relazione geologica, geotecnica preliminare, sismica ed ... · passerella ciclopedonale a scavalco...
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Dott. Geol. Paolo Dal Negro Via Faverio 2, 22079 Villa Guardia (Co)
Cell 339 – 1468733 Tel e fax 031 - 563148 www.paolodalnegro.it
Committente: Comune di Nibionno
Professionista incaricato: Dott. Geol. Paolo Dal Negro
n° Data Rev. Riferimento
00 Marzo 2016 - 1° emissione
01
02
REALIZZAZIONE PASSERELLA CICLOPEDONALE
A SCAVALCO DELLA S.S. 36
- COMUNE DI NIBIONNO (LC) -
Relazione geologica, geotecnica preliminare, sismica
ed idrologico idraulica
ai sensi DM 14.01.08
Passerella ciclopedonale a scavalco della S.S. 36 – Nibionno (Lc) – Relazione geologica, geotecnica, sismica
Dott. Geol. Paolo Dal Negro 2
INDICE
1 - PREMESSA ...................................................................................................... 4
2 – INQUADRAMENTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO ........................... 5
3 - STUDI DI RIFERIMENTO ................................................................................. 9
3.1 Studio geologico comunale ...................................................................................... 9
3.2 Studio del Reticolo Idrico ........................................................................................ 12
4 - ASPETTI SISMICI ........................................................................................... 14
4.1 Zonizzazione sismica Nazionale e Regionale ......................................................... 14
4.2 Amplificazione sismica locale - secondo livello di approfondimento sismico ........... 16
4.3 Indagini sismiche in sito ......................................................................................... 19
4.3.1 - Microtremori ambientali ............................................................................................................ 19 4.3.2 - Basi teoriche .............................................................................................................................. 20 4.3.3 - Procedura di analisi .................................................................................................................. 21 4.3.4 - Risultati indagine ....................................................................................................................... 22
4.4 Determinazione dei fattori di amplificazione locale - amplificazione litologica ......... 24
4.5 Discussione dei risultati .......................................................................................... 26
4.6 Definizione dell’azione sismica di base ................................................................... 27
5 - INDAGINI IN SITO .......................................................................................... 29
5.1 Sondaggi a carotaggio continuo ............................................................................. 29
5.2 Prove SPT in foro di sondaggio .............................................................................. 29
5.3 Piezometro ............................................................................................................. 31
6 – RILIEVO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO ........................................... 31
7 - MODELLO GEOLOGICO DEL SOTTOSUOLO .............................................. 34
8 - PARAMETRI GEOTECNICI PRELIMINARI - TERRENI.................................. 35
9 – CARATTERIZZAZIONE SUBSTRATO ROCCIOSO ...................................... 36
9.1 Caratteri salienti substrato roccioso: le rocce deboli ............................................... 36
9.2 Rilievo geomeccanico ............................................................................................ 38
9.2.1 Commento al Rilievo geomeccanico ........................................................................................ 39
9.3 Caratterizzazione substrato roccioso ...................................................................... 40
9.3.1 Resistenza a compressione ....................................................................................................... 40 9.3.2 Geological Strenght Index .......................................................................................................... 41 9.3.3 Caratterizzazione geomeccanica ammassi rocciosi- condizioni medie .............................. 43
10 – ANALISI IDROLOGICO - IDRAULICA .......................................................... 45
10.1 - Parametri morfometrici del bacino della roggia di Tabiago ................................. 45
10.2 - Definizione caratteristiche pluviometriche del bacino idrografico ........................ 46
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10.3 - Determinazione della portata di massima piena con Tr = 100 anni ..................... 47
10.4 – Verifica idraulica attraversamento esistente ...................................................... 49
11 - ANALISI MODALITA' DI FONDAZIONE ........................................................ 50
12 - CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE ............................................................... 51
ALLEGATI
• Tavola 1 – Carta di inquadramento geologico Scala 1:10.000 • Tavola 2 – Ubicazione indagini effettuate, sezione litotecnica Scala 1:500 – 1:200
• Tavola 3 – Delimitazione bacino idrografico Scala 1: 10.000
• Allegato 1 – Stratigrafie sondaggi S1, S2, S3
• Allegato 2 - Report sondaggi sismici verticali • Allegato 3 - Scheda rilievo geomeccanico
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1 - PREMESSA
Su incarico del comune di Nibionno srl è stata redatta la presente relazione geologica, geo-
tecnica preliminare, sismica ed idrologico-idraulica a supporto della realizzazione della pas-
serella ciclopedonale a scavalco della S.S. 36, in comune di Nibionno (Lc).
L’ubicazione del sito è riportata nella figura seguente su ortofoto digitale e nella Tavola 1 in
allegato su CTR.
Figura 1 - Ubicazione area di indagine su ortofoto digitale (da Google Maps – non in scala)
L’intervento in progetto prevede la realizzazione di una passerella ciclopedonale in affianca-
mento sul lato Sud rispetto al ponte esistente di Via Vittorio Veneto.
L’intervento è compitamente descritto nelle tavole progettuali, cui si rimanda per una comple-
ta definizione dello stesso.
Facendo riferimento al D.M. 14.01.2008, gli interventi in progetto sono di tipo 2 (opere ordi-
narie, ponti, opere infrastrutturali di dimensioni contenute o di importanza normale) e ricado-
no in classe d’uso II (costruzioni il cui uso preveda affollamenti significativi).
Il sito di intervento è perimetrato, nel vigente studio geologico:
• parte nella classe di fattibilità 2 (con modeste limitazioni), parte in classe di fattibilità
3, cioè con consistenti limitazioni, ed un limitato settore nella parte Est in classe di
fattibilità 4, di fattibilità con gravi limitazioni in quanto interferente con la fascia di ri-
spetto di corso d’acqua;
• scenari di pericolosità sismica locale: Z4a (legato alla presenza di depositi granulari
e/o coesivi di origine alluvionale e/o fluvioglaciale in aree di fondovalle), e Z5, di con-
tatto stratigrafico.
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Nella presente analisi sono sviluppati i seguenti aspetti:
• ricostruzione del modello geologico del sito;
• valutazione della pericolosità geologica del sito e della compatibilità geologica dell'in-
tervento con le perimetrazioni degli studi vigenti di carattere geologico;
• determinazione del modello geotecnico del sottosuolo atta ad indirizzare la progetta-
zione delle opere;
• determinazione delle caratteristiche sismiche del sito;
• effettuazione del secondo livello di approfondimento sismico ai sensi della d.g.r. n.
IX/2616 del 30/11/2011 a supporto della variante urbanistica.
Al fine di esperire le analisi sopra riportate, sono stati effettuati:
• rilievo geologico e geomorfologico del sito;
• n. 3 sondaggi a carotaggio continuo spinti sino alla profondità di 20 m (S2 ed S3) e
sino a 22 m (S1), con contestuale posa di un piezometro microfenestrato per il moni-
toraggio dei livelli idrici sotterranei;
• effettuazione di n.3 acquisizioni di microtremore ambientale per la determinazione
stratigrafia sismica.
L’ubicazione delle indagini svolte è riportata nella Tavola 2 in allegato.
2 – INQUADRAMENTO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO
Il territorio comunale di Nibionno si colloca nell’area collinare pedemontana posta a meridio-
ne delle conche lacustri prealpine. Tale zona si caratterizza per la presenza di morfologie
blandamente mosse, con rilievi che si elevano di alcune decine di metri rispetto alle aree cir-
costanti. L’assetto morfologico attuale è legato alla sovrapposizione di diversi agenti geomor-
fologici che hanno lasciato la propria impronta sull’area in esame (Tavola 1). Si riscontrano
evidenze dell’azione modellatrice esercitata dai ghiacciai che a più riprese durante il Quater-
nario hanno interessato la catena alpina e l’area pedemontana. Si sono infatti alternate di-
verse fasi glaciali, legate all’avanzata ed al ritiro di ghiacciai che, provenendo da Nord e
quindi dalla Valtellina e Valchiavenna, fluivano lungo l’incisione ora occupata dal Lario e lun-
go la Vallassina. Una volta giunti allo sbocco delle valli, i ghiacciai, non più confinati lateral-
mente dai versanti, si aprivano verso le piane antistanti, rilasciando il carico di sedimenti tra-
sportato, e originando così le cerchie moreniche tutt’oggi visibili. A tale origine è chiaramente
riconducibile la cerchia di rilievi prossimi alla depressioni occupate dai laghi di Alserio e Pu-
siano. Nel territorio di Nibionno le avanzate glaciali hanno determinato un rimodellamento di
forme preesistenti impostatesi sul substrato roccioso, di età cretacica. All’attività glaciale so-
no riconducibili sia azioni di esarazione (erosione) che di sedimentazione. In particolare la
fase di sedimentazione ha avuto luogo in prevalenza nelle fasi interglaciali e tardi glaciali, ca-
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ratterizzate dal discioglimento dei fronti glaciali, con conseguente elevato apporto idrico e de-
tritico degli scaricatori glaciali. Si sono così instaurate condizioni di sedimentazione di tipo al-
luvionale (fluvioglaciale) lungo gli scaricatori glaciali, e di tipo lacustre nelle aree distali di co-
noide e nelle aree depresse, con formazione degli specchi lacustri pedemontani (lago di Al-
serio, lago di Pusiano). Ciò ha portato alla sedimentazione di depositi a prevalente granulo-
metria fine in prossimità degli specchi lacustri, e di depositi granulari nelle aree subpianeg-
gianti poste tra i rilievi morenici. A tale agente geomorfologico si sono successivamente so-
vrimposte le azioni modellatrici legate alla dinamica fluviale. In particolare nel territorio co-
munale è chiaramente espressa la presenza del sistema fluviale del fiume Lambro, cui si as-
sociano sedimenti di origine alluvionale, terrazzi alluvionali ed orli di scarpate morfologiche. I
depositi di origine glaciale presenti nell’area sono attribuibili all’Alloformazione di Cantù: si
tratta di depositi glaciali, fluvioglaciali, lacustri e di contatto glaciale con spessore di altera-
zione superficiale da 0 a 2 m; il colore di alterazione è bruno-giallastro e la copertura loessi-
ca è assente.
Questa alloformazione è presente, nell’area in esame, con varie tipologie di depositi.
• Depositi glaciali: till di ablazione, di alloggiamento e di colata ovvero ghiaie e blocchi,
mal selezionati, massivi, in matrice limosa o sabbiosa. Questi terreni presentano una
matrice fine, sono consolidati o sovraconsolidati, con parametri geotecnici in genere
da medi a buoni.
• Depositi fluvioglaciali: ghiaie medio grossolane, a supporto di matrice sabbiosa, e
sabbie da fini a grossolane. Si tratta di terreni granulari sciolti o mediamente adden-
sati, con buone caratteristiche geotecniche. Il drenaggio delle acque è buono anche
in superficie.
• Depositi lacustri: argille, argille limose e torbe, localmente contenenti molluschi di ac-
qua dolce e radici. Si tratta di terreni fini coesivi normalmente consolidati, con stato di
consistenza da tenero a medio. Il drenaggio delle acque scarso favorisce il ristagno.
Come indicato nella Tavola 1 con la sigla BEX, in prossimità dell’area in esame vengono in-
dividuati dei lembi residuali di affioramento dei depositi appartenenti al Sintema di Besnate.
Si tratta di diamicton massivi a supporto di matrice, con profilo di alterazione poco evoluto su
spessori di circa 4 metri, con mediamente il 50 % dei clasti alterati, e con morfologie conser-
vate. L’area di affioramento è posta a sud di Tabiago, in località California.
Il substrato roccioso affiorante dell’area in esame è ascrivibile alle formazioni di seguito de-
scritte dalla più antica alla più recente:
• Flysch di Bergamo: costituiti da alternanze di peliti e arenarie in strati da sottili a
spessi, con strati arenitici risultano gradati e laminati, alla loro base mostrano fre-
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quenti controimpronte e tracce di bioturbazione. La componente arenitica è costituita
da areniti medie e grossolane organizzate in spessi strati massivi o laminati con se-
quenze di Bouma più o meno troncate, di spessore pluridecimetrico, fino a metrico,
con intercalazioni di alternanze decimetriche peliti-areniti. Nell’area di Missaglia-
Viganò si osservano inoltre intercalazioni di calcilutiti fini biancastre, in strati piano-
paralleli da sottili. È inoltre possibile suddividere il Flysch di Bergamo in due membri:
il Megabed di Missaglia e il Membro di Rogeno, quest’ultimo affiorante a Nord
dell’area esaminata. Esso è caratterizzato da un rapporto areniti-peliti minore di uno,
con un aumento della componente pelitica, organizzati in alternanze sottili. Nella par-
te sommitale della litozona si osservano intercalazioni metriche di conglomerati. Lo
spessore dell’unità è stimato in un migliaio di metri.
• Formazione di Brenno: storicamente riferita alla Scaglia Lombarda, è costituita da
calcari marnosi e marne calcaree di colore bianco, grigio o rosato, con subordinate
calcilutiti bianche, grigie o nocciola. La stratificazione è generalmente regolare, carat-
terizzata da strati piano-paralleli da sottili a medi. Alla litologia marnoso-calcarea di
base s’intercalano livelli arenitici a composizione ibrida, composti da quarzo, carbo-
nati, selce e frammenti di rocce granitoidi. Lo spessore dell’unità è di 100 m.
• Formazione di Tabiago: storicamente riferita alla Scaglia Rossa. Essa è costituita da
marne calcaree e calcari marnosi rossi localmente intercalati a marne pelitiche chia-
re. L’unità è organizzata in strati con spessore talvolta sottile e talvolta molto spessi,
generalmente pianoparalleli e localmente lenticolari. Nella parte superiore della for-
mazione si osservano intercalazioni conglomeratiche. Lo spessore della formazione è
stimato in circa 300 m.
• Formazione di Cibrone: costituita da marne grigie pelitiche o siltose, con frequenti
intercalazioni di strati arenitici pluricentimetrici, caratterizzati da laminazioni piano-
parallele con base e tetto netti. Le marne presentano una caratteristica sfaldatura a
poliedri rettangolari, talvolta a saponetta. Si osservano intercalazioni di peliti ricche in
materia organica. Lo spessore minimo dell’unità è di un centinaio di metri.
Il substrato roccioso è interessato da fenomeni plicativi e di fagliazione a grande scala, come
riassunto nella figura 2. Si individuano due macrosistemi, con opposta vergenza:
il Settore dei sovrascorrimenti Sud-vergenti, a sua volta così suddiviso:
• Sciame delle pieghe settentrionali (estremo settore NE, località Bosisio Parini – Siro-
ne);
• Fascia con giacitura regionale della stratificazione verticalizzata (tra Barzago e Costa
Masnaga);
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• Sciame delle pieghe meridionali, che interessano soprattutto la formazione di Brenno,
Tabiago e Cibrone.
A Sud di tali ambiti strutturali si riconosce infine la Monoclinale briantea, che interessa esclu-
sivamente la formazione oligo-miocenica della Gonfolite, non affiorante nell’area di studio.
Il settore in esame si colloca nella fascia delle pieghe meridionali, come ben visibile nello
schema strutturale riportato in figura 2 e nella sezione geologica di figura 3.
Figura 2 : schema strutturale del Foglio Seregno. In rosso l’area in esame
L’area in esame si pone sul lato settentrionale di una anticlinale di interesse regionale. Ciò
da ragione della presenza di settore con giacitura prevalente della stratificazione in direzione
Nord.
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Figura 3 : sezione geologica interpretativa riportata del Foglio Seregno. In rosso l’ubicazione appros-
simativa del settore in esame
Per quanto concerne la circolazione idrica nel sottosuolo, il territorio di Nibionno si contraddi-
stingue per una scarsità di risorse idriche presenti nel sottosuolo, a causa della presenza di
prevalenti unità rocciose a bassa permeabilità. Gli acquiferi, sono in genere situati ad elevata
profondità rispetto al piano campagna, contenuti nel conglomerato del Ceppo, ed in partico-
lare nelle sue porzioni maggiormente fratturate, oppure nelle successioni prevalentemente
ghiaioso-sabbiose dei depositi di origine glaciale e fluvioglaciale soprastanti il Ceppo. Le fal-
de contenute nei depositi quaternari sono però di modesta significatività.
A tal proposito si riporta che l’assenza di pozzi sfruttati a scopo idropotabile sia nel territorio
collinare di Nibionno che lungo la piana del fiume Lambro da riscontro della limitata significa-
tività della circolazione idrica sotterranea nel territorio comunale.
Falde idriche di ridotta estensione si collocano nei fondovalle dei corsi d’acqua che solcano
l’area.
Per maggiori dettagli si rimanda alla Tavola 1 in allegato.
3 - STUDI DI RIFERIMENTO
3.1 Studio geologico comunale
Lo strumento principale cui fare riferimento nel valutare la compatibilità geologica di un inter-
vento è il Piano di Governo del Territorio (PGT) ed in particolare allo studio di analisi della
componente geologica, idrogeologica e sismica.
Il comune di Nibionno è dotato di uno studio geologico di supporto alla pianificazione territo-
riale (PGT) redatto dalla Geoplan nel 2002 e successivamente aggiornato ai sensi della l.r.
12/2005 da Bruzzi & Corno nel 2010.
Nello studio sono state analizzate le caratteristiche geologiche generali del territorio, e cioè
le componenti litologiche, geomorfologiche, idrogeologiche, idrografiche e geotecniche, che,
opportunamente sintetizzate, portano alla redazione della Carta di Fattibilità Geologica. Essa
fornisce indicazioni in merito alle limitazioni e destinazioni d’uso del territorio, alle prescrizioni
per gli interventi urbanistici ed agli studi ed indagini da effettuare.
Sulla Carta di Fattibilità Geologica, l’area in esame è inserita nei seguenti ambiti:
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• classe di fattibilità 2 (fattibilità con modeste limitazioni) – sottoclasse 2b: settori con
ridotte pendenze;
• classe di fattibilità 3 (fattibilità con consistenti limitazioni) – sottoclasse 3b: settori
con pendenze significative a volte superiori a 20° - settore Ovest;
• classe di fattibilità 4 (fattibilità con gravi limitazioni) – sottoclasse 4c: reticolo idro-
grafico minore di competenza comunale- settore Est;
Figura 4 - Estratto carta di fattibilità geologica (non in scala). In verde l’area in esame.
La classe 2 comprende i settori nei quali sono state riscontrate modeste limitazioni
all’utilizzo a scopi edificatori e/o alla modifica della destinazione d’uso. Si tratta in genere di
aree subpianeggianti o a lieve pendenza. Le problematiche principali sono legate a potenzia-
le instabilità del versante e degli scavi, per cui sono prescritte indagini di approfondimento di
tipo geognostico, valutazione capacità portante dei terreni, analisi di stabilità degli scavi, ana-
lisi smaltimento acque superficiali.
La classe 3 comprende i settori nei quali sono state riscontrate consistenti limitazioni
all’utilizzo a scopi edificatori e/o alla modifica della destinazione d’uso. Si tratta di aree con
pendenze significative, a volte superiori a 20°.
Le problematiche principali sono legate alla presenza di versante con potenziale rischio di
dissesto, per cui sono prescritte verifiche delle opere di sostegno e stabilizzazione, analisi di
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stabilità del versante, indagini di approfondimento di tipo geognostico, analisi di stabilità de-
gli scavi.
La classe 4 comprende i settori nei quali sono state riscontrate gravi limitazioni all’utilizzo a
scopi edificatori e/o alla modifica della destinazione d’uso. Nella specifica sottoclasse (4c)
sono ricomprese le aree ricadenti nelle fasce di rispetto idraulico del reticolo idrico minore.
Le problematiche principali sono legate a rischio di esondazione, per cui sono prescritte veri-
fiche di compatibilità idraulica.
La Carta di Sintesi indica la presenza delle seguenti problematiche:
• aree vulnerabili dal punto di vista idrogeologico (terreni molto permeabili per porosità
ed in parte permeabili per fratturazione);
• aree con problematiche morfologiche (aree con pendenze significative) nel solo lato
Ovest della struttura in progetto.
Figura 5 - Estratto carta di sintesi (non in scala). In magenta l’area in esame.
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Per quanto riguarda i vincoli presenti sul territorio, sulla Carta dei Vincoli è evidenziato:
• interferenza con le fasce di rispetto idraulico della Roggia di Tabiago nel settore Est;
• vicinanza, ma non interferenza, con i Geositi (elementi di pregio morfologico), posti a
Nord della via V. Veneto.
Figura 6 - Estratto carta dei vincoli (non in scala). In arancione l’area in esame.
3.2 Studio del Reticolo Idrico
Lo strumento di riferimento per l’identificazione del reticolo idrografico minore e principale è
lo studio redatto ai sensi del d.g.r. 25/01/2002 n. VII/7868 e s.m.i. che permette alle Ammini-
strazioni comunali di esercitare le attività di polizia idraulica sul reticolo di propria competen-
za (reticolo idrico minore). Il comune di Nibionno è dotato di tale studio, risalente al 2010.
Il sito di intervento interferisce con un corso d’acqua appartenente al reticolo idrico minore: la
Roggia di Tabiago (vedi figura 7).
Si tratta di una roggia che nasce in comune di Costa Masnaga, entra in comune di Nibionno
in corrispondenza del confine nord-orientale, ed attraversa il suo territorio nel settore centra-
le, con andamento quasi parallelo a quello della S.S. 36, che attraversa, intubato, in tre tratti.
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Figura 7 – Stralcio dell’Allegato 1 dello studio reticolo idrico minore. In verde l’area in esame.
Il sito di intervento interferisce con le fasce di rispetto della Roggia di Tabiago, attribuita al
reticolo idrico minore, per cui vengono individuate fasce di rispetto di ampiezza pari a 10 m,
come ricavabile dagli stralci delle norme di seguito riportate.
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L’opera in progetto, costituita da attraversamento, è consentita, fatta salva la dimostrazione
della compatibilità idraulica secondo i disposti dell’art.5 della NtA del reticolo idrico minore.
4 - ASPETTI SISMICI
4.1 Zonizzazione sismica Nazionale e Regionale
In merito all’applicazione dell'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del
20 Marzo 2003, è stata redatta una mappa della pericolosità sismica di base per tutto il terri-
torio nazionale, con l’individuazione di quattro zone sismiche a pericolosità decrescente (zo-
na 1, zona 2, zona 3, zona 4) e la formazione degli elenchi dei comuni compresi in ciascuna
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zona.
Ogni zona sismica è contrassegnata da un diverso range di valori del parametro ag corri-
spondente alla accelerazione di picco orizzontale del suolo, con probabilità di superamento
del 10% in 50 anni, riferiti a suoli rigidi, espressa come frazione dell'accelerazione di gravità
g, secondo la seguente tabella.
• Zona 1: è la zona più pericolosa, dove possono verificarsi forti terremoti
• Zona 2: zona in cui possono verificarsi terremoti abbastanza forti
• Zona 3: zona in cui possono verificarsi scuotimenti modesti
• Zona 4: zona meno pericolosa; possibilità di danni sismici bassa
L’Ordinanza PCM 3274 ha richiesto anche la compilazione di una nuova mappa di pericolosi-
tà del territorio Nazionale espressa in termini di accelerazione massima del suolo con proba-
bilità di eccedenza del 10% in 50 anni riferita a suoli molto rigidi (Vs30> 800 m/s).
Tale mappa è stata approvata con Ordinanza PCM 28 aprile 2006 n. 3519.
La Regione Lombardia, con d.g.r. 7 novembre 2003 n. 7/14964 ha stabilito la classificazione
sismica dei singoli comuni proposta dalla OPCM sopracitata ed ha stabilito i modi e i tempi di
applicabilità della nuova normativa sismica sia per le costruzioni esistenti che per quelle futu-
re. Al comune di Nibionno è stata in tale fase attribuita la zona sismica 4.
La d.g.r. 11 luglio 2014 - n. X/2129 “Aggiornamento delle zone sismiche in Regione Lombar-
dia (l.r. 1/2000, art. 3, c. 108, lett. d)” ha provveduto all’aggiornamento della classificazione
sismica dei Comuni. La delibera in oggetto, pubblicata sul B.U.R.L. n. 29, S.O., del
16/7/2014.
Secondo questa nuova classificazione al Comune di Nibionno è stata attribuita la zona si-
smica 3.
L’OPCM n. 3274/2003, oltre a definire una nuova classificazione dei Comuni nazionali, ha
introdotto una classificazione del sottosuolo in “categorie sismiche”, basata sulla stima di al-
cuni parametri fondamentali (Vs, Nspt, Cu, profondità del bedrock). Ad ogni categoria, sono
stati attribuiti i valori dei parametri dello spettro di risposta per la stima delle azioni sismiche
di progetto. Questa classificazione è stata ripresa nel D.M. 14/01/2008 (Norme Tecniche per
le Costruzioni).
Le tabelle riportate alla pagina seguente riassumono la classificazione del sottosuolo, se-
condo le citate “categorie sismiche”.
Poiché la struttura in esame ricade in zona sismica 3, oltre alla normale procedura di deter-
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minazione dell’azione sismica, ai sensi della DGR n.IX/2616 del 30-11-2011, è risultato ne-
cessario effettuare approfondimenti sismici.
4.2 Amplificazione sismica locale - secondo livello di approfondimento sismico
Le particolari condizioni geologiche e geomorfologiche di una zona (definite come “condizioni
locali”) possono influenzare la pericolosità sismica di base, producendo effetti diversi che de-
vono essere considerati nella valutazione generale della pericolosità sismica dell’area stes-
sa.
Tali effetti vengono distinti in funzione del comportamento dinamico dei materiali coinvolti, ri-
cavabile dall’identificazione delle caratteristiche del terreno presente nell’area.
In funzione di tali caratteristiche, si distinguono due gruppi di effetti locali:
� Effetti di sito o di amplificazione sismica locale: interessano tutti i terreni che mostrano un
comportamento stabile nei confronti delle sollecitazioni sismiche attese. Gli effetti sono
rappresentati dall’insieme delle modifiche in ampiezza, durata e contenuto in frequenza
che un moto sismico (terremoto di riferimento) relativo ad una formazione rocciosa di ba-
se (bedrock) può subire a causa dell’interazione delle onde sismiche con le particolari
condizioni locali. Tali effetti si distinguono in:
• effetti di amplificazione topografica: si verificano quando le condizioni locali sono ca-
ratterizzate da morfologie articolate ed irregolari;
• effetti di amplificazione litologica: si verificano quando le condizioni locali sono rap-
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presentate da morfologie sepolte e da particolari profili stratigrafici costituiti da litolo-
gie con determinate proprietà meccaniche.
� Effetti di instabilità: interessano tutti i terreni che mostrano un comportamento instabile o
potenzialmente instabile nei confronti delle sollecitazione sismiche attese e sono rappre-
sentati da fenomeni di instabilità consistenti in collassi e/o movimenti di grandi masse di
terreno.
La valutazione degli effetti sismici di sito riportata nella delibera di riferimento (d.g.r. 22 di-
cembre 2005 n. 8/1566 “Criteri ed indirizzi per la definizione della componente geologica, i-
drogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio, in attuazione dell’art. 57, comma
1, della l.r. 11 marzo 2005, n. 12” e successive modifiche) prevede tre livelli di approfondi-
mento con grado di dettaglio crescente:
• 1° livello: da realizzarsi in fase di pianificazione urbanistica;
• 2° livello: obbligatorio per i Comuni ricadenti in Zona Sismica 4 in aree classificate Z3 e
Z4 solo per progettazione di edifici strategici e/o rilevanti;
• 3° livello: da realizzarsi, se necessario, in fase di progettazione.
Il 1° livello consiste in un approccio qualitativo e costituisce lo studio propedeutico ai succes-
sivi livelli di approfondimento. Si tratta di un metodo empirico che permette l’individuazione
delle zone dove i diversi effetti prodotti dall’azione sismica sono prevedibili, sulla base di os-
servazioni geologiche e sulla raccolta dei dati disponibili.
Lo Studio Geologico Comunale di Nibionno ha effettuato il primo livello di approfondimento
sismico su l’intero territorio comunale inserendo il sito in esame nei seguenti scenari (vedi fi-
gura 8):
• Z4a zona di fondovalle e di pianura con presenza di depositi alluvionali e/o fluviogla-
ciali granulari e/o coesivi (effetti litologici)
• Z5 zona di contatto stratigrafico e/o tettonico tra litotipi con caratteristiche fisico-
meccaniche molto diverse (comportamenti differenziali) nella porzione Ovest della
struttura
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Figura 8 - Estratto carta di PSL (non in scala)
Lo scenario Z4 impone di effettuare il secondo livello di approfondimento sismico.
Lo scenario Z5 non richiede di effettuare ulteriori approfondimenti sismici in quanto tale sce-
nario esclude la possibilità di costruzioni a cavallo dei due litotipi. In fase progettuale tale li-
mitazione può essere rimossa qualora si operi in modo tale da avere un terreno di fondazio-
ne omogeneo. Nell’impossibilità di ottenere tale condizione, si dovranno prevedere opportuni
accorgimenti progettuali atti a garantire la sicurezza dell’edificio. Nello specifico progetto in
esame, si prevede la realizzazione di fondazioni profonde impostate omogeneamente su
I
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substrato roccioso per i punti di appoggio della passerella in progetto, superando pertanto la
problematica imposta dallo scenario Z5.
L’applicazione del 2° livello consente l’individuazione di aree in cui la normativa nazionale ri-
sulta insufficiente a salvaguardare dagli effetti di amplificazione sismica locale (Fattore di
amplificazione calcolato superiore ai Fattori di amplificazione di soglia comunali forniti dal
Politecnico di Milano).
La metodologia utilizzata per la stima semiquantitativa della risposta sismica dei terreni in
termini di valore di fattore di amplificazione locale è stata applicata secondo la procedura in-
dicata riportata nella d.g.r. 22 dicembre 2005 n. 8/1566 e s.m.i..
Di seguito vengono riportati i valori di soglia del Fattore di Amplificazione calcolati dal Poli-
tecnico di Milano per il Comune di Nibionno.
CATEGORIA DI SUOLO
FATTORE DI AMPLIFICAZIONE
Intervallo di periodo 0.1-0.5 s
FATTORE DI AMPLIFICAZIONE
Intervallo di periodo 0.5-1.5 s
B 1,4 1,7 C 1,8 2,4 D 2,2 4,2
E 2,0 3,1
Tabella 1 - Fattori di amplificazione per periodi e suoli differenti del comune di Nibionno
4.3 Indagini sismiche in sito
Al fine di procedere ad una caratterizzazione sismica locale dei terreni, è stata eseguita
un’indagine geofisica con misurazione del rumore sismico ambientale mediante Tromino.
Sono state effettuate n. 3 misure di microtremore ambientale della durata di 20 minuti cia-
scuna con un tromografo digitale progettato specificatamente per l’acquisizione del rumore
sismico. Lo strumento di misura è dotato di tre sensori elettrodinamici (velocimetri) orientati
N-S, E-W e verticalmente ed è fornito di GPS interno. I dati di rumore, amplificati e digitaliz-
zati a 24 bit equivalenti, sono stati acquisiti alla frequenza di campionamento di 128 Hz.
4.3.1 - Microtremori ambientali
Il rumore sismico ambientale, presente ovunque sulla superficie terrestre, è generato dai fe-
nomeni atmosferici (onde oceaniche, vento) e dall’attività antropica oltre che, ovviamente,
dall’attività dinamica terrestre. Viene definito microtremore in quanto riguarda oscillazioni di
ridotta entità, molto più piccole di quelle indotte dai terremoti. I metodi che si basano sulla
sua acquisizione si dicono passivi in quanto il rumore non è generato ad hoc, come ad e-
sempio le esplosioni della sismica attiva. L’utilizzo della tecnica HVSR comporta la misura-
zione di tali microtremori naturali.
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4.3.2 - Basi teoriche
Dai primi studi di Kanai (1957) in poi sono stati proposti diversi metodi per estrarre
l’informazione relativa al sottosuolo a partire dagli spettri del rumore sismico registrati in un
sito. Tra questi, la tecnica che si è maggiormente consolidata nell’uso è la tecnica dei rappor-
ti spettrali tra le componenti del moto orizzontale e quella verticale (HVSR), applicata da No-
goshi e Igarashi (1970).
Il metodo fu in seguito reso popolare principalmente da Nakamura (1989) come strumento
per la determinazione dell’amplificazione sismica locale; sebbene su questo punto non sia
ancora stato raggiunto consenso, è invece ampiamente riconosciuto che l’HVSR è in grado
di fornire stime affidabili delle frequenze principali di risonanza dei sottosuoli.
Riconosciuta questa capacità e dato che, se è disponibile una stima delle velocità delle onde
elastiche, le frequenze di risonanza possono essere convertite in stratigrafia, ne risulta che il
metodo HVSR può essere in linea di principio usato come strumento stratigrafico. Le basi
teoriche dell’HVSR sono relativamente semplici in un sistema stratificato in cui i parametri
variano solo con la profondità (1-D). Si consideri il sistema di figura 2, in cui gli strati 1 e 2 si
distinguono per le diverse densità (ρ1 e ρ2) e le diverse velocità delle onde sismiche (V1 e
V2).
Figura 9 - Modello di suolo costituito da due strati a diverse velocità delle onde sismiche e densità
Un’onda che viaggia nel mezzo 1 viene (parzialmente) riflessa dall’orizzonte che separa i
due strati; l’onda così riflessa interferisce con quelle incidenti, sommandosi e raggiungendo
le ampiezze massime (condizione di risonanza) quando la lunghezza dell’onda incidente (λ)
è 4 volte (o suoi multipli dispari) lo spessore H del primo strato.
In altre parole la frequenza fondamentale di risonanza (fr) dello strato 1 relativa alle onde P è
pari a:
fr = VP1/(4 H)
mentre quella relativa alle onde S è:
fr = VS1/(4 H)
Teoricamente questo effetto è sommabile cosicché la curva HVSR mostra come massimi re-
lativi le frequenze di risonanza dei vari strati. Questo, insieme ad una stima delle velocità, è
in grado di fornire previsioni sullo spessore H degli strati.
Questa informazione è per lo più contenuta nella componente verticale del moto ma la prassi
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di usare il rapporto tra gli spettri orizzontali e quello verticale, piuttosto che il solo spettro ver-
ticale, deriva dal fatto che il rapporto fornisce un’importante normalizzazione del segnale per
il contenuto in frequenza, per la risposta strumentale e per l’ampiezza del segnale quando le
registrazioni vengono effettuate in momenti con rumore di fondo più o meno alto.
La normalizzazione, che rende più semplice l’interpretazione del segnale, è alla base della
popolarità del metodo. Si rileva inoltre come i microtremori siano solo in parte costituiti da
onde di volume, P o S, e in misura molto maggiore da onde superficiali, in particolare da on-
de di Rayleigh (Lachet e Bard, 1994).
Tuttavia ci si può ricondurre a risonanza delle onde di volume poiché le onde di superficie
sono prodotte da interferenza costruttiva di queste ultime è poiché la velocità dell’onda di
Rayleigh è molto prossima a quella delle onde S.
L’applicabilità pratica delle formule sopra indicate è stata già dimostrata in molti studi sia
nell’ambito della prospezione geofisica che nell’ambito ingegneristico (per un riassunto cf.
Gallipoli et al., 2000; Mucciarelli e Gallipoli, 2001; Castellaro et al., 2005). Poiché la situazio-
ne illustrata è tipica delle coltri sedimentarie sovrastanti basamenti rocciosi, il metodo HVSR
è parso immediatamente applicabile alla determinazione dello spessore delle coltri sedimen-
tarie.
4.3.3 - Procedura di analisi
L’indagine prevede l’acquisizione del rumore sismico nelle sue tre componenti attraverso un
tromografo digitale ad alta sensibilità (TROMINO® - vedi Figura ).
Lo strumento è dotato di tre velocimetri che misu-
rano le componenti N-S, E-W, e verticale del tre-
more che vengono amplificate, digitalizzate e
memorizzate nella memoria dello strumento. La
durata di acquisizione per ogni sondaggio è stata
di 20 minuti.
Il segnale acquisito viene quindi rielaborato me-
diante software dedicato (Grilla®). Esso procede
nel seguente modo:
• Suddivide la registrazione in finestre della durata di qualche decina di secondi ciascuna;
• Elimina il trend da ciascuna finestra;
• Ne fa il “taper” con una finestra Bartlett;
• Fa il “pad” di ciascuna finestra con degli zero;
Ripresa fotografica tromografo digitale
TROMINO® per acquisizione microtremori
sismici ambientali
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• Calcola la trasformata di Fourier (FFT) per ciascuna finestra;
• Calcola lo spettro di ampiezza per ciascuna finestra;
• Liscia ciascuna finestra secondo una funzione di lisciamento prescelta;
• Calcola il rapporto spettrale HVSR ad ogni frequenza per ciascuna finestra;
• Calcola la funzione HVSR finale effettuando la media di tutte le finestre. Per produrre l’HVSR
finale le componenti orizzontali sono mediate tra loro con la media quadratica e vengono poi
divise per la componente verticale.
Le profondità H delle discontinuità sismiche sono state ricavate tramite la formula di seguito
riportata in cui V0 è la velocità al tetto dello strato, a un fattore che dipende dalle caratteristi-
che del sedimento (granulometria, coesione ecc.) e ν la frequenza fondamentale di risonan-
za (cf. ad esempio Ibs-Von Seht e Wohlenberg, 1999).
In presenza di variazioni litologiche, il rapporto H/V (componenti orizzontali/componenti verti-
cali) mostra dei picchi in corrispondenza di determinate frequenze. Tali picchi sono tanto più
marcati, quanto il cambiamento di litologia è netto e la loro posizione è funzione sia della pro-
fondità di tale variazione, che della velocità di trasmissione delle onde Vs nello strato supe-
riore all’interfaccia di variazione. Per risalire alla profondità delle variazione litologiche si ri-
corre a punti di taratura a stratigrafia nota.
4.3.4 - Risultati indagine
I diagrammi dei sondaggi sismici eseguiti sono riportati in allegato 2, unitamente alla sintesi e
validazione delle acquisizioni secondo le linee guida del progetto Sesame.
Le misurazioni tromografiche denominate T1, T2 e T3 sono state eseguite in corrispondenza
dei sondaggi S1 e S2, come indicato nella Tavola 2 in allegato. Nella Figura 10 è sintetizzata
la curva HVSR delle misure effettuate. Le frecce indicano i picchi ascrivibili a contrasti di im-
pedenza di natura stratigrafica.
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Figura 10 – Diagrammi H-V dei tre sondaggi sismici effettuati. Le frecce indicano i contatti di natura
stratigrafica
• In tutte e tre le misure svolte risulta assai evidente un primo picco nel rapporto H/V posto a
frequenza di 6,09 Hz (T1 e T2) e 7,53 Hz (T3). Il segnale sismico associato a tale contatto
si presenta stabile ed omnidirezionale, ad indicare la natura stratigrafica del contatto. Tale
contatto è associabile al passaggio tra coperture detritiche e substrato roccioso, come te-
stimoniato dal fatto che a frequenze inferiori il rapporto H/V tende a valori unitari.
• Si osserva che lo spessore delle coperture detritiche nei punti T1 e T2 è praticamente i-
dentico, in quanto sono sovrapponibili i picchi nel diagramma H-V.
• Si è proceduto alla inversione delle curve sperimentali, utilizzando come punti di taratura
le stratigrafie dei sondaggi svolti. Tale procedura consente di ricavare il diagramma delle
velocità sismiche (Vs) con la profondità (vedi allegato 2).
• Nella prova T1 emerge la presenza di un modesto picco a frequenza di 46,3 Hz, identifica-
tivo di discontinuità posta entro il primo metro di profondità.
Adottando i dati dei due sondaggi S1 e S2 più prossimi al sito di indagine sismica per opera-
re l’inversione del segnale sismico si ottiene la stratigrafia sismica sintetizzata nelle Tabelle 2
e 3.
Tabella 2 - stratigrafia sismica T1 e T2. Punto taratura sondaggio stratigrafico S1
Orizzonte Profondità alla
base strato [m] Spessore strato [m] Vs [m/s] Interpretazione stratigrafica
1 0,00 - 0,80 0,00 - 0,80 150 Orizzonte rimaneggiato
2 16,00 - 16,80 16,00 - 16,80 330-340 Depositi detritici mediamente
compatti
3 - - 880 Substrato roccioso
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Tabella 3 - stratigrafia sismica T3. Punto taratura sondaggio stratigrafico S2
Orizzonte Profondità alla
base strato [m] Spessore strato [m] Vs [m/s] Interpretazione stratigrafica
1 12,50 12,50 330 Depositi detritici mediamente
compatti
2 - - 850 Substrato roccioso
L’indagine sismica, consente di attribuire, nei punti di indagine T1, T2 e T3 la categoria di sot-
tosuolo E (terreni dei sottosuoli di tipo C o D per spessore non superiore a 20 m, posti su sub-
strato di riferimento con Vs>800 m/s).
Le misurazioni effettuate permettono di ricavare più frequenza proprie di risonanza del si-
to, di cui quella predominante è posta a 6,09 Hz, con un periodo di risonanza pari a
0,16 s.
4.4 Determinazione dei fattori di amplificazione locale - amplificazione litologica
Attraverso i risultati delle indagini condotte, è stato possibile utilizzare la procedura riportata
nella normativa di riferimento per la determinazione dei fattori di amplificazione litologica lo-
cale.
Per lo scenario Z4a, è stata utilizzata la scheda di riferimento proposta per litologie prevalenti
limoso-sabbiose di tipo 2 (vedi figura seguente).
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Tale scheda ricomprende nel campo di variabilità il profilo di velocità delle Vs determinato
con le prove sperimentali (vedi curve sperimentali in colore magenta).
Il periodo di risonanza proprio del sito è stato determinato per via sperimentale tramite
l’indagine tromografica, ed è risultato pari a T = 0,16 s.
Sono stati quindi determinati i valori di Fa per i due intervalli di periodo 0,1-0,5 s e 0,5-1,5 s.
PERIODO 0,1 - 0,5 s (strutture rigide e basse)
Nel grafico della scheda di riferimento riportata nella pagina precedente sono riportate tre dif-
ferenti curve sulla base dello spessore e della velocità delle onde S del primo strato sismico.
Il sito in esame è risultato compatibile con la curva di colore blu (curva n.3).
Di seguito viene ricavato il valore di Fa .
T = 0,16 ⇒⇒⇒⇒ Fa = 1,4
PERIODO 0,5 - 1,5 s (strutture flessibili e alte)
Il grafico per questo intervallo di periodo riporta un’unica curva di riferimento.
E’ stato ricavato il valore di Fa riferito al periodo ricavato:
T = 0,16 ⇒⇒⇒⇒ Fa = 1,08
4.5 Discussione dei risultati
Le indagini condotte hanno ricavato un assetto stratigrafico e dei valori di velocità delle onde
S che corrisponde ad un terreno di categoria sismica E.
Nella Tabella 4 riassuntiva sono riportati i valori di fattore di amplificazione ottenuti con il me-
todo semplificato, comparati con i valori di soglia per un terreno di tipo E proposti dalla nor-
mativa vigente per il comune di Nibionno.
Tabella 4 – Sintesi analisi sismica di secondo livello
Periodo proprio del sito
Intervallo (0.1-0.5)
Valore di soglia
Intervallo (0.5-1.5)
Valore di soglia
0,16
Fa =
1,40+0.1=1.50
2,0 Fa =
1,08+0.1=1.18 3,1
L’analisi effettuata tramite le schede di valutazione indicano che il valore del Fattore di Ampli-
ficazione determinato per il caso in esame è inferiore ai valori di soglia stabiliti per il comune
di Nibionno, pertanto i valori di azione sismica previsti dalla normativa nazionale sono suffi-
cienti a tenere in considerazione i possibili effetti di amplificazione litologica del sito esamina-
to.
I dati d’ingresso utilizzati per la procedura sopra riportata consentono di assegnare ai risultati
ottenuti un livello di attendibilità alto.
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4.6 Definizione dell’azione sismica di base
Con il Decreto Ministeriale del 14 gennaio 2008 sono state approvate le nuove Norme Tecni-
che per le Costruzioni. La parte relativa alla determinazione delle azioni sismiche rappresen-
ta una delle principali novità del nuovo testo normativo. Viene definitivamente abbandonato il
concetto di “Zone Sismiche” e viene introdotto il concetto di pericolosità sismica di base in
condizioni di campo libero su sito di riferimento rigido (di categoria A) con superficie topogra-
fica orizzontale.
La “pericolosità sismica di base” costituisce quindi l’elemento di conoscenza primario per la
determinazione delle azioni sismiche da applicare alla progettazione strutturale dei manufatti.
Il modello di riferimento per la descrizione del moto sismico in un punto della superficie del
suolo è costituito dallo spettro di risposta elastica costituito da uno spettro normalizzato con-
siderato indipendente dal livello di sismicità, moltiplicato per il valore dell’accelerazione mas-
sima (ag x S) del terreno che caratterizza il sito di fondazione.
Gli spettri sono definiti in base a tre parametri fondamentali:
� ag : accelerazione orizzontale massima del terreno;
� F0 : valore massimo del fattore di amplificazione dello spettro;
� Tc* : periodo di inizio del tratto a velocità costante dello spettro in accelerazione.
Questi parametri sono calcolati in funzione del “reticolo di riferimento”. Sul territorio italiano è
infatti stata individuata una maglia di circa 10 km di lato, associando a ciascun nodo la defi-
nizione di tali parametri. Partendo dai valori nei nodi, per ogni punto individuato sul territorio
mediante le sue coordinate geografiche (longitudine, latitudine) e attraverso interpolazione, è
possibile individuare i parametri di pericolosità sismica per un periodo di ritorno (TR) asse-
gnato. II periodo di ritorno viene valutato in funzione della “Vita di Riferimento” (VR) ed in ba-
se alla corrispondente probabilità del suo superamento allo stato limite che si intende verifi-
care. La “Vita di Riferimento” (VR) viene calcolata in funzione della “Vita Nominale” e del
“Coefficiente d’uso” (CU).
Per l’opera in esame, è stata considerata una Vita nominale delle opere (VN) 50 anni.
E’ stata inoltre valutata una classe d’uso II (coefficiente Cu=1,0).
Il periodo di riferimento dell’azione sismica è quindi pari a 50 anni.
Eventuali diverse indicazione da parte dei Progettisti dell’opera comporterà la ridetermina-
zione dell’azione sismica.
Dall’elaborazione (effettuata con il programma online Geostru PS Parametri sismici) si otten-
gono i parameri di azione sismica per i diversi stati limite.
La definizione delle azioni di progetto comporta, oltre alla conoscenza della “pericolosità si-
smica di base”, la definizione di altri parametri. Si tratta in pratica di “modificare” la forma
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spettrale del sottosuolo di categoria A, attraverso un coefficiente stratigrafico (Ss), un coeffi-
ciente topografico (St) e un coefficiente in funzione della categoria (Cc) che modifica il valore
del periodo TC. Si rammenta altresì che i calcoli di seguito sviluppati, come riportato al par.
3.2.3.2 delle NTC, consentono di definire lo spettro di risposta elastico in accelerazione per
strutture con periodo fondamentale minore od uguale a 4,0 s. Qualora venga definito un pe-
riodo fondamentale, per l’opera in progetto, superiore a 4,0 s, l’azione sismica deve essere
definita mediante accelerogrammi determinati ad hoc.
Nel caso in esame, le indagini e gli approfondimenti condotti portano a far ritenere utilizzabile
la categoria topografica T1 (superficie pianeggiante, pendii e rilievi isolati con inclinazione
media i<15° - nello specifico applicata in quanto pendio con altezza inferiore a 30 m) e per
quanto riguarda la categoria di suolo la Categoria E.
Pertanto:
• Vita nominale: 50 anni
• Classe d'uso: II
• Categoria sottosuolo: E
• Categoria topografica: T1
Nella seguente tabella 5 sono sintetizzati i parametri sismici specifici per il sito in esame.
Stati limite PVR (%)
Tr (anni)
ag (g) Fo Tc
(s)
Coefficienti sismici fondazioni
Ss CC St kh kv A
max (m/s2)
βs
SLE SLO 81 30 0,018 2,573 0,158 1,60 2,40 1,00 0,006 0,003 0,286 0,20 SLD 63 50 0,023 2,551 0,185 1,60 2,26 1,00 0,007 0,004 0,364 0,20
SLU SLV 10 475 0,049 2,630 0,277 1,60 1,92 1,00 0,016 0,008 0,775 0,20 SLC 5 975 0,060 2,665 0,298 1,60 1,87 1,00 0,019 0,010 0,941 0,20
Tabella 5 - Parametri sismici e coefficienti sismici sito
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5 - INDAGINI IN SITO
5.1 Sondaggi a carotaggio continuo
Al fine di definire il modello geologico del sottosuolo si è proceduto alla effettuazione di inda-
gini di tipo diretto. Sono stati eseguiti n. 3 sondaggi a carotaggio continuo la cui ubicazione è
riportata nella Tavola 2 in allegato. Le profondità raggiunte dai sondaggi sono sintetizzate
nella Tabella 2. Tali indagini sono state realizzate nei giorni dal 16 al 17 febbraio 2016.
Nell’allegato 1 sono riportate le stratigrafie e la documentazione fotografica delle indagini.
Tabella 6 - Sintesi dei dati indagine geognostica
Sondaggio
Profondità
massima
(m)
Prove SPT
Note
Soggiacenza falda da
p.c.
(m)
S1 22,0 n.6 Attrezzato con
piezometro 2” -4,30
S2 20,0 n.6 - -
S3 20,0 n.6 - -
Per quanto riguarda la modalità di avanzamento nei terreni è stato utilizzato il sistema a ca-
rotiere semplice con diametro di 101 mm e lunghezza 1,5 m. A seguito di ogni manovra si è
proceduto all’approfondimento del tubo di rivestimento avente diametro di 127 mm per impe-
dire il collasso del foro, ad esclusione per i tratti in roccia stabile. I campioni estratti dai caro-
tieri (carote) sono stati sistemati in apposite cassette catalogatrici. Sono quindi state redatte
le stratigrafie tecniche delle carote estratte (vedi allegato 1).
Al termine della perforazione il foro di sondaggio S1 è stato attrezzato con piezometro micro
fessurato di diametro 2”, i fori di sondaggio S2 ed S3 sono stati ritombati.
I dati dei sondaggi a carotaggio continuo, ben correlabili tra di essi, indicano la presenza di
un terreni superficiali rimaneggiati e di riporto (rilevati stradali esistenti), passanti, nei son-
daggi S1 ed S2 a depositi glaciali e glaciolacustri. Tutte le perforazioni di sondaggio hanno
intercettato il substrato calcareo marnoso.
5.2 Prove SPT in foro di sondaggio
Le prove S.P.T. (Standard Penetration Test), praticate nei fori dei sondaggi, permettono di
determinare le variazioni della resistenza alla penetrazione lungo la verticale. Si tratta di una
prova puntuale e quindi si ottengono solo diagrammi discontinui in cui si ha la resistenza alla
penetrazione in funzione della profondità. La prova si esegue durante la perforazione. Consi-
ste nel registrare il numero di colpi necessari per far penetrare di 45 cm nel terreno a fondo
foro un tubo campionatore di dimensioni standard (campionatore Raymond) collegato alla
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superficie mediante batteria di aste in testa alle quali agisce un maglio del peso di 63,5 kg
che cade liberamente da un’altezza di 0,76 m. Nel caso di terreni grossolani o con clasti,
come nel caso in esame, è consentito l’uso di una punta chiusa con apertura 60°.
La prova prevede l‘infissione preliminare di 15 cm contando ed annotando il numero di colpi
del maglio (N1), fino ad un massimo di 50 colpi; successivamente si procede all‘infissione del
tratto di 30 cm contando ed annotando il numero di colpi relativi ai primi 15 cm (N2) in ed ai
secondi 15 cm (N3) fino ad un massimo di 100 colpi per un avanzamento minore o uguale a
30 cm. I valori riferiti ai primi 15 cm generalmente non vengono considerati in quanto rappre-
sentativi di un terreno disturbato dalla perforazione.
Nspt = N2 + N3
Per il presente studio sono state eseguite un totale di n. 18 prove SPT con punta chiusa. I
risultati ottenuti sono riassunti nella tabella 7 e nei grafici seguenti.
Tabella 7 – risultati prova SPT
profondità (m) N1 N2 N3 Nspt
3.00 - 3.45 1 1 5 6 S1 4.50 - 4.95 2 3 4 7
6.00 - 6.45 3 4 3 7 9.00 - 9.45 1 3 6 9 12.00 - 12.45 >50 - - rifiuto 15.00 - 15.45 >50 - - rifiuto 3.00 - 3.45 4 11 8 19
S2 6.00 - 6.45 2 3 6 9 9.00 9.45 4 5 7 12
12.00 - 12.45 >50 - - rifiuto 15.00 - 15.45 >50 - - rifiuto 18.00 - 18.45 >50 - - rifiuto 1.50 - 1.95 >50 - - rifiuto
S3 3.00 - 3.45 >50 - - rifiuto 4.50 - 4.95 >50 - - rifiuto 6.00 6.45 >50 - - rifiuto 7.50 - 7.95 >50 - - rifiuto 9.00 9.45 >50 - - rifiuto
N.B.: - le profondità sono riferite da p.c. (quota inizio sondaggio)
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Dott. Geol. Paolo Dal Negro 31
5.3 Piezometro
Al fine di definire la presenza di acque sotterranee nel sito di indagine si è proceduto
all’installazione di un piezometro nel foro di sondaggio S1. Il piezometro, della tipologia a tu-
bo aperto è costituito da uno o più tubi fessurati. All’interno del piezometro l’acqua si stabiliz-
za ad un livello che rappresenta il livello medio della falda acquifera circostante.
Nel sondaggio S1 è stato installato piezometro microfenestrato del diametro 2”, con tratti fe-
nestrati posti da quota -3 m a -19 m. L’intercapedine tra foro piezometro è stata riempita di
pietrischetto.
E’ stata rilevata la presenza di falda idrica, con quota di stazionamento, alla data del
17/02/2016, di -4,30 m dal p.c..
Tale livello di soggiacenza si correla con la quota di scorrimento delle acque nella Roggia di
Tabiago.
6 – RILIEVO GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO
E’ stato effettuato un accurato rilievo dei luoghi e di un suo intorno significativo al fine di rica-
vare dati circa il modello geologico del sito e per evidenziare eventuali situazioni geomorfo-
logiche che potessero interagire negativamente con le opere in progetto.
Il rilievo dei siti consente di ben individuare la morfologia del rilevato stradale di accesso al
ponte di via Vittorio Veneto, di chiara matrice antropica, e con altezza massima rispetto
all’originario piano campagna pari a circa 9 m. Tale informazione ben collima con i dati delle
perforazioni di sondaggio.
La Roggia di Tabiago viene attraversata dalla strada esistente tramite uno scatolare di di-
mensioni pari a 2 m x 3 m. A valle dell’attraversamento sono presenti alcuni scarichi, autoriz-
zati, sia in sinistra che in destra idrografica. Si osserva che l’ansa che descrive la roggia im-
mediatamente a valle dell’attraversamento mostra segni di erosione spondale. Alcuni feno-
meni erosivi si osservano anche allo sbocco della tombinatura (vedi Tavola 2 per ubicazio-
ne).
Lungo l’incisione dell’alveo sono visibili i depositi costituenti il primo sottosuolo, costituito da
ghiaie e sabbie a supporto di matrice, con clasti, in prevalenza calcarei, da subarrotondati a
sub angolosi.
Lungo il lato Est dell’attraversamento esistente il substrato roccioso è visibile all’imbocco del-
la via per Mongodio. Si tratta di calcari marnosi, di colore beige, a stratificazione abbastanza
regolare verso Nord (055°/50°). Non è visibile substrato roccioso nell’alveo della roggia.
E’ invece assai ben visibile il substrato roccioso lungo il lato Ovest del ponte esistente.
All’altezza della via Vittorio Veneto si osservano calcari marnosi di colore grigio, appartenenti
alla formazione di Brenno, ben stratificati, con immersione verso Nord (008°/41°). Si osserva
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un contatto stratigrafico con una porzione di marne calcaree, sempre appartenenti alla me-
desima formazione, ma di colore marcatamente rossastro. Tale lembo, affiorante anche in
prossimità del piano di appoggio del pilone esistente, si contraddistingue per lieve incremen-
to della frazione pelitica rispetto a quella calcarea.
L’analisi di dettaglio del substrato roccioso affiorante in tale ambito indica la presenza di roc-
cia in genere ben stratificata, in strati da medi a sottili, immergente verso Nord ad angolo in-
termedio. La stratificazione risulta quasi verticalizzata in prossimità di faglie, di tipo inverso,
che tagliano l’affioramento pochi metri a Nord del ponte esistente.
Circa 200 m a Nord del ponte di via V. Veneto, si osserva il passaggio stratigrafico alla più
recente formazione di Tabiago, costituita da marne calcaree dal caratteristico colore rossa-
stro. Anche tali marne mostrano stratificazione regolarmente immergente verso Nord.
Le coperture detritiche in prossimità del settore Ovest del ponte esistente sono costituite da
ghiaie e sabbie con ciottoli arrotondati, di probabile origine fluvioglaciale.
Non sono stati osservati siti con venuta a giorno di acque sotterranee in prossimità del ponte
esistente.
Alla data del rilievo non sono stati riscontrati fenomeni significativi di dinamica geomorfologi-
ca in atto o potenziale che possano interferire negativamente con il sito di intervento o pre-
giudicare la stabilità dei siti. Si osservano unicamente alcuni locali fenomeni erosivi lungo le
sponde della roggia di Tabiago, in parte mitigati da opere di consolidamento spondale esi-
stenti (scogliere e gabbionate).
Gli elementi salienti derivanti dal rilievo geologico e geomorfologico dei siti sono sintetizzati
nella Tavola 2 in allegato.
Figura 11 – Roggia di Tabiago. Sono visibili gli scarichi nella porzione destra della foto
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Figura 12 – Roggia di Tabiago. Erosioni in corrispondenza del meandro a valle tombinatura.
Figura 13 – Affioramenti di roccia – Lato Ovest ponte esistente
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Figura 14 – Formazione di Brenno – Lato Ovest ponte esistente. Contatto stratigrafico porzione beige
– porzione rossastra.
Figura 15 – Affioramenti depositi ghiaiosi di natura fluvioglaciale – lato Ovest ponte esistente
7 - MODELLO GEOLOGICO DEL SOTTOSUOLO
Sulla scorta delle analisi ed indagini condotte è possibile definire il modello geologico del sot-
tosuolo per il sito di interesse, come visualizzato nella sezione interpretativa di Tavola 2. Le
indagini geognostiche permettono di identificare gli orizzonti litotecnici di seguito descritti:
• Orizzonte U: è costituito dai materiali rimaneggiati, messi in posto antropicamente
per la formazione del rilevato di via V. Veneto e della banchina stradale della S.S. 36.
Si tratta di terreni eterogenei, legati alle originarie modalità di messa in posto. Si os-
serva pertanto una marcata variabilità sia dei termini litologici (dai limi sabbiosi ai
blocchi) che del grado di addensamento del deposito. I valori di Nspt variano da 6 col-
pi/piede a 19 colpi/piede. Lo spessore del deposito è variabile in funzione dell’altezza
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Dott. Geol. Paolo Dal Negro 35
del rilevato.
• Orizzonte A: è costituito da depositi di origine glaciale, a prevalente componente
granulare. Lo spessore varia da 3 a 4 m e sono caratterizzati da valori di resistenza
alla penetrazione dinamica (Nspt) compresi tra 7,0 e 12,0 colpi/piede (Nspt medio pari
a 9 colpi/piede), configurandosi come terreni da poco a moderatamente addensati.
• Orizzonte B: è costituito da depositi di natura glaciolacustre, costituiti da alternanze
di sabbie ghiaiose, sabbie limose e limi argilloso sabbiosi, in genere laminati, con
contenuto fossilifero e presenza di sostanza organica, talora abbondante. Sono de-
positi a comportamento intermedio tra granulare e coesivo. Spessore molto variabile,
da pochi decimetri (S2) a 4 m (S1). L’unico dato di resistenza alla penetrazione di-
namica (Nspt) mostra valore di 9 colpi/piede, configurandosi come terreni poco ad-
densati / moderatamente consistenti.
• Orizzonte C: è costituito da depositi molto addensati, a supporto di matrice, di natura
sottoglaciale, formati da ghiaie e sabbie in matrice limosa. Determina il rifiuto
all’avanzamento delle prove SPT, mostrando quindi valore di resistenza alla penetra-
zione dinamica Nspt >50.
• Orizzonte R: è costituito dal substrato roccioso, rappresentato da marne, marne cal-
caree e calcari marnosi. In questo orizzonte si osserva il rifiuto all’avanzamento delle
prove SPT, mostrando quindi valore di resistenza alla penetrazione dinamica Nspt
>100.
8 - PARAMETRI GEOTECNICI PRELIMINARI - TERRENI
Sulla base delle indagini geognostiche svolte, alla luce delle conoscenze disponibili, sono
stati ricavati i principali parametri attribuibili agli orizzonti individuati.
La caratterizzazione geotecnica preliminare è stata svolta sulla scorta dei valori di Nspt ri-
scontrati nelle prove svolte in avanzamento nei fori di sondaggio. Adottando le correlazioni
empiriche consolidate in letteratura si sono pertanto ricavati i principali parametri fisici e geo-
tecnici, riassunti nella tabella 8.
Si rimarca che l’orizzonte U mostra notevole variabilità delle caratteristiche, con conseguente
dispersione dei parametri geotecnici salienti. La caratterizzazione di tale orizzonte è stata
pertanto improntata a scelte cautelative. Inoltre l’orizzonte B mostra comportamento inter-
medio tra granulare e coesivo, con presenza di alcuni livelli a prevalente componente coesi-
va. Si evidenzia inoltre che il locale elevato contenuto di sostanza organica può condizionare
il comportamento geotecnico di tale livello. Per tali orizzonti risulta limitante procedere alla
caratterizzazione mediante le sole prove SPT, in quanto non è possibile risalire ai valori di
coesione efficace e di deformabilità (modulo edometrico).
Passerella ciclopedonale a scavalco della S.S. 36 – Nibionno (Lc) – Relazione geologica, geotecnica, sismica
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Tabella 8 - Sintesi parametri geotecnici
Orizzonte U Orizzonte A Orizzonte B Orizzonte C
N SPT 6 - 19 7-12 9 >50
Dr (%) 47-60 45 45 85
γ (kN/m3) 16,5-17,0 17,0 16,8 19,0
γ sat (kN/m3) 19,0-20,5 20,0 19,7 21,0
φ (°) medio 26-29 29,5 27-28 38-42
caratt. 25 28,4 - -
E (kPa) 8.500 17.000 7.200 67.000
Cu (kPa) - - 20-60 -
Definizione Poco addensati Poco addensati / Mod. addensati
Poco addensati / Mod. consistenti Molto addensati
N SPT = corrispondente valore Nspt in colpi/piede
Dr = densità relativa
γ - γ sat = peso di volume e peso di volume saturo, stimato sulla scorta del grado di addensamento del
terreno
φ = angolo di attrito determinato sulla base di correlazioni in funzione della litologia presunta
Cu = coesione non drenata
E = modulo di elasticità
Le indagini geognostiche svolte consentono di caratterizzare unicamente i terreni costituenti
il sottosuolo del sito in esame. Al fine della caratterizzazione geotecnica del substrato roccio-
so, si è provveduto ad effettuare un rilievo geomeccanico ad hoc, come descritto al paragra-
fo successivo.
9 – CARATTERIZZAZIONE SUBSTRATO ROCCIOSO
9.1 Caratteri salienti substrato roccioso: le rocce deboli
La roccia, che affiora estesamente lungo il lato Ovest del ponte esistente, è costituita da cal-
cari marnosi e marne di tipo flysch, le quali sono ascrivibili alla categoria delle rocce deboli.
Le rocce deboli sono dei materiali geologici con comportamento intermedio tra quello dei ter-
reni e quello delle rocce vere e proprie. Per una prima discriminazione di tali materiali, la
Society for Rock Mechanics nella BGD (1980), definisce rocce deboli quelle in cui la resi-
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stenza a compressione monoassiale è compresa tra 2 MPa e 20 MPa.
Nello specifico caso, la roccia è definibile come debole a causa di due fattori:
• la debolezza di una parte del costituente (la frazione argillitico – marnosa, con bassa
resistenza a compressione);
• la fitta alternanza tra litotipi con caratteristiche differenti (calcari / marne / argilliti), tipi-
che della formazione di Brenno.
Secondo la classificazione delle rocce deboli proposta da Clerici (1992), la roccia analizzata
rientra nelle seguenti classi:
• classe WR a h: alternanza di litotipi a differente comportamento meccanico con pre-
valenza di rocce dure
• classe WR a f : alternanza di litotipi a differente comportamento meccanico con pre-
valenza di rocce della classe WR m f
Tabella 9 – Classificazione delle rocce deboli sulla base delle caratteristiche rilevabili nel corso di rilie-vo geeomccanico (rc = resistenza a compressione, I = intercetta discontinuità, W = grado di alterazio-
ne).
A causa della eterogeneità di queste rocce, risulta talora poco significativo effettuare rilievi
geomeccanici in senso classico, e risulta spesso necessario adattare il rilievo al singolo caso
specifico.
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9.2 Rilievo geomeccanico
Al fine di fornire una prima caratterizzazione tecnica del substrato roccioso, si è proceduto
alla realizzazione di un rilievo strutturale, in corrispondenza del pilone del ponte esistente (la-
to Ovest) secondo le raccomandazioni proposte in merito dall’I.S.R.M. e dall’I.A.E.G..
L’ubicazione del rilievo è riportata nella Tavola 2 in allegato.
Per rilievo geomeccanico si intende un insieme ordinato di misure ed osservazioni che ven-
gono svolte al fine di acquisire i parametri base delle discontinuità e dell’ammasso roccioso.
Si rimarca che l’assetto strutturale e litotecnico del substrato roccioso è abbastanza variabile.
Per ogni rilievo si è proceduto ad annotare:
Descrizione geolitologica della roccia, in particolare, definizione petrografica, e strutturale
Classe di appartenenza per caratteristiche litologico-tecniche, secondo il seguente schema:
R1: ammassi rocciosi massicci
R2: ammassi rocciosi stratificati
R3: ammassi rocciosi fortemente scistosi o fissili
WR: ammassi rocciosi costituiti da rocce deboli
Grado di alterazione dell’ammasso. Per definire tale carattere è stato indicato il simbolo W
seguito da una cifra variabile da 1 a 5 in funzione del grado di alterazione, con il numero più
alto che corrisponde a maggior grado di alterazione, secondo lo schema di Tabella 10.
Tabella 10 – Grado alterazione ammassi rocciosi
Grado di alte-
razione Descrizione Simbolo
Assente Nessuna traccia di alterazione del materiale roccia; è possibile una
leggera decolorazione sulle superfici di discontinuità maggiori W1
Leggermente alterato
La decolorazione indica alterazione sul materiale roccia e/o sulle superfici di discontinuità. La decolorazione può essere presente su
tutto il materiale roccia. W2
Mediamente alterato
L’alterazione interessa i primi centimetri di roccia. Meno del 50% del materiale roccia è decomposto e/o disgregato in una terra. E’
presente in modo discontinuo roccia fresca e decolorata. W3
Molto alterato Più del 50% del materiale roccia è decomposto e/o disgregato in
una terra. E’ presente in modo discontinuo roccia fresca e decolo-rata.
W4
Completamen-te alterato
Tutto il materiale roccia è decomposto e/o disgregato in una terra. La tessitura originale dell’ammasso roccioso è ancora in gran parte
riconoscibile. W5
Orientazione delle discontinuità. Sono state identificate, ed è stata misurata, l’orientazione
delle discontinuità interessanti gli ammassi rocciosi, distinguendole per famiglie. E’ stato
possibile riconoscere un massimo di 3 famiglie di discontinuità, cui si associano localmente
fratture superficiali non raggruppabili in un set definito di discontinuità.
Determinazione della Spaziatura, Persistenza, Forma, Apertura, Riempimento e condi-
zioni di umidità di ogni sistema di discontinuità. La spaziatura della stratificazione è stata
distinta per gli strati calcarei e gli interstrati marnosi.
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Determinazione della forma delle superfici di discontinuità oltre alla descrizione genera-
le della geometria della discontinuità si è proceduto a caratterizzare la rugosità dei giunti
tramite utilizzo del pettine di Barton, quindi tramite confronto grafico con i profili di riferimen-
to, si è passati all’attribuzione del coefficiente JRC
Alterazione delle discontinuità: è stato qualitativamente valutato l’indice di alterazione del-
le discontinuità, assegnando le sigle secondo lo schema di Tabella 11.
Tabella 11 – Grado alterazione discontinuità
Termine Descrizione Simbolo Non alte-
rata Sulla superficie di discontinuità non vi sono tracce visibili di alterazione WD1
Scolorita Il colore originale della roccia è cambiato sulla superficie della disconti-
nuità parzialmente o totalmente WD2
Alterata L’alterazione ha interessato non solo la superficie di discontinuità ma an-che la roccia per qualche millimetro. La tessitura originale è ancora rico-
noscibile WD3
Molto al-terata
L’alterazione è progredita in profondità per alcuni millimetri con la com-pleta trasformazione della roccia in terreno
WD4
Determinazione dell’intercetta delle discontinuità.
Determinazione del Volume Roccioso Unitario: minimo, medio e massimo, ove possibile.
Resistenza a compressione apparente della roccia. Si è fatto riferimento ai dati ottenuti
dalle prove sclerometriche effettuate in sito, differenziando i valori per le frazioni calcaree e
per quelle marnose.
I dati di sintesi del rilievo geomeccanico è riportato in allegato 3.
9.2.1 Commento al Rilievo geomeccanico
Il rilievo strutturale svolto indica la presenza di substrato roccioso costituito da marne calca-
ree alternate a calcari marnosi ed a livelli argillitici. La roccia si mostra in genere poco frattu-
rata, sebbene pervasa da stratificazione sottile, con locali disturbi arrecati da presenza di fa-
gli inverse poco continue lateralmente. Si osserva una discreta variabilità dei litotipi (calcari,
marne, argilliti) anche su brevi distanze.
In base ai valori di resistenza a compressione media della roccia, secondo quanto proposto
da ISRM e Deere e Miller (1966), la frazione calcarea mostra resistenza bassa, quella
marnosa resistenza molto bassa.
Tale peculiare assetto rende poco significativa l’applicazione delle usuali classificazioni degli
ammassi rocciosi, quali RMR (Beniawski, 1989) e Rock Tunneling Quality Index, o Q system
(Barton et al., 1974), per la determinazione delle caratteristiche gemeccaniche degli ammas-
si stessi.
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9.3 Caratterizzazione substrato roccioso
Considerando la specifica casistica in esame, si è proceduto alla caratterizzazione del compor-
tamento geomeccanico dello stesso adottando il criterio di rottura di Hoek e Brown (2002), e-
sprimibile secondo la formulazione
dove:
σ1, σ3 = sforzi principali maggiore e minore a rottura;
σci = resistenza a compressione uniassiale materiale roccia intatta;
mb, s, a = parametri dell’ammasso roccioso
Si rimarca che tale criterio di rottura risulta applicabile quando non vi è una direzione preferen-
ziali di rottura. Per lo specifico caso in esame non risulta quindi applicabile per valutazioni ine-
renti la stabilità di versante, ove la stratificazione, ben netta, agirebbe come via preferenziale di
movimento. Può trovare applicazione per la valutazione della capacità portante delle opere di
fondazione profonde, ove l’azione di confinamento impedisce movimenti relativi lungo i giunti di
strato.
Tale criterio di rottura, nella sua più recente formulazione (2001) è stato studiato per la applica-
bilità alle formazioni complesse deboli ed eterogenee quali i flysch, categoria in cui rientra il ca-
so in esame.
Nella formula più recente, i parametri caratteristici mb, s ed a, sono così esprimibili:
mb = mi * exp (GSI-100 / 28- 14D)
s = exp (GSI-100 / 9- 3D)
a = ½ + 1/6 (e-GSI/15 – e-20/3)
ove
σc = resistenza a compressione monoassiale del materiale roccia intatta.
mi = costante di Hoek-Brown, ricavabile da prove triassiali, riferita al materiale roccia intatta.
GSI = Geological Strenght Index, parametro che descrive il decadimento della resistenza degli
ammassi rocciosi rispetto a quella del materiale roccia in funzione delle condizioni geo-
logiche locali.
D = fattore di disturbo, variabile da 0 per ammassi non disturbati a 1 per ammassi fortemente
disturbati.
9.3.1 Resistenza a compressione
Uno dei parametri salienti è la determinazione della resistenza a compressione dei diversi
termini litologici costituenti il substrato roccioso. Si premette che valori esatti di tale grandez-
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za sono ricavabili solo tramite prove di laboratorio, non contemplate nella presente campa-
gna di indagini, di cui si raccomanda però la effettuazione ad approfondimento dello stato di
attuali conoscenze.
Allo stato attuale si è proceduto alla determinazione speditiva della resistenza a compressio-
ne monoassiale tramite correlazione con la resistenza sclerometria misurata in sito. E’ stato
utilizzato un martello sclerometrico tipo N, avente energie di impatto di 0,225 kgm.
Il valore di resistenza a compressione del materiale roccia è stato stimato adottando la corre-
lazione empirica proposta da Katz ed al. (2000):
σc = 2,22 * e 0,067*R
Nelle sei stazioni di misura (vedi Tavola 2 per ubicazione), si sono ricavati i dati esposti nella
Tabella 12.
Tabella 12 – Resistenza a compressione monoassiale materiale roccia
R σc % R σc Campo Valore
MPa MPa Mpa
1 36 24.7 70% 12 5.0 30% B 42 17.1
2 35 23.2 50% - 4.0 50% C 40 12.4
3 42 37.0 86% - 4.0 14% B 50 29.2
4 43 40.0 58% 10 4.4 42% C 40 22.7
5 35 23.2 50% - 4.0 50% C 38 12.4
6 39 30.3 68% 10 4.3 32% B 45 19.9
σc medio 29.7 MPa σc medio 4.2 MPa 19.0 σc medio A.R.
σc caratt. 18.7 MPa σc caratt. 3.7 MPa 9.0 σc caratt. A. R.
GSI
variabilit38-50
Resistenza a
compressione
mediata A.R.
SitoCalcare marnoso Marna argillitica GSI
9.3.2 Geological Strenght Index
Il GSI, nella sua formulazione più recente, viene determinato mediante un grafico dove le ca-
ratteristiche strutturali dell’ammasso in termini di grado di fratturazione e disturbo tettonico
sono intercorrelate con le caratteristiche della superficie di discontinuità in termini di rugosità,
alterazione e riempimento della frattura.
Marinos e Hoek (2.000), hanno sviluppato una apposta carta per rocce flyschoidi, applicata
per il caso in esame (figura 16).
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Figura 16 – GSI per rocce flyschoidi (Marinos e Hoek, 2000)
Nelle sei stazioni di misura (vedi Tavola 2 per ubicazione), si sono ricavati i dati esposti nella
Tabella 12. Gli ammassi rocciosi rientrano nelle Classi B, e C, è stata quindi ricavata la resi-
stenza a compressione monoassiale mediata per i due litotipi, secondo quanto esposto nella
tabella di figura 16.
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9.3.3 Caratterizzazione geomeccanica ammassi rocciosi- condizioni medie
Per il caso di ammassi rocciosi nelle condizioni medie rappresentative, utile ad un inquadra-
mento preliminare delle caratteristiche meccaniche della roccia, si è determinato un valore del
parametro GSI (Geological Strenght Index) pari a 44.
Il parametro mi, derivabile da prove triassiali, è stato assunto per via bibliografica in un valore
pari a 10, sulla scorta della litologia e natura della roccia presente (marna calcarea).
Il valore del fattore di disturbo è stato assunto pari a 0,7 (taglio di scarpate per opere di inge-
gneria civile quali strade con esplosivo controllato – applicabile alla porzione Ovest
dell’intervento).
I valori di resistenza a compressione monoassiali sono stati derivati da correlazione con i dati di
prove sclerometriche in sito, come esposto al paragrafo 9.3.1.
Adottando i valori sopra esplicitati si ottiene:
• mb = 0,461
• s = 0,0003
• a = 0,509
La quantificazione della resistenza della roccia in termini di coesione ed angolo di attrito,
comunemente impiegati nella pratica, a partire dai parametri di resistenza del criterio di Hoek
e Brown (non lineare) risulta di difficile applicazione. Poiché nei codici di calcolo usuali la re-
sistenza è definita in termini di coesione ed angolo di attrito, (formulazione del criterio di
Mohr-Coulomb), sono stati definiti tali valori in termini di parametri istantanei, imponendo uno
specifico campo tensionale di validità dei suddetti parametri.
Le analisi sono state effettuate adottando codice di calcolo dedicato (RocLab), in cui viene
proposto l’approccio di correlazione proposto da Bray e riportato in Hoek (1983).
Di seguito vengono riassunti i parametri di ingresso, ricavati dalle analisi e dalle prove speri-
mentali effettuate in sito, e le rispondenti determinazioni analitiche derivante dalla elaborazione
dei dati acquisiti secondo la metodologia sopra illustrata, per un campo tensionale associabile
ad un carico litostatico di 6 m.
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Figura 17 – Diagrammi di resistenza degli ammassi rocciosi secondo il criterio di Hoek e Brown. Am-
masso roccioso in condizioni medie.
Si sottolinea che i valori di c e f riportati si riferiscono allo specifico stato tensionale valutato.
Per ogni punto di interesse andranno sviluppati approfondimenti di indagine ad hoc.
Parametri di ingresso σci 19 MPa GSI 44 mi 10 D 0.7 Ei 3.325 MPa
Risultati Hoek Brown Criterion Parameters mb 0,461 s 0.00003 a 0.509 Failure Envelope Range σ3max 0.139 MPa Istantaneous Mohr-Coulomb Fit c 0.068 MPa phi 48.2 degrees Rock Mass Parameters
σt tensile strenght -0.012 MPa σc uniaxial compr. strenght 0.306 MPa σcm global strenght 1.659 MPa Erm deformation modulus 244.76 MPa
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10 – ANALISI IDROLOGICO - IDRAULICA
Il progetto in esame prevede l’attraversamento della Roggia di Tabiago, appartenente al reti-
colo idrico minore. Si tratta pertanto di attraversamento di corso d’acqua, per cui si applicano
le norme di cui all’art.5 delle NTA dello studio del Reticolo Idrico Minore.
Il corso d’acqua attualmente attraversa il rilevato di via V. Veneto con un tombotto di lar-
ghezza 3 m ed altezza 2 m in cls.
Non è prevista la modifica di tale manufatto, né l’interferenza dell’opera in progetto con tale
manufatto. Come visibile negli elaborati progettuali, infatti all’altezza del tombotto della Rog-
gia di Tabiago, è previsto unicamente un modesto ampliamento verso valle della piattaforma
stradale di via V. Veneto, con quota dell’intradosso del muro di sostegno lato valle posta a
265.54 m slm, contro una quota di estradosso del tombotto di 261.78 m slm.
La prima piastra di appoggio della passerella in progetto risulta inoltre posizionata ad una di-
stanza superiore a 4 m dalla sponda del tombotto. La quota di intradosso della passerella ri-
sulta soprelevata rispetto alla quota di estradosso del tombotto di 6.40 m. Si ricava pertanto
una non interferenza sotto il profilo idraulico tra l’opera in progetto ed il deflusso della roggia
di Tabiago. Inoltre la prima piastra di appoggio, lato Est, risulta interamente ricompreso entro
la morfologia del rilevato di via V. Veneto. Il pilone (quello su cui poggia la campata da 68
m), sempre lato Est, ha base di appoggio in superficie ad una quota prossima a quella della
S.S. 36, non interferisce pertanto con la morfologia di impluvio o di terrazzi alluvionali pros-
simi alla Roggia di Tabiago, in altre parole non determina interferenza neanche con poten-
ziali aree di esondazione della Roggia per portate estreme.
Al fine di soddisfare a pieno l’incarico conferitomi, ho provveduto in ogni caso ad espletare la
verifica idraulica della attuale sezione di tombinatura della Roggia di Tabiago, applicando le
direttive dell’Autorità di Bacino richiamate nelle NTA comunali.
10.1 - Parametri morfometrici del bacino della roggia di Tabiago
I dati morfometrici del bacino idrografico sono stati ottenuti dall’esame della cartografia aero-
fotogrammetrica comunale in scala 1:2.000, integrata dalla CTR regionale e da verifiche di-
rette sul terreno. La sezione di chiusura del bacino idrografico in esame (vedi tavola 3) è sta-
ta posta in corrispondenza dell’opera in progetto.
Tabella 13 – Caratteristiche morfometriche bacino
CARATTERISTICHE MORFOMETRICHE BACINO
Superficie sottesa 2,778 km2
Quota altimetrica massima 326 m s.l.m.
Quota altimetrica minima 259 m s.l.m.
Quota altimetrica media 293 m s.l.m.
Lunghezza asta principale 2,532 km
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10.2 - Definizione caratteristiche pluviometriche del bacino idrografico
La previsione quantitativa delle piogge intense in un determinato punto viene effettuata attra-
verso la determinazione della curva di probabilità pluviometrica, cioè della relazione che lega
l’altezza di precipitazione alla sua durata, per un assegnato tempo di ritorno. Si ricorda che
con il termine altezza di precipitazione in un punto, comunemente misurata in mm, si intende
l’altezza d’acqua che si formerebbe al suolo su una superficie orizzontale e impermeabile, in
un certo intervallo di tempo (durata della precipitazione) e in assenza di perdite.
La curva di probabilità pluviometrica è comunemente espressa da una legge di potenza del
tipo:
h (T) = a * tn
ove :
h (T) = altezza massima della pioggia in mm, che si riferisce ad una pioggia di durata t e
tempo di ritorno T
t = durata della pioggia in ore
a, n = parametri della curva funzione dallo specifico tempo di ritorno considerato
Ai fini della determinazione di tali coefficienti si ricorre all’elaborazione delle altezze di piog-
gia massime registrate al pluviografo di riferimento per la serie storica disponibile della dura-
te di pioggia pari ad 1h, 3h, 6h, 12h, 24h. L’intervallo di durata tra 1 e 24 ore rappresenta il
campo entro cui sono da ricercare le durate critiche per la maggior parte dei corsi d'acqua
per i quali la stima della portata di piena può essere effettuata tramite l’utilizzo delle linee se-
gnalatrici di probabilità pluviometrica.
L’elaborazione di tali dati permette di individuare la relazione tra le altezze di precipitazione e
la frequenza con cui tali altezze si possono verificare. I valori della serie storica vengono in
genere normalizzati secondo la distribuzione probabilistica di Gumbel.
L’Autorità di Bacino del fiume Po, nell’ambito della redazione del PAI - Piano per l’Assetto I-
drogeologico del fiume Po - ha emanato con propria direttiva i criteri ed i valori da assumere
per le progettazioni e le verifiche di compatibilità idraulica.
Negli allegati di tali direttive viene riportata la distribuzione spaziale delle precipitazioni inten-
se. Al fine di fornire uno strumento per l’analisi di frequenza delle piogge intense nei punti
privi di misure dirette è stata condotta un’interpolazione spaziale con il metodo di kriging dei
parametri a e n delle linee segnalatrici, discretizzate in base a un reticolo di 2 km di lato. Gli
elaborati consentono il calcolo delle linee segnalatrici in ciascun punto del bacino, a meno
dell’approssimazione derivante dalla risoluzione spaziale della griglia di discretizzazione, per
tempi di ritorno di 20, 100, 200 e 500 anni, identificando la localizzazione sulla corografia e,
in dettaglio, sulla cartografia in scala 1:250.000.
Dall’analisi di tali elaborati si ricava che il bacino della roggia ricade nelle celle DG66 DG67
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DH66 DH67, le quali mostrano i seguenti valori:
Ai fini della presente analisi interessano i parametri della curva di probabilità pluviometrica
per un tempo di ritorno pari a 100 anni, e sono pertanto stati scelti quelli più penalizzanti pari
a:
a = 87,97
n = 0,307
I dati così ottenuti sono stati ragguagliati al fine di ricavare dei dati più attendibili riferiti al ba-
cino idrico considerato. Tale operazione è stata effettuata utilizzando le formule proposte da
Columbo sulla base di studi effettuati nel comprensorio di Milano.
L’Autore propone di modificare i valori di “a” e “n” della curva caratteristica con le seguenti
relazioni:
a’ = a*(1-0,06*(A/100)0,4)
n’ = n + 0,003*(A/100)0,6
dove A è l’area del bacino espressa in ettari.
Sulla base del ragguaglio effettuato la nuova curva di possibilità pluviometrica ottenuta è la
seguente:
h = 80,03* t 0,313
10.3 - Determinazione della portata di massima piena con Tr = 100 anni
In mancanza di misurazioni dirette di portata al colmo, è stato utilizzato uno dei metodi empi-
rici maggiormente noti in letteratura accettati per il dimensionamento e la verifica delle opere
idrauliche.
La determinazione della portata al colmo, ottenuta attraverso l’utilizzo di specifiche formule, è
stata condotta a partire dai dati morfometrici del bacino (paragrafo 10.1) e da quelli idrologici
relativi alle precipitazioni (paragrafo 10.2).
Utilizzando il metodo razionale, è possibile determinare la portata di massima piena per un
tempo di ritorno di 100 anni. Secondo tale metodo la portata, espressa in m3/s è calcolabile
come:
tc
AhcCQ
*6.3
**max =
ove:
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tc = tempo di corrivazione
C = coefficiente di deflusso
hc = altezza di pioggia critica in mm, di durata pari al tempo di corrivazione, pari a 103 mm
A = area del bacino idrografico
Il tempo di corrivazione è un parametro di notevole importanza nello studio idrologico di un
bacino. Esso rappresenta il tempo necessario affinché una particella d’acqua, caduta nel
punto più lontano del bacino possa far sentire il suo effetto nella sezione di chiusura conside-
rata. Tale parametro è stato calcolato applicando la formula di Giandotti di equazione:
mrh
LAtc
8.0
5.14 +=
ove:
tc = tempo di corrivazione in ore,
A = area del bacino in km2,
L = lunghezza dell’asta principale del corso d’acqua, estesa fino allo spartiacque, in km,
hmr = altezza media del bacino rispetto alla sezione di chiusura, in m.
In questo caso si ottiene un tempo di corrivazione è pari a 2,24 ore.
Per coefficiente di deflusso si intende il rapporto fra il deflusso del corso d'acqua, riferito ad
una determinata sezione di chiusura, e il volume delle precipitazioni cadute durante lo stesso
periodo all'interno del suo bacino imbrifero.
La stima del coefficiente di deflusso è estremamente difficile e costituisce il maggiore ele-
mento di incertezza nella valutazione della portata. Il parametro tiene conto in forma implicita
di tutti i fattori che intervengono a determinare la relazione tra la portata al colmo e l’intensità
media di pioggia; si utilizzano normalmente valori di riferimento, tratti dalla letteratura scienti-
fica, che spesso sono adattabili con difficoltà alle effettive condizioni del bacino in studio. Gli
studi disponibili, per altro in numero piuttosto limitato, indicano tutti che il valore di C in un
dato bacino varia in misura elevata da evento ad evento, in particolare in funzione delle diffe-
renti condizioni climatiche antecedenti. E’ possibile comunque ipotizzare che, per gli eventi
gravosi che sono di interesse nel campo della progettazione e delle verifiche idrauliche, il pa-
rametro assuma valori sufficientemente stabili. In qualche caso si assume che il valore di C
cresca in funzione del tempo di ritorno dell’evento, supponendo in tal modo una risposta non
lineare del bacino. Normalmente per i bacini di piccole dimensioni si trascura l’effetto di inva-
so. Valori indicativi del coefficiente di deflusso possono essere tratti da Benini (1990) o in
Handbook of Applied Hydrology, Ven Te Chow, 1964.
Considerando i diversi fattori influenzanti il coefficiente di deflusso, in particolare uso del suo-
lo, natura dei terreni presenti, inclinazione del bacino, è stata effettuata una media pesata dei
valori per i differenti settori del bacino considerato. L’area urbanizzata entro il bacino rag-
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giunge un valore di 1,072 kmq, e rappresenta il 39% del totale.
Considerando per tale area un valore di C pari a 0,90 e per la restante parte del bacino un
valore di 0,35, si ottiene una media pesata di C pari a 0,56.
Alla luce dell’analisi condotta, la portata di massima piena per un tempo di ritorno di 100 anni
per il bacino considerato è pari a:
Q max(Tr=100) = 19,84 m3/s
10.4 – Verifica idraulica attraversamento esistente
L’attraversamento esistente è costituito da un tombotto in cls, di larghezza pari a 3 m ed al-
tezza pari a 2 m. Al fine di valutare la possibilità che si verifichino esondazioni in corrispon-
denza dell’attraversamento esistente è stata calcolata la portata massima transitabile, consi-
derando un franco di 1 m.
La portata massima defluibile attraverso una determinata sezione d’alveo dipende dalle ca-
ratteristiche geometriche della sezione considerata, ovvero superficie, perimetro, pendenza e
rugosità del materiale costituente il perimetro bagnato che influenza la velocità del flusso i-
drico a causa dell’attrito che oppone allo scorrimento dell’acqua. Pertanto, la portata massi-
ma smaltibile è stata ottenuta sulla base della formula di Chézy:
iRAVAQ ×××=×= χ
dove:
Q = portata (m3/s)
V = velocità della corrente (m/s)
A = area della sezione bagnata (m2)
R = A/C= raggio idraulico (m)
C = perimetro bagnato, ovvero lunghezza della sezione bagnata dall’acqua (m)
χ = coefficiente di Chézy, parametro dipendente dalla scabrezza del canale e dal raggio
idraulico
i = pendenza media dell’alveo nel tratto in esame
Per il calcolo del coefficiente χ sono proposte in letteratura diverse formule, di seguito e-
sposte:
R
R
+=
γχ
87 Bazin
Rm
R
+=
100χ Kutter
6/1Rk ×=χ Gauckler - Strickler
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6/11R
n×=χ Manning
I valori dei parametri γ, m, k, n, caratterizzano la scabrezza delle pareti e del fondo, e sono
state determinate per confronto con i valori riportati in letteratura (Marchi e Rubatta, 1981).
Tabella 14 – Verifica idraulica tombotto esistente
TOMBOTTO ESISTENTE
Metodo di valutazione del coefficiente di scabrezza
Manning Gauckler-Strickler Kutter Bazin
Area della sezione bagnata (mq) 3 3 3 3
Perimetro bagnato (m) 5 5 5 5
Raggio idraulico 0,60 0,60 0,60 0,60
Tirante idrico 1 1 1 1
Pendenza media dell'alveo 0,035 0,035 0,035 0,035
Parametri di scabrezza 0,013 85 0,2 0,16
Coefficiente di Chèzy 70,65 78,06 79,48 72,11
Velocità della corrente (m/sec) 10,24 11,31 11,52 10,45
Portata di piena (mc/sec) 30,71 33,94 34,55 31,35
PORTATA MASSIMA DEFLUIBILE CON FRANCO DI 1 m = 32,64 m
3/s > 19,84 m
3/s : SEZIONE
VERIFICATA IDRAULICAMENTE
11 - ANALISI MODALITA' DI FONDAZIONE
La ricostruzione dell'assetto del sottosuolo, ricavata dalle indagini svolte e riportata nella Ta-
vola 2 in allegato, mostra un assetto del sottosuolo abbastanza variabile. In corrispondenza
del lato Ovest della struttura in progetto il substrato roccioso risulta affiorante o posto a bas-
sa profondità dal pian campagna. Sul lato orientale la roccia è ricoperta da spessori metrici di
depositi detritici, con grado di addensamento variabile. Si evidenzia inoltre il rilevato stradale
di via V. Veneto, costituito da spessori metrici di depositi eterogenei, in genere poco adden-
sati. L’orizzonte B, presente in profondità, mostra inoltre la presenza di termini litologici limo-
so sabbiosi, con presenza di sostanza organica.
In sostanza i depositi costituenti gli Orizzonti U, Orizzonte A ed Orizzonte B non risultano i-
donei per la realizzazione di fondazioni dirette per i manufatti con azioni di progetto consi-
stenti, pari a quelli prevedibili per la realizzazione della passerella in progetto.
Si osserva inoltre che nell’ambito in esame gli scenari di pericolosità sismica locale indicano
la presenza di zona di contatto stratigrafico e/o tettonico tra litotipi a differenti caratteristiche
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(scenario Z5), per cui non è possibile realizzare costruzioni a cavallo dei due litotipi.
Per tale motivo la soluzione progettuale dell’opera d’arte di maggiore consistenza, ovvero la
campata principale di attraversamento della S.S. 36, e la prima campata di accesso della
passerella sul lato Est, dovranno essere realizzate su opere di fondazione omogenee, di tipo
indiretto.
Il progetto prevede la realizzazione di n.1 pilone (lato Est) di ingombro planimetrico pari a 5,6
m x 2,0 m (lato Est) di n.1 pilone (lato Ovest) di ingombro planimetrico pari a 5,6 m x 1,0 m e
di una sella di appoggio al limite orientale della passerella, al raccordo con la via V. Veneto.
In considerazione dell’assetto stratigrafico riscontrato, la opere di fondazione delle strutture
di sostegno della campata principale dovranno essere impostate su fondazioni profonde co-
stituite da pali trivellati in c.a. di medio/grande diametro di tipo Rotary. Tali palificazioni do-
vranno raggiungere ed intestarsi nel substrato roccioso, che risulta a profondità di 1,5-2,0 m
sul lato Ovest ed a profondità entro i 20 m (riferito alla quota della banchina lato SS36) sul
lato Est della struttura.
Le caratteristiche geometriche dei pali di fondazioni saranno determinabili una volta quantifi-
cate le azioni di progetto.
Anche la piattaforma di imposta della passerella con campata minore (lato Est della struttura)
dovrà essere appoggiata su fondazioni di tipo indiretto, essendo inidonei, sotto il profilo geo-
tecnico, i materiali costituenti il rilevato esistente. Per tale ambito, considerazioni di tipo logi-
stico possono far preferire la realizzazione di micropali, al fine di poter utilizzare macchine
operatrici meno ingombranti in un contesto morfologico sfavorevole.
Nell’area di imposta delle pile e delle spalle della passerella saranno inoltre da prevedersi
delle opere geotecniche di sostegno degli scavi per eseguire le piazzole di scavo necessarie
per l’esecuzione delle fondazioni, in conseguenza dell’incassamento dei piloni nei pendii esi-
stenti. Sarà pertanto necessario realizzare paratie di micropali in tali ambiti.
12 - CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Su incarico del comune di Nibionno srl è stata redatta la presente relazione geologica, geo-
tecnica preliminare, sismica ed idrologico-idraulica a supporto della realizzazione di passe-
rella ciclopedonale a scavalco della S.S. 36, in comune di Nibionno (Lc).
L’intervento edilizio è compitamente descritto nelle tavole progettuali, cui si rimanda per una
completa definizione dello stesso. Facendo riferimento al D.M. 14.01.2008, gli interventi in
progetto sono di tipo 2 (opere ordinarie, ponti, opere infrastrutturali di dimensioni contenute
o di importanza normale) e ricadono in classe d’uso II.
Il comune di Nibionno ricade in zona sismica 3, e lo studio geologico comunale individua
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nell’ambito di intervento gli scenari di pericolosità sismica Z4a (legato alla presenza di depo-
siti granulari e/o coesivi di origine alluvionale e/o fluvioglaciale in aree di fondovalle), e Z5
(zone di contatto stratigrafico) per il sito di intervento. Per tale motivo nel presente lavoro è
stato effettuato anche il secondo livello di approfondimento sismico.
Gli esiti di tale studio hanno permesso di ricavare quanto segue:
• scenario amplificazione litologica: i parametri sismici di sito definiti dalla normativa
nazionale sono sufficienti a considerare le amplificazioni simiche locali.
• scenario contatto stratigrafico: In fase progettuale tale limitazione può essere ri-
mossa qualora si operi in modo tale da avere un terreno di fondazione omogeneo,
nello specifico caso costituito dal substrato roccioso, il cui andamento è stato rico-
struito mediante le indagini svolte.
Le indagini svolte hanno consentito di ricostruire l’assetto geologico del sottosuolo.
Lungo il lato Ovest dell’opera in progetto risulta visibile il substrato roccioso, in affioramento
o posto a bassa profondità. Si tratta di calcari marnosi e marne di colore da grigio a rossa-
stro, appartenenti alla formazione di Brenno, ben stratificati, con immersione verso Nord. La
formazione rocciosa è costituita da rocce che si classificano nella categoria delle rocce debo-
li. Nello specifico caso, la roccia è definibile come debole a causa di due fattori:
• la debolezza di una parte del costituente (la frazione argillitico – marnosa, con bassa
resistenza a compressione)
• la fitta alternanza tra litotipi con caratteristiche differenti (calcari / marne / argilliti), tipi-
che della formazione di Brenno.
Secondo la classificazione delle rocce deboli proposta da Clerici (1992), la roccia analizzata
rientra nelle seguenti classi:
• classe WR a h: alternanza di litotipi a differente comportamento meccanico con pre-
valenza di rocce dure
• classe WR a f : alternanza di litotipi a differente comportamento meccanico con pre-
valenza di rocce della classe WR m f.
Nella presente analisi si è proceduto alla caratterizzazione del substrato roccioso mediante
rilievi ed analisi di superficie nonché dei dati di perforazione.
Ai fini di una completa definizione dei parametri meccanici della roccia si consiglia la realiz-
zazione di specifiche prove di laboratorio sul materiale roccia, al fine di definire alcune carat-
teristiche salenti prima tra tutti i valori di resistenza a compressione monoassiale, parametro
allo stato attuale stimato sulla base di prove speditive in sito (prove sclerometriche).
L’assetto stratigrafico del sito è visualizzato nella sezione litotecnica in Tavola 2, in cui si os-
serva, nel settore Est, la presenza di coperture detritiche di spessore plurimetrico.
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Si evidenzia inoltre il rilevato stradale di via V. Veneto, costituito da spessori metrici di depo-
siti eterogenei, in genere poco addensati. L’orizzonte B, presente in profondità, mostra inoltre
la presenza di termini litologici limoso sabbiosi, con presenza di sostanza organica.
In sostanza i depositi costituenti gli Orizzonti U, Orizzonte A ed Orizzonte B non risultano i-
donei per la realizzazione di fondazioni dirette per i manufatti con azioni di progetto consi-
stenti, pari a quelli prevedibili per la realizzazione della passerella in progetto.
E’ inoltre presente falda idrica, con livelli di stazionamento prossimi alle quote di scorrimento
della Roggia di Tabiago.
• Opere fondazionali
In considerazione dell’assetto stratigrafico riscontrato, la opere di fondazione delle strutture
di sostegno della campata principale dovranno essere impostate su fondazioni profonde co-
stituite da pali trivellati in c.a. di medio/grande diametro di tipo Rotary. Tali palificazioni do-
vranno raggiungere ed intestarsi nel substrato roccioso, che risulta a profondità di 1,5-2,0 m
sul lato Ovest ed a profondità entro i 20 m (riferito alla quota della banchina lato SS36) sul
lato Est della struttura.
Le caratteristiche geometriche dei pali di fondazioni saranno determinabili una volta quantifi-
cate le azioni di progetto. Anche la piattaforma di imposta della passerella con campata mi-
nore (lato Est della struttura) dovrà essere appoggiata su fondazioni di tipo indiretto, essendo
inidonei, sotto il profilo geotecnico, i materiali costituenti il rilevato esistente. Per tale ambito,
considerazioni di tipo logistico possono far preferire la realizzazione di micropali, al fine di
poter utilizzare macchine operatrici meno ingombranti in un contesto morfologico sfavorevo-
le.
Nell’area di imposta delle pile e delle spalle della passerella saranno inoltre da prevedersi
delle opere di sostegno speciali, quali paratie di micropali per la realizzazione di piazzole di
scavo necessarie per l’esecuzione delle fondazioni, in conseguenza dell’incassamento dei
piloni nei pendii esistenti.
• Problematiche idrauliche
Nella presente analisi sono state sviluppate le verifiche idrauliche, ai sensi dell’art. 5 della
NTA dello Studio del Reticolo Idrico minore, che hanno dimostrato la non interferenza delle
opere in progetto con il libero deflusso della Roggia di Tabiago.
In particolare si è ricavato che le opere in progetto sono compatibili con il regime idrologico
della Roggia di Tabiago, anche per eventi con tempo di ritorno centennale e considerando
un franco di 1 m. Le opere in progetto non comportano inoltre un significativo aggravamento
delle condizioni di rischio idraulico del territorio per piene superiori a quelle di progetto.
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• Pericolosità geomorfologica
I rilievi e le analisi svolte non indicano la presenza di fenomeni di dinamica geomorfologica
potenzialmente interferenti con l’opera in progetto.
Considerato il contesto geologico, geomorfologico e idrogeologico del sito in esame,
fatte salve le prescrizioni riportate nella presente relazione, si ritiene l’intervento com-
patibile con le condizioni presenti e, più in particolare, con le risultanze dello Studio
Geologico di supporto alla pianificazione territoriale e con gli strumenti di pianifica-
zione geologica ed idraulica.
Villa Guardia, 14/03/2016 Dott. Geol. Paolo Dal Negro