,
giustizia e scuola.
La successiva operazione di re-
pressione nazifascista condotta
lontanarci dallo scopo precipuo, linguistico, del nostro studio, come operoso esercizio di traduzione di testi poetici originali in versi, in versi italiani.In questa attività, consapevolmente limitata nel suo ambito scolasti-co, ci confortano tuttavia le parole del letterato e linguista tedesco Karl Wilhelm von Humboldt (1767-1835), esponente dell’idealismo e propugnatore della diffusione di una cultura universale: “tradurre, soprattutto tradurre poeti, è uno dei lavori più necessari in una let-teratura, in parte per accostare agli ignari di lingua straniera forme d’arte e di umanità, ma in parte anche, e specialmente, perché se ne avvantaggia e accresce l’efficacia e la capacità espressiva della propria lingua”.Questo dunque è il duplice scopo del nostro lavoro; e il criterio è
ESERCIZI DI TRADUZIONE
con oltre 40.000 uomini tra te-
deschi, “repubblichini”, X Mas,
reparti etnici, cosacchi, distrusse
la repubblica di Carnia e costò
molte perdite ai difensori e alla
popolazione civile; le forze nazi-
fasciste devastarono il territorio,
rastrellarono e deportarono. La
costituzione del Governo del-
la” Zona Libera della Carnia e
dell’Alto Friuli “permise la nasci-
ta di una costituente che anticipò
alcuni principi fondamentali della
Costituzione italiana. In Carnia fu
davvero scritta una delle pagine
più belle della Resistenza italia-
na.
Ed un legame stretto, il corso Ute
ha scelto di tenere con il proprio
territorio visitando il museo an-
nesso alla caserma “Berghins
“3° Rgt Guastatori di Udine. Tra-
sporto gratuito per i corsisti e im-
mersione attraverso la storia del
reparto nei luoghi della seconda
guerra mondiale da El Alamein a
Tobruk al Don e fino a una realtà
purtroppo attuale di sminamento
nei territori afgani dove le nostre
forze prestano la loro competen-
te assistenza e aiuto alle popola-
zioni.
Non sempre è necessario avere
grossi mezzi per realizzare gran-
di cose. Talvolta coltivare i propri
interessi e dedicare loro il tempo
disponibile può produrre ottimi ri-
sultati. Nel caso del corso “Storia
Amica” la consapevolezza acqui-
sita è stata che senza studio e
comprensione del passato i valori
di libertà, democrazia e rispetto
non hanno fondamenta.
Carmela De Caro
I VALORI DI LIBERTÀ E DEMOCRAZIANEL CORSO DI STORIA AMICA
semplice, passando dalla prima traduzione letterale, interlineare, alla versione finale ritmica, cioè in versi italiani, comunque letterale per quanto possibile.Quindi, versione letterale. Ciò significa che, nella questione fra pro-pugnatori della versione ‘poetica’, volta a ‘interpretare’ il testo (i ‘filologi-poeti’, per i quali tradurre poesia è creare un nuovo verso, una nuova musica: non trasposizione, ma scrupolosa ri-creazione) e propugnatori della versione ‘filologica’, volta a ‘servire’ il testo (i ‘filologi’, i quali ‘mettono alla portata, non creano’), noi seguiamo i secondi. Il nostro scopo è meramente linguistico.La pretesa fedeltà letterale, oggi, è probabilmente antiquata. Gli stessi testi adottati per i nostri corsi (quelli in uso nella scuola media) indul-gono talvolta alla disinvolta approssimazione dei manuali di viaggio (per esempio, in tedesco, traducendo l’originale es gibt ‘c’è, ci sono’, senza menzione del letterale ‘egli dà’; oppure, in spagnolo, riducendo al singolare gli augurali e salutiferi buenos días, buenas tardes, bue-nas noches). Noi comunque cerchiamo di mantenerla il più possibile, sia pure con una traduzione in versi, in quanto si tratta di originali poetici, ovvero di poesia, “la quale, connaturata alla musica, cessa ipso facto di essere poesia non appena, mediante una pedissequa traslitterazione in prosa, le venga tolta ogni vibrazione ritmica di aro-ma musicale” (Vincenzo Errante ed Emilio Mariano, curatori, nella premessa a Orfeo. Il tesoro della lirica universale interpretata in versi italiani, Sansoni 1949).E allora: traduzione poetica = interpretazione in versi. Ma quali versi? Quelli consueti nella tradizione romanza (italiana e spagnola in pri-mis). Infatti anche “nell’uso nostro tre versi sembrano avere la prero-gativa di ricorrere sopra tutti, l’endecasillabo naturalmente, il sette-nario e il quinario” (“In usu nostro maxime tria carmina frequentandi prerogativam habere videntur, endecasillabum scilicet, eptasillabum et pentasillabum”, Dante, De vulgari eloquentia, II, xii, 2).Ma vediamo finalmente due esempi di testi poetici originali con la nostra versione ‘poetica’ a fronte, pressoché letterale.La prima poesia, del poeta espressionista tedesco Jakob von Hoddis (1887-1942), è
WELTENDE (FINE DEL MONDO, 1911)
Dem Bürger fliegt vom spitzen Kopf der Hut,in allen Lüften hallt es wie Geschrei.Dachdecker stürzen ab und gehn entzwei,und an den Küsten – liest man – steigt die Flut.Der Sturm ist da, die wilde Meere hupfenan Land, um dicke Dämme zu verdrücken.Die meisten Menschen haben einen Schnupfen.Die Eisenbahnen fallen von den Brücken.
Al cittadino vola dal sottilecapo il cappello e in ogni ventosi sente risuonar come un lamento.Conciatetti precipitano e in pezzivanno, e sull'arenile- si legge – l'onda sale.Allora è il fortunale,i mari furibondibalzan sulla pianuraper infrangere grossi frangiflutti.Gli uomini, quasi tutti,hanno un'infreddatura.Le ferrovie cadono dai ponti.
Qui la versione italiana, mantenendo le rime, e allentando solo leg-germente la struttura paratattica dell'originale, dovrebbe riprodurne, espressionisticamente, l'effetto dell'assurdo, 'l'estraniamento dal mondo terribilmente e grottescamente espresso' (die Weltentfrem-dung, grausig-grotesk zum Ausdruck gebracht).
La seconda poesia è dello spagnolo Antonio Machado (1875-1939), portatore di una ideologia poetica originale essenzialmente soggetti-va. La poesia, tratta dalla raccolta Campos de Castilla, è
NOCHE DE VERANO (NOTTE D'ESTATE, circa 1910)
Es una hermosa noche de verano.Tienen las altas casasabiertos los balconesdel viejo pueblo a la anchurosa plaza.En el amplio rectángulo desierto,bancos de piedra, evónimos y acaciassimétricos dibujansus negras sombras en la arena blanca.En el cenit la luna, y en la torrela esfera del reloj iluminada.Yo en este viejo pueblo paseandosolo, como un fantasma.
É una splendida notte dell'estate.Hanno le alte casespalancati i balconisull'ampia piazza dell'antico borgo. E nel largo rettangolo desertopanche di pietra, evonimi ed acaciesimmetrici disegnanole ombre nere nella sabbia bianca.Allo zenit la luna, e, nella torre,dell'orologio il cerchio illuminato.Io in questo borgo antico, che passeggiosolo, come un fantasma.
Qui il compito è stato apparentemente più facile, per la quasi perfetta corrispondenza fra versi (endecasillabi e settenari) spagnoli e italiani; e la poesia di Machado, nel perfetto equilibrio fra tempo e paesaggio, fra paesaggio esteriore e paesaggio interiore, permane inalterata, evidentemente superiore a qualsiasi traduzione.
Agostino Mangiacapra
16 17
CODROIPO CODROIPO
17
Breve fu la vita di Diana
Spencer ma intensa, com-
plicata, contradditoria: un con-
densato di ingenuità e astuzia,
di idealismo e opportunismo, di
gioie e frustrazioni. Ma l’aspetto
unico, perdurante di quella vita
fu la ricerca dell’amore sempre
offerto con entusiasmo e sem-
pre ricambiato col tradimento e
con l’indifferenza, con una sola
eccezione: il popolo, il suo po-
polo, la gente, le folle di tutto il
globo, che sempre la amarono
così com’era, senza fare distin-
zioni, ciecamente.
La sua tomba, su un’isoletta nel
lago di Althorp, all’interno del
grande parco di proprietà dei
conti Spencer, giace entro un
piccolo tempio dorico fra i sa-
lici piangenti. Folle provenienti
da tutto il mondo vi accedono
e vi sostano in preghiera come
fossero a Lourdes. La sua in-
credibile scomparsa generò
un’emozione di massa: in pochi
giorni furono consacrati al suo
culto trentamila siti internet, al-
tari elettronici, candele virtuali,
preghiere on-line. Per lei Elton
John scrisse di getto la bella
canzone che in poche settima-
ne vendette - record assoluto -
34 milioni di CD. Due miliardi di
persone rimasero come ipnotiz-
zate davanti al televisore. L’on-
da della commozione popolare
fu oceanica, senza precedenti,
una catarsi collettiva di propor-
zioni planetarie. E’ difficile, se
non impossibile, dare una spie-
gazione razionale a tutto ciò, e
quindi proverò ad esporre una
sintesi della di lei breve esisten-
za, affinché ognuno si cimenti in
quell’arduo compito. Per quanto
mi concerne ho concluso che
l’intima essenza delle creature
umane rimane un mistero noto
solo a Dio. Diana, nata da fami-
glia nobile e di antico lignaggio,
viene scelta come sposa del
Principe di Galles, ereditario al
trono d’Inghilterra. Essa portò
in dote, oltre alla sua bellezza
e alla sua estrazione aristocra-
tica, la verginità fisica e mentale
di una giovinetta di 19 anni pro-
tesa verso ciò che idealizzava
come un grande sogno d’amo-
re. La realtà era ben diversa e
le apparve, crudamente, già
durante il fidanzamento : Il prin-
cipe Carlo, di 13 anni più anzia-
no, aveva un’amante di cui non
faceva mistero, la signora Ca-
milla Parker Bowles, sposata e
madre di un bambino. La rottura
del fidanzamento le fu preclusa
dalla sua stessa famiglia : la
macchina gigantesca del Royal
Wedding non poteva essere ar-
restata.
Il ménage extra-coniugale si
protrasse regolarmente anche
dopo le nozze che furono cele-
brate con grande fasto il 29 lu-
glio del 1981 e la conseguenza
fu per Diana infelicità, bulimia,
frustrazione.
Essa comprese troppo tardi che
il suo ruolo nella famiglia reale
era sostanzialmente quello di
assicurare la continuità della
stirpe sul trono inglese.
Quando decise di affrontare con
Carlo la questione di Camilla,
egli non si scompose, anzi, le
rispose sorpreso: “Cosa vuoi
cara, che io sia il primo principe
di Galles a non avere un’aman-
te?”. La vita coniugale, pur al-
lietata dalla nascita di William
e poi di Harry, si protrasse in
un rapporto reso difficile anche
dall’indifferenza venata di osti-
lità della sovrana e da una bu-
limia galoppante. La popolarità
di Diana ebbe inizio con i viaggi
di rappresentanza nelle sconfi-
nate terre dell’ex-impero e nei
grandi Paesi della terra. Sulla
scena pubblica Diana rifulgeva
come una star assoluta e Carlo
vi appariva come un grigio com-
primario, un accompagnatore
sullo sfondo. Ogni viaggio fu
come la tappa di una trionfale
tournée. Alla Casa Bianca, sotto
gli occhi ammirati di Ronald e
Nancy Reagan, Diana volteggia
tra le braccia di John Travolta.
A Parigi, al banchetto offerto
all’Eliseo in suo onore, incanta
il galante Presidente Mitterand.
Nelle terre africane si prodiga
fra le folle dei disperati e porta
conforto ai malati e agli infeli-
ci. A New York nel 1989 visita i
senzatetto e i bambini sieropo-
sitivi in agonia all’ospedale di
Harlem.
Quando cominciarono a trape-
lare indiscrezioni sul suo non
felice matrimonio fu come se
Diana conquistasse un’altra
medaglia sul campo: il fallimen-
to coniugale la fa apparire ancor
più umana, più vulnerabile, più
vicina alla gente comune.
Ma dopo sette anni di un matri-
monio fallito Diana, come per un
inconfessato desiderio di risarci-
mento, si abbandona con estre-
ma imprudenza a una passione
d’amore per il suo maestro di
equitazione, il maggiore di ca-
valleria James Hewitt. L’ufficiale
non gentiluomo, trasferito prima
in Germania e poi in Kuwait,
trarrà vantaggio dalle lettere
che gli pervenivano dalla princi-
pessa per diventare miliardario:
colui che la stampa poi defini-
rà giuda, sorcio, viscido verme,
non si farà scrupolo di vendere
l’esclusiva dei suoi amplessi a
un tabloid che per quel torrido
memoriale lo ricoprirà d’oro. Un
secondo James, commerciante
di auto usate, viene evidenziato
nella vita di Diana dall’intercet-
tazione che un radioamatore fa
in una notte di San Silvestro, tra
la principessa a casa e James
Gilbey in auto al cellulare: tren-
ta minuti di una conversazione
piena di dettagli su una inequi-
vocabile e reciproca passione
amorosa. La rottura, inevitabile,
venne ufficialmente comunica-
ta alla Camera dei Comuni dal
premier Major che, con tono
grave e con un lampo di incre-
dulità nella voce, il 9 dicembre
1992 annuncia: “Il Principe e
la Principessa di Galles hanno
amichevolmente deciso di se-
pararsi”. Diana, ritornata single,
appare ancora più bella e pa-
drona della sua femminilità. La
stampa rosa l’assedia e le attri-
buisce una girandola di flirt, non
sempre veritieri ma spesso sì.
Vediamo quelli realmente esisti-
ti e certificati. Il sergente Barry
Mannakee, una delle sue guar-
die del corpo: entrato nel mirino
dei servizi segreti il sergente
viene trasferito, poi muore in un
incidente di motocicletta.
L’ispettore di Scotland Yard Ken
Wharfe, addetto alla di lei sicu-
rezza: rivelò la relazione con un
libro di memorie uscito dopo
la morte di lei, e sul quale fu
scritto il copione del film ‘Bo-
dyguard’ con W. Houston e K.
Kostner. Oliver Hoare, antiquario
ed esperto in arte islamica. Will
Carling, capitano della naziona-
La riflessologia ha origini molto antiche. Già nei Veda,
antichissimi libri sacri dell’In-dia, si legge che non sarà colto da alcuna malattia chiunque massaggerà i propri piedi pri-ma di andare a dormire.Esiste una famosa pittu-ra murale che risale al 2330 a.C., ritrovata nella tomba di un medico egiziano, la quale rappresenta due uomini dalla pelle scura che massaggiano il piede a due uomini dalla pelle chiara.Agli inizi del ‘900 W. Fitzgerald, un otorinolaringoiatra america-no, elaborò la terapia naturale.Alla base di tale teoria vi era la scoperta che applicando una certa pressione alle dita si ot-teneva un effetto anestetico.Fitzgerald suddivise il corpo in 10 zone longitudinali uguali che andavano dalla sommità del capo alla punta dei piedi. Furono poi un medico, il dottor Riley, e sua moglie, che apprez-
zarono le ricerche di Fitzgerald che svilupparono ulteriormente la terapia zonale e aggiunsero le linee orizzontali che attra-versavano la superficie di mani e piedi.Riley scoprì che una pressione profonda, soprattutto nei piedi, stimola le linee zonali, migliora l’apporto ematico e la trasmis-sione nervosa, disintossica le aree congestionate, e riduce il dolore.Ma in realtà fu l’assistente di Riley, Eunice Ingham che era
una fisioterapista, a fondare la reflessologia plantare.La Ingham negli anni Trenta cominciò a sviluppare la teo-ria dei riflessi plantari ed ebbe l’opportunità di trattare cen-tinaia di pazienti e analizzare ogni punto riflesso finché fu in grado di affermare con cer-tezza che “i riflessi sui piedi rappresentano un’immagine speculare precisa degli organi, delle funzioni e delle strutture del corpo umano”.Che cos’è la riflessologia plantare?La riflessologia plantare olisti-ca è una terapia complemen-tare che utilizza la pressione per stimolare e trattare le zone riflesse del piede.La pianta del piede è ricchis-sima di terminazioni nervose che formano estesi collega-menti con tutte le parti del cor-po tramite il midollo spinale e il cervello: sotto di essa sono infatti situati dei punti riflessi
LA VERA STORIADI LADY DIANA
le di rugby. Christofer Whalley,
un immobiliarista incontrato nel
Harbour Club, la palestra più
elegante di Londra. Il divorzio
arriva dopo due clamorose in-
terviste rilasciate tra il ’94 e il
’95 alla BBC: la prima di Carlo
e la seconda, esplosiva, di lei
che definisce Carlo “inadatto a
regnare” scatenando l’ira di Eli-
sabetta II.
Immancabilmente il popolo sta
dalla parte di Diana: in un son-
daggio a caldo l’85% degli in-
glesi ne apprezza il coraggio e
l’onestà. Dopo il divorzio all’oriz-
zonte di Diana sorgono due re-
lazioni importanti, ambedue
connotate da personaggi ma-
schili di religione musulmana: il
cardiochirurgo Hasnat Khan e il
rampollo di famiglia miliardaria
Emad Al Fayed detto Dodi. Col
primo l’innamoramento fu mor-
boso: Diana fece progetti matri-
moniali, purtroppo non condivisi
dal dottore.
Con Dodi condivise la morte
violenta un mese dopo l’uscita
pubblica del loro flirt. Il 31 ago-
sto 1997, a Parigi, 25 minuti
dopo mezzanotte, la mercedes
con i due a bordo, inseguita
dai fotografi, imbocca il tunnel
di Place de l’Alma a una velo-
cità tripla di quella consentita e
si schianta contro il 13° pilone
di cemento armato. L’autista e
Dodi muoiono sul colpo, la guar-
dia del corpo grazie alla cintura
di sicurezza si salva, Diana ri-
mane incastrata tra i sedili, in
ginocchio: ci vorrà più di un’ora
per liberarla dalle lamiere.
Morirà tre ore dopo nell’ospe-
dale Pitié-Salpetrière senza
mai riprendere conoscenza.
L’autista, Henry Paul, agente
dei servizi segreti britannici, era
ubriaco e sotto l’effetto di psi-
cofarmaci. Sull’evento furono
confezionate le teorie più biz-
zarre, ma il mistero, quello più
grande, fu l’affetto assoluto, in-
transigente, irrazionale del suo
popolo, ancor più stupefacente
se si considera la freddezza e il
riserbo compassato dell’animo
britannico.
Gino Monti
strategici.L’esame di queste zone rifles-se, disposte sui piedi e sulle mani consente di individuare in quali parti del corpo siano presenti disarmonie.La reflessologia plantare ha come scopo il rilassamento to-tale e il raggiungimento di uno stato di profondo equilibrio e armonia, dato che quasi il 75% dell’insorgere delle malattie deriva dagli effetti dello stress che abbatte le difese immuni-tarie.Non è un modo per diagnosti-care malattie, compito specifi-co del medico, si tratta di una valutazione energetico-funzio-nale globale, in cui vengono presi in considerazione nel loro insieme, gli aspetti fisici, psichici ed energetici di una persona.La pratica riflessologica ha un valore di prevenzione, con il massaggio al piede è infatti possibile ottenere un riequili-brio generale.Se la persona però, non modi-fica gli aspetti della propria vita che hanno procurato il disequi-librio il corpo tornerà a dare segnali di (in)sofferenza.Con la riflessologia plantare non si può mai danneggiare, uomini di tutte le culture si
LA PRATICA RIFLESSOLOGICANELL'EQUILIBRIO PSICO-FISICODELLA PERSONA
18 19
CODROIPO CODROIPO
Degli indicatori della presen-
za romana in Friuli uno dei
caratteri distintivi riguarda l’ar-
chitettura sepolcrale.
In tutte le regioni soggette all’Im-
pero accanto alla persistenza
delle tradizioni locali si osserva
un completo assorbimento dei
costumi e dei modelli funerari di
Roma. A partire dal II sec. a.C.
l’architettura tombale assunse
un aspetto monumentale.
Le necropoli si svilupparono
lungo le principali vie di comu-
nicazione e la perpetuazione
della memoria e dello status dei
defunti fu affidata a monumenti
funerari ben visibili a chi per-
correva quelle strade.
L’élite aristocratica trasformò
il sepolcro in uno strumento di
autorappresentazione e la visi-
bilità del monumento funerario
divenne un fattore essenziale.
Anche ad Aquileia i monumen-
ti funerari più importanti furo-
no collocati lungo le strade di
accesso alla città, mentre le
sepolture dei ceti più umili ri-
empirono gli spazi liberi, tra un
monumento e l’altro, o si con-
centrarono in appezzamenti più
distanti dalla strada (il costo del
terreno variava in relazione alla
sua distanza dal fronte stradale).
Osservando la distribuzione del-
le necropoli nel nostro territorio
notiamo come nel corso del I e
del II sec. d.C. la romanizzazio-
massaggiano i piedi da sempre senza conoscere mappe e cor-rispondenze, per un bisogno naturale, trovando in questo una risposta di rilassamento e benessere.Il massaggio si può praticare a tutti, dal neonato all’anziano e in qualsiasi situazione.Durante la gravidanza e il par-to il riflessologo può ridurre la
nausea mattutina e in caso di dolore alla schiena la reflesso-logia può venire in aiuto.Oggi la reflessologia è una del-le forme più diffuse di medici-na complementare.Uno dei motivi per cui affa-scina è la semplicità: servono solo due mani, la conoscenza e l’esperienza.
Graziella Buttò.
ne della nostra regione avesse
raggiunto la massima estensio-
ne, arrivando dalla montagna al
mare, da Comeglians a Grado,
da Caneva a Gorizia e fino a
Trieste e Muggia. La zona dove
la concentrazione di necropoli
romane è più rilevante corri-
sponde al basso Friuli e al Friuli
centrale. La destra Tagliamento,
soggetta all’agro concordiese,
presenta una bassa densità di
sepolture, concentrate soprat-
tutto nella fascia pedemontana
e nella bassa pianura. Nel corso
II secolo d.C. si assiste ad un
diradamento dei siti sepolcrali
che diviene, nei secoli succes-
sivi, via via più consistente rag-
giungendo il culmine tra il IV e il
V secolo d.C. Già dalla fine del
II sec. d.C. guerre e pestilenze
avevano causato una drastica
diminuzione della popolazione
soprattutto nelle campagne.
Nonostante la crisi avesse por-
tato a un generale abbandono
delle zone rurali, alcune necro-
poli, lontane dai grandi centri,
hanno evidenziato una continu-
ità d’uso che persisterà almeno
fino al IV secolo d.C., ne è un
esempio la necropoli di Iutizzo
di Codroipo. I rinvenimenti ar-
cheologici confermano che que-
sta regione ha vissuto epoche
LA ROMANIZZAZIONEDELLE SEPOLTURE IN FVG
di grandi splendori e di grandi
sofferenze. La fertilità della pia-
nura, i numerosi valichi alpini
facilmente difendibili ma anche
percorribili in ogni stagione, la
presenza di fiumi navigabili, la
prossimità con le regioni d’ol-
tralpe ricche di miniere metal-
lifere, gli approdi marini, hanno
reso questo territorio appetibile
a molte popolazioni che al pari
dei Romani hanno saputo ap-
profittare della sua posizione e
delle sue risorse.
SVILUPPO SOSTENIBILEE CAMBIAMENTICLIMATICI
La più nota definizione di Svilup-
po Sostenibile è quella fornita
dalla Commissione Mondiale per
l’Ambiente e lo Sviluppo, presiedu-
ta da Gro Harlem Brun- dtland, nel
1987 “Lo sviluppo sostenibile sod-
disfa i bisogni del presente senza
compromettere la possibilità delle
generazioni future di realizzarli”. Il
concetto di sviluppo sostenibile si
basa su tre dimensioni: ambientale,
economica e sociale. Tutte le sfide
della sostenibilità tra cui, in primo
luogo, la questione dei cambiamen-
ti climatici, non sono unicamente
relative al settore ambientale, ma
hanno pesanti ricadute anche sul
sistema economico e sociale. Il ri-
scaldamento, di conseguenza, si
distribuirà in modo disuguale pro-
vocando dei fenomeni metereolo-
gici estremi più frequenti e impre-
vedibili rispetto agli attuali creando
problemi ambientali e sociali (come
le ondate di calore dell’estate e
le catastrofi idrogeologiche delle
piogge del mese di novembre nel
2012). Oltre a ciò, la composizio-
ne e la distribuzione geografica di
molti ecosistemi (foreste, praterie,
deserti, sistemi montani, laghi, zone
umide, oceani, etc.) tenderanno a
trasformarsi e modificheranno l’at-
tuale quadro mondiale di produzio-
ne alimentare. Inoltre, a causa della
variazione del livello del mare, gli
ecosistemi marino-costieri e le re-
lative città risulteranno seriamente
danneggiati.
Visto che i governi del mondo non
riescono a raggiungere un accordo
globale serio e adeguato sul clima,
è assolutamente necessario, proce-
dere ad una rivalutazione dei nostri
stili di vita e dei modi di produrre
su cui si basa la nostra società per
frenare questi trend. Diventa, quin-
di, sempre più urgente adottare uno
stile di vita, personale e collettivo,
parsimonioso, pulito e lento, inserito
nei cicli naturali rispetto all’attuale
e che sappia distinguere tra i biso-
gni reali e quelli imposti dai media.
In questo nuovo tipo di società tutti
noi dobbiamo agire per cambiare le
nostre modalità di consumo, privi-
legiando prodotti provenienti dalla
nostra terra, realizzati dai piccoli
produttori locali e favorendo la dif-
fusione di tecnologie che riducano
i consumi energetici e la produzio-
ne di rifiuti. Per raggiungere questi
scopi è necessario elaborare un
paradigma alternativo al sistema di
valori fondato sull’ossessione della
crescita economica illimitata. Si può
decidere di continuare a vivere come
se niente fosse, correndo il rischio di
ritrovarsi spiazzati di fronte al venir
meno delle sicurezze che abbiamo
erroneamente dato per scontate.
Oppure possiamo metterci in moto
da subito per essere pronti ad un
cambiamento d’epoca che potrebbe
restituirci anche l’opportunità di una
vita più appassionante e più rispet-
tosa per l’ambiente. Parola d’ordine:
essere più creativi e responsabili
per creare un mondo migliore per
noi e i nostri figli.
Paola Triolo
20 21
CODROIPO CODROIPO
LA MOSTRA DELL'UTE CODROIPESEALLESTITA DURANTE LA FIERA DI SAN SIMONEEDIZIONE 2012 A CODROIPO Foto servizio di Krisztina Vèrtes
22 23
Con l’inizio di ottobre ci siamo
ritrovati, con serenità e amici-
zia, ogni martedì dalle ore 16
alle ore 18, insieme al maestro,
professor Bruno Ventulini.
Ogni anno al gruppo iniziale si
sono aggiunti e alternati sem-
pre nuovi corsisti.
Non è di certo tanto facile sco-
prire e far emergere “l’arte che
c’è in noi”, ma con il “maestro”,
il dialogo, il confronto, il tempo,
l’esercizio, la pazienza, l’osser-
vazione, passo dopo passo, ac-
quisiamo familiarità con la ma-
tita, i colori, la luce, le ombre, le
dimensioni, la prospettiva ecc.
con risultati anche buoni.
Per realizzare un’ opera, non
basta l’entusiasmo iniziale,
ma è necessaria. La presenza
del “maestro”, partecipe alle
nostre fatiche, pronto a consi-
gliare per rimediare, migliorare
il lavoro, motivarci ad andare
avanti con ripresa fiducia e co-
raggio.
Sono state significative le espe-
rienze e opportunità che abbia-
mo avuto nel corso dell’anno:
Mostra “opere” nella villa Bel-
lavitis, il 31 marzo 2012 al ter-
mine dell’anno.
La nuova sede della mostra e
il maggior tempo di apertura al
pubblico, (tre pomeriggi), hanno
favorito la visita di un numero
superiore, agli anni precedenti,
di visitatori con grande soddi-
sfazione di tutti.
Partecipazione mostra concor-
so di pittura a Latisana, 24-31
marzo.
La mostra - concorso di pittura
promossa dalla sezione di Lati-
sana (Ute) era aperta agli artisti
del triveneto.
La rassegna si è chiusa alle ore
17 del 31 marzo alla presenza
del Consigliere delegato alla
cultura del comune di Latisa-
na, Lauretta Iuretig e di Daniela
Ambrosio, presidente dell’Ute,
con la consegna dei premi agli
artisti prescelti da una qualifi-
cata giuria.
Alla mostra abbiamo partecipa-
to in due dell’Ute di Lestizza.
Tra i 200 quadri esposti, da po-
ter ammirare al Circolo Cultu-
rale La Cantina, le nostre due
opere sono state segnalate tra
le prime venti, per la qualità.
Giovedì 12 aprile gita a Rovigo:
visita mostra di pittura “i divi-
sionisti”.
VALVASONE“Non sempre gli aquiloni ri-
escono a volare. Se non c’è il
vento che li solleva finiscono
a terra e si rompono; ma poi
“rappezzati” possono ancora
tornare a volare a volte più in
alto di prima” (Romano Batta-
glia).
Il nostro “vento” a un certo
punto dell’anno è stato il “ma-
estro” proponendo al gruppo il
progetto di realizzare qualche
“opera” ispirandoci al paese
di Valvasone e così abbiamo
ripreso quota.
Con le realizzazioni dal titolo “I
silenzi di Valvasone” abbiamo
partecipato alla mostra di fine
anno nella nostra sede di Le-
stizza, poi a Codroipo e a Val-
vasone in date diverse.
Dal 29 giugno al 1 luglio, in
una sede a dir poco straordi-
LESTIZZA LESTIZZA
Nel ritrovarci al consueto
saluto di fine anno accade-
mico, desideriamo evidenziare
il sensibile aumento del nume-
ro dei Corsisti rispetto all’anno
scorso (da 159 a 187).
Con il passare degli anni ci si
accorge sempre di più che l’Ute
non è una soluzione per il tem-
po libero, ma la risposta a do-
mande ed interessi autentici.
Questo, emerge soprattutto nei
colloqui che, spontaneamente,
incontrandoci magari nei corri-
doi, nei ritagli di tempo, nasco-
no tra noi.
La conoscenza profonda delle
persone e le necessità emer-
gono soprattutto in questi mo-
menti.
Altra caratteristica che va svi-
luppandosi sempre più in questi
ultimi anni è l’aumentato dialo-
go durante le lezioni, che rende
il lavoro più produttivo e stimo-
lante.
Rispetto ai primi anni, impegno
culturale e preparazione gene-
rale di base sono in costante
positiva evoluzione.
Non vogliamo fare qui un mero
elenco delle attività svolte poi-
ché gli stessi Corsisti ne cono-
scono già l’ottimo livello dovuto
ai nostri Docenti, ai quali va il
nostro grazie!
Siamo grati, inoltre, a tutti coloro
Da quattro anni il dottor Pa-
gavino tiene un seguitissimo
Corso di restauro nella Sezione
di Lestizza.
L’iscrizione è quanto mai am-
bita e “difficoltosa” sia per la
materia che richiede una guida
costante e personalizzata per
ognuno degli iscritti sia per lo
spazio ristretto nel quale ci si
trova ad operare, tenendo anche
presenti le caratteristiche e le
forme dei materiali sui quali si
lavora. Ne discende la necessità
del numero chiuso e di una co-
stante modulazione temporale
di lavoro non facile.
Molto giovane, ma con una
grossa esperienza maturata sia
in Italia sia all’Estero, nel suo
laboratorio di restauro riesce a
coniugare professionalità, corte-
sia e disponibilità con risultati, a
nostro parere, ottimali.
Abbiamo pensato che fargli
qualche domanda, proprio nella
sua sede di lavoro, sarebbe sta-
to, per noi, un approfondimento
interessante.
Dottor Pagavino, potrebbe spiegarci la differenza tra “vecchio” e “antico”?Solitamente con il termine “an-
tiquariato” si indicano manufatti
che abbiano già superato il se-
colo di età, mentre tutto ciò che
ha meno di 100 anni è solamen-
te “vecchio”.
L’antiquariato è un campo va-
stissimo.
Quale settore ha approfondito nel suo Corso? Il settore è de-
cisamente vasto, legno, dipinti,
pietra, metallo ecc.; ma nel cor-
so mi occupo solo di dare delle
linee generali piuttosto semplici
sul restauro del legno per po-
ter intervenire su quei mobili,
solitamente “vecchi” che ci ri-
troviamo in casa ereditati dalle
generazioni immediatamente
precedenti.
Come si comporta il mercato in questo periodo di crisi, te-nendo presenti le sue peculia-rità e il tipo di utenza? In que-
sto periodo il mio settore, come
anche altri campi, ha risentito
della crisi, sia per l’aumento dei
prezzi delle materie prime e dei
costi di gestione della attività
stessa, sia per la diminuzione
delle committenze. Sicuramente
la flessione maggiore riguarda
la clientela di livello medio dove
la crisi ha sicuramente colpito
maggiormente, mentre le com-
mittenze su manufatti di mag-
giore pregio non sono per nulla
in flessione.
Molte persone usano mescolare
nell’arredamento la funzionali-
tà del moderno (ad es. cucina,
guardaroba, bagno) con qualche
mobile antico, dando, così, una
particolare personalità, un colo-
re alla casa.
Oggi, questo è ancora compa-tibile con i prezzi del merca-to? La mia clientela è piuttosto
vasta e variegata: ad un livello
medio si tende principalmente
ad inserire nella propria abita-
zione pezzi puramente affettivi e
spesso di valore modesto, men-
tre la clientela più abbiente cer-
ca piuttosto il pezzo d’antiqua-
riato particolare e prestigioso
per completare l’arredamento
delle loro abitazioni. Investimen-
to, piacere personale, memoria.
Le persone spendono anco-ra, o meglio, tutto ciò è an-cora accessibile? Certamente
è ancora un buon investimento
soprattutto rispetto ai mobili di
produzione moderna spesso
realizzati con materiali sem-
pre meno naturali e soprattutto
che, operando nell’Amministra-
zione Comunale e nella Scuola,
ci consentono di portare avanti
questo lavoro.
Molto spesso il loro aiuto spon-
taneo esula dalle mansioni
“specifiche” e contribuisce a
risolvere problemi e ad allegge-
rire le situazioni nelle “normali
emergenze” (bel pasticcio di
parole!) che spesso si propon-
gono. Grazie, cari amici e arri-
vederci.
Adele Russo Perez
SEZIONE DI LESTIZZA
scarsamente adatti a diventare
nel futuro il nuovo antiquariato.
Ciò nonostante, come l’arreda-
mento moderno, anche il campo
dell’antiquariato è soggetto alle
mode, locali ed estere, per cui
ci sono mobili e stili più attuali
rispetto ad altri.
Il mercato friulano, italiano, europeo. Quali differenze ri-scontra? Per quanto riguarda il
settore del restauro del mobile,
in Friuli è sicuramente una re-
altà provinciale, sia per la posi-
zione geografica marginale, sia
perché l’interesse per l’antiqua-
riato, e quindi per il restauro, è
relativamente recente.
Nella nostra zona molto spesso
si nota un atteggiamento dilet-
tantesco e hobbistico nei con-
fronti della figura del restaura-
tore rispetto al resto d’Europa,
dove la figura del restauratore
professionale è tenuta molto più
in considerazione.
Questo atteggiamento più “eu-
ropeo” permette al restaurato-
re di poter lavorare in maniera
più accurata e qualitativamente
migliore. Questo è quello che
offro alla mia clientela, qualità
maggiore nelle lavorazioni e nei
prodotti proposti in vendita.
Adele Russo Perez
INTERVISTA A GIANLUCA PAGAVINOdocente del corso di restauro mobili vecchi e antichi
LABORATORIO ARTISTICONuove esperienze e "soddisfazioni"nel gruppo di partecipanti
naria, nella loggia del castello
di Valvasone. All’inaugurazione
presenziata dal vice sindaco,
venerdì 29 giugno, verso le 19
di sera, sotto un sole sfolgo-
rante, era presente anche una
rappresentanza di Lestizza con
il “maestro”.
Oltre ad ammirare l’insieme dei
quadri esposti, quasi ad anfite-
atro, abbiamo avuto la soddi-
sfazione di visitare il castello
guidati con competenza dal
medesimo vice Sindaco.
Chi sa se le nostre “opere”
sono arte autentica?
“L’arte autentica, è un’avventu-
ra dello sguardo che non finisce
mai. Guardare un quadro non
vuol dire “capirlo” ma esserne
interrogati, venirne trascinati
dentro fino ad orizzonti inizial-
mente inimmaginabili”
(William Congdon - pittore).
Ci auguriamo che chi vedrà,
in seguito, le nostre mostre ne
venga coinvolto al punto da vo-
ler percorrere un po’ di strada
assieme a noi, con serenità e
amicizia fruttuosa.
Opere di: Agostina Marangone,
Bianca Tramontin, Franca Tri-
gatti, Egidio Codarini.
24 25
LESTIZZA RIVIGNANO
PARLANDO ALL'UTEE ...RICORDANDO
C’è un detto friulano che re-
cita così “Se il fum al va a
tramont, cjape il sac e va’ pal
mont”. Naturalmente, guardan-
do i fuochi del “pan e vin”. Ne-
gli anni dopo la seconda guerra
mondiale, parlo del ’50-’60,
questo fumo andava sempre “a
tramont”.
Non sacchi sulle spalle, ma va-
ligie di cartone legate con spa-
ghi, cinture e lacci.
I paesi si svuotavano della “me-
glio gioventù”.
Nel nostro comune tanti sono
partiti, molti sono tornati. Con
il frutto del loro sudore, si sono
costruiti la casa, garantita una
posizione e una vecchiaia digni-
tosa.
Altri, come diceva mio padre,
“son tornati dalla Francia con tre
pulci sulla pancia”. Vuoi che non
abbiano avuto fortuna o vuoi per
godersi la vita a loro modo. Chi
lo sa!? C’è chi è rimasto nella
terra che li aveva accolti, prima,
come forestieri portatori di ma-
lattie... Non per niente a Chiasso
bisognava sottomettersi a visite
mediche, raggi e “Zoll” doga-
na. Poi, noi “cattolici con altre
usanze di mangiare e di vestire,
si era sempre a confronto.
Ma, nonostante tutto, ci sono
stati matrimoni tanti matrimoni
misti e friulani che hanno deci-
so di rimanere per sempre.
Anche una mia sorella ha spo-
sato uno svizzero di religione
protestante. La sua famiglia per
molti anni le ha chiuso la porta
in faccia e nessuno si è dimen-
ticato che lei era italiana.
Quando suo figlio, ufficiale
dell’esercito elvetico, fece la
domanda per diventare pilo-
ta, nonostante gli ottimi voti, il
giuramento in chiesa, tutto ok
secondo le regole locali, fu re-
spinto perché di madre italiana.
Io lavoravo in una fabbrica di
“tricotwarefabrich” dove si tes-
seva e si confezionava maglieria
intima. Era un piccolo laborato-
rio a conduzione familiare.
La signora Zingg, titolare assie-
me al fratello, era di una edu-
cazione unica. In laboratorio
sempre con il suo grembiule
bianco candido, anche se arri-
vava in pelliccia. Il fratello era
un tipo molto rude; però se lo
incontravi per strada alzava il
cappello e salutava con il loro
“Gruss Gott”.
Per me bastava quel gesto così
galante, quel saluto che nei no-
stri paesi gli uomini riservavano
forse solo alle icone della Ma-
donna.
Ero la sola italiana in mezzo ad
una trentina di operaie svizzere.
In principio veniva vicino a me
una donna italiana, ma nata in
Svizzera, a farmi da interprete.
Mi disse che dovevo imparare
alla svelta perché lei lavorava
“a cottimo” (più produceva e
più prendeva) e se stava dietro
a me non le garbava. Così ho
dovuto, come si suol dire “tirare
su le orecchie” e imparare alla
svelta.
Ero diventata la “fraulein” Gom-
ba. In poco tempo dovevo impa-
rare ad utilizzare tutte le mac-
chine da cucire che funzionava-
no con il movimento del ginoc-
chio, con due, sei, otto aghi, mai
viste prima. Noi a casa si aveva
ancora una macchina a mano-
vella. La notte avevo gli incubi
per la paura di non farcela, ma
in poco tempo ce l’ho fatta. La
lingua rimaneva il più grande
problema. Così, sono andata al
chiosco della stazione e mi sono
comprata, per 1 franco, un pic-
colo vocabolario italiano-tede-
sco e in un quaderno scrivevo le
parole che mi servivano.
Ora, ero il loro “Jolly”: quando
mancava una operaia, io dove-
vo sostituirla. Non è stato faci-
le. Era tutta così nuova la mia
vita piena di emozioni, pure di
pianti e di nostalgia. In quel
piccolo paese, Mollis, così si
chiamava, chiuso fra le mon-
tagne, l’inverno era lungo. Mi
piaceva guardare dai finestroni
della fabbrica quelle grandiose
nevicate, i figli dei “bacani” che
per andare a scuola scendeva-
no con gli sci dalle colline tutte
intorno, le mucche che a pri-
mavera salivano ai pascoli per
la prima volta e le più anziane
avevano una corona di fronde e
fiori attorno al collo ed il suono
dei campanacci si perdeva su
per il sentiero.
Il primo giorno di primavera era
usanza che il fiorista del comune
“Rathaus”, con il suo grembiule
di cuoio, ornasse di gerani ogni
fontana del paese. Il 2 Giugno i
treni internazionali che arrivava-
no dall’Italia avevano,incrociate
sul davanti della locomotiva, due
bandiere con il nostro tricolore.
Allora sì che le lacrime salivano
agli occhi e una forte emozione
ti prendeva il cuore. Eri in terra
straniera.
Quando ho terminato, per mo-
tivi di famiglia, il mio periodo di
lavoro, ho avuto una lettera di
“ben servito” (non so se si dice
così). Dopo due anni, ritornan-
do da sposata in Svizzera, l’ho
presentata all’Ufficio del Per-
sonale della “Landis e Gyr” di
Zug, L’impiegato mi ha detto:
“Lei, Signora, con questa lettera
può andare in ogni fabbrica del-
la Svizzera e sarà sempre bene
accolta”. Alla fine della lettera
c’era scritto “Waren gut - sehr
gut”. Ero congedata con onore,
come i “Marines”.
Gioconda Bruna Gomba
Sono convinto che per progredire
ci sia bisogno di un lento ma co-
stante ricambio, offrendo novità non
collaudate da affiancare allo zoccolo
duro dalle basi ampiamente speri-
mentate. Così nasce un programma
solido, già in parte testato, ma che
di anno in anno ringiovanisce un
po’. Magari è lo stesso insegnante,
conscio di un calo di interesse, a
La decisione presa in passato
dal nostro coordinatore Mar-
cello Pestrin, assieme agli allora
dirigenti della Bocciofila Rivigna-
nese, di inserire nel programma
dell’Università della terza età il
gioco delle bocce è stata molto
apprezzata. Infatti, questa attività
sportiva viene accolta con entu-
siasmo da numerosi corsisti, sia
donne che uomini, di varie età,
soprattutto perché seguiti da
un bravo e paziente istruttore in
campo. Il corso, iniziato con Gia-
como Marchiol, allenatore della
locale squadra che militava in se-
rie A, e continuato con Armando
Dose, ha oggi come insegnante
Raffaele Nascimben. In tutti è
stato da subito chiaro che più
proporre l’alternativa, così Memoria
collettiva del prof. Guido Sut diventa
Costruiamo le lingue e Letteratura
italiana del prof. Giuseppe Scaini si
trasforma in Conoscete l’Italia del
nord? Percorsi senz’altro innovativi
e interessanti, come lo sono gli in-
nesti di Storia dell’arte sacra, Storia
moderna, Incontri in poesia, Attuali-
tà in medicina, Riflessologia, Linux,
Ri-Educazione stradale e Lavorare il
cuoio. Sono anche convinto che una
certa attenzione la si debba porre
sull’aspetto aggregativo del gruppo
e, non ultimo, sulla solidarietà che
questo può generare. Siamo “anima-
li” sociali, amiamo la compagnia e lo
si nota durante l’attesa di entrare in
aula o durante i lavori nei vari labo-
ratori quando volentieri ci si scam-
bia saluti, notizie, pettegolezzi e si
è indotti a una sana allegria. Da qui
germoglia anche un’entusiasmante
solidarietà. Uno inizia e altri seguo-
no con la convinzione che si può e
si deve fare di più. Nascono idee, i
gruppi propongono e alla fine si re-
alizza per questo o quell’ente bene-
fico, per questa o quell’associazione
locale che si ritiene seria e merite-
vole. E di entusiasmo si può parlare
anche pensando ai vari corsi che
autonomamente organizzano serate
gastronomiche per, ancora una vol-
ta, stare assieme e festeggiare i loro
imperdibili insegnanti, o quelli che
sono presi dai tornei, come Bocce
e Scacchi, da esibizioni, come Tea-
tro e Coro, da gite e bicchierate che
coinvolgono un po’ tutti. No, non è il
paese di Bengodi, ma è senz’altro
un’esperienza gratificante che ci
arricchisce, oltre che di un sapere,
anche di una socializzazione che
genera una salutare positività. Per
tutto questo è doveroso ringraziare
gli insegnanti, veri pilastri di questa
struttura, i capiclasse, i numerosis-
simi soci iscritti, le amministrazioni
comunali, le scuole che ospitano i
corsi e la sede Ute del Codroipese.
Solo con l’entusiasmo e l’unione si
può ambire a un progresso, e con
questo proposito ci avviamo al lavo-
ro per realizzare l’anno accademico
2013-2014.
Il coordinatoreMarcello Pestrin
che l’agonismo, valeva lo stare in
compagnia e nello stesso tempo
il trarre beneficio da un’attività fi-
sica praticabile da tutti. Quest’an-
no il numero degli iscritti è ancora
aumentato e questo indica con
chiarezza il buon funzionamento
del corso e di tutta l’organizza-
zione. A rotazione i nuovi corsisti
imparano le regole del gioco e
così si organizzano delle gare in-
terne che, oltre al divertimento e
al confronto tra squadre, permet-
tono di vincere anche qualche
premio. L’anno scorso, grazie alla
collaborazione del nostro istrut-
tore Nascinben e il coordinatore
Pestrin, abbiamo organizzato un
triangolare con le squadre uni-
versitarie di Tolmezzo e Lignano
Sabbiadoro. Un vero mini torneo
dalla partecipazione gioiosa e an-
che un po’ campanilistica che ha
evidenziato la volontà di ripetere
l’esperienza nel prossimo futuro
anche con altre squadre. Le gare
interne, disputate tra di noi, inva-
riabilmente hanno termine con
un brindisi e con uno spuntino,
magari un qualcosa di speciale
preparato dalle nostre corsiste e
alla fine, per il piacere della com-
pagnia e del buon brindare, ci
scappa pure una cantatina. Ci au-
guriamo che tutto questo continui
e che si rafforzi, ricordando che,
negli anni, molti “allievi” hanno
raggiunto le capacità di gioco
adeguate a entrare nella squa-
dra della Bocciofila Rivignanese e
farli gareggiare in campionato. Un
cordiale saluto e un buon diverti-
mento a tutti.
Francesco Mauro
IL CORSO DI BOCCE
NOVITÀ E CONFERME
26 27
fogliame folto e rigoglioso, ripa-
rava le donne anche dalle folate
di vento della vallata.
Così quando tornarono a casa
fecero una grande festa ai ma-
riti. L’insegnante consegna ai
corsisti una scheda con la se-
guente storia (in sintesi).
Il Crocefi sso di PeonisPietro Pole aveva ricevuto dal
parroco l’incarico si dipingere
un crocifi sso.
Un giorno lo informò di aver ter-
minato l’opera.
Il parroco si recò nella stanza
dov’era dipinto il quadro e, con
meraviglia, vide che il Cristo
crocifi sso aveva il volto girato
all’indietro tanto che si vedeva
solo la nuca, i capelli e la schie-
na. Inferocito, il parroco chiese
spiegazioni al pittore e questo,
angelicamente, rispose:
Risposta di un corsista“La vostra Perpetua mi dava per
pranzo sempre aglio e cipolla e
il Cristo si è girato dall’altra par-
te, perché non aveva resistito al
mio alito che puzzava troppo.”
L’armadio del canePiccolo tanto da stare nella sua
cuccia c’è l’armadio di fi do. Egli
vi ripone la sua ciotola ben puli-
ta, qualche osso, due biscotti ed
una coperta sbrindellata dalla
quale non si separa mai.
La sera apre l’antina, toglie la
coperta e vi si avvolge.
Poi, sgranocchiando un biscot-
to, si addormenta felice.
RIVIGNANO RIVIGNANO
Abbiamo tentato un corso
nuovo a Rivignano che non
è stato scelto da molte persone
ma che ha dato esiti importanti.
Vale la pena farli conoscere,
purtroppo solo parzialmente,
viste le ristrettezze di spazio
del giornale. Ringraziamo per
l’ospitalità tutta la redazione di
Pantere d’argento.
Il corso aveva lo scopo di anda-
re a prendere in un angolo della
nostra mente e di portarle alla
luce tutte le potenzialità verba-
li che da tempo non venivano
espresse. Ed ecco i risultati.
L’insegnante inizia una storia
(qui riportata in sintesi).
Il pioppo sulla VenzonassaUn tempo, quando non c’era
l’acquedotto, le buone massa-
ie dovevano recarsi a lavare i
panni nel torrente Venzonassa
(scorre nei pressi di Venzone),
sotto un sole cocente.
Il consiglio maggiore decise di
donare un po’ d’ombra alle po-
vere donne e scelse di offrirla
con una bella pianta e affi dò
ad un nobile cittadino l’incarico
di trapiantare il giovane pioppo
(la pianta), alla presenza delle
maggiori autorità e di una mol-
titudine di gente.
Ecco com’è andata a fi nire la storia secondo alcuni corsi-sti.Ma una volta durante un terribi-
le temporale un fulmine piom-
bò sull’albero e lo spaccò. Le
donne sconsolate tornarono a
lavare il bucato sotto il sole e gli
uomini, però, misero a dimora
un rosaio.
Era un pergolato che però in-
tralciava le donne, perché, es-
sendoci le spine, le donne non
potevano avere alcun appiglio
per risalire la china del torren-
te. Tuttavia il pergolato non solo
forniva l’ombra, ma mandava
un buon profumo di rosa e con il
Sfogliando la lista dei corsi
dell'Università della Terza
Età dello scorso anno accade-
mico, mi sono chiesta che cosa
mancasse a quella rosa varie-
gata di proposte che riguarda
tutte le possibili attività.
Questa è la domanda che ci
ha posto quest’anno il prof.
Giuseppe Scaini, emerito inse-
gnante della sezione Ute di Rivi-
gnano, che ai suoi corsi ha sem-
pre avuto classi numerosissime
ed un riscontro di attenzione e
di interesse invidiabili.
Il tema di quest’anno ha trovato
una risposta curiosa: “credeva-
mo di conoscere bene l’Italia
del Nord; ci siamo stati in lungo
ed in largo, più volte”… e inve-
ce…
Una alla volta ci sono state pro-
poste le Regioni: Val d’Aosta,
Piemonte, Liguria, Tentino Alto
Adige, Lombardia…
Una spiegazione esaustiva non
solo geografica o storica. Come
al solito, il prof. Scaini nelle sue
illustrazioni ha fatto ampi rife-
rimenti alle origini, al passato
storico, alla realtà attuale, alle
condizioni umane, al diverso
stile di vita da regione a regio-
ne, con riferimenti ai perso-
naggi locali, ai letterati illustri,
alle opere d’arte interessanti
visitabili (e, talvolta, visitate nel-
le numerose gite organizzate
nell’ambito dell’Ute), insieme
con un’antologia di brani lette-
rari attinenti alla regione trat-
tata; il tutto accompagnato da
numerose diapositive nell’aula
appositamente attrezzata nella
Scuola Media a tale scopo dalla
stessa Università della Terza Età
di Rivignano.
E’ stato un viaggio molto inte-
ressante, non solo in lungo e
in largo per le città e le strade
nell’Italia settentrionale, ma an-
che nella profondità della storia
e dell’arte e nella superficie
dell’attualità più recente.
L’interesse dei corsisti - durante
l’anno accademico - non è mai
calato e l’attenzione alle lezio-
ni non ha mai avuto bisogno di
sproni.
E il risultato è stato che… cre-
devamo di conoscere l’Italia del
Nord.
E tutto questo ci pone altre do-
mande: Conosciamo l’Italia del
Centro? E… conosciamo l’Italia
del Sud… e quella delle Isole?
Beh, forse ancor meno dell’Ita-
lia del Nord: c’è ancora tanto
lavoro da fare, tante cose da
conoscere, tanti viaggi ideali (o
forse anche reali?) nella nostra
Bell’Italia.
C’è ancora tanta materia di stu-
dio per i prossimi anni. Noi, cor-
sisti curiosi, speriamo…
CONOSCEREL'ITALIA DEL NORD?
COSTRUIAMO LE LINGUE Era un vecchio armadio tarlato
grande quasi come un como-
dino, ma il cane vi si trovava
bene. Lì non c’erano spifferi, i
rumori erano attutiti, nessuno
lo disturbava. Nel quartiere tutti
lo conoscevano e i gatti si tene-
vano alla larga. Dentro teneva
tutte le sue cose: una piccola
coperta per giaciglio, la ciotola
del cibo, una vecchia palla rotta
con la quale di giorno giocava.
Il cane nell’armadioIl vento ulula. Tuoni e fulmini.
Sta arrivando un temporale.
Chiudo le imposte e chiamo Lil-
li. Non si trova. Chiamo di nuovo
con apprensione, poi mi ricor-
do… Vado vicino all’armadio, le
ante sono scostate, apro e due
occhioni imploranti mi dicono:
“Qui mi sento sicura!”
Il cane nell’armadio si tiene le
sue cose preferite: la maglia del
padrone per fi utarne l’odore,
l’osso da rosicchiare per pas-
sare il tempo. Per Bacco! Un
giorno d’estate a Bibione, dalla
spiaggia, un cane mi inseguì fi no
all’appartamento. Entrò dietro a
me in cucina e poi si impaurì.
Ad un certo punto sparì. Cerca
e ricerca, dove si era mai rifu-
giato? Era andato proprio in un
armadio aperto della camera e
stava accucciato zitto zitto.
Un mio compagno (omino o donnina).Il mattino (la mia compagna)
mi solletica il naso e mi sveglia.
Scendo a preparare il caffè e
intanto lei saltella sul lavandi-
no, avvoltolata nella sua piccola
vestaglia. Verso il caffè e lascio
cadere alcune gocce sul ripia-
no, lei ne è golosa.
Incomincia la giornata con la
mia piccola, pasticciona ami-
ca. Qualsiasi cosa faccia è un
disastro: Mi nasconde le cose
facendomi perdere un sacco di
tempo ed alla sera, stanca, mi
chiedo: “Ma sarà lei o sarò io
che invecchio?”
L’omino di vetroApro un cassetto e me lo trovo
davanti, occhi sgranati ed un
sorriso dolce. Giacca a quadri,
pantaloni neri, camicia bianca
e papillon, ricordo di un viaggio
a Murano. Ma è anche qualco-
sa di più, è un amico al quale
confi do i miei pensieri più se-
greti essendo certa che lui non
li racconterà in giro. Mi ascolta
paziente e nei suoi occhi trovo
le soluzioni.
Lo rimetto giù, adagiandolo pia-
no, piano. Sto per chiudere, ma
una smorfi a di dolore sul suo
volto mi ferma.
Rovisto un po’ in giro e la tro-
vo… Una donnina di vetro sim-
patica e colorata fa capolino da
una scatola.
La prendo e la poso vicino
all’omino di vetro che sorride e
chiudo il cassetto più serena.
Quando siamo soli tutti diven-
tiamo più fragili e siamo tanti
omini di vetro.
Che cosa succederebbe se un coccodrillo si presentasse alla vostra porta a chiedere un rametto di rosmarino?Ad essere sincera, il coccodrillo
è un rettile che oltre a incutermi
terrore, mi fa anche ribrezzo per
la sua pelle rugosa e viscida e
per i suoi denti acuminati.
Se però si presentasse a casa
mia, visto lo spirito di ospitalità
insito in me, mi metterei sulla
fi nestra e gli getterei il rametto
di rosmarino.
Dopodiché sbarrerei porta e fi -
nestre.
Che cosa succederebbe se Rivignano perdesse i bottoni e pulsanti?In parte si potrebbe supplire con
zip e cinture, non con bretelle
che hanno bisogno di bottoni.
Più dura l’avrebbero i politici
e gli amministratori che, giun-
ti nella stanza dei bottoni, non
solo sanno che cosa sia succes-
so, ma neanche che cosa fare.
Per fortuna un recente referen-
dum ha stabilito di unire Rivi-
gnano a Teor.
Quelli che erano nella stanza
dei bottoni accelerarono le pro-
cedure e decisero di usare la
stanza dei bottoni di Teor, anche
per le attività di Rivignano.
Teor così si sentì orgoglioso e
importante anche se era il più
piccolo fra i due comuni.
Che cosa succederebbe se il nonno diventasse un gatto.
Se il nonno si trasformasse in
gatto, sarebbe più coccolato,
dormirebbe nella sua poltron-
cina al caldo davanti al fuoco,
mangerebbe delle buone scato-
le di carne.
Potrebbe andare in giro cam-
minando sui tetti delle casa,
cercando qualche gattina per
dialogare. Questa poi è davvero
strana! Mio nonno trasformarsi
in gatto? Ebbene ipotizziamo.
La prima cosa che farebbe sicu-
ramente, sarebbe quella di ar-
rampicarsi sul granaio, sul bal-
latoio e sul fi enile per far fuori i
grossi ratti che di notte danzano
e ballano in lungo e in largo fa-
cendo un fracasso indemoniato.
Dopo il ripulisti e la bella scor-
pacciata, lo vedrei tranquillo,
anche se un po’ abbuffato, sotto
un maestoso gelso situato al
centro del cortile assieme alla
gattina Rossina, tutti e due felici
e contenti.
Guido Sut
Ormai i corsi vanno inventati,
sempre partendo da pratiche di
tutti i giorni.
Qual è "l'attrezzo" che noi
usiamo quotidianamente per
svolgere il nostro lavoro, diver-
timento, ecc.?
Naturalmente è l'automobile,
per guidare la quale necessita
una patente, una preparazione
al comportamento da tenersi in
strada a contatto con tutti.
Facendo un rapido calcolo, mi
sono resa conto che la mia pre-
parazione era piuttosto datata e
andava assolutamente aggior-
nata.
E' così che è stato proposto un
corso di Ri-Educazione Strada-
le, attivato con la collaborazio-
ne del docente Andrea Zoratto,
preparatissimo, simpaticissimo
che ci ha allegramente aiutato
a districarci tra nuovi segnali
stradali, velocità, rotonde, punti
della patente, ecc.
Riproporrò senz'altro questo
corso l'anno prossimo e già da
ora invito tutti ad iscriversi per
la sicurezza propria e degli altri.
Liliana Cesaratto
IL CODICEDELLA STRADA
28 29
ci ricordavano che il Natale si
stava avvicinando e con lui la
solidarietà sotto forma di alcuni
pezzi, sempre regalati dalle cor-
siste, posti in vendita.
Non mancavano neppure i dol-
cetti posti strategicamente vi-
cino al salvadanaio per attirare
l’attenzione e invogliare le of-
ferte per l’adozione a distanza.
Una bella esperienza di sinergia
e amicizia che si può ancora ri-
petere.
I. V.
Grande successo ha riscos-
so la mostra dei lavori di
laboratorio dell’UTE sezione di
Rivignano allestita nell’ambito
dell’ultra centenaria Fiera dei
Santi. Trascinati dall’entusia-
smo dei corsisti di “Cesti in vi-
mini”, capitanati dai loro inse-
gnanti, gli altri laboratori hanno
dato il meglio. L’angolo dei ce-
sti, splendido, dedicava un can-
tuccio alla vendita di manufatti
regalati dai corsisti e destinati
alla beneficienza. Due persone,
a turno, facevano vedere ai vi-
sitatori stupiti come possano
uscire cose utilissime dall’umi-
le vimine. Non era da meno il
corso di tombolo, dove una si-
gnora ammaliava con il veloce
e sonoro passaggio dei fuselli.
Il macramè dimostrava che, con
il semplice spago e tanti nodi,
crea monili e bigiotteria di gran
moda. Infine il trionfo del rica-
mo. Nella sala attigua si pote-
vano ammirare borse, poncho e
altro dell’antica arte di tessitura
a telaio. Poi il chiacchierino, lievi
trine per impreziosire camicie e
foulard. Maglie e maglioni, ma-
gistralmente lavorati, offrivano
un caleidoscopio di colori. Foto-
grafia e disegno dimostravano
come la sensibilità dell’”artista”
possa far notare piccoli, meravi-
gliosi particolari. Al centro della
sala corone, abeti, renne e slitte
RIVIGNANO RIVIGNANO
Nel nuovo programma
dell’Università della Terza
Età anche quest’anno è sta-
to incluso il corso denominato
“Impariamo a leggere” dell’in-
segante Paolo Bortolussi.
È questa un’avventura iniziata
quattro anni fa dalla sezione ri-
vignanese, nella sede staccata
di Varmo, grazie alla disponibili-
Anche oggi, come da qualche
giorno, piove e le giornate
sono grigie e umide.
Mentre sto scrivendo, devo am-
mettere che anche per questo
fine settimana le previsioni date
dal nostro esperto sono state
azzeccate a puntino. Natural-
mente, sto parlando del mare-
sciallo Luigi Vigani, insegnante
“fiore all’occhiello” del corso di
meteorologia UTE di Rivignano.
Per descrivere questo corso,
bisognerebbe fare una lunga
carrellata che spazierebbe dal-
la descrizione dei vari climi, ai
fattori che determinano piogge,
neve, grandini, nebbie ed eventi
speciali come tifoni, uragani ed
altro, per non parlare delle infi-
nite terminologie tecniche che
lo stesso Vigani ogni tanto tra-
lascia per non crearci ulteriori
confusioni. Sono tanti gli argo-
menti trattati nei dodici anni che
questo corso ha accumulato,
con un continuo crescendo di
La riflessologia plantare è una
delle forme più diffuse di
medicina complementare non-
ché delle più affascinanti gra-
zie alla sua semplicità: servono
solo due mani.
L’importanza del piede è testi-
moniata fin dai tempi antichi
e in molte culture in tutto il
mondo; ad esempio esiste una
famosa pittura murale in Egitto
risalente al 2300 a.C. che ritrae
due persone che stanno eserci-
tando una forma di riflessolo-
gia su due pazienti (tomba del
medico). Intorno al 1930 una
A ottobre è iniziato il corso di
veterinaria. Un percorso, fatto in
questi 3 mesi, di lezioni interes-
santi che hanno coinvolto una
classe attenta e sempre pron-
ta a chiedere consigli utili per i
propri “piccoli amici”.
Merito del successo di tutto
questo, lo si deve ai due pro-
fessionisti dell’Ordine dei Me-
dici Veterinari della provincia
di Udine, dott.ssa Colombo e
dott. Brisinello, che hanno sa-
puto improntare un program-
ma completo e vario. Cosi nella
prima parte è stato trattato il
lato medico ripassando velo-
cemente il programma dello
scorso anno e parlando delle
cure, alimentazione e patologie
del cane cucciolo, per poi conti-
nuare con le problematiche che
si presentano con la crescita e
l’invecchiamento dello stesso.
Nella seconda parte è stato
messo in evidenza il rapporto
fra “uomo e cane”.
Durante queste lezioni ci sono
stati spiegati i migliori accor-
gimenti da prendere quando si
decide di adottare un’animale,
in special modo se si tratta di
un cucciolo.
Inoltre abbiamo appreso i di-
versi sistemi e tipi di addestra-
mento per farlo crescere sano e
ubbidiente. Vorrei sottolineare il
grande rispetto e la grande uma-
nità dimostrata verso gli anima-
li, da entrambi gli insegnanti.
Sentimenti che personalmente
condivido, perché quando guar-
do il mio “Snoopy” negli occhi,
vedo fedeltà e affetto sinceri, e
sono sicura che tutto questo, da
parte sua, ci sarà sempre senza
chiedere nulla in cambio.
Per concludere penso che ac-
cudire e coccolare un amico a
quattro zampe ti riempia di gio-
ia e amore aiutandoti anche a
superare i momenti più diffi cili.
Marinella
IL MIGLIORE AMICO DELL'UOMO
tà del coordinatore Marcello Pe-
strin e al caldo interessamento
della signora Liliana Cesaratto,
e dall’anno scorso siamo appro-
dati anche nella sede U.T.E. di
Codroipo dando così la possibi-
lità di partecipare anche a molte
altre persone.
Un nuovo anno dove ci siamo
incontrati tra nuovi e vecchi
IMPARIAMO A LEGGERE
LA MOSTRA
iscritti con i quali il bravo Paolo
ha ideato un laboratorio di idee
e di interscambi che ha permes-
so a ognuno di noi di esprimere
le proprie potenzialità e di por-
tare quanto abbiamo imparato
nelle scuole materne, nelle bi-
blioteche, nelle serate in piazza
promuovendo racconti e poesie
per piccoli e grandi. L’appun-
tamento più importante è stato
senz’altro la nostra numerosa
partecipazione alla maratona
di lettura della Bibbia in lingua
friulana (03 aprile 2011) nella
Chiesa della Purità a Udine. Al
termine dello stesso anno ab-
biamo inciso un CD con dei rac-
conti scritti e letti da noi corsisti
e un altro CD lo abbiamo fatto
in collaborazione con la scuola
primaria di via Riccardo Di Giu-
sto dove abbiamo interpretato
dei racconti scritti dagli alunni.
E non finisce qui perché la prof.
ssa Fedora Ferluga, docente
di lingua slovena all’università
di Udine, ha richiesto la nostra
presenza all’ambasciata croata
di Trieste allo scopo di animare
una serata con racconti e poesie
dell’autore croato Nikola Sop.
Bella e suggestiva è stata anche
la nostra partecipazione alla
“Lucciolata” programmata nel
comune di Varmo e quella dello
scorso agosto a Vito D’Asio con
la tre giorni di lettura del Vange-
lo. Chiudo ringraziando la me-
ravigliosa Università della Terza
Età per averci dato l’opportunità
di rimetterci in gioco.
Marisa Gregoris
iscritti appassionati della ma-
teria e ammaliati dal modo di
proporla dell’insegnante. Devo
ammettere che essendo al se-
condo anno di meteo, la mia
conoscenza di questa materia
è minima rispetto ad altri corsi-
sti che frequentano da sempre,
come il nostro sempre presen-
te capoclasse Pierino. Però nel
mio piccolo qualcosa ho impa-
METEOROLOGIA
rato anch’io, per esempio che
le nuvole hanno tantissimi nomi
(per me prima esistevano solo i
cirri) e che fra i tanti strumenti
per le misurazioni varie c’è an-
che quello del “bulbo bagnato”,
parolona che non vi descrivo
perché se sbaglio a Gigi vengo-
no i capelli dritti.
Mi fa piacere evidenziare la
parte amichevole e sociale di
questo gruppo guidato da un’in-
segnante che, grazie alla sua
professionalità, tenacia e tanta
pazienza, ha creato un mix vin-
cente che si destreggia in una
materia tosta come la meteoro-
logia. Una sfaticata che la classe
ha pensato bene di compensare
con le piacevoli serate a base di
pizza fatte durante l’anno acca-
demico, la bellissima, istruttiva
ed emozionante visita all’aero-
base di Rivolto e la mitica cena
di mezza estate, alla quale par-
tecipiamo sempre più numero-
si e dove abbiamo il piacere di
salutare anche ex corsisti.
Credo che partecipare a qual-
siasi corso dell’Ute sia un modo
positivo di arricchirsi cultural-
mente e socialmente, e se si
aggiunge quel qualcosa in più di
Meteo, il risultato è assicurato.
Un meritato ringraziamento al
m.llo Vigani da tutta la classe.
Marinella
fisioterapista americana, Eunice
Ingham, ha avvicinato grazie ai
suoi studi il mondo occidentale
alla riflessologia plantare.
Il nostro piede è ricchissimo di
terminazioni nervose che for-
mano estesi collegamenti con
tutte le parti del corpo tramite il
midollo spinale e il cervello; at-
traverso queste terminazioni
la riflessologia permette il rilas-
samento totale e il raggiungi-
mento di uno stato di profondo
equilibrio e armonia.
Con il Corso di Riflessologia
Plantare tenuto dalla riflessolo-
ga Graziella Buttò, è stato pos-
sibile prendere coscienza dei
nostri piedi e intervenendo con
semplici manovre, di ottenere
un rilassamento fisico e menta-
le avanzato, in modo semplice e
non pericoloso, per noi stessi e
per gli altri.
Ad ogni lezione due corsisti si
sono proposti per una seduta di
piacevole massaggio durante la
quale la riflessologa ha potuto
fornire ulteriori informazioni utili
in merito ai punti riflessi.
Gli allievi hanno potuto parteci-
pare al corso con molto affiata-
mento e interesse, grazie alla
competenza ed alla disponibilità
dell’insegnante e motivati dalla
piacevolezza dell' argomento.
LA RIFLESSOLOGIA PLANTARE
30 31
RIVIGNANO ALIMENTAZIONE
Invitato a buttar giù quattro
righe riguardanti il corso di
“Storia antica” e specificata-
mente romana, ebbi un mo-
mento di perplessità che svanì
non appena mi apparve nitida,
ma particolarmente espressiva
ed intelligente, la figura dell’at-
tuale docente che ebbi scolaro
nelle elementari. Allora la storia,
in particolare quella romana,
era per me un “pallino”.
Il corso è al quarto anno, ma
io aderii, per altri impegni, dal
terzo in poi con particolare in-
teresse e curiosità: desideravo
verificare se quel “pallino” a
distanza di anni ero riuscito a
trasmetterlo all’allievo. Con vivo
piacere potei constatare che
quel “pallino” aveva dato i suoi
frutti tanto che mi sovvenne un
aneddoto. Aveva una pessima
grafia, direi quasi medica, tanto
che la madre alla fine di un in-
contro disse: “Mestri, soi propi
contente par dut chel ca mi à dit
dal frut, ma cal viodi se al pos
fai cambià la scriture che jo no
ries a lei”. Il figlio secco: “Ba-
ste chi si capini jo e il mestri”.
L’aneddoto, manco a dirlo cal-
za a pennello: la grafia infatti è
rimasta come madre natura ha
creato e il “pallino” della storia
ha trovato fertile terreno nella
vergine mente dello scolaro.
Oggi, docente, nel susseguirsi
delle lezioni ha espresso una
potenzialità mnemonica ed una
immediatezza narrativa non
comuni: eventi, personaggi, si-
tuazioni, intrighi insiti nel sin-
golo momento storico integrano
magistralmente lo svolgimento
della civiltà umana nelle sue
istituzioni politiche ed economi-
che e nelle sue forme giuridiche
religiose e morali. I corsisti ma-
nifestano un costante e sentito
coinvolgimento tale da indurli
ad approfondire e puntualizzare
non solo sul fatto trattato, ma
a ricercare significativi rapporti
con la nostra quotidianità. Se la
storia, come si dice, è maestra
di vita, noi moderni eredi della
grande civiltà greco-romana
abbiamo, così per dire, quasi il
dovere di conoscerla per com-
prendere totalmente il presente
nelle sue molteplici componen-
ti. Noi italici, poi, cittadini della
città eterna, potremmo ancora
oggi, come gli antichi, dire con
orgoglio “Cives italicus sum”.
A. Molinari
CORSO DI STORIAANTICA
GEOGRAFIA
C on piacere anche quest’an-
no l’Università della Terza
Età ripropone il corso “Viag-
gio nella storia della lingua del
Friuli”.Le lezioni consistono nel
parlare e scrivere in madrelin-
gua raccontando avvenimenti
storici che ne hanno influenzato
cultura e tradizioni.
Non siamo da buttare via quan-
do l’insegnante ci fa leggere,
magari sbagliamo l’accento,
oppure battiamo sulla zeta
come si usa a Rivignano, ma ce
la caviamo abbastanza bene. I
guai incominciano quando c’è
il dettato, lì si che siamo mùs.
Certo non possiamo neanche
lontanamente competere con il
nostro professor Gottardo Mi-
tri. Usa termini che ormai pochi
conoscono, italianizzato com’è
il nostro friulano, ma è piace-
vole risentire dei vocaboli che
magari usava la nonna e che
ti riporta indietro nel tempo fa-
cendoti tornare bambina. Corso
piacevolissimo, scorre veloce
ed è tutto merito del professor
Mitri che sa coinvolgerci nella
sua passione.
Un’allieva
VIAGGIO NELLA STORIA DELLA LINGUADEL FRIULI
Sono la capoclasse di geogra-
fia, corso abilmente guidato
dalla professoressa Adriana Del
Negro. Mi trovo imbarazzata a
parlare di lei, molto brava, ca-
rina e simpatica, che con il suo
parlare dalla cadenza spagno-
leggiante (nata e laureata in
Argentina) ci inoltra in una ma-
teria molto articolata. Imbaraz-
zata, dicevo, perché non so se
do il giusto valore al suo darsi
da fare per farci entrare, e re-
stare, qualcosa in mente. Parlo
soprattutto per me che sono ne-
gata, mio malgrado, per questa
materia… però il modo di pre-
sentare di Adriana, sempre sor-
ridente ed entusiasta, mi piace e
qualcosa conservo nella mente.
La sua geografia non è la solita
dei confini, fiumi, monti e città
principali, ma si allarga a flora,
fauna, folclore, tipicità, piccole
notizie fino a proporre le imma-
gini del vivere e della cucina di
popolazioni così distanti da noi
sia in termini di chilometri che
di cultura. In questi suoi anni di
insegnamento non è mai man-
cata all’impegno preso, tranne
che per le feste natalizie quan-
do per un mese torna nella sua
Argentina dove risiedono i suoi
familiari. In Italia si è ben inse-
rita, ma un pezzo del suo cuore
è rimasto là e quando ritorna ci
dice: “Io per due-tre giorni sono
ancora lontana”. Ma poi torna a
tutti gli effetti ed è più friulana
di noi. Cara prof, tutti ti voglia-
mo un gran bene, continua a
seguirci che noi ti prestiamo
ascolto molto volentieri.
Titta
i rendimenti agricoli ora ci si affida
alle biotecnologie e agli organismi
geneticamente modificati, i nuovi
strumenti dello sviluppo. I problemi
ecologici che avrebbe creato la chi-
mica erano noti, ma erano conside-
rati meno importanti dei vantaggi
economici che avrebbe portato,
proprio come sta succedendo oggi
con l'ingegneria genetica. L'ultima
notizia sull'argomento arriva dalla
Francia: uno studio condotto sugli
effetti nocivi di un mais transgenico
(NK 603) e di un potente erbicida
(Roundup) molto diffuso, entrambi
prodotti della multinazionale ame-
ricana Monsanto.
L'impatto sulla salute dell'alimen-
tazione Ogm è stato osservato su
200 ratti e per la prima volta è stato
monitorato a lungo, con precisione
per due anni che corrisponde ap-
prossimativamente al loro intero
ciclo vitale (le richieste di autoriz-
zazione alla messa in commercio
dei prodotti Ogm si basano su
studi che comprendono soltanto 90
giorni).
I risultati hanno dimostrato, se-
condo i ricercatori, un effetto tos-
sico del mais transgenico e del
Roundup, manifestandosi in gravi
patologie come tumori al fegato,
alle ghiandole mammarie e ai reni.
Il 50% dei maschi e il 70% delle
femmine è morto prematuramente
rispetto agli altri non alimentati con
tali prodotti.
Siamo costantemente bombardati
da notizie shock sull'alimentazio-
ne (la mucca pazza, la diossina,
l'aviaria ecc.), fra cui la più recente
è lo scandalo della carne di cavallo
spacciata per bovina.
Non si ha il tempo per "digerire"
l'ultimo scandalo che già ce n'è un
altro in attesa, pronto per cacciar-
lo nel dimenticatoio. Il rischio, che
grazie a questi numerosi avveni-
menti mai approfonditi a sufficien-
za, lo stupore iniziale diventi indif-
ferenza e rassegnazione è piuttosto
alto.
Considerare l'assunzione di so-
stanze tossiche come un danno
collaterale dello sviluppo e accet-
tarlo come indispensabile per la
sopravvivenza è un comportamen-
to del tutto sbagliato a favore delle
aziende che detengono il potere
economico. Difendere la propria
salute è un dovere. Un'attenta os-
servazione del mondo circostante,
la raccolta e l'assorbimento di noti-
zie aggiornate e attendibili può aiu-
tarci a trasformare l'indifferenza in
consapevolezza e metterci in grado
di formare un'opinione critica.
Krisztina Vèrtes
Alcuni consigli utili
Preferire i prodotti grezzi o poco
raffinati. La lavorazione industriale
dei prodotti alimentari impiega un
gran numero di additivi (conser-
vanti, aromatizzanti, antiossidanti
ecc.), non sempre innocui e cau-
sa di perdita di vitamine, minerali
e particolari sostanze che favori-
scono il processo digestivo. Non
lasciarsi ingannare da nomi di fan-
tasia dati per invogliare l'acquisto.
Non comprare "con gli occhi", pri-
vilegiando i prodotti che si presen-
tano troppo bene, senza macchie o
imperfezioni.
La natura non crea simili prodotti.
In genere il bell'aspetto esteriore di
frutta e verdura può significare più
trattamenti sul piano chimico.
Consumare i prodotti freschi di
stagione, coltivati naturalmente
all'aria aperta perchè contengono
molti meno residui e molte più so-
stanze nutrienti rispetto ai prodotti
di serra oppure in scatola o tropi-
cali ecc. Un accurato lavaggio può
ridurre almeno parzialmente il con-
tenuto di metalli pesanti velenosi.
Non impiegare le bucce degli agru-
mi trattati e non mangiare le bucce
delle pesche. I fungicidi applicati
sulle bucce sono non poco dannosi.
Non mangiare pere e pesche che
incominciano a marcire e nel caso
delle mele e di altri frutti asportare
abbondantemente le parti marce. I
ficomiceti presenti nei punti marci
della frutta portano alla formazione
della patulina, che può provocare
avvelenamenti.
Lavare in acqua calda la frutta sec-
ca prima di consumarla per aspor-
tare almeno parte dell'anidride sol-
forosa con cui è stata trattata.
Domandarsi sempre se è proprio
indispensabile acquistare un pro-
dotto già confezionato. In ogni caso
leggere sempre gli ingredienti.
"Menu del giorno" generosa-
mente offerto dalla società
moderna in nome dell'abbondanza:
Prosciutto ai nitrati
Spaghetti con sugo al glutammato
Cotoletta agli ormoni
Polenta Ogm
Verdure agli insetticidi
Dolce della casa ai grassi idroge-
nati
Fragole al piombo con salsa radio-
attiva
Una volta si parlava solo di produ-
zione, trasformazione e prepara-
zione alimentare industrializzata e
dunque di quelle sostanze chimi-
che presenti in tutte le fasi della
lavorazione, ora si parla anche di
Ogm. Con la "rivoluzione verde" e
quindi l'uso di fertilizzanti chimici e
di pesticidi per accrescere i rendi-
menti, l'agricoltura di sussistenza
si è trasformata in agricoltura com-
merciale, sostituendo la biodiver-
sità per autoconsumo con la mo-
nocoltura della specie localmente
più redditizia (le rese del frumen-
to, ad esempio, passarono da 0,9
tonnellate per ettaro con le varietà
tradizionali, a oltre 4 nel 1954 e
addirittura 6 nel 1964.) I nuovi me-
todi produttivi richiedono quantità
crescenti di fertilizzanti chimici e
quindi un aumento dei costi, ma
gli incrementi della produzione
comportano anche un aumento
dell'offerta e di conseguenza, la
diminuzione dei prezzi di vendita. I
piccoli produttori si trovano così ad
avere costi sempre maggiori e utili
sempre minori, pertanto non sono
in grado di sostenere la concorren-
za con i grandi produttori, ma non
riescono nemmeno a uscire dalla
giostra produttiva perchè avendo
smesso di produrre per autocon-
sumo devono comprare tutto ciò di
cui hanno bisogno.
La crescita è stata la loro rovina e
l'impoverimento della fertilità dei
suoli da cui prima ricavavano il ne-
cessario per vivere. Se decidono di
uscirne per tornare alla biodiversità
e all'agricoltura biologica di sussi-
stenza devono ricostituire l'humus
impoverito dalla fertilizzazione chi-
mica e dalla monocoltura fino alla
desertificazione. Per ottenere ciò ci
vogliono anni. Per non parlare dei
problemi posti dall'inquinamento
delle falde idriche. Per accrescere
AGRICOLTURA CHIMICAE OGM, UNA TRAPPOLAIRREVERSIBILE?
32 33
PIANETA DONNA VIAGGI
A Tina il destino aveva riservato fin
dalla prima infanzia un’esistenza
movimentata, vissuta intensamente
ed emotivamente. Nella politica o
nell’arte, nelle scelte di vita pubblica
o privata, nella sua stessa prematura
fine, essa lasciò la sua impronta di
donna passionale e idealista, la sola
chiave di lettura per comprenderla
e giudicarla. Le stesse immagini da
lei create con la fedele fotocamera,
un’arte appena agli albori, sono la
cifra di ciò che c’era dentro di lei:
una costante pulsione rivoluzionaria
nell’appassionata difesa degli indifesi
contro le ingiustizie, le oppressioni e
lo sfruttamento non di un popolo ma
di tutti i popoli. Lei, italiana e friulana,
conobbe tutto il mondo di allora, ne
parlava le lingue e ne condivideva
sofferenze e speranze. Dove c’era
sofferenza e speranza di riscatto
lei accorreva, con sprezzo della sua
stessa vita e della sua giovinezza.
Ebbe in destino di essere bella, stra-
ordinariamente bella e di aver di-
schiusa in America anche una vita da
attrice, con un paio di film molto ap-
prezzati. Ma quando dal mondo do-
rato di Hollywood fece un viaggio in
Messico e scoprì cos’era la sofferen-
za umana in quel Paese tormentato
dalle guerre civili, lei dismise senza
alcuna esitazione la sua fortuna nel
cinema e decise di vivere là, accanto
a quella gente.
Era nata a Udine, nel popolare Borgo
Pracchiuso, il 17 agosto del 1896 da
famiglia operaia, il padre Giuseppe
e la madre Assunta che lavoravano
entrambi per far quadrare con fatica,
e talvolta senza fortuna, il magro bi-
lancio familiare, lui come carpentiere
e lei come cucitrice. Già a due anni
Tina diventa emigrante, quando i suoi
approdano in Austria per un lavoro
più sicuro, ma il nuovo millennio non
fu loro benigno e sette anni dopo, nel
1905, con una prole ormai di sei fi-
gli, ritornano in Patria. Tina, dopo due
anni di scuole in lingua tedesca, com-
pleta le elementari a Udine e, a dodici
anni, entra da operaia in una filanda.
Inoltre impara i primi rudimenti della
fotografia nello studio dello zio Pie-
tro, una pratica che accende in lei un
grande interesse e di cui farà tesoro.
Ma l’esistenza della famiglia Modotti
non volge al meglio e papà Giuseppe
decide di partire per gli Stati Uniti,
dove nel 1913 lo raggiunge, a San
Francisco, tutta la famiglia. Tina, or-
mai diciassettenne, entra a lavorare
in una fabbrica tessile ma la sua esu-
beranza le consente di fare qualcosa
in proprio come sarta, di frequentare
mostre, di seguire le manifestazioni
teatrali e recitare nelle filodramma-
tiche di Little Italy. Durante l’Esposi-
zione Internazionale Panama-Pacific
conosce il poeta e pittore Roubaix
dell’Abrie Richey detto Robo, con cui
si unisce nel 1917 e si trasferisce a
Los Angeles. Entrambi amano l’arte e
la poesia, dipingono tessuti e la loro
casa diventa un luogo d’incontro per
artisti e intellettuali liberal. La sua
bellezza non passa inosservata nel-
la contigua Hollywood e Tina, nel
1920, entra nel cast di ‘The Tiger’s
Coat’ per la regia di Roy Clement
e a seguire in altri due film. La sua
bellezza ed espressività attira l’at-
tenzione di fotografi famosi tra i quali
Edward Weston al quale ben presto la
legherà un importante rapporto sen-
timentale. Il 9 febbraio del 1922 Robo
muore di vaiolo durante un viaggio in
Messico e Tina arriva in tempo per i
funerali. Fu in quella triste occasione
che Tina rimase affascinata da quel
Paese, sensibile alla vocazione rivo-
luzionaria di quel popolo, a quel clima
di guerra civile infinita, al fascino di
personaggi come Emiliano Zapata e
Pancho Villa, e vi rimarrà per alcuni
mesi fin quando fu richiamata a San
Francisco per l’improvvisa morte del
padre. Ma la scintilla era ormai scoc-
cata e a luglio del 1923 convince
Weston a seguirla in Messico dove
si stabiliscono prima nel sobborgo di
Tucubaja e poi nella capitale. Uniti da
un forte amore , vivono nel clima po-
litico e culturale post-rivoluzionario,
a contatto con i grandi pittori del Sin-
dacato artisti, fondatori del giornale
El Machete, portavoce della nuova
cultura e, in seguito, organo ufficiale
del Partito Comunista Messicano. Fu
allora che Tina, grazie alla capacità
ed esperienza di Weston, accelera
l’apprendimento della fotografia e in
breve tempo conquista autonomia
espressiva. Alla fine del 1924 una
esposizione delle loro opere viene
inaugurata nel Palacio de Minerìa,
alla presenza del Capo dello Stato.
La sua reputazione come fotografa,
favorita dall’avvento di nuove tecno-
logie, come la camera Graflex, e dal
sodalizio con una notissima fotografa
americana Dorothea Lange, acquista
notorietà in tutto il continente ame-
ricano, ma il rapporto con Weston si
raffredda. Egli decide di rientrare in
California e i contatti continueranno
in forma epistolare per alcuni anni.
Da allora il percorso esistenziale di
Tina si fa intenso : aderisce al Partito
Comunista; lavora per il movimen-
to sandinista nel Comitato “Manos
fuera de Nicaragua”; partecipa alle
manifestazioni in favore di Sacco e
Vanzetti durante le quali conosce
Vittorio Vidali, rivoluzionario italiano,
esponente del Komintern e futuro
Senatore della nostra Repubblica;
utilizza il mezzo fotografico come
strumento di indagine e denuncia
sociale, con risonanza nelle riviste
di mezzo mondo. Infine nell’ottobre
del 1930 decide di partire per Mosca
dove l’attende Vidali e dove allestisce
la sua ultima esposizione; ottiene
la cittadinanza sovietica e diventa
membro del partito. In questa fase
esaltante della sua vita abbandona
la fotografia e si dedica alla militanza
nel Soccorso Rosso Internazionale.
Fino al 1935 vive fra Mosca, Varsavia,
Vienna, Madrid e Parigi per attività di
soccorso ai perseguitati politici. E ar-
riviamo infine alla più grande e finale
esperienza della sua vita: la guerra ci-
vile spagnola cui partecipa col nome
di battaglia di Maria assieme al suo
compagno Vittorio Vidali, che diven-
ta Carlos J. Contreras, Comandante
del Quinto Reggimento della Brigata
Garibaldi. Dopo la fine ingloriosa di
quella guerra Maria e Carlos vanno
prima a Parigi, dove sono braccati
dalla polizia fascista, e poi rientrano
in Messico. Ma qualcosa tra loro si
era rotto. A dividerli fu la delusione e
l’implacabile disprezzo che Tina pro-
vò per l’Unione Sovietica la quale, per
i suoi interessi di politica estera, poco
o nulla fece per salvare la repubblica
spagnola, anzi dette istruzioni ai suoi
agenti in Spagna, fra cui il Vidali, di
gettare acqua sul fuoco degli ardori
rivoluzionari. Essa infatti si rifiutò di
seguire il compagno in Unione Sovie-
tica, di cui peraltro aveva la cittadi-
nanza. Il loro contrasto era talmente
di dominio pubblico che quando Tina,
il 5 gennaio 1942, morì di infarto
dentro un taxi che la riportava a casa
dopo una cena con amici, la stampa
scandalistica parlò di delitto politico
attribuendone la responsabilità a Vit-
torio Vidali. Aveva 46 anni e sulla sua
tomba, posta nel Pantheon de Dolo-
res a Città del Messico, sono scolpiti
i primi versi di una poesia scritta per
la sua morte da Pablo Neruda. Alla
Galleria d’Arte Moderna di Udine è al-
lestita un’esposizione itinerante “Tina
Modotti, vita e fotografie” già presen-
tata in tutto il mondo.
Mara Seri
ASSUNTA ADELAIDELUIGIA MODOTTIDETTA TINA
È ancora buio quando partia-
mo. E fa freddo. Le previsioni
parlano di tempo da lupi e tem-
perature polari, ma la corriera,
piena quanto può essere piena
una corriera piena, è palpitan-
te di attese. L'abbiamo voluta,
l'abbiamo preparata, l'abbiamo
attesa questa uscita invernale,
già frizzante di atmosfera nata-
lizia, che ci porterà in Alto Adige
attraverso il Cadore. Partiamo.
Percorriamo la pianura della
Destra Tagliamento mentre le
montagne, una quinta grigia sor-
montata di bianco, cominciano a
emergere dal buio notturno alle
prime luci del mattino. All'in-
crocio stradale di Conegliano il
giorno è già vittorioso e rivela
paesi e cittadine punteggiate di
campanili, casali assediati da
ordinatissime vigne. Puntiamo
decisamente verso il Nord nella
stretta vallata che l'autostrada ,
aerea e liscia, attraversa in sali-
ta verso Fadalto. Il lago di Santa
Croce: placido, assonnato, culla-
to dalle mille casette biancheg-
gianti che si affollano sulle rive
o si aggrappano alle pendici del
Monte Cavallo. Longarone: una
sosta ristoratrice per noi (una
preghiera per i morti del disastro)
e siamo in Cadore. Il paesaggio è
cambiato. Ora siamo circondati
da boschi di conifere maestosi e
solenni, da case con tetti sempre
più aguzzi, da monti sempre più
alti. Superbo il Pelmo, “il trono
degli Dei”, che si staglia, impo-
nente, contro il grigio del cielo.
E poi c'è la neve, prima a chiazze,
poi dappertutto, bianca, invitan-
te, decisamente natalizia. Supe-
rate Pieve di Cadore e Cortina,
saliamo al passo. Qui lo spetta-
colo si fa ammaliante: neve alta
sui prati, sugli abeti, sui tetti del-
le poche case. Un silenzio esta-
tico si è impadronito della cor-
riera. Guardiamo e guardiamo,
incantati. Un “oh” di meraviglia
quando le montagne si aprono
per pochi secondi e riusciamo a
vedere in lontananza le Tre Cime
di Lavaredo. Scendiamo, sempre
in mezzo alla neve, fino ad im-
metterci nell'ampia e morbida
Val Pusteria. Scivoliamo accanto
a Brunico, ci infiliamo in una val-
le laterale più stretta, passiamo
sotto lo scengrafico Castel Tures
(perchè, ohinoi, non abbiamo
il tempo di fermarci?) e siamo
giunti. Luttago (Luttach). Scesi
dal bus, restiamo senza respiro:
-Per terra, una lastra di ghiaccio.
Ma l'ambiente è sereno e l'aria
è vivacemente gioiosa. C'è tanta
gente; italiani e stranieri, giovani
e meno giovani, vestiti (e bene)
con ogni tipo d'indumento, di ogni
forma, di ogni colore. Tutti,come
noi del resto, per visitare la “Mo-
stra dei Presepi”. Dopo aver in-
gollato, tanto per combattere il
freddo, uno o più bicchierozzi di
brulè piuttosto bollente, entria-
mo. La guida, in buon italiano
condito con simpatico accento
teutonico, ci presenta la storia e
le caratteristiche di questo stra-
ordinario museo. In una vecchia
costruzione, opportunamen-
te ingrandita, ammodernata e
strutturata, sono state raccolte
e sistemate decine e decine di
presepi. Antichi (alcuni di seco-
li), moderni e contemporanei.
Europei, asiatici,americani, afri-
cani. Piccoli, piccolissimi, grandi,
medi. A livello degli occhi, a livel-
lo dei piedi. Sulle pareti e anche
sul soffitto. Di gesso, di creta, di
legno, di stoffa, di vetro, di metal-
lo, di ceramica, di sassi, di carta.
Di paglia, di... qualsiasi materiale
in grado di rappresentare la sto-
ria delle storie, il miracolo dei
miracoli: la nascita di Cristo. Sì,
perchè questo è il tema unico,
sempre uguale e sempre diver-
so, sempre ripetuto e sempre
variato. Il tutto in mezzo un gioco
magico di luci, dirette e riflesse e
di colori che incantano gli occhi e
accarezzano il cuore.
Non occorre essere credenti
per respirare quest'atmosfe-
ra di bellezza e di serenità. E
per quasi due ore noi ci siamo
aggirati per corridoi e stanzet-
te, guardando e riguardando,
ammirando e fotografando,
sorridendo,sognando, ricordan-
do... valeva proprio la pena fare
una levataccia,percorrere più di
200 Km, affrontare un freddo inu-
suale pur di vivere quest'espe-
rienza!
Nel primo pomeriggio, dopo un
buon pranzo, ci aspetta una velo-
ce visita a Brunico, alle sue chie-
se, alla sua via centrale nobilitata
da antichi palazzi, ai “mercatini
di Natale” un po' ripetitivi ma
sempre affascinanti (che anzi of-
frono sicuramente l'occasione di
comprare il regalino per...) Infine,
mentre già il giorno si spegne e
le ombre calano veloci, il ritorno,
rallegrato da giochi e barzellette,
impreziosito da una copiosa ne-
vicata.
Ma il “clou” della giornata è stata
quella straordinaria mostra che
ha arricchito la nostra cultura e
ci ha lasciato un piacevole dura-
turo ricordo. In sintesi possiamo
dirlo: ancora una volta, assieme
all'Ute del Codroipese, abbiamo
vissuto un giorno di normale ec-
cezionalità.
Giuseppe Scaini
LUTTAGO,VISITA AL MUSEODEI PRESEPI
34 35
Ci siamo mai chiesti cosa può
essere, o può rappresentare, un
giornale? Certo! Il giornale è un
simbolo di libertà e di demo-
crazia. Rappresenta il prodotto
industriale più vivo che ci passa
fra le mani e ce lo fa considera-
re quasi indispensabile. E’ come
un grande libro che cambia e si
sfoglia ogni giorno, supportato
da radio, televisione, internet e
quant’altro, pensato e costruito
da tante persone. In un giorna-
le troviamo di tutto, tante storie
che rappresentano cronaca, po-
litica, cultura, ecc.. Bene. Qui,
all’Ute non abbiamo inviati spe-
ciali, redattori e cronisti né altri
apparati tipici e strutturali di un
vero e proprio quotidiano ma
tuttavia anche noi abbiamo tan-
te storie da raccontare; anche
noi abbiamo il nostro giornale.
Giornale nato sedici anni fa
quando un manipolo di volon-
terosi corsisti, animati da una
operosa e fervida fantasia, è
riuscito a inventare “Pantere
d’Argento” che da allora, con
rinnovata esperienza, viene
prodotto alla conclusione di
ogni anno accademico.
Non ha la pretesa di essere un
grande libro che si sfoglia e
cambia ogni giorno ma rappre-
senta un qualcosa che vuole
semplicemente evidenziare un
compendio di attività, culturale
e di associazione, che serva a
rompere una certa sensazione
di isolamento dei corsisti, met-
tendoli al corrente di quanto è
stato fatto durante l’intero anno
accademico.
Rappresenta un punto di in-
contro con ciascuno dei corsi
programmati e sviluppati nelle
varie sedi per cui anche le se-
zioni staccate dell’Ute possono
VARIECUCINA
Chi non ama viaggiare? Viag-
giare vuol dire conoscere,
scoprire, capire culture e popoli
lontani dal nostro mondo.
Viaggiare significa esplorare posti
nuovi, ma anche i nuovi sapori le-
gati a tradizioni diverse. Vi invito a
fare un breve viaggio gastronomi-
co in America. In genere, quando
si parla di cucina americana ven-
gono subito alla mente hot dog e
hamburger prodotti tipici del fast
food. La cucina degli Stati Uniti ha
inglobato dentro di sè una grande
varietà di tradizioni derivanti dalle
tante etnie che contraddistinguo-
no questo continente.
L’incontro e la fusione tra le va-
rie usanze gastronomiche porta
ad una contaminazione densa di
influenze della cucina Mediterra-
nea, francese, spagnola, nord Eu-
ropea ed Africana, che creano un
mix originale e carico di sviluppi
con la tradizione dei nativi ame-
ricani. Vorrei proporvi ora la rea-
lizzazione di un tipico e famoso
dolce americano, la cui origine va
ricercata nella tradizione europea:
è una torta semplice e molto sa-
porita, preparata con crema fre-
sca di formaggio. Le prime notizie
di questa Cheesecake risalgono al
VIII - VII secolo a.C. ed hanno radi-
ci nella cultura greca. Si dice che
fosse nata come torta nuziale ed
altri documenti antichi raccontano
che le piccole torte di formaggio
siano state servite agli atleti du-
rante i primi giochi Olimpici del
776 a.C. sull'Isola di Delos. Se-
condo John J. Sergreto, l'autore
di libro “Cheesecake Madness”
la prima più importante ricetta
che portò alla realizzazione della
torta venne redatta da Athenaeus,
scrittore greco. I romani poi, dal-
la Grecia, si impadronirono della
ricetta originale e la diffusero nel
resto dell’ Europa man mano che
l’Impero Romano andava espan-
dendosi. Il Cheesecake fece la
sua comparsa in terra d’America
insieme agli immigrati. Negli anni
1900, le torte di formaggio erano
diventati ormai il piatto più famoso
d’America. Ogni ristorante si van-
tava di avere la propria versione,
ma i migliori produttori, a detta
degli stessi americani, si trovano
a New York. Nella citta americana
poi altri due invenzioni ne hanno
consacrato la fama internaziona-
le. Nel 1912 James Krafts inven-
tò il formaggio fresco e cremoso
che poi chiamò “Philadelphia. Nel
1929 - Arnold Reuben, proprie-
tario del leggendario ristorante
“Turf” di Broadway in New York,
dichiarò di aver trovato la nuova
ricetta del XX secolo per la torta
a formaggio. Il dessert ha ottenu-
to uno splendore e una struttura
deliziosa. Questa buona fortuna
ha fatto la torta di formaggio un
piatto americano di culto. Ecco la
ricetta originale della New York
Cheesecake.
Ingredienti per uno stampo da
26 cm:
Per la base: 300 gr di biscotti
“Digestive” (marca McVities), 150
gr di burro, 2 cucchiai zucchero di
canna.
Ingredienti crema al formaggio: 3 uova, 150 gr di zucchero, 700
gr di formaggio fresco tipo “Phila-
delphia”, 100 ml di panna fresca,
succo di mezzo limone, 1 bustina
di vanillina, 20g di maizena (ami-
do di mais), due pizzichi di sale.
Ingredienti glassatura: 250 ml di
panna acida, in America chiamata
Sour Cream (è un latte fermenta-
to), 65 gr di zucchero a velo.
Preparazione:
Mettete i biscotti “Digestivi” nel
mixer aggiungendo lo zucchero di
canna. Versate i biscotti sbriciolati
in una terrina, aggiungete il burro
fuso intiepidito, amalgamandolo
per bene.
Rivestire uno stampo a cerniera
con della carta da forno, distribu-
ire il composto di biscotti, create
una base e dei bordi compatti.
Livellare e riporre in frigo per 30
minuti.
Nel frattempo preparate la crema
al formaggio. Ponete in un’ampia
ciotola le uova, lo zucchero e la
vanillina. Aggiungete Il formaggio
fresco tipo “Philadelphia”, succo
di mezzo limone, la maizena se-
tacciata, due bei pizzichi di sale.
Mescolate bene, formando un
composto cremoso e privo di gru-
mi. Riprendete la base dal frigo e
versate la crema al formaggio sul-
la superficie della torta.
Cuocete il Cheesecake in forno già
caldo a 180° per 15 minuti, poi
altri 30 minuti a 160°. Spegnete
il forno e lasciate riposare per 20
minuti nel forno spento e con la
porta leggermente aperta. Toglie-
te la torta dal forno e frattempo
preparate la glassatura. Unite la
panna acida, e lo zucchero fino a
creare una crema. Quando il Che-
esecake sarà raffreddato spalma-
re la copertura su tutto il dolce.
Mettere il New York Cheesecake
in forno a 180° per 5 minuti in
modo da glassare la panna, una
volta freddo, riporlo nel frigorifero,
per almeno 4 ore.
Il dolce si può gustare semplice-
mente così, come viene sfornato.
In America questa favolosa torta
si può gustare servito con una
salsa di fragole (ottenuta facendo
frullare delle fragole con zucche-
ro e limone) oppure con frutti di
bosco.
Gianna Yurkina
LA TORTA ITINERANTECHE UNISCE IL VECCHIOE IL NUOVO MONDO
"PANTERE D'ARGENTO"IL NOSTRO GIORNALE
trovare spazio per mettere in
evidenza le loro cronache, i loro
lavori e le loro opere dal mo-
mento che ciascuno, infatti, può
farsi carico di esprimersi e re-
lazionare con brevi saggi, con-
siderazioni e proposte. Volete
sapere come prende forma?...
Sì, con un gruppo costituito dai
corsisti partecipanti al corso di
giornalismo che con l’esperta
e solerte guida dell’insegnante,
ne coordina la strutturazione
alla quale dovrà seguire lo svi-
luppo del giornale.
E si parte progettando e compi-
lando un programma di massi-
ma mediante il quale viene pia-
nificata la conformazione che
dovrà assumere in tutti i suoi
aspetti, naturalmente tenendo
conto di quanto operato e svi-
luppato l’anno precedente per
trarne spunti di miglioramento,
là dove possibile.
Viene disposta l’assegnazione
dello spazio da dedicare alle
singole sezioni dell’Ute, tenen-
do conto della totalità delle pa-
gine disponibili perchè anche
questo comporta un costo. Nel
contesto di questo programma
vengono assegnati, a ciascuno
dei componenti del gruppo, i
vari incarichi per la ricerca, la
raccolta del materiale e la ste-
sura dei brani da pubblicare. Il
programma comprende, tra l’al-
tro, l’organizzazione di alcune
specifiche interviste allo scopo
di far conoscere e portare più
vicino ai lettori personaggi di
un certo rilievo, specialmente in
ambito codroipese e regionale.
Come già fatto in passato viene
inserita nel programma (dove,
quando e se possibile) una vi-
sita, a scopo didattico e istrut-
tivo, in qualche sede di giornali
nazionali e regionali. Sempre
che l’opportunità lo consenta,
potranno essere programmate
delle lezioni aperte tenute da
giornalisti professionisti o da
altri. Settimana dopo settima-
na, viene incentivata la raccol-
ta dei vari lavori che dovranno
successivamente essere redatti
e, piano piano, si arriva al mo-
mento di concludere.
La raccolta dei lavori è ultima-
ta ma non finisce qui perchè, a
questo punto, c’è da scegliere e
discutere l’impostazione della
prima pagina; della copertina
che dovrà dare spicco e risalto
a tutta la pubblicazione.
Si procede alla impaginazione
che prevede un controllo dei
testi, per correggere eventuali
possibili errori di sintassi e or-
tografia; l’inserimento delle foto
relative a ciascun lavoro, non-
ché l’adeguamento della titola-
zione dei lavori stessi allo scopo
di rendere il giornale più scorre-
vole e interessante nella lettura.
Ultimato quest’ultimo sforzo il
lavoro, così assemblato, può
adesso essere portato in tipo-
grafia, sottoforma di “bozza”,
dove dopo la definitiva impo-
stazione tipografica secondo le
nostre ultime indicazioni di det-
taglio, verrà dato alla stampa. A
questo punto la soddisfazione
sarà veramente grande, since-
ra ed appagante, quando final-
mente potremo vedere questo
nostro giornale, fra le mani dei
corsisti intenti a sfogliarlo.
Rivediamo in un attimo, in ogni
pagina che con curiosità viene
sfogliata, la fatica, l’ansia, le
peripezie e le discussioni che
abbiamo dovuto fronteggiare e
finalmente, con soddisfazione
possiamo dire: “Ce l’abbiamo
fatta anche questa volta!”. Vo-
36 37
Se devi cercare quello che vuoi
devi prima volere quello che cerchi.
Soltanto i coraggiosi
riescono ad arrivare
dove neanche gli angeli riescono a volare.
Nessuno merita le tue lacrime
ma se qualcuno le meritasse
non ti farebbe piangere.
(Proverbio indiano)
VARIE
gliamo manifestare il nostro ot-
timismo nel pensare che questo
giornale venga letto e apprezza-
to (e perchè no, anche criticato)
sopratutto per ciò che intende
rappresentare soffermandosi a
considerare solamente la buona
volontà, il silenzioso impegno e
la dedizione che questo manipo-
lo del “corso di giornalismo” ha
proposto e profuso, senza vanti
o pretese giornalistiche ma con
uno slancio disinteressato, av-
vincente ed entusiasmante per
rendere fattibile questa singola-
re struttura che chiude degna-
mente l’anno accademico. Que-
sta breve panoramica descrizio-
ne sulla formazione del giornale
non deve impressionare nessu-
no perché non c’è bisogno di
possedere una grande tecnica
o arte letteraria, né esperienze
giornalistiche di nessun genere.
Tutti abbiamo certamente qual-
cosa da dire, proporre e far
conoscere, non importa come,
ma in un gruppo si trova sem-
pre forma e modo giusti per
esprimersi in un insieme fatto
di entusiasmo, semplicità chia-
rezza e collaborazione. Allora…
alla prossima edizione con la
speranza di vedere sempre più
interessante e gradito il numero
dei collaboratori ispirati a nuove
iniziative e nuovi suggerimenti.
Insieme proviamoci e certa-
mente miglioreremo. Ci sia
concesso, per concludere, di ri-
cordare con doveroso accorato
cordoglio, due nostri cari amici
e collaboratori Carlo e Walter
che qualche anno fa hanno con-
cluso il loro percorso in questa
vita terrena e nella grazia del
Signore ci hanno lasciati. Nei
nostri cuori, comunque, il loro
ricordo continuerà a vivere con
immutato affetto.
Franco Vigani
Santo cielo gente! Non c’è
scampo, siamo sommersi
da mille problemi.
La televisione funge da cassa
da risonanza a tutto ciò e, con
le sue notizie ci è sempre ad-
dosso. Nel nostro lessico,sono
state inserite, parole mai sen-
tite prima d’ora, come: spread,
default e, se anche già cono-
sciuto Merkel. Spread, sem-
bra legato a qualche cosa di
flogistico,default è simile ad
una parola usata in lingua friu-
lana quando si vuole augurare
qualche cosa non bella. La frase
in questione è: folk-che ti-traj,
che significa: un fulmine ti col-
pisca! Poi Merkel, com’è noto
,stiamo attraversando un perio-
do molto difficile, ma dover af-
frontare anche anni di Merrr…
kel, scusatemi questo è davve-
ro troppo! Ci ha molto colpito
questa signora infagottata che
rappresenta il popolo degli “ya-
vool” e che ha le sembianze, di
un generale austriaco di antica
memoria. Non basta che, que-
sto popolo si riversi sulla nostra
riviera a volte anche con poca
grazia,sono talmente enormi
che,quando passano sembrano
dire: - Largo, stiamo arrivan-
do! - Per non raccontare ciò
che di solito accade all’interno
dei supermercati che, muniti di
carrello, ti gambizzano siste-
maticamente, cose capitate alla
sottoscritta che, per reazione,
benediva all’incontrario questi
scontri del terzo tipo.
Sarà un popolo ordinato for-
se… ma a casa loro, il rispetto
e l’ordine va portato in ogni luo-
go e in ogni evenienza.
Poi, cari amici dite alla vostra
rappresentante, che si può
essere carine anche facendo
politica. Un nostro presiden-
te, sarà stato criticabile sotto
certi aspetti, ma nessuno può
negare che, in seno al nostro
governo,avesse portato il fior
fiore della bellezza femmini-
le, non so poi, se tutte fossero
all’altezza del ruolo che ricopri-
vano. Potremmo, però chiede-
re alle nostre ministre,di dare
qualche lezione di “look” alla
signora Merkel e, nel contempo
farle capire, lo sconcerto che,
provoca il suo voler comandare
l’Europa, tutti abbiamo ben pre-
sente che i cannoni venivano
costruiti da una celebre fami-
glia tedesca!
Certo che, l’ebbrezza che ci
pervade, quando vogliamo con-
quistare la cima ,ci fa dimenti-
care quanto a volte sia faticoso
il ridiscendere.
Marisa Gregoris
ARIA CHE TIRA
Un ingegnere, un contabile,
un chimico, un informati-
co e un dipendente statale si
incontrano e ognuno di loro si
vanta di avere un cane mera-
viglioso.
Per dimostrarlo, l’ingegnere
chiama la sua cagnetta: “Radice
quadrata, facci vedere cosa sai
fare!” Il cane trotterella verso la
lavagna e disegna un quadrato,
un cerchio e un triangolo.
Il contabile dice al suo cane:
“Attivopassivo, mostraci le tue
competenze!” il cane va in cu-
cina, torna con una dozzina di
biscotti e li ordina in tre pile
uguali, ciascuna con quattro
biscotti.
Il chimico dice: “Fialetta, fai il
tuo numero!” Il cane apre il fri-
go, prende un litro di latte, un
bicchiere da dieci cl. e vi ver-
sa esattamente otto cl. di latte
senza farne cadere una goccia.
L’informatico è ormai sicuro di
soppiantarli tutti: “Disco fisso,
impressionali!” Il cane si piazza
davanti al computer, lo avvia, fa
partire un antivirus, spedisce
una e-mail ed installa un nuo-
vo gioco. I quattro guardano il
dipendente statale e gli chiedo-
no: “Il tuo cane cosa sa fare?”
Il dipendente statale, con un
sorriso, dice: “Pausacaffè facci
vedere i tuoi talenti!” Il cane
si alza, mangia i biscotti, beve
il latte, cancella tutti i files dal
computer, fa l’amore con la ca-
gnetta dell’ingegnere e giura
che, facendolo si è fatto male
alla schiena, compila il formu-
lario di incidente sul lavoro e
prende un congedo di malattia
di sei mesi.
DUE RISATE
ALCUNI PROVERBI
70,07%
Donne 1009
Uomini 412
Iscritti U.T.E. del Codroipese - n. 1440 totaliSedi di: Codroipo n. 420, Bertiolo n. 111, Lestizza n. 187,
Rivignano n. 565, Basiliano n. 157
30,93%
Trenta-Cinquanta 263
Cinquantuno-Sessanta 343
Sessantuno-Settanta 580
Settantuno-Ottanta 217
Oltre Ottanta 37
Selezione per Età
23,82%40,28%
15,07%
0,4%
18,26%
Lic. Elementare 328
Lic. Media 659
Lic. Superiore 373
Laurea 80
Studi Conseguiti
5,56%
25,90%
45,76%
22,78%
Codroipo 281
Frazioni di Codroipo 33
Altri Comuni 106
Residenza (rif. solo sede di Codroipo)
25,24%
7,86% 66,90%
RILEVAZIONI DATIU.T.E. DEL CODROIPESE
ANNO ACCADEMICO 2012/2013a cura di Angelo Mapelli
VARIE
VISIONI DELL'EDENColmeremo a vicenda
le nostre coppe
Ma non berremo mai
di un solo frutto,
Ci scambieremo il pane
Canteremo
E danzeremo insieme
Felici
Permettendo alla nostra anima
Anche di esser sola.
E l’amor sarà sempre
Dono senza riserva
Perchè ciò che vale
Merita l’attesa.
Terrò ben saldi
Dentro la mano
I nostri sogni
Perché le loro ali
Non più spezzate
Possan volare
Al di là del limite.
Mara Seri
L'ANGOLODELLA POESIA
LA DEA DEI MIRACOLI All’ ombra dei fi ori
Nell estate della vita
L‘usignolo berrà
Rugiada del mattino.
Le coppe gemelle
Di amore e morte
Sono ancora colme
Nelle nostre mani
Bruceremo incenso
E rose e ciclamini
Cospargeremo
Davanti la tua immagine
Oh, dea dei miracoli
Donaci di aver gustato
Le delizie dell’ amore
Prima che sia fi nito.
Ma. Se.
VALORE DI UN SORRISOUn sorriso non costa nulla e rende molto.
Arricchisce chi lo riceve, senza impoverire chi lo dona.
Non dura che un istante,
ma il suo ricordo talora è eterno.
Nessuno è così ricco da poterne fare a meno.
Nessuno è così povero da non poterlo dare.
Crea felicità in casa ; è sostegno negli affari ;
è segno sensibile dell’amicizia profonda.
Un sorriso dà riposo alla stanchezza;
nello scoraggiamento rinnova il coraggio;
nella tristezza è consolazione;
d’ogni pena è naturale rimedio.
Ma è un bene che non si può comprare,
né prestare, né rubare, poiché
esso ha valore solo nell’istante in cui si dona.
E se poi incontrerete talora
Chi non vi dona l’atteso sorriso,
siate generosi e date il vostro ;
perché nessuno ha tanto bisogno di sorriso
come chi non sa darlo ad altri.
P. Faber
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GI.ERRE TIPOLITOGRAFIASTAMPA OFFSET / STAMPA DIGITALE / MODULI CONTINUI / LEGATORIAELABORAZIONE COMPUTER GRAFICA / PIEGHEVOLI / MANIFESTI / VOLANTINIOPUSCOLI / CATALOGHI / ETICHETTE / STAMPATI COMMERCIALI / LIBRI
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