rebus naturae, codogno, 2013

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Catalogo della mostra

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Catalogue of the art exhibition REBUS NATURAE, Codogno (LO) 2013

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Page 1: REBUS NATURAE, Codogno, 2013

Catalogo della mostra

Page 2: REBUS NATURAE, Codogno, 2013

ex Ospedale Soaveviale Gandolfi, 6 Codogno (LO)8-9 / 15-16 / 22-23 giugno 2013

mostra promossa da Associazione Scirocco

a cura di M. Chiara Cardini

opere di Francesco Arecco Andrea RossettiFabrizio Gaggini Luca ArmigeroMiriam MosettiNico GalmozziPaolo MonicoSabrina InzaghiSara MagniStefano Gerardi

testiLuca Canova M. Chiara Cardini

progetto graficoAndrea Rossetti

allestimentoTaco Langius

si ringrazianoassessore Mario Vittorio ZafferriComune di Codogno

con il supporto de La piccola officina dei grandi eventi

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Rebus Naturaedi Maria Chiara Cardini

Nel film di animazione Nausicaa della Valle del Vento1 del giapponese Miyazaki la terra è divenuta una giungla tossica, ro-vinata dall’inquinamento e dalle devastanti guerre. Chiamata in causa per la salvezza di alcune isole dove la natura è rimasta intatta, la giovane protagonista si impegna a rischio della sua stessa vita in una lotta senza tregua. Il Giappone, prima di altri stati, si pone il problema ambientale e quello di un progresso senza freni soprattutto dopo l’esperienza dell’atomica che ha lasciato dietro di sé distruzione e orrore. Nausicaa, nata nel 1984 e frutto di questa riflessione (e della posizione antimilita-ristica del regista), è un personaggio che non è invecchiato. La sua sensibilità è decisamente contemporanea e il suo atteggia-mento verso la tematica ecologica risulta eticamente corretto e, allo stesso tempo, battagliero. Come se Al Gore avesse deci-so di diventare un’attivista di primo piano di Greenpeace!Cito il politico e ambientalista Al Gore e Greenpeace per sotto-lineare come, all’interno della società, la domanda di maggiore sensibilità verso l’ambiente in cui viviamo, la richiesta di più trasparenza affinché le aziende siano eticamente corrette, l’at-tenzione verso un’agricoltura sostenibile, stagionale e verso un’alimentazione sana, siano cresciute in maniera esponenziale negli ultimi vent’anni. Dall’era industriale in poi l’uomo ha comunque mantenuto un legame con il pianeta ma a volte questo rapporto si è fat-to fragile sotto la spinta di un progresso privo di scrupoli e la tentazione di facili guadagni. Anticipatrici in questo senso le pa-role di George Sand scritte nel 1837: “Non riduciamo il nostro orizzonte ai confini di un campo o alla recinzione di un orto. Apriamo lo spazio della mente del bambino; facciamogli gusta-re la poesia di questa natura che l’industria tende a snaturare

1 Kaze no tani no Naushika, Hayao Miyazaki, Giappone, 1984, col, 121’. Da Il Mere-ghetti. Dizionario dei film 2011, Paolo Mereghetti, B.C. Dalai editore, 2010

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completamente con una rapidità spaventosa2 ” .Fortunatamente la tendenza sta drasticamente invertendosi (seppur con grave ritardo) come dimostrano realtà di nuova o lunga data tra cui, in Italia, Legambiente, WWF, Italia Nostra, FAI, Amici della Terra e tanti altri. Inoltre la so-cietà civile si pone finalmente la domanda: “Fino a quando (basteranno le risorse naturali, continueremo a inquinare e inquinarci)?”. Abbiamo rivolto lo stesso quesito ad un gruppo di artisti perché portassero il loro contributo a questa rifles-sione attraverso gli strumenti della fantasia, della creativi-tà e della libertà espressiva. Con il suo linguaggio colorato e in apparenza semplice, Miriam Mosetti ci racconta il punto di vista di una donna che, nel suo quotidiano, mantiene vivo il lato più sensibile, quasi animale della sua personalità, come in Calma e voluttà, e ricerca, a costo di disegnarlo da sé, un legame diretto con le sue origini e la natura. Così testimonia letteralmente il lavoro Radici.Con la serie fotografica Zenit, Fabrizio Gaggini invita lo spet-tatore a fermarsi e a rivolgere lo sguardo al cielo, il luogo da cui proveniamo che, soprattutto nelle grandi città (come Roma in questo caso e le coordinate inserite consentono di identifi-care il luogo dello scatto), è spesso dimenticato a causa della fretta e dell’inquinamento visivo, condizioni tipiche dei luoghi altamente urbanizzati.Contrariamente, Andrea Rossetti con il collage fotografico Pianura malsana 1, guarda al cielo come aspetto fenomenologi-co dell’elemento vitale Aria. Qui l’ossigeno incontra sostanze pericolose, invisibili ai nostri occhi, per cui l’emozione suscita-ta da un cielo tragico nasconde un’insidia ben più spaventosa di quella di un temporale in arrivo.Paolo Monico, in arte Edgar, con le sue pennellate stridenti ci mette di fronte alla realtà che vive quotidianamente, fatta di ospedali, viali alberati e chiese, come in Religion ad esempio dove, nonostante tutto sembri costruito a misura d’uomo, l’in-

dividuo finisce quasi per scomparire.Entriamo violentemente nel rifiuto e nello scarto con Luca Armigero, Stefano Gerardi e Nico Galmozzi, per l’occasione ri-uniti attorno ad un lavoro site-specific che li vede abbandonare il linguaggio individuale. Un accumulo di materiali che satura lo spazio, obbligandoci a ripensare i nostri modelli di sviluppo e un atto di ribellione spontanea nei confronti di quegli ambienti artistici in cui si devono ancora spiegare/giustificare artisti che, ormai da cinquant’anni, hanno fatto la storia dell’arte. Loro però lo sanno, “l’arte contemporanea può provocare forti emo-zioni, ma anche molta rabbia: siate pronti e tenetevi forte 3 ” .Ed ecco un Naviglio condurci all’interno di un cammino dove uomo e natura finalmente cooperano insieme. Una costruzio-ne che sposa l’intuizione ingegneristica dell’artista, Francesco Arecco, con la scelta del materiale, il legno, caldo e vivo, offrendoci la possibilità di ristorare lo sguardo attraverso la regolare ritmicità della sua trama. Amanti e Distanti, il lavoro di Sabrina Inzaghi è una favola per tutti che si snoda tra disegni colorati e piccole installazioni sottovetro, dove l’autrice ci racconta di come la possibilità di amare il creato sia stata messa a rischio dalla nostra stessa volontà. Un monito, declinato con delicata immediatezza, a non proseguire su questa strada…Ricche di teatralità, le fotografie di Sara Magni ci restituiscono gli occhi dell’altro, specchi solitamente frammentati nello spazio urbano a cui per un attimo i soggetti volgono le spalle. Prima che la paura e la stratificazione cancellino le ultime tracce di quel-la memoria primordiale e infantile, ricerchiamo un legame che ci consenta di vivere pienamente la nostra vita (Disappear).In ultima istanza ed invisibili ad un primo sguardo i Nascondi-menti di Arecco ci donano la speranza, quel piccolo appiglio su cui fare leva quando tutto appare perduto, così che la Natura non resti per noi un “rebus” enigmistico ma diventi la vera “ri-sorsa” da consegnare al futuro.

2 La foresta di Fontainebleau, George Sand, Pagine d’Arte, 2008 3 Lo potevo fare anch’io, Francesco Bonami, Piccola Biblioteca Oscar Mondadori, 2007

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10 ARTISTI, 10 SGUARDI SUL TERRITORIO E SUL PAESAGGIO

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Miriam Mosettinasce a Lodi nel 1983. Si diplo-ma nel 2006 all’Accademia di Belle Arti di Brera, durante gli anni dell’accademia partecipa a esposizioni collettive come video-artista. Partecipa inoltre alla prima edizione di TIP, ten-denze idee progetti – selezione talenti digitali presso la Fonda-zione Sandretto Re Rebaudengo a Torino. Nel 2010 espone a Lodi nella collettiva Girl’s Affair presso la CLAB studio gallery cui segue la doppia personale Dogo Junior e la partecipazio-ne a Arte Giovane (2011). Nel tempo il suo lavoro si lega mag-giormente al disegno e all’illu-strazione digitale. Vive e lavora a Lodi.

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Cercando radici - 2012disegno vettoriale su carta

dimensioni variabili

Moonlight again - 2012disegno vettoriale su carta

dimensioni variabili

Escher’s bath - 2013disegno vettoriale su carta

dimensioni variabili

Calma e voluttà - 2012disegno vettoriale su carta

dimensioni variabili

Miriam Mosetti

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Fabrizio Gaggini nasce a Roma nel 1975. Partito dal reportage (Europa, Asia) la sua ricerca é divenuta rifles-sione sulla luce e sulla visio-ne. Alla fotografia affianca la composizione, realizzando musi-ca per immagini, filmati e spazi architettonici. Prendere appunti del mondo, vedere cose nuove, tornare quando fa buio! Non ci sono soggetti preferiti: solo mi-racoli dell’incontro.

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Roma, Ara Pacis, 30 maggio 2012 09:54 - 1/1 2012stampa omega su pvc, legno30x30x0,5 cm

Roma, Ponte 4 Capi, 24 maggio 2012 08:40 - 1/1 2012stampa omega su pvc, legno30x30x0,5 cm

Roma, Porta Maggiore, 7 aprile 2012 9:56 - 1/1 2012stampa omega su pvc, legno30x30x0,5 cm

Roma, Piazza San Giovanni, 11 maggio 2012 10:20 - 1/1 2012stampa omega su pvc, legno30x30x0,5 cm

Fabrizio Gaggini

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Andrea Rossetti nasce a Piacenza il 19 marzo 1981. Dalla metà degli anni 90 si appassiona al mondo del wri-ting e della street art iniziando la sua esperienza di “graffitta-ro”. Dopo il diploma frequenta il corso di Visual identity presso l’Istituto Europeo di Design di Milano. Nel 2003 inizia il per-corso lavorativo come graphic designer per agenzie di grafica e comunicazione. Si appassiona e si dedica alla fotografia dal 2004, dando così inizio ad una nuova ricerca artistica. Vive a Codo-gno e lavora a Milano come Art Director in un agenzia di comu-nicazione e di grafica.

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Pianura Malsana 1 - 2013stampa fotografica su vinile bianco accoppiato a neoprene, fustellataura con taglio ad acqua - 100x100 cm

Andrea Rossetti

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Paolo Moicoin arte Edgar, nasce a Lodi nel 1978. L’incontro/scontro con la pittura avviene nel 2006. Da allora espone in mostre perso-nali e collettive.

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Never let me down

2011acrilico e pastello

grasso su tela60x60 cm

Milano - 2011acrilico e pastello

grasso su tela50x70 cm

Cristi persi nelle strade - 2013

acrilico e pastello grasso su tavola

50x80 cm

Religion - 2010acrilico su tela

80x60 cm

Uomini - 2011acrilico su tela

70x60 cm

Paolo Monico

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Luca Armigeronasce a Milano, nel 1981. Si laurea presso l’Ac-cademia di Brera nel 2007. Il suo lavoro va dal-le performance dal valore simbolico e sociale, alle sculture con materiali spesso di recupero, dalla pittura di grande formato fino alle instal-lazioni con testi adesivi. Collabora con il Mu-seo Archinti di Lodi, dove organizza mostre che uniscono il suo lavoro a quello di altri artisti, sul tema del recupero e della valorizzazione del patrimonio storico artistico minore della pro-vincia. Il suo lavoro s’inserisce sul confine tra legalità e legittimità d’uso di contenuti coperti da diritti d’autore e la loro libera manipolazione e diffusione.

Nico Galmozzi nasce a Torino nel 1983. Espone in collettive e personali dal 2000. “Comprendere l’opera di Galmozzi significa avvicinarsi alla natura delle cose. Natura che serpeggia lontana e violenta nell’occhio umido dell’agnello, tra le pieghe dei volti comuni acidificati e ancora nell’essenza in-discreta del bimbo che nulla chiede e apertamen-te tutto ingombra”, Paola Fenini. Vive e lavora a Lodi.

Stefano Gerardi nasce a Lodi nel 1983, città dove vive e lavora. Conseguita la maturità artistica, nel 2003, fre-quenta il corso F.S.E. di “Comunicazione e stam-pa artistica”, presso la stamperia Atelier 14 di D. Lorenzi e D. Upiglio a Milano.

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Luca Armigero - Nico Galmozzi - Stefano Gerardi

Senza Titolo2013

installazione site-specific

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Sabrina Inzaghi nasce a Codogno nel 1977. Frequenta il Liceo Artistico di Lodi e nel 2004 si diploma in pittura all’Accademia di Belle Arti di Milano. La sua ricerca artistica è da sempre legata al mondo dell’infanzia, del grottesco, dell’illustrazione. Buffi e stralunati personaggi popolano un colo-rato immaginario talvolta lieto, talvolta vena-to di una leggera malinconia. Da qualche anno lavora anche in ambito teatrale, progettando e costruendo scenografie e oggetti di scena. Vive a Codogno e lavora tra Lodi e Piacenza.

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Sabrina Inzaghi

Amanti 20139 acrilici su carta21x21 cm, 21x29,7 cm

Distanti - 20136 contenitori di vetro, acrilici su cartaH 12 cm, diam 6 cmH 16 cm, diam 9 cm

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Sara Magni nasce nel 1980. Si laurea in scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano con una tesi su Jeff Wall. Ri-ceve poi una borsa di studio per frequentare l’Istituto Italiano di Fotografia di Milano dove si diploma nel 2005.Frequenta il master in “Infor-matica applicata alla scenogra-fia” presso l’Accademia della Scala e il Politecnico di Mila-no. Espone in mostre collettive e personali, suoi progetti foto-grafici sono stati pubblicati su Io Donna e Wu magazine. Vive e lavora a Milano.

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Sara Magni

Disappear - 2012laserjet sotto diasec70x50 cm

Contenitore di paure - 2010stampa lambda1/3 + pda80x54 cm

Sovrascritto - 2011stampa lambda1/5 + pda100x132 cm

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Francesco Arecco nasce a Gavi, Alessandria, nel 1977. Compie studi classici e artistici, giuridici, naturalistici. È avvocato e autore in materia di energia e ambiente. Espone in mostre personali e collettive dal 2010. Vive e lavora tra Gavi e Milano.

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Naviglio - 2012ebanomisure variabiliinstallazione site specific

Nascondimento - 2013ebanomisure variabiliinstallazione site specific

Francesco Arecco

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Una terra in bilico

Sono un naturalista e sono lodigiano e come molti bassaioli ho un legame forte, talvolta perfino condizionante, con la mia ter-ra. È un tratto caratteriale tipico dei bassaioli, che trova ampi riscontri negli scritti di Brera, Borsa, Guareschi e tanti cantori delle campagne che delimitano il Po.Anch’io ho un ricordo netto della nascita di questa coscienza ambientalista: è nel Dersu Uzala di Kurosawa, un film epico che racconta soprattutto un cambiamento epocale in una natura primigenia, trasformata inesorabilmente dall’uomo.Paradossalmente, il nostro legame con il Lodigiano racconta un amore per una terra che è, per definizione, forgiata dall’uo-mo e non dalla natura: sono almeno 2000 anni che stiamo tra-sformando la Pianura Padana e se già Polibio raccontava intri-stito del declino delle silvae glandariae padane, le foreste che chiamiamo querceti, oggi siamo a un passo decisivo e definitivo della trasformazione iniziata con la centuriazione romana.Già, perchè se nei secoli il Lodigiano si è più volte trasformato per effetto del lavoro dell’uomo, è anche vero che quella tra-sformazione non è mai stata irreversibile. Sparirono le foreste negli anni dell’Impero, ma riapparvero nei secoli bui per effetto dello spopolamento. Regredirono nuovamente nel primo Me-dioevo, ma riguadagnarono ampi spazi prima del Rinascimento. E rimase sempre nel tempo una tessitura, una traccia delle trasformazioni: i segni della centuriazione, ad esempio, arrivati fino a noi in pochi lembi della pianura. Oppure i boschi ripariali di Po, Adda e Lambro, sopravvissuti fino al dopoguerra. Le lanche dell’Adda o i foponi del Po, che resistono tuttora.Noi amiamo dunque una terra che abbiamo costruito, distrug-gendo l’habitat naturale preesistente e sostituendolo nei secoli con habitat seminaturali come prati, boschi lineari e siepi, lan-che e paludi governate da chiuse e colatori.E allora, cosa sta mutando per sempre, nel Lodigiano come altrove?

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Performance sonora di Francesco Arecco23 giugno 2013

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Sta cambiando per sempre la reversibilità del processo di tra-sformazione.Quel processo di arretramento della natura e di successiva ri-conquista dello spazio, quell’avanti e indietro secolare di boschi e foreste, prati e laghi oggi, per la prima volta nella storia, vie-ne reso impossibile dall’espansione delle metropoli, delle infra-strutture, dello sprawling urbano che si diffonde senza governo e senza controllo nella matrice agricola della bassa pianura. Da qui non si torna indietro. Un campo di mais può ritornare ad essere un prato in pochi anni, un prato può tornare allo stato di foresta in pochi decenni. Ma una città, un capannone, una strada non sono reversibili. Costi-tuiscono un mutamento definitivo dell’ambiente che durerà nei secoli, se non nei millenni.

Soluzioni non ce ne sono, se non nella coscienza di essere parte di un processo inarrestabile e nell’obbligo di conservare e tu-telare ambienti e paesaggi della nostra memoria. Non è solo un obbligo morale e culturale ma anche una possibilità. A diffe-renza di altre zone dell’area storica della Provincia di Milano, alla quale abbiamo appartenuto per più di cento anni, abbiamo ancora vaste aree della Bassa Lodigiana, lungo il Po, che meri-tano di essere preservate dallo sviluppo disordinato degli ultimi decenni. Potrebbe essere utile per chi verrà dopo di noi, avere ampi spazi e orizzonti aperti disponibili. C’è chi dice che con la cultura non si mangia. Se è solo per questo, oggi si mangia poco in generale. Ma cultura, ambiente e paesaggio possono invece essere un buon nutrimento, non solo per lo spirito, ma anche per chi cerca ri-sposte nuove alla crisi odierna e magari non si accorge di averle a pochi metri da casa.

Luca Canova,Università di Pavia

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progetto grafico

Andrea [email protected]

allestimento

Taco Langiuswww.tacolangius.com

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