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Resta con noi Signore, perché si fa sera, e facci testimoni della tua Pasqua PERIODICO DI INFORMAZIONE DEL MOVIMENTO TESTIMONI DEL RISORTO N. 1 2020 www.testimonidelrisorto.org Speciale CORONAVIRUS PANDEMIA CORONAVIRUS 2020 « Maestro, non t’importa che noi moriamo?» «Perché avete paura? Non avete ancora fede?» (Mc 4,38; 40) Inserto

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Resta con noi Signore, perché si fa sera, e facci testimoni della tua Pasqua

PERIODICO DI INFORMAZIONEDEL MOVIMENTO TESTIMONI DEL RISORTO

N. 12020www.testimonidelrisorto.org

Speciale

CORONAVIR

US

PANDEMIA CORONAVIRUS 2020«Maestro, non t’importache noi moriamo?»

«Perché avete paura?Non avete ancora fede?»

(Mc 4,38; 40)

Inserto

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Periodico quadrimestrale. Registrazione Tribunale diRoma n. 579 del 28/12/2001

� Direttore responsabile:Massimo Tarantino - [email protected]

� Consiglio di redazione:Concetta Boccia, Paolo Cicchitto, Anna Massa, Sil-vana Mora, Dina Moscioni, Sabino Palumbieri, Mau-rizio Parotto, Tiziana Petrachi, Luis Rosón Galache

� Segreteria di redazione:Maurizio Parotto, Silvana Mora

[email protected]

� Hanno collaborato a questo numero: Pasquale Alaia, Agostino Aversa, Vladia e MarcosCabrera, Paolo Cicchitto, Fabiana Coticelli, AnnaD’Elia, Francesca Del Sette, Danilo Favia, SusyMocerino, Dina Moscioni, Luca Romano, SabinoPalumbieri, Alberto Pellè, Ugo Pesci, Rosόn Ga-lache, Arturo Sartori, Sabrina Subacchi

� Segreteria amministrativa:Dina Moscioni - [email protected] Cicchitto - [email protected]

� Sede: 00139 Roma - Via Matteo Babini, 11

L’invio di articoli e fotografie include il consenso per l’eventuale pubblica-zione, pertanto, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Gli articolifirmati impegnano esclusivamente gli autori. Tutti i diritti riservati.

Tipolitografia: Istituto Salesiano Pio XI - [email protected] Umbertide, 11 - 00181 Romatel. 06.7827819 - 06.7848123

Finito di stampare: maggio 2020

Testimoni del RisortoE-mail: [email protected]

www.testimonidelrisorto.org

Volontari per il Mondo -Onlus00139 Roma, Via Matteo Babini, 11tel. 081 8711297 - fax 081 3944177E-mail: [email protected]

3 In questo numero…a cura della Redazione

4 La finestra della CoordinatriceDa Babele a PentecosteDina Moscioni

6 Mettere al centro la PersonaSabino PalumbieriFondatore del Movimento TR

8 La persona si costruiscenell’ascolto dialogicoLuis Rosón GalacheGuida Spirituale del Movimento TR

10 La PoliticaArturo Sartori

12 Il cosiddetto nazional-cattolicesimoArturo Sartori

13 Il Villaggio dell’animain Casa don BoscoAlberto Pellè

14 Dov’è l’uomo? Paolo Cicchitto

16 Cenacoli insieme per una festa in famigliaAnna D’Elia

Cena con delittoFabiana Coticelli

17 EMotion Dance CompanyMolto rumore per nullaFrancesca Del Sette

18 Artistico Ricreativo “20 in 35” Susy Mocerino

19 “Pace sulla nostra Terra: verso un mondo senza violenza”Agostino Aversa

23 Un luogo per mettersi al centroLuca Romano

24 La responsabilità del mio mandatoUgo Pesci

PaTRita del cuorePasquale Alaia

25 Lo sport alla luce della fede:i suoi riflessi dagli albori a oggiPasquale Alaia

26 2020: Diario di un viaggio in Spagna e ItaliaVladia eMarcos Cabrera

30 Mi ami tu?Danilo Favia

31 Persone al centro: la testimonianza di Padre Antony - NotizieSabrina Subacchi

INSERTO: Speciale Coronavirus

sommarioN. 1 - 2020

PERIODICO DI INFORMAZIONE DEL MOVIMENTO TESTIMONI DEL RISORTO

6

14

26

23

In copertina: 27 marzo 2020. L’immaginedell’amore di Cristo per gli uomini e la pre-ghiera del suo vicario in terra, Francesco,riempiono di speranza il deserto dell’im-mensa solitudine prodotto dalla pandemia.

I-IV

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21 marzo 2020ll 28° Capitolo Generale della Famiglia Salesiana, chesi è svolto a Valdocco a partire dal 22 febbraio 2020,ha rinnovato il mandato di Rettor Maggiore a donÁngel Fernández Artime per il sessennio 2020/2026.

Carissimo don Ángel,Come ventesimo ramo dell’albero fecondo di don

Bosco, il nostro Gruppo TR si è sentito curato nei sei anni appena trascorsi. Sei stato per noi un Padre che ci ha amato e guidato nel cammino di fede.

Ci hai aiutato a fare sintesi tra i Documenti dellaChiesa e quelli della specificità salesiana, con i giovani e per i giovani, verso la piena realizzazione nell’essereBuoni cristiani e Onesti cittadini, per tradurre il “Padre Nostro” nella vita di tutti i giorni.

Abbiamo avvertito l’importanza che hai rivolto a noi laici della Famiglia Salesiana e questo ci interpella e ci responsabilizza nel nostro mandato di testimoni credibili della Pasqua di Gesù.

Grazie per quel che sei stato e per quanto hai realizzato in questi anni. Auguri per quel che continuerai a essere e che potrai donare con rinnovato entusiasmo nel prossimo sessennio come decimo successore di Don Bosco!... Il sorriso di Gesù risorto continui a guidare i tuoi passi, con affetto e riconoscenza,

� Dina Moscioni con Alberto Pellè e gli amici del TR

Questo numero del TRnews doveva essere distri-buito nelle GGRR previste per il 28-29 marzo edera in piena lavorazione quando i provvedimentiper contrastare il diffondersi della pandemia, conla chiusura delle tipografie e, soprattutto, con l’im-possibilità di incontrarci nelle nostre riunioni ge-nerali periodiche, ci hanno costretto a trovare unadiversa soluzione. Il Comitato di coordinamentoha così deciso di mettere il giornale sul sito delMovimento e distribuirlo on-line, in formato pdf,ai coordinatori e agli animatori dei cenacoli e aquanti, a vario titolo, possono a loro volta trasmet-terlo (all’Ateneo salesiano, alle madrine dell’Asso-ciazione Volontari per il mondo e così via).Abbiamo cercato di dare ampio spazio, come sem-pre, alla Formazione. Il tema generale per la For-mazione scelto per quest’anno è: Per un’educa-zione integrale: ascolto paziente, dialogo costrut -tivo, mutua comprensione. Per questo numero iltema è: Mettere al centro la persona. Oltre agliaspetti più strettamente “religiosi”, abbiamo sceltodue contributi “laici”, entrambi di Arturo Sartori:una riflessione sull’uomo-cittadino e la politica, eun commento su un fatto di attualità che, forse, trail diluvio di informazioni e opinioni che in questi

In questo numero…

3Editoriale

a cura della Redazione

1-2020

ultimi tempi ci hanno sommersi, potrebbe esseresfuggito, ma merita la nostra attenzione. Sul temadell’Ecumenismo, Agostino Aversa ci riassume i risultati della 6a Conferenza Battista Mondiale, dedicata alla pace, e, con l’occasione, ci presentauna chiara sintesi, basata su esperienze personali,del Battismo, cioè delle caratteristiche della con-fessione battista.Oltre agli altri consueti temi, abbiamo ritenuto opportuno dedicare un breve inserto speciale alladrammatica Pandemia da Coronavirus, che tuttiabbiamo sperimentato e stiamo tuttora vivendo.Non è la prima volta che un simile evento colpiscel’umanità, ma mai come in questo tempo abbia-mo vissuto “in diretta” questo terribile attacco a livello mondiale, nel suo inesorabile manifestarsi,seminare dolore e angoscia e mietere vittime. Lostiamo ancora vivendo e abbiamo davanti un lun-go periodo di disagi e incertezze, anche per gliaspetti economici: la sintesi presentata nell’inser-to da Arturo Sartori, frutto di una costante e ap-passionata attenzione all’uomo in questa terribileprova, può aiutarci a pensare più serenamente al“dopo” e, soprattutto, a passare «dal disorienta-mento laico alla sintesi cristiana».

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tema scelto come filo rosso per i tre nu-meri del 2020-2021 è di grande attualità:l’educazione integrale che non può pre-

scindere dall’ascolto paziente, dal dialogo co-struttivo e dalla mutua comprensione. «Educare non è fare, non è far fare, educare è farvoler fare», queste le parole che don Sabino hautilizzato per sintetizzare l’attenzione educativadi don Bosco verso la crescita dell’Uomo. Oggi, don Bosco, come avrebbe risposto alle sfi-de del nostro mondo? Siamo interpellati dallamulticulturalità, dall’individualismo, dalla ri-nuncia all’attesa… diventa sempre più chiaroche è indispensabile la disponibilità a ripensareil sistema formativo in continuità, ma con crea-tività per fare interagire le due componenti delcammino di crescita, quella spirituale e quellaantropologica.Questi temi sono stati al centro delle Giornatedi Spiritualità della Famiglia Salesiana a genna-io, quando il Rettor Maggiore ha presentato laStrenna 2020 e sono stati ampiamente ripresi

anche nella Giornata di apertura ufficiale delXXVIII Capitolo Generale della CongregazioneSalesiana, il 22 febbraio 2020.Per l’occasione sono intervenuti anche tutti iResponsabili dei Gruppi della Famiglia Salesia-na in segno di fraterna comunione, e sono statipresentati i tre nuclei di approfondimento deltema centrale “Quali salesiani per i giovani dioggi?”:

– la priorità della missione salesiana tra i giova-ni d’oggi;

– il profilo del salesiano per i giovani di oggi;

– insieme ai laici, nella missione e nella forma-zione.

Don Ángel ha ribadito come «il profilo che deveavere il salesiano non può essere frutto dell’im-provvisazione ma deve passare attraverso le me-diazioni delle diverse tappe formative, con le lo-ro esperienze, i tempi e le persone… Tutto ciò de-ve portarci a pensare a processi formativi perso-nalizzati che, forse, sono l’unica garanzia di un

Da BabeleDaPentecosteDialogo in unità

senza unicità

4 La finestra della Coordinatrice1-2020

Dina MoscioniCoordinatrice Generale del Movimento TR

Il

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buon cammino vocazionale con prospettiva difuturo». Formarsi per formare “buoni cristiani eonesti cittadini”.Altrettanto ricco di approfondimenti spirituali e personali è stato l’incontro di Formazione TRa Torre Annunziata (Na), il 15-16 febbraio, cheha visto la partecipazione quasi al completo di Animatori e Coordinatori dei Cenacoli TR,dei Coordinatori di Settori e degli Animatori delSettore giovani, sul tema La responsabilità delmandato.Avevo pensato di approfondire quanto assapo-rato in questi ricchi incontri, ma mentre andavain stampa questo primo numero del TRnews2020, l’umanità intera è stata colpita dall’epoca-le emergenza sanitaria e quanto avevo pensatoe iniziato a scrivere per la finestra della Coordi-natrice non mi è sembrato più adatto. Al tempostesso, ho colto l’occasione per riflettere suquanto abbiamo vissuto e stiamo vivendo.Nei giorni di sospensione dell’attività didattica,con i ragazzi e gli insegnanti impegnati nella di-dattica a distanza, è emerso chiaramente comeneanche la più curata e riuscita lezione a di-stanza possa sostituire la relazione che si vienea creare durante una lezione in presenza, rela-zione che determina l’efficacia educativa, per-mette il “far voler fare”. Nei giorni di convivenza forzata delle coppie odelle famiglie in casa, senza soluzione di conti-nuità, abbiamo dovuto ripensare lanostra relazione. Senza quel ritmo accelerato dellaquotidianità nell’era dell’efficienti-smo indotto dalla società, che quan-tifica e non qualifica l’uomo, siamostati incentivati (quasi costretti) a ri-cercare creatività nella relazione, ariscoprire la convivialità, a rimodel-lare i nostri rapporti.Bellissimi, a proposito di creativitànella continuità, sono gli incontri diCenacolo con le condivisioni trami-te Skype o Whatsapp, anche in cena-coli di persone non più giovanissi-me, che si sono messe in gioco percondividere il consueto appunta-mento mensile imparando nuovetecnologie. Coinvolgenti, i momentidi preghiera on-line.

Stiamo riscoprendo l’importanza fondamentaledelle esperienze di famiglia e, in senso più am-pio, della collettività. Famiglia biologica o fami-glia scelta come, per esempio, la famiglia di fa-miglie TR, capace di generare dinamiche di vitaverso la centralità della persona.Ci stiamo riappropriando della capacità di co-municazione: «Pentecoste batte Babele uno azero. Babele, una sola lingua, molti opposti lin-guaggi. Pentecoste: tante lingue, un solo lin-guaggio», in comunione e unità. Quando saràterminata l’emergenza, sono convinta che sa-premo far tesoro e mettere a frutto l’esperienzadi questi giorni. Una previsione ottimistica?Credo, piuttosto, la Speranza che il tempo chestiamo vivendo abbia il suo senso per l’Uomo:la Speranza, non astratta, che ha pienezza nellaPasqua. Il sorriso di Gesù risorto ci guida versoun futuro più vivificante.

5La finestra della Coordinatrice 1-2020

Bibliografia di riferimento

Á.F. ARTIME, Buoni cristiani e onesti cittadini: “Sia fatta la tua vo-lontà, come in cielo così in terra” (Mt 6,10), Strenna 2020.

E. BIANCHI, Il cammino di Emmaus. Parola ed Eucaristia, Mi -lano 2018.

L.A. GALLO, Il Dio di Gesù. Un Dio per l’uomo e in cerca del -l’uomo, Torino 1991.

S. PALUMBIERI, Don Bosco e l’uomo, Torino 1988.

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ggi la tecnologia è sempre più al centro.C’è in giro una corsa a procurarsi stru-menti tecnologici. Anche il bimbo di

quattro, tre anni, a volte, ha il suo mezzo per di-segnare, per correre per scrivere. Ma va tenutopresente che questo è sempre un mezzo.Ma chi adopera questo strumento? È l’Uomo. Che non è solo un individuo. Ma èPersona una, unica, irripetibile, inimmaginabilerealtà. Il concetto di individuo dice solo realtànon-divisibile. La Persona dice sacralità, unicità,responsabilità.L’uomo è fragile dice B. Pascal. «È come una can-na, ma una canna pensante». E, aggiungiamo,

volente e soprattutto amante. Capace di dono disé fino a quello della vita.La Persona è il prodigio della creazione ed è im-magine somigliantissima di Dio che si è rivelatotri-personale. Dio è amore. Dalla infinita dina-mica del Padre che genera il Figlio suo. Del Figliogenerato che è in reazione col Padre come rap-porto di amore, di dono e di obbedienza. E dalloSpirito Santo che è la relazione d’amore sussi-stente tra il Padre e il Figlio.Non ci sono nel creato conosciuto paradigmiche possano superarlo. Solo la persona può direio. E così raccoglie la dimensione di unicità, in-divisibilità, responsabilità, oblatività. Capacità

6 Formazione/Mettere al centro la persona1-2020

Sabino PalumbieriFondatore del Movimento TR

O

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di amore, fino al dono della propria vita per la vi-ta dell’altro. Pensiamo alla capacità di mammeche donano la propria vita per la nascita dei figli,santa Gianna Beretta Molla è un esempio prodi-gioso. E questo, ancora oggi, allorché il costumedell’egoismo, quanto meno dell’egocentrismo, è dilagante.Occorre potenziare il controcorrente dell’obla -tività. Farsi dono è proprio della persona. È ilculmine dell’espressione del suo essere e del suo operare.È l’imitazione, sempre ardua, specialmente incerte occasioni, del Figlio di Dio che si è incar-nato e ha camminato per le nostre strade. Haparlato il nostro stresso linguaggio. Si è donato anoi. Fino alla morte. E che morte! Lo strazio dellacroce seguito poi dalla luce della irreversibile risurrezione.La Persona con-soffre e con-offre. La Personacon-labora sempre all’opera di salvezza.Questo io, come sintesi esistenziale concretadella persona, è intelligenza. Volontà, e amorecome oblatività. Ed è duttilità nelle ore diversedella giornata. Duttilità coniugata sempre conl’identità. Rimane identica in ogni momentodella sua esistenza e sempre cangiante secondoi momenti di gioia, di dolore, di scoramento, digaudio o pienezza d’essere.Non mettere al centro la persona è strumentaliz-zarla. E così facendo, ci si degrada.La grandezza di una persona è nel riconoscersiper quello che si è grandi. E ciò si ottiene rico -noscendo grande ogni altra persona.Si ricordi che anche il più incallito delinquenteresta uomo che delinque, ma sempre ineludibil-mente uomo.Solo così si può collaborare a costruire unasocietà diversa, cioè veramente a misurad’uomo.Mettere al centro la persona è essenziale. Enon solo la propria, ma anche quella di ognialtra persona. E questo comporta il farla sen-tire importante. Ad esempio, quando ci si in-contra in un carcere di massima sicurezzacon soggetti attori di vari delitti, si è tentati dipensare e dire: è un delinquente. E si dimen-tica che questo termine è solo un’apposizio-ne. Il sostantivo – la substantia – è persona.Lì l’approccio concreto cambia e il rispetto

massimo sorge. E così si collabora al fatto im-portante che egli senta in sé aumentare la suaautostima.E tutto questo stimola in lui la crescita decisa.Ognuno di noi, in qualunque situazione ha biso-gno di autostima. E quanto più si è moralmentecaduti in basso tanto più se ne sente necessità.Oggi, si suole ripetere, c’è il culto della perso -nalità. Ma altro è questo, altro è la centrazionedella persona. Che – ripetiamo – è da otteneremettendo al centro l’altro, anche se – diciamo –in certi casi non lo meriterebbe.Il mondo diventa diverso se mettiamo al centrola persona. Ci sarebbe allora la gara ad ascoltarepazientemente, a dialogare costruttivamente insieme e se ne ricaverebbe matura compren-sione.Il valore della pace nel mondo sarebbe umana-mente diffusivo. E là ove non si diffondesse, ci si impegnerebbe a farlo.Si potrà obbiettare che ci sono culture che nontollerano questa conversione alla pace. La rispo-sta è che, anche se più lentamente, la diffusioneè certa.L’importante è che si collabori a un mondo di-verso ove prosperino la giustizia, il lavoro e la fa-miglia. Che è spazio della formazione, cioè dellaco-educazione integrale. E quando alla porta delcuore bussano il dubbio, la tristezza, anche l’an-goscia, si incontra il Dio biblico, il Dio-Amore,che è il Dio dell’amore e della speranza fondata,che sorride e prende per mano.Tutto si schiude alla carità e all’amore.E alla Bellezza che rallegra e fa respirare l’uomoe il mondo.

7Formazione/Mettere al centro la persona 1-2020

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essere umano è strutturalmente orientato aldialogo. Possiamo dire che è concepito e na-sce nel dialogo ed evolve entro un tessuto di

interazioni dialogiche. Fin dalla nascita avvia con lamadre un incessante scambio fatto di emozioni, af-fetti, stati d’animo, gesti, sguardi e contatti fisici. Unoscambio che poi è destinato ad andare oltre la rela-zione diadica originaria per allargarsi ai più svariatiincontri interpersonali lungo tutto l’arco della vita.Il dialogo iniziale sé-altro sta infatti alla base di ognisuccessivo dialogo, dove nessuno degli interlocutorisi perde nell’altro o annulla l’altro. Non c’è infattidialogo se non entro uno spazio psichico creato dadue soggettività, in cui ciascuna sente ascoltati e ri-conosciuti sia il proprio desiderio che il comporta-mento che lo realizza. Abitualmente, il termine dia-logo si associa a uno scambio verbale. In realtà, neldialogo conta più l’ascolto che la parola. Un auten-tico dialogo poggia sulla disponibilità ad ascoltarecolui che parla e sulla percezione, da parte di coluiche parla, di sentirsi ascoltato1.

1. L’ascolto dialogico come dimensione del donaree del ricevere

L’ascolto dialogico non può che essere creativo poi-ché mette in atto la dimensione sia del ricevere chedel donare. Quindi, esso si muove sotto il segno del-la circolarità. Anche quando la relazione sembra es-sere dissimmetrica. Emanuele Severino fa notareche il termine greco dialogos rimanda al movimentoin cui «il logos si porta verso l’altro e ritorna a noidall’altro». Quando ciò accade, anche se tra gli inter-locutori ci sono delle divergenze, si ha sempre a chefare con un’esperienza piacevole e gratificante, poi-ché nessuno si sente sotto giudizio. Un ascolto dia-logico richiede infatti il rispetto dell’opinione del-l’altro. Romano Guardini, a questo proposito, osser-va: «Non il rispetto per il contenuto da essa rappre-

sentato; a ciò che io riconosco per falso non potrò mairendere l’onore della verità. Ma il rispetto certamenteper la persona che esprime questa opinione e per ilfatto che questa è un’opinione umana».È dunque il riconoscimento dell’umanità dell’altroche permette di andare oltre i propri confini e discoprire i punti di contatto e di comunanza tramondi personali diversi. A sua volta, Martin Buberscrive: «Conosco tre specie di dialogo: quello auten-tico – non importa se parlato o silenzioso – in cuiciascuno dei partecipanti intende l’altro o gli altrinella loro esistenza e particolarità e si rivolge lorocon l’intenzione di far nascere tra loro una viventereciprocità; quello tecnico, proposto solo dal biso-gno dell’intesa oggettiva; e il monologo travestito dadialogo, in cui due o più uomini riuniti in un luogo,in modo stranamente contorto e indiretto, parlanosolo con se stessi e tuttavia si credono sottratti allapena del dover contare solo su di sé».

2. L’ascolto dialogico è trasformativo

Una caratteristica di fondo dell’ascolto dialogico è lasua natura trasformativa. Dopo una simile espe-rienza, nessuno resta come prima. L’ascolto dialogi-co è addirittura in grado di sciogliere nodi pietrifi -cati nel tempo. Certamente, ci sono più possibilitàdi verità e di umanità nell’ascolto dialogico con l’al-tro che nel restare chiusi in sé stessi. Ecco perchél’ascolto dialogico è per sua natura fecondo. Nientedi quanto è stato vissuto e sperimentato va perduto. Ciascuno, anche se non sempre in modo cosciente,trova dentro di sé la traccia del proprio interlocuto-re. Ognuno diviene per l’altro un seme di nuova vita.L’ascolto dialogico non può dunque essere circo-scritto a un semplice accostamento casuale di due opiù punti di vista. È invece un’esperienza interioreprofonda in cui ognuno entra in contatto con qual-cosa di totalmente nuovo, in un mutuo adattamen-to e in una reciproca assimilazione. Si avverte alloradentro di sé un profondo benessere perché ci si ri-conosce e ci si sente riconosciuti. Più precisamente,

La persona si costruisce nell’ascolto dialogico

8 Formazione/Mettere al centro la persona1-2020

«Siamo in colloquio e udiamo l’uno dell’altro».(F. Holderling)

1 Può risultare molto arricchente, se si vuole approfondire questotema, la lettura del libro V.L. CASTELLAZZI,Ascoltarsi, ascoltare, Ma-gi Ed. Scientifiche, 2011. Molte di queste idee ne sono debitrici.

L’Luis Rosón GalacheGuida spirituale del Movimento TR

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ognuno trova il proprio Sé, passando attraverso il Sédell’altro. L’ascolto dialogico, insomma, si snodalungo i sentieri nascosti e imprevedibili del mondointeriore di ciascun interlocutore, dove ognuno diessi si pone come una sorta di specchio attraversocui l’altro può vedere e riconoscere sé stesso. Evi-dentemente, ciò richiede in ognuno degli interlocu-tori la disponibilità a rischiare fino in fondo il pro-prio Sé. Un rischio che non porterà mai alla cata-strofe nella misura in cui ognuno ha una sua identi-tà ben definita e, pertanto, ognuno è in grado dimantenere i propri confini e di riconoscere e di nontravalicare i confini dell’altro. L’ascolto dialogico non mira certo alla fusione e alconseguente assorbimento e annullamento finaledell’altro. Non può quindi essere figlio del narcisi-smo. È a partire dalla coscienza dell’alterità e delladiversità dell’altro e che certe ineguaglianze sono ir-riducibili, che l’ascolto dialogico promuove un con-fronto rispettoso. Non c’è posto per la sopraffazio-ne. L’obiettivo dell’ascolto dialogico è di giungere al-la creazione di spazi psichici comuni in cui preval-gono le consonanze sulle dissonanze. Spazi in cuinessuno è, nei confronti dell’altro, né troppo distan-te fino a rasentare la freddezza emotiva, né troppovicino fino a diventare invadente. Spazi in cui, sem-pre e comunque, conta la disponibilità a riconosce-re l’altro sul piano sia cognitivo che emotivo.

3. L’ascolto dialogico esclude il giudizio sull’altro

L’ascolto dialogico esclude sia il giudizio sull’altro,sia il sentirsi messo da lui sotto giudizio. Tutti devo-no potersi sentire accettati. Tutti devono potere spe-rimentare l’intersoggettività in cui non ci sono névincitori né vinti. È peculiarità dell’ascolto dialogicol’arte del compromesso. Un’arte, questa, abitual-mente intesa in senso peggiorativo. In realtà, il ter-mine compromesso si riferisce a ciò che possiamopromettere insieme. Coscienti di non riuscire ad an-dare fino al punto che vorrebbe l’altro e che l’altronon può accettare pienamente il nostro punto di vi-sta, dobbiamo cercare di promettere l’uno all’altroqualcosa di sé che permetta di proseguire insieme ilcammino. Ciò significa che ognuno di noi deve sa-per rinunciare alle proprie tentazioni assolutistichee totalitarie al fine di perseguire una vittoria comu-ne da cui ognuno esce arricchito. L’ascolto dialogico non è quindi riducibile al sem-plice parlare a turno, uno per volta. C’è ascolto dia-logico quando, nel rispondere all’altro, si parte dalpunto di vista suo, aiutandolo al contempo a pren-dere un’adeguata distanza emotiva rispetto a quan-to avviene in lui e attorno a lui. Solo allora esso è po-sto in grado di promettere insieme.Affinché si possa parlare di ascolto dialogico occor-re, dunque, portare il peso della relazione comun-

que essa sia. Più precisamente, richiede un atteggia-mento di non chiusura in noi stessi al punto da la-sciare fuori l’altro e neppure, però, un atteggiamen-to di uscita da noi, annullandoci nell’altro. Bisognainvece essere, allo stesso tempo, dentro e fuori lospazio psichico dell’altro. Solo così l’ascolto dialogi-co diventa il luogo privilegiato per la soluzione ditutti quei conflitti che possono scaturire dalle rela-zioni interpersonali. Mai come oggi si è parlato tan-to dell’importanza del dialogo, eppure mai come inquesto nostro tempo i rapporti umani sono vissuticon enormi scudi protettivi.La maggioranza delle persone tende a esprimere so-lo qualche parte del proprio mondo cognitivo edemotivo, trattenendo per sé la gran parte delle pro-prie esperienze. E ciò perché ci si incontra all’inse-gna dell’insicurezza e quindi della diffidenza, del so-spetto, del pericolo. Purtroppo, è sempre più fre-quente imbattersi in individui chiusi, blindati, as-serragliati nel proprio pensiero autocratico fino al-l’intolleranza e al fondamentalismo. Ciò chiarito, vasottolineato che in ogni ascolto dialogico vi è sem-pre sottesa una tensione emotiva, poiché ci si sente,allo stesso tempo, vicini e lontani, conosciuti e stra-nieri, uguali e differenti; in cui ognuno degli interlo-cutori cerca, sottilmente e più o meno inconsape-volmente, di fare prevalere il proprio punto di vista. Nell’ascolto dialogico, infatti, non necessariamenteil nostro conscio è d’accordo con il nostro inconscio.Basta pensare al naufragio relazionale a cui talvoltava incontro la coppia, nonostante la buona volontàdei due partners.Si capisce, a questo punto, che l’ascolto dialogiconon confina con la passività, la sottomissione,l’omologazione e tanto meno con l’aggressività,l’imposizione, il dominio. È invece incontro, inter-scambio e riconoscimento reciproco. Sono questi iparametri di base per una comunione familiare,amicale, sociale o religiosa.Da quanto stiamo dicendo, è chiaro che l’ascoltodialogico non è mai autoreferenziale.

9Formazione/Mettere al centro la persona 1-2020

Papa Francesco e Papa Tawadros II, patriarca della Chiesa Copto-Ortodossa d’Alessandria, in un incontro a Roma (2 luglio 2018).

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hiara Lubich si interrogava sull’attuale stato direalizzazione della sintesi del programma po-litico della modernità costituito dal trittico

“libertà, uguaglianza, fraternità”. Tenendo conto chel’affermazione esclusiva della libertà può trasformar-si nel privilegio del più forte e che l’uguaglianza puòtradursi in collettivismo che massifica, trova la chia-ve per rimettersi in cammino nell’assegnare il giustoposto alla fraternità, perché solo mantenendo i treprincipi l’uno accanto all’altro può originarsi unapolitica adeguata alle domande dell’oggi1.Particolarmente forti sono le sfide che reclamanoproprio l’idea e la pratica della fraternità, anche uni-versale: lo squilibrio economico e sociale tra Paesi etra zone di uno stesso Paese, che genera fondamen-talismo, risentimento, ostilità, vendetta; il progrediredella ricerca scientifica, che richiede sempre più diprovvedere a garantire l’integrità e la salute della spe-cie umana e dell’ecosistema; le regole certe e indiffe-ribili a tutela della promozione dei valori e delle per-sone a fronte del riconoscimento della funzione es-senziale dei mezzi di comunicazione; la necessità didifendere e valorizzare la ricchezza derivante dallediverse appartenenze etniche, religiose, culturali,pur tenendo conto degli irreversibili processi di glo-balizzazione2.A fronte di questa premessa vi è la constatazione del“fastidio” procurato al sistema quando si parla di eti-ca, di solidarietà mondiale, di distribuzione dei beni,di difesa dei posti di lavoro, della dignità dei deboli,di impegno per la giustizia; talvolta queste afferma-zioni diventano oggetto di una manipolazione op-portunistica che le svuota e le disonora oppure sicontinua a confidare nelle forze cieche e invisibili delmercato e a ricorrere a rimedi che, con la pretesa diaumentare la redditività riducendo il mercato del la-voro, finiscono col creare nuovi esclusi3. Come pure

– d’altro canto – si registra la crescita di movimentisociali, culturali e religiosi, che compensano l’inerziaistitutiva di molti Organismi internazionali, renden-dosi talvolta nuovi protagonisti delle relazioni inter-nazionali e operando in direzione di obiettivi di di-mensioni mondiali.E la politica? Si lascia interpellare? Si attrezza adegua-tamente per raggiungere, in questo contesto, il suo fi-ne precipuo, vale a dire il bene comune nell’unità delcorpo sociale, ponendolo al di sopra di ogni interesseparziale, individuale, di gruppo, di classe o di partito?Crede che la fraternità sia il paradigma del propriosviluppo? Vi è in essa la fede nei valori profondi chedevono regolare la vita sociale? Si pone sempre e co-munque alla ricerca della partecipazione, che vuoldire dialogo, mediazione, responsabilità e concretez-za? È consapevole che nell’ambito del pluralismo so-ciale – conseguenza dell’insufficienza dello Stato ariassumere e ad esaurire nel proprio schema il com-plesso dei rapporti sociali – deve porsi il fine propriodi armonizzare e rendere compatibili le varie artico-lazioni della realtà umane del Paese4?Oltre a questi interrogativi, perplessità e difficoltà de-rivano dal “pensiero debole”, che si pone come causaprincipale di molte problematiche attuali, dietro alquale “si trova spesso <un pensiero critico> che alla fi-ne dei conti tanto critico non è”5, soprattutto tenendopresente che la critica non può mai essere semplicenegativismo: il vero atteggiamento critico, oltre anon essere pregiudiziale, deve rimanere sempre

10 Formazione/Riflessioni1-2020

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LA POLITICAArturo SartoriCenacolo di Lecce

1 Chiara Lubich, Convegno Nazionale per politici e giovani interes-sati e impegnati in politica, 9.09.2004 Berna.2 cfr. Chiara Lubich, ibidem.3 cfr. Evangelii Gaudium.4 cfr. Aldo Moro.5 Giovanni Sartori, Traditi dalla videocrazia, Corriere della Sera,22.12.2018.

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aperto all’autocritica e si deve sempre porre gli inter-rogativi: qual è il mio fine? e quali sono le alternative,cos’altro ho da proporre?Non si è per niente allarmati dalla constatazione chela “sondocrazia” e la “videocrazia” stanno generandouna democrazia senza demos, senza un vero e pro-prio popolo, con procedure dirette che “spiazzano erimpiazzano” la democrazia rappresentativa in dire-zione di una democrazia demoscopica, monitoratadai sondaggisti6, mentre la democrazia partecipativarichiederebbe che un numero crescente di personeprendesse parte attiva alla politica e che questa par-tecipazione si trasformasse in un processo educati-vo: il popolo si riduce ad un campione rappresenta-tivo composto da qualche migliaio di cittadini che“con qualche monosillaba rispondono ad una man-ciata di domande” e quindi la sondocrazia non for -nisce vera partecipazione e non sviluppa alcun verointeresse per la politica.Si hanno così montagne di dati che confermano ciòche le persone non sanno e non capiscono sulle questioni su cui sono invitate ad esprimere un pa -rere; inoltre lo stato dell’opinione pubblica si va ul -teriormente deteriorando in correlazione alla dequa-lificazione delle scuole e dei media7; a ciò si aggiungeil notevole apporto negativo procurato dalla norma-lizzazione della menzogna e dalla manipolazione digitale.Altro aspetto di cui la politica dovrebbe tenere contoè dato dall’attuale moltiplicarsi delle paure per lascarsezza della disponibilità di beni naturali essen-ziali e per le minacce alle cosiddette “identità cultu-rali” procurate dal multiculturalismo, che spesso so-spingono verso “regimi forti”, che in fin dei conti, piùche sulla forza, si basano proprio sulla paura, perchéè la paura che invoca la forza e la rende tollerabile epersino desiderabile8.A tale riguardo si dovrebbe comprendere che la stes-sa idea politica dell’“integrazione” è veramente paci-fica se indica semplicemente l’idea della convivenzadi persone distinte, ma diventa “terribile se sottinten-de l’esistenza di <non integrabili>”: i criteri per stabi-lire chi siano i “non integrabili” potrebbero infatti av-valersi di argomentazioni tratte da differenze e pre-giudizi etnici e razziali, religiosi, politici, nazionali9.Invero la politica dovrebbe tendere più proficua-mente “all’interazione”, che coglie la necessità e la ca-pacità delle culture di entrare in rapporto per definirese stesse – e quindi difendersi dall’assimilazione – maanche la disponibilità a costruire insieme e, eventual-mente, ad imparare l’una dall’altra… il che non èibridazione o meticciamento… ma consapevolezzadella comune umanità… alla ricerca di soluzioni giu-ste ai problemi della convivenza, senza richiedereaprioristiche rinunce ai propri ideali e valori”10.Invece, si ritiene che di fronte ai pericoli incombenti– o presunti tali – la politica, che pure deve concepir-

si come scelta dei fini e competizione per perseguirli,debba tacere perché esistono e valgono solo i più nu-di fatti (peraltro soggetti ad evidenti manipolazioni),di fronte ai quali non è consentito dividersi o per -dersi in elaborazioni o elucubrazioni.La risposta dei cittadini di fronte a tutto ciò non puòconsistere nell’“antipolitica”, in un sentimento di inquietante rigetto verso la politica in cui si dà perscontato che i politici tradizionali usino la politicaper il loro tornaconto personale e per gli interessidelle élite e non per il bene comune11; né può bastarel’invocare “facce nuove” e neppure qualche ideanuova, ma deve trattarsi di una identità nuova, delsentirsi e magari anche dirsi cristiani12. In altri ter -mini, per ridare senso alla politica c’è bisogno diun’ispirazione alta e forte che non può venire da dot-trine e valori esclusivamente politici13: solo il cristia-nesimo può tenere a bada i “demoni” della scienza,dell’economia e della tecnica riuniti assieme che in-combono sul nostro futuro (cfr. Massimo Cacciari).Occorre poi non disfarsi disinvoltamente del passatoper principio – perché ciò attesta solo una terribilesuperficialità –, ma richiedere una politica che abbiaun’idea del passato del Paese e del suo futuro; sentirecome cosa propria il patrimonio storico-culturaledel Paese e sentirsi una comunità caratterizzata dauna storia e da una cultura14.

11Formazione/Riflessioni 1-2020

6 cfr. Giovanni Sartori, ibidem.7 cfr. Giovanni Sartori, ibidem.8 Gustavo Zagrebelsky, Come salvare la democrazia dalla paura,Corriere della Sera, 29.03.19.9 Gustavo Zagrebelsky, ibidem.10 Gustavo Zagrebelsky, La virtù del dubbio, edizioni Laterza.11 Moises Naim, La fine del potere, Ed. Mondadori, 2013.12 Ernesto Galli della Loggia, Identità e valori, Corriere della Sera,27.06.2018.13 cfr. Ernesto Galli della Loggia, ibidem.14 cfr. Ernesto Galli della Loggia, ibidem.

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tempi attuali sono tristemente caratterizzati da una di-scussione pubblica priva di spessore, che generalmen-te non riesce ad andare oltre l’estrema semplificazione

– purtroppo rivelatasi sempre più accattivante –, la battu-ta estemporanea o il tweet, rifuggendo comunque dalconsiderare e dal misurarsi con la complessità delle tema-tiche, nonché dal confronto con la competenza in gene-rale: si incrementano le opinioni fondate su una sostan-ziale ignoranza, purché pronunciate con aggressiva pe-rentorietà1. In questo contesto diviene ancor più impel-lente non lasciare relegate sul piano prettamente politico– e peraltro di bassa politica – tematiche impegnative.In particolare è da condividere l’esigenza, rappresentatada Andrea Riccardi2, che nella Chiesa si apra un serio di-battito e una profonda riflessione sulla evidente circo-stanza che una parte dei cattolici non accoglie il messag-gio sociale di papa Francesco, cercando piuttosto rassicu-razioni e mostrando particolare sensibilità verso un cat-tolicesimo che dia soprattutto identità, sollecitando laChiesa a guardare con più attenzione alla Nazione e al-l’identità nell’ambito di “una domanda di nazional-cat-tolicesimo”3.I movimenti sovranisti si mostrano attenti ai valori e aisimboli cristiani e usano una retorica che li mette spessoal centro, pur senza piena e coinvolgente identificazionecon essi nel vivere e nell’operare concreto, dove invecesembra esserci una separazione tra fede e vita, uscendo-ne del tutto trascurata la concezione della fede come re-lazione da vivere con il Signore, che, per essere credibile,deve avere delle ricadute sulla vita personale e comunita-ria: ne viene messo in crisi per i cattolici quel lento tra-ghettamento dalla presenza alla testimonianza.D’altronde l’ostentazione – peraltro, come già detto, noncorroborata dalla coerenza personale – solo di alcuni va-lori, che pure stanno a cuore ai credenti, vale a ben pocose contemporaneamente se ne negano altri, quali la liber-tà e altri diritti essenziali alla convivenza umana4, bran-dendo la contrapposizione tra ultimi e penultimi.In effetti questi movimenti cercano nella Chiesa più chealtro “una riserva di legittimazione”, che in qualche modosostenga il disorientamento di fronte a fenomeni epocali,che non si vuole e non si sa approfondire con lungimiran-za e progettazione gestionale, ma solo rincorrendo esfruttando gli umori di massa.A riguardo Wojtyla ci ricordava che «una fede che non si facultura non è una vera fede» ed è quindi forte il rischio diun cattolicesimo deculturato, che ha paura della storiaanziché acquisire uno spessore storico5, e viene in menteanche Martini: «Il primato va dato ai Vangeli, non ai va-

lori. Solo partendo dal primato del Vangelo, si potrà direche si mettono a posto anche i valori». Certo è che la frat-tura all’interno del mondo cattolico è netta, né è minima-mente attenuata dalla considerazione che sono in giocoanche punti nevralgici della convivenza (diritti umani, di-gnità della persona, idea di democrazia…), per i quali sa-rebbe richiesto un nuovo umanesimo comune.Ed è così che, svilendola conseguentemente in una pole-mica di basso profilo e di facile consenso, ci si è impadro-niti persino della riflessione seriamente e pacatamenteposta sulla sospensione delle messe a seguito della pan-demia, che coglieva il forte rammarico per la mancatapercezione del senso peculiare della messa per i credenti,che vedevano perfettamente e concettualmente assimi-late le liturgie alle “cerimonie”, provando difficoltà a com-prendere il motivo dell’interdizione del culto e delle pre-ghiere se celebrate nel rispetto delle misure di sicurezza6.In particolare, si faceva notare che le solitudini che carat-terizzano le nostre città finivano con l’accrescere la pau-ra, non potendo trovare conforto solo nelle spiegazioniscientifiche, e che il poter coltivare la propria fede è im-portante per la resilienza e per sviluppare solidarietà eautodisciplina. E tanto, pur registrando il tangibile disap-punto espresso a riguardo dalla CEI («il decreto è stato ac-colto solo per contribuire alla salute pubblica»; «un pas-saggio fortemente restrittivo»), cui va comunque attribui-to un sentito apprezzamento per non aver aperto una cri-si di rapporti in tempi di emergenza.D’altro canto, in proposito si sono registrate anche ecces-sive elucubrazioni, che mi sono parse un po’ fuori luogoe inopportune; penso ad esempio a Mancuso7: “…laChiesa nel suo agire all’interno della società non è al di sopra della ragione scientifica e… quando la politica di-spone leggi conformi alla ragione scientifica essa devesemplicemente obbedire […] se al contrario avesse pretesoche la sua azione nell’amministrare i sacramenti avrebbepotuto esercitarsi comunque in deroga alla legge e alle in-dicazioni degli scienziati (chi mai parlava di questo?!?), ciòavrebbe significato… l’esibizione di un clericalismo chepretende privilegi e la non comprensione della situazionesanitaria del Paese.

Il cosiddetto“nazional-cattolicesimo”

12 Formazione/Attualità1-2020

1 cfr. GIOVANNI BELARDELLI, Corriere della Sera, 19.07.2019.2 cfr. ANDREA RICCARDI, Il nazional-cattolicesimo, un pericolo per la Chiesa,Corriere della Sera, 11.12.2019.

3 ibidem.4 Padre BARTOLOMEO SORGE, Opinione su sovranismo e mondo cattolico,7.02.2020.5 cfr. ANDREA RICCARDI, ibidem.6 cfr. ANDREA RICCARDI, 8.03.2020.7 VITO MANCUSO, Se la Chiesa chiude le porte.

Arturo SartoriCenacolo di Lecce

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13Vita del Movimento/Consulta Mondiale della Famiglia Salesiana 1-2020

on la mia consorte Dina Moscioni, intra-prendiamo un viaggio per fermarci e for-marci a Torino dal 16 al 19 gennaio 2020,

per crescere e farci conoscere meglio sulla Via diEmmaus insieme ad altri gruppi della FamigliaSalesiana di cui facciamo parte.All’appuntamento annuale delle XXXVIII Gior-nate di Spiritualità della Famiglia Salesiana,s’inizia partendo dalla Strenna redatta dal deci-mo successore di Don Bosco, il Rettor MaggioreDon Ángel Fernández Artime.Il titolo della Strenna è un’esplosione in cam -mino, un Padre Nostro salesiano:

“Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra” - BUONI CRISTIANI E ONESTI CITTADINI.Da questo incontro prende forza il coraggio,l’ispirazione guidata dallo Spirito Santo per con-frontarsi verso un mondo dai cambiamenti epo-cali. Una forte sfida, al contempo opportunità inseno ai valori della Casa Comune intrappolata inun’arida velocizzazione contro il tempo. Comedire o ascoltare: fermiamoci un attimo per riap-propriarci del nostro senso di essere umani.

A Valdocco tanti i momenti ricchi e toccanti diautentica formazione e testimonianza prove-nienti da varie culture del mondo, di fronte a tematiche globali che spingono all’agire costrut-tivamente, ora, contro ogni triste silenzio chetrasforma la persona in connivente e ancor piùin vittima.Tra le opere e missioni dei vari gruppi della Fa-miglia Salesiana nel mondo, il lungimirante si-stema preventivo di Don Bosco, la formazione,la semplicità nel coraggio, il servizio là dove si è chiamati nel quotidiano è, con il Signore, alcentro di tutto. E questo è visibile. Come la te -stimonianza di un gruppo di giovani che, con la guida di un sacerdote salesiano, sono presentinella dura realtà in Siria. Portando gioia e vita làdove intorno ci sono macerie, bombardamenti,morti.Si è consapevoli che non si può restare soli difronte alle sfide del mondo ma occorre, pur nellediversità e nel rispetto dei vari credi, essere Co-munità nella Casa Comune. “Dalla buona o cat-tiva educazione della gioventù dipende un buono triste avvenire della società” (Don Bosco).Noi nel TR siamo chiamati a donare la nostra testimonianza. Ognuno semplicemente con ilproprio ruolo e possibilità. Per irradiare, qualitestimoni eredi di Gesù Risorto e della Via Lucis,la Vita dove c’è il buio in generale.Ai diritti, per rendere l’uomo libero, seguano idoveri. Come nella Preghiera: “…donaci oggi ilnostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostridebiti come noi li rimettiamo ai nostri debito-ri...”. E il Padre nostro salesiano è una specialevia per essere buoni cristiani e onesti cittadini.

Alberto PellèCenacolo di Roma

XXXVIII Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana

Il Villaggio dell’anima inCasa Don Bosco

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14 Volontari per il mondo1-2020

na volta don Adolfo L’Arco, grande salesia-no dal cuore sempre giovane malgrado isuoi novant’anni e passa, mi disse: “È da

tempo ormai che non guardo più la TV. La trovograffiante e fa solo tanto male”. Quanta verità nel-le sue parole! Alle varie emittenti televisive, innome dell’audience, oggi tutto è consentito. E assistiamo in politica a una cieca e spietata ga-ra, senza esclusione di colpi, a chi solo a paroleoffre di più, ma nei fatti sa solo accusare e de -nigrare l’altro ostentando una falsa ricerca delbene comune. In questo gioco perverso di interessi personali,ammantati di interessi collettivi, Diogene urle-rebbe “Dov’è l’uomo?”: ma la sua lanterna, ai ven-ti tempestosi di oggi, avrebbe più di ieri unafiammella troppo fioca per sperare di poterlo tro-

vare. E chi dovrebbe essere al centro degli inte-ressi di ognuno di noi, resta ancor più confinatonell’ombra.È in questa realtà che le parole di Cristo “Voi sietela luce del mondo” (Mt 5,14) risuonano potenti.Ci mostrano il buio di questo mondo che chiedea noi la luce, perché gli occhi vedano e il cammi-no diventi sicuro, e chiamano ogni cristiano allavera Politica, a quella politica cioè che, dandovoce a chi una voce non ce l’ha, finalmente veda“l’uomo” e costruisca giorno per giorno quella“Città dell’uomo” in cui possa regnare la dignitàdi ogni figlio di Dio. Papa Francesco, nel messaggio al Forum di Da-vos, ribadisce la necessità di “mettere la personaal centro delle politiche pubbliche” e sottolineache “l’autentico sviluppo umano integrale può

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Paolo Cicchitto PresidenteAssociazione “Volontari per il mondo” - ONLUS

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15Volontari per il mondo 1-2020

prosperare solo quando tutti i membri della fami-glia umana sono inclusi in esso e contribuisconoa perseguire il bene comune”.Nel mio piccolo ho cercato di dedicarmi, perquanto ho potuto, ai poveri e posso dire che adogni passo avanti nella lotta alla povertà e all’in-giustizia, vedo aggiungersi un mattone in piùnella costruzione di questa straordinaria cittàdell’uomo e questo mi dà un grande conforto.Durante l’inaugurazione dell’Ora to rium SaintMichael Archange a Nguelemendouka (Came-run), Monsignor Jan Ozga disse una frase che micolpì molto: “Ogni volta che si costruisce unascuola, si chiude una prigione”. Sono sempre stato convinto che il modo più efficace per aiutare un paese come l’Africa è fare cultura e questo convincimento ha sempreorientato la nostra associazione VPM sin dal pri-mo progetto, quello dei laboratori di formazioneprofessionale nelle carceri di Bertoua. La sua rea-lizzazione è stata per me motivo di grande gioiae soddisfazione. Ne ho capito la valenza dagli occhi dei prigionie-ri che brillavano mentre mi mostravano i mobilio gli abiti o altro, realizzati dalle loro mani. Si sentivano al centro del mondo e acquisivanofiducia e speranza di futuro, a differenza di altriprigionieri che avevano la morte nel cuore, per-ché privi di ogni speranza. Sono stati i loro occhi a dirmi quanto siano es-senziali queste, come tutte le altre iniziative, cheal centro pongono la persona e le sue esigenze dicrescita e di realizzazione.È come ascoltare ogni volta il messaggio di Gesù,ripetuto in forme diverse. È un richiamo a “essere

prossimo” per l’altro e ad amarlo come compa-gno di cammino. Ma è anche uno sprone con -tinuo a “farci prossimo”, a essergli compagnosempre più e nel modo migliore, formandociumanamente e professionalmente. Andare verso di lui a mani piene di amore e dicompetenza, infatti, non ha niente a che fare coldilettantismo moralistico incline alla superficia-lità o peggio al fanatismo. Richiede quell’auten-tica umiltà che sa farsi “humus” fecondo di vita e di fraternità.

Da molti anni ormai l’associazione Volontari per il mondo svolge la sua attività di aiuto in diverse localitàdel Camerun con numerosi progetti che vanno dalla costruzione di scuole, alla fornitura di acqua potabilenei villaggi, all’assistenza e promozione umana dei carcerati e costruzione di presidi sanitari e ospedali.

L’attività viene sostenuta finanziariamente dai contributi di diverse fonti: dal ricavato del 5%, cofinanzia-menti CEI dei progetti approvati, offerte di singoli e di gruppi, e in modo continuo da iniziative di raccoltefondi per beneficienza di vari cenacoli del TR.

Recentemente più cenacoli si sono impegnati per contribuire alla raccolta fondi per una stessa iniziativa.In particolare, i cenacoli di Napoli 1, Napoli 2 e Castellammare 2 si sono riuniti per una attività comune,mentre il Cenacolo di Roma, come consuetudine, ha organizzato uno spettacolo teatrale di beneficien-za: in entrambi i casi per sostenere il progetto di ristrutturazione di una scuola in Camerun, a Doumé, la Scuola-Collegio St John De La Salle.

Nelle pagine seguenti, gli organizzatori delle attività di beneficienza ci raccontano le loro esperienze �

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16 Volontari per il mondo1-2020

sempre un piacere stare insieme come Cenaco-lo. Se poi riusciamo ad incontrarci in più Cena-

coli, il piacere si potenzia. Ancor più se è per una fi-nalità importante come raccogliere fondi per il pro-getto di ristrutturazione di una scuola in Camerun,a Doumé, la Scuola-Collegio St John De La Salle.In occasione dell’Epifania abbiamo pensato di or-ganizzare qualcosa di diverso, coinvolgendo i Ce-nacoli Castellammare 2 e Napoli 2, così da mesco-lare e far interagire esperienze, età, attitudini diver-se. Pensa che ti pensa… ne è venuta fuori una cenain famiglia… con delitto! Una serata gustosa, perl’accoglienza in una bella sala messaci a disposi-zione da una tierrina, per il cibo preparato in garadi collaborazione e qualità, per il divertimentopropostoci dalla giovane e valente “compagnia tea-trale”. Ognuno ha messo a disposizione con gene-rosità i propri talenti e anche gli amici invitati han-no apprezzato il clima di collaborazione e serenità,tra bambini che scorrazzavano in libertà, qualche“vecchietta” comodamente seduta, e gli attori chesi preparavano per entrare in scena.Antipasti, primi (manifattura rigorosamente casa-linga!), un intervallo, con video, per presentare lafinalità della serata, e poi ancora giochi e “un delit-to” (di cui vi parlerà qui di seguito Feliciana, di Ca-

stellammare), con il coinvolgimento dei vari tavoliper cercare indizi per individuare l’assassino, unmodo per favorire ancora di più la collaborazionetra persone che in qualche caso non si conosceva-no. E anche, in conclusione, una lotteria finale conpremi. Dominusdella serata, ovviamente, il grandedon Peppino Grande, guida spirituale del nostroCenacolo, sempre sorridente e benedicente.Certo abbiamo lavorato tantissimo per far riuscirequesto esperimento “delittuoso” (a Napoli userem-mo un’espressione da non mettere per iscritto! ...),ma con piacere e leggerezza. E alla fine con la sod-disfazione di aver centrato l’obiettivo di una seratasemplice, gioiosa e in armonia. Una serata da “fa-miglia di famiglie”, come è nel nostro DNA. Tuttiinsieme, col filtro del cuore, ci siamo riusciti!

CENACOLI INSIEME PER UNA FESTA IN FAMIGLIAAnna D’EliaCoordinatrice del Cenacolo di Napoli 1

Feliciana CoticelliCenacolo di Castellammare 2

na bella serata di diverti-mento in famiglia con uno

scopo benefico! Su iniziativa del Cenacolo di Na -poli 1, con la collaborazione del nostro Cenacolo e di Napoli 2,abbiamo trascorso il 4 gennaio2020 presso la sede Sala Morghen

di Napoli momenti di conviviali-tà e divertimento. La “Cena condelitto” è risultata essere unabuona occasione di incontro traCenacoli e nello stesso tempo disguardo e fattivo contributo al-l’attività dell’Associazione “Vo-lontari per il Mondo”.

La deliziosa ce-na è stata pre - pa rata ed offertadalle splendidedonne del Ce na-colo di Napoli 1,mentre all’orga-nizzazione dellospettacolo han-no pensato Ca-

stellammare 2 e Napoli 2, che sisono improvvisati attori, sceno-grafi e registi. Il divertimento e lagioia data dal clima di famigliache sempre si crea in queste oc-casioni si sono fatti sentire sindalle fasi di preparazione dellaserata, alla quale hanno parteci-pato anche molti bimbi e qual-che amico di tierrini. Il premio finale, una tela prove-niente dal Camerun, gentilmenteofferta da Paolo Cicchitto, è sta-ta vinta dagli stessi attori, tuttimolti bravi a destare sospetti tan-to che nessuna delle squadre dispettatori è riuscita ad individua-re il vero colpevole!

CENA CON DELITTO

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Pensieri e riflessioni sulla pandemia

Tutto sarà bene.Ogni cosa sarà per il bene.La creatività dell’amore.

DURANTE

Ben presto si è capito che non era una vacanza,ma un’emergenza che richiedeva di imparare avivere nel tunnel per lungo tempo, cercando unnuovo respiro, ricordandoci quasi di colpo chela sofferenza, la privazione e il sacrificio fannoparte della vita e che il riuscire a “fare senza”, aprescindere dalla imposizione, rende più forti(cfr. C. De Gregorio).Sembra di riappropriarci del tempo e non sia-mo abituati, essendone stati schiavi; e il tempoci spinge a cercarci, vorremmo avere tutti qui, le persone che amiamo, gli amici più cari, quelliche non vediamo da anni: «l’unità di misura deltempo non sono le ore, sono gli altri» (cfr. W.Veltroni).Improvvisamente si acquisisce maggiore consa-pevolezza che non viviamo gli uni indipenden-

temente dagli altri e dall’ecosistema che ci ospi-ta, ognuno di noi vive “con” altri e altro da sé: siriscopre il legame originario tra l’io e l’altro (cfr.M. Magatti); il segno che ci sta restituendo que-sta spaventosa crisi è il valore dell’altro; forsecomincia a provare vergogna chi sbeffeggiavaogni competenza!?!Eppure, in questo momento il “voler bene” si-gnifica stare lontani e trovare nuove forme di vi-cinanza che “possano vicariare la rete affettiva,a partire dalla parola condivisa e dal dialogo cherafforzano la vicinanza emotiva”.D’improvviso ci accorgiamo che la nostra“umanità” non è separata dal mondo, ma ilmondo stesso è parte di una grande rete allaquale apparteniamo, collegati tramite un invisi-bile filo di responsabilità e influenza: non siamoi signori del creato, non possiamo tutto e ilmondo non appartiene a noi (cfr. O. Tokarczuk).

Arturo SartoriCenacolo di Lecce

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Il concetto di frontiere ne esce ridicolizzato, latanto temuta invasione alla fine è avvenuta e iprofughi adesso siamo noi stessi, casa nostra èdiventata terra straniera: il virus ci ha resi tuttiuguali, ha annullato le differenze di razza, sessoo religione (cfr. D. Carrisi). D’altro canto, è pur vero che per altri il pericolofa tornare il pensiero alle categorie chiuse edesclusive delle nazioni e dei confini, alla chiu -sura dei confini, che costituisce una delle piùgrandi sconfitte di questi nostri tempi, alle ca -tegorie di “noi” e “loro”: i colpevoli sono altri esono loro che sempre da un altrove portano ilpericolo! (cfr. O, Tokarczuk).E poi arriva l’imposizione, la tanto vituperata“regola”, respinta retoricamente in nome del-l’anarchica libertà del mercato e del desiderioaffrancato da norme “morali”. La lotta alla pandemia si affida sempre più a re-gole, divieti e interdizioni e questo dominio del-la legge e delle sue sanzioni – da un lato – costi-tuisce la più efficace strategia a difesa della vitae – dall’altro – accresce disagio e sofferenza,ostacola la soddisfazione di bisogni primari ecrea desolazione: «persone amate soffrono emuoiono in una solitudine che stringe il cuoreper non compromettere altre vite, quasi a pro -vare che l’amore, se dissolve limiti e doveri, puòdiventare un guazzabuglio distruttivo» (cfr. C.Magris).E se è inevitabile, quasi naturale, odiare le rego-le, i divieti, comprendiamo pure che esse costi-tuiscono la democrazia, «sono un valore freddo,che tuttavia ci consente di coltivare i nostri valo-ri caldi, l’amore, c’è un’asciutta, dura poesia delleregole che dobbiamo imparare a rispettare e, at-

traverso questa fatica,forse arrivare persino adamarle» (cfr. C. Magris).Le gerarchie valoriali su-biscono un mutamento,e segnatamente il dirittoalla salute, di cui final-mente si registra unaspinta verso un ricono-scimento sostanziale –oltre che formale – comel’unico fondamentale, lacui tutela soltanto puòconsentire il godimentodegli altri: c’è da chieder-si se si possa conseguen-

temente nutrire la speranza in un irreversibile edefinitivo superamento di qualsivoglia conflittotra il diritto alla salute e, ad esempio, il lavoro –ma non solo – senza mettere ancora in dubbiola necessità di preservare il benessere e la quali-tà della vita prima di altri diritti.Viene da ricordare che la piena affermazionedel diritto alla salute si sarebbe già potuta rag-giungere se gli Stati avessero prestato maggioreattenzione al Principio di precauzione, che co-stituisce una delle più importanti innovazioniculturali – prima ancora che giuridica – inizial-

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mente introdotta nella normativa internaziona-le del settore ambientale, la cui operatività co-me strumento di protezione anche della saluteumana va realizzata al più presto sotto tutti iprofili, da quello etico a quello economico, in li-nea con quanto già stabilito nel 2005 dalla Cortedi Giustizia Europea (cfr. G. Villanacci).Si va sperimentando una nuova forma di paura,la paura di comunità: la vita cui eravamo abi-tuati e che davamo per scontata, potrebbe nonessere più la stessa, anche dopo la fase acutadell’emergenza. Una paura che ci mette in con-tatto non solo con la nostra fragilità individuale,ma anche con quella collettiva, con il senso del-la perdita.La paura va riconosciuta ed usata, nel senso cheoccorre trasformarla in strumento di lavoro percambiare le cose, evitando di farla degenerare inmalattia occulta dell’anima individuale e collet-tiva, in una forza incontrollabile e distruttrice:ne va colta la fondamentale implicazione etica e la grande attitudine trasformativa.Si avverte in generale la difficoltà ad ammetterel’errore e a conviverci apertamente, a fronte delnostro bisogno quasi compulsivo di esprimercisu tutto, anche prima di avere gli elementi perfarlo e rischiando quindi di dire sciocchezze:comprendiamo che il rimedio migliore è impa-rare (cfr. G. Carofiglio).La tecnologia, da oggetto che distanziava l’uo-mo, assume all’improvviso una nuova funzionesociale e solidale, utile anche alla fede, accoltanelle nostre case insieme alla famiglia, all’ami-cizia e alla solidarietà (cfr. M. Turaccio).La stessa sopravvivenza non è più questione le-gata alla forza, cui siamo abituati nella societàcapitalistica, ma alla responsabilità sociale e alrispetto di se stessi: ad una nuova fratellanza?(cfr. M. Turaccio).

IL DOPO

«Non stiamo a decantare la bellezza di questigiorni: non ne avremo nessuna nostalgia» (cfr.W. Veltroni).La cascata di buoni sentimenti sarà messa allaprova quando, per sentirsi parte di una comuni-tà, non basterà più starsene chiusi in casa, mabisognerà andare a riaprire il mondo. D’altron-de, l’apertura del cuore e la consapevolezza so-no il risultato di un duro lavoro su sé stessi, nonvengono elargiti di colpo da una circostanza

esterna, anche se grave: «non ci si può illudereche bastasse un’emergenza planetaria a far scat-tare l’interruttore dell’umanità: il coronavirus èun corso accelerato di umanità?» (cfr. M. Gra-mellini).Insieme alle necessarie pratiche di prevenzioneabbiamo interiorizzato anche paure e ansie e ri-percorrere quel metro di distanziamento cheoggi ci separa potrebbe rivelarsi difficile; «biso-gnerà riavvicinarsi all’altro gradualmente, sen-za perderne la fiducia e coltivando la tenerezza»,facendo riemergere un sentimento di comunitàe attribuendo la giusta attenzione e cura verso ilbene comune (cfr. A. Borrelli).«Non cambierà niente: questa crisi renderà i poveri più poveri e non avremo risorse sufficien-ti per affrontarne le conseguenze»; d’altronde«la maggioranza della gente spera di tornare avivere come prima e altri sperano, come prima,di vivere un po’ meglio […] da questa crisi usci-ranno il rafforzamento dei grandi imperi e con-traddizioni sociali ancora più accentuate delpassato, ma che saranno quelle del passato» (cfr.M. Cacciari).La sfida che si pone è quella di indicare un’im-magine del domani che contenga: una direzio-ne di riumanizzazione, in cui il privato trovi il li-mite nelle esigenze comuni e si abbia un nuovoumanesimo nella cultura, nella vita associativa,nella partecipazione alla cosa pubblica; il recu-

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la vita, con la percezione di limiti e potenzialitàdella condizione umana su una scala di valorida condividere e di destini comuni e con tona-lità affettive capaci di tradurre le idee in scelteetiche, politiche ed economiche; la rivalutazio-ne del tempo psicologico e la riscoperta delprendere confidenza con l’imprevisto, col mi-stero; la consapevolezza che individui e socialitàcambiano se diventano mentalità, se la solida-rietà di una stagione diventa modo di vedere lavita e di comportarsi (cfr. M. Garzonio).Un tema a parte, del tutto trascurato, è quellodegli effetti del distanziamento e dell’isolamentoforzato sugli adolescenti; all’inizio delle chiusu-re venivano considerati poco meno di “bombesociali”, la prima emergenza sociale, poi non siè detto più nulla in proposito. Eppure, delle due l’una, o il ritrovarsi delle fa -miglie ha disinnescato la loro carica di azione e ribellione, oppure l’hanno fatta esplodere in famiglia: il tutto può essersi tradotto di fatto inun vero e proprio esperimento sociale, su cuisarebbe interessante sentire i genitori (cfr. A.Polito).

DAL DISORIENTAMENTO LAICOALLA SINTESI CRISTIANA

Stralcio della preghiera di Papa Francesco sulsagrato di Piazza San Pietro:

«La tempesta smaschera la nostra vulnera -bilità e lascia scoperte quelle false e superflue

sicurezze con cui abbiamo costruito le nostreagende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità… abbiamo lasciato addormentatoe abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comu-nità… incapaci di fare appello alle nostre ra-dici… privandoci così dell’immunità neces-saria per far fronte all’avversità… è rimastascoperta quella appartenenza comune allaquale non possiamo sottrarci: l’appartenenzacome fratelli… Ci chiami a cogliere questotempo di prova come un tempo di scelta… è il tempo del nostro giudizio: il tempo di sce-gliere che cosa conta e che cosa passa, di se -parare ciò che è necessario da ciò che non lo è.È il tempo di reimpostare la rotta della vitaverso di Te, Signore, e verso gli altri… nessunosi salva da solo… davanti alla sofferenza… lapreghiera di Gesù: “che tutti siano una cosasola”…».

L’inizio della fede è saperci bisognosi di salvez-za… ConsegniamoGli le nostre paure… perchéquesta è la forza di Dio: volgere al bene tuttoquello che ci capita… perché con Dio la vitanon muore mai… in mezzo alla nostra tempe-sta ci invita a risvegliare e attivare la solidarietàe la speranza capaci di dare solidità, sostegno esignificato a queste ore… il coraggio di abbrac-ciare tutte le contrarietà del tempo presente,abbandonando per un momento il nostro af-fanno di onnipotenza e di possesso per darespazio alla creatività che solo lo Spirito è capacedi suscitare.

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17Volontari per il mondo 1-2020

“C’era una stella che danzava e sotto quellasono nata”. (Beatrice, da Molto rumore per nulla)

Dopo la proiezione diun commovente fil-mato che ha mostra-to il progetto di ri-strutturazione dellascuola in Camerun,è stato presentato ilmiracoloso e colora-to esperimento al-chemico di MiriamBaldassarri, che hadiretto i ragazzi del-la EMotions DanceCompany nell’in-

terpretazione più originalea cui io abbia mai assistito della tragicommediashakespeariana Molto Rumore per nulla.Tutta l’opera in realtà si basa sull’uso delle parole edei bisticci verbali, tanto che il titolo è emblemati-co, in quanto Molto rumore per nulla si riferisceproprio al fatto che nella commedia si utilizzanotante parole, stratagemmi, complotti ed equivociche hanno solo la funzione di divertire, in quanto,al fine della vicenda, non hanno conseguenze.L’uso della parola, per il Bardo, ha un potere estre-mamente forte e una delle arti più grandi che hal’essere umano, ma è molto difficile gestirla in mo-do adeguato.Chiaramente si partiva dal presupposto che noitutti conoscessimo storia e opera. Ma a parte un piccolo preambolo iniziale in voce fuori campo,la rappresentazione teatrale di EMotions DanceCompany è puramente ballo con tutta l’anima. Isentimenti dei protagonisti emergono dai visi, dal-le braccia, dalle gambe, dai colori.Ecco, riuscire a farci stare incollati sulle poltrone,rapiti ipnoticamente dai movimenti astratti eppu-re così materici dei corpi dei ballerini, senza usarenulla altro che musica e danza, davvero questo lotrovo rivoluzionario e originale. Il rapporto di cop-pia diventa il vero soggetto narrato. E con esso an-che la comunicabilità al suo interno. Nel “vero” chepuò essere comunicato anche senza parole risiedeil senso assoluto di tutto lo spettacolo.

Ma l’obiettivo primario di Miriam (che ci ha rivela-to a fine spettacolo) era comunque quello di dire (oforse sarebbe meglio usare l’espressione esprimereperché nulla viene detto apertamente ma solo tra-smesso) che omnia vincit amor. E l’amore vincenonostante le parole, il gossip, la diceria, la calun-nia. Ieri ma anche oggi e sempre. Solo l’amore è ilvincitore assoluto. Solo l’amore valida le nostre vi-te. Specie in questa epoca strana e multimedialenella quale annaspiamo nei messaggi e nei mezzisocial fuori controllo, epoca in cui tutti dicono tut-to senza sapere, senza avere le basi per poter com-mentare ma solo per il puro gusto di essere prota-gonisti del nulla, le parole fuorviano e diventanostrumento di deviazione e di interpretazioni sba-gliate, filtrate solo tramite il proprio io: non si in-terpreta più in base ai nostri canoni né in base al-l’altro. Siamo come degli automi incapaci di ascol-tare. Oggi come allora. O forse anche di più. Eccol’attualità del suo messaggio che arriva come unpugno ai nostri stomaci: amate, perché è l’unicacosa che resta, l’unica per cui valga la pena com-piere il viaggio.Applausi e Riflessioni. Grazie infinite

Spettacolo di beneficienza organizzato da Maria Paciello per il Cenacolo di Roma, per finanziare laristrutturazione della Scuola-Collegio St John De La Salle, a Doumé, in Camerun

Un altro contributo per la ristrutturazione dellastessa scuola è stato fornito dalla “Tombolata” perbeneficienza, organizzata durante le ultime GGRRa Sant’Eramo Maiella, il 7/8 dicembre 2019, nel 35° anniversario di fondazione del TR.

Francesca Del SetteGiornalista

EMotions Dance Company Molto Rumore per Nulla

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18 Vita del Movimento /Ambito Artistico Ricreativo 1-2020

ra da un po’ che avevo in mente di scrivere,tra queste pagine, un articolo sull’ArtisticoRicreativo.

Se non altro per ricordarvi che, mentre il TR com-pie trentacinque anni, scherzando e ridendo, ilnostro ambito pure ne compie una ventina, e perinformarvi che celebreremo questo anniversariocon una rappresentazione straordinaria della“Comunità riflette” di quest’anno, il 26 aprile,all’auditorium dei Salesiani “Salvo D’Acquisto” a Napoli.Non che io abbia ancora un titolo per esprimer-mi su quest’ambito, visto che non sono più io lareferente, però immaginerete che è un argo-mento che, dati questi intensi vent’anni, mi sta veramente a cuore.Questa mattina, la Parola di Dio mi ha dato laspinta per mettere mano alla tastiera del miocomputer e realizzare il mio proposito.Siamo nella settimana di preghiera per l’unitàdei cristiani, e così dice Paolo, naufrago, nelbrano del giorno, tratto dagli Atti degli apo-stoli (27, 23-26):

“Questa notte un angelo di quel Dio che io ser-vo mi ha detto: ‘Non temere, Paolo! Tu dovraicomparire davanti all’imperatore e Dio, nellasua bontà, ti dona anche la vita dei tuoi com-pagni di viaggio’. Perciò fatevi coraggio, amici!Ho fiducia in Dio: accadrà come mi è stato detto. Andremo a finire su qualche isola”.

Nell’imperversare della tempesta – personale, so-ciale, ambientale, politica – Dio ci chiama a com-parire “dinanzi all’imperatore”.È questo il senso di portare Sottosopra i tetti oltreil porto sicuro dei nostri esercizi. Con la barcasgangherata di ciò che siamo, ci tocca affrontare iflutti, le sfide di un mondo che è quello che bensappiamo, lanciare una rete, un appiglio per undialogo coi linguaggi che abbiamo, ed aprire gliorizzonti alla fiducia e alla speranza.A faccia tosta – che anche quella è una variantedel coraggio – ci stiamo cimentando in ruoli tea-trali impegnativi per offrire un prodotto amato-riale di discreto livello. E strada facendo speri-mentiamo sempre meglio la bellezza della sem-

plicità, dell’accoglienza, dell’inclusione. La tena-cia e l’amicizia che ci lega ci aiutano ad affrontarele difficoltà per conciliare i tempi delle prove congl’impegni quotidiani di lavoro, famiglia, aposto-lato; così si fa a gara tra noi per offrire, a cavallotra le regioni in mezzo alle quali siamo dislocati,luoghi e spazi che di volta in volta ci ospitino perlavorare insieme.Altri, dopo di noi, sapranno fare meglio di noi.Ma intanto abbiamo ancora una storia da rac-contare, e andiamo in cerca di occhi che voglianovedere e orecchie che vogliano ascoltare, e cuoriche vogliano serbare.È questo l’approdo di un percorso durato ven-t’anni, nei trentacinque del nostro movimento.Da quest’isolotto la barca prenderà ancora il lar-go ed altri saliranno a bordo portando nuoveidee, e tutti saranno pieni di coraggio e speranza,dell’entusiasmo che, trasmessoci da don Sabino,geniale inventore dell’Artistico Ricreativo, ci hasempre accompagnati. Io scendo. Altri percorsi,altre strade di terra e di mare mi attendono.

ARTISTICO RICREATIVO “20 in35”Susy MocerinoCenacolo di Napoli

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Spettacolo rimandato a data da

destinarsi

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Poca la presenza cattolica. Presenti gruppi Lgbt 1.La Colombia, parte dei territori occupati dai con-quistadores nel XVI secolo, è una repubblica pre-sidenziale del Sud America di circa 2 milioni dikm2, con circa 50 milioni di abitanti, indipen-dente dalla Spagna dal 1810. Da giovane navigante, nel 1963, sono stato più di una volta a Cartagena e a Buenaventura, conun cargo ove ero imbarcato da giovanotto di -plomato.La Baptist Peace Fellowship del Nord America, noprofit istituita nel 1984, ha scelto la Colombia per mettere in risalto la pace del 2016, dopo 50anni di ostilità. La Conferenza, è stata promossa anche dalleChiese mennoniti 2 (con un programma mirato

per gli uomini vittime e allo stesso tempo autoridi violenza), metodisti 3, la Chiesa di Cristo4 e

Il TRnews, periodico di formazione e informazione, si è sempre interessato di ecumenismo e dialogointerreligioso: in questo numero diamo spazio alla conoscenza della Confessione Cristiana Battista.

La VI Conferenza Battista mondiale per la pace 15-20 luglio 2019: 380 partecipanti da 30 paesi

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Promossa dalla Baptist Peace Fellowship del Nord America e da Bautistas por la Paz, il raduno si è tenuto in Colombia: la sede è stata scelta per mettere in risalto l’accordo di pace siglato tra la Colombia e le FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) nel 2016, accordo in cui le chiese hanno svolto un ruolo significativo.

Agostino AversaCenacolo della Penisola Sorrentina

La VI Conferenza Battista mondiale per la pace si svolgerà a Cali dal 15 al 20 luglio 2020

“Pace sulla nostra Terra:verso un mondo senza violenza”

1 Acronimo anglosassone per indicare le persone lesbiche, gay,bisessuali, transessuali e transgender.2 I mennoniti costituiscono la più numerosa delle chiese anabat-tiste. Gli anabattisti (“ribattezzatori”) sono un movimento religio-so di matrice cristiana, nato nell’ambito della Riforma protestan-te; per loro il battesimo dei neonati, ricevuto per volontà altrui,era nullo.3 Il metodismo (nato nel sec. XVIII) è una delle chiese evangelichepiù diffuse nel mondo, caratterizzata da profonda spiritualità, di-namismo evangelico e marcata sensibilità verso i problemi etici,sociali e politici. Ho sempre ammirato quello che fanno i meto-disti: suddividono “metodicamente” la giornata fra lo studio dellaBibbia, la preghiera, il loro lavoro e il servizio ai carcerati e allepersone in situazioni sociali di povertà e abbandono.4 Le Chiese di Cristo sono congregazioni cristiane autonome, as-sociate l’una con l’altra da un insieme di pratiche e convinzionicomuni. Basano la pratica e le dottrine unicamente sulla Bibbiae vedono sé stesse come restauratrici della chiesa cristiana delNuovo Testamento, fondata da Gesù Cristo.

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molti altri, incluso qualche cattolico che scegliedi lavorare insieme ai battisti.Qui l’ecumenismo passa decisamente attraversola socialità, l’incontro, gli avvenimenti. Le donnesono state le grandi protagoniste della Conferen-za, come si rileva sulla stampa specializzata, coninterventi qualificati e appassionati che spazia-vano dal Myanmar al Nicaragua, dalla Georgia alLibano. C’è stata inoltre una notevole attenzionealla violenza di genere. C’è stata anche l’assenzaquasi totale dei battisti europei, come se la pacenon dovesse interessare i Paesi grandi produttoridi armi5.La teologa e pastora battista Elizabeth Green6,che opera a Carbonia, in Sardegna, partecipan-do in rappresentanza dell’UCEBI (Unione delleChiese Evangeliche e Battiste Italiane) all’intervi-sta del periodico “Adista” se sia possibile costrui-re la pace, ha detto: «Guardando quello che sta accadendo non solonel nostro paese, ma in tutto il mondo, sembre-rebbe di no. In questo momento storico costruirela pace è molto faticoso, e nonostante viviamoin un contesto di gemiti, di “doglie del parto”, co-me ci dice l’apostolo Paolo7, noi speriamo e nonci arrendiamo. In quanto discepoli e discepoledi Gesù, siamo chiamati e chiamate a testimo-niare che la pace è possibile, e a lavorare nel no-stro piccolo, anche con gesti minimi, affinché ilnostro sia un mondo senza violenza».

Nel mio pregresso da cristiano cattolico e da re-sponsabile diocesano e del TR ho incontrato tan-ti battisti, dei veri uomini di Dio, tra i quali il pa-store Glen Garfield Williams, segretario generale

Ed ecco la sintesi della Conferenza: Viviamo però in speranza, protendendoci «ver-so un mondo senza violenza». Tale speranza èstata simboleggiata dall’albero che insieme ab-biamo piantato, e intorno al quale sono statedeposte delle pietre che ognuno e ognuna avevadipinto con i colori della bandiera del propriopaese, nella speranza che quando torneremo aCali troveremo cresciuto non solo l’albero maanche la pace in tutti i nostri paesi e nel mondointero.

delle Conferenze delle Chiese Europee8, amico an-che di don Sabino. Tanti gli incontri in diocesi incui i relatori erano delle chiese battiste9.Il battismo è costituito da un gruppo di deno -

minazioni cristiane riformate, natenell’alveo del protestantesimo anglo-sassone, che affondano le proprie ra-

20 Formazione/Ecumenismo1-2020

CONOSCIAMO IL BATTISMO

5 USA(34%), Russia (22%), Francia (6.7%), Germania (5.8%), Cina(5.7%), Regno Unito (4.8%), Spagna (2.9%), Israele (2.9%), Italia(2,5%), Olanda (2.1%).6Autrice di libri come Cristianesimo e violenza contro le donne(2015)7 (Romani 8, 18-25) 18Ritengo infatti che le sofferenze del tempopresente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivela-ta in noi…25Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione gemee soffre le doglie del parto fino ad oggi…

8 La Conferenza delle Chiese europee (CEC) èun’associazione ecumenica tra chiese cristianefondata nel 1959 per promuovere il dialogo tra levarie confessioni. Ne fanno parte 125 chiese eu-ropee protestanti, ortodosse, anglicane e vetero-cattoliche, con l’eccezione della Chiesa cattolicaromana.9 Williams Glen Garfield, pastore battista, è scom-parso nel 1994. Il nipote di Glen, prof. Lucio Ba-glio, è nel SAE di Napoli e ci ha aiutato a rintrac-ciare i relatori per una GR del TR a Pacognano, unebreo e un musulmano. (La sua biografia si trovain: Glen Garfield Williams. Un tessitore di comu-nione. Cenni biografici e testimonianze, di AigottiScaletti D.; Giuseppini Editore).

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dici storiche nel puritanesimo inglese del XVIIsecolo. Esso è così chiamato per la pratica delbattesimo dei credenti che l’assimilava al prece-dente movimento anabattista. I battisti sono unadelle principali comunioni di chiese protestantidel mondo.La Riforma protestante produsse un terremototeologico e storico, facendo nascere tre grandi fa-miglie confessionali: luterani, anglicani e calvi-nisti; c’era inoltre un quarto movimento, più ra-dicale, che fu definito anabattista. In Inghilterraera stata mantenuta la chiesa di Stato (anglica-na), e vi si era insediata anche una minoranzaagguerrita di presbiteriani. All’interno di questi si sviluppò nel tempo unaparte molto rigida, che prese il nome di puritani.Si svilupparono e si concretizzarono diverseidee:

• Congregazionalismo, un sistema ecclesiasticoche si fonda sull’autonomia e sull’indipenden-za delle Chiese locali. Il carattere congregazio-nalista e democratico delle Chiese battiste èespressione di un’esigenza evangelica alimen-

Raggruppa circa 120 Chiese, sparse su tutto il territorio nazionale, per un totale di 6.000 mem-bri adulti effettivi. Generalmente, nell’indicare la «popolazione»battista, occorre raddoppiare il numero deimembri battezzati, che rappresentano la metàcirca dei membri della chiesa. Il paese in cui i battisti sono maggiormente pre-senti sono gli Stati Uniti d’America, con quasi 35milioni di membri.In Italia è presente un vasto arcipelago di chiesebattiste autonome, che non fanno cioè riferi-mento ad alcuna organizzazione denominazio-nale e vivono il congregazionalismo in modo radicale.

tata dalla fede nel sacerdozio universale deicredenti10.• Distacco dalla chiesa Anglicana che è, a tut-t’oggi, una chiesa di Stato, asservita alla mo-narchia (“cuius regio eius religio”). Gli stati deb-bono essere laici.• Il battesimo deve essere per immersione totale:il credente diventa parte del Corpo di Cristo.

Noi, in Italia, per la laicità dello stato abbiamodovuto aspettare l’accordo di Villa Madama, sti-pulato nel 1984 tra la Città del Vaticano –monar-chia assoluta – e la Repubblica Italiana (firmata-ri: Casaroli e Craxi). La religione cattolica non piùla religione di stato (come era con il vecchio Con-cordato del 1929, firmato Gasparri e Mussolini).

Non dimentichiamo che statisticamente oggi lechiese che si riferiscono a Cristo sono più di 400! Normalmente, ma non sempre, queste chiesesono di orientamento arminiano. Il grande dibattito teologico intra-riformato delXVII secolo era, infatti, la questione arminiana:Jacob Arminio, pastore e teologo riformato olan-dese, si opponeva alla dottrina calvinista dellapredestinazione, sostenendo che l’opera di Gesùfosse universale, cioè per tutti gli uomini e ledonne indistintamente, mentre i calvinisti soste-nevano che l’opera di Cristo fosse solo per i pre-destinati. Al Sinodo di Dordrecht (1619) si impone l’orto-dossia calvinista, ma le idee di Arminio si diffu-

L’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia (U.C.E.B.I.)

21Formazione/Ecumenismo 1-2020

10 Confronta, dicono i battisti:-1 Pt 2,9: «Voi invece siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazionesanta, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua lucemeravigliosa».-Ap 1,6: «6che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen».-Ap 5,10: «10e hai fatto di loro, per il nostro Dio, un regno e sacer -doti, e regneranno sopra la terra».

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sero in chiese e movimenti autonomi. Nel XVIIsecolo Amsterdam era la patria della libertà re -ligiosa11.Il 1990 fu l’anno in cui ebbe luogo per la primavolta l’incontro fra le Chiese battiste, metodiste evaldesi italiane. In quella occasione le tre Chieseformalmente si riconobbero «reciprocamentequali Chiese di Gesù Cristo sulla base di una co-mune comprensione dell’Evangelo, una comunevocazione di testimonianza e di servizio nel no-stro paese e una comune condivisione delle po -sizioni di fede». Fu approvato in quella occasione il Documentosul reciproco riconoscimento fra chiese battiste,metodiste e valdesi in Italia, in cui si prende attodelle differenze riguardo alla prassi battesimale,ma si riconosce allo stesso tempo che ciò noncostituisce ostacolo alla loro collaborazione. Nel 1993 venne firmata l’Intesa fra il presidentedell’Unione e il presidente del Consiglio dei mi-nistri. (Fu scritto anche un Credo: Confessione difede dell’UCEBI, in 19 articoli; in rete si trovanosia l’intesa che il credo battista, che vi esorto aleggere, sono interessanti).Verso la fine degli anni ’40, nel napoletano, si raf-forza la presenza delle chiese battiste conserva-trici che mettono al centro la predicazione delvangelo e la comunità come luogo di fratelli e so-relle che si amano nel Signore. Sotto la guida del pastore Douglas Valenzuelanasce, verso la fine del 1980, a Casoria (Napoli)una chiesa capace di ospitare circa 400 persone.Dottrinalmente le chiese sono vicino all’ala cal-

vinista, senza però discriminare fratelli di fedearminiana. Altre comunità nascono da quelle predicazioni(missionari provenienti dagli Stati Uniti), tutte inprovincia di Napoli: Soccavo, Arco Felice, SanGiorgio a Cremano, Tavernanova (località di Ca-salnuovo) e Melito. Oggi il numero di credenti che frequentano que-ste comunità si aggira intorno al migliaio di ani-me, e ciò che spinge queste chiese, con il lorocredo, ad andare avanti è un amore grande per ilVangelo di Gesù, la salvezza delle anime e la co-munione fraterna: Chiesa Evangelica di Casoriae Melito.

(Fonti: SAE e stampa specializzata delle Chiese Riformate)

22 Formazione/Ecumenismo1-2020

Grafico schematico dell’evoluzione nel tempo della Cristianità antica, fino alle principali comunità cristiane attuali. Sono indicatialcuni eventi fondamentali per la storia della chiesa, che portarono alla separazione delle diverse comunità: i due concili di Efeso e diCalcedonia, che videro, tra l’altro, la nascita della Chiesa assira d’Oriente e del Monofisismo (che affermava l’esistenza in Cristo dellasola natura divina), il Grande scisma del 1054, che portò alla separazione tra cattolicesimo e ortodossia, e la Riforma protestante, che portò alla separazione delle future chiese protestanti dal Cattolicesimo.

11 Libertà di cambiare religione o di non professarne alcuna, dimanifestarla nell’insegnamento, nella pratica, nell’adorazione enell’osservanza, conservando gli stessi diritti dei cittadini chehanno fede differente.

Tra i Battisti “celebri” ricordiamo

James Carter, 39º presidente degli Stati Uniti, Nobelper la Pace (2002);

Martin Luther King, pacifista e politico statunitense,assassinato, Nobel per la Pace (1964);

Barack Obama, 44º presidente degli Stati Unitid’America, prima persona di origini afroameri-cane a ricoprire tale carica, avvocato nel campodella difesa dei diritti civili;

John Davison Rockefeller, industriale e filantropo.

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è un luogo nella parte periferica dellastazione Termini di Roma dove la per-sona viene messa al centro, dove i biso-

gni vengono ascoltati, dove non c’è distinzionedi provenienza o religione, dove ciò che regna èl’Accoglienza. È l’ostello Don Luigi di Liegro della Caritas diRoma in via Marsala, struttura che prende il no-me dal prete fondatore, che negli anni dei “Malidi Roma” fu annunciatore e operatore profeticoverso le numerose povertà che stavano prolife-rando e che oggi sono più che attuali. Qui circa 200 persone trovano ogni sera un pa-sto caldo e un letto in cui dormire, un luogo dove poter far riposare il corpo stanco e l’ani-ma inquieta, uno spazio fisico e simbolico doveprendersi cura di sé, riposarsi, recuperare leenergie e provare a risollevarsi da una situa -zione difficile in cui si è scivolati.L’ostello è il cuore pulsante dell’accoglienza, ma è soltanto uno dei molteplici servizi cheven gono offerti alle persone senza dimora e inemarginazione grave, tra cui numerosi Centri di Ascolto, la mensa sociale, il quartier generale Casa Santa Giacinta e il brac-cio operativo SNI, il Servizio NotturnoItinerante. In quest’ultimo un gruppo di operatorie volontari durante le ore notturne simuove verso i luoghi spesso abbando-nati della città, punto di ritrovo e riparoper chi cerca un posto per dormire.L’approccio relazionale e di vicinanzarispettosa tende a creare un agganciocon le persone e ad offrir loro un postocaldo e sicuro in cui dormire e nel mi-gliore dei casi per ricominciare un per-corso di risalita.

All’interno dell’ostello le persone ritrovano unnome, un’identità, una direzione, che la vita instrada ha portato loro via o ha semplicementecoperto. E allora un letto, un proprio armadiet-to, la possibilità di scegliere con attenzione deivestiti, di ricominciare a prendersi cura di sé,l’essere chiamato ogni giorno per nome, l’esserericonsiderato come portatore di risorse e nonsolo di mancanze, la fiducia ridata in un proget-to personale riscritto insieme agli operatori,spolverano via man mano quel velo opaco delleincertezze e fanno rifiorire la persona. Certo, questo processo non è affatto semplice;spesso i fallimenti e le delusioni della vita si riversano anche in questo contesto, portandotanti bei progetti a sbriciolarsi in poco tempo.Ma la fiducia nell’essere umano e il carattere peculiarmente pedagogico della Caritas por -tano a credere sempre nel cambiamento e adoffrire altre possibilità, puntando alla riappro-priazione dell’autonomia e della responsabilitàper la propria vita.Appunto, mettere al centro la Persona.

Un luogo perrimetter-sial centro

23Giovani 1-2020

Luca RomanoCenacolo di Roma UPS

C’

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ell’esperienza di Fede all’interno del TR,impariamo costantemente quanto la con-divisione sia arricchimento quotidiano per

i nostri Cenacoli. Preghiera, riflessione, amiciziaguidano i nostri incontri e le nostre relazioni allaluce del Risorto, come ci ricordano i messaggi diDon Sabino e Don Luis. Durante il week-end del 15-16 Febbraio 2020, al-l’interno della magnifica cornice di Villa Tiberiade(Torre Annunziata), ha avuto luogo una due giornidi formazione dedicata agli animatori e ai coor -dinatori dei cenacoli, centrata sul tema della re-sponsabilità nel mandato che essi hanno accolto ericoprono con dedizione nel nostro percorso dicrescita comunitario. Si è respirata un’aria di convivialità e integrazionedi diverse realtà sotto l’unico cielo della Fede, dacui sono emersi spunti di riflessione e confrontomirati al miglioramento di tutto ciò che concernela vita dei singoli cenacoli. Partendo dalla riflessio-ne proposta da Titta e Anna in quanto responsabilidella formazione nel Movimento, e guidati da DonLuìs, ci siamo immersi in un processo di produ-zione di idee (brainstorming) riguardanti tutte lesfumature che attribuiamo al concetto di “respon-sabilità”, da cui si è partiti, successivamente, af-frontando ciò che Don Sabino, nella sua visioneantropologica Cristiana, collega in maniera indis-solubile alla libertà citando le parole di E. Mou-nier: «L’uomo libero è un uomo che il mondo inter-roga e che al mondo risponde: è l’uomo responsa -bile». La preghiera ha costituito la cornice dentrola quale abbiamo collocato tutte le idee, propostee, anche, divergenze che sono emerse dal confron-to delle esperienze di ognuno, tanto diverse quan-to accomunate dall’appartenenza al Movimento.Pensando ai lavori di gruppo condotti, rispetti -vamente, dagli animatori, dai coordinatori e dalSettore Giovani durante la domenica mattina, eterminati con la celebrazione della S. Messa, lasensazione che più ne descrive il risultato è di to-tale integrazione e dedica delle nostre Vocazionicon quelle che sono le esigenze, su più livelli, del

TR, dei singoli cenacoli, e di tutti noi suoi membri.Incontri di questo genere, in cui noi, uomini e cre-denti, riflettiamo sulla nostra Comunità e “ci met-tiamo al centro”, costituiscono le fondamenta peril raggiungimento di un obiettivo tanto ambiziosoquanto vicino: l’essere gerundio, non participio,che porta dentro sé l’esigenza di crescita e adat -tamento continuo in un’ottica di Fede salda e costante.

Cronaca del week-end di formazionedel 15-16 febbraio 2020 a Villa Tiberiade

LARESPONSABILITÀDELMIOMANDATO

24 Giovani1-2020

Ugo PesciCenacolo di Roma UPS

N

17 maggio 2020

PaTRita del cuoreSiiii avete capito bene!Anche quest’anno, nonostante tutto, l’appuntamentocon la PATRITA non verrà per niente rimandato!!! Ci saremo, ma con modalità diverse: daremo il via alle

Olimpiade della solidarietàcon diverse discipline pluripraticate come

Salti in bocca, Corsa in bagno, Sbatti l’uovo,Alzata dal divano… e tante altre splendide gare…

Che aspetti? Partecipa anche tu! Non puoi assolutamente mancare.

È semplice: ogni partecipante invierà il proprio vi-deo e grazie a un team di telecronisti, giuria tecnicaed esperti del settore, potrete assistere all’eventosportivo nel weekend del 16-17 maggio!

Ogni cenacolo riceverà il regolamento e tutte le info tecniche. Chiedi al tuo coordinatore e divertitiaiutando il Settore Volontariato del TR!

Sia atleti che spettatori, infatti, potranno versare un contributo per sostenere uno dei progetti dei

Volontari per il MondoIBAN: IT58V0100503800000000016660

Pasquale Alaia

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nostra epoca è segnata dall’invadenteonnipresenza dello sport: lo sport è un

rumore di fondo planetario, una musica secondoaltri, che condiziona la percezione della realtà edi noi stessi. Lo sport va considerato, di fat-to, come un nuovo riferimento antropolo-gico, un incalzante potere spirituale plane-tario, un modello ispirativo e metodologicoper tutti gli ambiti della realtà. Lo sport, nelle intenzioni di Pierre De Cou-bertin, non assume solo un ruolo nell’edu-care i giovani con l’attività motoria, ma as-sume la connotazione politica di progetto dieducazione alla pace dei popoli, delle nazioni,dell’intera comunità internazionale. E, senzamezzi termini, anche una connotazione religio-sa, quando De Coubertin afferma: «La prima ca-ratteristica dello sport olimpico antico come diquello moderno è di essere una religione».Lo sport appare oggi come la parodia mercantiledi una religione universale: i suoi eventi più em-blematici assumono il carattere di una celebra-zione liturgica davanti ad un’assemblea planeta-ria. È sempre stato così, dai suoi albori alle Olim-piadi di Atene a oggi: basti pensare alla cerimo-nia di accensione del sacro fuoco olimpico o allospot della Champions League. I pensatori cristiani non si sono concentrati tan-to sul rapporto tra fede e sport, ma piuttosto sul-le questioni etiche fra mitezza cristiana e dimen-sione agonistica della pratica sportiva. I richiamialla prima lettera di Paolo ai Corinzi offrono in-teressanti spunti di riflessione, ma non possonoesaurire il nostro approccio allo sport. Originalee stimolante la prospettiva offerta dal pastore an-glicano Lincoln Harvey di uno sport come “cele-brazione della nostra contingenza”, ovvero delsenso labile e, allo stesso tempo, eterno del no-stro essere creature. Il punto di vista offerto dapapa Francesco di uno sport “metafora della vi-ta” apre certamente interessanti spunti di rifles-

sione. Il passaggio di competenze sullo sport dalPontificio Consiglio per i Laici al Pontificio Con-siglio della Cultura è un messaggio chiaro, un’in-versione di rotta che apre interessanti e, finora,inesplorati orizzonti. Il convegno su sport e fede“Lo sport al servizio dell’umanità”, che ha avutoluogo in Vaticano, ha rappresentato una pietramiliare in questo senso. Chiara la mission: Lan-ciare un Movimento che ispiri a pensare ed agiresecondo la “Dichiarazione dei Principi dello Sportal servizio dell’Umanità”, un insieme di valoriguida che articolano l’influenza combinata disport e fede.Ma cosa, in concreto, potrebbe, o dovrebbe, in-segnare la pratica sportiva? Imparare ad apprez-zare il senso della fatica, imparare a vincere sen-za arroganza, imparare a perdere senza umilia-zione, imparare il senso della giustizia e il valoredell’onestà. Proprio su quest’ultimo punto i cristiani posso-no fare un dono in più allo sport, riempiendo lapotenzialità educativa dello sport con la fraterni-tà: il fair play insegna il rispetto e la tolleranza,due obiettivi fondamentali, ma che non esauri-scono le potenzialità dell’essere umano che è ca-pace di andare oltre questi valori, illuminando lerelazioni interpersonali di sincera stima e diamore reciproco, in una logica che eleva ogni es-sere umano a essere dono per l’altro.

La pratica sportiva: “imparare a vincere senza arroganza, imparare a perdere senza umiliazione, imparare il senso della giustizia e il valore dell’onestà”

251-2020Sport e Fede

Pasquale AlaiaCenacolo di Roma UPS

La

Lo sport alla luce della fede:i suoi riflessi dagli albori a oggi

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26 Vita dei Cenacoli/Testimonianze1-2020

ari fratelli, possiamo dire con l’apostolo Paolo,che voleva andare e diffondere che Gesù eravivo e lo spingeva attraverso i luoghi più diver-

si, che abbiamo percorso una piccolissima parte del-la nostra strada. Che siamo in cammino e che la no-stra strada è stata un pellegrinaggio attraverso i cuoridei nostri amici e fratelli, e in aggiunta abbiamo po-tuto conoscere luoghi santi, pieni di Dio, del passag-gio di Gesù Risorto.Il 25 gennaio 2020, il nostro desiderio di tornare sulsuolo europeo è stato soddisfatto, quando siamo ar-rivati all’aeroporto di Barajas a Madrid, e abbiamoincontrato José, argentino, marito di Anabel, amicadel nostro Cenacolo di Santa Fe in Argentina, che at-tualmente risiede vicino a Alcalá de Henares (Ma-drid), per completare i suoi studi.I nostri amici ci hanno ricevuti a cuore aperto, acco-gliendoci a casa loro, dove insieme al piccolo JuanFrancisco abbiamo potuto adattarci al brusco cam-biamento di temperatura che ci attendeva. La delica-tezza amorevole dei ragazzi, la colazione, con pro-sciutto spagnolo e alcuni delizioso mate lontani dalle

nostre terre. Dopo esserci sentiti a casa, chiacchie-rando e scambiandoci notizie, condividendo la rou-tine quotidiana, pregando un po’, è arrivata la dele-gazione di Madrid a cercare questi due argentini.I nostri fratelli salesiani, Ana e Fernando insieme aQuique e Marisa, due belle coppie cristiane, ci hannoportato a conoscere la capitale della Spagna, la nuo-va Cattedrale dell’Almudena, parlando e facendo co-noscenza lungo la strada, con la gioia di incontrarcidi nuovo con una coppia e l’emozione di incontrareun altro paio di amici che ci hanno trattato come unafamiglia. Abbiamo condiviso una bellissima messa inuna antica bella chiesa, tenuta dai francescani, nelcentro della città, dove si trova una scultura lignea diGesù (il Gesù di Medinaceli), antica e venerata dalpopolo di Madrid, al punto che anche i re vengono avenerare e a celebrare la messa. Un momento grandee bellissimo, vissuto in comunità, nell’incontro con ilSignore, poiché era domenica; e d’altra parte, appa-riva San Francesco, avvertendo che ci stava aspettan-do nella sua terra. Dopo la mistica... si continua conla “mastica”, cioè il cibo: molto ricco e consistente,dato che eravamo in inverno. Abbiamo apprezzatoogni momento e ringraziamo Dio per questo iniziodel pellegrinaggio.Anche i giorni seguenti hanno avuto le loro emozio-ni, sia nel vivere con i nostri amici argentini, nel cu-cinare insieme, nel dare una mano nelle attività quo-tidiane e nel continuare a condividere la fine dellagravidanza di Ana, “in attesa” di Ignacio, che final-mente è arrivato, pochi giorni dopo che abbiamo la-sciato quella famiglia. Il giorno successivo, mentreeravamo ancora con Ana e José, siamo stati cercati dauna coppia simile, con la nostra amica Laura e Ale-jandro, suo marito, che ci hanno portato a conoscere

2020:Diario di viaggio in Spagna e Italia

Siamo giunti al Madroño, simbolo di Madrid, con Quique e Marisa insieme ad Ana e Fernando e i loro figli.

Festa di compleanno di Josè, marito di Annabel, nella sua casa, con il loro figlio Juan Francisco.

Marcos eVladiaCenacolo Santa Fe, Argentina

C

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27Vita dei Cenacoli/Testimonianze 1-2020

la bellissima città di Toledo. Una giornata intera, pas-seggiate e paesaggi, tanta storia e bellissimi resti ar-cheologici. Era tempo di fare il salto verso l’altra pe-nisola benedetta dalla mano di Dio, in molti modi.Alle 10 del mattino del 31 gennaio, giorno del nostroamato San Giovanni Bosco, arrivammo a Roma, doveappena scesi dall’aereo, abbiamo vissuto la nostraprima avventura italiana: l’incontro don Luis! Dopoun paio di tentativi, all’aeroporto di Fiumicino, sia-mo finalmente riusciti a vederci, abbracciarci e a ri-dere dell’avventura. Grazie a Dio, la gru non aveva“prelevato” l’auto di Luis, poiché il nostro caro amicoe conduttore, ci aveva più che preparato l’ “agenda”per continuare il pellegrinaggio. È che il Risorto ci haportato a questo. Nella campagna di Roma, e con unamico tierrino, abbiamo potuto raggiungere il san-tuario del Divino Amore e incontrare i nostri amatibeati Luigi e Maria Beltrame, dove abbiamo coltol’occasione per pregare e lasciare un piccolo bigliettocon molte intenzioni. E questo era solo l’inizio.

Da quel santuario, abbiamo continuato e terminatoil nostro viaggio all’UPS, dove il nostro cuore era pie-no di gioia, perché ci attendevano grandi doni: l’in-contro e un grande abbraccio con Dina e Alberto! Ela possibilità di partecipare alla Messa di Don Boscoper celebrare la sua giornata nella Parrocchia di San-ta Maria della Speranza, vicino all’Università Salesia-na. Già oggi tre giovani del Cenacolo di Roma hannofatto la loro comparsa.

Dopo la Messa, come conveniva, ci aspettava una ce-na succulenta, preparata dalle mani operose e servi-zievoli di Silvana, a casa sua, e insieme a Maurizio eagli altri commensali, abbiamo celebrato Don Boscoin comunità. Abbiamo parlato quanto più abbiamopotuto, abbiamo riso tra di noi e apprezzato ognidettaglio. Grazie famiglia TR per questa affettuosa estretta fraternità! Un altro fratello a noi molto caro,questa volta canadese, Francesco, ha avuto la genti-lezza di accoglierci a casa sua, dandoci spazio per ri-posare e condividere ancora più esperienze vive diDio con tutte le persone consacrate che vivono nelPontificio Collegio Canadese in Roma.Sabato 1° febbraio siamo andati di nuovo in pellegri-naggio con Francesco e abbiamo fatto un tour inten-so e molto speciale. Per iniziare, Santa Maria Mag-giore, una delle quattro principali basiliche impor-tanti di Roma, dove i nostri amati Luigi e Maria si so-no sposati! Abbiamo celebrato la messa in una cap-pella tra le tante della basilica, abbiamo scoperto chepotevamo stare un po’ in Terra Santa accanto allamangiatoia di nostro Signore, abbiamo pregato in si-lenzio lì. E con il cibo che dà vita, continuiamo per lanostra strada.Abbiamo viaggiato a lungo in metropolitana e in au-tobus, fino ad attraversare le antiche mura della cittàdi Roma, e abbiamo raggiunto un altro luogo im-pressionante che fa parte del retaggio della nostraantica fede, la Basilica Papale di San Paolo fuori lemura, dove abbiamo potuto contemplare la maestàdi quella basilica, e soprattutto, rimanere a parlarecon San Paolo, l’amato apostolo dei gentili. La suatomba e le catene erano testimoni.Questa visita preparò la strada per raggiungere unaparte del pellegrinaggio, che ci costrinse a guardarein alto, ad arrampicarci, in ginocchio, lungo la ScalaSanta, dove il nostro caro Gesù fu giudicato sia dagliebrei che da Ponzio Pilato. Quel momento, pregaread ogni scalino, sentire il dolore alle ginocchia dopo

Con don Luis, all’entrata del Santuario del Divino Amore, a Roma.

Arrivati all’UPS: Messa di San Giovanni Bosco nella chiesa di Santa Maria della Speranza.

In casa di Silvana e Maurizio, con Dina, Alberto e don Luis.

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28 Vita dei Cenacoli/Testimonianze1-2020

di San Francisco: “O Dio alto e glorioso, illumi-na l’oscurità del mio cuore...”. Preghiera caraanche a noi in Argentina. Abbiamo pranzato lìe abbiamo continuato a camminare per molteore. Assorbiamo ogni momento. E lo abbiamoconservato fresco fino ad oggi. Un dono di Dio.Prima di tornare all’aeroporto, la mattina delritorno a Madrid, siamo andati a ringraziareSan Pietro, per tutto ciò che abbiamo vissuto,per i cuori santi che abbiamo incontrato lungoil cammino, per il nostro Movimento e per laChiesa, corpo mistico di Gesù.Di nuovo verso la Spagna: una nuova famigliaamica, anch’essa affettuosa, Quique e Marisa,insieme ai loro bellissimi bambini, ci hanno

fatto il favore inestimabile di portare una valigia al-l’aeroporto di Barajas, perché da lì avremmo viaggia-to fino a Burgos in autobus. Nel frattempo, discorsimolto animati, tanti abbracci e la poca voglia di se-pararci. Un altro piccolo dono di Dio.Martedì sera, 4 febbraio, siamo arrivati a Burgos, unaltro posto dove ci siamo davvero sentiti a casa. Lafamiglia di Raúl e Merche del Barrio aveva una stanzapronta per noi, come fossimo un’altra parte di questabellissima famiglia amica, dove anche la gioia diMercedes, Clara e Lucia (le ragazze) ci hanno fattosentire i benvenuti. Ringraziamo Dio che dopo giornidi intenso cammino, siamo stati in grado di riposareun po’, stare con la nostra famiglia di Burgos e condi-videre il dono di tale comunione. Messe, preghiere,cucinare insieme, accompagnare le ragazze nei lorostudi, viaggiare, ridere e piangere: cosa si può chie-dere di più alla vita? Dio, non ha mai smesso di sor-prenderci, perché ci siamo incontrati di nuovo conVicki, suo marito Javi e la sua bella Carla, con il no-stro caro Álvaro, sua moglie Silvia e Sofía, la figlia piùpiccola, entrambe famiglie di amici intimi e ben co-

più di mezz’ora di continuo salire, toccando il menopossibile il marmo freddo sotto il legno ... ha com-mosso i nostri cuori. In quel luogo abbiamo ricorda-to tutti i nostri fratelli argentini, i nostri fratelli spa-gnoli e italiani e anche tutti coloro che soffrono nelcorpo o nell’anima. È stato un momento bellissimocon nostro Signore, un angolo di paradiso.Domenica, oltre alla messa vissuta con immensagioia celebrando la vita consacrata il 2 febbraio, in-sieme alle persone consacrate del Collegio Canadese(messa e canti in spagnolo!). Nel pomeriggio abbia-mo avuto il privilegio di condividere con Don Sabinoall’UPS un dialogo di figli con il proprio padre, che haavuto persino sul momento un messaggio registratoper l’Argentina in video! Un grande giovane di cuoreil nostro fondatore, un fuoco sereno e gioioso il suocuore. Poi l’enorme gioia di incontrare i fratelli delCenacolo di Roma UPS, testimonianze di gioia eapertura nell’accoglierci con i loro sorrisi giovanili eil loro aspetto accogliente. Abbiamo potuto condivi-dere una Lectio con Don Luis e Alberto, venutianch’essi a condividere quel momento, e, come des-sert, abbiamo festeggiato il compleanno dell’allegraFrancesca, la coordinatrice del cenacolo! Diamo glo-ria a Dio per tutta questa bella domenica.E il momento più atteso di questo viaggio in Italia èarrivato; lunedì il viaggio ad Assisi, per conoscere leterre di San Francesco. Vogliamo ringraziare l’interoTR in generale e Dina e Alberto, perché le spese eco-nomiche di questa processione sono state copertedalla nostra famiglia tierrina, in modo molto genero-so. Come pure il tempo e la dedizione di Alberto eLuis, che ci hanno accompagnato e guidato a desti-nazione. Insieme al nostro caro amico, padre France-sco, canadese, abbiamo fatto questo pellegrinaggioper la prima volta nella vita, e sebbene tutti i mo-menti e gli spazi in cui Clara e Francesco cammina-vano fossero speciali, il momento più profondo e in-timo è stato per noi davanti all’autentica croce di SanDamiano, nella chiesa di Santa Chiara, dove abbia-mo potuto esprimere la nostra fede con la preghiera

All’UPS mentre celebriamo la Lectio 4 con il Cenacolo Roma Ups,al quale si sono aggiunti don Luis e Alberto.

Ad Assisi, assieme a don Luis, Alberto e Francesco.

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29Vita dei Cenacoli/Testimonianze 1-2020

nosciuti, con i quali anni fa abbiamo condiviso moltimomenti, in maniera virtuale e anche nel viaggioprecedente.Vogliamo ringraziare perché, dal loro poco tempo li-bero, questi fratelli si sono presi del tempo che cihanno regalato. Prezioso e pieno di gioia. Non pos-siamo non ringraziare i fratelli, che in concreto si so-no comportati così con noi due, per essere saliti in-sieme, un giorno, verso la regione della Cantabria, unluogo da sogno; in un’altra occasione, per aver in-contrato i Domenicani di Lerma, aver chiacchieratocon loro, imparato a conoscere le loro vocazioni eaver pregato il Santo Rosario. E l’eccellente cibo aCovarrubias, antico luogo dove nasce la cultura ca-stigliana, dove oltre ad esserci felicemente saziatinello stomaco, abbiamo anche vissuto quel viaggionel passato molto antico della nostra cultura in Oc-cidente. Grazie Signore, perché ci sei sempre statoanche tu. Grazie anche perché con padre Carlos, no-stro caro fratello e amico sacerdote di Burgos (che tral’altro ha salvato la nostra pelle, prestandoci il ther-mos per l’acqua del mate a Burgos!), il poco tempoche abbiamo potuto condividere è stato molto inten-so, sincero e gioioso nel Signore.In seguito, con il Cenacolo in formazione di Burgosabbiamo potuto vivere la Terza Lectio in stile TR, do-ve il dono del Risorto quella domenica (a partela messa in comunità nella Parrocchia di SanAntonio Abate e la vera paella spagnola), è sta-ta l’identificazione con la nostra spiritualitàpasquale dei fratelli di Burgos. Condividere latestimonianza di quella poca esperienza chestiamo facendo in Argentina e la grande ric-chezza che Dio ha donato anche ai nostri ami-ci nelle loro vite e impegni. Dio è misericordia,e per questo abbiamo fiducia e sappiamo che,di fronte alla nostra piccola fedeltà, non si la-scia mai vincere in generosità.Arriviamo alla fine del cammino, di questonuovo pellegrinaggio. Lunedì di saluti, e un ul-

timo dono del Signore. Chiedendo, si va dappertutto,così abbiamo scoperto che c’era una cappella perl’adorazione perpetua nella parrocchia di San Giu-seppe operaio, a Burgos, e lì siamo andati, mano nel-la mano con Vicki, che si avvicinò a noi nel suo vei-colo e condivise una bellissima lettera dal suo cuore.I nostri giorni di adorazione del Santissimo Sacra-mento, a Santa Fe, sono i lunedì, quindi abbiamo po-tuto stare di nuovo con Gesù, pregando per tanti chericordavamo, sia del viaggio che delle nostre terre, eper ringraziare il Risorto per così tanti volti del suoamore che ci ha manifestato in questa immensa fa-miglia dei figli di Dio. Momento intenso di cielo, in-sieme ad altri che avrebbero condiviso questa inti-mità con Dio. Riposàti e riconoscenti, ci siamo la-sciati lì e siamo tornati alla casa di Burgos, che a que-sto punto già sembrava un po’ nostra.Martedì 11 febbraio, in occasione della festa di No-stra Signora di Lourdes, e con il cuore così pieno diDio di fronte a tanti fratelli, amici e parenti, abbiamoiniziato l’addio, abbracciando fortemente Raúl eMerche, con un “a presto”, a Dio piacendo. Dopo 24ore consecutive di viaggio, tra autobus, aereo e anco-ra autobus, siamo arrivati a Santa Fe.Certo, così tanto che avevamo ricevuto, non poteva-mo tenerlo per noi, e dopo un paio di giorni abbiamofatto una campagna per contattare i fratelli di Paranánella provincia di Entre Ríos, dove il Risorto avevauna piantina pronta per il TR, e dove bisognava an-dare per fare la coltivazione necessaria. Continuaora, insieme ai nostri cari amici, con i quali c’è statauna grande festa di famiglia, nel vederci di nuovo enell’abbracciarci, questo pellegrinaggio per passare ildono della nuova vita dato da Gesù. Preghiamo in-sieme, qua e là, perché lo Spirito Santo riempia e col-mi l’intero cammino del nostro Movimento, con ilcuore dei fratelli dei Cenacoli, in modo che coloroche cercano questo carisma, anche senza saperlo,possano trovarlo attraverso le nostre testimonianze.A presto, ci salutiamo per un po’, con il cordiale invitoufficiale che vi aspettiamo in Argentina!!! Vi ringra-ziamo ancora di cuore.

Paella dopo la Lectio 3, con il cenacolo in formazione di Burgos, assieme a padre Carlos Yusta.

In partenza da Burgos, con la famiglia di Del Barrio. Da sinistra a destra: Marcos, Raúl, Lucía, Merche, Vicki, Clara e Vladia.

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30 Vita dei Cenacoli/Via Lucis1-2020

apitai per caso su quella piccola spiaggia dilago. Una brezza e un tiepido sole mi acca-rezzavano il volto. Chiusi gli occhi e respirai

forte. L’odore lacustre e il silenzio irreale mi in-dussero a pregare. Fu naturale come respirare.Riecheggiava forte nella mia mente la frase di Gesù a Pietro: «mi ami tu?». Decisi che sarei tornato con gli amici del TR. Conl’aiuto di alcuni amici del luogo, parte la macchi-na organizzativa. L’entusiasmo di tutti era a mille.Saremmo stati davvero tanti. Mediando esigenzecomuni e impegni vari, tutto viene preparato neiminimi dettagli e secondo le nostre umane inten-zioni. Una settimana prima, mi reco in loco pas-sando dalla grotta locale dell’Arcangelo Micheleper affidare a Lui e alla Madonna il pellegrinaggio.Paradossalmente, solo dopo qualche giorno, unsusseguirsi di imprevisti riduce il numero dei partecipanti e persino la sera prima, importantiostacoli stavano compromettendo la partenza dialtre famiglie. Tuttavia, in 17 si parte e, raggiunto il paesino Gar-ganico, ci accolgono le autorità civili e religiose.Fortemente sollecitati dalle profonde meditazionidi don Pino, ci avviamo in pellegrinaggio verso lagrotta dell’Arcangelo, invocando Maria e pregan-do le prime stazioni della Via Lucis ma, l’inattesapioggia, ci obbliga a raggiungere in gran fretta lagrotta dove, con altri amici del posto, celebriamola santa messa. Lo Spirito Santo era con noi regalandoci un susse-guirsi di emozioni e preghiere inaspettate e avevaoramai assunto il comando, guidandoci per il re-sto del percorso. Lui tracciava i percorsi carican-doli di segni ed emozioni inimmaginabili. È statoprofondamente emozionante pregare la nona sta-zione, quella in cui il Risorto incontra i suoi al lagodi Tiberiade, prostrati verso il grande crocifissoimmerso nelle acque, illuminati dalla forte luce riflessa del sole sulle calme acque e accarezzatidalla dolce e tiepida brezza lacustre. Eravamo con Lui e Lui con noi! Ogni tappa è stata una rivelazione, sino a quellafinale, pregata sull’altra riva dove, accolti da unmagnifico arcobaleno, ci prepariamo per l’ultima

stazione. Il giorno volge al termine e stiamo periniziare il rito, ma una bufera gonfia di vento epioggia si abbatte improvvisa su di noi costrin-gendoci alla fuga. Infreddoliti, frastornati, confu-si, sbigottiti e intimoriti, ci rifugiamo in un vec-chio casale abbandonato. È buio ormai, e ci ritroviamo raccolti in una stan-za, in compagnia di qualche folata di vento e rom-bi di tuono. Resilienti ci accingiamo a vivere co-munque l’ultima stazione e, durante la lettura,comprendiamo il grande dono finale che stavamoricevendo: (At 2,1-6) «…mentre il giorno di Pente-coste stava per finire, si trovavano tutti insiemenello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cieloun rombo, come di vento che si abbatte gagliardo,e riempì tutta la casa dove si trovavano…».E così noi, similmente a loro, fummo pieni di Spi-rito Santo e la nostra meravigliosa fede gioiosa, èstata compresa anche da chi ancora non avevacapito la lingua del Signore.

Grazie a Peppe Schiavone. Con amore e generosità,ha reso possibile l’evento.

MI AMI TU?Danilo FaviaAnimatore Cenacolo Santo Spirito

Il Risorto incontra i suoi…

C

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31Vita dei Cenacoli/Testimonianze 1-2020

ome Cenacolo abbiamo un amico che sempli-cemente con il suo esempio ci insegna cosa si-gnifichi “mettere al centro le persone”: padre

Anthony Thota, missionario del Pime, in India.Facciamo parte di quegli amici che p. Anthony nonmanca di salutare ogni anno durante il suo breveperiodo di permanenza in Italia. L’incontro di mag-gio del Cenacolo è sempre dedicato a lui, ai suoiracconti, alla fede che testimonia con coraggio nellontano stato di Andhra Pradesh, teatro, come granparte dell’India, di terribili persecuzioni contro icristiani.Tutto d’un fiato, interrotto solamente dalle doman-de a cui volentieri risponde, ci racconta come sisvolge la vita nei villaggi e quali attività vengonoportate avanti nella Missione. Particolare attenzio-ne viene rivolta ai bambini e ai ragazzi. Per loro lasveglia suona alle 05 del mattino; dopo essere an-dati a prendere l’acqua per le famiglie (a piedi nudianche per diversi chilometri e correndo il rischio diimbattersi nei serpenti), raggiungono la Missione,dove assistono alla Santa Messa, la cui “voce” vieneamplificata con altoparlanti in modo che possaraggiungere chi si trova già nei campi a lavorare. Altermine della celebrazione i ragazzi fanno colazio-ne e frequentano la scuola. Poi pranzano, studianoe tornano a casa ad aiutare i genitori prima che,con l’avanzare della sera, il buio si faccia pressochétotale a causa della mancanza di energia elettrica.Purtroppo, di mangiare non si parla fino alla cola-zione del giorno.Le persone a cui p. Anthony si dedica sono i pària,gli “intoccabili” che siedono sul gradino più bassodella scala sociale. Se stremati dalla sete, quando latemperatura arriva a sfiorare i 50 gradi, si azzarda-no a bere l’acqua dei campi, rischiano percosse emutilazioni tremende. Fra loro vi sono ancora nu-merose persone affette da lebbra, che il missiona-rio accoglie in una struttura a loro dedicata in cuivengono dispensati cibo, cure, solidarietà, amore.Duecentocinquanta persone che, nonostante lamalattia deturpante, non vengono messe da parte,bensì “al centro”. P. Anthony è instancabile anche nell’opera di apo-stolato e catechesi. In un territorio vasto all’incircacome la Lombardia, in questi anni ha costruitochiese, battezzato migliaia di adulti e bambini, ce-lebrato matrimoni, elargito parole di speranza. Glipiace ricordare come la sua fede sia stata nutritadall’esempio del nonno, uno dei primi cristiani del-

l’intera regione, e come la vo cazione sacerdotalesia maturata negli anni in cui prestava servizio co-me chierichetto. Una vocazione alla quale p. An-thony rimane fedele nonostante le minacce checontinuamente riceve per il fatto di essere cristia-no, e cristiano schierato dalla parte dei più deboli.Sollecitato dalle nostre domande, ogni anno devepurtroppo riferirci la recrudescenza del fanatismoinduista, sostenuto dalle autorità al governo delPaese ma di cui all’Occidente non arriva che qual-che lontanissima eco. Mai nessun rancore e nessu-na paura nelle sue parole, ma sempre l’espressionedi una incondizionata fiducia: “Gesù è con me!”.

Persone al centro:

la testimonianza di Padre Anthony

Padre Anthony con alcuni ragazzi della Missione

Sabrina SubacchiCenacolo di Milano 1

C

NOTIZIEsono tornati alla casa del Padreannamaria Miccoli, fondatrice e coordinatrice del Cenacolo di Bari

Santo Spirito, 13-12-2019ornella Fiano Vigiano, mamma di Elvira, del Cenacolo di Napoli,

25-12-2019Franco Giovannelli, Cenacolo di Roma, testimone credibile impegnato

nella Pastorale familiare e nel Volontariato, 5-1-2020 don Bruno Gambardella, già direttore della Casa salesiana di Pa -

cognano, sempre accogliente per il TR, 3-3-2020agostino, fratello di Antonino Elefante, Cenacolo di Castellammare 1,

7-3-2020suor Maria Pia Giudici, collaborò con don Sabino alla stesura della Via

Lucis, 28-2-2020Giuseppe esposito, cognato di Lilli, Taranto, 18-4-2020romeo papà di Antonella, Cenacolo di Lecce, 24-4-2020

notiZie lieteantonio cocomero: Laurea triennale in Lettere classiche, del Gruppo

in formazione Salerno 3, 11-12-201930° anniversario di matrimonio di raffaele cocomero e Mirella amato,

del Cenacolo di Salerno, 27-12-2019luca romano, animatore del Cenacolo di Roma-UPS, ha superato bril-

lantemente l’esame di Stato ed è ufficialmente psicologo professionistaInoltre, con una vita piena di attività, entusiasmo e fede, sandra ter-

racciano ha compiuto 90 anni (16-4-2020): AUGURI da tutto il TR!

sono nati luigi caiazzo, primogenito di Antonio e Carla Venere, Segretaria Gene-

rale TR, del Cenacolo di Castellammare 2, 14-2-2020Maria Vittoria solimene, sorellina di Samuele, figlia di Stefano e Feli-

ciana Coticelli, Animatrice del Settore Giovani, Cenacolo di Castellam-mare 2, 24-2-2020

caterina, sorellina di Giovanni e Margherita, figlia di Valeria e Marco Lupi, coordinatore del Cenacolo di Genzano (Roma), 2-3-2020

samuel, pronipote di don Luis Rosón, 18-4-2020

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