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MANUALE PER L’OPERATORE GRUPPI MOTIVAZIONALI Uno strumento per i sani stili di vita e la cronicità nelle strutture ospedaliere e territoriali A cura di BIAGIO TINGHINO PILLOLE&MELE

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Page 1: PILLOLE&MELEIL CICLO DEL CAMBIAMENTO Una delle teorie più accreditate sui processi di cambiamento vede questi fenomeni non come frutto di una decisione istantanea, non un evento,

MANUALE PER L’OPERATORE

GRUPPI MOTIVAZIONALI Uno strumento per i sani stili di vita e la cronicità

nelle strutture ospedaliere e territoriali

A cura di BIAGIO TINGHINO

PILLOLE&MELE

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La vita media in Italia, com’è noto, si è molto

allungata negli ultimi anni, tanto che nel 2017

era di 82,8 anni (80,6 per gli uomini, quasi 85

per le donne). Ma vivere a lungo non basta,

occorre trascorrere bene il tempo e giungere

agli anni della “quarta età” in modo da

continuare a usufruire di una qualità di vita

soddisfacente e piacevole.

Per fare ciò non sono sufficienti le cure

farmacologiche o chirurgiche. Risulta

fondamentale praticare sani stili di vita: fare

una regolare attività fisica, smettere di

fumare, alimentarsi in modo corretto,

perseguire un buon equilibrio psicologico.

Per questo motivo è importante la

promozione della salute tra la popolazione

generale ma anche, ed è questo l’obiettivo

del progetto, tra i cittadini che entrano in

contatto con le strutture sanitarie degli

ospedali e del territorio.

VIVERE

A LUNGO,

VIVERE

MEGLIO

SANI STILI DI VITA

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Il fatto che una persona venga ricoverata o usufruisca di una

prestazione sanitaria può costituire una opportunità straordinaria, non solo

per curare la malattia di cui soffre, ma anche per imparare la salute, cioè

quello che c’è da fare per evitare l’insorgere delle patologie, migliorarne il

decorso, vivere meglio. Le offerte spesso presenti sui social e sui mass media

sono un indicatore di quanto bisogno ci sia di informazioni e conoscenze

nel campo della salute. Ma i migliori suggerimenti possono provenire dai

professionisti che hanno in cura un paziente e con i quali esistono

consolidati rapporti di fiducia. Da qui l’idea di promuovere iniziative, eventi

e un vero kit di strumenti che aiutino medici e operatori sanitari a

promuovere la salute, sia nei preziosi

momenti in cui incontrano i loro pazienti, ma

anche in occasioni create ad hoc, in cui

i professionisti insegnano i “segreti” per restare

in forma, motivano le persone a cambiare

comportamenti e stili di vita, fanno toccare

con mano quanti benefici possono scaturire

da semplici accorgimenti, inseriti giorno

dopo giorno nell’alimentazione, nelle

abitudini, nella pratica concreta.

I MOMENTI DI CURA,

UNA OCCASIONE PER IMPARARE LA SALUTE

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Il cambiamento delle abitudini non è un

processo che si verifica come semplice

risultato delle informazioni che abbiamo. Le

informazioni, da sole, non sempre producono

cambiamento.

Ciò è dovuto al fatto che i comportamenti più

importanti costituiscono il frutto di equilibri che

abbiamo raggiunto spesso dopo diversi

tentativi, dopo molti errori ed esperienze. Non

è facile, dunque, dismettere “un modo di

funzionare” per acquisirne un altro.

Un ostacolo frequente è costituito, per

esempio, dai vantaggi dello status quo. Ci

sentiamo soddisfatti di ciò che facciamo,

o temiamo di affrontare l’ignoto di qualcosa che non conosciamo,

che non abbiamo mai sperimentato e che comporta fatica per

essere acquisito.

In altri casi non comprendiamo i motivi per cambiare, perché

abbiamo un basso livello di dissonanza cognitiva. Non ci sentiamo

in contraddizione con l’ambiente, con i nostri valori, con le

aspettative del contesto in cui viviamo. Non possiamo, per esempio,

sentirci sollecitati a smettere di fumare se tutti attorno a noi

considerano normale fumare e dall’esterno non giungono

sollecitazioni alla modifica delle nostre abitudini.

Alcune persone, pur comprendendo che devono cambiare uno

stile di vita, hanno un basso grado di autoefficacia. Esse, cioè, non

credono di potercela fare, immaginano il cambiamento come

troppo complesso per le proprie risorse e si scoraggiano.

Non mancano loro le informazioni, ma

la fiducia nella possibilità di farcela.

In molte altre situazioni, invece,

semplicemente non si conoscono

alternative. Cambiare l’alimentazione

sbagliata per una più sana, spesso, è

difficile semplicemente perché non si sa

come fare diversamente, non si è mai

avuta la possibilità di sperimentare

altro o essere aiutati a costruire un modo

di mangiare sano, che sia allo stesso

tempo piacevole e soddisfacente.

GLI

OSTACOLI

PROMUOVERE IL CAMBIAMENTO

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IL CICLO DEL CAMBIAMENTO

Una delle teorie più accreditate sui processi di cambiamento vede

questi fenomeni non come frutto di una decisione istantanea, non

un evento, ma un processo che talora è lento, inconsapevole,

durante il quale si spostano equilibri, motivazioni, spinte in avanti e

momenti di arresto. Questo approccio (approccio transteorico di

Prochaska e Di Clemente) immagina che per ogni passaggio si

costruisca una sorta di “bilancia” dei pro e dei contro, di motivazioni

“per” e motivazioni “per non”, che alla fine ci fa progredire verso

una fase più avanzata o ci fa rimanere fermi lungo il percorso.

In pratica, per esempio, un fumatore può trovarsi in stadi molto

diversi della sua decisione di smettere.

La fase precontemplativa

E’ quella in cui non si prende in considerazione il cambiamento.

Nella “bilancia” delle motivazioni prevalgono i motivi dell’equilibrio

esistente. La fatica (presunta) di smettere è vista come eccessiva, i

benefici dello smettere meno prevalenti, il “bisogno” di avere una

gratificazione in cui rifugiarsi prevale.

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Pre contemplazione

.Contemplazione .Determinazione

Identificare la fase del cambiamento in cui una persona si trova è

determinante per sapere quale strategia utilizzare per promuovere i

passaggi in senso positivo.

Chi si trova in fase precontemplativa ha difficoltà a vedere i

vantaggi di un sano stile di vita come praticabili. Deve essere

aiutato a risolvere i dubbi, superare gli ostacoli, sostenuto a fare una

revisione delle criticità e delle difficoltà che incontra, in modo da

fargli ritenere fattibile il cambiamento.

Chi è in un momento contemplativo, sta già considerando come

possibile il passaggio ad un altro comportamento, più salutare, ma

ha bisogno di essere sostenuto in ciò. Queste persone devono

essere aiutate ad incrementare la lista e il peso dei “vantaggi” del

cambiamento e soprattutto rassicurate che in ciò possono avere

qualcuno al fianco.

COME

FAVORIRE IL

CAMBIAMENTO

IL CICLO DEL CAMBIAMENTO

La fase contemplativa

La persona può, ad un certo punto, cominciare a “contemplare”

l’idea di cambiare. La bilancia comincia a non pendere più

decisamente dalla parte dello status quo e si ponderano i benefici

dello smettere (nel caso del fumatore) con i vantaggi del continuare

a fumare.

La fase della determinazione

E’caratterizzata dalla decisione, ossia dallo spostamento della

bilancia motivazionale che vede il prevalere dei motivi favorevoli al

cambiamento.

La fase dell’azione

Si identifica coi momenti in cui i processi interiori si concretizzano

nell’agire, nel mettere in campo praticamente il cambiamento che

è stato preparato.

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STILI DI COMUNICAZIONE

Quanti sono già determinati, invece, sono spesso alla ricerca

del “come” mettere in pratica la loro decisione, per cui risultano utili

in questo stadio suggerimenti pratici, guide concrete, informazioni,

insieme - come sempre - ad incoraggiamento. Anche chi è già

passato nella fase dell’azione necessita di un supporto. Non sempre

chi prova a “fare” sa “come fare”. Il fallimento e lo scoraggiamento

sono sempre dietro l’angolo. Per cui è fondamentale continuare a

sostenere l’autoefficacia, correggere, sostenere finché il

cambiamento non si è consolidato, anche se attraverso diversi

tentativi ed errori.

Promuovere il cambiamento ha delle

regole. E la prima regola è divenire

consapevole del proprio stile di

comunicazione. I consigli tecnicamente

più corretti possono essere inefficaci se

la comunicazione è brusca, direttiva,

fondata su un presunto rapporto di

superiorità professionista-cliente/utente.

Anche quando l’operatore pensa di

non comunicare nulla, in realtà sta

comunicando qualcosa attraverso gli

atteggiamenti non verbali (primo

assioma: “è impossibile non

comunicare”).

Da ciò deriva l’esigenza che un

professionista della salute non abbia

solo competenze tecniche, ma

acquisisca competenze nella

comunicazione. Cosa che è possibile

solo se in modo onesto, autentico e

autocritico si compie la fatica di

diventare consapevoli del proprio

“funzionamento umano”.

Ogni

comunicazione

ha uno stile

ed è

“impossibile non comunicare”

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L’assertività

viene

premiata

COMUNICARE CON EFFICACIA

Al di là del contenuto tecnico della comunicazione, il “come”

comunichiamo è una determinante dell’efficacia di ciò che

diciamo.

Una modalità aggressiva, autoreferenziale, direttiva della

comunicazione esita spesso in un insuccesso relazionale. Possiamo

“imporre” la nostra competenza o il nostro ruolo con modi

prescrittivi, ma non stiamo costruendo una relazione efficace.

L’assertività viene invece spesso premiata. Comunicare in modo

assertivo significa saper dire il proprio punto di vista senza pretendere

di imporlo. Saper ascoltare e lasciare all’altro il tempo di dire ciò

che pensa. Non usare frasi giudicanti o categoriche. Non cercare di

prevaricare, nel dialogo, ma fare sempre sì che la relazione sia

rispettosa della propria dignità e di quella dell’interlocutore.

In questo modo non si risolve tutto, ma si hanno molte probabilità

che il nostro punto di vista venga preso in considerazione, e che

l’altro abbia fiducia di noi.

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7 REGOLE

PER

COMUNICARE

CON

EFFICACIA

1. Guardiamo, salutiamo sorridiamo. Guardiamo negli occhi il nostro

interlocutore, salutiamolo per primi, sorridiamo. La comunicazione inizia

prima della prima parola. In fondo è così che vorremmo essere accolti

anche noi, se avessimo bisogno, no?

2. Ascoltiamo. Le persone hanno cose da

dirci. Forse non in modo tecnicamente corretto,

forse spinti da una preoccupazione. Ma fa

parte del nostro lavoro accogliere anche tutto

ciò. Rinforziamo la nostra abilità di ascoltare

con attenzione ed interesse.

3. Non giudichiamo. Quando ascoltiamo,

evitiamo di farci dei giudizi o dei pregiudizi (“io

so già dove vuole arrivare, cosa vuol dire”). I

giudizi costituiscono il primo ostacolo al

cambiamento.

4. Proviamo empatia. Proviamo un po’ a metterci nei panni dell’altro.

Non per farci trascinare dalle sue preoccupazioni o dall’ansia, ma

semplicemente per capire il suo punto di vista: come si sente, come è

arrivato percepire ciò che percepisce, come funziona e cosa ci vuole

veramente dire, anche sul piano emotivo.

5. Esprimiamo empatia. Se abbiamo ascoltato in modo autentico

possiamo dare un riscontro che abbiamo capito (soprattutto sul piano

emotivo): “Mi rendo conto che lei è preoccupato…”, “Capisco il suo

punto di vista…”, “Ho colto che su questo punto ci sono delle criticità...”

ecc.

6. Individuiamo la “chiave” motivazionale. Ossia cerchiamo di

capire, tra i tanti elementi del dialogo, qual è l’elemento che può

spingere il soggetto al cambiamento, la sua strada di accesso, lo spazio

e il modo che egli lascia realmente disponibile al cambiamento. E poi

utilizziamo la “sua” (non la nostra) chiave, la sua motivazione. Sarà più

efficace di cento minacciosi avvertimenti sulle malattie a cui può

andare incontro.

7. Somministriamo autoefficacia. Il cambiamento avviene se chi lo

deve mettere in atto crede di potercela fare. Per questo motivo è

importante incoraggiare le persone, sostenerle, portare esempi positivi

di altri che sono riusciti e soprattutto concludere il dialogo ricordando

che siamo sicuri delle sue possibilità (“Sono sicuro che lei ce la farà”).

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IL

COUNSELLING

MOTIVAZIONALE

BREVE

L’insieme di queste tecniche di

comunicazione, mutuato dalle

discipline psicologiche, può aiutarci

a d aiutare meglio i nostri pazienti.

In poche parole, usando questi

strumenti siamo in grado di praticare

meglio ciò che possiamo definire un

counselling fondato su un approccio

motivazionale, ossia che fa

riferimento alla teoria e alla pratica

del colloquio motivazionale

(Motivational Interview di Miller e

Rollnich, 1983).

Possiamo parlare di counselling, non

perché “diamo consigli” (il

counselling è un’altra cosa), ma

perché ci poniamo in una relazione

di aiuto nei confronti del paziente.

Ci mettiamo al suo fianco per risolvere i suoi dubbi, le sue

ambivalenze, sostenerlo nel prendere decisioni. In altre parole siamo i

suoi “coach” su problemi specifici e concreti, che spesso con pochi

momenti di sostegno possono risolversi.

Possiamo parlare di approccio motivazionale, perché puntiamo a

sollecitare la motivazione interna, le risorse dello stesso paziente,

aiutandolo a progredire lungo le fasi spesso difficili del

cambiamento.

Il nostro counselling motivazionale può essere anche “breve”, ossia ci

può permettere di usare poco tempo (oggi ne abbiamo sempre

meno a disposizione) ma con le modalità giuste.

Cinque minuti sono sempre cinque minuti (è quanto può durare un

Minimal Advice), ma lo stesso spazio di tempo dedicato usando la

tecnica motivazionale è fino a tre volte più efficace rispetto a quello

che può produrre un atteggiamento giudicante, prescrittivo ed una

comunicazione sbagliata.

Il risultato? I pazienti acquisiscono fiducia degli operatori, sono più

motivati ad aderire alle terapie e a cambiare stile di vita. E allo stesso

tempo i professionisti sono più gratificati dal loro lavoro e dal

rapporto con i loro pazienti.

GESTIRE UN “MINIMAL ADVICE”

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Ecco un acronimo facile da

ricordare (“CACC”) che può

aiutarti nel condurre

efficacemente le fasi di un

breve colloquio motivazionale.

Chiedi. Quando vogliamo

“aprire” un argomento legato

ai sani stili di vita possiamo parlare col paziente formulando

domande aperte. Come per esempio:

• Lei fuma? Ha mai pensato di smettere di fumare?

• Hai mai fatto una riflessione rispetto alla sua forma fisica?

• Ha mai provato a fare un po’ di sport?

• Si è chiesto se la sua alimentazione può migliorare in

qualcosa?

• Secondo lei c’è una correlazione tra l’alimentazione che

conduce e la sua malattia? Cosa ne pensa?

Ascolta. Ascolta in modo empatico, non giudicante, genuino.

Chiave. Trova la chiave motivazionale giusta, individua lo

spazio (la “frattura interiore”) che l’interlocutore mette a disposizione

e che può spingerlo a cambiare.

Consiglia. Fornisci un consiglio semplice, ma mirato rispetto

alla persona che hai davanti e soprattutto alla chiave che l’ascolto

ti ha permesso di cogliere. Alla fine aiuta l’altro ad arrivare ad una

conclusione pratica, a prendere una decisione o comunque

proporsi di fare un piccolo passo avanti.

GESTIRE UN “MINIMAL ADVICE”

IL

COUNSELLING

BREVE

IN 4 STEP

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I “GRUPPI MOTIVAZIONALI” sono delle occasioni di salute, eventi di

gruppo, organizzati dai professionisti per parlare coi pazienti, fornire

loro informazioni, ma soprattutto per motivarli a cambiare o

correggere gli stili di vita.

Gli eventi vengono organizzati nei reparti (magari nelle ore in cui

l’attività di cura è meno intensa) o nelle sedi territoriali (es.

consultori, servizi per le dipendenze, case della salute, PRESST ecc).

L’obiettivo non è quello di fare delle

lezioni frontali, ma di condurre

incontri che - attraverso giochi,

metodi attivi, filmati e una

interazione gradevole tra persone -

producano “attivazione”, cioè

voglia di sperimentare modi diversi

di alimentarsi, camminare, fare

attività fisica.

Allo stesso tempo durante questi eventi, chi fuma può essere aiutato

a prendere in considerazione l’idea di smettere, rivolgendosi ai

servizi per il tabagismo.

ORGANIZZARE

UN “EVENTO

DI SALUTE”

PERCHE’

PROMUOVERE

LA SALUTE E

NON SOLO LE

CURE

Un po’ di tempo investito nel motivare le persone a praticare sani stili

di vita si traduce, e si tradurrà sempre più spesso, in un risparmio di

prestazioni da erogare, farmaci da acquistare, giornate spese in

regime di ricovero, fastidiosi e costosi esami da eseguire.

ORGANIZZARE “Eventi di salute”

Perché organizzare “occasioni di

salute” negli ospedali e nei contesti

territoriali di cura? Perché il contatto

tra pazienti e strutture sanitarie diventi

non solo il modo di curare una

malattia, ma una opportunità per

imparare a prevenirle. Gli operatori

hanno molte competenze e i pazienti

hanno molto bisogno di sapere,

capire, informarsi in modo corretto.

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I gruppi sono uno strumento straordinario per

attivare relazioni e promuovere dinamiche di

cambiamento. Sono usati già da lungo

tempo sia pe effettuare percorsi terapeutici,

sia come strumento di auto-aiuto.

Perché i gruppi funzionano? Perché le

dinamiche che li attivano sono molto efficaci.

In gruppo, per esempio, è molto facile

rispecchiarsi nelle esperienze degli altri,

sentirsi sostenuti e beneficiare di un clima

positivo.

Il gruppo è il luogo in cui si scambiamo i

vissuti, si possono esporre criticità ed ostacoli,

ma si possono anche condividere le soluzioni

sperimentate.

Il gruppo, in fondo, è il luogo in cui l’essere

umano si esprime meglio, e tira fuori risorse

inaspettate, che nel classico rapporto

individuale (curante/paziente) non

emergerebbero mai.

Infine, creare eventi di gruppo vuol dire

ottimizzare il tempo che possiamo dedicare

ai pazienti e usare al meglio le risorse

disponibili.

CONDURRE

GRUPPI

MOTIVAZIO-

NALI

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I GRUPPI MOTIVAZIONALI costituiscono uno strumento che si basa sulla

teoria dell’approccio motivazionale (Motivational Interview di Miller e

Rollnich), in questo caso non per un intervento individuale, ma

applicato alle dinamiche di gruppo. Il modello che viene qui descritto

per la prima volta è stato presentato dall’ASST di Vimercate e

premiato nel 2017 dal Tribunale dei Diritti del Malato (premio

nazionale “Alesini”) come progetto destinato a promuovere la salute

nei setting di cura.

Condurre un gruppo significa avere

consapevolezza della propria

comunicazione e facilitare quella

dei partecipanti. Il tutto con

l’obiettivo di permettere a tutti di

esprimere il meglio ma, in questo

caso, di trovare le chiavi motivazionali

per adottare sani stili di vita.

C’è molta differenza tra fare una lezione

frontale e condurre un gruppo. Ciò deriva dal fatto che il gruppo

costituisce una entità a sé (diremmo un “individuo”) che nasce,

cresce e poi si conclude, una struttura dinamica diversa dalla

semplice somma degli individui. Un luogo in cui tutto risuona

amplificato e dove emozioni, scelte, comportamenti sono esaltati,

facilitati, orientati in modo molto potente.

“Un gruppo è

una entità

dinamica

diversa dalla

semplice

somma degli

individui”

PERCHE’

UN

GRUPPO

I “GRUPPI MOTIVAZIONALI”

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1. Creiamo il clima. Il conduttore è colui che promuove l’atmosfera

del gruppo e garantisce un clima cordiale, in cui tutti possono sentirsi

accolti e possono esprimersi liberamente.

2. Condividiamo un contratto di base. Quando si inizia un gruppo

il conduttore si presenta, spiega quali sono le finalità del gruppo,

quanto tempo durerà, cosa tratterà e in che modo.

3. Garantiamo un ambiente privo

di giudizi. E’ importante evitare di

giudicare le persone usando frasi

categoriche, offensive, appellativi

che feriscono la sensibilità dei

presenti.

Per fare degli esempi: non ci sono

persone “stupide” perché fumano,

ma fumatori che hanno difficoltà a

smettere. La protezione da ogni giudizio deve essere praticata anche

da parte dei partecipanti nei confronti di altri presenti.

4. Facilitiamo la comunicazione. Il conduttore è una specie di

direttore d’orchestra che permette a tutti gli strumenti di avere uno

spazio e potersi esprimere bene. Egli deve garantire che tutti si

esprimano e portino a casa una motivazione specifica.

5. Utilizziamo metodi attivi. Ciò vuol dire che si possono trasmettere

più cose con un gioco, una simulazione, una attivazione corporea che

non con mille spiegazioni teoriche. Non a caso le “occasioni di salute”

non sono piccole lezioni, ma eventi di “animazione” in cui si promuove

la motivazione al cambiamento.

6. Sosteniamo i piccoli passi. Non tutte le persone possono

cambiare tutto. La maggior parte di noi è disponibile a cominciare da

un piccolo cambiamento che ritiene possibile. Il gruppo deve

sostenere piccoli cambiamenti, che a loro volta possono aprire la

strada a quelli più importanti.

7. Agganciamo i pazienti alle iniziative già esistenti. Nel gruppo

non si esaurisce la promozione della salute, ma si motivano le persone

a prendere contatto con le iniziative già esistenti (es. gruppi di

cammino, servizi per il tabagismo)

I “GRUPPI MOTIVAZIONALI”

7 REGOLE

PER

CONDURRE IL

GRUPPO

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Ognuno degli eventi, o gruppi, che vengono organizzati vanno

pensati come a se stanti, costituiti da fasi che si somigliano ogni

volta, anche se gli individui che compongono il gruppo cambiano.

Sono simili, infatti, le dinamiche “sociali” e quelle psicologiche, simili i

percorsi. E nonostante ciò ogni volta si sperimenterà qualcosa di

nuovo e si tornerà a casa con una ricchezza diversa.

PERCHE’

USIAMO I

“METODI ATTIVI”

E COSA SONO

I “Metodi Attivi” sono degli

approcci espressivi che

privilegiano l’azione, il fare,

il sentire rispetto al parlare.

Si tratta di una metodologia

che, attraverso giochi di

gruppo, esercizi e laboratori

facilita la comunicazione

espressiva, favorendo l’emergere

delle emozioni. Queste tecniche

possono essere usate per percorsi

importanti (psicodramma, per

esempio) o semplicemente per

rompere il ghiaccio all’inizio di un incontro, facilitare la conoscenza

tra gruppi di persone, far emergere domande e punti di vista che

con una relazione “frontale” sarebbe difficile comunicare perché

mediati da processi cognitivi e da rigidi paradigmi culturali. Pensieri,

opinioni, razionalità subentrano solo in un secondo tempo.

I “GRUPPI MOTIVAZIONALI”

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“EVENTI DI

SALUTE”:

LE FASI

DEL

GRUPPO

C. Informazioni,

proposte, motivazioni.

Nella fase centrale

dell’incontro il conduttore

fornisce le informazioni che

vengono chieste, chiarisce

dubbi, corregge opinioni

sbagliate in senso tecnico. Ma

allo stesso tempo facilita

l’emergere delle motivazioni

personali per il cambiamento

e di proposte sul “come”

possono cambiare gli stili di

vita.

D. La conclusione.

I temi emersi vengono sistematizzati, raccolti, ripetuti. Vengono illustrate

le proposte esistenti sul territorio e si facilita l’aggancio dei pazienti con

le attività di promozione della salute.

A. La presentazione e il

riscaldamento. Quando ci si vede,

senza conoscersi, e ci si siede in

cerchio, è naturale che il clima sia

poco comunicativo.

Non si ha chiaro ciò che si farà, qual

è il proprio ruolo e in che modo si

sarà coinvolti. E’ il momento in cui il

conduttore si presenta, parte da un

minimo di “contratto”, fa presentare

tutti e inizia con uno o più giochi di

riscaldamento (warm-up).

A. L’avvio. Pian piano le persone cominciano a parlare,

emergono domande e opinioni, si avvia una dinamica “circolare”. Il

conduttore facilita questi passaggi in modo che ciascuno si senta a

suo agio e il dialogo sia fluente.

I “GRUPPI MOTIVAZIONALI”

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Presentazione e riscaldamento. Il conduttore fa sedere i partecipanti in

cerchio e li saluta. Comincia col

presentarsi, dice il proprio nome, il tipo di

lavoro che svolge e qual è l’obiettivo

del gruppo. Poi chiede a tutti, uno alla

volta, di presentarsi, dicendo il proprio

nome e cosa si aspetterebbero da un

evento di quel genere.

Gruppo “MENO FUMO, PiU’ SALUTE”

Viene proposto un esercizio di riscaldamento (vedere, in appendice,

nella sezione “TOOLS”. Per esempio si chiede a tutti, insieme al nome, di

dire una cosa di cui si è appassionati o una cosa che piace fare nella

vita. Si scherza un po’ su ciò che emerge e poi si introduce il tema del

giorno, cercando di agganciarsi ad una battura o a qualcosa che è

emerso nella prima fase.

Replay. Un gioco facile da condurre è quello di immaginare di avere

appena trovato in una vecchia scatola la pellicola (il video) della

nostra vita da giovani. Si può chiedere a ciascuno di tornare indietro e

fermare le immagini alla prima sigaretta o alle prime esperienze con la

sigaretta. Com’era? In che ambiente eravamo? Come ci sentivamo? Si

fa raccontare ad ogni persona la propria storia e si commenta in

gruppo. L’obiettivo è far emergere come il fumo sia un comportamento

appreso, non naturale, e che l’inizio è stato spesso determinato da

fenomeni esterni (il gruppo dei pari, falsi miti, abitudini sociali ecc).

La bilancia. Subito dopo si può introdurre il gioco della bilancia. Su un

foglio di carta, uno per ciascuno (ma si può anche adoperare un

cartellone per tutti), che viene diviso in due parti, si scrivono i motivi che

fanno continuare a fumare e le motivazioni che potrebbero spingere a

smettere. Nella condivisione di gruppo si fanno emergere ostacoli e

criticità si sottolineano i vantaggi dello smettere.

Il test di Fagerstrom. Un ottimo spunto può essere quello di far auto-

somministrare ai pazienti il test di Fagerstrom (vedi appendice), in modo

da misurare la dipendenza da nicotina e discutere sulle soluzioni

possibili.

Il gruppo

MENO FUMO

PIU’ SALUTE

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Formulare domande aperte:

• Avete mai pensato di smettere di fumare?

• Quali sono stati gli ostacoli maggiori? Che benefici potreste ricavare dallo smettere?

Incoraggiare la cessazione dal fumo

Spiegare i benefici dello smettere di fumare

Illustrare l’efficacia dei farmaci per superare la dipendenza

da nicotina

Sostenere i fumatori verso un passaggio all’azione: prendere

contatto con i servizi.

Ric

ord

ati

d

i...

Gruppo “MENO FUMO, PiU’ SALUTE”

Informazioni, proposte, motivazioni. Il conduttore spiega perché la

sigaretta produce dipendenza, cos’è una dipendenza e chiarisce

dubbi, opinioni, risponde alle domande. Obiettivo è rinforzare la

motivazione di ciascuno (che è diversa da soggetto a soggetto).

Nel contempo si spiegano i trattamenti per smettere di fumare.

La conclusione. Si riprendono i temi trattati, i consigli forniti, i

vantaggi che si possono ottenere smettendo di fumare. Si cerca di

capire se qualcuno è determinato a fare qualcosa. Si danno i

recapiti e il materiale dei servizi per il tabagismo esistenti sul territorio,

spiegando come mettersi in contatto con gli operatori.

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Presentazione e Riscaldamento. Il conduttore fa sedere i partecipanti in

cerchio e li saluta. Comincia col

presentarsi, dice il proprio nome, il tipo

di lavoro che svolge e qual è l’obiettivo

del gruppo.

Poi chiede a tutti, uno alla volta, di

presentarsi, dicendo il proprio nome e

cosa si aspetterebbero da un evento di

quel genere.

Viene proposto un esercizio di riscaldamento (vedere, in appendice,

nella sezione “TOOLS”). Per esempio si chiede a tutti, insieme al nome,

di dire una cosa di cui si è appassionati o una cosa che piace fare

nella vita. Si scherza un po’ su ciò che emerge e poi si introduce il

tema del giorno.

Posizionamento. Si collocano sue due parti opposte della stanza

(es. due pareti) due cartelli, di cui uno è verde e uno rosso. Si fanno

alzare i partecipanti e si chiede a ciascuno di posizionarsi più o meno

vicino al rosso o al verde, a seconda che uno ritiene di praticare

poca o tanta/adeguata attività fisica. Si può ripetere lo stesso gioco

chiedendo se si beve o meno acqua a sufficienza. Poi ci si siede e si

fa un giro di tavolo su che cosa ciascuno intende per “poco” o

“tanto”. Si coglie l’occasione per fornire le “risposte giuste” a

seconda delle situazioni.

Il polso. Un esercizio piuttosto facile consiste nell’insegnare a

prendere la frequenza cardiaca (battiti del polso per minuto). Si

spiega poi che si tratta di un indicatore abbastanza affidabile (salvo

malattie particolari) del lavoro del cuore. Si illustra come con

l’esercizio la frequenza si abbassa e si producono effetti benefici su

tutto l’organismo.

MUOVERSI

PER

GUARIRE

Gruppo “MUOVERSI PER GUARIRE”

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Informazioni, proposte, motivazioni. Il conduttore utilizza le

domande aperte per far emergere eventuali criticità od ostacoli ad

una corretta pratica dell’attività fisica. Prima di dare delle risposte,

però, deve facilitare il fatto che dal gruppo stesso emergano

soluzioni, modi alternativi di affrontare la questione, consigli pratici,

esperienze e spunti di riflessione da parte dei pazienti.

La conclusione. Si riprendono i temi trattati, i consigli forniti, i

vantaggi che si possono ottenere iniziando a praticare una regolare

attività fisica. Si forniscono date, orari e luoghi da cui partono i

gruppi di cammino sul territorio e si incoraggiano i presenti ad

iniziare.

Ric

ord

ati

d

i...

• Formulare domande aperte:

✓ Avete mai fatto una riflessione rispetto alla vostra

forma fisica?

✓ Avete mai provato a fare un po’ di sport?

• Incoraggiare la pratica di una attività, aiutando la

rimozione degli ostacoli

• Spiegare i benefici dell’attività fisica

• Sostenere il passaggio all’azione: prendere contatto con

i gruppi di cammino

Gruppo “MUOVERSI PER GUARIRE”

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Presentazione e Riscaldamento. Il conduttore fa sedere i partecipanti in

cerchio e li saluta. Comincia col presentarsi,

dice il proprio nome, il tipo di lavoro che

svolge e qual è l’obiettivo del gruppo.

Poi chiede a tutti, uno alla volta, di

presentarsi, dicendo il proprio nome e cosa

si aspetterebbero da un evento di quel

genere.

LA SALUTE

A TAVOLA

Per esempio si chiede a tutti, insieme al nome, di dire una cosa di

cui si è appassionati o una cosa che piace fare nella vita.

Si scherza un po’ su ciò che emerge e poi si introduce il tema del

giorno, cercando di agganciarsi ad una battura o a qualcosa che è

emerso nella prima fase.

Il gioco del mendicante. Un altro gioco può facilitare

l’emergere di domande e motivi di riflessione. Per esempio si può

fare il “gioco del mendicante”: si chiede di scrivere una domanda in

un foglietto e poi metterla in un cappello che il conduttore fa

passare tra il gruppo. Si comincia leggendo le domande e

chiedendo a tutti cosa ne pensano e che opinione hanno in

proposito.

Il ristorante di nonna Paola. Oppure un altro modo può essere

costituito dal gioco “il menù di nonna Paola”. Scherzosamente

qualcuno svolge il ruolo di Nonna Paola, la quale aspetta—in qualità

di ospiti—proprio i partecipanti al gruppo. Ciascuno deve far sapere

a nonna Paola cosa vorrà mangiare e cosa preferisce. Le proposte

devono essere esposte dapprima rispetto alla colazione, poi al

pranzo e poi per gli altri pasti. Il conduttore tiene degli appunti, e in

tal modo i partecipanti hanno modo di raccontare come mangiano

e come organizzano i pasti.

Viene proposto un

esercizio di

riscaldamento

(vedere, in

appendice, nella

sezione “TOOLS”).

Gruppo “LA SALUTE A TAVOLA”

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Ric

ord

ati

d

i... Formulare domande aperte:

· Vi sieste chiesti se la vostra alimentazione può migliorare

in qualcosa?

· Secondo voi c’è una correlazione tra l’alimentazione che

conducete e la malattia? Cosa ne pensate?

Incoraggiare il consumo di frutta e di verdura (4-5 porzioni al

giorno)

Ridurre zuccheri raffinati, cibi ipercalorici, grassi animali

Favorire l’uso di olio di oliva, noci, pesce, cereali integrali,

legumi

Scoraggiare l’uso di alcol o, comunque, il suo consumo

eccessivo

Informazioni, proposte, motivazioni. Raccolte le

“ordinazioni”, il conduttore userà queste informazioni per spiegare

come può essere costituita una colazione sana, quali sono le

abitudini da correggere e come. Per ogni “ordinazione” (pranzo,

merenda, cena..) si farà in questo modo. E’ importante non solo

dare delle prescrizioni, ma far sì che all’interno dello stesso gruppo

emergano proposte sul “come fare”.

La conclusione. Si riprendono i temi trattati, i consigli forniti, i

vantaggi che si possono ottenere modificando l’alimentazione. Si

rinviano i singoli ad eventuali ulteriori passaggi, se servono

(Counselling nutrizionale? Un buon libro da leggere? Un percorso di

cucina sana? ecc).

Gruppo “LA SALUTE A TAVOLA”

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L’uomo ragno Si forma un cerchio tra i partecipanti e si comincia a presentarsi,

tenendo in mano un gomitolo di spago o di lana. La consegna è di

dire il proprio nome e un cibo che si preferisce o una attività che

costituisce il proprio hobby preferito. Quando si è finito, si tiene in

mano il capo del filo e lo si srotola fino a consegnarlo ad un altro

(non necessariamente a fianco, ma anche attraversando lo spazio

in diagonale). Chi riceve la matassa dovrà presentarsi. A sua volta

terrà nelle mani il filo e passerà il gomitolo ad un altro. Alla fine si

sarà formata una fitta ragnatela, ma tutti avranno avuto modo di

raccontare qualcosa di sé e il clima sarà diventato cordiale e

collaborativo.

La pallanome Nel gruppo, disposto in cerchio, il conduttore lancia una palla da

tennis (ma anche di carta arrotolata, non importa) e chi la

raccoglie deve dire il suo nome e presentarsi. A sua volta, chi si è

presentato lancia la palla ad un altro che deve fare la stessa cosa.

Si continua finché tutti non si saranno presentati.

L’autoritratto

Ogni partecipante ha a disposizione un foglio di carta dove può

scrivere un testo, un titolo di un film, il nome di un oggetto, di un

animale o di qualcosa da cui si sente rappresentato. Ciascuno poi

mostra agli altri cosa ha scritto e spiega perché. E’ un gioco che

aiuta a parlare di sé e a presentarsi.

RISCALDAMENTI

TOOLS

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Casa mia Ci si siede in coppia, dandosi le spalle, su

due sedie attaccate una all’altra.

Il partecipante A ha tracciato su un foglio la piantina della sua casa,

mentre il partecipante B tiene un foglio bianco e una penna.

Il partecipante A deve spiegare a parole al suo compagno com’è

fatta casa sua e dove si trova l’oggetto a cui tiene di più. L’altro,

senza girarsi e senza vedere il disegno, deve provare a ricostruire la

piantina della casa e segnare esattamente dove si trova l’oggetto.

Dopo si condividono in gruppo sensazioni, difficoltà, risorse. E’ un

gioco per sperimentare la difficoltà della comunicazione e imparare

a cooperare.

L’acchiappa-amici Si mette un sottofondo musicale e tutti cominciamo a passeggiare,

creando una coppia casuale, salutandosi e presentandosi,

raccontando com’è andata la giornata. Dopo circa un minuto si

blocca l’audio. In quel momento ciascuno cerca di mettersi in

contatto con quante più persone può e deve restare fermo, senza

muovere nessuna parte del corpo. Quando la musica ricomincia

tutti sono liberi di camminare e muoversi. Allo stop (dopo circa un

altro minuto) si cerca di nuovo il contatto. Da fare per 4-5volte,

facendo trascorrere 6-8 minuti.

Corsa ad ostacoli Si formano due gruppi. Un

gruppo di persone viene

bendato e un altro gruppo

crea un piccolo percorso ad

ostacoli, con delle bottiglie

di plastica sul pavimento.

Il gruppo che ha la visione

libera deve aiutare gli altri,

bendati, a superare gli

ostacoli senza farli cadere.

Quando tutti hanno provato,

si invertono i gruppi.

TOOLS

GIOCHI

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Cosa ho comprato

Immaginando che ciascuno sia stato a fare la spesa e che le cose

da compare fossero le esperienze, le informazioni, alcuni tipi di

motivazione che si potevano “acquistare” insieme, si deve dire a

turno cosa il gruppo ci ha permesso di acquistare e cosa ogni

partecipante si porterà, di concreto, a casa.

La carezza

Ogni presente fa una riflessione positiva (una “carezza” metaforica)

alla persona che gli sta a fianco, sottolineando una qualità positiva,

qualcosa che gli è piaciuto di questa persona o che h percepito di

buono. Questo gioco può risultare impegnativo per eventi molto

brevi (un incontro) in cui i partecipanti non hanno avuto modo di

conoscersi bene.

GIOCHI PER

CHIUDERE

TOOLS

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Punti

Quanto tempo dopo il risveglio accende la prima sigaretta?

entro 5 minuti 6 - 30 minuti 31 - 60 minuti dopo 60 minuti

3 2 1 0

Trova difficile astenersi dal fumare in luoghi in cui è vietato?

sì no

1 0

Quale, tra tutte le sigarette che fuma in un giorno trova più gratificante?

la prima del mattino qualsiasi

1 0

Quante sigarette fuma in una giornata?

0 - 10 11 - 20 21 - 30 più di 30

0 1 2 3

Fuma con maggiore frequenza nelle prime ore dopo il risveglio che nel resto della giornata?

sì no

1 0

Fuma anche se è tanto malato da doversi mettere a letto tutto il giorno?

sì no

1 0

Totale

Punteggi da 0-2: Dipendenza molto bassa

Punteggi da 3-4: Dipendenza medio-bassa

Punteggi da 5-6: Dipendenza medio-alta

Punteggi da 7-8: Dipendenza alta

Punteggi da 9-10: Dipendenza molto alta

QUESTIONARIO DI FAGERSTRÖM

TOOLS

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PROGETTO, TESTI E

COORDINAMENTO SCIENTIFICO

Biagio Tinghino

[email protected]

GRUPPO DI LAVORO e FORMATORI

Valeria Andreoni, Elisabetta Frigerio,

Claudia Giussani, Antonella Grassi,

Sandra Lunari, Antonella Tusa.

Maggio 2019