poste italiane s.p.a. - spedizione in abbonamento postale ... · anno xi n. 3 - trimestrale...

4
Anno XI n. 3 - trimestrale Settembre 2013 Pubblico più privato sociale È la rete del nuovo “welfare” Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB VERONA L’attenzione alle persone diventa cambiamento di monsignor Carlo Vinco* Nel mese di settembre, consolidando un rappor- to con alcune istituzioni di assistenza nel Nord Europa, rapporto ormai più che decennale, il Consiglio di amministrazione della Pia Opera ha fatto visita a tre centri di servizi per anziani nella città di Copenaghen, in Danimarca. Sono incontri sempre significativi, perché pro- pongono l’approfondimento di diverse meto- dologie di lavoro, la conoscenza di novità, il confronto fra comuni ricerche. Al Nord Europa c’è sempre da imparare, perché la concezione molto avanzata dei diritti della persona an- ziana o disagiata e le possibilità economiche decisamente superiori alle nostre, hanno spes- so creato la possibilità di servizi importanti e più avanzati, che nel tempo abbiamo cercato di adattare alle nostre realtà. Abbiamo visitato case di riposo dove è regola la stanza singola, ampia, così comoda che un ospi- te può portare facilmente alcuni mobili da casa. Alla base dell’attività assistenziale c’è un’idea dell’uomo molto rispettosa dei suoi bisogni e dei suoi diritti. Si percepisce che dietro ogni scelta organizzativa c’è la convinzione che ogni anziano, ogni disabile, ogni persona disagiata deve poter vivere bene e il più normalmente possibile ogni momento della vita, anche il mo- mento della fragilità e della debolezza. Nelle nostre istituzioni, di origine ecclesiale, abbiamo sempre insistito sull’attenzione alla dimensione umana dell’assistenza, ma non si deve mai pensare di essere arrivati. C’è sem- pre qualcosa da migliorare perché l’attenzione all’umano diventi cambiamento, miglioramen- to, progresso nella nostra attività e nel nostro modo di intendere la vita e le relazioni umane. In fondo è quello cui ci sta richiamando in ma- niera ampia Papa Francesco, come altre volte ci è capitato di rilevare. Non cessa di dircelo: tutti siamo figli di Dio… poveri, ricchi, cre- denti o persone in ricerca, europei o africani, persone che hanno fatto una scelta religiosa o persone che vivono delle fragilità morali, tutti, tutti siamo figli amati e tutti con la stessa gra- zia e affetto. I suoi richiami non sono semplici o banali, né appiattiscono ogni realtà togliendo il giudizio e il discernimento, ma ci spingono fortemente a cre- dere sempre che è solo nell’uomo che possiamo misurare la nostra fede, è solo nell’umanità ac- colta in tutte le sue sfaccettature e vissuta in ogni sua contraddizione che possiamo cercare Dio. Assistere, dunque, accompagnare, sorreggere, prendersi cura sono i caratteri tipici di una professione, quella dell’operatore sociale, e sono criteri di attività, ma dove sono anche aper- tura all’umanità ferita e bisognosa, dove sono rispetto dei diritti e dei bisogni, diventano an- che arricchimento e realizzazione personale, espressione di una profonda capacità di vivere la buona cittadinanza, ma anche di essere testi- monianza di fede semplice e umana. *Presidente della Fondazione In questo numero Pag. 2-3 Volontari all’opera Laboratori creativi, teatro musica e giochi: mettere in pratica idee e tecniche espressive Il cavallo Maggy al Centro Cherubina Manzoni Pag. 4 La mostra estemporanea di pittura e il concorso fotografico La Giornata mondiale dell’Alzheimer In libreria L a crisi ha portato molti Paesi europei a mettere in discussione il welfare Sta- te (più comunemente chiamato Stato sociale) perché ritenuto nel breve periodo responsabile di disavanzi elevati e nel lun- go finanziariamente insostenibile e a farne il principale candidato dei tagli che i governi sono costretti a operare. L’ITALIA NON È RIUSCITA a correggere gli squilibri di un sistema di protezione sociale disfunzionale in termini di copertura dei ri- schi e dei beneficiari, e di ripartizione della spesa per settori. Per questo che di fronte all’acutizzarsi dei problemi derivanti dalla crisi si sono iniziate a valutare e sperimen- tare nuove soluzioni e linee di intervento. Accanto a strategie di ricalibratura si è fatto progressivamente più intenso, negli ultimi tre anni, un ampio dibattito circa il con- tributo che attori e risorse non pubbliche possono fornire e sull’emergere di un nuo- vo modello di welfare, in cui alle azioni tra- dizionalmente garantite da soggetti istitu- zionali si affiancano quelle svolte da realtà non appartenenti al settore pubblico. È IL COSIDDETTO SECONDO WELFARE in cui confluiscono programmi di protezione e misure di investimento sociale, da finan- ziarsi con risorse non pubbliche, messe a disposizione da attori economici e sociali (come fondazioni bancarie e di comunità, aziende, sindacati, associazioni datoriali, imprese sociali, assicurazioni, rappresen- tanti del terzo settore e del volontariato) fortemente ancorati sul territorio e dispo- nibili alla creazione di reti multi-stakeholder e multi-livello. Questi soggetti possono contribuire a dare risposte ai nuovi bisogni, per arginare l’arretramento del welfare Sta- te pubblico, e al contempo possono offrire una via per creare occupazione e rilanciare la crescita, e lo sviluppo del Paese. Il secondo welfare, in quanto laboratorio di innovazione sociale, non ha alcuna pretesa di sostituire i sistemi di protezione sociale esistenti. Il secondo welfare – laddove si riveli davvero in grado di innovare – può rappresentare un prezioso strumento di integrazione e di sottile sintonizzazione del welfare State rispetto ai bisogni che la società esprime. Affinché ciò accada, è necessario che i suoi “protagonisti” acqui- siscano la consapevolezza del proprio ruo- lo di innovatori sociali. Questo è tanto più vero con riferimento agli enti locali, chiama- ti, in virtù delle loro competenze in materia di politiche pubbliche, a giocare il duplice ruolo di garanti dei diritti sociali esistenti e allo stesso tempo di facilitatori dell’innova- zione. DALLA CAPACITÀ DELLO STATO, del mer- cato, del Terzo settore e della famiglia – tut- ti attraversati dalla stessa crisi e sottoposti a sfide analoghe – di individuare un nuovo equilibrio, dipende la tenuta del sistema sociale e l’individuazione di un nuovo mo- dello di “welfare inclusivo e sostenibile”. Un welfare mix che presenta una sostanziale differenza rispetto al passato. L’arena del welfare ha aperto le porte a una maggiore varietà di soggetti: cresce il loro numero e si diversificano, includendo an- che soggetti privati come imprese e assi- curazioni o come sindacati, associazioni di categorie, enti bilaterali. Il percorso da fare potrebbe essere il se- guente: riflettere sul concetto di gratuità e su quanto continui a essere opportuno (oltre che sostenibile) garantire servizi gratuiti an- che a chi si può permettere di sostenerne il costo. La parte di popolazione più abbien- te dovrebbe, per prestazioni “minori”, uscire definitivamente dall’area della gratuità. Oc- corre pensare ad alzare in modo selettivo il livello della contribuzione individuale al costo delle prestazioni. ripensare all’attuale definizione trop- po ampia e onnicomprensiva dei livelli es- senziali delle prestazioni. Una società che invecchia considera un numero sempre maggiore e una qualità sempre più elevata di interveti sociali come essenziali e quindi indispensabili, indipendentemente dai co- sti e dalla loro sostenibilità. Va rafforzata la dimensione della contribuzione individuale e di conseguenza: incentivare il fatto che una quota non residuale di prestazioni sia da finanziarsi tramite forme assicurative, regolate dal settore pubblico; ridefinire l’e- rogazione di servizi alla persona che sia ga- rantita grazie a una più diffusa e sistemati- ca rete di attori privati e del privato sociale; concentrare la spesa pubblica più in servizi che generano capitale umano e meno in prestazioni monetarie, ad es.: riducendo la povertà di lunga durata si limita la “dipen- denza dal welfare”; garantire opportunità adeguate di cura e di educazione ai più pic- coli rappresenta un investimento contro le disuguaglianze. IL WELFARE STATE NON SEMBRA OGGI in grado di fronteggiare tutti i bisogni espressi dalla società e dai territori. Anche una volta che sarà superata l’emergenza legata alla crisi, i problemi sono destinati a restare a causa dei vincoli di finanza pubblica e dei bisogni crescenti. Il welfare deve quindi as- secondare la crescita, e livelli consistenti di sviluppo possono contribuire a finanziare il welfare e a renderlo sostenibile oltre che in- clusivo. Sotto questo profilo la strategia più promettente per far fronte alla crisi struttu- rale del nostro Stato sociale sembra esse- re quella di imboccare in modo più deciso la strada della riorganizzazione del primo welfare, affiancando a questo un “secondo welfare” alimentato da risorse non pubbli- che. ELISABETTA ELIO DIRETTORE GENERALE I diversi protagonisti di questo sistema devono acquisire consapevolezza del proprio ruolo di innovatori

Upload: hatuong

Post on 15-Feb-2019

219 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Anno XI n. 3 - trimestrale Settembre 2013

Pubblico più privato socialeÈ la rete del nuovo “welfare”

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB VERONA

L’attenzione alle personediventa cambiamento

di monsignor Carlo Vinco*

Nel mese di settembre, consolidando un rappor-to con alcune istituzioni di assistenza nel Nord Europa, rapporto ormai più che decennale, il Consiglio di amministrazione della Pia Opera ha fatto visita a tre centri di servizi per anziani nella città di Copenaghen, in Danimarca.Sono incontri sempre signifi cativi, perché pro-pongono l’approfondimento di diverse meto-dologie di lavoro, la conoscenza di novità, il confronto fra comuni ricerche. Al Nord Europa c’è sempre da imparare, perché la concezione molto avanzata dei diritti della persona an-ziana o disagiata e le possibilità economiche decisamente superiori alle nostre, hanno spes-so creato la possibilità di servizi importanti e più avanzati, che nel tempo abbiamo cercato di adattare alle nostre realtà.Abbiamo visitato case di riposo dove è regola la stanza singola, ampia, così comoda che un ospi-te può portare facilmente alcuni mobili da casa. Alla base dell’attività assistenziale c’è un’idea dell’uomo molto rispettosa dei suoi bisogni e dei suoi diritti. Si percepisce che dietro ogni scelta organizzativa c’è la convinzione che ogni anziano, ogni disabile, ogni persona disagiata deve poter vivere bene e il più normalmente possibile ogni momento della vita, anche il mo-mento della fragilità e della debolezza.Nelle nostre istituzioni, di origine ecclesiale, abbiamo sempre insistito sull’attenzione alla dimensione umana dell’assistenza, ma non si deve mai pensare di essere arrivati. C’è sem-pre qualcosa da migliorare perché l’attenzione all’umano diventi cambiamento, miglioramen-to, progresso nella nostra attività e nel nostro modo di intendere la vita e le relazioni umane.In fondo è quello cui ci sta richiamando in ma-niera ampia Papa Francesco, come altre volte ci è capitato di rilevare. Non cessa di dircelo: tutti siamo fi gli di Dio… poveri, ricchi, cre-denti o persone in ricerca, europei o africani, persone che hanno fatto una scelta religiosa o persone che vivono delle fragilità morali, tutti, tutti siamo fi gli amati e tutti con la stessa gra-zia e affetto.I suoi richiami non sono semplici o banali, né appiattiscono ogni realtà togliendo il giudizio e il discernimento, ma ci spingono fortemente a cre-dere sempre che è solo nell’uomo che possiamo misurare la nostra fede, è solo nell’umanità ac-colta in tutte le sue sfaccettature e vissuta in ogni sua contraddizione che possiamo cercare Dio.Assistere, dunque, accompagnare, sorreggere, prendersi cura sono i caratteri tipici di una professione, quella dell’operatore sociale, e sono criteri di attività, ma dove sono anche aper-tura all’umanità ferita e bisognosa, dove sono rispetto dei diritti e dei bisogni, diventano an-che arricchimento e realizzazione personale, espressione di una profonda capacità di vivere la buona cittadinanza, ma anche di essere testi-monianza di fede semplice e umana.

*Presidente della Fondazione

In questo numeroPag. 2-3 • Volontari all’opera • Laboratori creativi, teatro musica e giochi: mettere in pratica idee e tecniche espressive • Il cavallo Maggy al Centro Cherubina Manzoni

Pag. 4 • La mostra estemporanea di pittura e il concorso fotografi co • La Giornata mondiale dell’Alzheimer • In libreria

La crisi ha portato molti Paesi europei a mettere in discussione il welfare Sta-te (più comunemente chiamato Stato

sociale) perché ritenuto nel breve periodo responsabile di disavanzi elevati e nel lun-go fi nanziariamente insostenibile e a farne il principale candidato dei tagli che i governi sono costretti a operare.

L’ITALIA NON È RIUSCITA a correggere gli squilibri di un sistema di protezione sociale disfunzionale in termini di copertura dei ri-schi e dei benefi ciari, e di ripartizione della spesa per settori. Per questo che di fronte all’acutizzarsi dei problemi derivanti dalla crisi si sono iniziate a valutare e sperimen-tare nuove soluzioni e linee di intervento. Accanto a strategie di ricalibratura si è fatto progressivamente più intenso, negli ultimi tre anni, un ampio dibattito circa il con-tributo che attori e risorse non pubbliche possono fornire e sull’emergere di un nuo-vo modello di welfare, in cui alle azioni tra-dizionalmente garantite da soggetti istitu-zionali si affi ancano quelle svolte da realtà non appartenenti al settore pubblico.

È IL COSIDDETTO SECONDO WELFARE in cui confl uiscono programmi di protezione e misure di investimento sociale, da fi nan-ziarsi con risorse non pubbliche, messe a disposizione da attori economici e sociali (come fondazioni bancarie e di comunità, aziende, sindacati, associazioni datoriali, imprese sociali, assicurazioni, rappresen-tanti del terzo settore e del volontariato) fortemente ancorati sul territorio e dispo-nibili alla creazione di reti multi-stakeholder e multi-livello. Questi soggetti possono contribuire a dare risposte ai nuovi bisogni, per arginare l’arretramento del welfare Sta-te pubblico, e al contempo possono offrire una via per creare occupazione e rilanciare la crescita, e lo sviluppo del Paese.

Il secondo welfare, in quanto laboratorio di innovazione sociale, non ha alcuna pretesa di sostituire i sistemi di protezione sociale esistenti. Il secondo welfare – laddove si riveli davvero in grado di innovare – può rappresentare un prezioso strumento di integrazione e di sottile sintonizzazione del welfare State rispetto ai bisogni che la società esprime. Affi nché ciò accada, è necessario che i suoi “protagonisti” acqui-siscano la consapevolezza del proprio ruo-

lo di innovatori sociali. Questo è tanto più vero con riferimento agli enti locali, chiama-ti, in virtù delle loro competenze in materia di politiche pubbliche, a giocare il duplice ruolo di garanti dei diritti sociali esistenti e allo stesso tempo di facilitatori dell’innova-zione.

DALLA CAPACITÀ DELLO STATO, del mer-cato, del Terzo settore e della famiglia – tut-ti attraversati dalla stessa crisi e sottoposti a sfi de analoghe – di individuare un nuovo equilibrio, dipende la tenuta del sistema sociale e l’individuazione di un nuovo mo-dello di “welfare inclusivo e sostenibile”. Un welfare mix che presenta una sostanziale differenza rispetto al passato.L’arena del welfare ha aperto le porte a una maggiore varietà di soggetti: cresce il loro numero e si diversifi cano, includendo an-che soggetti privati come imprese e assi-curazioni o come sindacati, associazioni di categorie, enti bilaterali.

Il percorso da fare potrebbe essere il se-guente: rifl ettere sul concetto di gratuità e su quanto continui a essere opportuno (oltre che sostenibile) garantire servizi gratuiti an-che a chi si può permettere di sostenerne il costo. La parte di popolazione più abbien-te dovrebbe, per prestazioni “minori”, uscire defi nitivamente dall’area della gratuità. Oc-corre pensare ad alzare in modo selettivo il livello della contribuzione individuale al costo delle prestazioni. ripensare all’attuale defi nizione trop-po ampia e onnicomprensiva dei livelli es-senziali delle prestazioni. Una società che invecchia considera un numero sempre maggiore e una qualità sempre più elevata

di interveti sociali come essenziali e quindi indispensabili, indipendentemente dai co-sti e dalla loro sostenibilità. Va rafforzata la dimensione della contribuzione individuale e di conseguenza: incentivare il fatto che una quota non residuale di prestazioni sia da fi nanziarsi tramite forme assicurative, regolate dal settore pubblico; ridefi nire l’e-rogazione di servizi alla persona che sia ga-rantita grazie a una più diffusa e sistemati-ca rete di attori privati e del privato sociale; concentrare la spesa pubblica più in servizi che generano capitale umano e meno in prestazioni monetarie, ad es.: riducendo la povertà di lunga durata si limita la “dipen-denza dal welfare”; garantire opportunità adeguate di cura e di educazione ai più pic-coli rappresenta un investimento contro le disuguaglianze.

IL WELFARE STATE NON SEMBRA OGGI in grado di fronteggiare tutti i bisogni espressi dalla società e dai territori. Anche una volta che sarà superata l’emergenza legata alla crisi, i problemi sono destinati a restare a causa dei vincoli di fi nanza pubblica e dei bisogni crescenti. Il welfare deve quindi as-secondare la crescita, e livelli consistenti di sviluppo possono contribuire a fi nanziare il welfare e a renderlo sostenibile oltre che in-clusivo. Sotto questo profi lo la strategia più promettente per far fronte alla crisi struttu-rale del nostro Stato sociale sembra esse-re quella di imboccare in modo più deciso la strada della riorganizzazione del primo welfare, affi ancando a questo un “secondo welfare” alimentato da risorse non pubbli-che.

ELISABETTA ELIO

DIRETTORE GENERALE

I diversi protagonistidi questo sistemadevono acquisireconsapevolezzadel proprio ruolodi innovatori

SOCIETÀ Pagina 2

I valori del volontariato

Cura delle persone, amicizia e libertài rimedi migliori contro la crisi

Il volontariato è in tutte le sue forme e manifestazioni espressione del valore, della relazione e della condivisio-ne con l’altro. Al centro del suo agire ci sono le persone

considerate nella loro dignità umana, nella loro integrità e nel contesto delle relazioni familiari, sociali e culturali in cui vivono. Pertanto considera ogni persona titolare di diritti di cittadinanza, promuove la conoscenza dei diritti e tutela l’esercizio concreto e consapevole, favorendo la partecipa-zione di tutti allo sviluppo civile della società.

IL VOLONTARIO È LA PERSONA che mette a disposizione parte del proprio tempo e capacità per gli altri. Opera in modo libero e gratuito promovendo risposte creative ed effi caci ai bisogni dei destinatari della propria azione o contribuendo alla realizzazione dei beni comuni. Il mondo del volontariato è un universo complesso dove convivono realtà molto differenti tra loro ma è comune, nelle espe-rienze più mature del volontariato, la consapevolezza che siamo di fronte a un passaggio storico decisivo, se non un vero e proprio cambiamento di paradigma.

LA CRISI IN CORSO è certamente di tipo economico e fi -nanziario, ma anche - se possibile, in modo ancor più pro-fondo - una crisi di cultura e di civiltà. Un intero modello di sviluppo mostra ormai evidenti i propri limiti e appaiono illusorie le soluzioni tecnicistiche limitate a lievi e parziali aggiustamenti, peraltro tutti a danno della coesione socia-le. In queste due pagine presentiamo le numerose attività di volontariato che si svolgono nei Centri e nelle Residenze della Fondazione Pia Opera Ciccarelli onlus.

E in crisi appare anche la forma attuale della nostra demo-crazia, forse inadatta al governo dei problemi del nostro tempo, certamente depauperata dal crollo di autorevolez-za della politica. Il nostro sistema di rappresentanza, nella sua maggioranza, appare ormai drammaticamente inca-pace di porsi come esempio di comportamento al paese, prima ancora che in grado di offrire soluzioni convincenti.

VOLONTARI DI GEA

I “Volontari di Gea”, affi ancati dagli educatori del Centro residenziale Monsignor Ciccarelli, si occupano dell’attivi-

tà di pet therapy con i cani.L’attività prevede uno spazio privilegiato, affi nché le singo-le persone possano avvicinare l’animale: cioè accarezzare il cane e prendersene cura. Ciò le porta a rievocare ricordi personali e a esternare emozioni e sensazioni. S’instaura così un rapporto positivo e rassicurante. Viene dedicato ampio spazio ad attività ludiche e motorie (birilli, salto de-gli ostacoli, lanci con le palline). Gli incontri hanno cadenza mensile, sono molto attesi e suscitano tante aspettative.

MUSICISTI, CANTANTI, ATTORI, POETI

Numerosi sono gli appuntamenti dedicati alla socializzazio-ne dei Residenti offrendo loro occasioni di incontro, di festa e di svago. Al giardino d’inverno, le sale per le attività di ani-mazione, i parchi o gli spazi multifunzionali delle Residenze vengono accolti gruppi musicali, cantanti, corpi bandistici, cori, gruppi teatrali, gruppi poetici, ballerini. Un grazie a tutte queste persone che mettono a disposizio-ne il loro tempo e le loro capacità artistiche, riuscendo a ga-rantire una presenza continuativa, qualifi cata e volontaria.

LA CURA DELL’ASPETTO RELIGIOSO

In tutti i Centri Servizi sono attivi volontari che si occupano della cura dell’aspetto religioso, della comunità e dell’ani-mazione della messa: recita del Rosario, preparazione degli spazi, organizzazione dei canti e delle letture, spostamenti per accompagnare i Residenti.

Da segnalare la presenza di due gruppi attivi da numerosi anni: il gruppo dei volontari Unitalsi e quello delle volonta-rie della parrocchia Beato Carlo Steeb, di Verona. Il primo, in collaborazione con gli educatori del Centro residenzia-le Monsignor Ciccarelli, sono coinvolti anche nelle uscite, come quelle al pellegrinaggio al Santuario della Madonnina, poi i carri di Carnevale, il Giro d’Italia, i banchetti di Santa Lucia, il mercato rionale, e la fi era del riso di Isola della Scala.Il secondo gruppo, che quest’anno festeggia il venticinque-simo anniversario del suo operato al Centro residenziale Casa Serena, si occupa anche dell’intrattenimento dei Re-sidenti al termine delle attività religiose e del dialogo con le persone più isolate che necessitano di una relazione duale. Al Centro residenziale Berto Barbarani e al Centro Diurno Gabriella Cristofori è presente una volontaria dell’associa-zione Immacolata di Padre Kolbe. Soprattutto durante le festività natalizie, l’animazione della Messa viene sostenuta dalla presenza di alcuni gruppi scout e di cori religiosi.

ANGELI PER UN GIORNO

“Angeli per un giorno” è un progetto di volontariato pro-mosso dal Movimento Regnum Christi e dedicato a bam-bini che vivono situazioni di diffi coltà, di disagio, di margi-nalità o di povertà e ad anziani in strutture socio-sanitarie. L’associazione è accolta una volta all’anno presso il Centro Residenziale Cherubina Manzoni, dando vita a una giorna-ta speciale fatta di spettacoli, sorprese e giochi per e con i Residenti. Ogni volontario è “l’angelo custode” di una per-sona e condivide con lui la gioia, le emozioni e il diverti-mento delle attività organizzate per la Residenza.

V.I.P. (VIVIAMO IN POSITIVO) E PRISLOP

I clown dell’associazione V.I.P. vanno al Centro residenzia-le Monsignor Ciccarelli una volta al mese; i claun (...e non clown!) di Prislop sono accolti al Centro Cherubina Manzoni tre volte all’anno. Creando un mondo di fantasia, i clown/claun trasformano gli ambienti colorandoli e risvegliando la creatività e la speranza necessarie per reagire alla sofferen-za, alla malattia e alla solitudine. La loro missione è portare allegria e divertimento nelle Residenze. L’attività principale si svolge nelle sale multifunzionali, ma è previsto un giro delle camere per incontrare le persone più fragili.

VISIONI MUSICALI

Nelle Residenze Policella, Margherita (Centro residenziale Casa Serena) e Arcobaleno (Centro Monsignor Ciccarelli) è stato attivato il laboratorio di “Visioni musicali” sostenuto da due volontari, affi ancati dagli educatori. L’attività, proget-tata per persone con demenza, offre l’unione di immagini e musica per favorire il benessere psico-fi sico. Il repertorio comprende brani di musica classica, leggera e opere liriche.

Pagina 3SOCIETÀ

Mettere in pratica

Canto corale, teatro e giochi di comunitàI laboratori per sviluppare la creatività

Anche quest’anno si è tenuta la tradizionale Fe-sta della Solidarietà a cui hanno partecipato resi-denti, parenti e amici. Tutti i partecipanti si sono

complimentati per l’ottima cena, ma ciò che ha colpito maggiormente è stata la gioia nei volti di due residenti in particolare: Gaetano e Adriana, non autonomi. Sono stati i due ospiti che con entusiasmo hanno accettato la sfi da loro proposta e sono saliti sul cavallo. Adriana e Gaetano sono montati in sella grazie a una tecnica che, mantenendo il busto eretto, permette di salire sull’animale, con il supporto di due operatori dal lato della salita, che favoriscono la spinta del corpo e l’attraversamento della schiena del cavallo e un opera-tore dal lato opposto, ricevente, che permette di stabi-lizzare chi è in sella. MAGGY È UN DOCILE CAVALLO di ventidue anni, che attraverso la nostra collega Laura abbiamo potuto uti-lizzare come principale protagonista del nostro proget-to in assoluta sicurezza, grazie alla collaborazione di tre operatori esperti in materia, uno dei quali istruttore di equitazione. Quando nell’autunno scorso durante la stesura del PEA (Progetto educativo assistenziale) si è pensato di utilizzare degli animali per le attività, si è vo-luto cambiare protagonista, anche perché l’ippoterapia è ancora poco conosciuta e poco diffusa. Anche il Mi-nistero della Salute ha riconosciuto i benefi ci che può portare l’attività con il cavallo.

PER TUTTI QUESTI MOTIVI sabato 29 giugno Maggy è venuta a trovarci; ha passato con noi buona parte del pomeriggio, si è fatta ammirare da grandi e piccini, si è fatta accarezzare e un buon numero di persone ha fat-to un giro su di lei. Raccontiamo l’esperienza che hanno

vissuto due Residenti del Centro Cherubina Manzoni: Gaetano ha 85 anni, durante il giorno si muove con il deambulatore o resta seduto in carrozzina. Ma que-sta sua condizione fi sica non l’ha bloccato. Alla vista di Maggy sembrava rinato, come un ragazzino davanti a una giostra. Con l’aiuto degli operatori presenti Gaeta-no è stato fatto salire sull’animale, gli sono state date le briglie e con il supporto dell’istruttore ha fatto un giro nel parco, divertendosi moltissimo.

QUANDO È SCESO si percepiva il suo entusiasmo. Con-tinuava a chiedere a tutti se avessero visto le sue foto, raccontava la sua esperienza che l’ha molto divertito. Alla domanda, «ma tu saliresti di nuovo sul cavallo?» la risposta è sempre stata: «Sì, ancora!». Poi ha aggiunto: «È stata una sorpresa imprevista, impensabile, e tutto si è svolto in un minuto. È stata una sensazione repentina e dopo è diventata magnifi ca. Per me è stata meravi-glioso perché era la prima volta che salivo su un cavallo».L’altra residente, Adriana, 61 anni, a differenza di Gaeta-no, cammina autonomamente pur con alcune diffi coltà motorie agli arti inferiori. Quel giorno è uscita nel parco e non vedeva l’ora di vivere questa nuova esperienza.

HA DETTO: «Sono stata molto contenta di essere an-data a cavallo, mi è piaciuto anche accarezzare il muso di Maggy, l’ho toccata sulle orecchie e sul naso, era la prima volta che salivo sulla groppa di un cavallo. Prima di montare mi hanno fatto cambiare, mi hanno messo i pantaloni; poi un uomo mi ha aiutato a salire e da li abbiamo iniziato a fare i giri nel parco. Mi sono divertita tanto, mentre facevamo i giri la accarezzavo sul collo. Non ho mai avuto paura di salirci sopra, anche se era la mia prima volta a contatto con un cavallo».

Abbiamo pensato di far tornare Maggy, cercando di coinvolgere un numero maggiore di residenti. Oltre a questo, vista la possibilità che ci è stata offerta, abbia-mo anche deciso di fare una gita in una scuderia, così gli ospiti possono vivere a pieno l’organizzazione ed i ritmi di una stalla, oltre a vedere com’è allestita e come vi lavorano le persone. Quest’uscita è stata in settem-bre. L’attività è proseguita durante il periodo estivo, per stimolare e suscitare analoghe sensazioni e sentimenti in altri residenti presenti in struttura.

IRENE, PAOLO, LAURA, PAOLA

CENTRO SERVIZI CHERUBINA MANZONI - MINERBE

Al Centro Cherubina Manzoni arriva il cavallo Maggy

I LABORATORI CON I RESIDENTI

Alcuni volontari sono coinvolti in alcuni laboratori offerti ai Residenti: gioco della tombola, laboratori artistici (pratica corale e strumentale, drammatizzazione, gruppo poetico), laboratori occupazionali, Training Cognitivo Computerizza-to (Centro diurno Gabriella Cristofori). Da segnalare la pre-senza di alcuni familiari-volontari che riescono a garantire una presenza continuativa a sostegno dei propri cari e di altri Residenti durante le attività laboratoriali.L’intervento dei volontari è costantemente monitorato dagli educatori che offrono informazioni riguardo la modalità di approccio ai Residenti, le fi nalità dei progetti e l’organizza-zione della casa.

ALTRI COLLABORATORI IMPORTANTI

All’interno di tutte le Residenze della Fondazione Pia Opera Ciccarelli sono presenti alcune persone che hanno scelto di dedicare alcune ore al volontariato. Offrono un importante sostegno con il dialogo, con la relazionepositiva e con la condivisione di momenti signifi cativi. La loro attività è più silenziosa, ma non per questo meno importante.

OPERATORI - VOLONTARI

Alcuni operatori socio-sanitari, infermieri, ex dipendenti, educatori e altre fi gure professionali della Fondazione de-dicano qualche ora del loro tempo libero in attività pensate e proposte ai Residenti che, senza il supporto di volontari, diffi cilmente sarebbero realizzabili. Gli operatori-volontari affi ancano gli educatori in alcuni progetti: “La pratica cora-le” e “La favola di Pinocchio” (pratica corale e strumentale, gruppo teatrale, laboratori artistici di costumi e scenografi e) al Centro Berto Barbarani, “Coro Nabucco” alla Residenza Policella, uscite sul territorio in tutti i Centri Servizi. I dipen-denti-volontari non sono più “solo” operatori: sono amici con cui condividere laboratori e momenti signifi cativi.

S. BRESCIANI - M. DUSI

E.P.A. FONDAZIONE P.O.CICCARELLI ONLUS

Partita in sordina nel lontano 1987, la mostra Estemporanea di pittura è oggi un ritrovo importante per numerosi artisti (77 pit-tori e 26 fotografi ) di Verona e provincia che da altre regioni.

La buona organizzazione dell’evento e la cordiale accoglienza attrae artisti sempre in numero crescente. Da segnalare, inoltre, la presenza di una pittrice di ben 87 anni, la signora Livia Dossi.

COME OGNI ANNO, l’arte fa il suo ingresso nel parco della Fonda-zione Pia Opera Ciccarelli che si veste dei colori dei pittori che danno vita, sotto l’ombra ristoratrice delle piante, alle loro creazioni. Sin da-gli esordi, la manifestazione si è prefi ssa l’obiettivo di far avvicinare i nostri residenti agli artisti dediti all’arte del colore, offrendo a tutti la possibilità di incontrare i pittori che, attraverso la loro arte fatta di colori e di espressione, ti sanno condurre per mano nel magico mondo delle emozioni.La XXVI edizione dell’Estemporanea di pittura è affi ancata, come l’anno scorso, dal Concorso fotografi co. Il tema di quest’anno era “Regalami un sorriso”. Il tema è stato rappresentato nelle forme più varie e creative: persone che sorridono o immagini in grado di tra-smettere ed interpretare la voglia di sorridere. È stata rappresentata la vita nel suo aspetto più felice: quello della gioia di vivere, dell’al-legria, dell’incoraggiamento e della spensieratezza. Come tutti san-no, il sorriso fa bene a chi lo riceve e a chi lo dona, ha zero costi ma produce massimo benefi cio. Durante queste manifestazioni, i nostri residenti hanno la possibi-lità di partecipare alla vita e alla cultura del territorio, affi nché non perdano mai quel dialogo di inclusione con la comunità che può svilupparsi attraverso le varie forme d’arte.

SABATO 7 SETTEMBRE il nostro parco si è riempito di pittori che hanno cominciato a dare le prime pennellate sulle tele, dando vita a creazioni di elevata qualità concluse nella mattinata di domenica 8 settembre. Nel primo pomeriggio di sabato è stata allestita nel giardino d’inverno la mostra delle opere fotografi che, permettendo a tutti gli appassionati di ammirare una raccolta di dialoghi per im-magini, utili a testimoniare l’impegno della comunità. La giuria, di cui facevano parte persone di notevole prestigio, era così composta: Daniela Campagnola (restauratrice), Marialuisa Quaini (insegnante d’acquerello), Giorgio Soave (architetto e pitto-re), Giulia Adami (fotografa professionista), Mattia Cacciatori (foto-grafo professionista) e Pia Joanne Hancock (architetto e presidente dell’associazione culturale fotografi ca “Scatti da Lupi”). Ciò che ac-comuna queste persone è una cultura artistica, frutto di tanti anni di studio e di esperienza.

I PITTORI E I FOTOGRAFI sono stati graditi ospiti della Fondazione condividendo il momento del pranzo e facendo numerosi apprezza-menti sull’organizzazione della manifestazione. Bravi i cuochi della Fondazione che hanno preparato un ricco e variegato buffet, arric-chito dalla pasticceria gentilmente offerta da Vincenzi. Il pomeriggio di domenica è stato allietato da uno spettacolo mu-sicale curato dal complesso bandistico musicale di Perzacco che ha saputo coinvolgere tutto il pubblico.Era presente al pranzo e alle premiazioni anche l’assessore comuna-le alla cultura Marco Taietta, che ha ritenuto l’evento culturalmente molto interessante, accettando l’invito della Fondazione.Un particolare ringraziamento va a Luigi Pavanello di “Arte e corni-ci Pavanello” che, in collaborazione con lo staff della Fondazione, ha permesso l’ottima riuscita della manifestazione, dando preziosi

consigli e suggerimenti per la gestione di questo evento. Un ringra-ziamento anche a Casa Novarini che ha messo a disposizione della Fondazione i pannelli per la mostra fotografi ca.

NON POSSIAMO TRALASCIARE di citare l’esperienza del sabato pomeriggio, intitolata “Pittori in erba”, che ha coinvolto numerosi bambini dai 6 ai 12 anni. Accompagnati dai genitori o dai nonni, con la spontaneità che li caratterizza, hanno creato fantasiosi e colorati disegni su pannelli. Il materiale è stato messo a disposizione sempre da Luigi Pavanello, assieme a un simpatico omaggio per tutti i par-tecipanti. L’Estemporanea di pittura e il Concorso fotografi co si sono confermati essere una signifi cativa avventura, soprattutto per chi ha avuto il compito di organizzarla e condurla. Un grazie affettuoso e sincero a tutti coloro che ne hanno permes-so l’ottima riuscita, sperando di poter rivivere questa meravigliosa esperienza di arte e condivisione anche l’anno prossimo.

GLI EDUCATORI PROFESSIONALI

VITA DELL’ENTE Pagina 4

Per informazioni sulle nostre pubblicazioni:Domenico Marte: tel. 045.8296149Elisabetta Elio: tel. 045.8296145

Anno XI - numero 3 - settembre 2013Trimestrale di informazione della Fondazione Pia Opera Ciccarelli OnlusReg. Trib. di Verona n° 1551 del 28/7/2003Editore e ProprietarioFondazione Pia Opera Ciccarelli OnlusRedazione e AmministrazioneVicolo Ospedale, 1 - San Giovanni LupatotoTel. 045 8296149/45 - Fax 045 8751111www.piaoperaciccarelli.orgDirettore responsabileEnrico GiardiniGrafi ca e impaginazioneStudiopoletto srl - San Giovanni LupatotoStampaTipolitografi a Artigiana sncVia Monte Carega, 8 - San Giovanni Lupatoto

In libreriaLa mostra di pitturae il concorso fotografi co

LA GIORNATA MONDIALE DELL’ALZHEIMERAssociazioni, esperti e professionisti a confronto

ma anche divertimento nella manifestazionea cui ha partecipato la Fondazione Pia Opera Ciccarelli

L’ULTIMASFIDA

Autore: Fernando Barana

Il libro racconta la difficile e straordinaria testimonianza vissuta da Fernando Barana accanto al padre, un uomo affetto da una malattia neurodegenerativa chiamata SLA (Sclerosi laterale amiotrofica).L’autore, infatti, ci porta nel vivo della lotta estenuante che ha dovuto sostenere su due fronti. Sul primo vi era la malattia che con una strategia insinuante e mutevole, avan-zava progressivamente nel corpo di suo pa-dre annullandone ogni vestigia di umanità. Sul secondo vi erano le debolezze e i limiti personali che tentavano, senza mai conce-dere tregua, d’infiltrarsi nei recessi più re-conditi dell’anima per svilirne la volontà, il coraggio e la speranza.“L’Ultima sfida” ci parla della possibilità di un atteggiamento diverso di fronte alla sof-ferenza in cui il desiderio della fuga lascia il posto al coraggio dell’amore. Il testo, inoltre, è un’importante e non fa-cile richiesta rivolta alla nostra società; un appello ad allontanarsi dall’individualismo radicale in essa presente per tornare a vi-vere il contatto e la relazione con l’altro, elementi da non trascurare ed essenziali in queste circostanze.

L’APPROCCIOCAPACITANTE

Autore: P. Vigorelli

Franco Angeli

Il libro parte dall’Approccio Conversazio-nale già descritto nel 2004, per poi amplia-re e approfondire la proposta, considerando tutti gli anziani fragili, anche quelli senza deficit cognitivi. Partendo dall’analisi delle trascrizioni di conversazioni reali, vengono descritte alcune idee forti su cui si basa il metodo: l’ascolto della voice della persona anziana, del curante e del terzo; le compe-tenze elementari; le identità molteplici, l’io deficitario e l’io funzionale, i mondi possi-bili, l’effettività, il riconoscimento. Il testo è rivolto a tutti coloro che a vario titolo si occupano di cura delle persone anziane.

ELENCO VINCITORI

1. Fabia Barbirato2. Nereo Crestanini3. Bruna Bertoldi4. Miriam Martinelli5. Vittoria Giacomelli

CONCORSO FOTOGRAFICO

1. Loreta Zuanazzi2. Patrizia Sonato3. Gianni Ferrarese4. Paolo Castellani5. Giampaolo Gobbetti