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Periodico di idee, informazioni e cultura dell’OPI di Roma SEMPRE UN PASSO AVANTI 26 settembre - Workshop al Gemelli con Jean Watson 9 ottobre - Incontro direttori CdL in Infermieristica 11 ottobre - Evento sulle Maxiemergenze 28 settembre - Sanit ISSN 2037-4364 Anno XXVIII - N. 3-4 - luglio/dicembre 2018 - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro. Poste italiane SpA - Spedizione in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in. L. 27/02/2004 n°46) art.1. comma2. DCB Roma Violenze agli operatori Voci a confronto OPI protagonista a Sanit e all'evento sulla Caring Science N° 3-4 Il professionista infermiere Il punto di vista dei politici Infermieri sui social L'Ordine si pronuncia

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Periodico di idee, informazioni e cultura dell’OPI di Roma

SEMPRE

UN PASSO

AVANTI

26 settembre - Workshop al Gemelli con Jean Watson

9 ottobre - Incontro direttori CdL in Infermieristica

11 ottobre - Evento sulle Maxiemergenze

28 settembre - Sanit

ISSN 2037-4364Anno XXVIII - N. 3-4 - luglio/dicembre 2018 - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro. Poste italiane SpA - Spedizione in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in. L. 27/02/2004 n°46) art.1. comma2. DCB Roma

Violenze agli operatoriVoci a confronto

OPI protagonista a Sanite all'evento sullaCaring Science

N° 3-4

Il professionista infermiereIl punto di vista dei politici

Infermieri sui socialL'Ordine si pronuncia

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SOMMARIOEDITORIALE

1 Un passo verso il futuro di Ausilia M.L. Pulimeno

FOCUS3 L'ORDINE DI ROMA PROTAGONISTA A SANIT

E ALL'EVENTO DEDICATO ALLA CARING SCIENCE

DICONO DI NOI10 Premiati in Italia, apprezzati all’estero. Ma gli organici restano ancora in rosso

NOTIZIE DALL’ESTERO14 Il Cecri tra gli affiliati del Joanna Briggs Institute

NOTIZIE DALL’ITALIA15 Stop di Fnopi e Ordini provinciali all’uso improprio dei social network16 Pulimeno risponde alla Fiaso: “Sono gli infermieri l’unico futuro

possibile dell’assistenza pubblica”

NOTIZIE DALLA REGIONE17 Aggressioni agli operatori sanitari. Tante voci a confronto18 Tre infermieri entrano a far parte dei ruoli di ricerca

all’Istituto Superiore di Sanità19 Maxi-emergenze, Opi Roma e realtà civile e militare a confronto20 "Eccellenze in Sanità" premiato Massimo Spalluto

NOTIZIE DALL’0RDINE21 Continua il successo dei corsi itineranti Ecm dell’Ordine di Roma 21 Infermieri e artiterapie. Al Pertini, esperti a confronto22 Ait, giornata di studio sulla “violenza di genere”23 Premio Petrini alla “Miglior Tesi di laurea in Infermieristica”

dell’Università Tor Vergata

CONTRIBUTI24 Sintesi della revisione sistematica della letteratura sull’efficacia della

Valutazione multidimensionale nei pazienti anziani ricoveratiin reparti chirurgicidi Marina Palombi, Stefano Casciato, Maria Matarese

28 Il problema della violenza negli SpdcLa Broset violence checklist nuovo strumento per prevenirladi Ione Moriconi, Sara Vuto

33 Valutazione e gestione infermieristica del dolore in triage di Margherita Morelli

42 Il professionista infermiereIl punto di vista dei politici attraverso un’indagine conoscitivadi Raffaele Piscitelli, Filippo Quarta, Dino Parisi, Francesco Scerbo

47 Lavoro a turni e saluteEffetti sulla sfera biologica, lavorativa e socialedi Ruby Geraldine Gonzales Banon, Ivo Camicioli, Alessandra Falcioni

53 Analisi comparativa della documentazione infermieristicacartacea e digitalizzatadi Antonio Capodilupo, Sabrina Pavano, Pasquale Tripepi

LETTO PER VOI60 Sofferenza e condizione umana nella società globalizzata61 Concetti, procedure e pratica del Nursing contemporaneo

L’AVVOCATO DICE62 Infermieri e obbligo di iscrizione all’Albo

Finalmente un po’ di chiarezza

64 LA VIGNETTA DEL MESE

Organo Ufficiale di Stampadell'Ordine delle Professioni Infermieristiche (OPI) di RomaAnno XXVIII - N. 3-4 - LUGLIO-DICEMBRE 2018Rivista Trimestrale registrata al Tribunale di Roman. 90 del 09/02/1990

Direzione - Redazione - AmministrazioneViale Giulio Cesare, 78 - 00192 ROMATel. 06.37511597 - Fax 06.45437034

Direttore responsabileAusilia Pulimeno

Segreteria di redazioneStefano Casciato, Claudia Lorenzetti, Matilde Napolano,Alessandro Stievano, Carlo Turci

Comitato di redazioneSimonetta Bartolucci, Marinella Carnevale, Girolamo De Andreis,Maurizio Fiorda, Emanuele Lisanti, Roberta Marchini, Natascia Mazzitelli,Mariagrazia Montalbano, Maria Grazia Proietti, Cinzia Puleio,Francesco Scerbo, Marco Tosini, Maurizio Zega

Coordinamento giornalisticoTiziana Mercurio

StampaArtigrafiche Boccia SpAVia Tiberio Claudio Felice, 7 - 84131 Salernoe-mail: [email protected] grafico: EDS RomaImpaginazione: Madì Studio di D. Cirillo - SalernoCopertina: Ennio De Santis

Finito di stampare: ottobre 2018

Tiratura: 34.242 copie

Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A.Spedizione in abb. post. - D.L. 353/2003(conv. in. L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Roma

„Infermiere Oggi‰ pubblica articoli inediti di interesse infermieristico, previa ap-provazione del Comitato di Redazione. LÊarticolo è sotto la responsabilità dellÊAu-tore o degli Autori, che devono dichiarare: nome, cognome, qualifica professionale,ente di appartenenza, recapito postale e telefonico. Il contenuto non riflette ne-cessariamente le opinioni del Comitato di Redazione e dei Consigli Direttivi.Quando il contenuto esprime o può coinvolgere la responsabilità di un Ente, oquando gli Autori parlano a suo nome, dovrà essere fornita anche lÊautorizzazionedei rispettivi responsabili.Il testo deve essere il più conciso possibile, compatibilmente con la chiarezza diesposizione. Le bozze verranno corrette in redazione. I lavori non richiesti e nonpubblicati non verranno restituiti.Le citazioni bibliografiche devono essere strettamente pertinenti e riferirsi a tuttigli Autori citati nel testo.Le citazioni da periodici devono comprendere: il cognome e lÊiniziale del nomedellÊAutore o dei primi due Autori, nel caso di più di due Autori, verrà indicato ilnome del primo, seguito da „et al‰; il titolo originale dellÊarticolo, il titolo del perio-dico; lÊanno di pubblicazione, il numero del volume, il numero della pagina iniziale.Le citazioni di libri comprendono: il cognome e lÊiniziale del nome degli Autori, il ti-tolo del libro (eventualmente il numero del volume e della pagina, se la citazionesi riferisce ad un passo particolare), lÊeditore, il luogo e lÊanno di pubblicazione. GliAutori che desiderano la riserva di un certo numero di copie del numero contenenteil loro articolo, devono farne richiesta esplicita al momento dellÊinvio del testo.Tutto il materiale deve essere spedito o recapitato allÊOpi di Roma, Viale GiulioCesare, 78 - 00192 Roma.

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Un passo versoil futuro

di Ausilia M.L. Pulimeno

Riecheggia in queste settimane lÊallarme sulla carenza di mediciche si prospetta già a partire dal prossimo anno. ˚ lÊeffetto del-lÊannunciata raffica di pensionamenti e di un ricambio insuffi-ciente. Senza medici la sanità collasserà presto, si ripete da piùparti adombrando foschi presagi. Il problema esiste e non vanegato. Ma ce nÊè uno ancora più grande, incalzante e sottova-lutato: la mancanza di infermieri.

Eppure investire su questi professionisti costerebbe poco e ren-derebbe molto, consentirebbe di affrontare con ben altre pro-spettive la stessa penuria di medici prefigurata per il prossimofuturo. Già perché puntare sulla nostra professione significaanche ridurre la necessità di medici e consentire loro di operarein ambiti maggiormente specialistici, lasciando spazi più ampiallÊesercizio delle altre professioni sanitarie. Con benefici per tutti.

Nella nostra Regione gli organici infermieristici sono ormai ri-dotti allÊosso e in molti casi anche peggio. Accade sia nella strut-ture pubbliche sia in quelle private. La sanità romana, da semprefucina di eccellenze in ogni campo della cura e dellÊassistenza,è „incerottata‰ soprattutto per questo. Tanto più che il piano distabilizzazione dei colleghi precari procede a passo lento. Il cheproduce spesso un demansionamento strisciante e diffuso, coninfermieri utilizzati in modo improprio per „tappare i buchi‰, co-stretti a sobbarcarsi incombenze non loro pur di tirare avanti labaracca e garantire tutta lÊassistenza possibile ai cittadini. Man-sioni ben lontane dalle competenze di un infermiere. E di certoanche dalle sue aspettative.

Colmare i vuoti di organico ricorrendo al lavoro interinale e al si-stema delle cooperative è illusorio. La storia di questi anni cidice che la strategia è sbagliata. Ce lo confermano tanti giovaniinfermieri penalizzati da questo approccio con il lavoro, un im-piego sottopagato che non garantisce loro alcuna stabilità né la

possibilità di sviluppare competenze avanzate spendibili poi sulmercato occupazionale.

Preoccupano inoltre le previsioni di uscita dal lavoro con lÊintro-duzione della fatidica „quota cento‰ per il pensionamento. Aigià scandalosi vuoti di organico attuali, dovremo aggiungerepoco meno di quarantamila colleghi che potrebbero lasciare illavoro il prossimo anno e altri settantamila nei periodi succes-sivi: unÊecatombe che porterebbe dritti al disastro, alla chiusuradi reparti, servizi e ambulatori, a una desertificazione sanitariain stridente contrasto con il costante aumento della domandadi salute. E soprattutto di assistenza qualificata.

In questo campo non ragioniamo su semplici previsioni ma suquella che è già la realtà. Il rapido invecchiamento della popola-zione, lÊaumento delle malattie degenerative, delle cronicità edelle multipatologie accrescono i bisogni di assistenza della po-polazione, in particolare di quella infermieristica. Una figura pro-fessionale, la nostra, che ha saputo sviluppare in questi annipreziose competenze ed è in grado di rispondere adeguata-mente alle nuove esigenze. Il punto è che non ci lasciano fare.Forse perché la nostra crescita spaventa.

CÊè bisogno di un cambio netto, anzitutto di mentalità. ˚ quelloche il nostro gruppo professionale reclama a gran voce da tem-po, tra rinnovate speranze e cocenti delusioni. In tante occasionie a tutti i livelli istituzionali, insieme alla Federazione Nazionale,abbiamo proposto il nostro „cambiamento‰: una trasformazioneradicale dellÊorganizzazione del lavoro capace di ridurre la neces-sità (più costosa) di medici ponendo finalmente al centro dellÊas-sistenza la figura dellÊinfermiere. Con le sue molteplici compe-tenze e potenzialità. Un salto nel futuro possibile, anzi indispen-sabile per salvare il carattere universalistico e solidale del nostroservizio sanitario, la cui tenuta appare oggi sempre più a rischio.

E D I T O R I A L E

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In questi tempi incerti e difficili, teniamo la barra dritta su unariorganizzazione del sistema che dia maggiore spazio agli infer-mieri. Non per mero interesse professionale ma perché è diquesto che i cittadini hanno bisogno. Una sanità più prossimale,più attiva sul territorio e anche più sostenibile in termini econo-mici. LÊinfermiere ha mille potenzialità, può operare in contestie scenari diversi, può portare lÊassistenza laddove serve, puòmigliorare sensibilmente la prevenzione promuovendo compor-tamenti e stili di vita più sani. In sostanza ha nelle sue cordeprofessionali ciò di cui la comunità ha bisogno. Parlano per noile numerose esperienze convalidate sul campo che indicanoquesta come la strada maestra da seguire. Sperimentazioniconcluse con successo che in qualche caso hanno già determi-nato quel cambiamento che aspettiamo si compia anche aRoma e nel Lazio. Lo invochiamo innanzi tutto per i cittadini.

Il modello di riorganizzazione dei servizi che proponiamo è con-creto, realistico e ben argomentato. Lo sosteniamo con la forzae la consapevolezza di chi si misura ogni giorno con le criticitàesistenti e fronteggia con spirito di abnegazione condizioni dilavoro spesso insopportabili oltreché ingiuste. Uno scenario chesi può cambiare. Ci rivolgiamo in primis alla Regione Lazio, al-lÊassessore alla Sanità, ai consiglieri, ai dirigenti della Aziendesanitarie e ospedaliere di Roma e della provincia. A loro dicia-mo: è ora di cambiare, proviamoci tutti insieme.

Quando cÊè di mezzo la tutela dei cittadini e del loro bene prima-rio, la salute, il nostro approccio è sempre costruttivo. Proprioper fornire un contributo alla definizione di una migliore offertaassistenziale e per assicurare prestazioni sanitarie omogenee sututto il territorio regionale, lÊOPI di Roma, sulla scorta delle espe-rienze maturate in questi anni e delle sperimentazioni effettuate,ha elaborato un ventaglio di misure capaci di implementare laqualità dellÊassistenza e la prossimità delle cure. Iniziative chepossono migliorare notevolmente lÊefficacia delle prestazioni ri-ducendone i costi a carico del Servizio sanitario regionale.

LÊistituzione della figura dellÊinfermiere di famiglia è tra queste.Un servizio che ha dimostrato sul campo di poter assicurare inmodo capillare la continuità delle cure, lÊassistenza ai malati cro-

nici, la prevenzione sanitaria. ˚ il „filtro‰ che oggi manca tra ilcittadino e lÊospedale, che può ridurre i ricoveri e accompagnareadeguatamente i pazienti verso la guarigione una volta a casa.Un supporto di grande efficacia per la gestione delle patologiecroniche e per orientare le famiglie in campo sanitario. In questachiave rientra anche lo sviluppo del progetto della „Farmaciadei servizi‰, con la presenza di infermieri esperti formati per of-frire ai cittadini servizi di consulenza e suggerire stili di vita sani.

Il territorio ha bisogno di infermieri. Lo dicono a chiare note leesperienze maturate in campo nazionale e internazionale conle Unità di degenza infermieristica. Una soluzione che funzionae che va implementata rapidamente con lÊattivazione di nuoveUDI e il potenziamento di quelle già operanti. Discorso che valeanche per gli Ambulatori infermieristici, presidi fondamentalinella gestione di un modello di sanità diffusa ma che risentonoancora di una marcata disomogeneità territoriale.

Il cambiamento che auspichiamo non potrà coinvolgere solo gliinfermieri. Abbiamo bisogno di rinforzi e della disponibilità ope-rativa del personale di supporto. Accanto allÊinternalizzazionedei servizi di assistenza infermieristica e al completamento delpercorso di stabilizzazione del personale precario, occorre rim-pinguare gli organici degli OSS anche per sgravare gli infermierida compiti impropri che sottraggono tempo prezioso alle suevere funzioni e attività.

Chiediamo inoltre alla Regione Lazio la definizione di uno spe-cifico „Nomenclatore delle prestazioni infermieristiche‰ da in-trodurre come norma transitoria e la valorizzazione della nostraprofessione anche attraverso il riconoscimento economico dellaprogressione di carriera.

Sappiamo quanto possiamo dare per la riorganizzazione del si-stema. Per questo chiediamo di essere coinvolti direttamentee preventivamente nelle disposizioni che riguardano lÊorganiz-zazione del lavoro infermieristico e quello degli OSS. Non lo re-clamiamo come un diritto acquisito, ma lo offriamo alla colletti-vità come frutto del nostro lavoro e della nostra vicinanza al-lÊanello più debole della catena: i cittadini.

EDITORIALE

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L'Ordine di Roma protagonista a Sanit e all'evento dedicato alla Caring Science

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I l 26 settembre, lÊaula Brasca del Po-liclinico Universitario „A. Gemelli‰-IRCSS ha ospitato il corso Ecm: „Ca-

ring Science: la scienza dal volto umanonel futuro dellÊInfermieristica‰. Un evento promosso dal Master per leFunzioni di Coordinamento, assieme alCdL in Infermieristica, UCSC-Roma, e ilpatrocinio di OPI Roma, Cecri e Cnai, acui sono intervenuti illustri relatori, nazio-nali e internazionali. Primo fra tutti: la professoressa JeanWatson, PhD, RN, AHN-BC, FAAN, (L.L.-AAN), WCSI-Watson Caring Science In-stitute, con la „sua‰ Filosofia dello Hu-man Caring‰ e i „10 processi di Caritàuniversali‰.La giornata si è articolata in due sessioni,preceduta dal saluto di Ausilia Pulimeno,Presidente OPI Roma, e degli ospiti:Rocco Bellantone, Preside Facoltà diMedicina e chirurgia dellÊUniversità Cat-tolica del Sacro Cuore di Roma e Pier-luigi Granone, Direttore Master per leFunzioni di Coordinamento, PresidenteCdL in Infermieristica presso lo stessoateneo; nonchè di Maurizio Zega, consi-gliere OPI Roma e responsabile SITRAFondazione Policlinico Universitario Ge-melli, IRCCS. Dalle ore 10, moderati da Loredana La-pia e Vincenzo Da Falco, oltre a quello diWatson, si sono susseguiti gli interventi:„Caring Science: perché portare la teoriain Italia‰ (Walter Pellegrini, infermiere,coordinatore Struttura per Anziani „Prosenectute Councelor‰); „Diffusione dellaTeoria nella pratica Professionale‰ (Jo-

seph Giovannoni, DNP, MA MS APRN,PMHCNS-BC, WCSI Caritas Coach) e„Esperienza Applicativa della Teoria inAmerica‰ (Marlienne Goldin, DCSc,MPA, BSN, RN, CCEP, CNML, Depar-tment Dorector ICU). „˚ evidente che viviamo in un mondoglobalizzato – ha spiegato la professores-sa Watson –, ma, paradossalmente, lepersone tendono a isolarsi. Il nostro è unÂlavoro sacroÊ e lo è perché lavoriamonon solo con le forze vitali di unÊaltra per-sona, ma anche con quelle di ognuno dinoi, in un cammino di condivisione. Se cifermassimo a pensare, potremmo sco-prire che forse, questo preciso momen-

to, con quella determinata persona, è lavera ragione per cui siamo qui, sullaTerra...‰. Un concetto che apporta unÊaura filoso-fica a quello stesso di Infermieristica.Scienza sì, ma „prendersi cura‰ dellÊaltroè qualcosa di più. „LÊInfermieristica è una responsabilitànei confronti dellÊumanità – ha continua-to -. La mia teoria tenta di dare un Âlin-guaggioÊ al cuore dellÊassistenza. LÊhotrovato nella, cosiddetta, disciplina infer-mieristica, il Âcontenitore delle teorieÊ, ladeontologia che ci guida nel contatto conil malato. Il cuore della nostra pratica èÂstare accanto alle personeÊ. La Scienza

Successo per l'eventointernazionale al Gemelli

La professoressa Jean Watson

TANTI APPLAUSI PER LA PROFESSORESSA JEAN WATSON ELA SUA LEZIONE SULLA CARING SCIENCE.

“L’INFERMIERISTICA È UNA RESPONSABILITÀ NEI CONFRONTI DELL’UMANITÀ”

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del Caring è fuori dai concetti standarddelle moderne scienze occidentali, per-ché include un profondo concetto di Ca-ritas, che significa avvicinarsi agli altri,conoscerli, confrontarsi e, attraverso lo-ro, conoscere meglio se stessi. ˚ nelcontatto con lÊaltro che la teoria divienepratica, perché non dobbiamo mai di-menticare che, dietro una diagnosi, cÊèuna persona. Comprendere lÊaltro signi-fica, al contempo, maturare se stessi,crescere. LÊuomo è tuttÊuno con gli altrie con lÊuniverso che lo circonda: un flus-so dinamico di cui fanno parte infermierie pazienti. Ogni giorno, gli infermieri en-trano in contatto con i sentimenti di altri,con le loro paure, il loro dolore: in pra-tica, portano su di sè le ferite dell'uma-nità. Non è sbagliato dire che, sul luogodi lavoro, noi portiamo caring e caritas,che il nostro fare quotidiano consta di in-terconnessioni fra gli uomini e di inter-connessioni fra uomini e l'universo inte-ro. I milioni di infermieri che sono ac-canto alla gente che soffre nel mondo,

ne toccano la vita. ˚ indispensabile ave-re ben chiaro che, se riusciamo a esseredavvero presenti nella vita del malato, lo

aiutiamo anche nel processo di guarigio-ne. Se siamo presi da altro, se siamo di-stratti, non aiutiamo nessuno. La nostra

Jean Watson e il professor J.Giovannoni

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professione, pur appena centenaria, hafatto passi da gigante, ma deve crescereanche a livello di comunità, perché deve

credere nel suo potenziale. Deve cre-dere di apportare un beneficio a tutti‰. Pausa pranzo e una tavola rotonda, mo-

derata da Gabriele Giacomelli e MaurizioZega, per ascoltare: Giuliana Masera,docente Discipline Demo-etnoantropo-logiche presso lÊUniversità degli Studi diParma, responsabile della Casa della Sa-lute Bettola (Piacenza) con: „Parole eGesti di cura‰; Mara Pellizzari, della Di-rezione Struttura Complessa ServizioAziendale Professioni Sanitarie AAS2,Bassa friulana Isontina con: „CaringScience: il Progetto Friulano‰ e FlavioPaoletti, Direttore della SC GestionePrestazioni Sanitarie e Progettazione edAttività Sociosanitarie con: „Take Care:un racconto per immagini‰. Conclusioni affidate alla Presidente Pu-limeno, anche responsabile scientificadellÊevento, assieme a Lucia Zaino, Di-rettore delle attività didattiche professio-nalizzanti del CdL in Infermieristica.

PROGETTI IN CORSO

EBP e pratica clinicaFantasia o realtà?

Allo scopo di migliorare la pratica clinica infermieristica promuo-vendo lÊutilizzo dei risultati della ricerca scientifica. E per promuo-vere lÊacquisizione di competenze in Evidence Best Practice (Ebp);stimolare i professionisti sanitari a utilizzare i contenuti della ricercascientifica nella pratica clinica; supportare il processo decisionaleclinico attraverso lÊapproccio critico e riflessivo; fornire strumentimetodologici che promuovano il cambiamento attraverso lÊappli-cazione nella pratica dei principi e delle procedure dell'Ebp. Pertutti questi motivi, lÊOpi di Roma e il Centro di Eccellenza per laCultura e la Ricerca Infermieristica (Cecri) ha organizzato lÊeventoitinerante: „EBP e pratica clinica: fantasia o realtà?‰.La prima edizione si è svolta il 20 ottobre a Roma, alla FondazionePoliclinico A. Gemelli, presso la sede del CdL in Infermieristica; laseconda si terrà il 17 novembre, a Civitavecchia, presso lÊAsl Roma4, sempre nellÊaula del CdL in Infermieristica.Esistono numerose evidenze a livello internazionale che ricono-scono lÊimportanza di traslare i risultati della ricerca scientifica nellapratica clinica. Diverse le strategie che, in questi ultimi anni, sonostate sperimentate per stimolare i professionisti a utilizzare lÊEbp.Una recente revisione della letteratura suggerisce che per promuo-vere il cambiamento verso una assistenza dÊeccellenza sono efficacigli interventi che prevedano il coinvolgimento diretto degli operatori.

LÊimportanza dellÊinfluenza dei fattori umani sulla produzione esul trasferimento delle conoscenze scientifiche ha aperto lastrada a esperienze di utilizzo di „professionisti intermediari‰, in-fermieri clinici presenti nei propri setting di lavoro. Tali figure rap-presentano un importante riferimento professionale per i col-leghi, poichè capaci di veicolare le conoscenze al gruppo di parie di applicare i risultati della ricerca nella pratica clinica quoti-diana. Le revisioni sistematiche e i clinical audit rappresentano importantistrumenti metodologici per migliorare lÊefficacia e lÊappropriatezzanella pratica clinico-assistenziale e dare avvio a processi di cam-biamento della clinical governance. Questi due appuntamenti voluti dallÊOpi di Roma sono solo i primidi una serie di „giornate formative itineranti‰ che coinvolgano pro-fessionisti di diverse strutture sanitarie, allo scopo di diffondere lacultura dellÊEbp nella pratica infermieristica quotidiana. Organizzate entrambe in due sessioni (mattutina e pomeridiana),le giornate hanno avuto il medesimo programma, con una primaparte dedicata alla revisione della letteratura (moderatori: il vice-presidente Opi di Roma, Stefano Casciato, e la consigliera Nata-scia Mazzitelli) e una seconda su: „LÊAudit nella pratica clinica‰(moderatori: le consigliere, Claudia Lorenzetti e Cinzia Puleio).

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I l 28 settembre, al teatro Olimpico, siè svolto lÊevento formativo gratuitoper studenti ed iscritti dellÊOrdine

delle Professioni Infermieristiche di Ro-ma in seno a Sanit, nota kermesse dedi-cata alla salute e al benessere nella qua-le gli infermieri capitolini hanno sempregiocato un ruolo da protagonisti. La particolarità di questa edizione 2018è stata rappresentata dalla volontà del-lÊOrdine di riunire attorno ad un tavolo iquattro grandi poli universitari romani,per favorire uno scambio di informazioni,esperienze e competenze rispetto allÊat-tuale contributo della formazione infer-mieristica in tema di promozione dellacultura della salute.Ad aprire la giornata, davanti a unÊaffol-lata platea di giovanissimi, cÊerano, infat-

ti, con la presidente Ausilia Pulimeno:Marco di Muzio, ricercatore in ScienzeInfermieristiche dellÊuniversità La Sa-pienza; Elena Cristofori, tutor didatticodel CdL in Infermieristica allÊUniversitàCattolica del Sacro Cuore; Daniela Tarta-glini, professore associato in Scienze In-fermieristiche al Campus Bio-Medico eErcole Vellone, ricercatore universitariodi Scienze infermieristiche generali, cli-niche e pediatriche allÊuniversità di TorVergata.Tra i saluti istituzionali, quello del consi-gliere regionale Paolo Ciani (Centro Soli-dale), vicepresidente della commissioneSalute alla Pisana.Una giornata di formazione, quindi, quel-la voluta dallÊOPI Roma, per presentarealcune delle esperienze di ricerca più si-

gnificative condotte allÊinterno dei corsidi Laurea, Laurea Magistrale e Dottoratodi Ricerca di Scienze Infermieristichedelle quattro università del territorio re-gionale.Ricerche che, a vari livelli, concorronoalla produzione di evidenze scientificheapplicabili nella pratica clinico-organizza-tiva dei diversi setting assistenziali, permigliorare i risultati di salute per il citta-dino e la qualità del lavoro degli stessiprofessionisti. Per lÊoccasione, gli studenti sono stati iveri protagonisti, presentando alcunedelle ricerche ritenute di spiccato inte-resse professionale: quelle che potrannoincidere sul cambiamento del SistemaSanitario Nazionale, a sostegno di unÊas-sistenza infermieristica più attenta allÊef-

Il contributo della formazioneinfermieristica per la promozione

della cultura della salute

OPI ROMA A SANIT 2018

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ficacia e allÊappropriatezza del-le cure.La prima sessione, moderatada: Barbara Raffaele, M. Fran-cesca Boccolini e PasqualeVarriale, è stata dedicata allÊ:„Accesso alle cure, quale con-tributo infermieristico‰.Il primo intervento: „Il sensodi casa: Percezioni e aspetta-tive degli anziani riguardo lestrutture residenziali‰ è statoa cura di Stefania Abbondan-za. Quindi, nellÊordine: „La pre-sa in carico del paziente nelfine vita: Infermiere come ad-vocate, supporter e informa-tion broker‰, di Giulia De For-tunato; „Nursing transcultu-rale: lÊassistenza infermieristica al pa-ziente straniero e le problematiche adessa correlate‰ di Ilaria Volpe; „Proget-tazione di un intervento di promozionedella salute rivolto alla popolazione deldistretto sanitario 2 della ASL/Roma 6‰di Laura Orsolini; „Vaccine hesitancy: ilruolo dellÊinfermiere nelle scelte vacci-nali‰ di Federica Faiulo. La consueta discussione con i parteci-panti ha tirato le somme di questa prima

parte. Prima di entrare nel vivo della se-conda sessione dedicata allÊ: „Aderenzaai regimi terapeutici‰, moderata da: Ros-sella Ambrosca, Laura Iacorossi e An-drea Zucaro. „La percezione della macchina per emo-dialisi nei pazienti con insufficienza rena-le cronica terminale: indagine qualita-tiva‰ di Alessio Bertini è stato il primo in-tervento in mattinata; poi: lÊ„Educazio-ne terapeutica nei pazienti oncologici intrattamento con antineoplastici orali: tra-

duzione italiana del Moatt‰ a cura di Ro-saria De Domenico; „Studio di validazio-ne di un questionario sulla percezionedelle informazioni ricevute alla dimis-sione dei pazienti anziani con patologiacronica‰ di Barbara Riente; „Diritto allasalute e accessibilità alle cure per le per-sone senza fissa dimora. Revisione dellaletteratura e individuazione di strategieinfermieristiche per migliorarne le con-dizioni di vita‰ di Francesco Barucchi;„Per unÊetiologia dellÊerrore da terapia:

fattori umani e organizzativi‰ diEmanuele Di Simone e NoemiGiannetta; „L'utilizzo della ÂTheoryof planned behaviour" nella pre-venzione dellÊerrore da terapia‰di Elena Caldarola e, infine, „Ilruolo del care manager nel diffi-cile percorso di sospensionedella terapia immunosoppres-siva post trapianto di fegato‰ diLudovica Pagliara.La discussione con i partecipan-ti ha chiuso la prima parte del-lÊevento.Terza sessione, nel pomeriggio,per parlare di: „La comunicazio-ne efficace nei contesti cura‰,moderata da: Antonio Garofalo,Noemi Giannetta e Carla Rus-so. Prima sul palco, Miriam Ca-sali con: „Valutazione del dolore

L'intervento del vicepresidente della commissione Salute del Lazio, Ciani

Stand Opi Roma al Villaggio della Salute

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nei soggetti affetti da Morbo di Parkin-son‰; quindi: Francesca Gambalungacon: „Studio osservazionale sulla comu-nicazione delle bad news in ambito On-cologico‰; Luca Savoca con: „La rela-zione tra empatia e regolazione emotivanella professione infermieristica‰; Ste-fan Andrea Iuliana con: „Educazione delpaziente: unÊanalisi quali-quantitativa delmateriale informativo sanitario‰; ValeriaDi Giuseppe con: „Giocare con le paro-le: come scegliere una comunicazioneefficace‰; Micol Mattei e Carla Russocon: „Uso dello smartphone da partedegli infermieri durante lÊattività assi-stenziale: comunicazione efficace o di-strazione?‰; Federica Caruso con: „Co-munità sorda e assistenza infermieri-stica: barriere linguistiche e strategie co-municative‰; Sharon Scozzari con:„Peer education nel primo soccorso:progetto educativo rivolto agli studentidella scuola media inferiore‰ e France-sca Molinari con: „Educare alla salute: ilruolo dellÊinfermiere nella promozionedella sicurezza alimentare nei bambini‰.Consueto dibattito finale con i parteci-panti e conclusione dei lavori.LÊedizione 2018 di Sanit è poi prose-guita, il giorno successivo, con incontritarati sulla salute del cuore, tema prota-gonista della kermesse.

„Troppo spesso dimentichiamo di pro-teggere la salute del nostro cuore, spe-cie quando è sottoposto a stress psicofi-sico - ha detto il professor Francesco Fe-dele, direttore DAI-Malattie Cardiova-scolari e Respiratorie presso il PoliclinicoÂUmberto IÊ di Roma e presidente del-lÊIstituto nazionale per le Ricerche Car-diovascolari, della direzione scientificadella CardioRace -. Ansia, stress, fumo,dieta errata, consumo di alcolici, sonofattori di rischio in crescita, in particolarefra i giovani‰. In occasione della IV edizione della Car-

dio Race, e in concomitanza con la Gior-nata Mondiale del Cuore, infatti, (Pontedella Musica) è stato allestito il villaggiodel benessere presso Piazza Gentile daFabriano, con controlli gratuiti del cuore,elettrocardiogramma e ecoscopia. LÊOpi di Roma ha animato uno deglistand più frequentati della manifesta-zione. La Cardio Race si è divisa in gare podi-stiche competitive e non competitiveaperte a tutti.

FOTO DI: @Fotoincorsa - @Stefania Colella

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Sempre meno gli infermieri in Italia, sempre più quelli ita-liani richiesti allÊestero; liste dÊattesa lunghissime maanche eccellenze di livello mondiale; lÊescalation di vio-

lenza ai danni degli operatori sanitari e la politica che finalmentecorre ai ripari. Va in archivio così unÊestate a doppia faccia per la professione,tra i problemi di sempre, le nuove emergenze e gli importantiprogressi conseguiti sul piano scientifico.La stagione si apre con quella che i media definiscono „rivolu-zione dei codici‰.

Il Corriere della Sera(4/6/18) titola „Svolta

al pronto soccorso: invece dei 4 codici colorati una scala di 5numeri‰. Si legge: „C'è molto più del semplice cambiamentodi colore nella rivoluzione dei codici appena avviata dal Lazio neipronto soccorso e destinata poi a coinvolgere tutti gli ospedaliitaliani. Il Lazio è l'unica Regione ad aver fatto precedere la ÿri-formaŸ da una sperimentazione tra gli operatori ed ora è prontaal via. Si comincia a gennaio. Lo scopo del nuovo modello, im-postato anche da Toscana e Friuli-Venezia Giulia, è accorciarele attese e restringere il margine di errore. Si passa dai tradizio-nali quattro colori di priorità (rosso, giallo, verde e bianco) a cin-que numeri‰.I giornali riscoprono un paradosso tutto italiano: organici infer-mieristici decimati in patria, professionisti ricercatissimi al-lÊestero. Il Corriere della Sera (5/6/18) scrive: „Sanità, oltre 800 offertein Europa‰. E spiega: „Sotto la lente ci sono medici, infermieri,fisioterapisti e logopedisti. Il numero di richieste più consistentearriva dalla Gran Bretagna. Le ricerche sono condotte dalla divi-sione Sanità dell'Agenzia per il lavoro Orienta, che già nel 2017ha collocato 200 giovani italiani nel Regno Unito. Ora, entro il2018, vuole reperire ulteriori 200 infermieri da inviare Oltrema-nica‰.

Anche Avvenire (7/6/18) affronta il tema: „Germaniacon pochi medici e infermieri. Ora li cerca in Italia‰.NellÊarticolo si legge: „La Germania cerca medici

specialisti, infermieri e soprattutto ostetriche. E da un paiodÊanni ha avviato una vera e propria campagna acquisti in Italia.L'allarme è stato lanciato dal principale quotidiano economicotedesco Handelsblatt. Il governo federale sta cercando di corre-re ai ripari, proponendo concorsi anche per personale straniero.La Germania nell'ultimo anno ha registrato un inatteso recorddi nascite che ha fatto venire alla luce un altro problema del si-

stema sanitario: la carenza ormai cronica di ostetriche e leva-trici‰.Intanto, gli italiani sono costretti a spendere sempre di più percurarsi, mentre i conti del sistema sanitario nazionale non torna-

no. Se ne occupa il quotidiano eco-nomico Italia Oggi (8/6/18) che ti-

tola: „Sanità, uno spreco da 24 miliardi‰. Il servizio spiega: „Ilrapporto sulla sanità realizzato dalla fondazione Gimbe stimache la spesa sanitaria sia ammontata (nel 2016) a 157,5 miliardidi euro, ci cui 112,1 miliardi di spesa pubblica e 45,4 miliardi dispesa privata che a sua volta si può suddividere in 5,6 miliardidi spesa intermediata da mutue e assicurazioni e 39,8 miliardidi spesa interamente a carico delle famiglie. Insomma, la saluteè la più grossa industria del Paese. Sarebbe quindi opportunofarla funzionare al meglio‰.Numeri che fanno riflettere, come quelli per la prima volta „in

verde‰ delle liste dÊattesa a Romae nel Lazio. La Repubblica (8/6/18)

titola „Sanità online, liste più brevi‰. „ÿDopo tanto tempo cÊèuna prima importante inversione di tendenza: rispetto al 2015si passa dal 50% delle erogazioni nel rispetto dei tempi, allÊ80%del 2018Ÿ - scrive il quotidiano citando le parole del presidenteZingaretti - Ma cosa è successo? ˚ successo che nel 2016 leerogazioni dei servizi sanitari nel rispetto dei tempi è stato del62,2% e del 70% nel 2017 ÿa dimostrazione dei miglioramenticostanti di questi anniŸ. L'obiettivo ora è quello di raggiungerenel 2019 il 90% dei tempi per i primi accessi sulle prestazionicritiche‰.Tuttavia, la sanità romana continua a essere in grande affanno.

Una ferale notizia arriva da Il Tempo(20/6/18) che titola: „LÊIme licenzia i

suoi 42 dipendenti‰. Si legge: „Due anni e mezzo dopo la solen-ne assicurazione di un immediato ÿtrapiantoŸ in un altro ospe-dale, l'ormai disciolto Istituto Mediterraneo di Ematologia ha in-vece licenziato i suoi 42 dipendenti. Lo smembramento era sta-to avviato dopo ben 400 trapianti realizzati a Roma in 11 anni.Fino a quando, nel gennaio 2016, è stato deliberato lo sciogli-mento della Fondazione Ime a causa dello sfratto intimato dalPoliclinico Tor Vergata per una morosità di 7 milioni e mezzo dieuro‰. Una pagina gloriosa dellÊeccellenza sanitaria romana chesi chiude.Della crisi di unÊaltra storica struttura della sanità romana si oc-

cupa Il Corriere dellaSera (24/6/18) con il

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DICONO NOI

Premiati in Italia, apprezzati all’esteroMa gli organici restano ancora in rosso

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servizio intitolato „Idi, il top manager si taglia lo stipendio e pre-mia medici, infermieri e ricercatori‰. Si legge: „Lo ha annunciatoin una lettera inviata a tutti i dipendenti il presidente della ÿFon-dazione Idi - Luigi Maria MontiŸ, l'avvocato Antonio Maria Leo-zappa, da un anno a capo dell'Istituto specializzato in dermatolo-gia (di proprietà del Vaticano). Il manager ha istituito un premioin denaro tagliando di 10.000 euro il proprio compenso annualeper destinare la cifra ai vincitori di un ÿriconoscimentoŸ chedovrà essere espresso con un voto di chi lavora e opera all'Idi,ma aperto anche ai pazienti che vengono curati nell'ospedale‰.Il Lazio in uscita dal lungo tunnel della crisi? La speranza viene

rilanciata da Il Cor-riere della Sera (28/

6/18) che titola: „Cinquemila assunzioni di medici e infermieri‰.LÊarticolo spiega: „Cinquemila assunzioni di medici, infermierie operatori sanitari in cinque anni. Ma soprattutto sblocco delturn over, che per anni ha paralizzato tutto il settore, e immis-sione di forza lavoro giovane. Nella Regione Lazio infatti il 35%dei lavoratori della sanità ha superato i 54 anni di età, il che sitraduce in una manciata di anni dalla pensione. ÿAsl e ospedalidel Lazio hanno bisogno di nuovi concorsi - ha spiegato AlessioD'Amato, assessore regionale alla Sanità - per far entrare nuoveleve di giovani e dare forma così ad una nuova generazione diprofessionistiŸ. Questa rivoluzione passa per una legge, appro-vata ieri in Consiglio (la numero 30 del 16 maggio 2018 concer-nente Disposizioni in materia di vigenza delle graduatorie delleaziende ed enti di servizio sanitario regionale)‰.LÊestate è ormai inoltrata, ma le liste dÊattesa non vanno in ferie,

anzi. Lo denuncia Il Tempo (5/7/18) chetitola: „Devi fare la Tac? Torna lÊanno

prossimo‰. „Il centralino regionale per le prenotazioni degli ap-puntamenti sanitari è in difficoltà nel fissare nuove date inagenda, soprattutto per quanto riguarda le prestazioni cosid-dette "differibili", ossia non urgenti, anche se altrettanto impor-tanti, soprattutto per la prevenzione – si legge nellÊarticolo – Gliultimi dati resi noti indicano, nell'Asl Roma 2, fino a 10 mesi difila sia per la Tac del capo (309 giorni, 315 invece a Latina) cheper quella del massiccio facciale (304 giorni, ma a Rieti sono356). Questa la situazione almeno fino al marzo scorso. Perché,da allora, la Regione Lazio ha predisposto un nuovo sistema dirilevazione dei tempi di attesa‰.Sanità romana impantanata nei problemi di sempre ma anchecapace di stupire il mondo con le sue eccellenze. Il Corriere della

Sera (5/07/2018) an-nuncia: „Un ÿnasoŸ

romano scopre i tumori‰. E spiega: „Un naso elettronico in gra-do di riconoscere la presenza di tumori nell'organismo sempli-cemente analizzando il respiro del paziente. ˚ tutto made inItaly, più precisamente made in Rome, l'apparecchio che trapochi giorni farà il suo ingresso nei laboratori del ÿMemorialSloan KetteringŸ di New York per essere testato sui degentiamericani. Il prestigioso centro di ricerca e cura oncologica sta-

tunitense a partire da questo mese inaugurerà, infatti, la speri-mentazione del dispositivo brevettato dall'Università Campus

Biomedico di Roma‰. Il Messag-gero (12/7/18) fa il punto su

unÊaltra straordinaria realtà capitolina: „Bambino Gesù, trapiantirecord e lÊospedale raddoppia gli spazi‰. Si legge: „L'annuncioè della presidente Mariella Enoc: gli spazi a disposizione per laricerca e l'assistenza di eccellenza del Bambino Gesù non sonosufficienti, parte l'operazione per ampliare l'ospedale pediatrico.ÿAprirà a gennaio, a Villa Luisa, il primo hospice pediatrico delCentro Sud. Nei prossimi anni, inoltre, ci sarà la realizzazione diun grande polo ospedaliero in via di Villa Pamphili che raddop-pierà la superficie della sede del Gianicolo dell'ospedale pedia-tricoŸ. Eccellenze della sanità romana come lÊematologo Franco Man-delli. La sua morte genera cordoglio in tutto il mondo scientifico.Il Messaggero (16/7/18) titola „Addio allÊematologo Franco Man-delli, una vita in trincea contro la leucemia‰. Il quotidiano ro-mano lo ricorda così: „Testardo, autorevole nel comandare,ostinato a superare tutti gli ostacoli. Non di rado burbero e ta-gliente. Tenero, pacato e capace di ascoltare quando era davantial paziente. Che fosse un adulto o un bambino. Franco Mandelli,87 anni bergamasco maestro dell'ematologia moderna, riuscivaad essere ostico e assolutamente amorevole nella sua vita. ˚scomparso ieri in una Roma afosa e deserta. L'annuncio dellamorte su Facebook. A darlo i "suoi" volontari, quasi 25 mila, della"sua" Ail‰.UnÊaltra estate allÊinsegna della violenza contro gli operatori sa-nitari. Quella delle aggressioni nei pronto soccorso, nei repartie negli ambulatori ha ormai i tratti di una vera emergenza e fi-

nalmente i giornali, ma anche le istitu-zioni, se ne accorgono. Il Tempo (23/7/

18) titola: „Ospedali come ring: 150 aggressioni‰. E spiega:„Annus horribilis per gli operatori sanitari nel Lazio: sono stati150, finora, i casi di aggressioni, soprattutto nei pronto soc-corso, e la Regione corre ai ripari istituendo un Osservatorio percontrastare la violenza nelle strutture‰. Il caso è nazionale. La

Repubblica (2/8/18) intervista il neoministro della Salute, Giulia Grillo. Il

titolo è: „Caos pronto soccorso, subito poli alternativi‰. „Neipronto soccorso non sono infrequenti aggressioni, insulti e pe-staggi contro il personale curante. Cosa pensate di fare? – è ladomanda - ÿLa prossima settimana, insieme al ministro Bonafe-de, presenteremo un disegno di legge che affronta il problemasotto il profilo giudiziarioŸ. Ma in che direziono andrà? ÿVo-gliamo far capire che le aggressioni al personale sanitario nel-l'esercizio delle sue funzioni presentano fattori di gravità tale danon poter essere ignorati. Questo fenomeno, che i dati diconoin aumento, non colpisce solo una determinata categoria lavo-rativa, fa venir meno la capacità di risposta di un servizio erogato

per la comunitàŸ‰.Se ne occupa anche Il Tempo (2/8/18)

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DICONO NOI

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DICONO NOI

con un titolo ad effetto: „Aggressioni in ospedale: ÿCi voglionoi soldatiŸ‰. Si legge: „I militari dell'operazione Strade Sicurecontro le aggressioni a medici e infermieri nei pronto soccorsodegli ospedali e nei presidi medici, dove si assiste ad un'esca-lation di violenze contro gli operatori sanitari. ˚ la proposta delministro Grillo a Salvini e Trenta. Il ministro ha infatti inviato ri-chiesta ai colleghi per ÿrimodulare piano utilizzo contingente (⁄) affinché sia impiegato anche per la sicurezza e il controllo dei

presidi sanitari e ospedalieriŸ. Quotidiano Nazionale(5/8/18) titola: „Polizia in ospedale e pene più se-vere‰. „Il disegno di legge contro le violenze negli

ospedali sarà all'esame del prossimo Consiglio dei ministri – ri-ferisce il servizio – La ministra della Salute, Giulia Grillo, lo haannunciato ieri, a 24 ore dall'ennesimo caso di violenza: ancorauna volta protagonista un medico che al San Giovanni di Dio diCrotone è stato picchiato dai parenti a cui aveva appena comu-nicato il decesso del proprio caro‰.

„Via libera ai militari negli ospeda-li‰ gli fa eco Il Messaggero (9/8/

18) che spiega: „Il Consiglio dei ministri ha approvato il ddl delministro della Salute Giulia Grillo che introduce unÊaggravante perlÊaggressione al personale sanitario durante lÊesercizio delle fun-zioni. NellÊarticolo 61 del codice penale si preciserà che lÊaggra-vante riguarderà la violenza ma anche solo la minaccia a medicie infermieri. Istituito anche un osservatorio anti-violenza. ÿ˚ unprimo passo, primo ma fondamentale. Un provvedimento chevuole essere un segnale forte per tutti i dipendenti del Ssn - af-ferma il ministro Grillo - lavoratori impegnati giorno e notte nel-l'assistenza dei cittadini, che non possono rischiare la propriaincolumità in condizioni spesso di grande difficoltà. Faremo ditutto per proteggere chi si prende cura di noi con tanto sacrificioŸ.

La Repubblica (10/8/18) riferisce diquanto sta accadendo nella vicina

Toscana: „Metal detector all'ingresso dei pronto soccorso perbloccare lÊingresso a ubriachi e a persone moleste – scrive –Pulsanti di allarme al desk accoglienza come nelle banche, te-lecamere a circuito chiuso e luci al led per illuminare le zone piùnascoste. Gli ospedali della Toscana si preparano a trasformarsiin fortini anti aggressione. Dopo i ripetuti attacchi a medici e in-fermieri da parte di ubriachi o persone sotto lÊeffetto di sostanzestupefacenti, la Regione mette a punto un Âpacchetto sicurezzaÊper proteggere gli operatori sanitari che, ogni notte, si presen-tano a lavoro ma si ritrovano in trincea‰.Il Ferragosto è segnato dallÊimmane tragedia del ponte Morandi.Una sciagura per la quale la nostra comunità professionale pagaun tributo altissimo.

Il sito assocarenews.it (15/8/18) ti-tola: „Infermiera muore dopo crollo

ponte a Genova: addio a Marta Danisi‰. „Marta Danisi aveva 29anni ed era diventata infermiera da pochi anni – ricorda la reda-zione del sito web – Ora non c'è più, travolta dal crollo del ponteMorandi a Genova. Infermieri impegnati da oltre 24 ore nei soc-

corsi e nel tentativo di salvare vite, ma anche infermieri colpitidirettamente al cuore per la morte di una giovane collega‰.Intanto, come ogni estate, la grave carenza di infermieri nellestrutture sanitarie pubbliche e private richiama lÊattenzione deimedia.

Il Tempo (7/9/18) tira le somme e titola:„Nel Lazio in 7 anni perso un infermiere

al giorno‰. Nel servizio si legge: „II Lazio negli ultimi 7 anni haperduto un infermiere al giorno. E ora ne servirebbero 5.835 perriuscire a coprire tutte le esigenze di ospedali, distretti e poliam-bulatori, dove ogni infermiere è chiamato a far fronte a unamedia di 16 pazienti contro gli 11 del resto dÊItalia. Ma l'emer-genza ormai è nazionale: ÿMancano oltre 50 mila infermieri intutta Italia - denuncia la Federazione nazionale delle professioniinfermieristiche (Fnopi)- Rischio servizi in calo e mortalità in au-mentoŸ.

Anche Avvenire (18/9/18) accende i riflettori sul-lÊemergenza: „In Italia mancano infermieri. Sono53.000 in meno, è allarme‰. „In Italia mancano alme-

no 53.000 infermieri e chi presta servizio si trova ad assisterein media contemporaneamente 11 pazienti, decisamente troppiper poter dedicare a ogni malato il giusto tempo e le dovute at-tenzioni – spiega lÊarticolo – La carenza riflette la salute dei si-stemi sanitari regionali e arriva a 8.937 infermieri in meno soloin Campania, regione altamente popolata, in cui chi è in servizioassiste in media 17 malati. A rivelarlo è unÊanalisi del Centrostudi della Federazione nazionale degli Ordini degli infermieri(Fnopi) sui dati del Conto annuale 2016 del ministero dell'Eco-nomia‰.Desta grande clamore mediatico il primo trapianto di viso ese-guito in Italia, al policlinico SantÊAndrea di Roma. I giornali sene occupano diffusamente.

Libero (23/09/2018) titola: „Primo trapianto diviso. La donatrice è una 21enne vittima di in-

cidente‰. Il Messaggero (23/9/18): „SantÊAndrea, nuovo viso

per una donna. ˚ il primo trapianto di faccia in Italia‰. Il Corrieredella Sera (23/9/18):„Primo trapianto di

faccia su una donna italiana‰. Il Tempo(23/9/18): „Primo trapianto di faccia in Italia al SantÊAndrea‰.Nella formidabile équipe che ha eseguito il complesso inter-vento anche un gruppo di infermieri strumentisti ai quali è an-

dato il pubblico plauso dellÊOpi di Roma (23/9/18). Nelcomunicato diramato agli organi dÊinformazione si

legge: „Ai nostri colleghi impegnati in questa coraggiosa im-presa professionale rappresentiamo la nostra ammirazione e ilnostro orgoglio – dice la presidente dellÊOPI di Roma Lia Puli-meno – Un esempio concreto e illuminante di quanto lÊeccel-lenza infermieristica sia oggi determinante per il progressoscientifico‰. Quotidiani, tv, radio e web continuano a seguire ilcaso anche nei giorni seguenti, quando si rende necessario un

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DICONO NOI

secondo intervento per il rigetto del primotessuto trapiantato.La comunità infermieristica guadagna la ri-balta mediatica anche con altri esempiprofessionali, come quello della professo-ressa Rosaria Alvaro.

Il sito della Federa-zione fnopi.it (24/9/18) titola: „A Rosa-

ria Alvaro, prima infermiera in Italia, il Pre-mio nazionale Bonifacio VIII, dellÊAcca-demia Bonifaciana di Anagni‰. Si legge:„La professoressa Rosaria Alvaro, ordina-rio Scienze Infermieristiche dellÊUniversitàdegli studi di ÂTor VergataÊ, prima infermie-ra in Italia, è stata insignita del Premio Na-zionale Bonifacio VIII, dellÊAccademia Bo-nifaciana di Anagni, per il suo contributoalla ricerca scientifica, fornito allÊInfermie-ristica e portato ai massimi livelli dallastessa, con impegno costante ed esem-plare abnegazione‰.

La professoressa Rosaria Alvaro riceve il Premio nazionale Bonifacio VIII

IMPORTANTEIn applicazione della legge n. 3/2018, a far data dal 1 luglio 2018, lÊalbo provinciale di Roma degli Assistenti Sanitari è trasferito dallÊOrdinedelle Professioni Infermieristiche (OPI) allÊOrdine dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e delle Professioni Sanitarie Tecniche, dellaRiabilitazione e della Prevenzione (TSRM-PSTRP). Di conseguenza, da quella data, tutte le richieste degli Assistenti Sanitari relative allÊAlbo (iscrizioni, cancellazioni, trasferimenti) devonoessere presentate allÊOrdine TSRM-PSTRP di Roma ([email protected]).

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Ancora un importante riconoscimento per il Centro di Ec-cellenza per la Cultura e la Ricerca Infermieristica (Cecri)dellÊOpi di Roma.

Il Centro, infatti, è entrato a far parte, unico in Italia, tra i gruppidi ricerca affiliati al prestigioso Joanna Briggs Institute (JBI), sto-rica organizzazione internazionale di ricerca e sviluppo, che col-labora con quasi 100 Centri/gruppi nel mondo.Nata nel 1996 per opera dellÊUniversity of Adelaide e del RoyalAdelaide Hospital, la sua banca-dati full-text, che offre agli ope-ratori sanitari informazioni e strumenti aggiornati e accreditatiper implementare le pratiche cliniche basate sull'evidenza, rac-coglie revisioni sistematiche e protocolli redatti secondo la me-todologia JBI.Il modello di pratica dellÊevidence-based del JBI è riconosciutocome standard globale di eccellenza nel settore delle profes-sioni sanitarie; contiene raccomandazioni di buona pratica, revi-sioni sistematiche, informazioni per i pazienti.Ecco l'annuncio ufficiale diramato attraver- so la newsletter diluglio del JBI: „CECRI Evidence-based practice group for Nur-sing Scholarship - A Joanna Briggs Institute Affiliated Group Ro-me, Italy is convened by Stefano Casciato, Vice President OpiRome Nursing Board. The Centre of Excellence for NursingScholarship (CECRI), established in 2009, is endorsed by the IPA-SVI Nursing Board of Rome. CERCI is a unique project for Italy,and one of the first to be established in Europe. The Group's

areas of interest are self-care in chronic diseases; ageing proces-ses; clinical areas such as wound management, ostomies, hae-modialysis; and ethical issues linked to the nursing profession‰.Anche la CGFNS International (conosciuta anche come Com-missione sui laureati delle scuole straniere di Infermieristica) sista interessando al Cecri, ed è lecito credere che, dopo quellodel Joanna Briggs Institute, presto arriverà anche il suo accre-ditamento, di cui daremo conto nel prossimo numero.

Il Cecri tra gli affiliati del Joanna Briggs Institute

NOTIZIE ESTERO

L’EVENTO

Il Cecri di Roma al XX incontro annuale European Pressure Ulcer Advisory Panel

A Roma, dal 12 al 14 settembre, si è svolta la conferenza annuale dellÊEuropean Pressure Ulcer Advisory Panel (Epuap).QuestÊanno, il tema principale è stato: il lavoro di squadra interdisciplinare e delle innovazioni tecnologiche come approccio vincentenella gestione delle ulcere da pressione. AllÊevento hanno partecipato relatori di rilevanza internazionale e partecipanti da tutto il mondo impegnati in prima linea nella care deipazienti portatori di lesioni da pressione (ldp). Il Centro di Eccellenza per la Cultura e la Ricerca Infermieristica (Cecri) è stato presente attraverso la presentazione di due lavori, sele-zionati come abstract e presentati come poster: „Fostering pressure injury prevention: the role of Clinical Nurse Leaders‰ e „Centerof Excellence for Nursing Scholarship: five years experience with pressure ulcer prevention‰.Entrambi i lavori hanno mostrato ai presenti i risultati dellÊattività che i membri del 4 Polo della Pratica Clinica del Cecri stanno portandoavanti da diversi anni con i progetti di Audit Clinici e di implementazione della Pratica Clinica basata sulle Evidenze nellÊambito della pre-venzione delle ldp.

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NOTIZIE ITALIA

Condotte inopportune degli Infermieri sui social? Altolàdella Federazione nazionale degli Ordini delle professioniinfermieristiche. I 102 presidenti degli Ordini provinciali

riuniti nel Consiglio nazionale a Milano il 13 ottobre scorso han-no sottoscritto un documento sulla condotta dei propri iscrittisui social.Guai allÊinfermiere che qualificandosi tale agisce sui social e sulweb, magari creando anche un profilo fake, mancando di de-coro, di rispetto, usando turpiloquio, rinunciando a ogni possibi-lità di confronto costruttivo e sereno, parlando senza cognizionedi causa sia in merito a evidenze scientifiche sia in merito a unaconsapevolezza ragionata dei fenomeni di cui discute: Federa-zione e Ordini provinciali interverranno sul piano disciplinare.La scelta di un posizionamento ufficiale che preveda maggiorrigore nei confronti di chi utilizza i social qualificandosi come in-fermiere minando lÊimmagine di tutta la comunità professionaleche ne esce mortificata sul piano etico, deontologico, culturalee frenando la credibilità politica istituzionale delle rappresen-tanze nei confronti della società civile, politica, professionale,nasce dai troppi casi in cui ultimamente una compattezza pro-fessionale avrebbe potuto ottenere vantaggio dalla comunica-zione social mentre lÊatteggiamen-to e lÊuso improprio di alcuni sonodiventati vetrina di una minoranzaprofessionale livorosa, aggressivae violenta che danneggia tutti.La FNOPI e tutti gli Ordini provin-ciali ritengono quindi indispensa-bile dotarsi di una policy (o anchedi condividere una netiquette – labuona educazione in rete - con ipropri utenti) per poter moderarein modo corretto e trasparente lediscussioni generate dai post pub-blicati e comprendere che non tut-ti i contenuti sono adatti a Face-book: le immagini possono trovarespazio su Instagram, i video suYoutube, i posizionamenti istituzio-nali su Twitter, gli approfondimentie i documenti ufficiali sul sito isti-tuzionale e così via. Cinque i passaggi mutuati dal Co-dice Deontologico vigente da ri-

spettare se ci si qualifica come infermiere su ogni piattaformacomunicativa:1) tenere conto dei valori etici, religiosi e culturali, del genere e

delle condizioni sociali della persona;2) impegnarsi a cercare il dialogo, nel caso di conflitti determi-

nati da diverse visioni etiche;3) perseguire uno spirito di collaborazione e confronto con i col-

leghi o con altri professionisti sanitari e non;4) riconoscere e valorizzare lo specifico apporto degli altri attori

che operano nellÊequipe;5) tutelare il decoro personale e il proprio nome e salvaguardare

il prestigio della professione.„Se i mezzi di comunicazione oggi ci hanno dato libertà di parolasu ogni argomento e in ogni contesto – sottolinea nel documen-to la FNOPI - questo non significa che tale libertà sia esente daconseguenze anche disciplinari‰.Per questo Federazione e Ordini hanno deciso di agire. Ognicomportamento che leda la professione e lÊimmagine dei pro-fessionisti attraverso i social sarà punito: la rappresentanza pro-fessionale si impegna a essere guida ed esempio per un buonuso dei social.

Stop di Fnopi e Ordini provincialiall’uso improprio dei social network

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NOTIZIE ITALIA

Ausilia Pulimeno, presidente dellÊOrdine degli Infermieridi Roma, e vicepresidente della Federazione nazionaledegli Ordini degli Infermieri (Fnopi), intervenuta alla ta-

vola rotonda organizzata dalla Federazione Italiana Aziende Sa-nitarie e Ospedaliere (Fiaso) sullÊevoluzione professionale e losviluppo organizzativo del Ssn, ha commentato la pubblicazionedei risultati di uno studio voluto dalla Fiaso sulle future carenzenelle specialità mediche, e le possibili soluzioni che la Federa-zione dei direttori generali ha disegnato. La Fiaso rappresenta, presso le istituzioni, i decison maker e imedia il maggior numero delle Aziende sanitarie e ospedalieree degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS)del territorio nazionale. Valorizza la partecipazione e la collabo-razione attiva delle componenti associative mediante il lavorodi gruppo e il coinvolgimento diretto del management delleaziende.NellÊoccasione, la presidente Pulimeno ha detto: „Siamo dÊac-cordo con lo sviluppo di alternative che vedano lÊavanzamentodel cosiddetto Âmiddle managementÊ e della dirigenza del com-parto. E di più quando, nel documento di posizionamento, sichiede chiaramente di valorizzare l'apporto infermieristico attra-verso il pieno svolgimento delle nostre attività, la diffusione direparti a gestione infermieristica e modelli di cure intermediesempre a gestione infermieristica, le specializzazioni in ambitoinfermieristico‰. Ma: „Non siamo dÊaccordo – ha continuato -con una delle proposte che si orienta a prevedere nuovi modellicontrattuali per i medici che non accedono alle scuole di spe-cializzazione, con percorsi protetti da sistemi di tutoraggio e for-mazione in Azienda. O ancora a inserire medici neo-laureati nonspecializzati per la gestione di pazienti post-acuti. Si sta forse

proponendo una sorta di abbassamento delle competenze me-diche, utili a coprire nodi scoperti dellÊassistenza? La gestionedei pazienti post acuti e molti altri ambiti assistenziali hanno giàla soluzione che è quella individuata anche da FIASO: gli infer-mieri e l'infermieristica‰.Secondo Ausilia Pulimeno, il sistema deve andare verso lo svi-luppo delle competenze e mettere i professionisti in condizionidi saturarle e di esprimere tutte le loro potenzialità. „Infermierispecializzati con competenze avanzate che lavorano insieme amedici specializzati dediti al loro specifico disciplinare‰, ha con-cluso.Non serve, dunque, creare nuove figure o nuove funzioni, masolo investire sui professionisti che sono in grado già di ricoprirequelle funzioni, se messi in condizioni di farlo. „I medici – sot-tolinea ancora la vicepresidente Fnopi - devono essere valutatiper il loro livello di specialità e la carenza di alcune figure è graveper la cura dei cittadini. Ma è altrettanto grave la carenza di in-fermieri e, come tutti sottolineano, c'è e ci sarà sempre mag-giore richiesta di assistenza nel prossimo futuro. Sono i bisognidei cittadini che devono orientare le scelte e far riflettere sullatipologia di professionisti sanitari utili al sistema ed è di assi-stenza che si ha bisogno in modo prevalente, assistenza ero-gata da professionisti sempre più specializzati. ˚ il sistema, icittadini, le associazioni a chiedercelo‰.„Sono anni che lo diciamo – conclude Pulimeno - : gli infermierisi dedicano allÊassistenza e alla sua gestione perché i bisognidei cittadini, lÊaderenza alle terapie e lÊappropriatezza della curesia garantita da professionisti preparati e pronti a lavorare inéquipe multidisciplinari. Sono loro che, anche a livello interna-zionale, dove già sono operativi, rappresentano lÊunico futuropossibile della vera assistenza pubblica‰.

Pulimeno risponde alla Fiaso:“Sono gli infermieri l’unico futuro possibile

dell’assistenza pubblica”

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Con un comunicato, lÊOpi di Roma, ha voluto esprimeretutta la sua indignazione per un'altra aggressione avve-nuta ai danni del personale sanitario. Nello specifico, a

quello del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura dell'Ospedaledi Tivoli: un evento che, si legge: „non ha alcun tipo di atte-nuante‰. Violenza nei confronti di infermieri impegnati dura-mente a garantire un servizio indispensabile come quellodell'assistenza psichiatrica. Durante un Trattamento sanitario obbligatorio, un paziente e unsuo familiare hanno aggredito il personale e danneggiato i locali:tre colleghi sono rimasti feriti. „Innanzitutto a loro va il pensierosolidale dell'Ordine e l'abbraccio corale di tutta la comunità in-fermieristica di Roma e della provincia‰, continua il comunicato.„Sono loro l'ennesimo baluardo maltrattato di una professionesempre in prima linea e troppo spesso lasciata sola. I colleghiaggrediti a Tivoli hanno dovuto attendere l'arrivo di Carabinierie Polizia per venire a capo della situazione, non potendo contaresul servizio d'ordine interno che, in casi del genere, non è te-nuto a intervenire. Anche questo aspetto della vicenda ci lasciaamareggiati e con un senso d'impotente solitudine‰.Un'escalation di episodi di violenza che va fermata, prevenuta,scongiurata. Pazienti e operatori sono dalla stessa parte, alleaticon quel „Patto Infermiere-Cittadino‰ che implica solidarietà enon certo violenza. Vale forse la pena di sottolineare che la tu-tela dei cittadini e della loro salute passa attraverso quella deiprofessionisti sanitari. Quindi, diverse iniziative si sono susseguite in tutta la penisola,per parlare di questo tema. Il 13 settembre, a Bari, anche il Co-mitato Centrale della Federazione nazionale degli Ordini dei Me-dici Chirurghi e Odontoiatri (FNOMCeO) è sceso in campo. Unamanifestazione a cui sono intervenuti irappresentanti delle Federazioni delle principali professioni sa-nitarie: in primis, Barbara Mangiacavalli, Presidente nazionaleFnopi. Un incontro tra lÊOrdine dei medici e lÊOpi della città si è svoltopure a Latina, il 19 settembre.Secondo un sondaggio a cui hanno risposto 5.000 professionistisanitari, nellÊultimo anno, il 50% ha subito aggressioni verbali eil 4% è stato vittima di violenza fisica. Più del 56% di chi ha su-bito violenza ritiene che lÊaggressione potesse essere prevista,anche se il 78% degli intervistati non sa se esistano o menoprocedure aziendali per prevenire o gestire gli atti di violenza.Oltre il 38% degli operatori sanitari si sente „poco o per nulla

al sicuro‰ e più del 46% è „abbastanza o molto preoccupato disubire aggressioni‰. Sull'argomento, il Ministro della Salute, Giulia Grillo, ha sempremostrato una grande sensibilità, tanto da presentare già un di-segno di legge per aumentare le pene nei confronti di quanti sirendono responsabili di tali atti di violenza.Intanto, resiste lÊOsservatorio sulla sicurezza degli operatori sa-nitari di cui fanno parte gli Ordini dei Medici e degli Infermieriche ha il compito di osservare e combattere il fenomeno.Intanto, il primo ottobre scorso si è riunito nella sede della Re-gione Lazio per la prima volta lÊOsservatorio sulla sicurezza deglioperatori sanitari. Una struttura, fortemente richiesta dagli ope-ratori, che ha lÊobiettivo di esaminare e comprendere le dimen-sioni del fenomeno delle aggressioni al personale sanitario chenegli ultimi mesi ha visto aumentare a livello nazionale il numerodei casi denunciati.„Sono state esaminate tutte le segnalazioni del Centro Regio-nale di Rischio Clinico (CRRC) in merito ai casi di aggressionedenunciati", ha spiegato al termine della riunione lÊAssessorealla Sanità, Alessio DÊAmato. LÊOsservatorio si riunirà con unafrequenza quadrimestrale. Il documento elaborato ora verrà esa-minato da tutti i componenti per eventuali modifiche o integra-zioni per ottenere la maggior condivisione possibile con tutti ipartecipanti al tavolo. ˚ stata elaborata inoltre una campagnainformativa multilingue per il contrasto del fenomeno con il se-guente tema: Âaggredire un operatore sanitario è come aggre-dire se stessiÊ.Per Opi Roma, presente la presidente Ausilia Pulimeno.

Aggressioni agli operatori sanitariTante voci a confronto

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T re infermieri entrano a far parte dei ruoli di ricerca allÊIsti-tuto superiore di Sanità. ˚ la prima volta che accade.Dal 1° agosto, infatti, con il completamento delle autoriz-

zazioni degli Enti del Servizio sanitario nazionale a cui i tre sonostati richiesti, si sono completati i comandi di: Fabio DÊAgostino(dellÊAzienda Ospedaliera S. Giovanni Addolorata di Roma), Da-niela DÊAngelo (in origine dellÊAsl Roma 6) e Laura Iacorossi (del-lÊIstituto Nazionale Tumori Regina Elena IRCSS-IFO di Roma).A autorizzare i comandi dei tre nuovi ricercatori dellÊISS, sonostati i direttori generali delle strutture di provenienza, rispettiva-mente: Ilde Corio, Narciso Mostarda e Francesco Ripa di Meana.Primiano Iannone, responsabile del Centro nazionale per lÊec-cellenza clinica, la qualità e la sicurezza delle cure dellÊIss haspiegato che: „Il loro ruolo sarà quello di verificare e validare glistandard di efficacia, efficienza, qualità e appropriatezza, per laprofessione infermieristica, attraverso la ricerca e lÊanalisi delleevidenze disponibili. Buone pratiche e linee-guida infermieristi-che quindi, come la legge 24/2017 sulla responsabilità profes-sionale dà mandato all'Iss‰.

Non si è fatto attendere il commento della presidente della Fe-derazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristi-che, Barbara Mangiacavalli: „˚ fondamentale, data la rilevanzache la nostra professione ha assunto nellÊassistenza e nella ve-rifica dellÊappropriatezza delle cure, lo sviluppo di programmi diformazione infermieristica, ricerca, servizi e sistemi guidati dabisogni di salute, prove e priorità strategiche per le persone.Anche secondo lÊOrganizzazione mondiale della Sanità, adottaremeccanismi e standard basati su prove per le migliori pratiche,che promuovono istruzione e ricerca infermieristica anche ri-spetto a una maggiore regolamentazione professionale effica-ce, sono requisiti indispensabili non solo per la professione, maper i sistemi sanitari. Tra i nostri principali obiettivi – ha concluso– cÊè sicuramente quello di rendere i percorsi di studio maggior-mente aderenti ai bisogni di salute, ma, per farlo, è fondamen-tale investire nel nostro settore scientifico disciplinare, ancheimplementando la rete della ricerca infermieristica, per contri-buire, attraverso lo sviluppo della scienza infermieristica, al si-stema salute di tutto il Paese‰.

Tre infermieri entrano a far parte dei ruoli di ricerca

all’Istituto superiore di Sanità

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L Ê11 ottobre, alla Casa dellÊAviatore, OPIRoma, Centro di Eccellenza (Cecri), CivesRoma e diverse autorità militari si sono in-

contrati per lÊevento dal titolo: „Le competenzeinfermieristiche nella gestione delle maxi-emer-genze: realtà civile e militare‰. UnÊoccasione per fare il punto sulle soluzioni piùappropriate, in termini di competenze infermieri-stiche, da intraprendere in caso di grandi eventiche coinvolgono centinaia di persone.Ad accogliere gli ospiti, la presidente e il vicepre-sidente OPI Roma, Ausilia Pulimeno e StefanoCasciato. Le Autorità militari intervenute sonostate: Tenente Generale Mario Alberto Germani,Consigliere del Capo di Stato Maggiore della Di-fesa per la Sanità Militare Interforze; Maggior Ge-nerale Nicola Sebastiani, Ispettore Generale dellaSanità Militare; Brigadiere generale Luigi D'Anna,Comandante della Scuola di Sanità e Veterinaria dellÊEsercito. Le maxi-emergenze sono eventi inattesi e improvvisi che deter-minano gravissimi danni alle popolazioni colpite, generando unnumero di vittime che oltrepassa le capacità di risposta del si-stema sanitario di riferimento territoriale. Per questo, sono si-

tuazioni che, ai sistemi di soccorso, richiedono modalità di in-tervento diverse da quelle utilizzate nellÊordinario. ˚ necessariaunÊaccurata programmazione che definisca i compiti e le moda-lità dÊintervento per ciascuna delle diverse componenti della ca-tena dei soccorsi: quella sanitaria (costituita da personale delServizio Sanitario Nazionale afferente sia alle strutture ospeda-liere di riferimento che alle strutture di emergenza di ARES 118e dagli Enti di Soccorso di volontariato) e quella costituita dalleForze dellÊOrdine e dalle Forze Armate (le forze Armate hannoun ruolo fondamentale: il servizio sanitario militare offre soste-gno adeguato in situazioni di crisi, tanto in Patria quanto al-lÊestero). La giornata capitolina, divisa in due sessioni (la prima, sulla: „Si-nergia civile e militare nelle maxi-emergenze‰, moderata dal vicepresidente OPI Roma, Casciato, e dalla segretaria OPI Roma,Maria Grazia Proietti, mentre la seconda, sulle: „Esperienze mi-litari sul campo‰, moderata da Francesco Campagna dellÊUni-versità Tor Vergata e da Giuseppe Esposito, Revisore dei ContiOPI Roma) ha approfondito la gestione delle maxi-emergenzein ambito nazionale ed internazionale, sia attraverso le espe-rienze civili che militari, per implementare la sinergia tra SanitàMilitare e Civile. Un incontro quanto mai utile per migliorare lapratica clinica infermieristica, promuovendo lÊutilizzo dei risultatidella ricerca scientifica e le procedure derivanti dallÊEvidenceBased Practice.Con il Patrocinio del Ministero della Difesa e dell'ARES 118.

Maxi-emergenze, Opi Roma e realtà civile e militare a confronto

Il vicepresidente OPI Roma, Stefano Casciato,con il presidente nazionale CIVES, Maurizio Fiorda

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Mercoledì 13 giugno 2018, alle ore 18, nella splendidae prestigiosa cornice del Museo nazionale Etrusco diVilla Giulia si è tenuta la IV edizione del premio 2018

delle „Eccellenze in Sanità‰ a cura della fondazione San Camillo-Forlanini di Roma. Madrina, il noto volto tv, Livia Azzariti.Il premio ha lo scopo di dare rilievo alla, cosiddetta, „buona Sa-nità‰, evidenziando le eccellenze finalizzato a proporre una piùcorretta e serena visione del mondo dell'assistenza, delle cure,della solidarietà, della qualità e dell'impegno degli operatori tuttiin Italia.Per quanto riguarda il settore „Professioni Sanitarie‰ è stato con-ferito il premio al dottor Massimo Spalluto, Coordinatore PICCTeam. Infermiere dal 1986, diplomato presso la scuola Infermie-ri „Carlo Forlanini‰, specializzato in Terapia Intensiva (1989), Ca-mera Operatoria (1990), Abilitazione a Funzioni Direttive (1996),Dirigente Assistenza Infermieristica (2000), ha anche conse-guito la laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Oste-triche (2007). Ha partecipato a varie missioni umanitarie all'este-ro; è Coordinatore infermieristico Centro Rianimazione 4 dal

2013, nonché Coordinatore del PICC Team Aziendale dal 2015.Al neo premiato, le più vive congratulazioni dai Corsi di Laureain Infermieristica e in Scienze Infermieristiche ed Ostetrichedella sede formativa „Carlo Forlanini‰.

Loredana Fabriani

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"Eccellenze in Sanità"premiato Massimo Spalluto

LA LETTERA

Salgono le “quote” internazionalidell’Università di Tor Vergata

La professoressa Rosaria Alvaro, presi-dente del Corso di Laurea in Infermieri-stica e del Corso di Laurea Magistrale inScienze Infermieristiche e OstetricheallÊUniversità di Tor Vergata, ha indirizzatouna lettera allÊOpi di Roma il cui conte-nuto inorgoglisce tutta la classe dei pro-fessionisti sanitari laziali e non.Ecco il testo:Gentilissimi,Sono lieta di comunicarVi che lo Shan-ghaiRanking Consultancy, un ente indi-pendente che valuta gli atenei e la perfor-mance delle discipline accademiche a li-vello mondiale, ha classificato il ÂNursingÊdellÊUniversità di Roma ÂTor VergataÊ al 43° posto nel Global Ran-king of Academic Subjects. Da quanto mi risulta, è la prima volta che per il Subject „Nursing‰

viene considerata unÊuniversità italiana, ed il43° posto non è affatto trascurabile conside-rato che la classifica è di carattere mondiale.Questo importante riconoscimento è statosicuramente reso possibile grazie al sup-porto che, in questi anni, avete dato alla Cat-tedra di Scienze Infermieristiche dellÊUniver-sità di Roma Tor Vergata finanziando studi diricerca, borse e assegni di ricerca e tutte leiniziative volte alla diffusione della cono-scenza scientifica a livello nazionale ed inter-nazionale. La valutazione dello Shanghai Ranking va si-curamente a premiare la stretta sinergia cheha sempre caratterizzato la nostra collabora-

zione e ci stimola a fare di più e meglio per il futuro.Vi ringrazio e Vi saluto cordialmente,

Prof. Rosaria Alvaro

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Continueranno fino al 12 dicembre prossimo i corsi itine-ranti Ecm voluti dallÊOrdine delle Professioni Infermieri-stiche di Roma.

Il successo registrato nelle passate edizioni, infatti, ha incorag-giato i vertici dellÊOpi a continuare a offrire questo prezioso ser-vizio ai suoi iscritti.Da lunedì 24 settembre a Civitavecchia e fino al 30 novembre2018 (sede dellÊultimo incontro: Istituto Idi), il corso: „Etica-mente parlando. Relazione-Responsabilità-Ricerca‰ ha fattotappa allÊospedale SantÊEugenio e al Gemelli della capitale, mapure in provincia: a Bracciano e allÊospedale Regina Apostolo-rum di Albano Laziale. Grazie agli interventi di esperti e di alcuni componenti del Co-mitato Centrale dellÊOpi di Roma (in primis, della presidente Au-

silia Pulimeno e del vice, Stefano Casciato), i discenti hanno po-tuto discutere di tanti aspetti dellÊInfermieristica moderna, da„Lo stato dellÊarte della professione‰ a „Etica e responsabilitàprofessionale‰; passando per la „comunicazione e ricerca‰. Sei appuntamenti che hanno arricchito il bagaglio culturale degliinfermieri laziali.Così, come maggiormente preparati su come: „Prevenire e ge-stire lÊevento avverso alla luce della Legge 24/2017‰ sarannoquelli che hanno preso parte al corso Ecm iniziato il 29 settem-bre 2018, al Fatebenefratelli di Villa San Pietro, passando poiper gli incontri, tutti fuori Roma, di: Rocca Priora (il 10 ottobre);Nemi (il 20 ottobre); Rivoli (il 28 novembre) e, in chiusura, aRoma: allÊospedale Santo Spirito (il 14 novembre) e allÊInmi Spal-lanzani (il 12 dicembre 2018).

Continua il successo dei corsi itineranti Ecm dell’Ordine di Roma

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Sono stati 80, tra infermieri e infermieri pediatrici, i parte-cipanti allÊevento del 27 ottobre, allÊospedale Sandro Per-tini di Roma, dal titolo: „Le artiterapie: alla scoperta di

nuove competenze‰.Voluta dallÊOpi di Roma e dal Centro di Eccellenza per la Culturae la Ricerca Infermieristica (Cecri), la giornata ha verso sulla pre-sentazione di una metodologia di trattamento multidisciplinarein contesto terapeutico, collegato ad una esperienza in attopresso una Comunità Terapeutico Riabilitativa Psichiatrica del-lÊarea romana. Con il termine di „arti terapie‰ si comprendono una serie di at-tività che, nel tempo, hanno accompagnato il lavoro riabilitativonella salute mentale. La musicoterapia, ma pure il teatro, ladanza-terapia, la poesia e la scrittura.Oggi, le arti terapie sono parte integrante del percorso di „re-covery‰ del paziente affetto da disagio psichico, il loro valore direcupero delle capacità e risorse relazionali ed espressive dellapersona è riconosciuto ovunque.

LÊevento formativo, articolato su due sessioni (mattina e pome-riggio, entrambe moderate dal vicepresidente Opi di Roma, Ste-fano Casciato, e dalla consigliera Cinzia Puleio), ha presentato,tra lÊaltro, una lectio magistralis di Tommaso Losavio: „40 annidi 180: dalla Psichiatria alla salute mentale‰ e una tavola rotonda(moderata dal tesoriere Opi di Roma, Carlo Turci) dedicata ancheallÊesposizione di contesti clinici ed educativi pubblici per mo-strare alcune metodologie terapeutico-riabilitative tramite arti-terapie usate da varie professioni allÊinterno dei più ampi pro-getti clinici per le persone affette da disturbo mentale o da di-sagio sociale.Le artiterapie sono uno strumento terapeutico importante an-che nella medicina in generale.Al Sandro Pertini, attraverso i vari interventi degli esperti pre-senti, si è tentato di introdurre le professioni sanitarie a questamodalità di intervento, riconoscendone il valore trasformativo,dimostrato dalle ricerche nelle neuroscienze. Otto i crediti Ecm assegnati.

Infermieri e artiterapieAl Pertini, esperti a confronto

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In collaborazione con lÊOpi di Roma e il patrocinio del Centrodi Eccellenza per la Cultura e la Ricerca Infermieristica(Cecri), lÊAssociazione Infermieristica Transculturale (Ait) ha

organizzato un corso dal titolo: „La presa in carico socio-sanita-ria delle donne vittime di violenza‰, che si è svolto il 6 ottobrescorso allÊAzienda Ospedaliera SantÊAndrea.LÊobiettivo della giornata è stato di sensibilizzare i professionistisanitari sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne. LÊart. 1 della dichiarazione dellÊOnu sullÊeliminazione della vio-lenza contro le donne (1993), infatti, definisce „violenza controle donne‰: „ogni atto di violenza fondato sul genere che provo-chi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica perle donne, incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbi-traria della libertà‰. In Italia, con la Legge n.109 del 15 ottobre 2013, in materia dicontrasto alla violenza di genere, vengono perseguiti tre obiet-tivi principali: prevenire i reati; punire i colpevoli; proteggere levittime. La normativa rientra interamente nel quadro delineato dalla Con-venzione di Istanbul (2011) che riconosce la violenza sulle don-ne come forma di violazione dei diritti umani e di discriminazione. Questo è un problema globale che deve essere affrontato stra-tegicamente ed in maniera programmatica attraverso le agendedei Governi affinché ci sia unÊassunzione di responsabilità daparte di tutte le istituzioni. ˚ proprio in tale quadro teorico/normativo che si è inserita laproposta dellÊAit, un percorso formativo che vuol portare alla

luce un fenomeno troppo spesso sottaciuto e, quindi, sottosti-mato.Come da programma, dopo lÊaccoglienza dei partecipanti e il sa-luto delle autorità, si è passati alla prima sessione, dedicata alla:„violenza di genere‰, moderata dalla presidente OPI di Roma,Ausilia Pulimeno, e da Loredana Fabriani, direttore CdL in Infer-mieristica-Università „La Sapienza‰, sede: A.O. San Camillo-Forlanini).Gli interventi: „La violenza di genere: inquadramento del feno-meno‰ (Cossutta-Minchella); „Il pronto soccorso: luogo privile-giato per lÊemersione del fenomeno‰ (Delle Fratte-Di Bari); „Losportello donna in PS e la presa in carico socio-sanitaria delledonne vittime di violenza‰ (Gargano). Largo, nella seconda sessione, agli „Aspetti tecnico-operativi‰della questione. Moderati dalla consigliera OPI di Roma, CinziaPuleio, e da Alessandro Da Fre (Coordinatore CdL in Infermieri-stica, Università „La Sapienza‰, sede: A.O. San Camillo-Forla-nini), i titoli degli interventi: „Aspetti medico legali; consensoinformato, anamnesi, lÊesame obiettivo e la descrizione delle le-sioni‰ (Potenza); „La tutela legale delle donne vittime di vio-lenza‰ (Quinto); „Violenza sessuale: criticità nel repertamentodi campioni biologici e catena di custodia delle prove acquisite‰(Grammatico-Binni); „Le droghe dello stupro e la diagnosi tos-sicologica‰ (Lagravinese).La discussione con i partecipanti, somministrazione del questio-nario Ecm, e consegna degli attestati ha chiuso il convegno pergli 80 partecipanti.

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Ait, giornata di studiosulla “violenza di genere”

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G iovedì 31 maggio 2018, aOstia Lido, è stata premiatala tesi vincitrice del Premio

„Dino ed Oddo Petrini‰, rivolto aglistudenti neolaureati del CdL in Infer-mieristica della sede della Asl/RM3-Tor Vergata.Il premio, promosso e realizzato giàdal 2016, è stato voluto dalla famigliaPetrini per onorare la memoria deiloro congiunti, i fratelli Dino ed Oddo,pionieri dellÊimprenditoria del litoraleromano, che hanno saputo costruire,con impegno, il futuro di molti citta-dini di Ostia che ancora oggi ne ricor-dano il valore. Il riconoscimento premia il merito diquanti si sono distinti nel percorso diLaurea in Infermieristica e che sonogià pronti ad adoperarsi con competenza e passione nella pro-mozione della salute ad ogni livello.Alla giornata sono intervenuti: il Direttore Generale della Asl/RM3, Vitaliano de Salazar; il Direttore delle professioni infermie-ristiche, Gigliola Martinelli; la Presidente della Circoscrizione delX Municipio,; il Responsabile della Formazione del personaledella ASL/RM 3, Antonella Grassitelli.Dopo la presentazione delle quattro miglior tesi presentate

nellÊa.a., la Commissione (composta da rappresentanti del mon-do accademico dellÊAteneo di Tor Vergata e da personalità chesi sono contraddistinte per il contributo date alla cittadinanza diOstia) ha selezionato un vincitore e conferito tre menzioni spe-ciali, a: Fabiana Gizzi, Orsola Liliana Mari e Sharon Scozzari.LÊambito riconoscimento (che prevede un premio di 2000 euro)è andato a Federica Caruso, per la tesi dal titolo: „Comunità sor-da e assistenza infermieristica: barriere linguistiche e strategie

comunicative‰.La cerimonia di premiazione si èsvolta alla presenza della Presi-dente dellÊOpi di Roma, AusiliaPulimeno; del Presidente del CdLin Infermieristica di Tor Vergata,Rosaria Alvaro; del Direttore Di-dattico del CdL in Infermieristicadella sede di Ostia, Loriana Lat-tanzi e dei coordinatori, docenti etutor.Ai finalisti, lÊateneo di Tor Vergataha messo a disposizione la possi-bilità di iscriversi ad un Master diarea infermieristica a scelta tralÊofferta formativa disponibile.

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Premio Petrini alla “MigliorTesi di laurea in Infermieristica”

dell’Università Tor Vergata

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Un momento della premiazione a Ostia

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ABSTRACTIntroduzioneLa Valutazione multidimensionale geria-trica (Vmd) è una metodologia valutativache ha dimostrato di essere efficace perlÊidentificazione delle problematiche sa-nitarie e sociali nel paziente anziano neicontesti di cure mediche. LÊobiettivo della revisione sistematicadella letteratura della Cochrane Collabo-ration che viene presentata in questasintesi è stato di valutare lÊefficacia dellaVmd nei pazienti anziani sottoposti ad in-tervento chirurgico sugli esiti post-ope-ratori. Metodi e strumentiLa revisione è stata condotta dai revisoriseguendo le linee-guida del manualedella Cochrane Collaboration. Sono state consultate le banche datiMedline, Embase, PsycINFO, CINAHL e,per la letteratura grigia, il registro deglistudi clinici dell'Organizzazione mondia-le della sanità e del National Institutes ofHealth degli Stati Uniti. La ricerca degli articoli è stata limitata astudi clinici randomizzati pubblicati entro

gennaio 2017, senza restrizioni di lingua,tipo di pubblicazione o anno di pubblica-zione. Sono stati selezionati studi sperimentaliche comparavano lÊuso della valutazionemultidimensionale geriatrica nei pazientianziani ricoverati presso i reparti chirur-gici con le cure chirurgiche standard.RisultatiSette degli otto articoli inclusi nella revi-sione hanno valutato lÊuso della Vmd neipazienti con frattura di femore. Gli autori della revisione concludono chei pazienti anziani sottoposti a Vmd, pro-babilmente, hanno meno rischi di moriree di non tornare nello stesso luogo in cuivivevano prima del ricovero in ospedale.˚ possibile che quelle che hanno rice-vuto l'intervento sono rimaste in ospe-dale per un numero minore di giorni,anche se tali risultati non sono certi acausa dellÊeterogeneità degli studi. Siacoloro che hanno ricevuto la Vmd chequanti non l'hanno ricevuta sono statiriammessi in ospedale un numero similedi volte. I costi assistenziali potrebbero essere in-

feriori negli anziani che ricevono la Vmd.Per quanto riguarda le complicazionipost-chirurgiche, i risultati degli studi so-no molto diversi. Pertanto, non si può concludere che laVmd porti a minori o maggiori compli-canze post-operatorie.ConclusioniLa revisione ha dimostrato che la valuta-zione multidimensionale geriatrica puòessere efficace solo per alcuni esiti neipazienti anziani ortopedici trattati perfrattura di femore (come la riduzione del-la mortalità post-trattamento chirurgicoe la dimissione a domicilio).Sono necessari ulteriori studi sperimen-tali randomizzati ben disegnati per verifi-care lÊefficacia di questa pratica assi-stenziale in altre popolazioni chirurgichee per altri esiti.

BACKGROUNDDa molti anni, stiamo assistendo a unavera e propria rivoluzione demografica alivello mondiale: se nel 2000, nel mondo,cÊerano circa 600 milioni di persone conpiù di 60 anni, nel 2025 ce ne saranno

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Sintesi della revisione sistematicadella letteratura sull’efficacia dellaValutazione multidimensionalenei pazienti anziani ricoveratiin reparti chirurgicidi Marina Palombi, Stefano Casciato, Maria Matarese

EBP CORNER

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1,2 miliardi e 2 miliardi nel2050 (Epicentro, 2018). Nei Paesi industrializzati, il pro-cesso di invecchiamento dellapopolazione è più rapido e leconseguenze legate dellÊau-mento della popolazione an-ziana rappresentano una sfidapolitica, economica e socio-sa-nitaria. Come conseguenza dellÊinvec-chiamento della popolazione,si sta assistendo ad un aumen-to della richiesta di trattamentichirurgici nella popolazione an-ziana. Si stima, infatti, che oltre lametà degli interventi chirurgici siano ef-fettuati su persone over 65. Comparatiai pazienti più giovani, quelli anziani van-no incontro a maggiori complicanze post-operatorie, più giornate di degenza e ne-cessità di istituzionalizzazione dopo la di-missione. LÊaumento dei costi e dellÊusodelle risorse sanitarie associate al tratta-mento chirurgico dei pazienti anzianimettono a dura prova i sistemi sanitari,evidenziando la necessità di interventibasati su evidenze che possano miglio-rare gli esiti in questa popolazione di pa-zienti (Eamer et al., 2018).Al fine di garantire un miglioramento del-la qualità di vita e degli esiti di salute delpaziente anziano sottoposto ad interven-to chirurgico, è stato proposto di esten-dere, in chirurgia, lÊuso della valutazionemultidimensionale geriatrica (Vmd), cheè stata definita, nel 1987, dal National In-stitute of Health americano come: „unavalutazione nella quale i numerosi pro-blemi della persona anziana vengono ri-conosciuti, descritti e spiegati e nellaquale vengono inquadrate le risorse as-sistenziali e le potenzialità residue, defi-nito il bisogno di servizi e messo a puntoun piano coordinato di cura specifico edorientato per problemi‰. Mentre studi precedenti, e in particolareuna recente revisione Cochrane di Elliset al. (2017), hanno dimostrato lÊefficaciadella Vmd nei contesti di cure medichenel ridurre la mortalità e favorire la dimis-sione al domicilio, in letteratura non era-no presenti sintesi delle evidenze scien-tifiche che ne valutassero lÊefficacia nei

contesti chirurgici. Eamer e colleghi (2018) colmano tale la-cuna effettuando una revisione sistema-tica della letteratura proprio allo scopo dideterminare lÊefficacia dellÊutilizzo dellavalutazione multidimensionale geriatricanel paziente anziano ricoverato in chirur-gia rispetto allÊassistenza chirurgicastandard.

METODI E STRUMENTILa revisione sistematica è stata effet-tuata secondo le raccomandazioni con-tenute nel manuale Cochrane, utilizzan-do il software GRADEpro ideato per sup-portare i revisori nel processo di meta-analisi e revisione sistematica della let-teratura.Sono state consultate le seguenti ban-che dati: registro della Cochrane suiControlled Trials, Medline, Embase, Psy-cINFO, CINAHL. ˚ stata ricercata anche la letteratura gri-gia nel registro dei trial clinici dellÊOms

e del National Institutes of He-alth americano. La ricerca è stata limitata ad arti-coli di ricerca pubblicati fino al 13gennaio 2017, senza restrizionidi lingua o anno di pubblicazione. Il quesito di ricerca, sotto formadi domanda Pico. (Tabella 1)La ricerca e lÊanalisi degli articolisi è svolta selezionando gli arti-coli pertinenti, includendo quelliche corrispondevano ai criteri diinclusione elencati nella tabella 2.Gli articoli inclusi sono stati valu-tati per la qualità metodologicada due valutatori indipendenti at-traverso lo strumento di valuta-

zione critica dellÊEpoc Guidance for Riskof Bias Criteria, che prende in conside-razione nove criteri. (Tabella 3) Sono state risolte eventuali discordanzevalutative attraverso una discussione travalutatori arrivando a un consenso una-nime. A causa della diversità dellÊutilizzo dellaVmd, è stata effettuata una meta-analisiper gli studi con bassa e moderata ete-rogeneità (test I2 <60%), mentre gli stu-di altamente eterogenei (test I2 >60%)non sono stati inclusi nella meta-analisima utilizzati solo per una discussionenarrativa. LÊanalisi della sensibilità non è stata ef-fettuata a causa del numero limitato de-gli studi. LÊevidenza è stata classificata come alta,moderata, bassa e molto bassa sulla ba-se dei cinque criteri Grade (limiti nellaqualità dello studio; coerenza degli ef-fetti; imprecisione dei risultati; forzadellÊassociazione tra intervento e esito ebias di pubblicazione).

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Popolazione Pazienti adulti (!65 anni) ricoverati in ospedale per intervento chirurgico

Intervento Valutazione multidimensionale geriatrica pre-intra o post intervento effettuata da geriatra, internista, infermiere o altro personale addestrato.

Comparazione Cure chirurgiche standard Outcome Primario: mortalità al follow-up chirurgico; trasferimento alla

dimissione presso strutture diverse dal luogo di provenienza. Outcome secondario: !"#$%"&'"&degenza, riammissioni non pianificate, costo della degenza e complicanze post-operatorie&

Quesito di ricerca: l’uso della valutazione multidimensionale geriatrica nei reparti chirurgici migliora gli esiti nel paziente anziano nel post-operatorio?

Tabella 1. Quesito di ricerca in forma Pico

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RISULTATIDalla consultazione delle banche datisono emerse 14.874 citazioni. Dopo lÊeliminazione di 655 duplicati, so-no stati ulteriormente eliminate altre13.859 citazioni sulla base dei criteri diinclusione ed esclusione. Sono stati valutati i full text dei restanti363 studi e solo otto studi clinici rando-mizzati sono stati inclusi nella revisione.Degli otto individuati, sette sono stati ef-fettuati su pazienti sottoposti ad inter-vento per frattura di femore (1.583 pa-zienti), e uno studio su pazienti di chirur-gia oncologica (260 pazienti); sei studisono stati condotti in Europa e due inNord America. LÊintervento di implementazione dellaVmd è stato comparato con lÊassistenzachirurgica standard in tutti gli studi.La Vmd è stata effettuata in due studiprima del trattamento chirurgico e in seidopo il trattamento. Degli otto studi,solo in uno la Vmd pre-operatoria è stata

effettuata da un infermiere geriatricocon una consultazione medica post-in-tervento; negli altri studi, professionistidiversi o team multidisciplinari hannogestito la Vmd. DallÊintegrazione dei risultati degli ottostudi, i revisori hanno ricavato che laVmd può ridurre la mortalità nei pazientianziani con frattura di femore (RR 0.85,95% CI 0.68-1.05; 5 studi, 1316 pazienti,I2 =0%; moderata evidenza), e il trasfe-rimento in setting diversi da quelli di pro-venienza dei pazienti (RR 0.71, 95% CI0.55-0.92; 5 studi, 941 pazienti, I2 = 0%;alta evidenza). Inoltre, è stata riscontrata una leggera ri-duzione della durata della degenza (4studi, 841 pazienti, moderata evidenza). La Vmd non influenza o ha una limitatainfluenza sul tasso di riammissioni ospe-daliere (RR 1.00, 95% CI 0.76-1.32; 3studi, 741 pazienti, I2 = 37%; moderataevidenza) e una leggera riduzione dei co-sti totali (1 studio, 397 pazienti, modera-ta evidenza). Inoltre, la stessa non influenza o ha unalimitata influenza sulle principali compli-canze post-operatorie (2 studi, 579 pa-zienti, bassa evidenza) e sulla comparsadi delirium (RR 0.75,95% CI 0.60-0.94,studi, 705 pazienti, I2 = 0%; bassa evi-denza). (Tabella 4)

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Criteri di inclusione Criteri di esclusione Pazienti adulti !64 anni ricoverati in ospedale in qualsiasi reparto chirurgico, sia in elezione che in emergenza

Pazienti < 64 anni

Studi condotti in qualsiasi contesto chirurgico Studi condotti in terapie intensiva

Studi clinici randomizzati Altri tipi di studio Outcome primari: mortalità alla fine del follow-up dopo il trattamento chirurgico; trasferimento presso centri assistenziali ad alta complessità e a lungo termine. Outcome secondari: giornate di degenza, riammissioni non pianificate, costo della degenza e complicanze post-operatorie (ricovero in terapia intensiva, complicazioni vascolari, infezioni e delirium)

-Vmd utilizzata solo come predittore degli eventi avversi - parziale uso della Vmd - studi trasversali - studi che non riportavano gli esiti definiti dalla revisione sistematica

Tabella 2. Criteri di inclusione e esclusione degli studi

1. Generazione casuale delle sequenze: la sequenza di allocazione nei gruppi è stata generata adeguatamente? 2. Dissimulazione delle assegnazioni: l'occultamento delle assegnazioni era adeguato? 3. Dati sociodemografici di base tra i gruppi: gli esiti di base sono stati misurati prima dell'intervento ed erano simili tra i gruppi?& 4. Dati incompleti: la perdita al follow-up o gli abbandoni sono stati sufficientemente bassi da limitare il rischio di parzialità? 5. Cecità dei partecipanti e del personale: i partecipanti e il personale non erano a conoscenza a quale gruppo appartenessero (intervento o controllo)? 6. Cecità della valutazione dei risultati: i valutatori dei risultati non erano a conoscenza dell’appartenenza dei dati ai gruppi di intervento e controllo? 7. Protezione dalla contaminazione incrociata: esistevano garanzie per la contaminazione incrociata del gruppo di controllo? 8. Segnalazione selettiva: sono stati tutti i risultati nei metodi riportati nei risultati? 9. Altri rischi di parzialità: sono stati segnalati ulteriori rischi durante la valutazione?

Tabella 3. Criteri Epoc per la valutazione della qualità degli studi sperimentali

Esiti valutati Effetto Numero partecipanti e studi

Evidenza (Grade)

Commenti

Mortalità RR 0,85 (95% CI 0,68-1,05)

1316 (5 studi)

!!! MODERATA

Pazienti con frattura di femore

Trasferimento in setting diversi da quello di provenienza

RR 0,71 (95% CI 0,55-0,92)

941 (5 studi)

!!!! ALTA

Pazienti con frattura di femore

Durata di degenza

Meta-analisi non effettuata a causa dell’alta eterogeneità

841 (4 studi)

!!! MODERATA

I² = 88%, p < 0,00001

Riammissione RR 1,00 (95% CI 0,76-1,32)

741 (3 studi)

!!! MODERATA

Tutti gli studi ad eccezione dei pazienti oncologici

Costi totali Media euro 59.486 397 (1 studio)

!!! MODERATA

Un solo studio ha riportato i costi

Complicanze maggiori

Meta-analisi non effettuata a causa dell’alta eterogeneità

Two studies reported this outcome with (2 studi)

!! BASSA

I² = 77%, P = 0,04

Delirium

RR 0,75 (95% CI 0,60-0,94)

705 (3 studi)

!! BASSA

Valutato con il Delirium Observation Scale e il Confusion Assessment Method (CAM)

Tabella 4. Riassunto dei risultati della revisione della letteratura (CI: intervallo di confi-denza; RR: Rischio relativo)

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CONCLUSIONIIn base alla revisione della letteraturasvolta dalla Cochrane Collaboration èpossibile concludere che esistono evi-denze a sostegno dellÊefficacia dellaVmd nel paziente anziano con frattura difemore su alcuni esiti di salute, come,ad esempio, la riduzione della mortalitàe il ritorno a casa. A causa dellÊassenza di studi che hannovalutato tali situazioni, non è possibiledeterminare se la Vmd è ugualmente ef-ficace anche in altri contesti chirurgici esu altri tipi di patologie ortopediche Nonesistono invece evidenze a supporto del-lÊefficacia su altri esiti, come ad esempioriduzione delle complicanze post-opera-torie o delle riammissioni ospedaliere. Implicazioni per la praticaLa Vmd è stata definita dagli autori dellarevisione come un approccio bio-psico-sociale che incorpora un team multidi-sciplinare per affrontare le malattie, il de-clino fisico e i fattori sociali che rallenta-no il processo di guarigione dei pazientianziani nel post-operatorio.I pazienti anziani ricoverati in chirurgiahanno esigenze di assistenza più com-plesse rispetto ai pazienti più giovani:fragilità, multimorbidità e prescrizionimultiple comuni in questa popolazione.Tuttavia, la maggior parte degli ospedaliè strutturata per prendersi cura di pa-

zienti con una singola malattia acuta; nonsono attrezzati per soddisfare i bisognidelle persone anziane, portando spessoa cattivi esiti chirurgici. Eseguendo la Vmd, il team assistenzialepuò identificare - e ottimizzare - i proble-mi medici e sociali associati a compli-canze chirurgiche prima che abbiano unimpatto negativo sulla salute del pazien-te, e migliorare conseguentemente gliesiti di salute. In questo team multidisciplinare un ruo-lo importante è svolto dallÊinfermiereche contribuisce con il suo approccio oli-stico allÊidentificazione dei reali bisogni

del paziente anziano sottoposto ad inter-vento chirurgico.

AUTORI:Marina Palombi, Coordinatore Infermie-ristico UTI Cardiochirurgica, A.O. Policli-nico Umberto I, Roma;Stefano Casciato, Direttore Polo dellaPratica Clinica, Centro di Eccellenza perla Cultura e la Ricerca Infermieristica-CECRI, Roma;Maria Matarese, Professore AssociatoMED/45, Università Campus Bio-Me-dico di Roma.

BIBLIOGRAFIAEpicentro, Invecchiare è un privilegio e una meta della società. ˚ anche una sfida, che ha un impatto su tutti gli aspetti della società del XXI secolo.Disponibile http://www.epicentro.iss.it/problemi/anziani/anziani.asp, 31/8/18.Eamer G, Taheri A, Chen S.S, Daviduck Q, Chambers T, Shi X, Khadaroo R.G, Comprehensive geriatric assessment for older people admitted to asurgical service. Cochrane Database of Systematic Reviews 2018, Issue 1. Art. No.: CD012485. DOI: 10.1002/14651858.CD012485.pub2.Ellis G, Gardner M, Tsiachristas A, Langhorne P, Burke O, Harwood R.H, Conroy SP, Kircher T, Somme D, Saltvedt I, Wald H, O'Neill D, Robinson D,Shepperd S, Comprehensive geriatric assessment for older adults admitted to hospital. Cochrane Database of Systematic Reviews 2017 Sep 12;9:CD006211. doi: 10.1002/14651858.CD006211.pub3.

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Il problema della violenza negli SpdcLa Broset violence checklistnuovo strumento per prevenirladi Ione Moriconi, Sara Vuto

ABSTRACTLo scopo di questo articolo è di analizza-re le cause della violenza e dellÊaggres-sività; le possibili conseguenze negativedi tali atti per lÊinfermiere; capire qualipossano essere le misure che richie-dono di essere implementate per ridurrelÊincidenza del fenomeno e migliorare laqualità delle prestazioni erogate.Per farlo, abbiamo realizzato una ricercadocumentale nelle banche dati nazionalied internazionali di studi scientifici (Pub-med, Ilisi, etc) per la consultazione ditesti di interesse infermieristico.Le diverse teorie su quali siano le causedellÊaggressività e della violenza ricondu-cono alla definizione dellÊuomo comeunità bio-psicosociale, per cui le causesono sia fattori biologici/innati che cultu-rali/appresi. Tra le figure professionali, quella dellÊin-fermiere, risulta essere maggiormentecoinvolta nel dover fronteggiare condot-te aggressive da parte dei pazienti, stan-do più a stretto contatto con il pazientedi altre.Le sensazioni che gli atti di violenza indu-cono nellÊinfermiere sono: paura, stress,frustrazione e preoccupazione. Ciò portail lavoratore ad assumere un atteggia-mento più chiuso - e più distaccato - neiconfronti degli assistiti, comprometten-do, spesso, il ruolo terapeutico della re-lazione, la sicurezza e il rapporto tra imembri dello stesso personale sanitario. Dagli studi è emerso che il numero delledenunce degli episodi di aggressione èmolto basso rispetto a quelli che avven-

gono: questo, perché chi subisce violen-za la considera come parte integrantedel lavoro.Quello della violenza è un problema dif-fuso in ambito sanitario che presentauna maggiore incidenza soprattutto neireparti psichiatrici. La Broset violence checklist può costi-tuire un valido supporto allÊattività infer-mieristica nellÊinquadramento inizialedella persona, tentando di prevedere eprevenire un evento violento già nelleprime ore successive al ricovero.

Parole-chiave: aggressività, violenza (vio-lence), tecniche di gestione degli atti diviolenza, lÊassistenza al paziente psichia-trico, conseguenze degli atti di violenza,infermiere psichiatrico.

INTRODUZIONELa violenza in ambiente lavorativo Il fenomeno della violenza nei luoghi dilavoro e le relative conseguenze su chine è vittima sta catturando lÊinteressesempre maggiore da parte degli studiosi. Gli istituti internazionali che se ne occu-pano, come il Niosh (National Institutefor occupational Safety and Health), lÊIlo(International Labour Office) e la Euro-pean Agency for Safety and Health atWork, hanno pubblicato dati che ne di-mostrano la crescente diffusione.In Europa, il 4% dei lavoratori riferisce diaver subito violenza fisica e aggressionisul posto di lavoro. Il settore sanitario èquello che risulta essere maggiormentecolpito (15,2%), con particolare riferi-mento ai servizi di emergenza e pronto

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soccorso, ai reparti psichiatrici,alle case di riposo e ai servizi perle tossicodipendenze.Nel contesto lavorativo, gli attidi violenza, nella maggior partedei casi, sono rappresentati daeventi con esito non severo, os-sia aggressione o tentativo diaggressione, fisica o verbale.Sebbene quindi, il problema del-la violenza riguardi qualsiasi con-testo clinico assistenziale, acqui-sta una notevole rilevanza neiPronto Soccorso e nel contesto psichia-trico e in particolare allÊinterno del servi-zio psichiatrico di diagnosi e cura (Spdc).Infatti, si stima che lÊincidenza di com-portamenti violenti nei pazienti con dia-gnosi di schizofrenia o di disturbo bipo-lare in fase acuta sia di cinque volte su-periore a quella della popolazione gene-rale e 12-16 volte maggiore se vi è unconcomitante abuso di sostanze (eve-nienza oggi sempre più frequente) (RossiA et al.2009; Steward D et al., 2015).In Italia, gli operatori delle strutture ospe-daliere che hanno fatto registrare il mag-gior numero di denunce di infortunio so-no stati gli infermieri (46%), gli ausiliari(22%), i medici (poco meno del 6%).(INAIL, 2013). Dati che dimostrano chelÊinfermiere è la figura sanitaria maggior-mente colpita da atti di violenza. Le motivazioni sono da considerarsi „in-trinseche‰ al contesto lavorativo, essen-do lÊinfermiere la figura professionaleche si trova maggiormente a contattocon i pazienti, spesso portatori di grossidisagi e di stress, la malattia e il dolore(che generano rabbia, impotenza, frustra-zione e possono rendere le relazioni tragli utenti e il personale tese, spesso con-flittuali, caratterizzate da tonalità emotiveestreme). UnÊaltra fonte di rischio sem-pre più frequente per il lavoratore delsettore sanitario è rappresentata daglialti livelli di stress dovuti allÊeccessivapressione delle prestazioni al sovracca-rico lavorativo. Questi dati minano nonsolo le relazioni con lÊutenza, ma contri-buiscono a rendere tesi e conflittualianche i rapporti tra colleghi. Il settore sanitario, non a caso, detiene ilprimato anche per il numero di episodi diviolenza che si consumano tra colleghi

definita tra i lavoratori „violenza internasul posto di lavoro‰. Nonostante ciò, vadetto che le segnalazioni degli episodi diaggressione è molto bassa: secondo idati dellÊApna (American Psychiatric Nur-ses Association), il 43% delle violenze fi-siche e il 61% di violenza non fisica nonvengono denunciate. Il 32% dei dipen-denti aggrediti e l'8% di chi subisce vio-lenza non fisica considerano la violenzacome „parte del lavoro‰.Anche in Italia si sono susseguiti moltieventi negli ultimi due anni, forse dovutiad una maggiore consapevolezza dellagravità di tali eventi e alla conseguentecapacità del personale di denunciarli. Uncontributo importante lo ha dato la leggesulla sicurezza, la cosiddetta legge Gelli(L. 24/17) che ha fatto rivisitare alcuniconcetti sopiti e riportato alla luce le di-verse responsabilità. Paradossalmente,le responsabilità sono anche rivisitate dalpunto di vista contrario a quello espressodalla legge a tutela degli utenti: il con-cetto di responsabilità, nella nostra cul-tura, sta iniziando ad avere una dupliceveste di reciprocità.Definizione di aggressività e violenzaSpesso si confonde la „violenza‰ con lÊ„aggressività‰. I due termini però nonsono affatto intercambiabili, ma indicanodue diversi momenti e condizioni: si puòessere aggressivi e violenti, ma si puòanche essere soltanto aggressivi e nonviolenti. Nel dizionario della lingua italiana i ter-mini vengono così definiti: „aggressivi-tà‰: dal latino ad (verso-contro) - gredior(procedere, avanzare, avvicinarsi) finaliz-zata allÊaffermazione di sé; atto di ostilità(in questo senso assimilabile al concettodi violenza)‰; „violenza‰: azione fisica o

psichica esercitata da una per-sona su unÊaltra deliberatamentetesa ad arrecarle un danno.Al di là della definizione lette-rale, il termine è soggetto a di-verse interpretazioni, tali da ren-dere evidente che si è in pre-senza di un concetto interpreta-tivo piuttosto che descrittivo. Ilcriterio distintivo consiste nellamotivazione che guida il com-portamento di chi agisce. Laviolenza può essere definita

„come un atto contro lÊaltro con lÊinten-zione di provocare una sofferenza e/ouna ferita‰; lÊaggressività, invece, è unimpulso spontaneo, una manifestazionedella forza vitale: può trasformarsi in vio-lenza oppure in grinta. CÊè „unÊaggressi-vità sana‰, che consente di fare le cose,di fronteggiare le situazioni, di sentirsivivi e partecipi. ˚ giusto arrabbiarsi in de-terminati frangenti ed è anche giustonon reprimere ogni moto aggressivo per-ché, così facendo, si rischia di ignoraresegnali che possono essere importantiper la propria difesa e, qualche volta, disviluppare un „falso Sé‰, ossia unÊimma-gine idealizzata di se stessi come per-sona che non si arrabbia mai. Immagine che finisce per bloccare quelleche, invece, sono delle reazioni normali,prevedibili, spesso risolutive.Le cause dellÊaggressivitàPoiché i comportamenti aggressivi costi-tuiscono un problema primario nellÊam-bito sociale, tale campo è stato ampia-mente indagato dalla psicologia nel corsodella storia, per la comprensione di talicomportamenti. In generale, le teorie elaborate oscillanotra il definire come predominanti i fattoribiologici/innati e culturali/appresi. Tutte,in ogni caso, ci riconducono alla defini-zione dellÊuomo come unità bio-psicoso-ciale, per cui nessuno di questi fattoripuò essere trascurato a spese degli altri,pena un non armonico manifestarsi dellapersona in sé.Conseguenze della condotta aggressivasullÊinfermiereLe manifestazioni di aggressività e di vio-lenza legate al lavoro sono dipendentidalla malattia o dalla disabilità e sono daconsiderarsi non intenzionali da parte del-

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lÊaggressore. Ciò nonostante hanno ef-fetti negativi sul personale che le subisce. Le aggressioni fisiche non hanno conse-guenze solo sul corpo delle vittime, malasciano sequele psicologiche che pos-sono diminuire, anche in termini di sicu-rezza, le performance lavorative deglioperatori. Paure e preoccupazioni por-tano il lavoratore ad assumere un atteg-giamento più chiuso e distaccato neiconfronti degli assistiti che comprometteil ruolo terapeutico della relazione, fino adeterminare la sindrome del „burnout‰.Questa è descritta come una perdita diinteresse nei confronti delle persone concui lÊoperatore svolge la professione. ˚definita come „condizione caratterizzatada esaurimento emotivo (esaurimentodelle risorse e diminuzione dellÊenergia),depersonalizzazione (atteggiamenti esentimenti negativi, insensibilità e man-canza di compassione) e mancanza direalizzazione personale (valutazione ne-gativa del proprio lavoro relativo a senti-menti di competenza ridotta)‰ (Maslach& Leiter, 2000). Si tratta di un processo inconsapevoleche colpisce prevalentemente le profes-sioni dÊaiuto, con un peggioramento de-gli atteggiamenti comportamentali e unaconseguente riduzione della qualità nellosvolgimento del proprio lavoro. (Ibidem)Tecniche di de escalationNel caso di un episodio di violenza pos-sono essere applicate le tecniche di deescalation, un insieme di interventi voltia ridurre e a contenere il comportamentoaggressivo.1) Fase del fattore scatenante (fase deltrigger), ovvero dellÊevento precipitante,in cui si cominciano a percepire compor-tamenti verbali ed espressivi di irrita-zione. LÊintervento dellÊinfermiere consiste nelriconoscere il fattore scatenante e, sepossibile, nel rimuoverlo. La rimozionedel fattore scatenante può essere possi-bile, o addirittura facile, in alcune situa-zioni, meno in altre: ad esempio, è facilerimuovere un atteggiamento sarcasticoa favore di un ascolto più rispettoso; èpiù difficile aderire ad una richiesta di di-missione precoce, di rifiuto della terapia.2) Fase dellÊescalation: contraddistintada un ulteriore scostamento dalla linea

basale psicoemotiva, che implica un au-mento dellÊarousal, ovvero dellÊattivazio-ne fisiologica connessa allo stato emo-tivo della rabbia. Nella fase dellÊescala-tion, la probabilità di successo degli inter-venti dipende dalla rapidità con cui questivengono messi in atto. LÊatteggiamentoappropriato prevede un approccio verba-le mirato alla riduzione progressiva del-lÊatteggiamento violento assunto dal pa-ziente tramite il riconoscimento positivoe affermativo delle sue istanze. ˚ neces-sario avviare una negoziazione che rece-pisca il contenuto emotivo della crisi, mache ne devi il percorso comportamen-tale. La capacità di negoziazione di unobiettivo inferiore rispetto alla richiestadel paziente nel processo di cura può es-sere ben accolto: ad esempio, il concor-dare una via di somministrazione dei far-maci più gradita al paziente; negoziare unpermesso di uscita con gli operatori alposto di una dimissione precoce.3) Fase della crisi: quella in cui si porta acompimento lÊaggressione. In questa fa-se, lÊinfermiere deve focalizzare la sua at-tenzione sulla sicurezza e la riduzione del-le conseguenze. LÊintervento deve es-sere basato su scelte molto sintetiche: ilcontenimento, la fuga, lÊauto-protezione. 4) Fase del recupero: quella in cui il pa-ziente comincia a riprendere confidenzacon lÊambiente e lo stato di eccitazionediminuisce progressivamente. ˚ una fa-

se molto delicata visto che gli interventiintempestivi possono causare una riacu-tizzazione della crisi con nuovi episodi diaggressività. In questa fase, non è opportuno chie-dere spiegazioni dellÊaccaduto o, peggioancora, formulare dei rimproveri: è il mo-mento per interventi di carattere psico-logico volti alla elaborazione dellÊevento.La contenzione, se applicata, deve es-sere rimossa, riconfermando al pazienteche è stata applicata esclusivamente ascopo terapeutico.5) Fase della depressione ripartiva post-critica: lÊultima del ciclo dellÊaggressività.In essa si assiste alla comparsa del sen-so di colpa, della vergogna e del rimorsoda parte di colui che ha agito la violenza(Berardi,1998). ˚ il momento ideale perinterventi di carattere psicologico voltiallÊelaborazione dellÊevento allo scopo diprendere consapevolezza degli elementiche hanno causato la perdita del con-trollo, e fornire strumenti per il controllodi futuri episodi. In particolare, è utile educare il pazientea riconoscere i segnali prodromici e achiedere aiuto prima del loro precipitare.Questa attività rientra in quella che è la„funzione educativa dellÊinfermiere‰, co-sì come definita dal profilo professionale.Per intendere meglio il da farsi, è neces-sario individuare in quale fase del „ciclodellÊaggressione‰ ci si trova, perché, in

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base situazione e per ciascuna delle fasi,esistono precise possibilità di intervento,che, per avere possibilità di successo,devono essere messe in atto nella tem-pistica giusta. Compito dellÊinfermiere èattuare tutti gli interventi idonei alla esca-lation della situazione. In particolare, de-ve essere in grado di ricondurre ad unacomunicazione assertiva, basata su ele-menti positivi che, via via, si possono ne-goziare. Talk down è il termine inglesecon cui si definisce un approccio caratte-rizzato dal „parlare basso‰, mantenere unbasso profilo, lavorare per spegnere glianimi. In questo caso, la comunicazionedeve essere diretta, specifica, positiva.Purtroppo, spesso accade che lÊinfer-miere si trovi a lavorare nel contesto psi-chiatrico senza unÊadeguata formazione,mentre, premesse teoriche ed esercita-zioni sono necessarie per condurre consuccesso talune situazioni.La Broset violence checklistLa valutazione, prevenzione e predizionedegli agiti aggressivi non è semplice. Il solo giudizio clinico potrebbe essere in-sufficiente nella valutazione del rischio diagiti violenti, anche per la tendenza allasottostima del rischio in pazienti noti. Vi sono evidenze scientifiche che atte-stano che lÊutilizzo di scale di valutazionedel rischio, nei primi tre giorni di ricovero,possano ridurre il numero di episodi diaggressività e il numero di interventi co-ercitivi (Abderhalden et al., 2008).Dalla ricerca effettuata sono emerse di-verse scale utili per predire atti di aggres-sione/violenza:- Broset violence checklist o Bvc (ClarkeDE, 2010): costituita da 6 items attra-verso cui il personale medico ed infer-mieristico può determinare il potenzialerischio di comportamenti violenti da par-te di un paziente entro le 24 ore. Si è di-mostrata efficace anche nella previsionea 72 ore. - Overt aggression scale (Yudofsky SC,1986): una scala composta da 4 items divalutazione relativi a aggressività verbale,aggressività fisica autodiretta, aggres-sione verso oggetti e verso altre perso-ne. La scala si completa con una valuta-zione riguardante anche le azioni intra-prese dal personale. - Face Risk Assessment (Clifford PI,

1999): uno strumento semi-strutturatocomposto da un elenco di sintomi, segni,comportamenti che la letteratura indicacorrelati al rischio di violenza; una schedadi rilevazione dei segni premonitori e del-la storia individuale del rischio. La valutazione complessiva esita nelladefinizione di un livello di rischio secondoun punteggio da 0 a 4, che segue un gra-diente di gravità. - Brief agitation rating scale o Bars (BriefAgitation Rating Scale, Finkel et al.,1993): una scala di valutazione del rischiocostituita da 10 items (colpire, spingere,strappare, aggirarsi nervosamente senzascopo, manierismi ripetuti, irrequietezza,urla, domande o sentenze ripetute, fareanomali rumori, lamenti ripetutiti), con unpunteggio da 0 a 3 per ogni items. - Positive and Negative Syndrome Scale-Excited Component o Panss-Ec (Chai-chan W, 2008): è tra le scale più utilizzatein ambito di ricerca per la valutazionedella risposta al trattamento farmacolo-gico dellÊagitazione. Si tratta di uno stru-mento agevole, composto da soli 5items: ostilità, non cooperatività, impul-sività, tensione e eccitamento. Ogni itemviene valutato con un punteggio cha vada 1 a 7.- Scala di Whittington (Whittington R,2006): strutturata secondo 3 assi (fattoridi rischio del paziente, fattori di rischiodellÊinfermiere e fattori di rischio dati dal-lÊintegrazione fra le due categorie prece-denti), questo strumento considera gliaspetti connessi alle interazioni tra ope-ratore e paziente e allÊambiente nella suaglobalità. Non sono attribuiti punteggi,ma si indica la presenza/assenza del fat-tore di rischio.Da questa breve ricerca uno strumentoche si è rivelato essere molto valido perindividuare i pazienti a rischio di compie-re atti di violenza negli Spdsc, è risultatoessere la Broset violence checklist.Questa scala è stata ideata in Norvegiada Roger Almvik e collaboratori, ed è giàutilizzata in diversi contesti psichiatrici siain Europa che in Paesi come Cina, Giap-pone e Russia.Essa è costituita da 6 indicatori che cor-rispondono a 3 caratteristiche e 3 com-portamenti.In particolare: confusione, intesa come

evidente confusione e disorientamento,possibile non consapevolezza di tempo,luogo o persone; irritabilità: il paziente siinfastidisce o si arrabbia facilmente, nontollera la presenza degli altri; clamorosità:comportamento rumoroso o chiassoso,per esempio, sbattere le porte o alzare lavoce improvvisamente; minacce verbali:esplosione verbale, che è più dellÊalzarela voce, ed espressione di intimidazionio minacce verso unÊaltra persona, attac-chi e abusi verbali, insulti e commentiverbalmente espressi in modo aggressi-vo; minacce fisiche: chiara intenzione diminacciare fisicamente unÊaltra personacon lÊassunzione di un atteggiamento ag-gressivo, per esempio, afferrare i vestitidi un'altra persona, chiudere il pugno eaccennare a colpire qualcuno con la te-sta; crisi pantoclastica: attacco diretto adun oggetto e non ad un individuo, peresempio, rompere finestre, lanciare og-getti o rompere mobili. A ciascun indicatore presente è attribuito1 punto. A ciascun indicatore assente èassegnato 0 punti; per un punteggiomassimo di 6, dove, allÊaumentare delpunteggio, aumenta il rischio di compie-re atti di violenza. (Tabella 1)

Vengono considerati ad „alto rischio diviolenza‰ nelle 24 ore successive al rico-vero tutti i pazienti che, ad ogni rileva-zione, presentano un punteggio maggio-re o uguale a 2. Questa scala è stata validata pressolÊazienda ospedaliera San Paolo di Mi-lano, e nonostante sia stato dimostrato ilsuo buon livello di predittività nei con-fronti di agiti violenti, è ancora poco usa-ta in Italia.

!BROSET VIOLENCE CHECKLIST

Indicatore Presenza Non presenza

Confusione 1 0

Irritabilità 1 0

Clamorosità 1 0

Minacce verbali 1 0

Minacce fisiche 1 0

Crisi pantoclastica 1 0

Punteggio totale

Tabella 1. La Broset violence checklist

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CONCLUSIONIQuello della violenza è un problema dif-fuso soprattutto negli Spdc, che ha im-portanti conseguenze sullÊinfermiere, ilquale spesso si trova a lavorare nel con-testo psichiatrico senza unÊadeguata for-mazione. Pertanto, lÊutilizzo di una scala che ri-sulta essere affidabile e di facile impiego,dovrebbe essere introdotta anche negliospedali italiani come strumento di sup-porto dellÊinfermiere al fine di prevederee prevenire gli atti di violenza.

La nostra cultura non prevede la descri-zione di ciò che osserviamo e di ciò chefacciamo e ciò rappresenta un grosso li-mite allÊevoluzione della professione. La resistenza a scrivere in modo razio-nale secondo schemi precostituiti, inibi-sce la visibilità dei risultati. Dovremmo,invece, rappresentare sempre più il no-stro operato, descrivendo le valutazionidei bisogni, le azioni compiute per dimo-strare la bontà degli interventi e renderela valutazione degli esiti maggiormentepossibile e visibile a noi e agli altri.

In questo modo potremo essere più con-sapevoli dellÊefficacia del nostro assistere.

AUTORI:Ione Moriconi, infermiera coordinatricee P.O. Responsabile Assistenza Infer-mieristica Dsm: Uoc 2, 3, 13 e Tsmreedella ASL ROMA 1 di Roma. Docente acontratto presso lÊUniversità la „Sapien-za‰, Roma; Sara Vuto, laureata in Infermieristica, Ca-nale C presso Università la „Sapienza‰,Roma.

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SITOGRAFIA

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I

Valutazione e gestioneinfermieristica del dolore in triage

INTRODUZIONEIl dolore è uno dei sintomi più frequentidi accesso dei pazienti in Pronto Soccor-so (PS) e anche il più difficile da valutare(Todd Kh, et al 2007). Ad esempio, nel dolore toracico nonsempre intensità e localizzazione coinci-dono con una causa cardiaca e va consi-derato che il paziente non è sempre ingrado di comunicare verbalmente il pro-prio dolore (specie nellÊanziano con de-cadimento cognitivo grave).Valutare il dolore rappresenta una sfidaper gli operatori sanitari.Vi è evidenza che, come in altre aree diassistenza sanitaria, i pazienti nei PS/Dea in tutto il mondo, ricevano un tratta-mento sub-ottimale del dolore (mancato,sotto dosato o tardivo) (Todd et al, 2007).La letteratura riporta che, in circa il 40%dei pazienti che accede al pronto soc-corso, il dolore non viene trattato in mo-do adeguato ed efficace: ciò è indicedella sussistenza di numerose barriereper la gestione del dolore di seguito de-scritte (Fosnocht 2004; Wheeler et al.2010; Motov, khan, 2009; Bergman,2012, LÊinfermiere n.4, 2015).Anche la valutazione e la gestione del do-lore nei pazienti anziani con demenza nonè ottimale, soprattutto a causa della man-canza di strumenti adeguati di valutazione(Tsai IP, Jeong SY, Hunter S, 2018).Valutare e documentare presenza, na-tura ed intensità del dolore in tutti i pa-zienti, è fondamentale tra i parametri da

registrare in triage, considerato dalle li-nee-guida V° segno vitale unitamente a:pressione sanguigna, polso, temperatu-ra e frequenza respiratoria (provvedimen-to 24 maggio 2001, linee-guida Italianeinerenti il progetto „Ospedale senza do-lore‰ – anche così definito dallÊAmericanPain Society). La valutazione del dolore consente aiprofessionisti sanitari di trattare il doloreed evitare sofferenze inutili (OMS, 2014– Carta dei Diritti sul dolore inutile, 2005). Per lÊinfermiere, alleviare la sofferenza èalla base dei principi etici su cui si fondala professione (Art 34, Codice Deontolo-gico dellÊInfermiere, 2009).La valutazione del dolore, tra i parametrida registrare in triage, determina un im-portante miglioramento clinico, andandoa ridurre il tempo necessario affinché ipazienti ricevano lÊopportuno trattamen-to analgesico (Raccomandazioni interso-

cietarie italiane sulla gestione del dolorein emergenza). LÊapplicazione di un protocollo infermie-ristico consente lÊimpiego di metodi va-lidati per la valutazione e per la gestionetempestiva del dolore; può evitare ritardinel trattamento analgesico; di attuaretrattamenti non farmacologici specifici emigliorare la qualità di attesa del pazien-te (Butti L et al, 2017 - Bailey B, TrottierED, 2016).

Scopo e campo d’applicazioneSi riferisce allÊutilizzo di un metodo di va-lutazione standardizzato, allÊintroduzionedi adeguate scale di valutazione del sin-tomo dolore e agli interventi che pos-sono essere messi in atto in PS dallÊIn-fermiere in fase di triage, in attesa dellavisita medica, per un primo trattamentodel dolore.

di Margherita Morelli

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˚ rivolto a pazienti di età adulta, vigili ecollaboranti, pazienti in età pediatrica,pazienti con deficit cognitivo-comporta-mentale.Modalità operativeI pazienti possono presentarsi in PS perpatologie che causano dolore acuto(traumi, ferite, cefalee, nevralgie, coliche,processi infiammatori o dolore cronico)o anche quelli provenienti da neoplasie,neuropatie, dolori di tipo reumatico. Gli infermieri devono porre molta atten-zione alla valutazione del dolore dei pa-zienti che si presentano e che sono rico-verati nel PS/Dea; devono saper distin-guere tra dolore nocicettivo e neuropa-tico e saper individuare i segni di allarmedi sindromi gravi dal punto di vista dia-gnostico. La descrizione del tipo di dolore è estre-mamente importante per indirizzarelÊorientamento sulle possibili sue causee apparati interessati, e per differenziarecondizioni pericolose o potenzialmentepericolose per la vita.A tutti i pazienti con sintomatologia dolo-rosa e nei pazienti non in grado di comuni-care, dove si noti o viene riferito un cam-biamento nel comportamento, deve es-ser misurato il livello di dolore, eseguitaunÊaccurata valutazione, pianificati ed at-tuati gli interventi infermieristici specifici. I dati rilevati e gli interventi attuati ver-ranno registrati sulla cartella clinica infor-matizzata (Sistema operativo Gipse).LÊinfermiere di triage accoglie/identificail paziente e assegna la priorità di ac-cesso, seguendo le indicazioni del Ma-nuale di Triage Ospedaliero RegioneLazio.Valutazione del doloreLÊinfermiere di triage valuta lÊintensitàdel dolore utilizzando le scale validateper età e condizione clinica: autovaluta-zione attraverso scale unidimensionalidÊintensità del dolore o attraverso lÊos-servazione di indici comportamentali peri pazienti non in grado di collaborare.• Numerical Rating Scale-Nrs per adulti

anche con decadimento cognitivo leg-gero-moderato e per bambini di età º8anni;

• Wong-Baker Faces pain rating scaleper bambini di età compresa 3 e 8 anni

• Flacc scale - Faces, legs, activity, cry,

consolability per bambini da 0 fino a 3anni o per bambini che, per deficit mo-tori o cognitivi, non possono fornireuna valutazione soggettiva del dolore

• Painad-Pain assessment in advanceddementia per pazienti con deteriora-mento cognitivo severo.

La valutazione del dolore non può pre-scindere da unÊaccurata anamnesi perevidenziare la descrizione del dolore at-tuale, la risposta ai farmaci, le prece-denti esperienze dolorose e le rispostemesse in atto. Le domande sono rivolte direttamenteal paziente se collaborante o ai familiari,genitori o caregivers. LÊesame obietti-vo comprende lÊispezione e la palpa-zione, al fine di valutare soprattutto se-de, dolorabilità, contratture, tumefazioni,deformità, alterazioni dellÊintegri- tà cu-tanea e/o mucosa, segni di maltratta-menti fisici e/o psicologici.Nella valutazione delle caratteristiche deldolore vanno considerati: la sede, la qua-lità, lÊesordio, i sintomi associati e se-gnali dÊallarme, i PV, i fattori che lo alle-viano o che lo aggravano ed eventualeposizione antalgica, lo stato cognitivo eil tono dellÊumore, lÊinterferenza sulle at-tività quotidiane e sulle relazioni sociali(Brevik, 2008).Un sistema rapido per memorizzare qua-li caratteristiche del dolore occorre cer-care è lo schema di intervista Pqrst (Pro-vocative, quality, radiation, severity, ti-ming; Provocazione, qualità, radiazione,severità, tempo; dal Congresso naziona-le Aniarti 2000-Ministero della Salute2010). (Tabella 1)

Il dolore toracicoSi definisce dolore toracico qualsiasi do-lore che, anteriormente si collochi tra labase del naso e lÊombelico e, posterior-mente, tra la nuca e la dodicesima ver-tebra e che non abbia causa traumaticao chiaramente identificabile che lo sot-tenda. LÊanamnesi del paziente con dolore to-racico è di importanza critica nella valu-tazione iniziale, contestualmente allarapida esecuzione di un ecg.La caratterizzazione e la descrizione delsintomo: sede, intensità, modalità di in-sorgenza, durata, persistenza, eventualeirradiazione, con i sintomi associati (sin-cope, dispnea, sudorazione), sono estre-mamente importanti per indirizzarelÊorientamento sulle possibili cause e ap-parati coinvolti. La standardizzazione delle domande daporre allÊutente consente di ottenere da-ti meno soggettivi rispetto alle caratteri-stiche dellÊepisodio di dolore toracico. Le caratteristiche del dolore rappresen-tano il primo strumento per il riconosci-mento della sua possibile origine ische-mica. Spesso i pazienti non riferiscono i lorosintomi come dolore, per questo nellecaratteristiche si descriverà come „fasti-dio/dolore‰ o „discomfort‰ come defini-to dagli anglosassoni. Il dolore/discomfort toracico distinto inacuto (in atto) o stabile (presente nelleore precedenti) può essere categorizza-to in tipico ed atipico. Il sintomo tipico, descritto come sensodi pressione toracica anteriore o poste-riore, restringimento intratoracico, sen-!

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Tabella 1. Schema di intervista Pqrst (G. Frova 1994)

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so di „morsa interna‰, o simile a quellodi precedente episodio ischemico, oppu-re irradiato ad entrambe le braccia, au-menta modestamente la probabilità diSca.Il sintomo atipico, descritto come trafit-tura, e il dolore di tipo pleuritico o a pun-tura di spillo, è associato a minore pro-babilità di Sca. La diaforesi identifica unaprobabilità leggermente più elevata diSca. La presenza di sintomi che traggono be-neficio dallÊassunzione di nitrati sublin-guali o dal riposo non è predittiva di Sca.LÊatipicità di presentazione è maggiorenei soggetti anziani, dove la presentazio-ne di dispnea prevale sul sintomo dolore,nelle donne e nei diabetici.Nessuno dei fattori di rischio classici èemerso in studi come predittore di Scain caso di dolore toracico acuto senzaimmediata evidenza ecg. LÊassenza di fattori di rischio nei soggettipiù giovani, non deve essere usata perdecidere se sia necessario o meno ap-profondire il processo diagnostico. Per approfondimento del processo dia-gnostico sÊintende, principalmente, lÊese-cuzione dellÊecg e del prelievo ematicoper gli enzimi cardiaci.Sebbene alcune caratteristiche aumen-tino - o diminuiscano - la probabilità diorigine ischemica, nessuna caratteristicadi per sé è sufficientemente potente dapermettere di escludere la probabilitàdellÊorigine coronarica dei sintomi e di-mettere il soggetto in base alla solaanamnesi dellÊepisodio di dolore tora-cico (Zuin et al, Documento di consensoAMNCO/SIMEU, 2016).

LE SCALE DEL DOLORE La Nrs (o Scala di valutazione numerica)è una scala di misurazione in cui il pa-ziente indica lÊintensità del proprio do-lore verbalmente o disegnando un cer-chio sul numero che meglio la descrive.(Figura 1)Lo strumento è rappresentato da unalinea o barra orizzontale su cui è indicatoun intervallo compreso tra i valori 0 e 10,corrispondenti rispettivamente a „nes-sun dolore‰ e „il peggior dolore immagi-nabile‰ (Brevik et al, 2008 - HjermstadMJ et al, 2011).

LÊoperatore chiede al paziente di indi-care il numero che meglio descrive lÊin-tensità dolore che prova: „Mi indichi perfavore, con un numero da 0 a 10 quantodolore prova in questo momento, sa-pendo che 0 corrisponde a dolore assen-te e 10 corrisponde al dolore peggiorepossibile‰.Se il paziente divaga, rispondendo peresempio con descrizioni verbali tipo: „Sìho un poÊ di dolore, ma non tanto‰, concalma richiedere: „Mi indichi per corte-sia con un numero da 0 a 10‰.Attenzione a non suggerire la risposta oad anticiparla, suggerendo la scelta.LÊoperatore non deve mai dire ad esem-pio: „Ha detto che ha un poÊ di male,quindi sarà 2-3, vero?‰La Nrs è una scala valida anche per ibambini ed adolescenti (Casstarlenas etal, 2017). Il bambino deve comprendere lo stru-mento e riuscire ad associare lÊintensitàdel proprio dolore ad un numero (LÊInfer-miere n. 3, 2017). Se il paziente è un bambino e chiede chevuol dire „il peggior dolore immaginabi-le‰, non fare esempi che abbiano a chefare con esperienze o supposizioni per-sonali dellÊoperatore, ma dire semplice-mente „il peggior dolore che tu possaimmaginare‰ (Ministero della Salute,2010).Ricordare sempre che la valutazione deldolore fatta dal paziente può essere in-

fluenzata da molteplici fattori soggettivie che, comunque, non va mai conte-stata, né commentata. ˚ documentato che molti soggetti condecadimento cognitivo leggero-mode-rato mantengono la capacità a riferire ildolore: il self-report in questi soggetti èil gold standard per la valutazione del do-lore (Wheeler, 2006 – Storti et al, 2014). La somministrazione di scale del dolorenel soggetto con decadimento cognitivoleggero-moderato e limitazione dellÊat-tenzione, richiede lÊosservanza di alcuneregole (Wheeler, 2006 – Storti et al,2014) come: evitare eccessive stimola-zioni prima di cominciare la valutazione;eliminare i possibili disturbi ambientali;assicurare una buona illuminazione; ripe-tere le istruzioni; utilizzare termini sem-plici; lasciare un tempo adeguato perrispondere e, se necessario, ripetere ledomande utilizzando le stesse parole.Quando non è possibile ottenere una va-lutazione soggettiva, questa verrà ese-guita con la scala Painad.Punteggio da 0 a 10: 1-3: dolore lieve; 4-6: dolore moderato; 7-10: dolore severo.

!

Figura 1. Nrs (Numerical Rating Scale(Downie et al, 1978, Breivik H et al, 2008)per adulti anche con deterioramento co-gnitivo leggero-moderato e bambini di età>8 anni

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La scala di Wong-Baker (per bambini dietà compresa fra i 3 e gli 8 anni) è costi-tuita da sei facce, da quella sorridente(ovvero, „nessun male‰) a quella chepiange (ovvero, „il peggior male possibi-le‰). (Figura 2)Faccia 1: „non fa male‰; Faccia 2: „fa po-co male‰; Faccia 3: „fa abbastanza ma-le‰; Faccia 4: „fa male‰; Faccia 5: „famolto male‰; Faccia 6: „fa malissimo‰.LÊoperatore chiede al bambino: „Mi in-dichi la faccia che corrisponde al ÂmaleÊo al ÂdoloreÊ che provi in questo momen-to?‰. Si usa in genere il termine „male‰per età dai 3 ai 5 anni, mentre „dolore‰per età dai 6 agli 8 anni (Ministero dellaSalute, 2010). Se necessario, spiegare anche al bam-bino: „La prima faccia non ha male/dolo-re, la seconda faccia ha un pò di male/do-lore, la terza ha ancora un poÊ più di ma-le/dolore, la quarta ha ancora di più ma-le/dolore, la quinta ha molto male/dolore,la sesta è il peggior male/dolore che tupossa immaginare anche se non è ne-cessario che tu pianga quando hai tuttoquel male/dolore‰ (Wong D L, Baker CM, 1988-wongbakerfaces.org, Instruc-tions 2016). Se il bambino chiede che vuol dire „ilpeggior male/dolore possibile‰, non fareesempi che abbiano a che fare con espe-rienze o supposizioni personali, ma diresemplicemente „il peggior male/doloreche tu possa immaginare‰.Attenzione al rischio che il bambino in-terpreti in modo inadeguato la richiesta,indicando la faccia che più gli piace: de-ve scegliere la faccia che meglio descri-ve come lui attualmente si sente. E non suggerire al bambino la risposta,o ad anticiparla; non modificare la termi-nologia usata nella scala, ricorrendo aparole diverse da quelle indicate. Attenzione a non chiedere lÊintensità deldolore facendo riferimento ad un perio-do di tempo già trascorso (esempio, seè pomeriggio, non chiedere informazionisullÊintensità del dolore che il bambinoaveva di mattina o il giorno prima). Bias mnestici sono frequenti nei bam-bini e lÊintensità del dolore percepito nelmomento attuale potrebbe creare di-storsioni rispetto a quanto effettivamen-te provato prima dellÊattuale condizione

(Ministero della Salute, 2010).Punteggio da 0 a 10: 0: nessun dolore;2: dolore appena percettibile; 4: doloreleggero; 6: dolore moderato; 8: doloresevero; 10: dolore insopportabile (si ar-riverebbe a piangere).

La Flacc scale (faces, legs, activity, cry,consolability) (Merkel SI et al. 1997) è unvalido strumento per misurare il parame-tro „dolore‰ nei reparti di emergenza neibambini da 0 a 3 anni (De Matteis A, SI-MEUP, 2017). Per ciascuno dei cinque indicatori com-portamentali può essere attribuito unpunteggio tra 0 e 2. Il bambino va osser-vato attentamente per qualche minuto:osservare le gambe e il corpo non coper-ti da lenzuola o altro e per un massimodi 5 minuti (attenzione a seguire le indi-cazioni corrette relative al timing di os-servazione del neonato/bambino-Mini-stero della Salute, 2010); osservare la re-attività, la tensione e il tono muscolaredel corpo. Attuare interventi consolatorise necessario. Attenzione a non interpretare in modosoggettivo il comportamento del neo-nato o del bambino: il foglio di scoringdeve essere letto attentamente, al fine

di evitare sovra o sottostime della con-dizione di dolore del bambino. Bisognadistinguere la posizione di veglia rilas-sata da quella fissa e rigida: questÊultima,infatti, potrebbe indicare una condizionedi dolore cronico anche in assenza dipianto o di agitazione. Punteggio da 0 a 10: 1-3: dolore lieve; 4-6: dolore moderato; 7-10: dolore severo.(Figura 3)

Nel dolore persistente, le risposte com-portamentali possono essere ridotte, ec-cetto durante lÊesacerbazione acuta. Il comportamento dei bambini con do-lore cronico può comprendere: posturaanomala, paura di essere mosso, man-canza di interesse verso ciò che li circon-da, mancanza di espressione facciale,maggiore irritabilità, tono dellÊumore de-presso, disturbi del sonno, variazioni del-lÊappetito, rendimento scolastico scarso.Alcuni bambini possono negare il doloreper paura di trattamenti più dolorosi (peresempio: la paura delle iniezioni). I bambini con grave malnutrizione sonospesso sotto-stimolati e hanno uno svi-luppo ritardato a causa della malnutrizio-ne stessa e/o di condizioni croniche con-comitanti. Questi, spesso, reagiscono inmodo diverso al dolore rispetto a quelliben nutriti. I bambini denutriti possono non espri-mere dolore con lÊespressione facciale

!

Figura 2. Wong-Baker Faces pain ratingscale (Wong & Baker 1988). Bambini dietà compresa 3-8 anni

0 1 2 Volto

Espressione neutra o sorriso

Smorfie saltuarie. Sopracciglia aggrottate

Smorfie costanti. Tremolio del mento. Mandibola serrata

Gambe

Posizione normale o rilassata

Movimenti delle gambe a scatti o scalciante Muscoli tesi

Gambe flesse/retratte

Attività

Tranquillo, si muove naturalmente. Gioca, interagisce con gli altri

Agitato si gira da un lato all’altro, si dondola avanti ed indietro

Rigido, inarcato. Movimenti spasmodici

Pianto Non piange, sveglio o addormentato

Geme, si lamenta occasionalmente

Piange in modo continuo, urla e singhiozza

Consolabilità Tranquillo, rilassato

Rassicurato dal contatto e dal tono della voce, è distraibile

Difficilmente consolabile, non si calma !Figura 3. Flacc Scale (Merkel SI et al. 1997). Bambini da 0 fino a 3 anni e quelli con deficit

motori e/o cognitivi

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e il pianto, ma possono piagnucolare olamentarsi debolmente e avere rispostefisiche limitate a causa di sottosviluppoe apatia (linee-guida OMS, 2014).La Painad (Pain assessment in advanceddementia) (Warden et al 2003) è unascala osservazionale, applicabile ai pa-zienti affetti di demenza avanzata. In questi è estremamente importantelÊosservazione delle modificazioni com-portamentali correlate al dolore (espres-sione facciale, verbalizzazione, movi-menti corporei, modificazioni nelle inte-razioni interpersonali). Il paziente va osservato attentamente,per almeno 5 minuti, visto che possonoesprimere dolore o disagio attraversouna serie di comportamenti come movi-menti fisici irrequieti e varie vocalizza-zioni angoscianti, come lamenti o urla.Il dolore può essere esacerbato dal mo-vimento che si compie nelle attività di vi-ta quotidiana, e durante queste attività ilpaziente può manifestare resistenza allecure, serrare i pugni, afferrare il caregiver. Il dolore non trattato può avere graviconseguenze sulle persone che soffro-no di demenza come: irritabilità, ridottapartecipazione alle attività, diminuzionedellÊappetito, depressione (Horgans A,Miller L, 2008 - Storti et al, 2014).Tuttavia, la valutazione del dolore nei pa-zienti con demenza è difficile. La gravitàdella malattia può modificare, atte-nuando o esacerbando la manifestazio-ne del comportamento che esprime lasensazione dolorosa, e limitazioni funzio-nali causate dalla malattia e/o da altrecondizioni cliniche concomitanti, pos-sono impedire alcune espressioni com-portamentali del dolore.Sono fondamentali la conoscenza delpaziente e/o le informazioni fornite daifamiliari o dal cargiver per discriminareun disturbo del comportamento abitual-mente manifestato dal paziente, da unocon il quale il paziente potrebbe comu-nicare la presenza di dolore.Per ogni item è previsto un punteggio da0 a 2 in base alla gravità, dove 0 corri-sponde allÊassenza del comportamentoche esprime dolore, 1 alla „presenza oc-casionale‰, 2 „alla continua o grave ma-nifestazione del comportamento cheesprime dolore‰. LÊintensità del dolore

si associa alla somma dei singoli pun-teggi (Storti M, et al, 2014). Punteggio da 0 a 10: 0-1: assenza di do-lore; 2-4: dolore lieve;5-7: dolore moderato; 8-10: dolore se-vero. (Figura 4)

Registrazionedel doloreIl dato rilevato viene descritto nelle note/anamnesi del paziente. Occorre scrivere: il periodo di tempo tra-scorso dallÊinsorgenza del dolore (minuti,ore, giorni, periodi maggiori); trascriverele caratteristiche rilevate, come indicatonel paragrafo valutazione del dolore; ri-portare lÊintensità del dolore misurata at-traverso la scala più idonea alla tipologiadel paziente (Art 7, L. 38, 2010). Compilare anche la scheda di gravità for-nita dal triage Lazio già inserita nel si-stema operativo Gipse. Le valutazioni rilevate durante il ricoveroverranno annotate sul diario. (Figura 5)

Assistenza al pazienteche ha doloreIl dolore rappresenta la diagnosi infer-mieristica che oggi più comunementeviene fatta. Tale diagnosi parte dalla raccolta dati du-

rante la fase di valutazione, utilizzandotutti gli strumenti di valutazione del do-lore che può essere ulteriormente de-scritto collegandolo alla causa. Le diagnosi infermieristiche maggior-mente accettate sono „dolore acuto‰ e

„dolore cronico‰, „riacutizzazione di dolo-re cronico‰.˚ molto importante differenziarli, per-ché lÊattenzione infermieristica è diffe-rente per ognuna delle diagnosi. La diagnosi di dolore deve tener contodellÊinterferenza nelle attività di vita quo-tidiana, soprattutto quanto il dolore in-cide sullÊautonomia del paziente nellasoddisfazione dei suoi bisogni fonda-mentali. Un dolore lieve interferisce po-co nelle ADLs, mentre un dolore mode-rato può interferire significativamente eun dolore severo causa disabilità.Gli interventi infermieristici dovrebberopartire dallÊinsegnamento al paziente del-lÊesistenza di stimoli che provocano do-lore e altri che lo riducono, e delle tecni-che non farmacologiche, che possonocontribuire a ridurre il dolore (Raffaeli etal, 2010).In fase di triage si attuano in particolare

! 0 1 2 Respiro normale respiro a tratti alterato,

brevi periodi di iperventilazione

respiro alterato o periodico

iperventilazione

Vocalizzazione nessuna saltuari lamenti o espressioni negative

ripetuti richiami,

lamenti, pianto

Espressione facciale

inespressa o

sorride

triste ansiosa

contratta

smorfie

Linguaggio del corpo

rilassato

Teso,

movimenti nervosi,

irrequietezza

rigidità agitazione

ginocchia piegate

movimento afinalistico, a scatti

Consolabilità non necessita distratto o rassicurato dalla voce e dal tocco

inconsolabile

!

!

!

Figura 4. Painad, Pain Assessment in advanced dementia (Warden et al 2003). Pazienticon deterioramento cognitivo severo

Figura 5. Scala di gravità del dolore. TriageLazio

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questi interventi:➢ Adeguata postura/adeguata mobiliz-

zazione➢ Immobilizzazione di parti dolenti e di

sospette fratture➢ Applicazione di impacchi di ghiaccio ➢ Supporto psicologico, informazione,

empatia➢ Distrazione➢ Trattamento farmacologicoAdeguata postura/adeguata mobilizza-zioneIl corretto posizionamento del pazienteè fondamentale per garantire oltre cheun indiscutibile benessere, un adeguatoallineamento del corpo e prevenire con-tratture, lesioni da pressione, complican-ze respiratorie e/o vascolari. LÊinfermiere già durante lÊattesa del pa-ziente in triage cercherà di mettere inatto tutti quegli interventi che contribui-scono a favorire la posizione più ade-guata e confortevole.Le tecniche infermieristiche ci insegna-no la corretta mobilizzazione per nonprovocare dolore o ulteriori lesioni al pa-ziente.ImmobilizzazioneLÊimmobilizzazione e il riposo sono fon-damentali per proteggere i tessuti da ul-teriori lesioni (anche dei vasi e dei nervi),soprattutto in caso di sospetta frattura,e, in ogni caso, alleviano il dolore. LÊele-vazione della parte colpita dove cÊè ede-ma, riduce lÊulteriore aumento della pres-sione idrostatica nel tessuto leso, favo-risce il ritorno del sangue verso il cuore,diminuendo di conseguenza lÊedema. Ilpaziente, quando è necessario e dove èpossibile, verrà fatto accomodare in ba-rella, e verranno utilizzati i presidi speci-fici di immobilizzazione, o anche mezzidi fortuna, se non sono disponibili. LÊim-mobilizzazione su tavole rigide non cau-sa solo un notevole disagio al paziente,ma è dimostrato che compromette la re-spirazione, provoca dolore e aumenta laformazione di lesioni da pressione. Per-tanto, va usata con giudizio e deve es-sere rimossa entro due ore dallÊarrivo inPS a favore di una superficie rigida im-bottita. Durante la permanenza del pa-ziente sullÊasse spinale, deve essere po-sizionato un cuscino basso sotto lÊocci-pite, al fine di ottenere la posizione neu-

tra della testa e la sua stabilizzazione(Bambi S, Becattini G, 2003 - Ham W etal, 2014 - White CC 4th, Domeier RM,Millin MG, 2014).Applicare impacchi di ghiaccioSi utilizza in caso di trauma. Il ghiaccio produce unÊazione antinfiam-matoria e analgesica. La risposta inizialedei vasi è una vasocostrizione, con con-seguente riduzione dellÊedema e dellaflogosi (riduzione della migrazione deimediatori chimici dellÊinfiammazione daivasi sanguigni verso il tessuto leso), ri-duzione dello spasmo muscolare e dimi-nuzione della velocità di conduzione lun-go i tronchi nervosi.Inoltre, il ghiaccio riduce lÊentità del san-guinamento nel paziente che assumefarmaci antiaggreganti o anticoagulanti,con forte riduzione della formazione diematomi quando lÊapplicazione vienefatta fin da subito dopo il trauma (Tep-perman P, S, Devlin M, 1986).LÊapplicazione del ghiaccio non deve es-sere mai a diretto contatto con la pelle,poiché potrebbe causare un danno aitessuti sottostanti. Il ghiaccio e i dispo-sitivi freddi devono essere applicati adintervalli e per non più di 15 minuti perogni applicazione (vasodilatazione, rea-zione contro il danno tessutale da unaprolungata esposizione al freddo).Supporto psicologico, informazione, em-patiaLÊaccoglienza e lÊutilizzo di unÊefficacecomunicazione è la strategia più impor-

tante per la valutazione del dolore e la fi-ducia del paziente. Ascoltarlo parlare del proprio dolore eporre domande in modo chiaro. Esser di-sponibili allÊascolto, e garantire un am-biente il più possibile riservato è fonda-mentale quando si è di fronte a pazientifragili con difficoltà a comunicare o dovesi sospetta un maltrattamento. LÊacronimo „Gas‰ utilizzato in Bls, offreun ottimo spunto per iniziare delle rifles-sioni sulla comunicazione che avviene inPS e in particolare nella fase di triage:guardare la persona che si ha di fronte ecompiere delle osservazioni, ascoltareciò che comunica e la modalità con cuiavviene la comunicazione, sentire con lamente, empaticamente.La capacità di prendersi cura della perso-na, rappresenta, per lÊinfermiere, non so-lo il praticare tutte le attività assistenzialidi base, ma va inteso come lÊaiuto offer-to affinché la persona possa esprimerei propri sentimenti, apprendere nuovecapacità di affrontare i suoi problemi. La capacità di ascoltare è una compe-tenza complessa, con caratteristiche siarecettive che attive e include: lÊattivazio-ne dellÊattenzione, il comunicare con ilproprio atteggiamento non verbale, lÊes-sere interessati a tutto quello che vienedetto dal paziente, lÊosservazione, lacomprensione del messaggio come ca-pacità di decifrarne il contenuto espres-so e quello latente. Affrontare in silenziosentimenti di paura, noia, rabbia, tristez-

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za o imbarazzo senza provare disagio,costituisce unÊimportante competenzaper chi si occupa di relazioni di aiuto. Informare presuppone „sapere‰ e cioèaver chiaro il problema, i modi per pre-venirlo e le risorse da attivare per risol-verlo. LÊinformazione è un importantestrumento di relazione dÊaiuto e della fi-ducia del paziente (Belletrutti L, DeianaC, Triage decision making, 2009).DistrazioneSi tratta della tecnica non farmacologicapiù utile in età pediatrica. Un modo perfocalizzare lÊattenzione del bambino suuno stimolo alternativo, al fine di per-met—tere unÊalterazione della sua perce-zione sensoriale. Il bambino, concentrandosi su qualcosadi diverso dal dolore, può riuscire ad al-lontanare lÊansia e la paura. Un metodo molto efficace per distrarreil bambino molto piccolo dal suo doloreè soprattutto il gesto di abbracciarlo, ac-carezzarlo, cullarlo e la suzione non nu-tritiva.Il bambino più grande può essere coin-volto in attività passive (la visione dellatv) o attive (gioco, lettura, disegno, a se-conda di interessi e preferenze) (Mini-stero della Salute, 2010). La distrazione è un valido aiuto per la va-lutazione del grado di attività e consola-bilità del bambino. Lui e i suoi genitorivengono fatti accomodare in una salettadÊattesa pediatrica.Trattamento farmacologico del dolore:somministrazione del paracetamoloLÊeffetto analgesico del paracetamolo èriconducibile ad unÊazione diretta a livellodel Sistema Nervoso Centrale, probabil-mente mediata dal sistema oppioide eserotoninergico, oltre che ad unÊazionedi inibizione della sintesi delle prosta-glandine a livello centrale (AIFA, 2017).Sulla base del meccanismo dÊazionecentrale, il paracetamolo non presentagli eventi avversi tipici dei FANS sullÊat-tività inibitoria delle prostaglandine a li-vello periferico e, per tale motivo, pre-senta una migliore tollerabilità gastroin-testinale, renale, cardiovascolare. Se as-sunto in dosi terapeutiche, non si mani-festano effetti indesiderati a carico delsistema epatico (OMS, 2014).Il paracetamolo è un farmaco largamen-

te usato nel trattamento del dolore in ur-genza, come prima scelta nel dolorelieve-moderato e per quello di maggioreentità consente di ridurre il consumo dioppioidi (Raccomandazioni Intersocieta-rie Italiane, 2014).In generale, il paracetamolo è un far-maco sicuro, ampiamente utilizzato peril trattamento della febbre e del dolorein tutto il mondo. Anche in pediatria èlargamente utilizzato (De Martino, 2015).I farmaci a disposizione per trattare il do-lore acuto in età pediatrica sono essen-zialmente oppiodi (per il dolore modera-to-severo) e farmaci non oppiodi, impie-gati per trattare il dolore acuto lieve-mo-derato, in prima battuta (Pediatria Pre-ventiva & Sociale, 2017).LÊInfermiere di triage somministra para-cetamolo, previa valutazione dei pazienticon criteri di esclusione o in cui sommi-nistrare „con cautela‰, e secondo le in-dicazioni AIFA ai pazienti con sintoma-tologia dolorosa traumatica e non, conpunteggio di dolore Nrs º4 - Flacc º4 -Wong Baker º6 - Painad º4.In alcuni casi, la somministrazione di pa-racetamolo aumenta il rischio di altera-zioni anche gravi a carico del rene, delfegato o del sangue. In caso di dosi ele-vate e uso protratto è necessario valu-tare la funzione epatica, renale e la crasiematica (AIFA 22/07/2017). Per quantoriguarda alcune sintomatologie dolorosepotrebbe essere necessaria una terapiapiù mirata, con altri farmaci (ad esempio,nel dolore epigastrico), se la causa nonè cardiaca è più indicata la somministra-zione di omeprazolo.Nella lombalgia, in pazienti over16: Fanso paracetamolo + oppiodi (Nice guide-line 2017). Quando si somministra paracetamolo ènecessario rispettare le dosi stabilite peretà e peso del paziente, gli intervalli ditempo indicati dalle note AIFA e consi-derare i casi in cui la somministrazioneè controindicata o in cui è necessario unattento monitoraggio dei valori ematici.I pazienti esclusi dalla somministrazionedel paracetamolo sono: allergici; che ab-biano assunto paracetamolo o altri far-maci contenenti paracetamolo da menodi 4 h; che abbiano ricevuto terapia peril dolore in ambito pre-ospedaliero; che

stiano assumendo paracetamolo a dosielevate e protratte (più di 3 gg) (AIFA22/07/2017); con grave insufficienzaepatica (cirrosi, etilisti cronici); anemiaemolitica; grave insufficienza renale;GCS 13; segni di irritazione meningea;Chest Pain Score 4; codice giallo per do-lore e sintomatologia addominale; do-lore addominale epigastrico Pazienti in cui la somministrazione delparacetamolo deve essere eseguita

„con cautela‰ (AIFA 22/07/2017): epato-patia lieve-moderata, sindrome di Gil-bert; nefropatia lieve-moderata; caches-sia; disidratazione; carenza di glucosio-6-fosfato deidrogenasi (favismo); tratta-mento con anticoagulanti (monitoraggioINR).In questi casi, se il paziente sta già assu-mendo paracetamolo in dosi massimeconsentite dallÊAIFA da un giorno, nonsomministrare. Mentre, in gravidanza eallattamento il paracetamolo è conside-rato il farmaco più sicuro. Tuttavia, deveessere somministrato solo in caso di ef-fettiva necessità (indicazioni AIFA).Alcuni studi dimostrano interferenza conil sistema endocrino del feto nei casi disomministrazione prolungata del farma-co (Van den Driesche S, Macdonald J etal, 2015). Gli effetti indesiderati sono i seguenti:rash cutanei con eritema od orticaria, an-gioedema, edema della laringe, shockanafilattico, reazioni cutanee di vario tipoe gravità inclusi casi di eritema multi-forme, sindrome di Stevens Johnson enecrolisi epidermica, trombocitopenia,leucopenia, anemia, agranulocitosi, alte-razioni della funzionalità epatica ed epa-titi, alterazioni a carico del rene (insuf-ficienza renale acuta, nefrite interstiziale,ematuria, anuria), reazioni gastrointesti-nali e vertigini (AIFA 2017).Vie di somministrazione e formulazionidel paracetamolo: la dose viene sceltafacendo riferimento alle indicazioni AIFA(ultimo aggiornamento 22/07/2017).La somministrazione di paracetamolopuò essere eseguita per via orale, rettaleo endovenosa. In età adulta, per il dolore moderato-se-vero la dose indicata è di 1000 mg ed èpreferibile la via e.v. (vedere indicazioniAIFA per quanto riguarda il peso). La du-

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rata della somministrazione per lÊeffica-cia del farmaco deve essere di 15 minuti(AIFA 22/07/2017). Quando viene som-ministrato per via orale scegliere le for-mulazioni da sciogliere in acqua. La som-ministrazione orale è più rapida e com-pleta a stomaco vuoto. Per quanto riguarda le vie di sommini-strazione di riferimento per il trattamen-to del dolore in pediatria, le linee-guidaraccomandano di prediligere le formula-zioni orali, in quanto lÊassorbimento delprincipio attivo per via rettale potrebbeessere irregolare o non completo. La viarettale resta unÊalternativa in caso di vo-mito, problemi di deglutizione o qualsiasicondizione che impedisca la sommini-strazione per via orale (OMS, 2014-Me-

dicina e Doctor, 1/2017). Registrazione degli interventi di nursinge della terapiaLÊinfermiere annoterà, nella sezione delGipse, note/anamnesi, gli interventi dinursing messi in atto. Se il paziente acconsente al trattamento,annoterà anche la somministrazione delparacetamolo, indicandone la formula-zione e il dosaggio (Art 7, L. 38, 2010). Monitoraggio e rivalutazione del doloreLa rivalutazione del dolore dei pazienti inattesa sarà eseguita secondo i tempiprevisti per ogni codice colore, al peg-gioramento o al miglioramento della sin-tomatologia, ogni volta che vi sia unanuova segnalazione di dolore. LÊassorbimento del paracetamolo per

via orale è rapido e completo. Le massi-me concentrazioni nel plasma sono rag-giunte tra 30 e 60 minuti dopo lÊinge-stione (AIFA, 2017). A stomaco vuoto e disciolto in acqua,lÊeffetto analgesico compare ancora piùrapidamente (Rygnestad T et al, 2000 –Di Girolamo G et al, 2007). LÊazione anal-gesica del paracetamolo per infusioneinizia dopo 5-10 minuti dallÊinizio dellasomministrazione. Il picco dellÊeffetto analgesico si ottienein unÊora e la durata è, di norma, da quat-tro a sei ore (AIFA, 2017).

AUTORE:Margherita Morelli, infermiera PS/DEAOspedale G.B.Grassi Ostia, Roma.

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C

Il professionista infermiereIl punto di vista dei politici attraverso un’indagine conoscitivadi Raffaele Piscitelli, Filippo Quarta, Dino Parisi, Francesco Scerbo

„Noi non dobbiamo essere più le braccia di unÊaltra mente pensante,ma le braccia della nostra mente pensante‰.

INTRODUZIONE Che titoli ha un infermiere? Quanti anniha studiato per diventarlo? Quale il suogrado di autonomia nel suo lavoro? Se un cittadino comune può avere diffi-coltà - entrato in ospedale - a riconoscerele divise, a leggere i cartellini, a interpre-tare il significato di sigle e di qualifiche,a capire, insomma, chi è e cosa fa un in-fermiere, un legislatore, che prende de-cisioni e amministra la Cosa Pubblica,dovrebbe avere qualche strumento in piùper conoscere la materia.Il presente elaborato vuole valutare ilgrado di conoscenza dellÊinfermiere daparte della classe politica italiana.LÊinteresse per lo sviluppo di tale studioè sorto dal fatto che tuttÊoggi, nonostan-te le mille battaglie e i continui cambia-menti, lÊinfermiere continui a non essereritenuto un professionista intellettualequale è, perché vittima di pregiudizi le-gati al passato, che tendono a „declas-sare‰ la professione. La percezione che ha la gente è che lÊin-fermiere continui ad essere tale per voca-zione, insomma che si tratti di una sortadi „missionario‰. E il lavoro dellÊassisten-za, nelle sue varie componenti relazionali,pur avendo un fortissimo impatto sullaquotidianità lavorativa degli infermieri,

non ha, dal punto di vista delle Istituzioni,né un luogo né un tempo dedicato.Ma lÊistituzione della figura dellÊinfermie-re ha portato ad un maggior carico di re-sponsabilità (tutte previste dalle normepenali, con profondi cambiamenti sia nelmondo della formazione che nellÊesercizioprofessionale) pur contribuendo al con-solidamento dellÊidentità professionale.Oggi, è lÊunico responsabile dellÊassi-stenza infermieristica e, alla luce dellÊim-portanza del ruolo assunto ha una realtàincontestabile, sotto il punto di vista giu-ridico, dellÊiter formativo ma soprattuttodellÊautonomia professionale. LÊinfermiere ha acquisito un vero e pro-prio status sociale grazie alla razionaliz-zazione del suo ruolo nella società, collo-candosi nelle professioni sanitarie se-condo criteri razionali di competenza especializzazione.Con la nascita del canale universitario,della durata legale di tre anni e la possi-bilità di accedere a corsi di formazionepost-base (specializzazioni e Master di Ie II livello, che permettono la specializza-zione in diversi ambiti assistenziali), lÊin-fermiere non solo esercita la professionein più campi, ma afferma la propria auto-nomia professionale acquistando, di con-seguenza, maggiori responsabilità es-

sendo egli in possesso dei titoli neces-sari per poter provvedere allÊassistenzainfermieristica.Tramite unÊindagine conoscitiva si evi-denzia, però, quanto, effettivamente, lapolitica italiana presti attenzione allÊim-portanza dellÊinfermiere, sia a livello sa-nitario che sociale.Inoltre, viene rilevata la loro conoscenzariguardo le responsabilità e lÊautonomiaproprie dellÊinfermiere e in quali ambitiegli eserciti tale professione.LÊobiettivo di questÊindagine è di andarea rilevare la percezione, da parte dei po-litici nostrani, della figura della professio-nista infermiere e dellÊimportanza delruolo che riveste in ambito sanitario e so-ciale. Tramite questa si è voluto soprattuttoevidenziare quanto, effettivamente, laclasse politica italiana sia a conoscenzadi quelle che sono, al momento, le com-petenze del professionista infermiere, ilquale, in relazione alla professione me-dica, passa da una concezione esecutivae ausiliaria a quella di un professionistasanitario. Lo studio di natura conoscitiva è statoeseguito nel piazzale antistante la Regio-ne Lazio e nei pressi del Campidoglio diRoma. La ricerca è stata eseguita grazie

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alla collaborazione dei politici, ai quali èstata somministrata unÊintervista struttu-rata. Sono stati invitati a sottoporsi allÊintervi-sta 79 politici: in 23 hanno rifiutato. Il nu-mero totale delle interviste sommini-strate è stato di 56.Non se ne conosce la fazione politica, inrispetto della privacy.

MATERIALIE METODILe interviste sono state effettuate nelperiodo compreso tra giugno e dicem-bre 2016. I quesiti sono divisi idealmente in dueparti: la prima intende raccogliere infor-mazioni riguardo la conoscenza e la per-cezione della figura del professionistainfermiere; la seconda è più indirizzataverso le conoscenze sul tipo di lavorosvolto; gli ambiti in cui esercita e le re-sponsabilità ad esso correlate.

ANALISI DEI RISULTATI˚ stato chiesto ai politici partecipanti allo

studio se fossero a conoscenza del ti-tolo formativo proprio dellÊinfermiere. Tra le risposte, il 56% ha dichiarato chelÊinfermiere è: „un professionista total-mente dipendente dagli altri‰, il 27% loinquadra come un: „professionista par-zialmente dipendente dagli altri‰, e soloil 13% come un: „professionista autono-mo quale lui è‰; il restante 4% paragonalÊinfermiere a „un operatore socio-sani-tario che dipende dagli altri professioni-sti‰. (Figura 1)Al campione intervistato è stato chiestose fosse a conoscenza del tipo di titoloche deve conseguire lÊinfermiere per di-ventare tale.Tra le risposte, il 69% dei politici intervi-stati ha dichiarato che il titolo da conse-guire è una specializzazione post-diplo-ma; solo il 16% è a conoscenza del fattoche, per diventare infermiere, è dÊobbli-go iscriversi allÊUniversità; il 14% ritieneche bisogna frequentare la scuola mediasuperiore, e il restante 1%, addirittura,quella media inferiore. (Figura 2)La domanda 3 è stata formulata per ca-pire se i politici erano a conoscenza della

durata del corso di studio dellÊinfermiere.Il 45% degli intervistati ha dichiarato chela durata del corso per diventare infer-miere è di sei mesi di studio; il 23%, unanno; il 13% due anni; solo il 9% dei po-litici è a conoscenza del fatto che, ad og-gi, il corso di studi in Infermieristica è ar-ticolato in tre anni; la restante parte, il10%, addirittura non sa quale rispostascegliere. (Figura 3)La domanda 4, in riferimento alle prece-denti, è stata formulata per capire se ipolitici erano a conoscenza dellÊesisten-za o meno di corsi di specializzazioneper gli infermieri.Il 78% degli intervistati ha dichiarato cheesistono corsi di specializzazione per gliinfermieri; il 20% non sa quale rispostadare; il restante 2% crede che non esi-stano corsi di specializzazione per gli in-fermieri.La domanda 5 è stata formulata per ca-pire se i politici fossero a conoscenzadelle materie insegnate durante il per-corso formativo dellÊinfermiere.Tra le risposte più significative, il 71%degli intervistati ha dichiarato che le ma-

Figura 1

Figura 2

Figura 3

Figura 4

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terie insegnate sono prettamente tecni-che infermieristiche. (Figura 5)La domanda 6 è stata formulata per ca-pire se lÊinfermiere, secondo gli intervi-stati, fosse dipendente o meno delpersonale medico.Tra le risposte, lÊ86% degli intervistati hadichiarato che lÊinfermiere lavora alle di-pendenze del medico; lÊ11% in collabo-razione; solo lÊl% pensa che egli lavori inmodo autonomo e il restante 2% non sacosa rispondere. (Figura 6)Valutando se i politici fossero in grado didistinguere un infermiere da altre figuresanitarie, tra le risposte il 64% degli in-tervistati ha dichiarato di distinguere lÊin-fermiere dalle altre figure sanitarie gra-zie ad una divisa differente; il 13% deipolitici dichiara di riconoscerlo dal cartel-lino di riconoscimento; un altro 13% siadalla divisa differente che dal cartellinodi riconoscimento; il 7% lo riconosce so-lo in parte, e il restante 3% non riescenemmeno a riconoscerlo. (Figura 7)Nella formulazione della domanda 8, siè cercato di capire quanto sia importan-te, secondo i politici, che lÊinfermiere ef-

fettui una rilevazione dei bisogni dellapersona per garantire unÊadeguata assi-stenza. Tra le risposte, il 32% di essi hadichiarato che „è abbastanza importan-te‰, il 31% ha risposto „poco importan-te‰, solo il 27% ha dichiarato che „èmolto importante‰, e il restante 10% harisposto per assurdo che „non è impor-tante‰. (Figura 8)Successivamente, la domanda 9 è stataformulata per indagare quanto i politiciconoscano determinate attività e rela-tive funzioni svolte dal professionista in-fermiere in ambito lavorativo. Nella domanda sono state elencate seidiverse attività del contesto ospedaliero,ed è stato chiesto a quale figura sanita-ria competessero.Le attività elencate sono: trasporto deimalati in carrozzina, pulizia dei presidi sa-nitari, trasporto di provette e materialelettereccio, pulizia della stanza, distribu-zione del cibo.Tra le risposte, il 58% dei politici intervi-stati ritiene che tali attività competanoalla figura dellÊinfermiere in collabora-zione con lÊoperatore socio-sanitario; so-

lo il 36% sostiene che queste attivitàcompetano allÊinfermiere; il 3% ritieneche queste attività competano al me-dico-infermiere, il 2% al medico-infer-miere-Oss; il restante 1% al medico-Oss. (Figura 9)˚ stata formulata la domanda 10 per in-dagare quanto i politici fossero a cono-scenza di determinate attività e relativefunzioni svolte dal professionista infer-miere in ambito lavorativo. Nella domanda sono state elencatequattro diverse attività del contestoospedaliero, ed è stato chiesto a qualefigura sanitaria competessero. Le atti-vità elencate sono: capire il contenuto diuna prescrizione farmacologica, sommi-nistrare farmaci, informare il paziente sulproprio stato di salute e malattia, fareeducazione sanitaria.Tra le risposte, il 45% degli intervistatiha dichiarato che tali attività competonoal medico; solo il 38% ritiene che com-petano allÊinfermiere; mentre il restante17% allÊOperatore socio-sanitario. (Fi-gura 10)La domanda 11 è stata formulata ai po-

Figura 5

Figura 6

Figura 7

Figura 8

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litici per capire a quale professionista po-teva essere paragonato lÊinfermiere, inbase alla durata del percorso di studio.Tra le risposte, il 31% dei politici ha di-chiarato che può essere paragonato adun fisioterapista; il 30% ad un tecnico dilaboratorio; il 27% ha dichiarato che lÊin-fermiere può essere paragonato ad unOperatore socio-sanitario; il restante12% ha dichiarato che lÊinfermiere nonpuò essere paragonato a nessuna dellefigure precedenti. (Figura 11)

DISCUSSIONE Dai dati raccolti, è emerso che lÊinfer-miere, oltre ad essere sottovalutato inambito sociale, lo è anche dai nostri po-litici, primi a doverne valorizzare la pro-fessionalità. Si pensi al 56% degli intervistati che ri-tengono lÊinfermiere un „professionistatotalmente dipendente dagli altri‰, sen-za pensare a quella che è la libera pro-fessione in totale indipendenza (solo il13% definisce lÊinfermiere un professio-nista autonomo).Altro dato preoccupante emerge dalla Iparte del questionario, quando è statochiesto ai politici quale fosse la duratadel percorso di studi di un infermiere. ˚ assurdo pensare che, ad oggi, ben il45% degli intervistati crede che, per di-ventare infermiere, occorra seguire uncorso della durata di sei mesi, e sola-mente il 9% ha fornito una risposta cor-retta (cioè, tre anni di studio).Altamente confermata la diretta dipen-denza dellÊinfermiere dal medico, vistoancora come quel „semplice‰ meroesecutore, i cui compiti sono il trasportodei malati e delle provette, la pulizia della

stanza, dei presidisanitari, la distri-buzione del vitto. Tutte attività svol-te, ora, da perso-nale ugualmentequalificato, mache non è infer-miere. Somministrazio-ne farmacologica,educazione sani-taria, progettazio-ne di un piano diassistenza sono ritenute tuttora attivitàsvolte dal medico, come evidenziato nel45% dei casi (dato utile a capire quantoancora è misconosciuta la professioneinfermieristica).˚ utile sottolineare, dunque, quanto po-co conoscano i nostri politici la profes-sione infermieristica, sviluppatasi tantonel passare degli anni, ma ancora pocovalorizzata.

CONCLUSIONIDal 1999, lÊinfermieristica non è più pro-fessione sanitaria ausiliaria: finalmente,questa anacronistica e impropria defini-zione attribuita viene definitivamentecancellata da una legge dello Stato. Si sancisce il campo proprio di attività eresponsabilità della professione infer-mieristica, determinato dai contenuti deldecreto istitutivo del profilo professio-nale, dagli ordinamenti didattici dei ri-spettivi corsi di diploma universitario edi formazione post-base, nonché dai Co-dici Deontologici che la professione si dà.Ora, finalmente, lÊinfermiere è un veroprofessionista intellettuale. Quanta stra-

da, in pochi anni, con lÊimpulso forte edeterminato di quel magnifico giorno delluglio 1994 che ha rappresentato lÊorgo-glio di essere infermieri, uno scatto di di-gnità professionale ed un fondamentalemomento di affermazione nel nostrostatus di professione intellettuale.Ciò nonostante, ad oggi, lÊopinione co-mune è che „abbiano una vocazione‰.La realtà, invece, è che questa vocazio-ne viene sfruttata fino alla fine dalle am-ministrazioni e, ad un certo punto, perdevalore, significato. Allo stato attuale, qualunque cosa si dicao si pensi, lÊinfermiere, anche se dottoreinfermiere, esplica delle funzioni che or-mai dovrebbero essere attribuite ad altropersonale.Pensandoci bene, è forse anche il fattodi chiamarsi „infermieri‰ che ci lega, an-cora oggi, indissolubilmente alle mansio-ni e ai tanti stereotipi del passato (vec-chiume, per carità, che però sembradavvero ancora difficile da sradicare dalnostro nome!). ˚ proprio questo lÊobiettivo che ci si pro-poneva attraverso la stesura di questo

Figura 9

Figura 10

Figura 11

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elaborato: capire quanto la classe politi-ca conosca quello che è oggi lÊinfermie-re, un professionista infermiere. Ciò è stato possibile grazie ad unÊinda-gine conoscitiva che ha reso possibile,mediante unÊintervista strutturata ai po-litici, capire se i nostri politici conosconola figura infermieristica. Dai dati raccolti, è emerso come essi nesappiano poco o nulla del percorso for-mativo, delle responsabilità e di quelleche sono le principali funzioni. ˚ assurdoe sconcertante pensare quanto poco siaconosciuto lÊinfermiere da quelli che do-vrebbero essere i rappresentati e i prin-cipali sostenitori di una tale figura di rife-

rimento. Sarebbe utile pubblicizzare, a li-vello mediatico, chi è lÊinfermiere, perpermettere che si evinca la sua vera im-portanza. La strada, certo, sarebbe facilitata dal-lÊinserimento, nel Parlamento stesso, diun maggior numero di infermieri chepossano fare da portavoce ad una pro-fessione intera e partecipare alle deci-sioni legislative che riguardano la Sanità.Le istituzioni e le classi politiche dovreb-bero comprendere che, grazie al contri-buto del personale infermieristico e alsuo coinvolgimento nelle scelte organiz-zative rilevanti, si potrà avere una mo-dernizzazione del sistema, e, nel nostro

piccolo, è anche attraverso questo ela-borato che si spera di dare un minimocontributo alla „causa‰.

AUTORI:Raffaele Piscitelli, infermiere pressoIRRCS Fondazione Santa Lucia;Filippo Quarta, infermiere presso Azien-da universitaria ospedaliera PoliclinicoUmberto I;Dino Parisi, infermiere presso ospedaleSan Giovanni Evangelista-Tivoli; Francesco Scerbo, Ph.D. Candidate inPublic Health and Nursing; consigliereOpi di Roma.

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L

Lavoro a turni e saluteEffetti sulla sfera biologica, lavorativa e sociale

ABSTRACTLo scopo di questo studio è stato com-prendere lÊinfluenza che il lavoro a turniha sul personale infermieristico, in ter-mine di rischi di natura biologica, socialee lavorativa con lÊobiettivo di individuaredelle strategie per intervenire e ridurreal minimo eventuali effetti sfavorevoli.˚ stata condotta una ricerca documen-tata nelle banche dati internazionali distudi internazionali di interesse infermie-ristico, per individuare gli effetti sulla sa-lute del lavoratore turnista. Le fonti selezionate sono relative agli ul-timi dieci anni, dopo unÊattenta valuta-zione di abstract e contenuti dellÊarticolo. Quelli pertinenti sono stati analizzati e in-seriti in una griglia di ricerca utilizzandoil metodo Pico („Popolazione‰, ovverogli infermieri turnisti; gli „Interventi‰, ola prevenzione primaria, educazione de-gli stessi; „Outcome‰, ovvero lÊesito at-teso, cioè che lÊinterferenza sullo statodi salute degli infemieri turnisti è mag-giore nel turno notturno.Dagli articoli analizzati si evince che il la-voro a turni è associato a effetti negativisulla salute degli operatori sanitari, quali:incidenza dei disturbi del sonno; disturbimetabolici, gastro-intestinali, cardiova-scolari e muscoloscheletrici. Nonché, inminor misura, è destinato a interferiresulla sfera sociale e lavorativa. Senzaconsiderare che potrebbe aumentare ilrischio di sviluppare patologie come ilcancro al seno e la depressione.

Le ripercussioni del lavoro a turni e la„sindrome del turnista‰ sono tematicheaffrontate anche a carattere europeo,dato che il benessere psico-fisico e so-ciale del lavoratore rappresenta il pre-supposto essenziale nellÊambito della si-curezza lavorativa. Per gli studi futuri, sarebbe opportunocondurre un progetto educativo rivoltoagli infermieri (da ampliare a tutti i pro-fessionisti della salute) che insegni lÊau-to-cura allo scopo di diminuire i problemidi salute correlati al lavoro a turni.

INTRODUZIONE Il lavoro a turni è inteso come qualsiasimetodo di organizzazione del lavoro, an-che a squadre, in base al quale dei lavo-ratori siano successivamente occupatinegli stessi posti di lavoro, secondo undeterminato ritmo, compreso quello ro-tativo, che può essere di tipo continuo o

discontinuo, e che comporti la necessitàper i lavoratori di compiere un lavoro aore differenti su un periodo determinatodi giorni o di settimane.In sanità, il lavoro a turni è un elementoindispensabile per poter garantire la con-tinuità terapeutica assistenziale alla per-sona assistita e sono richiesti elevati ecostanti livelli di responsabilità e atten-zione da parte del lavoratore. In questo studio si analizza lÊinfluenzache il lavoro a turni ha sul personale in-fermieristico, i rischi di natura biologica,sociale e lavorativa, in modo tale da pre-venire e ridurre e al minimo gli eventualieffetti sfavorevoli.

Parole-chiave: lavoro a turni, infermieri,turni notturni, shift work, nurses, nightwork, night shift, europe e disorder; in-sieme agli operatori booleani „and‰ e

„or‰.

di Ruby Geraldine Gonzales Banon, Ivo Camicioli, Alessandra Falcioni

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MATERIALI E METODIQuesto studio prevede una revisione si-stematica della letteratura nellÊanno subanche dati di studi internazionali con-dotta su Pubmed Central, Ilisi, Cinahl eGoogle Scholar, relativa agli ultimi diecianni, dal 2007 al 2017.I quesiti di ricerca bibliografica adottatisono stati illustrati nella tabella 1. I criteridi eleggibilità che rappresentano i criteridi inclusione ed esclusione degli articoli,invece, sono descritti nella tabella 2.

RISULTATILa ricerca bibliografica ha individuato untotale di 1173 articoli scientifici, di cui 21sono risultati pertinenti allo scopo diquesta revisione; suddivisi, rispettiva-mente, nelle seguenti banche dati: 8 daPubMed Central; 5 da Ilisi e 8 da Cinahl. I risultati sono illustrati nella tabella 3.

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Pubmed Central

BANCHE DATI PAROLE-CHIAVE„shift work‰ AND „disorder‰ AND „nurses‰ AND„night work‰ AND „europe‰

CINAHL „shift work‰ AND „disorder‰ AND „nurses‰ AND„europe‰ AND „night shift‰

ILISI „Lavoro a turni‰

Tabella 1. Ricerca bibliografica

Articoli in lingua inglese, italiana e spagnola

CRITERI DI INCLUSIONE CRITERI DI ESCLUSIONEArticoli in altre lingue

Articoli che trattano di turnisti h24 Articoli che trattano di turnazione h12

Articoli svolti in ambito europeo Articoli in ambito extra europeo

Articoli che trattano di ripercussioni lavoro dipendenti Articoli che trattano il burn-out

Articoli svolti su personale sanitario-infermieristico Articoli svolti su personale non sanitario

Articoli pubblicati posteriormente lÊanno 2007 Articoli pubblicati precedentemente lÊanno 2007

Tabella 2. Criteri di eleggibilità

2007

AUTORI STRUMENTITIPO DI STUDIO NUMEROSITACAMPIONARIA

Tesio M. Studio quantitativo equalitativo

193 infermieri italiani Questionario Le patologie più frequenti correlate al lavoro a turni sono sindromipsiconevrotiche, malattie gastrointestinali e dellÊapparato loco-motore. Questa tipologia dÊorario influenza maggiormente i bio-ritmi, in particolare, il sonno che è la funzione più disturbata esubisce variazioni quantitative e qualitative

2007 Franzese E. Nigri G. Revisione della lette-ratura

5 studi svolti su infer-mieri

Medline Un rischio aumentato del 48% nelle donne che svolgono lavoronotturno con associata diminuzione di produzione di melatonina,confermando inoltre lÊaumento del rischio di cancro al seno in re-lazione agli anni di lavoro ed al numero dei turni di notte effettuatinellÊarco di un mese

2008 Minzoni R. Studio trasversale 71 infermieri italiani Questionario I risultati dello studio hanno mostrato come il lavoro a turni si as-soci alla percezione di difficoltà e disagi nella sfera sociale o fa-miliare del lavoratore

2009 Bonet P.R, Moliné P.A,Olona C.M, Gil M.E,Bonet N.P, Les M.E,Iza M.M, Bonet P.M.

Studio trasversalemulticentrico

476 infermieri catalani Questionario UnÊassociazione del turno notturno e una maggiore incidenzadelle vene varicose, disturbi dell'appetito e del sonno, nonché al-terazioni relative al sostegno sociale, al tempo libero e al benes-sere fisico e fisiologico

2009 Yildiz F.A, Esin M.N Studio trasversale 400 infermiere turche Physical HealthQuestionnaire

˚ stata dimostrata un'alta incidenza dei sintomi gastrointestinalie cardiovascolari nelle infermiere partecipanti. Lo studio spiega che gli effetti di molti fattori (età, istruzione, statocivile, modello di sonno, uso di sigarette) svolgano un ruolo nellosviluppo di questi sintomi. Tuttavia, non è stata trovata alcuna re-lazione tra questi sintomi e il lavoro diurno, serale o di notte.

2010 Palombo L, FedericoB, Indigeno P, CapelliG.

Studio trasversale 58 infermiere italiane Questionario Lo studio ha evidenziato unÊelevata prevalenza di disturbi psico-somatici a carico delle turniste notturne. Si tratta di condizioni conseguenti ad inadeguato riposo e/o recu-pero, quali stanchezza, cefalea, nervosismo, scarsa concentra-zione, a cui si affiancano anche disturbi gastrointestinali,modificazioni della sfera sessuale e malattie muscolo-scheletriche. Tra i disturbi dellÊattenzione, il dato più rilevante è risultato quellorelativo alla difficoltà di concentrazione, lÊaffaticamento mentalee la diminuzione della memoria che può ripercutersi anche sullaqualità lavorativa, accrescendo la possibilità di errori e di infortuni

2010 Hasson D,Gustavsson P.

Studio longitudinale 1114 studenti sve-desi dellÊultimo annodÊInfermieristica, di-ventati successiva-mente infermieri

Questionari,Analisi statisti-che della va-rianza (Anova),Analisi statisti-che della cova-rianza (Ancova)

˚ stato individuato un piccolo, ma continuo declino della qualitàdel sonno tra gli infermieri durante i tre anni di follow-up, a partiredall'ultimo semestre dell'istruzione infermieristica e proseguendoper tre anni nella loro vita lavorativa. Il più pronunciato declino della qualità del sonno si è verificatonella transizione tra vita studentesca e vita lavorativa e non esi-stono differenze relative all'età o al sesso

RISULTATIANNO

Tabella 3. I risultati

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2010

AUTORI STRUMENTITIPO DI STUDIO NUMEROSITACAMPIONARIA

Pietroiusti A, Neri A,Somma G, Coppeta L,Iavicoli I, Bergama-schi A, Magrini A.

Studio prospettico 738 infermieri italiani Visita medica,analisi di labora-torio e analisivarie

Durante un periodo di 4 anni, lo sviluppo della sindrome metabolicaè significativamente più elevato nei lavoratori sanitari di notte chenei lavoratori sanitari diurni e suggerisce una relazione causale trai due eventi

2012 Busacca A, Balzano C. Studio trasversale 44 infermieri e me-dici italiani

Monitoraggiodella pressionearteriosa per24h con misura-zione continua

Un aumento dei valori pressori durante la giornata lavorativa ri-spetto alla giornata di riposo; la suddivisione dei soggetti in baseal sesso evidenzia una significativa elevazione pressoria, sistolica,diastolica e media, nelle donne durante il servizio, rispetto agli uo-mini. Inoltre, mostra che il lavoro a turni influisce sul profilo pres-sorio dei lavoratori e può rappresentare un fattore di rischio perlÊinsorgenza di malattie cardiovascolari

2012 Dickerman B, Liu J. Studio trasversale 11 studi epidemiologici:di cui otto casi control-lati e tre studi di coorte

Cinahl, PubMedPlus e PsycINFO

Lo studio mostra che l'esposizione a Lan (light at night) durante illavoro di notte può aumentare il rischio di cancro al seno.

2013 Eldevik M.F, Flo E,Moen B.E, Pallesen S,Bjorvatn B.

Studio trasversale 1990 infermieri norve-gesi

Questionario:Bergen InsomniaScale (Bis), Ep-worth Sleepi-ness Scale (Ess),Fatigue Que-stionnaire (Fq),Hospital Anxietyand DepressionScale (Hads),Shift work disor-der (Swd)

Lo studio ha evidenziato lÊassociazione tra i brevi periodi di riposotra i turni di lavoro e insonnia, eccessiva sonnolenza, eccessivastanchezza.Un maggior numero di brevi periodi di riposo tra i turni di lavoro èstato associato ad una maggiore prevalenza di tali disturbi. D'altraparte, nessuna prova che né l'ansia né la depressione sono legateai brevi periodi di riposo tra i turni

2013 Zienolddiny S, Hau-gen A, Lie J.A.S,Kjuus H, AnmarkrudK.H, KjÕrheim K.

Studio caso controllonidificato

1182 infermiere norve-gesi

Intervista, Ora-gene·DNA isola-tion kit, iPLEXgenotypingassay, Bayesianstatistical tests

Lo studio ha evidenziato un certo numero di polimorfismi in un nu-mero di nuclei circadiani o biosintesi della melatonina e/o geni dibiodisponibilità che potrebbero essere associati al rischio di cancroal seno nei lavoratori in turno. Le associazioni sembrano biologi-camente plausibili poiché molti dei polimorfismi possono alterarel'espressione genica, la stabilità mRNA o la funzione proteica

2013 Buja A, Zampieron A,Mastrangelo G, Pe-tean M, Vinelli A,Cerne D, Baldo V.

Studio trasversale 806 infermieri italiani Questionario Lo studio ha mostrato che i turni notturni di lavoro portano un no-tevole grado di tensione evidenziando un'associazione tra turni not-turni e sintomi gastrointestinali, stress-correlati e muscoloschele-trici nonchè un maggiore uso di farmaci antidolorifici da lavoratoridi turno di notte

2014 Nicoletti C, Müller C,Tobita, Nakaseko M,Läubli T.

Studio trasversale 17 infermiere sviz-zere e 22 infermieregiapponesi

Elettromio-grafiasuperficiale(Emg) ed elettro-cardiografia

Le infermiere giapponesi avevano un tempo di riposo muscolarepiù breve del trapezio rispetto alle infermiere svizzere, soprattuttodurante i turni notturni.In media, era al di sotto del 6% dell'orario di lavoro, indicando chele opportunità di rilassamento del muscolo trapezio erano limitate,con conseguente sviluppo di dolore al collo; mentre nelle infer-miere svizzere, i turni di notte consentivano un periodo di riposonotevolmente maggiore.Per quanto riguarda la frequenza cardiaca, è stata più alta durantei turni diurni e i livelli medi di 80 battiti al minuto hanno indicato uncarico di lavoro molto alto tra le infermiere

RISULTATIANNO

Tabella 3. I risultati

2014 Moen B.E, Ronda P.E,Pallesen S, Bjorvatn B,MagerŒy N, Waage S.

Studio longitudinale 914 infermieri norve-gesi

Questionario Un rischio leggermente più elevato di aborto spontaneo tra le in-fermiere di turno notturno permanente che tra le infermiere digiorno, anche se questÊassociazione non ha raggiunto significativitàstatistica

2015 Peplonska B, Bukow-ska A, Sobala W.

Studio trasversale 724 infermiere edostetriche polacche

Questionario Un rapporto positivo tra l'obesità (BMIº30kg / m2) e le donne cheriportano otto o più turni di notte al mese.Inoltre una frequenza maggiore di turni notturni è stata significati-vamente associata all'obesità addominale e sono state rilevate im-portanti tendenze positive per l'associazione tra ore di lavoro a turninotturni e indice di massa corporea (BMI> 30kg/m2), circonferenzadella vita (WC> 88 cm) e dellÊanca (HCº102.5cm-108cm). Nonché il numero di turni notturni cumulati e rapporto vita/altezza(WHtR> 0,55). In particolare, un lavoro più intenso e prolungato di notte può pre-disporre al sovrappeso e all'obesità centrale.

2014 Buchvold H,Pallesen S, ±yane N,Bjorvatn B.

Studio trasversale 2059 infermieri norve-gesi

Questionario Sia meccanismi biologici che comportamentali contribuiscono al-l'aumentato Bmi osservato tra quelli con alterato ciclo di sonno-ve-glia. Non è stata trovata alcuna associazione significativa tra ilconsumo di alcol e il carico di lavoro notturno né unÊassociazionesignificativa con il fumo e lÊesercizio fisico. Tuttavia è stata evidenziata una significativa associazione positivatra il numero di notti lavorate lÊanno e il consumo quotidiano di caf-feina: cosa che potrebbe suggerire che la caffeina sia usata comestimolante durante il lavoro notturno.

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Dalla valutazione degli articoli èemerso che la numerosità cam-pionaria è compresa da 39 a19873 unità. La tipologia degli studi analizzatisono stati: 1 studio qualitativo equantitativo; 1 studio-caso con-trol- lo nidificato; 2 studi longitu-dinali; 3 revisioni della letteratura;3 studi prospettici e 11 studi tra-sversali. Le unità campionarie degli studisono tutte in ambito sanitario, riferite ainfermieri e gli strumenti utilizzati sonoessenzialmente questionari validati. Il contesto della revisione riguarda il pa-norama europeo, in particolare si sonoriscontrati maggiori studi in Italia e Nor-vegia. Dagli articoli analizzati si evince che il la-voro a turni, soprattutto quello notturno,sia associato a degli effetti negativi sullasalute degli operatori sanitari, quali: inci-denza dei disturbi del sonno, metabolicie gastro-intestinali; cardiovascolari e mu-scoloscheletrici; nonché interferenzesulla sfera sociale e lavorativa. Inoltre, èda considerare come uno dei fattori cheaumenta il rischio a sviluppare diversepatologie come il cancro al seno e la de-pressione. Per quanto riguarda lÊaltera-zione sulla sfera riproduttiva nella donna,non è stata ancora evidenziata unÊin-fluenza determinante.

DISCUSSIONEDal confronto dei risultati riscontrati ealtri studi si può mettere in evidenza leseguenti ripercussioni del lavoro a turniin ambito infermieristico:- lÊinsonnia, la durata breve del sonno, lasonnolenza eccessiva e la stanchezzarappresentano i principali risultato cor-relati tra lavoro a turni e disturbi delsonno;

- lÊassociazione tra il lavoro notturno elÊaumento del Bmi con conseguentetendenza allÊobesità, i sintomi di altera-zioni gastro-intestinali correlati allo stiledi vita, nonché un elevato rischio delpersonale sanitario allo sviluppo di dia-bete;

- la dispepsia, la gastrite, la colite, lÊulce-ra peptica, lÊindigestione, il disturbodell'appetito, lÊirregolarità dei movi-menti intestinali, la stitichezza, i doloriaddominali, sono riconosciuti come fat-

tori che influenzano la desincroniz-zazione circadiana delle funzionigastriche;- il lavoro con turni notturni è asso-ciato a un aumento del 40% del ri-schio delle malattie coronariche;- i disturbi muscoloscheletrici, de-rivanti dallÊinvecchiamento maspesso anche causati da erroneimovimenti e/o posture adottati inattività sia lavorative che di vitaquotidiana, da affaticamento mu-

scolare, da infiammazione delle strut-ture tendinee o da degenerazione deidischi della colonna vertebrale;

- le conseguenze negative che ha il la-voro a turni sulle relazioni interpersonali,sul tempo libero e sulle prestazionisvolte dai lavoratori;

- „limitata‰ evidenza per incremento dineoplasie mammarie nelle lavoratricidovutoi a sconvolgimenti del ritmo cir-cadiano, correlato al lavoro notturno;

- non hanno evidenziato una vera e pro-pria associazione tra il lavoro a turni e ilrischio di depressione;

- non hanno evidenziato unÊassociazionevera e propria tra le alterazioni del ciclomestruale e il lavoro a turni;

La cosiddetta „sindrome del turnista‰ èriconosciuta in quanto numerosi studihanno affrontato le ripercussioni nega-tive associate alla turnistica nellÊarcodelle 24 ore.

50

2015

AUTORI STRUMENTITIPO DI STUDIO NUMEROSIT¤CAMPIONARIA

Moen B.E, Baste V, Mor-ken T, Alsaker K, Palle-sen S, Bjorvatn B.

Studio trasversale 766 infermieri norve-gesi

Questionario Non cÊè alcuna associazione tra lavoro notturno e irregolaritàmestruali o lunghezza del ciclo mestruale. Inoltre, non è statatrovata alcuna associazione tra il disordine del lavoro a turni(Swd) e irregolarità mestruali

2016 Hansen A.B, Stayner L,Hansen J, Andersen Z.J.

Studio prospettico 19873 infermieri da-nesi

Questionario Il lavoro di sera e di notte è associato ad un aumento del ri-schio di diabete

2016 Sabater A , Amilcar J, Mar-tínez J.M, Baste V, BenteE.M, Ronda Perez E.

Studio prospettico 188 infermiere spa-gnole

Intervista, que-stionario,diariomestruale

Le infermiere in un programma di rotazione a turni non hannoalcun rischio aumentato di anomalie del ciclo mestruale

2017 Angerer P, SchmookR, Elfantel I, Li J.

Revisione siste-matica della lette-ratura

11 studi epidemiolo-gici

PubMed, Scopus,PsycINFO e Psy-dex, MedPilot

Non esiste una vera e propria associazione tra il lavoro di turnonella sua forma cronobiologicamente più marcata, ovvero il la-voro che include il turno notturno, e lÊaumento del rischio disviluppare o aggravare la depressione. Mentre gli studi sugliinfermieri non confermano tale correlazione, ci sono più risul-tati da studi di alta qualità condotti nella popolazione attiva che,in generale, suggeriscono correlazioni. Oltre agli effetti diretti del ritmo cronobiologico disfunzionalesul sonno, sulla regolazione ormonale e su molte altre funzionibiologiche, le condizioni di lavoro psicosociali con effetti nega-tivi sulla salute, qualitativamente e quantitativamente diversiper i lavoratori a turni e quelli che lavorano durante il giorno,svolgono un ruolo nella mediazione di determinati effetti

RISULTATIANNO

Tabella 3. I risultati

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I sintomi correlati possono essere i se-guenti: insonnia notturna anche nei gior-ni di riposo, sonnolenza diurna anche du-rante i giorni di riposo, alterazioni delsenso dellÊappetito: fame eccessiva aqualunque orario oppure astenia cronica;irritabilità e nervosismo cronici, anche aldi fuori degli orari e dellÊambito lavora-tivo; difficoltà di concentrazione e dimi-nuzione dei tempi di reazione sul lavoroma anche a casa o alla guida. Per quanto riguarda il genere femminile:cicli mestruali e ovulatori irregolari conpossibile riduzione della fertilità.Le raccomandazioni, strategie e rimediindividuati per ridurre le alterazioni corre-late al lavoro a turni sono, pertanto, stra-tegie per lÊauto-cura, e sono le seguenti: 1. Al termine di ogni turno notturno è

utile andare a dormire mettendo lasveglia sempre alla stessa ora. Neiturni diurni e nei giorni di riposo, in-vece, scegliere un orario per coricarsie svegliarsi, che sia sempre lo stessoo quasi.

2. Mantenere gli orari dei pasti il più pos-sibile regolari, durante i turni diurni eil riposo e cercare durante la notte, difare piccoli pasti prevalentementeproteici (i carboidrati inducono sonno-lenza) senza abbondare di grassi ezuccheri; preferire lo yogurt magro ela frutta fresca per uno spuntino, an-

che di notte.3. Quando si dorme di giorno, cercare di

mantenere la stanza da letto il piùpossibile buia e silenziosa, anche ri-correndo a tende oscuranti o infissi in-sonorizzanti, visto che il sonno diurnosarà ristoratore quanto più somiglierà,almeno in termini di ambiente, a quel-lo notturno.

4. Fare regolarmente un riposo pomeri-diano di massimo 30-40 minuti, pos-sibilmente entro il primo pomeriggio,per recuperare le ore di sonno perse.

5. Nei giorni di riposo e nei turni diurni,sfruttare al massimo la luce esternaper riequilibrare la secrezione di me-latonina e per praticare attività fisicaregolare, fondamentale a controllareil peso, lo stress e contrastare ansiae depressione.

6. Evitare di abusare di caffè e di be-vande stimolanti, dato che, nel lungoperiodo, si può andare incontro ad al-to rischio di assuefazione.

Mentre tra misure preventive suggeriteper diminuire i problemi di salute asso-ciati al lavoro a turni occorre ridurre il piùpossibile il ricorso al lavoro notturno; bi-sogna evitare turni di lavoro di 9-12 oreper impedire lÊeccessivo affaticamento;non fissare un inizio del turno troppo pre-sto al mattino, in modo da ridurre la per-dita della fase Rem; prevedere un giorno

di riposo dopo il turno di notte; limitare icambi di turno improvvisi; aumentare i ri-posi compensativi in base ai turni not-turni svolti, programmare unÊadeguatasorveglianza sanitaria.

CONCLUSIONILe ripercussioni del lavoro a turni e la

„sindrome del turnista‰ è una tematicaaffrontata anche a carattere europeo,dato che il benessere psico-fisico e so-ciale del lavoratore è presupposto es-senziale nellÊambito della sicurezza lavo-rativa.In sanità, il lavoro a turni, soprattutto secomprende turni notturni, è necessario,ma può comportare una condizione distress per lÊorganismo, perché va asconvolgere il normale ritmo del ciclosonno/veglia, inducendo cambiamentinella normale variabilità circadiana dellefunzioni biologiche, e potrebbe compor-tare assenteismo e patologie.In vista dei risultati emersi dalla presen-te tesi, avendo individuato le principali epotenziali cause scatenanti degli effettinegativi del lavoro a turni, appare, per-tanto, evidente tenere in considerazionele necessità degli infermieri turnisti, im-plementando campagne educative cheinsegnino lÊimportanza dellÊautocura ecome intervenire e ridurre al minimoeventuali effetti sfavorevoli.

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AUTORI: Ruby Geraldine Gonzales Banon, infer-miere, laurea presso lÊUniversità „La Sa-pienza‰, Roma;

Ivo Camicioli, Responsabile posizioneorganizzativa Dipartimento delle Specia-lità, Azienda Ospedaliera San GiovanniAddolorata, Roma;

Alessandra Falcioni, dottore Magistralein Scienze Infermieristiche ed Ostetri-che, Infermiere, Azienda OspedalieraSan Giovanni Addolorata, Roma.

52

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L

Analisi comparativa delladocumentazione infermieristica cartacea e digitalizzata

ABSTRACTLÊinformatizzazione della cartella infer-mieristica si inscrive nel processo di di-gitalizzazione della Pubblica Amministra-zione e dellÊe-Health in Sanità.Lo sviluppo delle connessioni in rete trapostazioni informatiche, sia interne cheesterne ad un pre-sidio o servizio sanita-rio, ha permesso sia di comporre il qua-dro conoscitivo del paziente, accoglien-do i contributi multidisciplinari e interpro-fessionali, sia di rendere immediata-mente disponibili le informazioni neces-sarie per la formulazione del piano assi-stenziale, per il suo monitoraggio e perla sua valutazione.In Italia, il processo di informatizzazionesi è mosso più lentamente, rispetto agliUsa e in Europa, ma ha preso slancio apartire dallÊadozione dellÊAgenda DigitaleItaliana (Adi), contenuta nel DecretoLegge del 18 ottobre 2012, n.179.Si sono moltiplicate sperimentazioni erealizzazioni, con le quali si è passati, dauna mera trasposizione della cartella car-tacea in pacchetti informatici settoriali, aun sistema informativo integrato, delquale il paziente è il filo conduttore.Il presente studio, condotto in occasionedellÊadozione della cartella clinica elettro-nica in unÊazienda ospedaliera, ne effet-tua la valutazione dellÊimpiego, in com-

parazione con lÊuso della cartella carta-cea, rispetto ad alcuni indicatori di per-formance dellÊassistenza e relativamen-te alla percezione espressa dagli infer-mieri sulle due modalità di documenta-zione: nella prima sezione, non appaionodifferenze di rilievo; nella seconda, i giu-dizi del campione intervistato si disarti-colano, da una parte esprimendo adesio-ne e soddisfazione per il nuovo stru-mento, dallÊaltra formulando perplessitàper il carico gravante sugli operatori me-no avvezzi alla registrazione elettronicae per la modalità di fare assistenza defi-nita „meccanica‰.˚ dimostrato lÊefficientamento della pra-tica infermieristica, nella riduzione deitempi di registrazione dei dati del pa-ziente, della formulazione del piano as-sistenziale, iniziale e di aggiornamento.

INTRODUZIONELÊInformation Communication Techno-logy (Ict) in Sanità o e-Health, negli Usa,risale agli anni Ê60.Le prime sperimentazioni di cartelle cli-niche informatizzate sono frammentate,create sul bisogno gestionale di singolireparti, tra loro non dialoganti (Dick,Steen e Don Detmer, 1997).La diffusione di massa di Internet, ametà degli anni Ê90, ne amplia il campo

di applicazione: dapprima, come offertaal pubblico di informazioni sulla strutturasanitaria e sulla gamma di servizi e pre-stazioni ivi presenti. Quindi, come rispo-sta alla necessità di gestire in modocoordinato le informazioni prodotte dapiù operatori e da differenti servizi; adoggi, sempre più come spazio di ricom-posizione delle informazioni, che atten-gono al singolo paziente e allÊevolveredel suo stato di salute.Secondo la Commissione Europea, lanozione di e-Health, oggi, abbraccia di-verse prospettive, dalla letteratura me-dico-scientifica, alle politiche die-Government, a quelle di tutela dellasalute: „⁄ Gli strumenti e le soluzioniofferte dalla sanità elettronica compren-dono prodotti, sistemi e servizi che van-no al di là delle semplici applicazioni In-ternet. Si tratta sia di strumenti destinatialle autorità ed agli operatori del settoresanitario, che di sistemi sanitari perso-nalizzati per i pazienti ed i cittadini. A ti-tolo di esempio si citino le reti di infor-mazione sanitaria, le cartelle clinicheelettroniche, i servizi di telemedicina, isistemi di comunicazione personali por-tatili od indossabili, i portali salute e mol-ti altri strumenti basati sulle tecnologiedella comunicazione e dellÊinformazionee utilizzati per la prevenzione, la diagnosi,

di Antonio Capodilupo, Sabrina Pavano, Pasquale Tripepi

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la cura, la sorveglianza sanitaria e la ge-stione dello stile di vita‰ (Ricci, 2009).Nel nostro Paese, unÊindagine condottanel 2002 dal Cerismas (Centro Ricerchee Studi in Management Sanitario) rile-vava che il grado di introduzione di Inter-net nel settore sanitario italiano si atte-stava al 50%, diversificato per area geo-grafica e, allÊepoca, ancora strutturatocome strumento di informazione sullastruttura sanitaria e sui servizi offerti(Baraldi e Memmola, 2003), e attribuivala debolezza del sistema allÊassenza diazioni istituzionali di supporto alle azien-de sanitarie, nonché di un „ambientecondiviso‰ di dibattito e di trasferimentodellÊinnovazione (Rossi Mori, 2002).Dopo il lancio dellÊAgenda Digitale Euro-pea, nel maggio del 2010, anche in Italiaè stata adottata lÊAdi, con il Decreto Leg-ge del 18 ottobre 2012, n.179, „Ulteriorimisure urgenti per la crescita del Paese‰,allo scopo di promuovere lo sviluppo del-lÊIct nelle pubbliche amministrazioni enella sanità.

La cartella clinicainformatizzataLa cartella clinica costituisce il documen-to ufficiale e legalmente riconosciutoche registra le azioni cliniche effettuatesul paziente ricoverato in ospedale.Per documento la legge n. 241/90 inten-de la rappresentazione grafica, fotocine-matografica, elettromagnetica o di altraspecie, del contenuto di atti. Il DPR 445/2000 include anche atti interni della pub-blica amministrazione o utilizzati a finiamministrativi, che, pertanto, secondo ilD.Lgs. n. 42/2004, costituiscono beneculturale da conservare per tempi definiti.Le funzioni della cartella clinica, secondogli standard di Joint Commission Inter-national, sono così sintetizzate:• supportare la pianificazione e la valuta-zione delle cure (predisposizione delpiano diagnostico-terapeutico-assisten-ziale);

• costituire lÊevidenza documentale del-lÊappropriatezza delle cure erogate ri-spetto agli standard;

• essere strumento di comunicazione,volto a facilitare lÊintegrazione operativatra i professionisti sanitari coinvolti inuno specifico piano diagnostico-tera-

peutico-assistenziale al fine di garantirela continuità assistenziale;

• comporre una fonte di dati per studiscientifici e ricerche cliniche, attività diformazione e aggiornamento degli ope-ratori sanitari, valutazione delle attivitàassistenziali ed esigenze amministra-tivo-legali nonché rispondere a esigen-ze di cost-accounting;

• supportare la protezione legale degli in-teressi del paziente, dei medici e del-lÊazienda sanitaria, consentendo la trac-ciabilità di tutte le attività svolte per per-mettere di risalire ai responsabili, allacronologia e alle modalità di esecuzionedegli atti.

La cartella clinica elettronica (Cce) è laregistrazione informatizzata degli atti edella documentazione sanitaria creata al-lÊinterno di un'organizzazione assisten-ziale (un ospedale o un ambulatorio), chepermette la conservazione, il recupero ela modifica dei dati in essa contenuti.I Garanti europei per la protezione deidati, il 14 febbraio 2005, hanno approva-to delle linee-guida, che gli Stati membrisono tenuti a rispettare, quando adottinola Cce. In particolare:- i dati sensibili sulla salute sono usati so-

lo per scopi ad essa legati e da profes-sionisti tenuti allÊobbligo della segre-tezza;

- il rispetto della decisione autonoma delpaziente su come e dove i dati debba-no essere usati;

- il paziente potrà accedere al suo fasci-colo tramite card elettronica; gli opera-tori sanitari accederanno al sistema tra-mite autenticazione che identifichi an-che il loro ruolo;

- il fascicolo è accessibile solo agli ope-ratori sanitari, coinvolti in quel momen-to nella cura del paziente;

- lÊuso del fascicolo elettronico per altriscopi è proibito, tranne che a fini di ri-cerca e statistici;

- vanno raccolti solo i dati rilevanti sullostato di salute del paziente, suddivisiper moduli accessibili al personale im-pegnato al momento nellÊassistenza esono previste ulteriori restrizioni perdati particolarmente sensibili (HIV, abor-to o malattie psichiatriche).

La cartella infermieristica è lo strumento

con il quale lÊinfermiere documenta isuoi atti professionali, in particolare lapianificazione dellÊassistenza e la sua at-tuazione. Il Ministero della Sanità la definisce co-me: „lo strumento informativo individua-le finalizzato a rilevare tutte le informa-zioni anagrafiche e cliniche significativerelative ad un paziente e ad un singoloepisodio di ricovero‰ (1992). Essa rientra tra gli atti pubblici, poiché èparte integrante della cartella clinica, cheda sempre è stata considerata, dalla dot-trina e dalle pronunce della Corte di cas-sazione, come atto pubblico di fede pri-vilegiata (Rodriguez, 2010; Barbieri ePennini, 2015).I suoi componenti costitutivi sono (Ca-mani et al., 1996):1. lÊidentificazione del paziente, la raccol-

ta dei dati e lÊidentificazione dei pro-blemi/la diagnosi infermieristica se-condo il modello in uso (modelli fun-zionali di Gordon, 1992; bisogni/pre-stazioni di Cantarelli, 1996);

2. il piano di assistenza infermieristica;3. il diario infermieristico;4. le schede allegate: dei parametri vitali,

di terapia, degli esami diagnostici;5. le schede accessorie: diete persona-

lizzate, bilancio idrico, protocolli di trat-tamento (Smith e Duel, 1990; Bizier,1992).

La cartella infermieristica, prima dellosviluppo dellÊIct in Sanità, era redatta inun formato cartaceo, incontrando pro-blemi riconosciuti, tra cui:- lÊindisponibilità, nella sua completezza,

durante la visita, fino al 30% delle volte,e con esami di laboratorio ripetuti (Ba-tes et al., 1999);

- talora la carenza di dati essenziali (Mc-Mullin et al., 2004);

- la difficoltà di lettura.Dalla necessità di superare questi limitie dallÊopportunità offerta dallÊintrodu-zione dellÊIct nella Pubblica Amministra-zione e in Sanità, nasce lÊidea della Cce,descritta nel rapporto della National Aca-demy of Science (Institute of Medicine,1991) come: „una tecnologia essenzialeper la sanità‰.Il prospetto che segue presenta un si-gnificativo confronto tra Cce e cartellaclinica cartacea (Ccc):

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Problema Cartella Clinica Cartacea Cartella Clinica Elettronica Fisicità della cartella

Originale e in copia esistono solo dove sono conservate

Dipende dalla presenza di un hardware e di un software adeguati; quindi, dipende dai punti dove è memorizzata, dai relativi back-up. Può essere resa accessibile da punti remoti

Accessibilità È fisicamente presente nel punto in cui viene usata È possibile prevedere un punto di accesso da qualsiasi punto della rete

Risorse È più economica Richiede investimenti nell'hardware, nel software, nella manutenzione, nell'addestramento degli utenti e negli aggiornamenti. I maggiori costi sarebbero compensati dalle maggiori prestazioni e da una migliore qualità della assistenza

Adattamento Esistono molte varietà: la cartella cartacea si adatta all'esigenze dell'utilizzatore

Le cartelle elettroniche possono essere realizzate in diversi modi dai progettisti che ne definiscono l'interfaccia, l'architettura e la funzionalità con forti implicazioni sul supporto e sul trasferimento di informazioni cliniche da un sistema all'altro. Inoltre, è l'utente (medico o infermiere) che si deve adattare al sistema scelto da usare

Manutenzione Non richiede una particolare manutenzione, a parte la custodia e l'archiviazione, con i relativi problemi per la tutela alla riservatezza

Ha precise necessità su manutenzione tecnica, aggiornamenti, preservazione dell'integrità dei dati, che richiedono diverse abilità organizzative e specifiche risorse

Addestramento L'uso della cartella clinica è intuitivo e tramandato didatticamente con schemi tradizionali

Non usabile senza una formazione di base nell'uso del computer e senza addestramento specifico sull'applicazione utilizzata

Identificazione del paziente

Conoscendo il paziente è difficile non abbinare correttamente il paziente con la sua cartella. Tuttavia, un paziente, o alcuni suoi esami, possono essere confusi con quelli di un altro che presenti dati anagrafici simili; oppure la saltuarietà dei contatti, specialmente per le schede sanitarie o per le schede cliniche, può portare a produrre due cartelle diverse

Il sistema elettronico rende più difficile gli scambi degli esami e delle cartelle

Accessi indesiderati

Può essere consultata solo nel luogo fisico dove si trova. Non evidenzia gli accessi di semplice consultazione

Se è in rete, può essere interrogata e visualizzata anche a distanza se non sono attuate e rispettate misure adeguate di sicurezza. Va tenuto presente che un sistema elettronico mantiene però sempre traccia di tutti gli accessi effettuati, per cui sono facilmente evidenziati eventuali intromissioni e manomissioni. Per la diffusione di computer portatili e palmari ci sono rischi di furti e quindi di eventuali entrate illecite nei sistemi di gestione delle cartelle cliniche

Integrità Per una manomissione o distruzione totale o parziale deve essere presente la cartella clinica

Un accesso illegale al sistema può distruggere o alterare i dati da una postazione remota. Permette copie più sicure, in particolare evitando alterazioni o distruzioni accidentali

Attribuzione La firma o la calligrafia permettono l'identificazione dell'autore

La firma elettronica garantisce l'inalterabilità del contenuto di un documento e l'identità dell'autore

Immissione dei dati clinici

È più semplice anche se ci possono essere diversi moduli con campo e spazi predisposti.

Anche qui i dati possono essere strutturati o espressi come narrativa libera. Inoltre, i documenti e le immagini ricevuti in forma elettronica possono essere collegati a tutta la cartella o a un elemento di essa. Può essere effettuata più rapidamente la ricerca della voce disponibile più appropriata

Consultazione e elaborazione dei dati

Il recupero di dati è più indaginoso In recupero dei dati per consultare, confrontare, analizzare o valutare è più agevole anche per grosse moli di dati. Può dare diverse viste sui dati, a seconda del livello di accesso consentito e del compito corrente. Può dare segnalazione di errori, aiutare nelle decisioni, ricordare scadenze.

Interpretazione di dati

Il significato dei contenuti riflette direttamente le intenzioni e la capacità di esprimersi dell'autore con considerevole libertà di espressione. Può creare ambiguità legate a abbreviazioni o appunti stenografici

Pone limiti, più o meno rigidi, sui dati che è possibile rappresentare. Può però facilitare l'uso appropriato di testo e codici, orientare per problemi, o addirittura, gestioni avanzate dei documenti ricevuti

Accuratezza dei dati

È demandata alla raccolta e il controllo avviene per semplice lettura e verifica mnemonica

I sistemi elettronici permettono di effettuare controlli al momento dell'immissione dei dati e di verificarne tempestivamente la loro incompletezza o alcune incongruenze !

I PRO E I CONTRO DELLA CARTELLA CLINICA ELETTRONICA fonte: Sole 24 ore-Sanità - mpe 2005 !

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Il processo di introduzione della CCE,allÊinizio, è piuttosto lento, sì che, nel2007, se ne trova una versione comple-ta, integrata con il sistema informativoospedaliero e gestita in modalità wi-fi, inmeno di una decina di presidi ospedalieri(Politecnico di Milano, 2007).La trasposizione dalla Ccc alla Cce, dap-prima è stata quasi meccanica, fram-mentando le informazioni, secondo loschema di mansioni e compiti, quindi,con lÊaffermazione della autonoma pro-fessionalità infermieristica, si è evolutain modelli, che valorizzano il piano del-lÊassistenza e la sua valutazione di esitoe che si integrano con i moduli assisten-ziali attivi nella struttura ospedaliera. A mano a mano, si moltiplicano le inizia-tive, che vedono sperimentazioni e rea-lizzazioni diffuse.In tale contesto, si colloca il presentestudio, che ha lÊobiettivo di confrontarei due strumenti Ccc e Cce su alcuni indi-catori di assistenza infermieristica e divalutare lÊimpatto lavoro-percettivo del-lÊintroduzione della CCE sul personale in-fermieristico.

L’indagineIl campioneLÊindagine è svolta nei mesi di settem-bre ed ottobre 2017, presso lÊAziendaOspedaliera Universitaria senese „SantaMaria alle Scotte‰, in occasione dellÊin-troduzione della Cce, nel „Progetto Pleia-de‰, con gli infermieri di Area chirurgicaprogrammata, a prevalenza vascolare. Per il confronto tra Ccc e Cce, sono sta-te assunte 15 cartelle cartacee e 15 in-formatizzate; per la valutazione dellÊado-

zione della Cce è stato intervistato ungruppo di 30 infermieri (73% donne e27% uomini), in età prevalente tra i 31-40 anni (55%) e i 41-50 anni (24%).Il campione presta servizio nellÊUo esa-minata da tempo per lo più non datato,poiché il 50% vi lavora da uno a cinqueanni, il 20% da 6 a 10 anni, il 26 % da 11a 20 anni e solo il 4% da più di 20 anni.La gran parte degli operatori dichiara diavere unÊottima capacità di utilizzo deidispositivi informatici (77%); il 17% nedichiara sufficiente capacità; il 6% riferi-sce di non essere in grado di utilizzaregli strumenti informatici.

MATERIALI E METODIGli infermieri accedono alla sezione ri-servata della Cce con un proprio ac-count; hanno la possibilità di visualizzaretutte le finestre valorizzate, ma possonoregistrare solo nei campi di propria per-tinenza. La sezione traccia il processo di assi-stenza, inteso come presa in carico delpaziente, del quale contempla la valuta-zione psico-fisica e sociale: lÊindividua-zione dei problemi assistenziali, la defini-zione degli obiettivi, la composizione delpiano di assistenza, la documentazionedelle attività svolte e la valutazione deirisultati conseguiti.La comparazione tra la Ccc e la Cce èstata compiuta esaminando la qualitàdella loro compilazione, relativamenteagli indicatori di performance attinentialla gestione della terapia farmacologicae alla rilevazione dei parametri vitali (ana-lisi oggettiva).

La griglia degli indicatori è desunta daCorradini, Frigerio e Castelli (2010):La percezione dellÊuso della Cce, da par-te del gruppo degli operatori, è stata ot-tenuta mediante somministrazione di unquestionario con 10 domande, a rispostaalternativa „sì/no‰ a risposta tripla „sì/no/in diminuzione o in aumento‰, i cui itemsono descritti nel successivo paragrafo(analisi soggettiva). Il questionario impie-gato è una rielaborazione degli strumenticreati da Barra (2005) e da Anelli (2014).

RISULTATICirca gli indicatori di performance assi-stenziali, non compaiono differenze trale cartelle cartacee e quelle informatizza-te, rispetto a:- registrazione del processo assistenzia-

le in progress;- dati relativi allÊautonomia della persona;- bisogni assistenziali della persona;- pianificazione assistenziale;- procedure diagnostiche e terapeutiche;- la registrazione dei parametri vitali.Entrambi i moduli documentali, tradizio-nale e innovativo, sono compiutamenteredatti.Anche lÊaccertamento/raccolta dati èpresente in tutte le 30 cartelle visionate;ma, mentre nella Ccc esso avviene alsolo allÊingresso del paziente, nella Cceè eseguito giornalmente, integrando leinformazioni anamnestiche.La rilevazione delle condizioni psicoso-ciali della persona, invece, incontra undifferente comportamento, poiché essamanca nel 66% delle Ccc, mentre è pre-sente nella Cce, seppur in maniera su-perficiale.Quanto alla valutazione soggettivaespressa dagli infermieri sul progetto diinformatizzazione in corso nella loro Uo,il gruppo degli intervistati si distribuiscecome di seguito:item 1: lÊ80 % degli infermieri è „soddi-sfatto della cartella informatizzata‰ inuso nel reparto, mentre il 20% non lo è;item 2: il 97% del personale ritiene chela cartella infermieristica adottata nelproprio reparto sia „completa per quan-to riguarda le informazioni necessarieper elaborare il piano assistenziale per ilpaziente‰, solo il 3% non è dello stessoparere.

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INDICATORE AMBITO STUDIATO

Registrazione in progressione cronologica del processo assistenziale, delle annotazioni

Registrazione in ordine cronologico della presa in carico del paziente

Dati completi, non solo di tipo anagrafico ma anche anamnestico

Accertamento-raccolta dati Informazioni relative alle condizioni psico sociali della persona

Identificazione dei bisogni di assistenza infermieristica rilevati

Bisogni assistenziali individuati

Definizione delle finalità dell’assistenza infermieristica

Pianificazione dell’assistenza

Registrazione interventi tecnici, informativi ed educativi

Effettuazione delle procedure con finalità diagnostiche e terapeutiche, valutazione andamento attività assistenziale

Gestione terapia Conformità di compilazione: completezza e correttezza Parametri vitali Conformità di compilazione: completezza e correttezza Clima organizzativo Stati d’animo degli operatori Tempo pianificazione dell’assistenza infermieristica

Tempo impiegato per la prima pianificazione e le successive !

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item 3: il 90% del personale è dellÊideache „non siano presenti dati superfluinella cartella‰, mentre il 3% dice il con-trario. Secondo questa percentuale mar-ginale, non ha senso dover compilarealcune schede (es MUST con altezza epeso) a qualsiasi tipologia di pazienti.Inoltre, è lenta la connessione del pal-mare, che, pertanto, rallenta il lavoro de-gli infermieri o comunque li costringe adutilizzare il dispositivo fisso per mag-giore praticità;item 4: per il 77%, la cartella informatiz-zata „ha migliorato lÊassistenza in repar-to‰, in quanto il suo utilizzo è immediatoe consente lÊaccesso a tutte le informa-zioni (anamnesi, interventi programmatie pregressi, MEWS, STU ecc.). Essendotutto tracciato, gli operatori riportano levarie notizie in tempo reale. Il 23% nonè dello stesso parere, in quanto ritieneche, in realtà, tutto ciò rallenti il lavoro,diventato meccanico, e toglie tempo al-lÊassistenza;item 5: per il 70%, „il tempo da dedicareallÊassistenza diretta al malato non è au-mentato‰, il 17% pensa il contrario e il13% ritiene che presto aumenterà;item 6: per il 63% degli infermieri, „il ca-rico di lavoro è diminuito da quando èstata introdotta la Cce‰, per il 37% è av-venuto lÊopposto;item 7: il 64 % del campione intervistatopensa che „la Cce ha ridotto i tempi diregistrazione dati‰, solo il 18% affermache la sua introduzione non ha ridotto itempi di registrazione dati e un altro18% pensa che lo ridurrà;item 8: nel 50% dei casi, lÊinserimentodati pazienti nella Ccc avviene entrounÊora, nel 50% dei casi avviene entro30 minuti. NellÊ 85% dei casi, lÊinseri-mento dati nella Cce avviene entro 30minuti e solo nel 15% dei casi entrounÊora;item 9: al momento del ricovero, la pia-nificazione assistenziale nelle Ccc, nel90% dei casi, viene fatta in meno di 20minuti; nel 5%, in meno di 10 minuti, enel 5% in più di 20 minuti. Con la Cce,nel 75% dei casi, la pianificazione è fattain meno di 10 minuti; nel 23% dei casiin meno di 20 minuti e nel 2% in più di20 minuti;item 10: il tempo necessario per le pia-

nificazioni assistenziali, successive al ri-covero è ripartito come segue: con laCcc, nel 50% dei casi si effettua in me-no di 20 minuti, nel 50% dei casi in piùdi 20 minuti; con la Cce, lÊ80% del cam-pione effettua le pianificazioni succes-sive in meno di 10 minuti, il restante20% lo effettua in più di 20 minuti.

DISCUSSIONEIn unÊintervista informale con il perso-nale dellÊUo di Chirurgia programmata, èemerso che, nella fase di presentazionedel progetto, gran parte degli infermierinutriva pregiudizi e aspettative negativenei confronti della Cce, che sono venutea scemare durante la formazione, fino aribaltare la loro considerazione, ritenen-do oggi lo strumento elettronico miglio-re di quello cartaceo.LÊindagine suggerisce di tenere semprepresente la valutazione soggettiva, nelmomento in cui si introducono cambia-menti organizzativi e funzionali (Lima, deOliveira Melo, 2012). Infatti, mentre lavalutazione oggettiva degli indicatori diperformance assistenziale non rileva si-gnificative differenze tra la Ccc e la Cce,le opinioni si disarticolano quanto a per-cezione nella realizzazione del progetto.Possono ritenersi sostanzialmente posi-tivi i giudizi riportati dagli infermieri sul-lÊadozione e sullÊimpiego della Cce. Aggregando gli item del questionario dipercezione per aree, possono desu-mersi alcune specifiche considerazioni.a) Composizione dello strumento (item1-3): lo strumento appare adeguato al-lÊuso, sia perché impostato sulla formu-lazione del piano assistenziale, sia per-

ché schivo di contenuti superflui. Ciò, inlinea con quanto già rilevato da Perry alDublin methodist hospital (2008). Tutta-via, il 20% „non è del tutto soddisfatto‰,verosimilmente a causa di alcune diffi-coltà tecniche rilevate da una frangia dioperatori. b) Incidenza sullÊattività assistenziale(item 4-5): la gran parte degli operatoriritiene che lÊintroduzione della Cce abbiamigliorato lÊerogazione delle prestazioniassistenziali, beneficiando della puntualeregistrazione e della immediata disponi-bilità delle informazioni sul paziente.Lo strumento informatico, non sembra,tuttavia, aver reso disponibile uno spaziotemporale maggiore da dedicare allÊas-sistenza diretta al malato; inoltre, esso èpercepito da taluno come un modulostandard, che rende „meccanico‰ il rap-porto con il paziente, rischiando di vani-ficarne il portato narrativo. Questa per-plessità richiama la prudenza, con cuiGoldschmidt e Grossman (2012) raffred-dano lÊentusiasmo di quanti, precipitosa-mente e acriticamente, adottano le novi-tà informatiche, non immuni, comunque,da possibili errori di impostazione. Quanto al tempo/assistenza, le osserva-zioni sono discordanti: Robinson e Lo-mas (2012), presso il NHS fondationtrust, unità semi-autonoma del Nhs in-glese, computano nel 25% il tempo diworkflow quotidiano per la compilazionedella cartella; Cornel et al. (2010) sti-mano un impegno del 19% del totale la-vorativo giornaliero; invece, Korst et al.(2005) e Kunz (2010) stimano il tempo dicompilazione della cartella clinica inte-grata, rispettivamente, nel 5,1% del to-

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tale lavorativo giornaliero dellÊinfermiereassorbito dalla Cce contro il 10.5% im-piegato con la Ccc; Clancy et al. (2007)riferiscono che la post-implementazionedel sistema informatico ha comportatouna riduzione del 12,56% di ore annue.c) Carico di lavoro (item 6): le valutazionidegli intervistati si ripartiscono per circa2/3 su una „percepita riduzione dellÊim-pegno documentale sul tempo lavoro to-tale‰, mentre poco più di 1/3 ne accusaun incremento. Salvi i necessari appro-fondimenti, a spiegare la percezione di-scrasica, potrebbe essere invocata lacompetenza nellÊuso degli strumenti in-formatici, riscontrata come discriminan-te nello studio di McDonald et al. (2012),dal quale si evince il notevole contributoe lÊimpatto positivo della cartella clinicaintegrata informatizzata sugli infermiericon buone basi informatiche e con unpersonale decision style consolidato,mentre risultano negative le percezionida parte del personale sottoposto ad unelevato livello di stress personale o pocofiducioso nelle potenzialità dei sistemiinformatizzati o non sufficientemente al-fabetizzato nellÊIct.d) Tempi di compilazione (item 7-10):

lÊarea registra alcuni significativi contri-buti di studio, che sono efficacementecompendiati da Parravicini e Spedale(2014).Sebbene nel campione ci sia una lievediscordanza circa la complessiva ridu-zione dei tempi di registrazione dei dati,si riconosce tuttavia lÊefficientamentooperato dallÊintroduzione della Cce suitempi nelle specifiche azioni di registra-zione dei dati dei pazienti e nelle pianifi-cazioni assistenziali, sia inziale che diaggiornamento. Ciò conferma quanto già rilevato da Cor-radini et al. (2010) e da Urquhart et al.(2010).

CONCLUSIONILo svolgimento dellÊindagine, qui pre-sentata, concretizza un compito essen-ziale della dirigenza infermieristica, chepartecipa al processo aziendale del con-trollo di qualità. La Clinical Governance fornisce, oggi,non solo gli strumenti, ma declina anchela strada e le strategie per quantificare,monitorare, verificare e mantenere neltempo una qualità assistenziale che miriallÊeccellenza, mediata da un assetto or-

ganizzativo multidisciplinare e da per-corsi valutabili (Degeling, 2004; Cala-mandrei e Orlandi, 2008; Marra, 2010;Egman et al., 2011).LÊadozione della Cce consente di miglio-rare svariati aspetti relativi alla qualitàdella documentazione sanitaria (quali, adesempio, rintracciabilità, chiarezza, accu-ratezza, completezza) e può essere, alcontempo, un utile strumento per la rior-ganizzazione; può garantire la produzio-ne dei flussi informativi assistenziali; fa-vorire lÊassunzione di responsabilità, fa-cilitare lÊinserimento dei neoassunti/neoinseriti; evidenziare i bisogni formativi;favorire lÊintegrazione del personale congli studenti infermieri e migliorare il la-voro di reparto in senso lato.LÊIct conduce gli infermieri verso un per-corso di crescita culturale ed operativa,in parallelo a quello delle altre professio-nalità sanitarie.

AUTORI:Antonio Capodilupo, psicologo dirigentenellÊAsl Latina (in quiescenza). Già do-cente di Psicologia del Lavoro e delle Or-ganizzazioni nel CdL magistrale e nelMaster di I livello in Coordinamento di

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area infermieristica Università „La Sa-pienza‰ di Roma, sede di Latina, in qua-lità di correlatore;Sabrina Pavano, infermiera pressolÊAzienda Ospedaliera Universitaria Se-nese „Santa Maria alle Scotte‰. (Il pre-

sente contributo è estratto della tesi diLaurea Magistrale in Scienze Infermieri-stiche ed Ostetriche, classe B dellÊUni-versità „La Sapienza‰ di Roma, sede diLatina, discussa il 28 marzo 2018);Pasquale Tripepi, medico dirigente nel-

lÊAsl Latina. Docente di Psicologia delLavoro e delle Organizzazioni nel CdLmagistrale e nel Master di I livello in Co-ordinamento di area infermieristica del-lÊUniversità „La Sapienza‰ di Roma, se-de di Latina, in qualità di relatore.

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Sofferenza e condizione umana nella società globalizzata

SSi può vivere senza soffe-renza? ˚ possibile ricondurla nell'al-

veo di un discorso scientifico, par-tendo dalla consapevolezza della co-mune „condizione umana‰ che laglobalizzazione sta inducendo? Questo testo è anzitutto unÊindagi-ne sociologica sulla sofferenza uma-na al tempo di internet. Un libro che si rivolge non solo agliaddetti ai lavori, ma anche a chi vuo-le cercare di comprendere le causedei diversi tipi di sofferenza, cercan-do di eliminare quelle inutili, quellecausate dallÊuomo (le sofferenze so-ciali: per il mancato rispetto della di-gnità umana). Senza illudersi, conquesto, di eliminarle completamen-te, dal momento che esse rappre-sentano una componente del nostroadattamento allÊambiente in cui vi-viamo.Il saggio dellÊantropologo Guido Gia-relli guida il lettore in un tempo di„malessere sociale diffuso‰ che siesprime sotto forma di sofferenzediverse - esplicite e mediatizzate -,spesso silenziose e occultata daimass media. Si è persa la capacità di spiegarle e di affrontarle? Possibile, per-ché, al pari della malattia, della disabilità, della morte, le consi-deriamo impresentabili in una società sempre più salutista chedella bellezza e della necessità di essere sempre prestanti hafatto un obbligo. La sofferenza è diventata un tabù.

Ma questo libro cerca di ridare laparola al tema: esplora il contri-buto che tre studiosi classici (KarlMarx, Emile Durkheim e Max We-ber) e tre contemporanei (HansJonas, Irving K. Zola e MargaretArcher) possono offrire attraversoi concetti di: alienazione, anomia,razionalizzazione, limite, vulnera-bilità e riflessività fratturata peruna comprensione delle causeprofonde della sofferenza umana.Oggi, stiamo scoprendo che la re-altà ha dei limiti, che lÊuomo stes-so ne ha tanti; che il dolore esiste,come non è vero che si possa re-stare eternamente giovani, che latecnologia non possa fornire tuttele risposte. ˚ necessario ritrovare „il limite‰,auto-imponendoselo: non tutto ciòche si può fare si deve fare, se vo-gliamo evitare di creare aspetta-tive irrealistiche che non portanoda nessuna parte. Bisogna tor-nare a familiarizzare, nella pienaconsapevolezza di questa ambiva-lenza della condizione umana.

Guido GiarelliSofferenza e condizione umana. Per una Sociologia del negativo

nella società globalizzataRubbettino, 624 pagg (22,00 Euro)

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LETTO VOI

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La pratica del Nursing è incontinua evoluzione; lapratica del caring è senza

tempo. Oggi, gli infermieri devono cre-scere ed evolversi per tentare disoddisfare i bisogni di un siste-ma di assistenza sanitaria in no-tevole cambiamento, oltre al fab-bisogno di una società semprepiù vecchia, complessa e mul-tietnica. Devono avere capacità nel cam-po della Scienza sì, ma pure del-la tecnologia, della comunicazio-ne e delle relazioni interperso-nali per essere membri efficientidel team sanitario. Devono „saper pensare in mo-do critico‰ ed essere creativi nel-lÊattuare le strategie appropriateper erogare unÊassistenza infer-mieristica sicura e competentea pazienti di diversa estrazioneculturale, e nei contesti semprepiù variegati. Devono saper essere educatori,leader e manager, in grado di af-frontare il processo di cambia-mento. Essere preparati a erogare assistenza infermieristica adomicilio e nella comunità, a persone di tutte le fasce dÊetà,specie agli anziani. Devono conoscere i principi etici e legali, le modalità di guari-gione olistica e le terapie complementari. E continuare a svol-

gere il proprio ruolo esclusivo didifensori dei pazienti, che richie-de un mix di: dedizione, sensibi-lità, caring, empatia, impegno eabilità sorretto da un'ampia basedi conoscenze. Questo testo af-fronta i concetti della profes-sione infermieristica contempo-ranea. Questo, includendo il benesse-re, la promozione della salute, laprevenzione delle malattie, lacura olistica, il pensiero critico eil ragionamento clinico, il multi-culturalismo, le teorie infermie-ristiche, lÊinformatica applicata alNursing, la ricerca infermieristi-ca, l'etica e lÊadvocacy. Il testo è stato edito nel 2017;ma il suo contenuto è aggior-nato e riflette le più recenti evi-denze scientifiche e la crescen-te importanza attribuita all'invec-chiamento, al benessere, alla si-curezza, alla pratica interprofes-sionale e allÊassistenza al domi-cilio e sul territorio.

A.Berman, S.J.Snyder, G.Frandsena cura di: M.G.De Marinis, M.Piredda

Fondamenti di assistenza infermieristica secondo Kozier ed Erb. Concetti, procedure e pratica

Piccin-Nuova Libraria, 1385 pagg (75,00 euro)

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Concetti, procedure e praticadel Nursing contemporaneo

LETTO VOI

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Infermieri e obbligo di iscrizione all’AlboFinalmente un po’ di chiarezza

L’AVVOCATO

Una delle questioni che ha suscitato maggiormente dub-bi, alimentando un dibattito tra i professionisti operantinel settore infermieristico, era quella relativa allÊobbli-

gatorietà dellÊiscrizione agli Albi professionali per i dipendentidella pubblica amministrazione. Come noto, l'Albo professionale costituisce lo strumento attra-verso cui il professionista consegue quello speciale status giu-ridico che lo legittima all'esercizio dell'attività professionale. LÊimpianto normativo precedente lÊentrata in vigore della Leggen. 3/2018, la c.d. „Legge Lorenzin‰ (che ha definitivamente san-cito lÊobbligo di iscrizione per tutti gli esercenti la professioneinfermieristica), non brillava certo di chiarezza e ha dato luogo,purtroppo, ad interpretazioni diverse.Conferma ne è il fatto che, spesso, ci sono pervenute richiestedi chiarimenti da parte di infermieri, dipendenti pubblici, in me-rito allÊobbligo di essere iscritti allÊAlbo.In realtà, la precedente legge n. 43/2006 già stabiliva lÊobbligodi iscrizione allÊOrdine anche per gli esercenti la professione in-fermieristica presso le strutture pubbliche in quanto stabilivaespressamente che: „L'iscrizione all'Albo professionale è ob-bligatoria anche per i pubblici dipendenti ed è subordinata alconseguimento del titolo universitario abilitante di cui al comma1, salvaguardando comunque il valore abilitante dei titoli già ri-conosciuti come tali alla data di entrata in vigore della presentelegge.‰.Tuttavia, la formulazione della norma aveva dato luogo ad equi-voci, tanto da indurre il Ministero del Lavoro, già nel 2009, adintervenire sul punto con una propria nota con la quale avevachiarito che: „alla luce di quanto previsto dal dettato normativodella legge 1°febbraio 2006, n. 43, lÊobbligatorietà dellÊiscrizioneallÊalbo professionale sancita dallÊart. 2, comma 3, estesa anche

ai pubblici dipendenti, è requisito essenziale ed indispensabileper poter svolgere senza condizioni lÊattività sanitaria sia comelibero professionista, sia nellÊambito del rapporto di servizio inregime di lavoratore dipendente‰. In tale situazione di incertezza, interviene a far chiarezza il De-creto Lorenzin, entrato in vigore a far data dal 15 febbraio 2018,che ha istituito gli Ordini provinciali delle professioni infermieri-stiche, i cosiddetti OPI, che hanno sostituito i precedenti Col-legi.Alla „Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infer-mieristiche‰ – FNOPI sono attribuiti importanti compiti tra cuiquello di curare la tenuta degli albi dei professionisti (art. 4 dellaL. 3/2018). Ebbene, con specifico riferimento, poi, allÊiscrizioneallÊalbo, allÊart. 5, comma II, il decreto statuisce espressamenteche: „Per l'esercizio di ciascuna delle professioni sanitarie, inqualunque forma giuridica svolto, è necessaria l'iscrizione al ri-spettivo Albo‰.La Legge Lorenzin, dunque, interviene ribadendo, con una nor-ma che non lascia più spazio ad equivoci, il già previsto obbligodi iscrizione: lÊiscrizione è obbligatoria per lÊesercizio di ciascunaprofessione sanitaria, dunque anche quella infermieristica, aprescindere dalla forma giuridica del rapporto di lavoro. Pertanto, nessun dubbio in merito al fatto che, per poter eser-citare la professione, tanto lÊinfermiere dipendente pubblico chelÊinfermiere dipendente privato, così come il libero professioni-sta deve essere iscritto allÊAlbo, pena lÊesercizio abusivo dellaprofessione stessa.In proposito, come già evidenziato nellÊarticolo pubblicato nelprecedente numero di Infermiere Oggi, il Decreto Lorenzin haintrodotto sanzioni più severe per coloro che esercitano abusi-

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L’AVVOCATO

vamente una professione per la quale è richiesta, per legge,lÊabilitazione dello Stato.In particolare, lÊart. 12 della legge n.3/2018 ha previsto una mul-ta pecuniaria più alta, più anni di reclusione, la sentenza pub-blica, la confisca dei mezzi utilizzati per esercitare abusivamen-te, la punizione per concorso nel reato e la notifica all'Ordineprofessionale della sentenza di condanna. Infatti, ai sensi del novellato articolo 348 del codice penale:„Chiunque abusivamente esercita una professione per la qualeè richiesta una speciale abilitazione dello Stato è punito con lareclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 10.000a euro 50.000. La condanna comporta la pubblicazione dellasentenza e la confisca delle cose che servirono o furono desti-nate a commettere il reato e, nel caso in cui il soggetto che hacommesso il reato eserciti regolarmente una professione o at-

tività, la trasmissione della sentenza medesima al competenteOrdine, albo o registro ai fini dell'applicazione dell'interdizioneda uno a tre anni dalla professione o attività regolarmente eser-citata. Si applica la pena della reclusione da uno a cinque annie della multa da euro 15.000 a euro 75.000 nei confronti delprofessionista che ha determinato altri a commettere il reato dicui al primo comma ovvero ha diretto l'attività delle personeche sono concorse nel reato medesimo‰. In conclusione, oggi, lÊiscrizione allÊOrdine professionale sirende necessaria per tutti coloro che esercitano la professioneinfermieristica, che non vogliano correre il rischio di commet-tere un esercizio abusivo della professione.

Avv. Barbara Pisa

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LA VIGNETTA MESE

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NORME EDITORIALIQuali regole seguire per pubblicare un articolo su „Infermiere Oggi‰

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ABBREVIAZIONI, ACRONIMI E MAIUSCOLELimitarsi alle abbreviazioni più note:ad es. per „ad esempio‰n. per „numero‰p./pp. per „pagina/pagine‰vol./voll. per „volume/volumi‰et al. per indicare altri autori dopo il sesto nelle bibliografie.

LÊacronimo è un genere particolare di abbreviazione. La prima volta che si incontra un acronimo in un testo è sempre necessario citareper esteso tutti i termini della locuzione, facendoli seguire dallÊacronimo tra parentesi – ad es. Associazione Raffredati dÊItalia (Ari).Evidentemente, ciò non vale per sigle oramai entrate nellÊuso comune, come tv, Usa, Aids, Fiat, Cgil, Ecm. Gli acronimi non conter-ranno mai punti – ad es. Usa e non U.S.A.

DATE E NUMERILe date vanno sempre scritte per esteso, per evitare incomprensioni nella lettura. Ad es. lunedì 28 luglio 2006 e 1° gennaio (non Igennaio o 1 gennaio). I giorni e i mesi hanno sempre la prima lettera minuscola.I numeri da uno a dieci vanno scritti in lettere (tranne che nelle date!). Per tutti gli altri, lÊimportante è separare sempre con un puntoi gruppi di tre cifre. Per le grosse cifre „tonde‰, usare „mila‰, „milioni‰ e „miliardi‰ invece di „000‰, „000.000‰, „000.000.000‰.

PAROLE STRANIERELe parole straniere vanno sempre indicate in corsivo, soprattutto se non sono ancora entrate nellÊuso comune italiano. Se si decidedi usare un termine straniero, è bene ricordare che non si declina mai (ad es. i computer e non i computers).

MODALIT¤ E TERMINI PER LÊINVIO DEI LAVORIGli autori che desiderano la riserva di un certo numero di copie del numero contenente il loro articolo, devono farne richiesta esplici-ta al momento dellÊinvio del testo.Tutto il materiale deve essere recapitato (una copia in formato elettronico all'indirizzo: [email protected], una copia in formato cartaceo)all'Ordine delle Professioni Infermieristiche, viale Giulio Cesare, 78 - 00192 Roma.

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Ordine ProvincialeProfessioni Infermieristiche

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