professionisti, aziende e pubblica amministrazione ... · la privatizzazione del servizio idrico...

91
Il Sole 24 Ore - UNITELNews24 Le Newsletter de Il Sole 24 ORE Percorsi di informazione ed approfondimento per professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione Servizio di informazione ed approfondimento in tema di ambiente, appalti, edilizia, urbanistica e sicurezza Chiuso in redazione il 31 dicembre 2009 © 2010 Il Sole 24 ORE S.p.a. I testi e l’elaborazione dei testi, anche se curati con scrupolosa attenzione, non possono comportare specifiche responsabilità per involontari errori e inesattezze Sede legale e Amministrazione: via Monte Rosa, 91 – 20149 Milano a cura della Redazione Elettronica Edilizia, Ambiente e PA de Il Sole 24 ORE Tel. 06 3022.52.96 e-mail: [email protected] www.professionisti24.com 32

Upload: others

Post on 25-Sep-2020

0 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

Il Sole 24 Ore - UNITELNews24

Le Newsletter de Il Sole 24 ORE Percorsi di informazione ed approfondimento per professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione

Servizio di informazione ed approfondimento in tema di ambiente, appalti, edilizia, urbanistica e sicurezza

Chiuso in redazione il 31 dicembre 2009

© 2010 Il Sole 24 ORE S.p.a.

I testi e l’elaborazione dei testi, anche se curati con scrupolosa attenzione, non possono comportare specifiche responsabilità per involontari errori e inesattezze

Sede legale e Amministrazione:

via Monte Rosa, 91 – 20149 Milano

a cura della Redazione Elettronica Edilizia, Ambiente e PA de Il Sole 24 ORE Tel. 06 3022.52.96 e-mail: [email protected]

www.professionisti24.com

32

Page 2: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 2

n. 32 – 31 dicembre 2009 Sommario

Pagina

NEWS Ambiente, antincendio, appalti, economia e finanza, edilizia e urbanistica, energia, fisco, lavoro e previdenza, mercato, Pubblica Amministrazione, rifiuti, sicurezza 4

RASSEGNA DI NORMATIVA Leggi, decreti, circolari: sintesi e classificazione 17

RASSEGNA DI GIURISPRUDENZA Appalti, beni culturali, edilizia e urbanistica, inquinamento, pubblica amministrazione, Pubblico Impiego, rifiuti, sicurezza ed igiene del lavoro 21

APPROFONDIMENTI

Appalti

AFFIDAMENTO E GARA DESERTA, ENTE CON PIÙ POTERI L'amministrazione locale può valutare altri strumenti per organizzare la gestione del servizio pubblico se la mancata aggiudicazione dipende dall'assenza di partecipanti.Così la giurisprudenza riapre un fronte caldo

Michele Nico, Guida agli Enti Locali, Il Sole 24 Ore, 9 gennaio 2010, n. 2 37

Appalti

GARE, NIENTE ESCLUSIONE PER CHI DICHIARA DI SUBAPPALTARE OPERE DA ESEGUIRE DIRETTAMENTE Il Consiglio di Stato cambia orientamento sull'esclusione dalla gara del partecipante che dichiara di subappaltare lavorazioni per le quali il bando prevede l'esecuzione diretta. Secondo la quarta sezione il concorrente va ammesso se ha i requisiti necessari.

Fabio Baglivo, Edilizia e Territorio Il Sole 24 Ore - del 14 dicembre 2009, n. 48 41

Edilizia e urbanistica

CONSULTA: SENZA LE LINEE GUIDA LE REGIONI NON POSSONO LIMITARE I SITI DESTINATI AGLI IMPIANTI In assenza delle linee guida nazionali le Regioni non possono escludere parti del proprio territorio dall'installazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili. Lo ha chiarito la Corte costituzionale. Le compensazioni in denaro devono andare ai Comuni.

Carmen Chierchia, Edilizia e Territorio, Il Sole 24 Ore, 21 dicembre 2009, n. 49 44

Finanziaria

FINANZIARIA 2010: TUTTE LE NOVITÀ DALLA A ALLA Z Analisi dettagliata delle principali novità

Nicoletta Cottone, www.ilsole24ore.com 48

Page 3: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 3

Pubblico Impiego

PICCOLI AGGIUSTAMENTI SUL PERSONALE DELLA PA Norme non particolarmente innovative: meritano una notazione le misure per il rinnovo dei contratti collettivi e i vincoli alle assunzioni per le Camere di commercio

Arturo Bianco, Guida al Diritto, Il Sole 24 Ore, 23 gennaio 2010, n. 4 63

Sicurezza ed igiene del lavoro

DATORE DI LAVORO PER LA SICUREZZA: NOZIONE, COMPITI E RESPONSABILITÀ Dopo l'assestamento della normativa sulla sicurezza sul lavoro, realizzato dal decreto n. 106/2009, il quadro normativo riferito al datore di lavoro pubblico per la sicurezza sul lavoro ed al suo “dover essere” acquista maggiore certezza, consentendo un esame più ponderato

Aldo Monea, Guida al Pubblico Impiego, Il Sole 24 Ore, 1° dicembre 2009, n. 12 66

Sicurezza ed igiene del lavoro

SICUREZZA: IL COMMITTENTE È RESPONSABILE SE INTERVIENE SULLE MODALITÀ DI LAVORO In caso di infortuni subiti dal dipendente dell’appaltatore durante l’esecuzione dei lavori, sussiste la responsabilità del committente solo se lo stesso si è ingerito nell’esecuzione delle opere rendendosi così garante della sicurezza dei dipendenti dell’appaltatore.

P. M. Zerman, Diritto e Pratica Amministrativa, Il Sole 24 Ore, 1° dicembre 2009, n. 12 72

L’ESPERTO RISPONDE Acque, agevolazioni, appalti, fisco, rifiuti, sicurezza ed igiene del lavoro 76

Page 4: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 4

Acqua

Acqua, la sfida della qualità e quella del mercato. La privatizzazione del servizio idrico sta dando origine a una sorta di guerra santa. La questione è di grande interesse e rilevante delicatezza stante la natura primaria del bene acqua, ma proprio per questo andrebbe affrontata in modo meno ideologico. Non è agevole sapere quali potranno essere le conseguenze della riforma riguardo all'erogazione del servizio idrico, all'adeguamento delle reti, ai livelli di tariffazione; le stesse previsioni fatte da vari soggetti sono talmente diverse da apparire numeri in libertà. Tuttavia è agevole sapere che il sistema attuale è tale per cui il nostro Paese vede ancora 2,5 milioni di persone senza acqua corrente in casa, 9 milioni senza fogne e 20 milioni senza depuratori. Poi, questo sistema è lo stesso che ha fatto passare gli investimenti sull'adeguamento delle reti da 2 miliardi di euro l'anno, prima della legge Galli, a una media attuale nazionale di 700 milioni annui. Inoltre, è lo stesso sistema che riesce a far sì che su 100 litri di acqua captata dalle sorgenti ne arrivino solo 63 nelle case (naturalmente esclusi quelli che, l' acqua, non ce l'hanno affatto). Infine, e questo va sottolineato poiché è forse uno dei motivi dei precedenti dati disastrosi, è il Paese che ha le tariffe tra le più basse in Europa: di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte di più negli altri Stati. Nonostante questa tariffazione, il servizio idrico è considerato uno dei più remunerativi. Come mai? È semplice, a fronte di tariffe mediamente basse si mantengono al lumicino gli investimenti. Alla luce di questi dati verrebbe da dire che è difficile fare peggio, tuttavia nelle parole di chi si oppone alla riforma sembra di cogliere una soluzione quasi salvifica nel fatto che il servizio sia in mano pubblica, cioè come è stato sinora con i risultati noti. I dati dimostrano che gli italiani dovrebbero aspirare a qualcosa di meglio. Il meglio potrà venire dalla riforma? Difficile dirlo, ma una cosa è certa: il previsto abbassamento della quota pubblica al 40% o al 30% del capitale delle società miste è irrilevante rispetto al mantenimento del controllo pubblico sulla gestione. È irrilevante per i gruppi quotati in borsa (che coprono una fetta maggioritaria del mercato), il mantenimento di una quota anche solo del 30% equivale ad avere il controllo di fatto della società, ma lo è anche per le società non quotate. Infatti, c'è in materia un equivoco di fondo e cioè che l'affidamento del servizio a società partecipate dai privati equivalga a una gestione privata del bene acqua, con tutto ciò che ne conseguirebbe in ordine alla presunta liberalizzazione (e, quindi, temuta selvaggia maggiorazione) delle tariffe. Ebbene, è un approccio arcaico che nasconde il reale problema dinanzi al quale si trova la gran parte delle amministrazioni locali, quale che sia il livello di partecipazione pubblica nelle società affidatarie: la seria difficoltà di predisporre adeguati contratti di servizio che disciplinino le modalità di erogazione dello stesso e - ancor più - la concreta capacità/volontà di farli rispettare. È chiaro che ciò mette a nudo anche le disfunzioni delle amministrazioni locali, ma è illusorio pensare che il problema si risolva mantenendo la maggioranza del capitale pubblico e lasciando inalterata la vacuità dei contratti di servizio. È il contratto di servizio che connota il controllo pubblico sulla gestione, non certo la natura giuridica o il livello di partecipazione pubblica nelle società. È attraverso tale strumento che il pubblico si garantisce sul fronte della qualità del servizio, della misura e della progressione delle tariffe. (Renato Perticarari, Guida agli Enti Locali, Il Sole 24 Ore, 19 dicembre 2009, n. 50, p.5)

Istat: l'acqua si perde nella rete colabrodo. In Italia per ogni 100 litri di acqua erogata si preleva una quantità di 165 litri, cioè il 65% in più». Una rete colabrodo che evidenzia le maggiori dispersioni nelle regioni del Sud, dove per erogare 100 litri di acqua ne servono quasi altri 100. Per l'acqua potabile, «si registra una perdita pari al 47%». Questa la foto scattata dall'Istat e contenuta nel Censimento delle risorse idriche a uso civile per l'anno 2008. Rispetto alla dispersione anche in Valle d'Aosta si devono prelevare 158 litri per averne erogati 100, nella provincia di Trento 109, in Sardegna 104. Le maggiori dispersioni di rete si osservano in Puglia, Sardegna, Molise e Abruzzo dove, per ogni 100 litri di acqua erogata, se ne immettono in rete circa 80 litri in più. (Guida agli Enti Locali, Il Sole 24 Ore, 19 dicembre 2009, n. 50, p.7)

Page 5: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 5

Agricoltura, allevamento, alimenti e bevande

Biologico, la rotazione diventa legge. È stato approvato definitivamente il decreto del Mipaaf che detta le «Disposizioni per l’attuazione dei regolamenti Ce n. 834/2007, n. 889/2008, n. 1235/2008 e successive modifiche riguardanti la produzione biologica e l’etichettatura dei prodotti biologici». In attesa della pubblicazione, il ministero sta definendo alcune note esplicative che dovrebbero chiarire gli ultimi dettagli sulle tanto contestate rotazioni colturali, che diventeranno obbligatorie (ma va verificata la compatibilità con gli avvicendamenti previsti dalle misure agroambientali dei Psr), sull’entrata in vigore delle nuove etichette (che dovrebbero essere utilizzate a partire da luglio 2010, in concomitanza con il nuovo logo Ue), e sull’import. Il provvedimento è stato illustrato nel corso del convegno organizzato da Federbio sul sistema di certificazione nazionale. La polemica delle ultime settimane si è concentrata sulle rotazioni colturali. All’articolo 3 del testo si prescrive che «la medesima specie è coltivata sulla stessa superficie solo dopo l’avvicendarsi di almeno due cicli colturali di specie differenti, uno dei quali destinato a leguminosa o a coltura da sovescio ». Un paletto in più che secondo Federbio penalizzerà le imprese biologiche italiane, ma che per il Mipaaf rappresenta uno standard minimo da rispettare per mantenere e potenziare la fertilità dei suoli, anche per differenziare su livelli più elevati la bioagricoltura rispetto ai protocolli dell’agricoltura integrata. Per quanto riguarda la produzione animale è prevista l’istituzione di una banca dati per la zootecnia biologica contenente tutte le informazioni sulla disponibilità di animali allevati con metodo biologico. E sull’apicoltura, il testo dà indicazioni riguardo la possibilità di alimentazione artificiale nel caso di condizioni climatiche avverse. Per gli alimenti trasformati, si autorizza l’uso di nitrito di sodio e nitrato di potassio a condizione che si dimostri che non esiste alcun metodo tecnologico alternativo. Infine è previsto il varo di ulteriori decreti, sui quali il ministero è già a lavoro. Tra questi, l’amministrazione si è attivata per la redazione di norme nazionali relative alla etichettatura e al controllo dei prodotti provenienti dalla ristorazione collettiva. L’iter è iniziato con la raccolta dei vari disciplinari privati esistenti per confrontarli e di uniformare quanto più possibile le future norme nazionali a quanto già esistente. Infine arriveranno a breve il testo attuativo per l’acquacoltura bio (regolamento Ue 710/09) e per il vino (la normativa comunitaria dovrebbe essere pubblicata a gennaio). (Rosanna Magnano, Il Sole 24 Ore Agrisole, 25-31 dicembre 2009, n. 50, p. 6)

La nuova frontiera «agro-ecologica». Il nuovo corso è quello indicato dalla catena WalMart che, negli Usa, ha cominciato a vendere prodotti agricoli biologici locali. Un’innovazione doppia, considerando la politica commerciale a basso prezzo tipica di questi negozi. Questo il messaggio chiave snocciolato con incisività a chiusura degli Stati generali del biologico che, dopo otto mesi di incontri seminari tematici, ha «tirato le fila» presentando a Padova il primo manifesto italiano del biologico. Undici punti per creare un «modello» utile a rafforzare le strategie della politica agricola nei confronti della filiera e delle quote di mercato ma anche per attivare nuovi sussidi a sostegno delle produzioni (si veda articolo in pagina). Perché mangiare «bio» non è più solo una moda ma una scelta consapevole che gradualmente si è ricavata un suo spazio, circa il 3% del mercato nazionale, con un fatturato annuo di oltre tre miliardi di euro e consumi in crescita del 5,4% (dal 2008). Le imprese bio sono tra l’altro le più dinamiche nel panorama: il 65% degli imprenditori è giovane (quasi i 2/3 del totale) e scolarizzato: il 17% è laureato, oltre il 50% possiede un diploma. È qui, inoltre, la percentuale più alta di donne imprenditrici. Il manifesto sarà presentato col nuovo anno all’attenzione del ministero dell’Agricoltura. La necessità è quella di differenziare queste produzioni che si basano sul concetto di sostenibilità e beneficio sociale. «Il biologico deve avere e mantenere un’identità – spiega Andrea Povellato dell’Inea – e le due caratteristiche premianti sono la qualità e l’ambiente. Per questo non deve seguire i dettami dell’agricoltura standard ma adottare un approccio più ambizioso e anche più difficile che è quello agro-ecologico. Un sfida che richiede un’evoluzione culturale e d’impresa. In questo scenario, di lungo periodo – conclude alludendo alla diatriba degli ultimi mesi – credo che il meccanismo delle rotazioni sarà inevitabile». L’approccio agro-ecologico unisce infatti alla riduzione input esterni la valorizzazione delle risorse degli agro-ecosistemi. La priorità è quindi quella di aumentare l’agro-biodiversità. «Quella genetica – spiega Paolo Bàrberi, della Scuola superiore Sant’Anna, Pisa – con un ampliamento della base

Page 6: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 6

genetica delle cultivar e delle razze e l’allevamento di più genotipi per specie, per esempio la consociazione varietale nei cereali. La biodiversità di specie, con la diversificazione degli avvicendamenti colturali nel tempo e nello spazio (rotazioni più lunghe, colture di copertura/sovescio, consociazioni) e infine biodiversità degli habitat, con la diversificazione dei sistemi agricoli a scala aziendale e di paesaggio. (Eleonora Vallin, Il Sole 24 Ore Agrisole, 18-24 dicembre 2009, n. 49, p. 12)

Prodotti biologici. Logo nazionale, si decide entro aprile. Alcuni paesi l’hanno già adottato: Francia, Germania, Danimarca, Spagna e Austria. L’Italia, per ora, ha avviato uno studio di fattibilità. L’obiettivo è affiancare al logo comunitario – oggi facoltativo ma obbligatorio dal 1° luglio 2010 – un marchio biologico nazionale. La disciplina Ue lo consente, le necessità di differenziazione e di corretta informazione al consumatore lo richiedono. La diatriba oggi in corso è però tra l’adozione di un marchio collettivo pubblico o un semplice logo distintivo. Nel primo caso, l’etichetta non sarebbe legata all’origine del prodotto ma servirebbe a specificare le qualità intrinseche, indicando nell’autorità pubblica il soggetto garante. Una soluzione, questa, a tutela dei principi della libera concorrenza. Nel secondo caso, invece, la scelta valorizzerebbe il made in Italy quale stile di vita e consumo. Ma i segni grafici (loghi) qualificabili come marchi e non come modo di rendere nota in etichetta l’origine italiana del prodotto, contrastano con la posizione Ue secondo cui l’origine geografica deve essere comunicata solo attraverso Dop e Igp o marchio collettivo privato. «La soluzione migliore – spiega Sabrina Giuca dell’Inea – sarebbe dunque un segno grafico (e non un marchio) che rafforzi la dicitura “Agricoltura italiana” attestante l’origine geografica e la filiera. I pro e contro dipendono, in ogni caso, dalla sua gestione». La decisione è attesa entro aprile. (Eleonora Vallin, Il Sole 24 Ore Agrisole, 18-24 dicembre 2009, n. 49, p. 12)

Economia, finanza, gestione, agevolazioni e fisco

Finanziaria e milleproroghe, le spine degli Enti. Ripetendo un cliché che da qualche anno è consuetudine con il maxiemendamento si è chiuso il percorso della legge Finanziaria 2010, destinato anche a esaurire l'epoca delle finanziarie per aprire quella delle leggi di stabilità. Si tratta di una manovra che presenta un impatto di circa 9 miliardi di euro sul saldo netto da finanziare e che, rispetto agli anni precedenti, ha avuto un passaggio parlamentare meno vivace, se non in relazione alla decisione del Governo di porre la questione di fiducia. In effetti, da qualche tempo, i provvedimenti di natura finanziaria sono adottati nel corso dell'anno, anticipando buona parte dei contenuti che altrimenti troverebbero allocazione nella manovra di finanza pubblica (basti pensare al Dl 112/2008 e al Dl 78/2009). Per gli Enti locali la finanziaria approvata presenta rilievo non solo per quello che c'è ma anche per quello che non c'è: una serie di misure fortemente attese (come, ad esempio, l'allentamento dei vincoli del patto di stabilità) non sono state, infatti, inserite. Tra i contenuti positivi è da ricordare l'adeguamento degli stanziamenti previsti per la compensazione del minore gettito Ici, con un incremento di 156 milioni sul 2008 e di 760 milioni sul 2009 (complessivamente insufficienti). È anche ripristinata per il triennio la contribuzione, inizialmente prevista fino al 2009, per i Comuni più piccoli caratterizzati da una forte presenza di anziani e di bambini. Piuttosto critico, e certamente criticabile, è poi il taglio ai trasferimenti erariali disposto per il prossimo triennio, pari a 12 milioni per le Province e 216 milioni per le amministrazioni comunali. Si tratta, infatti, di una scelta che incide in modo pesante sulla situazione economico-finanziaria degli Enti locali, già messa a dura prova dall'evoluzione intervenuta negli ultimi anni sulla finanza locale che ha fortemente ridotto le risorse disponibili. È anche discutibile l'opzione perseguita di mitigare l'impatto di tale intervento con disposizioni, in parte di carattere ordinamentale, destinate a incidere sulle spese di funzionamento degli enti: riduzione del numero dei consiglieri e assessori, la soppressione della figura del difensore civico e del direttore generale, l'azzeramento delle circoscrizioni di decentramento comunale, l'eliminazione dei consorzi di funzione e altro ancora. Le perplessità di tale approccio sono sia formali che sostanziali. Dal primo punto di vista è discutibile l'inserimento di tali norme nell'ambito della legge Finanziaria, mentre è in corso di predisposizione la nuova Carta delle Autonomie. Dal secondo punto di vista c'è da dubitare in ordine alla possibilità di realizzare effettivamente i risparmi di spesa attesi, dal momento che l'incidenza delle novità introdotte può risultare inferiore rispetto alla riduzione delle

Page 7: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 7

risorse trasferite (reiterando le problematiche già emerse in occasione del precedente taglio dei costi della politica). Tra le altre disposizioni riguardanti gli Enti locali vi è da segnalare il riconoscimento di un diritto di prelazione per le dismissioni degli immobili confiscati alla mafia, che può consentire di destinare a finalità pubbliche ulteriori beni. L'idea può essere condivisibile, c'è tuttavia da chiedersi in quale misura possa essere concretamente attuata, considerando le risorse realmente disponibili e i vincoli del patto di stabilità. Qualche luce e molte ombre in sintesi nella legge finanziaria che gli enti sono chiamati ad applicare per il 2010, con l'effetto ultimo di rendere indispensabile una gestione molto attenta e meticolosa, in attesa del prossimo intervento normativo dopo l'ennesimo decreto milleproroghe. (Marco Rossi, Guida agli Enti Locali, Il Sole 24 Ore, 9 gennaio 2010, n. 2, p. 5)

Ambiente, Energia/Il rischio ICI frena gli impianti per le rinnovabili. La querelle fra differenti orientamenti relativi alla corretta iscrizione a Catasto delle centrali eoliche e fotovoltaiche rischia di generare uno stato di diffuso contenzioso fra l’amministrazione finanziaria, gli Enti Locali e la giustizia tributaria. Se infatti con la Risoluzione 3/T/2008, l’Agenzia del Territorio ha affermato che gli impianti di produzione di energia elettrica a pannelli solari (ma anche eolici vd circolari 14/T/2007 e 4/T/2006) devono essere accatastati nella categoria D/1, cioè fra gli opifici (con conseguenze in termini di imponibilità dell’ICI) è anche vero che la VI Sezione della Commissione Tributaria Provinciale di Bologna con la decisione 11/2009 ha bocciato la linea dell’Agenzia, giungendo alla conclusione secondo cui la categoria idonea all’iscrizione catastale di tali impianti è la E, la quale pur mantenendone la natura immobiliare implica al contrario l’esenzione dall’ICI (vd in tal senso art. 7, comma 1 del DLgs 504/1992), mentre ad altro esito ancora è pervenuta a più riprese la CTP di Foggia che (con le decisioni 85 e 93 del 2007) ha talora riconosciuto inapplicabili le sanzioni, riconoscendo una situazione di confusione normativa. Incertezza che ricade però sulle imprese, entro i termini del 16 dicembre, data entro la quale può essere operato il ravvedimento per un eventuale mancato acconto ICI a giugno 2009. (Giorgio Gavelli, Il Sole 24Ore, Norme e Tributi, del 14 dicembre 2009, p. 5 – sintesi redazionale)

Cassazione/Le circolare dell’Agenzia delle Entrate non fanno Legge. Le circolari dell’Agenzia delle Entrate possono esclusivamente fornire indirizzi di prassi che non hanno però mai valore di Legge. Il principio è frutto delle conclusioni cui è giunta la Corte di Cassazione con l’Ordinanza 35 del 5 gennaio 2010. Il pronunciamento della Corte si fonda sul presupposto dell’inammissibilità per il contribuente di ricorrere in Cassazione per violazione di una circolare ministeriale, in quanto le circolari non introducono norme di diritto, ma si configurano invece come atti unilaterali in riferimento ai quali può essere denunciata in Cassazione solo la violazione dei canoni legali di ermeneutica contrattuale, applicabili per l’appunto agli atti unilaterali, ovvero i vizi di motivazione. Ma la Cassazione è andata oltre: i documenti di prassi disposti dall’AdE sono atti dell’amministrazione finanziaria che è a sua volta priva di poteri discrezionali nell’atto di stabilire le imposte dovute, con la conseguenza che tale genere di atti non vincola né il contribuente né il giudice e non costituisce in sé fonte di diritto. L’Ordinanza 35/2010, peraltro, procede nella direzione già tracciata dalla III sezione civile della Corte con Sentenza 16612/2008. (Giampaolo Piagnerelli, Il Sole 24Ore, Norme e Tributi, dell’8 gennaio 2010, pag. 21 – sintesi redazionale)

Edilizia e urbanistica

Edilizia, aree vincolate/Costruzioni con il via libera della Sovrintendenza. Dall’1 gennaio, tutti gli interventi su aree vincolate, a partire da quelli di natura edilizia, dovranno in via preliminare e vincolante ottenere il via libera dalle Sovrintendenze ai Beni culturali. Si tratta di una delle disposizioni introdotte dal Codice dei Beni Culturali (il cosiddetto Codice Urbani, DLgs 42/2004), finora non entrata in vigore per effetto di ripetute dilazioni. A sollecitare il rinvio della nuova procedura autorizzativa sono state le Regioni, in virtù dei ritardi nella predisposizione dei protocolli d‘Intesa con il Ministero per la realizzazione di Piani paesaggistici concordati (Regione – Ministero). Al momento le Regioni che hanno sottoscritto con il Governo tale protocollo sono solo

Page 8: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 8

otto – Abruzzo, Campania, Friuli, Piemonte, Puglia, Sardegna e Veneto, mentre nel caso di Lazio, Umbria e Calabria i protocolli sono pronti ma ancora non siglati. La novità di quest’anno è che la proroga a carico dell’entrata in vigore della norma in questione non è stata reiterata, implicando quindi l’effettiva vigenza della disposizione del DLgs 42, pur sulla base della richiesta – avanzata dalle Regioni e accolta dal Governo – di una semplificazione delle procedure autorizzative che coinvolgono le Sovrintendenze. Va in primis rilevato che in presenza di Piani paesaggistici adottati in sinergia fra Regione e Ministero, il parere della Sovrintendenza rimane obbligatorio ma senza più essere vincolante. Resta fermo che l’iter semplificato si applica solo ai permessi rilasciati con le procedure nuove. Ad oggi, dopo aver incassato il “sì” della Conferenza Stato-Regioni, il Regolamento attuativo della norma citata è al vaglio del Consiglio di Stato, dopo di che passerà all’esame delle competenti Commissioni parlamentari per poi approdare a Palazzo Chigi. Entro febbraio, il Regolamento dovrebbe poter arrivare al traguardo. (A. Cerchi, F. Nariello, Il Sole 24Ore del 4 gennaio 2010, pag. 3 – sintesi redazionale)

Piano Casa/Il Piemonte esclude le strutture ricettive dal bonus volumetrico. Gli edifici con finalità ricettive sono fuori dal Piano Casa regionale del Piemonte. L’esclusione è giunta attraverso l’abrogazione di un comma della LR 20/2009 apportata dalla più recente Legge 30 del 4 dicembre 2009. In sostanza, pensioni, alberghi, affittacamere e residence perdono ogni possibilità di realizzare ampliamenti volumetrici. Secondo quanto spiegato dalla Direzione Programmazione strategica delle Politiche Territoriali e dell’Edilizia della Regione, la modifica in senso restrittivo è dovuta al fatto che, per le strutture ricettive, la chance di godere di un ampliamento era già in precedenza limitata dalla LR 20/2009 a strutture di piccolissime dimensioni, dal momento che gli aumenti concessi erano del 20% del volume entro però un tetto massimo di mille200mc ad edificio ultimato. In attesa di chiarimenti, la cui necessità è ravvisata dalla stessa Direzione per la Programmazione strategica, la Regione sembra orientata a non considerare i Bed&Breakfast quali strutture ricettive in senso stretto (benché considerate tali dalla Legge 31/1985, art. 15-bis), bensì a prevalente destinazione residenziale. (Silvio Rezzonico, Giovanni Tucci, Il Sole 24Ore, Norme e Tributi del 21 dicembre 2009, pag. 35 – sintesi redazionale)

Piano Casa. La Legge del Molise. Interventi di ampliamento fino al 40% e di ricostruzione fino al 50 per cento. E nessun divieto esplicito all’aumento di volume o di superficie nei centri storici (salvo quelli abusivi). È una legge piuttosto permissiva quella approvata dal Consiglio regionale del Molise nella giornata del 27 novembre. La norma (che con tutta probabilità sarà pubblicata sul BUR del 15 dicembre ed entrerà in vigore il giorno successivo) attende, per diventare pienamente operativa, le delibere dei Comuni che, entro i due mesi successivi, potranno escluderne l’applicabilità da specifiche aree, sulla base di valutazioni urbanistico-edilizie e paesaggistico-ambientali. Per la presentazione della Dia (necessaria per la realizzazione di tutti gli interventi previsti) ci sono due anni di tempo dall’entrata in vigore della legge. (Silvia Marzialetti, Il Sole 24Ore, Tabloid Edilizia e Territorio, n 47 del 7 – 12 dicembre 2009, pag. 5 – sintesi redazionale)

Piano Casa, Campania/I premi volume guidano il recupero delle aree dismesse. Nuova opportunità per le aree industriali dismesse della Campania. Grazie all’articolo 5 del Piano Casa regionale, approvato dal Consiglio il 10 dicembre, potranno essere riqualificate anche in deroga agli strumenti urbanistici vigenti, purché si tratti di attività produttive cessate da almeno tre anni. L’articolo 5, che è stato oggetto di un intenso confronto tra le forze politiche, costituisce il cuore del piano. L’ultima versione prevede che per la riqualificazione delle aree urbane degradate sono consentiti, per immobili che abbiano chiuso le attività produttive da almeno tre anni e con dimensione di lotto non superiore a 15mila mq, in deroga agli strumenti urbanistici generali, interventi di sostituzione edilizia a parità di volumetria esistente, anche con cambiamento di destinazione d’uso. In questo caso almeno il 30% dell’immobile deve essere destinato a edilizia sociale. I Comuni provvisti di strumenti urbanistici generali vigenti possono individuare, con provvedimento del Consiglio comunale, entro il termine di sessanta giorni dall’entrata in vigore

Page 9: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 9

della Legge, le aree nelle quali tali interventi non sono consentiti. È previsto, inoltre, un aumento dei volumi entro il 50% per interventi di demolizione, di ricostruzione e ristrutturazione urbanistica dei fabbricati, con vincolo per la Regione di inserire nella programmazione futura fondi per l’edilizia economica e popolare. (Brunella Giugliano, Il Sole 24Ore, Tabloid Edilizia e Territorio, n 49 del 21 dicembre 2009 – 2 gennaio 2010, pag. 7 – sintesi redazionale)

Piano Casa, Social Housing/Sbloccati i primi 200mlni. Arrivano i primi fondi del Piano Casa nazionale per l’housing sociale destinati agli interventi urgenti. Sono i famosi 200 milioni di euro stralciati dall’originario programma di interventi approvato dallo scorso Governo nel dicembre 2007 contro l’emergenza sfratti. Il Decreto con il riparto dei fondi e la lista degli interventi viaggia verso la GU, dopo che il testo è stato registrato alla Corte dei Conti. I fondi concretamente erogabili da parte del Ministero, sono però molti di meno. I 200 milioni sono infatti diventati 197 circa per la rimodulazione di parte della quota spettante all’Abruzzo, dirottata verso più urgenti obiettivi post-terremoto). Ma i fondi impegnati in questa prima fase sono solo 76mlni circa; e di questi solo 57mlni sono effettivamente erogabili, cioè il 30% dell’importo iniziale, pari alla prima tranche dei fondi. Una seconda quota del 30% verrà assegnata entro un mese dall’avvenuto avvio degli interventi finanziati con la prima tranche. La terza quota del 30% verrà assegnata entro un mese dall’avvio dei programmi fino al 70% del finanziamento totale. Infine, l’ultima “rata”, del 10%, verrà erogata entro un mese dall’avanzamento dei lavori pari al 90% del finanziamento. (Massimo Frontera, Il Sole 24Ore, Tabloid Edilizia e Territorio, n 49, del 21 dicembre 2009 – 2 gennaio 2010, pag. 13 – sintesi redazionale)

Territorio a rischio sismico/In Calabria il progetto pilota: il Sì al progetto lo da il computer. Un software per controllare i progetti in zona sismica, che verificherà in automatico la corretta applicazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni al momento delle procedure di autorizzazione. È l’innovativo sistema introdotto dalla Regione Calabria con la LR n. 35 del 2009 e messo in pratica dall’Eucentre, fondazione senza scopo di lucro con sede a Pavia. E adesso anche altre Regioni ci si prepara a riprendere quest’idea: negli uffici tecnici dell’Emilia Romagna sarebbe già allo studio un meccanismo simile. L’innovazione fondamentale del regolamento è l’introduzione di un procedimento di denuncia e trasmissione dei progetti completamente telematico, attraverso un software denominato Si-Erc (acronimo di Sistema informatico edilizia Regione Calabria). Il programma avrà come primo interlocutore il progettista. Per richiedere l’autorizzazione sismica, questi dovrà inserire nel sistema, oltre alla documentazione progettuale, i dati relativi alla struttura. Poi la palla passerà ai tecnici regionali, che avranno il compito di esaminare i risultati dei software e rispondere con l’autorizzazione, con il rifiuto supportato da richieste di correzioni o con richiesta di integrazioni. I tempi delle operazioni per gli ingegneri saranno molto variabili. Tuttavia, il Governo in sede di Consiglio dei Ministri dell’11 dicembre scorso ha deliberato di impugnare la normativa regionale della Calabria per sottoporla al vaglio della Corte costituzionale in merito a presunti contrasti della LR 35/2009 con il DPR 380/2001. Il primo punto oggetto di vertenza è l’art. 3 che esclude dalla procedura di autorizzazione i progetti presentati dalle FS. Un’esclusione che secondo il Governo eccede la potestà normativa regionale. Il secondo punto invece è il comma 2 dell’art. 6, che prevede come in caso di sopraelevazioni al progetto vada allegato un certificato delprogettista anziché una certificazione dell’Ufficio Regionale. Ma su entrambi gli aspetti, la Regione sembra orientata ad emendare la Legge 35 e per venire incontro alla richiesta di rinvio dell’entrata in vigore della nuova procedura i termini di 90 giorni a decorrere dalla pubblicazione del testo sul BUR verranno calcolati a partire dalla pubblicazione della modifica. (G. Latour, Il Sole 24Ore, Edilizia e Territorio, 21 dicembre 2009 – 2 gennaio 2010 n 49, p. 11 – sintesi redazionale)

Edilizia verde in 600 Comuni. Sono quasi 600 i Comuni italiani che hanno adottato innovazioni normative riguardanti l’energia e la sostenibilità ambientale in campo edile. Circa un terzo di questi impone di adottare le misure di risparmio energetico anche in caso di ristrutturazione e non solo di costruzione ex novo: dall’uso di pannelli solari all’isolamento termico,

Page 10: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 10

dal recupero delle acque piovane fino all’impiego di materiali riciclabili. La ricognizione dei regolamenti edilizi comunali è oggetto del Rapporto Onre 2009, curato dal Cresme e da Legambiente, e diffuso nelle scorse settimane. In effetti, i regolamenti edilizi adottati riguardano solo il 7% dei Comuni italiani (circa 600 su un totale di oltre 8mila), ma se si fa riferimento alla popolazione amministrata, il dato assume un contorno rilevante: 17 milioni di cittadini, pari al 29% degli abitanti nazionali. (Cristiano Dell’Oste, Il sole 24Ore, Norme e Tributi, 21 dicembre 2009, p. 35 – sintesi redazionale)

Edilizia/Centomila lavoratori in meno. Ventimila imprese in meno, 100mila lavoratori persi nel 2009 (per un calo medio del 12% circa) e altri 150mila a rischio nel prossimo anno. Gli ultimi dati della Commissione nazionale delle Casse edili (CNCE) dicono che il difficile momento delle costruzioni non è finito. Anzi, sembra destinato a durare ancora a lungo. Le principali sigle di tutta la filiera del settore, riunite in Federcostruzioni (30mila aziende per 370 miliardi di fatturato), partendo da questi numeri lanciano il segnale d’allarme. Il calo, evidenziato dai dati Cnce, è spalmato su tutto il territorio nazionale. Roma perde in un anno ottomila lavoratori, Milano 4mila500. Altrettanti ne perdono complessivamente Bergamo, Varese, Como e Lecco. Nelle province del Veneto sono state espulse dal settore 3mila500 unità, mentre in Umbria sono state tagliate quattromila teste su un totale di 14mila500 iscritti alla Cassa. E in molte Regioni del Sud la contrazione si avvicina al 25%, un quarto della forza lavoro: Salerno è a 3mila800 lavoratori in meno, Palermo a duemila, Reggio Calabria a quota mille800. (Giuseppe Latour, Il Sole 24Ore, Tabloid Edilizia e Territorio, n 47 del 7 – 12 dicembre 2009, pag. 12 – sintesi redazionale)

Energia

Biogas, così si calcola l’investimento. Un agricoltore che intenda realizzare un impianto a biogas, deve affrontare una corsa a ostacoli. Ciò è dovuto al fatto che, oltre alle difficoltà di valutazione delle varie tecnologie, risulta spesso molto complicato anche effettuare una semplice valutazione economica del costo dell’impianto o la comparazione fra due o più offerte economiche. In effetti i preventivi di spesa rilasciati dai vari fornitori di impianti sono spesso difficilmente confrontabili fra loro per incomparabilità delle componenti incluse nell’offerta: c’è chi comprende nell’offerta quasi tutto (ci sono sempre comunque dei costi non inclusi), o chi, nella maggior parte dei casi, offre solo alcune componenti fondamentali dell’impianto, demandando agli investitori l’arduo compito di completare il quadro dei costi in funzione delle proprie esigenze. Così chiunque voglia confrontare due o più preventivi, o anche solo sapere quale sia l’effettivo ammontare dell’investimento per la realizzazione dell’impianto, deve essere in grado di effettuare numerosi calcoli integrativi. Qualora poi si vogliano effettuare approfondimenti per il dimensionamento dell’impianto, mettendo in relazione prezzi, fornitori e taglie diverse, l’attività di valutazione si complica ulteriormente. Al fine di fornire un’indicazione di massima sull’entità degli investimenti per la realizzazione di un impianto a biogas sono stati sintetizzati in una tabella i valori per classe di potenza derivanti dall’elaborazione dei preventivi dei principali fornitori presenti nel nostro paese, integrati con le spese necessarie per il completamento degli investimenti non incluse nelle offerte. In particolare si tratta di costi indicativi di impianti a biogas effettuati su terreno nudo, di cabina di allaccio vicina all’impianto, e senza tenere in considerazione l’acquisto dei mezzi necessari alla gestione delle materie prime in entrata e del digestato. A tale proposito si fa presente che la dotazione minima di macchinari per il caricamento della biomassa e per lo spargimento del digestato, indispensabili all’impianto se non già disponibili in azienda, hanno un costo di almeno 200mila euro e che tali costi vanno aggiunti ai valori riportati nella tabella. Che gli investimenti aumentino con la taglia dell’impianto è scontato, ma non lo è invece il livello (basso) di proporzionalità con cui ciò avviene: l’investimento unitario (euro/MW) quasi raddoppia passando da 250 kW a 1 MW. E così se un impianto da 250 kW costa circa 1,4-1,5 meuro, uno di potenza quattro volte superiore (1 MW) costa solo 2,5 volte di più; tale rapporto si riduce ulteriormente se, come avviene in molti casi, si rende necessario l’acquisto dei macchinari per la gestione e il carico della biomassa (pala meccanica o merlo), il separatore (per la separazione del digestato solido da

Page 11: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 11

quello liquido) e lo smaltimento del digestato (trattore con botte ecc.) il cui costo incide in modo molto maggiore sugli impianti più piccoli. In effetti è proprio l’elevato costo degli investimenti a comprimere la redditività degli impianti man mano che si scende nelle dimensioni; benché a tale dinamica contribuisca senz’altro anche l’effetto delle economie di scala nella gestione dell’impianto, il vero elemento determinante rimane l’incidenza del costo degli investimenti. Nelle aziende agricole, tradizionalmente flessibili in termini di impiego del personale interno così come nell’utilizzo di attrezzature e materiali, le economie di scala nella gestione di impianti di diversa dimensione, entro certi limiti, seppure esistenti assumono una valenza limitata. Analogamente i costi di manutenzione, assistenza e di approvvigionamento delle materie prime variano proporzionalmente alla potenza degli impianti. Diversa è invece la situazione nel caso si voglia realizzare un impianto in un’azienda agricola poco strutturata e «predisposta» alla gestione dell’impianto (in genere le più adatte sono quelle zootecniche), dove si rendano necessarie «assunzioni» di personale e acquisti di macchinari che, in impianti di piccola dimensione, si corre il rischio di non occupare/utilizzare in modo adeguato, e in ogni caso trovano una migliore economicità in impianti di taglia maggiore. È interessante notare come le variazioni di costo a MW installato benché proporzionali alla potenza, abbiano un andamento che evidenzia dei «gradini», a indicare come vi siano delle dimensioni che hanno un costo unitario di investimento più favorevole di altre. Ciò è dovuto al fatto che in alcuni casi i moduli di impianto proposti dalle case di produzione fra due classi di potenza vicine variano poco; i costi delle vasche e delle opere elettromeccaniche possono essere molto simili e la differenza principale risiede nella potenza del motore e nel relativo costo. Si tratta di un elemento poco evidente ai più, ma interessante nella scelta di dimensionamento dell’impianto («fine tunning»). È importante sottolineare infine come vi siano delle tecnologie caratterizzate da un rapporto costo investimento/ MWmolto competitivo in determinate classi di potenza e meno in altre. E ancora alcune di esse sono completamente modulari, dove è agevole ed economico aumentare la potenza dell’impianto in tempi successivi attraverso l’aggiunta di «moduli». (Giovanni Scola, Il Sole 24 Ore Agrisole, 11-17 dicembre 2009, n. 48, p. 11)

Frantoio fotovoltaico, kW a costo zero. Che il sole fosse un elemento indispensabile per ottenere un buon extravergine già lo si sapeva. C’è chi non si è fermato a questo come nel caso della «Società agricola Trevi Il Frantoio», prima cooperativa, sorta nel 1968, oggi società di capitale con gli stessi 59 soci di allora. A partire dall’annata in corso la spremitura delle olive è diventata ecosostenibile grazie a un impianto fotovoltaico grazie al quale viene alimentato l’intero processo produttivo (circa mille quintali di extravergine all’anno). I 400 pannelli sistemati in modo integrato sul tetto per evitare l’impatto ambientale in queste colline, garantiscono una produzione di energia utilizzabile pari a 90 kW/ giorno. «Con questo impianto – ha spiegato Angelo Guidobaldi, presidente della Società – non solo abbiamo un abbattimento dei costi di energia elettrica che sono quasi zero, ma in estate riusciamo anche a incassare grazie alla possibilità di vendita al gestore». Non solo risparmio ma anche una possibilità di reddito aggiunto oltre che lo sventato pericolo di tagli al personale. «Abbiamo fatto di necessità virtù – racconta Ernesto Guidobaldi, figlio di Angelo e responsabile qualità della produzione – dal momento che nel rifare il tetto di copertura che conteneva amianto abbiamo pensato di sfruttare l’occasione per impiantare i pannelli». Così, grazie anche a degli incentivi derivanti dal Conto Energia, i lavori sono andati avanti fino alla realizzazione dell’impianto per conto della Eca Technology di Grisignano, in provincia di Vicenza. La struttura è composta da 3 inverter dei quali due da 40 kW e uno da 10 kW per un totale appunto di 90 kW. I 400 pannelli sono da 230 e 225 watt e sono stati installati dalla Siltronic di Trevi (Pg). Il costo dell’impianto, pari a 539mila euro, sarà ammortizzato, stando ai calcoli di rientro dell’azienda in circa 8 o 10 anni. Per l’azienda di Trevi non è il primo progetto che mira all’ecosostenibilità: dal 2004 infatti è cominciata una collaborazione scientifica con la facoltà di Agraria dell’Università di Perugia per la costruzione di un sistema di estrazione e purificazione di sostanze antiossidanti naturali (polifenoli) nelle acque di vegetazione delle olive prodotte durante la lavorazione al frantoio. «Da un lato un peccato perdere queste sostanze, da un altro il problema che una volta disperse in natura si trasformerebbero in elementi inquinanti». Ecco allora un filtro che permette di separare i polifenoli dalle acque reflue. Gli stessi polifenoli poi stanno trovando impieghi da un lato nella cosmesi a base di extravergine d’oliva, dall’altro sulla produzione di alimenti per la zootecnia. Il percorso «verde» del Frantoio di Trevi ha accompagnato tutta l’evoluzione dell’azienda fin dagli

Page 12: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 12

anni Sessanta, «quando già si adottava un regolamento interno molto rigido che ancora oggi disciplina la produzione – conclude E. Guidobaldi – e che ha tracciato una linea continua verso la qualità totale». (Alessandro Maurilli, Il Sole 24 Ore Agrisole, 4-10 dicembre 2009, n. 47, p. 18)

La produzione delle rinnovabili è cresciuta del 13% nel 2009. Le fonti rinnovabili sono sempre più importanti nel garantire il fabbisogno elettrico del nostro paese: secondo le stime fornite da Dipartimento energia del ministero dello Sviluppo economico (su dati Terna e Gse) nel 2009 la produzione di elettricità da fonti pulite ha conosciuto un incremento del 13% rispetto al 2008. Si è così passati da 58,16 TWh registrati a fine 2008 a circa 66 TWh stimati a fine 2009. L'accelerazione maggiore tra le fonti rinnovabili si è avuta nella produzione di energia solare da impianti fotovoltaici, che è passata dai 193 GWh ai circa 1.000 GWh del 2009, con un incremento di oltre il 400%. Rilevante pure il dato di produzione del settore eolico, che è cresciuto da 4.861 GWh del 2008 a circa 6.600 GWh dell'anno scorso, con un aumento del 35%. Molto positivo anche il dato relativo alla produzione degli impianti alimentati da biomasse: dai 5.966 GWh del 2008 si è arrivati a circa 6.500 GWh del 2009, con un incremento del 10%. A sorpresa anche la fonte rinnovabile di più vecchia data, ovvero l'idroelettrico, ha registrato un aumento produttivo del 13%, passando da 41.623 GWh a circa 47.000 GWh. Anzi, a ben vedere, la crescita del solo idroelettrico, che rimane di gran lunga la fonte pulita più diffusa, ha soddisfatto nel 2009 il 68,5% dell'incremento complessivo delle rinnovabili italiane. La produzione da energia alternativa ha pertanto coperto nel 2009 circa il 20% del consumo interno lordo di elettricità del nostro Paese, rispetto al 16,5% del 2008, anche per effetto della netta riduzione dei consumi registrata nel corso dell'anno per via della crisi economica. «Si tratta di risultati molto significativi - ha dichiarato il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola - che confermano l'efficacia del sistema di incentivi pubblici creato nel nostro Paese per tutte le fonti rinnovabili, reso ancora più conveniente per i piccoli impianti dal decreto varato dal Governo a dicembre 2008. Tali risultati andranno confermati nel corso dei prossimi anni attraverso altri interventi per rendere più stabile ed efficiente il quadro complessivo di sostegno e per semplificare i processi di autorizzazione e connessione alle reti elettriche degli impianti». Secondo quanto segnala una nota del ministero dello Sviluppo economico, nei primi mesi saranno emanati una nuova serie di provvedimenti, già messi in cantiere a fine 2009, come il nuovo Conto energia per il fotovoltaico e le linee guida nazionali per l'autorizzazione degli impianti da fonti rinnovabili. Entro la fine del 2010 sarà recepita anche la Direttiva europea 2009/28/CE, attuativa del pacchetto 3x20 “energia-clima”, così da completare «il quadro necessario per il raggiungimento dei target europei e simultaneamente data attuazione agli obiettivi fissati dal programma di Governo al fine di ottenere, in termini di sicurezza degli approvvigionamenti e sostenibilità ambientale, un migliore mix energetico per il Paese». (http://energia24club.it)

Eolico italiano a gonfie vele: nuovi 1.100 Mw nel 2009. L'Italia ha un potenziale di energia eolica pari a 16.000 Mw e con il 2009 siamo arrivati a quota 4.850 grazie ai nuovi 1.114 Mw di potenza installata, in linea con gli obiettivi settoriali. Il tutto si traduce in una capacità di produzione elettrica di 6,7 TWh, in grado di coprire il 2,1% del consumo interno lordo o il consumo domestico di 7 milioni di italiani. Questi dati, appena pubblicati da Anev (Ass. Naz. Energia del Vento), Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile), Aper (Ass. produttori energia da fonti rinnovabili) e Ises Italia (la sezione italiana dell'International solar energy society), rimarcano come l'anno appena concluso abbia fatto segnare un record per l'energia del vento in Italia, “con una crescita del settore su base annua superiore al 30%, mantenendo una percentuale analoga a quella degli anni precedenti, nonostante la crisi finanziaria che ha investito l'economia”, come recita il comunicato congiunto delle associazioni. Grazie al trend dello scorso anno, l'Italia resta così il terzo Paese in Europa e il sesto nel mondo per produzione di energia da fonti eoliche, evitando di immettere in atmosfera quei 4,7 milioni di tonnellate di Co2 che sarebbero invece prodotti con l'utilizzo di fonti fossili. Le associazioni sottolineano come "Il risultato del 2009 non solo ha contribuito ad una riduzione delle emissioni e a un incremento della produzione rinnovabile estremamente rilevante, ma ha anche contribuito allo sviluppo occupazionale, industriale ed economico del nostro Paese”. Il business del

Page 13: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 13

vento è difatti di tutto rispetto: basti pensare che il costo per installare un Megawatt è compreso tra 1,5 e 1,8 milioni di euro. Con l'avallo di questi dati, l'auspicio delle associazioni è un maggiore sostegno organico del settore, che parta da un quadro normativo certo e stabile, con obiettivi chiari e percorsi autorizzativi trasparenti. Ma si sottolinea come sia necessaria anche una maggiore opera di divulgazione e informazioni "vere" su questa tecnologia, oltre alla formazione qualificata per accompagnare adeguatamente la crescita occupazionale del settore. (http://energia24club.it)

Dal 4 gennaio via alle comunicazioni on-line per i lavori di risparmio energetico di durata pluriennale. Con provvedimento direttoriale del 21 dicembre, sono state approvate le specifiche tecniche per l’invio telematico delle informazioni relative al modello di comunicazione da compilare a cura dei contribuenti che hanno avviato, nel corso del 2009, interventi di riqualificazione energetica pluriennali. Lavori che proseguiranno nel 2010, un nuovo periodo d’imposta. L’adempimento, naturalmente, rimane legato all’ipotesi di opere in corso a cavallo di anni diversi. La comunicazione, da rendere su modello approvato con il provvedimento del 6 maggio 2009, (v. art 29 del Decreto Anticrisi), va inviata per via telematica all’Agenzia Entrate nel termine di 90 giorni dalla fine del periodo d’imposta in cui sono iniziati i lavori. Per quanto concerne le spese per gli interventi di riqualificazione sostenuti tra il 2009 e il 2010, entro il prossimo 31 marzo. Se i lavori si protraggono per più periodi d’imposta, la comunicazione andrà fatta ogni volta nel rispetto degli stessi tempi e modalità. Grazie al software specifico, disponibile nei prossimi giorni sul sito dell’AdE, i primi invii, riguardanti le spese sostenute nel 2009 per interventi che proseguono nel 2010, potranno essere effettuati a partire dal 4 gennaio. (Agenzia delle Entrate, Fisco Oggi, 22 dicembre 2009 – sintesi redazionale)

Pubblica Amministrazione

Modello unico per la comunicazione on line. Dal primo dicembre 2009, sono operative anche per i segretari le procedure telematiche per la trasmissione e la ricezione del modello unico informatico, propedeutico all'esecuzione degli adempimenti di cui all'articolo 3-bis, del Dlgs n. 463 del 1997, concernenti le richieste di registrazione, le note di trascrizione e di iscrizione, le domande di annotazione e di voltura catastale, nonché la richiesta di pagamento, mediante addebito sul conto dell'ente, dei tributi dovuti in base all'autoliquidazione, relative agli atti per i quali è utilizzata la procedura telematica. A stabilirlo è il provvedimento dell'Agenzia del territorio del 17 novembre 2009, che estende, con gradualità, l'utilizzo del servizio telematico ad altri soggetti diversi dai notai (segretari, delegati e pubblici ufficiali), al fine di agevolare le attività di trasmissione degli atti da essi redatti, ricevuti o autenticati, ai fini della loro registrazione, nonché della loro trascrizione, iscrizione, annotazione e voltura catastale. L'operatività del sistema è legata alla richiesta, a cura dell'Ente, dell'abilitazione del pubblico ufficiale, al servizio telematico. A tal fine, dovrà essere utilizzato l'apposito modulo predisposto dall'Agenzia del territorio e rintracciabile nel sito Internet della stessa, debitamente sottoscritto dal legale rappresentante dell'amministrazione richiedente. L'Agenzia, verificata l'ammissibilità e la regolarità della domanda, abilita il pubblico ufficiale, dandone comunicazione all'ente e al pubblico ufficiale per via telematica. Come anticipato, il sistema è operativo dal primo dicembre 2009 per i segretari o delegati della pubblica amministrazione e gli altri pubblici ufficiali, diversi dai notai, di cui alla lettera b), dell'articolo 10 del testo unico delle disposizioni concernenti l'imposta di registro, approvato con Dpr 26 aprile 1986 n. 131. Con successivo provvedimento dei direttori delle Agenzie delle Entrate e del territorio, di concerto fra loro e con il Ministero della giustizia, tali procedure saranno estese alle restanti categorie di pubblici ufficiali. L'utilizzo Del Modello. La comunicazione on line, richiede la sottoscrizione del modello unico informatico catastale da parte dell'utente abilitato, mediante l'apposizione della firma elettronica, per attestare (mediante la dichiarazione sostitutiva d'atto di notorietà di cui agli articoli 38 e 47 del Dpr 445/2000) che il modello unico è l'esatta rappresentazione informatica dei documenti cartacei originali sottoscritti. Ricevute le comunicazioni telematiche, l'Agenzia ha il compito: a) di rendere disponibile all'utente, in via telematica, l'apposita ricevuta nella quale sono indicati: la data e l'ora di ricezione; l'identificativo attribuito dall'utente all'atto di aggiornamento catastale; la

Page 14: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 14

data e il protocollo di presentazione attribuito dall'Agenzia; la tipologia di atto di aggiornamento presentato; b) di registrare, in atti, la variazione catastale e di darne comunicazione telematica all'utente al fine di consentirgli l'annotazione sul documento originale cartaceo in possesso, della data e del numero del protocollo di registrazione del modello unico informatico catastale. (Claudio Carbone, Guida agli Enti Locali, Il Sole 24 Ore, 9 gennaio 2010, n. 2, p.38)

Rifiuti

Isole ecologiche/Rinviata la stretta sui rifiuti tossici. L’entrata in vigore del Decreto 151/2005 – anche noto come decreto dei new waste (nuovi sprechi) – è rinviata dal Decreto Milleproroghe (vd GU del 31 dicembre 2009) al 31 dicembre 2010. Il rinvio dalle imprese impegnate nella raccolta dalle isole ecologiche dei prodotti elettrodomestici dismessi, entro il 2009, viene però percepito dall’Anie (Federazione nazionale delle imprese produttrici di apparecchiature elettriche/elettroniche) come un puro rimedio temporaneo. Senza proroga però tali imprese, interessate al Raee (Recupero di apparecchiature elettroniche ed elettriche dismesse) avrebbero dovuto accollarsi dall’1 gennaio 2010 anche l’onere del prelievo individuale degli apparecchi dismessi di loro produzione, andandoli a cercare uno per uno presso ognuna delle oltre 3mila isole ecologiche disseminate per l’intero territorio nazionale. In tal senso, l’Anie auspica un emendamento radicale al meccanismo di raccolta rifiuti tossici come frigoriferi e tv introdotto dal D 151/2005. (Paola Guidi, il Sole 24Ore del 5 gennaio 2009, pag. 5 – sintesi redazionale)

Sicurezza ed igiene del lavoro

Malattie professionali: il 90% delle patologie non viene denunciato o riconosciuto. Le malattie professionali (mp) rappresentano nel nostro Paese un problema molto attuale, dal momento che provocano infortuni sul lavoro, causano invalidità permanenti e morti, contribuendo sensibilmente al costo complessivo nazionale per i danni da lavoro: i dati epidemiologici analizzati dalla Società italiana di Medicina del lavoro e Igiene industriale (Simlii), evidenziano come la sottostima di denuncia e di riconoscimento delle mp sia di oltre il 90% per la maggioranza delle malattie occupazionali e/o correlate al lavoro. Durante gli ultimi anni, in alcuni settori lavorativi molto è stato fatto per la prevenzione delle più comuni mp: per esempio sono quasi scomparse le intossicazioni da piombo nel settore ceramico e le polineuropatie da collanti in quello calzaturiero e della pelletteria, ma molto rimane da fare in alcuni settori tradizionali come l’edilizia, l’agricoltura e il trasporto su strada, oltre che nelle piccole imprese e nei laboratori artigiani. In Italia, dal 1898, l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali è gestita dall’Inail, che dal 1965 opera secondo le norme del Tu del Dpr 1124/1965, integrato da successive disposizioni di legge e dalla giurisprudenza, che include le tabelle di classificazione delle mp per l’industria e l’agricoltura: si distinguono le mp che hanno finalità assicurativa e di indennizzo e quelle con prevalenti finalità epidemiologiche e preventive. La rigidità del sistema è stata modificata dalla sentenza della Corte costituzionale, 179/1988 che ha consentito il riconoscimento dell’origine professionale anche di malattie non tabellate. In seguito all’emanazione del Dlgs 38/2000, un’apposita “Commissione scientifica per la revisione periodica delle tabelle e per l’aggiornamentodell’Elenco delle malattie Professionali” ha affrontato un puntuale, continuo e generoso lavoro, durato otto anni (l’ultima revisione risaliva al 1973), improntato alla correttezza metodologica, all’equità e alla semplificazione delle procedure di riconoscimento. L’aggiornamento è entrato in vigore nel corso del 2008. Esaminando i dati relativi alle denunce e ai riconoscimenti delle malattie professionali del quinquennio 2003-2007 (quindi, prima dell’entrata in vigore delle nuove tabelle) si evince come, dopo una sostanziale stabilizzazione dei casi denunciati nei primi 4 anni (una media di 26.000 casi), nel 2007 vi è stata un’inversione di tendenza, in quanto sono pervenute all’Istituto oltre 28.000 denunce di sospetta tecnopatia. Tale incremento risulta ancora più evidente nel 2008, anno in cui le denunce di malattia professionale sono state quasi 30.000 (le lievi differenze numeriche tra i dati riportati nei rapporti annuali Inail 2007 e 2008 sono relative

Page 15: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 15

alle diverse date di rilevazione). L’incremento del numero di denunce di questi ultimi due anni viene interpretato essenzialmente come un’emersione di quelle malattie professionali “perdute” grazie alla sensibilizzazione, informazione e formazione anche dei medici e dei lavoratori. Scomponendo le patologie tra tabellate e non tabellate si rileva una costante riduzione delle malattie tabellate (grazie anche a interventi di prevenzione e di adeguamento alle norme sempre più mirati ed efficaci) e una contestuale crescita delle malattie non tabellate lavoro- correlate, per le quali spetta al lavoratore la dimostrazione del nesso causale, ai sensi della sentenza della Corte costituzionale n. 179/1988. La Medicina del lavoro è certamente in grado, su larga scala, di raccogliere la sfida di “ritrovare” le patologie professionali perdute. Con un coinvolgimento attivo delle strutture sanitarie locali, dei Mmg e degli specialisti ospedalieri, è possibile far emergere ancora molte patologie professionali non diagnosticate come tali. Da mercoledì 25 novembre fino a sabato 28, alla Fortezza Da Basso di Firenze si svolgerà il Congresso nazionale Simlii, giunto quest’anno, nell’80° anniversario della sua fondazione, alla 72sima edizione. Dal titolo “La Medicina del lavoro fra scienza, prassi e norme; un investimento di civiltà per il futuro”, l’evento vedrà coinvolti oltre 2.000 medici, tra soci Simlii e professionisti interessati, che affronteranno diversi aspetti. Durante la giornata inaugurale è in programma una tavola rotonda sul tema “Malattie professionali. Un’altra emergenza sociale insieme con gli infortuni sul lavoro”. Vi parteciperanno rappresentanti di Governo, Regione Toscana, Ispesl, Inail e forze sociali. (Giuseppe Abbritti, Il Sole 24Ore Sanità, 20-34 novembre 2009, n. 44, p. 24)

Trasporti e logistica

Poli eco-sostenibili. Coop Italia inaugura a Prato la piattaforma «non food». Un esempio di razionalizzazione logistica, oltre che un polo all’avanguardia dal punto di vista ambientale». Così Maurizio Martini, presidente del Consorzio nazionale non alimentari di Coop Italia, definisce il nuovo polo logistico inaugurato nelle settimane scorse nell’area industriale Macrolotto 2 di Prato, che ha comportato un investimento di 100 milioni. Nel complesso – che occupa un’area di 100mila metri quadrati ed è costituito da un magazzino di 50mila mq, una palazzina uffici di 7.700 mq e 35mila mq fra piazzali di manovra e aree di sosta – sarà movimentata merce per 730mila metri cubi l’anno (per un valore di circa 670 milioni), destinata a rifornire i reparti non-food di più di 1.400 punti vendita Coop in tutta Italia. Per Coop si tratta di un altro tassello sulla strada della razionalizzazione del trasporto merci, intrapresa nel 2004 ottimizzando il rifornimento e garantendo sempre viaggi a pieno carico. Seguendo questa logica, nel 2006 è cominciato il processo di centralizzazione acquisti e consegne dei fornitori, che oggi ha portato la cooperativa a un miglioramento di tutti gli indicatori di efficienza logistica, dal valore medio per metro cubo di merce, al costo logistico per metro cubo movimentato, al costo logistico complessivo sul volume di vendite. «Tra i nostri obiettivi c’era anche la realizzazione di un grande magazzino centrale – aggiunge Martini – per ridurre ancora i costi di navettaggio e movimentazione fra i tanti depositi. Ora l’obiettivo è centrato col polo logistico per non alimentari di Prato». Il magazzino è attento al risparmio energetico dalle fondamenta al tetto, su cui è installato un impianto fotovoltaico della potenza di 2.895 kW, costato 13,5 milioni, che a regime produrrà 3,3 milioni di kilowattora di energia elettrica (facendo risparmiare 1,86 milioni di Kg di anidride carbonica l’anno, pari al consumo medio annuo di 1.185 famiglie). L’impianto – grande come cinque campi di calcio, il primo per dimensione in Italia tra quelli montati su un singolo edificio (e tra i primi 20 in Europa) – sarà in grado di soddisfare il fabbisogno del nuovo polo e non solo, visto che sono previsti 500mila kilowattora di surplus, che sarà ceduto alla rete di distribuzione nazionale. Progettato dal consorzio Inres e formato da 15.650 pannelli in silicio policristallino, l’impianto sul tetto è integrato da cinque inseguitori solari, costituiti da 60 pannelli fotovoltaici della potenza complessiva di 11,4 kW, che si orienteranno per massimizzare la produzione. La progettazione dell’edificio, fatta da Tecnopolis, è stata sviluppata integrando le soluzioni di risparmio energetico e ambientale, tanto che, secondo Coop, può essere considerata un esempio di sviluppo sostenibile. In particolare, il riscaldamento dei magazzini è a pannelli radianti a pavimento, a bassa temperatura; le caldaie sono a condensazione; l’acqua calda per uso sanitario e mensa è ottenuta con pannelli solari termici; il condizionamento del centro elaborazione dati è realizzato con macchine modulanti ad alta efficienza; l’illuminazione è affidata a lampade fluorescenti corredate di reattori che si accendono

Page 16: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 16

automaticamente, comandate da sonde di luminosità che permettono di misurare il contributo dell’irraggiamento solare all’interno dei magazzini. L’impegno ambientale di Coop non è nuovo: solo sul fotovoltaico la cooperativa prevede di mettere in funzione, entro fine anno, 50 impianti per complessivi 12.000 kW, con un investimento di oltre 50 milioni. (Silvia Pieraccini, Il Sole 24ore Trasporti, 7 dicembre 2009 - 16 gennaio 2010, n. 20, p. 10)

Agroalimentare, progetto Alfa per spendere meno di trasporto. L’agenzia di Parma vuole realizzare una cabina di regia con i Tir. Il costo per la logistica sostenuto dalle imprese italiane dell’agroalimentare è di 15 miliardi, ma solo 2 sono spesi in modo efficiente. Il resto è contrassegnato da sprechi e diseconomie notevolissime. Partendo da questa constatazione, Alfa (Agenzia logistica filiere alimentari nata a Parma lo scorso anno) propone di creare una «cabina di regia logistica», un centro di coordinamento dei trasporti che funga da punto di interscambio tra le richieste di trasporto e i trasportatori. «In Italia ci sono 68mila imprese agroalimentari – spiega il presidente di Alfa, Andrea Costa – e solo 6.500 hanno più di nove addetti: in una realtà così frammentata è naturale che la logistica sia approssimativa e poco efficiente. I costi che questo genera si scaricano su tutti i protagonisti della filiera e, alla fine, sui consumatori. Gli studi che Alfa ha elaborato in questi primi mesi di attività sono impressionanti: solo mettere mano al trasporto, che pesa per metà del costo logistico, può portare al risparmio di 2 miliardi l’anno. Un altro miliardo può essere recuperato lavorando su magazzini, flussi e relazioni fra fornitori, clienti e consumatori». «Con Alfa ci proponiamo di incidere significativamente, agendo su più fronti – continua Costa –, facendo ricerca, educazione e analizzando tutte le filiere del comparto per individuare ogni inefficienza logistica. Ma vogliamo anche proporre soluzioni innovative: e la prima che abbiamo elaborato è proporre la realizzazione di una cabina di regia per i trasporti». Il progetto è ambizioso e necessita ancora di alcuni mesi di studio e messa a punto, ma è ben delineato nelle sue linee guida. «Il trasporto è l’area più critica – spiega Marco Chinello, esperto di logistica e supply chain management di Gea, società che ha sviluppato il progetto per conto di Alfa – sia in termini di incidenza di costo che per impatto ambientale e margini di miglioramento. Il 30-40% della capacità di trasporto che va su strada è inutilizzato. Allora abbiamo pensato di coinvolgere i grandi integratori logistici, i cosiddetti 3PL, immaginando una centrale operativa altamente informatizzata che coordini i trasporti cercando di sfruttare le capacità residue disponibili. Il modello ipotizzato è questo: I 3PL trasmettono ad Alfa, giornalmente, sia le consegne sulle quali non raggiungono una soglia minima di efficienza che i trasportatoti disponibili. Alfa raccoglie le informazioni, forma i viaggi, li assegna e li trasmette ai trasportatori indicati dai 3PL stessi. Alfa si fa garante delle regole condivise, e dà assoluta garanzia di terzietà rispetto a tutte le imprese coinvolte». L’idea ha già raccolto l’interesse e la disponibilità, da parte di alcuni di questi grandi integratori logistici. L’obiettivo è di allargare le aziende coinvolte, 3PL, trasportatori e imprese agroalimentari. (Franco Tanel, Il Sole 24ore Trasporti, 7 dicembre 2009 - 16 gennaio 2010, n. 20, p. 11)

Page 17: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 17

Legge e prassi

(G.U. 31 dicembre 2009, n.303)

Agricoltura, allevamento, alimenti e bevande MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO CIRCOLARE 3 dicembre 2009, n. 7021 Circolare esplicativa su etichettatura e presentazione prodotti alimentari.Prodotti dolciari da forno. (GU n. 302 del 30-12-2009) MINISTERO POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI: DECRETO 10.11.2009 Determinazione dei criteri e delle modalità per la concessione di contributi, concernenti la valorizzazione delle caratteristiche di qualità dei prodotti agricoli e alimentari, contraddistinti da riconoscimento U.E. ai sensi dei Regolamenti numero 509/06, 510/06 e 479/2008 e da riconoscimento nazionale, ai sensi della legge n. 164/1992. (GU n. 289 del 12-12-2009) MINISTERO LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI: DECRETO 27 ottobre 2009, n. 176 Regolamento recante aggiornamento del DM 21.03.1973, concernente la disciplina igienica degli imballaggi, recipienti, utensili destinati a venire a contatto con le sostanze alimentari o con sostanze d'uso personale, limitatamente agli acciai inossidabili. (GU n. 287 del 10-12-2009)

Economia, Finanze, Fisco e Agevolazioni LEGGE 23 dicembre 2009, n. 191 Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (finanziaria 2010). (GU n. 302 del 30-12-2009 - Suppl. Ordinario n.243)

Pubblicata sulla GU del 30 dicembre, entra in vigore dal 1° gennaio. Contestualmente, diventa operativa nel nostro Paese la riforma del bilancio pubblico (L. n.196/2009). Con questa riforma, la finanziaria verrà sostituita dalla legge di stabilità. Grazie alla ripartizione della spesa per programmi si saprà con certezza la spesa effettiva sostenuta per singola voce ad esempio: istruzione, difesa, protezione civile etc. Nella legge di riforma è stato introdotto anche un meccanismo più rigoroso per il controllo degli incrementi di spesa. Questa legge riscrive sostanzialmente le regole comuni per la redazione dei bilanci pubblici (Stato, Enti territoriali, e altri enti pubblici) e delle leggi di spesa e consente la conoscenza ex ante dei dati del bilancio pubblico consolidato, al fine di valutare se i saldi di finanza pubblica nel loro complesso siano compatibili con gli obiettivi del Patto di stabilità europeo. La regolazione delle entrate e delle spese e l'omogeneizzazione dei dati, tra l'altro, sono indispensabili per attuare il federalismo fiscale. Riveste particolare importanza l'attenzione che la nuova legge ha dedicato al sistema della copertura finanziaria delle norme che incrementano le spese o riducono le entrate. La previsione di una clausola di salvaguardia, consente di disporre di una rete di sicurezza nel caso di sforamento ad esempio per una spesa non calcolata all'inizio o derivante eventualmente anche da sentenze che estendano gli oneri previsti. (www.governo.it)

Edilizia e urbanistica MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI: DECRETO 18 novembre 2009 Individuazione degli interventi di cui all'art. 1, c. 1, lett. f) del Piano nazionale di edilizia abitativa, allegato al DPCM 16 luglio 2009, ammessi a finanziamento. (GU n. 293 del 17-12-2009)

Page 18: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 18

Energia MINISTERO AMBIENTE E TUTELA TERRITORIO E MARE: DECRETO 25 novembre 2009 Determinazione del sovracanone in tema di concessioni di derivazioni d'acqua per produzione di forza motrice per il biennio 1° gennaio 2010-31 dicembre 2011. (GU n. 283 del 4-12-2009) AUTORITA' PER L'ENERGIA ELETTRICA E IL GAS: DELIBERAZIONE 16 novembre 2009 Aggiornamento per 2007 del valore del fattore di correzione specifico aziendale dei ricavi ammessi a copertura costi di distribuzione ai sensi della del. AEEG n. 316/07, relativo alle società Acea Distribuzione S.p.A., AEM Elettricità S.p.A. (oggi A2A Reti Elettriche S.p.A.), ASM Distribuzione elettricità S.r.l. (oggi A2A Reti Elettriche S.p.A.), Azienda Energetica S.p.A. Etschwerke AG, Deval S.p.A., Amaie Sanremo S.p.A. e ASSEM S.p.A. (Deliberazione ARG/elt 172/09). (GU n. 298 del 23-12-2009 - Suppl. Ordinario n.240) AUTORITA' PER L'ENERGIA ELETTRICA E IL GAS: DELIBERAZIONE 16 novembre 2009 Approvazione della proposta di Terna S.p.A. per l'implementazione delle procedure concorsuali di assegnazione dei CCC per l'anno 2010. (Deliberazione ARG/elt 171/09). (GU n. 298 del 23-12-2009 - Suppl. Ordinario n.240) AUTORITA' PER L'ENERGIA ELETTRICA E IL GAS: DELIBERAZIONE 11 novembre 2009 Integrazioni e modifiche all'Allegato A alla deliberazione dell'Autorita' per l'energia elettrica e il gas 18 novembre 2008, ARG/com 164/08 recante «Testo integrato della regolazione della qualita' dei servizi di vendita di energia elettrica e di gas naturale». (Deliberazione ARG/com 170/09). (GU n. 298 del 23-12-2009 - Suppl. Ordinario n.240) AUTORITA' PER L'ENERGIA ELETTRICA E IL GAS: DELIBERAZIONE 10 novembre 2009 Determinazione delle aliquote definitive di integrazione tariffaria per l'anno 2007 per le imprese elettriche minori non trasferite all'Enel S.p.A.: S.EL.I.S. Lampedusa S.p.A., S.EL.I.S. Linosa S.p.A., S.EL.I.S. Marettimo S.p.A., S.MED.E. Pantelleria S.p.A. (Deliberazione ARG/elt 169/09). (GU n. 298 del 23-12-2009 - Suppl. Ordinario n.240) AUTORITA' PER L'ENERGIA ELETTRICA E IL GAS: DELIBERAZIONE 10 novembre 2009 Determinazione delle aliquote definitive di integrazione tariffaria per gli anni dal 1999 al 2007 per l'impresa elettrica minore non trasferita all'Enel S.p.A.: SEA Societa' Elettrica di Favignana S.p.A. - Rettifica delle deliberazioni dell'AEEG ARG/elt 15/09, ARG/elt 47/09, ARG/elt 73/09, ARG/elt 95/09, ARG/elt 96/09, ARG/elt 97/09, ARG/elt 98/09. (Deliberazione ARG/elt 168/09). (GU n. 298 del 23-12-2009 - Suppl. Ordinario n.240) AUTORITA' PER L'ENERGIA ELETTRICA E IL GAS: DELIBERAZIONE 10 novembre 2009 Proroga del termine di cui all'art. 63, c. 63.5 dell'All. A alla del. n. 111/06, come successivamente integrata e modificata dalla del. 29 aprile 2009, ARG/elt n. 52/09. (Deliberazione ARG/elt 167/09). (GU n. 298 del 23-12-2009 - Suppl. Ordinario n.240) AUTORITA' PER L'ENERGIA ELETTRICA E IL GAS: DELIBERAZIONE 2 novembre 2009 Interventi urgenti di adeguamento della disciplina del bilanciamento e della regolazione dei servizi di stoccaggio del gas naturale ai sensi del DL 1° luglio 2009, n. 78. (Del. ARG/gas 165/09). (GU n. 298 del 23-12-2009 - Suppl. Ordinario n.240) AUTORITA' PER L'ENERGIA ELETTRICA E IL GAS: DELIBERAZIONE 2 novembre 2009 Differimento del termine di cui al comma 2.4 della deliberazione ARG/gas 197/08, disposizioni tariffarie transitorie relative al servizio di distribuzione del gas naturale per l'anno 2009 e rettifica di errori materiali della «Regolazione tariffaria dei servizi di distribuzione e misura del gas per il periodo di regolazione 2009-2012». (Deliberazione ARG/gas 164/09). (GU n. 298 del 23-12-2009 - Suppl. Ordinario n.240) AUTORITA' PER L'ENERGIA ELETTRICA E IL GAS: DELIBERAZIONE 2 novembre 2009 Approvazione valore del fattore di correzione specifico aziendale relativo alla società Idroelettrica

Page 19: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 19

Valcanale S.a.s. dei ricavi ammessi a copertura dei costi di distribuzione per l'anno 2004, di cui alla deliberazione dell'AEEG 22 giugno 2004, n. 96/04 come successivamente modificata e integrata. (Deliberazione ARG/elt 163/09). (GU n. 298 del 23-12-2009 - Suppl. Ordinario n.240) AUTORITA' PER L'ENERGIA ELETTRICA E IL GAS: DELIBERAZIONE 30 ottobre 2009 Determinazioni dell'Autorita' per l'energia elettrica e il gas in adempimento delle disposizioni di cui all'art. 65-bis, c. 65-bis.3, della delib. 9 giugno 2006, n. 111/06, come successivamente integrata e modificata dalla delib. 29 aprile 2009, ARG/elt n. 52/09. (Del. ARG/elt 162/09). (GU n. 298 del 23-12-2009 - Suppl. Ordinario n.240) AUTORITA' PER L'ENERGIA ELETTRICA E IL GAS: DELIBERAZIONE 27 ottobre 2009 Mercati e contratti di riferimento ai fini del riconoscimento, ai sensi del Titolo II, punto 7-bis, del provvedimento Cip n. 6/92, degli oneri derivanti dall'applicazione della dir. 2003/87/CE per l'anno 2010. (Deliberazione ARG/elt 155/09). (GU n. 298 del 23-12-2009 - Suppl. Ordinario n.240) AUTORITA' PER L'ENERGIA ELETTRICA E IL GAS: DELIBERAZIONE 27 ottobre 2009 Direttive alla societa' Terna S.p.A. in merito alla destinazione del saldo economico derivante dalla determinazione delle partite economiche insorgenti da rettifiche di settlement per l'anno 2008. (Deliberazione ARG/elt 154/09). (GU n. 298 del 23-12-2009 - Suppl. Ordinario n.240) AUTORITA' PER L'ENERGIA ELETTRICA E IL GAS: DELIBERAZIONE 27 ottobre 2009 Disposizioni relative ai meccanismi di perequazione di cui alla Sezione III del TIV, proroga dei termini di cui all'articolo 6, comma 2, della deliberazione dell'Autorita' per l'energia elettrica e il gas 28 settembre 2009, ARG/elt 132/09 e modifiche al TIV. (Deliberazione ARG/elt 153/09). (GU n. 298 del 23-12-2009 - Suppl. Ordinario n.240) AUTORITA' PER L'ENERGIA ELETTRICA E IL GAS: DELIBERAZIONE 27 ottobre 2009 Aggiornamento per 2010 dei corrispettivi di conguaglio compensativo da applicarsi all'energia elettrica prelevata dai punti di prelievo in bassa tensione non trattati per fasce e serviti nel mercato libero nelle aree con ridotta diffusione dei sistemi di telegestione. (Deliberazione ARG/elt 152/09). (GU n. 298 del 23-12-2009 - Suppl. Ordinario n.240) AUTORITA' PER L'ENERGIA ELETTRICA E IL GAS: DELIBERAZIONE 16 ottobre 2009 Approvazione dei premi di riserva relativi alle procedure concorsuali di cessione della capacita' produttiva virtuale per il 2010 e per il quinquennio 2010-2014 e di cui alla del. dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas 17 agosto 2009 - ARG/elt 115/09. (Deliberazione ARG/elt 150/09). (GU n. 298 del 23-12-2009 - Suppl. Ordinario n.240) AUTORITA' PER L'ENERGIA ELETTRICA E IL GAS: DELIBERAZIONE 14 ottobre 2009 Modifiche urgenti agli obblighi di comunicazione in capo agli esercenti del servizio di maggior tutela ai fini dell'applicazione dei corrispettivi PED non monorari di cui alla deliberazione 6 agosto 2009, ARG/elt 112/09. (Deliberazione ARG/elt 149/09). (GU n. 298 del 23-12-2009 - Suppl. Ordinario n.240) MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO: DECRETO 3 settembre 2009 Individuazione dei fornitori di ultima istanza per l'anno termico 2009-2010. (GU n. 290 del 14-12-2009 )

Rifiuti DECRETO-LEGGE 30 dicembre 2009, n. 195 Disposizioni urgenti per la cessazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti nella regione Campania, per l'avvio della fase post emergenziale nel territorio della regione Abruzzo ed altre disposizioni urgenti relative alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed alla protezione civile. (GU n. 302 del 30-12-2009)

Page 20: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 20

DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 18 dicembre 2009 Proroga dello stato di emergenza nel settore dei rifiuti urbani nel territorio della regione Calabria. (GU n. 303 del 31-12-2009) ORDINANZA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 25 novembre 2009 Ulteriori disposizioni urgenti per fronteggiare l'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania. (Ordinanza n. 3823). (GU n. 282 del 3-12-2009 )

Sicurezza ed igiene del lavoro MINISTERO DELL'INTERNO: CIRCOLARE 1° dicembre 2009, n. 114 Norme di sicurezza per le attivita' di spettacolo viaggiante. Chiarimenti e indirizzi applicativi. (GU n. 282 del 3-12-2009) MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI: DECRETO 9 novembre 2009 Aggiornamento dell'appendice 1 al decreto 22 luglio 1991, e successive modificazioni, recante norme di sicurezza per il trasporto marittimo alla rinfusa di carichi solidi. (GU n. 280 del 1-12-2009)

Sostanze pericolose CONFERENZA PERMANENTE PER I RAPPORTI TRA LO STATO, LE REGIONI E LE PROVINCIE AUTONOME DI TRENTO E BOLZANO: ACCORDO 29 ottobre 2009 Accordo, ai sensi dell'art. 4 del Dlgs n. 281/1997, tra il Governo, le regioni e le provincie autonome di Trento e Bolzano concernente il sistema dei controlli ufficiali e relative linee di indirizzo per l'attuazione del reg.CE n. 1907 concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restituzione delle sostanze chimiche (REACH). (Rep. n. 181/CSR). (GU n. 285 del 7-12-2009)

Sicurezza chimica, via libera alle linee guida operative. Si alza il muro contro la commercializzazione e la produzione di sostanze chimiche e preparati pericolosi per la salute umana. Sulla GU n. 285/2009 la Stato-Regioni ha pubblicato l’accordo sul sistema dei controlli ufficiali e relative linee di indirizzo per l’attuazione del regolamento Ce n. 1907 del Parlamento europeo e del Consiglio sulla registrazione, valutazione, autorizzazione e restituzione delle sostanze chimiche (Reach), già approvato alla fine dello scorso anno dal Consiglio dei ministri. L’accordo rappresenta l’applicazione operativa del Dlgs che prescrive le pene di carattere pecuniario e amministrativo applicabili per la violazione dei vari adempimenti previsti dal Dlgs 145/2008. Da quelle attinenti ai nuovi sistemi di classificazione, imballaggio ed etichettatura delle sostanze pericolose per l’uomo e per l’ambiente a quelle che disciplinano la valutazione dei rischi e impongono, tra l’altro, la predisposizione di una scheda informativa in materia di sicurezza dei preparati. Dall’ambito di applicazione del provvedimento restano, peraltro, esclusi i medicinali per uso veterinario, i cosmetici, le miscele di rifiuti e gli antiparassitari oltre che le munizioni, i fuochi d’artificio e le cosiddette sostanze chimiche intermedie cioè risultanti dalla combinazione di altri prodotti. La direttiva Reach focalizza l’attenzione su volumi molto elevati di produzione e, per evitare appesantimenti sul settore delle Pmi, esenta dall’obbligo di registrazione presso l’Agenzia europea i quantitativi inferiori a una tonnellata l’anno prevedendo un iter semplificato per i volumi annui che non superino le 10 tonnellate. Le pene previste per la trasgressione degli obblighi relativi alla stesura della relazione sulla sicurezza chimica e sulle misure di riduzione dei rischi (da 15mila a 90mila euro di multa) interesseranno le aziende che producano sostanze soggette a registrazione da 10 tonnellate in su ogni anno. (Il Sole 24Ore Sanità, 15-21 dicembre 2009, n. 47, p. 10)

Page 21: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 21

Giurisprudenza

Acque

CONSIGLIO DI STATO, Sez. VI - 4 dicembre 2009, n. 7618 ACQUA E INQUINAMENTO IDRICO - Cava a cielo aperto - Piazzale di frantumazione, stoccaggio e trasporto del materiale estratto - Componente coessenziale dell'impianto - Acque meteoriche di dilavamento - Qualificazione di acque reflue industriali - Esclusione - Ragioni - Art. 2 d.lgs. n. 152/99 - Art. 74, lett. h) d.lgs. n. 152/2006, come modificato dal d.lgs. n. 4/2008 - Provenienza "funzionale". Nel caso di una cava a cielo aperto, il piazzale dove avviene la frantumazione, lo stoccaggio, il caricamento ed il trasporto del materiale estrattivo costituisce una componente coessenziale dell’impianto utilizzato per l’esercizio dell’attività produttiva; l’attività complessiva in questione trova, infatti, in tali operazioni dei momenti di ineliminabile svolgimento del ciclo produttivo e quindi il piazzale finalizzato a tali essenziali lavorazioni rientra a titolo primario nel concetto di “impianto..in cui si svolge attività…di produzione di beni” utilizzato nella definizione di acque reflue industriali posta dall’art.2 del d.lgs. n. 152/99 e ribadita dall’attuale art.74, lett. h) del D.lgs. n.152/2006. Tale connotazione, tuttavia, non risulta sufficiente a trasformare le acque meteoriche di dilavamento in “acque reflue industriali”, giacchè il principale ostacolo a tale qualificazione è frapposto dalla stessa definizione di queste ultime, quale ricavabile dall’art.2 del D.lgs. n.152\99, conforme, nella sua integralità, al testo attualmente vigente dell’art.74, c. 1, lett.h), del D.lgs. n.152/2006, quale interpolato dall’art.2, c. 1, del D.lgs. 16 gennaio 2008, n.4. (Quest’ultimo ha infatti soppresso l’inciso finale precedentemente inserito nel testo dell’art.74, comma 1, lett.h) medesimo, secondo il quale si intendevano come acque meteoriche di dilavamento “anche quelle venute in contatto con sostanze o materiali, anche inquinanti, non connessi con le attività esercitate nello stabilimento”). In sostanza, per il legislatore assume importanza dirimente, ai fini della qualificazione in parola, la circostanza che le acque reflue siano immesse nel ciclo produttivo in conseguenza dell’iniziativa umana ascrivibile all’attività economica esercitata, risultando cioè l’immissione un momento costitutivo del processo produttivo, come conferma altresì la pari eccettuazione dal regime prevista per le “acque reflue domestiche” (oltre che, appunto, per quelle “meteoriche di dilavamento”). Non può perciò condividersi il riferimento alla giurisprudenza di merito dell’A.G.O. relativa ad acque che, ancorchè meteoriche, siano da ritenersi comunque “provenienti dall’insediamento produttivo”; ciò perché, da un lato, la provenienza dall’impianto non è considerata elemento di qualificazione di per sé sufficiente alla stregua della stessa evidente ed obiettiva formulazione legislativa, dall’altro, le acque derivanti da eventi atmosferici non possono neppure, a rigore, considerarsi, “comunque” provenienti dall’insediamento produttivo, perché la loro origine rimane essenzialmente atmosferica e la provenienza dall’impianto deve ritenersi incidentale, cioè ascrivibile al “luogo” ma indipendentemente dalla natura produttiva di questo e dalla (dovuta) funzionalità e strumentalità dell’utilizzazione delle acque rispetto al ciclo produttivo. La provenienza presa in considerazione dalla legge, nel complesso della formulazione legislativa qui in rilievo, deve quindi ritenersi “funzionale” in relazione al ciclo produttivo e non solo “spaziale” in relazione all’ubicazione di un impianto, come attesta l’eccettuazione delle acque meteoriche di dilavamento unitamente a quelle “reflue domestiche”. ACQUA E INQUINAMENTO IDRICO - Acque meteoriche di dilavamento - Relazione di contrapposizione con le acque reflue industriali - Materiali risultanti da attività industriali - Contatto e trascinamento - Fenomeno del dilavamento - Riconducibilità alle acque reflue industriali - Esclusione. Nel concetto normativo di “acque meteoriche di dilavamento”, -posto in relazione di contrapposizione con l’enunciato delle “acque reflue industriali”, intese come quelle provenienti da

Page 22: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 22

edificio od impianto di esercizio di attività industriali-, è insito e connaturato sia che le acque “dilavino” cioè entrino in contatto e trascinino i materiali che si trovano sul suolo, sia che questi materiali possano essere quelli risultanti da attività industriali svolte presso l’impianto di volta in volta considerato. Le acque meteoriche non quindi sono ontologicamente riconducibili, nella considerazione normativa, alle acque reflue industriali, mentre la circostanza che esse, ricadendo all’interno dell’area dell’insediamento produttivo, entrino a contatto con i prodotti di lavorazione e si arricchiscano di tali elementi, non descrive altro che il fenomeno del “dilavamento”, perfettamente compatibile con il carattere proprio e tipico delle “acque meteoriche”, appunto, “di dilavamento”; tale fenomeno, nella stessa concettualizzazione normativa, non può comportare che le stesse “perdano” tale natura “assumendo quella di acque reflue industriali o, quanto meno, quella di “acque dilavanti contaminate”. (Massima a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

Appalti

TAR PIEMONTE, Sez. I – 21 dicembre 2009, n. 3709 APPALTI – Art. 48 d.lgs. n. 163/2006 – Irrogazione della triplice sanzione – Requisiti di ordine speciale - Art. 38 d.lgs. n. 163/2006 – Carenza dei requisiti di ordine generale – Esclusione del concorrente dalla gara. L’irrogazione della triplice sanzione (esclusione dalla gara, escussione della cauzione provvisoria, segnalazione all’Autorità di vigilanza) si riferisce alle sole irregolarità accertate con riferimento ai requisiti di ordine speciale di cui all’art. 48 del d. lgs. n. 163 del 2006, e non anche a quelle relative ai requisiti di ordine generale ex art. 38, essendo queste ultime sanzionabili solo con l’esclusione dalla gara. L'ipotesi di carenza dei requisiti di carattere generale, infatti, è compiutamente regolata dall'art. 38 del Codice dei contratti che prevede, in tal caso, solo l'esclusione del concorrente dalla gara e costituisce situazione ontologicamente diversa dal mancato possesso dei requisiti di capacità economico-finanziaria e tecnico-organizzativa, disciplinata dall'art. 48 del medesimo Codice che riconnette a tale circostanza, oltre all'esclusione del concorrente dalla gara, anche l'escussione della relativa cauzione provvisoria e la segnalazione del fatto all'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici. L’evidente natura sanzionatoria del citato art. 48 la rende norma di stretta interpretazione e, quindi, non estendibile ad ipotesi diverse da quelle tassativamente previste. (Massima a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

TAR CAMPANIA, Napoli, Sez. VII – 11 dicembre 2009, n. 8693 APPALTI – DURC - Regolarità contributiva – Requisito sostanziale di partecipazione alla gara – Verifica – Poteri officiosi della stazione appaltante. La regolarità contributiva costituisce requisito sostanziale di partecipazione alla gara, avendo il legislatore ritenuto tale regolarità indice dell'affidabilità, diligenza e serietà dell'impresa e della sua correttezza nei rapporti con le maestranze (cfr. CdS, sez.V, n. 5517/2001 e TAR Lazio, sez.II, n. 4814/2006). Ne consegue che la piena verifica in merito alle relative dichiarazioni rientra nei poteri officiosi della stazione appaltante, sia in relazione alle specifiche previsioni del Codice dei contratti, sia con riguardo a più generali canoni dell’azione amministrativa (D.P.R. n. 445/2000 in materia di documenti amministrativi e art. 6 della legge n. 241/90). APPALTI – Regolarità contributiva – Violazione – Consapevolezza della mancata correttezza contributiva – Connotazione di gravità – Rappresentazione dell’insoluto – Contraddittorio tra la stazione appaltante e l’impresa partecipante. La consapevolezza della mancata correttezza contributiva al momento della richiesta di partecipazione connota di gravità tout court la violazione, essendo la ricorrente onerata, al momento della domanda di partecipazione, e proprio al fine di evitare false dichiarazione, di rappresentare l'eventuale insoluto, la sua entità e le ragioni che l'avessero determinato, al fine di instaurare, essa stessa, un contraddittorio sul punto onde consentire alla stazione appaltante di escludere la gravità e definitività della violazione. (cfr. TAR Puglia, Bari, sez. II, n. 1623/2008). (Massime a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

Page 23: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 23

Edilizia e urbanistica

TAR CAMPANIA, Napoli, Sez. VI – 22 dicembre 2009, n. 9335 DIRITTO URBANISTICO – Lavori edilizi su manufatti abusivi – Assoggettabilità a D.I.A. – Esclusione. I lavori edilizi che riguardano manufatti abusivi non sanati né condonati non sono assoggettabili al regime della d.i.a. poiché gli interventi ulteriori (sia pure riconducibili, nella loro oggettività, alle categorie della manutenzione straordinaria, del restauro e/o risanamento conservativo, della ristrutturazione, della realizzazione di opere costituenti pertinenze urbanistiche) ripetono le caratteristiche di illegittimità dell'opera principale alla quale ineriscono strutturalmente (cfr., ex multis, Cassazione penale , sez. III, 24 ottobre 2008 , n. 45070) (Massima a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

TAR CAMPANIA, Napoli, Sez. VIII – 22 dicembre 2009, n. 9301 DIRITTO URBANISTICO – Convenzioni urbanistiche – Convenzione ex L.r. Campnia n. 16/2004 – Giurisdizione del G.A. – Sussistenza. La convenzione prevista dall’art. 26 della L. R. Campania n. 16/2004 (con la quale vengono disciplinati i rapporti derivanti dall’attuazione degli interventi edilizi), in quanto connessa al Piano di Recupero, è strettamente funzionale alla gestione del territorio con finalità di pubblico interesse (Consiglio Stato, Sez. IV, 26 aprile 2006, n. 2296). Pertanto, tale convenzione, riconducibile all'ampia categoria delle convenzioni urbanistiche, è soggetta alla giurisdizione del giudice amministrativo ai sensi dell'art. 11 della L. 241/90. (Massima a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

TAR TOSCANA, Sez. III – 18 dicembre 2009, n. 3867 DIRITTO URBANISTICO – P.R.G. – Approvazione – Regione – Modifiche dettate dalla tutela dell’ambiente e del paesaggio – Art. 10, c. 2 L. n. 1150/1942. L’art. 10, comma 2, della legge n. 1150/1942 prevede, tra le possibili modifiche proposte dalla Regione in sede di approvazione del P.R.G., quelle indispensabili ad assicurare la tutela del paesaggio e di complessi ambientali: tali modifiche possono essere accettate dal Comune, che può aderire senza contro dedurre alle osservazioni della Regione. (Massima a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

TAR PUGLIA, Bari, Sez. II – 17 dicembre 2009, n. 3239 DIRITTO URBANISTICO – Regione Puglia – L. r. n. 56/80 - Demanio marittimo – Fascia di rispetto – Vincolo di inedificabilità – Natura assoluta temporanea – Zone A, B e C – Possibilità di edificazione – Art. 33 L. n. 47/85. Il vincolo di inedificabilità posto dall’ art. 51 lettera h) l. r. Puglia 31 maggio 1980, n. 56 ha natura tendenzialmente assoluta, benché temporanea (Consiglio di Stato, Sez. V, 15 novembre 1999, n. 1914, T.A.R. Puglia, Bari, Sez. III, 2 febbraio 2006, n. 309, T.A.R. Puglia, Lecce, Sez. I, 23 giugno 2005, n. 3492), fatta eccezione per le zone A, B e C, ove la possibilità di edificazione può sussistere anche nelle aree poste a meno di 300 mt dal mare, venendo meno così l’assolutezza del vincolo ai fini dell’applicazione dell’art 33 l.47/85. (Massima a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

Page 24: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 24

CORTE DI GIUSTIZIA CE, Sez. II, 10/12/2009, Sentenza C-205/08 V.I.A. – ELETTROSMOG - Costruzioni di elettrodotti aerei – Procedura di valutazione dell’impatto ambientale - Elettrodotti transfrontalieri – Lunghezza superiore a 15 km – Costruzioni transfrontaliere – Lunghezza totale superiore al limite – Elettrodotto situato principalmente nel territorio di uno Stato membro confinante - Lunghezza del tratto nazionale dell’elettrodotto inferiore al limite. Gli artt. 2, n. 1, e 4, n. 1, della direttiva del Consiglio 27 giugno 1985, 85/337/CEE, concernente la valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati, come modificata dalla direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 26 maggio 2003, 2003/35/CE, vanno interpretati nel senso che un progetto previsto dal punto 20 dell’allegato I di tale direttiva, quale la costruzione di elettrodotti aerei con un voltaggio di 220 kV o superiore e di lunghezza superiore a 15 km, deve essere sottoposto dalle autorità competenti di uno Stato membro alla procedura di valutazione dell’impatto ambientale ancorché detto progetto sia transfrontaliero e solo un tratto di lunghezza inferiore a 15 km sia situato nel territorio di detto Stato membro. (Massima a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

TAR LOMBARDIA, Milano, Sez. II – 2 dicembre 2009, n. 5268 DIRITTO URBANISTICO – Interventi di ristrutturazione edilizia – T.U. edilizia – Modifica ex art. 1, d.lgs. n. 301/2002 – Criterio della fedele ricostruzione – Interpretazione logico-sistematica della normativa sopravvenuta – Conservazione delle caratteristiche fondamentali dell’edificio preesistente. Il T.U. dell'edilizia ha ricompreso tra gli interventi di ristrutturazione edilizia “quelli consistenti nella demolizione e successiva fedele ricostruzione di un fabbricato identico quanto a sagoma, volumi, area di sedime e caratteristiche dei materiali, fatte salve le sole innovazioni necessarie per l'adeguamento alla normativa antisismica”. L'art. 1 del decreto legislativo 27 dicembre 2002, n. 301 ha modificato l'art. 3, in parte qua, eliminando la locuzione “fedele ricostruzione di un fabbricato identico, quanto a sagoma, volumi, area di sedime e caratteristiche di materiali a quello preesistente” e l’ha sostituita con l’espressione “ricostruzione con la stessa volumetria e sagoma di quello preesistente” (art. 1, lett. a). Anche escludendo il superato criterio della fedele ricostruzione, esigenze di interpretazione logico-sistematica della nuova normativa inducono tuttavia a ritenere che la ristrutturazione edilizia, per essere tale e non finire per coincidere con la nuova costruzione, debba conservare le caratteristiche fondamentali dell'edificio preesistente e la successiva ricostruzione dell'edificio debba riprodurre le precedenti linee fondamentali quanto a sagoma, superfici e volumi (fra le tante Cons. Stato, sez. IV, 18 marzo 2008, n. 1177). (Massima a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

TAR LOMBARDIA, Milano, Sez. II – 1 dicembre 2009, n. 5218 DIRITTO URBANISTICO – Provvedimento di diniego del titolo abilitativo edilizio – Motivazione –Elementi di contrasto tra il progetto e le norme tecniche di attuazione – Mancata indicazione - Pregiudizio al diritto di difesa e al principio di trasparenza. La motivazione del provvedimento di diniego del titolo abilitativo edilizio, che non consenta di intendere in quali termini e con quali disposizioni delle Norme tecniche di attuazione del p.r.g. il progetto sia in contrasto, è del tutto inidonea ad adempiere la propria funzione di far comprendere le ragioni giuridiche e le giustificazioni di fatto che sono alla base della determinazione dell'Amministrazione, con evidente pregiudizio al diritto di difesa della ricorrente ed al principio di trasparenza dell'azione amministrativa (T.A.R. Puglia Lecce, sez. III, 03 marzo 2005 , n. 1082; T.A.R. Toscana, sez. II, 31 gennaio 2000 , n. 22). In tal modo non si consente all'interessato da un lato, di rendersi conto degli impedimenti che si frappongono alla realizzazione del suo progetto e di poterlo adeguare alle esigenze pubbliche che l'Amministrazione ha inteso tutelare; dall'altro, di confutare in maniera esaustiva la legittimità del provvedimento davanti al giudice competente. (Massima a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

Page 25: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 25

TAR LOMBARDIA, Brescia, Sez. I - 1 dicembre 2009, n. 2381 DIRITTO URBANISTICO – INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO – Fascia di rispetto cimiteriale – Vincolo di inedificabilità – Triplice finalità - Manufatti edilizi diversi dalle abitazioni – Tralicci per telecomunicazioni. In materia di vincolo cimiteriale, la salvaguardia del rispetto dei 200 metri prevista dall'art. 338 del T.U. delle leggi sanitarie di cui al r.d. 27 luglio 1934 n. 1265 nonché dall'art. 57 del d.P.R. 10 settembre 1990 n. 285 si pone alla stregua di un vincolo assoluto di inedificabilità, valevole per qualsiasi manufatto edilizio anche ad uso diverso da quello di abitazione. Il vincolo cimiteriale ha infatti una triplice finalità, in quanto, oltre alle esigenze sanitarie ed alla salvaguardia della possibilità di espansioni del perimetro cimiteriale, esso garantisce anche il rispetto della tranquillità, del decoro e della speciale sacralità dei luoghi di sepoltura. Di conseguenza, devono ritenersi compresi nel divieto di edificazione anche i tralicci per telecomunicazioni. (Massima a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

TAR EMILIA ROMAGNA, Parma, Sez. I – 26 novembre 2009, n. 792 DIRITTO URBANISTICO – Mutamento di destinazione d’uso – Riferimento agli elaborati tecnici – Concrete caratteristiche dei locali – Obiettiva idoneità di larga parte della struttura ad ospitare riti religiosi islamici– Presenza di locali accessori per attività sociali e religiose collaterali – Destinazione a luogo di culto – Fondamento. L’intervento edilizio che comporti una variazione di destinazione d’uso può essere correttamente inquadrato soltanto se si prende a riferimento quanto riportato negli elaborati tecnici (v. T.R.G.A. Trento, n. 150/2009. Pertanto, se la planimetria del progetto relativo ad un centro culturale di religione islamica evidenzia, fra i vari previsti, un locale pari alla metà della superficie totale disponibile ed espressamente destinato a “sala riunioni” dedicata ai fedeli – oltre tutto ospitando il mihrab orientato verso la Mecca –, se ne deve necessariamente evincere la destinazione principale a luogo di culto islamico, con locali accessori per attività sociali e religiose collaterali; le concrete caratteristiche dei locali – indipendentemente dalle intenzioni espresse dagli interessati – e cioè l’obiettiva idoneità di larga parte della struttura ad ospitare riti religiosi è in sé sufficiente a farne ravvisare la prevalente destinazione a luogo di culto; non è rilevante che a tale vocazione non sia stato riservato l’intero spazio a disposizione, posto che il modello di moschea, quale si riscontra nei paesi a fede mussulmana, assolve anche compiti diversi da quelli di una chiesa cristiana. DIRITTO URBANISTICO – Concessioni edilizie in deroga – Norme – Interpretazione restrittiva – Regione Emilia Romagna – Disciplina regionale ex art. 15 L.R. n. 31/2002 – Rapporto tra destinazione d’uso dei singoli beni e destinazioni di zona. Le norme in materia di concessioni edilizie in deroga devono essere interpretate restrittivamente, e cioè nel senso che le deroghe al piano regolatore comunale non possono travolgere le esigenze di ordine urbanistico a suo tempo recepite nel piano; non possono inoltre costituire oggetto di deroga le destinazioni di zona che attengono all’impostazione stessa del piano regolatore generale e ne costituiscono le norme direttrici – onde rientrano tra le prescrizioni derogabili solo le norme di dettaglio che non involgono i criteri di impostazione e le linee direttrici dello strumento urbanistico –. Analogamente, la disciplina regionale di cui all’art. 15 della L.R. Emilia Romagna n. 31/2002 consente la deroga unicamente nel novero delle diversificate destinazioni d’uso ammesse dal piano regolatore all’interno delle singole destinazioni urbanistiche previste dalla legge, così osservandosi il corretto rapporto tra destinazioni d’uso dei singoli beni e destinazioni di zona. (Massima a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

CORTE DI CASSAZIONE PENALE, Sez. III, 08/06/2009, Sentenza n. 23730 DIRITTO URBANISTICO - Opere sul piano di campagna - Applicazione dell’art. 9 L. n. 122/89 - Esclusione - Artt. 44 lett. b) DPR 380/01, 2,4, 13 e 14 L. 1086/71. La presenza di opere sul piano di campagna, e perciò in superficie, vale ad escludere in radice la possibilità di applicazione della legge n. 122/1989 (c.d. legge Tognoli). (Massima a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

Page 26: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 26

CORTE DI CASSAZIONE PENALE, Sez. III, 08/06/2009, Sentenza n. 23726 DIRITTO URBANISTICO – Rilascio di sanatoria condizionata - Illegittimità - Fondamento - Conformità agli strumenti urbanistici - Artt. 1, 2 e 13 L. 1086/71 in rel. artt. 64 - 71 T.U. 380/01. Non sono legittimi quei provvedimenti amministrativi di sanatoria di immobile abusivo che subordinano gli effetti del beneficio alla esecuzione di specifici interventi finalizzati a ricondurre l'immobile stesso nell'alveo di conformità agli strumenti urbanistici "atteso che detta subordinazione è ontologicamente contrastante con la ratio della sanatoria, collegabile alla già avvenuta esecuzione delle opere e alla loro conformità agli strumenti urbanistici". (Cass. sez. III, 4.10.07, P.M. in proc. Rubecchi) (Massima a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

Energia

TAR LAZIO, Latina, Sez. I – 22 dicembre 2009, n. 1345 DIRITTO DELL’ENERGIA – Artt. 12 d.lgs. n. 387/2003 e 14 quater L . n. 241/90 – Impianti alimentati da fonti rinnovabili - Autorizzazione - Amministrazione dissenziente – Atto “costruttivo” – Indicazione delle modifiche progettuali necessarie ai fini dell’assenso. Dal combinato disposto dell’art. 12 comma 4 del D.L.vo 387/2003 e dell’art. 14 quater comma 1 della L. 241/90 deriva l’obbligo dell’Amministrazione dissenziente (nel caso di specie il Comune sul cui territorio deve sorgere l’impianto) di esprimere la propria opposizione con un atto “costruttivo” che oltre ad essere congruamente motivato, deve anche “recare le specifiche indicazioni delle modifiche progettuali necessarie ai fini dell'assenso”. DIRITTO DELL’ENERGIA – Impianti alimentati da fonti rinnovabili – Autorizzazione unica – Art. 12 ter d.lgs. n. 387/2003 – Comune nel cui territorio è prevista la realizzazione – Parere negativo – Valore – Mera rappresentazione di interessi – Valutazione discrezionale della Regione. Nella dialettica dei numerosi interessi collettivi coinvolti nel procedimento volto al rilascio dell’autorizzazione unica per la realizzazione di un impianto alimentato da fonti rinnovabili di cui all’art. 12 ter D.L.vo 387/2003, il parere negativo opposto dai Comuni il cui territorio sia interessato dalla realizzazione dell’opera pubblica svolge la funzione di mera rappresentazione degli intereressi afferenti a tali enti, rimessi alla valutazione discrezionale della Regione, che rimane libera di recepire o meno quanto da essi evidenziato, nella formulazione del proprio atto di autorizzazione unica. Diversamente, al Comune verrebbe attribuito un potere di veto che non è previsto né dalla disciplina della conferenza di servizio di cui agli artt. 14 e ss. L. 241/90, né dal richiamato art. 12 del D.L.vo 387/03. (Massime a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

TAR CAMPANIA, Napoli, Sez. VII – 16 dicembre 2009, n. 8807 ENERGIA – Produzione – Controversie – Art. 41 c. 1, L. 99/09 – Giurisdizione esclusiva del Tar e competenza inderogabile del TAR Lazio Roma – Centrali di potenza superiore ai 400 MW – Produzione di energia elettrica da fonti nucleari – Rigassificatori – Gasdotti di importazione. La norma di cui all’art. 41 c. 1 l. 99/09, che attribuisce alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo ed alla competenza del TAR del Lazio, con sede in Roma, tutte le controversie comunque attinenti alle procedure e ai provvedimenti dell'amministrazione pubblica o dei soggetti alla stessa equiparati concernenti la produzione di energia elettrica - che si applica anche ai processi in corso - si riferisce espressamente alle centrali di potenza superiore a 400 MW (oltre che alla produzione di energia elettrica da fonti nucleari, ai rigassificatori e ai gasdotti di importazione) (fattispecie relativa ad impianto di potenza pari a 10 MW). (Massima a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

Page 27: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 27

CORTE DI GIUSTIZIA CE, Sez. VI, 3/12/2009, Sentenza C-475/08 DIRITTO DELL’ENERGIA – Mercato interno del gas naturale – Designazione definitiva dei gestori del sistema – Decisione che esonera le nuove importanti infrastrutture del sistema del gas dall’applicazione di talune disposizioni della direttiva – Obblighi di pubblicazione, di consultazione e di notifica - Inadempimento di uno Stato (Belgio) - Fattispecie – Direttiva 2003/55/CE. Non provvedendo alla designazione definitiva dei gestori degli impianti di trasporto, di stoccaggio e di gas naturale liquefatto prevista dall’art. 7 della direttiva 26 giugno 2003, 2003/55/CE, relativa a norme comuni per il mercato interno del gas naturale e che abroga la direttiva 98/30/CE, e non avendo trasposto l’art. 22, nn. 3, lett. d) ed e), e 4, della medesima direttiva, il Regno del Belgio è venuto meno agli obblighi ad esso incombenti in forza di tali disposizioni. (Nella specie, le circostanze invocate dal Regno del Belgio, secondo cui i gestori designati a titolo provvisorio, da un lato, sarebbero soggetti ai medesimi requisiti ed obblighi di quelli che saranno designati a titolo definitivo e, dall’altro, sarebbero gli unici in grado di soddisfare i requisiti per la designazione a titolo definitivo, non ostano alla constatazione dell’inadempimento di detto Stato membro rispetto agli obblighi derivanti dall’art. 7 della direttiva. Infatti, la designazione a titolo provvisorio dei gestori del sistema ritarda il recepimento dell’art. 7 della direttiva, il quale, come ha ammesso il Regno del Belgio, implicava la loro designazione per un periodo di vent’anni. Di conseguenza, si deve rilevare che il Regno del Belgio, non avendo provveduto alla designazione definitiva dei gestori degli impianti di trasporto, di stoccaggio e di GNL prevista dall’art. 7 della direttiva, è venuto meno agli obblighi ad esso incombenti in forza di tale disposizione). (Massima a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

Inquinamento BONIFICA

TAR TOSCANA, Sez. II – 18 dicembre 2009, n. 3973 INQUINAMENTO – Bonifica – Barriera idraulica – Amministrazioni procedenti – Mutamento di avviso – Opzione verso altra tipologia di intervento – Istruttoria e motivazione – Principi di economicità e trasparenza della P.A.. In tema di interventi di bonifica, qualora emergano elementi che depongono nel senso di una sostanziale adesione delle competenti Amministrazioni in favore del modello della barriera idraulica, il mutamento di avviso da parte delle Amministrazioni stesse, con opzione verso un’altra tipologia di intervento, può avvenire soltanto in base ad una congrua ed approfondita motivazione ed all’esito di un’adeguata istruttoria, che tenga conto di tutte le circostanze rilevanti del caso: la sussistenza di tali obblighi procedimentali, prima ancora che da specifiche norme in vigore nel settore della disciplina ambientale, deriva dai principi generali di economicità e trasparenza dell’azione amministrativa di cui all’art. 1, comma 1, della l. n. 241/1990, nonché dal divieto di aggravamento del procedimento amministrativo ex art. 1, comma 2, della citata l. n. 241(v. T.A.R. Puglia, Lecce. Sez. I, 11 giugno 2007, n. 2247). INQUINAMENTO – Bonifica – Barrieramento fisico – Barrieramento idraulico – Opzione tra i due interventi – Analisi comparativa – Efficacia delle diverse alternative – Tempi di esecuzione – Impatto. In tema di interventi di bonifica, l’opzione per il sistema del barrieramento fisico in luogo del barrieramento idraulico, od anche per un utilizzo combinato delle differenti tipologie di intervento, può legittimamente aver luogo solo all’esito di un’analisi comparativa tra le diverse alternative in gioco, in ragione delle specifiche caratteristiche dell’area. L’analisi comparativa deve incentrarsi sull’efficacia delle diverse alternative nel raggiungere gli obiettivi finali, nonché sulle concentrazioni residue, sui tempi di esecuzione e sulla loro compatibilità con l’urgenza del provvedere, e sull’impatto rispetto all’ambiente circostante gli interventi (T.A.R. Lecce, Sez. I, n. 2247/2007, cit.). In definitiva, detta analisi implica la valutazione comparativa dei vantaggi e degli svantaggi

Page 28: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 28

delle differenti opzioni sul campo, con necessaria precisazione, da parte della P.A., non solo dei vantaggi effettivi connessi alla misura del confinamento fisico, ma anche della comparazione con i relativi svantaggi, fornendo la prova di aver adeguatamente valutato questi ultimi. (Massima a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

TAR FRIULI VENEZIA GIULIA, Sez.I – 17 dicembre 2009, n. 837 INQUINAMENTO – Bonifica – Responsabilità – Proprietario incolpevole del fondo – Intervento sostitutivo dell’Amministrazione – Recupero degli oneri di bonifica – Azione di ingiustificato arricchimento. Alla luce delle coordinate normative di cui agli artt. 242-245 e 250 del D.Lgs. n. 152/2006, l’Amministrazione è tenuta ad accertare la responsabilità dell’inquinamento e, in caso di accertamento infruttuoso, è la stessa Amministrazione che dovrà procedere alla bonifica, per poi operare il recupero delle somme a carico del proprietario del fondo incolpevole, ma salvaguardando in questo caso l’apporto partecipativo di queste ultime, in specie per quanto riguarda le modalità dell’intervento e fermo restando, comunque, che a carico del suddetto proprietario il recupero degli oneri della bonifica potrà avvenire solo nel limite dell’arricchimento di valore che il disinquinamento avrà apportato al fondo. Sotto quest’ultimo profilo il diritto dell’amministrazione al recupero delle somme va ricondotto nell’alveo delle azioni di ingiustificato arricchimento, rispetto alle quali la azione in parola si differenzia essenzialmente per l’esistenza di particolari forme di garanzia (onere reale e privilegio speciale immobiliare) che assicurano il recupero dei costi di intervento. INQUINAMENTO – Responsabilità per danni all’ambiente – Natura – responsabilità aquiliana ex ar.t 2043 c.c. – Art. 311, c. 2 d.lgs. n. 152/2006. Il D.Lgs. n. 152/2006 ha operato una scelta precisa in favore della riconduzione della responsabilità per i danni all’ambiente nel paradigma della “tradizionale” responsabilità extracontrattuale soggettiva (c.d. responsabilità aquiliana ex art. 2043 c.c.), con esclusione di una qualsivoglia forma di responsabilità oggettiva(cfr. art. 311, comma 2, d.lgs. n. 152/2006) INQUINAMENTO – Interventi di messa in sicurezza – Finalità – Rapporto con gli interventi di bonifica. Gli interventi di messa in sicurezza sono finalizzati non tanto alla diminuzione del livello di inquinamento dell’area interessata (obiettivo questo che va perseguito attraverso l’attivazione delle opere di bonifica) quanto a scongiurare che la contaminazione in atto si espanda nel terreno o nella falda in attesa dell’esecuzione di interventi definitivi di bonifica del sito (Cfr. Cons. St., II, 21 novembre 2007, n. 65; VI, 5 sett. 2005, n. 4525; T.A.R. Toscana, II, 30 maggio 2008, n. 1541; T.A.R. Friuli Venezia Giulia, 28.01.2008, n. 89; T.A.R. Sicilia, Catania, 20 luglio 2007, n. 1254). (Massime a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

TAR EMILIA ROMAGNA, Parma, Sez. I – 15 dicembre 2009, n. 871 INQUINAMENTO – Bonifica – Oneri – Accollo al proprietario incolpevole – Provvedimento motivato – Specificazione delle ragioni per cui le spese non siano state fatte gravare sul responsabile dell’inquinamento – Art. 253 d.lgs. n. 152/2006. L’art. 253 del d.lgs. n. 152/2006, nel richiedere un “provvedimento motivato”, impone all’Amministrazione di specificare quale delle fattispecie ivi previste e quali presupposti di fatto legittimino l’accollo all’incolpevole proprietario delle spese conseguenti alla bonifica dell’area inquinata; occorre, quindi, che il privato e, su sua eventuale richiesta, il giudice siano messi in grado di comprendere le concrete ragioni per le quali gli oneri di bonifica non sono stati fatti gravare sul responsabile dell’inquinamento, onde consentire loro la verifica della conformità della decisione al modello legale. (Massima a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

Page 29: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 29

INQUINAMENTO ACUSTICO

TAR CAMPANIA, Napoli, Sez. V – 15 dicembre 2009, n. 8743 INQUINAMENTO ACUSTICO – Locale adibito a discoteca – Proprietari di appartamenti sovrastanti e finitimi – Licenza amministrativa legittima – Interesse concreto, diretto e personale - Sussistenza I comproprietari ed occupanti gli appartamenti sovrastanti e finitimi con un locale adibito a discoteca sono titolari di un interesse concreto, diretto e personale a che tale discoteca venga esercitata in base a licenza amministrativa legittima (Cfr: T.A.R. Veneto, Sez. II, 11 settembre 1986, n. 29). (Massima a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it) INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO

CONSIGLIO DI STATO, Sez. VI - 17 dicembre 2009, n. 8206 INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO - Determinazione degli obiettivi di qualità - Competenza legislativa esclusiva statale - Legge quadro n. 36/01. In materia di inquinamento elettromagnetico, la legge quadro nazionale ( l. n.36/01) affida in via esclusiva allo Stato la determinazione degli “obiettivi di qualità”, per intuibili esigenze di omogeneità dei livelli di tutela della salute umana su tutto il territorio nazionale e di efficiente gestione degli impianti di telecomunicazione. (Massima a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

CONSIGLIO DI STATO, Sez. VI - 16 dicembre 2009, n. 8103 INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO - Potere regolamentare comunale - Limiti - Art. 8 L. n. 36/2001 Il potere regolamentare comunale (ai sensi dell’art. 8 della L. 36/2001) non può spingersi fino al punto di ritenere che al comune sia consistito di introdurre limiti generalizzati di esposizione ai campi magnetici diversi da quelli previsti dallo Stato, ovvero di costituire deroghe pressoché generalizzate rispetto a tali limiti statali per il tramite di generalizzate interdizioni localizzative, essendo al più consentita l'individuazione di specifiche e diverse misure precauzionali, la cui idoneità al fine della “minimizzazione” emerga dallo svolgimento di compiuti ed approfonditi rilievi istruttori sulla base di risultanze di carattere scientifico. (Massima a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

TAR EMILIA ROMAGNA, Bologna, Sez. I – 9 dicembre 2009, n. 2861 INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO – Stazioni radio base – Assimilabilità alle costruzioni – Art. 873 c.c. – Esclusione – Disciplina comunale – Assoggettamento degli impianti agli edifici sotto il profilo urbanistico-edilizio – Illegittimità. Le stazioni radio base, per le loro caratteristiche strutturali, non sono equiparabili alle costruzioni ex art. 873 del cc (T.A.R. Firenze, sez. I, n. 5088/2006): in ragione dell’inammissibile assimilazione ai fini urbanistici fra le costruzioni e gli impianti tecnologici (in tale senso, ex plurimis: Cons. Stato, Sez. VI, n. 3425/2006; id, Sez. IV, n. 450/2005), la disciplina comunale non può assimilare tout-court gli impianti in questione agli edifici sotto il profilo edilizio-urbanistico (ad es.: assoggettando i primi ai limiti di altezza o in tema di distanze propri dei secondi” (Cons. Stato, VI, 5044/2008). INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO – Emilia Romagna – L.r. 31/2002 – Interventi di installazione o revisione di impianti tecnologici – Realizzazione di volumi tecnici – D.I.A. L’art.8 L.R. Emilia Romagna n.31/2002 prevede che siano assoggettati a D.i.a., oltre agli interventi di manutenzione straordinaria, quelli di installazione o revisione di impianti tecnologici che comportano la realizzazione di volumi tecnici al servizio di edifici o di attrezzature esistenti. (Massime a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

Page 30: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 30

Rifiuti

TAR VENETO, Sez. III – 23 dicembre 2009, n. 3810 RIFIUTI – CAVE E MINIERE – Rifiuti di estrazione – Art. 10 d.lgs. n. 117/08 – Cava dismessa o abbandonata – Recupero ambientale - Riempimento con rifiuti diversi da quelli di estrazione – Assoggettabilità alla disciplina di cui al d.lgs. n. 36/2003 – Procedure semplificate di recupero – D.M. 5 febbraio 1998 – Applicabilità – Esclusione. Il riempimento di una cava abbandonata o dismessa con rifiuti diversi dai rifiuti di estrazione deve ritenersi assoggettato –ex art. 10, c. 3, del d.lgs. n. 117/08- alle disposizioni di cui al d. lgs. n. 36 del 2003, relativo alle discariche di rifiuti. Nella prospettiva di prevenire la produzione di rifiuti da destinare allo smaltimento in discarica, l’art. 10 del DLgs n. 117/08 permette infatti agli operatori di utilizzare i rifiuti di estrazione, vale a dire i rifiuti prodotti nel corso o a seguito dell’attività estrattiva, per il riempimento dei vuoti e delle volumetrie causati dalle escavazioni, subordinando tale possibilità a una serie di condizioni. La scelta del legislatore delegato concerne il riempimento, con rifiuti di estrazione, di vuoti e di volumetrie prodotti dall’attività estrattiva. L’art. 10 non distingue tra cave in esercizio e cave dismesse o abbandonate, tra vuoti e volumetrie (pre)esistenti e vuoti e volumetrie conseguenti a una attività di cava in esercizio. L’unica distinzione è quella tra rifiuti di estrazione e rifiuti diversi dai rifiuti di estrazione. Tutte quelle situazioni nelle quali si trattano rifiuti diversi da quelli provenienti dalle attività estrattive – relative sia alle cave in esercizio che alle cave dismesse o abbandonate - devono pertanto essere assoggettate , a norma del citato art. 10, c. 3, alle disposizioni di cui al d.lgs. n. 36/03 sulle discariche di rifiuti, non invece alla più favorevole disciplina di cui al d.m. 5 febbraio 1998 (procedure semplificate di recupero). RIFIUTI – Principio della priorità del recupero sullo smaltimento – Natura – Principio cogente – Esclusione. Il principio di derivazione comunitaria della priorità del recupero rispetto allo smaltimento in discarica (si vedano gli articoli 179 e 181 del t. u. n. 152/06)non rappresenta un principio cogente ma un semplice criterio di priorità dettato dal Legislatore delegato all’azione della P. A. RIFIUTI – Rifiuti di estrazione – Art. 10 d.lgs. n. 117/08 – Favor normativo verso il recupero – Rifiuti prodotti durante l’escavazione – Immediato riutilizzo. Il “favor” normativo verso il recupero di rifiuti si traduce, nell’art. 10 del d. lgs. n. 117/08, nella possibilità che i rifiuti di estrazione, prodotti durante l’attività estrattiva, siano, a determinate condizioni, collocati subito, a mano a mano che l’attività estrattiva prosegue, nei vuoti creati dall’estrazione, dato che sarebbe irragionevole avviare allo smaltimento rifiuti di estrazione prodotti durante l’escavazione i quali possano essere subito riutilizzati nella cava di provenienza. RIFIUTI – Rifiuti di estrazione – D.lgs. n. 117/08 – D.M. 5 febbraio 1998 – Rapporto gerarchico. Il decreto legislativo n. 117/08, recante norme sulla gestione dei rifiuti delle industrie estrattive, oltre a essere successivo al d. m. 5 febbraio 1998, in tema di recupero di rifiuti non pericolosi, è fonte di rango superiore rispetto alla normativa, secondaria e regolamentare, da ultimo citata. (Massime a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

TAR VENETO, Sez. III – 23 dicembre 2009, n. 3803 RIFIUTI – Ordinanza di rimozione e smaltimento – Mancanza di una preventiva attività istruttoria finalizzata ad individuare l’effettivo responsabile dell’abbandono – Illegittimità – Fattispecie. E’ illegittima una ordinanza emessa ex art. 14, comma 3, del D.lg 5 febbraio 1997, n. 22, con la quale il Sindaco ordini al proprietario di un’immobile di procedere alla rimozione e all’avvio al recupero o allo smaltimento dei rifiuti ivi presenti, senza svolgere alcuna preventiva valida attività istruttoria finalizzata ad accertare ed individuare l’effettivo responsabile dell’abbandono dei rifiuti medesimi, atteso che gli adempimenti concernenti l’eliminazione dei rifiuti ed il ripristino dei luoghi

Page 31: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 31

non possono essere addossati indiscriminalmente al proprietario per il solo fatto di questa sua qualità, ma è necessario l’accertamento di un suo comportamento, anche omissivo, di corresponsabilità e quindi di un suo coinvolgimento doloso o quantomeno colposo. (C.di S., Sez V, 25 gennaio 2005, n. 136) (fattispecie relativa all’ordinanza di smaltimento diretta ai locatori di un capannone industriale). RIFIUTI – Ordine di smaltimento – Mancanza di comunicazione di avvio del procedimento – Illegittimità. E illegittimo l’ordine di smaltimento dei rifiuti non sia preceduto da una preventiva e formale comunicazione di avvio del procedimento (C. S. Sez. V, 25 agosto 2008, n. 4061). (Massime a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

CONSIGLIO DI STATO, Sez. IV - 21 dicembre 2009, n. 8532 RIFIUTI - Impianti di smaltimento - Localizzazione - Competenze statali, regionali e provinciali - Artt. 195-199 d.lgs. n. 152/2006 - Delibera della Giunta regionale Lombarda n. 6581/2008. La disciplina normativa in tema di localizzazione degli impianti prevede all’art. 195 c. 1 lett. p) del D.Lgs.152/2006 che tra le competenze statali vi è la indicazione dei criteri generali relativi alle caratteristiche delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti. Si tratta quindi di una indicazione in negativo, che comporta la esclusione di una serie di aree da quelle potenzialmente allocatarie di impianti. (cfr., in tema, Corte Cost. n. 249/2009). Per le regioni, l’art. 196, c. 1 prevede la competenza “alla definizione dei criteri per l’individuazione degli impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti, nel rispetto dei criteri generali indicati nell’articolo 195, comma 1, lettera p) (lettera o)”, e “la definizione di criteri per la individuazione, da parte delle provincie, delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti, nel rispetto dei criteri generali indicati nell’articolo 195, comma 1, lettera p” (lettera n). La sede per la previsione dei criteri in questione da parte della regione è il piano regionale di gestione dei rifiuti, come si evince dall’art. 199, lettera h), o altro atto di tipo generale. Alle province spetta ai sensi dell’art. 197, comma 1 lettera d) “la individuazione…delle zone idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti, nonché delle zone non idonee alla localizzazione degli impianti di recupero e di smaltimento dei rifiuti”. Tale individuazione avviene con indicazioni di ordine positivo (la previsione delle zone idonee) e di ordine negativo (la previsione delle zone non idonee). L’attività provinciale è a sua volta sottoposta a una serie di vincoli sia contenutistici che procedimentali: la individuazione va effettuata sulla base delle previsioni del piano territoriale di coordinamento ex art. 20 TUEL e delle previsioni di cui all’art. 199, c. 3, lett. d) e h) del TU Ambientale, ossia in conformità di quanto previsto nel piano regionale di gestione dei rifiuti o altro atto a valenza generale o pianificatoria; l’ individuazione va effettuata “sentiti l’Autorità d’ambito ed i comuni” (pareri obbligatori ma non vincolanti). (Fattispecie relativa alla delibera della Giunta regionale lombarda n. 6581 del 2008, con cui è stato escluso in modo assoluto che le attività di recupero rifiuti possano essere localizzate in zone soggette a vincolo paesaggistico, ovvero a distanza inferiore a 1.000 metri da beni culturali singolarmente individuati). (Massima a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

TAR CAMPANIA, Napoli, Sez. I – 17 dicembre 2009, n. 8858 RIFIUTI – Provvedimenti commissariali adottati nelle situazioni di emergenza - Art. 3, c. 2-bis, d.l. n. 245/2005 –Competenza funzionale del TAR Lazio, Roma – Rilevabilità d’ufficio - Inderogabilità – Applicazione ai giudizi in corso. In forza dell'art. 3, co. 2-bis, del decreto legge n. 245 del 2005, le controversie riguardanti i provvedimenti commissariali adottati nelle situazioni di emergenza dichiarate ai sensi dell'articolo 5, co. 1, della legge n. 225 del 1992, sono devolute in via esclusiva alla competenza di primo grado del Tribunale amministrativo regionale del Lazio, con sede in Roma; l'incompetenza funzionale è rilevabile d'ufficio e non derogabile e, in base all'art. 3, co. 2-ter e 2-quater, del suddetto decreto-legge, si riferisce anche ai giudizi in corso. (Massima a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

Page 32: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 32

TAR FRIULI VENEZIA GIULIA, Sez.I – 17 dicembre 2009, n. 838 RIFIUTI – Regione Friuli Venezia Giulia – Autorizzazione – Art. 17 L.R. 30/87 – Inosservanza di prescrizioni - Diffida – Indicazione del termine entro cui eliminare le irregolarità – Necessità. La chiara ed inequivocabile locuzione legislativa di cui all’art. 17 della L. R. Friuli Venezia Giulia n. 30 del 7 settembre 1987 (legge ad oggetto: “Norme regionali relative allo smaltimento dei rifiuti”), nel testo risultante dalle modifiche introdotte dalle leggi regionali n. 65 del 1988 e 22 del 1996, non dà adito a dubbi sul fatto che la diffida (nella specie: ad allontanare il percolato da una discarica) deve prevedere necessariamente un termine per la eliminazione delle irregolarità. (Massima a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

TAR CAMPANIA, Napoli, Sez. VII – 16 dicembre 2009, n. 8807 RIFIUTI – Gestione – Giurisdizione esclusiva del TAR – Art. 4 d.l. n. 90/2008 – Competenza inderogabile del Tar Lazio Roma – Esclusione. Non può affermarsi che in forza dell’art. 4 d.l. n. 90/2008 conv. in l. n. 123/2008 la competenza inderogabile del TAR Lazio, Roma sia stata estesa alla complessiva gestione dei rifiuti: l’art. 4 si limita infatti a stabilire la giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo su tali controversie, mentre la competenza inderogabile del Tar Lazio, Roma – atteso il suo carattere eccezionale e di stretta interpretazione – avrebbe dovuto essere espressamente prevista per tutte le controversie comunque attinenti alla gestione dei rifiuti. RIFIUTI – Discariche – Provvedimenti di localizzazione – Impugnazione – Legittimazione – Mero dato appartenenza al territorio comunale – Insufficienza - Situazioni specifiche. In materia di legittimazione all’impugnazione di atti di localizzazione di discariche e di impianti di trattamento e smaltimento di rifiuti solidi urbani, l’interesse sostanziale non può evincersi dalla mera appartenenza al territorio comunale, ma deve collegarsi a specifiche situazioni quali l’immediata vicinanza all’impianto che riduca il valore economico del fondo limitrofo; l’inosservanza delle distanze minime di sicurezza dalla zona dell’intervento; la dimostrazione che le modalità di costruzione e di gestione dell’impianto siano inidonee a salvaguardare la salute di chi vive nelle vicinanze della discarica (Tar Emilia Romagna, Bologna, I, n. 3216/2006). (Massime a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

TAR LIGURIA, Sez. I – 15 dicembre 2009, n. 3741 RIFIUTI - Terre e rocce da scavo – Inosservanza delle procedure per il riutilizzo – Applicabilità delle disposizioni in materia di rifiuti – Art. 192 d.lgs. n. 152/2006 – Ordinanza di rimozione - Competenza – Sindaco. Le rocce ed i materiali di scavo vanno considerati alla stregua di rifiuti, anche se appaiono come idonei all’utilizzo fatto in concreto, ove non siano state seguite le procedure per il loro riutilizzo (art. 186 d.lvo n. 152/2006): trovano quindi applicazione le disposizioni su tali materiali, tra le quali l’art. 192 del T.U. Ambiente, che riguarda il divieto di abbandono dei rifiuti sul suolo e nel suolo. Ove si verifichi tale evento è il sindaco a dover provvedere con l’ordinanza prevista dal c. 3 della norma citata. (Massima a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

TAR CAMPANIA, Napoli, Sez. V – 15 dicembre 2009, n. 8739 RIFIUTI – Abbandono – Art. 192 d.lgs. n. 152/2006 – Sanzione di tipo reintegratorio – Obbligo di rimozione e recupero o smaltimento – Responsabilità – Proprietario dell’area – Elemento soggettivo – Dolo o colpa. La fattispecie normativa di cui all’art. 192 del d.lgs. n. 152/20006 (per la sua esegesi, cfr. Cons. Stato, V, 25.8.2008, n.4061) ha introdotto una sanzione amministrativa di tipo reintegratorio, potendo essere adottata anche in assenza di una situazione in cui sussista l’urgente necessità di

Page 33: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 33

provvedere con efficacia e immediatezza (T.A.R. Veneto, III, 29.9.2009, n.2454) e avente a contenuto l’obbligo di rimozione, di recupero o di smaltimento e di ripristino a carico del responsabile del fatto di discarica o immissione abusiva, a carico, cioè, di “chiunque viola i divieti di abbandono e di deposito incontrollato di rifiuti sul suolo”, in solido con il proprietario e con i titolari di diritti reali o personali di godimento sull’area ai quali tale violazione sia imputabile a titolo di dolo o di colpa; la norma, pertanto, ai fini dell’imputabilità della condotta del divieto di abbandono e di deposito incontrollato di rifiuti sul suolo, richiede, a carico del proprietario o dei titolari di diritti reali o personali sul bene, un comportamento titolato di dolo o colpa, così come richiesto per l’autore materiale, mentre le conseguenze sanzionatorie connesse alla violazione del divieto di abbandono incontrollato di rifiuti sul suolo o nel suolo sono accollate anche al proprietario dell’area, ma ciò solo nel caso in cui la violazione sia a lui imputabile a titolo di dolo o di colpa (ex multis, T.A.R. Catanzaro, I, 20.10.2009, n.1118; CdS, V, 19.3.2009, n.1612; T.A.R. Sardegna, 18.5.2007, n.975; 19.9.2004, n. 1076; T.A.R. Bari, 27.2.2003, n. 872; T.A.R. Milano, I, 26.1.2000, n. 292). RIFIUTI – Abbandono – Art. 192 d.lgs. n. 152/2006 – Ordinanza di rimozione – Competenza – Dirigenti – Art. 107, c. 5, d.lgs. n. 267/2000. Ai sensi dell'art. 107, comma 5, del Decr.Legisl. n.267/2000, n. 267, rientra nella competenza del dirigente, e non del Sindaco, l'adozione dell'ordinanza di rimozione di rifiuti rivolta al proprietario di un'area sulla quale gli stessi sono stati abbandonati (T.A.R. Basilicata, 23.5.2007, n. 457). (Massime a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

TAR VENETO, Sez. III – 4 dicembre 2009, n. 3460 RIFIUTI – Ordinanza di rimozione e smaltimento – Art. 192 d.lgs. n. 152/2006 – Competenza – Sindaco – Criterio cronologico e di specialità – Prevalenza sul disposto di cui all’art. 107, c. 5 d.lgs. n. 267/2000. L’art. 192, comma 3, del D.lgs. n. 152 del 2006, che è norma speciale sopravvenuta rispetto all`art. 107, comma 5, del D.lgs. n. 267 del 2000, attribuisce espressamente al Sindaco la competenza a disporre con ordinanza le operazioni necessarie alla rimozione e allo smaltimento dei rifiuti: per il criterio della specialità e per quello cronologico la norma prevale sul disposto dell`art. 107, comma 5, del D.lgs. n. 267 del 2000 (cfr. Consiglio di Stato, Sez.V, 25 agosto 2008, n. 4061). (Massima a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

TAR PIEMONTE, Sez. II - 4 dicembre 2009, n. 3242 RIFIUTI – Operazioni di smaltimento e recupero - Autorizzazione – D.lgs. n. 22/97 – Regime semplificato – Prestazione di garanzia fideiussoria – Necessità – Esclusione – Artt. 27, 28 e 29 d.lgs. n. 22/97 - D. M. 5.2.1998 - D.M. 28.04.2008 n. 406. Ai fini dell’autorizzazione per l’esercizio delle operazioni di smaltimento e di recupero dei rifiuti, il D. Lgs. 05.02.1997, n.22, prevede l’obbligo di prestare “garanzie finanziarie” solo a carico delle imprese che effettuano operazioni di smaltimento e recupero rifiuti in regime autorizzatorio “ordinario”, disciplinato dagli articoli 27, 28 e 29. In piena sintonia con la normativa statale di riferimento si pongono i decreti ministeriali di attuazione della stessa. In particolare, il D. M. 5.2.1998, recante “Individuazione dei rifiuti non pericolosi sottoposti alle procedure semplificate di recupero ai sensi degli articoli 31 e 33 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n.22”, non prevede obblighi di prestazione di garanzie fideiussorie. A sua volta, il D.M. 28.04.2008 n. 406, avente ad oggetto “la disciplina dell'Albo nazionale delle imprese che effettuano la gestione dei rifiuti”, all’art. 14 esclude espressamente dall’obbligo di prestare “idonea garanzia finanziaria a favore dello Stato” le imprese esercenti l’attività di raccolta e trasporto di rifiuti pericolosi e non pericolosi “individuati ai sensi dell'articolo 33, del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, avviati al recupero in modo effettivo ed oggettivo”. Da tali considerazioni consegue che la decisione della giunta provinciale di subordinare alla prestazione di una garanzia fideiussoria lo svolgimento delle attività di gestione dei rifiuti svolte in ambito provinciale in regime semplificato ex art. 33 D. Lgs. 22/97, è illegittima in quanto non trova fondamento in alcuna norma di legge statale o regolamentare. (Massima a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

Page 34: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 34

TAR PUGLIA, Lecce, Sez. I – 3 dicembre 2009, n. 2975 RIFIUTI – Strade in concessione all’ANAS – Abbandono di rifiuti sulle immediate pertinenze – Ordinanza di rimozione e smaltimento – Normativa applicabile – Art. 192 d.lgs. n. 152/2006 – Esclusione – Art. 14 Codice della Strada – Fondamento – Elementi di specialità – Pulizia delle strade – Competenza dell’ente proprietario o del concessionario – Competenza ad emettere l’ordinanza - Elemento soggettivo del proprietario. In materia di rifiuti abbandonati sulle immediate pertinenze di strada in concessione all’ANAS , la norma fondamentale di riferimento va rinvenuta non nell’art. 192 d.lgs. 152/2006 (ed in precedenza, nell’art. 14 d.lgs. n. 22/1997), ma nella specifica previsione dell’art. 14 del d.lgs. 30 aprile 1992, n. 285 (nuovo Codice della strada), che possiede elementi di specialità al cospetto del diverso precetto contenuto nell’art. 192 citato. Ed invero, l’art. 14 d.lgs. n. 285/1992 si preoccupa di disciplinare la manutenzione, gestione e pulizia delle strade, delle loro pertinenze e arredo, attribuendo all’ente proprietario della strada (o al concessionario, nel caso di strada in concessione) la competenza a provvedere . Ne deriva che: non recando l’art. 14 un’espressa attribuzione della competenza, deve trovare applicazione, si fini dell’emanazione dell’ordinanza di rimozione dei rifiuti, la competenza dirigenziale ex art. 107 d.lgs. n. 267/2000; la previsione in esame prevede la responsabilità oggettiva del gestore della strada e, quindi, una strutturazione della responsabilità che non richiede il previo accertamento del dolo o colpa dello stesso; la medesima disposizione non esclude infine l’applicazione delle previsioni normative e degli obblighi di sicurezza in materia di smaltimento dei rifiuti (Cass. civ. sez. II, n. 17178/2008) previsti dalle fonti normative in materia di rifiuti (nel caso di specie, delle previsioni relative allo smaltimento dei rifiuti contenenti amianto) (Massima a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

TAR MARCHE, Sez. I – 30 novembre 2009, n. 1441 RIFIUTI – Rifiuti speciali –Regioni – Limitazione alla libera circolazione – Limitazioni generalizzate – Divieto – Sentenze Corte Cost. nn. 281/2000, 335/2001 e 10/2009 – Art. 199 d.lgs. n. 152/2009 La normativa statale di riferimento (identificabile sia nell’art. 22 del D.Lgs. n. 22/1997 che nel vigente art. 199 del D.Lgs. n. 152/2006) stabilisce che le Regioni possono prevedere specifiche limitazioni alla libera circolazione dei rifiuti speciali, a patto che questo sia giustificato dall’esigenza di contenere la movimentazione di tali rifiuti (in un’ottica di prevenzione dell’inquinamento ambientale provocato dai trasporti su gomma), nonché dalla capacità tecnico-ricettiva dei singoli impianti, fermo restando che tali prescrizioni non debbono introdurre limitazioni generalizzate (cfr., in questo senso,sentenze Corte Cost. nn. 281/2000, 335/2001 e 10/2009) RIFIUTI – Smaltimento fuori regione – Emergenza rifiuti in Campania – Normativa speciale – R.S.U. e rifiuti speciali – Previo accordo tra Commissario delegato e Regione interessata. La normativa speciale sulla c.d. emergenza rifiuti in Campania e segnatamente , l’art. 5, commi 1 e 3, del D.L. n. 263/2006, convertito in L. n. 290/2006 non distingue, in relazione alle possibilità di smaltimento fuori regione, fra rifiuti solidi urbani e rifiuti speciali, prevedendo in entrambi i casi il previo accordo fra Commissario delegato e Regione interessata. La possibilità di smaltire fuori regione anche i r.s.u. (per i quali vale invece ordinariamente il principio dell’autosufficienza e quindi il divieto di smaltimento fuori regione) implica infatti un incremento esponenziale dei quantitativi di rifiuti che affluiscono presso altre Regioni, dei quali, normalmente, una parte (quelli speciali) potrebbe circolare liberamente. Ma questo non è possibile in situazione di emergenza, in quanto l’enorme incidenza dei r.s.u. impone di calibrare la capacità ricettiva degli impianti tenendo conto, unitariamente, sia dei rifiuti solidi urbani che di quelli speciali e questo può avvenire solo in sede di accordi fra Commissario delegato e Regioni. (Massima a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

Page 35: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 35

Sicurezza ed igiene del lavoro

Corte d’appello di Milano, sezione III penale, sentenza 31 agosto 2009, n. 2559 Norme per la prevenzione degli infortuni e la sicurezza sul lavoro in cooperazione colposa – Violazione - Coordinatore per l’esecuzione dei lavori – Posizione di garanzia - Responsabilità per lesioni personali colpose a terzi durante l’orario di lavoro - Sussistenza. (Cp, articoli 113 e 590; Cassazione, 24010/2004) In materia di infortuni sul lavoro, il coordinatore per l’esecuzione dei lavori, deve assicurare, nel caso dell’effettuazione dei lavori, il collegamento fra impresa appaltatrice e committente al fine di realizzare la migliore organizzazione e ha il compito di adeguare il piano di sicurezza in relazione all’evoluzione dei lavori, di vigilanza sul rispetto del piano stesso e di sospendere, in caso di pericolo grave e imminente, le singole lavorazioni. Ne consegue che egli è responsabile delle conseguenze derivanti dalla violazione di tale posizione di garanzia. (Guida al Diritto, Il Sole 24 Ore, 19 dicembre 2009, n. 50, p. 79)

Valutazione di impatto ambientale

CONSIGLIO DI STATO, Sez. VI - 28 dicembre 2009, n. 8786 VIA - Commissione speciale VIA - Richiesta di integrazione documentale - Termine di trenta giorni - Natura ordinatoria - Decorso del termine - Azioni sollecitatorie - Produzione tardiva - Art. 20 d.lgs. n. 190/2002. Il termine di trenta giorni, fissato dall’art. 20, 2 e 3 comma, del D.Lgs. n. 190/2002, per dare risposta alla richiesta di integrazione documentale presentata dalla commissione speciale VIA ha natura ordinatoria. E’ vero che la norma recita che decorso il termine suddetto il parere si intende negativo; peraltro, avverso l’interpretazione strettamente letterale, deve essere rilevato che la norma in discussione non prescrive affatto che decorso il suddetto termine l’opera non possa essere realizzata. Deve quindi essere affermato che una volta decorso il suddetto termine chi ha interesse alla realizzazione dell’opera può porre in essere azioni sollecitatorie; inoltre, è consentito alla commissione ammettere una produzione tardiva. In base alle stesse considerazioni, anche il termine di 90 giorni di cui al 4° comma dello stesso art. 20 deve essere considerato ordinatorio. (Massima a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

TAR LAZIO, Latina, Sez. I – 22 dicembre 2009, n. 1345 V.I.A. – Giudizio di compatibilità ambientale – Motivazione – Livello di approfondimento – Ampiezza dell’istruttoria. Nel giudizio di compatibilità ambientale, la motivazione deve esplicarsi con un livello di approfondimento strettamente connesso con l’ampiezza dell’istruttoria, in particolare deve rendere conto dei risultati emersi dall’eventuale inchiesta indetta dall’autorità competente (che ne redige apposita relazione) o dal contraddittorio orale instaurato anche su richiesta dello stesso proponente, dei pareri resi dalle amministrazioni competenti in materia ambientale, nonché delle eventuali osservazioni presentate dai soggetti interessati in merito all’opera o all’intervento. V.I.A. – Provvedimento di VIA – Indicazione delle attività di controllo e monitoraggio – Ragioni – Art. 28 d.lgs. n. 152/2006. L’ art. 28 D.L.vo n. 152/2006 dispone che il provvedimento di VIA deve contenere ogni opportuna indicazione per la progettazione e lo svolgimento delle attività di controllo e monitoraggio degli impatti. Il monitoraggio assicura, anche avvalendosi del sistema delle Agenzie ambientali, il controllo sugli impatti ambientali significativi sull'ambiente provocati dalle opere approvate, nonché la corrispondenza alle prescrizioni espresse sulla compatibilità ambientale dell'opera, anche, al fine di individuare tempestivamente gli impatti negativi imprevisti e di consentire all'autorità competente di essere in grado di adottare le opportune misure correttive. (Massime a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

Page 36: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 36

TAR PUGLIA, Lecce, Sez. I – 3 dicembre 2009, n. 2987 VIA – Provvedimento VIA - Impugnazione immediata – Facoltà. L’impugnazione immediata della VIA costituisce una facoltà e non anche un onere. Se da un lato, infatti, non si può pretendere la immediata impugnazione della VIA se non unitamente all’atto che definisce l’intero procedimento autorizzatorio (si veda in tal senso l’art. 14-ter, comma 10, della legge n. 241 del 1990), dall’altro lato neppure si può impedire, al soggetto che ravvisa una lesione della propria posizione giuridica direttamente derivante dal medesimo provvedimento VIA (quand’anche di non assoggettabilità), di gravare quest’ultimo in via immediata. VIA –Parere di compatibilità o di non assoggettabilità – Attività tecnico-istruttorie - Assunzione in seno al procedimento – Sub-attività demandate ad altre amministrazioni – Illegittimità – Artt. 25 e 26 d.lgs. n. 152/2006. E’ compito della struttura regionale preposta alla VIA prima assumere e poi valutare, direttamente in seno al procedimento che si svolge dinanzi ad essa, tutti gli elementi ritenuti necessari ai fini dell’espressione del parere di compatibilità (o di non assoggettabilità). Elementi in tal senso possono essere utilmente tratti dall’art. 25, comma 1, del codice dell’ambiente (“valutazione dello studio di impatto ambientale e degli esiti della consultazione”), a norma del quale “le attività tecnico-istruttorie per la valutazione d’impatto ambientale sono svolte dall’autorità competente”, e del successivo art. 26, comma 1, dello stesso codice (“Decisione”), secondo il quale “l’autorità competente conclude con provvedimento espresso e motivato il procedimento di valutazione dell'impatto ambientale”, senza pertanto rinviare il perfezionamento di siffatta decisione a successive ed ulteriori sub-attività, demandate ad altre amministrazioni. VIA – Alternative localizzative o progettuali – Indagine istruttoria – Esclusivo appannaggio delle amministrazioni competenti. In seno al procedimento preordinato alla adozione delle determinazione VIA (o di esclusione della medesima), la presenza o meno di valide alternative localizzative e progettuali costituisce indagine istruttoria che, seppure non escluda una valutazione preliminare da parte della ditta interessata, comunque deve essere di esclusivo appannaggio delle amministrazioni competenti. (Massime a cura della rivista giuridica www.AmbienteDiritto.it)

Page 37: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 37

Appalti

Affidamento e gara deserta, Ente con più poteri L'amministrazione locale può valutare altri strumenti per organizzare la gestione del servizio pubblico se la mancata aggiudicazione dipende dall'assenza di partecipanti.Così la giurisprudenza riapre un fronte caldo Michele Nico, Guida agli Enti Locali, Il Sole 24 Ore, 9 gennaio 2010, n. 2, p.75 Se è andata deserta la gara a evidenza pubblica per l'affidamento di un servizio pubblico locale, la Pubblica amministrazione non è tenuta a procedere a una trattativa privata per l'aggiudicazione dell'appalto, bensì ha l'insindacabile potere di valutare la sussistenza di altri strumenti per organizzare la gestione del servizio, al punto da poter modificare radicalmente la propria originaria scelta di fondo, passando cioè dalla decisione di esternalizzare il servizio a quella di affidarne la gestione in house. È questo l'importante principio sancito dal Consiglio di Stato con la pronuncia della sezione V 5808/2009, che valorizza così l'ampia potestà discrezionale dell'Ente locale nel disegnare le strategie per la gestione dei servizi pubblici locali, anche nell'ipotesi in cui la procedura concorsuale indetta per la selezione del soggetto gestore non giunga a buon fine, per l'assenza di partecipanti alla gara. La motivazione alla base di tale assunto è da individuarsi, ad avviso del collegio, nella ragione che la trattativa privata costituisce una modalità di carattere eccezionale e residuale per la scelta del contraente, dacché il ricorso a tale procedura comprime il principio della concorrenza e della più ampia partecipazione alla gara, cui l'esercizio dell'azione amministrativa deve sempre tendere in ottemperanza ai principi generali di buon andamento e di imparzialità, sanciti dall'articolo 97 della Costituzione. Ne consegue semplicemente che, se per quanto detto la trattativa privata è affetta da un'anomalia congenita e insanabile, essa non risulta idonea a essere prescritta quale rimedio dell'azione amministrativa nelle circostanze date. In verità, che la trattativa privata sia da considerarsi, per definizione, l'anello debole del processo amministrativo sotteso al perfezionamento di un contratto tra l'Ente locale e un soggetto terzo, non si tratta certo di una novità. Per fare un esempio tratto dalla più recente giurisprudenza amministrativa, la sentenza del Consiglio Stato, sezione VI, 4890/2009, ha affermato in questo senso che l'inquadramento di una determinata fattispecie nell'ambito della concessione di servizi, anziché dell'appalto, non esime la Pubblica amministrazione dall'obbligo di esperire una procedura di gara a evidenza pubblica per la scelta del contraente, tanto più che ai sensi dell'articolo 24, comma 5, della legge 289/2002, «anche nelle ipotesi in cui la vigente normativa consente la trattativa privata, le Pubbliche amministrazioni possono farvi ricorso solo in casi eccezionali e motivati, previo esperimento di una documentata indagine di mercato, dandone comunicazione alla sezione regionale della Corte dei Conti», con l'effetto di una conseguente, ulteriore limitazione in via generale della possibilità di ricorrere al sistema della trattativa privata. Nulla di nuovo, insomma, rispetto all'orientamento già espresso dal supremo giudice amministrativo con la decisione sezione V, 6797/2007, ove si è statuito che «in materia di appalti di lavori, servizi e forniture la scelta del contraente da parte della Pubblica amministrazione mediante trattativa privata (diretta o previa gara informale o indagine di mercato) è sistema eccezionale, derogatorio della ordinaria procedura selettiva di evidenza pubblica, e comporta in ogni caso l'obbligo per la stessa Amministrazione di una motivazione congrua e dettagliata, che giustifichi il ricorso a tale sistema». Ora, il quid novi che il giudice dell'appello apporta con la pronuncia della sezione V 5808/2009, sta nel fatto che l'eccezionalità del ricorso alla trattativa privata ne comprime di fatto l'impiego, da parte dell'Ente pubblico, anche nella fase successiva al fallimento della gara a evidenza pubblica, con l'effetto che, al ricorrere di tale fattispecie, torna di nuovo ad espandersi in pienezza la discrezionalità dell'azione amministrativa circa la gestione del

Page 38: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 38

servizio non aggiudicato, la quale permane sottratta al sindacato di legittimità, salvo il caso di scelte dell'Ente che siano «palesemente arbitrarie, irragionevoli, irrazionali, illogiche e fondate su di un macroscopico travisamento di fatto». La decisione in commento prende le mosse, nello specifico, dalle doglianze di una impresa che gestisce il servizio pubblico di igiene ambientale nel territorio di un Comune, il quale, dopo aver esperito una gara a evidenza pubblica, andata deserta, per affidare il servizio alla scadenza del contratto in corso, recede all'originario intento di esternalizzare il servizio, decidendo in alternativa di affidarne la gestione in house a una società a capitale interamente pubblico. In queste circostanze l'impresa ricorrente impugna le delibere consiliari aventi a oggetto l'adesione del Comune alla società pubblica e l'affidamento diretto del servizio di igiene ambientale a favore di questa, contestando l'inopinata scelta dell'Ente locale di dare corso all'affidamento in house, anziché procedere, una volta andata deserta la gara comunitaria esperita, alla trattativa privata, quale presunta soluzione obbligata per condurre a buon fine l'originario disegno dell'Ente di affidare il servizio a un soggetto terzo selezionato sul libero mercato. La riforma/Rivoluzione in Comune Come bene precisa sul punto il testo della sentenza, «l'interesse alla contestazione della scelta operata dall'Amministrazione comunale non risiede quindi nella pretesa della ricorrente di conservare la gestione del servizio, (...) quanto piuttosto nella circostanza che il servizio in questione poteva essere affidato all'esterno, attraverso l'esperimento di una procedura a trattativa privata, che ben avrebbe potuto essere avviata dopo l'infruttuosa procedura aperta di rilievo comunitario e a cui essa ricorrente avrebbe potuto essere invitata a partecipare. Tale interesse, ancorché meramente strumentale, non può essere disconosciuto e giustifica l'ammissibilità del ricorso introduttivo del giudizio, irrilevante e inifluente essendo, per converso, la circostanza della mancata partecipazione della stessa ricorrente alla precedente procedura concorsuale di rilievo comunitario». In tale peculiare contesto il giudice amministrativo, dopo aver riconosciuto l'ammissibilità del ricorso proposto, ne confuta ex abrupto la fondatezza con l'affermazione di principio già esposta, e tutta orientata a negare l'esistenza di un obbligo giuridico, discendente dalla normativa comunitaria, di procedere a una trattativa privata per l'aggiudicazione di un appalto, allorquando sia andata deserta una precedente gara a evidenza pubblica. Si noti che, nel caso di specie, le delibere con le quali l'Ente locale decideva di abbandonare il sistema della esternalizzazione del servizio e di passare all'affidamento in house non recavano affatto una puntuale motivazione del cambiamento di strategia deciso dal Comune. Le delibere impugnate si limitavano infatti a dare ragione dell'operato comunale in forma piuttosto generale e sommaria, precisando che: a) lo statuto comunale prevede che l'Ente locale nella gestione dei servizi pubblici locali ricerchi e promuova forme di collaborazione con altri Enti pubblici per lo svolgimento, in ambiti territoriali idonei, di attività e servizi di comune interesse, con l'obiettivo di conseguire la migliore efficienza ed economicità; b) il modulo gestorio della società di capitali a intera partecipazione pubblica offre adeguate garanzie sotto il profilo economico-strutturale, consente una corretta gestione del servizio e risulta quindi essere lo strumento più adeguato a rispondere alle esigenze dell'Amministrazione sotto il profilo operativo, consentendo altresì la possibilità di realizzare proficue interazioni operative con gli altri soggetti pubblici che partecipano alla predetta società di capitali pubblica. Nessuna traccia di una apposita valutazione del rapporto tra costi e benefici dell'originaria scelta di affidare il servizio a terzi facendo ricorso al mercato, per mettere a confronto tale scelta con la diversa e sopravvenuta decisione di affidare il servizio in house ad una società partecipata dall'Ente locale. Questo supplemento di motivazione che, per alcuni versi, sarebbe stato senz'altro auspicabile e opportuno per fornire un più adeguato supporto amministrativo alla nuova scelta strategica intrapresa dal Comune, non è stato ritenuto tuttavia necessario dai giudici per conferire legittimità all'azione dell'Ente locale, stante il fatto che, in linea di principio, l'esistenza di un precedente contratto di appalto per la gestione del servizio in parola e il precedente esperimento della gara di rilievo comunitario andato deserto per mancanza di offerte «non possono costituire ostacolo ad una nuova motivata e non irragionevole o illogica, come nel caso di specie, scelta amministrativa».

Page 39: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 39

La riforma/Società miste Sempre rispetto alla sentenza in commento, di minore interesse risulta poi l'altra questione addotta nel contenzioso, costituita dall'ulteriore contestazione mossa dall'impresa ricorrente in ordine all'asserita inesistenza del requisito del controllo analogo da parte del Comune nei confronti della società ad intera partecipazione pubblica, in considerazione dell'esigua quota sociale in essa posseduta dall'Ente locale. La questione viene risolta senza indugio dal giudice amministrativo, per il quale non può dubitarsi che nel caso di specie sussista il requisito del controllo analogo, a nulla rilevando l'esiguità della partecipazione del Comune al patrimonio della società in house, in presenza delle apposite, stringenti previsioni statutarie più volte additate sull'argomento dalla giurisprudenza amministrativa nazionale e comunitaria. Si tratta di un argomento che ha trovato compiuta definizione, grazie anche alla recente pronuncia della Corte di Giustizia europea del 10 settembre 2009, causa C-573/07, per la quale «la giurisprudenza non impone che il controllo esercitato in un siffatto caso sulla società aggiudicataria sia individuale», con la conseguenza del tutto pacifica che «se un'autorità pubblica diventa socia di minoranza di una società per azioni a capitale interamente pubblico al fine di attribuirle la gestione di un servizio pubblico, il controllo che le autorità pubbliche associate a detta società esercitano su quest'ultima può essere qualificato come analogo al controllo che esse esercitano sui propri servizi, qualora esso sia esercitato congiuntamente dalle stesse». In perfetta convergenza con la Corte anche il supremo giudice amministrativo ha di recente rilevato che «nel caso di affidamento in house in favore di società partecipata da più enti pubblici, il controllo analogo non deve essere necessariamente esercitato da ognuno degli enti territoriali che si avvalgono della società per il soddisfacimento delle esigenze della collettività di riferimento, essendo sufficiente che detto controllo venga espletato dai soci nella loro totalità, dovendosi seguire un criterio sintetico imperniato sui rapporti tra la collettività degli enti pubblici rispetto alla società affidataria» (sentenza del Consiglio di Stato, sez. V, 26 agosto 2009, n. 5082). Il che vale a dire, in altre parole, che nel caso in cui varie autorità pubbliche detengano un ente concessionario cui affidano l'adempimento di una delle loro missioni di servizio pubblico, non è necessario che il controllo che dette autorità pubbliche esercitano sull'ente in parola sia individuale, ma può venire da loro esercitato in forma congiunta, con delibere prese a maggioranza. Ne deriva che, in tale caso, il requisito del controllo analogo deve essere inteso in senso funzionale, non essendo richiesto che ad esso corrisponda simmetricamente un controllo della governance societaria assimilabile a quello delineato dall'articolo 2359 c.c. Qualsiasi obiezione di segno contrario a queste conclusioni non potrebbe che sortire, alla luce dell'orientamento giurisprudenziale ormai consolidatosi in materia, un sicuro insuccesso, per cui è quanto mai opportuno che gli Enti locali di ciò tengano conto, nel difficile compito loro assegnato di elaborare strategie societarie e gestionali per il migliore disimpegno dei servizi pubblici locali sul territorio. La riforma/L'in house providing

La modalità di affidamento in deroga

Soluzione prospettata

Affidamento diretto a società interamente pubbliche

Situazioni di possibile riferimento

Caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto territoriale di riferimento che non permettono un efficace e utile ricorso al mercato

Requisiti necessari

Piena applicazione del modello dell'in house providing (compresi, in particolare, il controllo analogo dell'ente sulla società e la prevalenza dell'attività da questa svolta in favore dell'ente affidante)

Adempimenti propedeutici

Adeguata pubblicità alla scelta operata, motivata sulla base di un'analisi del mercato, i cui esiti devono essere contenuti in una relazione da trasmettere all'Antitrust, per l'acquisizione di un parere preventivo (eventuale silenzio assenso decorsi 60 giorni dalla richiesta)

Rinvio ad apposito regolamento

Fissazione delle soglie oltre le quali gli affidamenti di servizi pubblici locali assumono rilevanza ai fini dell'espressione del parere dell'Antitrust

Page 40: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 40

Page 41: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 41

Appalti

Gare, niente esclusione per chi dichiara di subappaltare opere da eseguire direttamente Il Consiglio di Stato cambia orientamento sull'esclusione dalla gara del partecipante che dichiara di subappaltare lavorazioni per le quali il bando prevede l'esecuzione diretta. Secondo la quarta sezione il concorrente va ammesso se ha i requisiti necessari. Fabio Baglivo, Edilizia e Territorio Il Sole 24 Ore - del 14 dicembre 2009, n. 48, pag.6

Consiglio di Stato, sezione quarta, 30 ottobre 2009, n. 6708 La fattispecie oggetto della pronuncia del Consiglio di Stato riguarda la dichiarazione con cui un concorrente a una gara pubblica (si trattava di un appalto di lavori bandito dal ministero delle Infrastrutture) si era riservato la facoltà di subappaltare lavorazioni per le quali la lex specialis imponeva l'esecuzione diretta da parte dell'impresa aggiudicataria, recando una preclusione espressa al ricorso al subappalto. Si è trattato, in particolare, di stabilire se - nel silenzio del bando - fosse ugualmente sanzionabile con l'esclusione l'offerta recante l'erronea dichiarazione di subappalto, ovvero se una siffatta dichiarazione dovesse considerarsi ininfluente ai fini dell'ammissione del concorrente, il divieto di subappalto rilevando nella sola fase esecutiva del rapporto negoziale. Concorrente da ammettere Una prima soluzione - ribadita, da ultimo, dalla decisione del Consiglio di Stato, sezione quarta, n. 6708 del 30 ottobre 2009 - considera preferibile la non esclusione del concorrente dalla gara: o meglio, ritiene ammissibile tale esclusione nel solo caso in cui l'operatore economico che abbia manifestato la volontà di ricorrere al subappalto non risulti fornito dei requisiti tecnico-economici necessari a eseguire in proprio anche la parte di prestazioni non subappaltabili. In primo luogo, tale soluzione viene considerata l'unica compatibile con il principio di tipicità delle cause di esclusione dalle gare. In assenza di una disposizione di legge o di una clausola del bando che sanzioni l'offerta recante una dichiarazione erronea in tema di subappalto, una stazione appaltante non potrebbe legittimamente procedere all'esclusione del concorrente: il "principio di tassatività delle ipotesi di esclusione", infatti, non consente interpretazioni analogiche, costituendo una condizione imprescindibile per garantire l'esigenza di massima partecipazione alle gare pubbliche. In tale ottica, certamente riconducibile a un'ipotesi tipica (carenza dei requisiti di partecipazione) risulterebbe l'esclusione del concorrente (non solo responsabile della dichiarazione erronea, ma anche) privo dei requisiti per l'esecuzione in proprio delle prestazioni non subappaltabili. Non altrettanto, invece, potrebbe dirsi per l'esclusione dell'operatore che, pur a fronte della dichiarazione erronea, sia comunque qualificato per eseguire in proprio l'intera prestazione: un simile provvedimento - stante l'assenza di espresse previsioni in tal senso nel Dlgs 163/2006 e nella lex specialis - concreterebbe una causa di esclusione atipica, come tale inammissibile. Oltre che incompatibile con la necessaria tipicità delle cause di esclusione, la sanzione a carico del concorrente qualificato per l'intera prestazione si mostrerebbe, altresì, prematura: dal momento che la manifestazione negoziale relativa al subappalto assume rilevanza nella sola fase esecutiva del rapporto, e non già in quella (precedente) di selezione del contraente. Se, infatti, il fine pubblico perseguito dal divieto di subappalto è quello di garantire che la prestazione venga interamente eseguita dall'appaltatore, è nella fase esecutiva del rapporto che la stazione appaltante potrà verificare il rispetto del divieto in esame: rilasciando l'autorizzazione ex articolo 118, comma 8, del Dlgs 163/2006 solo qualora l'istanza dell'appaltatore riguardi prestazioni che il bando considera effettivamente subappaltabili.

Page 42: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 42

In caso contrario, la stazione appaltante potrà adottare un diniego di autorizzazione, con conseguente richiesta all'aggiudicatario (non escluso in precedenza proprio perché in possesso dei requisiti per la totalità delle prestazioni) di eseguire le lavorazioni per intero, ovviamente alle stesse condizioni offerte in gara. In altri termini, nella fase di valutazione di ammissibilità delle offerte, la stazione appaltante dovrà tutelare non già un principio di formale regolarità della dichiarazione relativa al ricorso al subappalto, bensì l'interesse sostanziale (proprio della successiva fase esecutiva) cui il divieto di subappalto sottende: procedendo, così, all'esclusione del concorrente solo qualora, già in sede di gara, vi sia la certezza che le modalità di esecuzione della prestazione indicate dal bando (direttamente da parte dell'appaltatore, senza l'ausilio di imprese terze) non potrebbero essere garantite dall'impresa, in quanto sprovvista dei necessari requisiti. Con questa pronuncia, la sezione quarta del Consiglio di Stato è tornata ad affermare un principio già espresso in alcune decisioni precedenti (6 giugno 2008, n. 2683; 12 giugno 2009, n. 3696), giudicando illegittima l'esclusione comminata a carico del concorrente che abbia reso l'erronea dichiarazione in tema di subappalto. Una linea che si discosta espressamente dall'orientamento della sezione quinta (17 settembre 2008, n. 4382), che, al contrario, considera doverosa l'esclusione dell'offerta recante la suddetta dichiarazione. Le ragioni dell'esclusione In senso diametralmente opposto (favorevole all'esclusione del concorrente) si sono espresse altre pronunce dei giudici amministrativi, e in particolare la decisione della sezione quinta del Consiglio di Stato, 17 settembre 2008, n. 4382, dalla quale hanno tratto spunto anche alcune sentenze dei Tribunali amministrativi regionali, prima fra tutte quella del Tar Sicilia-Catania, sezione prima, 12 gennaio 2009, n. 39. Nella prospettiva seguita dalla sezione quinta, la scelta di "riservarsi la facoltà di far ricorso al subappalto" integra "una lineare, ancorché eventuale, libera manifestazione di volontà negoziale che gli ordinari strumenti di interpretazione non consentono di sopprimere o di leggere diversamente". Il nucleo giuridico di tale pronuncia è costituito dall'attribuzione di valenza essenziale alla fase di formazione del consenso negoziale tra l'Amministrazione e il contraente. In quest'ottica, dichiarare nell'offerta che si intende eseguire la prestazione ricorrendo al subappalto equivale, sul piano negoziale, a formulare una proposta precisa e vincolante: alle condizioni economiche offerte, l'operatore si impegna a eseguire la prestazione in parte autonomamente, in parte ricorrendo a imprese terze. E così, mentre nella pronuncia della sezione quarta il possesso dei requisiti di qualificazione da parte del concorrente costituisce la garanzia che questo eseguirà in proprio l'intera prestazione (garanzia "presuntiva", considerato che nell'offerta un simile impegno è addirittura contraddetto dalla volontà di ricorrere al subappalto), nella tesi della sezione quinta il riferimento ai requisiti posseduti dall'impresa non è considerato un elemento sufficiente per garantire l'interesse pubblico sotteso al divieto di subappalto: ovvero che l'intera prestazione sia effettivamente eseguita solo dall'appaltatore. "Non si può escludere, infatti, che un'impresa voglia ricorrere al subappalto per far fronte ad impegni concorrenti che le impediscano di assolvere alle prestazioni contrattuali con la propria struttura aziendale". A fronte dell'espressa intenzione di avvalersi del subappalto, pertanto, la stazione appaltante dovrebbe prendere atto che il concorrente - pur qualificato per l'intero valore della commessa - stia esprimendo il proprio consenso negoziale con riferimento a una prestazione differente da quella indicata nel bando. Non avendo, a quel punto, altra scelta che l'immediata esclusione dalla procedura per difformità dell'offerta rispetto al contenuto della lex specialis. Conseguenze sul contratto La tesi della sezione quinta ha certamente il merito di attribuire adeguato peso giuridico al contenuto delle dichiarazioni negoziali che precedono l'aggiudicazione: oltre che di evidenziare le criticità di quell'integrazione della volontà negoziale del concorrente a opera della stazione appaltante su cui sostanzialmente si fonda l'orientamento giurisprudenziale opposto.

Page 43: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 43

E in effetti, se si considera l'esempio seguente, si deve convenire con la sezione quinta che la tesi della sanabilità in fase esecutiva della dichiarazione erronea (sostenuta dalla sezione quarta) non possa definirsi immune da critiche. Si ipotizzi il caso di un concorrente che offra di eseguire parte della prestazione ricorrendo al subappalto, benché la lex specialis rechi un'espressa preclusione in tal senso. La stazione appaltante non procede all'esclusione e (sulla base del possesso dei relativi requisiti) richiede all'appaltatore di eseguire in proprio tutte le prestazioni oggetto dell'appalto: incontrando, tuttavia, un rifiuto motivato dall'impossibilità di eseguire tutto il contratto con le proprie risorse aziendali. In una simile situazione, l'appaltatore sarebbe giuridicamente obbligato a eseguire la prestazione interamente in proprio? A tale interrogativo potrebbe darsi, in talune ipotesi, risposta affermativa: il contratto eventualmente stipulato potrebbe contenere un generico richiamo a tutte le condizioni imposte dal bando e dal capitolato (di regola allegati e parti integranti del contratto stesso), con la conseguenza che la sua sottoscrizione da parte dell'appaltatore priverebbe di efficacia negoziale la precedente dichiarazione resa in tema di subappalto e lo obbligherebbe a eseguire la prestazione nelle modalità indicate dalla lex specialis (pena la risoluzione in danno del contratto). Viceversa, se il contratto, per qualsiasi ragione, non fosse ancora stato stipulato (circostanza, questa, non così infrequente nella prassi), non sarebbe ravvisabile un obbligo per l'appaltatore (pur qualificato) di eseguire in proprio tutte le prestazioni. Beninteso, in caso di rifiuto, l'Amministrazione potrebbe ugualmente assumere provvedimenti nei confronti dell'aggiudicatario, privando di effetti l'aggiudicazione. Ma non avrebbe alcuno strumento giuridico per obbligare l'impresa a eseguire in proprio le prestazioni che questa aveva dichiarato di voler subappaltare; tantomeno invocando il mero possesso da parte della stessa impresa dei necessari requisiti tecnico-economici. Ne consegue che, in tale ipotesi, la stazione appaltante dovrebbe accertare, a seguito dell'aggiudicazione, un vizio dell'offerta che - in via meramente presuntiva e a prescindere dal contenuto della volontà negoziale del concorrente - aveva considerato superabile. Vedendosi, a quel punto, costretta a intervenire sull'aggiudicazione sulla base di presupposti giuridici del tutto speculari a quelli che avrebbero dovuto fondare l'esclusione del concorrente in sede di gara.

LE DUE POSIZIONI

1. L'esclusione dalla gara di un'impresa che ha i requisiti che ha dichiarato di voler subappaltare sarebbe un'esclusione atipica e quindi inammissibile (Sentenza 6708/2009 - Sezione quarta)

2. Possedere i requisiti non basta a garantire l'esecuzione diretta delle prestazioni e quindi il concorrente va escluso dalla gara (Sentenza 4382/2008 - Sezione quinta)

Conclusioni Entrambe le soluzioni giurisprudenziali, pur muovendo da spunti giuridici di indubbio rilievo, sembrano destinate a non trovare perfetta quadratura giuridica. La prima, sostenuta dalla sezione quarta del Consiglio di Stato, sembra non considerare adeguatamente il carattere vincolante delle dichiarazioni negoziali del concorrente, arrivando a presumere che lo stesso, in ragione del possesso dei requisiti, eseguirà l'intera prestazione nel senso auspicato dal bando (ma palesemente contraddetto dal contenuto dell'offerta). La seconda, indicata dalla sezione quinta, sembra, invece, non considerare che il vizio dell'offerta possa effettivamente essere sanato in fase esecutiva, mediante la stipula del contratto di appalto: con il quale l'impresa potrebbe assumere l'obbligo di esecuzione in proprio di tutte le prestazioni anche solo in virtù del richiamo negoziale alle disposizioni della lex specialis.

Page 44: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 44

Edilizia e urbanistica

Consulta: senza le linee guida le Regioni non possono limitare i siti destinati agli impianti In assenza delle linee guida nazionali le Regioni non possono escludere parti del proprio territorio dall'installazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili. Lo ha chiarito la Corte costituzionale. Le compensazioni in denaro devono andare ai Comuni. Carmen Chierchia, Edilizia e Territorio, Il Sole 24 Ore, 21 dicembre 2009, n. 49, p. 14 La produzione, il trasporto e la distribuzione dell'energia è materia di legislazione concorrente tra Stato e Regioni (articolo 117, comma 3 della Costituzione). Ciò significa che il legislatore nazionale individua i principi cardine della materia, mentre le Regioni danno a essi attuazione, individuando norme di dettaglio che tengono conto delle peculiarità del proprio territorio. Le regole nazionali La disciplina nazionale in tema di autorizzazione alla costruzione e all'esercizio degli impianti alimentati da fonti rinnovabili è contenuta principalmente nell'articolo 12 del Dlgs 387/2003 (di seguito "Dlgs 387/2003" o anche "Decreto"). I principi enucleabili da tale articolo, su cui le Regioni basano la propria attività legislativa e regolamentare, possono essere riassunti così: - gli impianti alimentati da fonti rinnovabili sono di pubblica utilità e indifferibili e urgenti; - la costruzione e l'esercizio degli impianti, nonché gli interventi di modifica, potenziamento e riattivazione, sono autorizzati con il rilascio della cd. autorizzazione unica da parte della Regione (o, in caso di delega, dalle Province); - il rilascio dell'autorizzazione unica avviene a seguito di un procedimento amministrativo che, avviato entro 30 giorni dall'istanza, passa per la convocazione di una conferenza di servizi cui partecipano tutte le amministrazioni interessate, e si conclude in 180 giorni; - l'autorizzazione unica contiene alcuni precetti minimi (e cioè l'obbligo alla rimessa in pristino dello stato dei luoghi al termine della vita dell'impianto, l'esecuzione di misure di reinserimento e recupero ambientale, l'impossibilità di previsione di misure di compensazione a favore delle Regioni e delle Province); - se la potenza degli impianti non supera le soglie determinate dal legislatore nazionale (tabella A del Dlgs 387/2003) si applica la disciplina della denuncia di inizio attività (articoli 22 e 23 Dpr 6 giugno 2001, n. 380); - per gli impianti offshore l'autorizzazione è rilasciata dal ministero dei Trasporti, sentiti il ministero dello Sviluppo economico e il ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare ("ministero Ambiente") previa concessione d'uso del demanio marittimo; - i criteri che assicurano un corretto inserimento degli impianti, soprattutto eolici, nel paesaggio sono identificati da linee guida adottate in Conferenza unificata, su proposta del ministro delle Attività produttive ("Map"), di concerto con il ministro dell'Ambiente, e del ministro per i Beni e le attività culturali ("Mibac"). Solo in attuazione di tali linee guida, le Regioni possono procedere alla indicazione di aree e siti non idonei alla installazione di specifiche tipologie di impianti. Le Regioni In applicazione di siffatti principi le Regioni italiane hanno fissato le proprie regole per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili. In linea di massima, ogni Regione ha individuato: a) gli organi deputati all'istruttoria e alla decisione; b) le modalità di presentazione dell'istanza e il corredo documentale da allegare; c) l'entità e le modalità di presentazione delle garanzie da rilasciare per la costruzione e per l'esercizio dell'impianto; e

Page 45: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 45

d) ha - in taluni casi - subordinato la realizzazione dell'impianto alla stipula di convenzioni con gli enti locali interessati. Spesso le Regioni nel dare attuazione concreta alla materia hanno travalicato i principi di cui al Dlgs 387/2003. Di conseguenza, la Corte costituzionale è stata chiamata a pronunciarsi su norme regionali tacciate di aver esorbitato i poteri attributi alle Regioni ai sensi del Dlgs 117, comma 3, della Costituzione. La Corte costituzionale Di recente, con la sentenza n. 282/2009, la Consulta ha valutato la legittimità costituzionale della Lr del Molise 21 maggio 2008, n. 15 (di seguito "Lr 15/2008"). La pronuncia è interessante perché consente di riflettere su più principi cardine della materia. La Corte, infatti, ha affrontato i temi: - delle aree non idonee all'installazione degli impianti; - delle autorizzazioni per gli impianti off-shore; - dei termini per la conclusione del procedimento; - della legittimità delle misure di compensazione. Le aree non idonee Con l'articolo 2, la Regione Molise ha introdotto molteplici fasce di rispetto in cui gli impianti eolici e fotovoltaici non avrebbero potuto essere installati (aree archeologiche, centri urbani, abitazioni residenziali o rurali, altri impianti eolici esistenti, strade, coste, sponde). Tale norma è stata censurata perché in contrasto con l'articolo 12, comma 10, del Dlgs 387/2003, che affida alle linee guida per lo svolgimento del procedimento di rilascio dell'autorizzazione la definizione dei criteri per il corretto inserimento degli impianti nel territorio. L'articolo in esame, inoltre, prevede che le linee guida devono essere approvate in Conferenza unificata, su proposta del Map e di concerto con il ministero Ambiente e del Mibac. Una volta approvate le linee guida, le Regioni danno ad esse attuazione e possono, di conseguenza, individuare e aree ed i siti non idonei per la costruzione degli impianti in esame. Le linee guida, a oggi, non sono state ancora approvate. Quindi, le Regioni non hanno ancora il potere di selezionare parti del proprio territorio per escludervi l'installazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili. La Regione Molise, individuando le fasce di rispetto ha, quindi, disciplinato in via autonoma una materia che resta riservata a una valutazione preliminare della conferenza unificata. Perché le Regioni non possono imporre in via autonoma limiti all'installazione di impianti? Su tale questione la Corte costituzionale si era già pronunciata (sentenza 166/2009). Gli interessi sottesi all'installazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili sono molteplici: - da un lato si registra un tendenziale favor del legislatore (comunitario e nazionale) allo sviluppo di energie alternative (sia per la riduzione di emissioni di CO2), sia per evitare di dipendere energeticamente da altri Paesi); - dall'altro lato non possono trascurarsi interessi peculiari connessi alla struttura del territorio. E' raro, infatti, che le autonomie territoriali si dispongano favorevolmente verso l'installazione di impianti sul proprio territorio. Ne deriva, dunque, che questo coacervo di interessi deve essere analizzato da un organo pluralistico quale appunto la Conferenza unificata, nel cui seno si possono esprimere tutte le amministrazioni coinvolte. Solo il confronto dialettico di tutti gli interessi è in grado, infatti, di pervenire a un loro contemperamento e quindi all'elaborazione di uno strumento, quale le linee guida, che riassuma i diversi assetti. Non si deve dimenticare, tuttavia, che l'installazione degli impianti nel territorio coinvolge la tutela del paesaggio e, di conseguenza, dell'ambiente - materia di competenza nazionale - nonché la materia del governo del territorio - di legislazione concorrente. Si vede, dunque, la necessità di riservare alla Conferenza unificata il potere di decidere i criteri generali del territorio sia in funzione dei molti interessi, nazionali e regionali, sia in funzione delle molte competenze che convergono nello sviluppo sul territorio degli impianti.

Page 46: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 46

I PRINCIPI AFFERMATI DALLA CONSULTA

Argomento Interpretazione della Corte costituzionale

Termine di conclusione del procedimento

Il termine indicato all'articolo 12, comma 4, del decreto 387/2003 (180 giorni) è un principio fondamentale, in quanto risulta ispirato alle regole della semplificazione amministrative e della celerità garantendo la conclusione del procedimento autorizzativo entro un termine definito e unico a livello nazionale (Corte costituzionale, 9 novembre 2006, n. 364).

Criteri per l'inserimento nel paesaggio degli impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile

1. Le Regioni non possono individuare autonomamente i criteri per il corretto inserimento nel paesaggio degli impianti alimentati da fonti rinnovabili. Il bilanciamento tra le esigenze connesse alla produzione di energia e gli altri interessi rilevanti, impone una ponderazione in sede di Conferenza unificata, che consenta alle Regioni e agli enti locali di contemperare tali esigenze (Corte costituzionale, 6 novembre 2009, n. 282). 2. Le Regioni non possono individuare i criteri per l'inserimento degli impianti nel paesaggio anche in considerazione del fatto che tale potere è espressione della competenza statale in materia di tutela dell'ambiente. La tutela paesaggistica incide anche su altre materie (produzione e trasporto di energia, governo del territorio) che sono attribuite alla competenza concorrente: la presenza di diverse competenze legislative giustifica il richiamo alla Conferenza unificata (Corte costituzionale, 29 maggio 2009, n. 166).

Impianti off shore La lettera m) dell'articolo 2 della Lr 15/2008 precludeva l'installazione degli impianti off-shore anche per le opere connesse ricadenti sul territorio regionale. Tale disposizione si poneva in contrasto con l'articolo 12, comma 3, del Dlgs 387/2003 secondo cui gli impianti off-shore sono autorizzati dal ministero dei Trasporti, sentiti il ministero dello Sviluppo economico e il ministero Ambiente. Inoltre, l'autorizzazione viene rilasciata solo e previa concessione d'uso del demanio marittimo (materia che spetta esclusivamente allo Stato). E', dunque, evidente che la disposizione regionale vietando l'installazione di detti impianti si ingerisce in un procedimento autorizzativo gestito da amministrazioni nazionali, violandone i princìpi fondamentali. L'iter amministrativo L'articolo 3 della Lr Molise 15/2008 prevedeva che fino alla definizione degli obiettivi indicativi regionali sulla produzione di energia da fonte rinnovabile (di cui all'articolo 10 del Dlgs 387/2003) il rilascio di nuove autorizzazioni fosse subordinato al rispetto di alcuni limiti quantitativi (numero massimo di pali e di parchi eolici, potenza massima complessiva degli impianti fotovoltaici). Gli obiettivi in tema di energia previsti dal nostro ordinamento si dividono in: - nazionali (articolo 3 del Dlgs 387/2003 e direttiva 2001/77/Ce). In particolare secondo la direttiva gli Stati membri adottano e pubblicano una relazione che stabilisce per i dieci anni successivi gli obiettivi indicativi nazionali di consumo futuro di elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili in termini di percentuale del consumo di elettricità; - regionali (articolo 10 del Dlgs 387/2003). L'articolo citato prevede che la Conferenza unificata effettua la ripartizione degli obiettivi indicativi nazionali tra le Regioni "tenendo conto delle risorse di fonti energetiche rinnovabili sfruttabili in ciascun contesto territoriale".

Page 47: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 47

L'adozione degli obiettivi regionali non ha un termine predeterminato per cui se si subordinasse il rilascio delle autorizzazioni all'individuazione degli obiettivi regionali si sospenderebbe di fatto ogni procedimento autorizzativo per gli impianti alimentati da fonti rinnovabili. Tale situazione violerebbe, di conseguenza, un altro principio su cui la Corte si è già pronunciata: l'articolo 12, comma 4, del Dlgs 387/2003, nel fissare il termine di centottanta giorni per la conclusione del procedimento in parola, sancisce un principio fondamentale che vincola il legislatore regionale. La predeterminazione del termine di 180 giorni "risulta ispirata alle regole della semplificazione amministrativa e della celerità garantendo, in modo uniforme sull'intero territorio nazionale, la conclusione entro un termine definito del procedimento autorizzativo" (sentenza n. 364 del 2006). Misure di compensazione Infine, la Corte ha censurato l'articolo 4 della Lr 15/2008 che prevedeva il versamento di una somma di denaro, a titolo di oneri di istruttoria, in parte in misura fissa e in parte in misura variabile a seconda della potenza nominale dell'impianto. Si tratta, dunque, di una "misura di compensazione" che, dall'interpretazione testuale dell'articolo e dal contesto dei lavori preparatori, è destinata alla Regione o la Provincia eventualmente delegata. In generale, la previsione di misure di compensazione è prevista purché non avvenga a favore di Regioni e Province (articolo 12, comma 6, del decreto). Ne possono beneficiare, dunque, i Comuni, l'esborso così imposto si rivela destinato a bilanciare la perdita di valore innanzitutto ambientale causata dalla realizzazione dell'impianto.

Page 48: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 48

Finanziaria

Finanziaria 2010: tutte le novità dalla A alla Z Nicoletta Cottone, www.ilsole24ore.com Non è più una finanziaria light quella che è uscita dalla Camera ed è stata approvata definitivamente dal Senato il 22 dicembre. La principale modifica deriva dal maxiemendamento del relatore, Massimo Corsaro (Pdl), approvato in commissione Bilancio alla Camera, sul quale è stata poi posta la fiducia in aula. Il provvedimento è poi tornato al Senato per un via libera lampo. Nell'emendamento del relatore alla Camera, Massimo Corsaro, costituito da 250 commi, sono stati accorpati gli articoli 2 e 3 della manovra. Oltre alla Banca del Sud e alle novità sul credito d'imposta per ricerca e innovazione, c'è un taglio obbligatorio del 22% di consiglieri e assessori che governano in comuni e province: un colpo di scure che, secondo i calcoli, dovrebbe far saltare oltre 35mila poltrone. Nuova ripartizione del gettito atteso dallo scudo fiscale: 130 milioni per gli impegni dello Stato italiano derivanti dalla partecipazione a banche e fondi internazionali, 400 milioni per il 5 per mille, 103 milioni per assicurare la gratuità parziale dei libri di testo, 100 milioni l'anno (per 3 anni) per il fondo di solidarietà degli agricoltori, 400 milioni all'Università, 130 milioni per il sostegno alle scuole non statali, 400 milioni all'autotrasporto, 370 milioni per la stabilizzazione degli Lsu di Napoli, Palermo e occupati presso gli istituti scolastici. Poi ci sono 181 milioni nel 2010 (113 nel 2011 e 60 nel 2012) per una serie di microinterventi. Si va dai contributi alle associazioni dei combattenti, ai soldi per il Belice colpito dal sisma del gennaio 1968, ai contributi a favore degli esuli di Fiume, Istria e Dalmazia. Ci sono contributi in favore dell'Unione italiana ciechi, per il Museo statale tattile Omero, per la biblioteca italiana per i ciechi a Monza, per le vittime del terrorismo. Interventi anche per l'Istituto mediterraneo di ematologie, per il Policlinico San Matteo di Pavia, per le popolazioni dell'Abruzzo, per la giustizia. Intanto sul fronte dell'editoria il ministro Giulio Tremonti ha assicurato che i contributi statali destinati a testate come L'Unità, il Secolo d'Italia e la Padania, messi in discussione dalla Finanziaria, non verranno toccati. Il risultato è frutto della mediazione del presidente della Camera Gianfranco Fini. Ecco una sintesi delle modifiche contenute nel maxiemendamento del relatore Massimo Corsaro (Pdl) approvato dalla commissione Bilancio di Montecitorio. Acconto Irpef 2009. Entra in Finanziaria il testo dell'articolo 1 del decreto legge 168/2009, che riduce di 20 punti percentuale l'acconto Irpef 2009. Previsto il riconoscimento, ai contribuenti che non hanno applicato la riduzione dell'acconto, di un credito d'imposta da utilizzare in compensazione di importo pari all'eccedenza versata e l'obbligo, a carico dei sostituti d'imposta, di trattenere dagli emolumenti del mese di novembre, un acconto Irpef ridotto, rideterminato ai sensi del Dl 168/2009. Obbligo, a carico dei sostituti d'imposta che hanno trattenuto al lavoratore e versato all'erario un acconto determinato in base alla normativa previgente (senza tenere conto della riduzione), di restituire ai lavoratori, negli emolumenti corrisposti a dicembre, l'eccedenza trattenuta. La quota eccedente versata all'Erario potrà essere recuperata dai sostituti d'imposta dai primi pagamenti utili. Acquisto di beni e servizi nella Pubblica amministrazione. Norme relative all'acquisto di beni e servizi da parte delle pubbliche amministrazioni tramite Consip Spa. Disposizioni relative agli Accordi quadro stipulati da Consip Spa in qualità di centrale di committenza ai sensi del Codice sugli appalti (articolo 59 del Dlgs 163/2006), prevedendo che le amministrazioni pubbliche (articolo 1, comma 2 del Dlgs 165/2001) e le amministrazioni aggiudicatici di appalti di lavori servizi e forniture (articolo 3, comma 25 del Codice degli appalti, approvato con Dlgs 163/2006), possono

Page 49: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 49

fare ricorso – per l'acquisto di beni e servizi – agli accordi quadro stipulati da Consip Spa, o adottano, per gli acquisti di beni e servizi comparabili, i parametri prezzo-qualità rapportati a quelli fissati dagli accordi quadro. Resta ferma la disciplina relativa all'acquisto di beni e servizi effettuata tramite convenzioni quadro Consip. Le convenzioni possono essere stipulate anche in sede di aggiudicazione di appalti basati sugli accordi quadro conclusi dalla Consip (le convenzioni avrebbero una funzione di perfezionamento e completamento dell'accordo quadro). Previsto, nel quadro del sistema a rete costituito dalle centrali regionali di acquisto e da Consip Spa, che in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano possano essere indicati criteri utili per l'individuazione della categorie merceologiche di beni e servizi oggetto degli Accordi quadro stipulati da Consip. Adeguamento antisismico delle scuole. Norme procedurali per la realizzazione di interventi di messa in sicurezza e adeguamento antisismico delle scuole. Entro 30 giorni dall'entrata in vigore della Finanziaria, previa approvazione di apposito atto di indirizzo delle competenti commissioni parlamentari anche per i profili di carattere finanziario, devono essere individuati gli interventi immediatamente realizzabili fino a un importo complessivo di 300 milioni euro, con la relativa ripartizione tra gli enti territoriali interessati. Alienazione immobili statali a trattativa privata. Agenzia demanio è autorizzata ad alienare gli immobili statali con trattativa privata, se i beni non superano il valore di 400mila euro. Sopra questa soglia, mediante asta pubblica/invito a offrire o, se non aggiudicati, mediante trattativa privata. Per regioni ed enti locali territoriali sul cui territorio si trovano i beni in vendita è previsto il diritto di opzione all'acquisto, nonché il diritto prelazione, nell'ipotesi di procedure a offerta libera. Alloggi forze armate. Il ministro della Difesa, per reperire le risorse necessarie a soddisfare le esigenze infrastrutturali e alloggiative delle Forze armate attraverso la valorizzazione e l'alienazione degli immobili militari, è autorizzato a promuovere la costituzione di uno o più fondi comuni di investimento immobiliare, d'intesa con i comuni con i quali saranno sottoscritti accordi di programma per la valorizzazione di detti immobili. Gli immobili da trasferire o da conferire ai fondi comuni di investimento vengono individuati con uno o più decreti del ministro della Difesa. Con decreto del ministro della Difesa, di concerto con il ministro dell'Economia, sono invece disciplinate le procedure e i criteri per individuare o costituire la società di gestione del risparmio di gestione dei fondi, i criteri per il suo funzionamento e per le cessioni delle quote del fondo. Entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della legge è prevista l'adozione di un decreto del ministro della Difesa di concerto con il ministro dell'Economia che determini le quote di risorse derivanti dalla cessione delle quote dei fondi comuni di investimento immobiliare o dal trasferimento degli immobili ai fondi, da destinare al fondo per l'attuazione del programma infrastrutturale della difesa. Ammortizzatori sociali in deroga. Possibilità di concessione "in deroga" dei trattamenti di integrazione salariale straordinaria, di mobilità e di disoccupazione speciale subordinatamente alla realizzazione di programmi finalizzati alla gestione di crisi occupazionali definiti con specifici accordi in sede governativa per periodi non superiori a 12 mesi. La misura dei trattamenti è ridotta del 10% in caso di prima proroga, del 30% in caso di seconda proroga e del 40% in caso di proroghe successive. Per garantire criteri omogenei di accesso a tutte le forme di integrazione, si prevede il rispetto dei livelli minimi di permanenza lavorativa richiesti ai lavoratori (comma 3 dell'articolo 8 del Dl 86/1988 e comma 1 dell'articolo 16 della legge 233/1991) ai fini dell'ammissione ai trattamenti medesimi. Gli oneri sono a carico delle risorse previste dalla delibera Cipe 6 marzo 2009 n. 2, al netto delle risorse anticipate al 2009 dalla delibera Cipe 31 luglio 2009 n. 70. Apprendistato. Finanziamento di 100 milioni per il 2010, di cui il 20% per l'apprendistato per l'espletamento del diritto-dovere di istruzione e formazione e per l'apprendistato per l'acquisizione di un diploma o per percorsi di alta formazione, per le attività di formazione nell'esercizio dell'apprendistato anche se svolte oltre il compimento del diciottesimo anno di età (articolo 118, comma 16, della legge finanziaria 2001). Sul fronte della retribuzione dell'apprendista è previsto che la contrattazione collettiva possa stabilire la retribuzione in misura percentuale della retribuzione spettante ai lavoratori addetti con mansioni corrispondenti, nonché graduale in relazione all'anzianità di servizio.

Page 50: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 50

Autorità indipendenti. In relazione al trasferimento di risorse tra autorità indipendenti, si attribuisce: all'Autorità Antitrust, per gli anni 2010, 2011 e 2012, una quota pari a: 2,2 mln di euro, per ciascun anno, delle entrate dell'Isvap; 8,4 mln, per ciascun anno, delle entrate delle Autorità per l'energia elettrica e il gas e per le telecomunicazioni; 6 mln per il 2010 e 5,9 mln per il 2011 e il 2012 delle entrate dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni; 7 mln per il 2010 e 7,7 mln per il 2011 e il 2012 delle entrate dell'Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici; al Garante della privacy, per gli anni 2011 e 2012, una quota pari a: 1,6 mln di euro, per ciascun anno, delle entrate dell'Isvap; 3,2 mln, per ciascun anno, delle entrate delle Autorità per l'energia elettrica e il gas e per le telecomunicazioni; 3,6 mln, per ciascun anno, delle entrate dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni; 3,6 mln, per ciascun anno, delle entrate dell'Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici; alla Commissione di garanzia per lo sciopero nei servizi pubblici essenziali, per gli anni 2010, 2011 e 2012, una quota pari a: 0,1 mln di euro, per ciascun anno, delle entrate dell'Isvap; 0,3 mln, per ciascun anno, delle entrate delle Autorità per l'energia elettrica e il gas e per le telecomunicazioni; 0,3 mln, per ciascun anno, delle entrate dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni; 0,3 mln, per ciascun anno, delle entrate dell'Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici; 1 mln, per ciascun anno, delle entrate della Commissione di vigilanza sui fondi pensione. Gli importi sono trasferiti annualmente dall'autorità contribuente a quella beneficiaria entro il 31 gennaio di ogni anno. Previsto un meccanismo perequativo tra le autorità contribuenti e quelle beneficiarie: con apposito Dpr, su proposta del ministro dell'Economia, sono stabilite, senza gravare sulla finanza pubblica, misure reintegrative a favore delle autorità contribuenti a partire dal decimo anno successivo all'erogazione del contributo, a carico delle autorità beneficiarie che presentino un avanzo di amministrazione. Cinquanta milioni di euro - a valere sulle entrate derivanti dalle sanzioni amministrative irrogate dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato (previste dall'articolo 141 della legge 388/2000) - sono destinate a interventi di tutela delle popolazioni colpite da eventi atmosferici avversi verificatesi nell'ultimo triennio entro l'anno 2009. La disposizione entra in vigore il giorno stesso della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Autotrasporto. Dalle risorse dello scudo fiscale 400 milioni sono destinati al rifinanziamento nel 2010 di alcune autorizzazioni di spesa dirette al sostegno del settore dell'autotrasporto. Banca del Mezzogiorno. Prevista la costituzione della Banca del Mezzogiorno spa, società partecipata dallo Stato in qualità di socio fondatore e da altri soggetti privati che saranno invitati a parteciparvi da un Comitato promotore ad hoc. La banca agisce attraverso la rete di banche e di istituzioni che vi aderiscono con l'acquisto di azioni, e può stipulare convenzioni con Poste Italiane spa. Finalità della banca è quella di sostenere progetti di investimento nel Mezzogiorno, promuovendo in particolare il credito alle Pmi anche con il supporto di intermediari finanziari. La banca potrà emettere obbligazioni – assistite anche, per un periodo limitato, dalla garanzia dello Stato - la cui raccolta dovrà essere utilizzata per finanziare le Pmi che investono nel Mezzogiorno, o specifici progetti infrastrutturali nel Sud, nonché acquisire dalle banche aderenti mutui dalle Pmi del Mezzogiorno e offrire alle stesse servizi di consulenza per l'utilizzo di strumenti agevolativi pubblici statali e internazionali. Per favorire lo sviluppo di una rete bancaria sul territorio e sostenere la crescita della banca si prevede una disciplina specifica in materia di emissione di azioni di finanziamento delle banche di credito cooperativo autorizzate all'attività bancaria successivamente all'entrata in vigore Finanziaria, che partecipano al capitale della Banca del Mezzogiorno, azioni che potranno essere sottoscritte solo da parte di fondi mutualistici per la promozione e lo sviluppo della cooperazione, in deroga ai limiti previsti dal Testo unico in materia bancaria. Al ministro dell'Economia la facoltà di autorizzare, con propri decreti, enti e società partecipate dal dicastero, a contribuire, in qualità di soci finanziatori, alla sottoscrizione del capitale delle banche di credito cooperativo che partecipano al capitale della Banca del Mezzogiorno. Disciplinato il regime applicabile alle suddette azioni di finanziamento e le modalità di esercizio dei diritti di voto dei soci finanziatori. Per favorire la canalizzazione del risparmio verso iniziative economiche che creano occupazione nel Mezzogiorno è prevista una disciplina tributaria di carattere agevolativo, in base alla quale sugli interessi degli strumenti finanziari, sottoscritti da persone fisiche, emessi da banche per sostenere progetti di investimento di Pmi del Mezzogiorno, si applica un'aliquota agevolata nella misura del 5 per cento.

Page 51: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 51

Beneficio per chi, destinatario di sostegno al reddito, accetta un lavoro con inquadramento inferiore. In via sperimentale per il 2010, viene riconosciuto ai soggetti beneficiari di qualsiasi trattamento di sostegno al reddito non connesso a sospensioni di lavoro che abbiano almeno 35 anni di anzianità contributiva e che accettino un'offerta di lavoro che preveda l'inquadramento in un livello retributivo inferiore di almeno il 20% a quello delle mansioni esercitate, una contribuzione figurativa fino alla data di maturazione del diritto al pensionamento e comunque non oltre il 31 dicembre 2010. La contribuzione è pari alla differenza tra il contributo accreditato nelle mansioni di provenienza e quello relativo al nuovo lavoro svolto. Beni confiscati alla mafia. Viene riconosciuto un diritto di opzione prioritaria sull'acquisto dei beni confiscati alla mafia (per i quali il comma 2-bis dell'art. 2-undecies della legge 575/1965, introdotto dal comma 47 del disegno di legge, dispone la vendita) al personale delle Forze armate e delle Forze di polizia che costituisca cooperative edilizie. Riconosciuto un diritto di prelazione per l'acquisto di questi beni agli enti locali dove i beni sono ubicati, demandando la disciplina attuativa della disposizione a un apposito regolamento governativo. Blocco delle assunzioni nella Pubblica amministrazione. Novità in materia di blocco delle assunzioni del personale delle pubbliche amministrazioni. Possibilità, per il triennio 2010-2012, che i corpi di polizia e il corpo nazionale dei vigili del fuoco possano procedere, secondo specifiche modalità, ad assunzioni di personale a tempo indeterminato, nel limite di un contingente di personale complessivamente corrispondente a una spesa pari a quella relativa al personale cessato nel corso nell'anno precedente, nonché per un numero di unità non superiore a quelle cessate nell'anno precedente. Autorizzata la spesa di 115 milioni di euro per l'anno 2010, 344 milioni per l'anno 2011 e di 600 milioni a decorrere dall'anno 2012. Oneri a valere sul Fondo per esigenze urgenti e indifferibili del ministero dell'Economia nonché, per una quota, a decorrere dall'anno 2012 (529 milioni), a valere sulla tabella A relativa al ministero dell'Interno. Cedolino unico nella Pubblica amministrazione. Dal novembre 2010 il pagamento delle stipendio e delle indennità accessorie si farà in un cedolino unico per tutto il personale delle amministrazioni pubbliche che utilizzano procedure informatiche per i pagamenti dei dipendenti. La norma genera un incremento una tantum di 200 milioni di euro nel 2011, dovuto all'anticipo della tassazione Irpef sulle indennità accessorie nel corso dell'anno e non in sede di conguaglio nell'anno fiscale successivo. Certificazione maggior gettito Ici. Obbligo per i comuni di trasmettere al ministero dell'interno un'apposita certificazione del maggiore gettito, accertato a tutto l'anno 2009, derivante dalle misure di incremento della base imponibile Ici recate dal decreto legge 262/2006 (articolo 2, commi da 33 a 38 e da 40 a 45), ai fini della corrispondente riduzione dei trasferimenti erariali. Cinque per mille. La tabella di ripartizione delle entrate derivanti dallo scudo fiscale Prevde il rifinanziamento del 5 per mille attraverso un rifinanziamento delle autorizzazioni di spesa di 400 milioni di euro. Comune di Roma. Prevista l'attribuzione al comune di Roma, per l'anno 2010, nei limiti del trasferimento o conferimento degli immobili, di un complesso di beni per un valore pari a 600 milioni di euro, anche attraverso quote dei fondi comuni di investimento immobiliari costituiti ai sensi dei precedenti commi. Fino a concorrenza dell'importo di 600 milioni, è autorizzata la concessione, per l'anno 2010, di un'anticipazione di tesoreria al comune di Roma per le esigenze connesse al piano di rientro dell'indebitamento del comune (articolo 78 del Dl 112/2008), al fine di provvedere, nell'importo di 500 milioni di euro, al pagamento delle rate di ammortamento e degli oneri di parte corrente, relativi a oneri di personale, alla produzione di servizi in economia e all'acquisizione di servizi e forniture. L'erogazione è subordinata al conferimento degli immobili ai fondi, ed è estinta entro il 31 dicembre 2010. Autorizzata in favore del comune di Roma, la spesa di ulteriori 100 milioni di euro per l'anno 2012 per la realizzazione di interventi infrastrutturali. Viene escluso che il Commissario straordinario del Governo per il comune di Roma, nominato ai sensi dell'articolo 78, comma 1, del Dl 112/2008, sia necessariamente il sindaco.

Page 52: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 52

Comunità montane: riduzione dei contributi. Prevista una riduzione complessiva di 10 milioni di euro dei contributi in favore delle comunità montane e dei piccoli comuni che presentano parametri critici di carattere demografico, introdotti dall'articolo 1, comma 703, della legge finanziaria per il 2007 (296/2006) per il triennio 2007-2009, ed estesi al triennio successivo dal comma in esame. In pratica si riduce di 10 milioni complessivi il contributo in favore dei piccoli comuni che presentano un'elevata percentuale di popolazione residente over 65, il contributo in favore dei piccoli comuni che presentano una percentuale elevata di popolazione residente di età inferiore ai 5 anni, il contributo in favore dei comuni con popolazione inferiore a 3.000 abitanti ed il contributo in favore alle comunità montane. Confidi. I Confidi sono autorizzati a utilizzare i fondi derivanti dalle misure per la ricostruzione e la ripresa delle attività produttive nelle zone colpite dalle calamità durante la prima decade del mese di novembre 1994, se risultino ancora nelle rispettive disponibilità, per gli interventi di sostegno alle iniziative di rilancio produttivo e di tutela occupazionale nelle aree a più alto tasso di ricorso alla cassa integrazione. Contratti di locazione all'Aquila: cedolare del 20 per cento. Introdotta in via sperimentale per il 2010, un'imposta sostitutiva, fissata in misura pari al 20%, da versare in luogo dell'Irpef ordinaria dovuta sui redditi di locazione relativi a contratti di locazione a canone concordato tra persone fisiche di immobili ubicati nella provincia dell'Aquila, al fine di agevolare il reperimento di alloggi nelle aree colpite dagli eventi sismici. Contributi polizze assicurative in agricoltura. In materia di contributi per il pagamento delle polizze assicurative contro danni in agricoltura è disposto l'incremento a 120 milioni di euro per ciascuno degli anni 2010, 2011 e 2012 tramite una rimodulazione delle risorse finanziarie già previste a legislazione vigente per i contributi ai premi pagati dagli agricoltori per le assicurazioni. Alle stesse finalità di copertura delle polizze sono destinati 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2010, 2011 e 2012, attivabili nel contesto dell'organizzazione comune dei mercati del settore vino. Le disponibilità finanziarie destinate agli interventi assicurativi, possono essere utilizzate anche a copertura di fabbisogni relativi agli anni precedenti a quello di competenza senza oneri per il bilancio dello Stato. Credito d'imposta per ricerca e sviluppo. Incrementata di 200 milioni di euro annui per il 2010 e 2011 l'autorizzazione di spesa per il credito d'imposta per i costi sostenuti per attività di ricerca industriale e di sviluppo precompetitivo. Un decreto di natura non regolamentare del ministro dell'Economia fisserà le modalità di utilizzo dello stanziamento, l'individuazione delle tipologie di interventi suscettibili di agevolazione, le modalità di fruizione del credito di imposta e i soggetti beneficiari meritevoli di agevolazione. La copertura degli oneri conseguenti è prevista, per l'anno 2010, mediante riduzione del Fondo aree sottoutilizzate (articolo 61 della legge 289/2002) e, per l'anno 2011, mediante riduzione del Fondo per le esigenze urgenti e indifferibili del ministero dell'Economia (articolo 7-quinquies del Dl 5/2009). Detassazione contratti di produttività. Modificata la disciplina sulla detassazione dei contratti di produttività (articolo 5 del Dl 185/2008): la misura è prorogata anche per il 2010. Intervento sulla riduzione dell'Irpef e relative addizionali del trattamento economico accessorio del personale del comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico, stanziando a copertura lo stesso importo di 60 milioni (previsto per il 2009) anche per il 2010 e prevedendo la fruizione dell'agevolazione, anche per il 2010, per i soggetti con reddito complessivo di lavoro dipendente non superiore a 35mila euro. Diritti aeroportuali per l'imbarco di passeggeri sul voli Ue ed extra Ue. Novità per le anticipazioni tariffarie di diritti aeroportuali per l'imbarco di passeggeri in voli Ue ed extra Ue. A decorrere dal 2010 e antecedentemente al primo periodo contrattuale, in attesa della sottoscrizione dei contratti di programma, anticipazioni tariffarie dei diritti aeroportuali dovuti per l'imbarco di passeggeri in voli Ue ed extra Ue, fino a un massimo di 3 euro a passeggero, in favore dei gestori aeroportuali che effettuano, in autofinanziamento, nuovi investimenti infrastrutturali

Page 53: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 53

urgenti soggetti a validazione di Enac. é disposta la decadenza delle anticipazioni tariffarie sopra previste qualora i gestori aeroportuali, entro 18 mesi, non depositino la documentazione richiesta o non stipulino i contratti di programma e, comunque, nel caso in cui non vengano avviati gli investimenti programmati. Disciplina sulle concessioni autostradali. Modifiche alla nuova disciplina sulle concessioni autostradali. Viene estesa l'approvazione di tutti gli schemi di convenzione già sottoscritti dalle società concessionarie con l'Anas Spa fino alla data del 31 dicembre 2009 subordinatamente alla condizione che gli schemi recepiscano le raccomandazioni richiamate dalla delibera Cipe di approvazione. Per le tratte autostradali in concessione con scadenza entro il 31 dicembre 2014, l'Anas Spa, entro il 31 marzo 2010, deve avviare le procedure a evidenza pubblica per l'individuazione dei nuovi concessionari. Con decreto del ministro delle Infrastrutture, di concerto con il ministro dell'Economia sono stabilite le modalità di utilizzo da parte di Anas Spa delle risorse derivanti dall'attuazione delle disposizioni. Disoccupazione non agricola con requisiti ridotti. In materia di indennità di disoccupazione non agricola con requisiti ridotti è previsto che ai fini del perfezionamento del requisito contributivo per l'ottenimento dell'indennità si computino anche i periodi svolti nel biennio precedente in via esclusiva sotto forma di Cococo anche a progetto, in misura massima di 13 settimane. Durc commercio. L'applicazione della disciplina relativa al Durc (Documento unico di regolarità contributiva) al settore del commercio - esclusa in via generale per il solo commercio al dettaglio ambulante dal testo originario - è richiesta nei casi definiti dalle regioni, con riferimento al rilascio dell'autorizzazione all'esercizio dell'attività. In tal caso, le regioni possono anche stabilire le modalità attraverso le quali i comuni possono essere chiamati alla verifica della sussistenza e regolarità della documentazione. Prevista la sospensione dell'autorizzazione per 6 mesi in caso di mancata presentazione annuale del Durc. Edilizia carceraria. Stanziati 500 milioni di euro – a valere sulla disponibilità del Fondo Infrastrutture derivante dalla quota di assegnazione delle risorse del Fondo Aree sottoutilizzate – per l'attuazione, anche per stralci, del programma di edilizia carceraria, finalizzato alla creazione di nuove infrastrutture o all'aumento della capienza delle infrastrutture esistenti, già previsto dall'articolo 44-bis del Dl 207/2008, convertito dalla legge 14/2009. Disciplinati i poteri dal Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e la procedura di realizzazione del piano di edilizia carceraria. Viene attribuito al capo del Dap, Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, il ruolo di commissario straordinario, con riferimento a ogni fase dell'investimento e a ogni atto necessario per la sua esecuzione. Il commissario potrà provvedere in deroga a ogni disposizione vigente ma nel rispetto della normativa comunitaria sugli appalti. Il commissario straordinario può individuare le infrastrutture carcerarie già esistenti o le aree aventi la medesima destinazione che, per collocazione o particolari caratteristiche architettoniche, rivestono particolare valore e, conseguentemente, nei contratti per la realizzazione di nuove infrastrutture carcerarie, cedere la proprietà di tali immobili come corrispettivo (anche parziale) per la realizzazione delle opere. All'approvazione degli interventi inseriti nel programma di edilizia provvederà il Cipe, integrato dal presidente della regione e dal sindaco del comune interessati all'intervento. La delibera del Cipe sostituisce ogni diverso provvedimento autorizzatorio previsto dalla normativa vigente; determina la variazione urbanistica e il mutamento della destinazione d'uso dell'immobile; comporta sugli immobili individuati per l'intervento l'assoggettamento al vincolo preordinato all'esproprio. Modificato anche l'articolo 44-bis del decreto legge 207/2008 (proroga termini) per sopprimere, in relazione al programma di edilizia carceraria, il rinvio alla legge obiettivo e alle procedure previste dal Codice degli appalti per le infrastrutture strategiche. Editoria: limitata l'erogazione di contributi. Limita l'erogazione dei contributi e delle provvidenze all'editoria all'effettivo stanziamento di bilancio, procedendo al riparto in quote proporzionali all'ammontare del contributo spettante per legge a ciascuna impresa. La norma , segnalano i tecnici dell'ufficio studi di Montecitorio, sembrerebbe modificare implicitamente il comma 1246 dell'articolo 1 della legge finanziaria 2007.

Page 54: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 54

Emittenti radiotelevisive locali. Autorizzazione di spesa di 50 milioni di euro per il 2010, per il finanziamento delle emittenti radio-televisive locali (articolo 1, comma 1244, della legge finanziaria 2007). La copertura degli oneri derivanti dall'incremento del contributo all'emittenza locale è disposta a valere sulle revoche totali o parziali delle agevolazioni della legge 488/1992. Enti locali, riduzione del contributo. Riduzione del contributo ordinario di base agli enti locali per gli anni 2010, 2011 e 2012 in misura pari, rispettivamente, a 1, 5 e 7 milioni di euro per le province e a 12, 86 e 118 milioni per i comuni. La riduzione, proporzionale alla popolazione residente, riguarda gli enti per i quali nel corso dell'anno ha luogo il rinnovo dei consigli; essa è effettuata con decreto del ministro dell'Interno. In relazione alla riduzione del contributo ordinario agli enti locali, è disposta una riduzione del 20% del numero dei consiglieri comunali. Viene determinato il numero massimo degli assessori comunali e provinciali, in misura pari, rispettivamente a un quarto dei consiglieri comunali e a un quinto degli assessori provinciali. A differenza dell'emendamento 2.1375 che era formulato in termini facoltativi, obbliga i comuni a sopprimere una serie di organismi (difensore civico, circoscrizioni di decentramento, direttore generale e consorzi di funzioni tra enti locali). Nell'ambito di questa disposizione prescrittiva è prevista la possibilità di delega da parte del sindaco, nei comuni con più di 3000 abitanti, dell'esercizio delle proprie funzioni a non più di due consiglieri, in alternativa alla nomina di assessori. Prevista la cessazione del finanziamento statale alle comunità montane. Nelle more dell'attuazione della legge-delega sul federalismo fiscale, il 30% delle risorse in precedenza destinate alle comunità montane è assegnato ai comuni montani (in cui almeno il 75% del territorio si trovi al di sopra dei 600 metri sopra livello del mare.) Le riduzioni di spesa confluiscono nel fondo, istituito dall'articolo 7-quinquies del Dl. 5/2009, per interventi urgenti e indifferibili del ministero dell'Economia. Finanziamento Pmi. Introdotta la previsione che le operazioni di finanziamento effettuate, nell'ambito della cosiddetta "gestione separata", da Cassa Depositi e Prestiti spa a favore delle piccole e medie imprese possono svolgersi, oltre che attraverso l'intermediazione di soggetti autorizzati all'esercizio del credito, anche attraverso la sottoscrizione di fondi comuni di investimento gestiti da una società di gestione del risparmio, il cui oggetto sociale realizza uno o più fini istituzionali della Cassa Depositi e Prestiti . Lo Stato è autorizzato a sottoscrivere per l'anno 2010 quote di società di gestione del risparmio, per un valore fino a 500mila euro, finalizzate a gestire fondi comuni di investimento mobiliare di tipo chiuso, destinate a investitori qualificati, per il rafforzamento patrimoniale e l'aggregazione di imprese di minore dimensione. Fondo di garanzia assicurazione crediti in favore Pmi. Limite massimo di 20 milioni di euro nel 2010 del Fondo di garanzia presso il Mediocredito Centrale Spa per la parziale assicurazione ai crediti concessi dagli istituti di credito a favore delle piccole e medie imprese -, per agevolare gli investimenti ed il consolidamento della passività, mediante il rafforzamento delle attività del fondo di garanzia nazionale e dei confidi agricoli. Fondo di solidarietà in agricoltura. Dalle risorse dello scudo fiscale previsto 100 milioni per ciascuno degli anni 2010, 2011 e 2012, per interventi in agricoltura finalizzati al rifinanziamento del Fondo di solidarietà. Fondo per il finanziamento delle università. Dalle risorse dello scudo fiscale sono destinati 400 milioni per l'incremento della dotazione finanziaria del fondo per il finanziamento delle università nel 2010. Fondo per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio. Vengono incrementate di 50 milioni di euro (da 50 a 100 milioni) le risorse riservate per il 2010 a favore del Fondo per la tutela dell'ambiente e la promozione dello sviluppo del territorio - finalizzato a enti per interventi sul rispettivo territorio di appartenenza - a valere sulle risorse derivanti dalle operazioni di rimpatrio legate allo scudo fiscale.

Page 55: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 55

Fondo per le attività di carattere sociale di pertinenza regionale. Modificate le modalità di adozione del decreto di riparto del Fondo per le attività di carattere sociale di pertinenza regionale: il decreto del ministro dell'Economia con cui si procede al riparto delle risorse tra le regioni sarà adottato di concerto con il ministro del lavoro. Fondo per interventi urgenti e indifferibili. Previsto il riversamento al Fondo per gli interventi urgenti e indifferibili di somme pari a 4.100 milioni di euro per il 2010, 3.600 milioni per il 2011 e 3.000 milioni per il 2012 derivanti delle maggiori entrate legate al versamento da parte dell'Inps dei dipendenti del settore privato, nonché dalle economie di spesa ascrivibili ai commi 96-115, che disciplinano la revisione dell'ordinamento finanziario delle province autonome di Trento e Bolzano e della regione autonoma Trentino- Alto Adige. Il comma 118-bis, poi riduce le disponibilità del Fondo per esigenze urgenti e indifferibili di 3.690 milioni di euro per il 2010, a 1.379 milioni per il 2011, a 2.560 milioni per il 2012 e a 760 milioni a decorrere dal 2013. Ridotte di 120 milioni di euro per il 2010 le disponibilità del Fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri dal decreto legge 185/2008. Fondo per l'occupazione. È previsto per il 2010 un decremento del Fondo per l'occupazione di 100 milioni di euro. Frodi per invalidità civile. Ulteriore programma di accertamento, da parte dell'Inps delle frodi per invalidità civile: previste 100mila verifiche in più. Incentivo ai datori di lavoro che non licenziano. Previsto per il 2010, nei limiti di 12 milioni di euro, un incentivo erogato dall'Inps per i datori di lavoro, le cui aziende non abbiano effettuato nei 12 mesi precedenti riduzioni di personale avente la stessa qualifica e che non abbiano sospensioni dal lavoro, che assumano lavoratori destinatari dell'indennità di disoccupazione involontaria, di cui all'articolo 19, comma 1, del Dò. 636/1939. L'incentivo è pari all'indennità spettante al lavoratore ed è erogato secondo procedure ad hoc. Informazioni sul traffico telefonico. Modificato il Codice delle comunicazioni elettroniche (Dlgs 259/2003) in materia di prestazioni obbligatorie degli operatori, stabilendo che sino all'emanazione del decreto del ministro della Giustizia relativo ai costi di tali prestazioni, il rilascio di informazioni sul traffico telefonico è effettuato gratuitamente, mentre per le diverse prestazioni a fini di giustizia continua ad applicarsi il Dm 26 aprile 2001. Interventi legati al rischio idrogeologico. Destina ai piani straordinari diretti a rimuovere le situazioni a più elevato rischio idrogeologico (individuate dal ministero dell'Ambiente, sentite le autorità di bacino e il Dipartimento della protezione civile) le risorse (pari a un miliardo di euro) assegnate dalla delibera Cipe 6 novembre 2009 per interventi di risanamento ambientale a valere sulle disponibilità del Fondo infrastrutture e del Fondo strategico per il Paese a sostegno dell'economia reale. L'individuazione delle situazioni a più elevato rischio idrogeologico è effettuata dalla competente direzione generale del ministero dell'Ambiente sentiti: le autorità di bacino e il Dipartimento della protezione civile. Possibile l'utilizzo delle risorse anche tramite accordo di programma sottoscritto dalla regione interessata e dal ministero dell'Ambiente, di concerto con il ministro per gli Affari regionali; che definisce la quota di cofinanziamento regionale a valere sull'assegnazione di risorse del Fas che ciascun programma attuativo regionale destina ad intervento di risanamento ambientale. Lavoratori Asu, stabilizzazione. Dallo scudo fiscale destinati 370 milioni nel 2010 per finanziare la stipula di convenzioni con i comuni per la stabilizzazione occupazionale dei lavoratori Asu. Lavoro accessorio. Modifiche all'ambito oggettivo e soggettivo di applicazione della disciplina del lavoro accessorio. Intervenendo sulla disciplina del lavoro accessorio (articolo 70 e seguenti del Dlgs 276/2003) si precisa che il ricorso a questa fattispecie di lavoro da parte di un committente pubblico o degli enti locali è consentito nel rispetto della disciplina vincolistica in materia di contenimento delle spese di personale e ove previsto dal patto di stabilità interno.

Page 56: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 56

Libri scolastici gratuiti. Stanziati 103 milioni dalle risorse dello scudo fiscale per interventi diretti ad assicurare la gratuità parziale dei libri di testo scolastici nel 2010. Locazioni passive della Pubblica amministrazione. A partire dal 2010 è prevista la riunificazione in capo all'Agenzia del demanio, del coordinamento e della procedura delle locazioni passive delle Amministrazioni pubbliche. Previsti una serie di obblighi di comunicazione all'Agenzia del demanio, inerenti i dati relativi al patrimonio immobiliare delle Amministrazioni dello Stato, finalizzati alla definizione di un piano di razionalizzazione degli spazi utilizzati. Prevista l'istituzione nello stato di previsione della spesa del ministero dell'Economia di un Fondo unico destinato alle spese per canoni di locazione di immobili assegnati alle amministrazioni dello Stato. Per la quantificazione delle risorse finanziarie da assegnare a tale Fondo, le amministrazioni sono tenute a comunicare annualmente al Mef l'importo dei canoni locativi. Tutte le amministrazioni pubbliche che utilizzano o detengono, a qualunque titolo, immobili di proprietà dello Stato o di proprietà dei medesimi soggetti pubblici, sono inoltre tenute a trasmettere al ministero dell'Economia - Dipartimento del tesoro, l'elenco identificativo dei beni immobili, nonché eventualmente altre forme di attivo, ai fini della redazione del conto patrimoniale dello Stato a prezzi di mercato e del conto generale del patrimonio dello Stato. Qualora dalla ricognizione si riscontri l'esistenza di immobili di proprietà dello Stato non in gestione dell'Agenzia del demanio, questi rientrano nella gestione dell'Agenzia. Le maggiori entrate e le economie derivanti dalle disposizioni relative alla nuova disciplina dell'Agenzia del demanio per la razionalizzazione delle locazioni passive delle Amministrazioni pubbliche e quelle relative al comma 10, che modifica la disciplina dell'alienazione di immobili di proprietà dello Stato, saranno ascritte al Fondo per esigenze urgenti e indifferibili del ministero dell'Economia, come integrato dal Dl 168/2009 in materia di acconti di imposta, nonché di trasferimenti erariali ai comuni. Microinterventi sociali e socio-economici. Nella ripartizione del gettito dello scudo fiscale ci sono 181 milioni nel 2010 (113 nel 2011 e 60 nel 2012) per una serie di microinterventi di carattere sociale e socio-economico.. Si va dai contributi alle associazioni dei combattenti, ai soldi per il Belice colpito dal sisma del gennaio 1968, ai contributi a favore degli esuli di Fiume, Istria e Dalmazia. Ci sono contributi in favore dell'Unione italiana ciechi, per il Museo statale tattile Omero, per la biblioteca italiana per i ciechi a Monza, per le vittime del terrorismo. Interventi anche per l'Istituto mediterraneo di ematologie, per il Policlinico San Matteo di Pavia, per le popolazioni dell'Abruzzo, per la giustizia. Monitoraggio Inps. Disposizioni inerenti al monitoraggio da parte dell'Inps, con successiva pubblicazione sulla borsa lavoro, dei dati relativi ai percettori di misure di sostegno al reddito per cui la normativa prevede incentivi all'assunzione. Previsto che i fondi interprofessionali per la formazione continua concorrano, in misura del 30%, al trattamento spettante ai lavoratori iscritti ai fondi medesimi. Nel caso in cui i lavoratori siano stati licenziati da datori scritti ai fondi, il concorso del 30% all'indennità di mobilità è previsto nella concessione della prima proroga. Partecipazione a banche e fondi internazionali. La tabella di ripartizione delle risorse provenienti dallo scudo fiscale prevede un rifinanziamento di spesa di 130 milioni di euro per l'adempimento degli impegni dello Stato derivanti dalla partecipazione a banche e foindi internazionali. Patto per la salute. Norme attuative del Patto per la salute per il triennio 2010-2012, in funzione del rispetto degli obblighi comunitari e per garantire la realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica. Incremento di 584 milioni per il 2010 e 419 milioni per il 2011 rispetto al livello di finanziamento determinato dalla legislazione previgente, mentre per l'anno 2012, per il quale non esisteva una precedente previsione di finanziamento, si prevede un incremento del 2,8% rispetto al livello di finanziamento individuato per il 2011. Lo Stato si impegna ad assicurare anche con provvedimenti legislativi successivi l'intero importo delle risorse aggiuntive previste nell'Intesa Stato-regioni. Rideterminata l'annuale disciplina delle anticipazioni di tesoreria per il finanziamento della spesa sanitaria corrente. Alle regioni sono infatti accreditate mensilmente le somme provenienti dal gettito dei tributi che concorrono al finanziamento della spesa sanitaria. La quota perequativa finanziata dall'Iva è invece corrisposta in via definitiva soltanto dopo la determinazione

Page 57: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 57

del Cipe e previa intesa sulla sua ripartizione espressa dalla Conferenza Stato-Regioni. Nelle more, il fabbisogno determinato dalla spesa sanitaria corrente è sostenuto dalle anticipazioni di tesoreria corrisposte a ciascuna regione in proporzione alla pre-determinazione provvisoria delle somme ad esse spettanti. La disciplina disposta per il triennio 2010-2012 assume come parametro di riferimento delle anticipazioni le maggiori somme stabilite dal comma precedente (57) in attuazione di quanto convenuto con le regioni nel nuovo Patto per la salute. La percentuale ordinaria delle anticipazioni è confermata al 97% delle somme spettanti ed è determinata al 98% per le regioni virtuose (adempienti rispetto alle misure di contenimento e razionalizzazione della spesa previste dalla normativa vigente). Per queste ultime è lasciata facoltà al ministero di aumentare ulteriormente quella percentuale «compatibilmente con gli obblighi di finanza pubblica». Confermate le disposizioni che, nelle more dell'intesa espressa dalla Conferenza, riferiscono l'anticipazione al valore della quota spettante a ciascuna regione in base all'assegnazione del secondo anno antecedente quello di riferimento e le disposizioni che autorizzano il tesoro alle compensazioni derivanti dalla mobilità sanitaria fra regioni e alla mobilità sanitaria internazionale. Aumenta di un miliardo, da 23 a 24 miliardi, l'importo per il programma pluriennale di interventi in materia di ristrutturazione edilizia (articolo 20 della legge 67/1988), fermo restando che la sottoscrizione degli Accordi di programma è subordinata all'effettiva disponibilità delle somme in bilancio. le risorse per investimenti nel settore sanitario possono essere utilizzate dalle regioni per migliorare le procedure contabili sottostanti ai bilanci delle aziende sanitarie. In relazione alla spesa per il personale del Servizio sanitario nazionale viene ridefinita la disciplina sui vincoli alla spesa per il personale degli enti del Ssn, disponendo che tali enti dovranno adottare le misure necessarie a garantire che la spesa per il personale per ciascuno degli anni 2010, 2011 e 2012 sia ridotta dell'1,4% rispetto a quella del 2004. L'aggregato di spesa è definito in modo ampio e sono previste particolari modalità di calcolo escludendo dal computo alcune voci specificamente definite. Previsti alcuni adempimenti per il conseguimento degli obiettivi di contenimento della spesa sanitaria da parte degli enti del Ssn, comprendendo in tale ambito anche le azioni riguardanti i processi di riorganizzazione e la razionalizzazione e l'efficientamento della rete ospedaliera, i seguenti adempimenti: la verifica del raggiungimento, per gli anni 2010, 2011 e 2012, degli obiettivi stabiliti è affidata al Tavolo di verifica degli adempimenti previsto dall'intesa 23 marzo 2005, sancita dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato e le Regioni. Per il triennio 2010-2012, per l'applicazione delle misure sancite in tema di concorsi e assunzione di personale dai commi 10-13 del decreto legge 78/2009, i vincoli finanziari previsti per le amministrazioni interessate, si devono riferire, per gli enti del Servizio sanitario nazionale, alle misure di contenimento della spesa introdotte con i commi 61, 62 e 63. I commi da 65 a 81 recano la disciplina per le regioni che non garantiscono l'equilibrio economico sanitario. In particolare sono previsto automatismi ulteriori, rispetto a quelli fiscali, in caso di disavanzo sanitario non coperto dalla regione. Viene definito il livello dello squilibrio economico regionale rispetto al finanziamento ordinario e alle maggiori entrate proprie sanitarie, pari – o superiore - al 5%, ancorché coperto dalla regione o inferiore al 5% qualora la regione non sia in grado di farvi fronte, che comporta la presentazione di un Piano di rientro dai disavanzi sanitari, di durata triennale. I commi da 68 a 72 regolano le nuove procedure per la predisposizione e l'approvazione del Piano di rientro da parte delle regioni. In caso di valutazione positiva del Piano esso è approvato dal Consiglio dei ministri e immediatamente esecutivo (comma 69), mentre in caso di mancata presentazione o riscontro negativo sullo stesso il Consiglio dei ministri nomina il presidente della regione quale commissario ad acta per la predisposizione del Piano nei successivi trenta giorni e per la sua attuazione. La nomina del Commissario ad acta comporta l'automatica adozione di misure restrittive e sanzionatorie nei confronti della Regione (sospensione dei trasferimenti erariali a carattere non obbligatorio, decadenza dei direttori generali, amministrativi e sanitari). In via generale la periodicità della verifica dell'attuazione del piano avviene con periodicità trimestrale ed annuale. La Regione ha l'obbligo di rimuovere eventuali provvedimenti, anche normativi, che risultino di ostacolo all'attuazione del Piano. L'approvazione del Piano e la sua attuazione consentono l'accesso al maggior finanziamento dell'esercizio in cui si è verificata l'inadempienza e di quelli interessati dal piano stesso. I commi da 73 a 75 disciplinano i casi di inadempienza regionale rispetto all'attuazione del Piano, o del presidente della regione quale commissario ad acta per la predisposizione o attuazione del Piano, prevedendo da parte dello Stato l'adozione di tutti gli atti necessari nell'esercizio del potere sostitutivo, compresa la possibilità di nominare uno o più

Page 58: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 58

commissari ad acta con esperienza nella gestione sanitaria. In caso di mancato raggiungimento degli obiettivi del Piano, riscontrato in sede di verifica annuale, con conseguente formazione di un disavanzo sanitario, vengono altresì previste misure specifiche tra le quali l'incremento automatico delle aliquote fiscali regionali (comma 76). La nuova disciplina viene estesa anche alle regioni che al momento dell'approvazione della legge abbiano già avviato le procedure relative al Piano di rientro. Viene inoltre dettata una disciplina transitoria per le regioni già sottoposte ai Piani di rientro e già commissariate. Sospensione per 12 mesi delle azioni esecutive nei confronti delle aziende sanitarie delle regioni sottoposte ai Piani di rientro. Alle regioni interessate dai Piani è consentito utilizzare le risorse Fas a copertura dei debiti pregressi. Alle regioni sottoposte ai Piani per l'esercizio finanziario 2009 è cpnsentita l'applicazione degli automatismi fiscali. I commi da 82 a 87 recano la disciplina per le regioni che risultano non adempienti rispetto ad adempimenti diversi dall'equilibrio economico nel settore sanitario. Prevista la predisposizione di un Piano e la sottoscrizione di un Accordo fra la regione e lo Stato al fine di recuperare le inadempienze. La sottoscrizione e attuazione dell'Accordo costituiscono condizione per l'accesso al maggior finanziamento da parte dello Stato. Vengono previste verifiche periodiche dell'attuazione del Piano e stabilite norme transitorie per le regioni che avrebbero dovuto sottoscrivere l'Accordo entro il 31 dicembre 2009. Prevista un'anticipazione di liquidità - pari a 1.000 milioni di euro – da parte dello Stato alle regioni con Piani di rientro per l'estinzione dei debiti pregressi fino al 2005. Il rimborso dell'anticipazione comprensiva degli interessi deve avvenire in un periodo non superiore a trenta anni. Con riguardo alle disposizioni di riduzione del prezzo dei farmaci equivalenti - dirette, in particolare, a recuperare a favore del Servizio sanitario nazionale il valore degli extra sconti riguardante i farmaci equivalenti avvenuti nel corso del 2008 - di cui all'articolo 13 del decreto legge 39/2009, viene chiarito che il riferimento operato ai farmaci non coperti da brevetto attiene soltanto al brevetto sul "principio attivo". Proroga di un anno del termine per l'adozione dei provvedimenti regionali diretti a prevedere la cessazione degli accreditamenti provvisori delle strutture private. Proroga al 31 dicembre 2011 del termine per rilascio della carta nazionale dei servizi e delle altre carte elettroniche ad essa conformi, anche ai titolari di carta d'identità elettronica. Incrementato di 400 milioni per l'anno 2010 il fondo per le non autosufficienze. A decorrere dall'anno 2010, che le risorse per i diritti soggettivi, contemplati da specifiche disposizioni legislative, sono finanziate in appositi capitoli di spese obbligatorie, iscritti nello stato di previsione del ministero del lavoro, anziché nel Fondo nazionale per le politiche sociali, riducendo, conseguentemente, lo stanziamento del Fondo nazionale per le politiche sociali, a seguito del trasferimento delle relative risorse ai pertinenti capitoli. Perequazione e solidarietà per Trentino Alto Adige e province autonome. Norme per adeguare l'ordinamento finanziario della Regione Trentino Alto Adige e delle province autonome di Trento e di Bolzano agli obiettivi di perequazione e solidarietà stabiliti per le regioni a statuto speciale e le province autonome dall'articolo 27 della legge 42/2009. Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione. Gli effetti positivi di queste disposizioni sul saldo netto da finanziare sono stimati in 1.117,5 milioni di euro annui a decorrere dal 2010. Tuttavia sull'indebitamento netto essi si riducono a 500 milioni di euro per anno in quanto, in considerazione delle somme dovute alle province per lo svolgimento di funzioni statali delegate e per quote loro spettanti sino all'esercizio 2009, lo Stato riconosce per un decennio alle province autonome una somma annua di 617,5 milioni di euro. La nuova disciplina delle entrate tributarie e dei trasferimenti prevede, tra l'altro, il riordino delle compartecipazioni all'Iva, all'Ires, alle accise sui prodotti petroliferi, all'imposta sulle assicurazioni e al contributo Rca al Servizio sanitario nazionale, la soppressione dei trasferimenti in quota variabile e dei trasferimenti per leggi di settore, la rideterminazione delle somme dovute per funzioni già esercitate per conto dello Stato, l'assunzione a carico del bilancio delle province autonome di nuove funzioni trasferite o delegate dallo Stato. Come ulteriore concorso al riequilibrio della finanza pubblica ciascuna provincia autonoma assume l'onere di finanziare iniziative e progetti di competenza dello Stato per il valore di 100 milioni di euro per anno a partire dall'esercizio 2010. Di queste somme, 40 milioni di euro per ciascuna provincia sono diretti a finanziare interventi su territori confinanti. Pesca e acquacoltura. Prorogato, ai fini dell'attuazione degli obblighi inerenti al fondo europeo pesca, per il 2010 il Programma nazionale triennale pesca e acquacoltura 2007-2009: copertura a

Page 59: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 59

valere sulle risorse residue relative all'attuazione dei piani nazionali del settore agricolo alimentare e forestale previste dalla Finanziaria per il 2008 (articolo 1, comma 1084 della legge 296/2006). Esteso, anche alla pesca nelle regioni oggetto delle politiche europee di convergenza il campo di competenza del commissario ad acta per le opere della gestione separata dei progetti speciali ex- Agensud, conformemente al programma triennale della pesca e alla regolamentazione europea in materia di aiuti de minimis. Il campo di competenza riguarda già le attività creditizie nei campi delle opere private del Mezzogiorno interno, la forestazione produttiva, l'agrumicoltura, la zootecnia, la commercializzazione dei prodotti agricoli. Programma infrastrutture strategiche. Introdotta la nozione di "lotto costruttivo" nella realizzazione dei progetti prioritari, nell'ambito dei corridoi europei TEN-T inseriti nel programma di infrastrutture strategiche, che prevedano costi superiori a 2 miliardi di euro, tempi di realizzazione superiore a quattro anni e che non siano suddivisibili in lotti di importo inferiore a un miliardo di euro. Questi progetti sono individuati attraverso decreti del presidente del Consiglio, su proposta del ministro delle Infrastrutture, d'intesa con il ministro dell'Economia. Per tali opere, il Cipe può autorizzare l'avvio della realizzazione del progetto definitivo per lotti costruttivi, nel limite di un importo complessivo residuo da finanziare di 10 miliardi di euro, a condizione che il costo sia integralmente finanziato, che sia allegata una relazione recante le fasi di realizzazione dell'opera, il cronoprogramma dei lavori e i fabbisogni annuali, e che l'affidatario dei lavori rinunci a pretese risarcitorie connesse a eventuali mancati finanziamenti dei lotti successivi. Il CIPE, con l'autorizzazione al primo lotto costruttivo, assume l'impegno di finanziare integralmente l'opera, o di corrispondere il contributo finanziato. Dei progetti deve essere fornita specifica indicazione nell'Allegato Infrastrutture del Documento di programmazione economico-finanziaria. Proroghe ammortizzatori sociali. Prorogate al 2010 alcune disposizioni dell'articolo 19 del Dl 185/2008 che erogavano specifici ammortizzatori sociali per il 2009 (indennità di mobilità Cigs, mobilità, liste di mobilità dei lavoratori licenziati per giustificato motivo oggettivo da aziende che occupano fino a 15 dipendenti per crisi, Cigs per cessazione di attività, contributi a Italia Lavoro Spa, l'indennità ai lavoratori addetti alle prestazioni di lavoro temporaneo occupati con contratto di lavoro a tempo indeterminato in determinate imprese e agenzie). Recupero somme dovute all'Erario dagli enti locali. Prevista dal 10 gennaio 2010 la rateizzazione, in venti annualità, del recupero delle somme dovute all'erario dagli enti locali ai sensi dell'articolo 31, commi 12 e 13, della legge 289/2002, con la maggiorazione degli interessi al tasso legale. Si tratta del completamento delle riduzioni dei trasferimenti erariali nei confronti degli enti locali per i quali, a causa dell'insufficienza dei trasferimenti a essi spettanti negli anni 1999 e seguenti, non è stato possibile operare, in tutto o in parte, le riduzioni previste da specifiche norme di legge in correlazione alla attribuzione di entrate proprie (in particolare, l'articolo 61 del Dlgs 446/1997, che ha istituito l'imposta provinciale sulla trascrizione e l'articolo 10, comma 11, della legge 133/1999, che ha attribuito ai comuni e alle province l'addizionale sul consumo di energia elettrica, nonché l'articolo 8 della legge 124/1999 che ha disciplinato il trasferimento del personale scolastico Ata, ausiliario, tecnico e amministrativo, dagli enti locali alle dipendenze della Pubblica Istruzione. Il ministero dell'interno farà pervenire, entro il 31 marzo 2010, agli enti interessati il nuovo piano di estinzione dei debito residuo. Reinserimento lavoratori svantaggiati. Previste specifiche misure sperimentali finalizzate all'inserimento o reinserimento di determinate categorie di lavoratori svantaggiati. Previsto un incentivo a favore delle agenzie per il lavoro per ogni lavoratore intermediato che venga assunto. L'incentivo è legato alla fattispecie lavorativa conseguita. I benefici sono riconosciuti anche agli operatori privati accreditati di cui all'articolo 7 del Dlgs 276/2003. Per queste finalità è autorizzata una spesa di 65 milioni di euro per il 2010. La gestione delle misure è affidata a Italia Lavoro Spa. Riduzione contributiva per i datori che assumono disoccupati over 50. Viene estesa la riduzione contributiva per i lavoratori in mobilità (pari a quella per gli apprendisti), in via sperimentale per il 2010, ai datori di lavoro che assumono i lavoratori beneficiari dell'indennità di

Page 60: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 60

disoccupazione con requisiti normali che abbiano almeno 50 anni. La durata della riduzione contributiva è prolungata, per chi assume lavoratori in mobilità o beneficiari dell'indennità suddetta, con almeno 35 anni di età contributiva, fino alla data di maturazione del diritto al pensionamento e comunque non oltre il 31 dicembre 2010. Il beneficio è concesso a domanda e nei limiti di 120 milioni di euro per il 2010. Riequilibrio socio-economico, garanzia stabilità dell'equilibrio degli enti locali danneggiati dal sisma in l'Abruzzo. Dallo scudo fiscale 181 milioni nel 2010, 113 milioni nel 2011 e 60 milioni nel 2012, per garantire l'equilibrio finanziario degli enti locali danneggiati dal sisma dell'Abruzzo dell'aprile 2009, gli adempimenti comunitari per gli enti locali, la funzionalità del sistema giustizia. Rimborso a Poste italiane spa per le riduzioni tariffarie all'editoria. Consente, in relazione al mancato pagamento dell'annualità 2009, la rimodulazione delle rate annuali con le quali il Dipartimento per l'informazione e l'editoria presso la Presidenza del Consiglio dei ministri effettua il rimborso a Poste italiane Spa delle somme corrispondenti alle riduzioni tariffarie praticate da Poste Italiane Spa agli editori per la spedizione dei prodotti editoriali. Conseguentemente le somme versate all'entrata del bilancio e riassegnabili nell'anno 2009, non ancora riassegnate alla data di entrata in vigore della norma in esame, sono acquisite per l'importo di 45 milioni di euro. L'entrata in vigore della norma è fissata alla data di pubblicazione in Gazzetta ufficiale della legge Finanziaria. Rimborso ai comuni delle minori entrate Ici. Intervento in tema di rimborso ai comuni delle minori entrate derivanti dall'Ici a seguito dell'esenzione dall'imposta dell'unità immobiliare adibita ad abitazione principale, disposta a decorrere dal 2008 dal decreto legge 93/2008. Prevista l'integrazione dello stanziamento originariamente previsto dall'articolo 1, comma 4, del Dl 93/2008 ai fini del rimborso ai comuni delle minori entrate Ici, di ulteriori 156 milioni di euro per il 2008 e 760 milioni di euro a decorrere dal 2009. Soppressa la disposizione che prevedeva che in sede di Conferenza Stato-Città e autonomie locali fossero stabiliti i criteri e le modalità per l'erogazione del rimborso ai comuni da parte del ministro dell'Interno, con proprio decreto. Rivalutazione terreni e partecipazioni. Riapertura dei termini per la rivalutazione dei terreni e delle partecipazioni. Prorogati i termini nell'ambito della rideterminazione dei valori di acquisto delle partecipazioni non negoziate in mercati regolamentati e dei terreni edificabili e con destinazione agricola ai fini del pagamento delle relative imposte sostitutive. La rideterminazione può essere effettuata per le partecipazioni e i terreni posseduti alla data del 1° gennaio 2010, invece che alla data del 1° gennaio 2008; la rateizzazione del pagamento fino a un massimo di tre rate annuali di pari importo può essere effettuata a decorrere dalla data del 31 ottobre 2010, invece che alla data del 31 ottobre 2008; la redazione e il giuramento della perizia devono essere effettuati entro la predetta data del 31 ottobre 2010, invece che entro la data del 31 ottobre 2008. Le maggiori entrate dovranno confluire al fondo per le esigenze urgenti e indifferibili del ministero dell'Economia. Salario medio convenzionale: interpretazione autentica. Interpretazione autentica in materia di salario medio convenzionale ai fini della contribuzione e delle prestazioni temporanee: è il medesimo di quello che deve essere utilizzato per la determinazione della retribuzione pensionabile. Servizio giustizia. Previsto che le regioni, entro 180 giorni dall'entrata in vigore della Finanziaria, stipulino convenzioni per la realizzazione di progetti volti al rilancio dell'economia locale attraverso il potenziamento del servizio giustizia. le convenzioni saranno finanziate con le risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate (Fas). Settore agricolo. Per la finalità generale di ovviare alle necessità del settore agricolo, viene demandata al Cipe l'individuazione dei programmi da sostenere nel settore e la relativa destinazione di 100 milioni di euro, a valere sul Fondo infrastrutture.

Page 61: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 61

Sisma Abruzzo, differimento versamenti fiscali e contributivi sospesi. Novità sulle modalità di recupero dei versamento fiscali e contributi sospesi per il periodo 6 aprile-30 novembre 2009 a seguito del sisma in Abruzzo. salgono da 24 a 60 il numero delle rate per la restituzione del debito e viene differito il termine del pagamento della prima rata da gennaio 2010 a giugno 2010. La rateizzazione include anche i beneficiari della sospensione operata con Dm 9 aprile 2009. Somministrazione di lavoro. I contratti di somministrazione possono essere stipulati anche nel caso in cui siano stati effettuati licenziamenti collettivi di lavoratori adibiti alle stesse mansioni cui si riferisce il contratto di somministrazione, anche nei casi in cui la somministrazione sia finalizzata alla sostituzione di lavoratori assenti, venga conclusa prevedendo l'utilizzo di lavoratori in mobilità, assunti dal somministratore con contratto di lavoro a termine di durata non superiore a 12 mesi, oppure abbia una durata iniziale non superiore a tre mesi. Viene reintrodotto lo staff leasing, con l'abrogazione del'articolo 1, comma 46, della legge 247/2007. Sostegno alle scuole non statali. Dallo scudo fiscale fondi per 130 milioni nel 2010 per il sostegno alle scuole non statali. Spese di giustizia. Intervento sulla disciplina delle spese di giustizia previste dal testo unico (Dpr 115/2002). Viene limitato l'ambito di operatività delle esenzioni dal contributo unificato si interviene sulla disciplina del medesimo contributo. Viene eliminata l'esenzione: per il processo esecutivo mobiliare di valore inferiore a 2.500 euro (da ora soggetto al pagamento di un contributo fisso di 30 euro); per il processo cautelare attivato in corso di causa; per il processo per regolamento di competenza e di giurisdizione; per i giudizi di opposizione ad ordinanze-ingiunzione di pagamento di sanzioni amministrative di cui alla legge 689/1981 (articolo 23); per i giudizi di lavoro davanti alla Corte di Cassazione. La disposizione prevede inoltre l'applicazione dei criteri ordinari di determinazione del contributo (per scaglioni di valore) anche per i processi in materia di locazione, comodato, occupazione senza titolo e di impugnazione di delibere condominiali (attualmente il contributo fisso dovuto è pari a euro 103,30). Entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della legge finanziaria, il ministero della Giustizia deve provvedere alla stipula di una o più convenzioni per la gestione e riscossione del crediti derivanti da spese di giustizia previste dal testo unico 115/2002, risultanti da provvedimenti passati in giudicato o divenuti definitivi fino al 31 dicembre 2007 o relative al mantenimento in carcere per condanne per le quali sia cessata l'espiazione della pena prima della medesima data. Viene fatta salva l'applicazione delle disposizioni del Dpr 115 /2002 che riguardano la natura del credito, incluse quelle riferite alle condizioni per l'esigibilità. Le risorse derivanti dalla gestione dei crediti per spese di giustizia (previste dal comma 205) sono versate al bilancio dello stato per essere riassegnate al ministero della Giustizia per finanziare: un piano straordinario per lo smaltimento dei processi civili; il potenziamento dei servizi istituzionali dell'amministrazione giudiziaria. Sempre sull'onda del risparmio arrivano modalità semplificate di pubblicazione delle sentenze di condanna. La pubblicazione è attualmente a carico del condannato, dunque il risparmio sembra riferirsi alle ipotesi residuali nelle quali, stante l'insolvibilità del condannato, la pubblicazione avviene a spese dello Stato. Modificato l'articolo 36 del codice penale: nei casi in cui la legge prevede la pubblicazione della sentenza di condanna, la pubblicazione sui giornali è effettuata mediante la sola indicazione degli estremi della sentenza e dell'indirizzo internet del ministero della Giustizia. Modalità semplificate di pubblicazione anche per le sentenze di condanna in materia di violazione del diritto d'autore e in materia di responsabilità amministrativa degli enti, nel caso di condanna dell'ente ad una sanzione interdittiva. Previsto che i risparmi di spesa e le maggiori entrate derivanti dall'applicazione dei commi 203 (in materia di gratuità dei dati relativi al traffico del rilascio di informazioni relative al traffico telefonico richiesti dall'autorità giudiziaria), 204 (in materia di spese di giustizia) e da 208 a 210 (nuove modalità di pubblicazione delle sentenze di condanna) affluiscono al Fondo per le esigenze urgenti e indifferibili del ministero dell'Economia. Staff leasing. Abrogato l'articolo 1, comma 46, della legge 247/2007, di attuazione del protocollo sul welfare: lo scopo è quello di reintrodurre il contratto di somministrazione di lavoro a tempo indeterminato, il cosiddetto staff leasing. Si legga anche la voce somministrazione di lavoro.

Page 62: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 62

Stretto di Messina. Nuove disposizioni riguardanti la Società Stretto di Messina Spa. In particolare viene novellaro l'articolo 1, comma 1, della legge 1158/1971 (Collegamento viario e ferroviario tra la Sicilia e il Continente) nella parte in cui prevede la partecipazione al capitale sociale della Stretto di Messina Spa, di Anas spa, delle regioni Sicilia e Calabria, nonché di altre società controllate dallo Stato, al fine di garantire la proprietà pubblica della Stretto di Messina Spa attraverso l'introduzione di una soglia minima - pari al 51% - per la partecipazione dei citati soggetti. Autorizzata la spesa di 470 milioni di euro per il 2012 quale contributo ad Anas Spa per la sottoscrizione e l'esecuzione - a partire dal 2012 – di aumenti di capitale della Stretto di Messina Spa. Oneri a valere sul Fondo per esigenze urgenti e indifferibili del ministero dell'Economia. Viene approvato il II atto aggiuntivo alla Convenzione di concessione del 30 dicembre 2003 sottoscritto dal ministro delle Infrastrutture con la Stretto di Messina Spa ai sensi della legge 1158/1971. Trattamento speciale di disoccupazione in edilizia. Prevista la rivalutazione nella misura del 100% del trattamento speciale di disoccupazione per i lavoratori licenziati da imprese edili e affini. Tutela lavoratori a progetto. Intervento sull'istituto sperimentale di tutela del reddito a favore dei lavoratori a progetto (articolo 19, comma 2, del Dl 185/2008), che ha introdotto in via sperimentale per il triennio 2009-2011, nei limiti di specifiche risorse, il riconoscimento di una somma liquidata in un'unica soluzione pari al 10% del reddito (aumentato al 20% dall'articolo 7-ter, comma 8, del Dl 5/2009) percepito l'anno precedente, ai lavoratori a progetto. È previsto, in via sperimentale per il biennio 2010-2011, nei limiti di 200 milioni di euro annui, il riconoscimento di una somma liquidata in un'unica soluzione pari al 30% del reddito percepito l'anno precedente e comunque non superiore a 4mila euro per questi lavoratori (escludi i titolari di lavoro autonomo), a condizione che operino in regime di monocommittenza, abbiano conseguito un reddito lordo l'anno precedente non superiore a 20mila euro e superiore a 5mila euro, abbiano accreditato nell'anno di riferimento almeno una mensilità nella gestione separata, risultino senza contratto di lavoro da almeno 2 mesi, risultino accreditati nell'anno precedente almeno tre mesi nella gestione separata. Utilizzo Tfr. Continuità, a decorrere dal 2010, del versamento, da parte dell'Inps nell'apposito capitolo n. 3331 dell'entrata del bilancio dello Stato, delle risorse accertate del Fondo per l'erogazione ai lavoratori dipendenti del settore privato dei Tfr. Le risorse derivano dal versamento da parte dei datori di lavoro con un numero di addetti pari o superiore a 50, della quota di Tfr maturata e non destinata alle forme pensionistiche complementari, destinato al finanziamento di specifici interventi previsti all'elenco 1 della legge finanziaria 2007.

Page 63: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 63

Pubblico Impiego

Piccoli aggiustamenti sul personale della Pa Norme non particolarmente innovative: meritano una notazione le misure per il rinnovo dei contratti collettivi e i vincoli alle assunzioni per le Camere di commercio Arturo Bianco, Guida al Diritto, Il Sole 24 Ore, 23 gennaio 2010, n. 4, pag.22 Sono poche e non sono particolarmente innovative le disposizioni dettate dalla Legge finanziaria 2010 in tema di personale dipendente dalle pubbliche amministrazioni e, in tale ambito, dagli enti locali. Si devono segnalare essenzialmente le misure per il rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro, i vincoli alle assunzioni da parte delle camere di commercio e l'ampliamento della possibilità di utilizzare il lavoro accessorio da parte delle Pa. Come si vede, siamo in presenza di disposizioni che non si caratterizzano né per il carattere particolarmente innovativo né per la radicalità delle disposizioni, in particolare sul versante dei vincoli per il rinnovo dei contratti. I contratti collettivi - Viene in primo luogo fissato il tetto per gli aumenti che i rinnovi contrattuali potranno disporre per i lavoratori dipendenti dalle amministrazioni dello Stato: siamo in presenza di una cifra assai bassa, che consente unicamente la copertura dell'indennità di vacanza contrattuale, cioè del tasso di inflazione programmato. Questo tetto ha però, ed è questo un elemento di novità, un carattere provvisorio, in quanto deve essere integrato con i risparmi provenienti dalle razionalizzazioni organizzative effettuate dalle amministrazioni e in quanto esso sarà rivisto nel momento in cui saranno concretamente avviate le trattative, cioè nella fase in cui si sarà data concreta applicazione alle novità dettate in tema di contrattazione collettiva dal Dlgs 150/2009. Viene stabilito, come da consuetudine, che questo tetto valga anche per i rinnovi contrattuali del personale dipendente dalle altre pubbliche amministrazioni e che esse debbano sostenere direttamente i relativi oneri. Le amministrazioni statali - Il tetto per i maggiori oneri che saranno determinati dai rinnovi contrattuali nelle amministrazioni statali è fissato in valore assoluto nella cifra di 215 milioni di euro per l'anno 2010, 370 milioni di euro per il 2011 e 585 milioni di euro a decorrere dal 2012. Sulla base di queste somme vengono di fatto consentiti incrementi che sono tali da coprire solo una parte dei tassi di inflazione registrati e/o previsti. In altri termini, siamo in presenza di aumenti che possono al più determinare la copertura della cosiddetta indennità di vacanza contrattuale, visto che in valore percentuale non si arriva, in particolare nel primo anno, all'aumento nemmeno di un punto percentuale. Ricordiamo che le modifiche al Dlgs 165/2001 introdotte dal decreto Brunetta prevedono che questa indennità, ribattezzata tutela retributiva, sia garantita in modo stabile. L'indicazione degli aumenti è effettuata con cadenza triennale, dal 2010 al 2102, in quanto è questo l'arco temporale della manovra finanziaria e poiché la durata del nuovo contratto nazionale, sulla base dell'accordo sulla contrattazione della primavera del 2009, viene fissata sia per la parte normativa che per quella economica in tre anni. Tale arco temporale vale sia per il pubblico impiego che per i dipendenti del settore privato e non vi è più alcuna distinzione tra la durata quadriennale degli aspetti normativi e quella biennale delle scelte economiche. Lo stesso aumento, in valore percentuale, viene riconosciuto anche al personale pubblico che appartiene ai settori cosiddetti non contrattualizzati, cioè ai dipendenti e dirigenti delle amministrazioni statali a cui non si applicano le regole dettate dal Dlgs 165/2001 e il cui regime giuridico continua a essere speciale. Gli incrementi sono comprensivi degli oneri riflessi e dell'Irap. Ricordiamo che anche per questo aspetto la disposizione ha un carattere sostanzialmente ripetitivo delle regole dettate dalle leggi finanziarie. Tale vincolo legislativo non produce come conseguenza immediata e automatica - è bene chiarirlo - che gli aumenti determinati dai rinnovi contrattuali debbano essere calcolati in modo da comprendere questi oneri.

Page 64: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 64

Le altre amministrazioni - Per le amministrazioni pubbliche diverse da quelle statali viene stabilito che i maggiori oneri che saranno determinati dagli aumenti riconosciuti dai rinnovi dei contratti collettivi nazionali di lavoro debbano essere posti a carico delle singole amministrazioni e non dello Stato. Anche in questo caso la regola ha un carattere sostanzialmente ripetitivo. Il tetto di questi aumenti non potrà essere superiore a quello previsto, in valore percentuale, per le amministrazioni statali da parte della stessa finanziaria. La legge di bilancio detta una clausola specifica per il finanziamento degli oneri derivanti dai rinnovi contrattuali nel comparto sanità. In questo ambito viene chiarito che in capo alle regioni permane l'obbligo di prevedere a proprio carico, quindi nel proprio bilancio gli accantonamenti necessari alla copertura degli oneri derivanti dal rinnovo dei contratti collettivi nazionali per il personale dipendente del Servizio sanitario nazionali e dei rinnovi contrattuali nazionali per il personale convenzionato con il servizio stesso, nell'ambito del proprio territorio. Tale obbligo, lo ricordiamo, nasce dai vincoli dettati dall'articolo 9, comma 1, del Dl 203/2005. Gli oneri aggiuntivi - Sulla base dei calcoli contenuti nelle schede predisposte dal servizio studi della Camera può essere calcolato che per il personale dipendente da amministrazioni pubbliche diverse dallo Stato i tetti massimi di oneri per il prossimo rinnovo contrattuale saranno i seguenti: 343 milioni di euro per il 2010, 516 milioni di euro per il 2011 e 788 milioni di euro per 2012. Di conseguenza gli oneri complessivi annui nel complesso del pubblico impiego, sia statale che non statale, sommando tanto il personale contrattualizzato che quello non contrattualizzato, siano complessivamente pari a 693 milioni di euro nel 2010, 1.087 nel 2011 e 1.680 nel 2012. Tali somme sono comprensive sia degli oneri riflessi che dell'Irap. Gli ulteriori aumenti – Gli aumenti previsti dalla legge finanziaria dovranno essere integrati con altre risorse. Esse deriveranno da due fonti per le amministrazioni statali. In primo luogo viene stabilito in modo esplicito che l'ammontare complessivo delle risorse dovrà essere rimpinguato al momento del concreto avvio delle trattative per il rinnovo dei contratti nazionali. Viene infatti ricordato che, sulla base delle disposizioni dettate dal Dlgs 150/2009, la contrattazione collettiva nazionale di lavoro nel pubblico impiego conosce importanti elementi di novità «con particolare riferimento all'individuazione del numero e alla composizione dei comparti di contrattazione e alle conseguenti implicazioni in termini di rappresentatività sindacale». Per cui al momento in cui saranno sciolti i nodi preliminari all'avvio della contrattazione collettiva, l'esecutivo si dovrà far carico di reperire nuove e aggiuntive risorse per consentire il rinnovo dei contratti nazionali. In questo senso non vi è solamente un impegno di carattere politico, ma vi è una precisa norma che impone l'individuazione e lo stanziamento delle risorse aggiuntive. Il ministro Renato Brunetta ipotizza tempi brevi per la conclusione della stagione dei rinnovi contrattuali nel pubblico impiego, entro i primi 6 mesi del 2010. Le risorse stanziate dalla Legge finanziaria per il rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro dei dipendenti pubblici devono essere inoltre integrate, sempre con riferimento alle previsioni espressamente dettate dalla stessa disposizione, anche con i risparmi che gli enti conseguono sulla base delle previsioni dettate dalla Legge finanziaria 2009, articolo 2, commi 33 e 34. Queste disposizioni prevedono, limitatamente per le amministrazioni dello Stato, che gli eventuali risparmi aggiuntivi ottenuti nelle spese di funzionamento a seguito della concreta attuazione dei processi di razionalizzazione e riorganizzazione effettuati sulla base delle previsioni dettate dal Dl 112/2008, per come attestato dalle verifiche semestrali che devono essere effettuate da parte del dipartimento della Funzione pubblica, vadano a incrementare le risorse destinate alla contrattazione collettiva. Queste disponibilità saranno individuate nella verifica da effettuare nel corso del primo semestre del 2010 sulla base dei dati del conto consuntivo del 2009. Da evidenziare che, in base alle schede di lettura predisposte dal servizio studi della Camera, queste disposizioni non hanno carattere innovativo, in quanto già contenute nelle citate norme e, quindi, siamo in presenza semplicemente di chiarimenti applicativi e non di elementi innovativi. Tali risorse devono affluire in uno specifico Fondo: saranno destinate al finanziamento degli oneri derivanti dal rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro del personale dipendente dalle amministrazioni statali, sulla base di una proposta di ripartizione che dovrà essere avanzata da parte del ministro per l'Innovazione e per la pubblica amministrazione.

Page 65: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 65

Non viene modificata la disciplina prevista per il personale della scuola, cioè l'art. 64 del Dl 112/2008 che individua le misure di riorganizzazione che dovranno essere realizzate nell'ambito del servizio scolastico (con interventi sulle cattedre, sul personale Ata e in modo più complessivo sulle scelte di natura ordinamentale) e che una quota pari al 30% di questi risparmi debba essere destinata all'aumento delle risorse destinate alla contrattazione collettiva del personale della scuola. Mancano disposizioni analoghe per gli enti locali e per le regioni. Le camere di commercio - Vengono prorogate per il triennio 2010/2012 le disposizioni in tema di assunzioni a tempo indeterminato di personale da parte delle camere di commercio. Esse impongono precisi limiti alla possibilità di effettuare assunzioni a tempo indeterminato. Questi limiti sono costituiti dalla possibilità di prevederle entro il tetto massimo di una percentuale della spesa per le cessazioni che sono intervenute nell'anno precedente: questa percentuale è pari al 70% se gli enti hanno un indice di equilibrio economico finanziario inferiore a 35; pari al 35% della spesa per il personale cessato se tale indice è compreso tra 36 e 45 ed è pari al 25% se l'indice risulta superiore a 45. La disciplina particolare viene inoltre rinviata a un decreto ministeriale, peraltro adottato l'8 febbraio 2006. In tale sede è stato stabilito che l'indice generale di equilibrio economico finanziario è dato dalla somma dei seguenti due indici: il primo contenente il rapporto tra i costi del personale e le entrate correnti; il secondo il rapporto tra le unità di personale in servizio presso la camera di commercio e il numero delle imprese attive iscritte o annotate nel registro delle imprese. Viene inoltre stabilito che le assunzioni sono limitate a una unità ogni 3 cessate dal servizio al 31 dicembre dell'anno precedente per le camere di commercio che presentano un indice generale di equilibrio economico finanziario inferiore a 41, mentre per quelle che hanno un indice superiore a 41 la possibilità di effettuare assunzioni a tempo indeterminato scende a una unità ogni 5 che sono cessate cumulativamente dal servizio nel triennio precedente. Vengono anche prorogati i tetti alle assunzioni di personale da parte dell'Unioncamere. L'equilibrio economico-finanziario

Indice di equilibrio = Costi del personale + Unità lavorative

Entrate correnti N. imprese attive

Camere di commercio, incrementi proporzionali

Limiti alle assunzioni Indici di equilibrio

70% Inferiore a 35

35% Tra 36 e 45

25% Maggiore di 45

Page 66: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 66

Sicurezza ed igiene del lavoro

Datore di lavoro per la sicurezza: nozione, compiti e responsabilità Dopo l'assestamento della normativa sulla sicurezza sul lavoro, realizzato dal decreto n. 106/2009, il quadro normativo riferito al datore di lavoro pubblico per la sicurezza sul lavoro ed al suo “dover essere” acquista maggiore certezza, consentendo un esame più ponderato Aldo Monea, Guida al Pubblico Impiego, Il Sole 24 Ore, 1° dicembre 2009, n. 12, p.23 Datore di lavoro:nozione, nomina e ruolo Il testo del Dlgs n. 81/2008 (come risultante anche dopo il decreto correttivo n. 106/2009) chiarisce che il vertice di ciascuna amministrazione pubblica (vale a dire, ad esempio, il sindaco, il presidente della provincia, il rettore) debba “innescare” l'architettura organizzativa per la sicurezza sul lavoro, nominando il datore di lavoro per la sicurezza. È bene chiarire, preliminarmente, che la nozione giuridica di datore di lavoro per la sicurezza risulta diversa da quella “ordinaria” di datore di lavoro ai fini della gestione del rapporto di lavoro. Nel caso delle pubbliche amministrazioni di cui all'art. 2, co. 1, del Dlgs n. 165/2001 (e quindi, tra esse, enti locali ed Asl) datore per la sicurezza sul lavoro, infatti, è: - il soggetto nominato dall'organo di vertice della singola amministrazione (art. 2, co. 1, lett. b), del decreto n. 81/2008); - scelto tra soggetti quali “ il dirigente al quale spettano i poteri di gestione, ovvero il funzionario non avente qualifica dirigenziale, nei soli casi in cui quest'ultimo sia preposto ad un ufficio avente autonomia gestionale ”; - rispettando i criteri indicati in quella disposizione di legge: “ tenendo conto dell'ubicazione e dell'ambito funzionale degli uffici nei quali viene svolta l'attività, e dotato di autonomi poteri decisionali e di spesa dei soggetti che assumono il ruolo di datore di lavoro per la sicurezza”, mentre datore di lavoro rilevante ai fini di diritto del lavoro è, nel caso delle pubbliche amministrazioni, l'organo preposto alla gestione (art. 5 del Dlgs n. 165/2001, come modificato da ultimo dal Dlgs n. 150/2009, c.d. decreto Brunetta sulla produttività). Quest'ultimo soggetto, in quanto tale, deve infatti gestire anche il rapporto di lavoro con “ la capacità e i poteri del privato datore ”. Così il dirigente o l'equiparato diviene, ope legis, “l'altra parte” , diversa dal lavoratore, del rapporto di lavoro, vale a dire il soggetto che firma il contratto di lavoro e che è poi chiamato a gestire quella relazione di lavoro, utilizzando i poteri concessi dalla legge (quello direttivo, quello di vigilanza e di controllo, quello disciplinare). Rileva, invece, nel caso della sicurezza sul lavoro, la specifica designazione come datore per la sicurezza, operata dall'organo di vertice. Ulteriore profilo caratteristico del soggetto che ha come “missione” la tutela della salute sul lavoro è che, in mancanza della segnalata nomina espressa o in caso di nomina non corretta (in quanto non rispetti i canoni stabiliti dall'art. 2, co. 1, lett. b), del decreto n. 81/2008), assume il ruolo di datore di lavoro per la sicurezza proprio lo stesso vertice della singola amministrazione (vale a dire sindaco, presidente della provincia e così via), con le inevitabili implicazioni in tema di responsabilità giuridica, anche penale, derivanti dalla specifica normativa sulla sicurezza sul lavoro. Pur essendo evidente che razionalità organizzativa (e forse anche giuridica) richiederebbe la comunanza dei due ruoli nella stessa persona (o nelle stesse persone), la differenza normativa suddetta determina due diversi “binari” di individuazione dei due soggetti, con la conseguenza che, spesso, nelle prassi organizzative delle organizzazioni pubbliche, si constata una netta differenziazione nella titolarità dei due ruoli, con palesi problemi non solo di chiarezza organizzativa, ma anche di effettività del ruolo (in specie, di quello per la sicurezza sul lavoro). Il ruolo “consolidato” del datore Dopo l'assestamento normativo prodotto dal decreto n. 106/2009, anche il ruolo del datore chiamato a tutelare la salute sul lavoro può essere esaminato in modo più ponderato.

Page 67: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 67

La prima valutazione è che il quadro dei compiti del datore di lavoro per la sicurezza resta, anche dopo il decreto correttivo, un “coacervo” di regole. Impiegando un modello interpretativo, elaborato da chi qui scrive subito dopo l'emanazione del testo originario del decreto n. 81, è possibile fare un po' di ordine in tale complessa “articolazione”. In via interpretativa i compiti generali del vertice gestionale della sicurezza sul lavoro così possono essere aggregati in quattro ambiti: obblighi di organizzazione, di gestione e controllo, di valutazione dei rischi e di informazione.

Una “lista breve” di controllo

Il vertice dell'amministrazione ha provveduto a nominare il datore di lavoro per la sicurezza?

Tale organo ha svolto il “compito” correttamente, considerando i presupposti e rispettando i “canoni” di legge stabiliti dall'art. 2, co. 2, lett. b)?

Il datore di lavoro per la sicurezza svolge i propri compiti di natura organizzativa (dalla delega di funzioni all'individuazione di preposti, medico competente, incaricati di servizi operativi [...])?

Il datore svolge (ed in modo adeguato) i propri compiti di natura gestionale/di controllo, principalmente elencati all'art. 18?

Il datore svolge (ed in modo adeguato) i propri compiti in materia di valutazione dei rischi di cui all'art. 28?

Il datore svolge (ed in modo adeguato) i propri compiti di natura informativa?

Il datore svolge (ed in modo adeguato) i propri compiti di settore (in tema di luoghi di lavoro, di attrezzature di lavoro, di dispositivi di protezione individuale, di videoterminali [...]), previsti nei Titoli successivi al primo del decreto n. 81?

Il vertice dell'amministrazione, in presenza di precise comunicazioni da parte della struttura per sicurezza sul lavoro su omissioni o carenze dell'azione datoriale, interviene conseguentemente?

Obblighi organizzativi Considerando, per primi, i compiti di definizione della struttura organizzativa per la sicurezza sul lavoro, vi è da dire che essi devono essere svolti dal datore: - utilizzando la delega di funzione di cui all'art. 16; - ponendo gli ulteriori ruoli (ad esempio, preposto/i per la sicurezza, responsabile del servizio di prevenzione e protezione, medico competente); - ed, infine, nominando i ruoli operativi per la sicurezza (quali i vari incaricati dell'attuazione delle misure di prevenzione incendi e lotta antincendio, di evacuazione dei luoghi di lavoro in caso di pericolo grave e immediato, di salvataggio, di primo soccorso). In quest'ambito è da menzionare anche un profilo, spesso considerato in modo superficiale dal datore pubblico (e che sarebbe da valorizzare alla luce della nuova impegnativa nozione di salute di cui all'art. 4, co. 2, lett o) come benessere individuale del lavoratore), quale l'attribuzione dei compiti ai lavoratori, tenendo conto delle capacità e delle condizioni degli stessi. Rendere effettiva l'organizzazione disegnata e, poi, mantenerla efficiente ed efficace sono i conseguenti compiti in senso organizzativo del soggetto in esame. Obblighi gestionali e di controllo Nel quadro normativo consolidatosi dopo il correttivo, il datore deve continuare a svolgere numerosi micro-compiti già previsti nell'originario testo del decreto n. 81/2008. Così, per fare qualche esempio, egli deve: - richiedere ai lavoratori l'osservanza di norme vigenti, delle disposizioni interne in materia emanate nella singola amministrazione pubblica, di uso dei mezzi di protezione collettivi e dei dispositivi di protezione individuali messi a loro disposizione; - convocare (nelle unità produttive con più di 15 lavoratori) la riunione periodica di cui all'art. 35 del decreto citato; - richiedere al medico competente l'osservanza degli obblighi previsti a suo carico nel decreto;

Page 68: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 68

- prendere le misure appropriate affinché soltanto i lavoratori che hanno ricevuto adeguate istruzioni e specifico addestramento accedano alle zone che li espongono ad un rischio grave e specifico; - astenersi, salvo eccezione debitamente motivata da esigenze di tutela della salute e sicurezza, dal richiedere ai lavoratori di riprendere la loro attività in una situazione di lavoro in cui persiste un pericolo grave e immediato; - vigilare affinché i lavoratori per i quali vige l'obbligo di sorveglianza sanitaria non siano adibiti alla mansione lavorativa specifica senza il prescritto giudizio di idoneità. Come reso in modo esplicito dal decreto correttivo di agosto scorso, il datore inoltre deve, in base alla prima parte del nuovo co. 3-bis dell'art. 18, vigilare su lavoratori, preposti, medico competente, progettisti, fabbricanti, fornitori ed installatori, in ordine al loro esatto adempimento degli obblighi. Il ruolo, per come “consolidatosi” per effetto del decreto n. 106, deve inoltre tener presenti ulteriori micro-compiti, funzionali allo svolgimento del ruolo di altri soggetti della sicurezza: il datore, infatti, deve inviare i lavoratori alla visita medica entro le scadenze previste dal programma sanitario (nuova lett. g) del co. 1 dell'art. 18) e deve informare il medico competente su eventuali casi di cessazione del rapporto di lavoro. La gestione ed il controllo del datore acquisisce, infine, alcuni nuovi micro-poteri che hanno una funzione apparentemente solo “tecnica”, ma che in realtà assumono la caratteristica di ausilio gestionale ai fini del presidio datoriale della salute sul lavoro ed, in specie, alla sorveglianza sanitaria sui lavoratori: la possibilità di richiedere, anche al medico competente, lo svolgimento di visite mediche preventive preassuntive (art. 41, co. 2, lett. e-bis) e la realizzazione, ad opera dello stesso specialista, di una visita medica, precedente la ripresa del lavoro, sul lavoratore assentatosi per più di 60 giorni continuativi di malattia. Obblighi di valutazione dei rischi Il datore di lavoro deve sempre valutare tutti i rischi sul lavoro ed elaborare un documento che contenga una relazione valutativa di tutti i rischi, l'indicazione delle misure di prevenzione e di protezione attuate (ivi compresi i Dpi), il programma delle misure considerate per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza e l'individuazione di profili organizzativi della sicurezza (vale a dire, procedure per l'attuazione delle misure da realizzare e ruoli dell'organizzazione aziendale che vi debbono provvedere, “dotati” di competenze e poteri). Secondo la normativa, come attualmente modificata, la scelta dei criteri di individuazione del documento di valutazione dei rischi è lasciata alla discrezionalità tecnica del datore nel rispetto dei canoni di legge di cui all'art. 28: “ semplicità, brevità, comprensibilità, in modo da garantire la completezza e idoneità” del documento stesso. Tali canoni di redazione, in effetti, devono indurre il datore a redigere testi valutativi sempre più chiari, con un linguaggio che sia “a misura” del complesso dei destinatari interni ed esterni. Ciò, naturalmente, non dimenticando l'efficacia tecnica (a cui, evidentemente, alludono i criteri della “ completezza” e dell'“ idoneità” dello strumento stesso) di ciò che deve restare pure sempre uno “strumento di lavoro”. La valutazione e la redazione del documento non sono un compito datoriale una tantum : il datore di lavoro deve ripetere le due attività entro trenta giorni dal determinarsi di una serie di fatti specificati all'art. 29, co. 3 (ad esempio, modifiche del processo organizzativo o risultati emergenti dalla sorveglianza sanitaria). Per il datore di lavoro in esame si aggiunge anche il compito, specificatamente riguardante il caso dell'appalto, di elaborare il documento unico di valutazione dei rischi (art. 26, co. 3). La valutazione dello stress lavoro-correlato, apparso ai più, per effetto della formulazione originaria del decreto n. 81/2008, come una novità (pur essendo, secondo chi scrive, un profilo che andava comunque tenuto in considerazione nell'ambito della preesistente normativa), diviene un contenuto di valutazione ormai esplicito. Per valutare lo stress-lavoro correlato il datore di lavoro, alla luce della normativa vigente, può, tuttavia, aspettare la scadenza del 1° agosto 2010, attenendosi alle eventuali indicazioni tecniche, se intervenute nel frattempo, elaborate dalla Commissione consultiva di cui all'art. 6 del decreto n. 81.

Page 69: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 69

Obblighi informativi e formativi L'insieme dei compiti datoriali inerenti all'informazione ed alla formazione dei lavoratori si assesta. Restano immutati gli obblighi “tradizionali” derivanti dalla vecchia normativa (Dlgs n. 626/1994), quale l'assicurare al Servizio di prevenzione e protezione ed al medico competente informazioni in merito alla natura dei rischi, all'organizzazione del lavoro, alla programmazione e all'attuazione delle misure preventive e protettive, alla descrizione degli impianti e dei processi produttivi, ai dati di cui al co. 1, lett. r), e quelli relativi alle malattie professionali ed ai provvedimenti adottati dagli organi di vigilanza. È, inoltre, sempre necessario consultare il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza nelle ipotesi di cui all'art. 50, ad esempio relativamente alla designazione del Rspp e del medico competente. Si aggiungono a tali obblighi quelli innovati dall'originario decreto n. 81 (ad esempio, informare e formare, addestrare i lavoratori; formare i preposti), mentre, da ultimo, il ruolo del datore di lavoro deve farsi carico anche di formare i dirigenti (art. 36). La formazione acquisisce, così, pienezza, dovendosi l'azione in tal senso del datore pubblico rivolgere all'intera struttura organizzativa per la sicurezza. Profili di responsabilità Il regime sanzionatorio previsto per il datore di lavoro, così come indotto dalla legge n. 123/2007 e come emergente dal testo finale del decreto legislativo n. 81/2008, risulta anch'esso assestato pur rivelandosi sempre molto complesso, dato l'insistere di una notevole pluralità di norme. L'interpretazione (non esaustiva, ma orientativa) sulle principali disposizioni del Titolo I del decreto fa emergere il quadro di sintesi evidenziato nella Tavola allegata. Datore di lavoro: i compiti e le sanzioni previsti dal Dlgs 81 (testo vigente)

Principali obblighi datoriali (in neretto quelli modificati dal Dlgs n. 106/2009)

Sanzioni in caso di violazione dell'adempimento

Nomina del responsabile del Servizio di prevenzione e protezione (art. 17, co. 1, lett. b)

Arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro (art. 55, co. 1, lett. a)

Effettua la valutazione ed elabora il documento di cui all'art. 17, co. 1, lett. a), in collaborazione con il responsabile del servizio di prevenzione e protezione e il medico competente, nei casi di cui all'art. 41 (art. 29, co. 1)

Arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro (art. 55, co. 1, lett. a)

Il documento di cui all'art. 17, co. 1, lett. a), deve contenere (art. 28, co. 2): - l'indicazione delle misure di prevenzione e di protezione attuate e dei dispositivi di protezione individuali adottati a seguito della valutazione di cui all'art. 17, co. 1, lett. a); - il programma delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza; - l'individuazione delle procedure per l'attuazione delle misure da realizzare, nonché dei ruoli dell'organizzazione aziendale che vi debbono provvedere, a cui devono essere assegnati unicamente soggetti in possesso di adeguate competenze e poteri

Ammenda da 2mila a 4mila euro (art. 55, co. 3)

Effettua la valutazione ed elabora il documento previa consultazione del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (art. 29, co. 2 e 3)

Ammenda da 2mila a 4mila euro (art. 55, co. 3)

Page 70: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 70

La valutazione dei rischi deve essere immediatamente rielaborata, nel rispetto delle modalità di cui ai co. 1 e 2, in occasione di modifiche del processo produttivo o della organizzazione del lavoro significative ai fini della salute e sicurezza dei lavoratori, o in relazione al grado di evoluzione della tecnica, della prevenzione o della protezione o a seguito di infortuni significativi o quando i risultati della sorveglianza sanitaria ne evidenzino la necessità. A seguito di tale rielaborazione, le misure di prevenzione debbono essere aggiornate. Nelle ipotesi di cui ai periodi che precedono il documento di valutazione dei rischi deve essere rielaborato, nel rispetto delle modalità di cui ai co. 1 e 2, nel termine di trenta giorni dalle rispettive causali (art. 29, co. 3)

Ammenda da 2mila a 4mila euro (art. 55, co. 3)

Il documento di cui all'art. 17, co. 1, deve contenere - una relazione sulla valutazione di tutti i rischi per la sicurezza e la salute durante l'attività lavorativa, nella quale siano specificati i criteri adottati per la valutazione stessa (art. 28, co. 2, lett. a), primo periodo); - l'individuazione delle mansioni che eventualmente espongono i lavoratori a rischi specifici che richiedono una riconosciuta capacità professionale, specifica esperienza, adeguata formazione e addestramento (art. 28, co. 2, lett. f)

Ammenda da mille a 2mila euro (art. 55, co. 4)

Nominare il medico competente per l'effettuazione della sorveglianza sanitaria nei casi previsti dalla legge (art. 18, c. 1, lett. a)

Arresto da due a quattro mesi o ammenda da 1.500 a 6mila euro (art. 55, co. 5, lett. d)

Designare preventivamente i lavoratori incaricati dell'attuazione delle misure di prevenzione incendi e lotta antincendio, di evacuazione dei luoghi di lavoro in caso di pericolo grave e immediato, di salvataggio, di primo soccorso e, cmq, di gestione dell'emergenza (art. 18, c. 1, lett. b)

Nessuna sanzione penale o amministrativa

Nell'affidare i compiti ai lavoratori, tener conto delle capacità e delle condizioni degli stessi in rapporto alla loro salute e alla sicurezza (art. 18, co. 1, lett. c)

Arresto da due a quattro mesi o ammenda da 1.200 a 5.200 euro (art. 55, co. 5, lett. c)

Fornire ai lavoratori i necessari e idonei dispositivi di protezione individuale, sentito il Rspp e il medico competente, ove presente (art.18, c.1, lett. d)

Arresto da due a quattro mesi o ammenda da 1.500 a 6mila euro (art. 55, co. 5, lett. d)

Prendere le misure appropriate affinché soltanto i lavoratori che hanno ricevuto adeguate istruzioni e specifico addestramento accedano alle zone che li espongono ad un rischio grave e specifico (art. 18, co. 1, lett. e)

Arresto da due a quattro mesi o ammenda da 1.200 a 5.200 euro (art. 55, co. 5, lett. c)

Richiedere l'osservanza da parte dei singoli lavoratori delle norme vigenti, nonché delle disposizioni aziendali in materia di sicurezza e di igiene del lavoro e di uso dei mezzi di protezione collettivi e dei dispositivi di protezione individuali messi a loro disposizione (art. 18, co. 1, lett. f)

Arresto da due a quattro mesi o ammenda da 1.200 a 5.200 euro (art. 55, co. 5, lett. c)

Principali obblighi datoriali (in neretto quelli modificati dal Dlgs n. 106/2009)

Sanzioni in caso di violazione adempimento

Inviare i lavoratori alla visita medica entro le scadenze previste dal programma di sorveglianza sanitaria e richiedere al medico competente l'osservanza degli obblighi previsti a suo carico nel presente decreto(art. 18, co. 1, lett. g), così modificato dal decreto n. 106/2009)

Ammenda da 2mila a 4mila euro (art. 55, co. 5, lett. e)

Page 71: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 71

Nei casi di sorveglianza sanitaria di cui all'articolo 41, comunicare tempestivamente al medico competente la cessazione del rapporto di lavoro (art. 18, co. 1, lett. g-bis), così modificato dal decreto n. 106/2009)

Sanzione amministrativa pecuniaria da 500 a 1.800 euro (art. 55, co. 5, lett. h)

Adottare le misure per il controllo delle situazioni di rischio in caso di emergenza e dare istruzioni affinché i lavoratori, in caso di pericolo grave, immediato ed inevitabile, abbandonino il posto di lavoro o la zona pericolosa (art. 18, co. 1, lett. h)

Nessuna sanzione penale o amministrativa

Informare il più presto possibile i lavoratori esposti al rischio di un pericolo grave e immediato circa il rischio stesso e le disposizioni prese o da prendere in materia di protezione (art. 18, co. 1, lett. i)

Nessuna sanzione penale o amministrativa

a) adempiere agli obblighi di informazione, formazione e addestramento di cui agli artt. 36 e 37 (art. 18, co. 1, lett. i); b) provvedere affinché il lavoratore riceva le informazioni di cui all'art. 36, co. 1 (ad esempio, procedure che riguardano il primo soccorso, la lotta antincendio, l'evacuazione dei luoghi di lavoro);

a) L'obbligo generale in esame non è oggetto di sanzione. Sanzioni, tuttavia, sono previste in relazione agli obblighi specifici di informazione, formazione e addestramento, come segue. b-c-d-e-f-g-h-i-j)

c) provvedere affinché il lavoratore riceva le informazioni di cui all'art. 36, co. 2 (ad esempio, rischi specifici della mansione); d) formare ciascun lavoratore sui contenuti di cui all'art. 37, co. 1 e 2; e) formare e addestrare da ripetere in determinate occasioni; f) addestrare attraverso persona esperta e sul luogo di lavoro; g) ripetere la formazione in relazione all'evoluzione dei rischi o all'insorgenza di nuovi rischi; h) formare specificatamente ed adeguatamente i dirigentie i preposti; i) formare i lavoratori per l'attività di prevenzione incendi, per quella e gli altri lavoratori dei servizi; j) formare i rappresentanti per la sicurezza sul lavoro

Arresto da 2 a 4 mesi o ammenda da 1.200 a 5.200 euro (art. 55, co. 5, lett. c)

Astenersi, salvo eccezione debitamente motivata da esigenze di tutela della salute e sicurezza, dal richiedere ai lavoratori di riprendere la loro attività in una situazione di lavoro in cui persiste un pericolo grave e immediato (art. 18, co. 1, lett. m)

Nessuna sanzione penale o amministrativa

Consentire ai lavoratori di verificare, mediante il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, l'applicazione delle misure di sicurezza e di protezione della salute (art. 18, co. 1, lett. n)

Ammenda da 2mila a 4mila euro (art. 55, co. 5, lett. e)

Consegnare tempestivamente al Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, su richiesta di questi e per l'espletamento della sua funzione, copia del documento di cui all'art. 17, co. 1, lett. a),anche su supporto informatico come previsto dall'articolo 53, comma 5, nonché consentire al medesimo rappresentante di accedere ai dati di cui alla lettera lavoro (art. 18, co. 1, lett. o), così modificato dal decreto n. 106/2009)

Arresto da dut. a)

Elaborare il documento di cui all'art. 26, co. 3, anche su supporto informatico come previsto dall'articolo 53, comma 5, e, su richiesta di questi e per l'espletamento della sua funzione, consegnarne tempestivamente copia ai Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza

Solo per la seconda parte del primo periodo, ammenda da 2mila a 4mila euro (art. 55, co. 5, lett. e)

Page 72: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 72

Sicurezza ed igiene del lavoro

Sicurezza: il committente è responsabile se interviene sulle modalità di lavoro Paola Maria Zerman, Diritto e Pratica Amministrativa, Il Sole 24 Ore, 1° dicembre 2009, n. 12, p. 48 Cass., sez. lavoro, sentenza n. 22818 del 28 ottobre 2009 Appalti - Sicurezza sul lavoro - Infortuni - Responsabilità del committente - Solo se garante dei dipendenti dell’appaltatore In caso di infortuni subiti dal dipendente dell’appaltatore durante l’esecuzione dei lavori, sussiste la responsabilità del committente solo se lo stesso si è ingerito nell’esecuzione delle opere rendendosi così garante della sicurezza dei dipendenti dell’appaltatore. Questa recentissima sentenza, relativa a un incidente sul lavoro risalente al 1992, impone alcune considerazioni sull'evoluzione del quadro normativo delle responsabilità previste dalla disciplina antinfortunistica in materia di appalti. A differenza del sistema di cui hanno tenuto conto i giudici che hanno deciso i vari gradi della causa, oggi sono richiesti al committente - nella fase antecedente l'inizio dei lavori - precisi obblighi, tra cui quelli di informativa in ordine alle misure adottate per eliminare o per ridurre al minimo i rischi da interferenze, che lo possono rendere responsabile di un eventuale infortunio occorso al dipendente dell'appaltatore, salva, in ogni caso, la sua ulteriore responsabilità ove si ingerisca nell'esecuzione delle opere. La questione di fondo Un lavoratore dipendente dell'appaltatore, intento a eseguire lavori di stuccatura di un impianto di condizionamento, precipitava a terra da un ponteggio con ruote, riportando lesioni gravissime. Il lavoratore conveniva in giudizio l'impresa committente chiedendone la condanna al risarcimento dei danni derivanti dall'infortunio. La convenuta chiamava a sua volta in causa la società appaltatrice, l'INAIL e la compagnia assicuratrice, a garanzia di eventuali esborsi. In primo grado, il Tribunale di Latina accertava la responsabilità della società appaltatrice nella causazione dell'infortunio e in piccola percentuale anche del lavoratore. La sentenza veniva confermata dalla Corte d'appello di Roma. Il lavoratore infortunato e la società appaltatrice lamentavano dinanzi alla Corte di cassazione la mancata affermazione della responsabilità del committente. La Suprema corte, rigettava i ricorsi non avendo ravvisato nell'attività dell'appaltatore alcuna ingerenza nell'esecuzione dei lavori appaltati e non ravvisando altri obblighi di legge a carico del committente. L'allarme sociale destato negli ultimi anni dai gravi e ripetuti incidenti sul lavoro, insieme alla necessità di recepire le direttive europee sul tema, hanno spinto il legislatore a rendere più stringenti le regole sulla sicurezza esistenti sin dal Dpr n. 547 del 1955, con l'approvazione, prima del Dlgs n. 626/1994 diventato il pilastro della normativa antinfortunistica, ora sostituito dal Dlgs n. 81/2008 (testo unico sulla sicurezza), che ha riordinato l'intera materia recependo e ampliando la frammentata normativa esistente anche in attuazione delle direttive europee, di recente modificato dal Dlgs n. 106/2009 dello scorso agosto, con cui sono stati apportati alcuni correttivi suggeriti da criticità emerse nell'applicazione del Tu. Il quadro normativo intervenuto successivamente ai fatti sui quali si sono pronunciati i giudici che, come ricordato, sono del 1992, non renderebbe oggi sufficiente un'affermazione di responsabilità del committente per gli infortuni subiti dai dipendenti dell'appaltatore basata solo sull'eventuale ingerenza nell'esecuzione dei lavori, dovendosi altresì verificare anche il rispetto delle norme che gli impongono di rendere edotto l'appaltatore - e quindi i suoi dipendenti - di tutti i rischi che derivano dall'ambiente di lavoro in cui si troveranno a operare: c.d. rischi da interferenze.

Page 73: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 73

Per la verità la giurisprudenza tradizionale, sulla scorta delle lontane norme del 1955, aveva già ravvisato una precisa responsabilità del committente, che andava giuridicamente ricondotta all'art. 2087 c.c. da considerarsi norma di “chiusura” del sistema di prevenzione della sicurezza, laddove impone all'imprenditore (e quindi anche all'imprenditore committente sebbene non diretto datore di lavoro dell'infortunato) tutte le misure idonee a evitare il danno. La norma generale dell'art. 2087 c.c. viene oggi integrata da un complesso sistema di normativa antinfortunistica, rappresentato, come detto, dal Tu sulla sicurezza n. 81/2008 che, per gli appalti pubblici, deve essere coordinato con il codice dei contratti di cui al Dlgs n. 163/2006. La complessa disciplina del Tu sicurezza, applicabile, per espresso disposto dell'art. 3, comma 1, “a tutti i settori di attività privati e pubblici e a tutte le tipologie di rischio” è frutto in buona parte della lunga maturazione giurisprudenziale sul tema, in relazione al riparto delle responsabilità, anche penali, dei vari soggetti coinvolti nell'esecuzione di opere spesso complesse che impegnano più imprese, tenuto conto che, non di rado, gli incidenti sono conseguenza della frammentazione dei ruoli o di responsabilità poco chiare. Conciliare le esigenze dell'impresa - anche di ampie dimensioni - con la necessità di individuare i responsabili per ogni fase delle attività svolte, è stato compito non facile per il legislatore che, con il decreto n. 81/2008 ha completato un'impalcatura normativa piuttosto complessa e articolata, che può a volte “ingolfare” l'attività delle imprese in stringenti adempimenti sanzionati peraltro con pene detentive o pecuniarie, fino a giungere alla sospensione dell'attività d'impresa e all'interdizione dalla contrattazione con le pubbliche amministrazioni e alla partecipazione alle gare pubbliche. D'altro canto lo stesso Tu dimostra di tener conto delle esigenze organizzative dell'imprenditore, specie in realtà lavorative complesse e ampie, disciplinando per la prima volta in modo organico l'istituto della delega di funzioni (art. 16 e 17). Il soggetto delegato può, a sua volta, previa intesa con il datore di lavoro, delegare specifiche funzioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro. La delega di funzioni, però, non esclude però in capo al delegante l'obbligo di vigilanza in ordine “al corretto espletamento delle funzioni trasferite”. L'approfondimento Gli obblighi per l'imprenditorecommittente: il Duvri Già con l'art. 7 del Dgs n. 626/1994 ora confluito nel più ampio art. 26 del Tu, vengono posti all'imprenditore committente, sia privato che pubblico, due specifici obblighi, l'uno di scegliere un'idonea e qualificata impresa, l'altro di specificare tutti i rischi propri dell'ambiente in cui il dipendente dell'appaltatore si troverà a operare, mediante l'elaborazione di un Documento unico di valutazione dei rischi da interferenze (Duvri). Dell'adempimento di tali obblighi il committente risponde sia penalmente che civilmente, atteso che il medesimo art. 26 lo rende responsabile in solido con il datore di lavoro appaltatore per i danni derivati da “rischi da interferenze”, come sarà appresso meglio specificato La ratio dell'art. 26 del Tu è quella di imporre all'imprenditore che sia anche “committente” di promuovere la cooperazione e il coordinamento nell'attuazione delle misure di prevenzione e protezione dei rischi sul lavoro incidenti sull'attività lavorativa oggetto dell'appalto. Ciò nella considerazione che gran parte degli infortuni sul lavoro sono conseguenza dell'ignoranza dei rischi specifici dell'ambiente nel quale il dipendente dell'appaltatore si trova a svolgere la sua opera, rischi che esulano da quelli specifici propri della singola attività (es. elettricista, saldatore ecc.). A tale fine, dunque, l'art. 26 impone l'elaborazione del Documento unico di valutazione dei rischi da interferenze (Duvri) che deve indicare “le misure adottate per eliminare, e ove ciò non è possibile, ridurre al minimo i rischi da interferenze”. Il documento deve essere allegato al contratto e adeguato in funzione dell'evoluzione dei lavori, servizi o forniture. Il Duvri ha, dunque, un carattere dinamico, nel senso che deve essere aggiornato in relazione alla modifica della situazione di rischio, ma dovrà pur sempre essere correlato all'esistenza di un “contatto rischioso” tra le lavorazioni. Il Dlgs n. 106/2009, in considerazione dell'appesantimento che tale obbligo comporta per i committenti di lavori di minima durata o non rischiosi, ha escluso l'obbligo del Duvri nel caso di prestazioni a contenuto intellettuale, di mere forniture di materiali o attrezzature, nonché di lavori o servizi di durata non superiore a due giorni, se non rischiosi. La ratio del legislatore è - in definitiva - quella di imporre il Duvri quando il rischio delle lavorazioni che interferiscono tra loro richieda specifiche misure di tutela.

Page 74: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 74

Gli obblighi della PA appaltante Il Duvri deve essere redatto anche per gli appalti pubblici. Lo esplicita il comma 3 dell'art. 26 che dispone “nel campo di applicazione del decreto legislativo 12 aprile 2006 n. 163 e successive modificazioni, tale documento è redatto ai fini dell'affidamento del contratto, dal soggetto titolare del potere decisionale e di spesa relativo alla gestione dello specifico appalto”. Ed è quest'ultimo, considerato il committente ai sensi dell'art. 89 Tu che ne risponderà penalmente ai sensi dell'art. 55, lett. d), del Tu in caso di omissione. Ancora, il comma 7 stabilisce che “per quanto non diversamente disposto dal decreto legislativo 12 aprile 2006 n. 163 come da ultimo modificato dall'art. 8 comma 1 della legge 3 agosto 2007 n. 123, trovano applicazione in materia di appalti pubblici le disposizioni del presente decreto”. Il senso della norma è, in tutta evidenza, quello di fugare ogni dubbio sull'applicazione del Tu anche agli appalti pubblici, facendo salva però l'applicazione delle norme a tutela della sicurezza contenute nel codice dei contratti pubblici dettate dalla natura pubblica della stazione appaltante. Tra queste, le condizioni per il rispetto della sicurezza dei lavoratori sin dalla fase di ammissione alla gara considerato che l'affidamento di appalti pubblici comporta un'articolata procedura concorsuale per la scelta del contraente. L'art. 38 del codice dei contratti, che indica i requisiti generali per la partecipazione alle gare per affidamento di lavori o servizi, esclude dalla procedura le imprese che “hanno commesso gravi infrazioni debitamente accertate alle norme in materia di sicurezza” (art. 38, lett. e). Un'ulteriore, importante disposizione applicabile a ogni genere di appalto è quella relativa alla valutazione dell'anomalia delle offerte poiché gli “enti aggiudicatari sono tenuti a valutare che il valore economico sia adeguato e sufficiente rispetto non solo al costo del lavoro ma anche della sicurezza”, il quale “deve essere specificamente indicato e risultare congruo rispetto all'entità e alle caratteristiche dei lavori, dei servizi o delle forniture” (art. 26, comma 6, Tu sicurezza). La normativa sulla sicurezza negli appalti di lavori pubblici Particolarmente complessa per l'interprete e per gli operatori è la normativa che il legislatore ha posto a tutela della sicurezza negli appalti di lavori pubblici, dove è necessaria un'attenta opera di coordinamento tra la disciplina posta dal Tu con quella contenuta nel codice dei contratti pubblici, disciplina esplicitamente richiamata e fatta salva dall'art. 26 Tu. In linea generale si può affermare che il codice dei contratti pubblici è particolarmente garantista ai fini della sicurezza, laddove richiede che venga redatto un piano per la sicurezza non solo, quando richiesto dalla normativa della legge n. 626/1994 (ora Tu n. 81/2008, per esplicita disposizione dell'art. 304), ma in tutti i casi in cui si tratta dei lavori pubblici - che comportano cantieri temporanei o mobili - di cui al Titolo III del codice dei contratti (art. 131). La disciplina che emerge dal coordinamento delle due normative, è articolata nelle seguenti fasi che ripercorrono l'iter procedimentale della contrattazione pubblica e che sinteticamente si espongono: 1. sin dalla fase della progettazione è necessaria la predisposizione da parte della PA appaltante se sono coinvolte più imprese, il Piano per la sicurezza e il coordinamento (Psc). Sempre se sono coinvolte più imprese è necessaria poi, la nomina di un “coordinatore per la progettazione”, cui spetta redigere il piano; 2. è necessaria poi l'indicazione nel bando dei costi per la sicurezza (art. 131, codice contratti). Tali costi non sono soggetti a ribasso d'asta; 3. entro 30 giorni dall'aggiudicazione l'impresa aggiudicataria deve predisporre un piano operativo per la sicurezza (Pos) per quanto attiene alle proprie scelte autonome e relative responsabilità nell'organizzazione del cantiere e nell'esecuzione dei lavori, che costituisce piano di dettaglio del piano di sicurezza e coordinamento. Dovrà anche redigere un piano sostitutivo del piano di sicurezza e coordinamento se non richiesto dalla legge (perché non devono partecipare più imprese ai lavori); 4. entrambi i piani di sicurezza (e cioè sia il Psc o quello sostitutivo, sia il Pos che è il piano di dettaglio) formano parte integrante del contratto di appalto e di concessione. Da rilevare che i contratti di appalto se privi dei piani della sicurezza sono nulli; 5. tale previsione è particolarmente significativa giacché, come esplicita il medesimo art. 131 “le gravi o ripetute violazioni dei piani stessi da parte dell'appaltatore o del concessionario, previa formale costituzione in mora dell'interessato, costituiscono causa di risoluzione del contratto”;

Page 75: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 75

6. se più imprese sono coinvolte nei lavori, prima dell'inizio dei lavori la stazione appaltante deve nominare il coordinatore per l'esecuzione dei lavori, con importanti compiti per la sicurezza dei lavori (art. 92 del Tu). Il risarcimento dei danni per l'infortunio al lavoratore La disciplina sopra esposta, se pur sinteticamente, evidenzia come la normativa antinfortunistica ponga al committente precisi obblighi per la tutela del dipendente dell'appaltatore. L'elaborazione del Duvri con l'indicazione dei rischi specifici da interferenza dell'ambiente in cui il lavoro deve essere svolto, o dei piani di sicurezza ove si tratti dei lavori edili costituiscono adempimenti di decisiva importanza per evitare quei numerosi incidenti derivati dall'“interferenza” con il luogo dove il lavoratore è tenuto a operare. Ove tali adempimenti non siano posti in essere ne deriva una responsabilità per l'imprenditore committente non solo penale ma anche civile, considerato che, per espressa disposizione dell'art. 26 comma 4 del Tu, ferme restando le disposizioni di legge vigenti in materia di responsabilità solidale per il mancato pagamento delle retribuzioni e dei contributi previdenziali e assicurativi “l'imprenditore committente risponde in solido con l'appaltatore, nonché con ciascuno degli eventuali subappaltatori, per tutti i danni per i quali il lavoratore, dipendente dall'appaltatore o dal subappaltatore, non risulti indennizzato a opera dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (Inail) o dell'Istituto di previdenza per il settore marittimo (Ipsema)”. Come però rilevato dalla dottrina e dalla giurisprudenza in ordine all'applicazione della normativa antinfortunistica, che costituisce integrazione del precetto generale del ricordato art. 2087 c.c.,è necessario evitare arbitrarie estensioni dell'obbligo di sicurezza in chiave meramente oggettiva che introduca una “responsabilità da posizione”, essendo in ogni caso necessaria l'individuazione del profilo soggettivo della colpa in relazione alle ragioni della mancata predisposizione delle misure indicate dalla legge. Il secondo capoverso della norma esclude invece esplicitamente la responsabilità dell'imprenditore committente per i rischi specifici dell'appaltatore: “le disposizioni del presente comma non si applicano ai danni conseguenza dei rischi specifici propri dell'attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici”. Come esplicitato dalla decisione in commento può esservi tuttavia una responsabilità del committente ove quest'ultimo si sia effettivamente ingerito nella gestione del lavoro e della sicurezza, secondo la consolidata impostazione della giurisprudenza, come anche ricordato da Cass. pen., sez. IV, n. 36857 del 22 settembre 2009: “è noto che la giurisprudenza di questa Corte ha più volte ribadito che 'in tema di infortuni sul lavoro, l'ingerenza rilevante ai fini della responsabilità del committente dei lavori non s'identifica con qualsiasi atto o comportamento posto in essere da quest'ultimo ma deve considerarsi in una attività di concreta interferenza sul lavoro altrui tale da modificarne le modalità di svolgimento e da stabilire comunque con gli addetti ai lavori un rapporto idoneo a influire sull'esecuzione degli stessi'”. Conclusioni In materia di sicurezza dei lavoratori il Tu del 2008 e il codice dei contratti, per quanto riguarda gli appalti della PA, hanno delineato un sistema normativo particolarmente rigoroso che mira a tutelare in modo appropriato il lavoratore mediante la preventiva valutazione dei rischi ai quali l'operatore può essere esposto. Il vasto sistema istituzionale di prevenzione per la sicurezza, disegnato dal Tu n. 81/2008, con la creazione di enti ed organismi di coordinamento, ricerca e monitoraggio a livello nazionale e locale, dovrà essere impegnato proprio nel compito di rendere sempre più funzionali gli adempimenti richiesti ai soggetti responsabili, per il raggiungimento del fine della sicurezza che è un valore sociale inderogabile dalla comunità.

Page 76: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 76

Casi pratici

Agevolazioni

L'ITER PER I PANNELLI SOLARI SENZA ATTESTATO ENERGETICO D. Intendo installare dei pannelli solari per acqua calda. Qual è l'iter burocratico per ottenere la detrazione del 55 per cento? L'aliquota Iva per l'acquisto del materiale completo è del 10 per cento?Le spese di progettazione e oneri del comune possono essere detratti?Se l'installazione viene eseguita da un soggetto diverso dal venditore del materiale, posso detrarre anche tale importo? Che aliquota Iva va applicata per le spese di manodopera? ----- R. Per l'installazione dei pannelli solari per la produzione di acqua calda si rende applicabile la detrazione del 55% per interventi di riqualificazione energetica degli edifici esistenti (articolo 1, commi 20-24, legge 244/2007). L’importo massimo della detrazione, comprensivo delle spese professionali strettamente inerenti l’installazione, è previsto in misura pari a 60.000 euro. Si evidenzia che, per l’installazione di pannelli solari l’articolo 1, comma 24, lettera c, della legge 244/2007 ha stabilito che, tra gli adempimenti cui è tenuto il contribuente, non è più necessaria l’acquisizione dell'attestato di certificazione/qualificazione energetica. In particolare, i soggetti interessati al beneficio sono tenuti ad acquisire la seguente documentazione:1) asseverazione di un tecnico abilitato che attesti la rispondenza dell’intervento ai requisiti richiesti (articoli 6-9 del Dm 19 febbraio 2007).Con l`entrata in vigore del Dm 6 agosto 2009, per quanto riguarda il caso di installazione di pannelli solari, per la produzione di acqua calda, realizzati in autocostruzione, in alternativa ai requisiti relativi a: pannelli solari e bollitori garantiti per almeno cinque anni e pannelli solari con certificazione di qualità conforme alle norme Uni 12975 o Uni En 12976 rilasciata da un laboratorio accreditato, può ora essere prodotto l'attestato di partecipazione a uno specifico corso di formazione da parte del soggetto beneficiario, escludendo la certificazione di qualità del vetro solare e delle strisce assorbenti, secondo le norme Uni vigenti, rilasciata da un laboratorio certificato;2) scheda informativa relativa agli interventi realizzati contenente i dati elencati nello schema di cui all’allegato F del decreto 19 febbraio 2007. Il soggetto che sostiene le spese deve inviare all’ Enea, entro 90 giorni dalla fine dei lavori, la scheda informativa tramite il sito Internet www.acs.enea.it, con rilascio della ricevuta informatica (articolo 4, comma 1-bis, lettera b, Dm 19 febbraio 2007). Le spese di progettazione e gli eventuali oneri concessori o le spese per il rilascio della Dia sono comunque detraibili se strettamente inerenti l’esecuzione dell’intervento. Ai sensi della disposizione di cui al n. 127-sexies tabella A, parte III, Dpr 633/72, alle cessioni dei componenti di impianti termici solari (quali pannelli solari, bollitori e pompe) si rende applicabile l’ Iva 10% sole se si tratta di cessioni effettuate nei confronti di soggetti dediti all'installazione o costruzione di impianti termici a energia solare nonché degli utilizzatori finali che rilascino, sotto la propria responsabilità, una dichiarazione circa l'utilizzazione dei beni per la costruzione. Per la sola manodopera, le cui spese sono comunque detraibili, si rende applicabile l’ Iva con aliquota ordinaria del 20% (per tutti gli approfondimenti vedi nuova guida al 55% edita dall’agenzia delle Entrate a novembre 2009 pubblicata sul sito www.agenziaentrate.it).Al riguardo, si precisa che con la Finanziaria per il 2010, l'aliquota del 10% sui lavori in edilizia diventa a regime. L'aliquota Iva del 10% è applicabile alle prestazioni di servizi relative alla realizzazione, su fabbricati a prevalente destinazione abitativa privata, degli interventi di recupero. Si tratta, in pratica, degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, di restauro e risanamento conservativo e di ristrutturazione edilizia. (Marco Zandonà, Il Sole 24 Ore - L'Esperto Risponde del 11 gennaio 2010, n. 3)

Page 77: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 77

SUI PANNELLI SOLARI 2009 DETRAZIONE IN CINQUE ANNI D. Devo acquistare dei pannelli solari per acqua calda e vorrei avere alcuni chiarimenti. Se l'acquisto del materiale avviene nel 2009, in quante rate posso detrarre il 55%? Com'è l'iter burocratico? Qual è l'aliquota Iva sul materiale? Le spese di progettazione si possono detrarre? Se l'installazione viene fatta da un soggetto diverso dal venditore del materiale, posso detrarre anche questo importo? Sulla manodopera che aliquota Iva si applica? ----- R. Per l'installazione dei pannelli solari per la produzione di acqua calda si rende applicabile la detrazione del 55% per interventi di riqualificazione energetica degli edifici esistenti (art. 1, commi 20-24, L. 244/2007). L’importo massimo della detrazione, comprensivo delle spese professionali strettamente inerenti l’installazione, è previsto in misura pari a 60mila euro. In tal caso, l’obiettivo di risparmio energetico si raggiunge attraverso: la produzione di acqua calda per usi domestici o industriali; la copertura del fabbisogno di acqua calda in piscine, strutture sportive, case di ricovero e cura, istituti scolastici e università. Per tale categoria di interventi, l’articolo 3, comma 1, lettera c), del Dm 19.02.2007 ha individuato, quali spese detraibili, quelle sostenute in relazione a: fornitura e posa in opera di apparecchiature termiche, meccaniche, elettriche, elettroniche; realizzazione di opere idrauliche e murarie, necessarie per la realizzazione a regola d’arte di impianti solari termici organicamente collegati alle utenze anche in integrazionecon impianti di riscaldamento. Si evidenzia, che per l’installazione di pannelli solari (così come per la sostituzione delle finestre e degli infissi in singole unità immobiliari), l’art. 1, c. 24, lett. c), della L. 244/2007 ha stabilito che, tra gli adempimenti cui è tenuto il contribuente, non è più necessaria l’acquisizione dell'attestato di certificazione/qualificazione energetica. Per le spese sostenute dal 1° gennaio 2009 e sino al 31 dicembre 2010, l’importo detraibile deve obbligatoriamente essere ripartito in 5 quote annuali di pari importo. Pur restando applicabile il rinvio, in linea di principio, al Dm 18.02.1998 n. 41 effettuato dall’art. 1, c. 348, della L. 296/2006, relativo alle modalità operative della detrazione del 36% per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio, l’art. 4 del decreto 19 febbraio 2007, modificato dal Dm 07.04.2008, specifica quali siano gli adempimenti che devono essere rispettati per fruire della detrazione del 55%. A questi, per le spese sostenute a partire dal 2009, e solo per i lavori di durata pluriennale, si aggiunge anche l’invio di una comunicazione all’agenzia delle Entrate, così come previsto dall’art. 29, c. 6, del Dl 185/2008 (convertito, con modificazioni, nella L. 2/2009).In particolare, per i pannelli solari è previsto: l’invio della documentazione tecnica all’ Enea entro 90 giorni dall’ultimazione dell’intervento (art. 4, c. 1-bis, del decreto 19 febbraio 2007). In merito, si ricorda che, a decorrere dal periodo d’imposta 2008 per gli interventi aventi a oggetto l’installazione di pannelli solari, non è più richiesta la certificazione/qualificazione energetica dell’edificio (si veda l’art. 5, c. 4-bis, del Dm 19.02.2007 e la risoluzione 283/E/2008).I soggetti interessati al beneficio sono tenuti ad acquisire la seguente documentazione:- asseverazione di un tecnico abilitato che attesti la rispondenza dell’intervento ai requisiti richiesti (articoli 6-9 del Dm 19.02.2007). Con l'entrata in vigore del Dm 06.08.2009, per quanto riguarda il caso di installazione di pannelli solari, per la produzione di acqua calda, realizzati in autocostruzione, in alternativa ai requisiti relativi a pannelli solari e bollitori garantiti per almeno cinque anni e pannelli solari con certificazione di qualità conforme alle norme Uni 12975 o Uni En 12976 rilasciata da un laboratorio accreditato può ora essere prodotto l'attestato di partecipazione aduno specifico corso di formazione da parte del soggetto beneficiario, escludendo la certificazione di qualità del vetro solare e delle strisce assorbenti, secondo le norme Uni vigenti, rilasciata da un laboratorio certificato;- scheda informativa relativa agli interventi realizzati contenente i dati elencati nello schema di cui all’allegato F del Dm 19.02.2007. Il soggetto che sostiene le spese deve inviare all’ Enea, entro 90 giorni dalla fine dei lavori, la scheda informativa tramite il sito internet www.acs.enea.it, con rilascio della ricevuta informatica (art. 4, c. 1-bis, lett. b), Dm 19.02.2007).Ai sensi della disposizione di cui al n. 127-sexies, tab. A, parte III, Dpr 633/72, alle cessioni dei componenti di impianti termici solari (quali pannelli solari, bollitori e pompe) si rende applicabile l’ Iva 10% sole se si tratta di cessioni effettuate nei confronti di soggetti dediti all'installazione o costruzione di impianti termici a energia solare, nonché degli utilizzatori finali che rilascino, sotto la propria responsabilità, una dichiarazione circa l'utilizzazione dei beni per la costruzione. Per la sola manodopera, le cui spese sono comunque detraibili, si rende applicabile l’ Iva con aliquota ordinaria del 20%. (Marco Zandonà, Il Sole 24 Ore - L'Esperto Risponde del 7 dicembre 2009, n 96)

Page 78: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 78

PROCEDURE SEPARATE PER I LAVORI CON 36% E 55% D. Ho demolito e sto riscostruendo la mia abitazione principale (prima casa). Il comune mi ha rilasciato l'approvazione sia in merito alla demolizione sia per la costruzione ex novo. Mi spetta la detrazione al 55% per l'acquisto materiali che rispondono alla normativa per il risparmio energetico (ad esempio doppi vetri)? In alternativa, posso fruire della detrazione Irpef del 36% visto che l'adeguamento (demolizione e ricostruzione) si è reso necessario in quanto la casa esistente non rispettava le normative antisismiche? ----- R. La risposta è affermativa se il fabbricato preesistente è comunque dotato di impianto di riscaldamento. Ai sensi dell’articolo 1, commi 20-24, della legge 244/2007, sono ammesse alla detrazione del 55% anche le opere di riqualificazione energetica globale dell’edificio con miglioramento del fabbisogno di energia primaria per la climatizzazione invernale tenuto conto dei valori indicati nel Dm 11 marzo 2008. Tali valori possono essere conseguiti anche a seguito di un intervento edilizio rientrante nell’articolo 31 della legge 457/78 (attuale articolo 3, Dpr 380/2001),di ristrutturazione edilizia o di demolizione e ricostruzione, ma a condizione che quest’ultima risulti fedele all’originale (senza variazione della sagoma e volumetria). Gli edifici devono risultare accatastati o ne deve essere stato richiesto l’accatastamento (articolo 1, legge 449/97 e circolare 57/E/98). Ovviamente, la detrazione del 55%, nei limiti di 100mila euro, opera solo per le spese di riqualificazione energetica e non anche per quelle edili. Trattandosi, poi, di intervento di ristrutturazione, le spese per la parte dei lavori edili fruiscono della detrazione del 36% ai sensi dell’ articolo 2, comma 15, della legge 203/2008 (risoluzione 14/E dell’8 febbraio 2005) sempre a condizione che non sussista aumento di volumetria. Le due detrazioni, infatti, possono applicarsi anche per lo stesso intervento purché le procedure, le spese e i pagamenti siano tenuti distinti. (Marco Zandonà, Il Sole 24 Ore - L'Esperto Risponde del 7 dicembre 2009, n 96)

IL CONTO ENERGIA SI CUMULA CON LA DETRAZIONE DEL 36 D. Sono titolare di un impianto fotovoltaico in attività dal settembre 2009. Fruisco dei benefici del nuovo conto energia con scambio sul posto. Ho fatto domanda per fruire, sui costi dell'impianto, dei benefici del 36% per ristrutturazione edilizia. Mi spetta anche lo sconto del 55 per cento? ----- R. Quale intervento diretto a conseguire comunque un risparmio energetico, l’impianto fotovoltaico si ritiene possa fruire della detrazione del 36% delle spese sostenute per l’installazione (sul punto non esistono conferme ufficiali dell’agenzia Entrate). L’impianto fotovoltaico, diretto alla produzione di energia elettrica, non rientra tra gli interventi ammessi espressamente alla detrazione del 55% ai sensi dell’art. 1, c. 20-24 L. 244/2007. In alternativa, quale intervento diretto a conseguire comunque un risparmio energetico, l’impianto fotovoltaico, infatti, si ritiene, possa fruire della detrazione del 36% delle spese sostenute per l’installazione ai sensi dell’art. 2, c. 15 L. 203/2008.Si precisa che la Finanziaria 2010 ha prorogato la detrazione del 36% Irpef fino al 2012. (Marco Zandonà, Il Sole 24 Ore - L'Esperto Risponde del 11 gennaio 2010, n. 3)

LAVORI IN APPALTO, «PALETTI» ALLA COPERTURA DELLE SPESE D. Essendo io titolare di un'impresa edile ed avendo effettuato lavori per un'ente pubblico (comune), sarei interessato a sapere se i comuni hanno facoltà di affidare lavori mediante appalti o affidamenti diretti senza avere in cassa i fondi necessari per il pagamento delle opere appaltate e/o affidate una volta terminate. ----- R. L’organo deliberante del comune, nell’approvare il progetto od il piano esecutivo dell’investimento deve dare atto della copertura finanziaria dell’impegno di spesa nell’esercizio corrente e della spese derivanti dallo stesso sul bilancio pluriennale (articolo 200 Tuel), ovviamente nel rispetto dell’articolo 183, comma 5, del Tuel, il quale prevede le modalità di finanziamento delle spese in conto capitale. Per tali deliberazioni deve essere richiesto – ed espresso – il parere del responsabile dei servizi finanziari del comune in ordine alla regolarità contabile, in quanto le deliberazioni di spesa devono essere corredate dell’impegno contabile relativo all’attestazione della capienza dello specifico capitolo di bilancio, risultante dalla valutazione della disponibilità rispetto

Page 79: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 79

alle spese fisse e ricorrenti che faranno carico allo stanziamento da impegnare. Nel caso di contratti di appalto di lavori pubblici, l’impegno di spesa si intende assunto per l’intero ammontare dell’obbligazione pecuniaria perfezionata contrattualmente e le somme non ancora pagate al termine dell’esercizio confluiscono tra i residui passivi della gestione di competenza anche qualora la prestazione contrattuale non sia ancora stata eseguita in tutto o in, parte e tale circostanza non costituisce causa di risoluzione contrattuale. Quanto sopra garantisce la copertura della spesa per lavori con risorse finanziarie disponibili o che si prevede diventino disponibili nell’arco temporale di riferimento, ma non anche l’effettività futura di disponibilità di cassa congrue per il pagamento dei lavori, le quali potrebbero venir meno nel caso in cui le entrate previste non venissero incassate per l’entità stimata. Altro aspetto riguarda i ritardi di pagamento dei fornitori connessi con la programmazione dei pagamenti ed con il rispetto del patto di stabilità interno. In tal caso l’ente locale non risulta avere carenza di risorse finanziarie per far fronte al pagamento delle fatture, ma non procede alla liquidazione e al pagamento nei tempi concordati per non violare appunto le norme del patto di stabilità interno. (Ciro D'Aries, Il Sole 24 Ore - L'Esperto Risponde del 11 gennaio 2010, n. 4)

L'APPALTATORE COMUNICA I DATI DEI SUBCONTRATTI D. Siamo una ditta fornitrice di materiale per l'ampliamento del cimitero comunale. Nel contratto di appalto di lavori pubblici, commissionato dal comune a una ditta appaltatrice, che ha incaricato una subappaltatrice, i materiali da utilizzare nell'opera da realizzare possono essere acquistati da una terza ditta di cui non c'è traccia nel contratto suddetto? E a quale titolo? ----- R. La risposta è positiva, perché nella fattispecie rappresentata dal lettore non si tratti del cosiddetto "subappalto 2ª cascata”, vale a dire di subappalto di secondo grado. Tuttavia, l’appaltatore principale ha l’obbligo di informare la stazione appaltante della fornitura dei materiali da utilizzare nell’opera di che trattasi in conformità alla disposizione dell’articolo 118 del codice degli appalti pubblici (Dlgs 163/06), che impone agli affidatari degli appalti di comunicare alla stazione appaltante, per tutti i sub-contratti stipulati per l'esecuzione dell'appalto, il nome del sub-contraente, l'importo del contratto, l'oggetto del lavoro, servizio o fornitura affidati. (Maceroni - Associazione Verso L'Europa Mario, Il Sole 24 Ore - L'Esperto Risponde del 14 dicembre 2009, n. 97)

IL PROGETTISTA NON PUÒ PARTECIPARE ALLA GARA D. Il professionista che ha collaborato nella redazione di un progetto definitivo, può partecipare con un'impresa alla gara di appalto integrato riferito a quel progetto? ----- R. Il Codice dei contratti pubblici vieta agli affidatari di incarichi di progettazione di partecipare agli appalti di lavori pubblici, nonché agli eventuali subappalti o cottimi per i quali abbiano svolto l'attività di progettazione. Orbene, il professionista non può partecipare con un’impresa alla gara di appalto integrato (elaborazione del progetto esecutivo ed esecuzione dei lavori) riferito al progetto definitivo in epigrafe, se ha svolto la propria collaborazione quale componente: di una società di professionisti, ossia di una società costituita esclusivamente tra professionisti iscritti negli appositi albi previsti dai vigenti ordinamenti professionali, nelle forme delle società di persone a norma del Codice civile; ovvero di una società di ingegneria intesa quale società di capitali a norma del codice civile, anche nella forma di società cooperativa; ovvero, di un raggruppamento temporaneo costituito da professionisti singoli o dai soggetti collettivi dianzi indicati, anche in forma mista di soggetti collettivi e professionisti singoli. Viceversa, se la collaborazione è consistita in mere prestazioni secondarie svolte a favore di uno dei citati soggetti collettivi o individuali, può partecipare, quale progettista indicato dall’impresa concorrente o in associazione di tipo verticale con l’impresa medesima. (Maceroni - Associazione Verso L'Europa Mario, Il Sole 24 Ore - L'Esperto Risponde del 14 dicembre 2009, n. 97)

Page 80: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 80

LAVORI PUBBLICI - ARBITRATO NEI LAVORI PUBBLICI D. Qualora il contratto di appalto di un'opera pubblica stipulato nel 1998 preveda la devoluzione al giudizio arbitrale delle controversie si chiede se alla data odierna, (17 dicembre 2009) e, vista la legislazione che si è succeduta, ricondurre alla competenza arbitrale la controversia e se qualora la risposta fosse positiva se i termini resistere e le procedure sono ancora quelli previsti dal DPR 554/1999 e dall'art. 2 del DM 398/2000. ----- R. Quanto alla prima parte della domanda occorre precisare che la legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato - legge finanziaria 2008), ha introdotto un divieto all'operatività dell'art. 241 del D. Lgs. 163/06 (in tema di arbitrato), così come formulato nel codice. Il divieto, inizialmente previsto a partire dal 1° gennaio 2008, è stato più volte prorogato (si veda, l'art. 15 del d. l. 248/2007 convertito in legge 31/2008; l'art. 1-ter della legge 22 dicembre 2008, n. 201) fino alla legge 27 febbraio 2009, n. 14, con la quale l'entrata in vigore della norma viene prorogata al 31 dicembre 2009. Pertanto, alla data da lei riferita, non essendo operativo alcun divieto, è possibile ricorrere all'arbitrato. Con riferimento alla disciplina applicabile, occorre evidenziare che il D.M. 398/00 (compreso l'articolo 2), è stato abrogato quasi integralmente dall'art. 256 del D. lgs. 163/06 (ad eccezione dell'art. 10, in tema di spese del procedimento). Conseguentemente, considerato che, salvo eccezioni, la disciplina applicabile è fissata al momento dell'instaurazione del giudizio arbitrale, oggi l'arbitrato in materia di appalti pubblici è disciplinato oltre che dalla disposizioni del D. lgs. 163/06 (art. 241) e del DPR. 554/99, anche dagli articoli 806 e ss. del codice di procedura civile. In ogni caso, è imminente una riforma dell'arbitrato negli appalti pubblici, trattato nel più ampio contesto del decreto legislativo di recepimento della direttiva 66. (Giuseppe Rusconi, Codice degli Appalti Risponde, www.codiceappalti.ilsole24ore.com, 17 dicembre 2009)

LAVORI PUBBLICI - AFFIDAMENTO DI INCARICO PROGETTAZIONE DEFINITIVA D. Se l'aggiudicazione di una gara d'appalto per servizi di progettazione avviene con il criterio del prezzo più basso, qualora in corso d'opera la stazione appaltante richieda la progettazione di ulteriori opere non previste, riguardanti però sempre lo stesso oggetto, la parcella per le nuove prestazioni professionali è sempre soggetta allo stesso sconto con cui il professionista si è aggiudicato la gara? ----- R. La prima cosa da valutare è se l'incarico ulteriore affidatole configuri un nuovo incarico o una prestazione "complementare" a quella principale. Nella prima ipotesi infatti l'applicazione del ribasso non avrebbe alcun fondamento giuridico. Nella seconda ipotesi, invece, era di uso corrente nella prassi contrattuale, almeno fino a qualche anno fa, prevedere che le eventuali prestazioni aggiuntive a quelle principali fossero oggetto dello stesso ribasso ottenuto dall'amministrazione in sede di gara. (Giuseppe Rusconi, Codice degli Appalti Risponde, www.codiceappalti.ilsole24ore.com, 17 dicembre 2009)

LAVORI PUBBLICI - AFFIDAMENTO DI INCARICO DI PROGETTAZIONE D. In una procedura negoziata per l'affidamento dell'incarico di progettazione definitiva, esecutiva e direzione lavori e coordinamento della sicurezza in fase di progettazione per la ristrutturazione di una palazzina, è possibile dopo la consegna del Progetto definitivo contenente le categorie 1C, IIIa, IIIb, IIIc modificare l'affidamento dell'incarico riducendo l'importo di una delle categorie di cui sopra per inserire ad esempio la categoria 1g tenendo fisso l'importo a base di gara? ----- R. Il quesito si riferisce ad una modifica parziale dell'oggetto dell'appalto, in fase di esecuzione, esperita quindi la gara (qui una procedura negoziata) e sottoscritto il contratto. La modifica non incide però sul valore dell'appalto. Ciò nonostante, non è possibile procedere nei termini di cui al quesito perchè viene ad essere modificato uno degli elementi oggetto della procedura negoziata per individuare il vincitore. L'art. 114 del codice rimanda infatti al regolamento, per poter

Page 81: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 81

disciplinare le varianti per gli appalti di servizi, come quello in esame. Ad oggi il regolamento non è stato ancora pubblicato, per cui trova applicazione quanto appena detto. (Giuseppe Rusconi, Codice degli Appalti Risponde, www.codiceappalti.ilsole24ore.com, 17 dicembre 2009)

«RUP» DA CERCARE NEI RANGHI DELL'AMMINISTRAZIONE D. È legittimo l'incarico di responsabile unico di procedimento (Rup) a un soggetto esterno all'ente, non dipendente comunale, per gli adempimenti inerenti l'esecuzione di un progetto di opera pubblica approvato da un ente locale?Se ritenuto legittimo, quale compenso si può attribuire al soggetto incaricato? ----- R. Come previsto dall'articolo 10, comma 5 del Dlgs 163/2006, il responsabile unico del procedimento deve essere un dipendente di ruolo dell'amministrazione aggiudicatrice o, comunque, un proprio dipendente in servizio. Al comma 7 del medesimo articolo si prevede poi che, in assenza di una figura professionale idonea all'interno dell'ente, quest'ultimo possa procedere a incaricare un professionista esterno con il compito di supporto all'attività di responsabile del procedimento. Ne deriva che, salve diverse disposizioni della normativa regionale, il responsabile unico del procedimento deve essere reperito all'interno dell'organico dell'amministrazione aggiudicatrice, con la possibilità per quest'ultima, in caso di carenza di personale tecnicamente idoneo, di rivolgersi a un professionista esterno di supporto, incaricato e retribuito dall'ente secondo le procedure previste dal Dlgs 163/2006. (Massimo Sanguini, Il Sole 24 Ore - L'Esperto Risponde del 11 gennaio 2010, n. 4)

Edilizia e urbanistica

SE LA ZONA È AGRICOLA INTERVENTI EDILIZI DIFFICILI D. Sono un artigiano e svolgo l'attività di autocarrozzeria. Poiché possiedo un terreno agricolo, vorrei costruire un capannone per svolgere la mia attività per la riparazione e verniciatura di vetture e mezzi agricoli (scavatori, trattori, ruspe eccetera). Posso chiedere la concessione edilizia con destinazione al servizio dell'agricoltura? ----- R. Gli interventi ammessi nelle zone agricole sono previsti e disciplinati dallo strumento di pianificazione generale (quale il piano regolatore comunale) e specificatamente dalle norme tecniche di attuazione allegate a tale piano e, pertanto, in via prioritaria, sarebbe necessario consultare tale normativa locale. Ciò premesso, va segnalato che, normalmente, questi strumenti prevedono la possibilità di realizzazione di opere in zone agricole funzionali all’esercizio dell’agricoltura. Diversamente, gli unici interventi ammessi sono la manutenzione ordinaria e straordinaria e, in alcuni casi, la ristrutturazione edilizia. In linea di principio non sembra che la realizzazione delle opere descritte nel quesito sia finalizzata all’agricoltura, intendendosi a tal fine solo le opere che siano collegate all'attività agricola del richiedente il titolo abilitativo a costruire. Ma vanno comunque esaminate anche le norme previste dal piano regolatore del comune. (Massimo Sanguini, Il Sole 24 Ore - L'Esperto Risponde, 4 gennaio 2010, n. 1)

BENI CULTURALI: IL RIPRISTINO È AFFIDATO AGLI ESPERTI D. Vorrei sapere quali sono le garanzie di legge per i lavori di conservazione della facciata di un condominio protetto dalle belle arti (anni ’30), consistenti nel ripristino dei grafici dove esistono ancora e il ripristino della superficie generale dove sono stati dipinti succesivamente dei nuovi "grafici" in sostituzione di quelli mancanti, nonché il trattamento ai fini del ripristino del decoro dell’edificio delle altri parti della facciata, quale balconi, balaustre eccetera. Lo stesso dicasi per dei lavori simili che riguardano il portico. ----- R. La conservazione dei beni immobili vincolati e le modalità di attuazione dei relativi interventi, sono regolate dagli articoli 29 e seguenti del Dlgs 42/2004. In particolare l’art. 29 del Dlgs 42/2004 prevede che il Ministero definisce, anche con il concorso delle regioni e con la collaborazione delle

Page 82: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 82

università e degli istituti di ricerca competenti, linee di indirizzo, norme tecniche, criteri e modelli di intervento in materia di conservazione dei beni culturali. Inoltre, fermo quanto disposto dalla normativa in materia di progettazione ed esecuzione di opere su beni architettonici, gli interventi di manutenzione e restauro su beni culturali mobili e superfici decorate di beni architettonici sono eseguiti in via esclusiva da coloro che sono restauratori di beni culturali ai sensi della normativa in materia. (Massimo Sanguini Il Sole 24 Ore - L'Esperto Risponde del 28 dicembre 2009, n. 101)

NON DECADE LA DESTINAZIONE DELL'AREA A VERDE PUBBLICO D. Ho acquistato un appezzamento di terreno comprendente una piccola area destinata a verde pubblico attrezzato, vincolo che nel certificato di destinazione urbanistica allegato al rogito notarile, rilasciato dal comune risultava decaduto per il trascorrere del quinquennio di validità (articolo 2, legge 1187 del 19 novembre 1968). Dopo molti anni, nel nuovo Prg è stato reiterato dal comune il vincolo, senza la previsione di un indennizzo (Corte costituzionale, sentenza n. 179 del 20 maggio 1999. Questo comportamento non è illegittimo? ----- R. Ai sensi dell’articolo 2, legge 1187/1968 – ora sostituito dall’articolo 9, Dpr 327/2001 – le indicazioni del piano regolatore generale, nella parte in cui incidono su beni determinati e assoggettano i beni stessi a vincoli preordinati all’espropriazione o a vincoli che comportino l’inedificabilità, perdono ogni efficacia qualora entro cinque anni dalla data di approvazione del piano regolatore generale non siano stati approvati i relativi piani particolareggiati o autorizzati i piani di lottizzazione convenzionati. I vincoli possono anche essere reiterati, ma in questo caso è necessaria una congrua e specifica motivazione sulla perdurante attualità della previsione di vincolo in rapporto all’interesse pubblico perseguito (Consiglio di Stato, sez. IV, 9 agosto 2005, n. 4225). Tuttavia, e per quanto riguarda un’area destinata a verde pubblico attrezzato, la più recente giurisprudenza ha escluso che questa destinazione comporti un vincolo espropriativo e come tale sottoposto a decadenza, in quanto «la destinazione a verde pubblico attrezzato di un’area non determina, infatti, uno svuotamento del contenuto del diritto dominicale e una limitazione del godimento dello stesso tale da renderlo assolutamente inutilizzabile rispetto alla sua destinazione naturale, ovvero diminuendone in modo significativo il suo intrinseco valore di scambio» (Tar Campania Napoli, sezione VIII, 13 giugno 2007, n. 6104 e Tar Puglia Lecce, sezione I, 12 maggio 2006, n. 2580). La destinazione a verde pubblico attrezzato dell’area in questione non è quindi soggetta a decadenza, né comporta la previsione di un indennizzo. (Massimo Sanguini Il Sole 24 Ore - L'Esperto Risponde del 28 dicembre 2009, n. 101)

«OK» PAESAGGISTICI VERSO UNA SEMPLIFICAZIONE D. Ho iniziato la procedura per l’installazione di pannelli fotovoltaici sul tetto della mia casa. Poiché la mia proprietà si trova all’interno di un’area protetta (parco regionale dei castelli romani), il comune richiede che la domanda di autorizzazione venga corredata da una relazione paesaggistica. Recentemente ho letto sul Sole 24 Ore che questa relazione non sarà più necessaria a partire dal gennaio 2010 per alcune fattispecie, grazie a un processo più generale di semplificazione di alcune procedure. Poiché il costo di questa relazione è notevole, vorrei sapere a che punto è questa procedura di semplificazione, se rispetterà i tempi previsti (gennaio 2010) e se l’installazione di pannelli fotovoltaici sarà nel novero delle fattispecie per le quali la relazione paesaggistica non sarà richiesta. ----- R. Lo scorso 9 ottobre il Consiglio dei ministri ha approvato in via preliminare uno schema di regolamento – predisposto dal ministero dei Beni culturali in attuazione dell’articolo 146, comma 9 del Dlgs 42/2004 "codice dei beni culturali" – che definisce procedure semplificate per il rilascio dell’autorizzazione paesaggistica in relazione a interventi di lievi entità. In realtà, lo schema di regolamento non disciplina casi di esclusione dall’obbligo di redazione della relazione paesistica, quanto piuttosto procedure semplificate e termini ridotti per la conclusione del procedimento. Tra gli interventi che potrebbero fruire di questa nuova disciplina rientra anche la posa in opera di pannelli solari, termici o fotovoltaici fino a una superficie di 25 metri quadri, purché non ubicati nei centri storici, nelle zone territoriali a esse assimilabili e nelle aree soggette a vincolo paesaggistico

Page 83: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 83

ai sensi dell’art. 136, c. 1 lett. b) e c) del Dlgs 42/04 (ville, giardini, parchi).Per quanto riguarda invece i tempi per l’entrata in vigore delle nuove disposizioni, si rileva che lo schema di regolamento, prima di essere approvato in via definitiva dal Consiglio dei ministri, deve essere sottoposto alla Conferenza unificata per l’acquisizione della relativa intesa nonché al parere del Consiglio di Stato e delle commissioni parlamentari competenti. (Massimo Ghiloni, Il Sole 24 Ore - L'Esperto Risponde del 28 dicembre 2009, n. 101)

PER GLI INTERVENTI A NORMA OK AL SILENZIO ASSENSO D. Abbiamo presentato richiesta di agibilità in un comune della provincia di Treviso soggetto ai beni ambientali di Venezia. Passati i 60 giorni siamo andati in comune per l'autorizzazione e abbiamo ricevuto un no. Sostengono che per rilasciare l'agibilità devono uscire a fare un sopralluogo. Possono rifiutarsi di rilasciare l'agibilità? Possono venire a fare un sopraluogo passati i 60 g? Cosa comporta aver messo una cucinetta e un caminetto nell'interrato non abitabile? ----- R. La realizzazione di una cucina e di un camino all’interno di un interrato determinano la trasformazione della superficie da non abitabile ad abitabile e configurano, pertanto, un intervento di ampliamento e quindi di nuova costruzione ai sensi dell’articolo 3, comma 1, lettera e.1) del Dpr 380/2001 “ Testo unico dell’edilizia”, soggetto a permesso di costruire. In tema di rilascio del certificato di agibilità, l’articolo 25, comma 3 del Testo unico dell’edilizia stabilisce che entro 30 giorni dalla ricezione della domanda, il dirigente o il responsabile del competente ufficio comunale, previa eventuale ispezione dell’edificio, rilascia il certificato verificata la documentazione richiesta dallo stesso articolo 25 (dichiarazione di conformità dell’opera al progetto approvato, dichiarazione circa l’avvenuta prosciugatura dei muri e della salubrità degli ambienti, certificato di collaudo statico, certificato di conformità alla normativa antisismica, eccetera). Il successivo comma 4 prevede la formazione del silenzio assenso nel termine di 30 giorni qualora nell’ambito del procedimento per il permesso di costruire sia stato rilasciato il parere positivo della Asl ovvero nel termine di 60 giorni nel caso sia stata allegata alla domanda di permesso di costruire in via sostitutiva una autodichiarazione circa la conformità del progetto alle norme igienico-sanitarie. Da ciò deriva innanzitutto che il sopralluogo dell’edificio è un adempimento eventuale e deve essere effettuato entro i termini di legge. Il comune può comunque non rilasciare il certificato di agibilità in mancanza della documentazione richiesta dalla legge. Per quanto riguarda il silenzio assenso nell’ambito del procedimento di rilascio del certificato di agibilità, la giurisprudenza è intervenuta più volte, ponendo dei paletti alla sua effettiva formazione e legittimità.In particolare, la Cassazione, non ritenendo sufficiente il semplice decorso del termine di legge per la formazione del silenzio, ha sottolineato che la normativa prevede sì la possibilità di una certificazione anche “per silenzio”, ma configura tale fattispecie come rigidamente vincolata «a presupposti tassativi riconducibili al contenuto della documentazione che imprescindibilmente deve essere allegata alla domanda» (Cassazione penale, sezione III, sentenza 5 marzo 1997, n. 4294). Questo significa che il silenzio assenso si fonda sull’effettiva sussistenza di tutti i presupposti richiesti dalla legge e, conseguentemente, la certificazione determinatasi a seguito del decorso del termine potrà ritenersi legittima solo nel caso in cui sussistano in concreto le condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza, risultanti dai documenti di legge effettivamente allegati all’istanza (Cassazione penale, sezione III, sentenza 18 giugno 1997, n. 2113 e sezione III, sentenza 26 novembre 1998 n. 12392). (Massimo Ghiloni, Il Sole 24 Ore - L'Esperto Risponde del 21 dicembre 2009, n. 99)

SENZA ALLACCIO ELETTRICO IL LOCALE RESTA ABUSIVO D. In un locale cantina senza allaccio di utenza elettrica sono state create delle tramezzature interne autorizzate dal comune con una richiesta in sanatoria che comprendeva anche la creazione di un localetto con servizi igienici e doccia. In caso di controllo degli enti preposti tali lavori possono essere considerati come cambio di destinazione d'uso da cantina ad abitazione? In base alla normativa vigente quali opere e in base a quali criteri si può comprovare il cambio di destinazione da uso cantina a uso abitativo? ----- R. La destinazione d’uso rilevante ai fini urbanistici si caratterizza attraverso un insieme di elementi, anche strutturali che qualificano l'immobile, o parte di esso, per la sua vocazione,

Page 84: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 84

utilizzazione o funzionalità (Tar Lombardia Brescia, 22 gennaio 2004 n. 40). In buona sostanza, in assenza di normativa che possa tracciare gli specifici elementi caratteristici del cambio di destinazione d'uso, il pubblico ufficiale accertatore dovrà necessariamente valutare, caso per caso, se la presenza di opere e anche impianti (luce, gas, acqua, telefono) siano compatibili o meno con la destinazione d'uso impressa all'immobile. Nel caso di specie, ad esempio, l'assenza di energia elettrica potrebbe già essere un elemento non compatibile con la destinazione a uso di abitazione. (Massimo Sanguini Il Sole 24 Ore - L'Esperto Risponde del 21 dicembre 2009, n. 99)

LA LOTTIZZAZIONE DELL'AREA HA UN LIMITE NELLA DURATA D. Nel 1976 il comune ha stipulato con atto a rogito notarile una convenzione urbanistica di lottizzazione con l'allora proprietario che si impegnava a realizzare, senza che fosse specificato il termine, delle opere di urbanizzazione e cedere inoltre gratuitamente un'area destinata a verde pubblico atrezzato. Il proprietario realizzava le opere di urbanizzazione, ma un po' per inerzia dell'ente pubblico, in parte probabilmente per sua volontà, non cedeva l'area. Nel 2000, 24 anni dopo quel contratto, mio padre ha acquistato un'area che comprendeva anche la parte che doveva essere destinata a verde attrezzato di cui nel certificato di destinazione urbanistica allegato all'atto di acquisto si faceva menzione della destinazione specificando che era decaduta perchè trascorso un quinquennio. Nel 2008 il comune nel nuovo piano regolatore ha reiterato il vincolo di verde pubblico e successivamente ha chiesto la cessione gratuita dell'area, nonostante siano passati più di 30 anni. È legittimo questo comportamento? ----- R. Per giurisprudenza consolidata, ai piani di lottizzazione e ai piani attuativi in genere si deve ritenere applicabile la disciplina di cui agli artt. 16 e 17, L. n. 1150/1942 (legge urbanistica) che prevede l’efficacia di dieci anni degli stessi. Conseguentemente e dove all’interno della convenzione di lottizzazione non siano previsti termini diversi per la cessione gratuita delle aree, e sempre che la convenzione medesima non costituisca già atto di cessione delle aree, tale obbligo dovrebbe venire meno con la cessazione dell’efficacia del piano di lottizzazione o, comunque, con il decorso del termine prescrizionale di dieci anni dal momento in cui tale cessione avrebbe dovuto essere eseguita. Pertanto, viste le indicazioni fornite nel quesito, non ci sembra che il comune possa ora pretendere la cessione gratuita dell'area, ma solo disporre la reiterazione (motivata) del vincolo. (Massimo Sanguini Il Sole 24 Ore - L'Esperto Risponde del 21 dicembre 2009, n. 99)

LA DENUNCIA DEGLI ABUSI ALL'UFFICIO DEL COMUNE D. Sono proprietario di una unità immobiliare al primo piano di uno stabile. Sono venuta a conoscenza che le unità sovrastanti sono abusive. Visto quanto accaduto a foggia e in Abruzzo , come potrei tutelare la mia sicurezza? Potrei chiedere anche un risarcimento danni come conseguenza di tale situazione che inficia negativamente? ----- R. Ai sensi dell'art. 27 Dpr 380/2001, il dirigente o il responsabile del competente ufficio comunale esercita l'attività di vigilanza sull'attività urbanistico-edilizia nel territorio comunale. Come previsto dal c. 3 del citato articolo, tale attività di vigilanza viene esercitata anche su denuncia dei cittadini. Ne consegue che legittimamente il cittadino potrà denunciare all'ufficio tecnico gli abusi riscontrati, chiedendo che vengano presi i provvedimenti necessari anche al fine della sicurezza degli stabili. Come previsto dall'art. 2 L. 241/1990, in assenza di risposta da parte dell'amministrazione comunale nel termine di 90 giorni, il cittadino potrà adire il Tribunale amministrativo regionale territorialmente competente entro il termine di un anno dallo scadere del suddetto termine di novanta giorni, potendo anche chiedere che il Tribunale conosca della fondatezza dell'istanza. Non si rilevano allo stato e sulla base delle indicazioni fornite nel quesito particolari motivi che possano fondare una richiesta di risarcimento dei danni derivanti dall'abusivismo indicato. (Massimo Sanguini Il Sole 24 Ore - L'Esperto Risponde del 21 dicembre 2009, n. 99)

LA SOPRAELEVAZIONE NON AMMETTE DEROGHE D. I miei genitori hanno donato a me e a mia sorella il lastrico solare edificabile della loro casa, frazionato per le due parti. Abbiamo la concessione edilizia per la realizzazione di un bilocale ciascuno. Per evitare una sicura bocciatura i progetti erano stati fatti approvare prevedendo la

Page 85: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 85

realizzazione di una scala in comune con due rampe nell'unico vano razionalmente disponibile per la sua creazione. Il vano in questione ha però spazio sufficiente solo per una scala. Occorrerebbe quindi demolire i muri portanti delimitanti la cameretta per poi ricostruirli a poca distanza dalla posizione originaria,nonchè rimpicciolire due ambienti dei miei genitori. Il vincolo della larghezza minima delle rampe deriva dall' adeguamento del comune di Olbia alla normativa sull'abbattimento delle barriere architettoniche. La normativa nazionale può consentire deroghe nella sopraelevazione di edifici di vecchia costruzione? ----- R. La risposta è negativa. In via generale non si riscontrano nella normativa nazionale particolari deroghe al rispetto delle norme locali in relazione alla sopraelevazione di vecchi edifici. Ne consegue che la suddetta sopraelevazione dovrà rispettare la normativa urbanistico-edilizia locale portata dal regolamento edilizio e dalle norme tecniche di attuazione dello strumento urbanistico di pianificazione generale vigente. (Massimo Sanguini Il Sole 24 Ore - L'Esperto Risponde del 21 dicembre 2009, n. 99)

I LIMITE PER CEDERE IL BONUS PREVISTO PER IL PIANO CASA D. Il bonus "piano casa" è cedibile all'interno di un condominio, nel quale tutti i condomini possiedono i requisiti "prima casa"? Nel caso il volume venga utilizzato per rialzare il sottotetto, è dovuta l'indennità di sopraelevazione? Il condominio ha utilizzato tutta la cubatura ante piano casa. ----- R. La cessione del bonus piano casa, di cui parla il lettore, è ammissibile laddove siano rispettate le norme del regolamento condominiale contrattuale e non vengano violati i diritti individuali dei singoli condomini. Al proposito, deve tenersi presente che le tipologie edilizie e gli incrementi individuati dal piano casa sono riservati agli edifici unifamiliari e agli edifici plurifamiliari di volumetria non superiore ai 1.200 metri cubi, per i quali l’ampliamento è consentito in misura non superiore al 20% della volumetria esistente alla data del 31 marzo 2005. Dunque, l’incremento è destinato principalmente alle villette o alle piccole palazzine, tenendo conto che il limite di 1.200 metri cubi – fissato per gli edifici che non siano monofamiliari o bifamiliari – finisce per escludere la maggior parte degli immobili plurifamiliari, quali sono i condomini. In ogni caso, per le piccole palazzine, l’incremento spetta all’edificio nel suo complesso e deve quindi essere suddiviso tra tutte le unità immobiliari che compongono il fabbricato. Quanto alla indennità di sopraelevazione conseguente al recupero del sottotetto, non può che valere la disposizione di cui all’articolo 1127, codice civile, anche alla stregua della sentenza della Cassazione a sezioni unite, 30 luglio 2007 n. 16794, per la quale «l’indennità di sopraelevazione è dovuta dal proprietario dell’ultimo piano di un edificio condominiale ai sensi dell’articolo 1127, codice civile non solo in caso di realizzazione di nuovi piani o nuove fabbriche, ma anche per la trasformazione dei locali preesistenti mediante l’incremento delle superfici e delle volumetrie, indipendentemente dall’aumento dell’altezza del fabbricato. Tale indennità trae fondamento dall’aumento proporzionale del diritto di comproprietà sulle parti comuni conseguente all’incremento della porzione di proprietà esclusiva e, in applicazione del principio di proporzionalità, si determina sulla base del maggior valore dell’area occupata, ai sensi dell’articolo 1127, comma 4, codice civile».Ciò a parte, la medesima disciplina deve valere anche per il recupero dei volumi al piano terra e per la chiusura delle terrazze. Infine, l’incremento volumetrico, comunque realizzato, non può comportare ampliamenti che superino il 50% dell’indice edificatorio riconosciuto dal Pgt e dal Prg alla zona in cui sorge l’edificio oggetto dell’intervento, salva la riduzione di un terzo nei parchi regionali. (Silvio Rezzonico, Il Sole 24 Ore - L'Esperto Risponde del 21 dicembre 2009, n. 99)

IL CONDONO IN ZONA AGRICOLA È SCONTATO DEL 50 PER CENTO D. Sono proprietario di un'abitazione realizzata a servizio dell'azienda agricola di cui sono titolare. L'immobile è stato realizzato in assenza di autorizzazioni e ho chiesto la concessione in sanatoria ai sensi della legge 724/94. Sono anche proprietario di un alloggio nel centro abitato del luogo ove è ubicata l'unità abitativa ad uso residenziale oggetto di condono. L'oblazione da pagare è per intero o devo considerare le agevolazioni quale bene strumentale e quindi la sanzione è del 50%? Mi si contesta il non essere "prima casa". Sono coltivatore diretto. ----- R. L’articolo 39, comma 16, della legge 724/1994 in materia di condono stabilisce che all’oblazione

Page 86: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 86

dovuta per le opere abusive continuano ad applicarsi le riduzioni di cui all’art. 34 L 47/1985. In particolare, il comma 7 del citato art. 34 prevede l’oblazione è ridotta del 50% qualora l’opera abusiva sia realizzata nelle zone agricole in funzione della conduzione del fondo e delle esigenze produttive dei coltivatori diretti o degli imprenditori agricoli a titolo principale. Diverse sono quindi le condizioni necessarie per poter fruire della riduzione dell’oblazione: la destinazione della zona, la funzionalità delle opere abusive alla conduzione del fondo, nonché la qualifica di coltivatore diretto o di imprenditore agricolo a titolo principale. Nel caso in esame, pertanto, per fruire delle riduzioni di legge occorrerà verificare se ricorrono tutte le condizioni richieste dalla legge. (Massimo Ghiloni, Il Sole 24 Ore - L'Esperto Risponde del 14 dicembre 2009, n. 97)

Lavoro e previdenza

CON DUE LAVORATORI IN NERO IL CANTIERE VA SOSPESO D. A un'impresa edile artigiana con un solo dipendente può essere applicato il fermo del cantiere perché nello stesso giorno della visita ispettiva ha fatto lavorare un altro operaio, subito regolarizzato?In questo specifico caso, la famosa percentuale del 20% di lavoratori in nero è applicabile? Poteva non permettere il fermo del cantiere? ----- R. Il provvedimento di sospensione del cantiere non si applica nell’ipotesi del lavoro irregolare, nel caso in cui il lavoratore “in nero” risulti l’unico occupato dell’impresa. Lo stabilisce il nuovo comma 11-bis dell’articolo 14 del decreto legislativo n. 81/2008, che conferma quanto già in precedenza delineato nella direttiva emanata in data 18 settembre 2008 dal ministero del Lavoro, della salute e delle politiche sociali. Il Ministero, con la circolare n. 33 del 10 novembre 2009, ha chiarito che, in questi casi, l’eventuale accertamento dell’impiego di un lavoratore “in nero”, pur non consentendo l’emanazione del provvedimento di sospensione, dovrà comunque comportare l’allontanamento del lavoratore stesso dal luogo di lavoro, sino al momento della intervenuta regolarizzazione della sua posizione e ciò, soprattutto, per garantire il profilo della sicurezza (ad esempio le visite mediche, la formazione e l’informazione). Naturalmente, il discorso cambia se i lavoratori irregolari sono più di uno. Nel caso in esame, si chiarisce che la legge 27 dicembre 2006, n.296 (Finanziaria 2007) ha esteso a tutti i settori l’obbligo già fissato per il settore dell’edilizia dall’articolo 36-bis della legge 248/2006, imponendo ai datori di lavoro di effettuare la comunicazione obbligatoria di instaurazione del rapporto di lavoro ai centri per l’impiego, in via preventiva e non più contestuale all’assunzione del lavoratore. Evidentemente, nel caso in esame, gli organi di vigilanza, avendo constatato l’inadempienza in merito agli obblighi della comunicazione obbligatoria hanno ritenuto entrambi i lavoratori in nero, disponendo, di conseguenza, la sospensione del cantiere. (Antonio Traficante, Il Sole 24 Ore - L'Esperto Risponde del 21 dicembre 2009, n. 100)

Pubblica Amministrazione

«RUP» DA CERCARE NEI RANGHI DELL'AMMINISTRAZIONE D. È legittimo l'incarico di responsabile unico di procedimento (Rup) a un soggetto esterno all'ente, non dipendente comunale, per gli adempimenti inerenti l'esecuzione di un progetto di opera pubblica approvato da un ente locale?Se ritenuto legittimo, quale compenso si può attribuire al soggetto incaricato? ----- R. Come previsto dall'art. 10, c. 5 Dlgs 163/2006, il Rup deve essere un dipendente di ruolo dell'amministrazione aggiudicatrice o, comunque, un proprio dipendente in servizio. Al c. 7 del medesimo articolo si prevede poi che, in assenza di una figura professionale idonea all'interno dell'ente, quest'ultimo possa procedere a incaricare un professionista esterno con il compito di supporto all'attività di responsabile del procedimento. Ne deriva che, salve diverse disposizioni della normativa regionale, il responsabile unico del procedimento deve essere reperito all'interno dell'organico dell'amministrazione aggiudicatrice, con la possibilità per quest'ultima, in caso di carenza di personale tecnicamente idoneo, di rivolgersi a un professionista esterno di supporto, incaricato e retribuito dall'ente secondo le procedure previste dal Dlgs 163/2006. (Massimo Sanguini, Il Sole 24 Ore - L'Esperto Risponde, 11 gennaio 2010, n. 4)

Page 87: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 87

SE IL COMPENSO ACCESSORIO SUPERA DI MOLTO LA «BASE» D. Un funzionario D/6 di un comune può ricevere compensi (per competenze tecniche relative alla redazione di progetti di pianificazione urbanistica) che superano di gran lunga (più di 400.000 euro) la retribuzione annua lorda di dipendente? Non c'è un limite massimo che la retribuzione accessoria non può superare rispetto a quella fondamentale? Qual è la normativa che regola tale materia? ----- R. In base al principio di esclusività dell'impiego pubblico disposto dall'art. 60 e ss. Dpr 3/1957 e confermato dall'art. 53 c. 1, Dlgs165/01, sono vietati al dipendente pubblico l'assunzione e lo svolgimento di qualsiasi incarico retribuito presso qualsiasi Pa ovvero presso enti pubblici economici o privati, che non sia stato autorizzato dall'ente ove il dipendente presta servizio (art. 53, cc. 8 e 9). Tale autorizzazione deve essere resa sulla base della valutazione della sussistenza o meno di cause che possano determinare conflitti di interesse con l'ente di appartenenza riguardo lo svolgimento dell'incarico. Una delle potenziali cause di conflitto potrebbe essere proprio la corresponsione di un emolumento talmente elevato da provocare una disparità di trattamento rispetto al resto del personale dipendente. Occorre ricordare che l'incaricato non svolge la propria prestazione professionale come libero professionista ma come prestatore d'opera professionale, che è resa possibile in quanto autorizzata dall'ente dal quale dipende derogando per l'occasione dal dovere di esclusività cui, di norma, è tenuto il dipendente pubblico. Questa particolare situazione di cui gode il dipendente autorizzato a svolgere attività extra istituzionale non può determinare né una sorta di privilegio rispetto al suo "status" di dipendente né comportare una violazione dei principi di buon andamento cui, in ogni caso, è tenuta l'azione della Pa. Qualora vi fossero ragioni, come parrebbe nel nostro caso, per cui lo svolgimento di un incarico extra ufficio da parte di un dipendente potrebbe determinare uno squilibrio di natura organizzativa e funzionale all'interno dell'ente, la valutazione per il rilascio dell'autorizzazione dovrebbe essere forzatamente negativa. (Giorgio Lovili, Il Sole 24 Ore - L'Esperto Risponde del 11 gennaio 2010, n. 4)

I LIMITI AD ALTRI IMPIEGHI PER IL DIPENDENTE COMUNALE D. Un dipendente comunale responsabile dell'ufficio tributi può svolgere anche la professione di dottore commercialista, limitandosi al solo invio telematico delle dichiarazioni, e partecipare come socio in una società Srl che ha come oggetto sociale "elaborazione dati" consistente nella tenuta di contabilità delle aziende clienti? ----- R.A parte il rituale richiamo al dovere dell'esclusività della prestazione cui è tenuto il pubblico dipendente (artt. 60 e ss.Dpr 3/1957 confermato dall'art. 53 Dlgs 165/2001) che rende incompatibili lo svolgimento di altri impieghi pubblici e privati, l'esercizio di attività industriali, commerciali o professionali, oltre all'assunzione di cariche gestionali in società a fini di lucro, la possibilità di usufruire delle deroghe ammesse dall'ordinamento è sottoposta ad apposita autorizzazione da parte dell'ente dal quale il lavoratore dipende. Per l'esercizio di una attività professionale la possibilità è gravata anche da altre condizioni in ragione del tempo, dell'assiduità, della particolare responsabilità occorrenti per un corretto svolgimento della attività stessa. Tali caratteristiche, che comportano la sottrazione di tempo allo svolgimento delle attività d'ufficio, impongono una scelta organizzativa a tutela del buon funzionamento dell'attività dell'ente. Per questo l'ordinamento vigente pone come condizione per l'esercizio della attività professionale da parte del lavoratore pubblico la trasformazione del rapporto a tempo pieno in "part-time" che, tra l'altro, è la condizione preliminare per l'iscrizione all'apposito albo professionale (presupposto necessario per l'esercizio dell'attività professionale). Quanto all'autorizzazione all'esercizio di tale attività, essa può essere rilasciata a condizione che, sulla base dei suddetti presupposti, non sia ritenuta in conflitto con quella istituzionale. Dalla descrizione del lettore, non pare che sussistano le condizioni per lo svolgimento di attività professionale in quanto mancano i presupposti essenziali descritti sopra (part-time, autorizzazione, eccetera); né è pensabile svolgere un'attività professionale "a tranche" (o è attività libero professionale, e, come tale, deve essere completa di ogni prerogativa e funzione, o non la è). Ciò che invece appare possibile, sempre nel contesto della compatibilità con lo "status" di dipendente pubblico, è la sua partecipazione nella società di capitali in qualità di socio, a patto, tuttavia, che ciò non comporti lo svolgimento di attività gestorie. (Giorgio Lovili, Il Sole 24 Ore - L'Esperto Risponde del 11 gennaio 2010, n. 4)

Page 88: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 88

FONDO PRODUTTIVITÀ E ONERI LEGATI ALLA PARTE VARIABILE D. L’amministrazione comunale di un ente di oltre 20.000 abitanti è intenzionata a istituire il servizio di pronta reperibilità, previa individuazione di alcune aree. L’articolo 23, comma 1, del Ccnl per il personale non dirigente del comparto regioni ed autonomie locali del 14 settembre 2000 stabilisce che ai relativi oneri si debba far fronte con le risorse dell’articolo 15 del medesimo contratto. L’ufficio personale dell’amministrazione comunale ritiene di dover imputare la spesa per la reperibilità all’interno delle risorse ricomprese nella parte fissa del fondo produttività, mentre la rappresentanza sindacale sostiene che la giusta imputazione sia da effettuarsi sulla parte variabile. Vorrei sapere qual è l’esatta interpretazione della norma. ----- R. Gli oneri relativi al nuovo servizio vanno imputati sulla parte variabile del fondo. Gli istituti contrattuali da finanziare con la parte variabile sono elencati nell’articolo 31, comma 3, del Ccnl 2004, che cita anche quelli «non correlati all’aumento delle dotazioni organiche ivi compresi quelli derivanti dall’ampliamento dei servizi e dalle nuove attività». Questo significa che, nei casi di nuovi servizi e/o di incremento e miglioramento di quelli esistenti in situazione di invarianza dell’organico, le nuove risorse necessarie per sostenere i maggiori oneri del trattamento economico accessorio del personale vanno individuate annualmente (dato il loro carattere di eventualità e variabilità) nell’ambito della capacità di bilancio dell’ente (articolo 15, comma 5, seconda parte, del Ccnl 1° aprile 1999) ad integrazione del fondo di produttività. (Scarascia, Schilardi, Il Sole 24 Ore - L'Esperto Risponde del 11 gennaio 2010, n. 4)

Rifiuti

LA DISCARICA A CIELO APERTO CON CRITERI DI SICUREZZA D. Che cosa prescrive il codice civile circa il posizionamento lungo muri di confine di cisterne di contenimento dell'acqua per irrigare i campi e quattro piantane di ferro appoggiate lugo la rete del muretto?A quale distanza devono stare le cisterne? Le piantane di ferro accatastate possono dare origine ad una discarica a cielo aperto?Il muretto è di mia proprietà, costruito sul terreno sempre di mia proprietà. ----- R. Il codice civile (Libro III – della proprietà, sezione VI – “Delle distanze tra le costruzioni”) contiene un’apposita norma che regolamenta le distanze per le cisterne: l’articolo 889 al 1° comma stabilisce: «Chi vuole aprire pozzi, cisterne, fosse di latrina o di concime presso il confine, anche se su questo si trova un muro divisorio, deve osservare la distanza di almeno due metri tra il confine e il punto più vicino del perimetro interno delle opere predette». Il termine "cisterna" citato in tale disposizione va riferito non solo ai manufatti, in tutto o in parte interrati, adibiti alla raccolta delle acque piovane ma, più in generale, ad ogni manufatto, anche non interrato, per la raccolta dell’acqua che con qualsiasi mezzo (e anche con tubi) vi venga addotta, ricorrendo anche in questi casi le esigenze di sicurezza che impongono la limitazione prevista dall’articolo 889 (Cassazione, n. 10146/94). Poiché il muro di confine è di proprietà esclusiva del lettore, bisogna calcolare la distanza della cisterna solo dal confine effettivo, senza considerare il muro. Circa i rottami di ferro, trova applicazione il disposto del successivo articolo 890, che recita: « Chi presso il confine, anche se su questo si trova un muro divisorio, (…) vuol collocare materie umide o esplodenti o in altro modo nocive (…) deve osservare le distanze stabilite dai regolamenti e, in mancanza, quelle necessarie a preservare i fondi vicini da ogni danno alla solidità, salubrità e sicurezza». Per regolamenti, si intendono anche i regolamenti locali (edilizi, di polizia locale o piani regolatori), della cui esistenza il lettore potrà informarsi presso il comune in cui è ubicato il terreno. A puro titolo esemplificativo, un comune può subordinare l’autorizzazione alla creazione di depositi di materiali ferrosi all’esecuzione di lavori di mascheramento (terrapieni, messa a dimora di arbusti) e alla presentazione di una relazione sullo stato idrogeologico del sottosuolo e sullo stato delle acque superficiali o incanalate, o anche limitare questo tipo di attività a zone determinate. Se però la quantità di materiale depositata è assai modesta, il deposito è temporaneo, o se si tratta di materiale in qualche modo correlato all’attività agricola, queste norme potrebbero non essere applicabili. In difetto di una disposizione regolamentare, esiste solo una presunzione iuris tantum di pericolosità, che può essere superata ove si dimostri che, in relazione alla peculiarità della

Page 89: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 89

fattispecie e agli eventuali accorgimenti presi, si è ovviato al pericolo di danno (Cassazione, n. 11138/94). Spetta in conclusione al lettore adottare tutti quegli accorgimenti (secondo diligenza e perizia) idonei a scongiurare eventuali danni e situazioni di pericolo per i confinanti e non, come, ad esempio, evitare che qualcuno possa ferirsi accidentalmente con i rottami; ovvero l’inquinamento di acque dovute all’infiltrazione di ossidi ferrosi nel terreno o al suo dilavamento o la diffusione di polveri contenenti ossidi ferrosi, che possano sporcare o contaminare le proprietà circostanti (la ruggine ha un colore caratteristico e di solito piuttosto indelebile). (Paolo Mariotti, Il Sole 24 Ore - L'Esperto Risponde del 14 dicembre 2009, n. 97)

INALIENABILI GLI IMPIANTI PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI D. Si chiede se, ai sensi Tuel articolo 113, una società per azioni a totale capitale pubblico può alienare o conferire ad una società per azioni mista sua controllata (51% capitale pubblico di proprietà della società venditrice, 49% capitale privato) la proprietà degli impianti strumentali alla gestione dei rifiuti urbani, nonché degli impianti strumentali alla gestione dei rifiuti speciali. In caso affermativo, l’alienazione o il conferimento può avvenire con trattativa privata o mediante procedura di evidenza pubblica? ----- R. Riguardo alla proprietà degli impianti strumentali alla gestione dei rifiuti urbani e speciali si rendono applicabili l’articolo 23-bis del Dl 112/08 e l’articolo 113 del Dlgs n. 267/00 (Tuel).L’art. 23-bis, c. 5, Dl 112/08, stabilisce che devono rimanere di proprietà pubblica le reti dei servizi pubblici locali con la possibilità di un loro affidamento in gestione a soggetti privati. Tali impianti, reti e dotazioni patrimoniali possono essere messi a disposizione solo dei gestori incaricati della gestione del servizio pubblico, i quali possono essere anche partecipati da privati, in parte e totalmente. L’art. 113 del Tuel prevede che gli enti locali possono cedere la proprietà degli impianti, delle reti e delle altre dotazioni patrimoniali destinati all’esercizio dei servizi pubblici solo a società a capitale interamente pubblico ed incedibile a privati. Pertanto, coordinando le due suddette norme, se la proprietà degli impianti è attualmente di una società a capitale interamente pubblico che gestisce gli impianti, le reti e le dotazioni patrimoniali per l’espletamento di un servizio pubblico, questa non potrà cederne la proprietà ad una società mista. Anche nel caso in cui la proprietà degli impianti strumentali sia di una società di gestione dei servizi pubblici, a capitale interamente pubblico, questa non potrà cedere gli impianti ad una società mista, anche se quest’ultima in futuro gestirà il servizio pubblico. (Ciro D'Aries, Il Sole 24 Ore - L'Esperto Risponde del 11 gennaio 2010, n. 4)

Tributi locali

TARSU, SI PAGA IN RAPPORTO AI RIFIUTI PRODOTTI D. Ho acquistato uno dei nuovi box auto che il comune di Milano ha fatto realizzare negli ultimi anni. La tariffa Tarsu che viene applicata è il doppio di quella delle abitazioni (3,07 euro al mq contro 1,52 per la casa in caso di un occupante). Poiché nel regolamento condominiale dei box (tutti dotati di saracinesca), è esplicitamente vietato tenervi altro materiale se non veicoli, in pratica non produco alcun rifiuto. È lecito l'obbligo di pagare la Tarsu su tale posto auto? ----- R. Della tassabilità dei box auto – e, in genere, dei locali che non possono produrre rifiuti per il «particolare uso cui sono stabilmente destinati» (articolo 62 Dlgs 15 novembre 1993, n. 507) – l’ Esperto risponde si è ampiamente occupato il 20 aprile scorso. Lì il lettore potrà trovare una rassegna di tutti gli argomenti a favore o contro la pretesa fiscale. Occorre però segnalare che, successivamente, la Corte di giustizia Ue (sentenza 16 luglio 2009, C. 254/08) ha emesso un’interessante pronuncia sul principio comunitario secondo cui «chi inquina paga» (articolo 174 del Trattato di Roma, istitutivo della Comunità economica europea, nel testo in vigore da febbraio 2003). Secondo la Corte – le cui interpretazioni sono "vincolanti" per i giudici nazionali – il principio postula una stretta proporzionalità tra produzione di rifiuti e concorso alle spese pubbliche per la loro rimozione. Corollario di tale affermazione è che – come implicitamente ritiene il lettore – non può essere assoggettato a un prelievo comparativamente più penalizzante un locale che obbiettivamente produce meno rifiuti di un altro, o non ne produce affatto. (Ezio Maria Pisapia, Il Sole 24 Ore - L'Esperto Risponde del 21 dicembre 2009, n. 99)

Page 90: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 90

IL GESTORE DEVE RESTITUIRE L'IVA PAGATA SULLA TIA D. Mi risulta che la richiesta di pagamento dell'Iva legata alla Tia sia stata dichiarata illegale da una sentenza della cassazione, tuttavia gli erogatori del servizio competenti negano il rimborso in quanto il governo non ha emesso una legge appropriata e, nell'attesa, continuano a richiedere tale tassa. Potrei essere aggiornato sulla situazione attuale e sapere se esistono azioni che il cittadino può intraprendere, a parte inviare richiesta raccomandata di rimborso, come da me già fatto? ----- R. La Corte di cassazione – per quanto risulta – non ha mai avuto occasione di pronunciarsi sulla legittimità dell’applicazione dell’imposta sul valore aggiunto alla Tia (tariffa di igiene ambientale, che andrà progressivamente a sostituire la tassa sui rifiuti).Sul tema è recentemente intervenuta, invece, la Corte costituzionale, con la sentenza 24 luglio 2009, n. 238. La Consulta – avendo rilevato che la tariffa d’igiene ambientale non è il prezzo pagato per un servizio, ma un tributo in tutto e per tutto simile alla tassa sui rifiuti – ha anche dichiarato che essa non può essere assoggettata a Iva. L’ente che gestisce il servizio di rifiuti ha perciò l’obbligo di rimborsare agli utenti l’imposta addebitata in rivalsa. È suo problema, poi, di conseguire il rimborso dell’ Iva restituita, secondo le comuni regole che disciplinano l’imposta sul valore aggiunto (in particolare, emettendo note di variazione ai sensi dell’articolo 26 del Dpr 26 ottobre 1972, n. 633; o inoltrando una o più domande di rimborso ai sensi dell’articolo 21, comma 2, ultimo periodo, del Dlgs 31 dicembre 1992, n. 546).Per dar attuazione al principio affermato dalla Corte costituzionale non occorre nessuna legge. Il lettore può citare l’ente che ha percepito l’ Iva davanti al Giudice di pace, e chiedere la restituzione di quanto pagato indebitamente, insieme con gli interessi di mora dal giorno della domanda. (Ezio Maria Pisapia, Il Sole 24 Ore - L'Esperto Risponde del 11 gennaio 2010, n. 4)

IL GESTORE DEVE RESTITUIRE L'IVA PAGATA SULLA TIA D. Mi risulta che la richiesta di pagamento dell'Iva legata alla Tia sia stata dichiarata illegale da una sentenza della cassazione, tuttavia gli erogatori del servizio competenti negano il rimborso in quanto il governo non ha emesso una legge appropriata e, nell'attesa, continuano a richiedere tale tassa. Potrei essere aggiornato sulla situazione attuale e sapere se esistono azioni che il cittadino può intraprendere, a parte inviare richiesta raccomandata di rimborso, come da me già fatto? ----- R. La Corte di cassazione – per quanto risulta – non ha mai avuto occasione di pronunciarsi sulla legittimità dell’applicazione dell’imposta sul valore aggiunto alla Tia (tariffa di igiene ambientale, che andrà progressivamente a sostituire la tassa sui rifiuti).Sul tema è recentemente intervenuta, invece, la Corte costituzionale, con la sentenza 24 luglio 2009, n. 238. La Consulta – avendo rilevato che la tariffa d’igiene ambientale non è il prezzo pagato per un servizio, ma un tributo in tutto e per tutto simile alla tassa sui rifiuti – ha anche dichiarato che essa non può essere assoggettata a Iva. L’ente che gestisce il servizio di rifiuti ha perciò l’obbligo di rimborsare agli utenti l’imposta addebitata in rivalsa. È suo problema, poi, di conseguire il rimborso dell’ Iva restituita, secondo le comuni regole che disciplinano l’imposta sul valore aggiunto (in particolare, emettendo note di variazione ai sensi dell’articolo 26 del Dpr 26 ottobre 1972, n. 633; o inoltrando una o più domande di rimborso ai sensi dell’articolo 21, comma 2, ultimo periodo, del Dlgs 31 dicembre 1992, n. 546).Per dar attuazione al principio affermato dalla Corte costituzionale non occorre nessuna legge. Il lettore può citare l’ente che ha percepito l’ Iva davanti al Giudice di pace, e chiedere la restituzione di quanto pagato indebitamente, insieme con gli interessi di mora dal giorno della domanda. (Ezio Maria Pisapia, Il Sole 24 Ore - L'Esperto Risponde del 11 gennaio 2010, n. 4)

Page 91: professionisti, aziende e Pubblica Amministrazione ... · La privatizzazione del servizio idrico sta ... di media 1,29 €/mc contro il doppio, il triplo e fino a quasi cinque volte

UNITELNews24 91

© 2010 Il Sole 24 ORE S.p.a. Tutti i diritti riservati.

È vietata la riproduzione anche parziale e con qualsiasi strumento. I testi e l'elaborazione dei testi, anche se curati con scrupolosa attenzione, non possono comportare specifiche responsabilità per involontari errori e inesattezze.

Sede legale e Amministrazione: via Monte Rosa, 91

20149 Milano