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Prof. Stefano Maggi Storia del territorio: orografia e insediamenti «L’uomo è prigioniero per secoli di climi, di vegetazioni, di popolazioni animali, di culture, di un equilibrio costruito lentamente dal quale non si può allontanare senza rischiare di rimettere tutto in questione. Si veda il posto della transumanza nella vita montana, la persistenza di una certa vita marinara, radicata in questo o quel punto privilegiato del litorale; si veda la durevole ubicazione della città, la persistenza delle strade e dei traffici, la sorprendente rigidezza del quadro geografico della civiltà». F. Braudel, Scritti sulla storia, Milano, Mondadori, 1973, p. 65. 1 Orografia e insediamenti

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Prof. Stefano Maggi

Storia del territorio: orografia e insediamenti

• «L’uomo è prigioniero per secoli di climi, di vegetazioni, di popolazioni animali, di culture, di un equilibrio costruito lentamente dal quale non si può allontanare senza rischiare di rimettere tutto in questione. Si veda il posto della transumanza nella vita montana, la persistenza di una certa vita marinara, radicata in questo o quel punto privilegiato del litorale; si veda la durevole ubicazione della città, la persistenza delle strade e dei traffici, la sorprendente rigidezza del quadro geografico della civiltà».

• F. Braudel, Scritti sulla storia, Milano, Mondadori, 1973, p. 65.

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Territorio e ambiente

• La questione dell’ambiente è strettamente legata al territorio, ma allo stesso tempo riguarda aspetti specifici.

• La questione delle risorse energetiche nel sottosuolo è un fattore dell’analisi territoriale, riguardo alle quali molto spesso – a partire dagli anni ’70 – sono stati lanciati allarmi più o meno giustificati riguardanti l’esaurimento dei combustibili.

• Le questioni ambientali oggi all’ordine del giorno sono tuttavia diverse e forse più preoccupanti, perché riguardano i mutamenti climatici causati dall’inquinamento dell’aria.

• L’inquinamento è prodotto da ciò che si fa nel territorio, deriva dai processi che stanno alla base della nostra società, ma al tempo stesso esce dal territorio specifico, perché – ad esempio – ciò che fanno i paesi industrializzati o in corso d’industrializzazione si riflette su tutta la popolazione del mondo, anche quella che vive senza nulla inquinare.

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Ambiente negli ultimi 40 anni

• La questione dell’ambiente è molto recente: circa 40 anni fa gli esperti discutevano ancora se la Terra stesse riscaldandosi o raffreddandosi, «incapaci di decidere se nel nostro futuro ci fosse una ghiacciaia o una serra». Soltanto da 4 decenni ci siamo resi conto che l’aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera avrebbe prodotto un forte riscaldamento del pianeta.

T. Flannery, I signori del clima. Come l’uomo sta alterando gli equilibri del pianeta, Milano, Corbaccio. 2006, pp. 14-15.

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Industria e motorizzazione

• L’industria e la motorizzazione, agenti inquinanti tra i più diffusi, sono finite nel banco degli imputati, senza che nessuno abbia però pensato realmente a frenarne la portata distruttiva dell’ambiente, perché l’economia e la società di innumerevoli territori sono a queste strettamente legate.

• Nel corso del Novecento la motorizzazione di massa e l’avvento del camion hanno reso possibile nei paesi sviluppati una sorta di urbanizzazione e industrializzazione diffusa dei paesi di campagna e delle pianure o vallate attorno alle città.

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I mutamenti nel territorio

• I mutamenti dell’ambiente antropizzato sono stati assai consistenti negli ultimi due secoli.

• Si analizzano di seguito i principali effetti, ricordando che l’Italia presenta una grande molteplicità di ambienti, con una lunghezza di 1.300 km dalla catena delle Alpi alla Sicilia, e con una latitudine meridionale che a volte è sotto la latitudine dell’Africa.

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L’Italia nel Mediterraneo

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La popolazione

• Nel 1861 l’Italia aveva 20 milioni di abitanti (verifica), nel 1961 ne aveva 58 milioni.

• La crescita demografica è stata forte, dovuta all’incremento della natalità ma anche al decremento della mortalità, avendo vissuto in questo periodo la transizione demografica, con la diminuzione della mortalità, mentre la natalità rimaneva alta.

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Il rallentamento demografico

• Dagli anni ‘60 arriva il benessere e si disgregano le grandi famiglie patriarcali, mentre le donne tendono a lavorare.

• Aumentano le esigenze dei figli per vitto, vestiario, alloggio, con la richiesta di case più grandi, e istruzione, obbligatoria dal 1963 fino a 14 anni di età.

• La natalità inizia a rallentare, interrompendo così l’incremento della popolazione, a partire dagli anni ’70.

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L’Italia e le macroregioni fisiche

• Alpi, Pianura padana, Appennino, colline coste, città erano e sono molto differenziate, per il diverso adattamento al microclima e per il forte isolamento che li caratterizzava.

• L’Italia è un paese in prevalenza montuoso e collinare: secondo le statistiche ufficiali, il 35% del territorio è di montagna; il 42% di collina; il 23% di pianura.

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Le montagne

• La montagna rappresenta l’ossatura della penisola, ma ha una disposizione differenziata fra l’Italia continentale e quella insulare.

• Nella prima, Alpi e Appennini, sono situati ai margini, mentre una grande pianura centrale occupa gran parte della superficie.

• Nell’Italia peninsulare la montagna si trova invece nel mezzo, condizionando con il suo spartiacque la distribuzione degli insediamenti umani, dei prodotti agricoli, delle vie di comunicazione.

• Le pianure costiere, talvolta pure di consistente estensione, come il Tavoliere delle Puglie e l’Agro-Pontino, rimangono ai margini, frammentate lungo i litorali.

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Alpi e Appennini

• Nella regione alpina, in cui si concentra quasi la metà del territorio montuoso, le montagne raggiungono le altezze maggiori di tutta l’Europa e il popolamento è concentrato lungo le valli, che talvolta rappresentano le direttrici delle vie di comunicazione con gli altri paesi europei e costituiscono le zone di maggiore sviluppo economico.

• La catena appenninica è meno unitaria di quella alpina. In Liguria, in Calabria e nella Sicilia settentrionale presenta tratti che si affacciano sulla costa, perlopiù nel versante tirrenico, mentre in altre zone è più interna; inoltre è accompagnata altri rilievi montuosi quasi staccati dalla catena principale (come il Monte Amiata). I valichi non sono molto elevati, ma storicamente hanno sempre frenato i collegamenti trasversali, rendendo i due versanti, quello tirrenico e quello adriatico, poco comunicanti fra loro.

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Appennini in Toscana e Umbria

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Pianure e navigazione

• L’unica pianura di grande estensione spaziale è la Pianura padana, che rappresenta la parte economicamente più vitale del paese per la presenza del fiume.

• Le civiltà hanno sempre avuto bisogno di un mezzo di trasporto efficace, che nell’epoca preindustriale era rappresentato soltanto dalla nave.

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I fiumi

• I fiumi nell’Ottocento erano più ampi di quelli di oggi, perché nel passato il loro corso era naturale e non si avevano prelevamenti d’acqua.

• Le dighe per ottenere l’energia e per l’irrigazione, nonché il prelievo di acqua per usi potabili hanno determinato una diminuzione della portata dei fiumi.

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L’uso dei fiumi

• I fiumi nel passato erano navigabili ovunque fosse possibile e usati per il commercio.

• Per la risalita si usava l’alaggio, con il traino delle barche contro corrente a opera di cavalli, muli e buoi.

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Orografia

• La caratteristica orografica, con la prevalenza di montagne e colline, rende l’Italia più simile a regioni come il Giappone o la costa americana del Pacifico, che ai vicini paesi europei del centro-nord, dove dominano le pianure, interrotte saltuariamente da modesti rilievi di forme per lo più non aspre, nati da orogenesi molto antiche.

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Scarsità di combustibili

• L’Italia partecipa in pieno all’economia e alla civiltà europea, ma a livello territoriale presenta problematiche ben diverse, che ne condizionano la vita nazionale: colline e montagne hanno significato nel corso dei secoli isolamento e freno allo sviluppo economico, maggiori spese nell’Otto-Novecento per la costruzione di infrastrutture ferroviarie e poi stradali, problemi continui per frane e terremoti, eruzioni vulcaniche, carenza di minerali energetici, come carbone e idrocarburi

• I minerali combustibili sono poco presenti a causa dell’evoluzione geologica dell’Italia. È emblematico il fatto che l’unico giacimento importante di carbone, quello del Sulcis, si trova in Sardegna, una regione dalla storia geologica più stabile rispetto alla penisola, poiché non ha subito i movimenti e le deformazioni collegate all’orogenesi alpina.

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Campi geotermici, marmi

• La crosta terrestre italiana presenta un dinamismo che ha determinato numerosi effetti negativi, con il solo beneficio consistente dei campi geotermici e del patrimonio idrotermale, utili i primi a fini energetici e i il secondo a fini curativi e turistici.

• Le geologia del territorio ha portato in termini positivi una grande varietà di rocce affioranti, tra le quali i marmi, esportati in tutto il mondo.

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Territorio e insediamenti

• Il territorio ha condizionato in maniera diversa gli insediamenti a seconda delle forme di aggregazione produttiva e delle tecnologie disponibili.

• Nel Medio Evo alcune aree di collina e di montagna erano più abitate delle pianure paludose, sia per motivi di salute sia per ragioni di difesa, che spingevano a costruire gli insediamenti in alto e in punti di difficile accesso, mentre venivano evitate le coste e le pianure soggette a incursioni e scorrerie.

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Rivoluzione industriale

• Con la rivoluzione industriale e la rivoluzione nei trasporti prodotta dalla ferrovia, che ha favorito la circolazione delle merci e delle persone, la dislocazione degli insediamenti si è modificata, con una forte attrazione verso le pianure, migliorate da opere di bonifica e d’irrigazione, tali da permettere lo sviluppo dell’agricoltura commerciale, mentre nelle città nascevano le industrie.

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L’insediamento nelle Alpi

• Nelle Alpi, i cui centri erano in genere più popolati di quelli attuali, poiché il clima di montagna era ritenuto più salubre, all’inizio dell’Ottocento una fitta rete di villaggi punteggiava le valli e vi era un’ampia estensione delle coltivazioni.

• Le pendici delle montagne erano coltivate a terrazze, ciò permetteva di estendere l’agricoltura fino a 1.500-1.800 metri. In alto orzo e patate, in basso grano.

• Si trattava perlopiù di un’agricoltura di sussistenza, non si tendeva infatti a esportare prodotti. Erano coltivati tutti i versanti a solatio, dove batteva il sole, mentre dove c’era l’ombra si trovavano i pascoli.

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Le Alpi cambiano

• Lo scenario è cambiato per effetto di due fenomeni: l’estensione dei prati per l’allevamento e lo spopolamento dei centri d’altura, due eventi correlati, dato che per coltivare i campi occorreva una consistente manodopera, mentre l’allevamento aveva meno bisogno di lavoratori.

• Con l’arrivo delle ferrovie, è divenuto più conveniente importare prodotti dalle pianure piuttosto che produrre in montagna con mezzi più arcaici. Le montagne si sono dunque dedicate al pascolo estivo, dato che in pianura il rendimento risulta migliore. Dopo l’Unità d’Italia iniziò una lenta emigrazione nelle pianure.

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Verso valle

• L’economia nazionale portò a far sì che la produzione non fosse soltanto quella locale, ma si avviò l’esportazione.

• Dalle montagne ci si spostava a valle perché era più semplice coltivare, il costo era minore, non servivano le “terrazze”

• Grazie alle bonifiche e ai mezzi di trasporto, diventava più conveniente acquistare il prodotto importato piuttosto che coltivarlo in altura.

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Il “carbone bianco”

• L’emigrazione permanente verso le pianure – mentre quella stagionale era sempre esistita e continuava a esistere – rallentò nel primo Novecento, perché in montagna si cominciò a sfruttare l’energia idroelettrica, grazie alla presenza di fiumi e torrenti, un’energia molto importante perché in Italia scarseggiava il carbone.

• L’energia idroelettrica fu chiamata “carbone bianco” e portò rilevanti investimenti, provocando una frenata nello spopolamento delle vallate alpine e appenniniche, con uno sviluppo industriale allo sbocco delle valli, come il tessile di Biella e Prato.

• Nel secondo dopoguerra, riprese lo spopolamento, in quanto si iniziò a produrre energia termoelettrica con carbone e petrolio in impianti di solito vicino alle coste.

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L’Appennino

• La macroregione naturale dell’Appennino e delle colline copre tutta la penisola ed è quella che presenta la più cospicua varietà di insediamenti e di sviluppo, in cui è persino difficile trovare linee comuni di evoluzione.

• Le colline del centro-nord erano punteggiate di fattorie e poderi. La proprietà della terra era dei nobili che non la gestivano direttamente, ma la lasciavano al fattore, figura fondamentale di collegamento fra il padrone e i contadini.

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Montagne nel centro-sud

• L’emigrazione dai paesi appenninici iniziò nella seconda metà dell’Ottocento, verso le città e anche verso l’estero.

• Meno evidente – rispetto alle Alpi – fu nel primo Novecento il freno allo spopolamento per effetto delle centrali idroelettriche, e meno evidente è stata in seguito la diffusione dello sci invernale; sono stati infatti pochi i paesi che hanno tratto beneficio da tale sport.

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La transumanza

• Legato all’economia di montagna era anche il secolare fenomeno della transumanza, cioè lo spostamento delle greggi nei mesi invernali verso le pianure, nei mesi estivi verso le montagne.

• A maggio e ottobre le greggi si spostavano, attraverso una fitta rete di sentieri, detti tratturi, o trazzere in Sicilia.

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Montagna, cura e turismo

• Già dalla fine dell’Ottocento si registrò un nuovo fenomeno: le persone andavano in altura per curarsi, soprattutto dalla tubercolosi.

• Il turismo di montagna si sviluppò prima di quello al mare, grazie all’ottimo clima estivo, mentre all’epoca buona parte delle pianure erano ancora afflitte dalla malaria.

• Più recente risulta invece lo sfruttamento della neve. Da fenomeno atmosferico che bloccava l’economia dei territori alpini frenando e talvolta fermando il transito delle merci ai valichi, con inizio negli anni ’20-’30 la neve diventava un importante richiamo turistico.

• Con il miglioramento della viabilità stradale l’accesso in altura risultava più facile, consentendo una rivitalizzazione e un ulteriore sviluppo del territorio nelle vallate al di sotto delle vette.

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Due secoli di cambiamenti in montagna

• Cosa è accaduto in due secoli a livello di paesaggio nelle Alpi? Si è registrato l’abbandono dei paesi, alcuni dei quali sono sopravvissuti soltanto grazie al fenomeno delle seconde case. Si è avuto inoltre il degrado dei terrazzamenti e dei sentieri, che erano stati il frutto di un costante lavoro dell’uomo; infine sono scomparsi i campi in altitudine.

• L’ultimo, ma forse il più importante, dei grandi cambiamenti per la montagna è quello naturale: in 150-200 anni la temperatura si è alzata e molti ghiacciai si sono visibilmente ristretti, determinando enormi problemi, tipo la diminuzione dell’afflusso di acque verso le valli. Contemporaneamente le fasce di vegetazione si sono spostate verso l’alto, per effetto del cambiamento climatico.

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La Pianura padana

• La seconda grande macroregione orografica è quella delle pianure, a partire dalla Pianura padana che ha del tutto cambiato aspetto.

• All’inizio del XIX secolo, la pianura si presentava con vasti campi dalla forma geometrica, delimitati da filari di alberi piantati sull’orlo di fossi che servivano per l’irrigazione.

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Il paesaggio padano

• Due secoli fa, le città medioevali confinavano con i campi coltivati, intervallati dai prati per l’allevamento. Vi era quindi un visibile cambiamento tra città e campagna, e quest’ultima rappresentava una sorta di suddito per la città.

• Dopo la seconda guerra mondiale, invece, la campagna ha invaso la città anche con un forte inurbamento dei contadini e con la crescita delle periferie, dove sono stati costruiti fabbriche e palazzi, che nelle zone di ampia industrializzazione hanno portato i paesi ad attaccarsi l’uno all’altro.

• Il paesaggio della Pianura padana è molto cambiato nella fascia attorno alle grandi città, e lungo le maggiori vie di comunicazione, per il resto è rimasto immutato nelle sue linee principali.

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Pianure e bonifiche

• Nelle altre pianure, si è in generale estesa l’urbanizzazione e i territori che erano sostanzialmente disabitati hanno iniziato ad accogliere nuovi insediamenti. Nella pianure vennero infatti costruite le stazioni, attorno alle quali si sviluppavano nuovi centri urbani e nascevano i paesi scalo.

• Si estendevano le coltivazioni, consentite dalla bonifica, per cercare di risolvere uno dei problemi più importanti del Regno d’Italia, cioè quello di reperire nuove terre.

• Le bonifiche utilizzavano due metodi fondamentali: la colmata e lo scolo delle acque. Il più rilevante lavoro di bonifica è stato quello dell’Agro pontino, dove si sono costruite nuove città come Littoria.

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Le colline

• Le colline e le conche intermontane hanno visto una crescita della presenza umana e dello sviluppo industriale, ma soltanto in alcune regioni.

• Le colline non hanno subito grandi trasformazioni dal punto di vista paesaggistico (vite, olivo, frumento).

• È però scomparso il contratto di mezzadria e ci sono stati cambiamenti territoriali con l’abbandono dei poderi.

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Meccanizzazione e qualità

• La meccanizzazione agricola è stata accompagnata dall’esodo dei contadini, che hanno lasciato i terreni.

• L’immigrazione è andata talvolta a sostituire la popolazione locale, ad esempio in Toscana, e questo ha permesso di non perdere il tradizionale insediamento sparso.

• In tempi recenti, lo sviluppo delle produzioni di qualità e degli agriturismi ha consentito di rilanciare l’agricoltura.

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Le coste

• L’Italia ha circa 6.500 km di coste e rappresenta quindi un paese marittimo.

• Le coste hanno subito in assoluto i maggiori mutamenti nel corso dell’Otto-Novecento, passate da terre in abbandono per la malattia endemica della malaria, a zone di insediamento sempre consistente, per l’urbanizzazione delle coste.

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Insediamenti costieri

• A inizio Ottocento gli insediamenti costieri erano scarsi e concentrati in quelle zone dove le rive erano rocciose, perché la mancanza di acqua stagnante rendeva assente la malaria.

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Sorrento

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L’uso del mare

• Al mare si andava d’inverno per curarsi, mentre la villeggiatura marina è un fenomeno del Novecento, che inizia a riguardare la massa della popolazione durante il fascismo con le colonie per i bambini.

• Negli ultimi due secoli si sono così registrati: costruzione di ferrovie costiere; nuovi insediamenti sul litorale; bonifica delle paludi; sviluppo del turismo; edificazione e cementificazione.

• Le coste erano piene di piccoli porti per pescherecci e per trasporto di cabotaggio.

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Le città

• La tipica città di inizio Ottocento era interna alla cinta muraria medioevale e conservava numerose aree non edificate, che nel corso dell’Ottocento si tese a riempire, costruendo nuove case, sempre dentro le mura, a discapito delle aree verdi.

• Nel 1861, al momento dell’unità d’Italia, le città con oltre 100.000 abitanti erano le seguenti: Torino, Milano, Napoli e Palermo. Anche Roma e Venezia superavano questa cifra, ma non appartenevano ancora al Regno d’Italia.

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La città si espande

• Nel corso del Novecento è poi iniziato lo sviluppo al di fuori delle mura medioevali

• Spesso le mura sono state abbattute, quando incompatibili con le nuove edificazioni e con la viabilità da realizzare per fare posto alle automobili.

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