quella sanità varesina che fa gole0-varesi… · arcelli propose a maroso di far lavorare i...

2
84 85 N on si scopre nulla di nuovo dicendo dell’esistenza d’un polo sportivo-sanitario di prim’ordine a Varese. Però ogni tanto è il caso di riscoprirne (ricordarne) l’esistenza e la primazia, perché non è che capiti di vederlo spesso citato, questo polo, nell’opulento dichiarazionismo sulle eccellenze locali. Se ne indicano altre, bellamente trascurandolo. Con Arcelli Nasce la Preparazione Fisica Per esempio si trascura di dire che la preparazione fisica in Italia, intesa secondo criteri scientifici d’avanguardia, ha avuto il suo fondatore in Enrico Arcelli, medico sportivo, allenatore prima e tecnico poi della Federazione italiana d’atletica leggera, presidente dell’équipe Enervit specializzata nell’alimentazione degli agonisti. E non solo degli agonisti. Arcelli, potendo combinare tutte que- ste conoscenze, ha prodotto un risultato unico nella cura dei praticanti dello sport: ne ha indivi- duato i criteri d’allenamento senza disgiungerli da quelli del pre e del dopo allenamento. E cioè: come ci si avvicina a una prestazione fisica, come ce ne si allontana. Come si deve mangiare e come bere. Quali tipi di esercizi è meglio eseguire e quali no, a seconda della disciplina praticata e delle caratteristiche individuali. Soprattutto: che pregiudizi sfatare, che consuetudini modificare, che sbagli evitare. Arcelli è stato il primo in Italia a battere questa strada, che apparve rivoluziona- ria quand’egli, negli anni Settanta, la indicò. E gli capitò d’indicarla quasi per caso. Faceva il pre- paratore della Primavera del Varese calcio, allenata da Maroso. Era inverno, nevicò, i campi da gioco risultavano impraticabili. Arcelli propose a Maroso di far lavorare i ragazzi in palestra. E quel lavoro svolto per un paio di settimane, diede esito così brillante da far insorgere in Maroso il sospetto (in Arcelli era già una certezza) che lo si dovesse proseguire anche a neve scomparsa e campi ritornati asciutti. Così si fece e nacque un nuovo modo d’allenarsi. Dal Varese alla Juve Pluriscudettata Nacque e si sviluppò tra lo scetticismo dei santoni del giornalismo sportivo d’allora. Quando Fascetti, un altro allenatore del Varese, sposò le idee di Arcelli e lo associò alla conduzione della prima squadra che militava nel campionato di serie B, i lazzi si sprecarono. Ma intanto si sprecavano anche gli applausi, perché il Varese dava la paga a tutti, correva di più, recuperava meglio dopo gl’infortuni, non pativa flessioni di rendimento da un mese all’altro. I santoni se la diedero a gambe (se la diedero lentamente, essendo poco preparati a darsela) quando i metodi di Arcelli vennero esportati. Per esempio, per il tramite del suo epigono Pincolini, al Milan di Sacchi. Per esempio alla Juve di Lippi. Pochi rammentano che di quella grande Juve (Vialli e Del Piero, Deschamps e Zidane, Peruzzi e Ferrara) Arcelli era il prezioso consulente e un suo discepolo, Giampiero Ventrone, il preparatore atletico. Ci fu un bel po’ di Varese nella Juve pluriscudettata, campione d’Europa e campione del mondo. Un Moser da Record dell’Ora… Ci fu un bel po’ di Varese anche nel record dell’ora di Moser nell’84. Arcelli propose l’impresa allo svizzero Gisiger che declinò l’invito, Francesco l’accolse, venne ad allenarsi qui, faceva sul Cartabbia e al Sacro Monte ripetute di potenzia- mento con rapporti durissimi e a bassa frequenza. Più molto altro di specifico che non è il caso di ricordare. Andò a Città del Messico a provare l’impresa, e contro ogni previsione infranse la barriera (che pareva infrangibile) fissata da Eddy Merckx detto il Cannibale. Moser se lo pappò con disinvoltura. Il ciclismo credette molto nei metodi di Arcelli e dei suoi discepoli. Ci credette Sergio Squinzi dando vita al Centro Mapei di Castellanza diretto da Aldo Sassi, labora- torio di alta qualità professionale per misurare le potenziali prerogative degli atleti e darvi il più adatto sviluppo. Da lì sono passati e continuano a passare torme di sconosciuti, ma anche file di campioni. L’Ivan Basso post-doping si è ricostruito a Castellanza e, per raccontarne una un po’ meno nota, perfino Jean Alesi, al tempo in cui pilotava la Ferrari, andava da Sassi a verificare la sua condizione fisica e studiare come elevarne il livello. Riabilitazione e Ortopedia Abbiamo sempre avuto, noi varesini, questo pallino di gareggiare per l’optimum. Ce l’ha avuto per esempio Mario Carletti, anch’egli medico sportivo e ricercatore nella frontiera dell’allenamento atletico e oggi in prima linea nella riabilitazione di chi pratica attività paraolimpiche nel suo ruolo di direttore della specifica area dell’Inail. Ce l’ha avuto, a proposito di disabili, Fabrizio Macchi, versatile atleta di successo e fisioterapista che aiuta i successi altrui, ove per successi il più delle volte s’intende la riacquistata capacità di mettere il corpo e la mente all’inseguimento vincente d’una idea di recupero. Ce l’ha naturalmente avuto - classico esempio di “last, but not the least”- una celebrità dell’ortopedia come Mario Cherubino. Che non è varesino di nascita, ma è come se lo fosse, per questo suo essere attivo, concreto, coraggioso. Anche provocatorio, quando serve. Cherubino ha portato Varese addirittura oltre il confine del progresso immaginabile nel trattamento delle lesioni ossee e cartilaginee degli atleti, con relativo beneficio per la quotidiana routine degli operati comuni. Cherubino ha creato un a scuola, come l’aveva creata Arcelli. Gente che ha lasciato un bene d’inestimabile valore e che ha trovato altra gente disposta a conservarlo ed arricchirlo. Non è poco. Anzi: è tantissimo. Quella Sanità Varesina che Fa Gol di Massimo Lodi Varese in prima linea nella riabilitazione e preparazione atletica paraolimpiche: il campione Fabrizio Macchi. (fotografia di Giorgio Lotti) Varese, leader in the rehabilitation and in Paralympics’ athletic training: the champion Fabrizio Macchi. (photograph by Giorgio Lotti)

Upload: others

Post on 29-Jul-2020

0 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: Quella Sanità Varesina che Fa GolE0-varesi… · Arcelli propose a Maroso di far lavorare i ragazzi in palestra. E quel lavoro svolto per un paio di settimane, diede esito così

84 85

Non si scopre nulla di nuovo dicendo dell’esistenza d’un polo sportivo-sanitario di prim’ordine a Varese. Però ogni tanto è il caso di riscoprirne (ricordarne) l’esistenza e la primazia, perché non

è che capiti di vederlo spesso citato, questo polo, nell’opulento dichiarazionismo sulle eccellenze locali. Se ne indicano altre, bellamente trascurandolo.

Con Arcelli Nasce la Preparazione Fisica Per esempio si trascura di dire che la preparazione fisica in Italia, intesa secondo criteri scientifici d’avanguardia, ha avuto il suo fondatore in Enrico Arcelli, medico sportivo, allenatore prima e tecnico poi della Federazione italiana d’atletica leggera, presidente dell’équipe Enervit specializzata nell’alimentazione degli agonisti. E non solo degli agonisti. Arcelli, potendo combinare tutte que-ste conoscenze, ha prodotto un risultato unico nella cura dei praticanti dello sport: ne ha indivi-duato i criteri d’allenamento senza disgiungerli da quelli del pre e del dopo allenamento. E cioè: come ci si avvicina a una prestazione fisica, come ce ne si allontana. Come si deve mangiare e come bere. Quali tipi di esercizi è meglio eseguire e quali no, a seconda della disciplina praticata e delle caratteristiche individuali. Soprattutto: che pregiudizi sfatare, che consuetudini modificare, che sbagli evitare. Arcelli è stato il primo in Italia a battere questa strada, che apparve rivoluziona-ria quand’egli, negli anni Settanta, la indicò. E gli capitò d’indicarla quasi per caso. Faceva il pre-paratore della Primavera del Varese calcio, allenata da Maroso. Era inverno, nevicò, i campi da gioco risultavano impraticabili. Arcelli propose a Maroso di far lavorare i ragazzi in palestra. E quel lavoro svolto per un paio di settimane, diede esito così brillante da far insorgere in Maroso il sospetto (in Arcelli era già una certezza) che lo si dovesse proseguire anche a neve scomparsa e campi ritornati asciutti. Così si fece e nacque un nuovo modo d’allenarsi.

Dal Varese alla Juve PluriscudettataNacque e si sviluppò tra lo scetticismo dei santoni del giornalismo sportivo d’allora. Quando Fascetti, un altro allenatore del Varese, sposò le idee di Arcelli e lo associò alla conduzione della prima squadra che militava nel campionato di serie B, i lazzi si sprecarono. Ma intanto si sprecavano anche gli applausi, perché il Varese dava la paga a tutti, correva di più, recuperava meglio dopo gl’infortuni, non pativa flessioni di rendimento da un mese all’altro. I santoni se la diedero a gambe (se la diedero lentamente, essendo poco

preparati a darsela) quando i metodi di Arcelli vennero esportati. Per esempio, per il tramite del suo epigono Pincolini, al Milan di Sacchi. Per esempio alla Juve di Lippi. Pochi rammentano che di quella grande Juve (Vialli e Del Piero, Deschamps e Zidane, Peruzzi e Ferrara) Arcelli era il prezioso consulente e un suo discepolo, Giampiero Ventrone, il preparatore atletico. Ci fu un bel po’ di Varese nella Juve pluriscudettata, campione d’Europa e campione del mondo.

Un Moser da Record dell’Ora…Ci fu un bel po’ di Varese anche nel record dell’ora di Moser nell’84. Arcelli propose l’impresa allo svizzero Gisiger che declinò l’invito, Francesco l’accolse, venne ad allenarsi qui, faceva sul Cartabbia e al Sacro Monte ripetute di potenzia-

mento con rapporti durissimi e a bassa frequenza. Più molto altro di specifico che non è il caso di ricordare. Andò a Città del Messico a provare l’impresa, e contro ogni previsione infranse la barriera (che pareva infrangibile) fissata da

Eddy Merckx detto il Cannibale. Moser se lo pappò con disinvoltura. Il ciclismo credette molto nei metodi di Arcelli e dei suoi discepoli. Ci credette Sergio Squinzi dando vita al Centro Mapei di Castellanza diretto da Aldo Sassi, labora-torio di alta qualità professionale per misurare le potenziali prerogative degli atleti e darvi il più adatto sviluppo. Da lì

sono passati e continuano a passare torme di sconosciuti, ma anche file di campioni. L’Ivan Basso post-doping si è ricostruito a Castellanza e, per raccontarne una un po’ meno nota, perfino Jean Alesi, al tempo in cui pilotava la Ferrari, andava da Sassi a verificare

la sua condizione fisica e studiare come elevarne il livello.

Riabilitazione e OrtopediaAbbiamo sempre avuto, noi varesini, questo pallino di gareggiare

per l’optimum. Ce l’ha avuto per esempio Mario Carletti, anch’egli medico sportivo e ricercatore nella frontiera dell’allenamento atletico e oggi

in prima linea nella riabilitazione di chi pratica attività paraolimpiche nel suo ruolo di direttore della specifica area dell’Inail. Ce l’ha avuto,

a proposito di disabili, Fabrizio Macchi, versatile atleta di successo e fisioterapista che aiuta i successi altrui, ove per successi il più delle volte s’intende la riacquistata capacità di mettere il corpo

e la mente all’inseguimento vincente d’una idea di recupero. Ce l’ha naturalmente avuto - classico esempio di “last, but not the

least”- una celebrità dell’ortopedia come Mario Cherubino. Che non è varesino di nascita, ma è come se lo fosse, per questo suo essere attivo,

concreto, coraggioso. Anche provocatorio, quando serve. Cherubino ha portato Varese addirittura oltre il confine del progresso immaginabile nel

trattamento delle lesioni ossee e cartilaginee degli atleti, con relativo beneficioper la quotidiana routine degli operati comuni. Cherubino ha creato un

a scuola, come l’aveva creata Arcelli. Gente che ha lasciato un bene d’inestimabile valore e che ha trovato altra gente disposta

a conservarlo ed arricchirlo. Non è poco. Anzi: è tantissimo.

Quella Sanità Varesina che Fa Goldi Massimo Lodi

Varese in prima linea nella riabilitazione e preparazione atletica paraolimpiche:

il campione Fabrizio Macchi. (fotografia di Giorgio Lotti)

Varese, leader in the rehabilitation and in Paralympics’ athletic training:

the champion Fabrizio Macchi. (photograph by Giorgio Lotti)

Page 2: Quella Sanità Varesina che Fa GolE0-varesi… · Arcelli propose a Maroso di far lavorare i ragazzi in palestra. E quel lavoro svolto per un paio di settimane, diede esito così

86 87

Those winning health of Varese

We discover nothing new when we say that Varese is an excellent sport and health pole, but sometimes it is necessary to discover again and remember its

existence and primacy, because it is not often mentioned in the numerous refer-ences to local excellences. In fact this is skilfully disregarded, while other excel-lences are mentioned.

Thanks to Arcelli physical preparation is developedFor example people disregard to say that Enrico Arcelli is the founder of the physical preparation in Italy, that is of a training which follows modern scientific criteria. Enrico Arcelli is a sport doctor, he was trainer and afterwards technician of the Federazione Italiana di Atletica Leggera and is now president of the group Enervit, that is specialized in the diet of athelets and common people. Arcelli had the possibility to combine all these knowledges and obtained a unique result as regards the diet of sports-men: He defined training criteria without separating them from the criteria to use before and after a training. In other words, his criteria regard how sportsmen approach a physical activity and how they stop it. He studied how sportsmen have to eat and drink, as well as the type of exercises that is better to do and which exercises are not advisable in accordance with the sport practised and with individual features. In par-ticular he specified which prejudices must be discredited, which habits must be changed and which mistakes must be avoided. Arcelli was the first Italian doctor who chose this field; when he suggested this type of study during the Seventies, his idea appeared revolutionary. He mentioned this field by chance. He was the coach of Primavera Varese Football, a team trained by Maroso. It was winter, it snowed and the football fields were unplayable. Arcelli suggested Maroso to make the players train in the gymnasium. This type of training went on for a couple of weeks and it gave a so successful result that Maroso started wondering if it had to be kept also with dry fields and no snow (Arcelli was sure of this necessity). Therefore they decided to continue this kind of training and a new way to train was developed.

From Varese to Juve, winner of several championshipsThis training method was developed in spite of the scepticism of the wizards of the sport journalism at that period. When Fascetti, who was an other coach of Varese, embraced Arcelli’s ideas and associated them with the coaching of the first team playing in the First Division Championship, jokes increased. At the same time applause increased too, because Varese overcame all, its players run more and recov-ered better than other ones after an accident and did not suffered drops of perfor-mance from one month to another. When Arcelli’s methods were exported, wizards went off like a shot (although they took slowly their heels, because they were not ready for it). For example, thanks to his follower Pincolini, they were exported to Milan, which was trained by Sacchi at that time and to Juventus, which was trained

by Lippi. Only a few people remember that Arcelli was the precious consultant of that great team called Juve, which included Vialli and Del Piero, Deschamps and Zidane, Peruzzi and Ferrara). Moreover Giampiero Ventrone was Arcelli’s follower and Juve’s athletic trainer. Juve, which won several European and World Championships, was partly based on Varese contribution.

Moser, a Hour Recordman…Varese gave its contribution in the hour record of Moser in 1984 too. Arcelli sug-gested his method to the Swiss Gisiger, who declined his invitation. On the con-trary Francesco approved it, came in Varese to train and chose Cartabbia and Sacro Monte for his strengthening exercises, in which he used very hard and low fre-quency gears and many other specific methods that we cannot hereby remember. He went to Mexico City in order to face a new task and he shattered the wall (which seemed to be unbreakable) reached by Eddy Merckx, called the Cannibal. Moser easily overcame him. Cycling really believed in Arcelli’s and his followers’ methods. Sergio Squinzi belived in it and opened Centro Mapei in Castellanza, directed by Aldo Sassi. This is a high quality professional centre, aimed at measuring the poten-tial athletes’ qualities and assuring them the most suitable development. This centre welcomed and still welcomes a lot of not known athletes, but also several champi-ons. Ivan Basso recovered his performances in Castellanza after his doping problems. We could also speak about a less known story, which regards Jean Alesi. When Alesi was a Ferrari pilot he used to meet Sassi to monitor his physical condition and to study how to increase its level.

Rehabilitation and OrthopaedicsPeople living in Varese has always been mad on competitions with the highest results. For example Mario Carletti, sport doctor and researcher in the field of athletic train-ing, was mad on winning races. Nowadays he is at the fore front as concerns rehabili-tation for people training for Paralympics and works as director of the specific Inail area. As regards disabled persons, Carletti helped Fabrizio Macchi too. Macchi is a versatile successful athlete and a physiotherapist that helps people reaching successes, which are often intended as the recovered capacity to use body and mind to pursue the concept of winning rehabilitation. A traditional example of the idea of “last but not the least” has always been represented by Mario Cherubino, who is considered a celebrity in Orthopaedics. He was not born in Varese, but his active, concrete and brave personality give the impression that his origins are in our town. When it occurs he is also provocative. Cherubino made Varese overcome the borders of the imagina-ble progresses concerning the treatment of athletes’ bony and cartilaginous lesions and the related advantages in the daily routine of those common patients who has been operated on. Cherubino developed a new school, such as Arcelli project. People who left a good of inestimable value can find there other persons that are willing to keep and enrich it. It is not a small result, but a very great one.

8786

Lo sport nell’arte varesina: Giuseppe Montanari, Pugilatori, 1932.(fotografia di Vivi Papi)

Sport in the art of Varese: Giuseppe Montanari, Pugilatori, 1932.(photograph by Vivi Papi)