riassunto p. generale ii
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Riassunto Manuale Psicologia Cognitiva EyesenckTRANSCRIPT
CAPITOLO 3 LA PERCEZIONE DI OGGETTI, VOLTI, MOVIMENTOIl primo approccio che si occupato di separazione percettiva (ovvero della capacit di stabilire quali parti delle informazioni percettive devono essere collegate tra loro e quali formano invece oggetti distinti) stato quello della GESTALT (Kofka, Kohler, Wertheimer). Secondo tale approccio, esistono delle leggi che ci consentono di effettuare la separazione percettiva; esse sono:-La legge della prossimit (uniamo elementi visivi che sono vicini nello spazio)-La legge della somiglianza (uniamo elementi visivi simili)-La legge della chiusura ( parti della figura mancante vengono inserite per completare la figura stessa)-La legge della continuit (uniamo insieme elementi che non richiedono interruzioni e cambiamenti)-La legge del destino comune (uniamo elementi visivi che sembrano spostarsi insieme)Inoltre la Gestalt enfatizza molto limportanza della separazione figura-sfondo. Secondo questi studiosi quando osserviamo, una parte del campo visivo individuata come sfondo e una parte come figura. Di solito la figura percepita davanti allo sfondo, richiede maggior attenzione per essere elaborata e mentre lo sfondo viene percepito senza forma, la figura invece sempre caratterizzata da una forma o struttura.I limiti di questo approccio sono rintracciati nel fatto che vengono studiate per lo pi figure artificiali, il che rende problematico capire se i risultati possono essere estesi anche per stimoli pi realistici e nel fatto che gli studiosi non hanno considerato appieno cosa accade quando + leggi diverse sono in conflitto tra loro. Anche un altro approccio si occupato di separazione percettiva, lapproccio noto come CONNESSIONE UNIFORME, secondo il quale qualsiasi regione con propriet visive uniformi percepita come singola unit percettiva. Le evidenze sperimentali a tal riguardo per dimostrano che ci si verifica in presenza di + oggetti e non solo di uno o due.TEORIE SUL RICONOSCIMENTO DEGLI OGGETTIMarr ha proposto una teoria computazionale dei processi implicati nel riconoscimento degli oggetti e ha suggerito che esistono vari processi, rappresentazioni che forniscono informazioni sul campo visivo. Essi sono:-Labbozzo primario, che fornisce descrizioni bi-dimensionali -Labbozzo 2.5-D, che include descrizioni sulla profondit-La rappresentazione del modello 3D, che descrive invece gli oggetti tridimensionalmente. Indipendente dalla prospettiva.Un ampliamento di questa teoria si ha con la TEORIA DEL RICONOSCIMENTO PER COMPONENTI DI BIEDERMAN. Lassunto centrale di tale teoria che gli oggetti sono costituiti da forme di base (componenti) noti come GEONI (ioni geometrici) . Esempi di geoni sono i cubi, i cilindri, le sfere ecc. Esistono circa 36 geoni diversi, che possono essere combinati in un numero infinito di modi e costituire cos tutti gli oggetti che siamo in grado di riconoscere. Inoltre gli oggetti possono essere riconosciuti, secondo questa teoria, da qualsiasi punto di osservazione perch basta semplicemente individuarne i geoni che lo compongono.Tuttavia anche questo approccio presenta vari limiti. Innanzitutto non tiene conto dei processi dallalto verso il basso, ovvero basati sulle aspettative e conoscenze del soggetto nel riconoscere gli oggetti. E in secondo luogo, spiega in che modo decidiamo se un animale davanti noi un gatto o un cane, ma non in che modo decidiamo se il nostro cane o il nostro gatto.Ci sono, per, altre teorie che, a differenza di quella di Biederman, che non dipende dal punto di vista, sostengono che le variazioni nel punto di vista riducono la velocit e precisione del processo di riconoscimento degli oggetti. Queste teorie, quindi, dipendono dal punto di osservazione e affermano che il riconoscimento facilitato quando limmagine che un osservatore vede di un oggetto corrisponde allimmagine che di quello stesso oggetto ha precedentemente immagazzinato nella memoria. Alcuni teorici sostengono che le informazioni dipendenti e indipendenti dal punto di vista vengono associate per produrre il riconoscimento di oggetti.APPROCCIO DELLA NEUROSCIENZA COGNITIVA AL RICONOSCIMENTO DEGLI OGGETTILa corteccia infero-temporale di fondamentale importanza nel riconoscimento visivo degli oggetti. I neuroni allinterno di questa corteccia (parte anteriore) si dividono per 2 specifiche funzioni, ci sono quelli ad alta selettivit che rispondono esclusivamente a specifici stimoli e quelli ad alta tolleranza che, invece, rispondo sempre allo stesso stimolo anche se cambia la sua dimensione, luminosit ecc. I neuroni ad alta tolleranza sembrano essere congruenti con le teorie che sostengono che il riconoscimento degli oggetti non dipende dal punto di osservazione, mentre quelli ad alta selettivit con le teorie dipendenti.APPROCCIO DELLA NEUROPSICOLOGIA COGNITIVA AL RICONOSCIMENTO DEGLI OGGETTILe informazioni ottenute con pazienti cerebrolesi hanno mostrato come, a seconda delle diverse lesioni cerebrali, i soggetti possono essere colpiti da deficit nel riconoscimento degli oggetti e/o dei volti. Lagnosia visiva la compromissione del riconoscimento visivo degli oggetti e si divide in:-Agnosia appercettiva, in questo caso la compromissione dovuta a gravi deficit dellelaborazione percettiva-Agnosia associativa, qui invece i processi dellelaborazione percettiva sono integri, ma il riconoscimento compromesso a causa delle difficolt incontrate nellavere accesso alle relative conoscenze sugli oggetti in base alla memoria.I due tipi di agnosia possono essere distinti valutando la capacit del soggetto a copiare disegni che non sono in grado di riconoscere (test dell'immagine di Gollin). I pazienti che sono in grado di copiare oggetti presentano agnosia associativa, quelli che non lo sono presentano agnosia appercettiva. Inoltre alcune evidenze sperimentali hanno mostrato lesistenza di un altro tipo di agnosia, definita agnosia integrativa. In questo caso il paziente presenta gravi difficolt nellintegrare o combinare le caratteristiche degli oggetti durante il riconoscimento.Il tipo di elaborazione utilizzato per riconoscere i volti noto come: elaborazione olistica o elaborazione della configurazione. Questa elaborazione implica una forte integrazione delle caratteristiche delloggetto in toto. Nelleffetto di inversione molto pi difficile identificare i volti quando questi vengono presentati capovolti anzich normalmente mentre nell effetto parte per il tutto, si osserva che il ricordo per una parte del volto pi preciso quando esso viene presentato allinterno del volto e non a s stante.La prosopagnosia, invece, che deriva dalle parole greche per volto e senza conoscenza, consiste in un deficit nel riconoscimento dei volti, sebbene la capacit di riconoscere gli oggetti sia integra. La prosopagnosia una condizione eterogenea in cui i problemi legati al riconoscimento degli oggetti varia da individuo a individuo e inoltre variano anche le origini della condizione. Nella prosopagnosia acquisita, ad esempio, la condizione dovuta a una lesione cerebrale, mentre i pazienti che soffrono di una condizione evolutiva non presentano una lesione cerebrale, ma non acquisteranno mai la capacit di riconoscere i volti. Tuttavia bisogna aggiungere, in questa sede, che lelaborazione dei volti avviene attraverso un tipo di elaborazione diverso da quello utilizzato per il riconoscimento degli oggetti e che, implica, altres, regioni cerebrali diverse. Difatti, stata individuata come regione cerebrale specializzata per il riconoscimento dei volti: larea fusiforme per i volti nel giro fusiforme laterale. Altre aree selettive per i volti sono anche larea occipitale e il solco temporale superiore. MODELLI DEL RICONOSCIMENTO DI VOLTIIl modello pi autorevole a tal proposito quello di Bruce e Young. Esso include 8 componenti: -La codifica strutturale (produce varie descrizioni di volti)-Analisi dellespressione (lo stato emotivo dedotto dalle caratteristiche del volto)-Analisi del linguaggio facciale (percepito dal movimento delle labbra)-Elaborazione visiva diretta -Unit di riconoscimento dei volti (contengono info su volti noti)-Nodi di identit della persona (forniscono info sulle persone, i loro interessi, la loro occupazione)-Produzione del nome (il nome immagazzinato separatamente nella memoria)-Sistema cognitivo (contiene info aggiuntive)Secondo questo modello, in primo luogo, esistono delle differenze sostanziali nellelaborazione di volti familiari e poco familiari, in secondo luogo lelaborazione dellidentit del volto e quella dellespressione del volto implicano 2 vie distinte di elaborazione e in terzo luogo quando guardiamo un volto familiare abbiamo accesso prima allinfo di familiarit proveniente dallunit di riconoscimento dei volti, poi alle info su quella persona provenienti dal nodo di identit della persona e, infine, al nome della persona proveniente dalla componente di produzione del nome.Nonostante la notevole influenza esercitata da questo modello, esso presenta anche vari limiti, dovuti principalmente ad un eccessiva semplificazione. Innanzitutto il modello omette la prima fase di elaborazione e poi lipotesi secondo cui lidentit e lespressione del volto implicano due vie distinte di elab. Pu essere troppo estrema.IMMAGINI VISIVESi ipotizza spesso che limmaginazione visiva e la percezione siano molto simili. Molte persone finiscono anche col confondere immagini e percezioni e questo quanto accade nelle allucinazioni. Le allucinazioni sono di comune riscontro nei pazienti affetti dalla sindrome di Charles Bonnet (area v1, v2), una condizione associata ad una patologia oculare in cui si fa esperienza di dettagliate allucinazioni visive che sfuggono al controllo del soggetto. Tuttavia bisogna aggiungere che, comunque, le immagini visive contengono un numero inferiore di dettagli rispetto alle percezioni.Kosslyn, per spiegare le immagini visive, ha proposto la teoria dellanticipazione percettiva, secondo la quale i meccanismi utilizzati per generare le immagini implicano i processi usati per anticipare gli stimoli percettivi. Quindi la teoria ipotizza lesistenza di forti somiglianze tra immagini visive e percezioni visive. Inoltre Kosslyn sostiene che queste immagini visive si formino nella corteccia visiva primaria e secondaria, ovvero nelle aree V1 e V2. Tuttavia dato che limmaginazione e la percezione visiva occupano lo stesso buffer visivo, possiamo concludere anche che esse sono in grado di influenzarsi a vicenda. Pi precisamente, dovrebbero verificarsi effetti di facilitazione se il contenuto dellimmagine e quello della percezione fossero uguali, ma effetti di interferenza se il contenuto fosse diverso. Tali previsioni sono state convalidate. Tuttavia malgrado i risultati appena discussi, vi sono delle evidenze che suggeriscono importanti differenze tra immaginazione mentale visiva e percezione visiva. E stato scoperto, ad esempio, che le immagini sono molto incomplete quando vengono confrontate con le percezioni visive. Inoltre se immaginazione e percezioni implicano gli stessi meccanismi, dovremmo aspettarci che una lesione cerebrale abbia spesso effetti simili sulla percezione e sullimmaginazione, in realt non cos. Alcuni pazienti cerebrolesi, infatti, conservano una percezione visiva essenzialmente intatta ma deficit dellimmaginazione visiva e viceversa.(immaginazione visiva intatta e deficit nella percezione. Questa configurazione nota anche come sindrome di Anton, nella quale i soggetti ciechi non sono consapevoli di esserlo e confondono limmaginazione con la reale percezione)PERCEZIONE DIRETTAGibson ha sostenuto che la percezione influenza le nostre azioni e ha definito la sua teoria un approccio ecologico , proprio per sottolineare che la funzione principale della percezione promuovere linterazione tra lindividuo e lambiente che lo circonda. Pi precisamente ha suggerito una teoria diretta della percezione, basata su alcuni assunti teorici:-I nostri occhi vengono raggiunti da un ordinamento ottico , che una configurazione di stimolazioni luminose provenienti dallambiente esterno.-Questo ordinamento fornisce informazioni chiare e costanti rispetto alla disposizione degli oggetti nello spazio.-Latto percettivo consiste nella raccolta delle info fornite in modo diretto dallordinamento ottico, per mezzo del processo della risonanza.Inoltre Gibson, propose anche il concetto di configurazione di flusso ottico, che consiste nella variazione della configurazione luminosa che raggiunge un osservatore e che si viene a creare quando questi si sposta o quando si spostano parti dellambiente visivo. Infine, affronta il problema dellaffordance (uso potenziale di un oggetto) sostenendo che, gli usi possibili dei vari oggetti sono direttamente percepibili. Ad esempio, lanciabilit o mangiabilit di una mela, se siamo arrabbiati o affamati.PERCEZIONE DEL MOVIMENTO UMANOQuasi tutte le persone sono molto brave nellinterpretare i movimenti di altre persone e sono in grado di decidere molto rapidamente se qualcuno sta camminando, correndo o se sta zoppicando. Lo studioso Johansson ha sostenuto che la capacit a percepire il movimento biologico innata. Egli ha descritto i processi implicati come spontanei e automatici. Sostegno a tale tesi stato fornito in uno studio su neonati di 1-3 giorni. Questi bambini preferivano guardare uno schermo che mostrava movimento biologico, piuttosto di un altro in cui esso era assente. Questi risultati li condussero a concludere che lindividuazione del movimento una capacit intrinseca del sistema visivo.Tuttavia, alcune evidenze sperimentali con pazienti cerebrolesi hanno convalidato lipotesi secondo cui i processi implicati nella percezione del movimento biologico siano diversi da quelli implicati nella percezione del movimento in generale. Infatti si osservato che alcuni pazienti ciechi al movimento con lesioni a carico delle aree motorie presentano gravi difficolt nel percepire il movimento in generale, ma risultano essere molto bravi nellindividuare il movimento biologico. In contrasto, altri pazienti presentano deficit della percezione del movimento biologico mentre capacit intatta nellindividuazione del movimento in generale.IMITAZIONE E SISTEMA DEI NEURONI-SPECCHIOLa nostra capacit a percepire i movimenti di altre persone si basa sullimitazione. Alcuni teorici, per, hanno sostenuto che molti neuroni cerebrali, che vengono attivati quando eseguiamo unazione, sono attivi anche quando osserviamo qualcuno che esegue la stessa azione. Questi neuroni svolgono un ruolo centrale nella comprensione delle intenzioni altrui e sono definiti: neuroni specchio. (Sebbene le ricerche al riguardo sono state condotte su scimmie, esistono evidenze sperimentali a convalida di un sistema simile negli esseri umani.) Tuttavia, per concludere, bisogna aggiungere che spesso la comprensione delle intenzioni che si celano dietro le azioni altrui facilitata anche dal contesto.
CAPITOLO 4 - ATTENZIONE E PRESTAZIONELattenzione si riferisce in
genere alla selettivit del processo di elaborazione. Essa definita
come la presa di possesso, da parte della mente, di uno solo tra
tanti oggetti che si presentano come simultaneamente possibili o di
un solo pensiero in un corso di pensieri. Inoltre si divide
in:-ATTENZIONE ATTIVA quando controllata dallalto verso il basso,
dalle finalit o attese del soggetto-ATTENZIONE PASSIVA quando
controllata dal basso verso lalto, da stimoli esterniUnulteriore
distinzione possibile tra ATTENZIONE FOCALIZZATA (o selettiva) E
ATTENZIONE DISTRIBUITA (o divisa). La prima si studia presentando
contemporaneamente 2 o + stimoli e chiedendo al soggetto di
rispondere a uno solo di essi. La seconda, presentando almeno 2
stimoli e chiedendo di rispondere a tutti gli stimoli.ATTENZIONE
FOCALIZZATA UDITIVACherry ha studiato il fenomeno del Cocktail
Party, nel quale un soggetto segue una conversazione nonostante ci
siano molte voci nell'ambiente.
Ascolto dicotico: se si presentano due messaggi uditivi, di cui uno
ombreggiato ( cio ripetuto ad alta voce) ad uno orecchio e laltro
no, trasmesso allaltro orecchio, si osserva che il secondo
messaggio viene trascurato, infatti sono pochissime le informazioni
contenute in questo messaggio che vengono elaborate. In pratica, ci
dimostra che le informazioni trascurate non vengono elaborate.
Teoria del filtro di Broadbent spiega questi risultati attraverso
varie ipotesi:-Due stimoli o messaggi presentati
contemporaneamente, accedono in parallelo ad un registro
sensoriale-Ad uno solo dei due, per, consentito passare attraverso
un filtro, mentre laltro rimane nel registro sensoriale per essere
elaborato successivamente-Il filtro necessario per prevenire il
sovraccarico, al di l di esso, del meccanismo a capacit limitata
che elabora lo stimolo completamente.Il messaggio trascurato quindi
scartato dal filtro e riceve unelaborazione minima. Teoria
dell'attenuazione, proposta dalla Treisman, ha mostrato come i
soggetti spesso possono ripetere parole presentate allinterno di un
messaggio trascurato, tale fenomeno noto come affioramento.
Laffioramento ha portato gli studiosi ad elaborare una versione
modificata della teoria di Broadbent, secondo la quale lanalisi
dellinfo trascurata semplicemente attenuata, ma cmq sottoposta ad
unelaborazione consistente: slittamento.ATTENZIONE FOCALIZZATA
VISIVANell'attenzione focalizzata visiva, i sistemi coinvolti sono
principalmente due, uno definito come volontario, endogeno, o
diretto allobiettivo e laltro come involontario, esogeno, e guidato
dallo stimolo.-Il sistema endogeno controllato dalle intenzioni e
dalle aspettative del soggetto e si attiva in seguito alla
presentazione di indizi centrali.-Il sistema esogeno sposta
automaticamente lattenzione e si attiva in presenza di indizi
periferici non importanti. Esso si attiva anche quando viene
presentato uno stimolo inatteso e potenzialmente importante ed ha
una funzione di interruzione del circuito: lattenzione visiva viene
deviata dal focus corrente.Tuttavia sappiamo poco su come questi
due sistemi interagiscono tra loro e inoltre sembra improbabile che
tutti i processi attenzionali possano essere attribuiti ad uno dei
sistemi ipotizzati.Per quel che concerne, invece, il cosa viene
selezionato nellattenzione focalizzata, bisogna dire che vi sono
varie possibilit. In primis possiamo prestare attenzione in modo
selettivo ad unarea o ad una regione dello spazio, in secondo luogo
ad un oggetto o a pi oggetti e infine anche ad unarea dello spazio
e ad un dato oggetto insieme. Mentre agli stimoli visivi trascurati
accade semplicemente che ricevono minore elaborazione rispetto a
quelli cui si presta attenzione.Alcuni studiosi sostengono che
l'attenzione focalizzata visica sia simile alla luce prodotta da un
riflettore che illumina e rende visibile ogni cosa allinterno di
unarea relativamente piccola del campo visivo ma che, al contempo,
non consente di vedere ci che sta al di fuori del fascio di luce
del riflettore. Altri studiosi, invece, la paragonano alla lente di
un obiettivo (obiettivo zoom) che consente di allargare o ridurre
larea coperta dal fascio luminoso a proprio piacimento proprio come
possibile regolare lo zoom di un obiettivo. Infine vi la teoria dei
riflettori multipli, secondo la quale lattenzione focalizzata
visiva molto pi flessibile di quanto ipotizzato nel modello
dellobiettivo zoom. Si suppone infatti, che sia possibile mostrare
unattenzione divisa in cui lattenzione diretta a due o pi regioni
dello spazio non adiacenti. Essa determinerebbe un risparmio delle
risorse di elaborazione in quanto eviterebbe di prestare attenzione
a regioni poco importanti dello spazio visivo tra le due aree di
interesse.DISTURBI DELLATTENZIONE VISIVADue sono i principali
disturbi dellattenzione visiva:La sindrome neglect che una
condizione in cui vi una perdita di consapevolezza degli stimoli
presentati sul lato controlaterale alla lesione. Nella maggior
parte dei casi la lesione a carico dellemisfero destro e comporta
una scarsa consapevolezza degli stimoli presentati sul lato
sinistro del campo visivo. Quando i pazienti affetti da questa
sindrome disegnano o copiano un oggetto ne trascurano completamente
la parte sinistra.Lestinzione , invece, un fenomeno che si
riscontra spesso nei pazienti affetti da neglect. Essa implica
lincapacit a individuare uno stimolo visivo presentato sul lato
opposto alla lesione cerebrale quando presente un secondo stimolo
visivo posto sullo stesso lato della lesione. Essa una condizione
grave perch in genere nella vita quotidiana sono presenti numerosi
stimoli contemporaneamente.Inoltre, sono state distinte tre diverse
abilit implicate nel controllo dellattenzione:-IL DISENGAGEMENT
(allontanamento) dellattenzione da un determinato stimolo visivo.
Un deficit di questa abilit comporta una difficolt nel distogliere
lattenzione da un determinato stimolo, per cui il paziente in grado
di vedere solo un oggetto alla volta, anche quando gli oggetti sono
vicini uno allaltro. Regione parietale posteriore.-LO SHIFTING
(trasferimento) dellattenzione da uno stimolo bersaglio ad un
altro. Anche in questo caso un deficit potrebbe creare problemi
nelleffettuare movimenti oculari volontari, soprattutto in
direzione verticale . Collicolo superiore del
mesencefalo.-LENGAGING (concentrazione o impegno) dellattenzione su
di un nuovo stimolo visivo. Nucleo posteriore del talamo.RICERCA
VISIVAGli studi sulla ricerca visiva utilizzano compiti in cui un
bersaglio specifico deve essere individuato il + rapidamente
possibile in unimmagine visiva. In questo campo sono state proposte
varie teorie come:LA TEORIA DELLINTEGRAZIONE DELLE CARATTERISTICHE,
proposta dalla Treisman, secondo cui esiste unimportante
distinzione tra le caratteristiche degli oggetti e gli oggetti
stessi. Questa teoria ipotizza che, inizialmente si verifica
unelaborazione in parallelo di tutte le caratteristiche di un
oggetto, poi successivamente lelaborazione diventa seriale e le
caratteristiche vengono combinate per formare gli oggetti (esempio,
una grande sedia rossa). Inoltre sostiene che lelaborazione seriale
+ lenta di quella in parallelo, che le combinazioni delle
caratteristiche possono essere influenzate da conoscenze gi
immagazzinate e che in assenza di attenzione selettiva o di
conoscenze immagazzinate, le caratteristiche visive saranno
combinate in modo casuale, ci produrr combinazioni errate, note
come unioni illusorie. In una versione pi complessa sono stati
introdotti 4 tipi di attenzione selettiva: la selezione della
posizione, la selezione per le caratteristiche, la selezione delle
posizioni definite dall'oggetto, la selezione che determina la
categoria di oggetto. Altri studiosi hanno identificato due fattori
che influenzano i tempi della ricerca visiva, la somiglianza tra
gli elementi di disturbo: la prestazione + veloce quando gli
elementi di disturbo sono molto simili e la somiglianza tra lo
stimolo bersaglio e gli stimoli di disturbo. TEORIA DELLA RICERCA
GUIDATA, proposta da Wolfe . Secondo questa teoria la ricerca
visiva implica inizialmente unefficace elaborazione basata sulle
caratteristiche, seguita da processi di ricerca non altrettanto
efficaci. Inoltre sostiene che il numero di elementi presentati non
ha alcun effetto sui tempi di individuazione del bersaglio se si
utilizza lelaborazione in parallelo, ma ha un effetto considerevole
se si utilizza quella in serie. L'iniziale elaborazione delle
caratteristiche d luogo ad una mappa di attivazione, in cui ciascun
elemento ha un proprio livello d'attivazione.IPOTESI
DELLINTEGRAZIONE DELLE DECISIONI, proposta da Palmer. Secondo tale
teoria la ricerca visiva implica il prendere decisioni basate sulla
possibilit di operare una distinzione tra elementi bersaglio ed
elementi di disturbo, indipendentemente dal fatto che gli stimoli
bersaglio siano costituiti da una sola caratteristica o da un
insieme di caratteristiche. La ricerca visiva in genere pi lenta
quando sono presenti numerosi elementi perch la complessit del
processo di presa di decisione , in questo caso, maggiore.RICERCA
VISIVA DI BERSAGLI MULTIPLI. La ricerca visiva di bersagli multipli
ha fornito le evidenze pi convincenti a convalida del fatto che
alcuni compiti di ricerca visiva implicano una ricerca parallela
mentre altri una ricerca seriale, inoltre tramite questo tipo di
ricerca si scoperto che il 72% dei compiti sembrava implicare
unelaborazione parallela e solo il 28% unelaborazione
seriale.EFFETTI CROSS-MODALITutte le ricerche prese in esame fino a
questo punto presentano dei limiti, in quanto sia la modalit visiva
che quella uditiva sono sempre state individuate in modo isolato.
In realt nella vita reale, spesso combiniamo o integriamo le
informazioni provenienti da modalit sensoriali diverse nello stesso
tempo (attenzione cross-modale). Ad esempio, quando ascoltiamo
qualcuno che parla, spesso osserviamo contemporaneamente il
movimento delle labbra. Le info derivanti dalla modalit visive e
uditiva vengono dunque associate per facilitare la nostra
comprensione. Tuttavia gli effetti cross-modali si verificano
quando il dirigere lattenzione visiva verso un dato punto attira
anche lattenzione uditiva e/o tattile verso lo stesso punto o
viceversa. Esempio: illusione del ventriloquo.ATTENZIONE
DISTRIBUITAL'attenzione distribuita ha impiegato l'approccio del
doppio compito per valutare la nostra abilit ad eseguire due
compiti simultaneamente. La nostra prestazione dipende da e
fattori: somiglianza del compito, pratica, difficolt del compito.La
teoria della capacit centrale ipotizza che una capacit centrale a
risorse limitate (esempio esecutivo centrale, attenzione) possa
essere usata in modo flessibile in varie attivit. La qualit
dellesecuzione dei 2 compiti dipende, dunque, dalle richieste che
ciascun compito pone a queste risorse. Se le richieste non eccedono
la quantit totale di risorse di questa capacit centrale, allora i 2
compiti non interferiscono tra loro, in caso contrario quando le
risorse sono insufficienti a soddisfare le richieste dei compiti,
allora inevitabile che si verifichi una compromissione della
prestazione. Altri teorici, invece, hanno sostenuto che il sistema
di elaborazione costituito da meccanismi indipendenti di
elaborazione, o risorse multiple. Secondo questi studiosi i compiti
interferiscono tra loro solo quando competono per le stesse risorse
specifiche, mentre compiti diversi coinvolgono risorse diverse e
quindi non interferiscono affatto tra loro. Alcuni teorici
preferiscono un approccio basato su una sintesi tra le 2 differenze
teorie.Nell'ambito della neuroscienza cognitiva, la scoperta che
lattivazione cerebrale nei doppi compiti inferiore allattivazione
complessiva nei due compiti eseguiti separatamente nota come
subadditivit. Secondo gli autori esiste uninterdipendenza tra le
regioni corticali nella quantit di attivazione che possono
sostenere, probabilmente a causa della quantit di risorse richieste
durante lesecuzione di un compito cognitivo.Uno dei limiti della
ricerca sui doppi compiti che i compiti usati non consentono di
valutare precisamente i processi che ne sono alla base (ad esempio
lattenzione). Ci ha portato allo sviluppo di vari compiti, compreso
quello del blink attenzionale, in cui vengono presentati
rapidamente degli stimoli visivi. Si verifica un blink
attenzionale, cio una capacit ridotta a percepire e rispondere al
secondo bersaglio quando esso viene presentato subito dopo il
primo. Esso addirittura non viene rilevato quando segue il primo di
200-500 ms. Che cosa causa il blink attenzionale? Si suppone in
genere che le persone dedichino la maggior parte delle risorse
attenzionali disponibili al primo bersaglio e quindi non dispongano
di risorse sufficienti per il secondo. Secondo la teoria della
soppressione, la soppressione che dovrebbe essere applicata al
primo elemento di disturbo viene invece attibuita al secondo
bersaglio causando un effetto di soppressione. In conclusione, la
causa del blink attenzionale sta nella difficolt ad impegnare
lattenzione due volte in un breve periodo di tempo per due eventi
bersaglio discreti dal punto di vista temporale.ELABORAZIONE
AUTOMATICAIl miglioramento della prestazione nei doppi compiti che
si ottiene con la pratica dipende dal fatto che, grazie ad essa, i
compiti diventano automatici. E stata tracciata, a tal proposito,
una distinzione teorica tra:-Processi controllati: hanno capacit
limitata, richiedono attenzione e possono essere usati in modo
flessibile in differenti circostanze.-Processi automatici:non hanno
capacit limitata, non richiedono attenzione e sono molto difficili
da modificare una volta appresi. (il problema di questi processi
consiste proprio nella loro mancanza di flessibilit, che pu
compromettere la prestazione quando si verifica un cambiamento
delle circostanze che definiscono una data situazione).Moors e De
Houwer hanno sostenuto che dovremmo definire l'automaticit in base
a varie caratteristiche che la distinguono dalla non-automaticit.
Le 4 caratteristiche dell'automaticit sono: non collegata
all'obiettivo, inconscia, efficace, veloce.La neuroscienza
cognitiva, ha offerto ancora una volta preziose informazioni.
Difatti sappiamo che, sebbene nessuna area cerebrale risulti
associata esclusivamente alla consapevolezza o allattenzione, gli
studi attribuiscono alla corteccia prefrontale un ruolo
significativo. Quindi se i processi automatici sono inconsci
dovremmo osservare una ridotta attivit di tale corteccia, e questo
quanto stato osservato (per cui la distinzione tra i due processi
stata confermata).TEORIA DI LOGAN Questa teoria ha spiegato come si
verifica la riduzione di attivit e consapevolezza quando vengono
effettuati compiti automatici. Lassunto centrale che i processi
automatici sono rapidi perch richiedono unicamente il recupero
dalla memoria a lungo termine, di soluzioni pregresse: esercitano
uno scarso effetto sulla capacit di elaborazione disponibile per
eseguire altri compiti perch il recupero di informazioni gi apprese
avviene relativamente senza alcuno sforzo. Infine non esiste
consapevolezza dei processi automatici perch tra la presentazione
di uno stimolo ed il recupero della risposta appropriata non ha
luogo alcun processo significativo. Tuttavia, i risultati di Logan
e colleghi suggeriscono che lautomaticit anche un fenomeno
mnestico, che dipende dalla relazione tra informazioni apprese e
recupero. TEORIA DEL COLLO DI BOTTIGLIA Sappiamo che quando uno
stimolo viene presentato in rapida successione rispetto al primo,
si verifica in genere un considerevole rallentamento della velocit
di risposta al secondo stimolo: questo effetto noto come effetto
del periodo psicologico refrattario, ed stato spiegato da questa
teoria. Essa sostiene che esiste un collo di bottiglia nel sistema
di elaborazione, che rende impossibile prendere contemporaneamente
due decisioni in merito alle risposte esatte da dare a due stimoli
diversi. Quindi la scelta della risposta si verifica
inevitabilmente in modo seriale e ci crea un collo di bottiglia
nellelaborazione in seguito a pratica prolungata.CAPITOLO 5
APPRENDIMENTO, MEMORIA E OBLIO Quando si parla di memoria, bisogna
tener conto sia della struttura della memoria che dei processi
operanti al suo interno. La struttura fa riferimento al modo in cui
organizzata la memoria, mentre i processi riguardano le attivit che
si verificano al suo interno. Tuttavia apprendimento e memoria
implicano una serie di stadi distinti, che sono: codifica-
immagazzinamento- recupero. STRUTTURA DELLA MEMORIAModello
multi-magazzino questo modello ha descritto la struttura della
memoria suddividendola in magazzini. Ne sono stati proposti 3, essi
sono:- Magazzini sensoriali, che sono specifici per ciascuna
modalit sensoriale e conservano le informazioni per un tempo molto
breve.- Un magazzino di memoria a breve termine di capacit
piuttosto limitate- Un magazzino di memoria a lungo termine di
capacit illimitata che pu conservare le informazioni per periodi di
tempo estremamente lunghi.Le informazioni provenienti dallambiente
sono inizialmente accolte nei magazzini sensoriali, qui restano per
un periodo di tempo molto breve e alcune di esse vengono messe a
fuoco ed elaborate ulteriormente nel magazzino di memoria a breve
termine. Successivamente alcune delle info elaborate in questo
ultimo magazzino vengono poi trasferite nel magazzino a lungo
termine.MAGAZZINI SENSORIALI, il magazzino visivo spesso noto come
magazzino iconico. Esso contiene le info fino a 500 millisecondi,
mentre il magazzino uditivo definito magazzino ecoico. La durata
delle informazioni allinterno del magazzino ecoico di circa 2-4
secondi. MAGAZZINI A BREVE E LUNGO TERMINE, la capacit del
magazzino a breve termine molto limitata, di solito il numero
massimo di elementi (ad esempio di cifre) che vengono rievocati
senza errori di sette +/- due. Miller ha sostenuto che la capacit
della MBT deve essere valutata in base al numero di chunks, o unit
d'informazione basate su precedenti apprendimenti ed esperienze.
Inoltre si osservato che le informazioni non reiterate vengono
annullate con rapidit nella memoria a breve termine attraverso il
decadimento. Al contrario si sostiene che loblio nella memoria a
lungo termine implichi meccanismi diversi. In particolare, vi una
notevole quantit di oblio dipendente dal suggerimento (cio le
tracce mnestiche sono ancora presenti nella memoria, ma sono
inaccessibili; un suggerimento adeguato potrebbe consentirne il
recupero). Ancora, la distinzione tra memoria a breve e a lungo
termine garantita anche dalle evidenze sperimentali ottenute con
pazienti cerebrolesi che presentano una doppia dissociazione;
infatti vi sono pazienti amnesici che presentano una scarsa memoria
a lungo termine, ma una memoria a breve termine normale (questi
pazienti riportano lesioni a carico del lobo temporale medio,
compreso ippocampo) e pazienti che mostrano una configurazione
opposta ( questi ultimi sono colpiti da lesioni dei lobi temporale
e parietale). Modelli a magazzino singolo secondo questi modelli la
distinzione tra memoria a breve e lungo termine meno netta. Secondo
i ricercatori la memoria a breve termine costituita da attivazioni
temporanee di rappresentazioni della memoria a lungo termine p da
rappresentazioni di elementi percepiti di recente. Gli studi di
neuroimaging funzionale convalidano anche queste previsioni,
tuttavia il limite principale di questo approccio che risulta
eccessivamente semplicistico sostenere che la memoria a breve
termine sia attivata solo dalla memoria a lungo termine.WORKING
MEMORY (MEMORIA DI LAVORO)Alcuni studiosi hanno sostituito il
concetto di magazzino a breve termine con quello di working memory.
Secondo questi autori la memoria di lavoro costituita da quattro
componenti:Un esecutivo centrale (simile allattenzione)Un circuito
articolatorio (noto come circuito fonologico) che conserva le info
in forma fonologica, ovvero basata sul linguaggioUn taccuino
visuo-spaziale specializzato nella codifica spaziale e/o visivaUn
buffer episodico, che un sistema di immagazzinamento temporaneo che
pu conservare e integrare le informazioni provenienti dal circuito
fonologico, dal taccuino visuo-spaziale e dalla memoria a lungo
termineLa componente pi importante della working memory lesecutivo
centrale. Esso ha capacit limitata, simile allattenzione e gestisce
i compiti pi impegnativi dal punto di vista cognitivo. Il circuito
fonologico conserva lordine in cui sono presentate le parole,
mentre il taccuino viene usato per limmagazzinamento e la gestione
delle informazioni spaziali e visive. Tuttavia ciascuna componente
ha capacit limitata ed relativamente indipendente. IL CIRCUITO
FONOLOGICO. Esso costituito da:- Un magazzino fonologico passivo,
direttamente coinvolto nella percezione del linguaggio. Corteccia
parietale inferiore sinistra.- Un processo articolatorio connesso
alla produzione del linguaggio che d accesso al magazzino
fonologico. Corteccia frontale inferiore sinistra.Da ci possiamo,
quindi, dedurre che la presentazione uditiva di parole produce un
accesso diretto al magazzino fonologico, mentre la presentazione
visiva di parole permette solo un accesso indiretto a tale
magazzino, attraverso larticolazione subvocale. Tuttavia, la
funzione del circuito fonologico, non quella di ricordare parole
familiari, ma di apprenderne di nuove. IL TACCUINO VISUO-SPAZIALE.
Anche il taccuino visuo-spaziale pu essere suddiviso in 2
componenti: - Il deposito visivo (cache) che immagazzina le info
relative alla forma e al colore. Corteccia prefrontale ventrale.-
Il copista interno (scribe) che gestisce le info spaziali e di
movimento. Corteccia prefrontale dorsaleESECUTIVO CENTRALE. Larea
cerebrale maggiormente implicata nel funzionamento dellesecutivo
centrale la corteccia prefrontale. Nel modello originale,
lesecutivo centrale era unitario, cio funzionava come unit singola.
In anni recenti, per, gli studiosi hanno sempre di pi sostenuto una
sua maggiore complessit, attribuendogli diverse funzioni come:-
Funzione dinibizione: si riferisce alla capacit di inibire
deliberatamente le risposte dominanti, automatiche quando
necessario.- Funzione di trasferimento: si riferisce allo spostarsi
tra vari compiti, operazioni o set mentali. Viene usata quando si
trasferisce lattenzione da un compito ad un altro.- Funzione di
aggiornamento: usata quando si aggiornano le informazioni che
bisogna ricordare.Un modo per capire limportanza dellesecutivo
centrale studiare pazienti cerebrolesi con compromissione
dellesecutivo centrale. Tali persone soffrono di sindrome
disesecutiva, che comporta difficolt nella pianificazione,
nellorganizzazione e nel monitoraggio del comportamento. I pazienti
affetti da tale sindrome in genere presentano una lesione a carico
dei lobi frontali nella parte anteriore del cervello. Tuttavia,
alcuni pazienti sembrano presentare lesioni a carico delle regioni
posteriori (soprattutto parietali) e non delle regioni
frontali.BUFFER EPISODICO. Il buffer episodico episodico in quanto
conserva le informazioni che sono integrate da vari sistemi in
coerenti strutture complesse: scene o episodi. Nellintegrare le
informazioni derivanti da modalit diverse, diversi studiosi hanno
suggerito lesistenza di stretti legami tra il buffer episodico e
lesecutivo centrale. Tuttavia, si potrebbe dire che esso fornisce
la colla per integrare le informazioni allinterno della memoria di
lavoro. Lippocampo svolge un ruolo cruciale nel fare ci. TEORIA DEI
LIVELLI DI ELABORAZIONESecondo Craik e Lockhart importante il modo
in cui elaboriamo le informazioni durante lapprendimento, infatti,
i processi, attentivi e percettivi, operanti al momento
dellapprendimento determinano il tipo dinformazione immagazzinata
nella memoria a lungo termine. Sono stati individuati, pertanto,
vari livelli di elaborazione, che vanno dallanalisi superficiale o
fisica dello stimolo a unanalisi profonda o semantica. Inoltre, si
osservato che il livello o profondit di elaborazione di uno stimolo
ha un considerevole effetto sulla sua memorizzabilit. Livelli pi
profondi di analisi producono tracce mnestiche pi elaborate, di
maggiore durata e pi intense di quanto non facciano livelli
superficiali di analisi. Gli studi hanno messo in evidenza che la
memoria a lungo termine dipende sia dal tipo che dalla complessit
di elaborazione. Inoltre gli effetti dei livelli di elaborazione
sono maggiori per la memoria esplicita rispetto a quella
implicita.Tuttavia anche questa teoria presenta vari limiti. In
primo luogo risulta difficile stabilire leffettivo livello di
elaborazione utilizzato, in secondo luogo questi studiosi hanno
sottovalutato notevolmente limportanza dellambiente di recupero per
la prestazione di memoria.APPRENDIMENTO IMPLICITOLapprendimento
implicito lapprendimento senza la consapevolezza di avere imparato.
Esso stato contrapposto a quello esplicito, che implica invece la
consapevolezza di ci che si appreso. Sono state individuate 5
caratteristiche dellapprendimento implicito, che sono:-Robustezza i
sistemi impliciti sono influenzati relativamente poco dai disturbi
(es. amnesia) che interessano i sistemi espliciti. -Indipendenza
dallet lapprendimento implicito scarsamente influenzato dallet o
livello evolutivo. -Bassa variabilit vi sono minori differenze
individuali in questo tipo di apprendimento e nella memoria
implicita che nellapprendimento e memoria esplicita. -Indipendenza
dal QI-Comunanza di processi i sistemi implicati sono comuni alla
maggior parte della specie.Tuttavia se lapprendimento implicito e
quello esplicito sono diversi, durante tali processi dovrebbero
essere attivate aree cerebrali diverse. La consapevolezza associata
allattivazione di molte aree cerebrali, in particolare del
cingolato anteriore e della corteccia prefrontale dorsolaterale.
Lapprendimento implicito, invece, stato associato allattivazione
dello striato (parte dei gangli basali, nelle aree interiori degli
emisferi cerebrali). Gli studi di neuroimaging funzionale hanno per
fornito SCARSE evidenze a convalida delle precedenti previsioni,
sembra, infatti, che non vi sia una maggiore attivazione dello
striato durante lapprendimento implicito. Gli studi su pazienti
cerebrolesi si sono concentrati sul morbo di Parkinson,
caratterizzato da tremore agli arti e rigidit muscolare, associato
a una lesione dello striato.TEORIE DELLOBLIOLoblio fu studiato per
la prima volta in modo analitico da Hermann Ebbinghaus, il quale
scopr che loblio era molto rapido nel corso della prima ora
successiva alla fase di apprendimento, ma diventa via via pi lento.
Quasi tutti gli studi su questo fenomeno si sono concentrati sulla
memoria esplicita, che implica il ricordo consapevole delle
informazioni, apprese in precedenza. Tuttavia il confronto tra
velocit di oblio in questo tipo di memoria e in quella implicita
suggerisce che esso pi lento nella memoria implicita. Sono state,
infine, proposte numerose teorie sulloblio, che non si escludono a
vicenda. Le principali sono:
TEORIA DELLINTERFERENZA Questa teoria ipotizza che la nostra capacit a ricordare ci che stiamo imparando pu essere alterata o disturbata da ci che abbiamo appreso in precedenza (interferenza proattiva) o anche da ci che apprenderemo in futuro (interferenza retroattiva). Alcuni studiosi hanno sostenuto che linterferenza proattiva pu essere dovuta o a problemi nel recupero della risposta (discriminabilit) o alla forza della risposta inesatta, appresa inizialmente (bias). In particolare, scoprirono che linterferenza dipendeva pi dalla forza della risposta inesatta che dalla discriminabilit. Tuttavia, le persone usano processi attivi di controllo per ridurre linterferenza proattiva. Per quanto riguarda, invece, gli studi sullinterferenza retroattiva, si giunti alla consapevolezza che, in genere, essa maggiore quando i nuovi elementi appresi, sono simili a quelli appresi in precedenza. Inoltre, questo tipo dinterferenza pu verificarsi anche quando non avviene alcun apprendimento durante la ritenzione. In alcuni esperimenti, i partecipanti imparavano una lista di parole ed erano esposti a vari compiti durante lintervallo di ritenzione prima di verificare la rievocazione delle parole. Si osserv anche in questo caso un alto livello dinterferenza retroattiva, dovuta, secondo gli autori, a uno sforzo mentale durante lintervallo di ritenzione.RIMOZIONEQuesto costrutto deve le sue origini a Freud. Egli sostenne che avvenimenti avvertiti come minacciosi o in grado di generare ansia spesso non riescono ad accedere alla sfera della consapevolezza, attraverso il fenomeno che defin rimozione. Secondo lo psicologo austriaco fondamentalmente la rimozione consiste nel rifiutare qualcosa tenendola fuori dalla sfera della consapevolezza.OBLIO MOTIVATOLoblio motivato svolge una funzione adattiva, poich, molte informazioni contenute nella MLT sono antiche o irrilevanti per gli obiettivi attuali. Oblio guidato un fenomeno che comporta la compromissione della MLT determinata da unistruzione di dimenticare alcune informazioni presentate per lapprendimento. E' stato studiato con il metodo degli elementi e con il metodo delle liste. Anderson ha proposto una variante del metodo degli elementi nota come paradigma pensare/non pensare. Secondo l'ipotesi del deficit esecutivo, la capacit a rimuovere i ricordi dipende dalle differenze individuali nelle capacit di controllo esecutivo. Un limite delle ricerche che non chiaro il motivo per cui esso si verifica, infatti, potrebbe sorgere in seguito alla minore reiterazione degli elementi da non ricordare e quindi, da un processo attivo che tende ad inibire limmagazzinamento delle parole nella MLT.Oblio dipendente da suggerimenti, loblio avviene spesso perch non disponiamo dei suggerimenti adatti. Tulving, ad esempio, svilupp il concetto di oblio-suggerimento-dipendente nel suo principio della specificit della codifica. Egli sosteneva che il successo nel recuperare un elemento bersaglio dipendeva molto dalla coerenza tra informazione presente al momento del recupero e informazione immagazzinata nella memoria e cio, ipotizz che la traccia mnestica di un elemento in genere costituita dallelemento stesso e dalle informazioni sul contesto (ambiente, stato danimo), ne consegue che la prestazione di memoria ottimale quando il contesto al momento del recupero uguale al contesto al momento dellapprendimento. Ad esempio, le informazioni relative allo stato danimo vengono spesso immagazzinate nelle tracce mnestiche e si verifica un oblio maggiore se lo stato danimo al momento della rievocazione diverso. Il concetto secondo il quale loblio dovrebbe essere minore se lo stato danimo uguale sia al momento dellapprendimento sia a quello della rievocazione noto come: memoria dipendente dallo stato. Tuttavia, leffetto maggiore quando i partecipanti si trovano in uno stato danimo positivo perch sono motivati ad alterare stati danimo negativi.Consolidamento un processo che dura molto e fissa le informazioni nella MLT, pi precisamente si suppone che lippocampo svolga un ruolo fondamentale nel consolidamento dei ricordi. Unipotesi fondamentale che le memorie formatesi di recente e ancora in fase di consolidamento sono particolarmente soggette a interferenza e oblio. Secondo alcune versioni di questa teoria, il processo di consolidamento implica due fasi principali:La prima fase ha luogo nellarco di ore e si concentra sullippocampo.La seconda fase si verifica in un periodo di tempo che oscilla da giorni ad anni e implica interazioni tra lippocampo e la neocorteccia.Inoltre la teoria del consolidamento relativa a 2 antiche leggi sull'oblio: Legge di Jost: se due tracce mnestiche hanno uguale forza ma differente et, la pi antica delle due decade pi lentamente. Legge di Ribot: gli effetti negativi delle lesioni cerebrali sulla memoria sono maggiori sui ricordi di recente formazione che su quelli pi antichi.CAPITOLO 6 SISTEMI DI MEMORIA A LUNGO TERMINEEsistono quattro sistemi di memoria a lungo termine: la memoria episodica, la memoria semantica, il sistema di rappresentazione percettiva e la memoria procedurale. Evidenze convincenti sullesistenza di diversi sistemi di MLT derivano dallo studio di pazienti cerebrolesi, che soffrono di amnesia. La sindrome amnesica presenta le seguenti caratteristiche:- Amnesia anterograda, una marcata compromissione della capacit a ricordare nuove informazioni apprese dopo lesordio dellamnesia.- Amnesia retrograda, difficolt a ricordare eventi che si sono verificati prima dellamnesia.- I pazienti che soffrono di sindrome amnesica presentano di solito una MBT intatta.- I pazienti con sindrome amnesica hanno di solito, dopo lesordio dellamnesia, ancora una capacit di apprendimento residua.Le cause dellamnesia possono essere diverse. Lictus bilaterale un fattore che causa amnesia, ma i traumi cranici circoscritti sono la causa pi comune. La maggior parte degli studi si sono concentrati su pazienti che sono diventati amnestici a causa dell'abuso cronico di alcool (sindrome di Korsakoff).Tuttavia la distinzione pi importante tra i diversi tipi di MLT quella tra memoria dichiarativa e memoria non dichiarativa. La memoria dichiarativa implica il ricordo consapevole di eventi e fatti: si riferisce a ricordi che possono essere dichiarati o descritti, essa definita anche memoria esplicita perch richiede il ricordo consapevole di esperienze pregresse. Al contrario, la memoria non-dichiarativa (o implicita) non implica il ricordo consapevole, generalmente otteniamo prove di questa memoria attraverso losservazione dei cambiamenti comportamentali. La memoria non dichiarativa implica un miglioramento della prestazione anche in assenza di ricordo consapevole.La memoria dichiarativa si divide in:Memoria episodica che si riferisce allimmagazzinamento e recupero di specifici eventi o episodi che si sono verificati in un dato luogo e in un dato momento. E il tipo di esperienza consapevole che si prova quando si pensa a un momento particolare del proprio passato e si rivive in modo consapevole un episodio o uno stato danimo esattamente come allora. La memoria episodica dipende prevalentemente dalla componente ippocampale ed soggetta a sostanziale e progressivo oblio con il passare del tempo. La memotia episodica viene valutata con 2 tipi di test: il riconoscimento e la rievocazione. La memoria di riconoscimento pu implicare il ricordo (dettagli contestuali) o la familiarit. La memoria episodica un processo fondamentalmente costruttivo, piuttosto che riproduttivo, che suscettibile a vari tipi di errori e illusioni.Memoria semantica. Essa invece laspetto della memoria umana che corrisponde a conoscenze generali sugli oggetti, sul significato delle parole, su eventi e persone, senza riferimento a un particolare momento o luogo. E associata prevalentemente allattivazione della corteccia entorinale, peririnale e paraippocampale.
I MODELLI A RETESecondo questo modello, la memoria semantica altamente organizzata o strutturata. Lipotesi centrale che sia costituita da reti gerarchiche. I concetti principali (ad esempio animale, uccello) sono rappresentati come nodi e le propriet o caratteristiche (ad esempio ha le ali, giallo) sono associate a ciascun concetto. Inoltre il modello sostiene che spesso usiamo la memoria semantica in modo efficace inferendo la risposta esatta. Il modello presenta vari problemi. Non stato considerato l'effetto tipicit e i concetti non appartengono a categorie definite rigidamente. In vista di ci, il modello a rete fu sostituito con la teoria della diffusione dellattivazione, secondo la quale la memoria semantica organizzata in base a relazioni semantiche o a distanza semantica. Le relazioni possono essere misurate chiedendo alle persone di decidere laffinit tra varie coppie di parole o di elencare il numero maggiore possibile di membri appartenenti alla stessa categoria. I membri indicati pi spesso sono quelli collegati pi strettamente alla categoria. Inoltre, secondo questa teoria quando una persona vede, sente o pensa a un concetto, viene attivato il nodo appropriato nella memoria, e questa attivazione si diffonde, poi, ad altri concetti strettamente collegati dal punto di vista semantico ed in modo pi debole anche a quelli pi distanti. (quindi prevede leffetto tipicit).ORGANIZZAZIONE DEI CONCETTI NEL CERVELLOSi suppone spesso che disponiamo di schemi (pacchetti organizzati di conoscenza) immagazzinati nella MS. Ma, in che modo organizzata questa conoscenza nel cervello? Una possibilit ovvia che tutte le informazioni che possediamo su di un dato oggetto o concetto siano immagazzinate in un punto del cervello, unaltra possibilit che tipi diversi dinformazione (caratteristiche) su di un dato oggetto siano immagazzinate in diversi punti del cervello. Questa seconda possibilit stata sviluppata dalla Teoria percettivo-funzionale, che distingue le caratteristiche visive o percettive (che aspetto ha loggetto?) da quelle funzionali (a cosa serve?) e sostiene che la nostra conoscenza degli esseri viventi per lo pi basata sulle informazioni percettive, mentre la conoscenza degli oggetti inanimati implica soprattutto le informazioni funzionali. Molti pazienti cerebrolesi mostrano deficit specifici per categoria, cio incontrano problemi con specifiche categorie di oggetti. Anche gli studi di neuroimaging funzionale convalidano le ipotesi della teoria percettivo-funzionale, infatti, stata rilevata unattivazione maggiore delle regioni posteriori sinistre del lobo temporale quando si effettua unelaborazione delle informazioni percettive e, viceversa, unattivazione maggiore delle regioni inferiori posteriori sinistre del lobo temporale quando era effettuata unelaborazione delle informazioni non percettiva, come quelle funzionali. Tuttavia, lapproccio delle propriet multiple ha dimostrato che la distinzione tra propriet percettive e funzionali troppo semplicistica e ha sostenuto che le caratteristiche funzionali dovrebbero essere divise in comportamenti (che cosa fa un oggetto) e informazioni funzionali (per che cosa viene usato), mentre le propriet percettive dovrebbero essere divise in visive (compresi i colori), uditive, tattili e gustative.Ci si inoltre chiesto se la memoria semantica contiene anche rappresentazioni amodali relativamente astratte non associate direttamente ad alcuna modalit sensoriale. Secondo le teorie di cognizione situata ci non possibile, mentre per la teoria del distribuito pi fulcro questo pu accadere, poich vi un fulcro (immagazzinato nei lobi temporali anteriori) per ciascun concetto oltre alle informazioni distribuite modalit-specifiche. L'approccio della cognizione situata utile per capire la nostra conoscenza di concetti e oggetti concreti. Ma gli studi sulla demenza semantica, che implica la perdita delle conoscenze relative ai concetti associata ad una degenerazione dei lobi temporali anteriori, hanno messo in luce il fatto che la prestazione di pazienti di questo tipo scarsa in test che implicano tutte le categorie semantiche, indipendentemente dalla modalit di input o di output.La memoria non dichiarativa, invece, si suddivide in:Sistema di rappresentazione percettiva che pu essere considerato una raccolta di moduli dominio-specifici che opera sulle informazioni percettive relative alla forma e alla struttura di parole e oggetti. Dimportanza fondamentale in questo sistema il priming di ripetizione: lelaborazione dello stimolo ha luogo pi rapidamente e/o pi agevolmente alla seconda presentazione e a quelle successive dello stimolo. (ad esempio, possiamo identificare uno stimolo pi rapidamente quando presentato per la seconda volta).Memoria procedurale che si riferisce allapprendimento di abilit motorie e cognitive e si manifesta in unampia gamma di situazioni. Altre forme di memoria procedurale sono il condizionamento classico, quello operante, abituazione e sensibilizzazione. Tuttavia, lapprendimento di abilit non altro che il graduale miglioramento della prestazione in seguito alla pratica. Gli studiosi hanno individuato numerosi tipi di apprendimento di abilit o memoria procedurale: apprendimento di abilit motorie, apprendimento di sequenze, disegno allo specchio, apprendimento di abilit percettive, lettura allo specchio, apprendimento di una grammatica artificiale ecc.Esistono numerose differenze tra effetto priming di ripetizione e memoria procedurale. Innanzitutto, il priming spesso si verifica rapidamente, mentre la memoria procedurale o apprendimento di abilit in genere lenta e graduale. In secondo luogo, vi la specificit dello stimolo. Il priming legato a stimoli specifici, mentre lapprendimento di abilit in genere si generalizza a numerosi stimoli. In terzo luogo, vi sono evidenze sempre maggiori riguardo al fatto che aree cerebrali diverse sono associate per questi due tipi di memoria non dichiarativa. EFFETTO PRIMING DI RIPETIZIONETuttavia, possibile tracciare una distinzione tra priming percettivo e priming concettuale. Il priming percettivo si verifica quando la presentazione ripetuta di uno stimolo facilita lelaborazione delle sue caratteristiche percettive. Viceversa, il priming concettuale si verifica quando la presentazione ripetuta di uno stimolo facilita lelaborazione del suo significato.
CAPITOLO 7 LA MEMORIA QUOTIDIANATre sono le ipotesi principali sulla memoria quotidiana:-Ha uno scopo preciso-Ha una qualit personale, in altre parole influenzata dalla personalit e da altre caratteristiche dellindividuo-E influenzata dalle necessit della situazione (ad esempio, il desiderio di fare colpo su qualcuno)La sostanza della tesi di Neisser questa: Quello che ricordiamo nella vita di tutti i giorni determinato dai nostri obiettivi personali, mentre ci che ricordiamo nella ricerca sulla memoria tradizionale per lo pi determinato dalle richieste di precisione dello sperimentatore.MEMORIA AUTOBIOGRAFICAI nostri ricordi autobiografici sono di grande interesse perch si riferiscono agli obiettivi principali della nostra vita, alle nostre pi profonde emozioni e ai nostri valori personali. A tal proposito, opportuno fare una distinzione tra memoria autobiografica e memoria episodica. La memoria autobiografica la memoria per gli avvenimenti della propria vita, mentre quella episodica riguarda esperienze personali o eventi che hanno avuto luogo in un dato momento, in un dato luogo. Inoltre la M. autobiografica riguarda avvenimenti che hanno un significato personale, mentre quella episodica si riferisce spesso a eventi banali, ancora la prima abbraccia anni o decenni precedenti, mentre la seconda solo minuti o ore. Infine, la distinzione tra i due tipi di memorie convalidata anche dagli studi di neuroimaging funzionale. Questi studi, infatti, dimostrano che nellutilizzo della memoria autobiografica e di quella episodica si attivano aree DIVERSE della corteccia cerebrale.Quasi tutte le persone ritengono di avere ricordi autobiografici molto chiari e duraturi di eventi pubblici importanti, drammatici e sorprendenti come lattacco terroristico agli Stati Uniti dell11 settembre 2001 o la morte della principessa Diana. Questi ricordi sono stati definiti ricordi flashbulb o fotografici da vari autori, i quali hanno sostenuto che gli eventi drammatici percepiti da un soggetto come sorprendenti e portatori di conseguenze reali per la propria vita attivano un particolare meccanismo neurale che stampa i dettagli di tali eventi in modo permanente nel sistema di memoria. Secondo tali autori, i ricordi flashbulb spesso includono le seguenti informazioni: linformatore (persona che ha fornito linformazione), il luogo in cui si appresa la notizia, levento, lo stato emotivo del soggetto, lo stato emotivo degli altri e le conseguenze dellevento per il soggetto. Tuttavia la tesi fondamentale che questi ricordi sono molto diversi da tutti gli altri per longevit, precisione e perch si basano su un particolare meccanismo neurale. Altri autori non sono daccordo, secondo questi ultimi i ricordi flashbulb dipendono da altri fattori come la sorpresa, la reiterazione manifesta, la novit dellevento ecc.Come possiamo stabilire se i ricordi riferiti dalle persone sono autentici? E possibile stabilire lautenticit dei ricordi autobiografici attraverso lo studio dei diari. Wagenaar tenne un diario in cui registr 2.000 avvenimenti in pi di sei anni. Per ciascun evento, registrava le informazioni su chi, che cosa, dove e quando, pi la piacevolezza, laspetto emotivo e limportanza o la rarit di ciascun evento. Poi verific la propria memoria usando le varie informazioni singolarmente o in associazione tra loro.RICORDI NELLARCO DELLA VITASono stati scoperti, riguardo a questargomento, due risultati dinteresse teorico:-Amnesia infantile: evidenziata dalla mancanza quasi totale di ricordi risalenti ai primi tre anni di vita, forse perch i bambini non riescono a formare MLT. La spiegazione pi nota dellamnesia infantile quella fornita da Freud, il quale ha affermato che essa avviene mediante la repressione. (Pensieri ed esperienze avvertiti come minacciosi o in grado di generare ansia, vengono relegati nellinconscio). Questa teoria non spiega, per, perch gli adulti e gli adolescenti non riescono a ricordare eventi positivi e neutri della prima infanzia! Altri studiosi hanno enfatizzato, invece, il ruolo svolto dallo sviluppo del s cognitivo. Lipotesi fondamentale che: Lo sviluppo del s cognitivo nel secondo anno di vita, fornisce una nuova struttura intorno alla quale possibile organizzare i ricordi. Con questo progresso cognitivo assistiamo alla comparsa dei ricordi autobiografici e alla fine dellamnesia infantile. Unaltra possibile spiegazione allamnesia infantile deriva dalla teoria evolutiva socio-culturale. Secondo la teoria, sia la lingua che la cultura sono di fondamentale importanza nello sviluppo precoce della memoria autobiografica. Il linguaggio importante perch usato per comunicare i propri ricordi, infatti, le esperienze che accadono prima che i bambini sappiano parlare sono difficili da esprimere successivamente. Come previsto dalla teoria evolutiva socio-culturale, lo stile di reminiscenza della madre un fattore importante. La precoce capacit dei bambini di parlare del passato era decisamente migliore tra quelli le cui madri avevano uno stile di reminiscenza elaborato. Le abilit linguistiche di cui i bambini dispongono al momento dellesperienza determinano ci che saranno in grado di rievocare successivamente.-Picco di reminiscenza costituito da un numero sorprendentemente vasto di ricordi risalenti a unet compresa tra 10 e 30 anni, specialmente tra i 15 ed i 25. Gli autori hanno fatto riferimento alla novit e alla stabilit per spiegare la sua esistenza. La maggior parte degli adulti, infatti, ha un periodo di stabilit che comincia allinizio della maturit perch in quel periodo che si sviluppa il senso didentit adulta. Ci fornisce una struttura cognitiva che serve come organizzazione stabile degli eventi. Molti ricordi che risalgono alla prima maturit sono nuovi, in quanto si formano poco dopo lemergere dellidentit adulta. La novit un vantaggio perch produce ricordi peculiari.SISTEMA DI AUTO-MEMORIASecondo una delle teorie pi autorevoli sulla memoria autobiografica, possediamo un sistema di auto-memoria che ha due componenti principali:1)Conoscenza di base della memoria autobiografica contiene informazioni personali a tre livelli di specificit:-Periodi della vita-Eventi generali-Conoscenza evento-specifica: costituita da immagini, sensazioni e altri dettagli che si riferiscono a eventi generali e a periodi.2)S operativo relativo al s, a che cosa pu diventare nel futuro e allattuale serie di obiettivi dellindividuo. Gli obiettivi del s influenzano il tipo di ricordi immagazzinati nella conoscenza di base della memoria autobiografica. Essi determinano anche parzialmente quali ricordi autobiografici rievochiamo.Secondo questa teoria possibile avere accesso ai ricordi autobiografici attraverso il recupero generativo o diretto. Il primo usato quando costruiamo deliberatamente ricordi autobiografici combinando le risorse de s operativo con le info contenute nelle conoscenze di base. Al contrario, il recupero diretto non implica il s operativo. I ricordi autobiografici prodotti con il recupero diretto sono attivati da indizi specifici (ad esempio, lascolto della parola Parigi alla radio, pu produrre il recupero diretto del ricordo di una vacanza trascorsa in quella citt).Esistono evidenze considerevoli a convalida del fatto che la corteccia prefrontale svolge un ruolo fondamentale nel recupero dei ricordi autobiografici.TESTIMONIANZA OCULARELe testimonianze oculari possono essere distorte attraverso tendenze o bias alla conferma, cio il ricordo dellevento influenzato dalle attese dellosservatore. Bartlett ha spiegato perch la nostra memoria influenzata dalle aspettative. Egli ha sostenuto che possediamo numerosi schemi o pacchetti di conoscenze immagazzinati nella MLT. Questi schemi ci portano a formare certe aspettative e possono alterare la nostra memoria facendoci ricostruire i dettagli di un evento in base a ci che deve essere stato vero. Ad esempio, gli schemi di una rapina in banca che la maggior parte delle persone possiede include informazioni come: i rapinatori sono in genere maschi, indossano abiti scuri, chiedono soldi e hanno una macchina che li aspetta. Ora stato osservato che nel momento in cui i soggetti devono interpretare, ricordare elementi ambigui, lo fanno in base a questi schemi, per esempio nonostante la testa del rapinatore fosse coperta da un passamontagna che ne rendeva ambiguo il sesso, essi tendevano a ricordare il rapinatore come maschio e quindi in modo coerente rispetto allo schema. Ne consegue, in questo caso, che la loro rievocazione risultava sistematicamente distorta e includeva informazioni pertinenti al loro schema anche se non corrispondevano a ci che realmente avevano osservato. VIOLENZA E ANSIAQuali sono gli effetti della violenza e dellansia sulla precisione della memoria dei testimoni oculari? Gran parte delle ricerche a tale proposito ha riguardato la concentrazione sullarma in cui i testimoni prestano attenzione sullarma, il che riduce la loro memoria per le altre informazioni. Ci pu verificarsi perch larma implica una minaccia o perch attrae lattenzione in quanto inaspettata nella maggior parte dei contesti in cui vista da testimoni. Tuttavia, in questo modo si dimostrato che sia la violenza, sia lansia, ma anche lo stress, compromettono la memoria dei testimoni oculari.Inoltre, sappiamo anche che la memoria relativa alla testimonianza oculare dei soggetti adulti pi anziani meno precisa di quella degli adulti pi giovani. E ancora, in un esperimento, si scoperto che sia gli adulti anziani, sia quelli pi giovani presentavano un bias della propria et, in quanto entrambi i gruppi erano pi precisi nellidentificazione quando il colpevole aveva unet simile alla loro. Quindi, la memoria generalmente pi scarsa degli anziani lo era di meno quando il colpevole era una persona anziana, forse perch prestavano maggiore attenzione alle caratteristiche del volto e ad altre caratteristiche di una persona di et simile alla loro.RICORDARE I VOLTI. Le informazioni sul volto del colpevole sono molto spesso le informazioni pi importanti che i testimoni oculari possono o meno ricordare. Talvolta essi ricordano un volto ma non riescono a ricordare le circostanze precise in cui lhanno visto. In uno studio, dove venivano mostrati ai testimoni un passante e un colpevole e dopo venivano date loro delle fotografie nelle quali era presente il passante e non il colpevole, si visto che essi mostravano una probabilit tre volte maggiore di scegliere il passante e non qualcun altro che non avevano mai visto prima. Questo effetto noto come trasferimento inconscio: un volto riconosciuto correttamente come appartenente a qualcuno visto in precedenza ma valutato erroneamente come il responsabile di un crimine. Inoltre, la memoria di riconoscimento per i volti dei testimoni oculari in genere peggiore se hanno fornito una descrizione verbale in precedenza, ci noto, invece, come ombreggiamento verbale.INFORMAZIONI PRIMA E DOPO DELLEVENTO. I ricercatori hanno sostenuto che quanto accade dopo losservazione del crimine (ad esempio domande precise poste ai testimoni) pu alterare i fragili ricordi dei testimoni. In particolare, si osservato che le informazioni implicite nella domanda influenzano il modo in cui viene ricordato un crimine. Ci dimostra che la tendenza della memoria testimoniale a essere influenzata da informazioni fuorvianti successive allevento molto forte. Questa definita anche interferenza retroattiva, ovvero lalterazione della memoria dovuta allapprendimento di altro materiale durante lintervallo di ritenzione. La memoria dei testimoni pu, tuttavia, essere distorta anche dallinterferenza proattiva, cio dallapprendimento che ha luogo prima dellosservazione dellevento critico.Spiegazioni teoriche. In che modo le informazioni successive allevento distorcono i resoconti dei testimoni oculari?Una possibilit che vi sia unattribuzione erronea della fonte. Lidea di base che uno stimolo mnemonico (per esempio una domanda) attivi ricordi provenienti da varie fonti. Il soggetto decide poi la fonte di un ricordo in base alle informazioni che esso contiene. Unerrata attribuzione probabile quando i ricordi derivanti da una fonte sono simili a quelli derivanti da una seconda fonte. Altre teorie che spiegano cosa possa indurre i testimoni oculari in errore sono: la teoria delle caselle mancanti, secondo la quale probabile che le info erronee vengano accettate quando le info relative allevento originario non sono immagazzinate nella memoria. La spiegazione della coesistenza, secondo la quale possibile che coesistano informazioni relative allevento originario e informazioni apprese successivamente, ancora vi la spiegazione dellassociazione, che sostiene che le info successive allevento e le info derivanti dallevento originario sono combinate insieme nella memoria e ci produce la distorsione. Infine, vi la spiegazione del bias di risposta, cio il modo in cui condotto uno studio pu influenzare i testimoni e farli tendere a riferire info erronee invece di quelle derivanti dallevento originario.IDENTIFICAZIONE DEI TESTIMONI OCULARISpesso la polizia chiede ai testimoni oculari di identificare il responsabile di un crimine tra varie persone fisicamente presenti o mostrate in fotografia. Lidentificazione in questi casi notevolmente soggetta ad errore. Dunque in che modo possibile aumentare lefficacia delle procedure didentificazione dei testimoni? Si ipotizza che avvertire i testimoni che il colpevole potrebbe non essere presente tra le persone presentate, riduce le possibilit di unidentificazione errata. Inoltre la presentazione dei sospetti per lidentificazione pu essere simultanea (il testimone vede tutti contemporaneamente) o sequenziale (uno per volta). Si visto, a tal proposito, che la possibilit che un testimone scegliesse in modo errato un soggetto (quando nella presentazione non era presente il colpevole) era maggiore nella presentazione simultanea. Tuttavia, le presentazioni sequenziali erano meno efficaci di quelle simultanee quando il colpevole era presente. Infine, altri studi sono stati condotti sullimportanza dei feedback che alcuni testimoni ricevevano dopo aver compiuto lidentificazione. Precisamente si osservato che chi riceveva feedback di conferma riteneva, in modo errato, di essere stato molto sicuro dellesattezza dellidentificazione prima di ricevere il feedback. Questo risultato suggerisce che i resoconti dei testimoni dovrebbero essere registrati immediatamente dopo aver compiuto unidentificazione e non dovrebbe essere fornito alcun tipo di feedback.INTERVISTA COGNITIVA. Lintervista cognitiva un tipo dintervista molto efficace, essa, infatti, fa s che il testimone possa aumentare al massimo la quantit dinformazioni accurate che in grado di fornire. Lo studioso Geiselman tracci un tipo dintervista cognitiva pi ricca e completa rispetto a quella originaria, egli sosteneva che: Gli investigatori dovrebbero ridurre al minimo le distrazioni, indurre i testimoni oculari a parlare lentamente, consentire una pausa tra risposta e successiva domanda, adattare il linguaggio al singolo interlocutore, fare commenti interpretativi, cercare di ridurre lansia del testimone, evitare commenti e valutazioni personali e rivedere sempre la descrizione fatta dal testimone degli eventi o delle persone sotto inchiesta.MEMORIA PROSPETTICALa memoria prospettica implica il ricordare di eseguire determinate azioni. Essa, in genere, si concentra sul quando fare qualcosa e ha uno scarso contenuto informativo. Inoltre la memoria prospettica importante per i piani o gli obiettivi che ci prefiggiamo per le nostre attivit quotidiane. Implica 5 fasi : codifica- ritenzione- recupero- esecuzione e valutazione e inoltre, si divide in memoria prospettica basata sullevento e memoria prospettica basata sul tempo. Quella basata sul tempo valutata mediante compiti che implicano il ricordare di eseguire una data azione in un momento specifico.(Per esempio, arrivare al caff alle 8 di sera) Invece la memoria prospettica basata sullevento valutata mediante compiti che implicano il ricordare di eseguire unazione nelle circostanze opportune ( ad esempio, trasmettere un msg quando si incontra una certa persona.) Gli autori sostengono che i compiti di memoria prospettica basata sullevento sono pi semplici di quelli basati sulla memoria prospettica basata sul tempo perch pi probabile che le azioni che ci si prefigge di compiere vengano attivate da indizi esterni. In conclusione, possiamo dire che la memoria prospettica di fondamentale importanza nella vita quotidiana se dobbiamo rispettare i nostri vari appuntamenti sociali e di lavoro.PROSPETTIVE TEORICHETEORIA DEI PROCESSI ATTENZIONALI E MNEMONICI PREPARATORI (PAM). Secondo vari studiosi lefficacia della prestazione della memoria prospettica implica sempre un monitoraggio attivo e impegnativo, secondo altri invece la risposta non sempre, ma talvolta. Secondo la teoria di Smith e Bayen, la memoria prospettica richiede due processi: uno di monitoraggio impegnativo, che ha inizio quando un soggetto formula unintenzione che mantenuta fino allesecuzione dellazione richiesta e laltro di memoria retrospettiva, che assicura che ci si ricordi quale azione debba essere eseguita nel compito di memoria prospettica. Malgrado il sostegno alla teoria PAM, sembra poco plausibile supporre che utilizziamo sempre processi attenzionali preparatori quando cerchiamo di ricordare unazione futura. In realt, esistono molte evidenze a convalida del fatto che ricordare di eseguire unazione pre-determinata si affaccia semplicemente alla nostra mente.TEORIA DEI PROCESSI MULTIPLI. Secondo questa teoria possibile usare vari processi cognitivi (compresi i processi attenzionali) per eseguire compiti di memoria prospettica. Tuttavia, lindividuazione degli indizi per la risposta sar in genere automatica (e quindi non implica processi attenzionali) quando sono soddisfatti tutti i criteri seguenti o alcuni di essi:-Lindizio e lazione bersaglio da eseguire sono altamente associati-Lindizio evidente o importante-Lelaborazione in corso per un altro compito che viene eseguito contemporaneamente a quello di memoria prospettica dirige lattenzione verso gli aspetti rilevanti dellindizio-Lazione programmata sempliceIn sostanza, una prestazione efficace nei compiti di memoria prospettica spesso implica un ampio monitoraggio e ci sembra vero anche quando sono presenti tutti i criteri teorici per lelaborazione automatica. Tuttavia, il monitoraggio meno probabile quando le persone ricordano le intenzioni per lunghi periodi di tempo (come spesso accade nella vita reale) anzich per periodi brevi (come in laboratorio). Come ipotizzato dalla teoria dei processi multipli, i processi che usiamo nei compiti di memoria prospettica sono molto impegnativi (ad esempio il monitoraggio) o poco impegnativi.NEUROSCIENZA COGNITIVALe informazioni fornite dalla neuroscienza cognitiva ci dicono che larea cerebrale principalmente associata alla memoria prospettica la BA10, nota anche come corteccia prefrontale rostrale. (questarea si trova proprio dietro la fronte.)
CAPITOLO 11 SOLUZIONE DEI PROBLEMI ED EXPERTISESOLUZIONE DEI PROBLEMILa soluzione dei problemi ha tre aspetti fondamentali: ha uno scopo preciso (cio diretta a un obiettivo), implica processi controllati e non si basa interamente su processi automatici , un problema esiste solo quando non si possiede la conoscenza necessaria per produrre una soluzione immediata. Tuttavia, esiste una distinzione tra problemi ben-definiti e problemi mal-definiti. I primi sono quelli in cui sono chiaramente specificati tutti gli aspetti del problema, in particolare, lobiettivo (ci significa che ben chiaro quando lobiettivo stesso stato raggiunto.) I secondi, al contrario, non sono ben specificati. Quasi tutti i problemi della vita quotidiana sono problemi mal definiti. Vi unulteriore distinzione tra problemi Knowledge-rich (a conoscenza ampia) e p. Knowledge-lean (a conoscenza limitata). I primi possono essere risolti solo da persone che possiedono una quantit considerevole di conoscenze specifiche. Viceversa, i secondi non richiedono il possesso di tali conoscenze, perch la maggior parte delle info necessarie fornita nella definizione del problema. Es. di problema ben-definito e a conoscenza limitata: Il problema di Monty Hall. Thorndike defin il comportamento apparentemente casuale dei gatti (i quali erano posti in una gabbia con all'interno un paletto da colpire per potersi cibare) come apprendimento per tentativi ed errori. La ricerca in questione era centrata sul pensiero riproduttivo, il quale implica il riutilizzo delle esperienze pregresse. Lapproccio della Gestalt, sostiene che la soluzione dei problemi avviene attraverso il pensiero produttivo, ovvero quel pensiero che implica una nuova ristrutturazione del problema. Kohler dimostr che anche gli animali sono in grado di effettuare problem solving produttivo (esempio delle scimmie). Infatti, secondo Kohler la scimmia aveva mostrato insight, ovvero una ristrutturazione improvvisa del problema. (anche Maier, con il problema del pendolo dimostr lesistenza dellinsight negli esseri umani.) Tuttavia, anche gli studi di neuroimaging funzionale convalidano lipotesi secondo cui la soluzione dei problemi possa avvenire per insight. Infatti stato scoperto tramite tali studi che lemisfero destro svolge un ruolo importante nellinsight.ESPERIENZA PREGRESSA. Anche lesperienza pregressa in genere accresce la nostra capacit a risolvere i problemi. Tuttavia, secondo alcuni autori non sempre cos, infatti, vi sono vari esperimenti che hanno dimostrato lesistenza del concetto di fissit funzionale, in base al quale non riusciamo a risolvere i problemi perch supponiamo in base alle nostre esperienze pregresse che un dato oggetto abbia solo un numero limitato di impieghi. (esempio della candela, scatole e puntine.) Per cui, in questo caso, i soggetti sono fissati sulla funzione normale, usuale di un oggetto e non riescono a riconcettualizzarla in un modo che permette loro di risolvere il problema.TEORIA DEL CAMBIO DI RAPPRESENTAZIONE. Le assunzioni principali di questa teoria sono: - Il modo in cui un problema ristrutturato nella mente serve come sonda mnemonica per recuperare dalla MLT le conoscenze a esso collegate. -Si verifica un blocco, o momento dimpasse, quando il modo in cui rappresentato un problema non consente il recupero delle azioni possibili. -Limpasse spezzato quando si cambia la rappresentazione del problema. -La variazione della rappresentazione pu avvenire in vari modi (aggiunta di nuove info sul problema, allentamento dei vincoli, ricodifica). -Linsight ha luogo quando si spezza il momento di impasse e gli operatori di conoscenza recuperati sono sufficienti per risolvere il problema.INCUBAZIONE. Wallas ha suggerito che un altro fattore importante lincubazione, in cui un problema risolto pi facilmente ignorandolo per qualche tempo. La sua idea di base era che il subconscio continua a cercare una soluzione mentre la mente conscia si concentra su altre attivit. Altri autori hanno sostenuto che in realt lincubazione un tipo particolare di oblio, durante il quale sono dimenticate tutte le possibili strategie utilizzate dal solutore in modo tale che diventa pi semplice, poi, ladozione di un nuovo approccio al problema.GENERAL PROBLEM SOLVER. Newell e Simon hanno proposto il GPS, il quale un programma computazionale progettato per risolvere numerosi problemi ben-definiti. Es. il problema della Torre di Hanoi. Questo programma indica che, nella soluzione dei problemi, ci si basa molto sulle euristiche o regole empiriche. Uno dei pi importanti metodi euristici lanalisi mezzi-fini, che consiste nelle seguenti fasi: 1)Notare le differenze tra lo stato attuale e lo stato finale, 2)Cercare un sotto-obiettivo per ridurre le differenze tra i 2 stati e 3)Selezionare un operatore che risolver questo sotto-obiettivo. Questa euristica, per, non conduce con certezza alla soluzione del problema. Un altro importante metodo euristico la scalata-della-collina, la quale consiste nel cambiare lo stato attuale nel problema in uno pi vicino allo stato meta o alla soluzione del problema, allo stesso modo in cui una persona che scala unaltura sente di stare facendo progressi se continua a salire. Secondo alcuni studiosi vi anche un'euristica nota come monitoraggio del progresso, con la quale viene valutato il progresso verso un obiettivo e si verifica insuccesso del criterio se il progresso troppo lento; ci pu indurre le persone a cambiare strategia.PROBLEM SOLVING: SISTEMI CEREBRALII lobi frontali (specialmente la corteccia prefrontale dorsolaterale) sono pi attivati rispetto alle altre parti del cervello durante il problem solving. Infatti, pazienti con lesione prefrontale sembrano incontrare particolari difficolt nella soluzione dei problemi.ARCHITETTURA COGNITIVA ACT-R (controllo adattivo del pensiero razionale)LACT-R un approccio teorico che si applica allattivit cognitiva umana in generale, ma in pratica gran parte delle ricerche riguardano la soluzione dei problemi. Le ipotesi fondamentali dell ACT-R sono:-Il sistema cognitivo costituito da sette moduli. Ciascun modulo esegue determinate operazioni specifiche in modo alquanto indipendente dagli altri moduli.-Quattro di questi moduli sono di particolare importanza per lattivit cognitiva umana, compresa la soluzione dei problemi: modulo di recupero, immaginativo, di meta e modulo procedurale.-Tutte le regioni cerebrali corrispondenti ai quattro moduli sono attivate da compiti cognitivi complessi. Tuttavia, si suppone che ogni regione risponda a fattori alquanto diversi.-Ogni modulo associato a un registro che contiene una quantit limitata dinformazioni. TRANSFER DEL TRAINING E RAGIONAMENTO ANALOGICOIl transfer riguarda gli effetti positivi o negativi di conoscenze e soluzioni di problemi pregresse su un problema da affrontare. Questa un argomento molto importante perch ci avvaliamo spesso delle esperienze e delle conoscenze passate nelle nostre attivit. Tuttavia, come abbiamo detto, il transfer pu essere positivo o negativo; Il transfer positivo quel transfer in cui lesperienza precedente ci consente di risolvere il problema attuale in modo semplice e veloce. Mentre, il transfer negativo quel transfer in cui, la risoluzione efficace di un problema nel passato compromette la nostra capacit a risolvere un problema simile nel presente. (fissit funzionale) Inoltre, stato distinto anche un transfer distante (transfer positivo in risposta ad un contesto diverso) da un transfer vicino ( transfer positivo in risposta ad un contesto simile). Il transfer maggiore quando i due problemi sono simili, i contesti sono simili e lintervallo di tempo breve. PROBLEM SOLVING ANALOGICOQuasi tutte le ricerche sul transfer positivo e negativo (specialmente il transfer vicino) hanno implicato il problem solving analogico, in cui il solutore usa le somiglianze tra il problema attuale e uno o pi problemi risolti nel passato. Nello specifico, si visto che quando le persone non hanno conoscenza diretta di un problema, applicano le conoscenze in modo indiretto per analogia. E fanno ci osservando e usando le somiglianze tra il problema attuale e quello precedente. Ci sono tre tipi principali di somiglianze tra problemi:-Somiglianza superficiale: alcuni dettagli non influenti per la soluzione sono comuni a entrambi i problemi-Somiglianza strutturale: i due problemi condividono le relazioni causali-Somiglianza procedurale: le procedure per tradurre il principio della soluzione in operazioni concrete sono comuni a entrambi i problemi.Es. problema della radiazione di Ducker, il problema viene risolto pi facilmente con una storia di un generale che conquista una fortezza.EXPERTISENel mondo reale le persone, impiegano talvolta diversi anni per acquisire conoscenze e abilit in unarea specifica. Il risultato finale di questapprendimento lo sviluppo di expertise, che una prestazione competente e molto qualificata in uno o pi domini (aree) del compito.Un dominio specifico di expertise lexpertise nel gioco degli scacchi. Secondo gli autori, nessuno pu diventare un maestro internazionale di scacchi senza aver dedicato almeno dieci anni a una pratica intensiva. I giocatori, infatti, acquisiscono grazie alla pratica, una serie di vantaggi come: possedere, immagazzinate nella MLT, conoscenze molto dettagliate sulla posizione degli scacchi e ci consente loro di mettere in relazione la posizione di un pezzo in una partita con quelle di partite precedenti. Inoltre, memorizzano le disposizioni dei pezzi suddividendo la configurazione sulla scacchiera in circa 7 chunks o unit di informazione. Lipotesi fondamentale che i chunk formati dai giocatori esperti contengono un numero maggiore dinformazioni rispetto a quelli di altri giocatori.TEORIA DELLE SAGOMESecondo questa teoria i chunk usati di frequente si sviluppano in strutture pi complesse di dati note come sagome. Una sagoma una struttura schematica che pi generica di una reale posizione sulla scacchiera. Ciascuna sagoma costituita da un nucleo e da caselle. Inoltre, una sagoma pi ampia di un chunk ed una rappresentazione pi astratta e complessa. In genere immagazzina le informazioni che si riferiscono a circa 10 pezzi.EXPERTISE IN MEDICINALa presa di decisioni in medicina spesso questione di vita o di morte, e anche gli esperti commettono errori. Naturalmente, i professionisti con molti anni di esperienza alle spalle in genere prendono decisioni migliori rispetto ai neo-dottori. Tuttavia, ci che meno ovvio precisamente come le maggiori conoscenze degli esperti si traducano in capacit pi elevate di diagnosi e presa di decisioni. Numerosi teorici hanno sostenuto che il ragionamento dei medici esperti differisce molto da quello dei principianti, infatti, mentre questi ultimi utilizzano, sempre secondo i teorici, un ragionamento di tipo esplicito, che molto pi lento, deliberato e associato alla consapevolezza, i medici esperti usano, invece, un ragionamento implicito, che pi veloce, automatico e non associato alla consapevolezza. Ovviamente bisogna precisare, che non sempre cos, infatti, ci sono casi in cui gli esperti possono iniziare con processi automatici, veloci, ma in genere verificano comunque trasversalmente le proprie diagnosi con processi lenti e deliberati.ESERCIZIO DELIBERATOUn esercizio prolungato e accuratamente organizzato fondamentale nello sviluppo di qualsiasi tipo di expertise. Secondo gli studiosi lexpertise pu essere sviluppata attraverso lesercizio deliberato. Esso ha 4 aspetti: il compito ad un livello appropriato di difficolt, chi apprende riceve feedback informativo sulla propria prestazione, ha adeguate possibilit di ripetere il compito e ha l'opportunit di correggere i propri errori. Infatti, questo tipo di esercizio permette agli esperti di aggirare la capacit limitata della memoria di lavoro. E stato proposto il concetto di memoria di lavoro a lungo termine: gli esperti apprendono come immagazzinare le informazioni rilevanti nella MLT in modo da poter avere rapido accesso a esse mediante indizi di recupero conservati nella memoria di lavoro. Ci non significa che gli esperti abbiano una capacit di memoria di lavoro maggiore di qualsiasi altro, ma semplicemente che essi sono pi efficaci nel combinare le risposte della MLT e della memoria di lavoro. Tuttavia, non possiamo supporre che lesercizio deliberato sia tutto ci di cui si ha bisogno per sviluppare expertise perch significherebbe dire che il talento innato o le capacit innate non hanno in pratica alcuna influenza sulla prestazione degli esperti, una conclusione che sembra poco plausibile! E inoltre, anche la teoria dellesercizio deliberato presenta vari limiti. Uno su tutti che varie evidenze sperimentali indicano che lesercizio deliberato non lunico fattore importante nello sviluppo di expertise.CAPITOLO 12 RAGIONAMENTO INDUTTIVO E DEDUTTIVOIl ragionamento induttivo consente alle persone di arrivare a una conclusione generalizzata partendo da premesse (affermazioni) che descrivono esempi particolari. Una caratteristica di tale ragionamento che le conclusioni, anche se partono da premesse valide, sono probabilmente, ma non necessariamente, vere. Il ragionamento deduttivo, viceversa, consente di trarre affermazioni particolari, partendo da una conclusione universale, generalizzata e tuttavia, supposto che la conclusione universale sia vera, si possono dire necessariamente vere anche le affermazioni particolari. Infine, un altro tipo particolare di ragionamento il ragionamento informale.RAGIONAMENTO INDUTTIVOIl ragionamento nella vita quotidiana quasi sempre induttivo. Esistono molte forme di ragionamento induttivo, una di queste rappresentata dal ragionamento analogico, in cui una persona cerca di risolvere un problema recuperando informazioni su di un problema simile che stato risolto con successo in passato. VERIFICA DELLE IPOTESI. Karl Popper ha sostenuto che esiste unimportante distinzione tra conferma e confutazione. La conferma implica il tentativo di ottenere prove che confermano la correttezza di una data ipotesi, mentre la confutazione implica il tentativo di dimostrare linfondatezza delle proprie ipotesi mediante test sperimentali. Secondo lo studioso, impossibile ottenere conferme attraverso la verifica delle ipotesi perch anche se tutte le prove ottenute convalidassero unipotesi, ci potrebbero essere comunque evidenze future che potrebbero confutarla. Per questo, ne consegue che gli studiosi dovrebbero c