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ERATO CIDA-INPS Cultura… Costume… Sindacato… Attualità I QUADRIMESTRE 2012 Emanazione del Gruppo Culturale Ricreativo ERATO CIDA-INPS, costituito in seno al SINDACATO NAZIONALE DEI DIRIGENTI E DELLE ALTE PROFESSIONALITÀ DELL’INPS ADERENTE ALLA CIDA Via Ciro il Grande n.21- 00144 ROMA -Tel. 06 59057488 -89 Fax 06 5915686 email: [email protected] - sito web: www.cidainps.it (in allestimento)

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ERATO

CIDA-INPS

Cultura… Costume… Sindacato… Attualità

I QUADRIMESTRE 2012

Emanazione del Gruppo Culturale Ricreativo ERATO CIDA-INPS, costituito in seno al SINDACATO NAZIONALE DEI DIRIGENTI E DELLE ALTE

PROFESSIONALITÀ DELL’INPS ADERENTE ALLA CIDA Via Ciro il Grande n.21- 00144 ROMA -Tel. 06 59057488 -89 Fax 06 5915686

email: [email protected] - sito web: www.cidainps.it (in allestimento)

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ERATOERATOERATOERATO

CIDA-INPS CULTURA… COSTUME… SINDACATO… ATTUALITÀ

A DIFFUSIONE INTERNA ONLINE Tutti i diritti sono riservati

In caso di riproduzione totale o parziale citare la fonte

SOMMARIO 3 in punta di penna 5 zig-zagando tra le arti 7 poeti in vetrina 8 sono passati cent’anni e più 10 reminiscenze … ricordi … rimembranze 11 un racconto breve 12 alimentazione e salute 14 spiritualità 16 testimonianze 18 romavagando 19 ai raggi x …opinioni a confronto 20 in libreria 22 block notes 24 per strappare un sorriso 25 da un ramo all’altro 26 economia… affari… finanza 30 sindacato… sindacale…sindacato

32 il nostro organigramma

L’ideazione grafica e la foto della copertina “Farfalla MACAONE” (famiglia Papilionidae) sono di Silvana Costa in arte Silco. Sito: www.silvanacosta.it – e mail: [email protected] Blog: Ceramicando blog silco

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IN PUNTIN PUNTIN PUNTIN PUNT A DI A DI A DI A DI PENNAPENNAPENNAPENNA

UN TERREMOTO NELLE NOSTRE PERSONALI ECONOMIE … Il nostro incontro quadrimestrale mi offre l’occasione di intingere la penna non solo nell’arsenico annacquato con la consueta, sottile ironia, ma anche, a cagione degli ultimi “accadimenti”, in un elemento innominabile, tanto è il disgusto. Il primo quadrimestre 2012, è iniziato con un uragano di tasse ed imposte su tutti i cittadini e l’imposizione, discriminando tra pubblico e privato, del 5% sui redditi, ritenuti medio alti (da € 90 mila in su) e con il tormentone delle pensioni di anzianità. È proseguito con la reintroduzione dell’ICI - il balzello sulla casa più odiato dagli italiani - mascherata dietro un acronimo: IMU - Imposta Municipale Unica - (cfr. articolo del dr. Alfonso Corvino a pagina 27). Unica consolazione, devono pagarla tutti: le assurde esenzioni sono state finalmente cancellate! L’IMU, almeno per la prima casa, poteva essere evitata, monitorando le banche, i costi della politica, le spese superflue sostenute per alcuni “privilegiati” e soprattutto braccando gli evasori fiscali incalliti. Governo Monti, su questi temi, se ci sei, batti un colpo! Il quadrimestre ha avuto il suo acuto con il tormentone sull’art.18 dello Statuto dei Lavoratori, un autentico tabù, ora fortunatamente superato: il tempo è inesorabile con gli “istituti” surclassati dagli eventi (leggasi leggi del mercato). Anche in questo caso è prevalso il buon senso del Governo e dei Sindacati dei lavoratori (cfr. intervista al Coordinatore del Sindacato Nazionale Cisl-Inps, dr. Salvatore Di Fusco, a pagina 32). Il Sindacato datoriale - la Confindustria - con il suo Presidente, la dr.ssa Emma Marcegaglia, ha minacciato a lungo di non firmare alcun accordo specifico con il Governo, ma, alla fine, si è piegato alle necessità delle leggi del mercato del lavoro. Il quadrimestre, e adesso cambio calamaio, si sta concludendo con la vicenda della Lega e delle spese folli e indebite della famiglia Bossi. Sull’argomento si è detto e scritto di tutto e la solfa continuerà chissà sino a quando. I giornali si sono sbizzarriti nei titoli; mi hanno fatto però sorridere le vignette, quasi sempre raffiguranti un cavaliere in armi, Umberto Bossi, disarcionato dal suo destriero. Povero Bossi! Mi fa pena vederlo così stanco e ammalato, trasformato nel fisico, indebolito nel morale, ma mi fa anche rabbia: sapeva e sopportava, per amore di una moglie, pare, appassionata di arti magiche, e dei figli di primo e secondo letto: tra questi, Renzo, detto il “Trota”, 24enne: una faccia da schiaffi, che il movimento giovanile leghista vuole espellere da iscritto per indegnità. Non nascondo che a questo punto del mio argomentare, mi sono detto, con una certa convinzione: “Vuoi vedere che di fronte a fatti così incontestabili e gravi, quel volpone di Bossi consiglierà al figlio di dimettersi dalla Lega e da ogni altro incarico?” Sono stato facile profeta perché - notizia bomba - Renzo Bossi si è dimesso “da tutto”. Sospiro di sollievo: un cialtrone in meno in politica! La base leghista è allo sbando e i capi storici (Bossi, Maroni, Calderoli) non sanno cosa fare. Roberto Maroni “ruba”- per restare nel tema - la celebre frase del giudice Borrelli “Resistere…Resistere…Resistere..” la parafrasa in: “Pulizia…Pulizia…Pulizia…”e minaccia sostanziali epurazioni. Caldreroli, compromesso sino al collo, per oscuri contatti economici con la “ndrina” calabrese per riciclare danaro sporco, proveniente da tangenti, tace.

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Bossi bleffa - è il suo costume - e tuona: “La pulizia è già in atto!” E ribadisce di non sapere nulla, smentito dal tesoriere della Lega - mai fidarsi dei tesorieri - vero Bersani, vero Rutelli? E della propria segretaria personale. Ma come fa a dire di non sapere? Il solito gioco delle parti … La verità è, senza cadere nel volgare, che se la classe politica si trova nella m…, le facciamo compagnia anche noi, perché l’abbiamo votata e appoggiata. Ci attendono tempi bui. Diventeremo mai un Paese normale?

Carmelo Pelle (www.pelleilcalabro.blogspot.it)

Paul Cezanne: La favola dei ladri e l'asino (1869) Olio su tela cm. 41 x 55 - Civica Galleria d'Arte Moderna Milano

Due Ladri avean rubato un Somarello

e a pugni il disputavan fra di loro:

quand’ecco sul più bello

un terzo sopraviene,

che piglia Orecchialunga

e se lo tiene

La Fontaine – Favole

Libro primo XIII - I Ladri e l'Asino

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ZIGZIGZIGZIG----ZAGANDOZAGANDOZAGANDOZAGANDO TRA LE ARTITRA LE ARTITRA LE ARTITRA LE ARTI

LEGGERE UN’OPERA D’ARTE (2) Riprendiamo il discorso di come leggere un’opera d’arte ripartendo dai simboli e dagli elementi iconografici, già in uso nell’antichità, che sono a corredo dei temi storico-mitologici. Numerosi e affascinanti, a volte così eloquenti da far apparire la figura che ci viene incontro, nell’osservare un quadro, come una nostra vecchia conoscenza, che ci riporta a Omero, alle tante leggende che ci hanno fatto sognare sui banchi di scuola. - La visione di un personaggio imponente, raffigurato in trono, con barba e serto d’alloro, che stringe in mano i fulmini, o in piedi, mentre con il braccio destro alzato scaglia la folgore, fa pensare, immediatamente e senza ombra di dubbio, al principe degli dei, Zeus per i greci e Giove per i romani, al quale spesso è affiancata anche un’aquila, sua messaggera, mitica, invincibile, che portava i presagi agli uomini mortali. - Una figura femminile dall’aspetto matronale, con corona o diadema, con accanto il pavone, uccello a lei sacro, e recante in mano un melograno, in questo caso simbolo di sposa tradita, rappresenta Era-Giunone, sorella e moglie di Giove. L’icona del pavone ha una storia singolare e intrigante: Giove invaghitosi della ninfa Io, si trasformò in nube per poterla cingere e possedere, ma Giunone, consapevole delle numerose infedeltà del suo sposo e molto gelosa, li scoprì insieme, subito Giove trasformò Io in una bianca giumenta; Giunone chiese a Giove di donarle l’animale e, una volta avutolo e imprigionato in una caverna, lo fece sorvegliare giorno e notte da Argo, cane dai cento occhi. Per liberare Io, Giove ricorse a Mercurio, che ammaliato Argo con il suo flauto, gli recise la testa. Giunone allora eresse come uccello a lei sacro il pavone che, in virtù dei cento occhi della sua coda, poteva continuare a svolgere le funzioni di sorvegliante. Per non lasciare la storia di Io a metà si narra che la giovenca riuscì a fuggire dalla grotta e dopo molte peripezie attraversò a nuoto il mare che prese il suo nome, il mare Ionio. Io poté riprendere le sue sembianze di Ninfa solo dopo che Giunone, perdonato Giove gli fece giurare fedeltà eterna. Ma capita spesso che in un’opera pittorica, anche la sola presenza di un aquila o di un pavone basti a rappresentare rispettivamente Giove e Giunone. - Associata al nome greco di Atena, Minerva è la dea della guerra. Nata già adulta dalla testa di Giove e completamente armata, nell’iconografia classica viene rappresentata in piedi, vestita di armatura ed elmo. Impugna una lancia e sorregge uno scudo, donatale da Perseo, nel quale è stata incastonata la testa della Gorgone Medusa, dopo che l’eroe greco, con il suo aiuto, la uccise. La civetta, simbolo di filosofia e saggezza, è l’animale sacro che accompagna Minerva nella mitologia dell’antica Roma. Una curiosità: la civetta di Minerva è rappresentata nella moneta greca da un euro, così com'era raffigurata in un'antica tetradracma ateniese del V secolo a.C., per ricordare le tradizioni mitologiche e la cultura, soprattutto quella filosofica e quella scientifica, che per secoli e secoli hanno accompagnato il popolo greco. - Attributi di Afrodite, Venere per i romani, dea dell’amore e della bellezza, nata dalla spuma del mare quando alcune gocce dello sperma di Urano, evirato dal figlio Crono-Saturno, caddero in mare, sono il fiore del mirto e la mela. Ambedue i simboli sono legati alla leggenda del “giudizio di Paride” poiché la dea, dopo aver ricevuto il pomo che la consacrava “la più bella” si cinse il capo con una corona di mirto. Essa è rappresentata in posizione eretta con un braccio che copre il seno e l’altro il pube (Venus Pudica), oppure su un carro trainato da colombe o da cigni bianchi.

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- Un tipo virile come Ares-Marte, dio della guerra, della forma più violenta della guerra, non poteva che avere come simboli iconografici spada, elmo, corazza e scudo. Ares, nella mitologia greca, era famoso per il fatto che ogni volta che scendeva in battaglia si faceva accompagnare dai figli Deimos (lo spavento), Fobos (il terrore) e Eris (la discordia), per attuare con loro, una lotta ancor più cruenta. Spesso viene poggiato su un basamento di pietra di colore rosso, rosso come il sangue, simbolo degli atti feroci che in guerra, si compivano in suo nome, ma raramente Ares era vincitore, spesso si ritirava vergognosamente dalla contesa, come quando combatté a fianco di Ettore contro Diomede. Fra i suoi animali sacri ci sono il cane, l'avvoltoio, il picchio e il gufo reale. Nella mitologia romana, il dio feroce dei greci diventa Marte, dio della primavera: rappresenta la virtù e la forza della natura, e viene anch’esso associato alla guerra e alla battaglia, poiché con la primavera, insieme al risveglio della natura, si risvegliavano gli animi e fiorivano le guerre. Ma soprattutto Marte, dal quale discendono Romolo e Remo, è considerato il padre del popolo romano e di tutti gli italici in generale. - Helios o Apollo è identificato dalla cetra e da una corona d’alloro quando è nelle vesti di dio della musica e della poesia, e da un giovane su un carro trainato da quattro cavalli e con il capo cinto da una corona raggiante quando è nei panni del dio del sole. Di una bellezza quasi femminea, gli animali sacri al dio sono i cigni (simbolo di bellezza), e le cicale (a rappresentare la musica e il canto), ma anche falchi, corvi e serpenti, con riferimento ai suoi poteri oracolari. E il gallo, come simbolo dell'amore omosessuale; diversi, infatti, gli uomini di cui il dio s'innamorò. - Nell’antichità Eros era dio dell'amore, originato dal caos, descritto come un giovane alato, dagli occhi frequentemente bendati per simboleggiare la cecità dell'amore, ma più spesso con arco e frecce d'argento, che lanciava nel petto degli dei e degli uomini per trasfondere in loro il desiderio amoroso. Presso i Romani viene chiamato Cupido, con l’aspetto di un paffuto fanciullino alato, armato di arco, frecce e faretra, conosciuto e riconosciuto da tutti gli innamorati. - Hermes o Mercurio, il messaggero degli dei, è il dio dalle mille sfaccettature, protettore dei viaggi e dei viaggiatori, della comunicazione e dell'inganno. Ha il dono dell’eloquenza suadente ed efficace, oltre alla mancanza di scrupoli, che lo porta ad essere considerato il dio dei commerci, dei traffici e dei guadagni. Ma anche degli oratori, della letteratura, dei poeti, dell'atletica e delle invenzioni; inoltre la sua destrezza, dimostrata fin da quando era in fasce, lo rende paladino degli imbroglioni, dei ladri, dei truffatori, dei bugiardi. È riconoscibile dal pètaso, il caratteristico cappello alato, dai sandali anch’essi alati detti talari e dal caducèo, una verga d'oro magica con serpenti intrecciati e ali, con la quale, come dio portatore dei sogni, faceva addormentare i mortali, ma anche gli dei, con un semplice tocco. Spesso è rappresentato con l’inserimento, nelle opere d'arte, dei suoi tipici simboli come la borsa, il gallo e la tartaruga che, narra la leggenda, trovò sull’uscio della grotta dove da poche ore era nato e che subito uccise, vuotò e coprì con pelle di bue, aggiungendo due corna di ariete, sulle quali tese delle corde fatte di budella di pecora, inventando, così, la lyra. Spenderemo ancora qualche parola nel prossimo numero per conoscere l’iconografia relativa ai temi del paesaggio, delle nature morte, dell’arte floreale e scopriremo il significato nascosto, che già nei tempi antichi, gli artisti davano a queste loro opere.

Silvana Costa

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POETI IN VETRINAPOETI IN VETRINAPOETI IN VETRINAPOETI IN VETRINA

RODOLFO CARELLI è nato a Montesarchio (BN) il 25-6-1931 dove ha vissuto la prima infanzia. Dal 1949 risiede a Sabaudia di cui è stato Vicesindaco ed alla sua amministrazione si deve la costruzione del ponte Giovanni XXIII che ha collegato la città direttamente al mare. Nella consiliatura successiva risulta primo eletto della DC alla Provincia di Latina. Diventato Assessore Provinciale alla programmazione economica, concorre alla stesura del primo schema di sviluppo del Lazio che sarà il documento-base per il primo Consiglio Regionale del 1970. Eletto in Regione viene nominato Assessore ai LLPP e si distingue per iniziative innovative. Ma la sua vocazione più profonda che coltiva ancora oggi, dopo aver compiuto gli 80 anni, è quella per la poesia con un riconoscimento che l’impone all’attenzione della nazione quando, nel 1974 con l’opera prima “Un posto nel profondo” Ed. Vallecchi, risulta vincitore del più prestigioso premio nazionale, il Viareggio. Il quotidiano “Il Tempo” diretto da Gianni Letta, gli dedica per intero la terza pagina, quella letteraria, con l’articolo del critico Mario Guidotti dal titolo emblematico “Un poeta nel Palazzo”. A seguire ha pubblicato altre raccolte: Il regalo del Torchio, Ed. Laterza, Premio Dino Campana 1982; Memoria d’amore, Ed. Il Ventaglio, Premio Minturnae Fedele 1985; Una cifra in più, Ed. Newton Compton, Premio Alfonso Gatto 1992; Per questo tuo ostinato amore, Amadeus Editore, Premio Presidenza del Consiglio 2001; Circe e Ulisse, Il compasso, Ed. Pagine 2002; L’altra metà del cielo Ed.Il Territorio 2007 ed infine nel giugno 2011 la raccolta L’artista e il suo rovello Ed. Polistampa Firenze Carmelo Pelle

LA MIA CITTÀ NATALE E QUELLA DI ADOZIONE Avevo appena dieci anni quando lasciai il mio paese Da Montesarchio tutto un peregrinare di mare in mare Ma sempre in cuore i ricordi d’infanzia porto-rifugio Figlio di un uomo di mare l’ho seguito con la famiglia da Napoli a la Spezia da Taranto a Sabaudia. Di tante terre ne ho forgiata una sola quella del cuore in cui vivono tutte in diversa misura. Ma due su tutte mi sono le più care alfa ed omega Montesarchio e Sabaudia il principio e la fine La mia fortuna è di aver ritrovato le mie radici nella città natale la culla dell’infanzia Ancora oggi arrivando dall’Appia Torre e Castello dalla rocca caudina mi accolgono festanti Un tuffo al cuore sono due genitori che protendono le loro braccia aperte al figlio che ritorna.

PER COMPAGNO IL MONTE Per compagno il monte proteso sul mare come il vento spira provo a modulare con le mie ossa sempre più cave l’ultima melodia attento a che il nastro della memoria registri il fuggevole incanto con l’aria del tempo che già non è mio nè io gli appartengo tranne che in questo esile canto. SERA AL BEL VEDERE Immobili sentinelle struggenti di un estenuato tramonto mentre alle spalle immemori sì accampano le stelle per un nuovo giorno

PIOVE Dopo tanto pregare piove come Dio comanda ma chi comanda ai dolori di venire in finestra a guastarmi la festa?

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SSSSONO PASSATI CENT’ANNI E PIÙONO PASSATI CENT’ANNI E PIÙONO PASSATI CENT’ANNI E PIÙONO PASSATI CENT’ANNI E PIÙ

Centenario di EVA BRAUN la donna che, per amore, volle seguire Hitler fino alla tragica morte, nasce a Simbach il 6 febbraio 1912, da una famiglia semplice che vive a Monaco di Baviera. Secondogenita del luterano Friedrich Braun e di Franziska Kronberger, lei e le sue sorelle Ilse e Margarete sono educate secondo i principi del cattolicesimo come promesso da Friedrich, di fede evangelica, alla moglie di religione cattolica. Eva è una ragazza carina, bionda, occhi azzurri, si veste con eleganza, sogna una carriera nel mondo dello spettacolo come ballerina o attrice: le sue letture preferite sono le riviste di cinema e i romanzi rosa con la classica eroina che si dedica anima e corpo all'amato e che le farà scrivere nell’ultima lettera del luglio 1944 poco prima del duplice suicidio “Dal nostro

primo incontro ho giurato di seguirti ovunque, anche fino alla morte”. Insieme alle sorelle prende lezione di musica, d'arte e di danza. Il padre spera che Eva diventi un'artista; la madre vuole per lei un futuro da sarta. Nel 1928, nel tentativo di imporle una rigida educazione, i genitori la iscrivono in un istituto cattolico femminile. Il tentativo fallisce: Eva, ribelle alla dura disciplina, lascia il convento nell’autunno successivo, confidando a una compagna: “Non è vita per me”. Tornata a casa trova lavoro rispondendo all'annuncio del fotografo Hoffmann che lavora per il Partito Nazionalsocialista. Le vetrine del suo negozio sono piene delle fotografie del leader del partito, un austriaco di quarant'anni: Adolf Hitler. Tra i due nasce una relazione che Eva, pur pensando già di trascorrere il resto della vita insieme a lui, tiene nascosta alla famiglia, sfavorevole alla politica di Hitler che giudica un estremista. Lei non si interessa affatto di politica, anzi la considera una nemica, in quanto le sottrae le attenzioni e la compagnia del suo Adolf. Non si è mai iscritta al partito ed esaurito l'iniziale entusiasmo, rivolto soprattutto all'arte oratoria e non ai contenuti, definisce noiosi i suoi discorsi e quando il partito estende il proprio potere, e lui inizia a trascurarla Eva si sente abbandonata, e giunge a tentare il suicidio, nel novembre 1932, sparandosi con la pistola del padre. La salva l'imperizia: il proiettile le colpisce il collo. La sorella Ilse la trova in un lago di sangue, ma cosciente. Eva le chiede di chiamare il dottor Marx, medico ebreo per cui lavora, e di dirgli che si è trattato di un incidente. Ma tre anni dopo, nel maggio 1935 scrive sul suo diario: “Mio Dio aiutami, devo parlare

con lui oggi. Domani sarà troppo tardi…” e cerca di nuovo mettere in atto il suo proposito di uccidersi, ingerendo dei sonniferi, ma viene salvata in tempo dalla sorella e anche questo tentativo fallisce. Dopo la seconda prova di suicidio Hitler la fa trasferire nella sua residenza nell'Obersalzburg. La presenta ai membri del partito e alla sua segretaria privata. Per Eva comincia una nuova vita: ha a disposizione una Mercedes con autista e molto denaro per i suoi acquisti. trascorre il tempo prendendo il sole, facendo ginnastica e guardando film americani proibiti. Intanto, Hitler continua a cercare altre relazioni, mostrando di privilegiare donne intellettuali e sofisticate: l'esatto contrario di Eva Braun. Nel 1944 la guerra dà chiari segnali: la Germania e i folli progetti di Hitler sono in frantumi, da tutti i confini arrivano notizie disastrose, le città sono devastate dai bombardamenti, la popolazione è ridotta alla fame. Nel febbraio 1945 Eva è a Monaco per festeggiare il suo 33° compleanno con la sua famiglia, ma nel mese di marzo, quando le truppe sovietiche entrano a Berlino, è accanto a Hitler per rimanervi sino alla fine, qualsiasi cosa accada. Si nascondono nel bunker sotto la cancelleria del Reich e alle prime ore del 29 aprile, si uniscono in matrimonio. Nel pomeriggio del 30 aprile 1945, si suicidano insieme. Hitler ingoia una capsula di cianuro e si spara. Eva prende soltanto il veleno. I loro corpi, cosparsi di benzina da Erich Kempka, l’autista del Führer, vengono bruciati.

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Centenario di CLARA PETACCI detta Claretta la donna che, per amore, volle seguire Mussolini fino alla tragica morte, nasce a Roma il 28 febbraio 1912 da Giuseppina Persichetti e dal medico Francesco Saverio Petacci direttore per alcuni anni di una clinica a Roma e introdotto negli ambienti vaticani in qualità di archiatra di Pio XI. Appassionata di pittura, innamorata del Duce fin da giovanissima, anela conoscerlo e viene esaudita il 24 aprile 1932. L'incontro con Benito Mussolini avviene alla rotonda di Ostia: Claretta ha vent'anni, è nel pieno della sua giovinezza e della sua bellezza; il Duce ne ha quarantotto ed è sposato dal 1915 con rito civile e dal 1925 con rito religioso con Rachele Guidi “donna Rachele”, conosciuta già durante l'infanzia e alla quale è legato sin da prima del 1910. Inoltre si dice abbia numerose amanti, tra le quali Ida Dalser (che gli diede il figlio Benito Albino) e una lunga ed importante relazione con Margherita Sarfatti, da poco conclusa. Dopo la sua separazione nel 1936, dal tenente dell'aeronautica Riccardo Federici, sposato quattro anni prima, inizia la relazione intima con il Duce. Claretta lo aspetta ogni giorno pazientemente nella stanza dei loro incontri e anche se gelosissima sopporta tutte le umiliazioni che, pur volendole bene, Mussolini le infligge. La vicinanza di Clara a Mussolini innalza il rango della sua famiglia, e alla fine del 1939, i Petacci si trasferiscono dalla residenza medio-borghese di via Spallanzani, confinante con villa Torlonia, nella splendida villa Camilluccia progettata dagli architetti italiani Vincenzo Monaco e Amedeo Luccichenti. La grande casa è divisa in 32 locali distribuiti su due piani sovrastati da una terrazza. Nel sottosuolo, come nella residenza del duce di Villa Torlonia, c’è un rifugio antiaereo. Nell'ala destra del piano terreno, probabilmente per ragioni di sicurezza dovute alla vicinanza con il rifugio, è posizionata l'alcova di Claretta e Benito. È composta da una camera con pareti e soffitto ricoperte da specchi ed arredata con mobili rosa, e da una stanza da bagno rivestita in marmo nero e dotata di grande vasca mosaicata, posta a filo del pavimento, che vuole imitare le vasche termali romane. Dopo la caduta del fascismo la villa viene confiscata con l'accusa che fosse stata acquistata da Mussolini con fondi sottratti al bilancio dello Stato. La famiglia riesce ad opporsi a tale provvedimento di esproprio e successivamente ottiene la restituzione della villa, dimostrando che l'accusa è infondata. Travolta dagli eventi della Seconda Guerra Mondiale, Claretta viene arrestata il 25 luglio 1943, alla caduta del regime fascista, per essere poi liberata l'8 settembre, quando viene annunciata la firma dell'armistizio di Cassibile, e si trasferisce con la famiglia nel Nord Italia in una villa a Gardone, non lontano dalla residenza di Mussolini e dalla sede del governo repubblicano di Salò, ma poco dopo la metà di aprile del 1945, i Petacci - salvo Clara e il fratello Marcello, che rimangono nella capitale lombarda - si mettono in salvo a Barcellona. Il 25 aprile, Claretta si allontana da Milano assieme alla lunga colonna di gerarchi fascisti in fuga verso Como, ma il 27 aprile 1945, durante l'estremo tentativo di Mussolini di sottrarsi alla cattura, una formazione della 51ª Brigata partigiana, intercetta e blocca, a Dongo, la colonna di automezzi tedeschi con i quali viaggia anche il Duce. Il giorno seguente, 28 aprile, dopo il trasferimento a Giulino di Mezzegra, sul lago di Como, Claretta e Mussolini sono fucilati, e i loro corpi esposti a Milano, in Piazzale Loreto, appesi per i piedi alla pensilina del distributore di carburanti Esso dopo essere stati oltraggiati dalla folla. Il luogo viene scelto per vendicare simbolicamente la strage di quindici partigiani e antifascisti, messi a morte per rappresaglia in quello stesso luogo il 10.8.1944. Claretta riposa nel Cimitero Comunale Monumentale Campo Verano di Roma. Claretta Petacci ed Eva Braun, due donne così diverse, ma unite in un unico destino al

fianco dei due uomini artefici della storia del nazi-fascismo in Italia e nel mondo, si

sono immolate, ancora giovani e belle, per una causa alla quale avevano creduto spinte

da un amore unico e incomparabile. Silvana Costa

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REMINIREMINIREMINIREMINISCENZESCENZESCENZESCENZE… RICORDI … RIMEMBRANZE… RICORDI … RIMEMBRANZE… RICORDI … RIMEMBRANZE… RICORDI … RIMEMBRANZE

GITA AL RIFUGIO ORIONDÈ

Era un'estate di tanti anni fa quando andai in vacanza a Breuil-Cervinia, una cittadina dell'alta Val d'Aosta a 2000 metri di altitudine. Ricordo di aver chiesto subito all'albergatore il perché del doppio nome. Mi rispose che Cervinia era sorta e si era sviluppata come centro di sport invernali dopo la seconda guerra mondiale e che prima quelle piccole valli erano degli ottimi pascoli per le mucche da latte e che Breuil, nel linguaggio dei locali, vuol dire pascolo. Soddisfatto della spiegazione, scesi in centro (l'albergo dove alloggiavo era vicino alla stazione della funivia) per vedere da vicino le case, i residenti e i villeggianti come me. Nonostante fosse estate piena incontrai parecchie persone in tenuta sportiva con gli sci sulla spalla. Al rientro in albergo mio padre mi informò che l'indomani avremmo fatto la prima gita per raggiungere il rifugio Oriondè a quota 3000 metri. Partimmo dopo aver fatto colazione e trovammo subito il sentiero. In realtà non era un sentiero ma una carreggiata piena di ghiaia grossolana. Ci passavano varie Jeep che portavano viveri e bevande al ristorante del rifugio. Camminammo per circa tre ore prima di scorgere la sagoma dell’Oriondè. Una bella costruzione in pietra, grande e solida a vedersi. Entrammo gioiosi. Superata la doppia porta fummo avvolti dall’aria calda del locale che ci portò i profumi invitanti della cucina. Trovammo posto a un tavolo lungo, insieme ad altri commensali. Poco dopo una ragazza ci chiese cosa desideravamo mangiare. È bastato un breve conciliabolo perché la mamma e il babbo facessero la loro scelta: un minestrone fumante. Io, quasi spinto dalla ragazza, ordinai una polenta concia, cioè strati di polenta alternati a strati di fontina stagionata e burro, poi ripassata in forno. Eccellente, credetemi. Verso le 15,30, dopo un breve riposo, ci incamminammo per il ritorno in albergo. Lungo il tratto non feci altro che parlare: i miei genitori sapevano che ciò era frutto della mia felicità e mi ascoltarono volentieri. Appena in albergo mi buttai sotto la doccia e pensai che le escursioni come quella appena fatta sono un benessere per il fisico e per lo spirito. Ho ancora fresco il ricordo. Avevo 17 anni. Evviva ai miei 17 anni!

Marino Fabbri,

nato il 30 ottobre 1920 ex editore - già Direttore Commerciale

della Casa Editrice Aldo Garzanti di Milano

Il rifugio, costruito nei primi anni del XX secolo, è, attualmente, di proprietà della Soc. “Oriondé” , della Famiglia Maquignaz di Breuil-Cervinia, ed è dedicato a Luigi Amedeo di Savoia-Aosta (1873-1933), duca degli Abruzzi, alpinista ed esploratore italiano. È stato ristrutturato più volte. Dopo un lungo periodo di chiusura, dovuto a complessi lavori di ristrutturazione e ammodernamento, riaprirà al pubblico nel mese di luglio 2012.

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UUUUN RACCONTO BREVEN RACCONTO BREVEN RACCONTO BREVEN RACCONTO BREVE

SONO UN UOMO Mi presento: sono piacente, ho 40 anni, quattro sorelle, un numero imprecisato di zii e zie e mi chiamo Fortunato. Dicono che questo nome porti fortuna. Non so, forse, qualche volta. Comunque prima di me, nel nostro clan, nessuno si era mai chiamato con un nome fuori dalle consuetudini familiari. Le mie sorelle, infatti, hanno tutte nomi di famiglia, quello delle bisnonne, Annunziata e Concetta, quello delle nonne, Elena e Maria. Il mio nome viene, invece, da una frase di mio padre che quando sono nato esclamò: “fortuna che è nato maschio, altrimenti…” mia madre svelta, lo zittì. Non si seppe mai il seguito, ma da: -fortuna-che-è-nato- è venuto fuori Fortunato. Ci fu una grande festa, così come si conviene ad una famiglia numerosa come la mia. Furono invitate più di cento persone, un evento, che si racconta ancora, a chi chiede di me. La mia infanzia fu felice. Vogliamo dire fortunata? Ok. Ero coccolato da tutti, nonni, genitori, parenti vicini e lontani e soprattutto dalle mie sorelle che pensavano di aver ricevuto in regalo un bambolotto vivente. Crescevo, infatti, tra i loro giochi di mamme e di figli, tra pentoline, piattini, pranzetti e accessori femminili. Finalmente a 4 anni, è il mio primo nitido ricordo, uno zio, amante della caccia, mi regalò un fuciletto, un cane di pezza e una scatola di soldatini. La gioia fu grande, ma a parte il cane di pezza, che condivideva il mio letto, non avevo compagni che potessero giocare con me a fare la guerra e poi anche la pace. La vita scorreva veloce, senza particolari incidenti di percorso, tranne che per l’auto, con le mie sorelle un po’ tiranne e i miei genitori che mi adoravano. A scuola ero bravo, studiavo volentieri, mi piaceva stare in compagnia, tanti amici, qualche fidanzatina, molta musica. Poi, la laurea, il lavoro. Dicevo dell’auto: la comprai, dopo vari tentennamenti sulla marca, sul modello e sul prezzo, con tanto amore e qualche sacrificio. L’avrei voluta di colore blu, ma in pronta consegna c’era rossa. Capitolai pur di averla subito. Cominciò a darmi delle noie dopo il primo mese: c’erano problemi con le luci, con la pioggia i tergicristalli funzionavano a scatti, un acquazzone più forte ne portò via uno, il motore spesso andava avanti a singhiozzo, insomma la riportai indietro. Dissero: “a volte ci sono vetture che nascono male, ci dispiace, gli è capitata una di queste. È stato sfortunato!” “Proprio io che mi chiamo Fortunato?” “Già, questa volta il suo nome non ha avuto effetto”. Queste parole mi lasciarono perplesso, ma poi scoppiammo tutti in una risata come tra vecchi amici. Quanti ricordi! Sono dieci anni che manco da casa. La mia attività mi ha portato lontano, all’estero, nell’America latina, Argentina, Bolivia, Brasile. Ma ora ho deciso, voglio tornare a casa, fare una sorpresa alla mia famiglia, so che mio padre non c’è più, non sono potuto andare quando è successo, preparo il passaporto, prenoto l’aereo, faccio la valigia, vado. Devo scegliere il giorno. Ecco, il compleanno di mia madre, si riuniscono da lei le mie sorelle con figli e nipoti, di sicuro è il momento giusto. Lascio l’appartamento dove abito in perfetto ordine, la padrona di casa è dispiaciuta, mi fa promettere che scriverò e che qualche volta tornerò a trovarla. Mi assicura che per me ci sarà sempre un posto nella sua casa e nel suo cuore. È gentile a dirmi questo, mi fa sentire importante, le sono riconoscente. Ho suonato alla porta quando la torta con le candeline era già sul tavolo. Mia sorella Elena che è venuta ad aprire, dopo un attimo di sorpresa, ha chiamato le altre. Mi hanno riconosciuto subito e abbracciato forte forte nonostante i miei capelli lunghi e biondi, il mio tailleur azzurro polvere, i miei tacchi alti. Si, non sono più un uomo, Fortunato, sono Alma, una donna fortunata. È pur vero che la vita comincia a quarant’anni! Silvana Costa

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ALIMENTAZIONE E SALUTEALIMENTAZIONE E SALUTEALIMENTAZIONE E SALUTEALIMENTAZIONE E SALUTE

GRASSI: SCEGLI LA QUALITÀ E LIMITA LA QUANTITÀ Per stare bene è necessario introdurre con l’alimentazione una certa quantità di grassi, ma è opportuno non eccedere, cosa che invece spesso si verifica nell’alimentazione degli italiani. I grassi, oltre a fornire energia in maniera concentrata, apportano acidi grassi essenziali della famiglia omega 6 e della famiglia omega 3, favorendo l’assorbimento delle vitamine liposolubili A, D, E, K e dei carotenoidi. Un eccessivo consumo di grassi nell’alimentazione abituale, rappresenta invece un fattore di rischio per l’insorgenza di obesità, malattie cardiovascolari e tumori. Le quantità di grassi che assicurano un buono stato di salute variano da persona a persona, a seconda del sesso, dell’età e dello stile di vita. Per i bambini di età inferiore ai 3 anni, invece, la quota di grassi alimentari nella dieta può essere più elevata. La quantità di grassi presenti negli alimenti, sia in forma visibile (come ad esempio il grasso del prosciutto) che invisibile (grasso del formaggio ecc.) varia da un prodotto all’altro e va da valori molto bassi (intorno all’1% in prodotti vegetali e in certe carni o pesci) fino a valori molto alti come nei condimenti: l’85% nel burro e nella margarina e il 100% in tutti i tipi d’olio. Non tutti i grassi sono dannosi per l’organismo. Se tutti i grassi sono uguali sul piano dell’apporto di energia, sul piano della qualità possono essere molto diversi. Infatti varia molto la loro composizione chimica, ed in particolare quella in acidi grassi saturi, insaturi e trans e la diversa qualità può avere effetti importanti sullo stato di nutrizione e sulla salute dell’uomo. I grassi dai cibi ad elevato tenore di grassi saturi (di cui si raccomanda l’introduzione del 7-10% delle calorie totali) tendono a far innalzare il livello di colesterolo nel sangue; questi si trovano in prodotti come formaggi stagionati, latte intero, panna, burro, le carni grasse e i loro derivati e certi oli vegetali (palma e cocco). I grassi dai cibi ad elevato tenore di acidi grassi insaturi, non fanno innalzare il livello di colesterolo e questi alimenti sono rappresentati soprattutto da oli vegetali (di semi e d’oliva), da noci, olive e pesce. L’olio d’oliva contiene soprattutto i monoinsaturi (di cui se ne raccomanda l’introduzione fino al 20% delle calorie totali). Questo presenta due vantaggi: fa diminuire il livello nel sangue delle lipoproteine a bassa densità LDL e VLDL, che trasportano quella parte di colesterolo che tende a permanere nel sangue e a depositarsi sulle pareti delle arterie (colesterolo cattivo) e non modifica o addirittura fa aumentare i livelli di un altro tipo di lipoproteine, le HDL (colesterolo buono) che rimuovono il colesterolo sia dal sangue che dai depositi nelle arterie, per avviarlo alla eliminazione. Gli oli di semi sono generalmente ricchi di acidi grassi polinsaturi del tipo omega 6 (di cui se ne raccomanda circa il 7% delle calorie totali). Il pesce possiede acidi grassi polinsaturi del tipo omega 3, capaci di far diminuire nel sangue il livello dei trigliceridi, proteggendo cosi l’organismo dalla possibile insorgenza di malattie cardiovascolari. Gli acidi grassi trans tendono a far innalzare il livello di colesterolo nel sangue, favorendo l’aumento di colesterolo cattivo rispetto a quello buono, e sono presenti nei prodotti di origine animale (carne, formaggi).

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Quando la quantità di colesterolo presente nel sangue raggiunge valori troppo elevati, aumenta il rischio che si verifichino danni di tipo arteriosclerotico a carico di importanti arterie e organi vitali, tali da facilitare (soprattutto se associati ad altri fattori di rischio: come fumo, eccesso di peso, sedentarietà) la comparsa di gravi malattie. In questi casi sono a rischio le arterie coronariche e il cuore, fino all’infarto e alla morte improvvisa. I grassi alimentari e soprattutto quelli insaturi, vanno utilizzati preferibilmente a crudo, perché tendono ad alterarsi facilmente per azione del calore e dell’ossigeno dell’aria, dando luogo alla formazione di composti potenzialmente dannosi. È pertanto opportuno scegliere metodi di cottura che non prevedano un eccessivo riscaldamento dei grassi, quindi è bene evitare le temperature troppo alte e tempi di cottura troppo lunghi. È opportuno moderare la quantità di grassi ed oli che si usano per condire e cucinare. Utilizzare eventualmente tegami antiaderenti, cotture al cartoccio, forno a microonde, cotture al vapore. Limitare il consumo di grassi di origine animale (burro, lardo, strutto, pancetta, panna, ecc.). Preferire i condimenti di origine vegetale: olio extravergine d’oliva e oli di semi spremuti a freddo. Usare i grassi da condimento a crudo ed evitare di riutilizzare i grassi e gli oli già cotti. Non eccedere nel consumo di alimenti fritti. Mangiare più spesso il pesce, sia fresco che surgelato (2-3 volte a settimana). Tra le carni preferire quelle magre ed eliminare il grasso visibile. Le uova si possono mangiare fino a 4 a settimana distribuite nei vari giorni. Scegliete latte e latticini scremati; la quota di calcio è uguale. Tutti i formaggi stagionati contengono elevate quantità di grassi, quindi consumare preferibilmente quelli freschi oppure farne porzioni piccole e saltuarie. Infine, leggere le etichette per controllare il quantitativo di grassi contenuto negli alimenti.

Antonella Bailetti

Infermiera professionale Ospedale Fatebenefratelli-Isola Tiberina-Roma

L’olio d’oliva contiene soprattutto i monoinsaturi (di cui se ne raccomanda l’introduzione fino al 20% delle calorie totali). Questo presenta due

vantaggi: fa diminuire il livello nel sangue delle lipoproteine a bassa densità LDL e VLDL, che

trasportano quella parte di colesterolo che tende a permanere nel sangue e a depositarsi sulle pareti

delle arterie (colesterolo cattivo) e non modifica o addirittura fa aumentare i livelli di un altro tipo di lipoproteine, le HDL (colesterolo buono) che

rimuovono il colesterolo sia dal sangue che dai depositi nelle arterie, per avviarlo alla eliminazione.

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SPIRITUALITÀ SPIRITUALITÀ SPIRITUALITÀ SPIRITUALITÀ nei sentieri del vissuto quotidiano

L’amore corre più veloce. Dal vangelo secondo Giovanni (20, 1-9) Il primo giorno della settimana, Maria di

Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra

era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo,

quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non

sappiamo dove l’hanno posto” Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si

recarono al sepolcro.

Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse

per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche

Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario

– che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.

Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e

credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva

risorgere dai morti.

Siamo ancora nel Tempo di Pasqua, la festa che rappresenta il cuore della fede cristiana. Le letture di questo Tempo ci parlano di Vita che vince la morte, di Luce che squarcia le tenebre: la nostra è una fede che rompe gli schemi, che spalanca i sepolcri e riempie di speranza. Ma ci parla anche della meraviglia dell'uomo davanti a un così grande mistero, come quello della resurrezione di Cristo. Egli si fa uomo, entra nella storia dell'uomo, si circonda di discepoli che assistono spesso attoniti ai suoi insegnamenti e alle sue rivelazioni. Ai piedi della croce, dopo tutte le parabole, le predicazioni, dopo tutti i miracoli e la Trasfigurazione, malgrado Pietro abbia detto di lui “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio Vivente”, solo Giovanni resta a consolare Maria. Per gli apostoli quello di Gesù è un progetto fallito, che lo ha portato alla morte. Tutta la meravigliosa esperienza fatta con lui, tutto è finito, svuotato del suo significato. Gesù muore crocifisso, flagellato, sbeffeggiato e deriso da tutti. Presi dalla paura, dallo sgomento, c'è chi tradisce, c'è chi fugge via. È un momento drammatico in cui mille domande e mille dubbi si affacciano nella loro mente. Ma per fortuna (scusate, sono di parte) ci sono le donne. Per fortuna c'è Maddalena che corre al sepolcro di buon mattino e lo trova vuoto. Mi sono sempre detta che l'amore ha spinto Maddalena ad andare al sepolcro quando era ancora buio e l'ha fatta correre. Perché si sa, l'amore non è statico, l'amore corre veloce. Vi invito a leggere il brano del Vangelo sopra citato e a soffermarvi ora sulla corsa di Pietro e Giovanni: dopo aver saputo da Maria Maddalena che il sepolcro è vuoto, i due discepoli hanno fretta. Con slancio, con il cuore che batte, a perdifiato, tutti e due, appresa la notizia, corrono. Se analizziamo gli atteggiamenti di Pietro e di Giovanni notiamo però una grande differenza: Giovanni corre più veloce e arriva per primo; Pietro arriva dopo, ma pur entrando per primo, non capirà ciò che vede. Giovanni arriva per primo, si ferma e si inchina: è un gesto di umiltà che si aggiunge ad un altro gesto di umiltà. Si ferma per far passare Pietro, più anziano, per farlo entrare per primo. Cromazio di Aquileia scrive: “Giovanni arrivò primo al sepolcro ma non entrò perché era riservato a Pietro entrare per primo. Il fatto che Giovanni precedette Pietro è dovuto alla sua carità verso Cristo; che abbia ceduto il posto a Pietro è segno di umiltà. Quando è arrivato primo era attratto dall’amore per Cristo; quando ha ceduto il posto, era guidato dal rispetto per Pietro. Perciò ha osservato l’umiltà verso Pietro e la fede verso Cristo”.

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Giovanni si inchina: è pronto ad accogliere, è umile, è pronto a cambiare idea, a rompere gli schemi mentali. Eppure anche lui aveva pensato, ai piedi della croce: “Tutto è finito”. Anche lui, consolando Maria aveva pensato “Il tuo progetto, Gesù, è fallito”. Inginocchiandosi però è come se dicesse: “No, non è vero che è finito tutto, c'è una speranza”. Pietro arriva dopo. Si ferma, entra. Non si inchina ma guarda, con razionalità, non guarda con il cuore. Non è umile e proprio per questo non capirà ciò che è evidente agli occhi di Giovanni: l'apostolo amato da Gesù vede uno spiraglio, vede la vita nella morte… Egli vede e crede. Entrambi però corrono, si, corrono. La loro corsa è quella di chi ama, di chi ha sofferto, aspettato, sperato. I fatti nel Vangelo sono spesso raccontanti con tanti particolari. Non è un caso che Giovanni arrivi prima: non si è rassegnato, non è rimasto immobile davanti a una notizia così sconvolgente! Non può stare fermo, perché Giovanni AMA! Non può arrendersi davanti al sepolcro, non può restare immobile, non può rassegnarsi alla morte! E poi si sa, l’amore corre più veloce… Nella nostra vita, nel nostro modo di affrontare la fede possiamo essere a volte come Pietro, altre come Giovanni. Possiamo essere Pietro: tutto durezza, razionalità… o Giovanni: sentimento, umiltà, accoglienza. Di certo Dio non si CAPISCE, ma si AMA, si sperimenta. Si può parlare di Dio perché si studiano le scritture, ma, come dice don Marco Pedron “nessuno si è mai ubriacato con la parola VINO o si è mai riscaldato con la parola SOLE.” Per amare Dio bisogna incontrarlo, sperimentarlo. Se usciamo dal nostro “buio” come Maddalena, se corriamo verso Dio ed entriamo nel nostro “sepolcro” con l’amore, con il cuore, vedremo e crederemo. Se come Giovanni e Pietro correremo con il cuore in gola, se avremo l'umiltà di inchinarci, di rompere i nostri schemi mentali, allora si, incontreremo Dio. Perché si sa, l’amore corre, corre sempre. E corre più veloce.

Claudia Pelle Ordine Francescano Secolare

Fraternità San Marco Evangelista in Agro Laurentino - Roma

Piazza Giuliani e Dalmati e-mail [email protected]

http://eccocla.blogspot.com

Eugène Burnand – Il mattino della Resurrezione

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TESTIMONIANZE TESTIMONIANZE TESTIMONIANZE TESTIMONIANZE Rovistare di tanto in tanto nei nostri cassetti, può rivelarsi un esercizio pregnante: tra le carte ingiallite dal tempo potremmo reperire foto, lettere, ritagli di giornali, appunti, in grado di ricondurci nel nostro piccolo mondo antico, e farci rivivere momenti magici o tristi, col sapore della tenerezza e in un'altra dimensione. È accaduto a me, l'altro giorno, nel trovare questa toccante lettera, che mi è pervenuta il 15 giugno 2008, dalla mia amica nutrizionista Anna Maria Luberti di Ostia Lido che si è spenta, sconfitta da un male incurabile, dopo molti giorni di sofferente, consapevole attesa il 7 agosto dello stesso anno. Anna Maria aveva da poco compiuto i 50 anni, era una donna molto bella, alta ed esile, bionda con gli occhi azzurri, sempre sorridenti... Le sono grato perchè mi ha insegnato, con questa sua lettera, velata di tristezza, ma al contempo gioiosa ed ironica, come si deve nutrire sempre la speranza nel futuro ed affrontare, con coraggio, quando arriva l'ora fatale, il gran salto verso l'ignoto,.

Carmelo Pelle Carissimo Carmelo,

Le dispiace se passo da “Avv. Pelle” a “Carmelo” molto meno formale e più consono

alla situazione che Le sto per raccontare. Sono ricoverata all’Hospice di Nepi, un posto

dal quale non si esce da vivi... sono in una bella stanza spaziosa con bagno e TV tutta

mia dove posso anche ospitare parenti e amici anche a dormire (ho un letto in più). I

miei familari possono venirmi a trovare in qualsiasi ora del giorno e della notte. La mia

finestra da su un parco molto ben curato... per cui da qui vedo alberi con uccellini a cui

dispenso piccole porzioni di pane e vedo anche una fetta di cielo, la maggior parte del

tempo con nuvole, ma a volte anche senza... Io preferisco quando piove e tira un po di

vento, probabilmente perchè rispecchia di più il mio stato d'animo. I dottori sono per la

maggior parte simpatici... Ho anche a disposizione uno psicologo, con il quale mi faccio

delle belle chiacchierate. Ma Le dirò che riesco simpatica un po' a tutti e ovviamente

tutti mi sono simpatici e quindi durante il giorno, finito il loro lavoro, a turno vengono a

trovarmi, per parlare un po' con me. La maggior parte (anzi la totalità) delle persone

ricoverate qui, non hanno NESSUNA CONSAPEVOLEZZA della loro situazione e, cosa

ancora più assurda, nemmeno i familiari (ben sapendo invece in quale situazione si

trovano i loro cari) hanno un comportamento di accettazione ed equilibrio

nell'affrontare tutto questo. Quindi entrando in questo posto ho un po' stravolto le menti

di medici, infermieri, ausiliari che mi hanno visto come un'eccezione alla loro routine.

Qui il loro compito è toglierti i dolori quindi tentano con la morfina di non farti sentire

alcun tipo di male, d'altra parte però la morfina ti toglie il desiderio di restare sveglio e

quindi di interagire con il mondo.

Insomma le realtà diventano tre: quella che conosciamo tutti, quella del sonno, e la

terza una realtà strana dove per poche frazioni di secondo non sai chi sei, dove sei,

vorrei chiamare mio figlio, penso di trovarmi a casa... e la cosa non è per niente

piacevole... allora mi hanno suggerito di separare bene le realtà del sonno e della

veglia e non dare spazio alla terza. Quindi la mattina esco e cerco di leggere (cosa

impossibile in camera con la sonnolenza), mi faccio una passeggiata e mi siedo sotto i

portici. Se Lei li vedesse quanto sono belli pieni di inebrianti gelsomini; le ispirerebbero

sicuramente qualcosa. All'ora del pranzo, e cioè alle 12 sono in camera dove, dopo un

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poverissimo pasto (non posso mangiare) mi occupo di internet e guardo un po' di TV

(gli argomenti però mi interessano sempre meno). Il pomeriggio è variegato da amici

parenti, ecc. che mi vengono a trovare e adesso, poi con internet ho tantissime lettere da

scrivere per riallacciare quei pochi rapporti che ho. Le confesso che queste ore sono le

più difficili, arrivano sicuramente i dolori e quindi i medici sono costretti a farmi

assumere della morfina extra... e anche se in pochissimo tempo vanno via, la sonnolenza

diventa sempre più difficile da combattere...Ma di lì a poco arriva la sera, il momento

più bello della giornata... Assunto il tavor mi addormento senza alcun problema e

dormo profondamente fino al giorno dopo. I miei sogni non ci sono... non sono

piacevoli, ma non ci sono gli incubi (come invece i medici mi dicono che spesso i

pazienti hanno).

Ed ecco descritte le mie ultime giornate, perchè fino a una settimana fa, non erano per

niente così. Ho avuto dei brutti momenti di crisi ma il passato è passato, il futuro deve

ancora arrivare mentre quello che conta è il presente e quindi carpe diem...

Un abbraccio e Lei e a tutti i suoi familiari.

Anna Maria

.

“Perché l'universo si sarà chiuso nel breve cerchio delle tue pupille” Michele Alemanno Rettore Accademia Internazionale dei Micenei

www.micenei.it

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ROMAVAGANDOROMAVAGANDOROMAVAGANDOROMAVAGANDO

SPUNTI E APPUNTI NELLE PIEGHE DELLA CITTÀ

Perché mi piace Roma? Ecco una bella domanda alla quale possiamo dare mille risposte utilizzando le sue bellezze artistiche, il suo clima, il fascino dei suoi ruderi. Tutte parziali, insufficienti a esprimere quella sensazione di appagamento che si ha attraversando le sue strade e le sue piazze. E allora cerchi dentro di te e ti accorgi che c’è in questa città qualcosa che va oltre i grandi nomi che l’hanno resa celebre, un qualcosa che avviluppa il tuo spirito in un bozzolo di sensazioni avvolgenti. Le curve. Si, le curve. È qui che sono nati gli archi, è qui che l’uomo ha avvertito la suggestione della volta celeste e l’ha materializzata in cupole. L’arida trabeazione, già utilizzata dai greci e da altri popoli dell’oriente mediterraneo, deve aver creato non poche perplessità a chi si accingeva a costruire una civiltà destinata a edificare, e dominare la storia. Da qui l’arco, la curva che con grazia esprime la potenza. Chi non si è fermato, almeno una volta, ad ammirare la forza che esprime quella linea ellittica potenziata dalla chiave di volta che a Roma è spesso ornamento e fregio? Trovate chi nell’attraversare Ponte Garibaldi non si è mai fermato ad ammirare lo spettacolo che da di sè la cupola di San Pietro sorretta idealmente dagli archi di Ponte Sisto che aggraziano la curva del Tevere prima che si spinga ad abbracciare l’isola Tiberina. Se lo trovate va iscritto nel libro il “Guinness dei primati” alla voce “distratti cronici”. E quei due Ponti che ricambiano l’abbraccio ai due lati dell’isola Tiberina? Non hanno niente di maestoso bensì tutta la forza e la grazia di certi ponti di paesini medievali e ti aspetti che da un momento all’altro vengano attraversati da un cavaliere in arcione o più modestamente e realisticamente, da un paziente asino con la sua soma, seguito da un frate cercatore. E Ponte Milvio che da secoli sta lì testardo a contrastare la forza delle piene del Tevere per poi affondare il marrone scuro della sua struttura nell’acqua liscia e riflettente dello scorrere di ogni giorno? Se poi avete tempo andate a poggiare le braccia sul muretto dove Ponte Vittorio si congiunge con il lungotevere vaticano e guardate con che garbo Ponte Sant’Angelo regala la sua immagine festosa e barocca alle acque del fiume che ce la restituiscono capovolta. Foto di Gina Baldazzi E qui è bene non continuare l’elencazione, ché altrimenti non basterebbe l’intera “enciclopedia dell’arco” o anche perché bisognerebbe dare il giusto spazio all’arco romano, da quello di Settimio Severo a Costantino, a quello di Tito, il che non era e non è il proposito di questa nota. Quel che volevo dire, e mi son perso per strada, è che questo tipo di struttura ad arco, a cupola, queste mura sono l’anima di questa città che è Roma, dove non c’è portale gentilizio, non c’è facciata di palazzo, non c’è chiesa che non evochi questo senso di apertura e di forza, di grazia ed eleganza, tutta sentimento, che rendono sereno e appagato l’animo del viandante. Ho capito perché mi piace Roma, anche se non son riuscito a spiegarlo.

Giuliano Cibati

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AI RAGGI X … OPINIONI A CONFRONTOAI RAGGI X … OPINIONI A CONFRONTOAI RAGGI X … OPINIONI A CONFRONTOAI RAGGI X … OPINIONI A CONFRONTO

UN LIBRO FUORI DAL COMUNE - Come è grande il Mondo come è bello Dio - di Antonio Socci (Ed. Piemme). Il libro raccoglie una serie di articoli caratterizzati da umanità ed emotività frutto dell'attività di editorialista al Giornale ed al Foglio, del giornalista toscano, sempre attento all'analisi dei principali fatti della quotidianità attuale con un taglio antropologico, per mezzo anche delle lenti filosofiche di pensiero cristiano. Come umilmente scrive Socci nell’introduzione, le imperfezioni di ogni racconto e la narrazione del Terzo Millennio sono sempre personali, per quanto ci si voglia spogliare di soggettività e sentimento, la storia è sempre descritta con i parametri dell'io e della esperienza. Ed infatti a fare la differenza sono gli occhi con cui li si guarda, dietro i quali si nascondono gioie, sofferenze, aspettative, delusioni, laddove passato, presente e futuro danzano sulle note della vita. Il libro che l’autore dedica alla memoria di Giovanni Paolo Secondo e al suo maestro Don Giussani, che gli ha insegnato a muovere gli occhi per interpretare e decifrare gli eventi, rappresenta un pezzo di Toscana nel cuore del mondo e nell'anima dell'Assoluto; la raccolta incomincia proprio con Benedetti Toscani, Indro Montanelli, Oriana Fallaci, Roberto Benigni e Dio. Il grande Indro e le sue provocazioni, oggetto sempre di dibattiti, riflessioni, interrogativi: per il suo tempo, fu un anticonformista, non adeguandosi al potere politico democristiano e tanto meno alla prepotenza culturale del PCI, un non allineato, osannato negli ultimi anni della sua vita e glorificato dopo la morte, ma mai valorizzato realmente in maniera totale per le sue oggettive qualità di narratore-cronista-opinionista, nel corso dei suoi lunghi anni. Socci paragona le ultime fasi dell'esistenza di Montanelli a quelle di Gustave Flaubert, scrittore francese, attanagliato da depressione e misantropia, allontanato dalla politica, per il rifiuto della modernità e derivati di modernizzazione come dogma, idiosincrasia per la esaltazione esibizionista e per la spettacolarizzazione idiota. Si passa poi alla descrizione del fenomeno Benigni, articolo del 13 marzo 2002 che ricorda la performance dell'attore fiorentino al festival di Sanremo, conclusa con la sorprendente recitazione del canto XXXIII del Paradiso di Dante; un tempo lo scandalo era parlare di sesso anche in maniera garbata, oggi diventa imbarazzante, parlare di anima ed affrontare temi riguardanti il connubio fede-pensiero, venendo additati in maniera generica come medievali. Testuale... anche quella giornalistica è una intellighenzia bigotta, censoria, e ha reagito come una volta i preti stessi reagivano di fronte ad allusioni di carattere sessuale… Censurando. Da brividi ed emozionatissimo il ciclone Benigni ha avuto il merito di dare risonanza alla Letteratura Italiana con una preghiera intensissima che ha fatto di Dante e dello stesso Roberto paladini per una sera della Fede: si proprio quel Benigni che ha disegnato con occhi, movimenti corporei, parole e gestualità la Vergine Maria come la donna più dolce e meravigliosa. Per non parlare del momento in cui dice - l' Amore è la mano di Dio sulla

spalla dell'uomo - sottovoce, non per evitare l'esposizione, ma per creare un momento fortemente intimistico. Non si può dimenticare la sua conterranea Oriana Fallaci che nel suo straordinario scritto “La rabbia e l’orgoglio” dice di non centrare nulla con la Chiesa, ma allo stesso tempo quella italica cultura impregnata di cristianità nelle opere d'arte, la porta ad interrogarsi che è principio della ricerca. Una lettura piacevole per dire si alla vita vissuta e pensata abbandonandosi anche all'Eternità.

David Taglieri

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IN LIBRERIAIN LIBRERIAIN LIBRERIAIN LIBRERIA I VIZI DELLA STORIA di Diomede Milillo, Ed. Rubbettino, pagg. 146, euro 14,50 (Potere e sentimenti da Tiberio a Evita) I libri di storia raccontano in forma arida, notarile, gli avvenimenti accaduti, spesso con pochi accenni al contesto nel quale si sono verificati. In essi manca in maniera assoluta ogni riferimento alla personalità quotidiana del personaggio protagonista di quella pagina di storia, al suo modo di essere e comportarsi, giorno dopo giorno, alle sue certezze, alle sue esitazioni, alle sue sconfitte complessive e quindi si lascia molto alla immaginazione del lettore, che raffigura il personaggio come vuole, senza elementi di giudizio certi. Milillo non segue questo criterio e ci presenta Tiberio, Nerone, Costantino, Leone III, Francesco d'Assisi, Enrico VIII, Maria Antonietta ed Evita, nelle loro quotidianità, dalla nascita alla morte, nel contesto politico ed economico-sociale nel quale hanno vissuto, e si sofferma, rivelando eccellenti doti di psicologo, sulla personalità di ciascuno (mirabile l'introspezione su Tiberio, Nerone, Francesco d'Assisi, Maria Antonietta, Evita Peron. Un libro da leggere e da meditare. °- Diomede Milillo, dopo gli studi economici, ha operato per circa 20 anni in strutture che facevano capo ad Enrico Cuccia. Per l'editrice Rubbettino ha pubblicato - mettendo in discussione verità giudicate immutabili - L'opinione pubblica e la storia (2004) e Pace e pacificazione (2007). TERRONI di Pino Aprile, Ed. Piemme, pag. 303, euro 13,00 (Tutto quello che è stato fatto perchè gli italiani del Sud diventassero meridionali). Fratelli d'Italia... ma sarà poi vero? Perchè, festeggiati i centocinquant'anni dell'unità d'Italia, il conflitto tra Nord e Sud pare aver superato il livello di guardia? Per Pino Aprile, pugliese doc, la storia di oggi è ancora quella di ieri. Ripercorrendo gli eventi di quella che per alcuni fu conquista, per altri liberazione, l'Autore porta alla luce una serie di fatti, volutamente rimossi nella retorica dell'unificazione, che offrono una nuova, sconvolgente finestra sulla facciata del trionfalismo nazionalista. Come Pansa che ha scritto il silenzio “nel sangue dei vinti” dopo la Resistenza, così Pino Aprile riscatta “i vinti del Sud”, cancellati dalla memoria nazionale. “Terroni”, pubblicato per la prima volta nel marzo 2010 e diventato in poche settimane un vero e proprio caso editoriale, è una pietra miliare sull'infinito percorso della “questione meridionale”. GIÙ AL SUD (Perchè i terroni salveranno l'Italia). sempre di Pino Aprile, Ed. Piemme, pag. 473, euro 19,50. È un libro bandiera. Un vessillo sulla nuova fierezza meridionale (Corriere della Sera). Leggendolo si ha proprio questa impressione. Una tesi ardita: i meridionali salveranno l'Italia! L'Autore ne è convinto e nella prima bandella del libro confida: “Questo mio libro è il

mio mattone (termine disgraziatissimo per un libro) per il muro della casa che si

costruisce iniseme. Il Sud non ha voci, o voci piccole e sparse, ed è possibile che gli

stessi protagonisti non percepiscano quanto siano parte di un tutto, forse decisivo.

Mentre tutti guardavano al Nord, ricco e potente, alle loro spalle, al Sud, credo stia

nascendo l'Italia di domani. Un'Italia migliore! Cosa succede dove sembra che non stia

succedendo nulla? Cosa accade nelle regioni più dimenticate, come la Calabria, che

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pare esistere soltanto per la criminalità e la “ndrangheta”? Sta succedendo, invece,

qualcosa di straordinario: è proprio lì che si prepara il futuro!”

Implicito riferimento alla sempre più diffusa e convinta affermazione del mondo imprenditoriale e cooperastivistico giovanile calabrese e non solo: “Io, resto qui!”

°- Pino Aprile, giornalista e scrittore pugliese, residente ai Castelli Romani, anni di lavoro a Milano, è stato vice direttore di Oggi e direttore di Gente. Per la TV ha lavorato, fra l'altro, con Sergio Zavoli nell'inchiesta a puntate “Viaggio nel Sud”. Per Piemme ha scritto anche “Il trionfo dell'Appennino”, sui falsi miti di questo inizio secolo ed “Elogio dell'errore”, accolti con successo e tradotti in molti Paesi.

a cura di Carmelo Pelle

La lettrice (dipinta su frammento di tegola antica da Silvana Costa)

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BLOBLOBLOBLOCCCCK NOTESK NOTESK NOTESK NOTES

NOTIZIE LIETE La Giuria del Premio Internazionale “Oggi Futuro” per la sessione 2011, il 28 Febbraio 2012, ha attribuito al nostro Coordinatore, Carmelo Pelle, il secondo premio ex aequo per la poesia “Terra di Calabria”, accompagnato da una recensione del prof. Michele Filipponio e da un artistico diploma in pergamena pesante della Presidenza dell'Accademia Internazionale dei Micenei, con sedi in Italia, a Reggio Calabria e in Grecia, a Micene.

TERRA DI CALABRIA

La terra di Calabria è il profumo dei gelsomini lo sfolgorio degli aranci e dei limoni la fragranza delle zagare l’azzurro tenue del suo cielo la magica voce dei suoi mari l’incanto delle sue spiagge senza fine... La terra di Calabria è l’asperità delle sue montagne la dolcezza dei suoi declivi il mistero delle sue foreste il mormorio dei suoi fiumi i filari di viti rigogliose lo spirare del vento tra gli ulivi le siepi selvagge e le agavi svettanti..

La terra di Calabria è il gravoso fardello dei suoi retaggi più oscuri la speranza mai spenta di un domani col sole il riserbo la fierezza la tenacia l’operosità la squisita ospitalità della sua gente la musicalità dei suoi idiomi le vestigia mirabili della sua storia... La terra di Calabria è la mia terra la terra delle mie radici. Sono tornato , rondine pellegrina dopo tante stagioni solo per dirle che le voglio bene. E toccato nell’anima sono volato via ...

“La poesia è scoperta, è messaggio, è itinerario spirituale. L'ideale si fonde e confonde con la

realtà, nella poesia. Le bellezze naturali sono colori e calori, sono spunti e appunti da una

tavolozza dove il poeta, con la magia della sua creatività, quasi prende i colori per dipingere

ciò che gli detta il cuore. Questi concetti e queste sensazioni io ritrovo nella poesia "Terra di

Calabria" di Carmelo Pelle, un figlio della Calabria che ripercorre, con la memoria, i colori e i

profumi di questa meravigliosa regione: le zagare, i limoni e gli aranci, i dolci declivi, i filari di

viti e le agavi. E poi il mare azzurro, i fiumi che, pare, raccontino la loro storia. Il poeta

Carmelo Pelle, che pure vive a Roma, non riesce a staccarsi dai ricordi che la terra calabra

risveglia in lui; vi ritorna, ma poi vuole scappare per non soffrire ancora. Pensa all'operosità

dei Calabresi, alla loro ospitalità, alla loro parlata quasi musicale.

La storia della Calabria - ci comunica il poeta - è ricca di riferimenti e di personaggi famosi.

Tutta la poesia rispecchia l'amore per la Calabria.

Il ritmo dei versi è rispettato e la profondità dei sentimenti si coglie nella scelta delle parole,

nell'armonia delle parti, nel fulgore delle immagini. In fondo la poesia in parola non solo ha

tanti significati, ma ci stimola a conoscere sempre meglio e sempre più la Calabria, a riviverla

dentro di noi non solo in termini geografici, ma soprattutto in termini umani.

Michele Filipponio

Senatore dei Micenei

(www.micenei.it)

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INCONTRI LETTERARI - il 14 febbraio nella Sala del Consiglio Nazionale del Sindacato Cisl Inps. si è svolto un incontro culturale per ricordare il compianto Rino Cerminara (1930-2009) di San Giovanni in Fiore - Cosenza, ma romano di adozione, poeta e scrittore, tra i più dotati, tra gli “emergenti” da fine 1900 e prima decade 2010. La Sala era gremita in ogni ordine di posti. Ha presieduto e condotto i lavori il nostro Coordinatore, Carmelo Pelle, che ha ricordato la figura poliedrica, di Cerminara (sociologo, saggista, politologo, narratore e poeta). Ha quindi declamato alcune poesie dello stesso Cerminara, in italiano e in vernacolo calabrese, alternandosi, per le composizioni in italiano, di volta in volta con Rocco Ferri, Adriano Longhi, Rossana Mezzabarba, Rosa Rotoli e Michele Magri. Il tutto in un’atmosfera di amicizia e serenità. Non è mancato però un momento di commozione, quando la moglie del poeta, ha ringraziato i presenti, sussurrando con voce rotta dal pianto… “…Rino è qui… lo vedo qui…in mezzo a voi …a noi…” - il 14 marzo scorso, nella stessa sala sala del Sindacato Nazionale Cisl Inps, è stata presentata una raccolta di 21 poesie dal titolo: “I pensieri… le parole...”, di Rosa Rotoli nostra associata. Anche in questa occasione la sala era gremita. Ha presieduto e condotto i lavori il nostro Coordinatore. La prof.ssa Rotoli - ha precisato Pelle - scrive poesie solo se è ispirata: per questo sono sentite e toccanti, con temi variegati, come è variegato il nostro incedere quotidiano: l’Amore, la Famiglia e gli Amici, l’Impegno nel sociale, la Natura, il Mare, i Sogni, e…Napoli, sua città natale, mai dimenticata. La dott.ssa Mezzabarba, curatrice della prefazione del libro, ha definito il mondo poetico di Rosa Rotoli, “un crogiolo di sentimenti e quasi una pittura impressionista”. Le poesie sono state recitate dalla stessa Rotoli e previa chiamata del Coordinatore, da Rossana Mezzabarba, Rocco Ferri, Adriano Longhi, Michele Magri (il marito, che peraltro ha curato le illustrazioni con splendide foto a calori), Elisabetta Dell’Olio, Ida Angrisani e Anna Maria D’Amato.

a cura di Antonio Pillucci

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PPPPER STRAPPARE UN SORRISOER STRAPPARE UN SORRISOER STRAPPARE UN SORRISOER STRAPPARE UN SORRISO

… poveri dottori!!!

• “Dottore, presto! mio figlio ha inghiottito una puntina da disegno” E il dottore: “Non c’è problema, pensi che io da piccolo ho inghiottito una puntina di un giradischi e non mi è successo niente, non mi è successo niente, non mi è successo niente...”

• “Dottore, salgo le scale e mi stanco, scendo le scale e mi stanco... Che cosa devo fare???”

“Ha provato a prendere l'ascensore?”

• Un muratore grande e grosso, dopo la giornata di lavoro, si accorge di avere qualche disturbo. Decide quindi di fermarsi da un medico per farsi visitare. Fa caldo, l'ambulatorio è strapieno, fatto sta che il muratore ha una sete terribile. Si guarda attorno, in cerca di qualcosa da bere, finchè nota una bottiglietta di Coca Cola su un mobiletto. Si avvicina e beve tutto d'un fiato. Dopo un bel po’ di tempo arriva il suo turno ed entra nello studio del medico: “Bongiorno Dottò! Che caldo... ah, proposito, me scusi ma nun ho resistito e me sò bevuto la sua Coca Cola!” “Quale Coca Cola scusi?" “Ma quella che stava sul mobiletto!”. Il medico impallidisce: “Oddio! Quella non era Coca Cola, era un nuovo carburante per missili che io dovevo analizzare! Ma mi dica lei come si sente?”. Il muratore scuote le spalle: “Io? Mo’ sto benone! Anzi sto mejo de prima!”. Il dottore non si convince: “Senta, facciamo in questo modo: le lascio il mio numero di telefono. Nel caso le capiti qualcosa di strano mi chiami... mi raccomando, mi chiami!”. Nel cuore della notte a casa del medico squilla il telefono: “Pronto Dottò, sò quello che ha bevuto er carburante...” “Mi dica, cosa c'è?” “Dottò ho fatto una scoreggia!” “Tutto qui? Lei mi chiama per una scoreggia???” “Dottò... sto a Tokio!!!”

• “ Dura la vita... - dice uno psicologo al collega - ...un paziente mi crede un lampione!”

“ E che cosa c'è di male?” “Lui si crede un cane!”

• “Buongiorno dottore! Dove va di bello?”

“In nessun posto, passeggio per ammazzare il tempo.” “E' rimasto senza clienti?”

• “Dottore ... credo di essere un biscotto!”

“Piccolo e secco?” - “Sì...” - “Sottile e salato?” - “Sì, proprio così...” - “Guardi che lei non è un biscotto. È un cracker...”

a cura di Giuseppe Spinelli

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DA UN RAMO ALL’ALTRODA UN RAMO ALL’ALTRODA UN RAMO ALL’ALTRODA UN RAMO ALL’ALTRO ASPETTI PSICOLOGICI DEL VOTO Si parla di riforma elettorale e di necessità di elezioni anticipate. Vedremo che succede. Intanto, perché non fare una riflessione su questo importante strumento di partecipazione popolare, sottolineandone taluni aspetti psicologici? “Il voto è personale e uguale, libero e segreto....” Tale enunciato, contenuto nel 2 comma dell'art.48 della Costituzione Italiana, riconosce e sancisce uno dei più elevati e nobili diritti democratici: ogni voto, sia esso espresso da un ricco o da un povero, da un sapiente o da un ignorante e da chicchessia, ha lo stesso peso e valore! Nella pratica, però, esso si esprime sulla spinta di fattori che ne condizionano e affievoliscono l'espressione di volontà. Vi sono, difatti, alcuni che votano per tradizione. Essi, cioè, non esprimono un giudizio ma mantengono vivo un credo ereditato dalla parentela o dalla cittadinanza o altro. Altri votano per cieca fede, ideologica e/o religiosa. Si pensi a quanti voti ha conquistato la parola “cristiana” del partito della “Democrazia cristiana” nonostante non tutti i suoi militanti sembravano agli occhi umani cristiani esemplari. I votanti per fede, inoltre, sono ancora più disorientati in caso di scomparsa o smembramento di partiti che impersonificavano i loro ideali. Taluni, peraltro, che vorrebbero votare per uno schieramento in cui credono, non lo trovano rappresentato. E' il caso dei monarchici, dei fascisti, dei centristi e pure dei socialisti e comunisti. Mentre un tempo v'erano varie anime del social-comunismo (socialisti, social democratici, socialisti di unità proletaria, democrazia proletaria, comunisti...) oggi quell'ideale non è rappresentato da schieramenti che dichiarano di possederne l'eredità. Altri votano perché confusi da una propaganda non chiara. Tipico il caso di quanti votavano M.S.I. (Movimento Sociale Italiano), simboleggiato da una fiamma tricolore perché credevano che significasse M. (Maria) S. ( Santissima) I. (Immacolata). Altri ancora votano ma incorrono in errori clamorosi. Ciò si verifica di frequente nei referendum abrogativi nei quali, dovendo abrogare una legge bisogna votare sì, ma molti pur volendo l'abrogazione votano no in quanto non vogliono la legge vigente. Non rari sono gli errori causati dall'apporre il voto su più schede sovrapposte, perché stampate su carta copiativa, con la conseguenza del loro annullamento. O ancora, nel non facile abbinamento tra simboli e preferenze e numero delle stesse e nomi dei candidati appartenenti ad esse e/o alle liste collegate. Taluni votano per la diretta conoscenza del candidato. Ma non mi riferisco alle sue capacità e alla sua moralità. In pratica, pensano costoro, è meglio votare per Tizio che conosco e posso avvicinare piuttosto che per uno sconosciuto. Tra costoro annovero anche quanti, singoli o gruppi, votano per un candidato, sia pur non conosciuto personalmente, ma che i vertici di categorie o settori produttivi assicurano “vicino” e “sensibile” ai problemi o agli obiettivi degli stessi. Altri votano per ripicca. Dal momento che la compagine governativa e parlamentare uscente ha negativamente operato, puniamo i partiti che di esso facevano parte non rieleggendoli. Alcuni votano per contestazione. Poiché i partiti che detengono il potere pensano solo a spartirsi poteri e privilegi - ragionano costoro - non meritano fiducia; non resta che votare scheda bianca o nulla (magari resa tale a causa di uno scarabocchio o simile) oppure dare il voto ad un partitino. Vi sono anche coloro che votano per e con rabbia. Costoro, nauseati e indignati, rendono nulla la scheda apponendo sulla stessa parole, frasi, disegni dispregiativi della classe politica. Una parte non trascurabile, in preda alla sfiducia, manifesta il proprio sentimento disertando le urne ed esprimendo, con tale atto, una totale insoddisfazione per la politica e i disonorevoli politici che la praticano. Una vera casistica di motivazioni ed espressioni di voto, frutto di errori, interessi, retaggi tradizionalisti e fideisti... Eppure, a fronte di ciò, gli eletti, non solo pretendono - senza fare alcun esame di coscienza in merito - il diritto di governare sulla base della volontà popolare, sventolando la plebiscitaria maggioranza degli italiani in loro favore, per esercitare il potere, ma non di rado, trincerandosi sotto l'alibi della nostra democrazia parlamentare, cambiano partito, lasciando in soffitta l'impegno preso con gli elettori e la loro coerenza al programma per il quale sono stati eletti! E quasi tutti, approfittando di leggi elettorali compiacenti, (l'ultima e vigente non per nulla è definita “porcellum”), diventano casta, sempre potente e protetta, con privilegi che stiamo scoprendo nella loro totalità, e governano da satrapi. Sempre, naturalmente, in nome del popolo sovrano! Antonio Pillucci

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ECONOMIA… AFFARI… FINANZAECONOMIA… AFFARI… FINANZAECONOMIA… AFFARI… FINANZAECONOMIA… AFFARI… FINANZA

L‘IMPOSTA MUNICIPALE UNICA (IMU) Dal 1° gennaio 2012 i beni immobili presenti in Italia, ivi comprese l'abitazione principale e le relative pertinenze, posseduti da privati, imprenditori o società, sono soggetti all'imposta municipale unica (IMU) di cui agli articoli 8 e 9 del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23 (articolo 13 della legge 22 dicembre 2011, n. 214) L'imposta municipale unica sostituisce di fatto l’ICI e le imposte sul reddito relativamente ai soli redditi fondiari dei beni non locati, mentre quelli locati sono imponibili IMU ma concorrono altresì alla formazione del reddito complessivo del soggetto passivo. 1.L’abitazione principale Per abitazione principale si intende l'immobile, iscritto o iscrivibile nel catasto edilizio urbano come unica unità immobiliare, nel quale il possessore dimora abitualmente e risiede anagraficamente. Per pertinenze dell'abitazione principale si intendono esclusivamente quelle classificate nelle categorie catastali C/2 (magazzini e locali di deposito), C/6 (stalle, scuderie, rimesse ed autorimesse) e C/7 (tettoie chiuse o aperte, box e posti auto), nella misura massima di una unità pertinenziale per ciascuna delle categorie catastali indicate, anche se iscritte in catasto unitamente all'unità ad uso abitativo. Per l'IMU la nozione di abitazione principale è più ristretta rispetto a quella che valeva ai fini dell'esenzione ICI. È indispensabile, infatti, che nell'immobile il contribuente dimori abitualmente e abbia nel contempo la residenza anagrafica. Deve inoltre trattarsi di un'unica unità immobiliare iscritta in catasto o iscrivibile come tale. In linea di principio, dunque, in presenza di due unità autonomamente accatastate l'abitazione principale può essere solo una delle due. Le pertinenze tassate come la prima casa, inoltre, possono essere al massimo una per ogni categoria catastale C/2, C/6 e C/7, senza alcun potere comunale sul punto. Sono inoltre molto limitati i casi delle unità “assimilate” all'abitazione principale. Scompare innanzitutto la fattispecie della casa concessa in uso gratuito a parenti. L'unica ipotesi di assimilazione regolamentare resta quella riferita all'immobile non locato, posseduto da anziani o disabili residenti in istituti di ricovero. In questa eventualità, l'assimilazione vale sia ai fini dell'aliquota che della detrazione. Ci sono poi pochi casi di assimilazione per legge. Gli immobili degli IACP (case popolari), regolarmente assegnati, e quelli delle cooperative a proprietà indivisa, adibiti ad abitazione principale dei soci, sono equiparati ai soli fini della detrazione. L'ex casa coniugale assegnata al coniuge separato o divorziato è assimilata invece pienamente all'abitazione principale, se il coniuge titolare e non assegnatario non possiede altre case nello stesso comune. L'altra grande novità dell'IMU riguarda la tassazione dei fabbricati rurali, da sempre esenti dai tributi comunali. 2. LE aliquote IMU L'aliquota di base dell'IMU è pari allo 0,76 per cento. I comuni, con deliberazione del consiglio comunale, possono modificare, in aumento o in diminuzione, l'aliquota di base sino a 0,3 punti percentuali. L'aliquota è ridotta allo 0,4 per cento per l'abitazione principale e per le relative pertinenze. I comuni possono modificare, in aumento o in diminuzione, la suddetta aliquota sino a 0,2 punti percentuali.

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L'aliquota è ridotta allo 0,2 per cento per i fabbricati rurali ad uso strumentale alle attività agricole. I comuni possono ridurre la predetta aliquota fino allo 0,1 per cento. L’IMU rientra tra le imposte che, in conseguenza del federalismo fiscale, possono essere determinate autonomamente da ciascun Comune, il quale può fissare l’aliquota aumentando o diminuendo quella ordinaria secondo uno schema ber preciso. Le aliquote IMU possono essere fissate da ciascun Comune aumentando o diminuendo l'aliquota ordinaria, secondo il seguente schema.

Aliquote Imu Aliquota

ordinaria Variabilità Minimo- massimo

Prima casa 0,4% ±0 ,2% 0,2% - 0,6% Altre proprietà 0,76% ± 03% 0,46% - 1,06%

Per determinare le aliquote IMU sulla prima casa, i Comuni possono aumentare o diminuire l’aliquota ordinaria dello 0,4% del ±0,2%: l’IMU sulla prima casa può dunque prevedere un’aliquota che varia tra 0,2% e 0,6%. Per le altre proprietà la variabilità è stata fissata al ±0,3%, il che significa che partendo da una aliquota ordinaria dello 0,76%, l’aliquota IMU potrà essere tra 0,46% e 1,06%. I comuni possono ridurre l'aliquota di base fino allo 0,4 per cento nel caso di immobili non produttivi di reddito fondiario, ovvero nel caso di immobili posseduti dai soggetti passivi dell'imposta sul reddito delle società, ovvero nel caso di immobili locati. Dall'imposta dovuta per l'unità immobiliare adibita ad abitazione principale del soggetto passivo e per le relative pertinenze, si detraggono, fino a concorrenza del suo ammontare, euro 200 rapportati al periodo dell'anno durante il quale si protrae tale destinazione; se l'unità immobiliare è adibita ad abitazione principale da più soggetti passivi, la detrazione spetta a ciascuno di essi proporzionalmente alla quota per la quale la destinazione medesima si verifica. Per gli anni 2012 e 2013 la predetta detrazione è maggiorata di 50 euro per ciascun figlio di età non superiore a ventisei anni, purché dimorante abitualmente e residente anagraficamente nell'unità immobiliare adibita ad abitazione principale. L'importo complessivo della maggiorazione, al netto della detrazione di base, non può superare l'importo massimo di euro 400. I Comuni possono disporre l'elevazione dell'importo della detrazione, fino a concorrenza dell'imposta dovuta, nel rispetto dell'equilibrio di bilancio. In tal caso il comune che ha adottato detta deliberazione non può stabilire un'aliquota superiore a quella ordinaria per le unità immobiliari tenute a disposizione. Le unità abitative rurali, se abitazioni principali, saranno soggette al quattro per mille come aliquota base. Per chi ha case in affitto, è previsto un dimezzamento dell'aliquota ordinaria, ma solo a partire dal 2015. Ciascun Comune può comunque deliberare una riduzione fino allo 0,4 per cento. 3. La base imponibile dell’IMU Per tutti gli immobili cambierà anche la base imponibile che subirà un aumento fino al 60% della rendita catastale. Per i fabbricati iscritti in catasto, la base imponibile dell'imposta municipale propria è costituita dal valore ottenuto applicando all'ammontare della rendita risultante in catasto, vigente al 1° gennaio dell'anno di imposizione, rivalutata del 5 per cento, i seguenti moltiplicatori:

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a. 160 per i fabbricati classificati nel gruppo catastale A (abitazioni) e nelle categorie catastali C/2, C/6 e C/7, con esclusione della categoria catastale A/10 (uffici e studi privati); b. 140 per i fabbricati classificati nel gruppo catastale B (collegi e convitti, educandati, ricoveri, orfanotrofi, ospizi, conventi, seminari e caserme; case di cura e ospedali; prigioni e riformatori; uffici pubblici; scuole, laboratori scientifici; biblioteche, pinacoteche, musei, gallerie, accademie che non hanno sede in edifici della categoria A/9; cappelle e oratori non destinati all'esercizio pubblico dei culti; magazzini sotterranei per depositi di derrate) e nelle categorie catastali C/3 (laboratori per arti e mestieri), C4 (fabbricati e locali per esercizi sportivi) e C5 (stabilimenti balneari e di acque curative); b-bis. 80 per i fabbricati classificati nella categoria catastale D/5 (istituti di credito, cambio ed assicurazione); c. 80 per i fabbricati classificati nella categoria catastale A/10 (uffici e studi privati); d. 60 per i fabbricati classificati nel gruppo catastale D (opifici, alberghi e pensioni; teatri cinematografi, sale per concerti e spettacoli, e simili; case di cura ed ospedali; fabbricati e locali per esercizi sportivi; fabbricati costruiti o adattati per le speciali esigenze di una attività industriale e non suscettibili di destinazione diversa; fabbricati costruiti o adattati per le speciali esigenze di una attività commerciale e non suscettibili di destinazione diversa; edifici galleggianti o assicurati a punti fissi del suolo, ponti privati soggetti a pedaggio; residence; scuole e laboratori scientifici privati; posti barca in posti turistici, stabilimenti balneari) ad eccezione dei fabbricati classificati nella categoria catastale D/5 (istituti di credito, cambio ed assicurazione); tale moltiplicatore è elevato a 65 a decorrere dal 1° gennaio 2013; e. 55 per i fabbricati classificati nella categoria catastale C/1 (negozi e botteghe). Per i terreni agricoli, il valore è costituito da quello ottenuto applicando all'ammontare del reddito dominicale risultante in catasto, vigente al 1° gennaio dell'anno di imposizione, rivalutato del 25 per cento, un moltiplicatore pari a 130. Per i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola il moltiplicatore è pari a 110. Per gli immobili non censiti in catasto, l'imposta municipale unica è corrisposta, a titolo di acconto e salvo conguaglio, sulla base della rendita delle unità similari già iscritte in catasto. Il conguaglio dell'imposta è determinato dai comuni a seguito dell'attribuzione della rendita catastale. Dunque, ecco la formula IMU: IMU = Base Imponibile (rivalutata del 5%) * Coefficiente di Rivalutazione * Aliquota 4. Quota dell’IMU riservata allo STATO E' riservata allo Stato la quota di imposta pari alla metà dell'importo calcolato applicando alla base imponibile di tutti gli immobili, ad eccezione dell'abitazione principale e delle relative pertinenze, nonché dei fabbricati rurali ad uso strumentale, l'aliquota di base dello 0,76 per cento. La quota di imposta risultante è versata allo Stato contestualmente all'imposta municipale unica .Le detrazioni previste dall’articolo 13 della legge 214/2011, nonché le detrazioni e le riduzioni di aliquota deliberate dai comuni non si applicano alla quota di imposta riservata allo Stato. Pertanto, se il gettito teorico derivante dall'applicazione delle aliquote nazionali è 100, all'Erario spetterà sempre 50, anche se il Comune dovesse deliberare, e applicare, aliquote ridotte che portano il gettito effettivo a 80. In pratica, gli eventuali sconti sull'IMU peseranno interamente sulle casse comunali, e questo rischia di pregiudicare l'adozione di aliquote ridotte fino allo 0,4%, espressamente previste per gli immobili d'impresa e per i fabbricati locati.

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5. Accertamento e riscossione dell’IMU Per l'accertamento, la riscossione, i rimborsi, le sanzioni, gli interessi ed il contenzioso si applicano gli articoli 10, comma 6, 11, commi 3, 4 e 5, 12, 14 e 15 del decreto legislativo n. 504 del 1992 e l'articolo 1, commi da 161 a 170, della legge n. 296 del 2006. Le attività di accertamento e riscossione dell'imposta erariale sono svolte dal comune al quale spettano le maggiori somme derivanti dallo svolgimento delle predette attività a titolo di imposta, interessi e sanzioni. 6. Versamento dell’IMU La prima scadenza dell'IMU è stata fissata per il 16 giugno 2012. Sarà anche possibile dividere l'importo in due rate: la seconda metà della somma andrà saldata, in questo caso, entro il 16 dicembre 2012, ma si potrà, naturalmente, pagare tutto in una volta entro la prima rata. La prima e la seconda rata sono basate sulle aliquote nazionali che prevedono un onere fisso (rendita catastale rivalutata) per il moltiplicatore nazionale (4 per mille sulla prima casa e 7,6 per mille sulle seconde case). Per la seconda rata invece bisogna fare riferimento alle aliquote comunali. Il pagamento dell’IMU sulla casa di abitazione può essere effettuato in tre rate: la prima entro il 16 giugno, la seconda entro il 16 settembre e la terza entro il 16 dicembre. Con la prima e la seconda rata saranno pagati i due terzi dell’imposta; con la terza rata sarà effettuato il pagamento del saldo. Come per l’ICI, l'IMU è dovuta in proporzione al periodo di possesso nel corso dell'anno, per cui andranno rapportati i mesi effettivi di possesso. Nel caso in cui il possesso si prolungasse per oltre 15 giorni in un mese, sarà necessario considerare l'intero mese. Il versamento delle rate per l’IMU 2012 si effettua tramite modello F24 indicando il codice tributo ufficializzato dall’AGENZIA DELLE ENTRATE - Direzione Centrale Servizi ai Contribuenti -Settore Gestione Tributi - Uff. Gestione Dichiarazioni. Le modalità di pagamento sono state stabilite con risoluzione n. 35/E del 12 aprile 2012 del Direttore Centrale dell'Agenzia delle Entrate, dott. Paolo Savini. L'incognita principale dell'IMU è rappresentata dalle decisioni comunali in tema di aliquote. Peserà non poco la circostanza che la metà del gettito relativo agli immobili diversi dalle abitazioni principali e dai fabbricati rurali strumentali, calcolato all'aliquota base, spetti allo Stato. Il nuovo pacchetto prevede una proroga dei termini per i Comuni, che saranno in ritardo, per l’approvazione dei propri bilanci al 30 giugno (oggi è il limite è fissato al 31 marzo). 7. Esempio di calcolo dell’IMU Casa di categoria catastale A/2, di circa 90 metri quadrati, con rendita catastale non rivalutata di euro 955,65, adibita ad abitazione principale. Rendita catastale rivalutata del 5% = 100.343,25 ( 955,65 x 105) Rendita catastale rivalutata del 60% = 160.549,20 (100.343,25 x 160) Valore catastale: 160.549,20 IMU: 0,4% di 160.549,20 = 642, 20 Detrazione prima casa: 642,20 - 200 = 442,20 (imposta dovuta) Case all’estero L’altra novità della manovra finanziaria è l’arrivo dell’IMU per le case possedute all’estero dai residenti italiani di importo pari allo 0,76% del valore dell’immobile (quello riportato nell’atto di acquisto). Nel caso di possedimento multipli, la tassa da versare viene calcolata in maniera proporzionale alla quota di possesso del bene. Qualora l’immobile sia già sottoposto a tassazione nello Stato nel quale è collocato, al proprietario viene riconosciuto un credito d’imposta di pari importo.

Alfonso Corvino

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SINDACATO… SINDACALE…SINDACATO… SINDACALE…SINDACATO… SINDACALE…SINDACATO… SINDACALE… SINDACATOSINDACATOSINDACATOSINDACATO

L’INTERVISTA

Tre domande all’Ing. Paolo Cannavò Presidente dell’Unione CIDA del Lazio.

D. Il sindacato CIDA-INPS le ha trasmesso la pubblicazione del suo gruppo culturale

“Erato” per una sua opportuna valutazione. Ritiene apprezzabile l’iniziativa e

interessante anche per altre strutture della CIDA?

R. Oggi la Comunicazione è determinante per orientare i propri comportamenti e per assumere le proprie posizioni. Da questo punto di vista ritengo che la pubblicazione del Gruppo culturale ERATO - che esprime un impegno forte e autentico - favorisce la coesione nel proprio ambiente di riferimento. E’ una iniziativa che è già utile per tutte le strutture CIDA: oggi , infatti, si ragiona in termini di “reti” e questa pubblicazione è un nodo della rete relazionale CIDA nel Lazio. D. Quale ruolo ritiene possa svolgere l’unione regionale CIDA-Lazio nella sua

trasversalità intercategoriale per integrare sempre più tra loro i dirigenti della CIDA

rendendoli protagonisti di specifici rapporti con la Regione e con gli enti locali?

R. I rapporti tra organizzazioni e Istituzioni, la situazione economica, l’evoluzione dei significati del Lavoro ed infine la collocazione variabile delle aziende nel contesto produttivo, hanno fatto emergere “autonomamente” che il dialogo tra una componente dirigenziale e la sua omologa parte datoriale non porta a conclusioni esaustive di reciproca soddisfazione. Questo risultato si può realizzare più facilmente attraverso un dialogo che coinvolga quella particolare componente con altre componenti della Dirigenza tra loro complementari. Prendiamo il caso dei Distretti e delle Reti di aziende: lo sviluppo degli investimenti e l’ampliamento dell’occupazione coinvolgono oltre alla Dirigenza industriale anche quelle del Credito, della Finanza, degli Organismi Pubblici. In questo momento - inoltre - siamo davanti alla nuova Costituente manageriale, che amplia l’orizzonte di tutte le componenti dirigenziali che vi partecipano. CIDA Lazio, con alcune iniziative, in questo momento crede ed è impegnata nella costruzione di sistemi di relazione tra componenti dirigenziali, professionali, culturali e universitarie, per poter esprimere in ogni contesto una rappresentanza verso le Istituzioni adeguata a esigenze variabili.

D. La CIDA-INPS ha da tempo dedicato una particolare attenzione ai problemi e

agli interessi dei dirigenti in pensione. Ritiene fattibile uno scambio di esperienze e di

fruizioni della varie iniziative anche con i colleghi della dirigenza dei settori privati?

R. I contatti che ho con Colleghi sia in servizio che in pensione mi portano a pensare che stiamo attraversando un periodo nel quale l’apprezzamento sociale ed emotivo verso l’“andare” e lo “stare” in pensione è cambiato negli ultimi anni e che continuerà a cambiare. Da questo punto di vista lo scambio di esperienze e la condivisione di iniziative verso i Dirigenti pensionati può aiutare a affrontare meglio la realtà mutevole intorno a noi tutti. Se poi si volesse seguire anche un percorso “di sistema”, potrebbe essere utile - in qualche caso - progettare iniziative in comune tra diverse componenti dirigenziali. Ad esempio la Rete di Volontariato CIDA/Lazio, che riunisce organizzazioni di volontariato espresse dalle componenti CIDA, si muove in questa direzione.

a cura di Aurelio Guerra Segretario Generale ANDIP CIDA

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L’INTERVISTA Tre domande al dr. Salvatore Di Fusco, confermato alla guida del Coordinamento Nazionale CISL-INPS. D. Quale è stato il peso specifico del Sindacato CISL-INPS nelle elezioni per il rinnovo

delle R.S.U. del marzo u.s.?

R. Notevole. La CISL ha riportato circa 6.400 voti, ribadendo la preminenza rispetto agli altri Sindacati. E ciò sebbene gli intervenuti pensionamenti che, dalle ultime elezioni RSU del 2007 a oggi, hanno riguardato oltre 2300 iscritti alla CISL ed altresì nonostante la grande mobilizzazione, ai vari livelli, della Cisl, per difendere i pubblici dipendenti, nel difficile contesto economico del Paese, che escludeva, di fatto, ogni ipotesi di imporre nuove tasse per finanziare i contratti del pubblico impiego, con il conseguente blocco degli stessi, sterilizzando puntualmente le iniziative del ministro Brunetta e, di recente, il miglioramento delle pensioni di anzianità e la soluzione della dolorosa questione degli “esodati”. Siamo fieri del fatto che, con la nostra tenacia, siamo riusciti comunque a ridare un futuro alla contrattazione pubblica attraverso la lotta agli sprechi e le riorganizzazioni codificate nelle previsioni dell’art. 16 del D.L. 98/2011, da noi voluto, che rivitalizza la contrattazione integrativa con nuove risorse. D. Quali impegni attendono il Sindacato CISL-INPS all'interno dell'Istituto?

R. I problemi sul tappeto sono molti. Mi limito ad elencarli, con il proposito di portarli a soluzione, in tempi brevi, con la collaborazione di tutti: a) passaggi tra Aree lavorative; b) passaggi interni alle Aree lavorative; c) mobilità interna (per il riavvicinamento al luogo d'origine); d) pubblicità delle funzioni svolte da ciascun dipendente all'interno della sua Area lavorativa; e) rilancio delle professioni; f) commissione ispettori di vigilanza; D. Un accenno sull'attuale situazione sindacale all'interno dell'Istituto, dopo il decreto

“Salva Italia” ed all'esterno, dopo la riforma delle pensioni d'anzianità e del mercato

del lavoro.

R. All'interno dell’Istituto, la situazione è in evoluzione ed in fase di assetto, dopo l'assorbimento dell'INPDAP, dell'IPOST, dell'ENPALS, ecc... Il Sindacato CISL-INPS è stato sempre aperto agli “innesti”. Ricordo quello passato dell'INAM e quello più recente dello SCAU. Sarà così anche questa volta. I nuovi colleghi si troveranno come a casa propria. Sul piano esterno il Movimento Sindacale è stato messo a dura prova con la riforma delle pensioni di vecchiaia, che ha creato malcontento tra i lavoratori, soprattutto per il c.d. “scalone”, ma ha dato prova di grande maturità e responsabilità. Il decreto iniziale del Governo è stato modificato e migliorato per effetto dei suggerimenti del Sindacato. La lettura delle richieste del Sindacato sull'argomento ne danno la conferma. Lo stesso discorso vale per il mercato del lavoro. Il disegno di legge del Governo, ha accolto le proposte del Sindacato prevedendo una maggiore flessibilità in “entrata” e inserendo la “manifesta insussistenza” pronunciata dal Giudice del lavoro, ed ha reso possibile il reintegro, invece dell’indennizzo, che ove applicato è più favorevole al lavoratore. Una riconfigurazione molto simile al modello tedesco, che in Germania funziona da anni tutelando il lavoratore da ogni possibile abuso da parte datoriale.

a cura di Carmelo Pelle Consigliere Nazionale Sindacato CIDA-INPS

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IL NOSTRO ORGANIGRAMMAIL NOSTRO ORGANIGRAMMAIL NOSTRO ORGANIGRAMMAIL NOSTRO ORGANIGRAMMA COMITATO ESECUTIVO Coordinatore: Carmelo PELLE Vice: Rocco FERRI Giuseppe SPINELLI Amministrazione: Rosario PROCOPIO Organizzazione: Silvana COSTA Relazioni Pubbliche: Scipione GIOFFRE’ Segretario: Alberto CECI

COMITATO DI REDAZIONE

Coordinatore: Carmelo PELLE Redattore Capo: Silvana COSTA Redattori: Antonio PILLUCCI Mario ANTONINI Giuliana COSTANTINI

RESPONSABILI DI SETTORE:

Fabio CALIFANO motorizzazione Antonio DE CARLO rapporti ADPRAI Antonio DE CHIARO cinema e musica classica Adriano LONGHI poesia in vernacolo Ezio NURZIA turismo Claudia PELLE spiritualità Giulio SORDINI teatro in romanesco e pittura David TAGLIERI esteri Rosario ZIINO escursioni e caccia Roberto MORETTI sport

RAPPRESENTANTI PERIFERICI:

Attilio AGHEMO (Torino) - Gaetano BARTOLI (Palermo) - Lillo BRUCCOLERI (Genova) - Bruno DE BLASE (Oristano) - Paola DURANTI (Livorno) - Marino FABBRI (Reggio Emilia) -Giuseppe GIGLIOTTI (Cosenza) - Massimo IANNICELLI (Lametia Terme) - Mario LOMONACO (Campobasso) - Armando LO PUMO (Genova) - Mario MIRABELLO (Catanzaro) - Elio PELAGGI (Catanzaro) - Salvatore PINTUS (Genova) - Gesuino SCANO (Sassari) - Mario SCOCCHIERI (Locri) - Nicla SPINELLA (Livorno)) - Enrico VIGNES (Latina) - Vincenzo VITRANO (Trapani) - Pietro ZAPPIA (Reggio Calabria).

L’adesione è libera. L’auspicio è di garantire la presenza di rappresentanti del Gruppo in ogni

provincia d’Italia.

Associati: a) di diritto gli iscritti al Sindacato; b) per libera scelta il personale dell’INPS in servizio o in pensione e le persone appartenenti ad altri ambienti di lavoro su presentazione di un associato.