rispettare la libertà di coscienza sempre e ovunque …...il ministero, una nota ufficiale, ha...

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 137 (48.461) Città del Vaticano giovedì 18 giugno 2020 . Ritrovata su una spiaggia libica una neonata morta nel naufragio di un barcone di migranti Senza volto né nome, solo una tutina y(7HA3J1*QSSKKM( +z!"!]!#!:! All’udienza generale l’appello del Pontefice Rispettare la libertà di coscienza sempre e ovunque Un appello a rispettare la libertà di coscienza «sempre e dovunque» è stato lanciato da Papa Francesco al termine dell’udienza generale di mercoledì 17 giugno, svoltasi nella Biblioteca privata del Palazzo apo- stolico Vaticano, senza la presenza di fedeli, a causa della pandemia. Rivolgendo i consueti saluti ai gruppi linguistici che attraverso i media hanno seguito l’incontro, il Pontefice ha ricordato la Giornata della coscienza — ispirata alla testi- monianza del diplomatico portoghe- se Aristides de Sousa Mendes (1885-1954) che salvò la vita a mi- gliaia di ebrei e di altri perseguitati — e ha esortato i cristiani a «dare esempio di coerenza con una co- scienza retta e illuminata dalla Paro- la di Dio». Il Papa ha anche invitato i fedeli a vivere la solidarietà «portando aiuto agli affamati, agli sconfitti della vita, ai poveri, ai bisognosi e soprattutto ai senzatetto». Un richiamo legato alla ricorrenza liturgica di sant’Al- berto Chmielowski, il religioso po- lacco «protettore dei poveri» che de- dicò la sua esistenza ai più indigenti sull’esempio di san Francesco d’Assi- si, aiutando «i senzatetto e gli emar- ginati a ritrovare un posto degno nella società». Il suo motto era: «Es- sere buono come il pane». Da qui il riferimento all’«amore fraterno» te- stimoniato da Chmielowski e propo- sto ancora oggi ai credenti come im- pegno concreto di vita. In precedenza, proseguendo nel ciclo di catechesi iniziate il 6 maggio scorso, il Papa aveva parlato della preghiera di Mosè, presentandola come la richiesta di un «uomo come noi», con i suoi «dubbi» e i suoi «timori», che tuttavia non gli impe- discono di «intrattenere stretti lega- mi di solidarietà con il suo popolo». Egli, ha rimarcato Francesco, è rima- sto «sempre attaccato al popolo» e non ne ha mai «perso la memoria». E questa, ha commentato, è la «grandezza dei pastori: non dimenti- care il popolo, non dimenticare le radici». Mosè «è tanto amico di Dio da poter parlare con lui faccia a faccia»; ma, al tempo stesso, è «tanto amico degli uomini da provare misericordia per i loro peccati». È un uomo che «non rinnega Dio né il popolo», ha insistito il Pontefice ricordando che «la Scrittura lo raffigura abitualmen- te con le mani tese verso l’alto, verso Dio, quasi a far da ponte con la sua stessa persona tra cielo e terra». Per Francesco, dunque, Mosè rap- presenta un «bell’esempio per tutti i pastori, che devono essere “ponte”»: per questo «li si chiama pontifex, ponti». Egli «non baratta il popolo» e «non vende la sua gente per far carriera»: non è «un arrampicatore» ma «un intercessore». E così «ci sprona a pregare con il medesimo ardore di Gesù e a intercedere per il mondo». Tutti infatti, ha ribadito il Papa, «appartengono a Dio. I più brutti peccatori, la gente più malva- gia, i dirigenti più corrotti, sono figli di Dio e Gesù sente questo e inter- cede per tutti». Da qui il consiglio spirituale rivolto ai credenti: «Quan- do ci viene voglia di condannare qualcuno e ci arrabbiamo dentro..., intercediamo per lui: questo ci aiute- rà tanto». PAGINA 8 Movimenti di truppe di Pyongyang lungo il 38° parallelo Sale la tensione tra le due Coree PYONGYANG , 17. Aumenta a dismi- sura la tensione tra Corea del Nord e Corea del Sud. Dopo avere fatto esplodere ieri l’Ufficio di collega- mento intercoreano di Kaesong, truppe di Pyongyang si stanno ri- posizionando da stamane in due aree che erano state smilitarizzate in base agli accordi firmati con Se- oul. Lo hanno confermato fonti militari del Nord. Secondo quanto riferiscono i media nordcoreani, i militari saran- no inviati nel parco industriale del- la città di Kaesong e sulle monta- gne di Kumgang, nella costa orien- tale. Verranno inoltre ripristinati i posti di guardia nella zona cusci- netto che separa i due Paesi, hanno aggiunto le stesse fonti. All'indomani della demolizione dell'ufficio di collegamento, la Kc- na (l’agenzia di stampa ufficiale del regime) ha riferito in un dispaccio che Kim Yo-jong, la sorella del lea- der Kim Jong-un, ha respinto l'of- ferta di Seoul di mandare al Nord inviati speciali dopo la distruzione del simbolo della cooperazione bi- laterale, criticando la proposta del presidente sudcoreano, Moon Jae- in, di riavviare il dialogo. Dal canto suo, la Corea del Sud ha avvertito che non intende tolle- rare provocazioni. Le parole prove- nienti da Pyongyang, che accusano Moon di essere responsabile per il collasso delle relazioni inter-corea- ne, sono «scortesi e insensate», ha dichiarato il portavoce della Casa Blu, l'ufficio presidenziale sudco- reano, Yoon Do-han. «Non tollere- remo più retorica e azioni prive di tatto» che danneggiano la fiducia reciproca tra i leader delle due Co- ree, ha aggiunto Yoon. I militari sudcoreani hanno poi messo in guardia la Corea del Nord, che, hanno detto, sarà chiamata a «pa- gare un prezzo» nel caso adotti azioni militari contro il Sud. La zona demilitarizzata (Zdc) è la striscia di terra che divide a me- tà la penisola coreana, stabilita dal- le disposizioni dell'accordo di armi- stizio coreano per fungere da zona cuscinetto tra il Nord e il Sud. La Zdc è una barriera di confine che divide a metà la penisola asiatica. Venne istituita per accordo tra la Corea del Nord, la Cina e il co- mando delle Nazioni Unite nel 1953. La zona demilitarizzata è lun- ga 250 chilometri e larga circa 4. Sulla tensione al 38° parallelo so- no intervenuti anche gli Stati uniti e la Cina. Da Washington, l’Ammi- nistrazione ha esortato la Corea del Nord ad «astenersi da qualsiasi nuovo atto controproducente». Un portavoce del Dipartimento di Stato americano ha anche affer- mato che Washington «sostiene pienamente gli sforzi di Seoul» a favore delle relazioni intercoreane. Da Pechino, il portavoce del mi- nistero degli Esteri, Zhao Lijian, ha invitato Pyongyang a non mettere a repentaglio la stabilità regionale. «La Corea del Nord e la Corea del Sud sono un unico popolo e, in quanto Paese vicino, la Cina ha sempre auspicato il mantenimento della pace», ha precisato Zhao. Dopo la nuova ondata di contagi Cancellati a Pechino oltre 1.200 voli PAGINA 3 «Mysterium Lunae» Contemplare prima di capire GIUSEPPE BONFRATE A PAGINA 4 A dieci anni dalla morte Saramago e la miopia del male SERGIO SUCHOD OLAK A PAGINA 5 Le relazioni con gli organismi internazionali cristiani Ecumenismo multilaterale ANDRZEJ CHOROMANSKI A PAGINA 7 Prosegue l’asta We Run Together Sportivi a tutta solidarietà PAGINA 7 In un articolo del direttore della rivista dei gesuiti italiani Sette immagini di Francesco per il post covid-19 PAGINA 8 ALLINTERNO New Delhi denuncia la morte di almeno venti soldati al confine conteso Scontro tra Cina e India sull’Himalaya NEW DELHI, 17. Almeno venti solda- ti indiani, tra cui un alto ufficiale, sono rimasti uccisi in uno scontro con l’esercito cinese nel territorio del Ladakh, remota area del Ka- shmir nella regione di confine hima- layana contesa tra i due Paesi. Si tratta di uno dei più gravi inci- denti tra Cina e India registrati ne- gli ultimi anni. È la prima volta dal 1975, infatti, che dei soldati muoiono in uno scontro militare tra le due più grandi potenze economiche asiatiche, che da decenni sono impe- gnate in una disputa territoriale che ha prodotto tensioni intermittenti. L’episodio — che rischia di esacer- bare la già grave situazione nella re- gione — è avvenuto lunedì notte nel- la valle del Galwan, sotto il control- lo cinese ma rivendicata dall’India, dove da settimane si registrano schermaglie tra i due eserciti. Stan- do a una nota ufficiale di New De- lhi, è in corso un incontro tra rap- presentanti militari di India e Cina per evitare un’ulteriore escalation. «Lunedì sera si è verificato un vio- lento scontro con vittime. La perdita di vite dal lato indiano include un ufficiale», ha detto il portavoce dell’esercito, colonnello Aman Anand. Secondo l’emittente indiana Ndtv, le uccisioni non sono state il risultato di scontri a fuoco, ma di combattimenti con pietre e bastoni. Il capo di Stato maggiore dell’esercito indiano, Manoj Mukund Naravane, ha cancellato una visita che aveva in programma alla base militare di Pathankot, co- me ha riferito l’emittente News18. La situazione è stata analizzata an- che durante un incontro convocato dal ministro della Difesa indiano, Rajnath Singh, con il capo della di- plomazia, S. Jaishanka e altri re- sponsabili della sicurezza. Da Pechino, il ministero degli Esteri cinese, riporta il quotidiano «The Global Times», ha accusato le forze indiane per quelle che consi- dera «due incursioni provocatorie» lungo il confine conteso. Il ministero, una nota ufficiale, ha confermato che «scontri» sono scoppiati nella valle del Galwan, «dopo che le truppe indiane hanno attraversato la frontiera per attività illegali», ma non ha confermato se ci siano state vittime. La Cina, si legge nello stesso documento, ha presentato una protesta formale e il portavoce del ministero, Zhao Lijian, ha accusato l’India di avere provocato «gravi scontri» diretti tra le truppe dei due giganti asiatici. Pechino ha poi messo in guardia da «movimenti unilaterali che po- trebbero complicare la situazione al confine». Zhao ha auspicato un «dialogo» per «contribuire ad allen- tare le tensioni e mantenere la pace e la tranquillità» lungo la frontiera. Diversi soldati indiani, inoltre, ri- sultano scomparsi, e l’India teme che possano essere stati catturati dai militari cinesi. Le tensioni tra India e Cina sulle questioni di confine vanno avanti da decenni, dalla guerra sino-indiana del 1962. Le più recenti sono inizia- te il 5 maggio nei pressi del lago Pangong Tso, nel Ladakh, dopo una schermaglia tra i due eserciti. Nelle settimane successive, indicano gli analisti politici, la Cina avrebbe di- spiegato migliaia di soldati nella zo- na contesa, e la stampa indiana ha parlato di immagini satellitari che mostrano la costruzione di una base aerea cinese. La guerra sino-indiana fu un bre- ve, ma intenso conflitto che vide contrapposte Pechino e New Delhi- nell'ottobre del 1962 per il controllo della parte nordoccidentale del terri- torio Aksai Chin e nordorientale Nefa ("North East Frontier Agen- cy"), rispettivamente delimitati dalla Linea Johnson e dalla Linea McMahon, entrambe contestate da parte cinese. Nonostante il sostegno logistico statunitense, l’India risultò sconfitta sul campo e si vide privata di un'ampia porzione — tuttora ri- vendicata e al centro degli ultimi av- venimenti — di territorio himalayano (l'area conosciuta con il nome di So- da Plains) dell'ex reame del Ka- shmir al confine nordoccidentale, mentre il confine nordorientale non subì alcuna modifica di posizione. L’attuale confine, contestato, cor- re molto a meridione della catena montuosa del K'un-lun e prende il nome di Line of Actual Control. NOSTRE INFORMAZIONI Provviste di Chiese Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Uruaçu (Brasile) il Reverendo Giovani Carlos Cal- das Barroca, del clero dell’Arci- diocesi di Brasília, finora Parro- co di “São Miguel Arcanjo” a Recanto das Emas - DF . Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Gozo (Malta) il Re- verendo Anthony Teuma, del clero di detta Diocesi, finora Delegato episcopale per la Fa- miglia e Responsabile del “John Paul II Family Institute” di Gozo. di GAETANO VALLINI S tavolta ha prevalso la pietà, o forse solo un com- prensibile senso di pudore. Le foto, infatti, ci mostrano il corpo di un neonato con indosso una tutina, il viso travisato da un pallino bianco, de- posto in una sacca. Ma possiamo immaginarla la scena del ritrovamento; purtroppo ne abbiamo viste altre. Come un fagottino, il corpicino adagiato sulla batti- gia, cullato dalle onde; magari anche lei — perchè si tratta di una bimba di pochi mesi — sembra che dor- ma, come il piccolo Aylan sulla sabbia di Bodrum. O forse, galleggiava riverso, il volto nell’acqua, come la piccola Valeria, annegata con il papà, abbracciata a lui, mentre cercavano di attraversare il Rio Grande, al confine tra Messico e Stati Uniti. Chissà se sapremo mai come si chiamava. L’hanno trovata sulla spiaggia di Sorman, in Libia. Secondo Migrant Rescue Watch che ha rilanciato su Twitter il ritrovamento da parte della locale Mezzaluna rossa, una delle vittime del naufragio avvenuto sabato scorso a sei miglia nautiche dalle coste di Zawiya. Con lei, a bordo dell’imbarcazione affondata, 32 migranti; 20 sa- rebbero stati soccorsi da pescatori, 11 risultano disper- si, tra cui un altro bambino. Questo corpicino senza vita, testimone dell’ennesi- ma tragedia, ci ricorda che la pandemia non ha ferma- to guerre, né annullato povertà e fame; quelle da cui tentano di fuggire migliaia di persone disperate. Anzi ne ha peggiorato le conseguenze. E non ha fermato i trafficanti di esseri umani. Forse dovremmo poterla vedere per intero quella fo- to, osservare quel volto di neonata, perché nulla riesce a scuotere le coscienze più dell’immagine scandalosa di una morte innocente. Se si vuole, lo si può anche chiamare ricatto dell’empatia. Ma che importa, se lo scopo è quello di riaffermare il valore assoluto, l’intan- gibilità della vita, di ogni vita, così come il dovere di soccorrere chiunque sia in pericolo, il valore della soli- darietà e dell’accoglienza dinanzi alle sofferenze del prossimo. Che importa, se serve a non farci voltare dall’altra parte e a ricordarci la nostra umanità. Per- ché, che lo vogliamo o no, la morte di questa neonata in qualche modo riguarda tutti noi. PER LA CURA DELLA CASA COMUNE A Rieti l’azienda agricola Tularù Il richiamo antico alla condivisione MARCO BELLIZI A PAGINA 6 La fotografia diffusa su Twitter

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Page 1: Rispettare la libertà di coscienza sempre e ovunque …...Il ministero, una nota ufficiale, ha confermato che «scontri» sono scoppiati nella valle del Galwan, «dopo che le truppe

Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 137 (48.461) Città del Vaticano giovedì 18 giugno 2020

.

Ritrovata su una spiaggia libica una neonata morta nel naufragio di un barcone di migranti

Senza volto né nome, solo una tutina

y(7HA

3J1*QS

SKKM(

+z!"!]!#

!:!

All’udienza generale l’appello del Pontefice

Rispettare la libertà di coscienzasempre e ovunque

Un appello a rispettare la libertà dicoscienza «sempre e dovunque» èstato lanciato da Papa Francesco altermine dell’udienza generale dimercoledì 17 giugno, svoltasi nellaBiblioteca privata del Palazzo apo-stolico Vaticano, senza la presenzadi fedeli, a causa della pandemia.

Rivolgendo i consueti saluti aigruppi linguistici che attraverso imedia hanno seguito l’incontro, ilPontefice ha ricordato la Giornatadella coscienza — ispirata alla testi-monianza del diplomatico portoghe-se Aristides de Sousa Mendes(1885-1954) che salvò la vita a mi-gliaia di ebrei e di altri perseguitati— e ha esortato i cristiani a «dareesempio di coerenza con una co-scienza retta e illuminata dalla Paro-la di Dio».

Il Papa ha anche invitato i fedeli avivere la solidarietà «portando aiutoagli affamati, agli sconfitti della vita,ai poveri, ai bisognosi e soprattuttoai senzatetto». Un richiamo legatoalla ricorrenza liturgica di sant’Al-berto Chmielowski, il religioso po-lacco «protettore dei poveri» che de-dicò la sua esistenza ai più indigentisull’esempio di san Francesco d’Assi-si, aiutando «i senzatetto e gli emar-ginati a ritrovare un posto degno

nella società». Il suo motto era: «Es-sere buono come il pane». Da qui ilriferimento all’«amore fraterno» te-stimoniato da Chmielowski e propo-sto ancora oggi ai credenti come im-pegno concreto di vita.

In precedenza, proseguendo nelciclo di catechesi iniziate il 6 maggioscorso, il Papa aveva parlato dellapreghiera di Mosè, presentandola

come la richiesta di un «uomo comenoi», con i suoi «dubbi» e i suoi«timori», che tuttavia non gli impe-discono di «intrattenere stretti lega-mi di solidarietà con il suo popolo».Egli, ha rimarcato Francesco, è rima-sto «sempre attaccato al popolo» enon ne ha mai «perso la memoria».E questa, ha commentato, è la«grandezza dei pastori: non dimenti-

care il popolo, non dimenticare leradici».

Mosè «è tanto amico di Dio dapoter parlare con lui faccia a faccia»;ma, al tempo stesso, è «tanto amicodegli uomini da provare misericordiaper i loro peccati». È un uomo che«non rinnega Dio né il popolo», hainsistito il Pontefice ricordando che«la Scrittura lo raffigura abitualmen-te con le mani tese verso l’alto, versoDio, quasi a far da ponte con la suastessa persona tra cielo e terra».

Per Francesco, dunque, Mosè rap-presenta un «bell’esempio per tutti ipastori, che devono essere “p onte”»:per questo «li si chiama pontifex,ponti». Egli «non baratta il popolo»e «non vende la sua gente per farcarriera»: non è «un arrampicatore»ma «un intercessore». E così «cisprona a pregare con il medesimoardore di Gesù e a intercedere per ilmondo». Tutti infatti, ha ribadito ilPapa, «appartengono a Dio. I piùbrutti peccatori, la gente più malva-gia, i dirigenti più corrotti, sono figlidi Dio e Gesù sente questo e inter-cede per tutti». Da qui il consigliospirituale rivolto ai credenti: «Quan-do ci viene voglia di condannarequalcuno e ci arrabbiamo dentro...,intercediamo per lui: questo ci aiute-rà tanto».

PAGINA 8

Movimenti di truppe di Pyongyang lungo il 38° parallelo

Sale la tensionetra le due Coree

PY O N G YA N G , 17. Aumenta a dismi-sura la tensione tra Corea del Norde Corea del Sud. Dopo avere fattoesplodere ieri l’Ufficio di collega-mento intercoreano di Kaesong,truppe di Pyongyang si stanno ri-posizionando da stamane in duearee che erano state smilitarizzatein base agli accordi firmati con Se-oul. Lo hanno confermato fontimilitari del Nord.

Secondo quanto riferiscono imedia nordcoreani, i militari saran-no inviati nel parco industriale del-la città di Kaesong e sulle monta-gne di Kumgang, nella costa orien-tale. Verranno inoltre ripristinati iposti di guardia nella zona cusci-netto che separa i due Paesi, hannoaggiunto le stesse fonti.

All'indomani della demolizionedell'ufficio di collegamento, la Kc-na (l’agenzia di stampa ufficiale delregime) ha riferito in un dispaccioche Kim Yo-jong, la sorella del lea-der Kim Jong-un, ha respinto l'of-ferta di Seoul di mandare al Nordinviati speciali dopo la distruzionedel simbolo della cooperazione bi-laterale, criticando la proposta delpresidente sudcoreano, Moon Jae-in, di riavviare il dialogo.

Dal canto suo, la Corea del Sudha avvertito che non intende tolle-rare provocazioni. Le parole prove-nienti da Pyongyang, che accusanoMoon di essere responsabile per ilcollasso delle relazioni inter-corea-ne, sono «scortesi e insensate», hadichiarato il portavoce della CasaBlu, l'ufficio presidenziale sudco-reano, Yoon Do-han. «Non tollere-remo più retorica e azioni prive ditatto» che danneggiano la fiduciareciproca tra i leader delle due Co-ree, ha aggiunto Yoon. I militarisudcoreani hanno poi messo inguardia la Corea del Nord, che,hanno detto, sarà chiamata a «pa-gare un prezzo» nel caso adottiazioni militari contro il Sud.

La zona demilitarizzata (Zdc) èla striscia di terra che divide a me-tà la penisola coreana, stabilita dal-le disposizioni dell'accordo di armi-stizio coreano per fungere da zonacuscinetto tra il Nord e il Sud. LaZdc è una barriera di confine chedivide a metà la penisola asiatica.Venne istituita per accordo tra laCorea del Nord, la Cina e il co-mando delle Nazioni Unite nel1953. La zona demilitarizzata è lun-ga 250 chilometri e larga circa 4.

Sulla tensione al 38° parallelo so-no intervenuti anche gli Stati unitie la Cina. Da Washington, l’Ammi-nistrazione ha esortato la Corea delNord ad «astenersi da qualsiasinuovo atto controproducente».

Un portavoce del Dipartimentodi Stato americano ha anche affer-mato che Washington «sostienepienamente gli sforzi di Seoul» afavore delle relazioni intercoreane.

Da Pechino, il portavoce del mi-nistero degli Esteri, Zhao Lijian, hainvitato Pyongyang a non metterea repentaglio la stabilità regionale.«La Corea del Nord e la Corea delSud sono un unico popolo e, inquanto Paese vicino, la Cina hasempre auspicato il mantenimentodella pace», ha precisato Zhao.

Dopo la nuova ondata di contagi

Cancellati a Pechinooltre 1.200 voli

PAGINA 3

«Mysterium Lunae»

C o n t e m p l a reprima di capire

GIUSEPPE BO N F R AT E A PA G I N A 4

A dieci anni dalla morte

Saramagoe la miopia del male

SERGIO SUCHOD OLAK A PA G I N A 5

Le relazioni con gli organismiinternazionali cristiani

Ecumenismomultilaterale

ANDRZEJ CHOROMANSKI A PA G I N A 7

Prosegue l’asta We Run Together

Sp ortivia tutta solidarietà

PAGINA 7

In un articolo del direttoredella rivista dei gesuiti italiani

Sette immaginidi Francescoper il post covid-19

PAGINA 8

ALL’INTERNO

New Delhi denuncia la morte di almeno venti soldati al confine conteso

Scontro tra Cina e India sull’HimalayaNEW DELHI, 17. Almeno venti solda-ti indiani, tra cui un alto ufficiale,sono rimasti uccisi in uno scontrocon l’esercito cinese nel territoriodel Ladakh, remota area del Ka-shmir nella regione di confine hima-layana contesa tra i due Paesi.

Si tratta di uno dei più gravi inci-denti tra Cina e India registrati ne-gli ultimi anni. È la prima volta dal1975, infatti, che dei soldati muoionoin uno scontro militare tra le duepiù grandi potenze economicheasiatiche, che da decenni sono impe-gnate in una disputa territoriale cheha prodotto tensioni intermittenti.

L’episodio — che rischia di esacer-bare la già grave situazione nella re-gione — è avvenuto lunedì notte nel-

la valle del Galwan, sotto il control-lo cinese ma rivendicata dall’India,dove da settimane si registranoschermaglie tra i due eserciti. Stan-do a una nota ufficiale di New De-lhi, è in corso un incontro tra rap-presentanti militari di India e Cinaper evitare un’ulteriore escalation.«Lunedì sera si è verificato un vio-lento scontro con vittime. La perditadi vite dal lato indiano include unufficiale», ha detto il portavocedell’esercito, colonnello AmanAnand. Secondo l’emittente indianaNdtv, le uccisioni non sono state ilrisultato di scontri a fuoco, ma dicombattimenti con pietre e bastoni.

Il capo di Stato maggioredell’esercito indiano, Manoj

Mukund Naravane, ha cancellatouna visita che aveva in programmaalla base militare di Pathankot, co-me ha riferito l’emittente News18.La situazione è stata analizzata an-che durante un incontro convocatodal ministro della Difesa indiano,Rajnath Singh, con il capo della di-plomazia, S. Jaishanka e altri re-sponsabili della sicurezza.

Da Pechino, il ministero degliEsteri cinese, riporta il quotidiano«The Global Times», ha accusato leforze indiane per quelle che consi-dera «due incursioni provocatorie»lungo il confine conteso.

Il ministero, una nota ufficiale, haconfermato che «scontri» sonoscoppiati nella valle del Galwan,

«dopo che le truppe indiane hannoattraversato la frontiera per attivitàillegali», ma non ha confermato seci siano state vittime. La Cina, silegge nello stesso documento, hapresentato una protesta formale e ilportavoce del ministero, ZhaoLijian, ha accusato l’India di avereprovocato «gravi scontri» diretti trale truppe dei due giganti asiatici.

Pechino ha poi messo in guardiada «movimenti unilaterali che po-trebbero complicare la situazione alconfine». Zhao ha auspicato un«dialogo» per «contribuire ad allen-tare le tensioni e mantenere la pacee la tranquillità» lungo la frontiera.

Diversi soldati indiani, inoltre, ri-sultano scomparsi, e l’India temeche possano essere stati catturati daimilitari cinesi.

Le tensioni tra India e Cina sullequestioni di confine vanno avanti dadecenni, dalla guerra sino-indianadel 1962. Le più recenti sono inizia-te il 5 maggio nei pressi del lagoPangong Tso, nel Ladakh, dopo unaschermaglia tra i due eserciti. Nellesettimane successive, indicano glianalisti politici, la Cina avrebbe di-spiegato migliaia di soldati nella zo-na contesa, e la stampa indiana haparlato di immagini satellitari chemostrano la costruzione di una baseaerea cinese.

La guerra sino-indiana fu un bre-ve, ma intenso conflitto che videcontrapposte Pechino e New Delhi-nell'ottobre del 1962 per il controllodella parte nordoccidentale del terri-torio Aksai Chin e nordorientaleNefa ("North East Frontier Agen-cy"), rispettivamente delimitati dallaLinea Johnson e dalla LineaMcMahon, entrambe contestate daparte cinese. Nonostante il sostegnologistico statunitense, l’India risultòsconfitta sul campo e si vide privatadi un'ampia porzione — tuttora ri-vendicata e al centro degli ultimi av-venimenti — di territorio himalayano(l'area conosciuta con il nome di So-da Plains) dell'ex reame del Ka-shmir al confine nordoccidentale,mentre il confine nordorientale nonsubì alcuna modifica di posizione.

L’attuale confine, contestato, cor-re molto a meridione della catenamontuosa del K'un-lun e prende ilnome di Line of Actual Control.

NOSTREINFORMAZIONI

Provviste di ChieseIl Santo Padre ha nominatoVescovo di Uruaçu (Brasile) ilReverendo Giovani Carlos Cal-das Barroca, del clero dell’A rc i -diocesi di Brasília, finora Parro-co di “São Miguel Arcanjo” aRecanto das Emas - D F.

Il Santo Padre ha nominatoVescovo di Gozo (Malta) il Re-verendo Anthony Teuma, delclero di detta Diocesi, finoraDelegato episcopale per la Fa-miglia e Responsabile del“John Paul II Family Institute”di Gozo.

di GA E TA N O VALLINI

Stavolta ha prevalso la pietà, o forse solo un com-prensibile senso di pudore. Le foto, infatti, cimostrano il corpo di un neonato con indosso

una tutina, il viso travisato da un pallino bianco, de-posto in una sacca. Ma possiamo immaginarla la scenadel ritrovamento; purtroppo ne abbiamo viste altre.Come un fagottino, il corpicino adagiato sulla batti-gia, cullato dalle onde; magari anche lei — perchè sitratta di una bimba di pochi mesi — sembra che dor-ma, come il piccolo Aylan sulla sabbia di Bodrum. Oforse, galleggiava riverso, il volto nell’acqua, come lapiccola Valeria, annegata con il papà, abbracciata alui, mentre cercavano di attraversare il Rio Grande, alconfine tra Messico e Stati Uniti.

Chissà se sapremo mai come si chiamava. L’hannotrovata sulla spiaggia di Sorman, in Libia. SecondoMigrant Rescue Watch che ha rilanciato su Twitter ilritrovamento da parte della locale Mezzaluna rossa,una delle vittime del naufragio avvenuto sabato scorsoa sei miglia nautiche dalle coste di Zawiya. Con lei, abordo dell’imbarcazione affondata, 32 migranti; 20 sa-rebbero stati soccorsi da pescatori, 11 risultano disper-si, tra cui un altro bambino.

Questo corpicino senza vita, testimone dell’ennesi-ma tragedia, ci ricorda che la pandemia non ha ferma-to guerre, né annullato povertà e fame; quelle da cuitentano di fuggire migliaia di persone disperate. Anzi

ne ha peggiorato le conseguenze. E non ha fermato itrafficanti di esseri umani.

Forse dovremmo poterla vedere per intero quella fo-to, osservare quel volto di neonata, perché nulla riescea scuotere le coscienze più dell’immagine scandalosadi una morte innocente. Se si vuole, lo si può anchechiamare ricatto dell’empatia. Ma che importa, se loscopo è quello di riaffermare il valore assoluto, l’intan-gibilità della vita, di ogni vita, così come il dovere disoccorrere chiunque sia in pericolo, il valore della soli-darietà e dell’accoglienza dinanzi alle sofferenze delprossimo. Che importa, se serve a non farci voltaredall’altra parte e a ricordarci la nostra umanità. Per-ché, che lo vogliamo o no, la morte di questa neonatain qualche modo riguarda tutti noi.

PER LA CURADELLA CASA COMUNE

A Rieti l’azienda agricola Tularù

Il richiamo anticoalla condivisione

MARCO BELLIZI A PA G I N A 6

La fotografia diffusa su Twitter

Page 2: Rispettare la libertà di coscienza sempre e ovunque …...Il ministero, una nota ufficiale, ha confermato che «scontri» sono scoppiati nella valle del Galwan, «dopo che le truppe

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 giovedì 18 giugno 2020

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

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POLITICO RELIGIOSONon praevalebunt

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Unhcr e Wfp insieme per garantire aiuti alimentari a 10.000 profughi

Merkel a Erdoğan: rafforzareil processo di pace dell’Onu in Libia

In vista dell’atteso vertice dell’Ue di venerdì prossimo

Ancora distanti le posizionisul Recovery fund

TRIPOLI, 17. Il cancelliere tedescoAngela Merkel ha avuto, ieri, uncolloquio in videoconferenza con ilpresidente turco Recep Tayyip Er-doğan, in merito al conflitto in Libiae alla situazione nel Mediterraneoorientale. Secondo quanto riferito inun comunicato diffuso dal portavocedel cancelliere, Merkel e Erdoğancondividono la stessa posizione sullanecessità di rafforzare il processo dipace guidato dalle Nazioni Uniteper risolvere la crisi libica.

In Libia, la Turchia sostiene ilGoverno di accordo nazionale (Gna)di Fayez al-Serraj, riconosciutodall’Onu. Sul fronte opposto, le for-ze dell’autoproclamato Esercito na-zionale libico (Lna), che fa capo algenerale Khalifa Haftar, sostenutoinvece da Russia, Egitto e EmiratiArabi Uniti.

La prolungata crisi politico-milita-re libica inevitabilmente determinapesanti ricadute sui profughi presen-ti nel Paese. A tal proposito, l’AltoCommissariato delle Nazioni Uniteper i rifugiati (Unhcr) e il WorldFood Programme delle Nazioni Uni-te (Wfp) stanno collaborando in Li-bia ad un progetto specifico per farpervenire aiuti alimentari di emer-genza a oltre 10.000 rifugiati e ri-chiedenti asilo che vivono nell’insi-curezza alimentare. Si tratta di unacollaborazione lanciata a seguito delgrave impatto socio-economico dellapandemia di covid-19 nel Paese e de-gli effetti del conflitto in corso. Lederrate alimentari ad alto contenutonutritivo — specifiche per le popola-zioni in contesti di crisi e di emer-genza — aiutano a rafforzare il siste-ma immunitario, fattore ancora piùcritico in tempi di pandemia globale,mentre un sostegno alimentare rego-lare aiuta a rispondere ai bisogni dibase e permette di impiegare i ridot-ti redditi per altre necessità, secondole due agenzie Onu.

La gran parte dei rifugiati e ri-chiedenti asilo in Libia — spiegano— non riesce a trovare lavori giorna-lieri che li sostengano, a causa nonsolo del coprifuoco in atto, ma an-che perchè i prezzi del cibo e deibeni di prima necessità sono aumen-tati in modo considerevole. In effetti

il costo di un paniere alimentare mi-nimo, che risponda alle necessità dibase, è aumentato del 24 per centoda marzo. Molti rifugiati dicono diriuscire a permettersi solo un pastoal giorno.

«È fondamentale capire i bisognie sostenere i più vulnerabili. L’acces-so al cibo è un diritto», ha sottoli-neato Samer AbdelJaber, direttore erappresentante del Wfp in Libia. Tragli assistiti ci sono profughi da pocorilasciati dai centri di detenzione,mentre altri vivono in centri urbani,dove è difficile per loro garantirsipasti regolari. Il capo missionedell’Unhcr in Libia, riferisce che laprima distribuzione di cibo ha avutoluogo lunedì scorso presso il centrodi registrazione dell’o rg a n i z z a z i o n eOnu a Tripoli. Circa 2.000 rifugiatie richiedenti asilo saranno raggiuntinella fase pilota.

Questa partnership innovativanon si limiterà al sostegno alimenta-re d’emergenza, ma includerà servizitecnologici che facilitino la comuni-cazione e lo scambio di informazio-ni. Il Settore delle Telecomunicazio-ni di Emergenza, a guida Wfp, for-nirà servizi di connettività a unCommunity Day Centre dell’Unhcra Tripoli per aiutare i rifugiati a co-municare con le proprie famiglie ecomunità.Una struttura di detenzione dei prigionieri dell’esercito di Haftar (Afp)

BRUXELLES, 17. Ancora molto di-stanti le posizioni dei Paesi europeisul Recovery Fund, il piano per ri-lanciare l’economie degli Stati piùcolpiti dal’emergenza covid-19.

Per arrivare ad un accordo «c'èancora un pò di strada da fare,pertanto dovremo lavorare intensa-mente nei prossimi giorni e nelleprossime settimane». Lo ha scrittoieri il presidente del Consiglio eu-

ropeo, Charles Michel, nella letteradi invito ai capi di Stato e di Go-verno per il vertice di venerdì pros-simo. «Il nostro obiettivo ultimo —ha dichiarato Michel — è raggiun-gere una intesa il prima possibile».

Per Michel, «occorre un dibatti-to approfondito su quattro questio-ni sulle quali le opinioni devonoancora convergere». Che sono: ladimensione e la durata dei vari ele-menti del Recovery fund; il modomigliore di allocare gli aiuti e laquestione dei prestiti e dei trasferi-menti; le questioni legate alla con-dizionalità e alla governance e ladimensione e il finanziamentodell’Mff, «incluse — ha precisatoMichel — le risorse proprie e glisconti ai contributi al bilancio Uedi cui godono tuttora alcuni Paesi.

Tuttavia, ha aggiunto il presi-dente del Consiglio europeo, un«consenso» sta emergendo su altriaspetti, tra i quali il fatto cheall’Ue serve una risposta ecceziona-le a questa crisi senza precedenti.

Sul Recovery fund «mi aspettoprogressi significativi nel vertice divenerdì e spero in un accordo a lu-glio», ha dichiarato da Bruxelles ilvicepresidente della CommissioneUe, Maroš Šefčovič. «Se non avre-mo un accordo ci saranno immenseconseguenze» per l’Unione euro-pea, ha aggiunto. «Il prezzo politi-co per non avere accordo sarebbepiù alto di qualsiasi Recoveryfund», ha concluso Šefčovič.Insediamento

del presidenteeletto

del Burundi

GITEGA, 17. Giurerà domani, 18 giu-gno, il presidente eletto del BurundiEvariste Ndayishimiye, evitando cosìal Paese una fase di transizione didue mesi, che avrebbe rischiato dicreare forti tensioni. L’insediamentodi Ndayishimiye, prevista per il 20agosto, è dunque anticipata. Lo haannunciato il ministero degli Esteridell’ex protettorato belga.

Ad agosto erano difatti previste ledimissioni del leader Pierre Nkurun-ziza e il giuramento di Ndayismi-miye, ma la morte improvvisa diNkurunziza, l’8 giugno scorso, haaperto una fase di incertezza. Rima-neva da risolvere il problema dell’in-terim, che conformemente alla Costi-tuzione doveva essere garantito dalpresidente del Parlamento. La scorsasettimana, la Corte costituzionale siè pronunciata in merito, auspicandoche Ndayishimiye, vincitore alle ele-zioni del 20 maggio scorso, giurasse«il prima possibile». Il presidenteeletto è stato generale dell’esercito eribelle Hutu come il suo predecesso-re. Candidato del partito di governoCndd-Fdd ha vinto con il 68,7 percento dei voti. Il candidato del prin-cipale partito di opposizione Cnl,Agathon Rwasa, aveva fatto ricorsoper frode, ma la Corte costituzionalelo ha respinto.

Nkurunziza, al poter da 15 anni èdeceduto una settimana fa per arre-sto cardiaco a 55 anni e non si era ri-candidato per un nuovo mandato.Da fonti mediche è però trapelatoche è risultato positivo al covid-19.

Secondo i dati di Frontex sulla rotta del Mediterraneo centrale

Non si ferma il flusso migratorio

Coalizione di governoin Irlanda

Johnson accelerasui negoziati post-Brexit

Conti italianisottos t re s s

ROMA, 17. L’epidemia di covid-19“contagia” i conti pubblici italiani.Ad aprile il debito delle ammini-strazioni pubbliche è aumentato di36 miliardi rispetto a marzo, fino a2.467,1 miliardi, secondo le stimedella Banca d’Italia. Le entrate fi-scali si sono ridotte di un quinto (il20,4 per cento), dopo che i decretiCura Italia e Liquidità hanno con-gelato alcuni versamenti ed è peg-giorato il quadro macroeconomico.

Anche nei primi quattro mesidell’anno le entrate hanno il segnomeno e perdono 3,4 miliardi (il 2,8per cento) rispetto allo stesso pe-riodo dello scorso anno.

Sono questi i primi sintomi dellafebbre che porterà, tra crisi e inter-venti straordinari per la ripresa, ildebito pubblico a schizzare di 21punti percentuali, fino al 156 percento del Pil (prodotto interno lor-do), secondo le previsioni del go-verno. Un lascito «pesante», lo hadefinito il governatore di PalazzoKoch, Ignazio Visco, nelle conside-razioni finali, e che «impone unapresa di coscienza della dimensionedelle sfide di fronte a noi».

Ieri l’Istat ha lanciato l’allarmesulla deflazione (diminuzione deiprezzi legata al calo dei consumi),che torna per la prima volta dal2016.

LONDRA, 17. Un accordo con l’Uesulle relazioni post Brexit «non ècosì lontano» ma «è molto chiarociò di cui il Regno Unito ha biso-gno per raggiungerlo». Lo ha det-to ieri il premier britannico BorisJohnson dopo il video-summit coni vertici di Bruxelles. «Noi nonpossiamo più avere — ha prosegui-to — il coinvolgimento della Cortedi giustizia europea in questo Pae-se; non possiamo avere un sistemanel quale dobbiamo continuare adadeguarci alle leggi dell’Ue puressendone fuori; e dobbiamo avere

un grande accordo sulla nostra pe-sca». Il premier Tory britannico,come già il suo portavoce, ha insi-stito nell’indicare l’obiettivodell’estate come termine per deli-neare un accordo di libero scam-bio, dicendosi convinto che «ce lapossiamo per fine luglio». «Nonpenso che in effetti siamo poi cosìlontani da un accordo, ma occorredare un po’ di sprint ai negoziati»ha proseguito il premier Johnson.«Più in fretta andiamo e meglioè».

DU B L I N O, 17. È stata formalizzataieri l’annunciata coalizione di go-verno in Irlanda fra i due partiti ri-vali di centro-destra tradizional-mente dominanti nel Paese (ilFianna Fail di Micheal Martin e ilFine Gael di Leo Varadkar, premieruscente), a quasi cinque mesi dalleelezioni che ne avevano messo indubbio l’influenza grazie alla cla-morosa avanzata dalle sinistra na-zionalista dello Sinn Fein di MaryLou McDonald. L’alleanza, che sivale della decisiva stampella deiVerdi, vedrà Martin — la cui forma-

zione ha raccolto alle urne menovoti, ma più seggi dello Sinn Fein(38 contro 37) — come prossimo ca-po del governo, riferisce il quoti-diano «Irish Times» online. Men-tre Varadkar, sceso col suo partitoa 35 seggi, dovrà accontentarsi ditornare primo ministro a fine 2022.Il Fianna Fail e il Fine Gael, en-trambi liberali in economia, filo-Uee più prudenti dello Sinn Fein sultema della riunificazione con l’Ir-landa del Nord in tempi di Brexit,hanno definito in queste ore unprogramma di governo dettagliato.

Il parlamentou n g h e re s e

sospende lo statodi emergenza

BU D A P E S T, 17. Dopo oltre tremesi, ieri, il Parlamento unghe-rese ha votato un disegno dilegge per dichiarare la fine dellostato d’emergenza nel Paese acausa della pandemia di corona-virus. Un provvedimento, quellodell’11 marzo, che aveva portatoanche al trasferimento, circa 20giorni dopo, dei “pieni poteri”nelle mani del primo ministroViktor Orbán. Ma la nuova leg-ge votata dall’assemblea di Bu-dapest con 135 voti a favore, 54contrari e tre astenuti lascia algoverno la possibilità di dichia-rare un’altra emergenza naziona-le, denunciano le organizzazioniin difesa dei diritti umani e con-cedendo al premier nuovi poteriextra.

In questi tre mesi il premierungherese ha firmato 180 prov-vedimenti straordinari, molti deiquali sono stati ampiamentecontestati dalle organizzazioniumanitarie e dall’Unione euro-pea. «La fine dei pieni poteri èun’illusione ottica» hanno di-chiarato nei giorni scorsi il Co-mitato Helsinki per i dirittiumani, la Civil Liberties Unione Amnesty International, in rife-rimento alla decisione del parla-mento di sospendere lo stato die m e rg e n z a .

Al Centro Astalli un colloquiosulle migrazioni

ROMA, 17. L’emergenza covid.-19non ferma l’arrivo dei migranti at-traverso il Mediterraneo. Nelloscorso mese di maggio si sono regi-strati circa mille arrivi di immigratiirregolari nell’Ue lungo la rotta delMediterraneo centrale, con un au-mento del 40% rispetto ad aprile.Lo comunica Frontex, la missioneUe per la gestione dell’immigrazio-ne nel Mediterraneo. Il numero to-tale degli arrivi nei primi cinquemesi del 2020 ha superato i 5.500,circa il triplo dello stesso periododel 2019. Le principali nazionalitàsono bengalesi, sudanesi e ivoriani.

La rotta più trafficata verso l’Ueè stata quella del MediterraneoOrientale, con 1.250 arrivi in mag-gio, un aumento di otto volte ri-spetto ad aprile; segue, dopo quellaverso l’Italia, quella dei BalcaniOccidentali, con 900 arrivi, diecivolte tanto rispetto ad aprile; versola Penisola Iberica gli attraversa-menti rilevati sono stati 650, qua-druplicati rispetto ad aprile. Com-plessivamente, nell’Ue nei primicinque mesi sono arrivate 31.600persone circa, un calo del 6% ri-spetto ai primi cinque mesi del2019; in maggio tuttavia si è regi-strato un rimbalzo rispetto al mini-mo di aprile, con il totale che è sa-lito a 4.300.

Nel frattempo, la Guardia costie-ra tunisina ha fermato oggi aMahdia sette connazionali, di etàcompresa tra 22 e 45 anni, in pro-

cinto di imbarcarsi per raggiungereillegalmente le coste italiane.

Lo ha reso noto il ministerodell’Interno in un comunicato pre-cisando che il pubblico ministeroha disposto la convalida dell’a r re -sto nei confronti di due tra loro in-dividuati come mediatori della tra-versata fallita, mentre ha indagatogli altri a piede libero. Uno degli

arrestati è risultato essere oggettodi 3 ordini di cattura e di una con-danna a due anni di reclusione perviolenza e furto. Secondo una notadel portavoce della Guardia nazio-nale, Houssem Eddine Jebabli, leautorità tunisine tra il 7 ed il 13giugno scorso hanno sventato 14tentativi di partenze e fermato 89persone di varie nazionalità.

ROMA, 17. In occasione delle cele-brazioni della Giornata mondialedel rifugiato 2020, il Centro Astal-li — il servizio dei gesuiti per i mi-granti e i rifugiati — organizza og-gi, 17 giugno, il colloquio sullemigrazioni: “In ognuno la tracciadi ognuno. Con i rifugiati per unanuova cultura dell’accoglienza edella solidarietà”. Previsti i salutiistituzionali di Luciana Lamorge-se, Ministro dell’Interno, e PaoloRuffini, Prefetto del Dicastero perla comunicazione della Santa Se-de. Intervengono il cardinale Mat-teo Maria Zuppi e la filosofa Do-natella Di Cesare. Modera l’even-to Bianca Berlinguer e introduceCamillo Ripamonti, presidente

Centro Astalli. Celebrare la Gior-nata mondiale del rifugiato 2020nel mezzo di una pandemia — silegge nel comunicato dell’evento— vuole dire chiedere all’E u ro p aazioni concrete soprattutto per imigranti in Libia e nei campi del-le isole greche.

«In ognuno la traccia di ognu-no, scriveva Primo Levi: abbiamoscelto queste parole come titoloper il nostro colloquio sulle mi-grazioni perché su quella barca —in cui Papa Francesco ricorda checi siamo tutti — sappiamo beneche non siamo tutti uguali e che icomportamenti di ciascuno condi-zionano la vita degli altri» ha det-to Ripamonti.

Page 3: Rispettare la libertà di coscienza sempre e ovunque …...Il ministero, una nota ufficiale, ha confermato che «scontri» sono scoppiati nella valle del Galwan, «dopo che le truppe

L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 18 giugno 2020 pagina 3

Dopo la ripresa dei contagi

Cancellati a Pechinooltre 1.200 voli

Firmato dal presidente Trump a tre settimane dall’uccisione di George Floyd

Decreto per riformare la polizia UsaIl capo

esecutivodi Hong Kongauspica stabilità

HONG KONG, 17. Il capo esecuti-vo di Hong Kong, Carrie Lam, ènuovamente intervenuta ieri sulleproteste in corso chiedendo stabi-lità. Lam ha accusato di essere«nemico del popolo» chi si op-pone alla legge sulla sicurezzanazionale che Pechino ha dispo-sto. «Esorto gli oppositori cheusano ancora le solite tattiche perdemonizzare il lavoro a fermarsiperché così facendo diventanonemici del popolo di HongKong» ha detto Lam riferendosialla contestata legge, prima diuna riunione del governo. «Lastragrande maggioranza della po-polazione vuole ripristinare lastabilità e avere sicurezza e occu-pazione» ha aggiunto.

L’Assemblea nazionale del Po-polo cinese ha dato il via liberaalla controversa legge sulla sicu-rezza nazionale a Hong Kong al-la fine di maggio. La legge è pas-sata con 2.878 voti a favore, uncontrario e sei astenuti. Secondoquanto informa l’agenzia distampa cinese Xinhua, la leggeconsidera un reato la sedizione, ilseparatismo, l’ingerenza stranierae il tradimento. E potrebbe por-tare, per la prima volta, all’ap er-tura di agenzie di sicurezza cinesia Hong Kong, oltre al dispiega-mento di personale cinese re-sponsabile della difesa della sicu-rezza nazionale nell’ex coloniabritannica. La riforma non richie-de l’approvazione del Parlamentodi Hong Kong. Stati Uniti emolti altri Paesi hanno contestatola norma.

PE C H I N O, 17. Non si arresta il nuovofocolaio di covid-19 a Pechino, dovenelle ultime ore sono stati registratialtri 31 casi accertati. Lo riferisconole autorità sanitarie della capitale ci-nese. Come immediata contromisuraper impedire una più vasta diffusio-ne del virus, sono stati bloccati tuttii collegamenti aerei con Pechino.

Secondo dati di VariFlight, dalle9 di stamane sono stati cancellaticirca 1.200 voli da e per i due aero-porti internazionali della capitale.

Sospesi anche tutti i collegamenticon gli autobus per l’aeroporto. Co-me è noto, ieri le autorità di Pechi-no hanno esortato i 21 milioni diabitanti ad evitare i viaggi non es-senziali fuori dalla città e hanno or-

dinato una nuova chiusura dellescuole dopo che sono emersi oltre130 nuovi contagi. Da parte loro, di-verse città e province hanno impo-sto la quarantena per i viaggiatori inarrivo da Pechino.

Secondo Beijing News, è scattatooggi anche il blocco alle partenzeverso altre province dalla stazionedei bus a lunga percorrenza di Liu-liqiao, nel distretto di Fengtai, dovesi trova il mercato di Xinfadi, chedue giorni si è trasformato in unnuovo focolaio. Continueranno ilservizio, si legge, solo poche linee.

Chen Bei, vice segretario generaledel governo municipale di Pechino,ha dichiarato che nell’ambito dellenuove misure di contrasto alla diffu-sione del coronavirus, la capitale ci-nese passa dal livello 3 al livello 2 diemergenza sanitaria, su una scala incui il primo grado è il più grave.

A oggi, sono 557 i casi locali con-fermati a Pechino, tra cui 411 dimes-si dall’ospedale dopo essere guaritie nove morti. Ci sono ancora 137pazienti in cura e 12 asintomaticisotto osservazione. Sono invece 174 icasi “imp ortati” nella capitale cine-se, uno in ospedale. Dal 13 giugnosono più di 356.000 i test fatti sullapopolazione a un ritmo serrato econtinuo, con lunghe code davantiai numerosi laboratori messi a pun-to, anche mobili. Secondo le autori-

tà municipali, il potenziale è di400.000 test al giorno grazie ai100.000 operatori sanitari in campo,secondo i media locali.

Per il vice segretario generale, lasituazione epidemica a Pechino è«preoccupante», dopo un periododi 57 giorni senza nuovi casi tra-smessi a livello cittadino. SecondoChen, il focolaio di epidemia — cheha colpito nove distretti e 28 quar-tieri — si ritiene sia dovuto alla tra-smissione da uomo a uomo o allacontaminazione degli articoli edell’ambiente. Il funzionario ha sot-tolineato che ci sono state infezionisecondarie confermate tra i contattiravvicinati. Pechino ha elencato 27quartieri come zone a medio rischioe un quartiere ad alto rischio.

Chen ha spiegato che gli abitantiprovenienti dai quartieri a medio ealto rischio e le persone coinvoltenel mercato dei prodotti agricoli diXinfadi, dove si registrano la mag-gior parte dei nuovi casi, devono ri-manere nella capitale. «In base allacurva epidemiologica abbiamo indi-viduato i casi al loro stadio iniziale.Ora il trend è ancora in ascesa», hadetto Pang Xinghuo, vicedirettricedel Centro per la prevenzione e ilcontrollo delle malattie. Quindi, se-condo Pang, «non è escluso un ul-teriore incremento di contagi».

Sostegno alimentare del Pam in Honduras a favore di trentamila famiglie

Il covid-19 continua ad accelerare in America LatinaRecord giornaliero di malati in Brasile

Nel suddegli Stati Uniti

crescono i ricoveriper coronavirus

WASHINGTON, 17. Nuovo balzo deicasi giornalieri di covid-19 negli Sta-ti Uniti. Negli ultimi giorni il nu-mero di ricoveri ha raggiunto un li-vello record nel sud del Paese, so-prattutto in Florida, in Alabama enel Texas dove i ricoveri per pazien-ti affetti da coronavirus sono in au-mento ogni giorno da più di unasettimana. Solo ieri in 24 ore nel Te-xas sono stati oltre 2.500 i texani ri-coverati in ospedale.

Ma i governatori degli Stati inte-ressati, facendo affidamento sulla re-sponsabilità delle persone, non sem-brano intenzionati ad attuare nuo-vamente le misure sanitarie per con-trastare la diffusione del virus. Almomento un ritorno alla quarantenanon sembrerebbe dunque previsto.

Il governatore del Texas, GregAbbott, ieri in conferenza stampaha affermato che c’è «abbondanzadi letti negli ospedali per curare itexani che sono positivi al covid-19», aggiungendo che «ogni indivi-duo in Texas ha la capacità e la re-sponsabilità personale di non con-trarre il virus».

Secondo il vice presidente statu-nitense, Mike Pence, l’ondata dinuovi casi è dovuta al notevole au-mento di test effettuati.

Mentre la situazione sembra sottocontrollo in alcuni stati come NewYork, New Jersey e persino nell’Illi-nois.

Operazione turcacontro il Pkk

nel nord dell’Iraq

BAGHDAD, 17. La Turchia ha lan-ciato ieri una nuova operazionemilitare contro il Pkk (Partito deilavoratori del Kurdistan) nelnord dell’Iraq. Lo ha annunciatoil ministero della Difesa di Anka-ra su Twitter dopo una serie diraid aerei contro obiettivi delgruppo. L’obiettivo dell’O pera-zione denominata “Artiglio di ti-g re ” è quello di colpire il Pkk e«altri gruppi terroristici», hascritto su Twitter il ministro dellaDifesa turco senza specificare al-tro. Le autorità turche hannogiustificato la nuova operazioneparlando di «diritti legittimiall’auto difesa».

Lunedì le autorità militari tur-che avevano lanciato un’altra of-fensiva contro obiettivi del Pkknelle montagne di Qandil vicinoal confine con l’Iran. L’azioneaveva sollevato notevoli criticheda parte delle autorità di Ba-ghdad, che ieri hanno deciso diconvocare l’ambasciatore turco alministero degli Esteri. L’Iraq hacondannato i raid aerei turchicome una violazione della suasovranità e del diritto internazio-nale.

Accordo commerciale in vistatra Australia e Regno Unito

Elezioni di cinque nuovi membridel Consiglio di sicurezza dell’O nu

Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro (Epa)

BRASÍLIA, 17. L’intero continenteamericano si sta avvicinando rapida-mente ai 4 milioni di casi di covid-19e la regione latinoamericana è quellache, al momento, desta maggiorepreoccupazione, visti i numeri relati-vi ai contagi e ai decessi in continuacrescita. L’allarme è arrivato ieri, an-cora una volta, dalla Pan AmericanHealth Organization (Paho), istitu-zione regionale in seno all’O rganiz-zazione mondiale della Sanità(O ms).

Tra i Paesi dell’area latinoamerica-na il Brasile, che tre mesi fa registra-va la prima vittima per cause ricon-ducibili al nuovo coronavirus, ieri hafatto registrare un nuovo recordgiornaliero di casi positivi, 34.918 se-condo il ministero della Salute e37.000 per il consorzio nazionale deimedia, organismo creato per forniredati indipendenti sulla pandemia,portando in entrambi i casi il nume-ro complessivo oltre le 920.000 uni-tà. In pochi giorni si prevede il rag-giungimento del milione di casi. Ilministero ha reso noto inoltre il nu-mero giornaliero delle morti, 1.282,portando il dato complessivo oltrequota 45.000. I dati, secondo laPaho, confermano che il virus staancora progredendo a un ritmo acce-lerato nel paese che dall’inizio digiugno viene considerato l’e p i c e n t rodella pandemia. Sia i decessi che icasi confermati sono cresciuti in mo-

do esponenziale in queste ultime set-timane e hanno reso il Brasile il se-condo Paese più colpito al mondo,dietro solo agli Stati Uniti. Nono-stante ciò in Brasile negli ultimi die-ci giorni in quasi tutti i governi re-gionali e comunali, gli amministrato-ri, responsabili dell’adozione di mi-sure di distanziamento sociale, an-dando contro le indicazioni degliesperti, hanno avviato un gradualeallentamento delle misure restrittive.

Intanto il Programma alimentaremondiale (Pam) ha iniziato ieri aconsegnare cibo a quasi 30.000 fami-glie honduregne colpite dalla pande-mia di coronavirus in 12 dei 18 di-partimenti del paese centroamerica-no. «In questi tempi di crisi, è diffi-cile per queste famiglie accedere alcibo, poiché hanno perso le lorofonti di reddito e altri mezzi di sus-sistenza», ha dichiarato JudithThimke, rappresentante del Pam inHonduras, sottolineando che non sipuò permettere che gli effetti del co-ronavirus «spingano queste famiglienella fame e nella disperazione». IlPam, per sostenere in una prima fasequeste 29.000 famiglie, per un perio-do di 30 giorni, con il sostegno didonatori internazionali ha utilizzato5 milioni di dollari. Ma le famigliein difficoltà dal punto di vista ali-mentare sarebbero circa 250.000, ilche richiederebbe un investimento di65 milioni di dollari.

WASHINGTON, 17. Il presidente sta-tunitense, Donald Trump, ha firma-to ieri un ordine esecutivo per mi-gliorare l’addestramento della poli-zia negli Stati Uniti e istituire un re-gistro nazionale per affrontare i pro-blemi dell’uso della forza nelle co-munità, assegnando al dipartimentodi Giustizia il potere di monitorare icorsi per addestrare le polizie localia ridurre l’uso della forza.

I nuovi standard — stabiliti tresettimane dopo la morte di GeorgeFloyd, l’afroamericano ucciso da unagente bianco che, durante l’a r re s t oa Minneapolis, gli aveva messo unginocchio sul collo — cercano di ri-spondere al movimento di rabbiache scuote il paese e prevedono lamessa al bando di alcune forme disoffocamento durante gli arresti, ameno che la vita degli agenti non

sia in pericolo. Il provvedimentopresidenziale prevede inoltre la crea-zione di un database per identificaregli agenti di polizia che hanno uti-lizzato una forza eccessiva.

Infine, il testo stabilisce l’istitu-zione di corsi di formazione perconsentire agli agenti di affrontarecon maggiore calma la tossicodipen-denza o problemi di salute mentale.Il decreto non è vincolante poichéle forze dell’ordine nella maggiorparte dei casi dipendono dalle auto-rità locali. Queste sono in effettiraccomandazioni che devono essereseguite per continuare a riceverefondi federali.

Ma le misure annunciate daTrump sono tuttavia inferiori alleaspettative dei manifestanti che do-po la morte di Floyd si sono river-sati in strada per dimostrare tutto ilproprio sdegno e accendere i riflet-tori sulla discriminazione razzialenegli Stati Uniti. In particolare i di-mostranti chiedevano la revocadell’immunità di cui godono le for-ze di polizia.

«I cittadini americani voglionolegge e ordine, chiedono legge e or-dine», ha detto Trump, insistendosul fatto che la maggior parte degliagenti di polizia si sono comportatiin modo irreprensibile. Il presidenteUsa ha poi promesso punizioni«molto serie» per i manifestanti vio-lenti, affermando che solamente unapiccolissima percentuale di agenti dipolizia si comporta oltre i limiticonsentiti. Nel frattempo, il Con-gresso sta studiando una bozza diriforma della polizia, che vede peròla contrapposizione tra democraticie repubblicani riguardo la portatadei cambiamenti da introdurre.

NEW YORK, 17. C’è attesa per l’im-minente elezione di cinque nuovimembri del Consiglio di sicurezzadelle Nazioni Unite. Si tratta delprimo voto di rilievo da quando, ametà marzo, la pandemia ha co-stretto il quartier generaledell’Onu, a New York, a chiudere.Quest’anno Canada, Irlanda eNorvegia si battono per i due seg-gi occidentali, Kenya e Gibuti sicontendono il seggio africano,mentre India e Messico corrono —entrambi senza opposizioni — ri-spettivamente per i seggi Asia-Pa-cifico e America Latina e Caraibi.

Il Consiglio di sicurezza è l’or-gano dell’Onu incaricato di man-tenere la pace e la sicurezza inter-nazionali in conformità con i prin-cipi e le finalità delle Nazioni Uni-te. È composto da cinque membripermanenti — Stati Uniti, Russia,Cina, Regno Unito e Francia — e

dieci membri eletti dall’Assembleagenerale per un mandato di dueanni. Nell’elezione dei membrinon permanenti, l’Assemblea deveavere riguardo non solo del lorocontributo al perseguimento degliscopi dell’Organizzazione, ma an-che del criterio dell’equa distribu-zione geografica.

Quest’anno a causa del corona-virus gli Stati membri, per evitareassembramenti, hanno adottatouna nuova procedura di voto inassemblea, che prevede fasce orariedistanziate, iniziate nella mattinatadi oggi. Il presidente dell’Assem-blea, Tijjani Muhammad-Bande,ha affermato che oltre a votare peri seggi del consiglio, i 193 amba-sciatori o i loro rappresentantieleggeranno nuovi membri delConsiglio economico e sociale del-le Nazioni Unite.

CANBERRA, 17. Alla fine del meseverranno avviati ufficialmente i col-loqui formali di libero scambio tral’Australia e il Regno Unito. Lo hareso noto quest’oggi il ministro delCommercio australiano, Simon Bir-mingham, aggiungendo di averesperato da tempo che l’Australiafosse tra i primi Paesi a raggiungereun accordo commerciale con laGran Bretagna, ma ha dovuto atten-dere la Brexit prima di poter inizia-re i negoziati ufficiali.

Nelle intenzioni, sia Canberra cheLondra puntano a concludere l’inte-sa entro l’anno, molto prima del pe-riodo normalmente necessario per ilraggiungimento di un accordo.«L’Australia cercherà di garantireun migliore accesso al mercato bri-tannico per le esportazioni di beni,in particolare nel settore dell’agri-coltura, con norme di alto standardper il commercio e gli investimenti

digitali, in modo da espandere legià sostanziali relazioni economi-che» tra i due Paesi, ha detto il mi-nistro Birmingham al National PressClub, sottolineando come la Brexit«offra ora nuove opportunità per lenostre due nazioni». I negoziaticommerciali avranno luogo mentreil governo australiano prosegue icolloqui per un accordo di liberoscambio con l’Unione europea, chenell’export costituisce il terzo mer-cato per l’Australia. Gli scambicommerciali con l’Ue valgono circa114 miliardi di dollari australiani (80miliardi di euro), quasi quattro volteil valore degli scambi con il RegnoUnito.

Anche la Nuova Zelanda, tramiteil Primo Ministro Jacinda Ardern,ha annunciato l’avvio di colloquiformali per un accordo commercialecon il Regno Unito intorno alla me-tà di luglio.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 giovedì 18 giugno 2020

«Mysterium Lunae», pensare e vivere la Chiesa

C o n t e m p l a reprima di capire

di GIUSEPPE BO N F R AT E

La poesia è parte costitutivadell’essere pastore e teologo. Ela Luna, non manca mai diispirare il poeta, divenendosposa, sorella, amante, amica,

complice, come la indica Virgilio, chesuggerì il titolo a un misterioso libro diYeats, ove s’interroga sul soprannaturalecrogiolo di voci che parlano e allo stessotempo tacciono dentro e fuori di noi. Nelpunto dell’Eneide in cui si incastona il ce-lebre verso, tacitae per amica silentia Lu-nae (II, 254), ancora sgomento, Enea, allacorte di Didone, sta descrivendo la scenanotturna, la Luna in ombra, di quando iguerrieri greci, nascosti nel cavallodell’inganno, col favore dell’oscurità el’aiuto del menzognero Sinone, incendia-no Troia, «la città sepolta nel sonno enel vino» dell’illusione d’aver vinto il ne-mico.

Dunque la Luna può essere complicenei suoi silenzi quando perde la luce cheriflette. Ma i silenzi vanno interrogati,come sa chi ha dimestichezza con la Ri-velazione divina. Se ne esce poeti, aven-do imparato a conoscere la voce sottile diDio che parla nei silenzi (1 Re 19, 12). Enella notte, il silenzio è il campo largo sucui si incontrano sapienza e poesia, affi-nandosi quel senso di Dio che traccia fi-gure nell’ombra e strade tra gli astri perdare una rotta alla storia.

I Padri della Chiesa, a contatto con laScrittura, avevano appreso a vedere l’in-visibile, a leggere il non scritto, ad ascol-tare il non detto, istruendo la teologiacristiana, attraverso l’interpretazione spi-rituale, a contemplare prima di capire, infondo, a diventare poeti. La chiarezza el’utilità delle loro visioni, precisa Orige-ne, dipenderà sempre dalla misura di lu-ce ricevuta, e mai posseduta: «Non tuttiquelli che vedono sono illuminati nelmedesimo modo da Cristo, infatti ciascu-no lo è secondo la misura con cui è ca-pace di ricevere forza dalla Luce» (Ome-lie sulla Genesi, I, 7).

Si sa, per i Padri la teologia è un servi-zio pastorale, in cui grammatica, ascesi eVangelo come forma di vita, donano sen-so all’altezza di quella cattedra che primadi divenire universitaria, scavallando ilprimo Millennio, istruiva il primato delservizio, l’essenziale della carità. Avevanoacquisito anche un’altra lezione, che sidiventa maestri, trasformandosi da cister-ne — l’autoreferenzialità disumanizzante(Evangelii gaudium 8; 94-95) che carnaliz-

za il senso e mondanizza la missione —in sorgenti inesauribili, quando si bevecon fede il Vangelo, che per sua naturatracima, sconfina trascinando chi lo an-nuncia (cfr. Origene, Omelie sulla Genesi,VII, 5). Come i servi delle nozze di Cana,i pastori e i teologi, svolgono un compitoche dispone il segno, riempiono le giaree ne servono il contenuto, ma è Gesù atrasformare l’acqua in vino. Ricco cro-giuolo di culture, teatro di eventi, scatu-rigine di inquietudine, si rivela il temadel mysterium Lunae: la Luna brilla nelcielo, ma la sua luce è un riflesso che fis-sa l’unione tra il mistero di Cristo e dellaChiesa (Efesini 5, 32). Essa «rifulge nondella propria luce, ma di quella di Cristoe prende il proprio splendore dal Sole digiustizia, così che può dire: “Non sonopiù io che vivo, ma Cristo vive in me”(Galati 2, 20)» (Ambrogio, I sei giornidella creazione, I V, Sermone VI, 8, 32).

La Luna-Chiesa come riceve il suochiarore, può anche donarlo decrescendoper fare spazio a un novum che germina,o perderlo per effetto di vicende umaneche pesano su ogni creatura esposta alpericolo della mondanizzazione: «Allen-tandosi dal Sole della giustizia» si finisceper «rivolgere tutte le sue disposizionispirituali alle cose terrene che ottenebra-no sempre più le facoltà interiori ed este-riori. Ma appena si comincia a tornareall’immutabile sapienza... ci si rinnova digiorno in giorno» (Agostino, L e t t e ra 55,5, 8).

La ricchezza spirituale di questa alle-goria ha sullo sfondo la cultura ellenisti-ca assorbita in quella cristiana, che vi haposto il riverbero della qualità del Figliodi Dio sulla Chiesa, trasfigurando il rap-porto tra Elio e Selene, il Sole e la Luna.La storia di questo legame, originaria-mente figura di quella tra il divino el’umano, nei miti e nella religiosità popo-lare dei greci, tra dramma e gloria, s’im-pasta di seduzione, eros, fecondità, vita emorte, anzi di vita che si genera attraver-

so la morte. Il novilunio, che è la fase lu-nare in cui il suo emisfero visibile si co-pre di ombra velando l’incontro tra i dueamanti, quasi morendo genera il temponuovo che esprimerà nella sua luce cre-scente, fino allo splendore del plenilunio.I Padri della Chiesa da questo, come hadimostrato Hugo Rahner ripreso daHenri de Lubac, estraggono tre disposi-zioni costituenti una polisemantica dram-matica e gloriosa, storica ed escatologica:la Luna generante, morente, raggianteper sempre presso il suo Sole senza tra-monto, quando si compirà quello cheAgostino indica come transitus paschalis,che apre il saeculum all’Eterno, al passag-gio al Padre, dalla morte alla vita (Lette-ra 55, 1, 2). Si tratta di un parto, e nei«gemiti» riconosciamo la maternità dellaChiesa, che «quando brilla», nel segnodel globo lunare che aumenta come ven-tre fecondato, diventa «dispensatrice dirugiada», viscere di misericordia (Isaia49, 15; Luca 15, 20) per una terra che hasete, trasformando i deserti in fertili cam-pi, cosicché «tutto quel che si è svuotato

riacquista pienezza», vita che genera vita(Ambrogio, I sei giorni della creazione, I V,Sermone VI, 8, 31 e 29).

Siamo posti «nel cielo del nostro cuo-re» (Origene, Omelie sulla Genesi I, 7),con tempi e modi che segnalano l’imp or-tanza del corpo e della relazione per lateologia cristiana, e la necessità di com-prendere la Chiesa (un corpo che si la-scia fecondare per divenire madre diun’umanità in attesa d’essere salvata) nelrapporto integrale con Cristo. La tenutarealistica della corporeità, come evidenzae precedenza della realtà rispetto a ogniastrazione o idealizzazione (cfr. Evangeliigaudium 231-233), avrebbe vigilato sullapossibilità della seconda: «La luce diCristo che risplende sul volto della Chie-sa… segno e strumento dell’intima unio-ne con Dio e nell’unità di tutto il genereumano» (Lumen gentium 1). Non per nul-la, nell’esperienza cristiana dei primi se-coli, si stabilisce un connubio eucaristicotra Cristo e la Chiesa, suo corpo inquanto comunità fedele, «tempio delloSpirito Santo» (1 Corinzi 6, 19), suo po-polo celebrante nella vita, fecondità cheinvera nella storia la Parola che si fa car-ne. Nei tempi di minore fedeltà si accen-tua, invece, la sua scarnificazione, sbilan-ciandosi sull’ordine gerarchico, sulle for-me dell’autorità, fino al prevalere dell’ag-gettivo mistico, e all’abuso della parolamistero, che sempre traduce l’umanità diCristo, la sua presenza salvifica nella sto-ria, connotando la sacramentalità chepervade la Chiesa: «Il mistero dellaChiesa… dev’essere un fatto vissuto»(Ecclesiam suam 38), come «in terra stra-niera... mondo nel mondo» (Origene,Commento a Giovanni, VI, 59, contrastan-do la lusinga gnosticizzante).

Ogni autentica riforma — la Luna sirinnova volgendosi al suo sole-Cristo —,dovrà passare sempre dall’evidenza cheLa cristologia è costitutiva della sequela.Nell’incessante pellegrinaggio verso ilsuo Sole, il santo popolo in cammino fe-

dele, solo così conforma l’autentica im-magine del volto di Dio. Origene mentrecommenta il Libro dei Numeri, sofferman-dosi sulle indicazioni riguardo i tempidei sacrifici, non trascura di spiegare laneomenia, la Luna nuova, «il primo gior-no del mese» (28, 11) secondo il calenda-rio lunare. Il suo ragionamento offre unaprospettiva vertiginosa, in cui l’aspirazio-ne alla “visibilità” della Chiesa nella sto-ria contrasterebbe con la sua autenticitàfedele. Siamo spinti in avanti e indietro,testimoni di una vita bimillenaria, a rivi-sitare quei momenti in cui la pretesa o lanostalgia di una chiesa mondanamenterilevante, fino ad essere egemone nellasocietà, si devono sottoporre a onesta eradicale verifica. L’Alessandrino cominciacol precisare che la Luna «si dice nuovaquando si è molto avvicinata al Sole e instretta congiunzione con esso, così da na-scondersi sotto il suo splendore... Il Soledi giustizia è Cristo: se la Luna, cioè lasua Chiesa, che si riempie della sua luce,gli si è unita e del tutto aderisce a lui... èproprio allora che non può essere vistané colta da sguardi umani». E continuaimplicando nel discorso la prospettivadell’anima che «quando è unita total-mente al Signore ed è tutta passata nellosplendore della sua luce, non pensandoniente di terrestre, non cercando nulla dimondano, non desiderando di piacereagli uomini, ma si è tutta abbandonataalla luce della Sapienza, al calore delloSpirito Santo, divenuta sottile e spiritua-le, come potrebbe essere vista dagli uo-mini e colta da sguardi umani?» (Omeliesui Numeri XXIII, 5). La domanda inter-pella ogni stagione cristiana, giunge finoa noi e ci consegna il paradosso salutareche per la Chiesa, l’oscuramento trasfigu-ra in trasparenza cristica, il suo venir me-no la innalza, il suo martirio la incorona:«Spesso infatti essa è cresciuta in graziadelle sue perdite ed in seguito ad esse hameritato di ingrandirsi» (Isidoro di Sivi-glia, La natura delle cose, XVIII, 6). Mo-rendo alle cose temporali, sottraendosialle tentazioni mondane, non si nascondeper arretrare dalla missione, ma peresprimerla al suo massimo grado: laChiesa annientandosi, ombra salvifica,nella luce di Cristo rinasce, si riforma, ri-generandosi nelle evangeliche origini,«come la Luna sempre si rinnova ritor-nando alla sua forma primitiva» (Ambro-gio, I sei giorni della creazione, I V, Sermo-ne VI, 8, 31).

L’indebolimento della relazione Sole-Luna, quindi Cristo-Chiesa, ricade sullaqualità evangelica, e l’estensione dellamissione che è partecipazione fecondaall’azione del Figlio di Dio (Ambrogio, Isei giorni della creazione, I V, Sermone VI, 7,29), nell’allegoria ha il raggio della co-smicità, il tono di un appello universale:tutti «sono chiamati all’unione con Cri-sto, che è la luce del mondo; da lui ve-niamo, per mezzo suo viviamo, a lui sia-mo diretti» (Lumen gentium 3). Qui si ri-vela, come insegna Ambrogio, il necessa-rio patimento della Luna che «decresceper dare spazio alle cose nella loro pie-nezza»: in questo modo si concede comegeneratrice ospitale di un magis di attesa,quella di tutte le genti. L’immagine ècoerente con quanto le pratiche agricoleattribuiscono all’influenza delle fasi luna-ri, quando quella calante favorirebbe lafecondità della Terra, la germinazione deisemi e la crescita delle radici. La Luna sidispone a morire per dare la vita, riflessodella kenosi del Verbo: «Decresce per ri-colmare di vita gli elementi. Ci troviamocosì di fronte al grande mistero. Ciò èstato concesso da colui che a tutti ha do-nato la grazia. Ha svuotato la Luna, perpoi nuovamente riempirla. Colui che an-nichilì pure se stesso per riempire tutte le

cose. Si annichilì per discendere fino anoi, discese fra noi per essere per tuttil’ascesa». Ed è in tale maniera che «laLuna annunzia il mistero di Cristo», chesolo «nel suo decrescere aumenta» (I seigiorni della creazione, I V, Sermone I V, 8,32). Nella kenosi del Figlio di Dio river-bera il mistero della Chiesa. Lo svuota-mento, il diminuire, la discesa, indicanoil primato e la precedenza del dono di séche capovolge gli abissi, e trasforma isottosuoli, le biografie senza speranza, inpossibilità di ascesa, la morte in vita.

Trapassando costantemente la storia ilmistero di Cristo dà forma a una comu-nità-popolo, che, docile a farsi condurresempre oltre, al di là di sé, ne riverbera ilsenso in stili, pratiche, culture, che tradu-cono la sua essenza in una Chiesa inces-santemente in uscita (Evangelii gaudium,20-24), le cui parole sono sempre inter-medie, in attesa, e i gesti coinvolgono eassumono la vita degli altri. Una eccle-siologia conseguente è quella che si com-prende come sinodalità kerigmatica, rive-latrice della speranza che dalla mortegermina vita. Entrambe, morte e vita, in-dirizzano il pensiero verso una radicalitàimpossibile a sostenersi nella resa allapaura, nella claustrofobia di una conser-vazione che rende inerte lo Spirito, nellascelta di rimanere immobili, come a pre-sidiare un’assenza. Nel mattino di Pa-squa, la corsa degli Apostoli (Giovanni20, 4), il desiderio di Maria di annuncia-re, «ho visto il Signore» (Giovanni 20,18), Pietro che si tuffa dalla barca per

raggiungere Gesù (Giovanni 21, 8), espri-mono la necessità di un’apertura a un di-namismo estraniante qualsiasi rappresen-tazione identitaria, che coincida col defi-nito, circoscritto, autoreferenziale, difeso,chiuso, a salvaguardia di una presuntapurità paralizzante: «Il Signore Gesù,dopo aver parlato con loro fu assunto incielo e sedette alla destra di Dio. Alloraessi partirono e predicarono dappertutto,mentre il Signore operava insieme conloro» (Ma rc o 16, 19-20). La declinazionedella sua assenza in presenza costante, ladisponibilità a sentire lo Spirito, a misu-rarsi con le sue voci di silenzio, ha influi-to sulla Comunità cristiana, e sullo svi-luppo dell’ecclesiologia. Ma sin dall’ini-zio c’è sempre qualcuno prono a dedurreche la Chiesa, perdendo il suo Sole, su-bentri, nascendo da un vuoto lasciato,

desolata figura senza forma: l’arida pietranessun suono d’acque (Eliot, La terra de-solata, La sepoltura dei morti). Quandoquesto pensiero è prevalso, gravide con-seguenze si sono abbattute nel rapportocon la storia. A questo proposito, Agosti-no volendo conciliare il camminare sullaTerra cercando le cose del cielo, trovatracce della sua domanda nel Cantico. LaSposa sente bussare alla porta, è lo Spo-so, freme dell’acme della sua attesa, maqualcosa la trattiene: «Mi sono lavata ipiedi: come sporcarli di nuovo?» (5, 3).In lei, il vescovo d’Ippona vede quellepersone che preferiscono rimanere protet-te nella loro purità incuranti della neces-sità inscritta nella missione di uscire eaprire la porta dove Cristo bussa per«scuotere la loro quiete... aprimi... aprimie predicami... come potrò entrare in co-loro che mi hanno chiuso la porta se nonc’è chi mi apre?» (Omelie su Giovanni 57,4).

Lo sguardo alla Luna, l’osservazionedel suo crescere e decrescere, tratteggiauna linea il cui spessore incide sul “cano-ne” occidentale, impastato di prossimitàe differenza, contaminazione, scontri ri-composizioni, lotta tra le immagini diDio e della sua Chiesa, in cui Ulisse,Edipo, Antigone, Rut, Ester, Giobbe,Qohelet, il Servo sofferente, Maria, il Fi-glio che s’incarna, patisce, muore e risor-ge, e l’attesa della parousía, si danno ilpasso in un processo ancora aperto, dovel’unica “p erfezione” concessa è quella distare nel cammino, che sempre tende inavanti, non facendo sbiadire l’ammoni-mento che viene dalla moglie di Lot (Ge-nesi 19, 26), saldato nel verso dellaSzymborska: «Guardai indietro perché

no in cammino, non ancora perfetti se cipensiamo arrivati al possesso», non pun-tellando la fede a convinzioni, anche di-scordi, sempre soggette alla revisione del-lo Spirito «non fermiamoci là, ma conti-nuiamo ad avanzare... dove ti sei compia-ciuto di te, là sei rimasto» (Sermone 169,18).

Il mysterium Lunae profila paradossal-mente l’inquietudine della pienezza, eacuisce l’esigenza di un continuo rinno-vamento della Chiesa che per essere ma-dre dovrà disporsi a morire, per esseremaestra dovrà tornare discepola della Sa-pienza che l’ha generata, per tralucerel’eterno fulgore dovrà tramontare nel suoSole, e nel tempo, che è anche il nostro,dovrà ancora lottare «per togliere il maleda sé» (Agostino, Esposizione sui Salmi,71, 10).

rimpiangevo la mia coppa d’a rg e n t o » .«Chi non va avanti, si ferma; torna indie-tro chi si volge di nuovo alle cose da cuisi era allontanato», predica Agostino difronte ai pelagiani, che circoscrivevano ilperfectum, che è solo nella misericordia diDio, al qui e ora prometeico (Evangeliigaudium 94), inchiodando la creatura allasolitudine dei vaneggiamenti, sostituendol’umiltà del desiderio, con la presunzioneche discrimina: «Fate progressi, fratellimiei, esaminatevi sempre, senza inganno,senza adulazione, senza accarezzarvi». Latensione del «viandante» non si risolvemai in una mèta la cui provvisorietà è in-quietudine. Si è «perfetti e non perfettiad un tempo; perfetti come quelli che so-

La Luna brilla nel cieloma la sua luce è un riflesso che fissal’unione tra il mistero di Cristo e della ChiesaEssa rifulge non della propria lucema di quella di Cristoe prende il proprio splendore dal Sole di giustizia

René Magritte«I misteri dell’orizzonte» (1955)

Il «mysterium Lunae» profila l’inquietudine della pienezzaacuisce l’esigenza di un continuo rinnovamento della Chiesache per essere madre dovrà disporsi a morireper essere maestra dovrà tornare discepoladella Sapienza che l’ha generataper tralucere l’eterno fulgore dovrà tramontare nel suo Solee nel tempo dovrà ancora lottare per togliere il male da sé

Caspar David Friedrich, «Un uomo e una donna davanti alla Luna» (1820)

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L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 18 giugno 2020 pagina 5

Saramagoe la miopia del male

A dieci anni dalla morte dell’autore di «Cecità»

A venticinque anni dalla morte del filosofo rumeno Emil Cioran

Il paradossodell’a t e o - c re d e n t e

In lui il nichilismo è radicalee sembra non conoscere l’anelito al riscattoEppure per lui l’e s i s t e rerappresenta una tentazioneche non dispera di far sua

di SERGIO SUCHOD OLAK

Nel suo discorso in oc-casione dell’assegna-zione del premio No-bel per la letteratura(1998) lo scrittore e

drammaturgo José Saramago ha vo-luto rendere un tenerissimo omag-gio al nonno materno, «l’uomo piùsaggio che ho conosciuto, anche senon sapeva né leggere né scrivere».Con lui, ricordava ancora il roman-ziere portoghese, nelle notti d’estatequalche volta dormiva «sotto ungrande albero di fico, tra i cui ramiuna stella mi appariva e poi lenta-mente si nascondeva dietro una fo-glia». Mentre il sonno tardava, lenotti si popolavano di storie che locullavano. «Verrà il giorno in cui di-rò queste cose e nulla di ciò impor-terà se non a me», diceva chieden-dosi a quale “alb ero” m i g l i o reavrebbe potuto appoggiarsi.

Il conferimento del Nobel hacoinciso con le celebrazioni planeta-rie del cinquantesimo anniversariodella Dichiarazione dei dirittidell’uomo; ovviamente lo scrittoreha colto l’occasione per ricordarecome ancora «l’ingiustizia si molti-plica, la disuguaglianza peggiora,

Rivedendo anzi la natura del di-sordine che si è venuto a creare conl’arrivo di un morbo che ha colpitola popolazione in modo così indi-scriminato e insensato, si chiede senon fosse già presente prima che lacecità oscurasse gli occhi della gen-te, se è stata l’improvvisa oscurità acreare il caos, oppure se la malattiasia diventata “visibile” proprio gra-zie alla cecità.

Facendo dire alla rassegnata pro-tagonista femminile «Secondo menon siamo diventati ciechi, secondome siamo ciechi che vedono. Ciechiche, pur vedendo, non vedono»,l’autore invita il lettore alla consape-volezza e alla responsabilità di vede-re, mentre tanti hanno purtroppoperso questa capacità. Davanti al-l’egoismo esasperato, si domandaperplesso se dobbiamo davvero esse-re tutti ciechi per vedere l’a l t ro .

Quando i personaggi del raccon-to vengono abbandonati a loro stes-si, rinchiusi in un manicomio dovele risorse sono praticamente inesi-stenti, le basilari regole sociali impa-rate nel percorso della vita decado-no all’improvviso. E lo spazio la-sciato alla loro creatività, in teoriaideale per concepire una nuova for-ma di comunità più solidale, si tra-

tore sostiene che «noi uomini nonsiamo buoni, ma bisogna avere ilcoraggio di ammetterlo» per poteraspirare alla guarigione, e che la no-stra reazione in situazioni di impo-tenza e abbandono può diventarespietata e smarrire ogni ombra diobbiettività, portandoci al vero di-sprezzo per l’a l t ro .

Alla fine del periodo di confina-mento, quando la moglie del medi-co lascia il lazzaretto (dove era en-trata fingendosi cieca per salvare ilmarito) e affronta la propria sorte, sirende conto di come tutto quelloche è successo non abbia minima-mente migliorato il genere umano.Anzi, il mondo dei ciechi ha triste-mente ceduto il passo a quello deibarbari. Entrando in una chiesa siimbatte in una scena che la lasciaesterrefatta. Tutti i santi sono ben-dati, perfino Cristo sulla croce, co-me se si volesse dire che lo stessoDio non merita più di vedere: «Se icieli non possono vedere, che nessu-no veda». In verità è l’uomo che,sentendosi abbandonato al suo de-stino, non vuole essere guardato ene dà la colpa a Colui che a suo av-viso non è stato capace di salvarlo.

Nonostante la sua visione distopi-ca del mondo, questo racconto può

l’ignoranza cresce, la miseria si dif-fonde» nel mondo. La denunciadella sopraffazione e dell’iniquitàche corrodono lo spirito umano hainfatti segnato buona parte della suavasta produzione, in cui spesso met-te a tema come si sia perso il sensodi solidarietà, e come questo smarri-mento abbia portato la società con-temporanea e le sue strutture di po-tere a divenire profondamente mio-pi. Come si legge nella motivazionedel Nobel, «grazie a parabole soste-nute dall’immaginazione, la com-passione e l’ironia, l’autore ricostrui-sce e rende tangibile una realtà dif-ficile da afferrare».

L’intenso romanzo Cecità (Ensaiosobre a cegueira, 1995) ne è un validoesempio. In esso lo scrittore fa unalucida analisi della natura umana,raccontando come, in modo ina-spettato e misterioso, un automobi-lista fermo davanti al semaforo rossodiventa all’improvviso cieco, “pa-ziente zero” di quella che in pocotempo sarebbe diventata una vera epropria pandemia, colpendo indi-stintamente tutti gli abitanti di unluogo non ben determinato, ad ec-cezione di un’unica persona, identi-ficata semplicemente come «la mo-glie del medico» (in verità in questastoria, nessuno dei personaggi haun nome proprio), e provocandouno scenario apocalittico.

La tematica centrale dietro glieventi assurdi e inspiegabili del rac-conto è infatti quella dell’i n d i f f e re n -za, dell’egoismo, che con l’espan-dersi della pandemia diventanosempre più evidenti, e che l’a u t o redenuncia con veemenza, come aspracritica rivolta alla società in genera-le, e in particolare a quella comuni-tà cittadina, nella quale la cecità“bianca” — così chiamata perchéquanti ne vengono colpiti sono co-me avvolti in una nube lattiginosa —riesce a snaturare le più elementarileggi del vivere comunitario, rivelan-do il peggio che si annida nell’ani-mo umano.

muta invece a poco a poco, svelan-do le pulsioni più primitive dell’es-sere umano. Ben presto l’unica leg-ge sarà quella del più forte, in cuipochi rendono impossibile la vitaalla maggioranza sfiduciata e iner-me. Un mondo dal quale la solida-rietà viene completamente bandita,in cui l’uomo riesce addirittura adannullare la propria evoluzione bio-logica, culturale e comunitaria. Nel-la morsa della paura dell’altro, solola lotta per la sopravvivenza sembratenerlo in vita.

Convinto assertore del pessimi-smo antropologico ma profondo co-noscitore dello spirito umano, l’au-

Un murale dedicato a Saramago a Lisbona

Dietro gli avvenimenti più disparati

Nato nel piccolo paese di Azinhaga, in Portogallo, il 16 novembre 1922,José Saramago è morto alle Isole Canarie il 18 giugno di dieci anni fa.Dapprima si è dedicato all’attività di traduttore e di critico letterario,pubblicando una raccolta di poesie e diversi testi teatrali, romanzi,racconti. L’apprezzamento della critica è arrivato nel 1982 conMemoriale del convento e successivamente con L’anno della morte diRicardo Reis, ma il vero successo internazionale è giunto una decina dianni più tardi con il controverso Vangelo secondo Gesù Cristo e conCecità, che nel 1998 gli varranno il premio Nobel per la letteratura. JoséSaramago ha continuato a scrivere fino agli ultimi anni di vita,firmando opere di grande rilievo come Tutti i nomi, Le intermittenze dellamorte e Caino, suo ultimo romanzo. Nonostante il pessimismo di cuisono intrise molte delle sue opere, che si prestano a molti piani dilettura, nel decimo anniversario della morte preferiamo ricordarlo comeun autore che comunque ha cercato di mettere in luce il fattore umanoche si nasconde dietro gli avvenimenti più disparati. Per Saramago nonci sono eroi, ma solo uomini, con i loro pregi e i loro difetti, in fondosemplici portavoce del genere umano, degni di una compassione che inCecità viene ben espressa con queste parole: «Essere un fantasmadev’essere questo, avere la certezza che la vita esiste, perché ce lodicono quattro sensi, e non poterla vedere». (sergio suchodolak)

di GABRIELE NICOLÒ

Si rammaricava di non aver avuto modo diapprofondire la conoscenza di GiacomoLeopardi il filosofo e saggista rumeno EmilCioran (di cui il 20 giugno ricorrono i 25anni dalla morte) ma, al contempo, amava

ripetere di riconoscere nel poeta di Recanati «un fra-tello d’elezione». Le reciproche affinità elettive sispecchiavano in un pessimismo cosmico, frutto ama-ro della decadenza della cultura occidentale e deisuoi valori fondanti. Ma mentre in Leopardi faceva-no comunque breccia un soffio di progressismo, unfremito di volontà, quale espressione dell’indomitodesiderio di ghermire una luce pur in un contesto ditenebre, in Cioran l’afflizione sembra non conoscerel’anelito al riscatto: in lui il nichilismo è radicale,sebbene a tratti levigato da un’ironia tonificante, perquanto caustica. Vicino al pensiero esistenzialista,gradualmente se ne distaccò, non sentendo congenia-le l’impegno politico attivo promosso dai massimiesponenti del movimento, Jean-Paul Sartre, Simonede Beauvoir e Albert Camus. Abbracciò invece, consempre maggiore slancio, la filosofia dell’a s s u rd opropugnata dall’amico e connazionale Eugène Ione-sco, che bandisce ogni tentativo logico di spiegare larealtà optando per una dimensione surreale dove adominare sono il non-senso e l’irrazionale.

Sul pessimismo di Cioran esercitarono una rilevan-te influenza Nietzsche, Schopenhauer e Heidegger, icui dettami egli comunque rielaborò in funzione diun’orgogliosa definizione della propria peculiareidentità quale uomo di pensiero chiuso nel suo io,che «ascolta tutti ma poi decide da solo». Un io chegià da giovane si professava agnostico, tanto da for-giare l’assioma «l’inconvenienza dell’esistenza». Nel1973 tale assioma assume la forma di un saggio inti-tolato L’inconveniente di essere nati in cui mette a fuo-co la visione tragica dell’esistenza. In un passodell’opera, assai eloquente, afferma: «Tutto è dolore.Non mi perdono di essere nato. È come se, insinuan-domi in questo mondo, avessi profanato un mistero,tradito un qualche impegno solenne, commesso unacolpa di inaudita gravità». Quando tale pensierosembra inesorabilmente sprofondare in un vuoto in-colmabile, Cioran gli imprime una sorta di sterzata,perché accanto alla sofferenza che si lega al «doveresistere» egli pone il godimento, di per sé paradossa-le, delle travagliate esperienze che la vita ammanni-sce. Scrive il filosofo: «Mi capita però di essere me-no perentorio. Nascere non mi appare allora una ca-lamità che sarei inconsolabile di non aver conosciu-to». E mentre così valorizza, in un certo senso, letraversie della vita, egli sente anche il fascino delnulla, dell’abisso originario. «Nessuna differenza —dichiara — tra l’essere e il non-essere se si percepisco-no con pari intensità. Ci fu un tempo in cui il temponon era ancora. Il rifugio della nascita non è altroche la nostalgia di quel tempo anteriore al tempo».

Il paradosso informa e pervade il pensiero di Cio-ran. Spiazzante è la lettura che egli offre del suici-dio, inteso non come estrema espressione della dispe-

razione, ma, al contrario, quale strumento che con-sente la vita. Ciò è possibile nella misura in cui l’esi-stenza è percepita come lacerante costrizione cui nonci si può sottrarre. In tale ottica il suicidio rappresen-ta il carattere pieno e compiuto della libertà esercita-bile dall’uomo che, nell’impotenza vitale, ha comun-que in ogni momento l’onnipotenza della cessazionedel tutto. L’uomo, in ultima analisi, può sostenere ilpeso della vita solo nella misura in cui sa di potersidare la morte. Ne Il funesto demiurgo (1969) scrive:«Ricordo un’occasione in cui per tre ore ho passeg-giato nel Lussemburgo con un ingegnere che volevasuicidarsi. Alla fine l’ho convinto a non farlo. Gli hodetto che l’importante era aver concepito l’idea, sa-persi libero. Credo che l’idea del suicidio sia l’unicacosa che rende sopportabile la vita, ma bisogna sa-perla sfruttare, non affrettarsi a tirare le conseguen-ze».

C’è un passaggio ne Il funesto demiurgo che potreb-be essere assunto a manifesto del suo pensiero. «Nonc’è nulla — scrive Cioran — che giustifichi il fatto divivere. Dopo essersi spinti al limite di se stessi, sipossono ancora invocare argomenti, cause, effetti,considerazioni morali? Certamente no. Per vivere re-stano allora ragioni destituite di fondamento. Al cul-mine della disperazione, solo la passione dell’a s s u rd opuò rischiarare di una luce demoniaca il caos».Quindi aggiunge: «Quando tutti gli ideali correnti —di ordine morale, religioso, sociale — non sanno più

imprimere alla vita una direzione né trovarvi una fi-nalità, come salvarla ancora dal nulla? Vi si può riu-scire solo aggrappandosi all’assurdo, all’inutilità asso-luta, a qualcosa, cioè, che non ha alcuna consistenza,ma la cui finzione può creare un’illusione di vita».

Il pessimismo, cifra d’eccellenza della narrativa diCioran, non poteva non caratterizzare anche i suoiben noti aforismi: pure essi potrebbero essere letticome espressione paradigmatica del suo pensiero.«Soffrire — scrive — è il solo modo d’acquisire la sen-sazione d’esistere». Per poi rincarare la dose: «Untempo, davanti a un morto, mi chiedevo, “A che gliè servito nascere?”. Ora mi faccio l stessa domandadavanti a ogni vivo».

Eppure, in questo implacabile nichilismo, che sem-bra occludere qualsivoglia spiraglio di luce, è dato discorgere una scintilla, come fosse un naturale istintoalla sopravvivenza. «Esistere — sentenzia Cioran — èuna tentazione che non dispero di far mia».

far riflettere sui comportamentiumani, specie nei momenti più com-plessi e imprevedibili della vita, senon si vuole sprofondare nel non-senso. Si può ancora sperare cheper il buio della ragione ci sia un ri-medio efficace, quello cioè dellacompassione. Un antidoto sicuroall’indifferenza e l’unico che ci puòportare dalla cecità e durezza dicuore al rispetto dell’altro, materiaprima fondamentale per la costru-zione della civiltà dell’amore. Simileforse a quella che popolava i sognidell’autore, mentre da bambino siaddormentava beato con suo nonnosotto un grande albero di fico.

Chi sta scrivendo la mia storia?Sugli esami di maturità, il potere della letteratura e l’apertura alla sfida della vita

di ALESSANDRO VERGNI

Tardo pomeriggio alle porte dell’estate.Sulla piazza assolata la brezza che saledal mare passa tra le voci dei bambini

che corrono gridando. La scuola è finita e lecommissioni d’esame preparano già i pianid’attacco per “quelli più grandi”: criteri divalutazione, programmi, argomenti, ilplexiglass tra i banchi a complicare le cose.Davanti ai portici della libreria un gruppo dipersone, sedute a distanza, ascolta un testoletto al microfono, un brano di Paul Auster,una storia ambientata in una città bendiversa da questa di provincia: a New York, nella grande mela da mangiare prima che leimangi te (Città di vetro). Fine della lettura,interventi dal pubblico. C’è chi ringrazia peril brano scelto, chi tenta di interpretaresignificati nascosti, chi prova coraggio e sispinge più al largo: «E se l’autore avessevoluto dire che…?”, “se il personaggio fossestato in un’altra città…?”, “forse...magari...”». Poi la voce decisa di chi guidal’incontro: «No. Il protagonista vive a New

York, non in un’altra città. Non si puòandare oltre la pagina. La letteratura èdespota: comanda lei. La pagina è più fortedi noi. La storia è quella, non un’altra». Perun istante è come se sui sampietrini, tra icapelli arruffati degli ascoltatori, sui tavolinidove giacciono borse e cellulari, passasse unabrezza più intensa; su alcuni, forse, noncerto su tutti. Quell’affermazione netta —«La storia è quella, non ne esiste un’altra, cipiaccia o no» — suona violenta per ilsospetto che batte al centro del petto: se ciònon valesse solo per la letteratura? Se adessere despota fosse anche la vita? Perché alfondo non siamo noi a decidere chi siamo;non abbiamo scelto il nostro nome, da chisiamo nati, chi abbiamo incontrato perstrada, fino a quelli che sono adesso, qui,nella piazza con noi. A pensarci bene,nemmeno gli amori ce li siamo mai scelti ecapita di sorprendersi, a distanza di anni,ancora insieme a qualcuno e dire “grazie aun incontro avvenuto per caso”. E quandoinvece i conti non tornano? Quandofacciamo esperienza della fine della bellezza

nella nostra storia? Quando ci accorgiamoche siamo tagliati in modo diverso da comeavremmo voluto? Quando il bilancio ci diceche le cose sono andate diversamente dacome le avevamo sognate o piùsemplicemente immaginate? Quando cioèpensiamo a tutte le infinite possibilità cheavremmo potuto scegliere e che potrebberoessere ancora lì, dietro la porta, se solovolessimo allungare la mano — e invece nonpossiamo? L’unica possibilità allora èscommettere sulla vita così come viene,passare dall’idea che esistano infinitepossibilità a quella più vertiginosa che ce nesia solo una — scelta per noi — che apreall’infinito. Per accettare questo come ipotesisu cui costruire occorre però porsi un’altradomanda: chi sta scrivendo la mia storia?Chi sta disponendo la scena dentro allaquale si muovono le mie giornate? Chimuove i personaggi che si affacciano nelracconto che parla di me? Ci si può davverofidare di questo scrittore? È una questioneche forse capiremo del tutto solo alla fine,ma la centralità di questa domanda, la sua

urgenza, si definisce in modo sempre piùnitido col passare degli anni: quando arrivatiall’apice della parabola sembra di doveriniziare a restituire qualcosa che stiamoancora pagando. Forse, con i fatti di questimesi, iniziano ad intuirlo un po’ meglioanche i giovani che devono però trovareadulti disposti a prenderli sul serio. Nonauguriamo loro, allora, la solita bocca dellupo che protegga dai pericoli del bosco.Smettiamola di recriminare: «I nostri figlinon meritavano di fare un esame in questomodo». Non hanno bisogno di essereprotetti, ma lanciati sulla strada, per comeessa si presenta, in compagnia di un’ip otesipositiva. Auguriamo loro, nella giungla diWhatsApp o da dietro gli scudi di plexiglass,di iniziare quel viaggio alla ricercadell’autore che sta tessendo, in modo cosìmisterioso, la trama della loro esistenza e chela maturità possa essere una tappa di questocammino. Per loro quest’estate si chiude unciclo e contemporaneamente si spalanca ilmondo. E per noi?

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 giovedì 18 giugno 2020

PER LA CURA DELLA CASA COMUNE

A Rieti l’azienda agricola Tularù ha scommesso, vincendo, su un concetto diverso di pro duzione

Il richiamo antico alla condivisionedi MARCO BELLIZI

Miguel Acebes Tosti, sempli-cemente, ne aveva abba-stanza. Di aerei e treni, riu-

nioni e conti da far tornare, cene dilavoro e relazioni d'affari. Belle sod-disfazioni, anche. Ma non quelle chealla fine contano. Come per esem-pio, vedere crescere i tuoi figli stan-dogli accanto ora dopo ora, non so-lo ascoltandone il resoconto giorna-liero a tarda serata, quando li mettia letto e gli dai il bacio della buona-notte. È stato così che lui, organiz-zatore di eventi teatrali, nel mezzodi una turnée in Brasile, ha decisoche era ora di cambiare. Ha alzato iltelefono, ha chiamato a Milano lamoglie, organizzatrice di eventi mu-sicali, e, insieme con lei, ha presoun'altra strada, quella che conduce-va, nella campagna reatina, alla vec-chia fattoria di famiglia. Lì dove lanonna, all'ora di pranzo, richiamavaa tavola gli adulti impegnati neicampi e i bambini che giocavano,con lo stesso grido usato da chissàquante generazioni: “Tu l a r ù u u ”.

L'azienda agricola nata qualchetempo dopo, racconta Miguel Ace-bes Tosti, non poteva dunque nonchiamarsi così: “Tu l a r ù ”. Uno yodel,una parola che in realtà non signifi-ca niente, pur racchiudendo unmondo di relazioni, memorie, emo-zioni, valori che contano. «Ricordoquesti pranzi come un momentomolto bello di condivisione: vedevogli adulti stanchi che organizzavanoe commentavano il lavoro, discuteva-no e scherzavano; i bambini che gio-cavano spensierati. Erano momentimolto belli. Tularù era in sostanza,semplicemente, un richiamo allacondivisione». Quando la nonna èscomparsa lasciando in eredità la fat-toria, per Acebes Tosti il primo im-pulso è stato quello di rendere l’im-mobile esistente un luogo ricettivoper spettacoli teatrali e musicali. Poici si è resi conto che era soprattuttola terra ad aver bisogno di cure. Dipiù: quella storia, quella comunità,reclamavano una benevola custodiae una rigenerazione. Oggi l'aziendaagricola Tularù ha avviato un circui-to virtuoso, dando vita a una filieracapace di far germogliare ricchezza eoccupazione. Si è partiti con la ri-scoperta del grano antico di Rieti,un tipo di semenza abbandonata ne-gli anni 30 del secolo scorso a favoredi quella più adatta alla coltivazioneintensiva. L'azienda produce così unpane biologico dal sapore antico, alievitazione naturale, e la farina perl'ingrosso, alleva le mucche come sifaceva una volta, in maniera natura-le, alternando i terreni di pascolo.«Abbiamo 39 ettari, molti di bosco,

è un terreno che va gestito e curato.Mentre ero in turnée in Brasile, nel2014, è uscito un bando della Fonda-zione Garrone per progetti avviatida under 35 con l'obiettivo di rivalu-tare l'Appennino. Abbiamo presenta-to un'idea di massima, con quellasiamo entrati in un gruppo di 15 epoi nei primi tre con il migliore busi-ness plan, vincendo il premio di10000 euro e un anno di consulenza,oltre a tutto il percorso formativoche devo dire è stato effettivamenteutile. Non venendo dal mondo agri-colo, il primo imprinting lo abbiamoavuto lì».

Quello che nessuno ha insegnatoal neoimprenditore, però, era pro-prio il presupposto che ha trasfor-mato la sua idea in un'azione vin-cente: «Noi avevamo chiaro che vo-levamo prendere quel terreno per co-struire una rete. Non è facile: se c'èstato uno spopolamento delle cam-pagne un motivo c'è... Però quelprogetto di riallacciamento dei rap-porti con una comunità che si pren-de cura del territorio è una cosa chedà una soddisfazione molto difficiletrovare in altri contesti. So che suo-na tutto n po' retorico, mi rendoconto. Ma si vede molto bene quelloche intendo quando organizziamomomenti come la Festa della mieti-tura. Quest'anno purtroppo, a causadella pandemia, non sarà possibile,però ogni anno apriamo un campodi volontariato internazionale in col-laborazione con una cooperativa diRoma che si chiama Lunaria. Vengo-no una decina di ragazzi da tutto ilmondo e partecipano alla mietiturafatta a mano insieme ai “mastri mie-titori”, gli anziani della zona. Il po-meriggio poi ci sono incontri, labo-

ratori, spettacoli, concerti, e lì ri-prendiamo un po' il nostro vecchiolavoro, che comunque continua apiacerci, e si crea un bel momento dicondivisione reale, nel senso che poimolte persone venute per apprende-re sono anche quelle che magaril'anno dopo comprano il pane». In-somma, non si punta ad attirare soloclientela, ma a ricostruire una comu-nità che sia cosciente dell'importan-za del lavoro locale, del significato edelle conseguenze che sono dietrol'azione di acquistare un prodotto. Èun esempio di ribaltamento della lo-gica tradizionale del mercato: non siproduce domanda, la si qualifica. Laconvergenza con gli argomenti dellaLaudato si’ è evidente. In fondo sitratta delle naturali intese fra uominidi buon senso. Anche il vescovo diRieti, Domenico Pompili, ha notatogli effetti benefici che “Tu l a r ù ” staavendo non solo sotto il profilo del-lo sviluppo economico ma anche sultessuto sociale e ne ha più volte in-coraggiato l’attività e sottolineato ilv a l o re .

«Di base ovviamente produciamoalimenti – spiega ancora MiguelAcebes Tosti — con tecniche che ab-biamo appreso da persone alle qualiabbiamo chiesto una mano. Abbia-mo trovato una sponda fantastica inDeafal, una ong italiana che si occu-pa di agricoltura organica rigenerati-va, usata per rigenerare il terreno.Utilizziamo il carbonio che si formanel forno in cui facciamo il pane,utilizziamo il cippato delle potature,facendo il termocompost: il cumulo dicippato sviluppa calore, che utiliz-ziamo per scaldare in parte l'acqua,e poi lo portiamo nell'orto, doverappresenta una riserva fantastica

perchè fa da spugna nel terreno e lomantiene a temperatura costante, as-sorbe acqua che rilascia nel momen-to in cui non ce n'è ed è simile alsubstrato boscoso (che è il più effi-ciente nell'ecosistema e che cerchia-mo in po' di imitare). Sono tecnicheche vanno tutte nella direzione dellasostenibilità. Ma in più noi abbiamosempre creduto che la sostenibilitàsenza condivisione non può esistere.Per cui facciamo laboratori, corsi diistruzione, l’iniziativa “Scuolanatu-ra”: soggiorni di una settimana intenda per i bambini».

È un modo completamente diver-so di intendere l'economia, sgancian-dola dalle logiche finanziarie. Oggiil grano viene quotato alla borsa diChicago e poi da lì nelle altre borsealimentari del mondo (in Italia aBologna). Il prezzo quindi viene sta-bilito secondo logiche che non han-no alcun collegamento con il territo-rio di produzione. «Il grano — spie-ga ancora l'imprenditore — è ormaidiventata una commodity scollegatadalla realtà. Per questo molte volte,a luglio, assistiamo alle manifestazio-ni di protesta delle associazioni dicategoria, che si lamentano giusta-mente perchè il prezzo è troppo bas-so. Questo accade anche perché par-liamo di un tipo di modello produt-tivo pensato per le grandi estensionidi terra, per il Canada, per l'Americae per la Russia, dove sui campi siutilizzano aerei per passare diserban-ti e concimi. E dove quindi i costi diproduzione si abbassano. Noi inveceabbiamo costruito una filiera concor-data con diversi soggetti del territo-rio, siamo arrivati a 25 aziende delterritorio stabilendo un prezzo equoaccettabile per agricoltori e acquiren-

ti all'ingrosso, raggiungendo gli 80euro a quintale per un prodotto piùpovero di glutine, quindi un po' piùdifficile da lavorare, ma più digeribi-le e che non favorisce le intolleranzealimentari. Sono 80 euro che riman-gono nel territorio: tradotti in farinasignificano un euro e 50 all'ingrosso.È un concetto del suolo diverso:perché la responsabilità del territorioè di tutti. È chiaro che così il prezzodel pane arriva 5 euro al chilo ma sitratta di un pane cotto a legna, fattocon grano biologico, lievitato conpasta madre. Ed è un prezzo co-munque anche al di sotto di alcunimercati come Roma, Milano o Bolo-gna, dove un pane del genere arrivaa 8 euro al chilo anche a motivo diondate speculative e di moda. Quin-di, a chi dice che il prezzo è altospieghiamo che è quello che consen-te di salvaguardare il territorio, di li-mitare l'emissione di Co2, di fareecosistema. Fortunatamente questacosa è stata molto ben capita dallanostra comunità. Nel momento incui la domanda non è “Dammi ilpane” ma “dammi un pane che nonfaccia male al futuro dei miei figli”,il discorso cambia un po'. Tutti idanni che sono stati fatti negli ulti-

mi 50 anni di agricoltura li stiamopagando adesso in maniera moltoevidente. Ormai è comunemente ri-conosciuto che anche la pandemiache stiamo vivendo è legata allosquilibrio fra i sistemi, con il sovra-sfruttamento delle risorse naturali, ladeforestazione, la mancanza di habi-tat per le altre specie. L'unica via èquella di non concentrarsi solo sulprezzo. Perchè la domanda si staspostando non sul prodotto ma sulpro cesso».

Naturalmente tutto questo discor-so si traduce in una serie di azioni eimplicazioni di grande complessità,a partire da una capacità relazionalenon indifferente. «Certe scelte sicu-ramente possono essere difficili. Mavorrei che si capisse che c'è sempreun valore dietro a quello che faccia-mo, una responsabilità condivisa datutti noi, lo stesso spazio, la stessaterra, lo stesso “c re a t o ”, se vogliamometterla sotto un altro aspetto. Tuttele nostre azioni lasciano sempreun'impronta. E chi decide di avviareun'azienda agricola, se riesce a ren-dersi conto di questa responsabilità,può avere dei risultati, e delle soddi-sfazioni, impagabili».

Un libro della storica e sismologa Emanuela Guidoboni

Serve educare alla cultura del rischiodi SI LV I A CAMISASCA

Si parla e si scrive di ambiente,ma si stenta a considerarlo co-me il luogo in cui hanno da

sempre sede quegli eventi sismici dacui ha avuto origine la vita geologi-ca del nostro pianeta: un “paesaggiosotterraneo” che non percepiamo di-rettamente, se non quando una for-te scossa smuove la terra sotto i no-stri piedi e ci fa entrare direttamen-te nella turbolenza di queste dina-miche. Solo allora, puntualmente,gli assestamenti geofisici assumono icontorni della cronaca: una cronacadrammatica, non di rado annuncia-ta, che si arrende alla conta delleperdite, umane e non solo. E, que-sto, è il triste racconto che giunge,troppo spesso, dalle più lontane,come dalle più prossime, regioni delmondo. «In queste occasioni il disa-stro sismico — spiega la storica e si-smologa Emanuela Guidoboni, (au-trice di Storia Culturale del Terremo-to, Collana Rubettino) — svelaall’improvviso il rapporto fra societàumane e natura, un nodo ancoranon risolto, che riguarda anche l’in-tera complessità e varietà, biotica enon, di ciò che definiamo ambien-te». Il rapporto uomo–natura, cen-trale rispetto alla frequenza di even-ti naturali estremi, non è tema squi-sitamente filosofico o da salotti ac-cademici: al contrario, meriterebbespazi di approfondimento nei dibat-titi pubblici, nelle sedi istituzionalie nelle scuole, così da sensibilizzarele nostre comunità, profondamentee direttamente coinvolte da questaproblematica. «Proprio la relazione,distorta e miope, tra uomo e natura,riguardo ai caratteri dell’habitat incui viviamo, ha prodotto nei secoliuna drammatica sequenza di sciagu-re, perché se il mondo abitato è vul-nerabile e impreparato, gli effettisono distruttivi in termini di perditedi vite umane, beni ed interi centriabitati. È una considerazione chevale particolarmente per i terremo-ti», specifica Guidoboni. Questi, in-fatti, manifestazione necessaria dellavita della Terra, si verificheranno infuturo, come in tutte le epoche pas-

sate: eppure, l'incapacità di prevede-re e prevenire determina ogni voltal'effetto sorpresa, per cui continuia-mo a percepire i terremoti comeeventi inattesi. Abbiamo accettatol'impostazione secondo cui la pre-venzione inizi solo a disastro avve-nuto, nonostante una straordinariastoria sismica testimoni che i terre-moti sono stabilmente presenti econnaturati all’ambiente terrestre:l’Italia, ad esempio, è toccata da unevento sismico mediamente ogniquattro. Solo considerando i 160 an-ni, dall’unità d’Italia (1861) ad oggi,si sono ripetuti 36 gravi episodi si-smici, oltre a 86 terremoti di impat-to poco inferiore, nel corso dei qua-li oltre 1.560 comuni, tra cui 20 ca-poluogo, hanno subito distruzionigravissime. Dall’inizio del Novecen-to abbiamo avuto più di 154.000morti. Numeri impressionanti che siritrovano in ambito idrogeologico:nell’ultimo secolo il territorio nazio-nale, interessato per il 7 per centoda frane, è stato sommerso da 1.900alluvioni. Chiaramente una pioggiaintensa assume i contorni di unevento estremo in aree già depreda-te dal cemento e dalla deforestazio-ne di un’edilizia abusiva e depreda-trice. A ciò si aggiunge l’attivitàvulcanica: il Vesuvio, è silenzioso da76 anni, ma ha avuto otto importan-ti eruzioni tra il 1861 e il 1944, e tut-tora è un vulcano attivissimo, comelo è l’area dei Campi Flegrei. «Lesituazioni critiche sono molte edestese, e riguardano milioni di ita-liani. Dagli studi degli ultimit re n t ’anni, sappiamo che le aree arischio sismico e idrogeologico sonosempre le stesse — nota la storica —questo dato faciliterebbe interventiefficaci e mirati, e consentirebbe unprimo bilancio». Un bilancio sulledolorose peripezie di territori perio-dicamente martoriati da calamitànaturali, di cui, però, non c’è traccianei manuali di storia. Analogamentesono assenti le epidemie che nei se-coli hanno funestato le società delpassato, derivanti dall’interazionecon l’ambiente biotico dei virus edei batteri. «Da medievista, ricordola pandemia causata dal batterio

Yersinia Pestis, che decimò le popo-lazioni nel VI secolo, al tempo diGiustiniano; poi, alla metà del Tre-cento, perì di peste circa un terzodegli abitanti dell’Europa medievale— spiega Guidoboni —. Come sap-piamo da Boccaccio e da altre fonti,nel 1348 i cittadini abbienti si isola-vano nelle ville in campagna, men-tre nelle città e nei paesi le epide-mie mietevano vittime». Le miniatu-re del tempo testimoniano un trau-matico impatto con la morte, chesegnò la cultura di quegli anni e dicui abbiamo traccia nelle rappresen-tazioni su vetrate e affreschi di mol-te chiese. Tornando ai giorni nostri,le condizioni sono diverse: siamopiù sani, meglio nutriti, più infor-mati e più garantiti. Nonostante ilriconoscimento dei diritti, tra cui

quello alla cura (a cui ha accesso,però, solo parte della popolazionemondiale), l’attuale sistema mostradiverse fragilità, a livello globale,nella crescita incontrollata di diffe-renze e ingiustizie sociali, nel peri-colo di impoverimento economico,ma anche educativo e culturale, enello svuotamento del significato didiritti universalmente estesi. «Limi-tandosi al nostro paese, emergeun’Italia che, rispetto alle politichedi prevenzione, non è riuscita a ma-turare la consapevolezza dell’imp or-tanza del buon governo, non valu-tando le conseguenze di alcune scel-te», si rammarica la storica, pur no-tando che non sono mancate «ma-nifestazioni di forza in reazione alledrammatiche perdite prodotte daeventi estremi». Come inaugurare

una nuova stagione, dunque? Qual-siasi percorso si intenda intrapren-dere, occorre chiamare in giocoquella che finora è stata la grandeassente, ovvero, la cultura del ri-schio. Una cultura, basata sulla co-noscenza e su un approccio positi-vo, fiducioso e teso ad un futuropiù civile e sicuro. Una cultura chenon nasce e si diffonde da sé: vacoltivata, formata e incentivata. «Idisastri naturali sono costantementeraccontati all’opinione pubblica co-me cronaca, per lo più di eventi ca-suali e isolati dal contesto storico incui andrebbero letti», spiega Guido-boni. Questo giustifica perché ven-gano rapidamente archiviati dallamemoria collettiva, ignorati nellescuole e perché nelle università, sediper eccellenza della formazione diinsegnanti e amministratori (tra cuiingegneri, architetti, ambientalisti),non si dia spazio alla storia di talieventi, ai metodi scientifici di valu-tazione, alla ricerca delle cause o alpeso dell’intervento dell'uomo. Unamancanza di visione del fenomeno,nel suo complesso, destinato a ri-percuotersi in una tragica sequenzadi episodi drammatici che ciclica-mente si ripetono nelle diverse re-gioni del pianeta. «Gettare le fon-damenta della cultura del rischioimplica affrontare la multidisciplina-rietà e la trasversalità dei saperi, emettere al centro la società. È uninvestimento che porterebbe ad unaconsapevolezza sociale e civile piùampia e a nuove istanze politiche»,conclude Emanuela Guidoboni. Ipresupposti tecnico-scientifici perprocedere ad un serio piano di pre-venzione non mancano: manca, pro-babilmente, l’impegno a condivide-re, all’interno delle diverse comuni-tà, una strategia chiara e concretache restituisca centralità alla societàcivile, rendendola protagonista diuna incalzante e fattiva domanda disicurezza. La stessa che avanza ecresce, però, solo sull’onda della co-noscenza dei rischi a cui si è espo-sti, della portata distruttiva di uncataclisma, dei costi e dei disagienormi che, per decenni, si riversa-no sulle future generazioni.

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L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 18 giugno 2020 pagina 7

Origini e prospettive delle relazioni con gli organismi internazionali cristiani

Ecumenismomultilaterale

di ANDRZEJ CHOROMANSKI*

Relazioni con il Consiglioecumenico delle Chiese

Nel campo delle relazioni mul-tilaterali, il principale partnerdella Chiesa cattolica è il

Consiglio ecumenico delle Chiese(Cec). Istituito nel 1948, è l’o rg a n i z -zazione ecumenica più ampia e in-clusiva, che comprende 350 confes-sioni cristiane, tra cui ortodossi, lu-terani, riformati, anglicani, metodi-sti, battisti e Chiese unite e indipen-denti. Nel complesso, rappresentaoltre cinquecento milioni di cristianiin tutto il mondo.

I primi contatti con il Cec risalgo-no ai tempi dei preparativi del con-cilio Vaticano II, quando la SantaSede invitò l’organizzazione a desi-gnare osservatori per il concilio. Poi-ché nel passato i Pontefici avevanosempre rifiutato, nonostante le ri-

tutte e quattro le sessioni del conci-lio Vaticano II. Dal 1962 al 1965, ol-tre un centinaio di non-cattolici pre-sero parte a diverse sessioni del con-cilio come osservatori delegati odospiti ecumenici. Essi influenzaronoil lavoro del concilio e apportaronoun reale contributo alla preparazionedei documenti principali, tra cui lecostituzioni sulla liturgia e sullaChiesa, il decreto sull’ecumenismo ele dichiarazioni sulla libertà religiosae sulle religioni non cristiane. Aiuta-rono il concilio a evolversi, passandoda quello che avrebbe potuto essereun forum su questioni ecclesiali pu-ramente interne a un evento vera-mente ecumenico, che ebbe un im-patto non solo sulla Chiesa cattolicama sull’intera cristianità. Durante iquattro anni del concilio, WillemAdolph Visser’t Hooft instaurò unrapporto di fiducia con il cardinaleAugustin Bea e con il suo connazio-nale, padre Johannes Willebrands,entrambi responsabili del nuovo Se-gretariato per la promozionedell’unità dei cristiani, che PapaGiovanni XXIII aveva istituito il 5giugno 1960. Da allora, tra la Chiesacattolica e il Cec si è sviluppata unamultiforme collaborazione.

Sebbene la Chiesa cattolica nonsia membro del Cec, diversi cattolicinominati ufficialmente dalla SantaSede sono membri delle sue variecommissioni e dei suoi gruppi di la-voro, e diversi dicasteri della Curiaromana collaborano con le rispettivearee programmatiche. La coopera-zione tra la Chiesa cattolica e il Ceccomprende la preparazione congiun-ta dei testi per la Settimana di pre-ghiera per l’unità dei cristiani, lapresenza attiva dei membri cattolicinella Commissione per la missionemondiale e l’evangelizzazione, unaproficua interazione con l’Ufficioper il dialogo interreligioso e la coo-perazione internazionale, progetticomuni per promuovere la giustiziae la pace, per assistere i migranti e irifugiati e per tutelare il creato.

La collaborazione tra il Cec e ilPontificio Consiglio per la promo-zione dell’unità dei cristiani (Pcpuc)è, dal punto di vista del persegui-mento dell’obiettivo della piena uni-tà visibile, la più importante e assu-me diverse forme tangibili. Una diqueste è il Gruppo misto di lavoro(Gml) che, dal 1965, è stato il cata-lizzatore di una fruttuosa coopera-zione nel campo della formazioneecumenica, della missione e del-l’evangelizzazione, della gioventù,

della giustizia e della pace, e di que-stioni legate alla vita contempora-nea. Per molti anni il Pcpuc ha no-minato e finanziato un professorecattolico a tempo pieno nello staffdell’Istituto ecumenico di Bossey,nei pressi di Ginevra. Nel 2018 que-sto professore è diventato il primodecano cattolico nominato dalla Fa-coltà, in oltre 70 anni di storiadell’Istituto. Ogni anno, a gennaio,gli studenti e lo staff dell’Istitutovengono a Roma per una visita distudio di una settimana, che culminanella partecipazione ai vespri ecume-nici presieduti dal Santo Padre ilgiorno della conclusione della Setti-mana di preghiera per l’unità dei cri-stiani.

Poiché la risoluzione delle diver-genze dottrinali è indispensabile perricomporre la piena unità visibile, laChiesa cattolica riconosce la specialeimportanza del lavoro svolto dallaCommissione fede e costituzione. Sitratta della Commissione teologica

più rappresentativa del mondo, com-posta da teologi ortodossi, anglicani,protestanti, evangelicali, pentecostalie, dal 1968, anche cattolici, che rap-presentano il 10 per cento dei mem-bri. La Commissione ha pubblicatoun numero considerevole di studi sutemi quali Sacra scrittura e tradizio-ne, fede apostolica, antropologia, er-meneutica, riconciliazione, pace, tu-tela del creato e unità visibile. I piùimportanti di questi testi sono duedichiarazioni che hanno aiutato leChiese a superare alcune delle mag-giori divergenze dottrinali. Entram-be sono state preparate con il contri-buto sostanziale di studiosi cattolicinel processo di redazione.

Nel 1982, la Commissione ha pub-blicato «Battesimo, Eucaristia e Mi-nistero» (Bem), noto anche come«D ichiarazione di Lima». Il docu-mento illustra la crescente conver-genza su tre temi intorno ai quali leChiese sono state divise nel corsodei secoli ed è riconosciuto comeuno dei risultati più influenti deldialogo teologico multilaterale. IlSegretariato di fede e costituzioneha ricevuto 186 risposte ufficiali daparte delle Chiese. La risposta catto-lica presentata nel 1987 parla con ap-prezzamento del testo ma sottolineaanche alcuni argomenti specifici chenecessitano di uno studio ulteriore,in particolare l’ecclesiologia. Bem haavuto un impatto proficuo sui dialo-ghi cattolico-ortodossi e cattolico-protestanti riguardo al reciproco ri-conoscimento del battesimo.

Dopo la pubblicazione di Bem,l’ecclesiologia è diventata il tema distudio principale all’interno di Fedee Costituzione. Nel 2013, la Com-missione ha pubblicato il secondodocumento di convergenza, intitola-to «La Chiesa: verso una visione co-mune», che è il risultato di un inten-so lavoro teologico durato vent’annie che comprende due testi interme-di. Il Segretariato di Ginevra ha ri-cevuto oltre 75 risposte inviate daChiese, Consigli nazionali di Chiese,facoltà teologiche, gruppi di studioecumenici e singoli individui. Nel2019, il Pcpuc ha presentato un’am-pia risposta cattolica preparata con ilcontributo di Conferenze episcopalie di esperti di tutto il mondo. La ri-sposta mostra che «La Chiesa: versouna visione comune» riassume beneil crescente consenso nel campodell’ecclesiologia e sottolinea alcuniaspetti che necessitano di un’ulterio-re riflessione sulla natura della Chie-sa, sulla sua missione e sulla com-prensione della sua unità.

Tra i momenti speciali nella storiadelle relazioni tra la Chiesa cattolicae il Cec, ricordiamo tre visite papalial Centro ecumenico di Ginevra. Adaprire la strada fu san Paolo VI il 10giugno 1969. Si trattò di un gesto digrande valenza simbolica in un’ep o-ca in cui le relazioni tra la Chiesacattolica e il Cec erano ancora agliinizi, e si stava discutendo intensa-mente sulla possibilità della parteci-pazione della Chiesa cattolica alCec. Affrontando questa tematica,Paolo VI affermò: «In tutta fraternafranchezza, Noi non riteniamo chela questione della partecipazionedella Chiesa cattolica al Consiglioecumenico sia matura a tal puntoche le si possa o si debba dare unarisposta positiva. [...] Essa comportagravi implicazioni teologiche e pa-storali; esige di conseguenza studiapprofonditi, ed impegna in uncammino che l’onestà obbliga a rico-noscere che potrebbe essere lungo edifficile». Un rapporto del Gml

che il Codice di diritto canonicopromulgato poco prima includeval’obbligo per i vescovi cattolici dipromuovere l’unità dei cristiani. IlPapa incoraggiò anche l’intensifica-zione del dialogo dottrinale multila-terale inteso come «ricerca comunedell’unica verità».

Il 21 giugno 2018 anche PapaFrancesco ha visitato il Cec, percommemorare il settantesimo anni-versario della sua istituzione. Questo“pellegrinaggio ecumenico”, come èstato chiamato, era posto sotto ilmotto «Camminare, pregare, lavora-re insieme» che riflette bene il tipodi relazione che la Chiesa cattolicaporta avanti con il Consiglio ecume-nico delle Chiese da oltre mezzo se-colo. Nella sua riflessione duranteun servizio di preghiera ecumenico,il Santo Padre ha incoraggiato tutti icristiani a «pregare, evangelizzare eservire insieme». In un incontro suc-cessivo, egli ha sottolineato che difronte alle disparità sociali, l’ecume-nismo deve includere oggi la colla-borazione tra le Chiese a favore dicoloro che sono nel bisogno, dei mi-granti e dei rifugiati, delle molte vit-time delle guerre, delle ingiustizie edelle catastrofi naturali. Ha in parti-colare sottolineato la necessità di in-tensificare gli sforzi comuni per lamissione e l’evangelizzazione. «Sonoconvinto — ha detto — che, se au-menterà la spinta missionaria, au-menterà anche l’unità fra noi. Comealle origini l’annuncio segnò la pri-mavera della Chiesa, così l’evangeliz-zazione segnerà la fioritura di unanuova primavera ecumenica». Fran-cesco è stato anche il primo Papa avisitare l’Istituto ecumenico di Bos-sey, incontrando gli studenti e lostaff della facoltà. Il reverendo dot-tor Olav Fykse Tveit, allora segreta-rio generale del Cec, ha descritto lavisita di Papa Francesco come «unapietra miliare storica nella ricercadell’unità dei cristiani e della colla-

borazione tra le Chiese per un mon-do di pace e di giustizia». I variaspetti di questo “camminare insie-me” sono concreti risultati nella rela-zione solida e comprovata tra laChiesa cattolica e il Cec.

Il Global Christian ForumUn altro organismo multilaterale

di cui la Chiesa cattolica fa parte è ilGlobal Christian Forum (Gcf),un’iniziativa nata alla fine del secoloscorso per far fronte a una nuova si-tuazione ecumenica caratterizzatadalla rapida diffusione di Chieseevangelicali, pentecostali e indipen-denti. La maggior parte di questenon aderisce ad alcuna organizzazio-ne ecumenica anche se molte di lorosono interessate a interagire con altricristiani. Per rispondere a questa esi-genza, il Gcf è stato istituito comeuno “spazio aperto” in cui rappre-sentanti di tutte le Chiese e Comu-nità ecclesiali possano incontrarsiperiodicamente su una base di pari-tà, contando su una partecipazioneequilibrata di tutte le correnti delcristianesimo odierno. Il Forum for-nisce una piattaforma per costruirerelazioni di fiducia e comprensionereciproca tra i responsabili delleChiese, per promuovere il mutuo ri-spetto e studiare insieme preoccupa-zioni comuni. Uno dei contributispecifici del Forum al movimentoecumenico è la pratica di condivide-re storie di fede personali e comuni-tarie durante le riunioni. Grazie alGcf, molte comunità evangelicali,pentecostali e carismatiche, che perdecenni non avevano avuto relazionicon le Chiese storiche, sono oracoinvolte nel movimento ecumenico.Il Pcpuc ha partecipato attivamentea tutti i progetti del Gcf sin dagliinizi e, insieme al Cec, all’Alleanzaevangelica mondiale e alla Comunio-ne mondiale pentecostale rappresen-ta uno dei suoi quattro pilastri.

Grandi delegazioni cattoliche hannopartecipato ai tre incontri mondialidel Gcf tenutisi a Limuru, in Kenya,nel 2007, a Manado, in Indonesia,nel 2011 e a Bogotá, in Colombia,nel 2018. Un altro importante incon-tro del Gcf ha avuto luogo a Tirana,in Albania, nel 2015 per affrontare iltema della persecuzione, della discri-minazione e del martirio dei cristianinel mondo di oggi. Il cardinale KurtKoch, presidente del Pcpuc, cheguidava la delegazione cattolica, haconsegnato un messaggio incorag-giante ai partecipanti da parte di Pa-pa Francesco. Senza dubbio il pro-cesso del Gcf può essere riconosciu-to come un passo significativo com-piuto dai cristiani nel loro camminoecumenico verso la piena unità visi-bile.

La Conferenza dei segretaridelle Comunioni cristiane

mondialiUn altro aspetto dell’ecumenismo

multilaterale in cui è impegnata laChiesa cattolica è la Conferenza deisegretari delle Comunioni cristianemondiali, un incontro annuale cheriunisce i segretari generali di diverseComunioni cristiane e rappresentantidi alcune organizzazioni ecumenicheinternazionali. La Chiesa cattolica èrappresentata dal segretario delPcpuc. La Conferenza si riunisceogni anno in autunno in un paesediverso, ospitata da una Chiesa sem-pre diversa. È un forum informalevolto allo scambio di informazioni,che offre orientamenti al movimentoecumenico e promuove la crescitadella comunione interecclesiale. Ipartecipanti presentano relazioniscritte su eventi importanti riguar-danti le loro rispettive Comunioni eforniscono un aggiornamento suidialoghi bilaterali e multilaterali incui esse sono impegnate. La Confe-renza non approva risoluzioni e nonrilascia dichiarazioni pubbliche. Riu-nendosi senza interruzione dal mo-mento della sua fondazione nel 1957,la Conferenza ha contribuito in mo-do significativo a creare uno spiritodi fiducia e di collaborazione tra idirigenti delle Chiese e tra le rispet-tive tradizioni, e a rafforzare la coe-renza del movimento ecumenico intutto il mondo. L’incontro del 2019si è tenuto a Christiansfeld, in Dani-marca, ed è stato ospitato dallaChiesa morava.

*Officiale della sezione occidentaledel Pontificio Consiglioper la promozione dell’unitàdei cristiani

Prosegue l’asta We Run Together promossa da Papa Francesco per il personale degli ospedali di Bergamo e di Brescia

Sportivi a tutta solidarietàA tutta solidarietà... con la potenza del motoreFerrari, con la ferrea volontà di Pietro Mennea,con la caparbietà di chi sa trasformare la disabili-tà in opportunità, come Bebe Vio e Assunta Le-gnante, con il talento che genera bellezza di Ta-nia Cagnotto, Gianmarco Tamberi e AriannaFontana, e con lo stile sportivo e umano di An-tonio Rossi e Andrea Lo Cicero.

Ecco il secondo gruppo di sportivi che sta ani-mando in questi giorni l’asta solidale We RunTo g e t h e r — lanciata e sostenuta da Papa France-sco il 20 maggio scorso incontrando AthleticaVaticana — in favore del personale degli ospedalidi Bergamo e di Brescia, da mesi in prima lineanella lotto contro il virus. L’iniziativa beneficaandrà avanti fino all’8 agosto e sono sempre dipiù atleti e squadre che stanno aderendo in ri-sposta all’invito del Pontefice e che via via si al-terneranno: saranno presto in campo, per un ve-ro e proprio “campionato solidale”, la Juventus,il Milan, l’Inter, la Roma, la Lazio, la Fiorentinae anche campioni come Alessandro Del Piero eJavier Zanetti.

Intanto l’asta è partita, l’8 giugno, davverocon il piede giusto. Per dieci giorni sono statiraccolti fondi grazie, anzitutto, alla bicicletta delcampione del mondo Peter Sagan, che PapaFrancesco ha voluto personalmente firmare e do-nare per l’iniziativa. Forti contributi sono venutianche da Francesco Totti, Federica Pellegrini,Sofia Goggia e dalle prime quattro esperienzesportive: l’allenamento con Filippo Tortu, la visi-ta a Luna Rossa nella base logistica di Cagliari,l’incontro con i fratelli Abbagnale nel loro “quar-tier generale” a Castellamare di Stabia e la cenaa casa della “famiglia d’o ro ” della scherma mon-diale composta da Valerio Aspromonte, CarolinaErba e dal loro bambino, Leone, di 3 anni. Iltutto nello stile della “cultura dell’i n c o n t ro ” testi-moniata dal Papa.

Su www.charitystars.com/WeRunTogether, ol-tre che un’offerta per i premi messi in palio, sipotranno fare donazioni libere, anche simboli-che, sempre in favore del personale dei dueospedali lombardi.

E così adesso, fino alle 18 di giovedì 25 giu-gno, si potrà acquistare la sedia donata al Ponte-fice dalla Federazione italiana giuoco calcio(Figc) e che lo stesso Francesco ha voluto offrireper l’asta. Nello schienale sono cucite le magliedelle nazionali argentina e italiana, a ricordo del-la partita amichevole “per la pace” giocata allostadio Olimpico di Roma il 14 agosto 2013.

La Ferrari ha offerto una vera e propria “chic-ca” per gli appassionati: la bandella lateraledell’alettone posteriore della monoposto di for-mula 1 sulla quale Charles Leclerc ha vinto, l’8settembre 2019, il Gran Premio d’Italia a Monza.Sul pezzo della carrozzeria c’è anche l’autografodi Piero Ferrari, figlio del mitico Enzo.

Particolarmente suggestivo, poi, l’amarcord diPietro Mennea. Sarà possibile visitare il suo stu-dio, nella sua abitazione romana, dove c’è unavera e propria raccolta di cimeli sportivi, accom-pagnati dalla moglie Manuela. Seguirà un incon-tro con rappresentanti del mondo dello sport alCentro di preparazione olimpica Giulio Onestiall’Acqua Acetosa. In quella occasione sarà an-che consegnata la canottiera indossata dalla“freccia del sud” ai campionati mondiali universi-tari (18/21 settembre 1975) allo stadio Olimpicodi Roma, per vincere i 100 e i 200 metri.

Bebe Vio, campionessa paralimpica e mondialedi scherma, ha messo a disposizione la tuta dellanazionale italiana indossata ai Campionati euro-pei di scherma paralimpica a Casale nel 2016:vinse l’oro e l'argento per la qualificazione alleParalimpiadi di Rio de Janeiro. «Per me il con-cetto di squadra è fondamentale» ha detto, in ri-ferimento all’asta, nell’intervista a Fabio Cola-gande per Vatican News e Radio Vaticana Italia:

«Da solo non sei nessuno, devi avere sempre die-tro di te una squadra che ti sostenga! Senza lemie squadre, sportive e non, non avrei potutoraggiungere tutti i risultati a cui sono arrivata fi-nora».

Assunta Legnante ha scelto di donare la ma-scherina, raffigurante Diabolik, con cui lancia ilpeso, vincendo due ori alle Paralimpiadi. La suaè una storia molto particolare: era infatti già unasuper campionessa prima di perdere la vista.

Un allenamento del campione del mondo disalto in alto Gianmarco “Gimb o” Tamberi èun’esperienza da non perdere (ha donato anchela sua maglietta e le scarpe da gara autografate).“Pe z z i ” sportivi storici sono stati messi in paliopure da Tania Cagnotto (il modello autografatodel costume che le portato tanti successi suitrampolini di tutto il mondo) e da Arianna Fon-tana, campionessa olimpica (e portabandiera) emondiale di short-track: il casco da gara, la giac-ca sportiva e altri oggetti di rappresentanza auto-grafati.

Infine, ecco l’opportunità di incontrare due exatleti simbolo: il canoista Antonio Rossi, checonsegnerà il kit autografato delle Olimpiadi diAtalanta 1996 (dove vinse due ori), e il rugbistaAndrea Lo Cicero, che cucinerà personalmente lacena dopo un allenamento insieme.

Storie di donne e uomini di sport, insomma,che s’intrecciano con la solidarietà perché — tienea far presente Athletica Vaticana, che sta dandovita all’asta con le Fiamme Gialle, il Cortile deiGentili e Fidal Lazio — questa iniziativa non èsolo un raccolta fondi, ma anche la testimonian-za concreta del volto solidale dello sport. Secon-do lo stile indicato da Papa Francesco.

Vatican News e Radio Vaticana Italia conti-nuano a seguire l’asta We Run Together con no-tizie e interviste agli atleti protagonisti. Per tuttele informazioni: www.athleticavaticana.org

chieste del Cec, di invia-re i propri osservatorialle sue assemblee, sussi-stevano ora forti dubbisull’esito dell’invito vati-cano. Tuttavia, sapendoche san Giovanni XXIIIdesiderava aprire laChiesa cattolica al mo-derno movimento ecu-menico attraverso il con-cilio, la direzione delCec raccomandò di in-viare osservatori. Nellostesso periodo, la SantaSede inviò per la primavolta osservatori ufficialicattolici alla terza as-semblea del Cec tenuta-si a New Delhi, nel1961. Alla fine, WillemAdolph Visser’t Hooft,riformato olandese, epoi segretario generaledel Cec, e Nikos Nissio-tis, teologo greco del-l’Istituto ecumenico diBossey, parteciparono a

pubblicato nel 1972giunse alla conclusioneche non vi erano ostaco-li fondamentali che im-pedivano una possibileadesione. Non sussistevaalcun dubbio sul fattoche la Chiesa cattolicapotesse accettare le basidottrinali del Cec radi-cate nella fede trinitaria.Tuttavia, dopo uno stu-dio approfondito, laSanta Sede optò per lanon partecipazione dellaChiesa cattolica al Ceccome membro, in partea causa delle disparitàdi struttura e di dimen-sioni tra la Chiesa catto-lica e gli altri membri, ein parte a causa dellasua auto-comprensioneteologica come comu-nione universale aventeuna missione e unastruttura universali. Daquesto punto di vista, il

Vescovo di Roma non può essereconsiderato come uno dei tanti capidi Chiesa, ma come il punto di rife-rimento dell’unità di tutti i battezza-ti. La questione dell’adesione cattoli-ca rimane aperta, ma al momentonon è considerata una priorità nédalla Chiesa cattolica né dal Cec.

Quindici anni dopo la visita diPapa Paolo VI, san Giovanni PaoloII si recò presso il Cec il 12 giugno1984. Nel suo discorso tenuto duran-te un servizio liturgico ecumenico,egli insisté sul fatto che l’imp egnodella Chiesa cattolica nel movimentoecumenico era irreversibile e ricordò

Mountassir Chemao, «Comunione» (2001)

Page 8: Rispettare la libertà di coscienza sempre e ovunque …...Il ministero, una nota ufficiale, ha confermato che «scontri» sono scoppiati nella valle del Galwan, «dopo che le truppe

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 giovedì 18 giugno 2020

La missione dei pastori è di essere«ponti fra il popolo al qualeappartengono e Dio». Lo ha dettoPapa Francesco all’udienza generaledi mercoledì 17 giugno, svoltasinella Biblioteca privatadel Palazzo apostolico Vaticano,senza la presenza di fedeli, a causadella pandemia. Proseguendonel ciclo di catechesi iniziateil 6 maggio, il Pontefice ha parlatodella preghiera di Mosè.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!Nel nostro itinerario sul tema dellapreghiera, ci stiamo rendendo contoche Dio non ha mai amato avere ache fare con oranti “facili”. E nem-meno Mosè sarà un interlocutore“fiacco”, fin dal primo giorno dellasua vocazione.

nome di Dio, non verrà creduto da-gli israeliti, ha una lingua che bal-betta... E così tante obiezioni. Laparola che fiorisce più spesso sullelabbra di Mosè, in ogni preghierache rivolge a Dio, è la domanda:“p erché?”. Perché mi hai inviato?Perché vuoi liberare questo popolo?Nel Pentateuco c’è perfino un pas-saggio drammatico, dove Dio rinfac-cia a Mosè la sua mancanza di fidu-cia, mancanza che gli impedirà l’in-gresso nella terra promessa (cfr. Nm20, 12).

Con questi timori, con questocuore che spesso vacilla, come può

Così, il modo più proprio di pre-gare di Mosè sarà l’i n t e rc e s s i o n e ( c f r.Catechismo della Chiesa Cattolica,2574). La sua fede in Dio fa tutt’unocon il senso di paternità che nutreper la sua gente. La Scrittura lo raf-figura abitualmente con le mani teseverso l’alto, verso Dio, quasi a far daponte con la sua stessa persona tracielo e terra. Perfino nei momentipiù difficili, perfino nel giorno in cuiil popolo ripudia Dio e lui stesso co-me guida per farsi un vitello d’o ro ,Mosè non se la sente di mettere daparte la sua gente. È il mio popolo.È il tuo popolo. È il mio popolo.Non rinnega Dio né il popolo. E di-ce a Dio: «Questo popolo ha com-messo un grande peccato: si sonofatti un dio d’oro. Ma ora, se tu per-

donassi il loro peccato... Altrimenti,cancellami dal tuo libro che haiscritto!» (Es 32, 31-32). Mosè nonbaratta il popolo. È il ponte, è l’in-tercessore. Ambedue, il popolo eDio, e lui è in mezzo. Non vende lasua gente per far carriera. Non è unarrampicatore, è un intercessore: perla sua gente, per la sua carne, per lasua storia, per il suo popolo e perDio che lo ha chiamato. È il ponte.Che bell’esempio per tutti i pastoriche devono essere “p onte”. Per que-sto, li si chiama pontifex, ponti. I pa-stori sono dei ponti fra il popolo alquale appartengono e Dio, al qualeappartengono per vocazione. Così èMosè: “Perdona Signore il loro pec-cato, altrimenti se Tu non perdoni,cancellami dal tuo libro che hai

scritto. Non voglio fare carriera conil mio popolo”.

E questa è la preghiera che i vericredenti coltivano nella loro vita spi-rituale. Anche se sperimentano lemancanze delle persone e la lorolontananza da Dio, questi orantinon le condannano, non le rifiutano.L’atteggiamento dell’intercessione èproprio dei santi, che, ad imitazionedi Gesù, sono “p onti” tra Dio e ilsuo popolo. Mosè, in questo senso,è stato il più grande profeta di Ge-sù, nostro avvocato e intercessore(cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica,2577). E anche oggi, Gesù è il ponti-fex, è il ponte fra noi e il Padre. EGesù intercede per noi, fa vedere alPadre le piaghe che sono il prezzodella nostra salvezza e intercede. E

Mosè è figura di Gesù che oggi pre-ga per noi, intercede per noi.

Mosè ci sprona a pregare con ilmedesimo ardore di Gesù, a interce-dere per il mondo, a ricordare cheesso, nonostante tutte le sue fragilità,appartiene sempre a Dio. Tutti ap-partengono a Dio. I più brutti pec-catori, la gente più malvagia, i diri-genti più corrotti, sono figli di Dio eGesù sente questo e intercede pertutti. E il mondo vive e prospera gra-zie alla benedizione del giusto, allapreghiera di pietà, a questa preghieradi pietà, il santo, il giusto, l’i n t e rc e s -sore, il sacerdote, il Vescovo, il Papa,il laico, qualsiasi battezzato, eleva in-cessante per gli uomini, in ogni luo-go e in ogni tempo della storia. Pen-siamo a Mosè, l’intercessore. E quan-do ci viene voglia di condannarequalcuno e ci arrabbiamo dentro —arrabbiarsi fa bene ma condannarenon fa bene —, intercediamo per lui:questo ci aiuterà tanto.

All’udienza generale il Papa parla della preghiera di Mosè e della missione dei pastori

Ponti fra il popolo e Dio

L’appello del Pontefice

Rispettare la libertà di coscienza sempre e ovunque

In un articolo del direttore della rivista dei gesuiti italiani

Sette immagini di Francesco per il post covid-19

Nomineepiscopali

Le nomine di oggi riguardano laChiesa in Brasile e a Malta.

Giovani CarlosCaldas Barroca, vescovo

di Uruaçu (Brasile)

È nato il 14 febbraio 1969 aBrasília, dove ha compiuto glistudi di filosofia e quelli di teo-logia presso il seminario arcidio-cesano Nossa Senhora de Fáti-ma. Ordinato sacerdote il 3 di-cembre 1994 per il clero di Brasí-lia, è stato coordinatore del set-tore pastorale, professore nel se-minario arcidiocesano e membrodei consigli presbiterale, episco-pale e pastorale. Attualmente èparroco di São Miguel Arcanjo aRecanto das Emas e vicario epi-scopale del vicariato Lestedell’arcidio cesi.

Anthony Teumavescovo di Gozo (Malta)

Nato a Xaghra, a Gozo, l’11gennaio 1964, dopo le scuole se-condarie al seminario minorediocesano, ha compiuto gli studidi filosofia e teologia presso il se-minario maggiore di Gozo. Suc-cessivamente è stato inviato aRoma, ove ha conseguito il dot-torato in Scienze dell’educazionepresso la Pontificia università Sa-lesiana. Ordinato sacerdote il 25giugno 1988 per la diocesi diGozo, d’intesa con il suo vescovoè rimasto a Roma fino al 1997svolgendo i ministeri di vicarioparrocchiale a Sant’Ignazio diAntiochia (1988-1995), padre spi-rituale al Pontificio seminario ro-mano (1995-1997), responsabile eassistente spirituale delle Comu-nità eucaristiche della diocesi(1996-1997). Tornato a Gozo, èstato rettore del seminario mag-giore dal 1997 al 2007. Dopo unanno sabbatico, di studio e pre-ghiera in Terra Santa, dal 1998 al2016 è stato responsabile e assi-stente spirituale delle Comunitàeucaristiche della diocesi di Go-zo. Attualmente è delegato epi-scopale per la famiglia e respon-sabile del locale John Paul II Fa -mily Institute. Dal 1997 è infinemembro del collegio dei consul-tori e dei consigli presbiterale epastorale della diocesi.

Un appello a rispettare la libertà dicoscienza «sempre e dovunque» è statolanciato dal Pontefice al terminedell’udienza generale. Rivolgendoi consueti saluti ai fedeli che attraversoi media hanno seguito l’i n c o n t ro— conclusosi con la recita del PadreNostro e la Benedizione apostolica —il Papa ha ricordato la Giornatadella coscienza e ha esortato i cristiania «dare esempio di coerenza con unacoscienza retta e illuminata dallaParola di Dio».

Saluto cordialmente i fedeli di lin-gua francese. Venerdì prossimo cele-breremo la solennità del Cuore diGesù. Non abbiate paura di presen-targli tutte le intenzioni della nostraumanità sofferente, le sue paure, lesue miserie. Possa questo Cuore,pieno di amore per gli uomini, darea tutti speranza e fiducia! Dio vib enedica!

Saluto i fedeli di lingua inglesecollegati attraverso i mezzi di comu-nicazione sociale. Invoco su di voi esulle vostre famiglie la gioia e la pa-ce del Signore.

Dio vi benedica!

Saluto cordialmente i fedeli dilingua tedesca. Mosè non prega persé stesso, prega per gli altri, diventail grande intercessore del popolo diDio. Anche noi dobbiamo renderciconto che non siamo mai davanti aDio solo come individui, ma anchecome membri della Chiesa e figli

dell’unica famiglia umana. Questodovrebbe diventare visibile anchenel nostro modo di pregare, gli uniper gli altri. Dio vi benedica!

Saludo cordialmente a los fielesde lengua española, que siguen estacatequesis a través de los medios decomunicación social. Pasado maña-na, el viernes, celebramos la solem-nidad del Sagrado Corazón de Je-sús; y vinculada a esta fiesta se en-cuentra la Jornada de santificaciónsacerdotal. Los animo a rezar porlos sacerdotes, por vuestro párroco,por aquellos que están cerca de us-tedes y conocen..., para que a travésde vuestra oración el Señor los for-talezca en su vocación, los conforteen su ministerio y sean siempre mi-nistros de la Alegría del Evangeliopara todas las gentes.

Que Dios los bendiga.

Rivolgo un cordiale saluto ai fe-deli di lingua portoghese. Vi inco-raggio, con la vostra preghiera diintercessione e il vostro esempio divita cristiana, a diventare “luce” p eri fratelli, specialmente per quelli chesono nel buio delle loro fragilità, af-finché si lascino rischiarare dallamisericordia divina. Dio vi benedi-ca!

Saluto i fedeli di lingua arabache seguono questo incontro attra-verso i mezzi di comunicazione so-ciale. Mosè ci sprona a pregare conil medesimo ardore di Gesù, a inter-

cedere per il mondo, a ricordare cheesso, nonostante tutte le sue fragili-tà, appartiene sempre a Dio. E ilmondo vive e prospera grazie allabenedizione del giusto, alla preghie-ra di pietà che i santi elevano inces-sante per gli uomini. Il Signore vibenedica tutti e vi protegga sempreda ogni male!

Saluto cordialmente tutti i Polac-chi. Oggi ricorre la memoria liturgi-ca del Santo Fratello Albert Chmie-lowski, protettore dei poveri. Egliaiutava i senzatetto e gli emarginatia ritrovare un posto degno nella so-cietà. Avendo egli imitato l’esempiodi San Francesco d’Assisi, vienechiamato il “P o v e re l l o ” polacco. Ilmotto della sua vita era: «Esserebuono come il pane». Seguiamolonell’amore fraterno, portando aiutoagli affamati, agli sconfitti della vi-ta, ai poveri, ai bisognosi e soprat-tutto ai senzatetto. Sia lodato GesùCristo.

Ricorre oggi la “Giornata dellaCoscienza”, ispirata alla testimo-nianza del diplomatico portogheseAristides de Sousa Mendes, il qua-le, ottant’anni or sono, decise di se-guire la voce della coscienza e salvòla vita a migliaia di ebrei e altri per-seguitati. Possa sempre e dovunqueessere rispettata la libertà di co-scienza; e possa ogni cristiano dareesempio di coerenza con una co-scienza retta e illuminata dalla Paro-la di Dio.

Saluto i fedeli di lingua italiana.Dopodomani è la solennità del Sa-cro Cuore di Gesù: una festa tantocara al popolo cristiano. Vi invito ascoprire le ricchezze che si nascon-dono nel Cuore di Gesù, per impa-rare ad amare il prossimo.

Rivolgo il mio pensiero agli an-ziani, ai giovani, ai malati e aglisposi novelli. Volgete lo sguardo alCuore di Gesù e troverete la pace, ilconforto e la speranza. Di cuore vib enedico!

Quando Dio lo chiama, Mosè èumanamente “un fallito”. Il librodell’Esodo ce lo raffigura nella terradi Madian come un fuggiasco. Dagiovane aveva provato pietà per lasua gente, e si era anche schierato indifesa degli oppressi. Ma presto sco-pre che, nonostante i buoni proposi-ti, dalle sue mani non sgorga giusti-zia, semmai violenza. Ecco frantu-marsi i sogni di gloria: Mosè non èpiù un funzionario promettente, de-stinato ad una rapida carriera, mauno che si è giocato le opportunità,e ora pascola un gregge che non ènemmeno suo. Ed è proprio nel si-lenzio del deserto di Madian cheDio convoca Mosè alla rivelazionedel roveto ardente: «“Io sono il Diodi tuo padre, il Dio di Abramo, ilDio di Isacco, il Dio di Giacobbe”.Mosè allora si coprì il volto, perchéaveva paura di guardare verso Dio»(Es 3, 6).

A Dio che parla, che lo invita aprendersi nuovamente cura del po-polo d’Israele, Mosè oppone le suepaure, le sue obiezioni: non è degnodi quella missione, non conosce il

stori: non dimenticare il popolo,non dimenticare le radici. È quantoPaolo dice al suo amato giovane Ve-scovo Timoteo: “Ricordati di tuamamma e di tua nonna, delle tue ra-dici, del tuo popolo”. Mosè è tantoamico di Dio da poter parlare conlui faccia a faccia (cfr. Es 33, 11); eresterà tanto amico degli uomini daprovare misericordia per i loro pec-cati, per le loro tentazioni, per le im-provvise nostalgie che gli esuli rivol-gono al passato, ripensando a quan-do erano in Egitto.

Mosè non rinnega Dio, ma nep-pure rinnega il suo popolo. È coe-rente con il suo sangue, è coerentecon la voce di Dio. Mosè non èdunque condottiero autoritario e di-spotico; anzi, il libro dei Numeri lodefinisce “più umile e mansueto diogni uomo sulla terra” (cfr. 12, 3).Nonostante la sua condizione di pri-vilegiato, Mosè non cessa di appar-tenere a quella schiera di poveri inspirito che vivono facendo della fi-ducia in Dio il viatico del loro cam-mino. È un uomo del popolo.

pregare Mosè? Anzi,Mosè appare uomo co-me noi. E anche questosuccede a noi: quandoabbiamo dei dubbi, macome possiamo pregare?Non ci viene di pregare.Ed è per questa sua de-bolezza, oltre che per lasua forza, che ne rima-niamo colpiti. Incaricatoda Dio di trasmettere laLegge al suo popolo,fondatore del culto divi-no, mediatore dei misteripiù alti, non per questomotivo cesserà di intrat-tenere stretti legami disolidarietà con il suo po-polo, specialmente nel-l’ora della tentazione edel peccato. Sempre at-taccato al popolo. Mosèmai ha perso la memoriadel suo popolo. E questaè una grandezza dei pa-

«Col covid-19 abbiamo visto le megalopoli de-serte, il traffico azzerato, le città come appen-dici di campi vuoti. L’effetto è stato quellodello s p i n n e r, la rotellina che gira sui monitorquando ci sono rallentamenti nei programmi onelle connessioni del computer». Il direttorede «La Civiltà Cattolica» Antonio Spadaroama ricorrere al linguaggio dell’informatica edei nuovi media per descrivere e raccontare larealtà del mondo e della Chiesa in particolare.Ed è ciò che ha fatto per il numero in uscitadella rivista quindicinale (n. 4080, 20 giu/4lug 2020, pagine 567-580) con un articolo incui si sofferma sul magistero di Francesco altempo del coronavirus, individuandovi setteimmagini per il postpandemia.

«Adesso lo spinner è prolungato — spiega —e lo stato di sospensione ha toccato la vita so-ciale, il senso dei rapporti, il culto e il com-mercio, il valore della presenza. Per questol’infezione ci ha fatto provare il senso dell’ap o-calisse. Ed è emersa, a causa dello shock, l’in-capacità di immaginare un futuro». Ma, osser-va Spadaro, «durante questo tempo» non sonomancati gli interventi del Papa per testimonia-re vicinanza, prossimità, nella certezza che ilcoronavirus ha introdotto l’umanità in un«tempo propizio per trovare il coraggio di unanuova immaginazione del possibile, con il rea-lismo che solo il Vangelo può offrirci», comeha scritto egli stesso il 17 aprile nel Piano perr i s o rg e re pubblicato su «Vida Nueva». Il riferi-mento esplicito del gesuita italiano è al fattoche il Pontefice «ha confortato milioni di per-sone — da Roma a Pechino, da Beirut a Lima— con le Messe a Santa Marta. Sussurrando ilVangelo nel silenzio delle nostre abitazioni,benedicendo con l’Eucaristia, piangendo lamorte e la sofferenza, celebrando la vita percome si poteva». E in tal modo, aggiunge, «laconsolazione, il conforto, la preghiera di inter-cessione sono entrati nelle case di tanta gen-

te». Ebbene, fa notare l’autore, se «questo è ilprimo messaggio di una Chiesa che accompa-gna», a Francesco va riconosciuto soprattuttoil merito di avere «puntato molto a costruireuna nuova immaginazione per interpretare siail momento presente sia il futuro, la visione delp ossibile».

Ed ecco allora elencate le sette figure usatedal Pontefice per articolare il suo discorso: labarca, la fiamma, il sottosuolo, la guerra (deipoeti), l’unzione, la finestra e la pandemiastessa intesa come metafora. La prima rimandaall’imbarcazione nella tempesta di cui ha par-lato il 27 marzo, in una piazza San Pietrocompletamente vuota, luogo di un’adorazioneeucaristica e di una benedizione Urbi et Orbiaccompagnate solo dal suono delle campane,misto a quello delle ambulanze, sotto la piog-gia. «La barca — afferma Spadaro — diventa lacifra di una fraternità radicale e umana». Nona caso, è stata anche l’immagine da lui usata il27 settembre 2014, nell’omelia della messa per i200 anni dalla ricostituzione della Compagniadi Gesù, quando aveva esortato i confratelli di-scepoli di sant’Ignazio: «Remate, siate forti,anche col vento contrario!».

La seconda immagine è «la fiamma nuovanella notte», cui ha fatto riferimento per la be-nedizione Urbi et Orbi di Pasqua. Quattro le“notti” elencate da Bergoglio: quella che toccala vita del cittadino, le sanzioni internazionali,l’egoismo e la rivalità tra Stati, i conflitti arma-ti. La terza immagine, «il sottosuolo e i mon-ti», rimanda al celebre romanzo di Dostoevskije si ritrova nell’intervista ad Austin Ivereigh.Alla «guerra dei poeti» — quarta immagine —il Papa ha fatto riferimento nella lettera pa-squale indirizzata ai movimenti popolari; men-tre la quinta, «l’unzione profumata del servi-zio», rimanda ancora allo scritto per «VidaNueva». La penultima — «La finestra e la “so-cietà della profilassi”» — è un’immagine nega-

tiva e si trova nella lettera inviata ai preti diRoma nella solennità di Pentecoste, in cui eglifa tesoro dell’intensa comunicazione avuta coni sacerdoti della sua diocesi per posta elettroni-ca, ma anche per telefono, per auspicare una«Chiesa c a l l e j e ra . Plasticamente Francesco —chiarisce il direttore de “La Civiltà Cattolica”— ha reso questa necessità» visibile con «il suocorpo, anche il suo zoppicare... Nel pomerig-gio di domenica 15 marzo, facendo un tratto divia del Corso a piedi, come in pellegrinaggio,

anche comprendere i problemi — e nella suacapacità di agire con competenza e determina-zione». In definitiva, «il Papa ha valorizzatoun tempo d’attesa, lo spinner del nostro siste-ma operativo, per fare da “sp ecchio” a unmondo in crisi. E per far questo ha dovutoleggere il caos. Alla fine, però, lo specchio è ilVangelo stesso. Chi non lo vede e relega il di-scorso di Francesco a “p olitica” senza fede ca-de in un’aberrazione visiva, in quella forma distrabismo causata dalla mancata fusione che

del coronavirus diventa simbolo». Si tratta,commenta l’autore, delle «tessere che compon-gono il mosaico di un immaginario del possi-bile che, da una parte, metta in guardia e,dall’altra, incoraggi: “La fede ci permette unarealistica e creativa immaginazione, capace diabbandonare la logica della ripetizione, dellasostituzione o della conservazione” e ci spingea «non avere paura di affrontare la realtà”» harimarcato in proposito il vescovo di Roma nel-la lettera ai preti della sua diocesi. E, osserva ildirettore della rivista dei gesuiti italiani, «conle sue sette immagini Francesco ha indicato —in maniera non pelagiana e volontaristica, maaffidandosi all’opera dello Spirito — una fermafiducia nell’uomo, nella sua ragione — che sa

permette alle immagini dei due occhi di unirsiin una sola». Del resto Bergoglio «guarda ilmondo... con gli occhi di Cristo; e lo fa teolo-gicamente, unendo una chiave di lettura apo-calittica, un invito alla conversione e una chia-ve pasquale di morte e risurrezione». Ed eccoallora che il compito per la Chiesa è quello giàindicato nell’intervista a «La Civiltà Cattoli-ca», all’inizio del Pontificato nel 2013: «Essere“ospedale da campo”, curare e guarire le feritedell’umanità». Perché, conclude Spadaro,«questo è il tempo di un mondo diverso, cherichiede sia il riconoscimento della vulnerabili-tà globale, sia l’immaginazione propria del rea-lismo evangelico».

ha raggiunto la chiesa di San Marcel-lo al Corso, dove si trova il Crocifissomiracoloso che nel 1522 venne portatoin processione per i quartieri della cit-tà perché finisse la “Grande Peste” aRoma».

Infine c’è l’immagine della «pande-mia come metafora per comprendereil mondo». Infatti, secondo Spadaro,nei suoi discorsi il Papa ha denuncia-to attraverso di essa altri mali come lafame, la guerra, i bambini senza istru-zione, l’egoismo indifferente, insomma«una sorta di pandemia dello spirito edei rapporti sociali della quale quella