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    QUESTO E-BOOK:

    TITOLO: Storia di Roma. Vol. 8: La monarchia milita-re. Parte seconda: CesareAUTORE: Mommsen, TheodorTRADUTTORE: Quattrini, Antonio GaribaldoCURATORE: Quattrini, Antonio GaribaldoNOTE:

    CODICE ISBN E-BOOK: 9788828100430

    DIRITTI D'AUTORE: no

    LICENZA: questo testo distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:http://www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze/

    COPERTINA: [elaborazione da] "Morte di Cesare" diVincenzo Camuccini (17711844). - Galleria Nazionaled'Arte Moderna. Roma, Italia https://commons.wiki-media.org/wiki/File:Cesar-sa_mort.jpg. - PubblicoDominio.

    TRATTO DA: 8: La Monarchia militare : parteseconda ; Cesare / Teodoro Mommsen. - [Sul front.:volume ottavo, all'interno del v., sesto libro, se-conda parte] - Roma: Aequa, stampa 1939. - 390 ; 20cm. Fa parte di Storia di Roma / Teodoro Mommsen ;

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  • curata e annotata da Antonio G. Quattrini.

    CODICE ISBN FONTE: n. d.

    1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 14 giugno 2011INDICE DI AFFIDABILITA': 1 0: affidabilit bassa 1: affidabilit standard 2: affidabilit buona 3: affidabilit ottima

    SOGGETTO:HIS002020 STORIA / Antica / Roma

    DIGITALIZZAZIONE:Paolo Alberti, [email protected]

    REVISIONE:Catia Righi, [email protected] Di Mauro (ePub)Ugo Santamaria

    IMPAGINAZIONE:Paolo Alberti, [email protected] F. Traverso (ePub)

    PUBBLICAZIONE:Catia Righi, [email protected] Santamaria

    Informazioni sul "progetto Manuzio"Il "progetto Manuzio" una iniziativa dell'associa-zione culturale Liber Liber. Aperto a chiunque vo-glia collaborare, si pone come scopo la pubblicazio-ne e la diffusione gratuita di opere letterarie informato elettronico. Ulteriori informazioni sono di-sponibili sul sito Internet:http://www.liberliber.it/

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  • Se questo "libro elettronico" stato di tuo gradi-mento, o se condividi le finalit del "progetto Ma-nuzio", invia una donazione a Liber Liber. Il tuosostegno ci aiuter a far crescere ulteriormente lanostra biblioteca. Qui le istruzioni:http://www.liberliber.it/online/aiuta/

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  • Indice generale

    SESTO LIBROLA MONARCHIA MILITARESeconda Parte CESARE...................................................... 10

    NONO CAPITOLOMORTE DI CRASSO ROTTURA TRA GLI AUTOCRATI..11

    1. Crasso nella Siria..................................................................... 112. Spedizione contro i Parti......................................................... 133. Sistema militare dei Romani e dei Parti. ................................. 174. Battaglia presso Carre............................................................. 215. Sorpresa di Sinnaca................................................................. 246. Conseguenze della sconfitta.................................................... 277. Tendenze sopraffattrici di Pompeo.......................................... 318. Pompeo dittatore..................................................................... 339. Uomini di parte e pretendenti.................................................. 3510. I repubblicani........................................................................ 3911. Resistenza passiva di Cesare................................................. 4212. Attacchi predisposti contro Cesare....................................... 4513. Dibattiti sul richiamo di Cesare............................................ 4814. Contromine di Cesare............................................................ 5215. Ultimatum di Cesare............................................................. 5616. Ultimo dibattimento in senato............................................... 6017. Il passaggio del Rubicone..................................................... 63

    DECIMO CAPITOLOBRINDISI - LERIDA - FARSALO - TAPSO.........................66

    1. Potere di Cesare...................................................................... 662. Esercito di Cesare.................................................................... 683. Forze di Cesare........................................................................ 734. Forze della coalizione............................................................. 765. L'esercito di Pompeo............................................................... 786. Cesare prende l'offensiva........................................................ 817. Combattimenti nel Piceno....................................................... 85

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    Indice generale

    SESTO LIBROLA MONARCHIA MILITARESeconda Parte CESARE...................................................... 10

    NONO CAPITOLOMORTE DI CRASSO ROTTURA TRA GLI AUTOCRATI..11

    1. Crasso nella Siria..................................................................... 112. Spedizione contro i Parti......................................................... 133. Sistema militare dei Romani e dei Parti. ................................. 174. Battaglia presso Carre............................................................. 215. Sorpresa di Sinnaca................................................................. 246. Conseguenze della sconfitta.................................................... 277. Tendenze sopraffattrici di Pompeo.......................................... 318. Pompeo dittatore..................................................................... 339. Uomini di parte e pretendenti.................................................. 3510. I repubblicani........................................................................ 3911. Resistenza passiva di Cesare................................................. 4212. Attacchi predisposti contro Cesare....................................... 4513. Dibattiti sul richiamo di Cesare............................................ 4814. Contromine di Cesare............................................................ 5215. Ultimatum di Cesare............................................................. 5616. Ultimo dibattimento in senato............................................... 6017. Il passaggio del Rubicone..................................................... 63

    DECIMO CAPITOLOBRINDISI - LERIDA - FARSALO - TAPSO.........................66

    1. Potere di Cesare...................................................................... 662. Esercito di Cesare.................................................................... 683. Forze di Cesare........................................................................ 734. Forze della coalizione............................................................. 765. L'esercito di Pompeo............................................................... 786. Cesare prende l'offensiva........................................................ 817. Combattimenti nel Piceno....................................................... 85

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  • 8. Pompeo passa in Grecia.......................................................... 889. Timori infondati...................................................................... 9110. La massa dei Cittadini con Cesare........................................ 9311. Resistenza passiva del senato................................................ 9612. I pompeiani in Spagna........................................................... 9813. Difficolt di Cesare............................................................. 10214. Ritirata e disfatta dei pompeiani......................................... 10415. Capitolazione di Massalia................................................... 10916. Spedizioni nelle province frumentarie................................ 11217. Morte di Curione................................................................. 11518. Distruzione dell'armata illirica di Cesare. ........................... 11819. Gli emigrati......................................................................... 12220. Preparativi di guerra............................................................ 12621. Le legioni dei pompeiani..................................................... 12922. Cesare contro Pompeo........................................................ 13223. Cesare tagliato fuori d'Italia................................................ 13524. Antonio raggiunge Cesare................................................... 13825. Cesare battuto...................................................................... 14126. Conseguenze della sconfitta................................................ 14327. Cesare si trasferisce in Tessalia........................................... 14528. Battaglia di Farsalo............................................................. 14929. Fuga di Pompeo.................................................................. 15530. Conseguenze della battaglia di Farsalo............................... 15731. I capi dispersi...................................................................... 16132. Morte di Pompeo................................................................. 16533. Cesare riordina l'Egitto........................................................ 16934. La guerra alessandrina........................................................ 17335. Ordinamento dell'Asia minore............................................ 17936. La coalizione si riorganizza................................................ 18237. Movimenti nella Spagna..................................................... 19038. L'ammutinamento nella Campania...................................... 19239. Cesare si reca in Africa....................................................... 19540. Battaglia presso Tapso......................................................... 19941. La fine dei capi repubblicani............................................... 20242. Vittoria della monarchia...................................................... 206

    UNDECIMO CAPITOLOLA VECCHIA REPUBBLICA E LA NUOVA MONARCHIA

    6

    8. Pompeo passa in Grecia.......................................................... 889. Timori infondati...................................................................... 9110. La massa dei Cittadini con Cesare........................................ 9311. Resistenza passiva del senato................................................ 9612. I pompeiani in Spagna........................................................... 9813. Difficolt di Cesare............................................................. 10214. Ritirata e disfatta dei pompeiani......................................... 10415. Capitolazione di Massalia................................................... 10916. Spedizioni nelle province frumentarie................................ 11217. Morte di Curione................................................................. 11518. Distruzione dell'armata illirica di Cesare. ........................... 11819. Gli emigrati......................................................................... 12220. Preparativi di guerra............................................................ 12621. Le legioni dei pompeiani..................................................... 12922. Cesare contro Pompeo........................................................ 13223. Cesare tagliato fuori d'Italia................................................ 13524. Antonio raggiunge Cesare................................................... 13825. Cesare battuto...................................................................... 14126. Conseguenze della sconfitta................................................ 14327. Cesare si trasferisce in Tessalia........................................... 14528. Battaglia di Farsalo............................................................. 14929. Fuga di Pompeo.................................................................. 15530. Conseguenze della battaglia di Farsalo............................... 15731. I capi dispersi...................................................................... 16132. Morte di Pompeo................................................................. 16533. Cesare riordina l'Egitto........................................................ 16934. La guerra alessandrina........................................................ 17335. Ordinamento dell'Asia minore............................................ 17936. La coalizione si riorganizza................................................ 18237. Movimenti nella Spagna..................................................... 19038. L'ammutinamento nella Campania...................................... 19239. Cesare si reca in Africa....................................................... 19540. Battaglia presso Tapso......................................................... 19941. La fine dei capi repubblicani............................................... 20242. Vittoria della monarchia...................................................... 206

    UNDECIMO CAPITOLOLA VECCHIA REPUBBLICA E LA NUOVA MONARCHIA

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  • ...............................................................................................2091. Carattere di Cesare................................................................ 2092. Cesare come uomo di stato................................................... 2133. Soppressione dei vecchi partiti............................................. 2224. Misure contro pompeiani e repubblicani.............................. 2265. Cesare di fronte ai partiti....................................................... 2306. L'opera di Cesare................................................................... 2337. Forma della nuova monarchia............................................... 2378. Cesare imperatore................................................................. 2419. Ristabilimento del regno....................................................... 24410. La nuova corte..................................................................... 24811. Legislazione........................................................................ 25012. Governo personale di Cesare.............................................. 25413. Governo della capitale........................................................ 25814. Chiesa e giustizia................................................................ 26115. Decadenza dell'esercito....................................................... 26616. Cesare riorganizza l'esercito................................................ 26917. Per evitare uno stato militare.............................................. 27418. Riforme finanziarie............................................................. 27819. La capitale........................................................................... 28720. L'anarchia nella capitale...................................................... 29021. I provvedimenti di Cesare................................................... 29222. Costruzioni nella capitale.................................................... 29723. Italia.................................................................................... 30024. Sproporzioni sociali............................................................ 30425. I poveri................................................................................ 30826. Il lusso della tavola............................................................. 31327. Le donne.............................................................................. 31928. Riforme di Cesare............................................................... 32529. Nuovi ordinamenti.............................................................. 33030. Innalzamento del municipio................................................ 33631. Le province......................................................................... 33832. I capitalisti romani nelle province....................................... 34233. Cesare e le province............................................................ 34534. Princip dello stato elleno-italico........................................ 34935. Posizione dei Giudei........................................................... 35236. Ellenismo e latinizzazione.................................................. 355

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    ...............................................................................................2091. Carattere di Cesare................................................................ 2092. Cesare come uomo di stato................................................... 2133. Soppressione dei vecchi partiti............................................. 2224. Misure contro pompeiani e repubblicani.............................. 2265. Cesare di fronte ai partiti....................................................... 2306. L'opera di Cesare................................................................... 2337. Forma della nuova monarchia............................................... 2378. Cesare imperatore................................................................. 2419. Ristabilimento del regno....................................................... 24410. La nuova corte..................................................................... 24811. Legislazione........................................................................ 25012. Governo personale di Cesare.............................................. 25413. Governo della capitale........................................................ 25814. Chiesa e giustizia................................................................ 26115. Decadenza dell'esercito....................................................... 26616. Cesare riorganizza l'esercito................................................ 26917. Per evitare uno stato militare.............................................. 27418. Riforme finanziarie............................................................. 27819. La capitale........................................................................... 28720. L'anarchia nella capitale...................................................... 29021. I provvedimenti di Cesare................................................... 29222. Costruzioni nella capitale.................................................... 29723. Italia.................................................................................... 30024. Sproporzioni sociali............................................................ 30425. I poveri................................................................................ 30826. Il lusso della tavola............................................................. 31327. Le donne.............................................................................. 31928. Riforme di Cesare............................................................... 32529. Nuovi ordinamenti.............................................................. 33030. Innalzamento del municipio................................................ 33631. Le province......................................................................... 33832. I capitalisti romani nelle province....................................... 34233. Cesare e le province............................................................ 34534. Princip dello stato elleno-italico........................................ 34935. Posizione dei Giudei........................................................... 35236. Ellenismo e latinizzazione.................................................. 355

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  • 37. Italia e province pacificate.................................................. 36238. Organizzazione del nuovo Stato.......................................... 36639. Religione e codici................................................................ 36940. Piano per un codice............................................................. 37441. La moneta di stato............................................................... 37642. Riforma del calendario........................................................ 37943. Cesare e le sue opere........................................................... 381

    DUODECIMO CAPITOLORELIGIONE CULTURA LETTERATURA ED ARTE... .385

    1. Religione dello stato.............................................................. 3852. Le religioni orientali.............................................................. 3873. Educazione della giovent.................................................... 3924. Lingua................................................................................... 3985. Scienza grammaticale........................................................... 4026. Impulso letterario.................................................................. 4057. Classici e moderni................................................................. 4098. Alessandrinismo greco e romano.......................................... 4119. Letteratura teatrale................................................................ 41610. La rappresentazione scenica................................................ 42111. Lucrezio............................................................................... 42312. Poesia ellenica di Roma...................................................... 43013. Catullo................................................................................. 43314. Varrone................................................................................ 43615. Storiografia - Cronache....................................................... 44916. Storia universale.................................................................. 45617. Relazione di Cesare............................................................. 45818. Letteratura varia.................................................................. 46119. Cicerone.............................................................................. 46320. Dialoghi di Cicerone........................................................... 46821. Scienze particolari - Varrone............................................... 47122. Le altre scienze tecniche..................................................... 47423. Le arti.................................................................................. 47724. Conclusione......................................................................... 481

    INDICE ANALITICO-GENERALE................................ 483A............................................................................................484B............................................................................................494

    8

    37. Italia e province pacificate.................................................. 36238. Organizzazione del nuovo Stato.......................................... 36639. Religione e codici................................................................ 36940. Piano per un codice............................................................. 37441. La moneta di stato............................................................... 37642. Riforma del calendario........................................................ 37943. Cesare e le sue opere........................................................... 381

    DUODECIMO CAPITOLORELIGIONE CULTURA LETTERATURA ED ARTE... .385

    1. Religione dello stato.............................................................. 3852. Le religioni orientali.............................................................. 3873. Educazione della giovent.................................................... 3924. Lingua................................................................................... 3985. Scienza grammaticale........................................................... 4026. Impulso letterario.................................................................. 4057. Classici e moderni................................................................. 4098. Alessandrinismo greco e romano.......................................... 4119. Letteratura teatrale................................................................ 41610. La rappresentazione scenica................................................ 42111. Lucrezio............................................................................... 42312. Poesia ellenica di Roma...................................................... 43013. Catullo................................................................................. 43314. Varrone................................................................................ 43615. Storiografia - Cronache....................................................... 44916. Storia universale.................................................................. 45617. Relazione di Cesare............................................................. 45818. Letteratura varia.................................................................. 46119. Cicerone.............................................................................. 46320. Dialoghi di Cicerone........................................................... 46821. Scienze particolari - Varrone............................................... 47122. Le altre scienze tecniche..................................................... 47423. Le arti.................................................................................. 47724. Conclusione......................................................................... 481

    INDICE ANALITICO-GENERALE................................ 483A............................................................................................484B............................................................................................494

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  • C............................................................................................497D............................................................................................509E............................................................................................513F............................................................................................517G............................................................................................521H............................................................................................525I.............................................................................................526J.............................................................................................528K............................................................................................529L............................................................................................530M...........................................................................................535N............................................................................................542O............................................................................................544P............................................................................................546Q............................................................................................554R............................................................................................555S............................................................................................557T............................................................................................564U............................................................................................570V............................................................................................571W...........................................................................................575Z............................................................................................576

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    C............................................................................................497D............................................................................................509E............................................................................................513F............................................................................................517G............................................................................................521H............................................................................................525I.............................................................................................526J.............................................................................................528K............................................................................................529L............................................................................................530M...........................................................................................535N............................................................................................542O............................................................................................544P............................................................................................546Q............................................................................................554R............................................................................................555S............................................................................................557T............................................................................................564U............................................................................................570V............................................................................................571W...........................................................................................575Z............................................................................................576

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  • TEODORO MOMMSEN

    STORIA DI ROMACURATA E ANNOTATA DA ANTONIO G. QUATTRINI

    OTTAVO VOLUME

    TEODORO MOMMSEN

    STORIA DI ROMACURATA E ANNOTATA DA ANTONIO G. QUATTRINI

    OTTAVO VOLUME

  • SESTO LIBROLA MONARCHIA MILITARE

    SECONDA PARTECESARE

    11

    SESTO LIBROLA MONARCHIA MILITARE

    SECONDA PARTECESARE

    11

  • NONO CAPITOLOMORTE DI CRASSO

    ROTTURA TRA GLI AUTOCRATI

    1. Crasso nella Siria.Marco Crasso aveva figurato da pi anni fra i capi delmostro dalle tre teste senza farne effettivamente parte.Egli serviva di contrappeso ai veri autocrati Pompeo eCesare, o, per dir meglio, egli con Cesare figurava nellabilancia contro Pompeo. Questa parte di collega sopran-numerario non era molto onorevole; ma Crasso nonprendeva le cose tanto pel sottile quando si trattava difare il proprio interesse. Egli era commerciante e mer-canteggiava.Quanto gli era stato offerto non era molto; ma non po-tendo ottenere di pi, lo accett, e in grazia delle ric-chezze che andava sempre pi ammassando, cerc di fartacere la sua ambizione e di passare sopra al dispiaceredi trovarsi cos impotente mentre era cos vicino al pote-re. Ma la conferenza di Lucca fece cambiare le condi-zioni anche per lui: per conservare anche in avvenire lapreponderanza di fronte a Pompeo dopo le estese condi-zioni fattegli, Cesare offr all'antico suo alleato Crasso,con la guerra contro i Parti, l'occasione di raggiungerenella Siria la posizione che egli si era fatta con la guerraceltica nelle Gallie.Era difficile giudicare se questa nuova prospettiva ecci-

    12

    NONO CAPITOLOMORTE DI CRASSO

    ROTTURA TRA GLI AUTOCRATI

    1. Crasso nella Siria.Marco Crasso aveva figurato da pi anni fra i capi delmostro dalle tre teste senza farne effettivamente parte.Egli serviva di contrappeso ai veri autocrati Pompeo eCesare, o, per dir meglio, egli con Cesare figurava nellabilancia contro Pompeo. Questa parte di collega sopran-numerario non era molto onorevole; ma Crasso nonprendeva le cose tanto pel sottile quando si trattava difare il proprio interesse. Egli era commerciante e mer-canteggiava.Quanto gli era stato offerto non era molto; ma non po-tendo ottenere di pi, lo accett, e in grazia delle ric-chezze che andava sempre pi ammassando, cerc di fartacere la sua ambizione e di passare sopra al dispiaceredi trovarsi cos impotente mentre era cos vicino al pote-re. Ma la conferenza di Lucca fece cambiare le condi-zioni anche per lui: per conservare anche in avvenire lapreponderanza di fronte a Pompeo dopo le estese condi-zioni fattegli, Cesare offr all'antico suo alleato Crasso,con la guerra contro i Parti, l'occasione di raggiungerenella Siria la posizione che egli si era fatta con la guerraceltica nelle Gallie.Era difficile giudicare se questa nuova prospettiva ecci-

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  • tasse sempre pi la sete dell'oro, divenuta una secondanatura per il vecchio oramai sessantenne e che ad ogninuovo milione diveniva pi tormentosa, o la cocenteambizione che, lungamente repressa con grande stentonel petto del vecchio, ora gagliardamente divampava.Arriv nella Siria appena cominciato l'anno 700 = 54;non aveva aspettato, per partire, nemmeno che fosse fi-nito il tempo del suo consolato.Pieno di frettolosa passione, sembrava che egli volessecomperare ogni minuto per riparare al tempo perduto, ecos aggiungere i tesori dell'oriente a quelli dell'occiden-te e correre dietro al potere e alla gloria di generale collarapidit di Cesare e colla facilit di Pompeo.Egli trov la guerra contro i Parti gi incominciata. Ab-biamo gi narrato dello sleale contegno di Pompeo con-tro i Parti; egli non aveva rispettato, in conformit deltrattato, il confine dell'Eufrate e aveva staccato parec-chie provincie del regno partico in favore dell'Armenia,posta allora sotto la clientela dei Romani. Il re Fraatenon vi si era opposto; ma dopo che questi fu assassinatodai suoi due figli Mitridate e Orode, il nuovo re Mitrida-te dichiar subito la guerra al re dell'Armenia, Artava-sde, figlio di Tigrane, morto poco prima (verso il 698 =56)1. Questa fu al tempo stesso una dichiarazione diguerra a Roma; perci appena fu sedata la sollevazionedei Giudei, il valoroso e coraggioso governatore dellaSiria, Gabinio, condusse le legioni oltre l'Eufrate.1 Tigrane era ancora in vita nel febbraio del 698 = 56 (CIC, Pro. Set. 27, 29);

    invece Artavasde regnava gi prima del 700 = 54 (GIUSTINO, 42, 2, 4; PLUT.,Crass., 49).

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    tasse sempre pi la sete dell'oro, divenuta una secondanatura per il vecchio oramai sessantenne e che ad ogninuovo milione diveniva pi tormentosa, o la cocenteambizione che, lungamente repressa con grande stentonel petto del vecchio, ora gagliardamente divampava.Arriv nella Siria appena cominciato l'anno 700 = 54;non aveva aspettato, per partire, nemmeno che fosse fi-nito il tempo del suo consolato.Pieno di frettolosa passione, sembrava che egli volessecomperare ogni minuto per riparare al tempo perduto, ecos aggiungere i tesori dell'oriente a quelli dell'occiden-te e correre dietro al potere e alla gloria di generale collarapidit di Cesare e colla facilit di Pompeo.Egli trov la guerra contro i Parti gi incominciata. Ab-biamo gi narrato dello sleale contegno di Pompeo con-tro i Parti; egli non aveva rispettato, in conformit deltrattato, il confine dell'Eufrate e aveva staccato parec-chie provincie del regno partico in favore dell'Armenia,posta allora sotto la clientela dei Romani. Il re Fraatenon vi si era opposto; ma dopo che questi fu assassinatodai suoi due figli Mitridate e Orode, il nuovo re Mitrida-te dichiar subito la guerra al re dell'Armenia, Artava-sde, figlio di Tigrane, morto poco prima (verso il 698 =56)1. Questa fu al tempo stesso una dichiarazione diguerra a Roma; perci appena fu sedata la sollevazionedei Giudei, il valoroso e coraggioso governatore dellaSiria, Gabinio, condusse le legioni oltre l'Eufrate.1 Tigrane era ancora in vita nel febbraio del 698 = 56 (CIC, Pro. Set. 27, 29);

    invece Artavasde regnava gi prima del 700 = 54 (GIUSTINO, 42, 2, 4; PLUT.,Crass., 49).

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  • Nel regno dei Parti era intanto avvenuta una rivoluzio-ne; i grandi del regno, con alla testa il giovane, audaceed intelligente granvisir, avevano cacciato dal trono Mi-tridate e vi avevano insediato suo fratello Orode. Mitri-date fece allora causa comune coi Romani e si rec nelcampo di Gabinio. Tutto faceva presagire il miglior suc-cesso all'impresa del governatore romano quandoall'improvviso gli pervenne l'ordine di ricondurre con laforza delle armi in Alessandria il re dello Egitto. Eglidovette obbedire; ma nell'attesa di essere sollecitamentedi ritorno, indusse il detronizzato principe partico, venu-to a chiedergli aiuto, a dare intanto principio alla guerraper proprio conto.Mitridate scese in campo e Seleucia e Babilonia si di-chiararono per lui; ma Seleucia fu presa d'assalto dalgranvisir, essendo egli salito il primo sulle mura, e Mi-tridate, obbligatovi dalla fame, dovette arrendersi in Ba-bilonia e fu giustiziato per ordine del fratello. La suamorte fu per i Romani una perdita sensibile; ma conessa non cess nel regno partico il fermento sparsosi, enon cess nemmeno la guerra armena.

    2. Spedizione contro i Parti.Gabinio, portata a fine la spedizione d'Egitto, intendevadi approfittare dell'occasione tuttora favorevole per ri-prendere l'interrotta guerra contro i Parti, quando arrivin Siria Marco Crasso, il quale insieme al comando as-sunse anche i progetti del suo predecessore. Pieno di va-ghe speranze consider leggermente le difficolt della

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    Nel regno dei Parti era intanto avvenuta una rivoluzio-ne; i grandi del regno, con alla testa il giovane, audaceed intelligente granvisir, avevano cacciato dal trono Mi-tridate e vi avevano insediato suo fratello Orode. Mitri-date fece allora causa comune coi Romani e si rec nelcampo di Gabinio. Tutto faceva presagire il miglior suc-cesso all'impresa del governatore romano quandoall'improvviso gli pervenne l'ordine di ricondurre con laforza delle armi in Alessandria il re dello Egitto. Eglidovette obbedire; ma nell'attesa di essere sollecitamentedi ritorno, indusse il detronizzato principe partico, venu-to a chiedergli aiuto, a dare intanto principio alla guerraper proprio conto.Mitridate scese in campo e Seleucia e Babilonia si di-chiararono per lui; ma Seleucia fu presa d'assalto dalgranvisir, essendo egli salito il primo sulle mura, e Mi-tridate, obbligatovi dalla fame, dovette arrendersi in Ba-bilonia e fu giustiziato per ordine del fratello. La suamorte fu per i Romani una perdita sensibile; ma conessa non cess nel regno partico il fermento sparsosi, enon cess nemmeno la guerra armena.

    2. Spedizione contro i Parti.Gabinio, portata a fine la spedizione d'Egitto, intendevadi approfittare dell'occasione tuttora favorevole per ri-prendere l'interrotta guerra contro i Parti, quando arrivin Siria Marco Crasso, il quale insieme al comando as-sunse anche i progetti del suo predecessore. Pieno di va-ghe speranze consider leggermente le difficolt della

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  • marcia, e pi ancora le forze degli eserciti nemici; eglinon solo parl con sicurezza del soggiogamento dei Par-ti, ma nella sua mente aveva gi conquistato i regni del-la Battriana e delle Indie.Ma il nuovo Alessandro non aveva nessuna premura.Prima di mettere in opera piani tanto grandiosi, egli sep-pe trovar tempo per dar corso ad affari secondari moltoestesi e molto lucrosi. Il tempio di Derceto in JerapoliBambice, quello di Jehova in Gerusalemme ed altri san-tuari della provincia siriaca, per ordine di Crasso furonospogliati dei loro tesori e tutti i sudditi furono invitati asomministrare contingenti o, in sostituzione, a concorre-re con somme in danaro.Le operazioni militari al principio dell'estate si limitaro-no ad una estesa ricognizione della Mesopotamia: sipass l'Eufrate, fu battuto il satrapo partico presso Ich-nae (sul Belik al nord di Bakkah) e furono occupate levicine citt, fra cui l'importante Niceforia (Bakkah), e,lasciati in esse dei presidii, si ritorn nella Siria.Sino allora si era stati in dubbio, se convenisse pi mar-ciare nella Partia prendendo la via pi lunga versol'Armenia, o battendo la via diritta pel deserto della Me-sopotamia. La prima, attraversando paesi montuosi sog-getti ad alleati fedeli, presentava maggior sicurezza; il reArtavasde venne in persona nel quartier generale roma-no per appoggiare questo piano.Ma la ricognizione fatta decise per la marcia attraversola Mesopotamia. Le molte e fiorenti citt greche e semi-greche nelle province sulle sponde dell'Eufrate e del Ti-

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    marcia, e pi ancora le forze degli eserciti nemici; eglinon solo parl con sicurezza del soggiogamento dei Par-ti, ma nella sua mente aveva gi conquistato i regni del-la Battriana e delle Indie.Ma il nuovo Alessandro non aveva nessuna premura.Prima di mettere in opera piani tanto grandiosi, egli sep-pe trovar tempo per dar corso ad affari secondari moltoestesi e molto lucrosi. Il tempio di Derceto in JerapoliBambice, quello di Jehova in Gerusalemme ed altri san-tuari della provincia siriaca, per ordine di Crasso furonospogliati dei loro tesori e tutti i sudditi furono invitati asomministrare contingenti o, in sostituzione, a concorre-re con somme in danaro.Le operazioni militari al principio dell'estate si limitaro-no ad una estesa ricognizione della Mesopotamia: sipass l'Eufrate, fu battuto il satrapo partico presso Ich-nae (sul Belik al nord di Bakkah) e furono occupate levicine citt, fra cui l'importante Niceforia (Bakkah), e,lasciati in esse dei presidii, si ritorn nella Siria.Sino allora si era stati in dubbio, se convenisse pi mar-ciare nella Partia prendendo la via pi lunga versol'Armenia, o battendo la via diritta pel deserto della Me-sopotamia. La prima, attraversando paesi montuosi sog-getti ad alleati fedeli, presentava maggior sicurezza; il reArtavasde venne in persona nel quartier generale roma-no per appoggiare questo piano.Ma la ricognizione fatta decise per la marcia attraversola Mesopotamia. Le molte e fiorenti citt greche e semi-greche nelle province sulle sponde dell'Eufrate e del Ti-

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  • gri, e anzitutto la citt mondiale di Seleucia, erano asso-lutamente avverse alla dominazione partica; come primai cittadini di Carre, cos ora tutti i luoghi greci occupatidai Romani manifestarono con i fatti quanto fosseropronti a scuotere il molesto dominio straniero e ad acco-gliere i Romani come loro liberatori, quasi come lorocompatriotti.Il principe arabo Abgaro, che dominava il deserto intor-no ad Edessa e Carre, e perci la solita via dall'Eufrateal Tigri, era andato al campo dei Romani per assicurarlipersonalmente della sua devozione. I Parti non erano as-solutamente preparati. Cos i Romani passarono l'Eufra-te (presso Biradiik) nel 701 = 53.Due erano qui le vie che conducevano al Tigri: o farmarciare l'esercito a seconda del corso dell'Eufrate sinoall'altezza di Seleucia, dove il Tigri distante dall'Eufra-te solo poche leghe, o prendere, subito dopo passatoquesto fiume, la via pi breve attraverso il gran desertodella Mesopotamia.La prima via conduceva direttamente alla capitale parti-ca, Ctesifonte, posta sulla sinistra del Tigri di fronte aSeleucia che sorgeva sulla riva destra; nel consiglio diguerra romano si sollevarono parecchie voci autorevoliin favore di questo piano; il questore Caio Cassio richia-m specialmente l'attenzione sulle difficolt che presen-tava la marcia attraverso il deserto e sui gravi rapportiche pervenivano dai presid romani posti sulla sinistradell'Eufrate intorno ai preparativi di guerra dei Parti.Ma in contraddizione a questo il principe arabo Abgaro

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    gri, e anzitutto la citt mondiale di Seleucia, erano asso-lutamente avverse alla dominazione partica; come primai cittadini di Carre, cos ora tutti i luoghi greci occupatidai Romani manifestarono con i fatti quanto fosseropronti a scuotere il molesto dominio straniero e ad acco-gliere i Romani come loro liberatori, quasi come lorocompatriotti.Il principe arabo Abgaro, che dominava il deserto intor-no ad Edessa e Carre, e perci la solita via dall'Eufrateal Tigri, era andato al campo dei Romani per assicurarlipersonalmente della sua devozione. I Parti non erano as-solutamente preparati. Cos i Romani passarono l'Eufra-te (presso Biradiik) nel 701 = 53.Due erano qui le vie che conducevano al Tigri: o farmarciare l'esercito a seconda del corso dell'Eufrate sinoall'altezza di Seleucia, dove il Tigri distante dall'Eufra-te solo poche leghe, o prendere, subito dopo passatoquesto fiume, la via pi breve attraverso il gran desertodella Mesopotamia.La prima via conduceva direttamente alla capitale parti-ca, Ctesifonte, posta sulla sinistra del Tigri di fronte aSeleucia che sorgeva sulla riva destra; nel consiglio diguerra romano si sollevarono parecchie voci autorevoliin favore di questo piano; il questore Caio Cassio richia-m specialmente l'attenzione sulle difficolt che presen-tava la marcia attraverso il deserto e sui gravi rapportiche pervenivano dai presid romani posti sulla sinistradell'Eufrate intorno ai preparativi di guerra dei Parti.Ma in contraddizione a questo il principe arabo Abgaro

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  • riferiva che i Parti si disponevano ad abbandonare leloro province occidentali, che essi avevano gi incassatoi loro tesori e si erano posti in cammino per mettersi insalvo presso gli Ircani e presso gli Sciti; che basterebbeuna marcia forzata sulla via pi breve per raggiungerli eper distruggere con molta probabilit almeno la retro-guardia del grande esercito capitanato da Sillace e dalvisir, e che si guadagnerebbe l'immenso bottino.Questi rapporti dei beduini amici decisero la scelta delpercorso; l'esercito romano, composto di sette legioni, di4000 cavalieri e 4030 frombolieri e sagittari, si scostdall'Eufrate e volse i suoi passi per le inospitali pianuredella Mesopotamia settentrionale. In nessun luogo siscorgevano nemici; la fame, la sete e l'immenso desertodi sabbia sembravano posti a guardia delle ported'Oriente.Finalmente, dopo molti giorni di una marcia disastrosa,vicino al primo fiume detto Balisso (Belik), che l'eserci-to doveva passare, si scorsero i primi cavalieri nemici.Abgaro con i suoi arabi fu inviato ad esplorare; le schie-re dei cavalieri si spiegarono oltre il fiume e scomparve-ro inseguite da Abgaro e dai suoi.Si attendeva con impazienza il suo ritorno e con lui esat-te informazioni. Il generale sperava infine di raggiunge-re il nemico che si andava continuamente ritirando; ilgiovane e valoroso suo figlio Publio Crasso, che avevacombattuto colla massima distinzione sotto Cesare nellaGallia, e che da questi, messo alla testa d'una schiera dicavalleria celtica, era stato inviato a prender parte alla

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    riferiva che i Parti si disponevano ad abbandonare leloro province occidentali, che essi avevano gi incassatoi loro tesori e si erano posti in cammino per mettersi insalvo presso gli Ircani e presso gli Sciti; che basterebbeuna marcia forzata sulla via pi breve per raggiungerli eper distruggere con molta probabilit almeno la retro-guardia del grande esercito capitanato da Sillace e dalvisir, e che si guadagnerebbe l'immenso bottino.Questi rapporti dei beduini amici decisero la scelta delpercorso; l'esercito romano, composto di sette legioni, di4000 cavalieri e 4030 frombolieri e sagittari, si scostdall'Eufrate e volse i suoi passi per le inospitali pianuredella Mesopotamia settentrionale. In nessun luogo siscorgevano nemici; la fame, la sete e l'immenso desertodi sabbia sembravano posti a guardia delle ported'Oriente.Finalmente, dopo molti giorni di una marcia disastrosa,vicino al primo fiume detto Balisso (Belik), che l'eserci-to doveva passare, si scorsero i primi cavalieri nemici.Abgaro con i suoi arabi fu inviato ad esplorare; le schie-re dei cavalieri si spiegarono oltre il fiume e scomparve-ro inseguite da Abgaro e dai suoi.Si attendeva con impazienza il suo ritorno e con lui esat-te informazioni. Il generale sperava infine di raggiunge-re il nemico che si andava continuamente ritirando; ilgiovane e valoroso suo figlio Publio Crasso, che avevacombattuto colla massima distinzione sotto Cesare nellaGallia, e che da questi, messo alla testa d'una schiera dicavalleria celtica, era stato inviato a prender parte alla

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  • guerra che si combatteva contro i Parti, ardeva dal desi-derio impetuoso della pugna.Vedendo che non arrivava nessuna notizia, si prese la ri-soluzione di andare avanti abbandonandosi alla buonaventura: fu dato il segnale della partenza, si pass il Ba-lisso, e dopo una breve insufficiente sosta a mezzod,l'esercito continu senza posa la sua marcia a passo ac-celerato. Ad un tratto e tutto all'intorno si ud il suonodei timballi dei Parti; dovunque si volgesse lo sguardo sivedevano sventolare i loro serici vessilli trapunti d'oro,splendere i loro elmi e le loro corazze ai raggi del co-cente sole meridiano, e vicino al visir stava il principeAbgaro co' suoi Beduini.

    3. Sistema militare dei Romani e dei Parti.Il duce romano si accorse troppo tardi della rete in cuis'era lasciato prendere. Con colpo d'occhio sicuro il visiraveva preveduto il pericolo che lo minacciava, e pensatoai mezzi di stornarlo. Egli comprese che la fanteriaorientale non avrebbe potuto reggere contro le legioniromane: se ne era quindi liberato, e inviando questamassa capitanata dal re Orode stesso verso l'Armeniaperch inservibile in una battaglia campale, imped cheil re Artavasde facesse marciare i 10.000 cavalieri digrave armatura promessi per rinforzare l'esercito diCrasso e dei quali questi aveva grande bisogno.Invece il visir mise in pratica una tattica assolutamentediversa dalla romana e che nel suo genere era insupera-bile.

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    guerra che si combatteva contro i Parti, ardeva dal desi-derio impetuoso della pugna.Vedendo che non arrivava nessuna notizia, si prese la ri-soluzione di andare avanti abbandonandosi alla buonaventura: fu dato il segnale della partenza, si pass il Ba-lisso, e dopo una breve insufficiente sosta a mezzod,l'esercito continu senza posa la sua marcia a passo ac-celerato. Ad un tratto e tutto all'intorno si ud il suonodei timballi dei Parti; dovunque si volgesse lo sguardo sivedevano sventolare i loro serici vessilli trapunti d'oro,splendere i loro elmi e le loro corazze ai raggi del co-cente sole meridiano, e vicino al visir stava il principeAbgaro co' suoi Beduini.

    3. Sistema militare dei Romani e dei Parti.Il duce romano si accorse troppo tardi della rete in cuis'era lasciato prendere. Con colpo d'occhio sicuro il visiraveva preveduto il pericolo che lo minacciava, e pensatoai mezzi di stornarlo. Egli comprese che la fanteriaorientale non avrebbe potuto reggere contro le legioniromane: se ne era quindi liberato, e inviando questamassa capitanata dal re Orode stesso verso l'Armeniaperch inservibile in una battaglia campale, imped cheil re Artavasde facesse marciare i 10.000 cavalieri digrave armatura promessi per rinforzare l'esercito diCrasso e dei quali questi aveva grande bisogno.Invece il visir mise in pratica una tattica assolutamentediversa dalla romana e che nel suo genere era insupera-bile.

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  • Il suo esercito si componeva esclusivamente di cavalle-ria pesante armata di lunghe lance, e uomini e cavallierano coperti da corazze metalliche a squame o da colla-ri di cuoio e cerchioni simili; la massa delle truppe con-sisteva in arcieri a cavallo.Di fronte a queste truppe i Romani, uguali tanto per for-za quanto per numero, erano nelle armi assolutamente insvantaggio. Per quanto fosse eccellente la loro fanteriadi linea per combattere a breve distanza, tanto da vicinocol giavellotto pesante, quanto nella mischia colla daga,essa non poteva per costringere un esercito compostodi sola cavalleria ad attaccare battaglia con essa, e quan-do si veniva al combattimento corpo a corpo le legionitrovavano in questi barbari lancieri coperti di ferro av-versari non solo degni di misurarsi con esse ma forse su-periori.L'esercito romano si trovava in svantaggio di fronte aquello dei Parti, strategicamente perch la cavalleriapartica intercettava le comunicazioni, e tatticamenteperch ogni arma di breve portata, se non si deve com-battere petto a petto, deve cedere a quella di lunga por-tata. La formazione in massa su cui si appoggiava l'artedi combattere dei Romani accresceva il pericolo di fron-te ad un simile attacco; tanto pi folta riusciva la colon-na romana, tanto pi terribile era senza dubbio il suourto, ma tanto meno sbagliavano il loro bersaglio learmi di lunga portata.Nelle condizioni normali, quando si tratta di difenderecitt, di vincere difficolt topografiche, questa tattica, ri-

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    Il suo esercito si componeva esclusivamente di cavalle-ria pesante armata di lunghe lance, e uomini e cavallierano coperti da corazze metalliche a squame o da colla-ri di cuoio e cerchioni simili; la massa delle truppe con-sisteva in arcieri a cavallo.Di fronte a queste truppe i Romani, uguali tanto per for-za quanto per numero, erano nelle armi assolutamente insvantaggio. Per quanto fosse eccellente la loro fanteriadi linea per combattere a breve distanza, tanto da vicinocol giavellotto pesante, quanto nella mischia colla daga,essa non poteva per costringere un esercito compostodi sola cavalleria ad attaccare battaglia con essa, e quan-do si veniva al combattimento corpo a corpo le legionitrovavano in questi barbari lancieri coperti di ferro av-versari non solo degni di misurarsi con esse ma forse su-periori.L'esercito romano si trovava in svantaggio di fronte aquello dei Parti, strategicamente perch la cavalleriapartica intercettava le comunicazioni, e tatticamenteperch ogni arma di breve portata, se non si deve com-battere petto a petto, deve cedere a quella di lunga por-tata. La formazione in massa su cui si appoggiava l'artedi combattere dei Romani accresceva il pericolo di fron-te ad un simile attacco; tanto pi folta riusciva la colon-na romana, tanto pi terribile era senza dubbio il suourto, ma tanto meno sbagliavano il loro bersaglio learmi di lunga portata.Nelle condizioni normali, quando si tratta di difenderecitt, di vincere difficolt topografiche, questa tattica, ri-

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  • dotta alla sola cavalleria, non potrebbe mai mettersi effi-cacemente in pratica; ma nel deserto della Mesopota-mia, dove l'esercito, quasi come una nave in alto mare,non si imbatteva per molti giorni n in un ostacolo n inun punto strategico, questo modo di guerreggiare era ir-resistibile, appunto perch le circostanze permettevanodi svilupparlo in tutta la sua ampiezza e quindi in tuttala sua forza.Qui tutto concorreva a far sfigurare i fanti stranieri difronte ai cavalieri indigeni. Mentre il fante romano, so-vraccarico di armi e di effetti, si trascinava a stento sullasabbia e sulle steppe e soccombeva alla fame e pi spes-so alla sete su quella via senza sentieri, indicata da sor-genti lontane e difficili a scoprirsi, il cavaliere particovolava come il vento attraverso questo mare di sabbia,abituato com'era sin dall'infanzia a sedere, per non direa vivere, sul veloce suo destriero o sul suo cammello, eassuefatto da lungo tempo ad alleggerirsi i disagi di que-sta vita e, occorrendo, a sopportarli.Qui non cadeva pioggia che valesse a mitigare l'insoffri-bile calore e ad allentare le corde degli archi e le correg-gie delle frombole degli imberciatori e dei frombolierinemici; qui in molti luoghi non si potevano nemmenoscavare nella profonda sabbia i necessari valli ed elevarei ripari del campo.Difficilmente la fantasia pu immaginare una posizionein cui tutti i vantaggi militari sieno da un lato e tutti glisvantaggi dall'altro. Se ci si domandasse come presso iParti sia sorta questa nuova tattica, la prima che sul pro-

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    dotta alla sola cavalleria, non potrebbe mai mettersi effi-cacemente in pratica; ma nel deserto della Mesopota-mia, dove l'esercito, quasi come una nave in alto mare,non si imbatteva per molti giorni n in un ostacolo n inun punto strategico, questo modo di guerreggiare era ir-resistibile, appunto perch le circostanze permettevanodi svilupparlo in tutta la sua ampiezza e quindi in tuttala sua forza.Qui tutto concorreva a far sfigurare i fanti stranieri difronte ai cavalieri indigeni. Mentre il fante romano, so-vraccarico di armi e di effetti, si trascinava a stento sullasabbia e sulle steppe e soccombeva alla fame e pi spes-so alla sete su quella via senza sentieri, indicata da sor-genti lontane e difficili a scoprirsi, il cavaliere particovolava come il vento attraverso questo mare di sabbia,abituato com'era sin dall'infanzia a sedere, per non direa vivere, sul veloce suo destriero o sul suo cammello, eassuefatto da lungo tempo ad alleggerirsi i disagi di que-sta vita e, occorrendo, a sopportarli.Qui non cadeva pioggia che valesse a mitigare l'insoffri-bile calore e ad allentare le corde degli archi e le correg-gie delle frombole degli imberciatori e dei frombolierinemici; qui in molti luoghi non si potevano nemmenoscavare nella profonda sabbia i necessari valli ed elevarei ripari del campo.Difficilmente la fantasia pu immaginare una posizionein cui tutti i vantaggi militari sieno da un lato e tutti glisvantaggi dall'altro. Se ci si domandasse come presso iParti sia sorta questa nuova tattica, la prima che sul pro-

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  • prio suolo si mostrasse superiore a quella dei Romani,noi non potremmo rispondere se non con supposizioni.I lancieri e gli arcieri a cavallo erano antichissimi inOriente e formavano gi il fiore degli eserciti di Ciro edi Dario; ma queste armi avevano fino allora figuratosolo in seconda linea, servendo essenzialmente di surro-gato alla fanteria orientale che era assolutamente inser-vibile. Anche gli eserciti partici non si scostavano in cimenomamente dagli altri eserciti orientali; se ne conta-vano di quelli che per cinque sesti si componevano difanteria. Invece nella campagna di Crasso la cavalleriacomparve per la prima volta sola in campo, e quest'armaebbe perci un impiego assolutamente nuovo edun'importanza del tutto diversa.L'incontestata superiorit della fanteria romana nella mi-schia sembra avere suggerito, indipendentemente gli unidagli altri, agli avversari di Roma nelle diverse parti delmondo e al tempo stesso e con eguale successo, di com-batterla colla cavalleria e colle armi di lunga portata.Ci che era riuscito completamente a Cassivellauno nel-la Britannia, in parte a Vercingetorige nella Gallia, edera stato gi tentato sino ad un certo punto da MitridateEupatore, fu ora messo in pratica su pi vasta scala econ maggiore perfezione dal visir di Orode.A questi venne specialmente in aiuto la circostanza chenella cavalleria pesante trov il mezzo di formare una li-nea, e nell'arco nazionale, maneggiato con molta mae-stria in Oriente e specialmente nelle province persiane,trov un'arma efficace per ferire a distanza; ma pi an-

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    prio suolo si mostrasse superiore a quella dei Romani,noi non potremmo rispondere se non con supposizioni.I lancieri e gli arcieri a cavallo erano antichissimi inOriente e formavano gi il fiore degli eserciti di Ciro edi Dario; ma queste armi avevano fino allora figuratosolo in seconda linea, servendo essenzialmente di surro-gato alla fanteria orientale che era assolutamente inser-vibile. Anche gli eserciti partici non si scostavano in cimenomamente dagli altri eserciti orientali; se ne conta-vano di quelli che per cinque sesti si componevano difanteria. Invece nella campagna di Crasso la cavalleriacomparve per la prima volta sola in campo, e quest'armaebbe perci un impiego assolutamente nuovo edun'importanza del tutto diversa.L'incontestata superiorit della fanteria romana nella mi-schia sembra avere suggerito, indipendentemente gli unidagli altri, agli avversari di Roma nelle diverse parti delmondo e al tempo stesso e con eguale successo, di com-batterla colla cavalleria e colle armi di lunga portata.Ci che era riuscito completamente a Cassivellauno nel-la Britannia, in parte a Vercingetorige nella Gallia, edera stato gi tentato sino ad un certo punto da MitridateEupatore, fu ora messo in pratica su pi vasta scala econ maggiore perfezione dal visir di Orode.A questi venne specialmente in aiuto la circostanza chenella cavalleria pesante trov il mezzo di formare una li-nea, e nell'arco nazionale, maneggiato con molta mae-stria in Oriente e specialmente nelle province persiane,trov un'arma efficace per ferire a distanza; ma pi an-

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  • cora egli trov nelle condizioni del paese e nel caratteredella popolazione la possibilit di dar forma al suo ge-niale pensiero.In questa occasione, in cui le armi di corta portata deiRomani ed il loro sistema di ammassamento soggiac-quero per la prima volta alle armi di lunga portata ed alsistema di spiegare le truppe in battaglia, cominci quel-la rivoluzione militare, che poi con l'introduzionedell'arma da fuoco, ebbe il suo pieno compimento.

    4. Battaglia presso Carre.In queste condizioni fu combattuta la prima battaglia fraromani e Parti in mezzo al deserto di sabbia, a sei legheverso mezzod da Carre (Harran), dove era una guarni-gione romana, verso settentrione alquanto pi vicino adIchnae. Gli arcieri romani iniziarono la lotta, ma subitopiegarono dinanzi all'immenso numero dei Parti ed allamaggiore elasticit e portata dei loro archi.Le legioni che, nonostante il suggerimento di ufficialiavveduti di condurle contro il nemico quanto pi possi-bile spiegate, erano state ordinate in un quadrato com-posto di dodici coorti su ogni lato, furono subito sopraf-fatte e tempestate dalle terribili freccie, che, lanciate an-che a caso, colpivano le loro vittime, e alle quali i solda-ti romani non potevano assolutamente rispondere in nes-sun modo.La speranza che il nemico avesse scoccata l'ultima frec-cia scomparve guardando la immensa fila di cammellicarichi di queste terribili armi. I Parti si estendevano

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    cora egli trov nelle condizioni del paese e nel caratteredella popolazione la possibilit di dar forma al suo ge-niale pensiero.In questa occasione, in cui le armi di corta portata deiRomani ed il loro sistema di ammassamento soggiac-quero per la prima volta alle armi di lunga portata ed alsistema di spiegare le truppe in battaglia, cominci quel-la rivoluzione militare, che poi con l'introduzionedell'arma da fuoco, ebbe il suo pieno compimento.

    4. Battaglia presso Carre.In queste condizioni fu combattuta la prima battaglia fraromani e Parti in mezzo al deserto di sabbia, a sei legheverso mezzod da Carre (Harran), dove era una guarni-gione romana, verso settentrione alquanto pi vicino adIchnae. Gli arcieri romani iniziarono la lotta, ma subitopiegarono dinanzi all'immenso numero dei Parti ed allamaggiore elasticit e portata dei loro archi.Le legioni che, nonostante il suggerimento di ufficialiavveduti di condurle contro il nemico quanto pi possi-bile spiegate, erano state ordinate in un quadrato com-posto di dodici coorti su ogni lato, furono subito sopraf-fatte e tempestate dalle terribili freccie, che, lanciate an-che a caso, colpivano le loro vittime, e alle quali i solda-ti romani non potevano assolutamente rispondere in nes-sun modo.La speranza che il nemico avesse scoccata l'ultima frec-cia scomparve guardando la immensa fila di cammellicarichi di queste terribili armi. I Parti si estendevano

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  • sempre pi. Per non essere accerchiato, Publio Crasso,alla testa di un corpo di truppe scelte, composte di cava-lieri, di arcieri e di fanteria di linea, si port innanzi perattaccare. Furiosamente inseguito da questo impetuosoufficiale il nemico rinunci infatti al pensiero di accer-chiare i Romani e si ritrasse. Ma quando il corpo ditruppe di Publio perdette interamente di vista il grossodell'esercito romano, la cavalleria nemica armata di tuttopunto fece alto, e come per incantesimo sorsero da tutti ilati le disperse schiere dei Parti per circondare i Romani.Publio, vedendo che i suoi soldati trafitti dai dardi degliarcieri a cavallo cadevano in gran numero senza alcunvantaggio, si avvent da forsennato colla sua cavalleriaceltica senza corazze contro i lancieri nemici coperti diferro; ma quei valorosi che, disprezzando la morte, af-ferravano con le mani le lancie nemiche, o si gettavanoda cavallo per meglio andare addosso ai nemici, feceroinvano tanti miracoli.I resti di questo corpo, fra i quali si trovava lo stesso co-mandante Publio ferito al braccio destro, furono spintisu una piccola altura, dove servivano appunto di como-do bersaglio agli arcieri nemici. Alcuni greci della Me-sopotamia, praticissimi del paese, scongiurarono Publioa scendere con essi ed a tentare di salvarsi; ma egli nonvolle dividere la sua sorte da quella dei valorosi che ilsuo temerario coraggio aveva trascinati a morte, e sifece trafiggere dal suo scudiero. Seguendo il suo esem-pio molti ufficiali superstiti si trafissero di propriamano.

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    sempre pi. Per non essere accerchiato, Publio Crasso,alla testa di un corpo di truppe scelte, composte di cava-lieri, di arcieri e di fanteria di linea, si port innanzi perattaccare. Furiosamente inseguito da questo impetuosoufficiale il nemico rinunci infatti al pensiero di accer-chiare i Romani e si ritrasse. Ma quando il corpo ditruppe di Publio perdette interamente di vista il grossodell'esercito romano, la cavalleria nemica armata di tuttopunto fece alto, e come per incantesimo sorsero da tutti ilati le disperse schiere dei Parti per circondare i Romani.Publio, vedendo che i suoi soldati trafitti dai dardi degliarcieri a cavallo cadevano in gran numero senza alcunvantaggio, si avvent da forsennato colla sua cavalleriaceltica senza corazze contro i lancieri nemici coperti diferro; ma quei valorosi che, disprezzando la morte, af-ferravano con le mani le lancie nemiche, o si gettavanoda cavallo per meglio andare addosso ai nemici, feceroinvano tanti miracoli.I resti di questo corpo, fra i quali si trovava lo stesso co-mandante Publio ferito al braccio destro, furono spintisu una piccola altura, dove servivano appunto di como-do bersaglio agli arcieri nemici. Alcuni greci della Me-sopotamia, praticissimi del paese, scongiurarono Publioa scendere con essi ed a tentare di salvarsi; ma egli nonvolle dividere la sua sorte da quella dei valorosi che ilsuo temerario coraggio aveva trascinati a morte, e sifece trafiggere dal suo scudiero. Seguendo il suo esem-pio molti ufficiali superstiti si trafissero di propriamano.

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  • Di tutta la divisione, forte di circa 6000 uomini, ne furo-no fatti prigionieri pi di 500; nessuno pot salvarsi. In-tanto era cessato l'attacco contro il grosso dell'esercito enessuno ne era scontento. Quando finalmente la man-canza di ogni notizia del corpo di truppe capitanato daPublio Crasso scosse l'esercito dalla fallace sua quiete,quando per averne notizia esso si avvicin al campo dibattaglia, e fu recata al padre sopra una pertica la testadel figlio, allora ricominci la terribile battaglia collastessa violenza di prima e colla stessa disperata unifor-mit.Non era possibile n sbaragliare i lancieri, n colpire gliarcieri; solo la notte fece cessare questa carneficina. Se iParti avessero bivaccato sul campo di battaglia, non unsolo uomo dell'esercito romano si sarebbe forse salvato.Ma non erano abituati a combattere altrimenti che a ca-vallo, e perci, nel timore di una sorpresa, i Parti aveva-no l'abitudine di non mettere il loro campo vicino al ne-mico; allontanandosi gridarono con ischerno ai Romaniche essi facevano dono al supremo duce d'una notte perpiangere il figlio, e scomparvero come portati dal ventoper tornare l'indomani a raccogliere dal suolo la sangui-nante selvaggina.Naturalmente i Romani non attesero il domani. I vicecomandanti Cassio e Ottavio giacch Crasso avevacompletamente perduta la testa fecero nel maggior si-lenzio possibile, e con l'abbandono dei feriti e dei di-spersi circa 4000 porre in cammino tutti coloro cheerano atti a marciare per mettersi al sicuro entro le mura

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    Di tutta la divisione, forte di circa 6000 uomini, ne furo-no fatti prigionieri pi di 500; nessuno pot salvarsi. In-tanto era cessato l'attacco contro il grosso dell'esercito enessuno ne era scontento. Quando finalmente la man-canza di ogni notizia del corpo di truppe capitanato daPublio Crasso scosse l'esercito dalla fallace sua quiete,quando per averne notizia esso si avvicin al campo dibattaglia, e fu recata al padre sopra una pertica la testadel figlio, allora ricominci la terribile battaglia collastessa violenza di prima e colla stessa disperata unifor-mit.Non era possibile n sbaragliare i lancieri, n colpire gliarcieri; solo la notte fece cessare questa carneficina. Se iParti avessero bivaccato sul campo di battaglia, non unsolo uomo dell'esercito romano si sarebbe forse salvato.Ma non erano abituati a combattere altrimenti che a ca-vallo, e perci, nel timore di una sorpresa, i Parti aveva-no l'abitudine di non mettere il loro campo vicino al ne-mico; allontanandosi gridarono con ischerno ai Romaniche essi facevano dono al supremo duce d'una notte perpiangere il figlio, e scomparvero come portati dal ventoper tornare l'indomani a raccogliere dal suolo la sangui-nante selvaggina.Naturalmente i Romani non attesero il domani. I vicecomandanti Cassio e Ottavio giacch Crasso avevacompletamente perduta la testa fecero nel maggior si-lenzio possibile, e con l'abbandono dei feriti e dei di-spersi circa 4000 porre in cammino tutti coloro cheerano atti a marciare per mettersi al sicuro entro le mura

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  • di Carre.Il fatto che il giorno appresso i Parti si occupassero in-nanzitutto di rintracciare e finire i Romani sbaragliati, eche il presidio e gli abitanti di Carre, avuta per tempo daqualche disertore l'informazione della catastrofe avve-nuta, andassero con tutta sollecitudine ad incontrare losconfitto esercito, ne salv i resti impedendone quellache pareva la inevitabile distruzione.Le schiere della cavalleria partica non potevano nemme-no pensare a stringere d'assedio la citt di Carre. Ma iRomani ne ripartirono spontaneamente, sia per mancan-za di viveri, sia per soverchia fretta del supremo duceche i soldati avevano tentato invano di allontanare dalcomando per sostituirvi Cassio.

    5. Sorpresa di Sinnaca.Si diressero verso le montagne dell'Armenia; marciandola notte e riposando il giorno, Ottavio raggiunse con uncorpo di 5000 uomini la fortezza di Sinnaca, distanteuna sola giornata di marcia dai luoghi alti e sicuri, e li-ber persino, con pericolo della propria vita, il coman-dante supremo, che la guida aveva fuorviato e dato inmano al nemico. Allora il visir si avvicin a cavallo alcampo romano per offrire in nome del suo re pace edamicizia ai Romani e proporre un convegno personalefra i due comandanti. L'esercito romano, demoralizzatocom'era, scongiur, anzi costrinse il comandante ad ac-cettare l'offerta.Il visir accolse il consolare ed il suo stato maggiore coi

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    di Carre.Il fatto che il giorno appresso i Parti si occupassero in-nanzitutto di rintracciare e finire i Romani sbaragliati, eche il presidio e gli abitanti di Carre, avuta per tempo daqualche disertore l'informazione della catastrofe avve-nuta, andassero con tutta sollecitudine ad incontrare losconfitto esercito, ne salv i resti impedendone quellache pareva la inevitabile distruzione.Le schiere della cavalleria partica non potevano nemme-no pensare a stringere d'assedio la citt di Carre. Ma iRomani ne ripartirono spontaneamente, sia per mancan-za di viveri, sia per soverchia fretta del supremo duceche i soldati avevano tentato invano di allontanare dalcomando per sostituirvi Cassio.

    5. Sorpresa di Sinnaca.Si diressero verso le montagne dell'Armenia; marciandola notte e riposando il giorno, Ottavio raggiunse con uncorpo di 5000 uomini la fortezza di Sinnaca, distanteuna sola giornata di marcia dai luoghi alti e sicuri, e li-ber persino, con pericolo della propria vita, il coman-dante supremo, che la guida aveva fuorviato e dato inmano al nemico. Allora il visir si avvicin a cavallo alcampo romano per offrire in nome del suo re pace edamicizia ai Romani e proporre un convegno personalefra i due comandanti. L'esercito romano, demoralizzatocom'era, scongiur, anzi costrinse il comandante ad ac-cettare l'offerta.Il visir accolse il consolare ed il suo stato maggiore coi

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  • soliti onori e di nuovo offr di concludere un patto diamicizia; solo, ricordando con giusta amarezza la sorteche avevano avuto i trattati conclusi con Lucullo e conPompeo relativamente ai confini dell'Eufrate, egli chie-deva che fosse messo subito per iscritto. Fu condotto in-nanzi un cavallo magnificamente bardato: era un donoche faceva il re al supremo duce romano: i servi del vi-sir si affollarono intorno a Crasso, zelanti di metterlo insella. Sembr agli ufficiali romani che si avesse l'inten-zione di impossessarsi della persona del generale; Otta-vio, inerme come era, trasse ad uno dei Parti il brandodalla guaina e stese morto lo stalliere. Nel tumulto avve-nuto furono uccisi tutti gli ufficiali romani; anche il vec-chio duce, come aveva fatto il suo avo, non volendo ser-vire vivente al trofeo nemico, cerc e trov la morte.Le truppe rimaste nel campo senza comandante furonoin parte fatte prigioniere, in parte disperse. L'opera inco-minciata colla giornata di Carre fu compiuta con quelladi Sinnaca (9 giugno 701 = 53); queste due date furonoregistrate vicino a quelle dell'Allia, di Canne e di Arau-sio.L'esercito dell'Eufrate non esisteva pi. Solo la schieradi cavalleria di Caio Cassio, che alla partenza da Carreera stata distaccata dall'esercito principale, e alcune altredisseminate qua e l, nonch qualche fuggiasco, riusci-rono a salvarsi dai Parti e dai Beduini e a prendere isola-tamente la via per far ritorno nella Siria. Di oltre 40.000legionari romani che avevano passato l'Eufrate, non netorn che la quarta parte; la met era morta, e circa

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    soliti onori e di nuovo offr di concludere un patto diamicizia; solo, ricordando con giusta amarezza la sorteche avevano avuto i trattati conclusi con Lucullo e conPompeo relativamente ai confini dell'Eufrate, egli chie-deva che fosse messo subito per iscritto. Fu condotto in-nanzi un cavallo magnificamente bardato: era un donoche faceva il re al supremo duce romano: i servi del vi-sir si affollarono intorno a Crasso, zelanti di metterlo insella. Sembr agli ufficiali romani che si avesse l'inten-zione di impossessarsi della persona del generale; Otta-vio, inerme come era, trasse ad uno dei Parti il brandodalla guaina e stese morto lo stalliere. Nel tumulto avve-nuto furono uccisi tutti gli ufficiali romani; anche il vec-chio duce, come aveva fatto il suo avo, non volendo ser-vire vivente al trofeo nemico, cerc e trov la morte.Le truppe rimaste nel campo senza comandante furonoin parte fatte prigioniere, in parte disperse. L'opera inco-minciata colla giornata di Carre fu compiuta con quelladi Sinnaca (9 giugno 701 = 53); queste due date furonoregistrate vicino a quelle dell'Allia, di Canne e di Arau-sio.L'esercito dell'Eufrate non esisteva pi. Solo la schieradi cavalleria di Caio Cassio, che alla partenza da Carreera stata distaccata dall'esercito principale, e alcune altredisseminate qua e l, nonch qualche fuggiasco, riusci-rono a salvarsi dai Parti e dai Beduini e a prendere isola-tamente la via per far ritorno nella Siria. Di oltre 40.000legionari romani che avevano passato l'Eufrate, non netorn che la quarta parte; la met era morta, e circa

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  • 10.000 prigionieri furono, seguendo il costume partico,portati dai vincitori nell'estremo oriente del loro regno,nell'oasi di Merv, come schiavi sottoposti al servizio mi-litare.Per la prima volta dacch le aquile conducevano le le-gioni, erano divenute segnali di vittoria nelle mani dinazioni straniere, quasi contemporaneamente di unaschiatta germanica in occidente e dei Parti in oriente.Dell'impressione prodotta dalla sconfitta dei romani inoriente non abbiamo purtroppo nessuna soddisfacenterelazione, ma deve essere stata profonda e durevole.Il re Orode celebrava appunto gli sponsali di suo figlioPacoro con la sorella del nuovo suo alleato Artavasde,re di Armenia, quando arriv la notizia della vittoria ri-portata dal suo visir, e secondo l'uso orientale gli fu an-che portato il capo reciso di Crasso.La mensa era gi sparecchiata; una truppa nomade disaltimbanchi dell'Asia minore, che in quel tempo nonmancavano, e che diffondevano la poesia e l'arte sacradei greci sino nel pi lontano oriente, rappresentava ap-punto davanti la regia corte le Baccanti d'Euripide.L'attore che faceva la parte di Agave, la quale, nel suoentusiasmo dionisiaco, aveva lacerato il proprio figlio edi ritorno dal Citerone ne portava la testa sul tirso, lascambi ora con quella sanguinante di Crasso e con im-menso giubilo del pubblico composto di barbari semi el-lenizzati, ricominci la nota canzone:

    Ora dal monte, or noialla reggia rechiam questa novella

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    10.000 prigionieri furono, seguendo il costume partico,portati dai vincitori nell'estremo oriente del loro regno,nell'oasi di Merv, come schiavi sottoposti al servizio mi-litare.Per la prima volta dacch le aquile conducevano le le-gioni, erano divenute segnali di vittoria nelle mani dinazioni straniere, quasi contemporaneamente di unaschiatta germanica in occidente e dei Parti in oriente.Dell'impressione prodotta dalla sconfitta dei romani inoriente non abbiamo purtroppo nessuna soddisfacenterelazione, ma deve essere stata profonda e durevole.Il re Orode celebrava appunto gli sponsali di suo figlioPacoro con la sorella del nuovo suo alleato Artavasde,re di Armenia, quando arriv la notizia della vittoria ri-portata dal suo visir, e secondo l'uso orientale gli fu an-che portato il capo reciso di Crasso.La mensa era gi sparecchiata; una truppa nomade disaltimbanchi dell'Asia minore, che in quel tempo nonmancavano, e che diffondevano la poesia e l'arte sacradei greci sino nel pi lontano oriente, rappresentava ap-punto davanti la regia corte le Baccanti d'Euripide.L'attore che faceva la parte di Agave, la quale, nel suoentusiasmo dionisiaco, aveva lacerato il proprio figlio edi ritorno dal Citerone ne portava la testa sul tirso, lascambi ora con quella sanguinante di Crasso e con im-menso giubilo del pubblico composto di barbari semi el-lenizzati, ricominci la nota canzone:

    Ora dal monte, or noialla reggia rechiam questa novella

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  • Orrevol preda e bella.Dal tempo degli Achemenidi in poi era questa la primaseria vittoria che gli Orientali riportassero sull'occiden-te; e v'era anche un profondo significato nel fatto, cheper celebrare questa vittoria, la pi bella produzione delmondo occidentale, la tragedia greca, facesse in questaraccapricciante caricatura, col mezzo dei decaduti suoiinterpreti, la parodia a se stessa.Il patriottismo romano ed il genio dell'Ellade comincia-vano contemporaneamente ad accomodarsi ai ceppi delsultanesimo.

    6. Conseguenze della sconfitta.La catastrofe, terribile per se stessa, sembrava dovesseesserlo anche nelle sue conseguenze e scuotere nelle suefondamenta il dominio romano in Oriente. Era ancora ilminore dei mali che i Parti ora fossero assoluti padronioltre l'Eufrate, e che l'Armenia, dopo essere gi primadella catastrofe staccata dalla lega romana, ora cadesseinteramente sotto la clientela dei Parti, e che ai fedelicittadini di Carre si facesse duramente scontare la lorodevozione verso gli occidentali, per mezzo del loro nuo-vo signore imposto dai Parti nella persona di un tale An-dromaco, che fu una delle guide che trassero i Romanialla rovina.Ora i Parti si disponevano con tutta seriet a passarel'Eufrate per cacciare dalla Siria i Romani d'accordo co-gli Armeni e cogli Arabi. I Giudei e parecchie altre po-polazioni occidentali attendevano la liberazione dal do-

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    Orrevol preda e bella.Dal tempo degli Achemenidi in poi era questa la primaseria vittoria che gli Orientali riportassero sull'occiden-te; e v'era anche un profondo significato nel fatto, cheper celebrare questa vittoria, la pi bella produzione delmondo occidentale, la tragedia greca, facesse in questaraccapricciante caricatura, col mezzo dei decaduti suoiinterpreti, la parodia a se stessa.Il patriottismo romano ed il genio dell'Ellade comincia-vano contemporaneamente ad accomodarsi ai ceppi delsultanesimo.

    6. Conseguenze della sconfitta.La catastrofe, terribile per se stessa, sembrava dovesseesserlo anche nelle sue conseguenze e scuotere nelle suefondamenta il dominio romano in Oriente. Era ancora ilminore dei mali che i Parti ora fossero assoluti padronioltre l'Eufrate, e che l'Armenia, dopo essere gi primadella catastrofe staccata dalla lega romana, ora cadesseinteramente sotto la clientela dei Parti, e che ai fedelicittadini di Carre si facesse duramente scontare la lorodevozione verso gli occidentali, per mezzo del loro nuo-vo signore imposto dai Parti nella persona di un tale An-dromaco, che fu una delle guide che trassero i Romanialla rovina.Ora i Parti si disponevano con tutta seriet a passarel'Eufrate per cacciare dalla Siria i Romani d'accordo co-gli Armeni e cogli Arabi. I Giudei e parecchie altre po-polazioni occidentali attendevano la liberazione dal do-

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  • minio romano con non minore impazienza di quanto gliElleni stanziati oltre l'Eufrate attendevano la liberazioneda quello dei Parti; a Roma era imminente lo scoppiodella guerra civile; un attacco fatto appunto qui e in que-sto momento era cosa pericolosissima.Ma per buona fortuna di Roma i generali delle due partierano stati cambiati. Il sultano Orode aveva troppe ob-bligazioni verso l'eroico principe, il quale prima gli ave-va messo in capo la corona, e poi aveva fatto sgombrareil paese dai nemici, per non liberarsene immediatamenteper mezzo del carnefice. Il suo posto di supremo ducedell'esercito invasore della Siria fu conferito al principePacoro, figlio del re, al quale, per essere tanto giovane esenza esperienza, venne assegnato quale consigliere perle cose militari il principe Osace.Dal lato dei Romani il posto di Crasso nella Siria venneprovvisoriamente assegnato al risoluto e assennato que-store Caio Cassio. Siccome i Parti, appunto come primaCrasso, non si diedero grande fretta di attaccare, ma sicontentarono di mandare negli anni 701 e 702 = 53-52oltre l'Eufrate delle deboli schiere, che furono facilmen-te respinte, cos Cassio ebbe tutto il tempo di riorganiz-zare alla meglio l'esercito, e, con l'aiuto del fedele allea-to dei Romani Erode Antipatro, di ridurre all'obbedienzai Giudei, che, irritati per la spogliazione del tempio fattada Crasso, avevano dato mano alle armi.Il governo romano avrebbe avuto quindi tutto il tempodi spedire delle truppe fresche per la difesa del minac-ciato confine; ma per le agitazioni dell'incipiente rivolu-

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    minio romano con non minore impazienza di quanto gliElleni stanziati oltre l'Eufrate attendevano la liberazioneda quello dei Parti; a Roma era imminente lo scoppiodella guerra civile; un attacco fatto appunto qui e in que-sto momento era cosa pericolosissima.Ma per buona fortuna di Roma i generali delle due partierano stati cambiati. Il sultano Orode aveva troppe ob-bligazioni verso l'eroico principe, il quale prima gli ave-va messo in capo la corona, e poi aveva fatto sgombrareil paese dai nemici, per non liberarsene immediatamenteper mezzo del carnefice. Il suo posto di supremo ducedell'esercito invasore della Siria fu conferito al principePacoro, figlio del re, al quale, per essere tanto giovane esenza esperienza, venne assegnato quale consigliere perle cose militari il principe Osace.Dal lato dei Romani il posto di Crasso nella Siria venneprovvisoriamente assegnato al risoluto e assennato que-store Caio Cassio. Siccome i Parti, appunto come primaCrasso, non si diedero grande fretta di attaccare, ma sicontentarono di mandare negli anni 701 e 702 = 53-52oltre l'Eufrate delle deboli schiere, che furono facilmen-te respinte, cos Cassio ebbe tutto il tempo di riorganiz-zare alla meglio l'esercito, e, con l'aiuto del fedele allea-to dei Romani Erode Antipatro, di ridurre all'obbedienzai Giudei, che, irritati per la spogliazione del tempio fattada Crasso, avevano dato mano alle armi.Il governo romano avrebbe avuto quindi tutto il tempodi spedire delle truppe fresche per la difesa del minac-ciato confine; ma per le agitazioni dell'incipiente rivolu-

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  • zione nulla si fece, e cos avvenne che quando nel 703 =51 comparve sull'Eufrate il grande esercito d'invasionedei Parti, Cassio non aveva da opporre che le due debolilegioni, composte degli avanzi dell'esercito di Crasso.Con esse Cassio non poteva naturalmente n impedire ilpassaggio del fiume, n difendere la provincia. La Siriafu quindi percorsa dai Parti e tutta l'Asia anteriore tre-mava. Ma i Parti non sapevano assediare la citt. DaAntiochia, dove Cassio si era ritirato con le sue truppe,essi non solo ripartirono come erano venuti, ma nellaloro ritirata furono sullo Oronte tratti in un'imboscatadalla cavalleria di Cassio e battuti dalla fanteria romana;lo stesso principe Osace fu trovato fra i morti.Amici e nemici allora s'accorsero che l'esercito dei Parti,condotto da un generale di comune talento, e su un ter-reno comune, non era superiore a qualunque altro eser-cito orientale. Per non era detto che si rinunciasseall'aggressione. Ancora nell'inverno 703-4 = 51-50, Pa-coro mise il suo campo presso Cirrestica, sulla destradell'Eufrate, e il nuovo governatore della Siria, MarcoBibulo, altrettanto meschino come generale quanto inet-to come uomo di stato, non seppe far nulla di meglioche chiudersi nelle sue fortezze.Tutti credevano che nel 704 = 50 la guerra irromperebbecon nuova forza, ma Pacoro, invece di rivolgere le armicontro i Romani, le volse contro il proprio padre e simise d'accordo persino col governatore romano. Con cinon fu cancellata la macchia dallo scudo dell'onore ro-mano, n ripristinata in Oriente la considerazione per

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    zione nulla si fece, e cos avvenne che quando nel 703 =51 comparve sull'Eufrate il grande esercito d'invasionedei Parti, Cassio non aveva da opporre che le due debolilegioni, composte degli avanzi dell'esercito di Crasso.Con esse Ca