piemonteuropa - dicembre 2011

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ANNO XXXVI - N. 4 - DICEMBRE 2011 Spedizione in A.P. - 70% - FILIALE DI TORINO ORGANO DELLA FORZA FEDERALISTA PIEMONTESE Con il Trattato internazionale si riaprono i giochi Mario Monti. Presidente del Consiglio dei Ministri dal 16 novembre 2011 Forum europeo Attività europea del Consiglio regionale Diventiamo cittadini europei Consulta regionale europea on l’intesa raggiunta dal Consi- glio europeo informale dei capi di Stato e di governo di Bruxelles del 30 gennaio 2012 sul nuovo “Tratta- to sulla stabilità, il coordinamento e la governance nell’unione economica e monetaria “ si è delineato con molta fatica il quadro politico che potrebbe per- mettere al processo di costruzione eu- ropea di superare la crisi e di consolida- re l’Unione Europea (UE). Il risultato è importante e va approfondito prima di passare all’esame del Trattato perché permette di capirne la portata politica e di definire il compito dei federalisti. Il punto da cui partire è che non abbia- mo una crisi dell’euro, come comune- mente si crede, che esso sia destinato a rimanere una moneta senza Stato e quindi destinato a fallire. La verità è che siamo di fronte a un passaggio neces- sario e difficile per l’affermazione della sovranità fiscale europea, fondamenta- le per il governo federale dell’UE. La causa scatenante di questa difficile par- tita politica è il collasso delle istituzioni finanziarie statunitensi del 2007-2008, dovuto al tramonto del ruolo egemoni- co degli Stati Uniti d’America e alla ne- cessità di costruire un nuovo ordine in- ternazionale, nuove regole e nuove isti- tuzioni di governo democratico sovra- nazionale della globalizzazione. In questo quadro, l’euro rappresenta un pilastro per la costruzione di un nuovo sistema monetario internazionale orien- tato alla stabilità monetaria e valutaria ed è, innanzitutto, un pilastro che sor- regge la costruzione europea e costrin- ge gli Stati a confrontarsi con tale sfida. Infatti, nonostante la crisi, l’euro è rima- sto una moneta stabile e ben governa- ta; chi è sotto attacco è la capacità dei governi nazionali di superare la crisi. La Banca centrale europea, sotto la prece- dente guida di Jean-Claude Trichet, ha assicurato il controllo della liquidità te- nendo l’inflazione sotto il 2% ed è inter- venuta attentamente sui mercati secon- dari con acquisto di titoli di Stato al fine di non farne precipitare i corsi. Con la nuova Presidenza di Mario Draghi, la BCE fornisce al sistema bancario un cre- dito illimitato per tre anni al tasso dell’1% per finanziare l’economia produttiva e indurre le banche a sostenere le quota- zioni dei titoli pubblici. I governi nazio- nali, invece, sono in affanno perché l’eu- ro esprime condizionamenti virtuosi sul quadro europeo e costringe i paesi con i conti pubblici in disordine a correre ai ripari. I paesi esposti al rischio del debi- to sovrano eccessivo e con i conti inso- stenibili sanno che la loro uscita dall’euro sarebbe un salto nel buio, la Germania e altri paesi con i conti in ordine sanno che il crollo dell’euro significa la desta- bilizzazione dell’intera Europa. La re- sponsabilità della sopravvivenza dell’eu- ro è nelle loro mani. La medicina del risanamento è quindi obbligata, ma è dura e investe la re- sponsabilità di tutti, Berlino compresa. Espone l’Europa intera al rischio di una recessione destabilizzante. Una prima condizione per il necessario risanamento è che esso può essere ge- stito solo da governi nazionali sorretti da larghe intese tra le forze politiche. E’ quanto è accaduto in Italia, in Grecia, in Portogallo e in altri paesi europei ed in- teressa anche la Francia che si prepara all’appuntamento elettorale del 2012. In Germania lo schieramento europeo si è manifestato con il voto al Bunde- stag del 29 settembre sulla ratifica del- l’European Financial Stability Facility , vo- tato da una maggioranza che compren- deva anche i verdi e l’SPD e con l’oppo- C C

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Piemonte Europa - Dicembre 2011

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PiemontEuropa 1ANNO XXXVI - N. 4 - DICEMBRE 2011 Spedizione in A.P. - 70% - FILIALE DI TORINO

O R G A N O D E L L A F O R Z A F E D E R A L I S T A P I E M O N T E S E

Con il Trattato internazionalesi riaprono i giochi

Mario Monti. Presidente del Consiglio dei Ministri dal 16 novembre 2011

Forum europeo

Attività europea del Consiglio regionale

Diventiamo cittadini europei

Consulta regionale europea

on l’intesa raggiunta dal Consi-glio europeo informale dei capidi Stato e di governo di Bruxelles

del 30 gennaio 2012 sul nuovo “Tratta-to sulla stabilità, il coordinamento e lagovernance nell’unione economica emonetaria “ si è delineato con moltafatica il quadro politico che potrebbe per-mettere al processo di costruzione eu-ropea di superare la crisi e di consolida-re l’Unione Europea (UE). Il risultato èimportante e va approfondito prima dipassare all’esame del Trattato perchépermette di capirne la portata politica edi definire il compito dei federalisti.

Il punto da cui partire è che non abbia-mo una crisi dell’euro, come comune-mente si crede, che esso sia destinato arimanere una moneta senza Stato equindi destinato a fallire. La verità è chesiamo di fronte a un passaggio neces-sario e difficile per l’affermazione dellasovranità fiscale europea, fondamenta-le per il governo federale dell’UE. Lacausa scatenante di questa difficile par-tita politica è il collasso delle istituzionifinanziarie statunitensi del 2007-2008,dovuto al tramonto del ruolo egemoni-co degli Stati Uniti d’America e alla ne-

cessità di costruire un nuovo ordine in-ternazionale, nuove regole e nuove isti-tuzioni di governo democratico sovra-nazionale della globalizzazione.In questo quadro, l’euro rappresenta unpilastro per la costruzione di un nuovosistema monetario internazionale orien-tato alla stabilità monetaria e valutariaed è, innanzitutto, un pilastro che sor-regge la costruzione europea e costrin-ge gli Stati a confrontarsi con tale sfida.Infatti, nonostante la crisi, l’euro è rima-sto una moneta stabile e ben governa-ta; chi è sotto attacco è la capacità deigoverni nazionali di superare la crisi. LaBanca centrale europea, sotto la prece-dente guida di Jean-Claude Trichet, haassicurato il controllo della liquidità te-nendo l’inflazione sotto il 2% ed è inter-venuta attentamente sui mercati secon-dari con acquisto di titoli di Stato al finedi non farne precipitare i corsi. Con lanuova Presidenza di Mario Draghi, laBCE fornisce al sistema bancario un cre-dito illimitato per tre anni al tasso dell’1%per finanziare l’economia produttiva eindurre le banche a sostenere le quota-zioni dei titoli pubblici. I governi nazio-nali, invece, sono in affanno perché l’eu-ro esprime condizionamenti virtuosi sul

quadro europeo e costringe i paesi coni conti pubblici in disordine a correre airipari. I paesi esposti al rischio del debi-to sovrano eccessivo e con i conti inso-stenibili sanno che la loro uscita dall’eurosarebbe un salto nel buio, la Germaniae altri paesi con i conti in ordine sannoche il crollo dell’euro significa la desta-bilizzazione dell’intera Europa. La re-sponsabilità della sopravvivenza dell’eu-ro è nelle loro mani.La medicina del risanamento è quindiobbligata, ma è dura e investe la re-sponsabilità di tutti, Berlino compresa.Espone l’Europa intera al rischio di unarecessione destabilizzante.Una prima condizione per il necessariorisanamento è che esso può essere ge-stito solo da governi nazionali sorrettida larghe intese tra le forze politiche. E’quanto è accaduto in Italia, in Grecia, inPortogallo e in altri paesi europei ed in-teressa anche la Francia che si preparaall’appuntamento elettorale del 2012.In Germania lo schieramento europeosi è manifestato con il voto al Bunde-stag del 29 settembre sulla ratifica del-l’European Financial Stability Facility, vo-tato da una maggioranza che compren-deva anche i verdi e l’SPD e con l’oppo-

CC

Dicembre 20112

SOMMARIO

1 Con il Trattato internazionale si riaprono i giochi di Alfonso Sabatino4 L’MFE e la GFE aprono a Milano la Campagna per la Federazione europea4 Il futuro della democrazia in Europa e nel mondo5 L’Unione dei Federalisti Europei per una Federazione europea subito e con chi ci sta6 Jo Leinen è stato eletto Presidente del MEI6 La “Convention” di Roma per l’ICE7 La riunione del Comitato centrale MFE. Agire subito!7 Il Consiglio ombra del Gruppo Spinelli8 Gli incontri di Firenze dell’UGLC e dell’AICCRE8 Il Parlamento italiano sostiene l’obiettivo degli Stati Uniti d’Europa9 Per un piano europeo di sviluppo sostenibile di Alfonso Iozzo10 Beni pubblici e democrazia multilivello: una prospettiva oltre la crisi di Giampiero Bordino12 Ripartendo da Durban: un piccolo passo per un’azione climatica globale di Giorgio Grimaldi13 Quali strumenti per l’Europa post-crisi? Crisi dell’egemonia americana

e crollo finanziario di Antonio Mosconi16 Luigi Einaudi e Altiero Spinelli: un legame intellettuale in nome

del federalismo europeo di Sergio Pistone

19 Consiglio regionale del Piemonte• Forum europeoEuropa, iniziare un nuovo ciclo virtuoso di Augusta Montaruli• Attività europea del Consiglio regionaleL’Unione Europea e il MediterraneoIl 2012 e la Consulta Europea• Diventiamo cittadini europeiIl XXVII Seminario di formazione federalista di Bardonecchia

22 Attività federalista in Piemonte26 Libri

sizione della Linke e di frange interneallo schieramento di governo. Perquanto riguarda l’Italia, la formazio-ne del governo presieduto dal Sena-tore a vita Mario Monti, avvenuta il16 novembre, ha permesso l’ adozio-ne di una manovra finanziaria corret-tiva di circa 40 miliardi in tre anni ri-volta a far conseguire all’Italia il pareg-gio di bilancio entro il 2013. Le misuredi bilancio adottate, come il successivodecreto sulle liberalizzazioni, sono as-solutamente necessarie per ristabilirela fiducia dei mercati finanziari neiconfronti della tenuta delle finanzepubbliche del paese e, allo stesso tem-po, per ridare credibilità di partneraffidabile all’Italia, per riproporre ilruolo storicamente assolto da Romadi interlocutore decisivo per l’avanza-mento del processo di costruzione eu-ropea. Il fatto poi che il Governo Montisia sostenuto da un’ampia maggio-ranza parlamentare di convergenzanazionale conferma la scelta europea

dell’Italia e gli conferisce l’autorevo-lezza politica necessaria.La seconda condizione per il risanamen-to è una politica europea di sviluppo.Ciò richiede il completamento dell’unio-ne in senso federale con la creazione diun governo europeo sovranazionale, dinatura federale, sostenuto da un siste-ma politico interessato a sviluppare unapropria fiscalità a supporto di un bilan-cio dell’UE. Il bilancio andrebbe finan-ziato da nuove risorse proprie, comel’imposta sulle transazioni finanziarie ela tassa sulle emissioni di CO2 (carbontax) e con l’emissione di Union Bonds.Il passaggio può avvenire senza aumen-to della pressione fiscale totale poichépuò essere realizzato con il trasferimentoe la razionalizzazione a livello europeodi attuali competenze nazionali e ridu-zioni di imposte statali. Le spese per ladifesa e la promozione dell’innovazio-ne, della ricerca delle reti infrastrutturalieuropee, del passaggio ad un’econo-mia energy saving sono più produttive e

meno incidenti se affrontate a livello eu-ropeo. Occorre in pratica una riconver-sione dell’economia ai nuovi imperatividella globalizzazione e un deciso inter-vento di coesione tra aree europeea differente capacità competitiva. Suquesto punto è emblematico il con-fronto tra le capacità del sistemaproduttivo tedesco e le potenzialitàdell’economia greca.

L’euro definisce, quindi, il terreno su cuipuò avanzare l’UE, quello della cessio-ne di sovranità fiscale dopo la cessionedella sovranità monetaria avvenuto aMaastricht. Chi non è disponibile a par-tecipare all’eurozona non partecipa algioco. E’ciò che è emerso nel ConsiglioEuropeo del 9 dicembre 2011 quandoLondra, già esclusasi dall’euro per viadell’ opting out pronunciato a Maastri-cht, non ha voluto aderire al progetto diTrattato proposto dalla Germania. La po-sizione è stata confermata nel Consi-glio Europeo informale del 30 gennaiodove il Regno Unito è stato raggiuntonella sua posizione dalla RepubblicaCeca, che però non esclude di aderi-re in futuro, mentre la Svezia ha su-bordinato la firma al voto del proprioParlamento. Pertanto, il Trattato saràfirmato dai 17 membri dell’eurozonae dagli altri 8 paesi UE che intendonoadottare l’euro.Per chiarire il ruolo della moneta unicaoccorre esaminare i contenuti del nuo-vo Trattato che sarà firmato il 1 marzo aBruxelles prima di essere poi avviato alleratifiche nazionali ed entrare in vigorepossibilmente il 1 gennaio 2013.Va subito aggiunto che esso non modi-fica il Trattato di Lisbona. E’un accordointergovernativo che vincola solo gli Statifirmatari. Inoltre, presenta il limite diessere orientato a definire una discipli-na di bilancio ispirata rigidamente al ri-gore finanziario. Lascia quindi apertedue questioni decisive per un governoefficace dell’unione monetaria: quelladella promozione dello sviluppo e quel-la della disciplina democratica che necostituisce il necessario complemento dilegittimazione. Non si può lasciare ilgoverno dell’UE all’esito dei rapporti diforza tra i governi degli Stati membri.Intorno all’opportunità del Trattato sisono levate poi diverse voci, poiché, d’al-tra parte, il richiamo al rigore è già pre-sente nello stesso Trattato di Maastrichte nella recente legislazione comunita-ria: vedi il Six Pack, ovvero i sei atti legi-slativi dello scorso novembre che raffor-zano il Patto di Stabilità e Crescita del1997, le norme relative ai bilanci na-zionali e alla sorveglianza in materia disquilibri macroeconomici e il Patto europlus del marzo 2011. Da alcune parti siè quindi sostenuto che il vero significatopolitico sia quello di rassicurare l’eletto-re tedesco, soggetto politico decisivo per

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la conferma della Cancelliera tedescanel 2013, ma anche soggetto econo-mico che non può essere chiamato apagare i debiti accumulati dai passatigoverni lassisti degli altri partner euro-pei. Inoltre, la messa in sicurezza del con-tribuente tedesco fa avanzare l’ipotesiche gli impegni assunti con il Trattatopossano aprire la strada alla disponibi-lità di Berlino per una maggiore dota-zione del prossimo European StabilityMechanism (ESM) per gli interventi suimercati finanziari chiamato a sostituireil Fondo “salva Stati” EFSF. Nel comuni-cato finale del vertice, infatti, si rinviaall’incontro del prossimo 1° marzo lapossibilità di rivalutare l’adeguatezzadelle risorse dell’EFSF e dell’ESM.Per quanto riguarda una lettura pun-tuale, all’art.1, in primo luogo, il Trat-tato rende la potenziale area euro –le parti contraenti del Trattato - pro-tagonista del tentativo di costruzionedi una “governance economica euro-pea” attraverso il rafforzamento delladisciplina di bilancio espressa da un“Fiscal Compact” al fine di consegui-re l’obiettivo della crescita sostenibilee dell’occupazione. Ciò confermal’orientamento al risanamento dellafinanza pubblica attraverso il rigore.In secondo luogo, l’art 2 del Titolo IIinserisce il Trattato nel quadro dell’at-tuale legislazione UE e nel Trattato diLisbona e non li scavalca. La parte piùsignificativa è il Titolo III (artt 3-8) re-lativo al patto fiscale (Fiscal Compact).Il Titolo introduce i vincoli nazionali strin-genti del deficit di bilancio allo 0,5% delPIL e della riduzione del debito sovranofino alla soglia del 60% al tasso annua-le di un ventesimo dell’eccedenza (perl’Italia sarebbero tre punti di PIL da ac-cantonare ogni anno alla riduzione deldebito), ma la rigidità originaria del mec-canismo è stata attenuata. Rimane peròinvariato l’automatismo dell’interven-to di monitoraggio e sanzione dellaCommissione e il ricorso alla Corte digiustizia europea a meno che non siabloccato dal voto contrario di unamaggioranza qualificata. Il Titolo IV èpoco significativo perché dedicato alcoordinamento delle politiche nazio-nali e alla convergenza ma non pre-vede alcun piano comunitario di pro-mozione dello sviluppo. Acquista in-vece rilevanza il Titolo V sulla gover-nance dell’area euro. L’art. 12 è cen-trale da un punto di vista delle inteseevolutive poiché dà rilevanza ai verti-ci dei capi di Stato e di governo deipaesi UE. In pratica i Consigli europeiformali a 27 saranno chiamati a rati-ficare ciò che avranno deciso i 17 chein certe occasioni potranno allargarela partecipazione agli altri Stati firma-tari del Trattato internazionale. L’art. 13poi dispone positivamente la consulta-zione dei rappresentanti dei parlamenti

dei paesi aderenti al Trattato e dei rap-presentanti del Parlamento europeo perla condotta delle politiche economichee di bilancio. E’una finestra che apre ver-so un maggiore campo di interventodei parlamenti. Infine l’art 14. 2 del Ti-tolo VI, dedicato alle disposizioni transi-torie e finali, introduce la novità dell’en-trata in vigore del Trattato a seguito del-la ratifica da parte di una maggioranzaqualificata di Stati firmatari appartenentiall’area euro (12 su 17, pari ai 2/3). Vie-ne così superato il principio della ratifi-ca da parte di tutti gli Stati per la suaentrata in vigore che finora ha creatoincidenti di percorso.

L’intesa raggiunta impone ai federalistidi intervenire per sfruttare le opportuni-tà che essa presenta, per promuoverela costruzione di una vera unione fisca-le e, di conseguenza, della Federazioneeuropea. Le linee di mobilitazione ri-guardano sia il livello nazionale chequello europeo.La firma del Trattato, dopo le rassicu-razioni fornite alla Germania sul temadel rigore, dovrebbe innanzitutto con-sentire agli altri partner di chiederel’avvio di una cooperazione tra paesimembri e istituzioni comunitarie perl’attivazione di iniziative di sviluppocompatibili con gli attuali assetti delTrattato di Lisbona. E’ il primo passonecessario per creare il dovuto con-senso delle forze politiche e dei citta-dini per la sua ratifica e per il rilanciodel processo europeo. In questo sen-so, è possibile autorizzare l’emissio-ne di eurproject bonds da parte dellaBanca europea degli investimenti perfinanziare progetti europei nelle in-frastrutture di trasporto, nelle comu-nicazioni e nell’energia, progetti di ri-cerca e di innovazione capaci di darenel tempo un ritorno economico equindi pagare il servizio del debito.L’azione andrebbe diretta in partico-lare modo verso le regioni affette dadeficit di competitività per consentirea tutti di fronteggiare la crisi deflatti-va in corso. E’ sempre possibile por-tare a una dimensione di sicurezza ladotazione dell’ESM, almeno a 750 o1000 miliardi di euro, per consentir-gli di intervenire sui mercati finanziarinelle operazioni di rinnovo dei presti-ti in scadenza degli Stati membri e peravviare un’esperienza operativa per ilfunzionamento di una futura Agenziadel debito europea. Appendice di unSegretariato al Tesoro dell’UE, taleAgenzia dovrebbe porre sotto control-lo le emissioni e gestire il collocamentodei titoli degli Stati membri e dellastessa UE per il finanziamento dellapolitica generale di sviluppo di lungoperiodo.Il secondo passo riguarda il rilancio delprogetto costituente. Proprio la questio-

ne della legittimazione democratica del-le misure adottate riapre i giochi cheapparentemente si erano chiusi al mo-mento dell’entrata in vigore del Trattatodi Lisbona, ritenuto erroneamente esau-stivo per affrontare i problemi dell’allar-gamento. In realtà, la firma del Trattatorende possibili due iniziative immediatee convergenti.La prima dovrebbe essere un’iniziativadel Governo italiano e di altri governidisponibili per una dichiarazione da al-legare al Trattato internazionale al mo-mento della sua firma del 1 marzo 2012,rivolta a precisare l’obiettivo della co-struzione della Federazione europea, in-dicando gli elementi essenziali del pro-getto, il metodo e l’agenda, analoga-mente alla funzione assolta dalla Dichia-razione n. 23 allegata al Trattato di Niz-za su iniziativa Amato- Schroeder cheaprì la strada alla Convenzione diLaeken sulla Costituzione europea.La seconda spetterebbe al Parlamentoeuropeo per chiedere la convocazionedi una Convenzione a carattere costi-tuente chiamata a discutere un proget-to di Trattato da esso preparato (ripe-tendo l’iniziativa Spinelli degli anni 80della preparazione di un nuovo Tratta-to). Il Parlamento dovrebbe richiamarecon aspetti innovativi la procedura direvisione dei Trattati prevista all’art. 48del Trattato di Lisbona puntualizzandol’obiettivo di realizzare un’unione po-litica di natura federale, la partecipa-zione alla Convenzione dei paesi di-sponibili, il ricorso al voto a maggio-ranza per le deliberazioni della Con-venzione, la sua composizione conrappresentanti della Commissione,dei governi partecipanti e di rappre-sentanze del Parlamento europeo edei parlamenti nazionali. Infine il te-sto del nuovo trattato di Unione do-vrebbe essere ratificato attraverso unreferendum europeo ed entrare in vi-gore con l’adesione di una maggioran-za di Stati capace di esprimere la mag-gioranza delle popolazioni coinvolte.

Va ricordato che queste indicazionisono state ribadite nella “Convenzio-ne sul ruolo dell’Italia per rilanciarel’obiettivo della Federazione euro-pea”, promossa a Roma il 14 genna-io 2012 (vedi a pag. 5). Inoltre il Par-lamento italiano ha approvato a lar-ga maggioranza il 25 gennaio 2012due risoluzioni che recepiscono la ri-chiesta al Governo italiano di promuo-vere una Dichiarazione da allegare alTrattato internazionale e diretta a ria-prire “il processo costituente versoun’Unione politica dei popoli europei”,la quale è indicata esplicitamentecome gli ”Stati Uniti d’Europa”.Ormai i giochi sono aperti. Occorre an-dare avanti.

Alfonso Sabatino

Dicembre 20114

La lotta federalista

L’MFE e la GFE aprono a Milanola Campagna per la Federazione europeaVenerdì 30 settembre, presso Palaz-zo Marino, sede del Comune, è sta-ta ufficialmente aperta a Milano lacampagna “Cento città per la Fede-razione europea” con un convegnodal titolo “Europa: Federazione ocatastrofe”. Alfonso Iozzo per il MFEe Onorio Rosati, Segretario dellaCamera del lavoro, hanno svolto duerelazioni sul tema “Un governo fe-derale europeo per salvare l’euro erilanciare crescita e occupazione”.Iozzo, ha messo in evidenza comecon l’unità monetaria, gli europei sitrovino oggi in equilibrio precario suun asse dal quale possono caderedalla parte dell’unità politica, e cosìsalvarsi, oppure dalla parte del di-sfacimento dell’euro e dell’Unionestessa, e così perdersi. Rosati ha inparticolare richiamato alle proprieresponsabilità i politici del continen-te per la creazione di un reale inter-locutore politico europeo.Franco Spoltore, Segretario naziona-le del MFE, ha quindi aperto la tavo-la rotonda. Sono intervenuti MarioBaldassarri, Marco De Andreis, Bru-no Tabacci. Ha chiuso l’incontro, il

L’appuntamento annuale di dibatti-to del MFE e della GFE è stato ospi-tato a Cagliari nei giorni 8 e 9 otto-bre 2011 e ha trattato argomenti distringente attualità nel più ampio ediscusso ambito del futuro della de-mocrazia in Europa e nel mondo.Hanno partecipato all’evento, oltreche militanti e simpatizzanti dellalocale sezione MFE-GFE, circa 50partecipanti provenienti da altre re-gioni (Piemonte, Lombardia, Vene-to, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio,Sicilia) che hanno animato il dibatti-to nel corso delle due giornate.La prima sessione è stata dedicataad una disamina in ottica federali-sta della crisi delle ideologie e delleistituzioni politiche, già individuatada Altiero Spinelli nel Manifesto diVentotene: Luisa Trumellini, in parti-colare, ha evidenziato come alla de-

Presidente del MFE, Lucio Levi, cheha ribadito l’urgenza di un’iniziativapolitica da parte dei paesi dell’Euro-gruppo.Il giorno successivo, 1° ottobre, laGFE della Lombardia ha organizza-to, presso Palazzo Marino, una ta-vola rotonda di forze politiche mila-nesi intitolata “Europa: federazioneo catastrofe. Quale futuro per i gio-vani e per l’Europa?”.Nel pomeriggio dello stesso giorno,in Piazza San Babila, i federalisti han-no organizzato una raccolta di firmesull’appello per la Federazione eu-ropea.

La presenza federalista è proseguitalunedì 10 ottobre. Presso la Fonda-zione Corriere della Sera si è tenutoil primo incontro del ciclo “La sfidadella crisi: più o meno Europa?”,organizzato da ISPI, Corriere dellasera e Università Bocconi. Il tema diquesto evento era “Italia: sacrifici pernoi o per l’Europa?”, animato daFranco Bruni, Direttore dell’ISPI, conla partecipazione di Ferruccio DeBortoli (Direttore di Corsera) e di

Mario Monti. Monti ha attaccato du-ramente l’azione di questi anni deigoverni francese e tedesco che han-no esautorato il ruolo della Commis-sione e si sono autoproclamati ilgoverno dell’Europa. La stessa let-tera della BCE al Governo italianomostra questa divaricazione tra con-tenuti e funzione: non può essereuna banca centrale ad entrare neldettaglio dei provvedimenti da pren-dere. Avrebbe dovuto farlo la Com-missione. De Bortoli è andato sullascia di Monti. L’Italia di questi anninon è più stata “un paese fondato-re”, mentre un tempo contava per-ché c’era un metodo comunitario.Merkel e Sarkozy fanno oramai an-ch’essi la politica degli annunci dicose che poi non realizzano. A se-guito dell’intervento di Antonio Lon-go (Direzione MFE), Monti ha glissa-to sul tema del governo di emergen-za, ma ha tenuto a dire che condivi-de l’analisi federalista sul punto cheun’Italia europeista darebbe un for-te impulso alla ripresa del processodi unificazione, attraverso il supera-mento del metodo intergovernativo.

Il futuro della democraziain Europa e nel mondo

cennale crisi delle istituzioni si ac-compagni l’incapacità del modellieconomici dominanti, sviluppatisi inun contesto prettamente nazionale,di spiegare i concetti di crisi e di di-suguaglianza sociale. È seguito unricco approfondimento di AntonioMosconi sulle cause profonde dellagrave crisi in cui versano il capitali-smo e l’ideologia neo-liberista e leconseguenti prospettive di riforma:Mosconi in particolare ha identifica-to la crisi finanziaria mondiale conla crisi dell’ideologia che ha soste-nuto l’imperialismo americano e delmodello di modernità finora cono-sciuto. Il federalismo si configura, inquest’ottica, come fondamentalestrumento per riportare il capitalismosotto un controllo democratico, sot-toponendolo ad una decisa riformavolta ad introdurre elementi di ugua-

glianza sociale e di governo dellaglobalizzazione. Annamaria Baldus-si, docente di Storia e Istituzioni del-l’Asia presso l’Università di Cagliari,ha illustrato la “nuova grande diver-genza” tra il continente asiatico equello europeo e le stringenti possi-bilità di cooperazione unite alla ne-cessità di salvaguardare le differentiattitudini nei confronti del percorsodemocratico, in particolare alla lucedella tendenza della Cina a persegui-re obiettivi di sviluppo economico sen-za porsi come una potenza egemonedi tipo dominante né come modelloper il resto del mondo. Carlo MariaPalermo infine ha voluto analizzare leesperienze democratiche e federali aldi fuori dell’Europa, analizzando dueesempi di federalismo compiuto (In-dia) e incompiuto (Sud America), sot-tolineandone limiti e opportunità.

PiemontEuropa 5

La sessione pomeridiana del sabatoha voluto affrontare il tema dellademocrazia in un’ottica orientata allapartecipazione e all’organizzazionedella lotta politica, con l’obiettivo dianalizzare il ruolo del MFE e deglialtri movimenti della società civilenell’ambito del processo democrati-co europeo e mondiale. AlessandroCavalli ha trattato il tema della par-tecipazione politica nell’era digita-le, sottolineando come il profondomutamento nel campo della comu-nicazione politica impatti fortemen-te sull’azione strategica e sui suoi ri-svolti organizzativi. La “comunicazio-ne di rete”, in particolare, nel qua-dro dei recenti movimenti sociali diindignazione, pone le basi per lanascita di nuove e diverse organiz-zazioni politiche. Lucio Levi ha ana-lizzato l’organizzazione della forzafederalista nell’ottica dell’azione so-vranazionale, sottolineando come unmovimento politico, per essere effi-cace, debba combinare analisi teo-rica (studiando e analizzando la sto-ria e la società in cui innestare lavolontà politica rivoluzionaria) e at-tivismo politico (definendo un’azio-ne politica atta a promuovere il cam-biamento): una cultura politica inno-vativa inoltre necessita di innovazioniorganizzative che le forze federali-ste hanno individuato nella militan-za a mezzo tempo, nel ruolo centra-le della sezione e nell’organizzazio-ne di campagne politiche in colla-borazione con reti di organizzazionidella società civile, come il MFE in-tende fare per l’Iniziativa dei Citta-dini Europei. Francesco Violi ha for-nito un’approfondita disamina delpopulismo. Michele Ballerin, infine,

ha offerto una panoramica del pro-getto Federalismo 2.0, legato all’at-tività dell’Ufficio Comunicazione delMFE, illustrando in particolare lepotenzialità dell’utilizzo dei socialnetworks nella diffusione di idee emessaggi politici.La terza ed ultima sessione è statadedicata allo sviluppo della demo-crazia nell’area del Mediterraneo,volendo così dare una connotazionetangibile delle potenzialità dello stru-mento democratico, e della struttu-ra federale, in un’area travolta daimportanti sconvolgimenti politici edeconomici, terreno fertile per espe-

rimenti innovativi di sviluppo.Jacopo Di Cocco, coordinatore dellaCommissione istituita dal Comitatocentrale del MFE per analizzare i pro-blemi dell’area del Mediterraneo, hapresentato le prospettive di integra-zione politica dell’area, divisa tra de-siderio di sovranità e tendenze inte-graliste, la cui emancipazione avràdelle importanti conseguenze socia-li (legate, ad esempio, al necessarioprocesso di laicizzazione) e necessi-terà di un forte sostegno ai processidi democratizzazione, tramite un“Piano Marshall” posto in essere inprimis dall’Unione Europea, la qua-le dovrebbe altresì impegnarsi adintavolare un confronto politico e diidee tra le due sponde del Mediter-raneo, riproponendo taluni strumentisperimentati in Europa, quale quel-lo della politica agricola comune.Antonio Mosconi ha presentato laproposta, elaborata da Alfonso Ioz-zo, di Comunità Euro-Mediterraneadell’Energia, che intende rivoluzio-nare le consuete logiche di politicaestera facendo leva sulla risorsa delsole nei paesi del Nord Africa, riper-correndo la strada della ComunitàEuropea del Carbone e dell’Acciaio.Bruno Mazzola ha quindi presentatola proposta di istituzione di una Ban-ca per lo sviluppo del Mediterraneo,sul modello della Banca Europeadegli Investimenti, con l’obiettivodi porre in essere interventi fina-lizzati al sostegno dell’iniziativaprivata (e in particolare delle PMI)e delle infrastrutture, in un quadrogenerale di rallentamento del tas-so di sviluppo a causa della crisifinanziaria e di debolezza dei si-stemi finanziari locali.

L’Unione dei Federalisti Europei per unaFederazione europea subito e con chi ci staNei giorni 12 e 13 novembre 2011 ilComitato federale dell’UEF, riunitosia Bruxelles sotto la presidenza di An-drew Duff, ha approvato all’unanimi-tà una risoluzione, intitolata “Unionefederale subito”, i cui punti salienti sipossono così riassumere:- la radicalità della crisi dell’eurocontiene la possibilità del suo crolloe, con esso, del processo di integra-zione europea; d’altra parte l’eurosi può salvare solo se, al di là di mi-sure tampone, come il Fondo “salvaStati” e la riforma del Patto di stabi-lità e crescita, si costruisce rapida-mente un vero governo economicoeuropeo, che significa un’unione fi-

scale e un bilancio federale e quindile risorse (Union bonds e tasse eu-ropee) e i poteri sopranazionali perrendere possibile un rigore finanzia-rio accompagnato dalla capacità dipromuovere la crescita sulla basedi un nuovo modello di sviluppo so-cialmente ed ecologicamente so-stenibile;- un vero governo economico euro-peo, democraticamente legittimo,comporta un trasferimento di sovra-nità con un esecutivo fondato sul votodei cittadini europei e un legislativoin cui ci sia la piena codecisione fraPe e Consiglio e l’eliminazione di ogniforma di veto nazionale;

- la procedura attraverso cui realizza-re una riforma dei trattati che realizziuna federazione economica e fiscaleè una Convenzione costituzionale trai paesi disponibili, le cui proposte pos-sano entrare in vigore anche in man-canza di una ratifica unanime;- i federalisti devono impegnarsi amobilitare l’opinione pubblica, an-che attraverso l’iniziativa dei Citta-dini Europei, a favore di un “NewDeal” che includa un reale trasferi-mento di poteri dal livello nazionalea quello europeo nei settori dellatassazione, del bilancio, della politi-ca economica e di quella estera e disicurezza.

Convenzione sul ruolodell’Italia per rilanciarel’obiettivo dellaFederazione europea

La Convenzione organizzata dal MFE, alTeatro Capranica di Roma, il 14 gennaio2012, ha posto alla classe politica e amolte organizzazioni della società civiledue questioni di fondo da cui dipende ilfuturo degli europei, ovvero:

FEDERAZIONE EUROPEA SUBITO!UN PIANO EUROPEO

DI SVILUPPO SOSTENIBILE

Alla relazione introduttiva del PresidenteMFE Lucio Levi, sono seguiti oltre 30 in-terventi di rappresentanti di partiti, sin-dacati e organizzazioni della società civi-le. Hanno partecipato AEDE, AICCRE,CIME e GFE. Le conclusioni sono statetratte dal Segretario nazionale FrancoSpoltore. Date le numerose adesioni,sono in corso di formazione in Piemonte,Lombardia, Veneto, Emilia ed altre regioniitaliane i Comitati per la Federazioneeuropea.

Dicembre 20116

Jo Leinen è stato eletto Presidente del MEIIl Movimento Europeo Internaziona-le, che comprende 42 Consigli na-zionali e 32 associazioni internazio-nali (tra cui l’UEF, la JEF, le confede-razioni partitiche europee e la CES)ha tenuto la sua Assemblea federa-le annuale a Varsavia il 25-26 no-vembre 2011. Hanno partecipato peril CIME il Presidente Virgilio Dastoli,il Vicepresidente Sergio Pistone e ilmembro dell’Ufficio di PresidenzaLeonardo Cesaretti.Come Presidente del MEI èstato chiamato a succedere a PatCox Jo Leinen, il quale è statoPresidente dell’UEF dal 1997 al2005. L’UEF è inoltre presente nel

nuovo organigramma con il suo te-soriere Olivier Hinnikens e con ilsuo Segretario generale ChristianWenning, eletto nel Board delMEI. Dastoli, che con Leinen,AndrewDuff, Guy Verhofstadt, Daniel Cohn-Bendit, Silvie Goulart, Isabelle Du-rant e Sergio Cofferati fa parte delBoard del Gruppo Spinelli e ne è ilConsigliere politico, è – in quantomembro del Board del MEI in quali-tà di suo ex-Segretariogenerale –l’uomo di collegamento fra il MEI eil Gruppo Spinelli.Per quanto riguarda la linea politica,il MEI ha approvato, in primo luogo,una risoluzione, in cui dopo avere

denunciato l’attuale crisi dell’unioneeuropea, chiede un’unione politica,economica e fiscale che renda possi-bili un governo economico europeoaffidato ad una Commissione demo-craticamente legittimata dal Parla-mento europeo, la sostituzione deicontributi nazionali al bilancio euro-peo con risorse proprie, gli Eurobonde un vero fondo monetario europeoe in secondo luogo la convocazione,su iniziativa del Parlamento europeo,di una nuova Convenzione europeacon decisioni a maggioranza.Si è anche discusso sull’ICE, senzaperò ancora una decisione sull’ini-ziativa.

La “Convention” di Roma per l’ICESi è svolta a Roma il 25 novembre una“Convention” riguardante l’Iniziativadei Cittadini Europei (ICE). La Convention è stata presieduta daLucio Levi (Presidente nazionale delMovimento Federalista Europeo) e daPaolo Ponzano (Presidente Movimen-to Federalista Europeo sezione diRoma). All’inizio dell’incontro entram-bi hanno evidenziato l’importanzadello strumento ICE introdotto nel Trat-tato di Lisbona. Strumento necessariopoiché solo con la partecipazione daparte dei cittadini si può proporre unpiano di sviluppo europeo per la cre-scita e la piena occupazione.Sono poi intervenuti: Pietro Soldini(Responsabile immigrazione CGIL),Beppe Allegri (Basic Income Network),Sergio Bellucci (comitato scientificoSEL), Roberto Ceccarelli (Generazio-ne Obama), il Senatore del PD RobertoDi Giovan Paolo, Federico Eicheberg(Segreteria nazionale FLI).A dimostrazione del successo dell’ini-ziativa, il Vicesegretario nazionale del

MFE, Paolo Acunzo, ha dato notiziadelle telefonate ricevute dalle segre-terie del Ministro degli Affari europeiEnzo Moavero Milanesi, del Presiden-te della Provincia di Roma Nicola Zin-garetti e dal Segretario generale del-la FIOM Maurizio Landini e delle ri-sposte arrivate nei giorni precedenti

da parte di importanti esponenti dinumerosi partiti quali Pierluigi Bersa-ni, Gianni Pittella, Sandro Gozi, Da-vid Sassoli, Debora Serracchiani eLapo Pistelli per il PD; Nichi Vendolaper SEL; Francesco Rutelli per API; Nic-colo’ Rinaldi per IdV; Roberta Angelillie Mario Abbruzzese per il PDL.

Roma, 25 novembre 2011. La sede del CIFE durante i lavori della “Convention”

ISCRIVETEVI E FATE ISCRIVERE I VOSTRI AMICI AL

MOVIMENTO FEDERALISTA EUROPEOQUOTE DI ISCRIZIONE ALLA SEZIONE DI TORINO PER IL 2012

– SOCI MILITANTI e SOSTENITORI(compresi gli abbonamenti a L’Unità Europea, Piemonteuropa, Il Federalista e Dibattito Federalista) sssss 100,00

– SOCI ORDINARI (compresi gli abbonamenti a L’Unità Europea, Piemonteuropa) sssss 31,00

– FAMILIARI (con stesso indirizzo dei Soci ordinari o militanti) sssss 15,00

– SOCI GIOVANI (14-18 anni) sssss 15,00

I versamenti devono essere effettuati sul c/c postale n. 28731107 intestato a: M.F.E. - via Schina, 26 - 10144 Torinospecificando la causale del versamento

PiemontEuropa 7

La riunione del Comitatocentrale MFE. Agire subito!Sabato 26 novembre 2011, nellaconsueta sede del CIFE a Roma, siè riunito il Comitato centrale delMovimento Federalista Europeo. IlPresidente Lucio Levi ha aperto ilavori esprimendo la soddisfazio-ne del Movimento per la nascita delGoverno Monti. Ha poi affermatoche la gravità della crisi dell’euroe l’inadeguatezza del Trattato diLisbona a farvi fronte hanno de-terminato la concentrazione delpotere di decisione nelle mani deldirettorio franco-tedesco, che si èdimostrato impari alle sfide delmomento. Per Levi, il Fondo “salvaStati” è solo un rimedio provviso-rio, costituito al di fuori del qua-dro istituzionale. Per di più non èancora operativo, come rilevato daDraghi.Dopo l’unione monetaria dobbia-mo costruire l’unione fiscale e lanostra ICE deve avere questi obiet-tivi: tasse europee (carbon tax eTobin tax) ed emissione di project-eurobonds. La Germania continuaad opporsi ed ha anche qualchebuona ragione, perché sono gli

Stati a dover sanare i propri debi-ti. Ma occorre anche lo sviluppo equesto può essere promosso solodall’Unione Europea. Bisogna pro-cedere verso la costituzionalizza-zione dell’Eurozona.Passando poi al quadro d’azione,Levi ha ricordato che il Comitatofederale dell’UEF non ha preso unachiara posizione a favore dell’ICE.Fa ben sperare il favore con cuiguardano all’ICE la JEF ed il suonuovo Presidente. Anche Jo Leinen,in procinto di diventare Presidentedel Movimento Europeo Internazio-nale, ha una posizione favorevole.Infine il Presidente ha indicatocome strumenti per la mobilitazio-ne: 1) la costituzione di Comitatilocali per la Federazione europea,2) le Convenzioni regionali e loca-li dei cittadini europei; 3) la costru-zione di reti a livello europeo conl’obiettivo di giungere ad una gran-de convenzione europea nella sededel Parlamento europeo. Il Segre-tario Franco Spoltore ha, poi, ini-ziato la sua relazione rivendican-do al Movimento il merito di aver

fatto le scelte giuste con l’appro-vazione dell’Appello e con la pro-posta dell’ICE. Con la nascita delGoverno Monti è cambiata l’atmo-sfera e l’Italia può giocare un ruo-lo importante.Oggi sta esplodendo il problemadella legittimità democratica. Se ilgoverno tedesco deve avere il con-senso preventivo del Bundestagprima dei vertici europei, gli altriparlamenti vengono messi in unacondizione di inferiorità rispetto alparlamento tedesco. Una riformadei trattati a 27 è impensabile.Occorre dunque una forte volontàpolitica per fare un nuovo trattatoper l’Eurozona.Come ai tempi del Trattato Spi-nelli, occorre che i federalisti col-leghino l’opinione pubblica, lamacchina del consenso, con glistrumenti istituzionali, ipotizzan-do ad esempio una convenzionecostituente a geometria variabi-le. Il cambio di governo in Italiaci consente di mettere in cantie-re nuove iniziative nel nostro Pa-ese.

Il Consiglio ombra delGruppo SpinelliIn coincidenza con il Consiglioeuropeo di Bruxelles dell’8-9 di-cembre 2011, il Gruppo Spinelliha organizzato un Consiglio om-bra, che ha approvato e diffusouna articolata presa di posizioneintitolata “Contro la tentazionefranco-tedesca di un colpo deicapi di Stato è necessaria unaleadership condivisa per un’Euro-pa realmente democratica e fe-derale”. A conclusione di una cri-tica al tentativo di affrontare lacrisi esistenziale dell’Unione Eu-ropea con strumenti e procedureintergovernative e dopo l’affer-mazione della necessità di unaprofonda revisione dei trattati, ildocumento del Gruppo Spinellisostiene: “Il nuovo Trattato nonpotrà limitarsi a stabilire nuoveregole e penalità nel quadro del-la governance dell ’Eurozona.Piuttosto dovrebbe completare ilquadro istituzionale e affrontareil problema della distribuzione

delle competenze fra Unione eStati membri e rafforzare quelledell’Unione in aree con dimen-sioni europee. Dovrebbe ancheapprofondire la dimensione de-mocratica dell’unione. Infine ilTrattato dovrebbe stabilire stru-menti per assicurare una crescitasostenibile, la protezione dei dirit-ti sociali ed economici, includendola solidarietà a cominciare dai“projects bonds” che sono indi-spensabili per stimolare gli investi-menti in aree quali i trasporti (fer-rovie, strade, fiumi), l’energia(smart grid, energie verdi, efficien-za energetica), progetti di ricercascientifica di larga scala.Il Gruppo Spinelli chiede al Pe diadottare le linee guida di una rifor-ma complessiva per il futuro del pro-getto europeo prima del Consiglioeuropeo del marzo 2012.Per facilitare la via per un compro-messo democratico noi proponia-mo che sia convocata una Conven-

zione costituente sulla base del-l’art. 48 del Trattato di Lisbona.Questa nuova Convenzione do-vrebbe coinvolgere rappresentantidel Pe, dei parlamenti nazionali,della Commissione, dei capi di Sta-to e di governo. Devono esservipienamente associati i partner so-ciali e la società civile. Il processodi ratifica potrebbe includere an-che una riunione dell’Agorà dei cit-tadini.La Convenzione dovrebbe essere ingrado di lavorare in condizioni fles-sibili in modo da rispondere ade-guatamente sia alle istanze del-l’Eurozona che alle istanze riguar-danti tutti gli Stati membri. Dovreb-be anche stabilire fin dall’iniziodelle modalità di ratifica per im-pedire il blocco da parte di unaminoranza. Di decisiva importan-za è che il risultato della Conven-zione non possa essere modificatodalla successiva conferenza inter-governativa”.

Dicembre 20118

Il Parlamento italiano sostienel’obiettivo degli Stati Uniti d’EuropaIn una dichiarazione approvata aRoma il 15 dicembre 2011 dalConsiglio di Presidenza del Consi-glio Italiano del Movimento Euro-peo veniva criticato il risultato delConsiglio europeo dell’8-9 dicem-bre 2011 e si lanciava un appelloalle forze federaliste a portareavanti una linea alternativa a quel-la dei governi per imprimere unasvolta in senso federale all’integra-zione europea. In seguito all’ini-ziativa del Consiglio Italiano delMovimento Europeo (di cui è pre-sidente Pier Virgilio Dastoli e Ser-gio Pistone è uno dei Vicepresiden-ti), la Camera e il Senato hannoapprovato il 25 gennaio 2012 alarghissima maggioranza una riso-luzione presentata congiuntamen-te da PD, PDL e UDC e una risolu-zione radicale, che esprimono unanetta e forte scelta federalista. Ipunti fondamentali da sottolinea-re sono i seguenti.- Il trattato attualmente in discus-sione fra i governi dell’UE (menola Gran Bretagna), che sancisce ladisciplina di bilancio e il rigorenelle finanze pubbliche degli Statimembri (il cosiddetto fiscal com-pact), vuol essere un passo avantinella direzione di una politica eco-

nomica comune che è il completa-mento necessario della monetaunica, ma presenta due gravi limi-ti. Anzitutto esso è molto concen-trato sul tema della stabilità e pocosul tema della crescita che deverestare al centro dell’iniziativa po-litica dell’Unione, se si vuole evi-tare che venga travolto l’euro evengano vanificati gli sforzi di ri-sanamento dell’Italia. In secondoluogo, la disciplina di bilancio, purnecessaria e improcrastinabile nel-l’eurozona e nell’intera Unione,non sarà efficace se essa non saràsottoposta al vincolo ineludibiledella disciplina democratica cheimplica, nei loro rispettivi livelli dicompetenza, il coinvolgimento nonformale ma sostanziale del Parla-mento europeo e dei parlamentinazionali.- Pertanto il fiscal compact può es-sere accettato solo come il primopasso di un processo che deve con-cretizzarsi rapidamente in due svi-luppi fondamentali. Anzitutto de-vono essere potenziati gli strumentidi intervento sui mercati finanzia-ri, in particolare lo European Sta-bility Mechanism, e deve realizzar-si una più stretta integrazione eco-nomica all’interno dell’Unione in

Gli incontri di Firenze dell’UGLCe dell’AICCRECon la partecipazione del Presidentedel Consiglio regionale del PiemonteValerio Cattaneo, membro titolaredella delegazione italiana, il Consigliomondiale dell’UCLG (United Cities andLocal Governments), si è riunito a Fi-renze dal 9 all’11 dicembre 2011. Era-no presenti 500 rappresentanti di Entilocali e regionali provenienti da oltre40 paesi.Come emerge dal comunicato fina-le, il Consiglio ha definito una stra-tegia per i prossimi anni focalizzatasui contributi dei poteri locali e re-gionali alle politiche dello svilupposostenibile, con particolare attenzio-ne alla prossima conferenza mondia-le delle Nazioni Unite “Rio + 20” chesi svolgerà in Brasile dal 20 al 22giugno 2012. E’ stato poi firmato unMemorandum di intesa con il World

Water Council, in vista del WorldWater Forum di Marsiglia del prossi-mo anno, che sottolinea l’importan-za della collaborazione tra le dueorganizzazioni. L’UCLG si è ancheimpegnata a pubblicare il Terzo rap-porto del Global Observatory on De-centralization “Governance of LocalBasic Services” e a sviluppare un In-dice di valutazione sul governo loca-le e il decentramento. Il UCLG in-tende, inoltre, offrire contributi allaterza United Nations Conference onHousing and Sustainable Urban De-velopment (Habitat III). Infine, dopoavere espresso solidarietà e soste-gno al processo democratico aper-tosi nella regione del Mediterraneo,è stato creato un nuovo gruppo dilavoro sul Medio Oriente e due grup-pi sullo sviluppo economico.

Sempre nel capoluogo toscano si èriunita il 9 dicembre anche la Dire-zione nazionale dell’AICCRE Visti irisultati del contemporaneo Consi-glio Europeo di Bruxelles, è statodeciso di preparare un documentopolitico per avviare una campagnadi rilancio del processo costituenteeuropeo e creare un Governo fede-rale dell’UE.L’iniziativa è rivolta a dare un fortesegnale di presenza politica alle ce-lebrazioni del 60° anniversario dellafondazione dell’AICCRE e intendeanche rivendicare una politica eco-nomica di sviluppo delle istituzionieuropee, ecologicamente e social-mente sostenibile, per contrastare glieffetti recessivi delle necessarie mi-sure di risanamento dei bilanci pub-blici nazionali (vedi www.aiccre.it).

particolare con l’introduzione del-la tassazione sulle transazionifinanziarie,lo sviluppo progressivodei titoli di debito pubblico comu-ni dell’area euro e la creazione diuna tesoreria europea, parte dellaCommissione e responsabile difronte al Parlamento europeo. Insecondo luogo dovrà realizzarsiuna complessiva riforma dei trat-tati per completare la costruzio-ne di una Unione federale dota-ta di piena legittimazione demo-cratica, anche attraverso unaConvenzione.- L’obiettivo degli Stati Uniti d’Eu-ropa dovrà essere precisato defi-nendo gli elementi essenziali delprogetto, il metodo e l’agenda inuna dichiarazione – promossa dalgoverno italiano e da sottoscriverecon altri governi disponibili – cheaccompagni il trattato internazionale(il fiscal compact) ispirandosi al mo-dello della dichiarazione 23 sul fu-turo dell’Europa annessa al Trattatodi Nizza su proposta di GiulianoAmato e di Gherard Schroeder e sot-toscritta dai governi dei paesi fon-datori delle Comunità Europee. Sutale base si dovrà riaprire il proces-so costituente verso una Unione po-litica dei popoli europei.

PiemontEuropa 9

In un quadro mondiale in profondaevoluzione, caratterizzato dalla par-tecipazione di masse crescenti allosviluppo, che richiede un uso razio-nale ed efficiente delle risorse natu-rali (alimentari, energetiche) l’Euro-pa deve attuare una politica di stret-to controllo delle risorse trasforman-do il suo sistema economico e pro-duttivo in modo equo e sostenibile.Le scelte di fondo dell’Europa sonoorientate nella giusta direzione, daifini indicati nel Trattato di Lisbonasino alle decisioni del Consiglio Eu-ropeo per il 2020. La stretta via delrigore di bilancio (sia per gli Stati cheper gli individui) e dello sviluppo so-stenibile è percorribile solo con unosforzo comune europeo. Lo sviluppopuò essere ripreso solo con investi-menti che rendano competitive leimprese europee, riducendo i con-sumi ed il costo dell’energia e dellematerie prime, utilizzando appienole tecnologie dell’informazione, va-lorizzando e diffondendo la societàdella conoscenza, riequilibrando ilpotere di acquisto .Il progressivo aumento del redditopro capite dei cittadini delle econo-mie emergenti apre enormi possibi-lità all’Europa di esportare beni eservizi di qualità. Senza la chiara in-dicazione che è possibile avviarsiverso una nuova e diversa fase dellosviluppo si perderà l’occasione diinserire con successo l’economia eu-ropea nel nuovo ciclo mondiale.La capacità di produrre beni indu-striali con alta componente tecnolo-gica, servizi avanzati, beni culturaliè già diffusa in molte settori ed areedell’economia europea ma solo seinserita in una scelta strategica puòdiffondersi, ampliarsi, migliorarsi.Con il mercato comune prima e conil mercato unico successivamentel’Europa ha avviato lunghi cicliespansivi. Ora è necessaria unascelta analoga diretta ad inserirepienamente l’Europa nella nuovaeconomia mondiale. Le propostecircolate in questa difficile fase del-l’economia europea sono spessoindirizzate nella giusta direzionema limitandole ai singoli quadrinazionali ne compromettono la re-

alizzabilità, l’efficacia, l’economicità.Analogamente al programma delmercato unico del 1992 che volevaaffrontare il costo della “non Euro-pa”, anche adesso le soluzioni pro-poste sono limitate dal costo chedeve essere sopportato per la “nonEuropa”. L’esempio più rilevante èdato dagli investimenti in ricerca –specialmente nel campo della nuo-va energia – per comprendere comepiani unicamente nazionali e nonintegrati a livello europeo siano unimmane spreco di risorse, non piùconsentito dalla necessaria politicadi rigore che deve orientare i bilancipubblici e le stesse imprese private.E’ indispensabile il varo di un “pia-no europeo” limitato ma decisivo perindicare la direzione di marcia a tut-ti gli operatori economici e sociali eu-ropei. E’ responsabilità primaria del-la Commissione europea proporre lemisure necessarie al Parlamento edal Consiglio europeo e presentarleai cittadini, alle forze politiche, eco-nomiche e sociali europee.Il piano deve coinvolgere anche lerelazioni con le aree più strettamen-te correlate con l’Unione, per la loroprossimità geografica, in particolarei paesi del Mediterraneo che hannoavviato una profonda evoluzionepolitica, economica e sociale.Il piano di investimenti proposto asuo tempo con grande lungimiran-za dal Presidente Delors deve esse-re oggi riproposto e finalizzato a cre-are le necessarie condizioni di com-petitività, sostenibilità, coerenza so-ciale per il rilancio europeo.Spetta alla Commissione indicare iprogetti da sostenere, garantirne lafattibilità, assicurarne la gestione ri-gorosa e trasparente. Il bilancio eu-ropeo dovrebbe, a termine, esserefinanziato esclusivamente da risorseproprie e la “carbon tax”, quella sul-le transazioni finanziarie, la nuovaIVA europea ne dovrebbero esserele componenti essenziali. Le propo-ste già avanzate dalla Commissionein materia di carbon tax e di tassasulle transazioni finanziarie costitu-iscono elementi essenziali del “pia-no” e la loro adozione può garantir-ne il finanziamento.

La carbon tax può inoltre spingere ilsistema economico verso scelte di so-stenibilità ed è compatibile con mi-sure transitorie dirette a far gravarela tassa anche sui prodotti importatida aree che non abbiano ancoraadottato misure analoghe.La tassa sulle transazioni finanziariepuò essere utilizzata per rendere so-cialmente sostenibile la transizionedel sistema economico rifinanzian-do in modo significativo il Fondo perl’adeguamento alla globalizzazione,ridefinendo i compiti dello stesso espostare almeno in parte il carico fi-scale dal lavoro non qualificato eprecario alla rendita finanziaria.Il varo del “Piano” , con le sue misu-re di fiscalità comune europea, do-vrebbe essere accompagnato da unariduzione delle spese ora previste alivello degli Stati membri nei settoridi intervento comune.Al fine di assicurare la massima tra-sparenza ed efficienza nell’uso del-le risorse è necessario prevedere intutti i casi ove sia possibile e certa-mente nel campo delle ricerche dinuove fonti energetiche l’attivazio-ne di programmi specifici e, se delcaso, di agenzie responsabili nell’usodei fondi.Poiché l’obiettivo principale del “Pia-no” è il rilancio degli investimenti oc-corre prevedere interventi finanzia-riamente significativi – anche se aderogazione differita – attivandol’emissione di euro project bond,coinvolgendo la BEI nella istruttoriae gestione degli interventi, da effet-tuare attraverso un “Fondo Patrimo-niale” che mantenga la proprietàdegli investimenti effettuati, per laparte finanziata dal Piano al fine didisporre – con il reddito sia pure dif-ferito di tali investimenti – di risorseper le nuove generazioni.

Indicazioni quantitativeCon la tassa sulle transazioni finan-ziarie occorrerebbe reperire circa 30/40 miliardi di euro di risorse aggiun-tive al bilancio europeo per consen-tire stanziamenti adeguati nel set-tore della ricerca e nel rifinanziamen-to del “fondo“ istituito dalla Commis-sione nel 2006 per far fronte alle

Il dibattito federalista

Per un piano europeodi sviluppo sostenibiledi Alfonso Iozzo

Dicembre 201110

difficoltà indotte dall’adeguamentodel mercato del lavoro dalla globa-lizzazione. Il bilancio dell’Unione siattesterebbe così vicino alla sogliadell’1,27 % concordata a suo tempotra gli Stati membri:Nei precedenti cicli espansivi l’Euro-pa è riuscita a creare oltre 15 milio-ni di nuovi posti di lavoro. Il “Piano”dovrebbe consentire la creazione dialmeno 20 milioni di nuovi posti dilavoro, considerato che dovrebberendere competitivo in particolare ilsettore dei servizi e dimezzare cosìl’attuale tasso di disoccupazione.L’entità degli investimenti previsti dal“Piano” dovrebbe raggiungere alme-no i 300/500 miliardi, da erogarenell’arco di tre/cinque anni. Per con-sentire l’emissione di euro projectbond o garanzie da parte dell’Unio-ne occorrerebbe una carbon tax ca-pace di produrre un gettito di alme-no 50 miliardi annui per ripagare le

emissioni. L’utilizzo della carbon taxper sostenere nella fase di avvio ilpiano di investimenti sarebbe pie-namente giustificato dal fatto che latassa stessa tenderà a diminuire manmano che l’economia europea – an-che grazie al “Piano” proposto – uti-lizzerà fonti energetiche non gene-ratrici di CO2. Al termine del “Piano” l’Unione di-sporrebbe di un patrimonio la cui en-tità potrebbe raggiungere un valorealmeno doppio dell’investimento, as-sicurando così alle nuove generazio-ni un adeguato sostegno come av-viene per i giovani norvegesi grazieal “fondo pensioni” alimentato dal-la rendita petrolifera: in questo casosarebbe la rendita sulle nuove fontidi energia attivate dal “Piano” congli investimenti e le spese di ricerca.In particolare il “Fondo Patrimonia-le” potrebbe sostenere l’inserimen-to dei giovani europei con progetti

di servizio civile per i ragazzi che altermine degli studi si affacciano almondo del lavoro (basati anche sul-l’esperienza di“Erasmus”), di forma-zione per eliminare il precariato, dipromozione di attività lavorative au-tonome, di sviluppo dell’imprendito-rialità giovanile.

Attivazione parziale o integraledel “Piano” da parte di un grup-po di Stati membriQualora si riscontrassero insupe-rabili difficoltà per la partecipazio-ne di tutti gli Stati occorrerebbeprevedere la possibilità procedereda parte di un gruppo di Stati, at-tivando le norme sulle cooperazio-ni rafforzate, specialmente da par-te dell’Eurogruppo e degli Stati chevorranno associarsi, come già pre-visto nelle recenti proposte ”Europlus” presentate dal Governo te-desco sulla competitività.

La crisi finanziaria ed economica mon-diale in corso ha certamente molte-plici dimensioni e ragioni, che sonooggetto da tempo di riflessione e didibattito. La sua complessità derivadalla varietà dei fattori in gioco, dallamolteplicità degli attori (pubblici e pri-vati) in campo, dalla dialettica delleideologie e degli interessi che agisco-no per affrontarla. Una strada possi-bile per tentare di ridurre questa com-plessità e dare un’interpretazione allacrisi è offerta, a mio parere, dall’ana-lisi del tema dei beni pubblici. E’ unastrada ovviamente non esclusiva néesaustiva, ma può consentire da unlato, sul piano teorico, di compren-dere meglio un aspetto fondamenta-le della crisi, d’altro lato, sul piano del-la prassi politica, di elaborare strate-gie e progetti di lungo periodo (oltreil breve respiro della congiuntura) perfarvi fronte più efficacemente. Si trat-ta anche di elaborare strategie e pro-getti che abbiano capacità comunica-tiva e forza persuasiva presso l’opi-nione pubblica e che siano in gradodi assumere visibilità adeguata neldibattito pubblico. Il tema dei benipubblici, e del loro ruolo decisivo peruna reale possibilità di godimento deibeni privati, penso possa avere que-sta capacità e questa forza. E’ ancheun modo, voglio ancora osservare, diripensare e aggiornare la tradizionedel pensiero federalista, alla luce del

nuovo mondo globale in cui viviamo.La crisi attuale, in sostanza, ha origi-ne da una inadeguata produzione egaranzia di alcuni fondamentali benipubblici, o comuni, che sono le “con-dizioni di possibilità” sia del funzio-namento dei mercati sia più in gene-rale del funzionamento della societàcivile, o in altre parole della vita stes-sa delle persone: pace; sicurezza (neimolti e diversi significati che questotermine può assumere, non solo comeordine pubblico); stabilità monetariae finanziaria; legalità e certezza deldiritto; qualità dell’ambiente; salute;conoscenza; lavoro ecc. I beni pub-blici (intesi, secondo convenzione,come beni non escludibili e non riva-li, non producibili dal mercato) e i benicomuni (commons, beni non escludi-bili ma rivali nel consumo, come lerisorse naturali, limitate e quindi pas-sibili di esaurimento) sono alla basedell’economia e della vita sociale,come già aveva in qualche misura ar-gomentato il “padre” dell’economiapolitica classica Adam Smith. Difesamilitare, giustizia, moneta, strade eporti ecc.: senza tutto ciò, come po-trebbero funzionare davvero i merca-ti e le società? E senza fari, un benepubblico prodotto da autorità pubbli-che, come potrebbero, osserva Smi-th, realizzarsi in sicurezza la naviga-zione e i traffici marittimi? Smith, apo-logeta del libero mercato, sapeva però

benissimo che questo avrebbe potutoesistere e funzionare solo in presenzadi una adeguata fornitura di beni pub-blici, da parte di autorità pubbliche (loStato, in sostanza). Nella crisi mon-diale attuale, due secoli dopo Smith,la carenza dei beni pubblici è diven-tata drammaticamente visibile ed è inqualche modo entrata nell’esperien-za quotidiana e comune. Chi forniscee garantisce davvero, dopo il declinodel dollaro e del suo Stato-fornitore(gli Stati Uniti), una moneta stabile econdivisa per gli scambi mondiali? Chiregola e controlla davvero, in assen-za di istituzioni regolative mondiali, leattività finanziarie, i movimenti di ca-pitali che possono incidere pesante-mente sui sistemi economici, sulla vitadelle imprese e di chi vi lavora, e suirisparmi stessi delle singole persone?In un contesto di progressivo esauri-mento delle risorse naturali disponi-bili, chi può regolare e garantire dav-vero una gestione di queste risorse ingrado di consentire la sopravvivenzae una vita decente anche alle gene-razioni future? Le domande di questotipo potrebbero continuare e le rispo-ste, in base all’esperienza concreta enon per pregiudizio ideologico, sareb-bero sempre le stesse. L’esperienza cidice che la fornitura dei beni pubbliciè inadeguata, che questa inadegua-tezza mette in pericolo la possibilitàdi godimento dei nostri beni privati (in

Beni pubblici e democrazia multilivello:una prospettiva oltre la crisidi Giampiero Bordino

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ultimo, alla radice, della stessa nostravita), che gli Stati e le autorità pubbli-che esistenti soffrono di una crisi cre-scente di legittimazione (con conse-guenti disastri istituzionali e politici)per non essere più in grado di pro-durre e garantire in modo adeguatoquesti beni.Credo che proprio il tema dei rappor-ti fra beni pubblici e beni privati pos-sa dare forza e capacità comunicati-va e persuasiva, nel dibattito pubbli-co, a strategie e progetti politici “pro-gressivi” per affrontare la crisi e percostruire nuovi modelli di sviluppo (so-stenibile, in senso economico, am-bientale , sociale e istituzionale) e disocietà (inclusiva). A chi sostiene ilproprio disinteresse per i beni pubbli-ci, a chi si preoccupa esclusivamentedei propri beni privati, a chi pensa chetutti i problemi possano essere risoltisecondo la logica del mercato, a chiteorizza o pratica l’”individualismopossessivo” si può facilmente segna-lare quanto stretto sia, nei fatti, il le-game fra presenza dei beni pubblici epossibilità di godimento reale dei beniprivati. Se forse l’uno per cento dellapopolazione mondiale, quella iper-ric-ca, globalizzata e totalmente mobile,

può sfuggire, o almeno tentare disfuggire, ai vincoli da carenza di benipubblici, l’altro novantanove per cen-to non è in grado di farlo. Può certa-mente illudersi (o essere illusa: poten-za delle ideologie e dei media) di po-terlo fare, ma alla fine la realtà è sem-pre dura come le pietre. Alla fine, ci siaccorge dell’inganno, anche se spes-so troppo tardi. Si può dunque soste-nere, per usare un altro linguaggio,che vi è una solida base di convenien-za alla radice di comportamenti coo-perativi e solidali e, in sostanza, di unapossibile etica pubblica orientata allacura dei beni pubblici. Non si tratta diessere più o meno “buoni”, ma di es-sere più o meno intelligenti nella sceltadella convenienza propria e di quellacomune.Nel mondo globale attuale (o meglio“glocale”, dato che locale e globaleinterferiscono l’uno con l’altro: il lo-cale tende a globalizzarsi e il globaletende a localizzarsi), la produzione efornitura dei beni pubblici deve ne-cessariamente avvenire ad una plu-ralità di livelli, dal locale al globaleappunto. Nessun livello, da solo, è piùin grado di fornire in modo adeguatotali beni, a cominciare dal livello del-

lo Stato nazionale, tradizionale e ri-conosciuto (nell’immaginario colletti-vo) fornitore di beni pubblici, dalla si-curezza esterna ed interna alla mo-neta, nell’età della modernità occiden-tale. Nel secolo globale, in particola-re, nel quale flussi globali di capitali,merci, persone, segni e valori “perfo-rano” i confini di qualsiasi Stato e ter-ritorio, e nessun “muro” può riusciread impedirlo (la rivoluzione tecnolo-gica nelle comunicazioni e nei trasportidi fatto lo impedisce), l’assenza o ca-renza di un livello istituzionale e poli-tico di pari livello è destinata inevita-bilmente a produrre catastrofi. Sonocatastrofi (militari, finanziarie, am-bientali, sociali ecc.) che ognuno di noipuò vedere o anche direttamente sof-frire, ma che la “falsa coscienza” pro-dotta dal discorso pubblico prevalen-te nella politica e nei media tende anascondere, o deviare, come fanno imovimenti populisti, su “capri espia-tori” di varia natura: la congiura dellafinanza mondiale, l’invasione deglistranieri, la cultura cosmopolita (un’in-genuità da intellettuali...) e altro an-cora.Vi sono dunque, in sintesi, diversi li-velli necessari di produzione e forni-

EUROPA CONTEMPORANEACorso 2011-2012 dell’UNITRE di Torino

Coordinatori: Prof. Lucio Levi, docente di Politica comparata nell’Università di Torino e Presidente del MovimentoFederalista Europeo; Prof. Sergio Pistone, docente di Storia dell’integrazione europea nell’Università di Torino e mem-bro dell’Ufficio esecutivo dell’Union of European Federalists; Alfonso Sabatino, Direttore editoriale di “Piemonteuropa”e Segretario piemontese del Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa. Gli incontri si svolgeranno dalle ore 16 alleore 18, in Via Schina 26, e sono aperti alla partecipazione degli iscritti e simpatizzanti del MFE.

SVILUPPO E PROSPETTIVE DEL PROCESSO DI UNIFICAZIONE EUROPEAIl corso ricostruirà nelle sue linee essenziali il processo di unificazione europea per giungere a chiarire come esso si trovioggi di fronte a sfide esistenziali (in particolare crisi dell’euro, ruolo dell’Europa nel contesto della fine dell’egemoniaamericana e della formazione di un sistema mondiale pluripolare, instabilità della sponda sud-ovest del Mediterraneo,crisi italiana) che impongono la rapida realizzazione di una vera federazione europea.

14/11/2011 Il crollo del sistema europeo degli Stati come fase di incubazione del processo diunificazione europea (1914-1945).

28/11/2011 Le tre correnti dell’europeismo: il federalismo, il funzionalismo e il confederalismo.12/12/2011 Dal Piano Marshall al fallimento dei progetti di Comunità Europea di Difesa e di

Comunità Politica Europea (1945-1954).09/01/2012 La Comunità Economica Europea e la realizzazione dell’unione doganale e della politica

agricola comune (1955-1968).23/01/2012 Crisi dell’integrazione europea, elezione diretta del Parlamento europeo e Atto Unico

Europeo (1969-1987).06/02/2012 Mercato unico, unione monetaria, Trattato di Lisbona (1988-2009).20/02/2012 L’Europa e la crisi economico-finanziaria mondiale.05/03/2012 La sfida derivante dalla fine dell’egemonia americana e dall’affermarsi di un sistema

mondiale pluripolare.19/03/2012 L’Unione Europea e la questione russa.02/04/2012 Il ruolo dell’Europa per il progresso e la pace nel Medio Oriente e nel Nord Africa.16/04/2012 L’Europa di fronte all’alternativa fra costruzione di una federazione europea democratica

ed efficiente e la disgregazione.14/05/2012 L’impegno decisivo cui è chiamata l’Italia per la realizzazione della federazione europea.

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Con due giorni di ritardo e dopo aversfiorato il fallimento, all’alba dell’11 di-cembre 2011, a Durban (Sudafrica), siè conclusa la diciassettesima Conferen-za delle parti (COP 17) della Conven-zione quadro sul cambiamento climati-co delle Nazioni Unite (UNFCCC). Tresono i principali risultati del lungo ne-goziato: la Piattaforma di Durban perun’azione rafforzata (DPEA), la secon-da fase del Protocollo di Kyoto e il Fon-do verde per il clima. La DPEA, sotto-scritta da tutti i 194 paesi partecipantialla UNFCCC, ha stabilito che un grup-po di lavoro ad hoc elaborerà entro il2015 un protocollo (o altro strumentolegale o atto con valore vincolante glo-bale) con obblighi e responsabilità dilimitazione e riduzione delle emissionidi gas ad effetto serra, pur differenzia-te, per tutte le Parti da far entrare invigore dal 2020 e con indicato l’obietti-vo di riduzione totale per il 2050 da de-finirsi entro il 2020, tenendo conto del-le indicazioni del Fifth Assessment Re-port dell’Intergovernmental Panel onClimate Change (IPCC). L’Unione Eu-ropea (UE) è riuscita a mantenere in vitail Protocollo di Kyoto, ad oggi l’unicoatto legalmente vincolante volto alla ri-duzione delle emissioni climalteranti,per una seconda fase (dal 2013 al 2017con possibile prosecuzione fino al2020). Gli obiettivi di riduzione saran-no concordati con una decisione aven-te forza legale entro il maggio 2012.Rispetto alla prima fase (in scadenza nel2012) la partecipazione sarà limitataprincipalmente ai paesi dell’UE (respon-sabili di circa il 15% delle emissioni glo-

Ripartendo da Durban: un piccolo passoper un’azione climatica globaledi Giorgio Grimaldi

tura dei beni pubblici, tra loro inter-connessi e interdipendenti: quello lo-cale (i vari possibili livelli sub-nazio-nali, dal comune alla regione), quellonazionale, quello transnazionale ocontinentale, come nel caso dell’Unio-ne Europea o delle grandi federazio-ni continentali esistenti, dagli StatiUniti all’India; infine quello mondia-le, senza la cui adeguata esistenza efunzionamento, data la globalizza-zione in atto, tutti gli altri livelli sonodestinati ad una parziale o totale im-potenza. Si tratta di un quadro istitu-zionale e politico complesso,del tuttoinedito nella storia umana, in parteesistente e in parte carente o assente,che sfida in modo radicale la nostracapacità di immaginazione istituzio-nale, politica e progettuale. Come

pensare, come progettare, come rea-lizzare la ripartizione dei poteri e del-le competenze fra i diversi livelli?Quali beni pubblici, o quali dimensionidello stesso bene pubblico, devonoessere prodotti e forniti da ciascun li-vello, e in quali forme e modi? Qualifoedera (patti) vanno costruiti fra idiversi livelli istituzionali e fra le di-verse appartenenze e lealtà delle ri-spettive comunità di riferimento?Come realizzare un sistema fiscalemultilivello che consenta di finanzia-re la produzione dei beni pubblici informe coordinate e sostenibili? Comelegittimare democraticamente, attra-verso il consenso e il dibattito pubbli-co, i diversi processi decisionali, ai di-versi livelli, in forme adeguatamentecoordinate fra loro? Come costruire e

comunicare una cultura condivisa checonsenta di “pensare”, e dunque diaccogliere, l’inedita complessità di unademocrazia multilivello, ed anchemulticulturale (inevitabile, data la me-scolanza delle appartenenze e delleidentità determinata dai flussi), decli-nata al plurale?Tutto ciò, tutte queste domande, do-vrebbero essere poste al centro deldibattito pubblico, per riuscire ad an-dare oltre il respiro corto delle contin-genze e delle congiunture. Risponde-re ai problemi (la crisi mondiale at-tuale, in specifico) significa anzituttosapersi fare le domande, e poi tenta-re le risposte. Se ciò non avviene,come spesso non avviene, mancal’orizzonte dell’agire: ci muoviamociechi in una notte buia.

bali e di poco più di un terzo di quelledei paesi dell’Allegato I dell’UNFCCC,quelli industrializzati a carico dei qualisarebbe prevista una riduzione) a cau-sa dell’abbandono o del disimpegnodella maggior parte degli altri paesi (inparticolare Canada, Russia e Giappo-ne). E’ stato inoltre costituito il Fondoverde per il Clima (GCF), già previstodagli accordi della COP 16 di Cancun,dotato dal 2020 di 100 miliardi di dol-lari all’anno per sostenere la lotta alcambiamento climatico nei paesi in viadi sviluppo (PVS). E’ la prima volta che alivello internazionale viene concordatada tutti gli Stati una roadmap per ela-borare un accordo climatico globale acarattere vincolante, cercando di supe-rare antiche divisioni e disegnare nuo-ve alleanze tra Nord e Sud del mondoed anche tra paesi sviluppati, da un lato,e paesi emergenti (in particolare il grup-po BASIC - Brasile, Sudafrica, India eCina) e in via di sviluppo, dall’altro. L’UE,messa ai margini alla COP 15 di Cope-naghen, a Durban è ritornata un lea-der climatico e, d’intesa con altri paesie soprattutto con l’Alleanza degli Statidelle piccole isole (AOSIS) e il gruppodei paesi meno sviluppati (LDC), forma-to dagli Stati più vulnerabili e danneg-giati dall’effetto serra, vincendo molteresistenze (Stati Uniti, India ecc.) è riu-scita a far prolungare il Protocollo diKyoto in attesa della nuova governanceclimatica globale la cui realizzazione èaffidata alla DPEA. Anche la Cina, di-venuta il paese con maggiori emissionidi CO2, ha accettato di partecipare alnuovo accordo climatico globale pre-

parandosi nel frattempo a sviluppare lagreen economy. Tuttavia le riforme e leazioni attese, urgenti e necessarie, sonostate rinviate. Fino al 2020 soltanto ilProtocollo di Kyoto e gli impegni nazio-nali o privati volontari saranno in azio-ne. Intanto la situazione climatica mon-diale presenta un bilancio in deciso peg-gioramento. L’IPCC aveva sollecitatoun’azione congiunta immediata per ten-tare un assestamento della temperatu-ra media terrestre entro i 2°C al di so-pra dei livelli pre-industriali (o entro1,5°C), ed evitare lo scenario che si stadelineando di un aumento medio di 3-4°C, ritenuta una soglia di non ritornoche impedirebbe di frenare il riscalda-mento del globo. Accanto ai commentipositivi per il nuovo inizio critiche e scet-ticismo provengono soprattutto dalle or-ganizzazioni della società civile che ac-cusano di disinteresse e mancanza diuna volontà politica ad impegnarsi peruna politica climatica efficace gli Statiindustrializzati ed emergenti, ripiegatisu interessi economici e strategici na-zionali e sulla priorità assoluta assegna-ta alla crisi economica e finanziaria. Siregistra anche uno stallo nell’implemen-tazione di diverse misure specifiche pre-viste dalle precedenti COP, mentre ilGCF rappresenta una “conchiglia vuo-ta” non essendone state specificate lefonti di finanziamento. Infine, il rischioche il cammino verso l’accordo climati-co globale possa bloccarsi, riaprendodivisioni e contrasti o conducendo a ri-sultati modesti, è tutt’altro che remoto.Il cambiamento climatico, causato so-prattutto dalle attività umane, è una

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La crisi, iniziata nel 2007 ed ora giun-ta al secondo round, è diversa da tut-te le altre che l’hanno preceduta, adeccezione di quella del 1929, perchéevidenzia il fallimento del capitalismoda qualsiasi punto di vista sia consi-derata. Come documentato daReinhart e Rogoff (2009), non è solouna recessione economica, ma unacontrazione finanziaria, conseguentealla creazione di un’immensa bollacreditizia che ha prima alimentato iprofitti privati, poi gonfiato i debitipubblici. Queste contrazioni sono sta-te sempre seguite da sei o sette annidi stagnazione. La prima soluzione,

Quali strumenti per l’Europa post-crisi?Crisi dell’egemonia americanae crollo finanziario

avanzata da economisti democraticiamericani come Bergsten ed Eichen-green, prevede un sistema moneta-rio internazionale con più valute di ri-serva (dollaro, euro, renmimbi ed al-tre). Essa è compatibile con visionidell’economia internazionale comequella di Rodrik, che suggerisce di raf-forzare i poteri di controllo degli Statinazionali affinché possano difenderei modelli sociali interni, scelti demo-craticamente. (Nel caso europeo am-mette, bontà sua, che sia l’Unione afarlo e non i singoli Stati membri). Laseconda è quella proposta inizialmen-te dai federalisti (documento Iozzo-

Mosconi), poi dalla Cina (Zhou-XiaoChuang), ma non ancora dall’Unio-ne europea: essa prevede la progres-siva sostituzione del dollaro e di altremonete nazionali di riserva con unamoneta mondiale, all’inizio i “dirittispeciali di prelievo” riformati per unruolo ecu-like. Si tratta di una propo-sta in continuità col pensiero dell’ulti-mo Keynes e dei suoi successori piùinsigni nel campo della politica mo-netaria, Tommaso Padoa-Schioppa eRobert Triffin; ed è compatibile con lavisione dell’economia mondiale d’al-tri economisti, come Stiglitz, convintiche le regole siano necessarie per la

di Antonio Mosconi

La Conferenza di Durban

conseguenza del modello di sviluppobasato sulla crescita economica senzalimiti a scapito del benessere comune edella tutela dell’ambiente. Solo un Gre-en New Deal può invertire la tendenzaalla crescita dello sfruttamento delle ri-sorse naturali superiore al loro reinte-gro e contenere l’aumento della tem-peratura media terrestre. E’ una sfidapolitica, culturale, morale ed economi-ca per l’umanità che va affrontata pro-grammando e costruendo una societàglobale con valori, istituzioni e fontienergetiche ecosostenibili. Per coniuga-re tutela dell’ambiente, giustizia socia-le, rispetto dei diritti umani, ecosvilup-po, perseguimento dei Millennium Go-als, sono necessari la riforma del con-testo negoziale dell’UNFCCC (coinvol-gimento della società civile globale or-ganizzata, finanziamenti e supporto aprogetti verificabili ed ecocertificabili, ac-quisizione di un metodo di lavoro in-clusivo e nonviolento alla ricerca del-l’armonia e del bene comune -l”indaba” di Durban -, eliminazione delveto e utilizzo del voto a maggioranzasuperqualificata, possibilità di coopera-zioni rafforzate ecc.) e nuove istituzionisovranazionali (Organizzazione mon-diale per l’ambiente, con adeguati po-teri, risorse proprie provenienti da tas-se ecologiche e sulle transazioni finan-ziarie e con un’Alta autorità capace diadottare e attuare un piano globale perl’ambiente, Corte internazionale perl’ambiente). Un ruolo guida dovrebbeessere svolto dall’UE perseguendo gliobiettivi della propria Energy Road Map(riduzione delle emissioni dell’80-95%

entro i prossimi 40 anni), correggendogli effetti distorsivi del mercato delleemissioni e di altri meccanismi del Pro-tocollo di Kyoto, promuovendo con ipaesi disponibili ad accelerare la tran-sizione energetica verso una low car-bon economy una Comunità globale perl’ambiente capace di agire disponendodi una carbon tax europea e contribuen-do allo sviluppo della multilevel gover-nance ambientale in altre parti del mon-do. La Conferenza delle Nazioni Unitedi Rio de Janeiro del giugno 2012(Rio+20), focalizzata su green economy,sviluppo sostenibile e sradicamentodella povertà e sulle riforme istituzio-nali necessarie per la global governan-ce ambientale, potrebbe essere l’oc-

casione giusta per avviare almeno al-cune delle riforme sopraindicate econtribuire a potenziare gli impegnidi Durban.

- Durban Climate Change Conferen-ce: http://unfccc.int/meetings/durban_nov_2011/meeting/6245.php- Giorgio Grimaldi, Roberto Palea, TwentyYears After the 1992 UN Rio Conferenceon Environment and Development: theDurban Step and the Need for a GlobalEnvironmental Government on ClimateChange, Research Paper, Turin, Centre forStudies on Federalism, November 2011,pp. 50.http://www.csfederalismo.it/attachments/2313_RP_Grimaldi_Palea_Eng.pdf

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sopravvivenza del mercato globalecome lo furono per lo sviluppo deimercati nazionali. Questa proposta èportata avanti dal Movimento Fede-ralista Europeo in collaborazione conla Fondazione Triffin (della quale Ioz-zo è vice-presidente). Gli Stati nazio-nali – secondo la nostra proposta –dovrebbero impegnarsi a risanare ipropri conti. Le Federazioni regionali,in particolare l’Unione Europea, do-vrebbero guidare e finanziare (me-diante imposizione propria ed emis-sioni obbligazionarie) il piano di ricon-versione e sviluppo fondato sugli in-vestimenti, materiali ed immateriali,necessari per la fuoriuscita dal fossile(Alfonso Iozzo, Alberto Maiocchi, Gui-do Montani). Ritengo che anche le po-litiche anticicliche ed i salvataggi (o ifallimenti pilotati) delle aziende ban-carie e finanziarie a rischio sistemicodovrebbero formare oggetto di unacooperazione rafforzata fra i membridella Zona euro. Ciò consentirebbe dievitare la trasformazione generica didebiti pubblici nazionali in debito eu-ropeo, invisa ai tedeschi, in modo piùpreciso e convincente di quanto poiproposto da Prodi e Quadrio-Curzio(la loro iniziativa ha comunque il pre-gio di offrire in garanzia l’oro dellapatria, risparmiando ai tedeschi l’im-barazzo di chiedercelo). Comunicareai cittadini europei, come fanno Me-rkel e Sarkozy, che si devono investire(a puro titolo d’esempio) 3000 miliardidi euro per stabilizzare il debito deiPaesi dell’Europa del Sud, provocapercezioni molto diverse rispetto aduna comunicazione che, invece, spie-ghi che: a) si costituisce un Fondo di1000 miliardi per difendere da attac-chi speculativi il debito preesistentealla crisi (31/12/2007), in pratica l’at-tuale FESF; b) si costituisce un secon-do Fondo di 500 miliardi per stimolialla domanda durante le crisi (da ria-limentare nei periodi positivi) median-te investimenti di cui beneficia tuttal’industria europea (e quella tedescapiù delle altre); c) si crea un Istitutoeuropeo agente e garante degli au-menti di capitale necessari per ade-guare i ratios delle Banche a rischiosistemico (di nuovo: soprattutto fran-cesi e tedesche). Si eviterebbe così unde-leveraging eccessivo. Le azionicomprate dal Fondo dovrebbero es-sere cedute al mercato una volta ri-stabilita la fiducia, la plusvalenza in-camerata dal Fondo. Per fermare laguerra finanziaria, innescata dalla crisiamericana e continuamente rinfoco-lata dalla gestione americana dellacrisi (i cedimenti dell’Amministrazio-ne Obama alla pressione delle ban-che per depotenziare e rallentare lanuova regolamentazione finanziaria,sono indicativi di questa tensione)

hanno assunto rilievo strategico le lot-te per la riforma in senso democrati-co delle Istituzioni internazionali, apartire dal Fondo monetario e dall’Or-ganizzazione del commercio, e per larappresentanza unitaria della Zonaeuro nel Fondo stesso. In questo qua-dro meritano ogni sostegno gli sforziprodigati dai federalisti italiani per ria-nimare l’UEF, per avviare il Movimen-to dei Movimenti, e per proporre alWorld Federalist Movement campi diattività, ora non seguiti, come la rifor-ma del sistema monetario internazio-nale.

General intellect e crisi della mo-dernità.Il fallimento finanziario americano èstato propagato al mondo intero.Questo esito non era scontato: in par-te si deve alla cinghia di trasmissioned’intere classi dirigenti finanziarie na-zionali, addestrate in Goldman Sachso al Fondo monetario. Il “partito ame-ricano” è ancora forte.Dal sistema bancario, ufficiale edombra, la crisi si è trasmessa all’eco-nomia reale, attraverso l’effetto ric-chezza ed il credit crunch, armi d’effi-cacia assoluta con cui i banchieri, cre-ando disoccupazione, ricattano i go-verni per essere salvati e poter rico-minciare. Riempiti di liquidità dagliStati, che si sono indebitati allo sco-po, i banchieri attaccano il debito de-gli Stati stessi, costretti così a rivalersisui soliti: lavoratori dipendenti, pen-sionati e risparmiatori. Il vincitore conl’asso nella manica (la Banca) esce dalsaloon dalla porta posteriore guar-dandosi le spalle. Il perdente (lo Sta-to) esce dalla porta principale e rapi-na i passanti per rifarsi. Slavoj Zizek,il filosofo di Lubiana che non esita aridefinire comunista una nuova ipo-tesi d’emancipazione dell’umanità,denuncia il fallimento morale dellamodernità. Com’è possibile, si chie-de, che trilioni di dollari siano statiregalati dai governi alle istituzionibancarie di tutto il mondo, mentre nonè mai stato possibile mobilitare risor-se anche solo lontanamente compa-rabili per affrontare la drammaticapiaga della povertà e la rovinosa crisiecologica? Non approfondisco le sueproposte perché sono convinto che,allo stato dell’arte, l’umanità non siapreparata a sostituire il capitalismo eche l’esito felice di fuoriuscite nazio-nali dal capitalismo sia impossibile. Sipossono invece introdurre riformeprofonde, capaci anche di creare con-dizioni propedeutiche al superamen-to del capitalismo, su scala continen-tale e mondiale. Un altro filone d’ana-lisi delle trasformazioni del capitali-smo riguarda la cosiddetta economiacognitiva. Il modo di produzione con-

seguente alla rivoluzione scientifica edalla globalizzazione comporta la pro-gressiva sostituzione di capitale hard,le “macchine”, con capitale soft, in-corporato negli esseri umani e nelleloro protesi informatiche. Ciò dovreb-be consentire, in prospettiva, il supe-ramento del capitalismo, poiché nonè pensabile che l’intero patrimonio co-noscitivo, creativo, emotivo e relazio-nale della società sia sottomesso alcapitale (Vercellone). La scienza, inparticolare, non potrà essere subor-dinata per sempre al potere del capi-tale (Severino). L’esito, tuttavia, puòessere diverso. La modernità, sostie-ne Rullani, ha utilizzato a fondo lapotenza di due dispositivi che hannoreso lo sviluppo automatico e auto-propulsivo, sottraendolo così al giu-dizio ed alla responsabilità dei sog-getti: l’uso massiccio di conoscenza ri-producibile (una macchina replicati-va indifferente a tutto quello che ec-cede la sua funzione) e la separazio-ne delle sfere d’azione in sub-sistemispecializzati (scienza, tecnica, econo-mia, politica, diritto, ecc.) ciascuno deiquali persegue prestazioni distintesenza considerare gli effetti prodottisugli altri sub-sistemi. Per uscire dallacrisi “occorre sottrarre ai tanti auto-matismi messi in campo dalla moder-nità il controllo esclusivo della molti-plicazione cognitiva”. A questo vastoprogramma seguono istruzioni prati-che per le piccole e medie imprese:puntare sulla produzione di senso, disimboli e di legami, che non inquina-no e consentono di ripristinare il pro-fitto (di accrescere ulteriormente, di-rebbe Marx, il divario fra valori discambio e valori d’uso). Non è pro-prio quel che Marx si attendeva dalgeneral intellect profetizzato nei Grun-drisse: una conoscenza diffusa ed in-corporata nelle persone umane e nel-l’intreccio di relazioni intellettuali, cheavrebbe consentito la loro emancipa-zione dal capitale. Nel passaggio dal-l’era della proprietà a quella dell’ac-cesso, illustrato da Rifkin, diventa stra-tegico il controllo dei nodi. Chi potràfrequentare le migliori Università? Glistudenti più capaci grazie a borse distudio, vorremmo rispondere, ma il ri-dimensionamento della spesa pubbli-ca è funzionale alla conservazione diun’aristocrazia ereditaria. Gli accessiad Internet sono liberi e tali devonorestare, ma l’offensiva degli Stati, inproprio e per conto del capitale, è giàin atto. Possiamo considerare i nodidella rete come accessi, da difenderenei confronti di tanti “Ghino di Tacco”ansiosi di occuparli.Le riforme non si realizzano senza lottee queste richiedono un “campo poli-tico” (Bourdieu) di dimensioni adegua-te. Le lotte nazionali non potrebbero

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essere che repressive e regressive. Ilcampo politico indispensabile è l’Eu-ropa, quello possibile il mondo. Del“campo politico” fanno parte, oltre aipolitici, anche giornalisti, sindacalisti,lobbisti, ecc. L’avanzare della crisi hafatto emergere il campo politico eu-ropeo, che internet rende molto visi-bile. Queste cose sono ben chiareperfino ad un cattivo maestro comeToni Negri (OUI! nel referendum del2005 sulla Costituzione europea), manon ad un ambizioso rappresentantedel socialismo europeo come Fabius(NON!). Solo una politica dell’Unio-ne potrebbe ristabilire un contrappe-so democratico adeguato al peso delcapitale in Europa e guidare le forzeriformatrici a livello mondiale, a par-tire dall’iniziativa dell’Unione nelle Isti-tuzioni internazionali. Il federalismoeuropeo non promette, in sé, che leistituzioni federali non diventino stru-mento del capitale e delle forze con-servatrici. Assicura solo la dimensio-ne necessaria per lo sviluppo nonanarchico delle forze produttive, chea loro volta saranno protagoniste dellelotte per il superamento dello sfrutta-mento capitalista, in forme che ogginoi non possiamo prevedere.

Il federalismo, premessa e compi-mento della riforma del capitalismoL’Unione Europea, la nostra rivoluzio-ne pacifica, modificherà la tendenzaattuale, succube degli Stati Uniti?Guiderà la creazione di un contrap-peso politico mondiale allo strapote-re del capitalismo manageriale? Cre-erà tutele efficaci per il lavoro e per ilrisparmio nei confronti degli sfrutta-tori di entrambi? Questo, a mio avvi-so, sarà il risultato di lotte, per le qua-li noi predisponiamo il campo ade-guato e progetti specifici. Senza Eu-ropa non ci saranno lotte progressi-ve, ma lotte nazionali che riporteran-no indietro le lancette della storia diun’ottantina d’anni. Il Trattato di Li-sbona fonda l’Unione come “econo-mia sociale di mercato”, dunque com-pie una scelta di campo netta fra i duecapitalismi descritti da Michel Albert,a favore di quello renano e controquello anglo-sassone. Le lotte posso-no basarsi su questo nuovo acquiscommunautaire, innanzitutto per con-solidarlo e difenderlo, nell’attuazionepratica, da ogni tentativo di svuota-mento, poi per tradurlo in direttive eleggi che, pietra dopo pietra, fonde-ranno il diritto europeo dei lavorato-ri, come già accade attraverso le sen-tenze della Corte europea. Il dirittodel lavoro limita l’arbitrio dei capitali-sti. Bisogna recuperare trenta annid’arretramento, poi tornare ad avan-zare, in Europa e nel mondo, fino aquando le deliberazioni dell’Organiz-

zazione internazionale del lavoro sa-ranno più cogenti di quelle dell’Or-ganizzazione internazionale del com-mercio (che già è paralizzata per de-ficit democratico).Keynes era un liberale riformista. Con-divideva gran parte dei giudizi criticisul funzionamento del capitalismo, mariteneva che nessuno dei critici del si-stema avesse formulato una propo-sta convincente per la sua sostituzio-ne con un altro modello economico esociale. Il capitalismo può essere sal-vato dai suoi stessi animal spirits sol-tanto mediante politiche di regola-mentazione finanziaria e di regolazio-ne macroeconomica. I federalisti in-glesi contemporanei di Keynes, comeRobbins, ci hanno insegnato che, persalvare la libertà e il mercato, occorrepiù Stato, non nazionale ed imperialecome quello britannico-keynesiano,ma europeo e mondiale. Con questocambiamento di scala, oggi si puòparlare del ritorno di Keynes e dellasconfitta storica di Hayek, l’economi-sta austriaco capostipite di Friedmane della Scuola di Chicago, del neo-liberismo e della shock economy. Davero liberale Hayek non avrebbe con-diviso, così almeno spero, lo spregiu-dicato utilizzo da parte americana deigenerali greci e sudamericani, sem-pre consigliati ed assistiti da un nu-golo di Chicago boys, tuttavia egli con-siderava una presunzione fatale nonsolo la pianificazione socialista e l’in-tervento dello Stato nell’economia,ma anche la ragione stessa del no-stro impegno politico, la fiducia nellacapacità dell’uomo d’“immettere unascintilla di libertà nella Storia”, per dir-la con le parole di Francesco Rossolil-lo. Un’ottantina d’anni dopo, consu-mata l’esperienza del socialismo na-zionale sovietico e divenuti palesi i ri-schi della deriva unilaterale america-na, le analisi critiche del capitalismosi sono moltiplicate, ma per quantoriguarda la costruzione di un sistemaradicalmente alternativo siamo ancoraallo stesso punto. Tanto che un illu-stre riformista dei giorni nostri, Ruffo-lo, ha potuto titolare il suo libro sullacrisi attuale con l’ironica profezia “Ilcapitalismo ha i secoli contati”. Pensoanch’io, come Ruffolo, che non esi-stano “fuoriuscite dal capitalismo” die-tro l’angolo, perciò apprezzo gli sfor-zi di tutti quei “visionari pratici” chetentano di ridurre gli “effetti collate-rali” del capitalismo sugli uomini esulla natura: sono loro i riformisti insenso proprio. Ogni riforma deve ri-spondere al criterio di avvicinare, maiallontanare, l’unità politica della spe-cie umana, che sola può consentire ilperseguimento, e talora il consegui-mento, di valori fondamentali quali lapace, l’equità sociale e la conserva-

zione della natura. Applicando que-sto criterio considero controriformequelle del trentennio neoliberista, unareazione violenta (shock economy,appunto) del capitalismo all’arretra-mento subito negli anni Settanta, conla caduta del saggio del profitto e lacontestazione radicale del suo poteresulle vite umane, dentro e fuori la fab-brica. Dopo il Sessantotto l’aumentodel potere sindacale nella determina-zione del costo e dell’organizzazionedel lavoro, l’aumento del prezzo delpetrolio e delle materie prime e per-sino un prolungato tentativo di ribel-lione armata in Paesi come la Ger-mania e l’Italia provocarono la finedella fase d’oro keynesiana, del siste-ma di Bretton Woods, del compromes-so sialdemocratico e della regolazio-ne fordista. Le formulazioni albertinia-ne della rivoluzione pacifica e del gra-dualismo costituzionale sono relativeproprio ad una situazione in cui il su-peramento della guerra e della lottadi classe restano, sì, condizioni preli-minari per l’attuazione piena del fe-deralismo (Wheare), ma sono già di-ventate raggiungibili attraverso l’azio-ne politica federalista che, disinne-scando il primato della politica este-ra, toglie la maschera all’alleanza fraStato e capitalisti, che fomenta sia laguerra che il dominio di classe. Que-sta è la ragione per cui possiamo spe-rare che l’estensione della democra-zia ad ogni livello in cui le decisionidevono essere prese, dunque l’affer-mazione del federalismo, ricrei queicontrappesi al potere capitalistico chesono stati distrutti alla fine della guer-ra fredda. Il federalismo costituisce,infatti, lo stadio più avanzato della de-mocrazia, nel senso dell’effettivitàdella partecipazione, dunque crea lecondizioni ottimali per l’allargamen-to di quelle forme economiche che giàoggi si sottraggono alla logica del ca-pitale, al legame fra proprietà deimezzi di produzione e potere: le Fon-dazioni (quelle bancarie, in specie, ga-rantiscono alle banche azionisti conlo sguardo rivolto al lungo termine edal territorio), il Terzo settore, l’Econo-mia cooperativa, l’Economia parteci-pativa (v. Michael Albert, USA). In pro-spettiva, dunque, una “riforma a mor-te” del capitalismo si realizza a manoa mano che esso sia sostituibile e chealtre forze abbiano maturato la ca-pacità e la volontà di sostituirlo. Gram-sci c’insegna che l’analisi della sosti-tuibilità del capitalismo (dei rapportidi forza) richiede il pessimismo dellaragione, la decisione conseguente ri-chiede l’ottimismo della volontà e lacapacità d’attuazione dipende dal-l’egemonia culturale che si deve co-stituire prima del cambio di regime(studiare, studiare, studiare!).

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In occasione del 70° anniversario dellaredazione del Manifesto di Ventotene(agosto 1941) e del 50° anniversariodella morte di Luigi Einaudi (30 otto-bre 1961) è utile ricordare il rapportointellettuale fra l’autore principale (incollaborazione con Ernesto Rossi edEugenio Colorni) del Manifesto e ilgrande economista e primo Presidenteeletto della Repubblica Italiana. In unavisione sintetica si può dire che, comeha chiarito da par suo Norberto Bob-bio, con Spinelli l’idea della federa-zione europea si trasformò per la pri-ma volta, a partire appunto dal Mani-festo, in un concreto programma po-litico. In altre parole, si istituì un nes-so organico fra una chiarificazione te-orica estremamente lucida e di gran-de respiro delle ragioni per cui si do-veva realizzare la federazione euro-pea (e delle istituzioni in cui si sareb-be dovuta concretizzare) e delle pre-cise indicazioni strategiche ed orga-nizzative che dovevano guidare l’azio-ne di un movimento politico in gradodi lottare efficacemente per il federa-lismo sopranazionale. La solidità diquesto discorso permetterà al Movi-mento Federalista Europeo ed ai part-ner europei ad esso collegati e da essoinfluenzati di presentarsi da allora inpoi con una fisionomia autonoma ri-spetto alle organizzazioni politiche tra-dizionali e di esercitare nel dopoguer-ra un’influenza effettiva sul processodi unificazione europea.Ciò detto, ritengo che Einaudi vadaconsiderato il principale punto di rife-rimento di Spinelli per quanto riguar-da l’aspetto teorico del discorso fede-ralista da questi sviluppato a partiredal 1941.Volendo cogliere gli aspetti essenzia-li, va ricordato che Einaudi incomin-ciò a parlare di Stati Uniti d’Europa inun articolo su “La Stampa” del 1897quando aveva appena ventitre anni.Il salto qualitativo delle sue conside-razioni sull’unificazione europea av-venne però con una serie di articolipubblicati sul “Corriere della Sera” frail 1917 e il 1919 e raccolti nel libroLettere politiche di Junius del 1920.

Due sono i contributi fondamentaliche emergono da questi scritti.Il primo contributo consiste nel chia-rimento delle cause profonde dellaprima guerra mondiale, le quali ven-gono ricondotte al fattore costituitodalla crisi storico-strutturale degli Statinazionali europei. In sostanzal’avanzante rivoluzione industrialeaveva fatto emergere una strutturalecontraddizione – esasperata dal pro-tezionismo avente il suo fondamentonella sovranità statale assoluta – frauna crescente interdipendenza al dilà delle barriere nazionali, che spin-geva alla creazione di entità statali didimensioni continentali e, tendenzial-mente, all’unificazione del genereumano, e le dimensioni troppo ristret-te, e quindi superate dal processo sto-rico, degli Stati nazionali sovrani.Questa situazione aveva dato originea una netta alternativa: o l’unificazio-ne europea attraverso procedure pa-cifiche e quindi sulla base di istituzio-ni federali e democratiche, implicantiuguaglianza di diritti e di doveri pertutti gli Stati grandi e piccoli, o l’unifi-cazione europea attraverso la forza esulla base dell’egemonia del più po-tente fra gli Stati nazionali. Poichénessuno Stato era disposto a rinun-ciare al dogma della sovranità asso-luta, era prevalsa inevitabilmente l’al-ternativa imperiale tentata dalla Ger-mania.Il secondo contributo fondamentalecontenuto in questi scritti consiste nel-l’idea della federazione europea in-tesa come strumento per superare lacrisi degli Stati nazionali e per garan-tire la pace. Einaudi trasse questa ideadall’esperienza degli Stati Unitid’America, che studiò con rigore eprofondità e, su questa base, svilup-pò una critica magistrale del progettodella Società delle Nazioni. A suo av-viso era del tutto illusorio sperare chefosse possibile conservare duraturecondizioni di collaborazione pacificafra gli Stati sulla base di un’organiz-zazione internazionale che non limi-tasse sostanzialmente la sovranità, chenon costituisse cioè “un vero super-

Stato fornito di una sovranità direttasui cittadini dei vari Stati, con diritto distabilire imposte proprie, mantenereun esercito supernazionale, distintodagli eserciti nazionali, padrone di unaamministrazione sua diversa dalleamministrazioni nazionali”. Controquesta possibilità stava l’insegnamen-to inequivocabile della storia la qualemostrava come tutte le confederazio-ni di Stati sovrani (da quelle delle cit-tà greche del quinto secolo avanti Cri-sto fino alla confederazione tedescadel 1800) fossero inesorabilmente fal-lite, mentre per contro avevano avutosuccesso le federazioni a cominciaredalla prima e più importante, quellaamericana.Sulla base di queste considerazionigiunse alla conclusione che la S.d.N.era destinata a fallire (come in effettiavvenne) e propose l’alternativa delfederalismo sopranazionale a comin-ciare dall’Europa. A questa idea rima-se fedele fino alla fine della sua vita.E quando, dopo la seconda guerramondiale – che, allacciandosi al di-scorso sviluppato durante la primaguerra mondiale, interpretò come iltentativo di unire l’Europa con la “spa-da di Satana” cui doveva essere con-trapposta l’unificazione con la “spa-da di Dio” – prese avvio il processo diintegrazione europea, mise sistema-ticamente in luce i limiti confederalidelle istituzioni che gli europei stava-no creando. In questo contesto va inparticolare sottolineata, per la sua at-tualità, la tesi (espressa nel 1952) se-condo cui un’unione monetaria chenon risponda ad una autorità sopra-nazionale in grado di coordinare effi-cacemente le politiche economiche –una scelta tipica del fare le cose ametà proprio di un sistema che rinviasine die una completa scelta federale– non può sopravvivere.Passando dalle considerazioni fede-raliste di Einaudi, che ho presentatoin estrema sintesi, al Manifesto di Ven-totene, si vede chiaramente come essecostituiscano le basi fondamentalidell’aspetto teorico del discorso svi-luppato da Spinelli. In effetti nel mo-

I saggi

Luigi Einaudi e Altiero Spinelli:un legame intellettuale in nomedel federalismo europeodi Sergio Pistone

PiemontEuropa 17

federalismo contemporaneo consistenel fatto di aver integrato il discorsoteorico sulla priorità della federazio-ne europea (che ha le sue radici fon-damentali negli insegnamenti einau-diani) con un discorso strategico-or-ganizzativo che indica le linee diretti-ve necessarie perché la lotta federali-sta possa essere condotta in modonon velleitario, con effettive possibili-tà di incidere sullo sviluppo storico.Questo aspetto del federalismo spi-nelliano è presente nelle sue lineeessenziali nel Manifesto di Ventotenee verrà più chiaramente definito ne-gli anni successivi e prima dell’avviodel processo di integrazione europea.Volendo presentare in estrema sinte-si il discorso strategico-organizzativosviluppato da Spinelli a partire dal Ma-nifesto si può dire che esso ha il suofondamento basilare nella convinzio-ne che i governi democratici nazio-nali siano nello stesso tempo strumentied ostacoli rispetto alla realizzazionedell’unificazione europea.Essi sono strumenti in due sensi. Inprimo luogo, un’unificazione europeapacifica ed efficace può essere otte-nuta solo in seguito a libere decisionidei governi democratici, e non quindisu base imperiale, che comportereb-be risultati democraticamente inaccet-tabili e comunque precari. In secon-do luogo, la crisi storica irreversibiledegli Stati nazionali europei e il crollodella loro potenza, come esito con-clusivo dell’epoca delle guerre mon-diali, ha prodotto una situazione sto-rica caratterizzata dall’alternativa“unirsi o perire” (come aveva antici-pato il ministro degli esteri franceseAristide Briand nel 1929), che ha im-posto in termini non derogabili ai go-

mento in cui il fondatore del MFE,dopo aver abbandonato l’ideologiacomunista in direzione dell’idea di unademocrazia allo stesso tempo libera-le e sociale, si sforzava di capire qualifossero le vere radici delle guerremondiali e delle connesse degenera-zioni totalitarie (e in generale dei malifondamentali della nostra epoca) siimbatté nelle Lettere politiche di Ju-nius che gli furono fatte conoscere daErnesto Rossi. Fu una vera e propriailluminazione. Spinelli comprese afondo e recepì pienamente il concet-to einaudiano di crisi storica degli Statinazionali sovrani cioè lo strumentointellettuale che permette di capire ilsenso globale della storia contempo-ranea e di cogliere quindi la centrali-tà del problema del superamento del-la sovranità statale assoluta attraver-so il federalismo sopranazionale co-minciando dall’Europa.Nel Manifesto viene quindi portato aduna conclusione estremamente rigo-rosa il discorso iniziato da Junius, so-stenendo che le conseguenze disa-strose del sistema delle sovranità na-zionali assolute indicano come ormaici sia una inconciliabilità strutturale frail mantenimento di questo sistema elo sviluppo in direzione della libertà,della democrazia e della giustizia so-ciale – cioè la linea del progresso sto-rico avente la sua radice nell’Illumini-smo. Da qui l’affermazione chiara enetta che la fondazione della federa-zione europea (intesa come prima efondamentale tappa storica in dire-zione della federazione mondiale) èl’obiettivo politico prioritario, il prea-lable rispetto alle lotte per il rinnova-mento interno dello Stato nazionale.Da qui la convinzione che, se dopo lasconfitta del fascismo non si avvieràla costruzione della federazione eu-ropea, torneranno inevitabilmente aprevalere i nazionalismi protezionisticie la conflittualità endemica fra gli Statinazionali e le conquiste liberali, de-mocratiche e socialiste rimarrannostrutturalmente precarie fino ad esserecancellate da nuove forme di totalita-rismo. Sulla base di queste conside-razioni il Manifesto di Ventotene – equesto è il suo messaggio fondamen-tale – giunge ad individuare una nuo-va linea di divisione fra le forze delprogresso e quelle della conservazio-ne. Essa non si identifica più con lalinea tradizionale della maggiore ominore democrazia, della maggioreo minore giustizia sociale da realizza-re all’interno degli Stati, ma con la li-nea che divide i difensori della sovra-nità nazionale assoluta dai sostenito-ri del suo superamento attraverso ilfederalismo sopranazionale.Come si è detto, il primato del fede-ralismo di Spinelli nel panorama del

verni democratici l’attuazione di unapolitica di unificazione europea. I go-verni democratici sono però nello stes-so tempo ostacoli rispetto all’unifica-zione europea per il fatto elementare(già chiarito da Machiavelli) che tutti idetentori del potere tendono struttu-ralmente alla sua conservazione. Essitendono pertanto a scartare l’obietti-vo della federazione europea – chesolo porterebbe a un’unificazione ef-ficace, democratica e irreversibile, mache implicherebbe il trasferimento diuna parte sostanziale del potere dal-le istituzioni nazionali a quelle sopra-nazionali – e si orientano verso la co-operazione internazionale su baseconfederale (cioè senza trasferimentiirrevocabili di poteri sovrani).Da questa situazione strutturale deri-vano tre implicazioni fondamentali perla lotta federalista. In primo luogo, igoverni nazionali potranno consenti-re all’unificazione federale solo se cisarà un centro di iniziativa federalistaautonoma dai governi e dai partitinazionali e capace di esercitare su diessi una efficace pressione democra-tica, tale da spingerli a fare ciò chespontaneamente non farebbero. Daquesta tesi è derivato l’impegno diSpinelli nella costruzione di una or-ganizzazione di militanti federalisti (dicui il MFE ha sempre costituito la puntadi lancia) fornita di tre caratteristichefondamentali: deve trattarsi di un mo-vimento avente come unico obiettivola federazione europea e che si pro-pone di coinvolgere sotto la guida diun nucleo di quadri indipendenti daipartiti tutti i sostenitori della federa-zione europea indipendentemente dalloro orientamento ideologico, purchédemocratico; deve avere una struttu-

Luigi Einaudi

Dicembre 201118

ra sopranazionale, capace cioè di uni-re tutti i federalisti al di là dei confininazionali, di dare loro una disciplinasopranazionale e di organizzareun’azione politica a livello europeo;deve cercare di instaurare un rappor-to diretto con l’opinione pubblica edessere in grado di mobilitarla (pur sen-za diventare un partito), in modo daottenere il peso necessario per influen-zare efficacemente la politica europeadei governi.La seconda implicazione derivantedall’atteggiamento contraddittorio deigoverni nazionali rispetto all’unifica-zione europea è la scelta del metododell’assemblea costituente come al-ternativa alle conferenze intergover-native o diplomatiche. Per Spinelli ilproblema cruciale per il movimentoper la federazione europea è ottene-re che la creazione delle istituzionieuropee sia affidata a una assembleaformata dai rappresentanti dei citta-dini che, a differenza delle conferen-ze intergovernative, può deliberare amaggioranza e in modo trasparentee far valere altresì la regola della rati-fica a maggioranza. Finché avrannol’ultima parola i rappresentanti deigoverni (strutturalmente portati a di-fendere il potere nazionale) e prevar-rà il principio dell’unanimità delle ra-tifiche, cioè il diritto di veto naziona-le, non potranno affermarsi scelte au-tenticamente federali. Il modello a cuiispirarsi deve dunque essere quellodella Convenzione di Filadelfia del1787, da cui è nata la Costituzionedegli Stati Uniti d’America, cioè la pri-ma costituzione federale della storia,e che ha visto applicati i principi delledelibere di carattere parlamentare edella ratifica a maggioranza. La terzalinea direttiva della strategia federali-sta ideata da Spinelli consiste nellosfruttamento delle contraddizioni del-l’approccio funzionalistico-gradualisti-co all’integrazione europea. Il fonda-tore del MFE ha sempre visto nellascelta funzionalistica, che rinvia sinedie la creazione di un vero sistemafederale europeo, la via attraverso cuii governi nazionali possono concilia-re la necessità oggettiva (legata all’al-ternativa “unirsi o perire”) di attuareuna politica di integrazione europeacon la tendenza anch’essa strutturalealla conservazione del proprio pote-re.Ed ha costantemente denunciatocome illusoria la convinzione di chi(anche in buona fede) riteneva che ilmetodo funzionalistico avrebbe pro-dotto il passaggio pressoché automa-tico dall’integrazione economica aquella politica e, quindi, alla federa-zione compiuta. Nello stesso tempoSpinelli ha sempre ritenuto che l’inte-grazione funzionalistica è destinata a

produrre delle contraddizioni che deb-bono essere sfruttate dalla forza fe-deralista nella sua lotta per ottenerela federazione. Queste contraddizio-ni sono fondamentalmente due. Laprima è rappresentata dalla precarietàe dalla inefficacia dell’unificazionefunzionalistica. Le istituzioni funziona-listiche, fondate in ultima analisi sulledecisioni unanimi dei governi nazio-nali, sono in effetti troppo deboli e sidimostrano incapaci di funzionareadeguatamente nei momenti difficili,quando i problemi da affrontare sonotroppo gravi. Di conseguenza i risul-tati ottenuti nei momenti più favore-voli tendono ad essere parzialmenteo completamente compromessi neimomenti critici. Da ciò deriva una fru-strazione delle aspettative alimentatedallo sviluppo dell’integrazione euro-pea le quali possono essere trasfor-mate nel sostegno a soluzioni fede-rali. La seconda fondamentale con-traddizione propria dell’integrazionefunzionalistica è rappresentata daldeficit democratico, dal fatto cioè cheimportanti competenze e decisionisono trasferite a livello sopranazionalesenza che a tale livello venga realiz-zato un effettivo controllodemocratico.Questa situazione è de-stinata a produrre un disagio nei par-titi e nell’opinione pubblica di orien-tamento democratico che può essereindirizzato verso l’idea della democra-zia sopranazionale. La strategia fede-ralista deve dunque, secondo Spinel-li, costantemente sforzarsi di sfrutta-re, attraverso una pressione fondatasulla mobilitazione dei cittadini, lecontraddizioni dell’integrazione fun-zionalistico-gradualistica e le situazio-ni critiche che inevitabilmente ne de-rivano per strappare l’attivazione diuna procedura costituente democra-tica e quindi ottenere la costituzionefederale.Con questo orientamento Spinelli si èimpegnato nella lotta per la federa-zione europea fino alla fine della suavita e il MFE da lui fondato continuatuttora la sua lotta. Anche il maestrodi Spinelli, Einaudi, che fu membro delMFE anche se, date le sue funzioni distatista, non potè svolgere un’azionemilitante, seguì con continuità gli svi-luppi del processo di integrazione eu-ropea, sostenendo in più occasioni lanecessità di superare gli sviluppi par-ziali e i limiti confederali in direzionedi una federazione europea compiu-ta. In conclusione si deve riconoscereche questo obiettivo indicato con ec-cezionale chiarezza e perseguito sen-za interruzioni dai due eccelsi uomininon è ancora stato realizzato. D’altraparte il processo di unificazione eu-ropea si trova in una situazione in cui,o si realizza rapidamente la federa-

zione europea o verrà compromessoquanto finora realizzato con conse-guenze catastrofiche per l’Europa eper il mondo. Impegnarsi con tutte lenostre forze perché prevalga la sceltafederale è il modo migliore di cele-brare gli anniversari riguardanti Ei-naudi, Il Manifesto di Ventotene e Spi-nelli.

Bibliografia essenziale

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Europa, iniziare un nuovo ciclo virtuosodi Augusta Montaruli, Consigliera regionale, Il Popolo della Libertà

PiemontEuropa 19

In questi tempi in cui l’Europasembra inabissarsi nella crisieconomica il rischio e’ che ven-ga giudicata come la causa deimali degli Stati membri e non,invece, come vittima di una non- politica comunitaria che introppe occasioni si è acconten-tata di interpretare gli interessidella moneta unica più che isogni dei popoli che rappresen-ta.

Il sogno europeo viene da mol-to lontano. Più volte entratonegli onori della Storia, si è fi-nalmente e s imbol icamenteconcretizzato i l 9 novembre1989 quando, a suon di picco-nate, europei - tanto giovani -abbatterono il muro di Berlinomettendo così fine alla supre-mazia imposta da Stati vincitoria uno Stato vinto terminata laseconda guerra mondiale. Tut-tavia, quelle picconate non era-no dettate dalla vendetta o dal-la rivalsa ma dalla voglia di li-bertà, di rinascita, di poter af-fermare la propria identità sen-za timori di inferiorità né setedi superiorità, di chiudere conle rivalità, i rancori, i fantasmidel passato, di aprire un nuovociclo in cui i popoli che si eranotanto combattuti potessero, incondizioni di pari dignità, aiu-tarsi con politiche condivise fon-date sulla sussidiarietà e sul ri-conoscimento di radici comuni.Riemergeva l’identità europea,quella che faceva cantare anchei più affezionati alla sovranitànazionale addirittura l’ “Euro-pa - Nazione”.

A distanza di oltre un venten-nio dalla caduta del Muro, però,la nostra Europa sembra moltodiversa da quel sogno che le ge-

nerazioni passate ci hanno tra-mandato.

L’Europa del 2012 è quella cheha già rinnegato le proprie ra-dici cristiane, che si preoccupadelle percentuali di cacao nelcioccolato e dimentica di preser-vare le antiche tradizioni dellecomunità, che usa l’euro comeunico parametro di coesione,che fa prevalere il giudizio diagenzie di rating alla volontàpopolare, che si preoccupa piùdella solidità delle banche chedella vita dei cittadini che adesse si rivolgono. In questo con-sto agli euroscettici si sono ag-giunti gli euro delusi, e cioècoloro che pur sentendosi euro-

pei si sentono padroneggiati enon supportati da Bruxelles oStrasburgo.

A chi però rimane un euroso-gnatore spetta il compito di rin-verdire la rotta, di tornare allospirito originario, di dare inizioad un nuovo ciclo, virtuoso.

In questo, il ruolo delle Regionie del Piemonte in particolare e’strategico.Le Regioni per prime devono,infatti, richiamare la politica co-munitaria alle esigenze del ter-ritorio riducendo la distanza trail Parlamento europeo e i pro-pri cittadini, rivendicando lapropria storia e peculiarità, af-finché l’intervento europeo siauna risorsa, un’occasione e maiun limite.

In tal senso attendiamo di ve-dere un coinvolgimento direttoanche delle Regioni in quelloche si prospetta essere il più im-portante piano di interventoeuropeo contro la disoccupazio-ne giovanile, la quale assumedimensioni preoccupanti nonsolo per la realtà contingentema sopratutto in prospettiva fu-tura.

Se questa Europa saprà farsisentire alleata e vicina allegiovani generazioni erediteràuna classe dirigente consciadegli errori che l’hanno affos-sata e delle soluzioni che po-tranno risollevarla. Altrimentiquesta Europa morirà sotto lepicconate di nuovi europei -tanto giovani - intenzionati adabbattere i muri, finanziari, cheoggi la dividono ancor più sub-dolamente di poco più di unventennio fa.

Augusta Montaruli

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“Il 2012 sarà un anno importante perla Consulta Europea perché, accan-to alle tradizionali iniziative per pro-muovere e far conoscere soprattuttoai giovani le tematiche legate all’Eu-ropa, se ne affiancheranno di nuo-ve”. Con queste parole il vicepresi-dente del Consiglio regionale Riccar-do Molinari ha aperto, il 16 gennaioa Palazzo Lascaris, i lavori della riu-nione di programmazione della Con-sulta.Sono confermate: una nuova edizio-ne - la ventinovesima - del concorsoDiventiamo cittadini europei, dedica-to alle scuole superiori del Piemon-te, i cui premi consentono ai vincito-

Il 2012 e la Consulta Europeari di visitare il Parlamento europeodi Straburgo o di Bruxelles o uno sta-to membro dell’UE o di prendereparte al Seminario di Bardonecchiaper la Formazione federalista euro-pea; la pubblicazione di Piemonteu-ropa, il periodico che ospita rubri-che relative all’attività europeista delConsiglio regionale e della Consul-ta.Tra i progetti che vedranno la lucenel nuovo anno: la pubblicazione, sulsito Internet dell’Assemblea regiona-le piemontese (www.cr.piemonte.it),di una serie di schede di documen-tazione inerenti la cittadinanza e leimprese nell’Ue; la realizzazione - in

I recenti rivolgimenti avvenuti nel-l’area del sud del Mediterraneo e lanecessità di instaurare nuovi rapporticon questi Paesi sono i temi al cen-tro del Corso per insegnanti “L’Unio-ne Europea e il Mediterraneo”, chesi è svolto il 17 e il 18 novembre nel-l’Aula di Palazzo Lascaris, organiz-zato dalla Consulta Europea delConsiglio regionale.“Si tratta di una importante iniziati-va, arrivata alla quindicesima edizio-ne, che si inserisce nell’ambito delconcorso per studenti delle scuolesuperiori bandito annualmente dal-la Consulta Europea per contribuirealla formazione dei cittadini europeidi domani”, ha dichiarato il vicepre-sidente del Consiglio regionale de-legato alla Consulta Europea Riccar-do Molinari in apertura dei lavori.“Uno dei temi del concorso sarà pro-prio incentrato sulle nuove relazionifra Unione Europea e Mediterraneoe sappiamo che per la buona riusci-ta del progetto, che coinvolgerà cir-ca 6 mila studenti piemontesi è indi-spensabile la preziosa collaborazio-ne degli insegnanti”.“Il vento di cambiamento che soffianei paesi del sud e dell’est del Medi-terraneo lancia una sfida significativaagli Stati dell’Unione Europea a cui sirichiede un intervento improrogabileper la stabilizzazione dell’area”, haspiegato il professor Sergio Pistonedell’Università degli studi di Torino.

20 Dicembre 2011

L’Unione Europea e il MediterraneoSul tema del seminario sono poi in-tervenuti i relatori Silvia Colombo,dell’Istituto Affari Internazionali,Cesare Merlini, non resident seniorfellow del Brookings Institution diWashington e Giancarlo Cheval-lard, Presidente di Paralleli, Istitu-to euromediterraneo del NordOvest.Ha partecipato ai lavori anche Ste-

maggio, in occasione della Festadell’Europa - di un convegno inter-nazionale sul tema L’Europa dei po-poli; la presenza alla Fiera del Libroe l’indizione di un bando per il con-ferimento di borse di studio su te-matiche europeistiche nelle Univer-sità Piemontesi.Nel corso della riunione sono inter-venuti rappresentanti dell’Associa-zione nazionale lavoratori mutilati einvalidi del lavoro (ANMIL), Associa-zione italiana dei Comuni delle Re-gioni d’Europa (AICCRE), Confede-razione unitaria quadri (CUQ), Mo-vimento Federalista Europeo e deipartiti politici SEL, FDS e Radicali.

fano Suraniti, dirigente dell’ufficioscolastico regionale.Il 18 novembre, il Corso è prosegui-to con gli interventi di Pier VirgilioDastoli, consigliere della Commissio-ne europea, Giorgio Frankel, delCentro di ricerca e documentazioneLuigi Einaudi, Giampiero Bordino, delCentro Einstein di Studi internazio-nali e l’eurodeputato Oreste Rossi.

L’aula del Consiglio regionale del Piemonte durante i lavori del Corso per insegnanti

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Bardonecchia 12-15 ottobre 2011. Foto di gruppo dei partecipanti al Seminario di formazione federalista

Il XXVII Seminario di formazionefederalista di BardonecchiaSi è svolta dal 12 al 15 ottobre 2011la XXVII edizione del Seminario diformazione alla cittadinanza euro-pea di Bardonecchia, riservato aglistudenti vincitori del Concorso “Di-ventiamo cittadini europei”.Quest’anno il Seminario ha affron-tato il tema “La sfida dei beni pub-blici di fronte alla crisi mondiale. Ilruolo delle istituzioni e dei cittadinieuropei”. Nella giornata di apertu-ra, mercoledì 12, il professor Giam-piero Bordino (Centro Einstein di Stu-di Internazionali, Responsabile didat-tico del Seminario), ha introdottol’argomento “Che cosa sono i benipubblici, a chi compete la responsa-bilità di garantirli, a quali livelli ènecessario produrli? La vita socialefra beni pubblici e beni privati”, sot-tolineando che nell’epoca dell’inter-dipendenza globale è necessarioprodurre e garantire i beni pubblicia livello mondiale e che la presenzadi una cittadinanza consapevole eattiva rappresenta un fattore essen-ziale per il raggiungimento di que-sto obiettivo.Nella giornata successiva Roberto

Palea (Presidente del Centro Studi sulFederalismo), nello sviluppare iltema “I beni pubblici ambientali,l’Unione Europea e i cittadini. Comefare fronte alle sfide ambientali delnostro secolo?”, ha spiegato che leemergenze ambientali hanno ormaiassunto una portata planetaria e ren-dono sempre più indispensabile l’at-tuazione di un modello di sviluppoeconomico e sociale sostenibile.Venerdì 14 ottobre Simone Vannuc-cini (Segretario nazionale della GFE)ha concentrato l’attenzione su “Mo-neta, sviluppo, lavoro come fonda-mentali beni pubblici. Quale ruolo equali politiche per l’Unione Europeadi fronte alla crisi economica e finan-ziaria mondiale?”, evidenziando chel’Unione Europea sarà in grado disuperare l’attuale crisi e produrre etutelare i beni pubblici sul piano so-cio-economico, solo rafforzando insenso politico le proprie istituzionicomuni.La giornata conclusiva, che ha vistol’intervento di Alfonso Sabatino (Se-gretario piemontese dell’AICCRE), haavuto come tema “La pace e la sicu-

rezza come beni pubblici essenzialiper la vita. Quali compiti per l’Unio-ne Europea e i suoi cittadini?”. Nelcorso della relazione si è sottolinea-to che l’Europa, in quanto pionieredella costruzione di una statualitàdemocratica a livello sovranaziona-le, ha un ruolo fondamentale nelpromuovere la riforma delle istitu-zioni internazionali e favorire, in al-tre aree del mondo, lo sviluppo diprocessi d’integrazione regionalefunzionali agli obiettivi di pace e si-curezza globali.Al termine di ogni relazione, duran-te la mattinata, gli studenti distribu-iti in 5 gruppi di lavoro si sono con-frontati sui temi trattati e hanno rac-colto spunti di discussione, che sonostati posti all’attenzione degli altrigruppi e del relatore durante il di-battito in plenaria della sessionepomeridiana.Agli studenti più meritevoli sono stateassegnate due borse di studio checonsentiranno loro di partecipare alSeminario nazionale di Ventotene,organizzato dall’Istituto di studi fe-deralisti “Altiero Spinelli”.

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Attività federaliste in Piemonte

Sezione MFE di Torino

19 ottobre. Presso la Sala del Consi-glio comunale si è tenuto un dibattitoorganizzato dal MFE, in collaborazio-ne con i sindacati CGIL-CISL-UIL, laCittà di Torino, il CESI, l’AICCRE e laGFE sul tema “A cinquant’anni dallaCarta sociale europea: bilancio e pro-spettive”. All’incontro, moderato daSalvatore Tropea (giornalista de “LaRepubblica”), hanno partecipato Pie-ro Fassino (Sindaco di Torino), GiulioCesare Rattazzi (Vice Presidente delConsiglio Comunale), Lucio Levi (Pre-sidente MFE), Emilio Gabaglio (già Se-gretario generale CES-ETUC), Giovan-ni Cortese (Segretario generale UIL To-rino-Piemonte), Graziella Rogolino(CGIL-Piemonte), Nanni Tosco (Segre-tario generale CISL-Torino) e Massi-mo Richetti (Unione Industriale).Levi ha spiegato come il persistentedeficit democratico delle istituzionieuropee contribuisca ad accrescere ildistacco popolare dal processo d’in-tegrazione. Per uscire dalla crisi oc-corre rilanciare il progetto comunita-rio, accompagnando alle politiche dirigore un Piano di sviluppo ecologi-camente e socialmente sostenibile.Sostanzialmente d’accordo si è pro-nunciato Gabaglio. Egli rilevandocome la Carta abbia esercitato unaforte influenza intellettuale e politicanello strutturare il quadro normativoeuropeo in tema sociale, ha sottoli-neato la necessità che essa venga raf-forzata nella sua applicazione attra-verso effettivi strumenti d’intervento.Il dibattito si è concluso con gli inter-venti di Grazia Borgna (DirettoreCESI), Claudio Mandrino (AICCRE) eRoberta Carbone (Presidente GFE To-rino) che hanno evidenziato l’impor-tanza di far partire da Torino, capitaleeuropea del lavoro, un’Iniziativa deiCittadini Europei per un Piano euro-peo di sviluppo sostenibile.

14 novembre. Presso la sede del MFEha avuto inizio il Corso 2011-2012dell’UNITRE di Torino sul tema Svilup-po e prospettive del processo di Unifi-cazione Europea. Il programma didat-tico è riportato a pag. 11.

16 novembre. Presso la sede MFE siè tenuto un dibattito sul tema “Lo sta-to delle relazioni euro-atlantiche adun anno dalle presidenziali statuniten-si”. Ha introdotto Cesare Merlini (Pre-sidente del Comitato dei Garanti del-lo IAI).

21 novembre. Presso la sede di viaSchina si è tenuta una riunione di se-zione per esaminare i risultati dellariunione del Bureau dell’UEF e perpresentare i programmi di attività delCentro Studi sul Federalismo e delCESI. Relatori dell’incontro sono statirispettivamente Sergio Pistone (BE-UEF) e Roberto Palea (Presidente CSFe CESI).

28 novembre. Presso la sede di viaSchina si è tenuto un dibattito sultema: “La crisi del debito nelle Unionifederali e nell’Unione europea”. L’in-contro è stato introdotto da Domeni-co Moro.

5 dicembre. Presso la sede di via Schi-na si è tenuta una riunione di sezioneper esaminare gli esiti del Comitatocentrale MFE di Roma e della Tavolarotonda sull’ICE e discutere l’organiz-zazione della Campagna in Piemon-te e a Torino.

12 dicembre. Presso la sede di viaSchina si è tenuta una riunione orga-nizzativa di sezione che ha avuto peroggetto la discussione degli esiti delConsiglio europeo dell’8-9 dicembree delle iniziative riguardanti la Cam-pagna per la Federazione europea.

19 dicembre. Presso la sede di viaSchina si è tenuta la riunione del Di-rettivo di sezione. Ha introdotto il se-gretario cittadino, Alberto Frascà.

Centro regionale MFE

Cuneo, 4 ottobre.Presso l’Istituto Dal Pozzo, Alberto Fra-scà (Segretario MFE di Torino) ha par-lato ad un pubblico di iscritti e simpa-tizzanti degli aspetti giuridici ed istitu-zionali dell’Unione Europea, delleopportunità che il Trattato di Lisbonaoffre alla nostra azione, delle strate-gie che saranno messe in campo. L’in-contro è stato ripetuto ad Alessandriail 13 ottobre.

Alessandria, 6 ottobre.Introdotto da Emilio Cornagliotti (Se-gretario regionale MFE) edAlessandro De Faveri, coordinatoredella costituenda sezione, GiampieroBordino (MFE Torino), nella sede del-la Circoscrizione Centro, ha sviluppa-to il tema della istruzione e della ri-cerca nella prospettiva europea. Egliha poi illustrato le varie iniziative eu-ropee in atto o in cantiere.

Cuneo, 11 ottobre.Emilio Cornagliotti ha svolto un’am-pia disamina della materia organiz-zativa e operativa di un sezione MFE.

Cuneo, 18 ottobre.Presentato da Michele Girardo, coor-dinatore della sezione di Cuneo, Al-fonso Iozzo (UEF Bureau) ha illustratole coordinate economiche europee.Egli ha poi esaminato le posizioni e lemosse dei vari protagonisti sullo scac-chiere europeo e mondiale e si è spin-to ad esporre alcune ipotesi sulla fu-tura evoluzione delle posizioni.

Ivrea (TO), 19 ottobre.Presso la sala Santa Marta la sezionelocale del MFE ha organizzato, con lacollaborazione del Comune di Ivrea,un incontro nell’ambito delle celebra-zioni del centocinquantenario del-l’Unità d’Italia, incentrato su due par-ticolari aspetti, il pensiero europeisti-co dei principali protagonisti del Ri-sorgimento, e gli elementi di interna-zionalizzazione e di integrazione del-l’economia italiana nell’ultimo seco-lo e mezzo. Il sindaco Carlo Della Pepaha introdotto la materia e i due rispet-tivi relatori. Emilio Cornagliotti e Al-fonso Iozzo.

Celle di Macra (CN), 22 ottobre.Presso il “Museo Seles”, Museo Mul-timediale dei mestieri itineranti diCelle di Macra, Michele Girardo, co-ordinatore dei federalisti di Cuneo,ha organizzato un convegno sultema “Luigi Einaudi, dalle radicimontane ai vertici della Repubblica”,al quale hanno fornito il loro soste-gno il Consiglio Regionale del Pie-monte, la Provincia di Cuneo, il Co-mune di Celle di Macra, la Pro LocoSeles, Alcotra e l’Ecomuseo dell’AltaValle Maira. La relazione di SergioPistone (Università degli Studi di To-rino) “Luigi Einaudi e Altiero Spinel-li: un legame intellettuale in nomedel federalismo europeo” è pubbli-cata a pag. 16.

Cuneo, 8 novembre.Presentato da Emilio Cornagliotti, An-tonio Mosconi (CESI) ha esposto, adun pubblico di nuovi aderenti e sim-patizzanti, i temi attualissimi della cri-si finanziaria e monetaria, dalle cau-se alle possibili soluzioni. La conferen-za è stata replicata ad Alessandria il10 novembre.

Alessandria, 17 novembre.Roberto Palea (Presidente CSF) ha

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esposto, nella sede della circoscrizio-ne centrale della città, gli sviluppi at-tuali della tematica ambientalista.

Ivrea (TO), 17 novembre.Presentato da Ugo Magnani (Segre-tario MFE Ivrea), Domenico Moro(MFE Torino) ha parlato, nell’AulaMagna della Facoltà di Ingegneria,su “Il bailout nelle unioni federali enella Unione prefederale europea”.Le possibilità dei salvataggi in que-stione vanno inquadrate nell’attua-le situazione che vede in Europa unagrande varietà di processi federaliall’interno degli stati, che Moro haesaminato in modo dettagliato. Moroha poi sottolineato che l’unico livel-lo di governo cui deve far capo l’in-debitamento nel mercato di capitaliè quello europeo e che l’introduzio-ne del federalismo fiscale deve ac-compagnarsi alla partecipazione aduna federazione europea che necontrobilanci i poteri. E infine che illivello federale deve avere l’ultimaparola in merito all’intervento a sal-vaguardia delle finanze di uno statomembro.

Novara, 19 novembre.Presso la sede locale del MFE si è te-nuto un incontro con Elias Salvato (Se-gretario regionale GFE) e alcuni gio-vani novaresi interessati alle temati-che federaliste. L’incontro, dopo unabreve illustrazione delle attività svoltedalla sezione negli ultimi anni, haportato alla definizione di un pro-gramma di lavoro.

Ivrea (TO), 28 novembre.Presso il Polo Universitario Officina H,il MFE di Ivrea e il Forum Democrati-co del Canavese “Tullio Lembo” han-no organizzato un incontro con GianEnrico Rusconi (Università di Torino)sul tema “Europa 2011- Italia e Ger-mania: una riflessione sulle differen-ze”. Ha presieduto Franco Restivo (Fo-rum Democratico), sono intervenutiUgo Magnani (Segretario MFE Ivrea)e Sergio Pistone (BE-UEF).

Ivrea (TO), 5 dicembre.Emilio Cornagliotti ha tenuto una con-ferenza agli allievi del Liceo classicoBotta sull’attuale situazione delle te-matiche ambientali. Sono state trat-teggiate anche le tappe passate dellabattaglia per la salvaguardia dell’am-biente, e si è dimostrato che anche inquesto campo ulteriori progressi sonooggi possibili solo nell’ambito di unamaggiore integrazione politica degliStati, sia a livello europeo, sia a livel-lo mondiale.

Ivrea (TO), 12 dicembre.Emilio Cornagliotti, trattando dei

rapporti tra l’Europa e i paesi del Me-diterraneo, ha fatto una lunga pre-messa intesa a chiarire ai giovaniallievi del Liceo Classico Botta lacompresenza invero molto articola-ta delle principali organizzazioni in-ternazionali. Nello specifico egli hapoi illustrato le varie fasi della colla-borazione tra le due sponde delMediterraneo, che non vedono cer-to l’Unione europea come unica pro-tagonista, dal momento che le col-laborazioni bilaterali e quelle mon-diali hanno uno spazio più rilevan-te.

Ivrea (TO), 14 dicembre.Presso il Polo Universitario OfficinaH, Il Forum Democratico del Cana-vese “Tullio Lembo” e il MFE di Ivreahanno organizzato un dibattito sultema “L’Europa al bivio: federazioneeuropea subito o disgregazione”. Hapresieduto e moderato Aldo Gandolfi(Forum Democratico) ed ha introdot-to Sergio Pistone (BE-UEF). All’incon-tro è intervenuto Ugo Magnani (se-gretario MFE Ivrea).

Novara, 17 dicembre.Il Segretario regionale Emilio Corna-gliotti ha incontrato il direttivo loca-le per mettere a punto alcune attivi-tà che si svolgeranno nella primaparte dell’anno, e cioè, per quantoriguarda la campagna, il piano indi-rizzato a tutti i comuni della provin-cia, e l’ampliamento del reclutamen-to.

Alessandria, 20 dicembre.Al termine del ciclo di introduzione alfederalismo che ha portato alla crea-zione di un gruppo di circa 20 iscritti,si è quindi proceduto all’elezione deimembri del Direttivo, e successiva-mente del Presidente, nella personadi Giorgio Rivabella, del Segretariopolitico, Alessandro De Faveri, e delTesoriere, Corrado Fuso.

Cuneo, 21 dicembre.Presentato da Emilio Cornagliotti,Francesco Ferrero ha introdottouna relazione sulle materie scien-tifiche e tecnologiche. Ferrero hadistinto tra ricerca pubblica e pri-vata, essendo concretamente pos-sibili solo gli investimenti nel pri-mo ambito, e, inoltre, per un com-plesso di ragioni, solo quelli che siarticolano nello spazio europeo,per evidenti ragioni di economia discala, che si concretano inoltre nel-la concentrazione ineluttabile del-la ricerca in pochissimi enormi poliuniversitari continentali. Egli si èsoffermato poi sul caso Galileo,esempio chiarissimo delle difficoltàdi collaborazione scientifica europea.

GFE Piemonte

Torino, 5 ottobre.Presso la sede di Via Schina si è te-nuta la riunione di sezione della GFEdi Torino per il rinnovo delle cariche.Sono stati eletti Presidente RobertaCarbone, Segretario Simone Fisso-lo, Tesoriere Fabrizio Spaolonzi, Re-sponsabile Ufficio del dibattito Fabri-zio Spaolonzi, Responsabile Ufficiostampa della campagna Simone Fis-solo.

Convegni e dibattiti MFE-CESI

Torino, 14 dicembre.Presso la Fondazione Luigi Einaudi,la sezione di Torino del MovimentoFederalista Europeo (MFE) e il Cen-tro Einstein di Studi Internazionali(CESI), in collaborazione con i piùimportanti centri studi torinesi, han-no organizzato un dibattito sul tema“Democrazia multilivello e benipubblici:una risposta possibile allacrisi di governance europea e mon-diale”. All’incontro, presieduto daLuigi Bonanate (Centro studi PieroGobetti), hanno partecipato Giam-piero Bordino (Centro Einstein di Stu-di Internazionali), Andrea Giorgis(Professore di Diritto costituzionale,Università di Torino) e Guido Mon-tani (Professore di Economia politicainternazionale, Università di Pavia).Il testo di riferimento dell’interventodi Bordino è pubblicato a pag. 10.

Federazione regionale AICCRE

Collegno, 1 ottobre.La città di Collegno ha festeggiato il50° anniversario del gemellaggio conAntony, città nei pressi di Parigi. Nel-l’occasione presso la Sala Consilia-re del Comune piemontese, sotto lapresidenza del Sindaco Silvana Ac-cossato, si è tenuto il convegno “I ge-mellaggi e l’Europa” a cui hanno par-tecipato le delegazioni delle città ge-mellate di Antony, con il SindacoJean Yves Sénant, dell’unghereseSarospatak, con il Sindaco JanosAros, e della tedesca Neubranden-burg, con il primo cittadino Paul Kru-ger. Al convegno ha portato i salutidell’AICCRE Bruno Mazzola, Vice-segratario della Federazione regio-nale piemontese.

Torino, 1 ottobre.E’ nato il Comitato per Torino capitaleeuropea della Cultura 2019. Al ter-mine del Convegno “ Torino capitaleculturale fra Nord Ovest e Alpi Medi-terraneo”, che si è svolto nella Saladelle Colonne di Palazzo di Città, un

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gruppo di associazioni culturali tori-nesi ha dato vita al Comitato promo-tore.L’obiettivo, secondo Riccardo Laladell’Associazione Diàlexis, è fornirestudi, riflessioni, progetti e attivitàcomuni di riflessione per sostenerela candidatura della città in vista del-l’appuntamento. Stefano Rossi, Vicesegretario cittadino del MFE, ha por-tato anche l’adesione delle altre or-ganizzazioni federaliste europeeGFE, CESI, mentre Alfonso Sabati-no, Segretario regionale dell’AIC-CRE, è interventi nella tavola roton-da della società civile per ricordareil ruolo di avanguardia del Piemon-te e dei Sindaci di Torino Peyron eGrosso nell’affermazione della cul-tura politica e istituzionale che so-stiene il processo di costruzione eu-ropea. Dopo l’esperienza dell’indu-strializzazione, ha proseguito Saba-tino, Torino ha l’opportunità di svi-luppare la cultura della società del-l’informazione e della conoscenza,oggi in rapida affermazione nelmondo, nel quadro macroregionaleAlpi Mediterraneo.

Torino, 20 ottobre.Il Direttivo della federazione regiona-le si è riunito presso la Sala dei Presi-dente del Consiglio regionale ed haapprovato una Risoluzione politica afavore della Campagna per la Fede-razione europea i cui indirizzi sonostati poi recepiti dalla Presidenza na-zionale AICCRE.

Torino, 4 novembre.Presso la Sala dei Matrimoni delComune, si è tenuto un workshopsul tema “Torino, una città di cul-tura in un’ Europa sostenibile”, or-ganizzato in collaborazione con laPresidenza del Consiglio Comunaledella città di Torino, dal Comitatodella Società Civile per Torino Ca-pitale Culturale 2019, dalla Asso-ciazione Culturale Diàlexis, AIC-CRE, Movimento Federalista Euro-peo, Gioventù Federalista Europea,Centro Einstein di Studi Internazio-nali, Alpina Srl in particolare. Al-l’incontro, presieduto da GiovanniMaria Ferraris (Presidente del Con-siglio Comunale di Torino), sonointervenuti Giampiero Leo (Consi-gliere Regionale del Piemonte),Luca Cassiani (Presidente dellaCommissione Cultura del Comunedi Torino), Riccardo Lala (Promoto-re del Comitato) sul tema “Soste-nibilità finanziaria, ambientale eculturale della candidatura”, Mar-cello Croce (Filosofo e docente) sultema “Serve la cultura classica peri grandi eventi?”, Alfonso Sabati-no (Segretario AICCRE Piemonte)

sul tema “La candidatura di frontealle vocazioni del Nord-Ovest edelle Alpi Occidentali”.

Centro Studisul Federalismo (CSF)

Torino, 14 ottobre.Il Centro Studi sul Federalismo, ilDipartimento di Economia “S. Cognettide Martiis” e l’IRES-Istituto RicercheEconomico-Sociali del Piemonte han-no organizzato un seminario sul tema“L’attuazione del federalismo fiscale:suggerimenti dall’esperienza di duepaesi federali latino americani (Argen-tina e Brasile)”. Il seminario è statointrodotto da Juan Pablo Jiménez(Commissione Economica delle Na-zioni Unite per l’America Latina - CE-PAL).

Torino, 7 novembre.E’ stato inaugurato il programma post-laurea del “Law & Business in Euro-pe”, nato nel 2005, organizzato dal-l’Istituto Universitario di Studi Europeie dal Centro Studi sul Federalismo.Oltre ai tradizionali partners, ovverol’European Policy Center, l’EuropeanTraining Foundation e l’Università diFriburgo, il Corso si è avvalso anchedella collaborazione specifica dellaFacoltà di Giurisprudenza dell’Univer-sità degli Studi di Torino e della Ca-mera di Commercio di Torino. Il mo-dulo della Autumn School (7-25 no-vembre 2011) dal titolo “Managementand Eco-innovation with EU Law” si èarticolato in tre settimane intensive diformazione.

Torino, 14 novembre.Presso la Fondazione Luigi Einaudi,l’Istituto Affari Internazionali (IAI) eil Centro Studi sul Federalismo (CSF),con il sostegno della Compagnia diSan Paolo, hanno organizzato un in-contro sul tema “Regionalismo e Glo-bal Governance”. Saluti e interven-to introduttivo di Nicolò Russo Perez(Program Manager, Compagnia diSan Paolo). Ha coordinato e intro-dotto l’incontro Paolo Guerrieri (Uni-versità di Roma, Sapienza e Collegeof Europe, Bruges). Sono intervenutiMiriam Campanella (Professore,Scienze Politiche, Università di Tori-no), Domenico Lombardi (Presiden-te, The Oxford Institute for Econo-mic Policy, e Senior Fellow, The Broo-kings Institution), Alfredo Valladao(Professore Istituto di Studi Politici,Sciences-Po, Chaire Mercosur, Pari-gi e Presidente Advisory Board, EU-Brasil, Brussels) e Vittorio Valli (Pro-fessore, Dipartimento di Economia,Università di Torino). Nell’ambitodella ricerca IAI-AREL Regionalismo

finanziario e futuro dell’area dell’eu-ro a cura di Paolo Guerrieri e Do-menico Lombardi, l’incontro ha pre-sentato alcuni risultati preliminari dellavoro e affrontato il tema della cre-scente importanza della cooperazio-ne monetaria regionale e il futurodella governance globale.

Torino, 21 novembre.Presso il Centro Congressi Torino In-contra, l’Istituto Universitario di StudiEuropei e il Centro Studi sul Federali-smo (CSF) hanno organizzato un se-minario sul tema “EU Eco-Innovation:from Policy to Action”. All’incontro, in-trodotto da Nicoletta Marchiandi (Ca-mera di Commercio, Torino), sono in-tervenuti Roberta Rabellotti (Universi-tà del Piemonte Orientale), MarioComba (Università degli Studi di Tori-no) e Wilhelm Determan (Autore di“Eco-innovation Observatory” - Italy2010).

Torino, 1 dicembre.Il Centro Studi sul Federalismo, in vi-sta del Consiglio Europeo dell’8-9 di-cembre, ha inviato un “Appello ai lea-der europei: Per un euro e un’ Europadella stabilità e dello sviluppo”. Il te-sto dell’Appello è reperibile sul sito delCSF.

Torino, 21 dicembre.Presso la Fondazione Luigi Einaudi,il Centro Studi sul Federalismo ha or-ganizzato la presentazione del volu-me “L’Europa sociale e la Confede-razione Europea dei sindacati” ( Bo-logna, Il Mulino, 2010) di AndreaCiampani (Libera Università MariaSs. Assunta –LUMSA, Roma) ed Emi-lio Gabaglio (Ex-Segretario Genera-le della Confederazione Europea deiSindacati). All’incontro, introdotto epresieduto da Roberto Palea (Presi-dente CSF), sono intervenuti, oltreagli autori del testo, Stefano Musso(Università degli Studi di Torino),Daniela Preda (Università degli Stu-di di Genova, CSF), Mario Scotti(Centro Studi Nazionale CISL, Firen-ze) e Antonio Varsori (Università de-gli Studi di Padova).

Torino, 21 dicembre.Riunione del Direttivo del Centro Stu-di sul Federalismo (CSF), presiedutoda Roberto Palea (presidente CSF).Umberto Morelli è stato nominato Vi-cepresidente del CSF e Flavio BrugnoliDirettore.

Altri incontri

Torino, 6 ottobre.Presso il Centro Congressi ‘Torino In-contra’ si è svolto un convegno in-

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ternazionale sul tema “La FinanzaIslamica: tra etica ed economia”, or-ganizzato da Ipalmo Nord Ovest, Li-ons, Camera di Commercio, Indu-stria, Artigianato e Agricoltura di To-rino. Tra i numerosi interventi segna-liamo in particolare quelli di PriyoIswanto (Minister Chargé d’Affairesdell’Ambasciata della Repubblicad’Indonesia in Italia), Luigi Guido-bono Cavalchini Garofoli (Ambascia-tore, Presidente di Unicredit PrivateBanking), Alfonso Iozzo (già Presi-dente della Cassa Depositi e Presti-ti), Anna Marra (Banca d’Italia Ser-vizio Studi e Relazioni Interna), Nas-ser Saidi (Chief Economist and Headof External Relations, Dubai Interna-tional Financial Centre (DIFC) Autho-rity), Bernardo Bortolotti (ProfessoreAssociato presso l’Università di Tori-no e Direttore del Sovereign Invest-ment Lab presso l’Università Bocco-ni), Dian Ediana Rae (Chief Repre-sentative of the Central Bank of In-donesia in London), Gianni De Mi-chelis (Presidente di Ipalmo, già Mi-nistro degli Affari Esteri della Repub-blica Italiana).

Torino, 9 novembre.Presso la Sala del Palazzo dell’Anti-co Macello di Po della FondazioneGramsci ONLUS, si è tenuto un se-minario dal titolo “Dalla crisi deimutui sub-prime alla crisi dell’euro:quali misure di politica economica?”.Hanno introdotto Mario Deaglio(Università di Torino), Luciano Galli-no (Università di Torino) e AlfonsoIozzo (BE-UEF).

Torino, 14 novembre.Presso la Sala Gandhi del Centro Stu-di Sereno Regis, si è tenuto un pub-blico dibattito, organizzato dal Cen-tro Studi Sereno Regis e dal Comitatod’iniziativa per un Movimento di mo-vimenti (Mdm), sul tema “Necessità diun Piano europeo di sviluppo sosteni-bile. Il ruolo dei cittadini”. L’incontro,presieduto da Giuliano Martignetti(Comitato per un Mdm), è stato intro-dotto da Alfonso Iozzo (BE-UEF).

Torino, 17 novembre.Il CIPMO, Centro Italiano per la Pacein Medio Oriente, in collaborazionecon l’Istituto Salvemini e Paralleli haorganizzato l’incontro “Israeliani ePalestinesi Sindaci per la Pace”.Quattordici sindaci israeliani e pa-lestinesi si sono incontrati a Torinoper portare avanti un difficile dialo-go. All’incontro sono intervenuti Pa-olo Ricci (Portavoce degli Enti Regio-nali e Locali italiani nel PalestinianMunicipalities Support Program delMinistero Affari Esteri),Gadi Baltiansky (Direttore generale

Geneva Initiative Israel), Janiki Cin-goli, (Direttore del Centro Italianoper la Pace in Medio Oriente, Gene-va Initiative – Italia), Nidal Foqah,(Direttore esecutivo di Geneva Initia-tive Palestine), Piero Fassino (Sinda-co della Città di Torino), Nahum Ho-fri (Sindaco di Ra’anana - Israele) eHasan Saleh (Sindaco di Jerico - Ter-ritori Palestinesi).

E’ mancatoVittorio CastellazziIl 30 dicembre 2011 è mancato Vittorio Castellazzi. E’ stato un diri-gente federalista convinto e appassionato con responsabilità di rilie-vo nazionale ed europeo. Ha avuto un ruolo determinante nella vitadel nostro gruppo a Torino da giovanissimo, dopo il fallimento dellaComunità Europea di Difesa nel 1954, quando per il MFE si presentòil problema di rilanciare su nuove basi il processo di costruzione eu-ropea e di affermare la propria autonomia dalle forze politiche chefino a quel momento l’avevano sostenuto.Di fronte al tentativo dei partiti di controllare l’MFE, Altiero Spinelli,allora segretario nazionale del MFE commissariò la sezione di Torinoe ne affidò la guida a Vittorio Castellazzi. Ciò rese possibile, grazie alsuo impegno, il rilancio locale del MFE e soprattutto la partecipazionedel gruppo torinese, in posizione di avanguardia rispetto ad altre cittàeuropee, alla realizzazione delle elezioni dirette del Congresso delPopolo Europeo, il meccanismo di mobilitazione e di rappresentanzapopolare lanciato da Spinelli per dare voce alle istanze degli europei.La mobilitazione aprì la strada, alla fine degli anni settanta, alla ri-presa della costruzione europea con le elezioni dirette del Parla-mento europeo dopo le drammatiche crisi delle monete e del prezzodel petrolio.Vittorio Castellazzi continuò negli anni successivi la sua impegnatapartecipazione alla vita della sezione di Torino e del Centro regiona-le. Fu per anni responsabile editoriale di PiemontEuropa.

Ci ha lasciatoSergio SezzaSergio Sezza, Consigliere comunale di Monastero di Lanzo (TO), ci halasciato il 13 dicembre 2011. Da anni rappresentava il Sindaco Nico-la Ferroglia nel Comitato Direttivo della Federazione regionale pie-montese dell’AICCRE ed è sempre stato un attivo promotore di inizia-tive che hanno contribuito a qualificare l’attività della nostra Federa-zione e a proiettare Monastero come centro di dibattito dei problemidelle regioni alpine. Grazie alla disponibilità e al lavoro suo, del Sin-daco e di altri amici locali, abbiamo organizzato ogni anno a Mona-stero, a partire dal 2006, le Conferenze Internazionali della Monta-gna che hanno sempre visto la partecipazione di delegazioni prove-nienti da altri paesi europei.Altri amici del Direttivo ricorderanno Sergio per la Conferenza suigemellaggi svoltasi a Monastero nell’autunno 2006 con la presenzadi rappresentanti di Comuni e Comitati di gemellaggio provenientida tutto il Piemonte.Il suo ricordo ci permetterà nei prossimi anni di migliorare e rendereancora più incisiva la nostra collaborazione con Monastero di Lanzo.

Torino, 5 dicembre.Presso la Fondazione Luigi Einaudi, laFacoltà di Scienze Politiche, il Diparti-mento di Economia e la FondazioneLuigi Einaudi hanno organizzato unseminario sul tema “Si può uscire dal-l’Euro? Quali riforme sono necessa-rie?”. L’incontro è stato introdotto daTerenzio Cozzi (Università di Torino) eAlfonso Iozzo (BE-UEF).

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LibriAndrea Ciampani e Emilio Gaba-

glio (a cura di), L’Europa sociale ela Confederazione europea dei Sin-dacati, Il Mulino, Bologna, 2010.

Il volume ci offre una narrazione a duemani, quella del prof. Andrea Ciam-pani, docente di storia contempora-nea e di storia delle relazioni socialiinternazionali, e quella di Emilio Ga-baglio, già Segretario generale dellaCES-ETUC dal 1991 al 2003, nellaquale vengono minuziosamente rico-struite le fasi del processo di interna-zionalizzazione del sindacato, la na-scita e l’impegno della CES-ETUC. Unsindacato europeo, nato nel 1973,che ha accresciuto la sua rappresen-tatività, mantenendo l’autonomia, cheha guadagnato in autorevolezza neirapporti con le istituzioni europee inuna sorta di istituzionalizzazione del-la concertazione e di partecipazioneai processi decisionali delle istituzionieuropee che l’ha fatto riconoscere dal-la Commissione come la sola confe-derazione sindacale rappresentativasul piano europeo.Gabaglio, che ha vissuto quegli annida protagonista, ci rivela anche aspettisconosciuti degli avvenimenti di que-gli anni. Ci svela quali siano stati, inmomenti cruciali, gli interventi deter-minanti e quali i protagonisti istituzio-nali che hanno fatto pendere i piattidella bilancia verso l’arretramento ol’avanzamento del processo di inte-grazione. Gli interventi che hannoconsolidato, fatto avanzare o ostaco-lato l’affermazione dei diritti dei lavo-ratori a livello europeo. Gabaglio ri-corda a questo proposito ad esempioil ruolo positivo di Verhofstadt, Jacobs,Juncker, Pininfarina, Major, Mitterrand,Kohl, Andreotti, e quello frenante di Bla-ir, Aznar, Berlusconi (che producono nel2002 un documento volto a accelerarele liberalizzazioni in un’ottica di derego-lazione sociale), Schroeder.Entrambi gli autori fanno risalire alTrattato della CECA il primo passo si-gnificativo di questo percorso teso afar partecipare i Sindacati alla reda-zione del Trattato istitutivo della pri-ma Comunità europea.Il percorso intrapreso dal sindacato,osserva Gabaglio, non è stato agevo-le e solo durante il mandato di Jac-ques Delors, Presidente della Com-missione, ha avuto un importante ac-celerazione, prima con l’Atto Unico epoi con il Protocollo sociale di Maa-stricht. Nell’arco di mezzo secolo l’Eu-ropa si è dotata di più di 50 direttivesociali. Si è costituito il nucleo inizialedi un diritto europeo del lavoro. Sono

state acquisite norme relative alla li-bera circolazione dei lavoratori, allasalute e alla sicurezza sui luoghi dilavoro, alla parità tra uomo e donnae alla lotta alle discriminazioni. Nor-me che dovevano costituire, secondoi promotori, l’indispensabile base permettere ordine nel mercato internoeuropeo, per creare uno zoccolo co-mune di diritti dei lavoratori e, comeauspicato da Delors, favorire l’armo-nizzazione delle condizioni di lavoro.Dalla fine degli anni ’90, l’epoca d’orodel sindacalismo europeo, questocammino subisce, secondo gli autori,un progressivo rallentamento.A livello europeo la CES-ETUC riescea stento a mantenere il suo ruolo diinterlocutore. La Commissione riducequasi completamente l’emissione didirettive e ricorre piuttosto a semplicicomunicazioni. Avvia iniziative pocopiù che simboliche quali il fondo diaggiustamento alla globalizzazioneche alla modestia delle risorse finan-ziarie, accompagna criteri di interven-to che lo rendono di difficile utilizza-zione da parte degli Stati membri.Tra le difficili sfide che ha dovuto af-frontare come segretario generaledella CES-ETUC, Emilio Gabaglio ri-corda anche quelle conseguenti all’in-serimento nel sindacato europeo deisindacati dei paesi dell’Est europeo.Egli ricorda poi la difficoltà di far va-lere il principio del diritto di tutti i sin-dacati di far parte della CES-ETUC,

senza discriminazioni, sia di quellidell’Unione sia di quelli che operanonelle zone limitrofe. Difficoltà emersenel caso della difficile convivenza deisindacati di paesi che uscivano dallaguerra civile, come i Paesi della ex-Jugoslavia o del sindacato israelianoe di quello palestinese.Per i federalisti è interessante l’analisiche viene condotta parallelamente trala storia del sindacato europeo e quel-la del sindacato mondiale. La guerrafredda e la spartizione dell’Europa indue aree di influenza, che aveva forza-to la divisione tra sindacati comunisti,sindacati “liberi” e sindacati cattolici, vie-ne superata con la caduta dei regimicomunisti e di fronte alla globalizzazio-ne e alla creazione di un mercato inter-no mondiale. A Vienna il 1° novembre2006, presenti 300 Confederazioni dipiù di 150 paesi, nasce il sindacato uni-co mondiale CIS-ITUC, del quale la CES-ETUC è stata attiva promotrice e delquale fa parte.Emilio Gabaglio ripensando alla sualunga esperienza nella CES-ETUC nonne vede solo le luci, ma anche le om-bre e individua con lucidità i problemiancora irrisolti. Gli Stati e soprattuttoi governi, scrive, non hanno compiu-to il passo decisivo per completare ilprocesso verso la Federazione e que-sto ha portato all’impotenza dell’UEdi fronte alla crisi economico finan-ziaria mondiale, privandola del con-senso popolare. A fronte del dilaga-re delle politiche neoliberiste Gaba-glio difende la validità di un vero eproprio nuovo modello sociale “squisi-tamente europeo” che ponga un limiteai tentativi di deregolamentazione so-ciale. Un limite posto dall’esistenza di“una cultura sociale europea fondata sulriconoscimento della necessità di unequilibrio tra l’esercizio della libertà eco-nomica e la tutela dei diritti sociali chenon ha riscontro in altri contesti compa-rabili”. Il costante riferimento a questomodello, osserva, è diventato il criterioguida delle rivendicazioni sindacali a tuttii livelli.”Una base comune di diritti e di tuteledei lavoratori europei...deve essereposta...alla base di ogni progetto euro-peo”.Il cammino verso l’internazionalizza-zione del movimento sindacale nascee si sviluppa dunque parallelamenteal processo di integrazione europeae di mondializzazione. L’impegno siindirizza a ottenere il riconoscimentodella partecipazione delle parti socia-li alla redazione dei Trattati europei,nei quali mira a introdurre delle clau-sole sociali di garanzia della protezio-

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ne e della promozione del lavoro edelle condizioni di vita dei lavoratori.E nell’ambito dell’ILO si adopera perintrodurre importanti principi a salva-guardia dei diritti fondamentali.Oggi è necessario unire le forze percompiere insieme il progetto federa-lista.La ricostruzione di Ciampani-Gaba-glio termina negli anni 2000 quandoalla segreteria generale della CES-ETUC viene eletto John Monks e quindiesclude alcuni avvenimenti della sto-ria attuale che preludono ad una pos-sibile convergenza tra il Movimentosindacale europeo e i federalisti. Al-l’ultimo congresso CES-ETUC, ad Ate-ne, CGIL-CISL-UIL hanno presentatoun documento “Per un’Europa fede-rale solidale e coesa”.La gravità della crisi economico-finan-ziaria potrebbe offrire una grandeopportunità. Potrebbe rappresentarel’occasione per compiere l’ultimo pas-so verso l’unità federale dell’Europa.Un’opportunità che deve essere col-ta. Che potrebbe vedere federalisti esindacalisti uniti e impegnati inun’azione comune, promotori di unvasto movimento popolare che eser-citando una forte pressione dal bassocostringa l’Unione a fra i passi neces-sari per rilanciare la crescita, l’occu-pazione, la ricerca e l’innovazione edecida per un aumento del bilanciocomunitario che ne permetta la rea-lizzazione.

Grazia Borgna

Stefano Gagliano (a cura di), La per-sonalità poliedrica di Mario Alber-to Rollier. Ricordo di un milaneseprotestante, antifascista, federalistae uomo di scienza, Biblion Edizio-ni, Milano 2010.

In tempi di crisi morale e civile, l’im-pegno e il contributo offerti da MarioAlberto Rollier alla lotta politica ed alpensiero federalista europeo, offrononotevoli spunti di riflessione. In que-ste pagine sono ricostruiti passaggiintensi di vita vissuta dello scienziatovaldese, a partire dal suo tentativo disvecchiamento delle posizioni teolo-giche del protestantesimo italiano, indialogo serrato con uomini del socia-lismo italiano come Antonio Banfi eLelio Basso, fino alla partecipazionediretta nella Resistenza. È attivo nelMovimento Federalista Europeo, la cuiriunione fondativa si tiene nella suacasa di Milano, ottenendo in partico-lare da Altiero Spinelli la revisione dipassaggi del Manifesto di Ventotenetroppo laicisti per essere accettati daun calvinista convinto come lui. Can-didato all’Assemblea costituente, col

Partito d’Azione, ottiene un ampio so-stegno da Piero Calamandrei e Vitto-rio Foa, ma non viene eletto per unamanciata di voti. Continuerà il suo im-pegno politico all’interno del PSDI diSaragat e siederà nel Consiglio co-munale di Milano dal 1951. Neglianni Settanta matura invece un pro-gressivo distacco dal PSDI fino all’iscri-zione al Partito Repubblicano, favori-ta dallo stesso Ugo La Malfa. MarioAlberto Rollier ha saputo tenere as-sieme l’impegno civile e la ricercascientifica, costante e mai interrottaal Politecnico di Milano fino al 1956,all’Università di Cagliari per i succes-sivi quattro anni e all’Università diPavia negli ultimi venti, dove la suaintensa e appassionata attività discienziato sul problema delle fonti dienergia e sull’uso pacifico del nucle-are, lo ha portato alla costruzione delprimo reattore subcritico in Italia, aconferma della sua capacità di guar-dare e interpretare la realtà in modolungimirante.

MFE, Atti del XXV Congresso naziona-le, Gorizia, 11-13 marzo 2011,2011.

Riportiamo di seguito la Presentazio-ne degli “Atti del XXV Congresso na-zionale MFE” a cura del Segretarionazionale Franco Spoltore.

Due congressi per rilanciare l’azionedei federalisti europei

Raramente un Congresso nazionale

del MFE ed uno europeo dell’UEF sonoavvenuti uno di seguito all’altro comeè accaduto quest’anno, anche se sa-rebbe auspicabile che ciò diventasseuna prassi non solo per il MFE, maanche per le altre sezioni nazionalidell’UEF. (...)Il fatto che il nostro ultimo Congressonazionale si sia svolto a Gorizia dall’11al 13 marzo e quello europeo dell’UEFsi sia tenuto due settimane dopo aBruxelles, ci consente di valutare me-glio i risultati politici raggiunti in que-sti due Congressi, collocandoli nelquadro delle prospettive d’azione re-ali e possibili del federalismo oggi: unquadro europeo e mondiale. Per co-noscere i dettagli, i dibattiti ed i docu-menti del Congresso europeo è pos-sibile scaricare il materiale dal sitoufficiale dell’UEF (http://www.federaleurol2e.or2).Adesso che i due momenti istituzio-nali più significativi della vita organiz-zativa del nostro Movimento si sonocompiuti, e che gli organi di governoe le linee d’azione si vanno delinean-do, è tempo di concentrarci sugliaspetti sostanziali che toccano la vitadelle nostre sezioni, dei nostri militanti,e soprattutto di quelli più giovani. Eper farlo bisogna prendere coscienzadel lavoro e delle sfide che abbiamodi fronte. (...)È ormai chiaro a tutti, dentro e fuoridal Vecchio continente, che gli euro-pei sono a un bivio, in particolare perquanto riguarda le scelte che essi de-vono compiere sul terreno economi-co-monetario e su quello della politi-ca estera e di sicurezza.I più, non solo i federalisti europei,sono consapevoli del fatto che o glieuropei imboccano la strada del ri-lancio dell’unione politica su basi fe-derali, oppure l’euro è in pericolo e lastessa sopravvivenza dell’Unione eu-ropea viene messa in dubbio. Ma persalvare l’euro non c’è altra via che ri-mettersi in cammino verso la Federa-zione europea e, nell’immediato, do-tarsi di un sistema di governo capacedi soddisfare le esigenze e gli interes-si dei paesi — quelli dell’Eurogruppo— che hanno già scelto, accettandola moneta unica, di consolidare mag-giormente il loro vincolo di comunitàdi destino. In prospettiva occorrereb-be “attivare una procedura costituen-te pienamente democratica, alla qualesiano associati i cittadini, a partire daun’avanguardia di Stati”, come si leg-ge nella mozione di politica generaleapprovata dal Congresso di Gorizia.D’altra parte, o gli europei imbocca-no la strada del rilancio dell’unionepolitica su basi federali, oppure è ine-vitabile una loro crescente dipenden-za da scelte e politiche che verrannofatte da altri fuori dell’Europa e, sem-

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pre più spesso, contro l’Europa. Pro-prio per evitare questo pericolo, gli eu-ropei dovrebbero almeno cominciarea cooperare strettamente a partire daun gruppo di paesi sul terreno dellapolitica militare e della politica estera,evitando di ripetere lo spettacolo mise-revole offerto anche in occasione dellacrisi libica, della loro divisione in tutti iconsessi internazionali, dall’ONU al-l’Unione europea alla NATO.Solo considerando la reale portata diqueste sfide, che interessano le pre-occupazioni profonde dell’opinionepubblica, si può valutare la distanzache separa le istituzioni europee - el’ostico gergo comunitario degli ad-detti ai lavori - dal comune sentire deicittadini E dunque a partire da questaconsapevolezza diffusa, ma che nonriesce ancora a trasformarsi in forzaattiva sul piano europeo, che i fede-ralisti europei devono oggi cercare dirilanciare la loro azione.Verso chi condurre una simile azio-ne? I dibattiti nei due Congressi han-no inequivocabilmente mostrato cheoccorre esercitare la massima pres-sione, attraverso la propaganda e lamobilitazione delle sezioni, nei con-fronti del maggior numero dei rap-presentanti dei cittadini europei alParlamento europeo e nei parlamen-ti nazionali; nei confronti del maggiornumero di governi, a partire da quellidell’Eurogruppo; nei confronti di per-sonalità impegnate in politica e nelmondo della cultura; nei confronti deimovimenti che rivendicano un’Euro-pa e un mondo migliori e quindi simuovono già, a volte inconsapevol-mente, sul terreno della preparazio-ne di un’alternativa di governo e perun nuovo modello di sviluppo. Conquali strumenti condurla? Anche aquesto proposito i dibattiti dei dueCongressi sono serviti non solo perribadire l’importanza di attivare tuttequelle forme di mobilitazione già spe-rimentate dalle sezioni federaliste, maanche per cercare di sfruttare l’oppor-tunità offerta dall’Iniziativa dei citta-dini europei prevista dal Trattato diLisbona, che consente di rilanciarel’idea di un’iniziativa popolare sul ter-reno europeo.E tenendo conto di questi aspetti chedobbiamo valutare i risultati congres-suali.Decidendo all’unanimità dì lanciareuna Campagna per la Federazioneeuropea a partire da cento città (lamozione di politica generale è stataapprovata con poche astensioni), ilCongresso nazionale del MFE ha ri-badito l’impegno dei suoi militanti edelle sue sezioni a battersi su questoterreno. D’altra parte, avviando la ri-flessione sull’importanza strategicache lo sfruttamento da parte dei fe-

deralisti europei dell’Iniziativa dei cit-tadini europei potrebbe avere sul pia-no della mobilitazione dell’opinionepubblica sul terreno della rivendica-zione nei confronti delle istituzionieuropee e nazionali del diritto demo-cratico degli europei di dotarsi deimezzi necessari — cioè di una fiscali-tà europea, di risorse adeguate ecc. -per far sì che gli innumerevoli piani disviluppo e crescita finora formulati nonrestino sulla carta, il dibattito del Con-gresso nazionale si è strettamente col-legato con quello che si è poi svilup-pato in sede UEF due settimane dopo.Nel MFE spetterà al nuovo Comitatocentrale e alla Direzione individuaregli strumenti operativi per attuare que-sta linea in Italia tenendo conto dellanecessità dì un suo sbocco europeo.A livello UEF, il fatto che a Bruxelles ilCongresso europeo si sia incentratosulla necessità di sviluppare nei pros-simi mesi una mobilitazione delle for-ze europeiste e federaliste per giun-gere alla definizione di un pianod’azione per attivare l’Iniziativa deiCittadini Europei, è un buon segnaledi ritrovata unità e volontà d’agiresoprattutto tra le maggiori sezionidell’UEFBisogna prendere atto che siamo or-mai entrati in una fase decisiva dellanostra battaglia, mentre tutto ciò cheha l’apparenza della forza, cioè le isti-tuzioni esistenti, sembra ignorare l’al-ternativa federalista. Ma se ì federali-sti sapranno mostrare che il re è nudo,la loro voce potrà trovare nuovi cana-li per farsi ascoltare e la loro azioneaprirà nuove brecce nelle sovranità

nazionali. Non dobbiamo nasconderciil rischio dell’insuccesso e l’incertezzasui tempi e sui modi in cui potrà svi-lupparsi l’azione federalista. Ma il ri-schio e l’incertezza caratterizzano ogniiniziativa politica, soprattutto quandosi agisce in un quadro istituzionalecome quello europeo che è ancora informazione ed è esposto al pericolodi disgregazione.Accettare di correre questo rischio edi affrontare l’incertezza è un destinoal quale non possiamo sfuggire. Inogni caso questa è la strada che dob-biamo intraprendere oggi per conti-nuare a far vivere il federalismo eu-ropeo nel solco del progetto lanciatoda Altiero Spinelli settant’anni fa daVentotene e che successivamente èstato tradotto in un’esperienza orga-nizzativa e politica rivoluzionaria daMario Albertini.

Realizzato con il contributo della Consulta eu-ropea del Consiglio regionale del Piemonte

Periodico d’informazionedella Forza Federalista Piemontese:

AEDE Association Européennedes Enseignants

AICCRE Associazione Italianaper il Consiglio dei Comunie delle Regioni d’Europa

CESI Centro Einstein di StudiInternazionaliCasa d’Europa di Torino

GFE Gioventù Federalista Europea

ME Movimento Europeo

MFE Movimento FederalistaEuropeo

WFM World Federalist Movement

ANNO XXXVI - N. 4 - Dicembre 2011

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