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Maggio 2006
Indice
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INDICE
Pag.
CAPITOLO 1 INTRODUZIONE 1
CAPITOLO 2 INQUADRAMENTO TERRITORIALE 4
2.1 Inquadramento geografico-territoriale 5
2.1.1 Struttura socio-economica 5
2.1.2 Infrastrutture di trasporto 6
2.2 Inquadramento paesaggistico/storico/culturale 7
2.3 Descrizione dei sistemi ambientali 10
2.3.1 Geomorfologia e idrografia 10
2.3.2 Geologia ed idrogeologia 14
2.3.3 Uso del suolo 15
2.3.4 Climatologia 16
2.3.5 Rischio sismico 17
CAPITOLO 3 LE AZIENDE PARTECIPANTI 18
3.1 Cenni storici 19
3.2 Assetto attuale delle aziende 22
3.2.1 Alma Petroli 23
3.2.2 Borregaard 24
3.2.3 Cabot 25
3.2.4 Degussa 26
3.2.5 Ecofuel 27
3.2.6 Ecologia Ambiente 28
3.2.7 Endura 29
3.2.8 Enel 31
3.2.9 EniPower 32
3.2.10 INEOS Vinyls 33
3.2.11 Great Lakes - Chemtura 34
3.2.12 Lonza 36
3.2.13 Polimeri Europa 37
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3.2.14 Ravenna Servizi Industriali 38
3.2.15 Rivoira 39
3.2.16 Vinavil 40
3.2.17 YARA 41
3.3 Servizi Ambientali 42
3.3.1 Sistemi ambientali dello stabilimento multisocietario 42
3.3.2 Raccolta e smaltimento rifiuti 44
3.3.3 Sfiati gassosi 44
3.3.4 Servizi industriali 44
3.3.5 Rete distribuzione del metano 45
3.3.6 Pipe rack e reti interrate 45
3.3.7 Sistemi di stoccaggio e logistica 45
3.3.8 Monitoraggio ambientale 46
3.3.9 Servizi generali 46
3.4 Caratteristiche generali 46
3.4.1 Superfici e addetti 48
3.4.2 Certificazione ambientale 49
CAPITOLO 4 ASPETTI AMBIENTALI DIRETTI 51
4.1 Energia 52
4.2 Prelievi idrici 55
4.3 Scarichi idrici 57
4.4 Prodotti 61
4.5 Emissioni atmosferiche 63
4.5.1 Convogliate 63
4.5.2 Diffuse 65
4.5.3 Fuggitive 67
4.6 Contaminazione del suolo e del sottosuolo 68
4.7 Rifiuti 69
4.8 Materie prime 69
4.9 Spese ambientali 69
4.10 Sicurezza sul lavoro 69
4.11 Indicatori di pressione 70
4.12 Indicatori di performance ambientale 71
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iii
CAPITOLO 5 LE AZIENDE PRESENTI NELL’AREA PROSSIMA 73
5.1 Componente aria 77
5.2 Componente acqua 77
5.2.1 Scarichi industriali nell’area prossima 77
5.2.2 Approvvigionamenti idrici 78
5.3 Produzione rifiuti 78
CAPITOLO 6 LO STATO DELL’AMBIENTE 80
6.1 Matrice aria 80
6.1.1 Trend nel periodo 2000 - 2005 degli inquinanti monitorati 81
6.1.2 Considerazioni sulla qualità dell’aria 90
6.2 Acque superficiali 91
6.2.1 Il monitoraggio 93
6.2.2 Acqua da potabilizzare 95
6.2.3 Bacino idrografico del Candiano 95
6.2.4 Considerazioni sulla qualità ambientale in Piallassa Baiona 98
6.3 Acque profonde 99
6.3.1 La rete dei pozzi profondi e le attività di misura 100
6.3.2 Gli indicatori 101
6.3.3 La qualità delle acque sotterranee della pianura costiera 102
6.4 Controllo della qualità della falda freatica e siti contaminati 103
CAPITOLO 7 SINTESI QUALI-QUANTITATIVA 108
Capitolo 1
1
CAPITOLO 1 INTRODUZIONE
Nella zona industriale di Ravenna si individua un Ambito Produttivo Omogeneo (APO), cioè una
zona industriale delimitata, in cui i settori di attività sono la “chimica” e la “produzione di energia”,
caratterizzata da contiguità fisica, da una gestione comune delle criticità ambientali generate e da una
propensione a condividere esperienze e percorsi di miglioramento ambientale.
Le aziende che operano in questa area presentano aspetti comuni dal punto di vista degli impatti,
in quanto esercitano le loro pressioni sullo stesso ecosistema locale e conseguentemente si trovano ad
affrontare problematiche ambientali simili.
Altro elemento trasversale fra le aziende è la modalità di relazione con le amministrazioni locali
per gli aspetti ambientali, che si esplica attraverso un’interazione rivolta all’intera APO, pur nella
peculiarità delle esigenze espresse dalle singole Aziende costituenti.
Lo sviluppo del polo petrolchimico, e dell’industria chimica in particolare, avvenuto
parallelamente alla trasformazione del porto di Ravenna in porto industriale e poi anche grande porto
commerciale, ha rappresentato un potente motore di sviluppo economico, accompagnato però da
problemi di impatto ambientale.
Nella consapevolezza di dover coniugare la tematica ambientale con la necessità di sviluppo e
occupazione, fin dagli anni 70 imprese e pubblica amministrazione si sono impegnate, attraverso la
strada degli accordi volontari, alla riduzione ed al monitoraggio dell’impatto ambientale.
In linea con questi accordi e con i criteri dello sviluppo sostenibile, su iniziativa dell’Assessorato
all’Ambiente della Provincia e del Comune di Ravenna, la pubblica amministrazione, il sistema delle
imprese e le parti sociali hanno da tempo manifestato l’impegno a conseguire la certificazione
ambientale dell’area industriale di Ravenna firmando in data 2 marzo 2000 un protocollo d’intesa, che
prevedeva una prima fase - di durata triennale - per il conseguimento, da parte di 16 aziende
sottoscrittrici, della certificazione ISO14001, seguita da una seconda fase - di ulteriori due anni - per la
realizzazione di un Progetto d’Area finalizzato all’ottenimento della certificazione EMAS.
I risultati raggiunti rispetto agli impegni assunti nel protocollo del 2000 hanno portato alla
certificazione, seppur in tempi diversi da quelli previsti, di tutte le aziende e all’elaborazione di un prima
analisi ambientale d’Area, effettuata da parte della pubblica amministrazione, con il supporto di Arpa.
Con un successivo Protocollo (5 gennaio 2006) le aziende hanno formalizzato l’interesse a
proseguire il percorso intrapreso, alla luce delle nuove possibilità creatasi con la Proposta del Comitato
EMAS-Ecolabel sugli APO. Il protocollo d’intesa, siglato da Regione, Provincia, Comune,
Associazione industriali, OO.SS., prevede un percorso per la registrazione Emas, suddiviso in due fasi:
Capitolo 1
2
→ una prima fase volta all’ottenimento dell’Attestato EMAS d’area da parte del Soggetto
Promotore che si è fatto carico della diffusione, a livello locale, del regolamento EMAS
→ una seconda fase finalizzata alla registrazione EMAS dell’organizzazione comune
denominata “Associazione”.
La presente Analisi Ambientale - documentazione a supporto dell’ottenimento dell’Attestato
EMAS d’area (obiettivo relativo alla prima fase ) – idealmente prende spunto ed aggiorna quanto già
elaborato nell’ambito del Protocollo del 2 marzo 2000.
L’analisi effettuata in quella occasione aveva condotto ad una valutazione della significatività degli
aspetti ambientali diretti delle aziende firmatarie. La procedura di valutazione finale della significatività
degli aspetti ambientali diretti aveva evidenziato una scala di priorità, in termini di criticità, dell’ambito
produttivo esaminato, consentendo di individuare gli aspetti verso i quali avrebbero dovuto
prioritariamente essere indirizzati gli interventi di miglioramento. In particolare l’aspetto ambientale
con priorità maggiore ( fattore di valutazione VFa > 16) era quello relativo alla “Contaminazione del
suolo e del sottosuolo”. Tale risultato non era da mettere in relazione ad un documentato stato di
criticità ma alla mancanza di conoscenza (nel 2000 – anno di riferimento della raccolta dati)
dell’esistenza o meno di uno stato di contaminazione del suolo e della sua eventuale conseguente
caratterizzazione. Cautelativamente, in carenza di informazioni adeguate, si era infatti assegnato il
massimo valore possibile ai parametri parziali che concorrevano al fattore di valutazione.
Nella fascia di priorità media (8 ≤ VF < 16) si collocavano tutti gli altri aspetti considerati. I
“Consumi idrici” e l’”Inquinamento idrico” assumevano in questa classe i valori più elevati
(rispettivamente 15.6 e 13.6)
Partendo da tale premessa è stato effettuato l’aggiornamento dell’Analisi ambientale relativa
all’APO di Ravenna, in coerenza con quanto indicato per il rilascio dell’Attestato EMAS e dal
Regolamento CE 761/01, nonché sulla base del contenuto del “Manuale delle procedure” redatto a
completamento del Protocollo d’Intesa siglato il 2 marzo 2000.
Mutuando i criteri e i metodi indicati, l’analisi viene applicata a tutta l’area potenzialmente
interessata dall’ambito produttivo, rielaborando i dati relativi alle 17 aziende aderenti al percorso
volontario intrapreso con la firma del 5 gennaio 2006.
I dati utilizzati per le elaborazioni e relativi alle aziende aderenti al protocollo sono stati forniti
dalle stesse e fanno riferimento all’anno 2005; per la raccolta si è utilizzato un supporto informatico
appositamente predisposto, costruito da un insieme di schede, ciascuna dedicata ad un aspetto
ambientale.
Le informazioni relative alle aziende non aderenti al protocollo - ma insediate nell’area di studio -
sono quelle pubblicate ed hanno consentito solo una annotazione sintetica e qualitativa.
Capitolo 1
3
Metodologicamente l’analisi fa riferimento al modello DPSIR, seppur in forma semplificata,
mirato a:
o individuare, quantificare e valutare le pressioni esercitate dalle aziende;
o analizzare lo stato ambientale del contesto territoriale;
o analizzare le risposte messe in atto entro l’ambito produttivo omogeneo.
La valutazione quantitativa – riferita agli anni 2000 e 2005 – è stata effettuata per gli obiettivi, i
contenuti, la caratterizzazione dell’area, gli aspetti ambientali diretti e lo stato dell’ambiente.
Per ogni azienda è quindi presente una descrizione dei nuovi assetti produttivi e/o societari
intervenuti dal 2000 al 2005 e una indicazione qualitativa delle modifiche/variazioni indotte negli aspetti
ambientali Materie prime, Spese ambientali, Sicurezza sul lavoro.
I dati (quantitativi) relativi ad emissioni in atmosfera, energia, rifiuti, prelievi idrici, scarichi idrici
e suoli contaminati sono presentati aggiornati al 2005.
Capitolo 2
4
CAPITOLO 2 INQUADRAMENTO TERRITORIALE
La zona industriale di Ravenna è definita dal PTCP1 come Ambito Produttivo Omogeneo
(Ambito n. 21, “Zona industriale portuale”, Figura 2.1), geograficamente situata in vicinanza del
capoluogo e alle spalle del litorale turistico, con zone di particolare pregio a nord e a sud che
costituiscono la parte meridionale del Parco del Delta del Po e sono tutelate dalla Convenzione di
Ramsar.
Figura 2.1 – Identificazione APO
Per l’Analisi Ambientale Iniziale si è scelto di procedere in modo integrato su un'area vasta ma
diversificata in funzione degli aspetti considerati. Si definirà così un’area prossima alle aziende
coinvolte nel progetto, comprendente tutta l’area industriale e portuale gravitante sul Canale Candiano.
È definita inoltre un’area vasta che, per le problematiche riferite all’acqua superficiale, può coincidere
con i limiti del bacino idrografico del Candiano, mentre per quanto attiene le acque profonde si
1 Adottato, come adeguamento alla L.R. n. 20/2000, il 06/06/2005.
Capitolo 2
5
considera la dimensione della falda provinciale. Per la matrice aria invece si è adottata l’estensione del
territorio comunale.
2.1 Inquadramento geografico-territoriale
Nell’ambito del progetto di miglioramento ambientale, l’area di studio si sviluppa all’interno
dell’attuale zona artigianale-industriale estesa in sinistra del Canale Candiano, in vicinanza della città di
Ravenna, di Classe e dei vicini lidi ravennati, e di importanti zone naturalistiche (le Pinete e le Pialasse
della Baiona e del Piombone) stazioni meridionali del Parco Regionale del Delta del Po.
2.1.1 Struttura socio-economica
La popolazione residente nel Comune di Ravenna, secondo i dati rilevati al 31 dicembre 2004, è di
146.989 unità2, per una densità media di 224 abitanti/kmq, per lo più concentrate nei centri e nei nuclei
abitati.
Il territorio ravennate ha una vocazione prevalentemente agricola cui si affianca, a partire già
dalla fine degli anni ’50, una crescente industrializzazione sviluppatasi in sinistra Candiano, attorno al
primo polo chimico ANIC, e che oggi interessa un’area ben più vasta, senza soluzioni di continuità,
fino alla zona portuale.
All’area industriale e artigianale fanno capo sia le aziende attive a servizio del porto, quali ditte di
carico, scarico e deposito, spedizionieri, agenzie marittime, cantieri navali, imprese di lavaggio, sia le
industrie che si servono del porto per ricevere le materie prime, i semilavorati o i prodotti necessari alla
produzione (eseguita in loco oppure altrove), e/o per inviare i loro prodotti finiti.
L’area portuale include quasi 16 Km di banchine, le relative strutture di carico, scarico e
movimentazione delle merci, nonché piazzali e magazzini per il loro stoccaggi: nel 2005 il traffico totale
è ammontato a oltre 23.879.193 tonnellate di materiale.
Il porto di Ravenna, quindi, si configura soprattutto come punto di arrivo di svariate tipologie di
prodotti (petroliferi, fertilizzanti, cerealicoli, liquidi chimici, alimentari, siderurgici, ecc.), pur essendo
predominati le merci secche (68%).
Il tessuto industriale e portuale risulta caratterizzato a grandi linee da:
● un importante polo chimico e petrolchimico: una parte di esso è produttiva, posta soprattutto
in sinistra Candiano, e comprende ALMA PETROLI (raffinazione di greggio), DEGUSSA e CABOT
(produttrici di nero di carbonio), LONZA (anidride maleica e tetraidroftalica) e l’area denominata “ex
stabilimento EniChem”, che attualmente ospita 12 società coinsediate in un sito multisocietario :
2 Fonte: Ufficio comunale di Statistica.
Capitolo 2
6
POLIMERI EUROPA (elastomeri), YARA (fertilizzanti), GREAT LAKES-CHEMTURA
(antiossidanti), ENDURA (principi attivi per insetticidi), ENIPOWER (energia), BORREGAARD
(difenoli), VINAVIL (colle), INEOS Vynils (PVC), ECOFUEL (MTBE), RAVENNA SERVIZI
INDUSTRIALI, RIVOIRA (liquefazione aria) e ECOLOGIA AMBIENTE (servizi ambientali di
depurazione e incenerimento); un’altra parte è solo di stoccaggio di prodotti petroliferi (PETRA, P.I.R.,
AGIP, ADRIATANK, DECORA)
● due centrali termoelettriche di proprietà ENIPOWER e ENEL, entrambe localizzate in sinistra
Candiano, l’una entro il sito multisocietario ex stabilimento ENICHEM e l’altra verso Porto Corsini.
● un complesso di ditte a servizio del settore agro-alimentare, comprendente stoccaggi di
fertilizzanti e cerealicoli, ecc. (C.A.P., DOCKS CEREALI, FRIGOTERMINAL, SISM), e anche
aziende produttive (BUNGE per gli oli alimentari/farine per uso zootecnico).
● alcune ditte facenti capo al settore metallurgico, come MARCEGAGLIA (decapaggio coils e
commercio prodotti siderurgici).
● produzioni di cemento e prodotti per l’edilizia e la ceramica, come Ravenna Mill, Colacem,
Barbetti, Fassa.
● una molteplicità di attività a servizio del porto (cantieri, armatori, spedizionieri, lavaggi,
assicuratori, fornitori di bordo, agenzie marittime, ecc.).
2.1.2 Infrastrutture di trasporto
Il territorio è interessato da un sistema di trasporti stradali, ferroviari e navali di notevole
importanza, che hanno Ravenna come punto nevralgico.
Le principali reti stradali sono:
− la SS 309 Romea, collegante Ravenna con Mestre e Venezia;
− la SS 16 Adriatica Nord, collegante Ravenna con Ferrara;
− l’A14 Bologna-Ancona e la SS 253 S.Vitale, che collegano Ravenna a Bologna e ad
Ancona;
− la SS 67 Tosco-Romagnola, con cui Ravenna è collegata a Forlì e a Firenze;
− la SS 71 Umbro-Casentinese-Romagnola, collegante Ravenna a Cesena e poi al territorio
umbro e toscano;
− la E45, che connette Ravenna a Orte-Roma;
− la SS Adriatica Sud, collegante Ravenna a Rimini.
La rete ferroviaria è costituita dalle linee di collegamento di Ravenna con Bologna, Ferrara e
Rimini. Lo scalo ferroviario di Ravenna è dotato di binari di carico, scarico e sosta e di nove raccordi
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esterni per le necessità di varie industrie. Le merci movimentate sono in prevalenza coils, prodotti
chimici, fertilizzanti e cereali.
I trasporti navali sono consentiti dal Porto Canale, che si sviluppa per circa 11 Km, collegando
Ravenna al mare: grazie al volume di merci movimentate, Ravenna si colloca al terzo posto su scala
nazionale, dopo Genova e Venezia.
2.2 Inquadramento paesaggistico/storico/culturale
Il territorio del Comune di Ravenna ospita alcune fra le più belle aree naturali del Parco del Delta
del Po. A nord della città si trova il nucleo più consistente, costituito dalla parte meridionali delle Valli
di Comacchio, dal fiume Reno, dalle aree umide di Punte Alberete e Valle della Canna, dalla pineta San
Vitale e Pialassa della Baiona, mentre a sud si trovano la Pineta di Classe e le zone umide Ortazzo e
Ortazzino.
Numerose sono le specie animali e vegetali, molte delle quali tutelate da normative nazionali ed
internazionali, ma la ricchezza maggiore è rappresentata dall'avifauna, con 234 specie di uccelli sia
nidificanti sia migranti e svernanti; il grande numero di specie presenti è dovuto alla elevata biodiversità
del sito, dove si possono trovare vari tipi di habitat e di conseguenza varie possibilità di nidificazione ed
alimentazione.
La Pialassa Baiona offre habitat di nidificazione per varie specie di Gabbiani fra cui i rari
Gabbiano roseo e Gabbiano corallino, Avocette, Cavalieri d’Italia e varie specie di anatidi.
La Valle della Canna (superficie di circa 300 ha), è una palude di acque dolci con vegetazione di
idrofite ed elofite (fragmiteto, tifeto, cariceto, ecc.), particolarmente ricca di specie nidificanti, fra cui
Tarabuso, Airone rosso, Moretta tabaccata, Mignattino Piombato, Falco di palude e numerose specie di
Rallidi e Acrocefalini.
Punte Alberete e le bassure intradunali della pineta San Vitale, rappresentano un habitat
particolare, sviluppato nelle parti più elevate delle zone palustri, costituito dal bosco igrofilo, dove i
grandi Salici, Frassini e Pioppi bianchi crescono nell’acqua.
Questo ambiente è determinante per la nidificazione della maggior parte delle specie di Aironi e la
contiguità fra bosco igrofilo e ambiente di stagno consente la sopravvivenza della Rana di Lataste,
specie endemica della Pianura Padana.
Le Pinete storiche di San Vitale e Classe infine, la cui superficie, di oltre 2000 ettari, è oggi in
espansione grazie ad importanti interventi di rimboschimento effettuati dall’Amministrazione
Comunale e dalle locali Cooperative agricole, sono costituite da formazioni forestali a prevalenza di
Pino domestico.
Capitolo 2
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Da tempo questi ambienti, che hanno sempre costituito una risorsa profondamente legata ai
valori culturali ed alla tradizione locale, sono tutelati dal punto di vista normativo, e negli ultimi decenni
si sono aggiunti ulteriori provvedimenti di tutela, a partire dal riconoscimento di zone umide di
interesse internazionale ai sensi della Convenzione di Ramsar (1971), fino all'inserimento nel Parco
Regionale del Delta del Po (Figura 2.2).
Figura 2.2 – Confini Parco Delta del Po
Ai sensi delle direttive europee sulla Conservazione degli Habitat naturali e seminaturali, alcune
delle zone umide già individuate sono inoltre dichiarate Siti di Importanza Comunitaria (S.I.C.), in
particolare: Pineta San Vitale e Bassa del Pirottolo, Piallassa Baiona, Piallassa dei Piomboni e Pineta di
Punta Marina (Figura 2.3).
Accanto alle aree naturalistiche, Ravenna è di importanza straordinaria anche per l’eredità di
edifici e monumenti lasciati dal periodo paleocristiano e bizantino quando è stata tre volte capitale
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(dell’impero romano d’occidente, di Teodorico re dei Goti, dell’impero di Bisanzio in Europa), che le
hanno valso la dichiarazione di patrimonio dell’umanità da parte dell’UNESCO3.
Sulla Piallassa del Pontazzo, adiacente l’area di studio, assume importanza storica il capanno di
Garibaldi, costruito nel 1810 ad uso di caccia, distrutto da un incendio nel 1911, ora ricostruito
fedelmente.
Cinque km a sud di Ravenna troviamo inoltre la zona archeologica di Classe, corrispondente al
bacino d'acqua che faceva parte del Porto di Classe, la più grande base navale romana dell'Adriatico e
del Mediterraneo Orientale e resti di edifici, nonché un’antica strada lastricata con trachiti.
Figura 2.3 – Siti di importanza comunitaria
3 Otto monumenti di Ravenna sono inseriti nella World Heritage List, la Lista del Patrimonio Mondiale: Mausoleo di
Galla Placidia , Battistero Neoniano , Sant'Apollinare Nuovo, Battistero degli Ariani, Cappella Arcivescovile, Mausoleo di Teodorico, Basilica di San Vitale, Sant'Apollinare in Classe.
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2.3 Descrizione dei sistemi ambientali
2.3.1 Geomorfologia e idrografia
Il territorio ravennate ha una morfologia pianeggiante, ad eccezione di locali zone depresse con
quote inferiori al livello marino ed ondulazioni della superficie topografica dovute a paleoalvei e dune o
rilevati di origine antropica.
La geomorfologia condiziona l’idrografia superficiale dell’area; tale caratteristica unita ai fattori
climatici, agli aspetti litologici della copertura superficiale e all’uso antropico del suolo, si riflette sullo
sviluppo del reticolo idrografico.
La circolazione idrica superficiale è caratterizzata da una fitta rete idrografica minore, in gran
parte formatasi a seguito degli interventi antropici di bonifica, costituita da numerosi canali di scolo
artificiali i cui collettori principali derivano le acque dei corsi d’acqua naturali per poi diramarsi in una
fitta rete secondaria di canali di scolo minori.
I regimi idrologici naturali dei corsi d’acqua risultano modificati in relazione alle regolazioni
idrauliche, alle derivazioni per vari usi ed agli interventi di arginatura delle sponde che hanno modificato
il profilo dei bacini.
Il regime idrometrico evidenzia un carattere prevalentemente torrentizio, tipico dei corsi d’acqua
appenninici, con notevole aumento di portata nei periodi piovosi e lunghi tempi di magra durante i
periodi con minori precipitazioni.
I fenomeni di piena si rilevano in autunno ed in primavera con picchi in concomitanza di eventi
meteorici particolarmente intensi. L’andamento dei deflussi è caratterizzato da un massimo idrometrico
nel periodo invernale, mentre le portate minime sono in estate.
L’area di interesse ricade all’interno del bacino idrografico del Candiano, delimitato dai due corsi
d’acqua principali : il Fiume Lamone a nord ed i Fiumi Uniti a sud.
Il bacino si estende normalmente su una superficie di 333 km2 ma può crescere fino a 384 km2
quando per non ricettività idraulica del Fiume Ronco in condizioni di piena, lo scolo Lama Superiore
recapita nel Lama Inferiore, che giunge al Canale Candiano.
La rete idrografica, artificializzata dall’attività di bonifica, manca di importanti corsi d’acqua ed è
drenata da una fitta rete di canali irrigui a servizio delle ampie estensioni coltivate: a causa dell’aggravarsi
del fenomeno della subsidenza di origine antropica, legata ai forti emungimenti industriali di acqua e
metano dai primi anni ’50 almeno fino ai primi anni ‘80, gran parte del bacino ha perduto la capacità di
scolare a gravità, rendendo necessario un sollevamento meccanico tramite idrovore, gestite dal
Consorzio di Bonifica della Romagna Centrale.
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Le Pialasse ed il Candiano rappresentano luoghi naturali di interfaccia e di incontro tra le acque
salate marine e le acque dolci dalla pianura, ma, sempre causa la subsidenza, si è assistito ad un
progressivo avanzamento del cuneo salino e delle ingressioni marine, sollevando problemi di
sopravvivenza delle pinete adiacenti.
I principali elementi idrografici del bacino Candiano sono: le Pialasse della Baiona e del
Piombone, ed il Canale Candiano.
La Pialassa della Baiona estesa per circa 1200 ettari su un territorio di proprietà del Comune di
Ravenna costituisce un’area lagunare salmastra di morfologia piuttosto articolata: è infatti percorsa da
una fitta rete di canali interconnessi e a tratti arginati, alternati a fasce barenali semisommerse e da zone
di acqua poco profonda.
Da Nord a Sud, le immissioni idrografiche dal bacino Candiano provengono dai Canali Fossatone
e Taglio della Baiona, dallo scolo Cerba, dallo scolo unificato Canala-Valtorto e dallo scolo Cupa, che
prosegue segnando il lato Sud della Pialassa coi nomi di Canale degli Staggi prima e Canale Magni poi. Il
Canale Baiona mette invece in comunicazione la Pialassa col Candiano, e quindi col mare.
Alle suddette immissioni si sovrappongono quelle puntuali provenienti dall’area portuale ed
industriale (principalmente ENEL, CABOT, SICEA, comprendenti reflui di processo e acque di
raffreddamento delle centrali termoelettriche) e dal depuratore di Ravenna.
Il volume d’acqua invasato entro la Pialassa oscilla da un minimo di 4 milioni di m3 ad un
massimo di 18 milioni di m3: la sua variabilità dipende sia dalle dinamiche giornaliere di marea (si è
stimato che una escursione del livello marino di ±50 cm intorno al l.m.m. comporta una variazione
volumetrica del 107 %), sia dalla piovosità nel bacino, e quindi dal regime di pompaggio delle idrovore,
poiché gli scarichi puntuali delle industrie e del depuratore hanno una portata molto più uniforme nel
corso dell’anno.
In realtà, su scala locale, la situazione risulta molto più complessa, per la diversa connessione
idrografica interna tra canali e chiari, e per la presenza di chiari ‘chiusi’, cioè comunicanti con l’esterno
solamente a mezzo di paratoie e botole regolate artificialmente (chiaro del Comune e chiaro Buca del
Cavedone, e di recente anche chiaro del Pontazzo).
Da quando la Pialassa Baiona (come pure quella del Piombone) perse il ruolo specifico di cassa di
espansione mareale, si è assistito ad un progressivo peggioramento della circolazione idrica al suo
interno, per le seguenti cause principali:
▪ inalveamento del Fiume Lamone, con conseguente riduzione degli apporti settentrionali di
acqua dolce durante gli episodi di piena.
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▪ realizzazione delle dighe foranee nell’avamporto di Ravenna, che hanno ridotto fortemente le
velocità della corrente attraverso il Canale Baiona e la rete interna.
▪ subsidenza differenziale del suolo, di origine soprattutto antropica, che ha cancellato
progressivamente la morfologia alveolare della laguna, sommergendo molte zone barenali e ostacolando
la comunicazione tra chiari e canali.
▪ mancanza di manutenzione (escavo dei canali, sfangamento, arginature) che ha isolato sempre
più le parti lontano dal mare (interessate dal trasporto torbido dei canali) da quelle più vicino al mare.
Attualmente la Pialassa Baiona rientra quale area di ‘Pre-Parco’ entro la stazione ‘Pineta di S.Vitale
e Pialasse di Ravenna’, appartenente al Parco Regionale del Delta del Po.
Intorno alla Pialassa gravitano inoltre interessi non solo naturalistici, ma anche economici, legati
soprattutto all’attività di molluschicoltura praticata nella parte centro-settentrionale.
La Pialassa del Piombone si estende su una superficie sensibilmente inferiore (310 ha) a quella
della Baiona e presenta una geografia molto meno articolata: infatti consiste sostanzialmente in uno
specchio d’acqua salmastra centrale non canalizzato (profondità media di 2 metri rispetto al l.m.m.),
circondato da un canale navigabile a Ovest (profondità circa di 7 metri dal l.m.m.) e da un canale di
scarsa profondità nel lato Sud-orientale.
Più complessa è invece la questione amministrativa, poiché il canale occidentale navigabile
appartiene al Demanio Marittimo/SAPIR, mentre la zona centrale è di proprietà del Comune di
Ravenna.
Le immissioni idrografiche di acqua sono molto più ridotte rispetto alla Pialassa Baiona,
riducendosi sostanzialmente all’idrovora S.Vitale (di cui quasi il 30 % in media proviene dal depuratore
di Marina di Ravenna, con punte del 60 % durante la stagione estiva).
Le immissioni puntuali dall’area industriale e portuale sono anch’esse di entità estremamente più
bassa rispetto a quelle recapitanti in Pialassa Baiona, e provengono principalmente dall’idrovora SAPIR
(che dall’aprile 1991 raccoglie le acque nere e bianche dell’area portuale in destra Candiano).
La comunicazione col mare avviene attraverso il Canale Piombone, che ha sbocco nel Canale
Candiano.
Per motivi analoghi a quelli della Pialassa Baiona, insieme alla più ridotta entità delle immissioni,
anche la Pialassa del Piombone soffre di scarsa circolazione idrica: si è calcolato che un’escursione del
livello marino di ±50 cm intorno al l.m.m. comporti una variazione volumetrica del 57 %, quasi la metà
della Pialassa Baiona.
Capitolo 2
13
Anche la Pialassa del Piombone, limitatamente alla zona centrale di proprietà comunale, è
soggetta a vincolo paesistico, ed è inserita come area di ‘Pre-Parco’ entro la stazione ‘Pineta di S.Vitale e
Pialasse di Ravenna’, appartenente al Parco Regionale del Delta del Po.
Ricade invece nel regime vincolistico del Piano Regolatore del Porto (P.R.P.) la parte occupata dal
canale navigabile a Ovest, intorno alla quale si concentrano gli unici interessi economici.
L’attuale configurazione del Canale Candiano, frutto di successivi approfondimenti, risale al
1868, anche se nel seguito sono stati realizzati ulteriori ampliamenti delle banchine e delle aree
commerciali.
Il Porto Canale attuale si allunga per 11 Km tra la città di Ravenna ed il mare: l’estremità verso
mare è protetta da due dighe foranee convergenti lunghe 2.800 metri e profonde circa 8 metri, mentre
l’estremità verso la città si trova a ridosso dello scalo ferroviario della stazione FS di Ravenna.
Il tratto di canale tra la Darsena città e la Darsena S.Vitale (3 Km) ha una profondità di 5.50 metri
rispetto al l.m.m. (in certi punti anche inferiore), mentre il restante tratto (8 Km) è profondo
mediamente 9.40 metri dal l.m.m.
E’ in atto un programma di approfondimento del Canale Candiano, volto a portare quest’ultimo
tratto da - 9.40 a - 10.50 metri dal l.m.m.
Il Canale Candiano gioca un ruolo fondamentale per la sopravvivenza delle due Pialasse,
costituendone infatti l’unico collegamento con il mare, e consentendone quindi il ricambio idrico.
In condizioni di tempo secco, le immissioni idrografiche di acqua provengono sostanzialmente
dallo scolo Lama Inferiore (cui si aggiunge per brevi periodi il Lama Superiore in regime di piena del
Fiume Ronco), mentre trascurabile è attualmente il contributo immesso dallo scolo Fagiolo (dal 1996
recapitante all’idrovora Canala). Il ricambio idrico è assicurato dallo sbocco diretto in mare.
In tempo di pioggia, nella parte alta del Canale le tre idrovore Nord Città, Pirano e Bidente
apportano gli scarichi di scolmatura della fognatura mista di Ravenna, lungo tutto il corso del Canale si
aggiungono le acque di dilavamento dei piazzali e delle ditte ad esso affacciate, e nella parte bassa,
vicino allo sbocco, scaricano le acque bianche di Marina di Ravenna e Porto Corsini-Marina Romea.
A queste immissioni si aggiunge lo scarico del depuratore di Ecologia Ambiente.
Il prelievo dal Canale Candiano di acque salmastre di raffreddamento da parte delle due centrali
ENEL Produzione e EniPower, che le scaricano successivamente nella Pialassa Baiona, va a costituire
un ideale ponte di collegamento tra le due piallasse (Baiona e Piomboni), di notevole rilevanza sotto il
profilo quali-quantitativo e termico.
L’area occupata dalle banchine e dal Canale cade sotto la giurisdizione dell’Autorità Portuale di
Ravenna, e la dinamica portuale è regolata nell’ambito del Piano Regolatore del Porto (PRP).
Capitolo 2
14
In linea di massima, la parte sinistra del Canale ospita prevalentemente impianti produttivi,
mentre quella destra è adibita per lo più ad attività di scarico/carico, movimentazione e deposito.
2.3.2 Geologia ed idrogeologia
La pianura ravennate è parte del bacino sedimentario padano, formato da un ampio materasso
alluvionale (sabbie, argille e limi) poggiante su una base di sedimenti marini totalmente o parzialmente
cementati, di origine Pliocenico-Quaternaria.
Il substrato pre-quaternario è costituito da una complessa struttura a pieghe e pieghe-faglie, che
spesso funge da trappola geologica per giacimenti di gas.
Lo strato alluvionale si estende fino ad una profondità dell’ordine dei 500 metri, ed ospita un
sistema acquifero multistrato, prevalentemente di acque dolci, così suddivisibile procedendo
verticalmente verso il basso:
Acquifero superficiale da 0 a 30-40 metri di profondità: si tratta di una falda freatica di
potenza massima intorno ai 25-35 metri, alimentata da infiltrazioni locali e dal reticolo idrografico.
Presenta scarso interesse, considerati sia la limitata riserva idrica disponibile, sia il probabile
inquinamento causato da percolazione di fertilizzanti agricoli e da sostanze industriali (olii, metalli, ecc.).
Acquifero intermedio fino a circa 80 metri di profondità: si tratta di una serie di acquiferi
confinati di ridotti spessore e potenzialità, alternati a lenti impermeabili di argille e limi argillosi.
Acquifero profondo da 100 a circa 500 metri di profondità: trattasi di un sistema acquifero
artesiano, complesso e stratificato, di notevole spessore (400 metri circa) e potenzialità, alimentato dal
sistema idraulico sotterraneo regionale, e in equilibrio con un’interfaccia di acque salate. Dagli anni ’50
alla fine degli anni ’70 è stato soggetto ad intensi emungimenti per usi industriali, agricoli e potabili
tanto da portare alla chiusura di molti pozzi a causa dell’abbattimento piezometrico che ha comportato
l’avanzamento del cuneo salino e il consolidamento dei sedimenti che ha incrementato la subsidenza
naturale.
Oltre i 500 metri di profondità, si incontrano acque salate trattenute tra i sedimenti quaternari di
origine marina.
Infine, nel substrato pre-quaternario sono localizzabili più o meno estesi giacimenti di gas, sia off-
shore che entro la linea di costa.
Capitolo 2
15
2.3.3 Uso del suolo
L’analisi dell’uso del suolo viene effettuata tramite la cartografia della copertura del suolo dal
CORINE Land Cover (Figura 2.4) che fa riferimento ad unità spaziali omogenee o composte da zone
elementari appartenenti ad una stessa classe, di superficie significativa rispetto alla scala, nettamente
distinte dalle unità che le circondano e sufficientemente stabili per essere destinate al rilevamento di
informazioni più dettagliate.
Da esso si evince come l’uso del suolo nell’area, come nel resto del territorio, sia prevalentemente
agricolo, con prevalenza, in particolare, di colture specializzate intensive quali ortaggi e frutteti.
Le unità individuabili dalla mappa sono:
• le aree agricole
• le zone edificate
• le aree con vegetazione naturale e seminaturale
• le zone umide
• i corpi idrici superficiali.
Figura 2.4 – Corine Land Cover, Uso del suolo
Capitolo 2
16
Dalla consultazione della Carta dell’Uso del Suolo della regione Emilia-Romagna emerge inoltre
che le aree agricole nell’area di studio sono destinate a seminativo, le zone edificate si riferiscono agli
insediamenti industriali e artigianali, e le aree con vegetazione naturale e seminaturale sono
caratterizzate da boschi misti e di conifere rappresentate dalla Pineta di San Vitale.
2.3.4 Climatologia
Una descrizione generale del profilo climatico del territorio ravennate è contenuta in Simonini
(AER, maggio 1992) ed è stata ottenuta sulla base delle serie storiche (1959 - 1978) rilevate dalle
stazioni meteorologiche presenti sul territorio provinciale.
Da un punto di vista generale si possono distinguere alcuni aspetti del clima più direttamente
legati all’area collinare rispetto a quelli che caratterizzano maggiormente l’area di pianura, anche se
l’assenza di massicci montuosi nella zona collinare fa sì che le caratteristiche proprie di questa porzione
di territorio differiscano in modo significativo da quelle della zona di pianura solo sui rilievi dell’alta
collina .
Durante l’inverno è frequente l’afflusso di aria fredda continentale per l’azione esercitata
dall’anticiclone Est-europeo che favorisce condizioni di tempo stabile con cielo in prevalenza sereno,
frequenti gelate notturne particolarmente intense nelle ampie valli prossime alla pianura, dove con una
notevole frequenza si manifestano formazioni nebbiose.
In autunno ed in primavera, si assiste alla presenza di masse d’aria di origine mediterranea
provenienti da Est, che, dopo essersi incanalate nel bacino del mediterraneo, fluiscono sui rilevi
appenninici; in tali condizioni si verificano condizioni di tempo perturbato con precipitazioni irregolari
che assumono maggiore intensità in coincidenza con l’instaurarsi di una zona ciclonica sul golfo di
Genova.
Durante l’estate il territorio è interessato da flussi occidentali di provenienza atlantica associati
all’anticiclone delle Azzorre che estende la sua azione su tutto il bacino del Mediterraneo. In questo
periodo, in coincidenza con tempo stabile, scarsa ventilazione, intenso riscaldamento pomeridiano, si
producono formazioni nuvolose che spesso danno luogo a intensi e locali fenomeni temporaleschi.
Caratteristiche più simili al clima continentale, di tipo padano, (clima continentale in parte
modificato dall’azione del mare Adriatico), si delineano nella vasta area pianeggiante. In particolare nella
zona di pianura interna si verificano inverni piuttosto freddi ed estati calde ed afose, nebbie frequenti
nei mesi invernali, piogge comprese fra i 500 e 850 mm, con i valori più scarsi nella stagione estiva,
scarsa ventilazione, frequenti fenomeni temporaleschi nel periodo aprile-settembre.
Tali caratteristiche vanno gradualmente modificandosi passando dalla pianura interna a quella
costiera, in particolare a causa dell’azione mitigatrice del mare riguardo alla temperatura.
Capitolo 2
17
In inverno la zona di pianura più interna è caratterizzata da una spessa e persistente coltre di aria
fredda con sistematiche inversioni termiche associate ad intese formazioni di nebbia. In genere, dal
punto di vista della circolazione, si alternano l’anticiclone siberiano con aria fredda e relativamente
secca e le formazioni cicloniche atlantiche, portatrici di aria più umida e temperata, che inducono
precipitazioni anche abbondanti.
In primavera le precipitazioni sono associate a depressioni sul Golfo di Genova e a depressioni
mediterranee che non sempre superano in intensità quelle invernali. Ad aprile–maggio tendono ad
assumere un carattere temporalesco.
In estate prevale l’anticiclone delle Azzorre. In questo periodo sono presenti le brezze di monte e
di valle nella fascia di pianura pedecollinare, le brezze di mare e di terra, nella zona costiera, mentre
nella zona di pianura interna prevalgono condizioni di calma di vento. A causa dell’intenso
riscaldamento del suolo sono frequenti depressioni di origine termica che possono dar luogo a
fenomeni temporaleschi.
L’autunno è caratterizzato da abbondanti e frequenti piogge e tipicamente in novembre in molte
località si verifica il massimo pluviometrico dell’anno. I venti sono prevalentemente occidentali.
Analizzando con maggior dettaglio il quadro climatologico della temperatura del territorio
ravennate ricostruito (Simonini, AER, maggio 1992) sulla base di serie storiche ventennali di sei stazioni
termometriche di rilevamento (Classe, Marina di Ravenna, Cervia, Alfonsine, Faenza, Brisighella) esso
mostra due strutture principali:
nell’area di media ed alta collina una struttura con una diminuzione della temperatura
all’aumentare della quota
nella fascia costiera centro-settentrionale una struttura con isolinee pressoché parallele in senso
meridiano con valori decrescenti procedendo dalla costa verso la pianura.
2.3.5 Rischio sismico
L'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n.3274/2003 (DGR n.1435/2003 di "presa
d'atto") ha introdotto una nuova classificazione sismica del territorio regionale, cosiddetta di "prima
applicazione" e suscettibile di future revisioni. Dagli 89 comuni classificati di II categoria nel 1983 si è
passati a 105 comuni classificati in "zona 2" (maggiore sismicità). In "zona 3" sono classificati 214
comuni, i rimanenti 22 comuni ricadono in zona 4 (minore sismicità).
Il comune di Ravenna, non classificato dalla precedente normativa in alcuna categoria sismica,
oggi ricade in zona 3.
Capitolo 3
18
CAPITOLO 3 LE AZIENDE PARTECIPANTI
In questo capitolo vengono descritte le caratteristiche - da un punto di vista “storico”, impiantistico e
dei servizi integrati – delle aziende che fanno parte dell’ Ambito Produttivo Omogeneo e che hanno
sottoscritto il Protocollo 5 gennaio 2006.
Le 17 Aziende che volontariamente hanno aderito al Protocollo sono:
Alma Petroli
Borregaard
Cabot
Great Lakes
Degussa
Ecofuel
Ecologia Ambiente
Endura
Enel
EniPower
INEOS Vinyls
Lonza
Polimeri Europa
Rivoira
Ravenna Servizi Industriali
Vinavil
YARA
La Figura 3.1 illustra la localizzazione nell’area industriale di Ravenna.
Capitolo 3
19
Figura 3.1 – Localizzazione aziende
3.1 Cenni storici
Si riportano in questo paragrafo le aziende per la quali è stato possibile ricostruire il quadro storico
minimo alla luce delle notizie raccolte o pervenute dalle aziende.
Stabilimento multisocietario ex EniChem
La costruzione dell’insediamento EniChem, allora ANIC, si deve alla scoperta da parte di AGIP
MINERARIA negli anni ‘53-’54 di un grosso giacimento di gas naturale al largo della costa romagnola.
Nel 1955 l’ANIC fu acquisita da ENI e nell’aprile dello stesso anno fu firmato l’accordo con
l’amministrazione cittadina per la cessione dei terreni sui quali sarebbe sorto lo stabilimento
petrolchimico.
Capitolo 3
20
La fonte energetica a basso costo favorì l’insediamento di produzioni chimiche fondamentali per
l’industria e l’agricoltura. Nel 1957 furono avviati i primi impianti per la produzione di gomme
stirenebutadiene (SBR), di lattici di gomma sintetica. Nel 1958 si iniziò la produzione di fertilizzanti,
mentre nel 1959 inizia la produzione di cloruro di polivinile. Nel 1961 la fabbricazione si allarga alle
gomme CIS e ad altri polimeri speciali nel 1963.
Lo stabilimento si è accresciuto nel tempo, ma non si sono mai verificati avvicendamenti di impianti e
produzioni diverse sulla stessa area, ovvero tutte le isole in cui lo stabilimento è suddiviso sono state
storicamente interessate da una singola e specifica attività.
Per quanto riguarda lo sviluppo del polo petrolchimico, nato come un unico insediamento ANIC, è da
notare che, a seguito della dinamica che ha negli anni recenti caratterizzato l’evoluzione dell’industria
chimica inserita nell’ambito delle partecipazioni statali, non è più riscontrabile l’originale unitarietà
gestionale, ma il complesso delle attività è ora gestito da società diverse con una propria autonomia
organizzativa e non più riconducibile ad un unico centro decisionale e di responsabilità.
Nel gennaio del 2002 Polimeri Europa S.p.A. ha assorbito tutte le attività ex EniChem di Ravenna,
compresi parte dei servizi. Da novembre 2004 i servizi generali ed industriali prima gestiti da Polimeri
Europa, sono passati alla società RSI.
Polimeri Europa è leader europeo nel settore delle gomme sintetiche. Lo stabilimento di Ravenna è il
sito più importante della Società per la produzione di gomme sintetiche, lattici e tecnopolimeri.
Nell’area dello Stabilimento sono presenti 11 società coinsediate (Polimeri Europa SpA, EniPower,
Borregaard, Ecofuel, Ecologia Ambiente, Endura, INEOS Vinyls, Great Lakes, Yara, Ravenna Servizi
Industriali scpa, Rivoira, Vinavil) che, insieme alle altre realtà produttive presenti nell’area, formano il
cosiddetto Distretto Chimico di Ravenna.
Alma Petroli
Lo stabilimento viene costruito dopo il 1954 su un’area a coltivo. Fino al 1993 l’approvvigionamento
del grezzo avviene tramite un oleodotto che corre parallelo al Candiano partendo dalla centrale ENEL.
Dal 1993 Alma Petroli ha realizzato una propria banchina destinata al ricevimento di materie prime e
alla spedizione dei prodotti.
Cabot
Lo stabilimento Cabot Italiana – Divisione Carbon Black nasce nel 1960 su un’area occupata da pineta,
con l’avvio di una prima unità produttiva cui seguirono nel 1962 e nel 1968 altre due unità di
produzione. Nel 1965 si dota di una centrale termoelettrica, mentre nel 1975 viene costruito l’impianto
di trattamento acque reflue.
Capitolo 3
21
Degussa Italia
Nel 1959 fu fondata una società paritetica, la Phillips Carbon Black Italiana (PCBI), fra la Phillips
Petroleum Company e l'ANIC. Ciò allo scopo di completare la gamma dei prodotti strategici per
l'industria della gomma.
Quindi accanto alla produzione di gomme sintetiche dell'allora stabilimento ANIC si affiancava la
produzione di nero di carbonio, carica fondamentale per conferire particolari caratteristiche di rinforzo
e comportamento delle mescole sia nel settore dei pneumatici che di altri articoli in gomma.
Da allora ad oggi gli assetti azionari si sono modificati.
Nell'aprile 1986 il pacchetto azionario della Phillips Petroleum fu rilevato dalla Degussa A.G. che
diventò in seguito proprietaria dell'intera società nell'aprile del 1994.
Ecofuel
Società del Gruppo Eni, nell’impianto di Ravenna, costruito e messo in marcia nel 1973, si produce
MTBE (Metil-Ter-Butil-Etere). Inoltre dal 1998 si produce anche N-butano, ceduto ad un’altra azienda
del sito industriale di Ravenna per la produzione di anidride maleica.
Ecologia Ambiente
L’impianto di trattamento acque (TAS) è stato avviato dall’ANIC nel 1974 come primo impianto di
trattamento acque di scarico di un sito petrolchimico in Italia.
Il formo F2 è stato avviato nel 1976 in concomitanza con l’avvio dell’impianto di trattamento acque
bianche (TAB). Nel 2001 il forno è stato destinato all’incenerimento degli sfiati gassosi del
Petrolchimico.
Dopo diversi cambi di ragione sociale, verso la fine degli anni ’80, si ha la volturazione ad EniChem.
Nel 1993 diventa Ambiente SpA..
Nel 1997 si ha la dismissione del forno F1 e l’avviamento del forno F3. Mentre il FIS è a regime nel
2001.
Ecologia ambiente srl è una società del Gruppo Hera nata nell’ottobre 2004 con l’acquisizione da parte
del Gruppo Hera degli impianti del Centro Ecologico dalla società ambiente spa di Eni.
Enel Produzione
La vecchia centrale di Porto Corsini era costituita da 4 sezioni, due delle quali costruite nel 1956 dalla
Società elettrica S.A.D.E., le altre nel 1961 e 1964 ad opera dell’ENEL. Le sezioni sono poi entrate in
esercizio rispettivamente nel 1959, 1960, 1964 e 1966.
Capitolo 3
22
La centrale alimentata a olio combustibile fino al 2000, è stata soggetta al progetto di riconversione a
ciclo combinato a gas naturale. L’esercizio commerciale dei nuovi gruppi di produzione è avvenuta
nel 2003.
EniPower
Come Enel anche EniPower è stata interessata da un’importante progetto di potenziamento e
conversione. La nuova centrale è composta da due gruppi turbogas alimentati a metano che sono
stati avviati nel 2004, con conseguente messa in riserva fredda della caldaia tradizionale.
Great Lakes – Chemtura Company
Dal 1° luglio 2005 Great Lakes Chemical Corporation (di cui Great Lakes Manufacturing Italy srl
faceva parte) si è fusa con la Crompton Chemical Corporation dando vita al gruppo Chemtura.
Attualmente continua ad esistere l’ “entità legale” Great Lakes Manufacturing Italy srl, a cui si
accompagna la dicitura “a Chemtura Company” per attestare l’appartenenza la gruppo.
Lonza
Inaugurata nel 1994 come AluSuisse Italia per la produzione di anidride maleica, nel 1999 avvia la
produzione di anidride tetraidroftalica (THPA).
Ravenna Servizi Industriali SCon.p.a.
Costituitasi nel novembre del 2004 la società consortile è partecipata dalle aziende del petrolchimico di
Ravenna e gestisce servizi generali ed industriali per il polo chimico di Ravenna.
Rivoira S.p.A.
È stata una delle prime aziende in Italia ad operare nel settore dei gas industriali. Nel 1985 è entrata a
far parte del gruppo Praxair, la più grande società di produzione di gas industriali in Nord e Sud
America e una delle più importanti in tutto il mondo.
3.2 Assetto attuale delle aziende
Rispetto a quanto descritto nel 2000, molto si è modificato negli assetti impiantistici e societari di
diverse aziende.
Si riprendono nel seguito le descrizioni delle aziende firmatarie, attraverso una presentazione sintetica
delle rispettive attività produttive.
Capitolo 3
23
3.2.1 Alma Petroli
Alma Petroli è una piccola raffineria, costituita da più unità/fasi di produzione servizi, che tratta circa
270 000 t/a di greggio o prodotti petroliferi semilavorati. Alla distillazione dei grezzi, nel Topping,
fanno seguito ulteriori lavorazioni per ottenere prodotti commerciali. Tra queste la sezione di
miscelazione/blending per distillati o semilavorati produce combustibili per la vendita e soprattutto
bitumi stradali. Alma Petroli associa anche altre attività collaterali, quali il passaggio a deposito di
prodotti petroliferi per conto terzi e la vendita di oli combustibili e gasoli destinati al rifornimento delle
navi (bunkeraggi).
Completano il quadro due centrali termiche, per la produzione di vapore e il riscaldamento di olio
diatermico, e un impianto di disoleazione per tutte le acque di risulta della raffineria, che verranno poi
in parte recuperate per utilizzi interni e in parte trattate presso una società di depurazione esterna.
Nel 2002 si è attuato un ampliamento della superficie servita da serbatoi mediante l’aggiunta di un
nuovo parco di serbatoi metallici cilindrici ad asse verticale a tetto fisso di cat. C di capacità complessiva
pari a circa 45.800 mc. Attualmente la capacità complessiva di stoccaggio è di circa 133.000 tonn,
ripartita su 60 serbatoi.
Distillazione
Stoccaggio / deposito per conto terzi
Blending
Ossidazione bitumi
Confezionamentobitumi in pani
VenditaAcquisto
Centrale termica Disoleazione acque
Capitolo 3
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3.2.2 Borregaard
Si tratta di un impianto per la produzione di difenoli, al cui interno vi è una piccola sezione dedicata
alla produzione del catalizzatore necessario alla reazione principale. Alla sezione di reazione del ciclo
principale fa seguito una serie di separazioni successive, per mezzo delle quali si ottengono due
prodotti: idrochinone (1,4 benzendiolo) e pirocatechina (1,2 benzendiolo). Si separano anche delle peci
che, dopo essere state diluite con una soluzione metanolica, vengono inviate a smaltimento.
Il ciclo per la produzione di catalizzatore (titanio-silicalite) prevede un’altra reazione, il cui prodotto
viene isolato e poi trattato in modo che si presenti sotto forma di polvere, utilizzata poi nel ciclo
principale.
Capitolo 3
25
3.2.3 Cabot
Cabot produce nero di carbonio. L’impianto prevede nel primo stadio il cracking dell’olio aromatico,
utilizzato come combustibile. Il prodotto di reazione è costituito da una polvere fine, il nero di
carbonio, e da un gas a basso potere calorifico, detto tail gas.
Il tail gas viene bruciato in un ciclo di cogenerazione per produrre calore ed energia elettrica, mentre la
polvere viene inviata ad ulteriori trattamenti (granulazione e essiccamento, per l’immagazzinamento e la
spedizione).
Reazione Separazione e raccolta
Combustione
Granulazione ed essiccamento
Stoccaggio e spedizione
Olio aromatico
Aria di combustione
Gas naturale
Tail gas
Nero di carbonio
Produzione energia elettrica e
termica
Capitolo 3
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3.2.4 Degussa
Anche in Degussa si produce nero di carbonio. L’impianto è del tutto simile funzionalmente a quello
della Cabot; simile è anche la capacità produttiva. La produzione di energia avviene recuperando calore
dal gas di coda ottenuto dalla produzione di nero carbonio e che deve essere bruciato prima di essere
immesso in atmosfera.
Reazione Separazione e raccolta
Combustione
Granulazione ed essiccamento
Stoccaggio e spedizione
Olio combustibile
Tail gas
Nero di carbonio
Cogenerazioneenergia elettrica
e termica
Capitolo 3
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3.2.5 Ecofuel
Ecofuel produce metilterbutiletere (MTBE) a partire da metanolo e una miscela di idrocarburi
denominata Raffinato 1 (di provenienza EniChem), e n-butano.
L’MTBE formatosi da una reazione iniziale è separato per distillazione dalle materie prime non reagite e
successivamente inviato all’infustaggio e al parco serbatoi, per la successiva vendita. Le materie prime
non reagite subiscono un’ulteriore stadio di reazione, a valle della quale si attua un’altra distillazione; in
sintesi si recupera altro MTBE e anche metanolo (riutilizzato) e una miscela di buteni, denominata
Raffinato 2, da cui si ottiene il n-butano. A fronte di una produzione totale di circa 240 000 t/a, sono
130 000 le t/a di MTBE.
1° stadio di Reazione
Metanolo
Raffinato 1
Distillazione
Distillazione
2° stadio di Reazione
Lavaggio
IdrogenazioneIdrogeno
Raffinato 2
n-butano
MTBE
MTBE + C4
Metanolo
Raffinato 2
Capitolo 3
28
3.2.6 Ecologia Ambiente
Il Centro Ecologia Ambiente di Ravenna comprende 4 impianti principali.
Il forno inceneritore FIS, avviato nel 2001, tratta gli sfiati non clorurati provenienti dagli impianti
dell’ex Stabilimento EniChem di Ravenna, sia nelle condizioni di normale esercizio che nelle situazioni
di bonifica.
Il forno inceneritore F2, adibito all’incenerimento di alcuni vent gas clorurati provenienti dallo
Stabilimento; i fumi prodotti subiscono un quench con acqua prima di passare alla sezione di
depurazione costituita da una torre di assorbimento e lavaggio con soluzione alcalina di soda caustica,
prima di essere immessi in atmosfera.
Il forno inceneritore F3, per rifiuti urbani e speciali, anche pericolosi, con recupero di calore e
produzione di energia elettrica (ceduta
ad Enel). Il sistema di trattamento dei
fumi prevede l’ abbattimento degli
NOx (sistema “DENOX” di tipo non
catalitico) , l’abbattimento delle
polveri (filtro elettrostatico a 2 campi
elettrici in serie), l’abbattimento dei
metalli pesanti volatili , dei
microinquinanti organoalogenati e
l’assorbimento degli SOx in una
colonna di lavaggio multistadio ed
infine un trattamento di ‘finitura’ in un
filtro a maniche con dosaggio di
sorbalite, prima dell’immissione in
atmosfera. Il forno ha una potenzialità
di 40.000 t/anno di rifiuti.
L’impianto di Trattamento Acque di
Scarico (TAS) che tratta acque
industriali, meteoriche e di
dilavamento convogliate mediante
tubazione da società esterne, e rifiuti
speciali liquidi anche pericolosi (totale
autorizzato 50.000 ton/anno) conferiti
tramite mezzi mobili.
Capitolo 3
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3.2.7 Endura
L’azienda è insediata nell’ex Stabilimento EniChem dal 1999, ma ha iniziato le sue produzioni a partire
dal 2001.
L’impianto opera nel settore della chimica fine, principalmente producendo sinergici e principi attivi per
insetticidi ad uso domestico. Si possono distinguere 2 cicli produttivi principali.
Il primo è finalizzato ad ottenere per via interamente sintetica una sostanza, il Piperonilbutossido
(PBO), impiegato nella formulazione di insetticidi per uso domestico. La produzione di PBO avviene
attraverso lo svolgimento di cinque principali stadi di reazione sequenziali cui si aggiunge un’ulteriore
sezione d’impianto dedicata alla sintesi di Anidride Propionica, utilizzata come reagente nel II stadio
della reazione.
Dall’impianto si ottengono circa 1000 t/a di PBO su un totale di circa 2400 t/a di prodotti (con acido
acetico e cloruro di potassio).
Il secondo ciclo, avviato nel 2002, è quello relativo alla sintesi di Tetrametrina (TTM) impiegata come
principio attivo nelle formulazioni degli insetticidi.
Il processo di produzione di Tetrametrina consta di 4 steps principali. La TTM grezza in soluzione,
ottenuta dalla reazione dell’acido crisantemico con la clorometilftalimmide sintetizzati in precedenza,
subisce un processo di finissaggio e di essiccamento per essere poi inviata a confezionamento.
Alla fine del 2005 è stata inoltre avviata anche una campagna sperimentale di produzione dell’Alcool
Piperonilico. Questo prodotto viene utilizzato come intermedio nella formulazione di fragranze. La
sintesi dell’alcool si alternerà in futuro alla produzione di Tetrametrina, in quanto le varie fasi di
lavorazione verranno svolte impiegando le medesime apparecchiature.
Capitolo 3
30
Capitolo 3
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3.2.8 Enel
Il nuovo impianto di produzione di energia elettrica di Enel Produzione S.p.A., è costituito da due
gruppi a ciclo combinato alimentati a gas naturale, per una potenza complessiva di 750 MWe.
Il processo di produzione di ogni gruppo è costituito da due cicli termodinamici in cascata, dove
l’energia termica non sfruttata dal primo, costituisce l’energia in ingresso del secondo. Il primo è un
ciclo termodinamico a gas naturale, in cui i fumi prodotti dalla combustione del metano vengono fatti
espandere in un turbogas, trasformando così energia termica in energia meccanica, successivamente
trasformata in energia elettrica per mezzo di un alternatore. Il secondo è un ciclo a vapore, che utilizza
il calore residuo contenuto nei fumi del ciclo precedente; il vapore prodotto viene fatto espandere in
una turbina in modo da ottenere ancora una volta energia meccanica, successivamente trasformata in
energia elettrica per mezzo di un alternatore.
Oltre ai due cicli produttivi principali, di cui uno è sotto schematizzato, sono presenti un impianto per
la demineralizzazione dell’acqua ed uno per la depurazione dei reflui
Capitolo 3
32
3.2.9 EniPower
La CTE fornisce energia elettrica e vapore a varie aziende del sito multisocietario.
La produzione di energia elettrica e vapore viene fatta utilizzando sia gruppi tradizionali a combustione
sia gruppi turbogas a ciclo combinato.
Il vapore viene distribuito attraverso una rete di distribuzione, che provvede a raccogliere anche le
condense di ritorno.
L’acqua demineralizzata necessaria per il reintegro alle caldaie è prelevata dall’impianto di trattamento
acque di Ravenna Servizi Industriali che fornisce anche le acque per le torri di raffreddamento. Le altre
utilities (aria strumenti, aria servizi, azoto) sono prodotte da Rivoira.
Il vapore ad altissima pressione (AAP) in ingresso alle turbine è a 120 bar, quello distribuito allo
stabilimento ha pressioni di 49 bar (AP), 18 bar (MP), 8 bar (BP) e 4,5 bar (BBP).
Capitolo 3
33
3.2.10 INEOS Vinyls
Nel corso del 2005 EVC Italia S.p.A. ha modificato la propria denominazione in INEOS Vinyls Italia
S.p.A.
Fino a settembre 2005 in INEOS Vinyls erano presenti due cicli produttivi.
Nel primo si produceva il cloruro di vinile monomero (CVM); nel secondo il CVM viene utilizzato per
la produzione di polivinilcloruro (PVC).
Il primo ciclo, chiuso a settembre 2005, era a sua volta costituito da due impianti, il primo per la
produzione di 1,2 dicloroetano (1,2 DCE), utilizzando etilene, ossigeno e acido cloridrico, e il secondo
per la produzione di CVM mediante cracking del 1,2 DCE.
Nel primo si produce il cloruro di vinile monomero, nel secondo questo viene utilizzato per la
produzione di PVC.
A partire da settembre 2005 l’unico ciclo produttivo attivo di INEOS Vinyls è quello per la produzione
di polivinilcloruro (PVC) per polimerizzazione del CVM importato dall’esterno.
Il polimero grezzo così ottenuto viene sottoposto a strippaggio, centrifugazione e ad essiccamento con
aria calda. L’aria utilizzata viene poi inviata ad un sistema per l’abbattimento delle polveri prima di
essere reimmessa in atmosfera.
Capitolo 3
34
3.2.11 Great Lakes - Chemtura
In Great Lakes, nel 2005, erano attivi quattro cicli produttivi (su 4 presenti). Nel primo, si produce un
liquido usato nell’industria oftalmica, denominato Rav7, nel secondo un additivo per plastiche chiamato
Anox20, il terzo (TMP, Tetrametilpiperidinolo) e quarto (HEP, Idrossietilpiperidinolo) producono
intermedi a loro volta utilizzati per produrre stabilizzanti UV per le plastiche.
Il primo inizia con una reazione catalizzata per la produzione di un intermedio, il diallilcarbonato
(DAC), a partire da alcol allilico e dimetilcarbonato. Con una distillazione, il DAC viene purificato, e
poi mandato a stoccaggio. Il Rav7 grezzo è ricavato, con un’altra reazione catalitica, a partire da DAC e
glicole dietilenico. Dopo alcuni lavaggi con acqua (poi inviata a smaltimento) e altri trattamenti
intermedi, si arriva al prodotto finito, che viene stoccato e poi infustato.
Il secondo (Anox20) è invece prodotto in una sola reazione, catalizzata, a partire da Anox Ppbase e
pentaeritrite. Anche in questo caso, sono necessari alcuni trattamenti e uno stoccaggio intermedi, prima
di arrivare all’essiccamento e al confezionamento del prodotto finito.
Il terzo (TMP) è prodotto partendo da acetone ed ammoniaca che vengono fatti reagire per produrre
l’intermedio TAA. Quest’ultimo viene purificato per distillazione e poi idrogenato per produrre TMP. Il
TMP viene purificato per cristallizzazione, essiccato e confezionato in sacconi.
Il quarto (HEP) è prodotto facendo reagire TMP con Ossido di Etilene, e il prodotto finito viene
purificato per cristallizzazione e centrifugazione, essiccato e confezionato in sacconi
Dal 1° luglio 2005 Great Lakes Chemical Corporation (di cui Great Lakes Manufacturing Italy srl
faceva parte) si è fusa con la Crompton Chemical Corporation dando vita al gruppo Chemtura.
Attualmente continua ad esistere l’ “entità legale” Great Lakes Manufacturing Italy srl, a cui si
accompagna la dicitura “a Chemtura Company” per attestare l’appartenenza la gruppo.
Capitolo 3
35
Capitolo 3
36
3.2.12 Lonza
Nell’impianto Lonza sono presenti due cicli produttivi: Anidride Maleica e Anidride Tetraidroftalica.
Nel primo ciclo, il più importante per dimensioni impiantistiche e capacità produttiva, si produce
anidride maleica a partire da n-butano e aria in una reazione catalitica in fase gassosa. Dopo il recupero
del catalizzatore, l’anidride maleica viene separata dal gas di reazione e recuperata in fase liquida
mediante assorbimento con un solvente organico; il gas residuo, detto off-gas, viene inviato a
combustione, mentre il solvente organico contenente l’anidride maleica viene distillato, ottenendo una
separazione quasi completa. Il solvente è riutilizzato, l’anidride maleica viene purificata mediante due
successivi stadi di distillazione ed inviata allo stoccaggio finale in fase liquida.
Nel secondo ciclo, invece, si utilizza parte dell’anidride maleica prodotta nel primo, unitamente ad 1,3
butadiene, per produrre anidride tetraidroftalica (THPA). Questa reazione non richiede catalizzatore e
la purificazione del prodotto grezzo è attuata con una distillazione. Con la distillazione, si origina anche
un certo quantitativo di peci, inviato a smaltimento.
Parte della THPA pura liquida viene inviata alla sezione di produzione e confezionamento del prodotto
solido in scaglie.
Capitolo 3
37
3.2.13 Polimeri Europa
Le aree di attività di Polimeri Europa possono essere suddivise in impianti produttivi, servizi generali,
sistemi di stoccaggio, logistica.
Gli impianti produttivi sono costituiti da 7 differenti cicli, così denominati:
BDE (butadiene),
CAOR (carbonati organici),
LATC (lattici carbossilati),
PLSP (polimeri speciali),
NEOCIS (polibutadiene NEOCIS),
SOL (gomme termo-plastiche),
SBR (gomme stirene-butadiene).
Nel 2004 è cessata la produzione di gomma CIS e DMC (dimetilcarbonato); nel 2005 è cessata la
produzione dell’ ABS.
I servizi tecnici e generali sono costituiti da officine , laboratori e uffici.
Appartengono a Polimeri Europa anche un parco serbatoi (PGS) e la banchina portuale, le pensiline
per il carico scarico di idrocarburi e di diversi prodotti chimici e la torcia isola 28.
.
Capitolo 3
38
3.2.14 Ravenna Servizi Industriali
Le aree gestite dalla Società Ravenna Servizi Industriali, all’interno dello stabilimento multisocietario di
Ravenna sono:
• Guardania ed accessi
• Formazione
• Tecnico di turno
• Primo Soccorso
• Piattaforma ambientale: reti monitoraggio falda ed aria, laboratorio ambientale
• Impianto trattamento acque in ingresso
• Interconnecting
• Sistema torce (isola 19 e isola 25)
• Sistema fognario
• Stazione di pompaggio Mandriole.
• Discarica per fanghi inerti di chiarificazione delle acque grezze prelevate dal fiume Reno
• Aree comuni (strade, piazzali, muro di cinta, mensa)
L’impianto trattamento acque in ingresso è adibito alla produzione dell’acqua necessaria alle diverse
attività dello stabilimento nei vari tipi richiesti (demineralizzata, zeolitica, industriale ed integrazione per
i cicli di raffreddamento) prelevandola dalla canaletta di adduzione alimentata, a seconda dei periodi, dai
fiumi Reno o Lamone.
Capitolo 3
39
3.2.15 Rivoira
L’attività industriale di Rivoira può essere suddivisa in due cicli produttivi: Frazionamento aria e
Produzione idrogeno.
Nel primo si producono Ossigeno, Azoto ed Argon tramite frazionamento criogenico dell’aria. L’unica
materia prima per questo primo ciclo è aria atmosferica opportunamente filtrata e trattata attraverso
setacci molecolari.
Nel secondo, tramite ossidazione parziale del metano, si ha la produzione di gas di sintesi (impianto
Texaco) che viene poi inviato alla sezione di purificazione H2 per la separazione dell’idrogeno dal gas di
coda (Waste Gas). Tale sezione di impianto, costituita da un’unità di adsorbimento a cicli di pressione (
PSA ) opera l’estrazione dell’idrogeno destinato ad usi di processo in altri impianti ed alla compressione
in carri bombolai per il mercato esterno. Il Waste Gas di coda viene inviato ad EniPower per il
recupero come combustibile.
Capitolo 3
40
3.2.16 Vinavil
Nello stabilimento Vinavil si possono individuare due cicli produttivi distinti per tipologia degli impianti
e dei processi.
Il primo ciclo prevede la produzione di polimeri, che comprende la polimerizzazione dell’acetato di
vinile e la polimerizzazione dell’estere acrilico.
La polimerizzazione dell’acetato di vinile viene condotta in massa o in emulsione. Nel primo caso la
sintesi è volta ad ottenere un prodotto solido ad elevato grado di purezza, destinato a clienti che
operano nell’industria alimentare. La polimerizzazione in emulsione avviene in presenza d’acqua e
tramite l’uso di disperdenti ed emulsionanti per ottenere micelle di polimero finemente disperse. Le
emulsioni sono utilizzate per adesivi, sospendenti, pitture.
La produzione di additivi organici per calcestruzzi avviene attraverso due passaggi che prevedono
l’esterificazione dell’acido metacrilico con glicoli e la successiva polimerizzazione dell’estere. I prodotti
finali sono utilizzati come fluidificanti per calcestruzzi.2.
Il secondo ciclo è la sintesi di additivi inorganici per calcestruzzi, che consiste nella produzione di
soluzioni acquose di sali complessi utilizzati come acceleranti di presa.
La produzione complessiva dello stabilimento è di circa 50.000 t/a
Oltre alle attività di produzione, nello stabilimento sono presenti anche aree infrastrutturali ove
vengono svolte le attività di movimentazione mezzi per carico e scarico merci, stoccaggio materie prime
e prodotti finiti, manutenzione degli impianti, servizi tecnici e servizi generali (infustamento, acquisti,
logistica).
Capitolo 3
41
3.2.17 YARA
In YARA sono presenti 3 cicli produttivi:
produzione acido nitrico,
produzione nitrato ammonico (liquido e solido),
produzione di concimi complessi (e concimi liquidi),
logistica ( magazzini e confezionamento dei prodotti).
L’acido nitrico è prodotto a partire dall’ammoniaca, e stoccato per essere utilizzato in lavorazioni
successive o venduto.
Il nitrato ammonico si ottiene da ammoniaca e acido nitrico, in forma liquida e solida (con 2 separate
linee produttive). Per il nitrato ammonico solido, è anche necessario del calcare e della dolomia,
macinati in un apposito impianto.
I concimi complessi sono invece prodotti a partire da ammoniaca, acido nitrico, nitrato ammonico e
varie altre materie prime, con reazioni chimiche e semplici miscelazioni fisiche. E’ parte di questo ciclo
la produzione di concimi liquidi ottenuti con una solubilizzazione in acqua di quanto necessario a
raggiungere la composizione voluta.
Infine, l’impianto di magazzinaggio ed insacco è costituito da vari capannoni, per lo stoccaggio, il
confezionamento e la pallettizzazione dei prodotti e da attrezzature di imbarco dei prodotti finiti e di
sbarco delle principali materie prime via nave.
Capitolo 3
42
3.3 Servizi Ambientali
Il sito multisocietario “ex EniChem” si caratterizza per tutta una serie di attività ausiliarie e di servizio
gestite a livello consortile (fognatura, approvvigionamento acqua industriale, sicurezza, sistemi di
monitoraggio ambientale) ovvero fornite da un gestore agli altri coinsediati (energia elettrica, vapore,
gas tecnici, depurazione acque reflue, incenerimento sfiati gassosi).
Tutti gli impianti presenti nel sito multisocietario, benché gestiti da soggetti diversi, non sono separati
da barriere fisiche. Il sito è suddiviso in 28 isole (corrispondenti ad una o più unità impiantistiche) ed è
organizzato secondo connotati di integrazione tecnica e di condivisione della maggior parte dei servizi.
L’elemento più rilevante di connessione fra i soggetti coinsediati nel sito multisocietario è la presenza di
un depuratore centralizzato per il trattamento di tutte le acque reflue (impianto TAS).
Per la gestione dei flussi di scarico dei singoli coinsediati verso il depuratore centralizzato è stato
definito un regolamento fognario, così come è regolamentato il flusso degli sfiati gassosi di processo
verso i sistemi centralizzati di combustione (torce e forno incenerimento).
Al depuratore centralizzato del sito multisocietario sono poi collegati altri 2 insediamenti produttivi
attigui ed esterni al sito multisocietario (Lonza e Degussa), mentre altri 3 insediamenti produttivi
(ENEL, Cabot, Alma Petroli) che aderiscono al protocollo scaricano i reflui per conto proprio e,
seppure non tecnicamente connessi con il sistema integrato sopracitato, sono inseriti nel medesimo
contesto ambientale e partecipato alla gestione di sistemi comuni di monitoraggio ambientale dell’area.
Si descrivono nei paragrafi seguenti alcune caratteristiche dei servizi forniti a livello di Stabilimento
multisocietario.
3.3.1 Sistemi ambientali dello stabilimento multisocietario
3.3.1.1 Le reti di raccolta acque reflue - Stabilimento ex EniChem
Il sistema di collettamento degli scarichi idrici dello Stabilimento è costituito da due aste fognarie
differenziate per tipologia:
• rete acque di processo organiche, che riceve in reflui in uscita dagli impianti produttivi o dalle aree da
essi occupate e li convoglia al collettore fognario delle acque di adduzione al trattamento
chimico fisico e biologico denominato TAPO della società Ecologia Ambiente srl;
• rete acque di processo inorganiche, che convoglia le acque di lavaggio e le acque meteoriche
provenienti da piazzali e strade interne ai reparti e aree comunque impermeabilizzate, gli spurghi
dei circuiti di raffreddamento, le acque sanitarie (trattate in vasca Imhoff prima dell’immissione
in rete) al solo trattamento chimico fisico del TAPI;
in queste due reti confluiscono gli scarichi di Polimeri Europa e delle società coinsediate nel sito
multisocietario.
Capitolo 3
43
3.3.1.2 Smaltimento acque reflue
Il trattamento delle acque reflue raccolte in stabilimento e dalle società esterne (Lonza e Degusta)
avviene nell’impianto TAS (Trattamento Acque di Scarico) gestito dalla società Ecologia Ambiente srl
L’impianto di trattamento comprende quattro sezioni:
a. sezione di trattamento acque di processo organiche (TAPO), costituita dalle seguenti unità:
- stoccaggio rifiuti liquidi conferiti tramite autobotti;
- pretrattamento chimico-fisico a doppio stadio;
- pretrattamento acque oleose;
- trattamento primario;
- trattamento biologico;
- sezione di filtrazione;
b. sezione di trattamento acque di processo inorganiche e meteoriche (TAPI), costituita da:
- vasca di accumulo e sedimentazione;
- chiarificatori accelerati
c. trattamento terziario delle acque trattate nel TAPO e delle acque provenienti dal TAPI;
d. sezione di trattamento fanghi costituita da:
- ispessimento;
- centrifugazione;
- essiccamento;
- addensamento.
L’attuale impianto dal 2004 ha sostituito il precedente e comprende le seguenti nuove sezioni:
Pre denitrificazione/nitrificazione/denitrificazione mediante torri biologiche (sostituisce il
precedente impianto a fanghi attivi)
Post denitrificazione e post aerazione in vasca coperta dotata di biofiltro per la deodorizzazione
Sezione di filtrazione acque con filtri a doppio strato di sabbia ed antracite
Sezione comune di trattamento terziario con ossidazione e clorazione prima dello scarico finale
Sezione di centrifugazione (sostituisce la precedente filtropressatura)
La capacità di trattamento complessiva del TAS è di 80400 m3/giorno, di cui 32400 m3/giorno relativi
al TAPO e 48000 m3/giorno relativi al TAPI. Nella sezione trattamento acque di processo organiche
(TAPO) vengono trattati i rifiuti liquidi conferiti da terzi tramite autobotti.
Le acque in uscita dalle varie linee dell’impianto confluiscono dal 2005 nel canale Candiano a seguito
dello spostamento del recapito finale dal canale consortile di Via Cupa, area sensibile.
Capitolo 3
44
3.3.2 Raccolta e smaltimento rifiuti
I rifiuti prodotti vengono smaltiti, mediante incenerimento o conferimento in discarica, a seconda delle
loro caratteristiche. In particolare i rifiuti destinati ad incenerimento vengono conferiti all’impianto
gestito da Ecologia Ambiente srl (il forno F3 per l’incenerimento di rifiuti pericolosi).
3.3.3 Sfiati gassosi
Gli sfiati gassosi provenienti dai cicli produttivi e dagli stoccaggi dello Stabilimento multisocietario sono
collegati e inviati ad un sistema integrato torce/forni di termodistruzione.
Per gli sfiati clorurati è utilizzato il forno F2 e per quelli non clorurati il forno FIS gestiti da Ecologia
Ambiente srl.
3.3.4 Servizi industriali
Produzione vapore tecnologico ed energia elettrica
I fabbisogni di energia elettrica e di vapore tecnologico vengono soddisfatti dalla Centrale
termoelettrica EniPower tramite 3 cicli combinati a gas naturale, di cui 1 da 120 MWe e 2 da 390 MWe
ciascuno, una caldaia tradizionale da 326 MWt e 4 turbina a vapore.
Produzione acqua industriale
L’impianto di trattamento acque in ingresso (impianto TAC) è gestito dalla società Ravenna Servizi
Industriali che distribuisce acqua industriale a tutte le coinsediate.
L’unità di trattamento acque di carico espleta la funzione di produrre l’acqua necessaria alle diverse
unità di stabilimento nei vari tipi richiesti: demineralizzata (priva di sali disciolti in forma ionica),
zeolitica (priva dei sali di calcio e di magnesio), industriale (acqua antincendio) e di integrazione per i
vari circuiti di raffreddamento. Si occupa inoltre della decompressione del metano proveniente dalla
rete SNAM di distribuzione nazionale, per la distribuzione a tutto lo stabilimento.
L’unità di distribuzione fluidi si occupa dell’approvvigionamento dell’acqua grezza per lo stabilimento
gestendo le condotte d’adduzione dai punti di prelievo fino al TAC.
L’adduzione di acqua grezza è assicurata grazie al prelievo dal fiume Reno (oppure dal Lamone o dal
CER) tramite un’opera di presa presso la Stazione di pompaggio di Mandriole dove è sottoposta ad un
primo trattamento di chiarificazione.
Dal canale di adduzione (Canaletta Enichem) viene inoltre attinta l’acqua per la potabilizzazione
dell’acquedotto comunale prima dell’ingresso in stabilimento.
Capitolo 3
45
3.3.5 Rete distribuzione del metano
Lo stabilimento dispone di una stazione di decompressione del metano proveniente dalla rete SNAM in
grado di ridurre la pressione da 60 a 30 e 6 ate, attraverso una serie di filtri meccanici, valvole di
riduzione e di un preriscaldatore a scambiatore di vapore.
3.3.6 Pipe rack e reti interrate
L’unità è costituita
• da strutture metalliche che si diramano in tutto lo stabilimento fino ai limiti di batteria dei vari
impianti e su cui sono posate tubazioni nelle quali fluiscono utilities, materie prime intermedi e
reflui
• e da tubazioni interrate per la distribuzione ai vari impianti di altre utilities quali acqua potabile,
neolitica, d’integrazione
• pipe-lines dedicate al trasporto di ammoniaca proveniente dallo stabilimento di Ferrara,
destinata alle produzioni di fertilizzanti, e al trasporto di etilene proveniente dallo stabilimento
di Porto Marghera.
3.3.7 Sistemi di stoccaggio e logistica
I prodotti sono stoccati nei depositi asserviti ai singoli impianti e nelle aree generali di stoccaggio gestite
da enichem denominate parco generale serbatoi (PGS).
Nel PGS sono stoccati prodotti sia di pertinenza degli impianti di proprietà Polimeri Europa sia
prodotti di pertinenza di società coinsediate.
Lo stabilimento possiede un bacino portuale situato lungo il Canale Candiano per l’attracco di navi fino
a 30000 tonnellate di stazza lorda. All’interno dello stabilimento si sviluppa poi una rete ferroviaria di
circa 28 km (escluso il collegamento con la stazione centrale) e un rete stradale di 25 km.
Per la movimentazione dei prodotti lo stabilimento è dotato di
• Una banchina idrocarburi dislocata in 2 zone ( a nord e a sud) e adibita allo scarico e carico non
solo navale di prodotti chimici di varia natura. I prodotti sono stoccati nei relativi depositi
tramite tubazioni fisse e da questi inviati agli impianti per l’utilizzo. La banchina è utilizzata
anche per ricevere i prodotti destinati a terzi (interno allo stabilimento o presenti nel distretto
chimico)
• Di pensiline carico/scarico autocisterne e ferrocisterne.
Capitolo 3
46
3.3.8 Monitoraggio ambientale
La zona industriale si configura come polo integrato non solamente dal punto di vista dei servizi
connessi alle attività produttive, ma anche per le reti di monitoraggio della qualità dell’aria e della falda
freatica.
Nel primo caso è operante una rete di rilevamento della qualità dell’aria privata, gestita da Ravenna
Servizi Industriali, ed integrata con la rete di controllo pubblica gestita da Arpa.
L’area dello stabilimento è dotata anche di una rete di pozzi piezometrici per il monitoraggio dei
parametri idraulici e chimici della falda.
Tali reti sono il frutto di accordi volontari, fra le industrie e gli enti locali, volti al controllo del
miglioramento ambientale dell’area, concretizzatisi negli anni in protocolli d’intesa tutt’ora in vigore.
3.3.9 Servizi generali
Lo stabilimento è dotato dei seguenti servizi generali:
- servizio antincendio interno, con vigili del fuoco specializzati ed in turno continuo, rete antincendio
(circa 40 km), impianti fissi di estinzione, sistema di allarme;
- officine attrezzate centrali e di area;
- centro di addestramento e formazione del personale;
- infermeria e pronto soccorso, autoambulanza;
- servizio di trasporti interno;
- rete stradale e ferroviaria interna.
3.4 Caratteristiche generali
Le aziende aderenti al Protocollo si caratterizzano per attività produttive diverse ma nell’ambito della
produzione di energia e delle produzioni tipiche della chimica di base e della chimica fine.
Nella tabella che segue si riportano le descrizioni delle principali attività svolte dalle aziende e il Codice
NACE con la relativa nomenclatura.
Capitolo 3
47
AZIENDE ATTIVITA’ PRINCIPALE CODICE NACE
Nomenclatura
Alma Petroli Spa raffinazione greggio 23.20 Fabbricazione di prodotti petroliferi raffinati Borregaard Spa produzione difenoli 24.66 Fabbricazione di altri prodotti chimici
Cabot Italiana Spa produzione di nero di carbonio 24.13 Fabbricazione di altri prodotti chimici di base inorganici Degussa Spa produzione di nero di carbonio 24.13 Fabbricazione di altri prodotti chimici di base inorganici
Ecofuel Spa additivi per benzine 24.14 Fabbricazione di altri prodotti chimici di base organici
Ecologia Ambiente srl smaltimento/depurazione industriale 90.0 Smaltimento dei rifiuti solidi, delle acque di scarico e simili
Endura Spa principi attivi per insetticidi, intermedi per farmaci 24.14 Fabbricazione di altri prodotti chimici di base organici
Enel Produzione Spa centrale termoelettrica 40.11 Produzione di energia elettricaEniPower Spa centrale termoelettrica 40.11 Produzione di energia elettricaGreat Lakes produzione antiossidanti e intermedi 24.66 Fabbricazione di altri prodotti chimici INEOS Vinyls Spa produzione di CVM e PVC 24.16 Fabbricazione di materie plastiche in forme primarie Lonza Spa produzione anidride maleica e tetraidroftalica 24.14 Fabbricazione di altri prodotti chimici di base organici Polimeri Europa Spa polimeri e intermedi chimici 24.16 Fabbricazione di materie plastiche in forme primarie Ravenna Servizi Industriali scpa fornitura servizi industriali 74.87 Altri servizi alle imprese Rivoira Spa gas tecnici 24.11 Fabbricazione di gas industriali Vinavil Spa produzione di colle sintetiche 24.16 Fabbricazione di materie plastiche in forme primarie YARA Spa produzione fertilizzanti 24.15 Fabbricazione di concimi e di composti azotati
Tabella 3.1 Aziende e loro produzioni
Si individua tra le aziende un settore produttivo prevalente che, secondo la Classificazione europea
basata sui Codici NACE1 è quello relativo alla Sezione 24, “Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre
sintetiche e artificiali”, con 11 aziende su 17, caratterizzate da una netta prevalenza di produzioni
ricadenti nella Divisione “Fabbricazione di prodotti chimici di base” (NACE 24.1) (Figura 3.2).
NACE 90.0(1)
NACE 74.8
(1)
NACE 24.66
(2)
NACE 23.2
(1)
NACE 40.1
(2)
NACE 24.1
(10)
Figura 3.2 – Suddivisione delle attività in base al codice NACE
________________________________________________________________________________ 1 Il Regolamento CEE n. 29/2002 “Regolamento della Commissione che modifica il regolamento (CEE) n. 3037/90 del Consiglio relativo alla classificazione statistica delle attività economiche nelle Comunità europee” istituisce i Codici NACE. La Classificazione è suddivisa come segue: "Sezioni" contraddistinte da una lettera (es. Sezione A - Agricoltura, Caccia e Silvicoltura). Le Sezioni contengono una o più "Divisioni" contraddistinte da codici numerici (es. Divisione 01 - Agricoltura, Caccia e Relativi Servizi). Ogni Divisione sezione comprende "Gruppi" contraddistinti da codici numerici (es. Gruppo 01.1 - Coltivazioni Agricole, orticoltura, floricoltura). Ogni gruppo comprende una successiva classificazione più dettagliata in "Classi" (es. 01.11 - Coltivazioni di cereali ed altri seminativi a.n.c.).
Capitolo 3
48
Si distinguono per il loro ruolo di fornitori di servizi a carattere comune:
Ecologia Ambiente che opera a servizio di tutte le aziende coinsediate e anche di ditte esterne al polo
industriale, per il trattamento e smaltimento dei reflui liquidi e solidi, nonché incenerimento di correnti
gassose;
Ravenna Servizi Industriali, una società di recente costituzione, che svolge attività di distribuzione
acque ad uso industriale e che gestisce le reti tecnologiche dello Stabilimento.
3.4.1 Superfici e addetti
Da un punto di vista insediativo le aziende possono essere suddivise in aziende ubicate all’interno
dell’ex Stabilimento EniChem e quelle insediate esternamente.
Nell’area dello Stabilimento sono presenti 12 società coinsediate: Polimeri Europa, EniPower,
Borregaard, Ecofuel, Endura, INEOS Vinyls, Chemtura Company, YARA, Ravenna Servizi Industriali,
Rivoira, Vinavil, Ecologia Ambiente.
Le aziende localizzate al di fuori dell’area dello Stabilimento sono: Alma Petroli, Cabot Italiana,
Degussa Italia, ENEL Produzione, Lonza.
Gli impianti delle 17 aziende si estendono su una superficie complessiva di 2.715.771 m2 che si sviluppa
sulla sponda sinistra del Canale Candiano (Figura 3.1). Nel 2005 si osserva una diminuzione della
superficie totale occupata rispetto al 2000 (3.083.490 m2) dovuta alla dismissione e chiusura di alcuni
impianti, per lo più localizzata nell’area dello Stabilimento ex EniChem.
Per quanto riguarda il numero di occupati, le aziende in esame hanno 1944 addetti, di cui 1491
impiegati nelle imprese coinsediate e 433 nelle aziende esterne.
Gli impianti di Polimeri Europa continuano ad occupare, nonostante il numero di addetti abbia subito
un forte calo (spiegato anche dalla cessazione di alcuni impianti e la cessione dei servizi a RSI), il
maggior numero di persone per una percentuale pari a quasi il 41% del totale.
In tabella 3.2 si riportano i dipendenti al 2000 e al 2005, con il dato di variazione percentuale. Il dato al
2000 per RSI non è presente in quanto la società si è costituita nel novembre del 2004.
Negli ultimi 5 anni, dal 2000 al 2005, il distretto chimico perde il 25% di addetti per effetto della crisi
generale, percepita a livello mondiale, dell’industria chimica di base e per la ristrutturazione
dell’EniChem che ne è seguita.
La diminuzione ha interessato principalmente il settore energetico, le produzioni di nero di carbonio e
le produzioni della chimica (Polimeri Europa ed INEOS Vinyls). Diversamente si registrano forti
aumenti per Endura in quanto nel 2000 non aveva ancora avviato i suoi impianti di processo, e per
Great Lakes che ha attivato un nuovo ciclo produttivo.
Capitolo 3
49
Azienda N° addetti (2000) N° addetti (2005) Variaz. %
Polimeri Europa 1321 755 -43 Enel 189 76 -60 YARA 178 152 -15 INEOS Vinyls 152 80 -47 Cabot 99 80 -19 Degussa 95 73 -23 EniPower 84 69 -18 Ecologia Ambiente 69 70 1 Lonza 65 64 -2 Great Lakes 63 72 14 Alma Petroli 56 70 25 Vinavil 55 75 36 Borregaard 36 37 3 Rivoira 36 33 -8 Endura 30 67 123 Ecofuel 22 23 5 RSI 0 128
TOTALE 2.550 1.924 -25
Tabella 3.2 – Numero di addetti
3.4.2 Certificazione ambientale
Tra gli impegni assunti dalle aziende con il primo protocollo d’Intesa, siglato il 2 marzo 2000 vi era
quello di conseguire la certificazione ambientale ISO14001.
Tutte le 16 aziende firmatarie del primo protocollo hanno conseguito la certificazione dei propri sistemi
di gestione ambientale secondo lo standard ISO14001. Due di queste hanno ottenuto anche la
registrazione EMAS, mentre altre due hanno in corso le istruttorie finalizzate alla certificazione. Nella
tabella che segue si riportano per ogni azienda il tipo di certificazione e l’anno di prima emissione del
certificato.
Capitolo 3
50
Azienda ISO14001 EMAS
Alma Petroli in corso - Borregaard 2003 - Cabot 2002 - Great Lakes 2003 - Degussa 2002 - Ecofuel 2002 - Ecologia Ambiente 2006 - Endura 2003 - Enel 2004 2006 EniPower 2000 in corso (2006?) INEOS Vinyls 2004 - Lonza 1996 1998 Polimeri Europa 2000 - Rivoira 2003 - RSI - - Vinavil 2004 - YARA 2006 -
Tabella 3.3 – Aziende certificate
Capitolo 4
51
CAPITOLO 4 ASPETTI AMBIENTALI DIRETTI
Gli aspetti ambientali diretti individuati ai fini dello studio delle pressioni generate dalle 17 aziende
sono:
energia prelievi idrici scarichi idrici prodotti emissioni atmosferiche (convogliate, diffuse, fuggitive) siti contaminati rifiuti materie prime spese ambientali sicurezza sul lavoro.
Obiettivo delle elaborazioni presentate è quello di fornire un’indicazione sulle prestazioni ambientali e
degli impatti esercitati dall’APO nel 2005 rispetto al 2000, valutando la pressione di tipo “industriale”
sulla base dei dati forniti volontariamente dalle 17 aziende.
I dati presentati sono riferiti all’anno 2005 e sono stati raccolti tramite un supporto informatico
appositamente predisposto, costituito da un insieme di schede, ciascuna dedicata ad un aspetto
ambientale.
Le aziende firmatarie sono state esaminate dapprima come 17 siti singoli, i dati progressivamente
raccolti sono stati poi aggregati, trattando l’area alla stregua di un’unica entità.
I dati presenti nei singoli database sono stati estratti per implementare un unico archivio, grazie al quale
sono state possibili le elaborazioni che hanno portato alla determinazione delle pressioni complessive
delle aziende firmatarie sulle diverse componenti ambientali, individuando anche alcuni indicatori di
pressione.
La raccolta quantitativa dei dati è avvenuta selezionando alcuni aspetti ambientali tra cui quelli risultati
significativi a seguito della valutazione dell’analisi 2000, mentre per i rimanenti aspetti la raccolta è stata
tipo qualitativo, assegnando ai dati complessivi di impianto una stima dell’andamento al 2005 (Aumento,
Stabile, Diminuzione), calcolato come differenza con i valori del 2000.
Gli aspetti ambientali per i quali ci si è limitati ad una valutazione qualitativa sono: materie prime,
movimentazione merci (strada, nave, treno, pipe line), spese ambientali ed infortuni sul lavoro.
Inoltre, relativamente al 2005, sono riportati gli indicatori di performance ambientale delle singole
aziende relativi ai seguenti aspetti ambientali diretti significativi:
Prelievi idrici specifici totali
Scarichi idrici specifici totali
Capitolo 4
52
Emissioni specifiche polveri
Emissioni specifiche di sostanze inquinanti
Emissioni specifiche totali
ove il termine “specifico” è riferito all’unità di prodotto principale scelto come base di riferimento.
4.1 Energia
Tra le aziende del Polo Industriale la produzione di energia elettrica è effettuata dalle due centrali
termolettriche, ENEL ed EniPower, che la immettono nella rete nazionale o la distribuiscono alle varie
utenze insediate nell’area. Vi sono anche le più modeste produzioni di energia elettrica effettuate da
Lonza, Degussa, Cabot ed Ecologia Ambiente.
L’energia termica proviene dalla rete EniPower, che distribuisce vapore alle coinsediate a diverse
pressioni (49 bar, 18 bar, 8 bar, 4,5 bar). Anche in questo caso molte aziende autoproducono energia
termica essenzialmente destinata all’autoconsumo.
Rispetto al 2000, l’assetto impiantistico delle centrali di produzione energia è cambiato a seguito di
progetti di ripotenziamento e conversione a metano.
Il progetto per la centrale Enel di Porto Corsini ha previsto la dismissione delle quattro caldaie
alimentate a olio combustibile più due turbine a vapore e il riutilizzo delle altre due turbine in due
sezioni turbogas a ciclo combinato, alimentate a metano. L’attuale potenza elettrica della centrale è 750
MWe.
La centrale EniPower ha avviato nel 2004 due nuovi gruppi a ciclo combinato cogenerativo alimentati a
metano che si sono affiancati al vecchio turbogas installato nel 1999 e che hanno comportato la fermata
di due delle 3 caldaie tradizionali e la messa in riserva fredda dell’altra. L’attuale potenza elettrica della
centrale è 1.109 MWe.
Dai dati ricevuti sulle autoproduzioni di energia elettrica (Tabella 4.1), appare evidente l’incremento
significativo delle centrali termoelettriche a seguito degli interventi di potenziamento.
Energia elettrica autoprodotta (MWh/a)
Azienda 2000 2005 Variazione
%
EniPower 1.452.156 6.215.123 328 Enel 1.343.623 3.444.662 156 Lonza 147.121 148.394 1 Degussa 94.556 96.782 2 Ecologia Ambiente 18.873 21.936 16 Cabot 13.783 13.783 0 TOTALE 3.070.112 9.940.680 224
Tabella 4.1 – Energia elettrica prodotta
Capitolo 4
53
Per quanto riguarda le produzioni di energia termica si riportano i dati in Tabella 4.2, dai quali si
evincono incrementi di produzione per Yara ed Alma Petroli e diminuzioni per INEOS ed EniPower.
INEOS, EniPower e Yara vendono parte di quest’energia ad altre aziende del Polo industriale, cosicché
si può affermare che tutta l’energia proveniente da vapore viene prodotta e consumata all’interno
dell’APO.
Energia termica autoprodotta (MJ/a)
Azienda 2000 2005 Variazione
%
EniPower 7.247.395.463 5.333.040.455 -26 Degussa 1.726.072.000 1.596.236.000 -8 YARA 370.092.600 742.080.950 101 Lonza n.d. 608.789.000 - Polimeri Europa - 448.050.812 - Alma Petroli 271.795.683 434.433.000 60 Borregaard 89.027.680 97.856.955 10 INEOS Vinyls 134.600.000 42.600.000 -68 Cabot 219.000 219.000 0 TOTALE 9.839.202.426 9.303.306.172 -5 n.d.=non disponibile
Tabella 4.2 – Energia termica prodotta
Per rappresentare in modo unitario le differenti situazioni energetiche si è scelto di convertire i dati di
produzione in Tonnellate Equivalenti di Petrolio (TEP), che esprimono il contenuto energetico delle
differenti due fonti (energia e vapore). Sono stati considerati i seguenti fattori di conversione come da
circolare N°219/F del 02/03/1992 :
- 1 MWh=0,23 Tep; efficienza produzione energia elettrica: 36,9%
- 1 kJ=2,9E-8 Tep; efficienza produzione energia termica: 81,3% .
A seguìto delle modifiche di impianto che hanno determinato rendimenti di produzione maggiori, i
fattori di conversione per la centrale Enel si riferiscono a valori di efficienza pari a 55%.
Ne segue che intendendo come consumo la somma dell’energia in ingresso alle aziende (energia
acquistata ed autoprodotta) meno l’energia in uscita (energia ceduta a terzi e perdite di rete) si
ottengono i dati riportati in Tabella 4.3 espressi in Tep/anno. Il grafico di Figura 4.1 evidenzia la
differenza dei consumi energetici fra il 2000 ed il 2005, totale e per singola azienda.
EniPower, in cui sono stati istallati gruppi di produzione cogenerativi con efficienza pari al 55%, si
ritiene che per determinare la produzione di energia equivalente associata a produzioni miste di energia
elettrica e vapore, i fattori di conversione indicati nella circolare n° 219/F del 02/03/1992 possano
essere adeguati.
Capitolo 4
54
Consumi energetici Tep/a
Azienda 2000 2005 Variazione
% Alma Petroli 9.147 14.068 54 Borregaard 5.996 5.824 -3 Cabot 5.470 5.883 8 Great Lakes 5.434 5.434 0 Degussa 13.490 13.732 2 Ecofuel 7.468 8.106 9 Ecologia Ambiente 8.303 8.231 -1 Endura 576 2.228 287 Enel 19.070 12.627 -34 EniPower 16.080 27.417 71 INEOS Vinyls 50.813 31.055 -39 Lonza 31.803 35.125 10 Polimeri Europa 190.614 140.832 -26 Rivoira 77.844 39.779 -49 RSI 8.678 Vinavil 1.699 2.400 41 YARA 41.587 45.782 10 TOTALE 485.394 407.200 -16
Tabella 4.3 – Consumi energetici
-80 -30 20 70 120
Alma PetroliBorregaard
CabotGreat Lakes
DegussaEcofuel
Ecologia AmbienteEndura
EnelEniPower
INEOS VinylsLonza
Polimeri EuropaRivoira
RSIVinavilYARA
TOTALE
k Tep/anno
Figura 4.1 – Differenza dei consumi energetici 2000 - 2005
Capitolo 4
55
Convertendo i dati complessivi di energia prodotte, si ottiene una produzione complessiva di energia
pari a più 2.300.000 Tep. (Tabella 4.4)
Energia autoprodotta TEP/a
Elettrica 2.049.771
Termica 269.796
TOTALE 2.319.566
Tabella 4.4 – Consuntivo energia autoprodotta
4.2 Prelievi idrici
Il fabbisogno idrico delle aziende aderenti al protocollo è soddisfatto direttamente mediante prelievi
dal Candiano ed indirettamente tramite la rete di distribuzione RSI che preleva acqua attraverso il TAC
dalla Canaletta di adduzione ex EniChem che attinge, a seconda dei periodi, dai fiumi Reno o Lamone
(tramite CER).
RSI gestisce infatti l’acquedotto industriale che nel 2005 ha distribuito alle coinsediate 19.815.459
milioni di m3 di acqua trattata prelevata dal CER e anche una quota di acqua potabile proveniente
dall’acquedotto HERA.
Per gli usi civili le aziende si riforniscono dall’acquedotto civile HERA.
Il fabbisogno idrico totale per il 2005 è stato pari a 403.395.886 m3 (Tabella 4.5). Nel corso degli ultimi
cinque anni i prelievi idrici totali hanno subìto un aumento di circa il 27% dovuto, per la maggior parte,
alle attività delle aziende che forniscono servizi industriali ed utilities, quindi Ecologia Ambiente e le
due centrali EniPower ed Enel.
Se si considerano i prelievi distinguendoli per tipologia di uso (Figura 4.2) si può notare che il 97% è
destinato per i cicli di raffreddamento, mentre la restante quantità è destinata agli usi nei processi
produttivi e per usi di diversa natura (domestici, antincendio..).
Capitolo 4
56
Totale prelievi idrici
(m3/a)
Azienda 2000 2005 Variazione
% Alma Petroli 108.575 56.780 -48 Borregaard 428.896 489.661 14 Cabot 587.234 623.590 6 Great Lakes 5.144.166 183.038 -96 Degussa 476.557 496.184 4 Ecofuel 79.000 106.106 34 Ecologia Ambiente 1.716.434 1.594.981 -7 Endura - 73.068 Enel 213.171.000 309.070.353 45 EniPower 68.696.478 79.288.944 15 INEOS Vinyls 2.001.344 1.891.037 -6 Lonza 193.290 207.317 7 Polimeri Europa 20.650.000 5.337.746 -74 Rivoira 895.970 664.196 -26 RSI* - 341.349 Vinavil 301.407 175.601 -42 YARA 2.134.889 2.795.935 31 TOTALE 316.585.240 403.395.886 27 *escluse le acque rivendute:19 815 459 m3/a
Tabella 4.5 – Prelievi idrici
Prelievi idrici
97%
2%
1%
Acqua di processoAcqua di raffreddamentoAcqua per altri usi
Figura 4.2 – Prelievi idrici per tipologia di uso
Poiché i dati presentati in Tabella 4.5 sono comprensivi anche dei prelievi di acqua di mare destinati al
raffreddamento, che non determinano un consumo effettivo (ma potrebbero generare un impatto
termico sul ricettore idrico), sottraendo i volumi di questa tipologia di acqua dai totali si osservano delle
riduzioni nei quantitativi prelevati dell’ordine del 25% (Tabella 4.6). La riduzione di consumi idrici è per
lo più dovuta alla fermata di alcuni cicli produttivi da parte di Polimeri Europa e Rivoira.
Capitolo 4
57
Prelievi idrici (m3/a) Variazione
Tipologia di acqua 2000 2005 %
Acqua di processo 10.284.493 7.674.338 -25
Acqua di raffreddamento 288.836.302 391.328.912 35
Acqua per altri usi 5.834.545 4.392.636 -25
Tabella 4.6 – Prelievi idrici per tipologia
Il Canale Candiano rimane la principale fonte di approvvigionamento, cui attingono in maniera
preponderante le centrali termoelettriche che, prelevando acqua di mare destinata al raffreddamento,
hanno provocato l’aumento registrato nel 2005. L’attingimento dalla Canaletta ha subìto un modesto
calo dei volumi prelevati (Tabella 4.7).
Prelievi idrici (m3/a) Variazione
Corpo di prelievo 2000 2005 %
Canale Candiano 278.412.000 382.507.100 37
Canaletta EniChem 20.737.570 20.140.383 -3
TOTALE 299.149.570 402.647.483 35
Tabella 4.7 – Prelievi idrici per corpo idrico
4.3 Scarichi idrici
La trattazione di questo aspetto ambientale non è completa, poiché mancano i dati relativi ad Alma
Petroli. Si può ritenere, comunque, che percentualmente il dato finale non subisca modifiche
significative.
Gli scarichi a trattamento sono costituiti per il 51% (Figura 4.3) da acque di processo, mentre le acque
di raffreddamento contribuiscono per la quasi totalità degli scarichi non trattati ed in misura minore le
acque meteoriche e le acque di scarico diverse non contaminate.
Le acque reflue inquinate subiscono un trattamento di depurazione interno o esterno all’azienda, prima
di essere recapitate nel ricettore idrico finale.
Scarichi idrici
51%
33%
2%14%
Acque di processoAcque di raffreddamentoAcque di prima pioggiaAcque di scarico diverse
Figura 4.3 - Distribuzione percentuale di scarichi trattati per tipologia di acqua
Capitolo 4
58
Scarichi a trattamento m3/a 2000 m3/a 2005 Variazione %
Acque di processo 25.321.970 20.823.754 -18 Acque di raffreddamento 10.628.636 13.118.451 23 Acque di prima pioggia 892.986 696.659 -22 Acque di scarico diverse 7.679.354 5.567.862 -27
Scarichi non a trattamento m3/a 2000 m3/a 2005 Variazione %
Acque meteoriche 31.572 137.000 334 Acque di raffreddamento 278.412.000 372.352.100 34
Gli scarichi idrici immessi in acque superficiali relativi alle aziende esaminate comprendono
complessivamente 6 punti, la cui ubicazione è riportata in Figura 4.4.
Figura 4.4 – Localizzazione scarichi in acque superficiali
Nella Tabella 4.8 si riportano i volumi scaricati da queste aziende e il corpo idrico recettore. Si ricorda
che Ecologia Ambiente scarica le acque trattate provenienti dalle industrie dello Stabilimento ex
Ecologia
Ambiente
Alma Petroli
Enel
Sicea
Lonza
Cabot
EniPower
Capitolo 4
59
EniChem, Lonza e Degussa, cui si aggiungono i reflui conferiti all’impianto tramite autobotti da
soggetti esterni al Polo Industriale; Alma Petroli conferisce le acque reflue industriali all’impianto di
trattamento SICEA.
Scarichi trattati immessi in acque sup.li (m3/a) Corpo idrico
recettore
2000 2005
Ecologia Ambiente 17.630.376 - Canale Via Cupa Ecologia Ambiente - 15.638.000 Canale Candiano Enel 230.000 88.464 Canale Magni Enel - 10.000.000 Canale Candiano Cabot 220.000 128.190 Canale Via Cupa Alma P. 120.013 n.r. Canale Candiano
Scarichi non trattati immessi in acque sup.li (m3/a) Corpo idrico
recettore
2000 2005
Enel 213.000.000 298.955.148 Canale Magni Enel - 66.000 Canale Candiano EniPower 65.412.000 73.472.100 Canale Via Cupa Alma P. 26.072 n.r. Canale Candiano Lonza 5.500 27.000 Canale Via Cupa n.r. = dato non ricevuto
Tabella 4.8 – Tabella sinottica degli scarichi in acque superficiali
Come si osserva dai grafici che seguono, gli scarichi trattati vengono immessi in prevalenza nel Canale
Candiano. Questo per lo spostamento del punto di scarico del depuratore di Ecologia Ambiente, che al
2000 aveva come ricettore idrico finale il Canale Cupa mentre ad oggi è il Canale Candiano. Gli scarichi
immessi direttamente senza trattamento preliminare recapitano in prevalenza nel Canale Magni (80%) e
nel Canale Via Cupa. È bene ricordare che il canale Magni è la prosecuzione del Canale Cupa e del
Canale Staggi che confluiscono nel Canale Baiona ed infine nel Porto Canale.
99.2%
0.5%0.3%
Canale CandianoCanale MagniVia Cupa
Figura 4.5 - Corpi idrici recettori degli scarichi trattati
Capitolo 4
60
80%
0%
20%
Canale CandianoCanale MagniVia Cupa
Figura 4.6 - Corpi idrici recettori degli scarichi non trattati
Relativamente alla qualità delle acque di scarico, i carichi inquinanti sversati in Candiano dal depuratore
di Ecologia Ambiente, da Cabot nel Canale Via Cupa e da Enel nel Canale Magni risultano nel 2000 e
nel 2005:
Quantità (t/a) Parametro 2000 2005 COD 2137 969,0 BOD5 n.d. 140,7 SST 197,5 234,5 TKN 248,3 54,7 P 18,9 10,0 Hg 0,03 0,08 Pb 1,26 0,06 Cd 0,15 0,01 Ni 2,9 0,10 Cu 0,9 0,10 As 0,09 0,03 Cr totale 1 0,04 Cr VI 0,9 0,03 Idrocarburi totali n.d. 1,6 Tensioattivi n.d. 10,4 Zn n.d. 1,6 Solventi organici azotati n.d. 0,8 Fe n.d. 8,0 n.d.=non disponibile
Tabella 4.9 - Carichi inquinanti Ecologia Ambiente
Capitolo 4
61
Quantità (t/a) Parametro 2000 2005 COD 21,8 7,2 BOD5 3,1 1,2 SST 6,2 n.d. Materiale in sospensione n.d. 2,2 P Tot 0,4 0,04 Grassi e oli animali e vegetali 0,2 0,03 Azoto ammoniacale 2,3 0,25 Azoto nitroso 0,02 0,02 Azoto nitrico 0,6 0,2 Fe 0,2 0,09 Tensioattivi 0,01 0,085 n.d.=non disponibile
Tabella 4.10 -Carichi inquinanti Cabot
Quantità (t/a) Parametro 2000 2005 COD 7,1 2,9 BOD5 2,1 0,6 Cloruri 534,4 140,7 Solfati 220,2 32,5 SST n.d. 0,6 Azoto ammoniacale n.d. 0,1 Azoto nitroso n.d. 0 Azoto nitrico n.d. 0,2 Fe n.d. 0,036 n.d.=non disponibile
Tabella 4.11 -Carichi inquinanti Enel
4.4 Prodotti
La Tabella 4.12 riporta i dati relativi ai prodotti delle aziende, con l’esclusione delle centrali
termoelettriche e delle aziende di fornitura servizi industriali (Enel, EniPower, RSI, Ecologia ambiente).
I dati complessivi di produzione rispetto al 2000 evidenziano una tendenza stabile, con numerose
aziende caratterizzate da segni positivi. Gli aumenti più significativi si registrano nelle produzioni di
Vinavil (55%) e Borregaard (41%).
Nel dettaglio delle quantità di prodotti in uscita dalle singole aziende, si osservano invece decrementi
dell’ordine del 14% per Polimeri Europa dovuti alla chiusura degli impianti CIS e DMC nel 2004 e ABS
Capitolo 4
62
nel 2005, e del 16% di INEOS Vinyls, per la cessazione a settembre 2005 della produzione di CVM e
per la progressiva riduzione di produzione di PVC.
I quantitativi maggiori di prodotti rimangono quelli in uscita da Polimeri Europa e YARA.
Prodotti (t/a)
Azienda 2000 2005 Variazione
%
Alma Petroli 368.664 412.414 12 Borregaard 8.619 12.138 41 Cabot 70.704 83.816 19 Chemtura 6.827 7.858 15 Degussa 70.849 68.245 -4 Ecofuel 238.944 252.125 6 Endura 2.371 3.033 28 INEOS Vinyls 154.720 129.922 -16 Lonza 65.000 65.170 0 Polimeri Europa
536.593 461.155 -14
Rivoira 249.665 261.142 5 Vinavil 34.310 53.076 55 YARA 799.394 868.113 9 TOTALE 2.606.660 2.678.207 3
Tabella 4.12 - Prodotti
-40
0
40
80
Alm
a P
etro
li
Bor
rega
ard
Cab
ot
Che
mtu
ra
Deg
ussa
Eco
fuel
End
ura
INE
OS
Vin
yls
Lon
za
Pol
imer
i Eur
opa
Riv
oira
Vin
avil
YA
RA
TO
TA
LE
Var
iazi
one
%
Figura 4.7 – Variazione percentuale dei prodotti (2005 rispetto 2000)
Capitolo 4
63
4.5 Emissioni atmosferiche
I dati sui contributi alle emissioni atmosferiche delle singole aziende sono stati suddivisi in :
- emissioni convogliate quelle cioè che, tramite un camino, vengono convogliate in atmosfera;
- emissioni diffuse ovvero quelle che provengono da superfici evaporanti e che non sono convogliate
(serbatoi a cielo aperto, canali, serbatoi a tetto galleggiante, attività di carico- scarico di autobotti e
ferrocisterne, vasche chiuse ma non stagne, magazzini di prodotti solidi, ecc.);
- emissioni fuggitive che sono tutte quelle derivanti da una mancanza di tenuta degli organi e/o
apparecchiature (flange, valvole, pompe, etc.).
4.5.1 Convogliate
I dati analitici da cui calcolare le emissioni annue di inquinanti a camino sono generalmente quelli
provenienti dagli autocontrolli effettuati con frequenza prevista dall’autorizzazione o per alcune aziende
e per alcuni camini dai dati dei sistemi di monitoraggio in continuo delle emissioni (Ecologia
Ambiente, Enel, EniPower, YARA).
In Tabella 4.13 si riporta il numero di punti di emissione convogliata autorizzati al 2005. Rivoira non ha
emissioni convogliate.
Azienda N° camini
Alma Petroli 7 Borregaard 8 Cabot 17 Great Lakes 4 Degussa 12 Ecofuel 1 Ecologia Ambiente 4 Endura 3 Enel 2 EniPower 4 INEOS Vinyls 13 Lonza 7 Polimeri Europa 59 Vinavil 7 YARA 42 TOTALE 189
Tabella 4.13 – Camini autorizzati
Nella tabella che segue sono riportati i dati di macroinquinanti emessi nelle due annualità considerate,
calcolati dalle aziende firmatarie del Protocollo a partire dalle concentrazione rilevate dagli autocontrolli
Capitolo 4
64
o dai sistemi di monitoraggio alle emissioni. La Figura 4.8 mostra la variazione percentuale del 2005
rispetto al 2000.
Emissioni t/a
Inquinanti 2000 2005
Variazione %
Ossidi di zolfo 16.069 4.262 - 73
Ossidi di azoto 4.568 3.921 - 14
Polveri totali 716 233 - 67
Monossido di Carbonio 316 162 - 49
COV 132 121 - 8
Tabella 4.14 – Emissioni convogliate annue
-80
-60
-40
-20
0
20
Oss
idi
di
Zol
fo
Oss
idi
di
Azo
to
Pol
veri
tot
ali
Mon
ossi
do
di
Car
bon
io
CO
V
Var
iazi
one
%
Figura 4.8 – Variazione percentuale (2005 rispetto 2000) dei macroinquinanti emessi
Ossidi di zolfo
L’emissione annua di ossidi di zolfo per le aziende del Protocollo è pari a 4.262 tonnellate, con una
diminuzione significativa dal 2000, anno in cui le tonnellate emesse sono state 16.069.
Tali riduzioni sono dovute alla conversione a metano della centrale termoelettrica ENEL ed EniPower.
Nell 2005 gli impianti di produzione nero di carbonio ed della raffineria concorrono alla quasi totalità
dei contributi emissivi.
Capitolo 4
65
Ossidi di azoto
Le emissioni di ossidi di azoto hanno subito una diminuzione più contenuta. Le quantità maggiori
(superiori a 450 tonnellate) derivano dalle produzioni di nero carbonio (Cabot 838 t/a; Degussa 571
t/a), dalla produzione di fertilizzanti (Yara 506 t/a) e dalle centrali di energia (Enel 454 t/a; EniPower
1.407 t/a), in linea con i considerevoli aumenti di produzione.
Monossido di carbonio
Le emissioni di CO si sono ridotte a seguito della riconversione a metano delle due centrali, che
rimangono, insieme ai produttori di nero di carbonio, le aziende con i contributi più elevati.
Polveri totali
Grazie alla forte contrazione dei contributi di Enel e di EniPower vi è stato un effettivo calo nelle
emissioni di questo inquinante.
Del dato 2005 circa l’80% è attribuibile alle attività di Yara, in particolare dovuto alla movimentazione
di materiale polverulento dalla vicina banchina e dal ciclo di insacco dei fertilizzanti.
COV
A seguito dell’attivazione del forno di incenerimento FIS di Ecologia Ambiente, che tratta gli sfiati di
processo provenienti dallo Stabilimento, e della fermata del ciclo ABS di Polimeri Europa e del PVC di
INEOS si sono avute riduzioni nelle emissioni di COV.
4.5.2 Diffuse
Per la stima delle emissioni da serbatoi dovute a perdite per movimentazione e respirazione, il metodo
di valutazione fa riferimento al software TANKS 4.0, sviluppato dall’EPA sulla base di equazioni
sviluppate dall’API (American Petroleum Institute).
Il software richiede informazioni molto dettagliate sui serbatoi (sigla, tipologia, e caratteristiche fisiche
di costruzione) sul sito (localizzazione geografica e dati meteo) sui liquidi stoccati (componenti chimici
e proprietà del liquido, turnover).
Per alcune aziende, YARA in particolare, le emissioni diffuse sono state calcolate anche per il carico e
lo scarico delle merci polverose dalle navi ormeggiate in banchina.
Nella Tabella 4.15 che segue si riportano le emissioni totali suddivise in composti organici, inorganici e
polveri. Manca il contributo di Alma Petroli.
Capitolo 4
66
Inquinanti diffusi kg/a
Sostanze organiche 78.899 Sostanze inorganiche 444
Polveri totali 11.876
Tabella 4.15 – Emissioni totali diffuse
Per comparazione in Tabella 4.16 sono indicate le emissioni totali per azienda, stimate nei due anni
considerati, escluse le polveri. Non sono presenti in tabella Rivoira poiché non dispone di serbatoi di
sostanze organiche o inquinanti, EniPower in quanto utilizza il parco serbatoi di Polimeri Europa,
quindi le sue emissioni sono comprese tra quelle dichiarate da Polimeri, e Vinavil poiché dispone di
soli due serbatoi per sostanze organiche poco volatili le cui emissioni sono trascurabili. Le emissioni
diffuse di Enel si sono azzerate a seguito della dismissione dei serbatoi di olio combustibile.
Tot. Emissioni (kg/a) Nome impianto 2000 2005 Alma Petroli 7843 n.r. Ecologia Ambiente 0 n.r. Borregaard 1976 1737 Cabot 55 55 Degussa 24 24 Ecofuel 743 103 Endura 37 37 Enel 467 0 INEOS Vinyls 1028 1030 Great Lakes 9 87 Lonza 0 n.r. Polimeri Europa 122380 75826 YARA 972 444 Totale 135.534 79.343 n.r.=dato non ricevuto
Tabella 4.16 – Emissioni diffuse per azienda
Le emissioni della rete torce dello Stabilimento ex EniChem
Le torce dello stabilimento ex EniChem, in quanto impianti di emergenza e di sicurezza, risultano
essere le uniche emissioni canalizzate per le quali non esiste una precisa autorizzazione in termini di
portate e concentrazioni massime ammesse. Secondo le stime effettuate da RSI, le emissioni al 2005
sono risultate pari a 745,3 t/a per un totale di 1093 ore di funzionamento.
Capitolo 4
67
4.5.3 Fuggitive
Per la valutazione delle emissioni fuggitive le aziende si sono riferite a metodi di stima e monitoraggio
indicati in un apposito documento EPA (PROTOCOL FOR EQUIPMENT LEAK EMISSION
ESTIMATES” - Nov. 1995, in cui sono descritte le procedure che l’ente ritiene più idonee alla stima di
tali emissioni) o stimate a partire da monitoraggi in situ finalizzati alla verifica delle soglie TLV.
Dove non sono disponibili misure dirette il documento indica l’utilizzo dell’approccio Average
Emission Factor sulla base del quale per ogni tipologia di componente e di servizio prestato è definito
un fattore medio di emissione, FA , per le diverse produzioni considerate, calcolato per i cosiddetti
TOC o total organic compounds, sulla base di studi condotti dall’EPA..
Tale approccio fa riferimento al metodo EPA 453/95, secondo cui la stima avviene attraverso apposite
equazioni che richiedono la raccolta di dati specifici come il conteggio delle tipologie di componenti
(valvole, pompe, valvole di sicurezza, flange…) e delle relative sostanze veicolate (gas, liquido pesante,
liquido leggero) nonché dei tempi di funzionamento e delle percentuali di componente organica nella
corrente veicolata.
ETOC(kg/hr) = FA * WFTOC * N
I dati delle emissioni fuggitive espresse in TOC e riportate in Tabella 4.17 per l’anno 2005 si riferiscono
in parte ai dati forniti dalle aziende per l’anno di studio (in rosso) e in parte ai dati recuperati dalla
precedente stima del 2000 ipotizzando un censimento non modificato delle componenti di impianto.
Le variazioni in positivo o in negativo si devono giustificare con un fitting più accurato eseguito dalle
aziende o dall’avviamento di nuovi cicli produttivi (Great Lakes).
Emissioni Fuggitive
(t/a) AZIENDA 2000 2005
Variazione %
Alma Petroli 70,1 70,1 0 Ecologia Ambiente 14,7 14,7 0 Borregaard 55,4 55,4 0 Cabot 14,6 14,6 0 Degussa 19,5 11,8 -39 Ecofuel 38,6 24,2 -37 Endura 15,0 20,4 36 Enel 0,7 0,0 -100 Polimeri Europa 47,8 77,7 63 EniPower 0,0* 0,0 0 INEOS Vinyls 6,4 6,4 1 Great Lakes 21,8 86,6 296 Yara 0,0* 7,4 Lonza 1,7 1,7 1 Rivoira 0,0 0,4 Vinavil 9,7 4,4 -55 TOTALE 316,0 396,4 25 * Censimento non fornito nel 2000.
Tabella 4.17 – Emissioni fuggitive per azienda
Capitolo 4
68
4.6 Contaminazione del suolo e del sottosuolo
In un’area di così vaste dimensioni e così sfruttata antropicamente non si è riusciti ad ottenere una
caratterizzazione complessiva e integrata fra tutti i gestori interessati dei terreni e della falda ai sensi
D.M. 471/99, visto anche il numero elevato di impianti e servizi in efficiente attività.
Nella precedente valutazione finale di significatività, risultò come aspetto ambientale critico
giustificabile sulla base della mancanza, al 2000, della conoscenza dell’esistenza o meno di
inquinamento e della sua eventuale conseguente caratterizzazione.
A fine 2000, il piano della caratterizzazione era stato presentato solo da EniChem per l’area del Parco
Generale Serbatoi, in particolare per parte dell’Isola 28 (1999) e dell’Isola 25 (la cui bonifica per la fase
A è avvenuta a ottobre 2000).
Gran parte dei coinsediati alla fine del 2002 ha comunque presentato piani della caratterizzazione propri
e lo stato di fatto sull’area è comprensivo di 2 siti già bonificati ante D.M. 471/99, 5 bonificati ai sensi
del D.M. 471/99 e per 12 siti sono in corso gli interventi.
Per i siti già bonificati o in corso di approvazione, gli atti emanati dal Comune e dalla Provincia fanno
espressamente riferimento alla qualità dei terreni, mentre per quanto riguarda la falda sottostante l’Area
dell’ex Stabilimento EniChem, l’Azienda che attua la bonifica del suolo sul proprio sito deve farsi
partecipe della caratterizzazione e degli eventuali interventi gestiti in comune fra tutti i coinsediati.
Relativamente al sottosuolo infatti è stato avviato nel 2005 il programma di caratterizzazione della
qualità della falda in concorso fra tutti i gestori coinsediati nel sito multisocietario chimico a cui
dovranno seguire eventuali interventi di risanamento sempre in concorso fra tutti. Queste attività
soddisfano, almeno in parte, la necessità di eseguire interventi congiunti e mirati al controllo e
monitoraggio di questo aspetto ambientale.
Azienda PC PP PD AVVENUTA BONIFICA
Alma Petroli 2001 2004 2005 in corso Cabot 2004 2006 2006 in corso Ecologia Ambiente 2004 2004 2004 2004 Enel 2006 EniPower (Is. 6, 11) 2001 2001 2001 2002 INEOS Vinyls 2005 Polimeri Europa 2002 2003 Polimeri Europa (Is. 25, 28, 15) 2001-2005
YARA 2001 2006 2006
Tabella 4.18 – Stato di attuazione iter di bonifica
Capitolo 4
69
4.7 Rifiuti
La quantità totale di rifiuti prodotti nel 2005 dalle attività delle 17 aziende è di circa 62.000 tonnellate,
costituiti per il 68% da rifiuti pericolosi. Il dato è tendenzialmente costante pur misurandosi una leggera
diminuzione dei quantitativi totali rispetto al 2000 (-1%); i rifiuti pericolosi sono diminuiti dell’10%
principalmente per la fermata di alcuni impianti tra cui la produzione CVM di INEOS e di alcuni cicli di
Polimeri (ABS…)
Rifiuti (t/a) 2000 2005 Variazione %
non pericolosi 41400,0 42794,5 3
pericolosi 22213,1 20066,1 -10
Totale 63613,1 62860,6 -1
Tabella 4.19 – Produzione rifiuti
4.8 Materie prime e movimentazione merci
Le materie prime in ingresso alle aziende del Protocollo risultano in aumento rispetto al 2000.
I sistemi di approvvigionamento più utilizzati sono sempre i mezzi su gomma e navali; diminuiscono le
movimentazioni tramite ferrovia mentre aumentano quelle via pipeline.
4.9 Spese ambientali
Le valutazioni effettuate dalle aziende in merito alle spese ambientali sostenute nel 2005 evidenziano un
incremento rispetto al 2000, sostenute soprattutto nella protezione delle acque superficiali, anche per gli
adeguamenti richiesti dal nuovo recapito del centro ecologico di depurazione e per il trattamento delle
acque reflue in uscita dai cicli produttivi.
Seguono le spese destinate allo smaltimento dei rifiuti presso impianti dedicati.
4.10 Sicurezza sul lavoro
Le valutazioni sugli indicatori di sicurezza mostrano come in alcune aziende non vi siano stati incidenti
sul lavoro nel corso del 2005. Questo risulta vero anche per il 2000, evidenziando un trend altamente
positivo relativamente a questa tematica.
Per questi aspetti ambientali (materie prime, movimentazione merci, spese ambientali ed infortuni sul
lavoro), per i quali ci si è limitati ad una valutazione qualitativa, si riporta un grafico (Figura 4.9) che
indica, per ogni aspetto, il numero di aziende che hanno stimato per il 2005 rispetto al 2000, una
diminuzione, una stabilità o un aumento per lo specifico aspetto.
Capitolo 4
70
0
2
4
6
8
10
12
Materieprime
Strada Nave Treno Pipeline Speseambientali
Infortuni
N°
Azi
end
e
Diminuzione Stabile Aumento
Movimentazione merci
Figura 4.9 – Numero di aziende che hanno stimato una diminuzione, una stabilità o un aumento per lo specifico aspetto
4.11 Indicatori di pressione
Si riportano nella Tabella 4.20 gli indicatori di monitoraggio delle pressioni calcolati per il 2000 e per
il 2005:
n° INDICATORE 2000 2005 1 Superficie Totale Occupata ha 308 271 2 Numero Addetti N° 2550 1924 3 Numero Aziende Certificate N° 2 16 4 Consumi Energetici TEP 474563 379783 5 Volume Totale Prelievi Idrici m3 314.549.121 403.395.8866 Volume Prelievi Idrici da Fiume/Mare m3 299.149.570 402.647.4837 Volume Prelievi Idrici Escluso Raffreddamento m3 16.119.038 12.066.974 8 Volume Tot.Scarichi Trattati in Acque Sup.Li m3 18.200.389 25.854.6549 Volume Tot. Scarichi non Trattati in Acque Sup.li m3 278.443.572 372.493.248 10 Emissioni Totali di SOx t 16069 4262 11 Emissioni Totali di NOx t 4568 3921 12 Emissioni Totali di PTS t 716 233 13 Emissioni Totali di COV t 132 121 14 Emissioni Totali di CO t 316 162 15 Rifiuti Totali Prodotti t 63613 62861 16 Rifiuti Pericolosi Prodotti t 22213 20066 17 Rifiuti Non Pericolosi Prodotti t 41400 42795 18 Siti con Certificazione di Avvenuta Bonifica N° 2 8 19 Aziende con Caratterizzazione Falda (D.M. n. 471/99) N° 1 15
Capitolo 4
71
4.12 Indicatori di performance ambientale
Gli indicatori di performance ambientale sono stati calcolati rapportando i dati presentati per gli aspetti
ambientali significativi alle quantità totali dei prodotti delle aziende. Per le differenti tipologie di attività
è bene specificare che per le aziende del settore servizi, con il termine prodotti si sono intesi le quantità
di energia prodotta (TEP), i rifiuti conferiti (tonnellate) e i volumi di acque rivendute (m3).
Si riporta l’elenco dei principali indicatori di performance calcolati per il 2005:
Indicatori prelievi idrici (in m3 per unità prodotto)
Prelievi idrici specifici totali
Indicatori scarichi idrici (in m3 per unità prodotto)
Scarichi idrici specifici totali
Indicatori emissioni atmosferiche (in g per unità prodotto)
Emissioni specifiche ossidi di azoto Emissioni specifiche ossidi di zolfo Emissioni specifiche polveri Emissioni specifiche monossido di carbonio Emissioni specifiche totali
Indicatore u.d.m. Alma Petroli
Ecologia Ambiente
Borregaard Cabot Degussa Ecofuel Endura Enel Polimeri Europa
Prelievi idrici specifici totali m3/t 0,1 21,0 40,3 7,4 7,3 0,4 11,6Scarichi idrici specifici totali m3/t n.d. 205,5 40,6 1,5 2,5 0,3 7,1 18,2 13,4Emissioni specifiche ossidi di azoto g/t 80,6 569,8 10000,0 8366,9 816,4 62,8
Emissioni specifiche ossidi di zolfo g/t 52,9 42,3 30161,3 25042,1Emissioni specifiche polveri g/t 9,2 6,3 61,8 375,0 60,8 10,5 12,7Emissioni specifiche monossido di carbonio
g/t 18,7 1377,4 56,2
Emissioni specifiche totali g/t 171,5 655,6 685,6 40536,4 34847,2 2,2 11,3 872,6 317,9
Indicatore u.d.m. Enipower INEOS Vinyls
Great Lakes
Yara Lonza Rivoira RSI Vinavil
Prelievi idrici specifici totali m3/t 14,5 23,3 3,2 3,2 2,5 1,0 3,3Scarichi idrici specifici totali m3/t 0,3 13,7 42,4 2,6 1,7 3,4 0,1 2,3Emissioni specifiche ossidi di azoto g/t 888,6 29,1 583 535,2
Emissioni specifiche ossidi di zolfo g/t 0,0 1,9Emissioni specifiche polveri g/t 0,0 0,4 17,5 227,9 0,3 0,7Emissioni specifiche monossido di carbonio
g/t 7,9 106,3 1,2
Emissioni specifiche totali g/t 44,7* 57,2 167,9 921,4 701,2 37,6 123,6*esclusa CO2
Capitolo 4
72
Nei quadri seguenti si riportano le performance calcolate al 2000.
Indicatore u.d.m. Alma
PetroliEcologia Ambiente
Borregaard Cabot Degussa Ecofuel Endura Enel Polimeri Europa
Prelievi idrici specifici totali m3/t 0,6 579,2 30,8 8,3 6,7 0,3 50,5Scarichi idrici specifici totali m3/t 567,6 3,1 2,6 24,8Emissioni specifiche ossidi di azoto g/t 57,2 1285,5 3922,4 9013,7 7115,7 2,7
Emissioni specifiche ossidi di zolfo g/t 623,1 24,3 28731,0 32246,2 30093,9Emissioni specifiche polveri g/t 9,5 37,3 38,5 294,5 142,4 147,6 1569,4 56,3Emissioni specifiche monossido di carbonio
g/t 76,3 2992,3 35,6 0,4
Emissioni specifiche totali g/t 689,8 1559,3 944,9 32947,9 44395,7 1138,9 38814,6 420,6
Indicatore u.d.m. Enipower INEOS Vinyls
Great Lakes
Yara Lonza Rivoira RSI Vinavil
Prelievi idrici specifici totali m3/t 12,9 2,7 3,0 4,2 8,8Scarichi idrici specifici totali m3/t 2,2 2,7 7,0Emissioni specifiche ossidi di azoto g/t 1793,6 40,1 499,9 276,9
Emissioni specifiche ossidi di zolfo g/t 4285,4 3,9Emissioni specifiche polveri g/t 147,0 1,0 16,4 215,4 0,7 3,4Emissioni specifiche monossido di carbonio
g/t 165,4
Emissioni specifiche totali g/t 6391,4* 129,1 133,5 813,2 408,4 8,0
*esclusa CO2
Capitolo 5
73
CAPITOLO 5 LE AZIENDE PRESENTI NELL’AREA PROSSIMA
All’area industriale e artigianale fanno capo sia le aziende a servizio del porto (ditte di carico, scarico e
deposito, spedizionieri, agenzie marittime, cantieri navali, imprese di lavaggio), sia le industrie che si
servono del porto per ricevere le materie prime, i semilavorati o i prodotti necessari alla produzione
(eseguita in loco oppure altrove), e/o per inviare i loro prodotti finiti.
L’area portuale rappresenta una realtà economica di primaria importanza, con i quasi 16 Km di
banchine, 830.000 m2 di piazzali, 527.000 m2 per i containers e rotabili, 460.000 m2 di magazzini per
merci varie, 2.355.000 m3 di magazzini per rinfuse, 300.000 m3 di silos, 360.000 m3 di serbatoi per
prodotti non petroliferi (chimici, alimentari, altri) e oltre 670.000 m3 per prodotti petroliferi (dati
Autorità Portuale, 2005)
Il porto di Ravenna, quindi, si configura soprattutto come punto di arrivo di svariate tipologie di
prodotti (petroliferi, fertilizzanti, cerealicoli, liquidi chimici, alimentari, siderurgici, ecc.).
Tra le merci movimentate, gli incrementi più rilevanti registrati negli ultimi anni hanno riguardato i
prodotti metallurgici, in particolare coils, minerali greggi e materiali da costruzione, in particolare le
materie prime per l’industria della ceramica, tipologie merceologiche per le quali il Porto di Ravenna è
leader nazionale.
Lo scalo ravennate è inoltre il principale porto italiano per la movimentazione di cereali, fertilizzanti e
sfarinati ad uso animale.
Alcune Aziende, anche se insediate nella zona industriale e/o portuale di Ravenna non hanno aderito –
in questa fase - al protocollo per l’ottenimento dell’attestato EMAS; si tratta per lo più di ditte che
effettuano stoccaggio e movimentazione merci inerti, prodotti petroliferi e metalmeccanica:
ZONA INDUSTRIALE
AIR LIQUIDE Svolge attività di deposito e stoccaggio di gas e liquidi (ossigeno, idrogeno, acetilene, GPL, ammoniaca, etilene).
CEMENTIFICIO BARBETTI L’impianto, situato in via Baiona, è ad oggi destinato alla macinazione del clinker e insacco del cemento. Fino a giugno del 2000, l’azienda produceva anche clinker tramite un processo ad umido ed effettuava il coincenerimento di rifiuti pericolosi provenienti dallo Stabilimento ex EniChem.
BUNGE ITALIA Nello stabilimento, situato sulla riva sinistra del Canale Candiano, in posizione adiacente alla centrale termoelettrica ENEL, si effettua la produzione di olio, farine proteiche e lecitina, dalla lavorazione dei semi di soia. La produzione di olio vegetale avviene attraverso l’estrazione dell’olio dai semi con l’ausilio di esano tecnico e successiva distillazione della
Capitolo 5
74
miscela olio/esano. L’esano è quindi presente in impianto sia allo stato liquido sia in fase vapore per un quantitativo massimo dichiarato (ai sensi del D.Lgs. n°334/99) di circa 180 tonnellate.
I.F.A. Il terminal I.F.A. si estende su un’area di 150.000 m2 (piazzali 75.000 m2) con potenzialità di stoccaggio di 650.000t al coperto e 450.000t all’aperto di rinfuse solide e merci varie in colli. Dispone di banchina per 270 m. con accosto ro-ro, con fondale a -10.50 m., attrezzata per servizi vari e collegata ai piazzali e magazzini retrostanti.
FOSFITALIA Specializzata nella produzione di fosfati di calcio è dotata di un deposito costiero per acido fosforico e di una stazione di stoccaggio e confezionamento di prodotti solidi.
LLYOD RAVENNA La ditta è situata sulla riva sinistra del Canale Candiano, poco più a Nord dello stabilimento ex ENICHEM, ed effettua sbarco, imbarco, deposito e movimentazione di un'ampia gamma di merci rinfuse solide secche: dai cereali e granaglie al carbone, minerali, fertilizzanti ed inerti.
MARCEGAGLIA Lo stabilimento si estende su una superficie di oltre 550.000 m2, 200.000 dei quali coperti, fra la riva sinistra del porto-canale e la zona industriale che costeggia il mare a nord della città. Le lavorazioni effettuate sono: il decapaggio chimico, la laminazione a freddo, la ricottura statica, la zincatura e la preverniciatura dei rotoli d’acciaio. Vi è inoltre un tubificio per la fabbricazione di tubi saldati e un centro servizi per la spianatura ed il taglio dei coils al carbonio. L’insediamento, che funge anche da principale polo logistico intermodale per tutte le attività industriali e commerciali del Gruppo Marcegaglia, occupa circa 400 addetti ed ha attualmente una capacità produttiva annua di 1,5 milioni di tonnellate di manufatti laminati, di 500 mila tonnellate di manufatti zincati e di 220 mila tonnellate di manufatti preverniciati
PETRA L’impianto, ubicato alla confluenza dei Canali Candiano e Baiona, fornisce a terzi servizi di stoccaggio e movimentazione per prodotti petroliferi, principalmente metanolo, benzine, gasolio e stirene.
P.I.R. TERMINAL CHIMICO Situato all’imboccatura del Porto, il terminal di P.I.R. - La Petrolifera Italo-Rumena - fornisce a terzi servizi di stoccaggio e movimentazione di prodotti chimici e liquidi in genere. Dispone di 57 serbatoi (alcuni in acciaio inox e termoregolabili e tutti inertizzabili con azoto) per una capacità di 79.000 m3, collegati da diverse linee a due
Capitolo 5
75
pontili e ad una banchina in concessione.
P.I.R. MAGAZZINI GENERALI PORTO DI RAVENNA
Gestisce depositi per lo stoccaggio, l’insacco e l’imbarco di riso, farina, cereali e zucchero.
SICEA Effettua depurazione di reflui industriali, recapitando gli scarichi nel Canale Magni.
S.O.L. Svolge attività di produzione di idrogeno.
FASSA BORTOLO Lo stabilimento avviato nel 2000 produce una vasta gamma di intonaci premiscelati a base di calce e cemento.
ZONA PORTUALE
ADRIATANK Il terminal fornisce a terzi servizi di stoccaggio e movimentazione per prodotti liquidi alimentari e vari prodotti chimici, ed è specializzato nel servizio di infustamento.
AGIP PETROLI Deposito di prodotti petroliferi, recapita in Candiano acque reflue industriali trattate, provenienti anche da Petra SpA.
AMBIENTE MARE Effettua stoccaggio, trattamento e smaltimento di rifiuti liquidi speciali e pericolosi, con priorità per quelli provenienti da attività portuali: sentine, slops, lavaggi chimichiere, inquinamenti.
DE.CO.RA. È un deposito costiero con capacità di 16.720 m3 con 14 serbatoi, specializzato nello stoccaggio e movimentazione, per conto terzi, di prodotti petroliferi, petrolchimici e chimici, infiammabili e non.
DOCKS CEREALI Il terminal svolge le attività di imbarco / sbarco a banchina di cereali, sfarinati, fertilizzanti, inerti, rinfuse in genere, sacchi, big-bags, slings; carico e scarico carri ferroviari e autotreni; macinazione e miscelazione di materie prime per la produzione di mangimi; insaccaggio; movimentazione di tutte le merci, compreso i sacchi.
COLACEM E C.M.C. Effettuano macinazione del clinker ed insacco di cemento.
CONSORZIO AGRARIO DI RAVENNA
Il C.A.P. è stato fondato nel 1899 per fornire servizi agli imprenditori agricoli. Attualmente è dedita alla lavorazione e allo stoccaggio di sementi.
Capitolo 5
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DONELLI EOS, COSMI MONTAGGI e METAL SIDER
Svolgono attività di officina meccanica.
EURODOCKS Il terminal è attrezzato, in particolare, per sbarcare ed immagazzinare grandi quantità di rinfuse secche, soprattutto farina di soia e cereali, minerali speciali per l’industria del vetro e della ceramica, fertilizzanti destinati all’agricoltura, inclusa urea destinata anche all’industria. Il terminal è dedicato inoltre alla movimentazione e prima lavorazione di prodotti siderurgici.
GESCO La cooperativa GESCO produce mangimi.
ITALTERMINAL Svolge attività di movimentazione rinfuse secche
NA.DEP Il terminal si estende su un’area complessiva di 100.000 m2, 50.000 m2 di piazzali e 50.000 m2 di magazzini coperti, con potenzialità max di stoccaggio di 300.000 m3 di rinfuse solide e merci varie in colli. Dispone di 460 m banchine, con accosto ro-ro, attrezzate per servizi vari e collegate ai piazzali e magazzini retrostanti.
RAVENNA MILL Effettua stoccaggio e macinazione di inerti.
RIPARBELLI Magazzino doganale che effettua deposito, miscelazione ed insacco per conto terzi di merci varie per lo più polverulente.
ROSETTI MARINO Cantiere navale.
SAPIR - PORTO INTERMODALE RAVENNA
Prospicienti alle banchine si trovano 51.000 m2 di magazzini coperti per merci varie (fertilizzanti, inerti, ferrosi) e 150.000 m2 di piazzali adibiti allo stoccaggio di legname, impiantistica e rotabili. Un terminal liquidi capace di stoccare fino a 90.000 m3 di prodotti non petroliferi ed un magazzino specializzato per materie prime per le produzioni ceramiche completano le infrastrutture della società.
SETRAMAR Magazzino generale per merci estere, nazionali, nazionalizzate e deposito IVA, in grado di movimentare oltre 2.000.000t di merci secche e 100.000 container all’anno, si estende su un'area di 227.000 m2 (di cui 38.000 coperti).
SO.CO. Effettua insacco di fertilizzanti. Presenta 2 punti di emissione autorizzati convoglianti le polveri derivanti dall’attività di insacco.
Capitolo 5
77
5.1 Componente aria
Una quantificazione delle effettive emissioni riferibili esclusivamente a queste aziende si presenta assai
problematica. Sono infatti disponibili solo i dati delle autorizzazioni rilasciate ai sensi del D.P.R. 203/88
per le emissioni convogliate, quindi il dato ricavabile sarebbe, eventualmente, relativo al massimo
carico inquinante che potenzialmente può essere scaricato in atmosfera e non a quanto realmente
emesso (come invece valutato dalle aziende dell’APO).
Inoltre, poiché le aziende dell’area prossima effettuano prevalentemente attività di deposito,
stoccaggio, movimentazione, spedizione ed imballaggio di merci polverulente, rilevante è la
componente emissiva di origine diffusa per la quale, ai sensi del DPCM 21/7/1989, non è richiesta una
specifica autorizzazione. La quantificazione di tale componente presuppone la conoscenza di dati in
questa fase non disponibili.
Qualitativamente si può stimare, data la natura prevalente delle attività svolte, che il loro contributo
all’inquinamento dell’area sia legato, in particolare, alle emissioni di polveri.
Il significativo contributo attribuibile alle emissioni di polveri diffuse derivante dalle attività portuali
determina la necessità, anche per la criticità di alcuni materiali trattati nei terminal portuali, di
individuare azioni per una regolamentazione più specifica delle emissioni diffuse, implementando gli
attuali strumenti autorizzativi ed il monitoraggio.
Un Gruppo di Lavoro, a cui partecipano Provincia, Comune, Arpa e Autorità Portuale, è stato istituito
nel 2005 con il mandato di individuare un programma di azioni, concertate con gli operatori interessati,
finalizzate al raggiungimento di obiettivi di contenimento delle emissioni di polveri.
Il Gruppo di Lavoro ha redatto Linee Guida che individuano le dotazioni impiantistiche e/o gli
interventi operativi minimi necessari al contenimento delle dispersioni polverose, redatte in ragione
delle tipologie di prodotto e della loro polverosità intrinseca.
Inoltre partendo dall’analisi delle normative vigenti in campo ambientale e delle norme di “buona
pratica”, sono stati definiti Atti di regolamentazione e/o prescrittivi che, tenendo conto delle diverse
situazioni, delle quantità e tipologia di prodotti movimentati, limitino la polverosità nelle aree e negli
insediamenti di interesse.
5.2 Componente acqua
5.2.1 Scarichi industriali nell’area prossima
Le sorgenti di reflui da attività industriali entro l’area prossima riguardano per lo più i depositi
petroliferi costieri, le ditte di deposito e movimentazione merci varie, ditte legate alle attività portuali ed
altre ditte artigianali, disposte soprattutto in destra canale Candiano e lungo la pialassa del Piombone,
Capitolo 5
78
che scaricano reflui di lavaggio piazzali e serbatoi, reflui di lavorazioni varie; nonché reflui provenienti
dalle navi transitanti (acque di zavorra, di sentina, di lavaggio, ecc.).
Alcune aziende dell’aera svolgono servizi ambientali di depurazione industriale (SICEA e
AMBIENTE MARE SpA: che tratta rifiuti liquidi speciali e pericolosi, con priorità per quelli
provenienti da attività portuali, con recapito dello scarico finale nella pialassa del Piombone).
In tempo di pioggia, si aggiungono acque di dilavamento dei piazzali, di difficile caratterizzazione quali-
quantitativa, ma comunque potenzialmente inquinanti. Come già evidenziato, si tratta di scarichi
episodici ed irregolari, in quanto dipendenti dall’andamento delle precipitazioni: di essi non si
possiedono misure specifiche. Stime effettuate nei primi anni ’90 dall’Ufficio Ambiente del Comune di
Ravenna davano questi risultati:
Origine acque di dilavamento Recapito idrico Volume scaricato (milioni di m3/a)
Piazzali in destra Candiano Canale Candiano 0,3 Industrie via Marchesato Pialassa Piombone 0,0075 Ditte sud-ovest Piombone Pialassa Piombone 0,018
5.2.2 Approvvigionamenti idrici
I prelievi idrici relativi alle aziende non partecipanti al progetto, ma insediate nell’area prossima,
possono essere recuperati dalle domande di autorizzazione agli scarichi, il dato non è rappresentativo di
una misura reale ma stimata e quindi la valutazione è puramente indicativa.
La principale fonte di approvvigionamento resta l’acquedotto comunale, cui si affiancano prelievi da
acque superficiali e da pozzo.
5.3 Produzione rifiuti
Le aziende dell’area prossima insistenti nella zona industriale producono rifiuti, per la maggior parte, di
natura non pericolosa ( circa 250.000 t di rifiuti non pericolosi dei quali imballaggi, rifiuti da costruzioni
e demolizioni, ferro e acciaio). I rifiuti pericolosi sono almeno un ordine di grandezza inferiori e per la
maggior parte sono costituiti da soluzioni acide di decapaggio ed emulsioni non contenenti composti
organici clorurati.
Decisamente inferiori i rifiuti prodotti dalle aziende della zona portuale (circa 20.000 t), per lo più
costituiti da rifiuti urbani misti, rifiuti da materiali da costruzione, rifiuti ferrosi, imballaggi e fanghi
derivanti trattamento e depurazione reflui. Tra i rifiuti pericolosi le quantità maggiori prodotte
riguardano oli esauriti da motori e rifiuti provenienti dalla pulizia dei serbatoi di stoccaggio e delle navi.
Capitolo 5
79
Le quantità invece trattate sono quelle relative ai rifiuti smaltiti dalla Società Ambiente Mare, dedita al
trattamento e smaltimento di rifiuti liquidi, la maggior parte dei quali pericolosi, costituiti da emulsioni e
oli esausti e provenienti dalla pulizia delle navi.
Capitolo 6
80
CAPITOLO 6 LO STATO DELL’AMBIENTE
6.1 Matrice aria
Per il controllo della matrice aria il territorio della provincia di Ravenna è dotato di una rete di
monitoraggio della qualità dell’aria, di proprietà delle pubbliche amministrazioni e gestita da ARPA,
costituita da 9 stazioni fisse ed un laboratorio mobile; di queste, cinque sono dislocate nel territorio del
Comune di Ravenna, tre a Faenza ed una a Cotignola.
La Figura 6.1 mostra la mappa provinciale della localizzazione di tutte le stazioni.
Figura 6.1 - Localizzazione delle stazioni fisse di misura nella Provincia di Ravenna.
In particolare nel territorio del Comune di Ravenna, in prossimità della zona industriale, é operante
anche la rete privata costituita da 6 stazioni fisse di proprietà della Società Polimeri Europa ed Enel e
gestite da una società di servizi (Ravenna Servizi Industriali - RSI) per conto di un consorzio a cui
partecipano numerose industrie del polo industriale. I dati rilevati dalla rete privata sono inviati in
tempo reale al centro di calcolo della Sezione Arpa di Ravenna, mentre la validazione è a carico del
gestore (RSI).
Ravenna
Rete privata Rete pubblica Faenza
1 – Via dei Germani 11 – Via Zalamella 31 – Viale Ceramiche 2 – Sant’Alberto 13 – SAPIR 32 – Viale Marconi 4 – Agip 29 14 – Stadio 33 – Parco Bucci 5 – Marina di Ravenna 16 –Rocca Brancaleone 34 – Via Bisaura (meteo) 6 – Azienda Zorabini 18 – Via Caorle Cotignola 7 – Azienda Marani 35 - Cotignola 8 – Portineria (meteo)
Capitolo 6
81
La figura 6.2 riporta la dislocazione delle centraline di monitoraggio presenti nell’area urbana di
Ravenna e nei pressi della zona industriale.
Figura 6.2 - Localizzazione delle stazioni fisse di misura nel Comune di Ravenna.
6.1.1 Trend nel periodo 2000 - 2005 degli inquinanti monitorati
Per individuare eventuali criticità degli inquinanti controllati dalla rete di monitoraggio rispetto ai limiti
previsti dal DM 60/02, è stata effettuata l’analisi degli andamenti degli inquinanti in tutte le stazioni
aventi serie storiche nel periodo 2000 – 2005.
Gli indicatori di stato scelti per ciascun inquinante sono quelli che derivano dall’applicazione del DM
60/2002 e dal DLvo 183/04 per l’Ozono, a regime:
INQUINANTE INDICATORE RIFERIMENTO
N° sup.enti orari di 350 μg/m3 Max consentito 24 Biossido di zolfo (SO2)
N° sup.enti giornalieri di 125 μg/m3 Max consentito 3 N° sup.enti orari di 200 μg/m3 Max consentito 18
Biossido di azoto (NO2) Media annuale Limite: 40 μg/m3 Monossido di carbonio (CO) Media massima giornaliera di 8 ore Limite: 10 mg/m3
N° sup.enti giornalieri di 50 μg/m3 Max consentito 35 Particolato PM 10 Media annuale Limite: 40 μg/m3 Benzene (C6H6) Media annuale Limite: 5 μg/m3
N° sup.enti 8 h media max giornaliera di
120 μg/m3 Max consentito: 25
giorni/anno Ozono (O3) N° di giorni di sup.ento della soglia di informazione (180 μg/m3)
Capitolo 6
82
Biossido di zolfo (SO2)
Per il biossido di zolfo i valori rilevati nei sei anni considerati sono risultati tutti decisamente inferiori ai
valori limite previsti dalla normativa a regime (2005).
In particolare il numero di superamenti del valore limite orario per la protezione della salute umana è
stato abbondantemente inferiore a quello ammissibile: il maggior numero di superamenti avvenuti
nell’anno 2000 e inferiori comunque a 12, sono stati misurati nella stazione di Marina di Ravenna (rete
privata), collocata all’interno della pineta, mentre dal 2001 al 2005 non si sono riscontrate
concentrazioni orarie superiori a 350 μg/m3 in nessuna postazione (Figura 6.3).
Anche il limite sulle 24 ore (125 μg/m3 come media giornaliera da non superare per più di 3 volte in un
anno) è largamente rispettato: nel corso del 2000 solo due giorni hanno fatto registrare una
concentrazione superiore presso la centralina di Marina di Ravenna, mentre tale valore non è mai stato
raggiunto in nessuna postazione negli anni successivi.
SO2 - N° di superamenti del limite orario di 350 μg/m3
(max 24 volte per anno dal 2005)
048
1216202428
2000 2001 2002 2003 2004 2005
N° s
uper
amen
ti
Rocca Stadio Germani Marina di RA
Az. Zorabini Agip 29 S. Alberto SAPIR
Figura 6.3 – SO2 : numero di superamenti del limite orario di
350 μg/m3
Dai dati rilevati risulta inoltre altamente improbabile il raggiungimento della soglia di allarme (500
μg/m3 misurati su tre ore consecutive).
Biossido di azoto (NO2)
I limiti per la protezione della salute fissati dal DM 60 per questo inquinante entrano in vigore nel 2010
ed hanno due diversi riferimenti temporali: la media oraria (pari a 200 μg/m3) da non superare per più
di 18 volte all’anno, e la media annuale, con un valore limite di 40 μg/m3.
Facendo riferimento al limite fissato sulla media oraria, la situazione che si riscontra nell’area di
Ravenna è riportata nelle Figure 6.4 (area urbana) e 6.5 (area industriale).
Il numero di superamenti presenta una notevole variabilità nel corso degli anni: nel 2002 la stazione di
Zalamella in area urbana e tre stazioni in area industriale (Germani, Marina di Ravenna, Azienda
Marani) hanno superato il limite a regime, fissato in 18 superamenti in un anno, evento ripetutosi nel
2003 nelle stazioni Germani e Azienda Marani e nel 2004 a Stadio. Nel 2005 non ci sono stati
Capitolo 6
83
superamenti nelle stazioni urbane, mentre si riscontrano superamenti oltre il limite di legge presso la
stazione di Sapir e Zorabini. Da segnalare la situazione anomala riscontrata in questo anno a Zorabini: i
numerosi superamenti sono tutti concentrati nel primo trimestre, mentre a partire da aprile la
situazione sembra essersi normalizzata.
NO2 - Stazioni area urbanaN° superamenti del limite orario di 200 μg/m3
(max 18 volte per anno dal 2010)
0
10
20
30
40
50
60
2000 2001 2002 2003 2004 2005
N° s
uper
amen
ti
Rocca Stadio Via Caorle Via Zalamella
Figura 6.4 – NO2 area urbana: numero di superamenti del limite
orario di 200 μg/m3
NO2 - Stazioni area industrialeN° superamenti del limite orario di 200 μg/m3
(max 18 volte per anno dal 2010)
020406080
100120140160
2000 2001 2002 2003 2004 2005
N° s
uper
amen
ti
Germani Az. Zorabini Marina di RA Az. Marani SAPIR
Figura 6.5 – NO2 area industriale: numero di superamenti del limite
orario di 200 μg/m3
Per quanto riguarda la media annuale, il biossido di azoto presenta delle criticità sia in area urbana sia in
area industriale: il valore limite di 40 μg/m3 è superato in diverse postazioni anche se si nota, per alcune
stazioni (Zalamella e Marina di Ravenna), un trend che indica una diminuzione delle concentrazioni
(Figure 6.6 e 6.7).
Anche per il biossido di azoto, come per il biossido di zolfo, è comunque improbabile il
raggiungimento della soglia di allarme definita dal DM 60/02 (400 μg/m3 misurati su tre ore
consecutive).
Capitolo 6
84
NO2 - Stazioni aree urbane - media annuale (limite 40 μg/m3 dal 2010)
0
10
20
30
40
50
60
70
2000 2001 2002 2003 2004 2005
Con
cent
razi
one
( μg/
m3 )
Rocca Stadio Via Caorle Via Zalamella
Figura 6.6 - NO2 area urbana: media annuale
NO2 - Stazioni area industriale - media annuale (limite 40 μg/m3 dal 2010)
0
10
20
30
40
50
60
70
2000 2001 2002 2003 2004 2005
Con
cent
razi
one
( μg/
m3 )
Germani Az. Zorabini Marina di RA Az. Marani SAPIR
Figura 6.7 - NO2 area industriale: media annuale
Monossido di carbonio (CO)
Gli obiettivi che il DM 60 fissa per questo inquinante si riferiscono all’anno 2005.
A partire dal 2001 inizia invece l’applicazione del margine di tolleranza che rimane fisso fino ad inizio
2003 (16 mg /m3), per diminuire poi di un fattore costante.
Il valore limite per la protezione della salute viene fissato sulla media mobile di 8 ore: il suo valore
massimo in un giorno non deve superare 10 mg /m3.
L’analisi dal 2000 al 2005 (Figura 6.8) mostra un sostanziale rispetto della normativa ed un trend che ha
portato negli ultimi due anni a valori decisamente inferiori al limite in tutte le postazioni.
Per questo inquinante il rispetto dei limiti normativi risulta quindi un obiettivo raggiungibile nei termini
indicati.
Capitolo 6
85
CO - media massima giornaliera di 8 ore (limite 10 mg/m3 dal 2005)
0
2
4
6
8
10
12
2000 2001 2002 2003 2004 2005
Con
cent
razi
one
(mg/
m3 )
Rocca Stadio Via Caorle Via Zalamella
Figura 6.8 – CO: media massima giornaliera su 8 ore
Particolato PM 10
Per questo inquinante gli obiettivi sono suddivisi in due fasi distinte: la prima, per il 2005, in cui
vengono fissati un limite per la protezione della salute su base giornaliera ed un limite sulla media
annuale, ed una seconda fase, al 2010, in cui vengono proposti limiti ulteriormente ridotti.
Relativamente alla prima fase (2005) due sono gli obiettivi da raggiungere, uno legato agli episodi acuti
(50 µg/m3 come media giornaliera da non superare più di 35 volte nell’anno) e l’altro relativo al valore
annuale (limite annuale pari a 40 µg/m3), quindi all’esposizione media.
Per quanto riguarda gli episodi acuti, il grafico di Figura 6.9 riporta il numero di superamenti del valore
limite a regime al 2005 (50 µg/m3) che si sono riscontrati nel periodo 2000 – 2005 per le postazioni in
area urbana. La situazione presenta aspetti di criticità: nell’ultimo anno, nonostante il calo registrato, i
superamenti risultano ancora significativamente elevati rispetto all’obiettivo in due postazioni su tre.
Nelle centraline Germani, Agip 29 e Azienda Marani (postazioni “industriali”) il monitoraggio del
PM10 è stato attivato nel corso del 2003, quindi sono disponibili attualmente due anni completi di dati
per queste stazioni.
Nell’area industriale è da rilevare il notevole miglioramento riscontrato in corrispondenza della
postazione Sapir, anche se il numero di superamenti consentiti rimane ben al di sopra del limite di
legge. La centralina è posizionata vicino al polo industriale, in prossimità della banchina in cui vengono
movimentate le merci ed in un’area caratterizzata da traffico pesante e deposito di merci polverulente.
Nel 2004 è cambiata la viabilità e la movimentazione nell’intorno: è probabile che questo abbia influito
positivamente sull’entità delle emissioni locali e quindi sui valori registrati dalla stazione
Capitolo 6
86
PM10 - Stazioni area urbana - N° superamenti del limite giornaliero di 50 μg/m3
(Max 35 volte per anno dal 2005)
117125
60
131
105
8372
56
15
119
9991 91
60
17
73
52
0
20
40
60
80
100
120
140
160
2000 2001 2002 2003 2004 2005
N° s
uper
amen
ti
Rocca Via Caorle Via Zalamella
Figura 6.9 – PM 10 area urbana: numero superamenti del limite
giornaliero
PM10 - Stazioni area industriale - N° superamenti del limite giornaliero di 50 μg/m3
(Max 35 volte per anno dal 2005)
176
216
7768
4253
97
5566
39
0
40
80
120
160
200
240
2000 2001 2002 2003 2004 2005
N° s
uper
amen
ti
SAPIR Az. Marani Agip 29 Germani
Figura 6.10 – PM 10 area industriale: numero superamenti
del limite giornaliero
In tutte le stazioni, sia in area urbana che in area industriale, nel 2005 il limite giornaliero continua ad
essere superato, fa eccezione Caorle dove si sono registrati 16 superamenti.
Le concentrazioni medie annue sono generalmente diminuite dal 2000 al 2005 in tutte le centraline
dell’area urbana e nel corso del 2005 tutte e tre le centraline risultano al di sotto del limite di lungo
periodo (Figura 6.11).
Inferiori al limite sono anche le medie annue delle postazioni industriali, dove si rileva il superamento
del limite solo per la stazione di SAPIR (Figura 6.12).
Capitolo 6
87
PM10 - Stazioni area urbana - Media annuale(limite di 40 μg/m3 dal 2005)
4951
41
5047
4239
34
26
5349
45 44
36
23
33
42
0
10
20
30
40
50
60
2000 2001 2002 2003 2004 2005
Con
cent
razi
one
( μg/
m3 )
Rocca Via Caorle Via Zalamella
Figura 6.11 – PM 10 area urbana: media annuale
PM10 - Stazioni area industriale - Media annuale(limite di 40 μg/m3 dal 2005)
56
38
65
38 4237
31 32 3332
0
10
20
30
40
50
60
70
2000 2001 2002 2003 2004 2005
Con
cent
razi
one
( μg/
m3 )
SAPIR Az. Marani Agip 29 Germani
Figura 6.12 – PM 10 area industriale: media annuale
Benzene (C6H6)
I limiti previsti dal DM 60 per questo il benzene si riferiscono all’anno 2010; a partire dal 2001 inizia
invece l’applicazione del margine di tolleranza che rimane fisso fino a fine 2005, per diminuire nei
rimanenti anni di un fattore costante.
Il valore limite al 2010 per la protezione della salute viene fissato sulla media annuale ed è pari a 5
µg/m3.
Nella centralina di Via Zalamella, unica postazione in cui viene monitorato in continuo questo
inquinante, la concentrazione media annuale negli anni considerati non ha mai superato né il limite
fissato al 2005 né il limite al 2010.
Come risulta anche dal grafico (Figura 6.13) il valore più alto si è registrato nel 2001, con una
concentrazione prossima al limite al 2010, ma la situazione si è stabilizzata, negli anni successivi, su
valori decisamente più contenuti (circa la metà del limite a regime).
Valori simili a quelli registrati con il monitoraggio in continuo si riscontano con i campionatori passivi
in altre tre postazioni a Ravenna (Sapir, Caorle, Rocca).
Capitolo 6
88
Benzene - media annuale (limiti: 10 μg/m3 dal 2005 5 μg/m3 dal 2010)
2.6
4.83.8
2.2 2.3 2.6
0
2
4
6
8
10
12
2000 2001 2002 2003 2004 2005
Con
cent
razi
one
( μg/
m3 )
Zalamella
Figura 6.13 – Benzene: media annuale
Ozono (O3)
In Figura 6.14 e 6.15 sono indicati il numero di giorni in cui è stato superato il valore bersaglio (da
calcolarsi a partire dal 2013) per la protezione della salute umana previsto dal DLvo 183/04. Nel 2005
il valore bersaglio è rispettato solo a Rocca e a Sapir.
O3 - Stazioni area urbanaN° giorni di superamento della media max giornaliera su 8 h
(120 μg/m3 non più di 25 giorni l'anno)
0
20
40
60
80
100
2003 2004 2005
N° s
uper
amen
ti
Rocca Via Caorle
Figura 6.14 – O3 area urbana: N° di giorni di superamento di 120 μg/m3 come media su 8 h max
giornaliera
O3 - Stazioni area industrialeN° giorni di superamento della media max giornaliera su 8 h
(120 μg/m3 non più di 25 giorni l'anno)
0
20
40
60
80
100
2003 2004 2005
N° s
uper
amen
ti
S.A.P.I.R. Via dei Germani Marina di Ravenna
Figura 6.15 – O3 area industriale: N° di giorni di superamento di 120 μg/m3 come media su 8 h max
giornaliera
Capitolo 6
89
Altro parametro, già presente nella precedente norma e ripreso dal DLvo 183/04, è la soglia di
informazione cioè la concentrazione al di sopra della quale è previsto che l’autorità fornisca
informazioni al pubblico su:
o superamenti registrati (località, ora e durata del superamento, massima concentrazione media di 1
ora e di 8 ore);
o previsioni per il pomeriggio e/o il giorno/i seguente/i;
o informazioni circa i gruppi della popolazione colpiti, i possibili effetti sulla salute e le precauzioni
raccomandate (informazione sui gruppi di popolazione a rischio, descrizione dei rischi riscontrabili,
precauzioni raccomandate per la popolazione colpita);
o informazioni sulle azioni preventive da attuare per la riduzione dell’inquinamento o
dell’esposizione all’inquinamento.
Le Figure 6.16 e 6.17 riportano il numero di giorni in cui si è avuto almeno un superamento della media
oraria di 180 μg/m3 .
O3 - Stazioni area urbanaN° giorni di superamento del limite orario di 180 μg/m3
0
2
4
6
8
10
12
14
2000 2001 2002 2003 2004 2005
N° s
uper
amen
ti
Rocca Via Caorle
Figura 6.16 – O3 area urbana: N° superamenti 180 μg/m3
O3 - Stazioni area industrialeN° giorni di superamento del limite orario di 180 μg/m3
0
3
6
9
12
15
18
21
24
2000 2001 2002 2003 2004 2005
N° s
uper
amen
ti
S.A.P.I.R. Via dei Germani Marina di Ravenna
Figura 6.17 – O3 area industriale: N° superamenti 180 μg/m3
Come si può vedere il numero maggiore di superamenti dell’indicatore è stato riscontrato nel 2003, in
particolare all’esterno dell’area urbana, a Nord-est della città di Ravenna. Fa eccezione la centralina di
Capitolo 6
90
via Caorle, in cui si rileva un aumento dell’indicatore proprio a partire dal 2003, probabilmente
imputabile ad un aumento di precursori dell’ozono come gli ossidi di azoto, anch’essi con un trend
negativo in questa postazione.
6.1.2 Considerazioni sulla qualità dell’aria
Il quadro d’insieme presentato ha evidenziato come per alcuni inquinanti i valori siano diminuiti, nel
corso del tempo, anche in modo significativo (in particolare SO2 e CO) e non sembrino sussistere
problemi nel rispetto dei limiti. Situazioni di criticità si rilevano in modo diffuso – anche nel resto del
territorio provinciale - per biossido di azoto (NO2), particolato PM10 ed ozono (O3).
Per il biossido di azoto gli episodi di superamento di breve durata (media oraria) hanno un andamento
piuttosto discontinuo e presentano nell’ultimo anno un incremento in area industriale (Zorabini e
Sapir). La media annuale ha subito nel 2005 un incremento rispetto ai dati 2000 sia in area urbana che
in zona industriale ed il limite al 2010 per questo parametro è superato in circa la metà delle postazioni.
Il particolato PM 10 risulta critico rispetto al limite giornaliero: a parte Caorle, in nessuna postazione
nel 2005 si è avuto un numero di superamenti inferiori a 35. Meglio per la media annuale, superata solo
a Sapir.
Per quanto riguarda l’ozono la normativa recentemente recepita (DLvo 183/04) non fissa valori limite
di lungo periodo veri e propri, ma valori bersaglio da perseguire entro il 2010 (calcolati la prima volta
nel 2013) e valori obiettivo a lungo termine.
L'ozono troposferico è un inquinante cosiddetto secondario, cioè non viene emesso direttamente da
una o più sorgenti, ma si produce in seguito a reazioni fotochimiche, favorite cioè dalla radiazione
solare, in presenza di inquinanti primari quali gli ossidi d'azoto (NOX) e i composti organici volatili
(COV). Mostra una dinamica di formazione che coinvolge una scala spaziale ben più ampia di quella
provinciale; è comunque plausibile una sua diminuzione alla luce di una riduzione dei suoi precursori,
NOx e COV, così come delineato nelle strategie di azione dell’amministrazione provinciale nell’ambito
del piano di risanamento della qualità dell’aria.
Altro inquinante di rilevante interesse ambientale, che però non viene specificatamente considerato
nella valutazione della qualità dell’aria, è l’anidride carbonica (CO2).
L'anidride carbonica, emessa in prevalenza dai processi di combustione a carico delle fonti di energia di
origine fossile, rappresenta il più importante dei gas climalteranti. Il Protocollo di Kyoto, firmato nel
dicembre 1997, rappresenta lo strumento attuativo della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui
Cambiamenti Climatici. Il Protocollo, sulla base del principio di "comuni, ma differenziate
responsabilità", impegna i paesi firmatari ad una riduzione del 5,2 % entro il 2010, delle emissioni dei
principali gas ad effetto serra rispetto ai valori del 1990.
Capitolo 6
91
La riduzione complessiva del 5,2 % non è uguale per tutti i paesi: per l’Unione europea la riduzione
dovrà essere pari all’ 8%.
L'Italia, con la ratifica del Protocollo di Kyoto, entrato in vigore il 16 febbraio 2005, ha assunto
l'impegno di ridurre le emissioni nazionali di gas ad effetto serra del 6,5% nel periodo 2008-2012
rispetto al 1990.
Da un punto di vista finanziario, nel triennio 2002-2004, la legge di ratifica (Legge n. 120 del 1° giugno
2002) destina 25 milioni di Euro/anno alla realizzazione di progetti pilota, a livello nazionale e
internazionale, finalizzati alla riduzione delle emissioni e all’aumento degli assorbimenti di carbonio. A
partire dal 2003, 68 milioni di Euro/anno saranno destinati al finanziamento di progetti nei Paesi in via
di sviluppo (PVS) finalizzati alla riduzione delle emissioni ed alla protezione dagli effetti dei
cambiamenti climatici (Fonte: www.apat.gov.it).
Secondo i dati predisposti e forniti da APAT alla Commissione Europea, emerge che in Italia nel 2002
le emissioni dei gas serra sono risultate superiori del 9,0% rispetto a quelle del 1990.
Anche per la CO2, così come per l’ozono, si può comunque ipotizzare una riduzione delle
concentrazioni conseguente l’ottimizzazione dei processi di combustione, l’incentivazione all’uso di
fonti di energia rinnovabili e la promozione di politiche di risparmio energetico; tutte azioni previste e
che concorrono al risanamento della qualità dell’aria in generale.
6.2 Acque superficiali
Il livello di qualità dell’acqua nel monitoraggio dei fiumi e canali è stato valutato utilizzando gli indici
LIM ed IBE e le classificazioni SECA e SACA (rispettivamente “stato ecologico” e “stato ambientale”)
previsti dal DLgs 152/99 e successive integrazioni:
LIM: Indicatore di qualità fisico-chimica e microbiologica - valutato mediante sette parametri
macrodescrittori: O2 (ossigeno disciolto, espresso in saturazione percentuale), BOD5 (domanda
biochimica di ossigeno), COD (domanda chimica di ossigeno), N-NH4+ (azoto ammoniacale), N-NO3-
(azoto nitrico), P Totale (fosforo totale) ed Escherichia coli, rilevati nelle stazioni appartenenti alla rete
di monitoraggio di I° grado delle acque superficiali. Se ne ricava, con modalità precisate più avanti, un
livello di qualità (indice LIM, Livello di Inquinamento Macrodescrittori) per ciascuna stazione
monitorata.
IBE: (Indice Biotico Esteso), indice di qualità ecologica, ricavato con un metodo che utilizza lo stato
delle popolazioni dei macroinvertebrati nella stazione come indicatore indiretto del livello di qualità
dell’ambienta acquatico. Si applica solo alle acque fluviali dolci.
SECA: Indice sintetico dello stato di qualità ambientale (Stato Ecologico) - previsto dal Dlgs 152/99,
espressione della qualità, della struttura e del funzionamento degli ecosistemi acquatici associati alle
Capitolo 6
92
acque superficiali, ottenuto dalla sovrapposizione dei due indicatori precedenti individuandone il
peggiore. E’ raggruppato in cinque classi.
SACA: Indice sintetico che compendia il SECA con l’eventuale presenza di “sostanze tossiche” in
concentrazioni superiori ai limiti di cui alla Dir. 76/464/CEE. E’ raggruppato in cinque classi di qualità.
Sono riportate solamente le qualità delle stazioni che, anche se distanti dall’area in oggetto, hanno
qualche interazione con l’area stessa. Le stazioni di monitoraggio sui fiumi Reno e Lamone e sul Canale
Candiano elencate in Tabella 6. 1 e riportate in Figura 6.18 .
Bacini idrografici Stazioni di prelievo
Tipo Superficie provinciale/totale (km2)
LAMONE Ponte 100 Metri A 198 / 530 RENO Volta scirocco A 214 / 4172
CANDIANO Marcegaglia* B - (*) istituita nel 2002
Tabella 6.1 - Stazioni di prelievo, loro tipologia e superficie imbrifera provinciale e totale.
Figura 6.18 - Rete di monitoraggio delle stazioni di I° grado (stazioni di tipo A e B).
Capitolo 6
93
Par. Chimico - Fisici Sostanze Indicatrici Sostanze tossiche Par. Microbiologici
Temperatura aria Temperatura acqua pH Conducibilità Torbidità Ossigeno disciolto Silice reattiva Durezza Solfati Cloruri
Materiali in sospensioneBOD5 COD Fosforo totale Fosforo reattivo Ammoniaca Nitriti Nitrati Tensioattivi Fenoli Fluoruri Zinco Manganese
Piombo Nichel Cadmio Cromo totale Rame
Coliformi Totali Coliformi Fecali Streptococchi Fecali Salmonelle
Tabella 6.2 - Parametri chimici, fisici e microbiologici ricercati nei campioni di acqua delle stazioni della rete
Tutte le stazioni di prelievo sopra indicate sono state campionate per le analisi chimico-fisiche e
batteriologiche con frequenza quindicinale. L’I.B.E. viene eseguito con frequenza trimestrale.
Su tutti i campioni sono stati ricercati i 32 parametri chimici, fisici e microbiologici riportati in Tabella
6.x .2. e su tutti i campioni effettuati in chiusura bacino sono stati ricercati anche IPA e i prodotti
fitosanitari quali Insetticidi, Acaricidi e Diserbanti.
6.2.1 Il monitoraggio
Il Testo Unico Dlgs 152/99 e successive integrazioni individua la metodologia per la classificazione dei
corsi d’acqua in Livelli (LIM) in base ai parametri macrodescrittori:
Tabella 6.3 - Classificazione dei corsi d’acqua in Livelli (LIM) in base ai risultati delle analisi dei parametri chimico-microbiologici (macrodescrittori)
Come i macrodescrittori, anche il valore I.B.E. viene collocato all’interno di una serie di cinque
intervalli (detti “Classi I.B.E.”) del tutto analoghi a quelli già descritti per il LIM.
Capitolo 6
94
Tabella 6.4 - Conversione dei valori I.B.E. in classi di qualità, giudizio relativo e colore associato
Lo stato ecologico delle acque superficiali viene valutato conformemente al Dlgs 152/99 e s.m.i.
attraverso l’utilizzo dei prescritti indici di cui sopra. A ciascuna stazione viene così attribuita la
classificazione ecologica ed ambientale (SECA e SACA), peggiore tra quella indicata dai
macrodescrittori (LIM) e quella individuata dall’I.B.E. (Tabella 6.5).
Normalmente comunque l’I.B.E. non si applica ai canali artificiali ed ai corpi idrici salati o salmastri
(nota “x”). In assenza di I.B.E., a rigore, non è possibile assegnare SECA e SACA, ma l’indicazione
almeno sulla qualità chimico-batteriologica delle acque è fornita dal LIM.
La tabella 6.5 riporta l’andamento dei vari indici per le stazioni del territorio considerato, per gli anni dal
2000 al 2005.
tipo LIM IBESE CA LIM IBE
SE CA LIM IBE
SE CA LIM IBE
SE CA
SA CA LIM IBE
SE CA
SA CA LIM IBE
SE CA
SA CA
RenoChiusa Volta Scirocco As 160 5 170 5 170 5 170 5 180 5 160 5
Lamone Ponte 100 Metri As 260 4 240 5 240 5 180 5 320 5 200 5C. Candiano Marcegaglia B 120 x 220 x - 235 x - 205 x -
Legenda dello Stato Ecologico (SECA) e dello Stato Ambientale (SACA): x salato o salmastroClasse 1 (migliore) Qualità Elevata - non applicatoClasse 2 Qualità BuonaClasse 3 Qualità SufficienteClasse 4 Qualità ScadenteClasse 5 (peggiore) Qualità Pessima
As : stazione A su corpo idrico significativoB : stazione B
20052003 20042000 2001 2002
Tabella 6.5 - Sintesi della qualità complessiva da 2000 a 2005 delle acque superficiali.
E’ abbastanza evidente una sostanziale stabilità “media” della qualità dell’ambiente acquatico,
particolarmente evidente dalla costanza dell’indice IBE, mentre il LIM mostra oscillazioni, non molto
marcate, attorno a valori medi specifici di ogni stazione: complessivamente la qualità ambientale risulta
“Scadente” nelle chiusure di bacino di Reno e Lamone e “Sufficiente” nella stazione sull’asta del Canale
Candiano.
Capitolo 6
95
Le analisi relative alle cosiddette “sostanze tossiche”, con valori sempre molto contenuti ed inferiori ai
limiti della Direttiva, nel 2000 avevano rilevato episodiche presenze di metalli (Pb, Ni, Cd, Cu, Cr) e
tracce del diserbante terbutilazina. Negli anni successivi e fino al 2005, la presenza delle medesime
sostanze, di qualche altro fitofarmaco, e dello zinco è stata rilevata più volte nelle stazioni di chiusura di
bacino. I valori rilevati, comunque, sono quasi sempre risultati inferiori ai limiti della normativa.
6.2.2 Acqua da potabilizzare
Il controllo delle acque superficiali ai fini della potabilizzazione è effettuato di concerto con il
Dipartimento di prevenzione dell’AUSL di Ravenna, sugli stessi punti dei elencati più sopra.
Le due stazioni sui fiumi Reno e Lamone si trovano nei tratti terminali dei due corsi d’acqua, dove sono
confluiti tutti gli apporti antropici ed i fiumi hanno ormai perso il loro potere autodepurante e,
soprattutto nel periodo estivo, sono soggetti a forti fioriture algali. Le acque dei due fiumi (in
percentuali variabili) alimentano l’impianto di trattamento dell’Acquedotto di Ravenna e
dell’Acquedotto industriale.
Negli anni successivi al 2000 oltre ai consueti superamenti estivi del limite di temperatura nelle stazioni
di pianura, non sono stati oltrepassati i valori limite imperativi; sono invece aumentati ulteriormente di
numero i superamenti dei valori guida. Per le stazioni di pianura l’esito delle analisi è comunque rimasto
conforme alle caratteristiche prescritte per la classificazione A3/I° elenco speciale.
6.2.3 Bacino idrografico del Candiano
Si ricorda che il Dlgs 152/99 con la modifica e integrazione del Dlgs 258/00 classifica le aree lagunari
ravennati (Piallassa Baiona e Piomboni) come “acque di transizione, significative” e
contemporaneamente come “aree sensibili”. L’asta del Canale Candiano è definita, nel medesimo
Allegato alla norma, come “corpo idrico artificiale, significativo”. In maniera naturale quindi la varietà
dei fenomeni che interessano il sistema idraulico di queste acque è inscindibilmente legata alle
caratteristiche delle reti afferenti, del bacino idrografico di competenza e degli apporti che ne derivano.
Da queste considerazioni discende che l’area di interesse per le acque superficiali non può che essere
l’intero bacino imbrifero del Canale Candiano.
Lo studio di ARPA – Sez. di Ravenna – 2000-2001, dal quale sono stati desunti i dati e gli elementi
informativi riportati nell’analisi ambientale aggiornata al 2000, non è stato successivamente aggiornato.
Sono stati però prodotti sia il Piano Regionale di Tutela delle Acque, sia la sua versione a livello
provinciale (in corso di approvazione) e qui si fa riferimento alle informazioni ivi contenute. Questi
documenti riportano l’entità delle pressioni esercitate sul bacino, stimate attraverso calcoli e
modellizzazioni notevolmente differenti da quelli utilizzati nel primo studio (basato maggiormente su
Capitolo 6
96
evidenze sperimentali). E’ doveroso ricordare che anche con questa metodologia la presenza di alcune
probabili “incongruenze” del sistema e la relativa scarsità delle informazioni disponibili costringono a
limitare gli approfondimenti di tipo quantitativo al semplice risultato delle suddette stime. Un’ulteriore
evidente complicazione, difficile da neutralizzare nel rappresentare il bacino, è la continua mutevolezza
del sistema: dovuta ad esempio a fenomeni almeno in parte naturali (es. subsidenza), ma più spesso alle
scelte di gestione industriale e del territorio (interventi sulle reti fognarie, difesa della fascia pinetale,
accordi volontari in ambito industriale, revisioni di arginature, spostamento di immissioni, riconversioni
di impianti, …).
Sembra utile a tal proposito ricordare, almeno per cenni, gli aspetti critici del Bacino Candiano (Figura
6.19), come ad esempio che la fisionomia del bacino non è il risultato di un processo “storicamente”
naturale ma è piuttosto l’insieme di tali e tante componenti gestite attivamente negli ultimi secoli
(particolarmente nel ventesimo), con soluzioni ed interventi talvolta pregevoli, ma in modo
complessivamente ed indubbiamente brutale.
Figura 6.19 - Bacino Idrografico del Canale Candiano
Capitolo 6
97
La realtà geografica locale, le emergenze naturali, le disponibilità di risorse, il variare dei contesti
territoriali e della visione socio-economica hanno portato, come effetto, scelte ed interventi
notevolmente importanti e spesso contraddittori, non solo negli aspetti oggi più appariscenti (come la
presenza della zona industriale) ma anche in molti e non trascurabili caratteri infrastrutturali dell’intero
bacino.
E’ stata più volte messa in evidenza anche la variabilità circadiana del sistema pialasse e del loro
immediato intorno, connessa agli effetti percentualmente imponenti e localmente diversificati dei cicli
di marea.
La ragguardevole estensione e le non comuni difficoltà di accesso conseguenti alle batimetrie ed alla
qualità dei fondali rendono difficile e certamente oneroso qualsiasi sistematico campionamento, e
comunque, abbassano in parte anche la significatività delle misure effettuate.
L’esistenza di una ben nota contaminazione da mercurio di alcuni fondali, per fortuna di fatto
quiescente ed in via di tombamento, contribuisce a complicare le ipotesi di interventi strutturali. Va
anche tenuta presente la non rara ricorrenza di problemi igienici interessanti l’attività di
molluschicoltura.
Di seguito in tabella 6.6 si espongono i dati desunti dai due Piani di tutela delle acque sopracitati, il
primo dei quali ha forma di atto ufficiale (Delibera Consiglio Regionale n. 40 del 21.12.2005). La tabella
riporta, per le tre componenti del bacino Candiano, l’apporto stimato di BOD5, azoto, fosforo
provenienti rispettivamente da fonti diffuse (sostanzialmente agricole) e puntiformi (civili, industriali).
BOD diff N diff P diff BOD punt N punt P punt BOD tot N tot P tot
kg/a kg/a kg/a kg/a kg/a kg/a kg/a kg/a kg/a
Baiona 107.816 279.263 14.893 487.754 310.749 15.173 595.391 590.012 30.070
C.Candiano 155.000 102.374 7.285 370.740 412.646 15.648 525.740 515.020 22.933
Pimboni 2.485 11.451 508 26.597 16.179 1.576 29.082 27.629 2.084
Totale 2004 265.301 393.088 22.686 885.091 739.574 32.397 1.150.213 1.132.661 55.087
Totale 2000 - - - - - - - 1.068.000 166.120
Tabella 6.6 – Stime dei carichi sversati nel bacino secondo i Piani di tutela e confronto con le stime 2000.
Visto il differente approccio al problema, non è lecito dedurre alcun tipo di trend, ma i risultati prodotti
sono ragionevolmente congruenti con quelli dello studio precedente. Va anche detto che nel 2000 a
carico della Baiona era considerato il consistente apporto di nutrienti delle acque di raffreddamento
delle centrali Enel ed ENIPower (allora complessivamente 282'000 kg/a di azoto e 32'160 kg/a di
fosforo), e che nei Piani di tutela esso invece non viene sommato, e si ricorda anche che lo scarico di
Capitolo 6
98
Ecologia-Ambiente spa nel 2000 afferiva alla via Cupa e quindi alla Baiona, mentre nei Piani di tutela è
attribuito all’asta del Candiano, dove è autorizzato a scaricare dal 31/01/2005. Una differenza notevole
in senso opposto, invece, riguarda la componente fosforo sversata in Piomboni che nei Piani di tutela
risulta molto più bassa per una diversa valutazione sugli apporti effettivi della cosiddetta Idrovora Sapir.
6.2.4 Considerazioni sulla qualità ambientale in Piallassa Baiona
Un’indicazione della qualità dell’ambiente della Baiona deriva dalle analisi eseguite con i monitoraggi
della Rete delle acque di transizione, che, di fatto, in gran parte coincide con quella per l’idoneità alla
vita dei molluschi bivalvi. La figura 6.20 mostra l’ubicazione delle stazioni corrispondenti.
Figura 6.20 - Stazioni di campionamento in Baiona
Capitolo 6
99
Sintetizzando la qualità ambientale e delle acque in quelle stazioni, dal 2001 al 2005, non si osservano
particolari inquinanti in soluzione, ma piuttosto un consistente grado di eutrofia che, nel ciclo biologico
micro e macro-algale annuale determina i noti episodi di anossia o quasi-anossia del fondo:
generalmente questo avviene una volta l’anno e particolarmente nei pressi del chiaro Magni in Luglio
oppure in Agosto. Episodi quasi-anossici negli stessi mesi si sono osservati anche nelle altre stazioni
della Baiona, ma intensità, durata ed estensioni non sono mai state tali da comportare l’attribuzione di
qualità ambientale non buona ai sensi del Dlgs.152/99. Anche la presenza di metalli e micro-inquinanti
organici è limitata a rarissime tracce di rame e zinco, e da un singolo episodio di tracce di bromoformio
in Risega (2005). Come nel 2000, gli incrementi di indicatori batterici fecali delle acque continuano ad
essere associabili, più o meno direttamente, agli episodi di pioggia intensa sul territorio afferente.
Come è noto, diversa è la condizione ambientale del sedimento, dove si riscontrano consistenti
accumuli di mercurio (Pialassa del Pontazzo) e di PCB, tanto più apprezzabili quanto più ci si avvicina
al canale Magni. Al di là di una caratteristica distribuzione “a macchia di leopardo” degli inquinamenti
osservati, che può influire sui risultati analitici, negli anni sembra si vada riscontrando un decremento
delle suddette concentrazioni, probabilmente dovuto sia al “tombamento” dei sedimenti con materiale
di nuova deposizione, sia ad una possibile blanda degradazione batterica.
6.3 Acque profonde
Gli acquiferi sovrapposti, che rappresentano la realtà del sistema idrogeologico locale profondo,
affiorando o assottigliandosi nella sottile fascia pedemontana giungono a contatto tra loro e con le
ghiaie dei conoidi fluviali. Risulta quindi che la maggior parte delle nostre acque profonde hanno
origine e caratteristiche sostanzialmente “geologiche”. Gli orizzonti acquiferi sembrano estendersi
relativamente indisturbati sino in Adriatico, dove l'interazione con le acque salse è quasi ovunque
evitata dalla copertura argillosa.
Il quadro di riferimento normativo recente, il Dlgs 152/1999 così come modificato ed integrato dal
Dlgs 258/2000, accentua il concetto di qualità della risorsa, a prescindere dalla sua destinazione d'uso e
ne promuove la tutela ed il risanamento.
Dal punto di vista idropotabile la qualità delle acque profonde locali non è ottimale, principalmente per
la loro antichità, causa che anche la normativa accetta come naturale. Il quadro dello "stato ambientale"
(ai sensi del Dlgs 152/1999) è quindi complessivamente tranquillizzante almeno dal punto di vista
qualitativo e ricade in caratteristiche di cosiddetta “naturalità particolare".
Capitolo 6
100
6.3.1 La rete dei pozzi profondi e le attività di misura
La Rete Regionale di Controllo delle Acque Sotterranee è stata formata nel 1976, e attraverso ricorrenti
aggiornamenti, il monitoraggio continua.
Dall’anno di costituzione della rete i rilievi sono stati effettuati con quattro campagne annuali per il
controllo della piezometria e della conducibilità elettrica specifica.
Negli anni 1987-88 si sono estese le indagini alla componente qualità, creando così una rete di controllo
"quali-quantitativo". I rilievi dei parametri fisico-chimici e microbiologici dal 1988 vengono svolti da
ARPA nel corso di due campagne annuali. In questa forma “integrata” la Rete costituisce una struttura
di controllo di primo grado a scala regionale.
La provincia di Ravenna storicamente dispone di circa 60 stazioni dedicate esclusivamente alle misure
di livello piezometrico, circa 30 alle analisi chimico-fisiche e microbiologiche e circa 10 ad entrambe. In
altri termini, circa 40 pozzi forniscono informazioni sulla qualità delle acque sotterranee e circa 70 ne
indicano il livello piezometrico. Le profondità variano da –35 a –460 mslm.
Dal 1988 la Sezione Provinciale ARPA esegue le ricerche dei 54 parametri analitici chimici, fisici e
microbiologici riportati nella Tabella 6.7.
Parametro Parametro Parametro
Temperatura Fosforo totale Dibromoclorometano Conducibilità Rame Atrazina
Residuo secco a 180° Zinco Simazina pH Piombo Alaclor
Alcalinità Fenoli Propazina Durezza Fluoruri Terbutrina
Ossidabilità Cadmio Pendimetalin Calcio Nichel Trifluralin
Magnesio Mercurio Molinate Potassio Cobalto Prometrina
Sodio Cromo totale DDT isomeri e metaboliti Ferro Arsenico Coliformi totali
Manganese Tricloretilene Coliformi fecali Ammoniaca Percloroetilene Streptococchi fecali
Nitriti Tetracloruro di carbonio Carica batterica 37° Nitrati Cloroformio Carica batterica 22° Solfati 1,1,1, Tricloroetano Clostridi solfito-riduttori
Cloruri Diclorobromometano Bromoformio
Tabella – 6.7 – Parametri analizzati nelle acque sotterranee.
Capitolo 6
101
6.3.2 Gli indicatori
Le acque sotterranee vengono descritte attraverso l’utilizzo degli indicatori ambientali di stato previsti
dal Dlgs 152/99, elencati in Tabella 6.xx.2.
Tra gli indicatori di qualità i nitrati ed i composti organoalogenati, per loro natura ed origine, forniscono
indicazioni sulla natura antropica dell’inquinamento, mentre i rimanenti parametri analizzati forniscono
indicazioni sulla qualità e sull’origine dell’acqua.
Quantità Variazione media annua della piezometria
Qualità
Conducibilità elettrica specifica Solfati Cloruri Nitrati Azoto ammoniacale Ferro Manganese
Tabella 6.8 - Indicatori ambientali per le acque sotterranee
Il Dlgs 152/99 individua quattro classi di stato quantitativo, rappresentate da lettere da A a C secondo
un impatto antropico crescente, ed una classe D descrittiva di acquiferi poco potenti e soggetti a basso
impatto antropico (non presenti in Provincia).
Trend piezometria (cm/anno) Classe quantitativa
> 0 A
0 ÷ -10 B
< -10 C
Tabella 6.9 – Classificazione quantitativa in base al trend piezometrico
Per quanto riguarda invece la classificazione di qualità, attraverso la metodologia sui macrodescrittori di
tipo chimico individuati dal Testo Unico, si individuano le classi: definite da 1 a 4 secondo un gradiente
di impatto antropico crescente. Di particolare interesse è la Classe 0 che, quando la situazione
idrogeologica lo giustifica, consente di attribuire una valutazione a parte per acque che presentino
concentrazioni elevate dei parametri, qualora dovute esclusivamente a causa naturale. Questo è il caso
della quasi totalità delle acque profonde del ravennate, ed in generale della parte orientale della pianura
Capitolo 6
102
padana. Oltre ai sette macrodescrittori della tabella la norma indica anche 33 parametri addizionali
(inorganici ed organici) determinanti la classificazione: se il superamento dei loro valori limite è da
considerarsi naturale va attribuita la classe qualitativa 0, altrimenti si attribuisce la classe 4.
6.3.3 La qualità delle acque sotterranee della pianura costiera
Nel caso delle stazioni ravennati, focalizzando l’attenzione sui pozzi profondi più vicini alla costa, dal
2000 al 2005 la classificazione ai sensi del T.U. non mostra novità: tutti i pozzi presentano elevata
ammoniaca per cause naturali (e quindi classificati in Stato “Naturale Particolare”). Un esame più di
dettaglio dei singoli dati permette di notare alcune evidenze interessanti: è presente una leggera
ingressione salina nei pozzi RA24-01 (CasalBorsetti), che nel 2003 compare anche a S.Pietro in
Campiano (RA84-01) ed a tutt’oggi non appare essere regredita. Si è notata anche per alcuni anni la
presenza di tracce di piombo, cromo e rame in un pozzo a Ravenna, via Romea Nord (RA42-01, prof.
150 mt.). Dalla fine dell’anno 2002 il pozzo è stato disattivato: l’informazione sui metalli rimane però
non del tutto affidabile in quanto non erano sufficientemente note le sue caratteristiche costruttive. La
presenza di tracce di piombo altrove è piuttosto incostante (circa 20 μg/l d a RA65-01 - S.Bartolo solo
nel 2002 e 2003, circa 30 μg/l a RA33-01 – Porto Fuori, solo nel 2005).
La classificazione quantitativa delle acque sotterranee a partire dal 2002 fa riferimento al modello
generale degli acquiferi sotterranei gestito da ARPA Ingegneria Ambientale ed ai deficit di ricarica che
esso calcola, e non più ai singoli trend di piezometria che comunque ne sono espressione. Ne deriva
che l’informazione calcolata rispetto ai singoli pozzi è molto accurata nell’alta pianura e in pedecollina,
lo è molto meno presso i confini del dominio del modello, quale è la linea di costa. Per compensare,
almeno parzialmente, questa limitazione si ritiene utile accennare alla subsidenza in zona costiera che,
pur se dipendente anche da eustatismo e prelievi sotterranei di altri fluidi, dipende sicuramente anche
dagli emungimenti idrici sia freatici sia profondi. I dati più recenti disponibili, ottenuti mediante
interferometria radar-satellitare mostrano che la zona tra Punta Marina e Marina di Ravenna e quella di
Lido Adriano presentano gli abbassamenti massimi rispetto a tutto il litorale ravennate, con valori medi
1992-2000 dell’ordine di 8-10 mm/anno (stazionari) per la prima località e di 16 mm/anno (in
incremento) per la seconda località.
Capitolo 6
103
6.4 Controllo della qualità della falda freatica e siti contaminati
In carenza di una rete regionale della qualità dei suoli e di una rete di qualità delle acque della falda
freatica, la trattazione del controllo e del monitoraggio di queste matrici si affida alle valutazioni delle
Aziende prodotte ai fini delle istruttorie attivate ai sensi del DPR 471/99, volte a conoscere la qualità
dei suoli e della falda freatica nelle aree di interesse dell’APO2.
Le indagini, effettuate a partire dal 1997, hanno richiesto la realizzazione di oltre 50 piezometri di
controllo e la predisposizione di un modello matematico in grado di simulare l’evoluzione delle
caratteristiche idrauliche e chimiche della falda freatica.
I risultati ottenuti hanno permesso di individuare la direzione prevalente di falda, all’interno
dell’intricata circuitazione della falda freatica, regimata anche da diversi sistemi idrovori, posizionati al
di fuori dello Stabilimento ex EniChem, per la protezione delle aree naturali e vincolate contro la risalita
del cuneo salino. Tale direzione è NE – SW.
Nel periodo 2004 – 2005 sono state eseguite ulteriori attività di caratterizzazione delle acque di falda
volte a verificare l’eventuale presenza di contaminazione lungo i confini di valle idrogeologica dello
stabilimento; sono quindi stati eseguiti nuovi piezometri lungo i confini S e W dell’ex stabilimento.
Le misurazione piezometriche effettuate sulla prima e sulla seconda falda superficiali confermano che la
migrazione dei contaminanti nella porzione profonda dell’acquifero freatico risulta limitata rispetto a
quella nella porzione superficiale, sia in direzione orizzontale sia lungo la verticale.
L’analisi dei dati dell’ultima campagna di monitoraggio ha permesso di evidenziare la presenza di una
contaminazione relativamente limitata alla falda più superficiale in corrispondenza dei confini di valle
in senso idrogeologico caratterizzata principalmente da:
− parametri inorganici quali solfati e cloruri, compatibili anche con la vicinanza del mare;
− metalli quali Ferro, Manganese (da verificare con i valori di fondo locali) ed Arsenico;
− composti organici quali solventi organo-clorurati e MTBE.
In relazione ai superamenti di tali parametri (di bassissima entità, in maniera particolare per le sostanze
a maggior rischio quali i composti organo clorurati) è stato presentato un progetto di messa in sicurezza
mediante la realizzazione di un sistema di barriera con pozzi di emungimento delle acque di falda
superficiale con una portata di circa 690 m3/g (Fig.6.21).
La realizzazione di tale progetto in accordo con l’Autorità competente non è stata però effettuata in
quanto, se da un lato avrebbe sicuramente tamponato la situazione localmente - ai confini dell’ex
Stabilimento -, dall’altro avrebbe mobilizzato contaminanti presenti in altre aree interne delimitate e con
concentrazioni degli inquinanti più elevate.
2Nello specifico i documenti di riferimento sono:”Rapporto finale del Piano di monitoraggio delle falde”, “Progetto di messa in sicurezza
della falda superficiale” e “Piano della caratterizzazione dei terreni e delle acque delle aree Polimeri Europa dello Stabilimento di Ravenna
– Indagini integrative sulle acque di falda”, “Piano di caratterizzazione ai sensi del D.M. 471/99 – Falda superficiale del sito”.
Capitolo 6
104
Figura 6.21 – Localizzazione del fronte di captazione di progetto e del tracciato della barriera ipotizzata lungo i confini S e W.
Si è ritenuto pertanto che debbano essere proposte soluzioni definitive locali, molto più efficaci
ambientalmente, anziché soluzioni di messa in sicurezza ai confini dell’area dell’ex Stabilimento.
Con il documento “Piano della caratterizzazione dei terreni e delle acque delle aree Polimeri Europa
dello Stabilimento di Ravenna – Indagini integrative sulle acque di falda” si è condivisa fra tutti i gestori
coinsediati l’attività di caratterizzazione complessiva delle acque di falda (che è tuttora in essere), che
dovrà portare ad una corretta delimitazione e caratterizzazione dei cosiddetti hot spot, in maniera da
prevedere una loro soluzione e/o messa in sicurezza.
Nel documento sono state messe a sistema tutte le indagini che le varie aziende, negli anni, avevano
effettuato sulle falde, e proposto un’integrazione per quelle aree meno conosciute o dove i dati presenti
erano poco integrabili con quelli delle aree limitrofe. Da una campagna di analisi eseguita in agosto –
settembre 2004 è emerso che:
− esiste uno stato di contaminazione generale di entità significativa su tutta l’area di ex
Stabilimento EniChem per solfati e cloruri (principalmente nella porzione superficiale);
Capitolo 6
105
− esiste una situazione abbastanza generalizzata di contaminazione da Metalli: Ferro e Manganese
(in quasi tutti i piezometri monitorati) e Arsenico (solo nella porzione superficiale);
− esiste uno stato di contaminazione generale, ma con alcune situazioni più critiche per Composti
organo – alogenati (per alcuni parametri presenti su entrambe le porzioni di acquifero, ma decisamente
inferiori in corrispondenza dei piezometri profondi).
I differenti valori di concentrazione media degli inquinanti sul sito (organo - alogenati e organo –
aromatici) rilevati nelle due porzioni dell’acquifero superficiale permettono di affermare che il setto a
bassa permeabilità, seppur presente nell’area in modo non continuo o con spessori non sempre
significativi, costituisce una parziale protezione nei confronti della propagazione del contaminante in
profondità e che la presenza di inquinanti nella porzione profonda di acquifero è da ritenersi
conseguenza di quella nello strato più superficiale. (In Figura 6.22 e 6.23 due esempi della distribuzione
dei piezometri superficiali e profondi che hanno evidenziato presenza di composti clorurati; analoghe
tavole sono state realizzate per ferro, arsenico, ammoniaca, cloruri, solfati e sostanze organiche
aromatiche).
Tali indagini hanno permesso di approfondire le conoscenze in merito ad alcune situazioni critiche:
Isola 22 , con elevate concentrazioni di composti organo alogenati ed idrocarburi; Isola 28, con elevate
concentrazioni di composti organo alogenati, idrocarburi, benzene e MTBE. Le stesse hanno inoltre
evidenziato la necessità di campagne di analisi su tutta l’area al fine di poter avere la maggior chiarezza
possibile per poter predisporre progetti per la risoluzione delle varie situazioni di contaminazione.
Fig. 6.22 – Distribuzione dei piezometri superficiali che hanno evidenziato presenza di composti clorurati
Capitolo 6
106
Fig.6.23 – Distribuzione dei piezometri profondi che hanno evidenziato presenza di composti clorurati
Per quanto attiene la situazione dei suoli, diversi progetti di caratterizzazione e successiva bonifica sono
già stati eseguiti da alcune ditte coinsediate. Altre situazioni che necessitano operazioni di bonifica sono
state evidenziate anche dalle relazioni presentate, come ad esempio l’Isola 28 con presenza di rifiuti
interrati, probabilmente anche sotto il parco serbatoi, per i quali dovranno essere predisposte
operazioni di messa in sicurezza. A tal proposito è stato presentato a gennaio 2006 la “Bonifica Isola 28
zona sud – progetto preliminare e definitivo di bonifica 2° stralcio”.
Nel territorio dell’APO, il nucleo che da più tempo è adibito ad uso industriale è l’area dell’ex
Stabilimento Enichem, questa è l’area che maggiormente si sta indagando e caratterizzando in maniera
approfondita, soprattutto per quanto riguarda le acque della falda freatica. Il passaggio successivo che
dovrà essere fatto (e che è in fase di avvio) è la caratterizzazione della qualità ambientale (acque a suolo)
al contorno del sito multisocietario, a partire dalle aree di pertinenza delle ditte dell’APO adiacenti, per
poi vedere le aree pineali e l’areale più lontano. Tali indagini permetteranno di individuare degli
eventuali obiettivi di bonifica, compatibili con il territorio di appartenenza, per i siti (suoli e falda) che
risulteranno contaminati a conclusione della caratterizzazione in corso.
Per i siti già bonificati o in corso di approvazione, gli atti emanati dal Comune e dalla Provincia hanno
sempre fatto espressamente riferimento alla qualità dei terreni. Per quanto riguarda la falda sottostante
Capitolo 6
107
l’Area dell’ex Stabilimento EniChem, è stata data come prescrizione che l’Azienda attuatrice della
bonifica sul proprio sito avrebbe dovuto partecipare alla predisposizione delle valutazioni complessive
sui dati rilevati, in linea con quanto previsto dal Protocollo, nonché alla predisposizione progettuale, a
norma di legge, dell’intervento complessivo, o singolarmente definito, di risanamento che è quello che
dovrà essere presentato a valle della caratterizzazione complessiva, ora in atto.
Capitolo 7
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CAPITOLO 7 SINTESI QUALI-QUANTITATIVA
Il territorio ravennate ha sempre rappresentato una realtà storica di rilievo nell’ambito delle politiche
ambientali e degli accordi volontari fra pubblica amministrazione e sistema delle imprese.
A Ravenna risalgono agli anni ’70 le prime politiche sulla tutela dall’inquinamento idrico e le prime reti
di rilevamento della qualità dell’aria si devono all’accordo volontario del 1978 tra la Provincia e le
società operanti nell’area industriale (quando, a livello nazionale, la prima legge che tratta il rilevamento
automatico dell’inquinamento atmosferico è del 1983).
Gli accordi volontari, promuovendo e favorendo il dialogo, il confronto, lo sviluppo di un clima fra le
parti improntato non al reciproco sospetto ma al rispetto ed alla condivisione dei risultati, hanno
portato all’acquisizione della consapevolezza che la salvaguardia dell’ambiente non è un freno allo
sviluppo, ma un’opportunità di crescita.
Dal 1976 ad oggi sono stati stipulati circa una ventina di accordi che, seppur differenti nei contenuti e
sottoscritti in tempi diversi, hanno avuto impatti positivi sul territorio.
In linea con questo orientamento ed in accordo con le strategie delineate prima nel V poi nel VI
“Programma di Azione Ambientale” della Commissione Europea (riprese tra l’altro nel “Piano di
azione ambientale per un futuro sostenibile” della Regione Emilia Romagna), le Amministrazioni locali
si sono fatte da tempo promotrici dell’importante obiettivo di avviare un programma di miglioramento
ambientale continuo nel Distretto Chimico di Ravenna, seguendo i requisiti del Regolamento Emas.
Il 2 marzo 2000 venne siglato un Protocollo di adesione volontaria da parte di 16 aziende insediate
nell’area industriale (Alma Petroli, Ecologia Ambiente ex Ambiente, Borregaard, Cabot, Degussa,
Ecofuel, Endura, Enel, Polimeri europa ex EniChem, EniPower, INEOS Vinyls ex EVC, Great Lakes,
Yara- ex Hydro Agri, Lonza, Rivoira, Vinavil) e sottoscritto dalla pubblica amministrazione e dalle parti
sociali, che prevedeva un percorso in due fasi, la prima delle quali impegnava le aziende a certificarsi
secondo lo standard ISO14001 e la pubblica amministrazione a redigere l’Analisi Ambientale Iniziale,
ossia la fotografia della situazione dei problemi, degli impatti e delle prestazioni legate alle attività,
prodotti e servizi dell’Organizzazione.
L’analisi di tutti gli aspetti ambientali e la loro valutazione costituiscono la base su cui si doveva
implementare il Programma di Miglioramento Ambientale.
Nonostante non fosse stato definito un vero e proprio programma ambientale a valle degli esiti della
valutazione di significatività, le aziende dell’APO, da sempre impegnate nei confronti della politica degli
accordi volontari con la pubblica amministrazione, hanno comunque sottoscritto diversi Protocolli
indirizzati al contenimento ed alla riduzione degli impatti ambientali, che nel corso degli ultimi cinque
anni hanno prodotto effetti positivi sullo stato dell’ambiente.
Capitolo 7
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Le azioni e gli interventi attivati a seguito degli accordi a valenza triennale, sottoscritti tra il 2000 e il
2001, e le modifiche strutturali ed impiantistiche che hanno interessato alcune aziende firmatarie, hanno
nel tempo consentito il miglioramento di alcune performance ambientali.
Dall’aggiornamento dei dati al 2005 per gli aspetti risultati significativi nell’analisi ambientale
preliminare, emerge infatti che per quanto riguarda le pressioni esercitate dalle 17 aziende sul comparto
aria si sono ottenuti notevoli miglioramenti nelle emissioni di ossidi di azoto e zolfo (Figura 7.4),
nonché nelle emissioni di polveri. Questo si giustifica alla luce delle iniziative di riqualificazione e
riduzione delle emissioni attuate dalle aziende, attraverso l’applicazione di tecnologie più moderne o
mirate alle caratteristiche dei processi industriali. A tal proposito si evidenziano la riconversione a
metano delle centrali EniPower ed Enel, la dismissione di alcuni cicli produttivi di Polimeri Europa e la
messa in esercizio a regime del forno di termodistruzione dei principali sfiati gassosi del sito
multisocietario.
In particolare si rileva che:
L’emissione annua di ossidi di zolfo per le aziende del Protocollo è pari a 4.262 tonnellate, con
una diminuzione dal 2000, anno in cui le tonnellate emesse sono state 16.069.
Tali riduzioni sono dovute alla conversione a metano della centrale termoelettrica ENEL ed
EniPower.
I contributi maggiori sono attribuibili agli impianti di produzione nero di carbonio e della
raffineria.
Le emissioni di ossidi di azoto hanno subito una diminuzione più contenuta. Le quantità
maggiori derivano dalle produzioni di nero carbonio e dalla centrale EniPower, in linea con i
considerevoli aumenti di produzione di energia
Le emissioni di CO si sono ridotte a seguito della riconversione a metano delle due centrali, che
rimangono sempre, insieme ai produttori di nero di carbonio, le aziende con i contributi più
elevati
Grazie all’eliminazione dei contributi di Enel e di EniPower, vi è stato un effettivo calo nelle
emissioni di polveri
A seguito dell’attivazione del forno di incenerimento FIS di Ecologia Ambiente, che tratta gli
sfiati di processo provenienti dallo Stabilimento, si sono avute riduzioni nelle emissioni di
COV, anche a seguito della fermata del ciclo ABS di Polimeri Europa e del PVC di INEOS
Altro miglioramento evidente emerso dall’analisi è la riduzione dei consumi idrici (Figura 7.4),
nell’ordine del 25% rispetto al 2000, dovuto a processi di recupero interno a carico soprattutto delle
aziende coinsediate del petrolchimico attuati alla luce degli impegni presi nei Protocolli di
Miglioramento Ambientale dell’area chimica ravennate.
Capitolo 7
110
Gli scarichi a trattamento hanno subito una riduzione del 10% ed è stata realizzata da parte di Ecologia
Ambiente, gestore del depuratore consortile, un importante investimento dedicato ad una serie di
miglioramenti dei processi di depurazione e di sistemazione del recapito finale dello scarico dal Canale
Via Cupa, zona sensibile, al Canale Candiano dal 31/01/2005.
Il progetto di ristrutturazione del depuratore consortile ha determinato un miglioramento dell’impatto
qualitativo e quantitativo delle acque reflue scaricate, come emerge dai dati forniti da Ecologia
Ambiente. Tali miglioramenti si sono verificati anche nei carichi inquinanti di Enel e Cabot.
Se scegliamo come indice rappresentativo del carico inquinante la portata di COD (Figura 7.1) appare
evidente il miglioramento conseguito nel quinquennio considerato.
10000
20000
30000
40000
t/a
COD
2000 2005
Figura 7.1 - Carico di COD negli scarichi idrici
Per quanto riguarda l’aspetto “Contaminazione del suolo” le aziende si sono impegnate nella
valutazione e caratterizzazione dei terreni su cui sono insediate, realizzando piani di caratterizzazione e
ove necessario progettando interventi di bonifica e/o bonifica con misure di sicurezza.
Nel corso degli ultimi anni, infatti, le aziende dell’area hanno proceduto singolarmente all’effettuazione di numerosi studi conoscitivi soprattutto sui suoli, mentre un recente Protocollo impegna le aziende
sulla caratterizzazione complessiva della qualità della falda. Il sistema di monitoraggio sulla falda, le cui
basi risalgono al 1997 e la messa a regime a partire dal 2001, fornisce, infatti, i dati utili per una costante
conoscenza delle caratteristiche dinamiche della falda, mentre per quanto riguarda i dati di qualità è
risultato abbastanza carente, soprattutto per il numero dei parametri ricercati e per i loro limiti di
rilevabilità poco in linea con il DM 471/99, anche se assolutamente indispensabile come rete fisica da
Capitolo 7
111
implementare con il progetto in esecuzione attualmente da parte di tutti i gestori coinsediati nel sito
multisocietario chimico. Quindi nonostante i notevoli sforzi condotti dalle aziende coinsediate per la
caratterizzazione della falda, il giudizio finale non è completamente positivo, in ragione anche della
criticità conoscitiva rilevabile in alcuni punti esterni al sito multisocietario.
I rifiuti prodotti seppur tendenzialmente stabili hanno registrato nei due anni esaminati, un flessione
nella produzione delle tipologie pericolose (Figura 7.2) a seguito della dismissione di impianti e cicli
produttivi, nonché dall’impegno delle aziende a minimizzare gli scarti di lavorazione e a riutilizzare
materie prima destinate allo smaltimento.
10000 20000 30000 40000
tonnellate/a
non pericolosi
pericolosi
2000 2005
Figura 7.2 - Rifiuti pericolosi e non pericolosi prodotti
Si riportano alcune tabelle e grafici che sintetizzano, con una valutazione qualitativa, la tendenza (2005
rispetto a 2000) di alcuni aspetti ambientali e/o indicatori.
Capitolo 7
112
INDICATORE DI PRESSIONE Valutazione 2005
rispetto 2000 Superficie Totale Occupata ☺
Numero Addetti Numero Aziende Certificate ☺
Consumi Energetici Volume Totale Prelievi Idrici
Volume Prelievi Idrici da Fiume/Mare Volume Prelievi Idrici Escluso Raffreddamento ☺ Volume Tot. Scarichi Trattati in Acque Sup.li ☺
Volume Tot. Scarichi non Trattati in Acque Sup.li ☺ Emissioni Totali di SOx ☺ Emissioni Totali di NOx ☺ Emissioni Totali di PTS ☺ Emissioni Totali di COV Emissioni Totali di CO ☺
Rifiuti Totali Prodotti Rifiuti Pericolosi Prodotti ☺
Rifiuti Non Pericolosi Prodotti Siti con Certificazione di Avvenuta Bonifica ☺
Aziende con Caratterizzazione Falda (D.M. n. 471/99)
Tabella 7.1 - Valutazione qualitativa di tendenza (2005 rispetto a 2000) relativamente ad alcuni degli indicatori di pressione
Capitolo 7
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Materieprime
Strada Nave Treno Pipeline Speseambientali
Infortuni
Diminuzione Stabile Aumento
Movimentazione merci
Figura 7.3 – Valutazione qualitativa per alcuni aspetti ambientali – Profilo della percentuale di aziende che hanno stimato una diminuzione, una stabilità o un aumento per lo specifico aspetto
Prelieviidrici
Scarichiidrici
EmissioniNOx
EmissioniSOx
EmissioniPTS
EmissioniCO
2000 2005
Figura 7.4 - Andamento 2000 – 2005 degli indicatori di performance ambientale