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Contiene I.R. L’ESPERTO RISPONDE Verso l’assemblea: scadenze da rispettare >35 RACCONTI I primi due quadri della Rurale di Pergine >36 C’È DEL NUOVO Nasce il fotovoltaico collettivo >39 32 DON MARCELLO FARINA Don Guetti: le cooperative non sono per tutti 46 CARLO BORZAGA Un patto per il futuro Sanità integrativa per cooperatori POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN A.P. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 1, DCB TRENTO RIVISTA PER AMMINISTRATORI E DIPENDENTI DELLA COOPERAZIONE TRENTINA - www.cooperazionetrentina.it . carta ecologica N° 03 - MARZO 2011

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Page 1: Sanità integrativa per cooperatori anticorpocontro la sanitàin crisi di Franco de Battaglia IN PRIMO PIANO | sanità integrativa ChI è MIChELE ODORIzzI Presidente della Mutua Cooperazione

Contiene I.R.

L ’ E S P E R T O R I S P O N D E

Verso l’assemblea:scadenze da rispettare >35

R A C C O N T I

I primi due quadridella Rurale di Pergine >36

C ’ è D E L N U O V O

Nasce il fotovoltaicocollettivo >39

32D O N M A R C E L L O F A R I N A

Don Guetti:le cooperativenon sono per tutti

46C A R L O B O R Z A G A

Un pattoper il futuro

Sanitàintegrativaper cooperatori

POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN A.P. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 1, DCB TRENTO RIVISTA PER AMMINISTRATORI E DIPENDENTI DELLA COOPERAZIONE TRENTINA - www.cooperazionetrentina.it . carta ecologica

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anticorpo per la sanitàin crisi

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Sait:energia con

lo sconto

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Centrale Corporate

e la finanza di progetto

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Periodico della Federazione Trentina della Cooperazione

Trento, Via Segantini, 10 - Tel. [email protected]

Direttore responsabileWalter Liber

CoordinatriceDirce Pradella

Comitato di RedazioneCorrado Corradini, Franco de Battaglia, Carlo Dellasega, Silvia De Vogli, Michele Dorigatti, Cesare Dossi, Egidio Formilan, Cristina Galassi, Walter Liber, Diego Nart, Sara Perugini, Dirce Pradella, Bernardino Santoni, Paolo Tonelli, Vincenzo Visetti.

Hanno collaboratoCarlo Borzaga, Samuel Cornella, Michele Dorigatti, Umberto Folena, Silvia Guido e Giorgio Jellici.

Progettazione graficaCooperativa ARCHIMEDE - www.archimede.nu

Stampa tipograficaCooperativa NUoVE ARTI GRAFICHE

AbbonamentiCosto singola copia: € 3Abbonamento annuale (11 numeri): € 30Abbonamento semestrale (5 numeri): € 15

Promozione 2010Paga i primi 10 abbonamenti a prezzo pieno (30 euro, fermo da molti anni) e i restanti solo la metà.

Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Trento n. 26 Registro stampa di data 09.10.1950

Le Golden puntanoin alto

EDITORIALE

03 La bontà è forza

IN PRIMO PIANO

04-10 Sanità integrativa: La proposta di ‘Cooperazione Salute’ per amministratori e sindaci. Michele Odorizzi: ‘La Mutua come anticorpo alla sanità in crisi’. Mauro Magatti: ‘Dalla privatizzazione alla socializzazione del problema’.

NEWSCOOP

11 La Federazione diventa più verde

13 Tradizioni comunitarie, lievito cooperativo

14 Cooperazione a scuola tra danza, merende e giochi

15 L’Accademia che forma i cooperatori tedeschi

17 Centrale Corporate assiste la finanza di progetto

18 La Fondazione e il Calisio

19 Matrimonio tra Casse: Adamello-Brenta sposa Condino

22 30° Slipegada, vince Rovereto

23 La cooperazione cura la crisi

24 Consigli tecnici per le mele

25 Le Golden puntano in alto

26 Consorzio Vini: Fronza presidente

27 Allevatori insieme per imparare

29 Sait, energia con lo sconto

31 Punto d’Approdo per le donne

CULTURA COOPERATIVA

Il personaggio 32 Don Guetti: le cooperative non sono per tutti

L’esperto risponde 35 Assemblea, scadenze da rispettare

Racconti di cooperazione 36 I primi due quadri alla Cassa Rurale di Pergine

C’è del nuovo 39 Nasce il fotovoltaico collettivo

Qui Europa 41 Garanzie armoniche per i depositi

Finestra sul mondo 42 Elisa Calza. Caro Cile, così mite, così freddino…

Libri45 Caro Marx ti scrivo

OPINIONIEconomia46 Un patto per il futuro

Orizzonti47 Ne uccide più la penna…

La porta aperta 48 La forza di chi coopera

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Le banche si chiudono in difesa?

Trento, via Vannetti 1 www. cooperfidi.it tel. 0461260417

Apertura al pubblico lunedì / venerdì 8.30 - 12.30 e 14.30 - 17.00.Gradito l’appuntamento.

Cooperfidi opera dal 1980 a favore della Cooperazione e dell’Agricoltura del Trentino. Eroga garanzie, che agevolano l’accesso al credito bancario, aiutando i Soci a reperire i finanziamenti alle migliori condizioni di mercato. Possono associarsi Cooperative di ogni settore e Aziende Agricole, con sede in Trentino.

s e s e i s o c i o , s e i T r A n q u i l l o .

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EDITORIALE

LabontàèforzaIl clima generale di “incattivimento” che sta sem-pre più penetrando nel nostro vivere quotidiano qualche volta intacca anche il movimento coo-perativo. Da una parte purtroppo e dall’altra per fortuna ancora raramente, assistiamo, sentiamo o leggiamo di minacce di querele o avvisaglie di denunce fra cooperative, di lotte fra fazioni di consigli di amministrazione che creano demoti-vazione fra dirigenti e/o dipendenti e, cosa assai grave, smarrimento fra i soci. In questi casi il nostro primo pensiero va alla bontà. Non va alla invenzione di nuovi regolamenti o alla introdu-zione di punizioni nei confronti dei rei, anche se la caduta di stile e la maleducazione a volte diventano veramente insopportabili. Nel clima generale sopraccitato si è fatta una grande lotta al “buonismo”, che è via via diventata battaglia con-tro la “bontà” indicata come incauta, inesperta e senza accorgimento e quindi concepita come debolezza, mancanza di grinta e patrimonio di noti smidollati adagiati negli ozi e negli scherzi. In base a queste idee la competizione è la ricerca sistematica della uccisione dell’avversario ed è questo che ha contribuito a far diventare il merca-to una lotta all’ultimo sangue. E si sa che quando c’è in ballo la sopravvivenza tutto è ammesso, non c’è più fair play e chi ne fa le spese sono general-mente le persone che lavorano e nel nostro caso, i soci. Noi pensiamo esattamente il contrario. Crediamo che bontà sia sinonimo di forza. Che fra bontà e capacità imprenditoriale non ci sia contraddizione. Crediamo che sia maggiormente

determinata nel raggiungimento dei propri obiet-tivi una persona buona rispetto a una che non lo è. Per questo certe situazioni più che arrabbiare fanno amareggiare. Si rischia di mettere in crisi imprese costruite con enorme fatica dai coope-ratori delle generazioni che ci hanno preceduto per cattiveria, in base al principio del “te la faccio pagare”. Essere buoni è importante dappertutto. Nella famiglia, nell’impresa, nella società e nella politica. Pensate se gli attuali gruppi dirigenti di tutte le nostre cooperative fossero mossi esclu-sivamente dalla bontà. Se la bontà informasse le azioni dei politici da Massimeno alle Nazioni Unite. Avremmo risolto un bel pezzo dei nostri problemi. E a proposito di soluzione dei proble-mi va tenuto conto che generalmente dalla bontà discendono comportamenti distesi. La capacità di rivolgere osservazioni e critiche con atteggia-mento sereno e non con la bava alla bocca. Del resto ognuno di noi ha senz’altro presente situa-zioni nelle quali siano intervenute difficoltà di qualsiasi natura che sfociano sempre in crisi di rapporti umani. Dove si sono affrontate le que-stioni con atteggiamento sereno generalmente si sono trovate soluzioni, negli altri casi i malesseri si sono approfonditi fino, qualche volta, a far saltare in aria le cooperative come bombe a biglia. “La bontà è l’unico investimento che non fallisce mai” (Henry David Thoreau).

[email protected]

Lo spilloNon è stato buono il presidente della Famiglia Cooperativa di Pinzolo quando, sul quotidiano l’Adige del 23 febbraio, ha offeso il direttore di Sait mandandolo sprez-zantemente a “tagliare il prosciutto”, e pure i componenti del comitato delle cooperative del consumo affer-mando che “i pensionati spesso non hanno redditi alti, e tra indennità e gettoni finisce che la pensione rad-doppia e conviene stare zitti”.Affermazioni ingiuste, cattive e sba-gliate. Tanto per essere chiari , solo 6 componenti su 25 dell’organismo cooperativo hanno più di 60 anni, non percepiscono indennità ma solo rimborsi spese e - non tutti - un “get-tone” di 100 euro lordi a seduta. Per quattro volte l’anno.Se è questo il prezzo del silenzio, qualcuno ha perso una buona occa-sione per tacere.

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Mutua,anticorpocontrolasanitàincrisidi Franco de Battaglia

IN PRIMO PIANO

Si chiama “Cooperazione Salute”, ed è una Mutua, promossa dalla cooperazione trentina. Essere Mutua non significa solo associarsi per aiutarsi “mutual-mente”, l’uno con l’altro, ma avviare un “modo di stare insieme” fra le persone. Mutua è un sistema di relazioni, è una visione del mondo, innanzitutto. E’ capire che il futuro va condiviso, non può esse-re ritagliato a misura individuale. “Cooperazione Salute” è nata nel 1997 con previdente anticipo sui tempi in cui il “welfare” dei cittadini si sarebbe tro-vato impoverito per effetto della globalizzazione, della crisi occupazionale, della scelta di privilegiare la finanza rispetto al lavoro, in conseguenza delle privatizzazioni (che si sono rivelate, per la maggior parte, un saccheggio privato di risorse pubbliche, con i profitti di “ricchi sempre più ricchi” esportati nella speculazione internazionale, invece che nella produzione locale). Cooperazione Salute è nata nel 1997, come investimento in salute, integrativo rispetto al sistema sanitario pubblico, ma viene rilanciata oggi, non a caso, per due ragioni, una per così dire “interna”, di bisogni immediati da affron-tare, l’altra di sistema, di prospettiva. Da un lato come uno strumento per dare più qualità all’assi-stenza sanitaria (una detrazione limitata, a livello di contratto di lavoro, concordata fra azienda, lavoratori e sindacato consente prestazioni elevate) dall’altro come un mattone di quel nuovo modello di sviluppo che tutto il mondo occidentale, tutta l’economia di mercato (non solo il Trentino) devo-no ricostruire e al quale la Cooperazione deve par-tecipare in prima persona, come motore trainante.La prima ragione sta nel fatto che la crisi finanziaria del 2008 – ben lontana dall’essere archiviata – ha mostrato come occorra sostenersi a vicenda, creare

gruppi estesi di cittadini collegati per mantenere un livello di assistenza medica all’altezza di bisogni crescenti. E basti pensare all’invecchiamento della popolazione. Un sistema pubblico solido – integra-bile con prestazioni collaterali, ma non sostitutive – sta alla base di questa visione.La seconda ragione, forse la più importante, sta però nel ribadire l’attualità del “mutualismo” come relazione portante di tutto il sistema cooperativo. Dietro il rilancio di “Cooperazione Salute” c’è quindi un disegno relazionale e culturale preciso, di cui la mutua sanitaria è un passaggio costitu-tivo. E’ questo un concetto che il presidente di “Cooperazione Salute” Michele Odorizzi, sottolinea in modo particolare. Odorizzi porta in questa scommessa di rafforzata mutualità la sua esperien-za nel settore delle cooperative sociali, mentre il direttore Mauro Dallapè l’arricchisce con la cono-scenza profonda che può vantare fra le cooperative di consumo, radicate nel territorio, nei paesi. “La Cooperazione – commenta Odorizzi – non è mai stata tanto forte come oggi, ma paradossalmente non è mai stata neppure così minacciata. Le coo-perative sono imprese solide, contano su risorse umane forti, ma la debolezza viene dal contesto culturale in cui sono inserite, dall’individualizza-zione crescente della società, che viene rappresen-tata come modello di vita vincente. Ma proprio la crisi finanziaria ha mostrato come questo indivi-dualismo porti ad un generale impoverimento. La “mutualità” è l’opposto: si mettono insieme bisogni comuni per affrontarli con soluzioni diffuse, anche innovative: i problemi individuali vengono inseriti in una visione sociale. La modernità ha lacerato i rapporti fra le persone, noi vogliamo ricomporli.

Intervista a Michele odorizzi,presidente della Mutua Cooperazione Salute.

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Mutua,anticorpocontrolasanitàincrisidi Franco de Battaglia

IN PRIMO PIANO | sanità integrativa

ChI è MIChELE ODORIzzIPresidente della Mutua Cooperazione Salute, componente del comitato esecutivo della Federazione Trentina della Cooperazione, Michele Odorizzi si occupa in particolare delle tematiche relative a lavoro e welfare. Nato nel 1964 è sposato ed ha due figli. E’ presidente della cooperativa sociale Kaleidoscopio di Trento.

Sotto questo profilo, in prospettiva “Cooperazione Salute” non affronta solo i problemi sanitari delle persone e delle famiglie – e li affronta ad alto livello, intervenendo sulle grandi operazioni chirurgiche, sulla diagnostica più sofisticata – ma si riversa bene-ficamente sull’intero sistema cooperativo perché

rafforza la consapevolezza mutualistica. Le coope-rative son sì imprese, ma “speciali”, imprese che per viver ed operare bene devono sentire attorno a sé la consapevolezza di una appartenenza, di un disegno comune. Le cooperative “bancomat”, dove si entra e se ne esce a seconda della convenienza immediata, non portano a nulla”.

La tendenza ad operare “ognuno per sè” si fa strada anche fra i soci delle cooperative?Poi magari si chiedono interventi dall’alto, dalla stessa Provincia, quando le cose si mettono male. Ma questo atteggiamento rischia di essere una grande minaccia per tutto il sistema cooperativo. E’ invece assumersi una responsabilità contestuale rispetto “all’altro” che dà senso all’esperienza coo-perativa.E la sfida è radicare questo senso di responsabilità?E’ radicarlo partendo dai bisogni più sentiti da tutte le famiglie, introducendo un senso di respon-sabilità anche negli atteggiamenti legati alla sanità. Ma vogliamo andare oltre. E’ il primo passo di una strada che sarà lunga.Che dalla sanità potrà estendersi anche all’istruzione, o al sistema previdenziale? Non mettiamo subito troppa carne al fuoco, il primo passo è sempre il più importante, ma anche il più difficile. Ma la novità non sta tanto nel pro porre una sanità integrativa – lo fanno anche le assi-curazioni – quanto percepire il bisogno diffuso di una migliore sanità “nella” comunità. E’ affrontare i problemi insieme, legandoli ai contratti di lavoro. Se ci mettiamo insieme nell’unire i nostri bisogni possiamo richiedere insieme anche servizi migliori.

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IN PRIMO PIANO

Questa “lunga strada” riguarda tutta la Cooperazione?La decisione di rilanciare “Cooperazione Salute” nasce come riflessione politica e stra-tegica all’interno degli organismi di governo della Cooperazione. Nasce come investimento di sistema per rafforzare l’identità cooperativa dei soci, con l’in-tenzione di generare benefi-ci rispetto ai bisogni emergen-ti. Potenzialmente i soci della Cooperazione nel Trentino sono circa centomila.Ma non è possibile raggiungerli tutti.Per ora forse no, ma mantenia-mo questo ampio orizzonte di riferimento. Per partire serviva un punto di innesco e questo è venuto dai dipendenti della Cooperazione e dai soci lavora-tori, laddove si è riusciti a cala-re la sanità integrativa a livello contrattuale. Abbiamo stretto rapporti intensi con il sindacato. L’innesco sono i contratti. Non partiamo dal nulla. Il credito cooperativo ha già un suo fondo sanitario, la “Cassa Mutua” che riguarda circa 2.800 dipendenti.

Ora noi vogliamo raggiungere le cooperative sociali, i dipendenti dalla distribuzione, le cantine, il turismo, i caseifici. In tutto sono circa 9.000 persone. Ci siamo dati una struttura, gli uffici sono in Via Segantini 23. Ma l’obiet-tivo è più profondo, ed è quello di creare una interconnessione fra i bisogni e la soluzione ai problemi. E’ chiaro che se saremo in tanti, uniti, potremo chiedere di più: migliori prestazioni, ma anche migliori ambulatori per le visite, tempi accorciati.C’è anche un risvolto finanziario.E non è marginale. I versamen-ti sulla sanità integrativa sono contributi di imprese e lavora-tori trentini che si capitalizzano nel Trentino, non si disperdo-no altrove. C’è un altro aspetto. Grazie a “Cooperazione Salute” potremo costruire un sapere mutualistico sanitario a livello locale, dotarci di un “know-how” specifico. Significa diventare con-sapevoli di certi comportamenti e quindi anche poterli migliorare.Pare di intravvedere la volontà di costruire un pilastro di welfare coo-perativo.

E’ così, e lo facciamo anche per integrare i redditi dei soci. La cosa apparirà più chiara con i vitalizi. Versando 100 euro di contribu-ti, poniamo, potremo garantire vitalizi fino a 1000 euro al mese, cosa impensabile col solo rispar-mio personale. Vogliamo aiutare i nostri soci a poter disporre – per i loro bisogni – di quelle poche centinaia di euro in più (700 euro si calcola) che fanno la differenza fra uno stato di normalità ed uno di vulnerabilità. Se rafforzeremo la nostra mutualità saremo anche in grado di rafforzare la nostra rappresentatività e dare il nostro contributo a un piano sanitario non calato dall’alto, ma vicino ai bisogni della gente.

“Vogliamo aiutare i nostri soci a poter disporre– per i loro bisogni – di quelle poche centinaia di euroin più (700 euro si calcola) che fanno la differenzafra uno stato di normalità ed uno di vulnerabilità.

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IN PRIMO PIANO

La spesa sanitaria privata è destinata ad inasprirsi nel tempo e a compro-mettere l’equilibrio nei conti di quelle famiglie che faticano ad arrivare a fine mese anche senza imprevisti. I trenti-ni, per esempio, spendono ogni anno circa 14 milioni di euro (più le tasse) per ticket, visite specialistiche, esami di laboratorio eccetera. Oltre al miliardo e 300 milioni che impegna la Provincia sulla sanità pubblica e che, come noto, esce sempre dalle tasche dei cittadini. Secondo l’ultima indagine del Censis (2009), la paura di diventare non auto-sufficienti per malattia, incidente o vec-chiaia è al primo posto nella classifica delle preoccupazioni degli italiani (la provano 86 persone su 100), seguita dal timore di non avere i mezzi per pagare le spese mediche (83 su 100). Angosce che la gente prova molto più frequentemente o intensamente rispetto a quelle per la criminalità, la disoccupazione, gli incidenti o i disastri naturali. Con la creazione di una Mutua che si

occupa della salute, la Cooperazione trentina si propone di aiutare le fami-glie a far fronte ai costi della sanità, spostando la soluzione del problema dalla dimensione individuale a quel-la collettiva: una sorta di polizza che copre le spese sanitarie integrando la sanità pubblica. In Italia ci sono 300 fondi sanitari iscritti nell’apposita anagrafe. Di questi 4 sono trentini: Cooperazione Salute, la Cassa Mutua (che amministra il fondo sanitario dei dipendenti delle Casse Rurali, gestito da Cooperazione Salute configurando in questo modo unitarietà di azione alla prospettiva di un welfare cooperativo) e altri due fondi bancari privati. L’idea di utilizzare lo strumento mutualistico non è solo un’opzione culturale vicina ai valori e alla dimen-sione cooperativa, ma ha anche interes-santi ripercussioni pratiche ed econo-miche. Rispondere in modo collettivo al rischio di avere problemi di salute consente una maggiore capacità di negoziare per ottenere convenzioni

interessanti con studi medici e labo-ratori, nonché con gli eventuali inter-locutori assicurativi, un miglioramen-to della qualità della risposta ed una sostanziale riduzione dei costi, molto elevati in caso di gravi patologie o di urgenza dell’intervento. Per esempio il piano sanitario per la non autosufficienza, proposto dalla Mutua, è una polizza collettiva, valida per tutti coloro che appartengono a una categoria predeterminata ed è un contratto complesso, offerto da poche compagnie: ha costi assai inferiori rispetto a quelli delle polizze individua-li, fissa limiti di età iniziale più elevati e consente di offrire una copertura anche ai soggetti anziani. Nel contempo non prevede questionari o esami di accer-tamento sanitario e consente di nego-ziare al meglio quasi tutte le limitazio-ni (termini di carenza, esclusioni, casi di inassicurabilità...). Alla mutualità, insomma, la cooperazione aggiunge la solidarietà e apre la porta a tutti.

Sanitàintegrativapercooperatoridi Dirce Pradella

per info: www.cooperazionesalute.it

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Sono più di 9mila i dipendenti del movimento cooperativo trentino che, attraverso Cooperazione Salute, in collabora-zione con la Mutua nazionale Cesare Pozzo, possono godere di un pacchetto di copertura sanitaria integrativa, su un totale di circa 18.000. Oltre 2.500 dipendenti delle Famiglie Cooperative, che hanno previsto la copertura tra gli elementi qualificanti del rinnovo del contratto nazionale, così come 2.400 collaboratori delle cooperative sociali lo hanno inserito nell’integrativo provinciale. E ancora 1.000 del terziario e turismo e 300 di cantine sociali e caseifici. Ad essi si aggiun-gono i 2.800 dipendenti delle Casse Rurali, che danno vita al fondo Cassa Mutua gestito da Cooperazione Salute.Ogni contratto prevede un piano sanitario specifico, definito nei contenuti in concerto con le organizzazioni sindacali di categoria, accomunato dalla copertura dei ticket sanitari, delle visite specialistiche e diagnostiche, dalla copertura in caso di interventi chirurgici. Forte attenzione è riposta anche nella copertura dell’assistenza domiciliare, in particolare per il malato neoplastico terminale, nelle spese per gli occhiali, per i denti e altro.

Nel 2010 Cooperazione Salute ha rimborsato oltre 2mila interventi, il 40% in più rispetto al 2009. Cassa Mutua, che si occupa specificatamente del settore Casse Rurali, è arrivata a 6.215 pratiche con un aumento del 7,5%. Un trend che risente anche della forte crescita del numero degli iscritti, che hanno versato direttamente o attraverso la cooperativa di riferimento quote associative per poco meno di 1,8 milioni nel 2010 per quanto riguarda il credito e 464 mila euro per gli altri settori. L’exploit è atteso proprio in quest’ultimo con-testo, dove ci si attende per l’anno appena avviato di arrivare all’incasso di quote per quasi 800mila euro.L’adesione collettiva dei dipendenti del movimento attraver-so i contratti di lavoro è avvenuta attraverso una convergenza di visione con i sindacati delle varie categorie coinvolte, con i quali si è arrivati anche alla definizione dei piani sanitari. Il prossimo passo è l’approdo ad una governance bilaterale di Cooperazione Salute che includa istituzionalmente i sinda-cati nelle fasi di definizione, realizzazione e valutazione dei servizi resi dalla Mutua.

IN PRIMO PIANO

ma non da quello della responsabi-lità e dell’evocazione delle risorse e delle energie umane e sociali positive. Quindi l’ipotesi è quella che abbiamo una grande possibilità di innovazione.

INNOVARE IN ChE DIREZIONE?Il problema è come destatalizzarci senza privatizzarci, partendo dal pre-supposto che la soluzione è la socia-lizzazione, cioè come rompiamo e riduciamo l’intermediazione dei ceti politico economici. Bisogna capire come spostare risorse dalle interme-diazioni statal-politiche a una mag-giore centralità del soggetto sociale, da una parte recuperando risorse e dall’altra resuscitando le responsabi-lità di partecipazione e innovando isti-tuzionalmente. E’ qui l’enorme spazio d’innovazione istituzionale e sociale, è un cantiere rispetto a cui è possibile attivare molte energie positive.

COME ATTIVARE qUESTE ENERGIE?Dobbiamo creare delle forme econo-miche di terzo settore, di comunità

in cui produciamo delle forme isti-tuzionali. Il prendersi cura di sé, del mondo, dell’educazione, della sanità, dovrebbe essere rimesso concreta-mente nelle mani dei gruppi, delle comunità, dei territori. Questo non è solo uno spazio di innovazione, ma soprattutto uno spazio di riattivazione di risorse morali senza le quali la società non sta in piedi e che i canali, come lo stato democratico del ‘900, non sono più in grado di riattivare. Chi ha a cuore la democrazia e la socialità deve cercare di pensare creativamen-te, senza distruggere i valori, a nuove forme di innovazione. In questo la riorganizzazione di pezzi di welfare, che dev’essere sicuramente concreta e immediata a livello operativo, è uno dei filoni centrali che culturalmente segna questa stagione.

Tratto dall’intervento al seminario “Nuovo Welfare, nuove forme di aggregazione della domanda”

MAGATTI:DALLAPRIVATIzzAzIONEALLASOCIALIzzAzIONE

L’offertaperidipendenti

Tre domande a Mauro Magatti, presi-de della facoltà di sociologia dell’Uni-versità Cattolica di Milano.

PROFESSORE, LA POVERTà è AUMENTATA E PURE LA DISU-GUAGLIANZA, IN UN CONTESTO DI RISORSE PUBBLIChE IN CALO. COME AFFRONTARE LA qUESTIO-NE DEL wELFARE E, IN PARTICO-LARE, DELLA SANITà?La crisi è un segno, un giro di boa. Per affrontarla bisogna sforzarsi di non essere come Don Chisciotte e concentrarsi per essere contempora-nei. Abbiamo alle spalle una crescita capitalistica che è stata fondamental-mente segnata dal passaggio dallo stato al mercato, dal lato del profitto

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IN PRIMO PIANO | sanità integrativa

Forte dell’esperienza maturata a servizio dei dipendenti, oggi Cooperazione Salute si propone anche ad amministratori e sindaci, con una polizza sanitaria collettiva che copre inter-venti chirurgici e trapianti, visite specialistiche, odontoiatria e non autosufficienza. La proposta è una sorta di primo passo in direzione della copertura sanitaria integrativa di tutti i soci delle cooperative, con conseguente ulteriore diminuzione dei costi ed ampliamento dei benefici.La polizza indirizzata ad amministratori e sindaci, per la sua dimensione collettiva, si pone l’obiettivo minimo di raggiun-gere un’adesione iniziale di almeno 3.000 persone sulle 4.000 potenzialmente interessate. In questo modo la spesa singola per la copertura scende a 300 euro all’anno. Ogni coope-rativa, insomma, può scegliere di destinare alla copertura sanitaria una parte del compenso dovuto ad amministratori e sindaci (o riconoscere un compenso minimo pari alla quota di adesione), offrendo un rimborso per gli interventi chirurgici e i trapianti (rispettivamente fino a 20.000 e 50.000 euro), visite e esami clinici (fino a 800 e 2.000 euro all’anno, con rimborso totale dei ticket per visite e fisiotera-pia), cure odontoiatriche fino a 500 euro e l’istituzione di un rimborso o di un vitalizio fino a mille euro al mese in caso di

non autosufficienza (maggiori dettagli nel box). La polizza, in futuro, prevederà la possibilità di coprire anche i famigliari fiscalmente a carico, scelta a capo del singolo amministratore e a suo onere. Per aderire le cooperative devono inserire il punto all’ordine del giorno dell’assemblea, per poi inviare una richiesta a Cooperazione Salute entro il prossimo 30 giugno. Gli ammi-nistratori e i sindaci, in questa prima istanza, saranno iscritti dal 1 luglio 2011 e, successivamente, dal momento della nomina fino alla cessazione del mandato. Con la cessazione del mandato per qualsiasi motivo, si interromperà l’iscrizione al piano sanitario, fatta salva la possibilità di prosecuzione volontaria, con costo a carico degli interessati. La copertura per il nuovo amministratore sarà efficace dalla data della nomina. La durata dell’iscrizione da parte delle singole coo-perative sarà a tempo indeterminato, salvo revoca.

Per informazioni e richieste di presentazione della pro-posta nei consigli di amministrazione o nelle assemblee si può contattare lo 0461 1788990-1.

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La spesa odontoiatrica in Italia (12 miliardi di euro) è sostenuta per il 95% direttamente dai cittadini. Metà degli italiani non vanno mai dal dentista, l’altra metà più tardi possibile, determinando prestazioni tardive e costose. Un lusso che si evita, per esempio, durante la crisi. Non ci sono meccanismi assicurativi che incentivano prevenzione odon-toiatrica, diagnosi e interventi precoci, perché le assicurazioni considerano l’odontoiatria non un rischio ma una certezza e quindi un business in perdita. Un piccolo cambiamento sta avvenendo con l’entrata in vigore di due decreti ministeriali che impegnano il 20% delle risorse dei fondi sanitari inte-

grativi e delle società di mutuo soccorso per l’odontoia-tria, insieme all’assistenza socio-sanitaria rivolta a persone

non autosufficienti, nonché per prestazioni finalizzate al recupero della salute di soggetti temporaneamente inabili-tati da malattia o infortunio.

La polizza di Cooperazione Salute per amministratori pre-vede anche un rimborso a riparto delle spese odontoiatri-che, pari al 30% dell’importo speso al netto della f r a n c h i g i a a carico del socio (100 euro per le

prestazioni effettuate presso strutture convenzio-nate e 200 euro per quelle effettuate presso

quelle non convenzionate), liquidato alla presentazione della prima fattura quale acconto. Il saldo viene distribuito a fine

anno, in proporzione alla disponibilità del fondo. Il massi-male lordo è pari a 500 euro. L’elenco dei dentisti conven-zionati è attualmente il seguente:TESERO → Daniele Felicetti 0462-814122 [email protected] via Giovanelli, 6. BORGO VALSUGANA → Riccardo Rigo 0461-753464 [email protected] piazza Romani, 1.MARTIGNANO (TN) → Danilo Detassis 0461-824766 [email protected] via don Leone Serafini, 9/1.MEZZOCORONA → Giorgio Martini 0461-605060 [email protected] via 4 novembre, 23. TRENTO → Odontoiatria trentina [email protected] via Menguzzato, 87/8.CLES → Monica Garbari [email protected] via Carlo Sieli, 9.STREMBO → Massimo Passafiume [email protected] via al Molino, 2/a.ARCO → Studio odontoiatrico Alto Garda 0464-510045 [email protected] via Frumento, 11.ROVERETO → Sandro Nicolodi [email protected] via Pasqui, 10.

In Trentino le persone non autosufficienti sono poco meno di 12.000, quasi tutte anziane. Il 57% ha più di 90 anni, ma un quinto supera i 60. Si tratta di persone che hanno bisogno di aiuto per la maggior parte delle attività ordinarie della vita, come alzarsi dal letto, nutrirsi, vestirsi, spostarsi. La disabilità mentale rappresenta la principale causa di non autosufficien-za. Solo pochi (3.825) sono ospitati presso strutture protette o case di riposo. Gli altri (il 66%) si organizzano con badanti. Il problema della non autosufficienza sta aumentando ver-tiginosamente, perché continua ad allungarsi la vita e con-testualmente a diminuire la copertura del sistema di welfare pubblico. In Trentino l’aumento stimato della popolazione ultrasessantacinquenne dal 2001 al 2026 è pari al 2,7%. In Italia, nello stesso arco temporale, l’aumento si ferma all’1,9%. La buona notizia, dunque, è che nella nostra regione la popolazione invecchia di più che nel resto d’Italia, perché evidentemente le condizioni di vita e il sistema sanitario sono

migliori. Restano aperti gli aspetti economici e sociali legati alla gestione di un numero sempre maggiore di persone non autosufficienti, poiché per le famiglie sempre più piccole e frammentate, può costituire una vera e propria emergenza. Per farvi fronte Cooperazione Salute propone agli iscritti di scegliere tra due opzioni: il rimborso delle prestazioni tera-peutiche o un vitalizio fino a mille euro al mese. In sostanza un raddoppio della copertura garantita oggi dall’ente pub-blico. Questo è quanto è previsto nel pacchetto dedicato a amministratori e sindaci da 300 euro, ma si può integrare il premio per mantenere un livello minimo di copertura (per i più anziani) o per aumentare le prestazioni (per i più giovani).La prestazione è dovuta quando è compromessa la maggior parte delle attività autonome come alzarsi, vestirsi, lavarsi, mangiare, spostarsi, oppure quando si è colpiti da demenza senile (per esempio il morbo di Alzheimer).

Lanonautosufficienza

occhioaldentista

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IN PRIMO PIANO

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Risparmio energetico e rispetto dell’am-biente: ecco gli obiettivi dei lavori che hanno interessato la sede della Federazione Trentina della Cooperazione.Sul tetto è stato installato un impianto fotovoltaico che produce circa 76mila Kw annui, con una potenza “di picco” di 69kwp. L’energia elettrica autoprodotta andrà a coprire una parte del fabbisogno energe-tico dell’edificio. L’impianto evita la disper-sione delle principali emissioni derivanti dai processi di combustione, quali polve-ri, anidride carbonica, biossido di zolfo e azoto.A fronte dell’investimento sostenuto è pre-visto il rientro della spesa entro il nono anno, calcolato sulla base del risparmio sui consumi di energia e del contributo statale sull’energia prodotta.Verso la fine dell’anno la Federazione è

anche intervenuta sull’impianto di riscal-damento, sostituendo la centrale termica a gasolio con una a metano. La nuova centrale termica, a condensazione, lavora a temperature molto più basse di quella precedente, abbassando l’emissione di agenti inquinanti e favorendo un risparmio di circa 26mila euro l’anno sui consumi di combustibile. L’investimento rientrerà in circa 7 anni. Nel corso del 2010 è stato inoltre installato un sistema a pannelli per la produzione di acqua calda ad uso sanitario, con un accumulo di 500 litri. L’ultimo intervento sarà realizzato nell’ar-co della prossima estate: le cisterne, un tempo adibite al deposito del gasolio cam-bieranno destinazione d’uso, raccogliendo l’acqua piovana che verrà poi riutilizzata per i servizi igienici.

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Muoversi in cooperazionecONVieNeChe sia per motivi di lavoro o per andare in vacanza, da oggi i cooperatori trentini possono noleggiare un’auto a una tariffa particolarmente vantaggiosa grazie alla nuova convenzione fir-mata dalla Federazione con Europcar. L’offerta è riservata a soci, amministratori o dipendenti.Per usufruire degli sconti sul noleggio di ogni tipo di auto, in Italia o all’estero, basta comunicare al momento della prenotazione il codice della Cooperazione Trentina, che è disponibile nell’a-rea riservata del sito www.cooperazionetrentina.it. Per maggiori informazioni: Cristian zini, tel. 0461/898701,[email protected].

GiOVANi iNFORMAziONeIl Trentino è un prezioso laboratorio di formazione cooperativa per 18 giovani di Calabria e Molise. Il progetto, finanziato dal Fondo Sociale Europeo, durerà 6 mesi ed è organizzato da Formazione Lavoro. Collaborano Provincia Autonoma di Trento e le due regioni dove vivono questi giovani.L’obiettivo è garantire ai partecipanti un bagaglio di conoscenze utile e completo anffinché, rientrati nelle zone di origine, possano sviluppare un progetto per realizzare una vera e propria impresa cooperativa. Per fare questo è stato programmato un calendario di lezioni teoriche e pratiche.La formazione in aula dura un mese. A questa fanno seguito quattro mesi di stage in un’azienda cooperativa scelta in base all’idea imprenditoriale che, il giovane, intende sviluppare.Altrettanto importante è il “tour conoscitivo”. Tre le cooperative visitate: Agraria Riva, Pulibenaco Arco, Arco Pegaso, l’Ancora, Famiglia Cooperativa Bondo, Ascoop Tione, Iniziative e Sviluppo di Pieve di Bono, Trentingrana, Melinda, Multiservizi e Cassa Rurale Mezzolombardo e San Michele all’Adige.

La Federazione DiVeNTA Più VeRDe

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E-CommerceIL TUO SITO AZIENDALE SU INTERNET: ESSERCI IN MANIERA EFFICACE 25 e 27 maggio 2011

FARE BUSINESS CON I SOCIAL NETWORK: QUANTO VALE LA REPUTAZIONE DELLA TUA IMPRESA?6 giugno 2011

IL COMMERCIO ELETTRONICO COME NUOVO CANALE DI VENDITA15 giugno 2011

• Obiettivi: fornire alle piccole e medie imprese le competenze necessarie per sostenere il proprio business attraverso Internet. Da canale di comunicazione alternativo, il sito Web aziendale può diventare un nuovo canale di vendita altamente remunerativo di cui l’azienda deve avere pieno controllo.

• Destinatari: aziende produttive e commerciali interessate a potenziare la loro presenza su Internet in un’ottica di sviluppo dell’e-commerce.

Reti di venditaCORSO BASE PER VENDITORI: DALLA SCELTA DEL TARGET ALL’APPROCCIO ALLA VENDITA29 e 30 marzo 2011

GESTIRE CON EFFICACIA LE TRATTATIVE COMPLESSE28 e 29 aprile 2011

GESTIRE E MOTIVARE: AREA MANAGER PIÙ EFFICACI3 e 4 maggio 2011

• Obiettivi: sostenere lo sviluppo delle aziende per favorire la capacità di interfacciarsi nel panorama internazionale, potenziare le capacità di organizzazione e gestione di una rete di vendita, di relazione con il cliente e di gestione dei dati commerciali.

• Destinatari: titolari e/o collaboratori di piccole e medie imprese, addetti alla vendita e al rapporto con i clienti.

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Tradizioni comunitarie, LieViTO cOOPeRATiVONon fu solo il carattere rurale del territorio trentino o la sua organizzazione basata sulla piccola proprietà diretto-coltivatrice a far emergere la cooperazione. Altri fattori rivestirono un ruolo di primo piano: le “soli-de tradizioni comunitarie, capaci di vincere le tendenze individualistiche”, e i “rapporti privilegiati intrattenuti col mondo culturale tedesco, e quindi anche con le esperien-ze cooperative maturate in quell’area”. Questa è la tesi sostenuta da Giuseppe Ferrandi e Giuseppe zorzi nei due volumi “Popolari, cooperatori e mondo cattoli-co nel Trentino del Novecento”. L’opera è promossa dalla Fondazione Trentina Alcide De Gasperi, costituita nel 2007, che conta tra i suoi soci anche la Federazione Trentina della Cooperazione. La missione della Fondazione prevede la gestione del Museo Casa De Gasperi di Pieve Tesino, lo studio della figura e opera dello statista trentino, la valorizzazione dell’autonomia e dell’identità politica, storica e culturale della nostra provincia, la promozione della conoscenza delle istituzioni internazionali

e comunitarie. E proprio in linea con questi obiettivi i due studiosi stanno lavorando alla scrittura del testo.Il primo volume illustrerà il contesto tren-tino tra la nascita del Partito Popolare e il 1926. Nel secondo saranno presentate 18 voci bio-bibliografiche relative ai pro-tagonisti del popolarismo e cooperativi-smo trentino del primo Novecento. Verrà esaminata l’azione politica, religiosa e culturale del movimento cattolico trenti-no. Un capitolo sarà dedicato al campo economico, con particolare attenzione all’organizzazione cooperativistica, di cui viene sottolineato il ruolo fondamentale nella costituzione della moderna società locale. Per la diffusione del movimento furono essenziali gli organi di coordina-mento, fra cui la Federazione Trentina della Cooperazione che, attraverso la pro-mozione, formazione, coordinamento e revisione, riuscì a creare un’identità coo-perativa coerente con l’identità cattolica di matrice mitteleuropea. La diffusa parteci-pazione alla gestione delle imprese coo-

perative contribuì a formare quella classe dirigente trentina abituata all’assunzione di responsabilità nella gestione dei beni comuni: un’autentica scuola di democra-zia partecipata, capace di reggere anche all’esperienza diseducatrice fascista. La pubblicazione dell’opera è prevista per il 2012. Ma le iniziative avviate dalla Fondazione spaziano dalla produzione di brevi clip a una co-produzione RAI sulla figura dello statista, dalla digitalizzazio-ne dei giornali degasperiani alle lezioni per le scuole e alla promozione di una Summer School per la formazione di amministratori. In ambito internaziona-le si sta rafforzando l’implementazione della rete dei Padri Fondatori d’Europa tramite un accordo di collaborazione con la Adenauer-haus (Germania), la Jean Monnet e la Maison de Robert Schuman (Francia). In quest’ottica rientra anche la realizzazione del primo giardino alpino italiano dedicato all’Europa che raffigurerà un emiciclo parlamentare (s.g.).

“Alcide De Gasperi - La Cooperazione Trentina, n. 10/11 – 1947, pp. 174-175

Non è vero che si deve essere in molti, in quanto è molto meglio fareuna cooperativa modesta ma di cui si possa dire che ci sono uomini che sanno dirigere bene e solidalmente e che sanno altresì che esercitano una funzione.e vedrete che con il successo si raggiunge anche il numero.

La Fondazione Trentina Alcide De Gasperi è stata istituita dalla Provincia Autonoma di Trento e dall’Istituto Luigi Sturzo di Roma, con lo scopo di salvaguardare e valorizzare la casa natale dello statista a Pieve Tesino, presso la quale è stato realizzato il Museo Casa De Gasperi promuovendo la conoscenza della vita, del pensiero e dei valori del grande politico trentino.Inoltre studia le istituzioni internazionali e comunitarie, le autonomie regionali e la tutela delle minoranze nel contesto europeo, con particolare riferimento all’identità politica, storica e culturale dell’autonomia trentina. Sede: Trento, via Santa Croce, 22web: www.degasperitn.it

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cooperazione a scuola tra danza, merende e giochi

EDUCAzIONE COOPERATIVA NELLE SCUOLE (ANNO SCOLASTICO 2010/2011)

66ASSOCIAzIONI COOPERATIVE SCOLASTIChE FORMATE

1.320 ALUNNI COINVOLTI

114DOCENTI FORMATI

NOMiNe

“Quest’anno, la maestra ci ha proposto di partecipare a un’iniziativa, organizzata in più scuole, sotto forma di coope-rativa, per poter aiutare dei bambini che hanno più difficoltà di noi”. Inizia così l’articolo con cui i bambini delle scuole ele-mentari Crispi di Trento hanno partecipato al concorso lan-ciato dal mensile Focus Junior. I soci della cooperativa sco-lastica “Aiutino” hanno raccontato la loro esperienza, il lavoro svolto insieme e i valori appresi. Una prima testimonianza di questi piccoli cooperatori che si sono impegnati, tra il resto, partecipando agli incontri con gli esperti di Mandacarù e del Sait su “Educazione al consumo consapevole ed equo soli-dale” e al progetto “Danza in Cooperazione”, realizzato con la collaborazione di Vincenzo Barba, presidente dell’associazio-ne Danzare La Pace di Rovereto.Si stanno invece impegnando per offrire un servizio ai pro-pri compagni, i ragazzi dell’Istituto Alberghiero di Levico che hanno fondato l’associazione cooperativa scolastica “Rainbow Coop”: ogni giorno gestiscono autonomamente lo spazio merenda. Ma non è tutto. Per l’ultima assemblea di istituto i giovani soci si sono anche occupati del servizio di sorveglianza per il quale hanno voluto acquistare, rigorosa-mente con gli utili della propria cooperativa, alcune t-shirt personalizzate da poter indossare come responsabili della ‘security’. Accanto a questa singolare attività si sono prodi-gati nell’organizzare e promuovere all’interno della scuola alcune attività ricreative e di socializzazione: un gruppo di teatro, un gruppo musicale e quello sportivo.

La Cassa Rurale Lavis-Valle di Cembra ha avviato un percor-so di conoscenza, incontro e confronto con i nuovi soci che si articola in quattro tappe: Gardolo, Segonzano, Faver e Sover. Il via a Gardolo “sobborgo della città ad alta densità e concor-renza bancaria, dove la nostra Cassa Rurale detiene quote di mercato soddisfacenti – ha osservato il presidente Ermanno Villotti – Nel corso degli anni il rapporto con questa comunità si è rafforzato”.

Lavis incontra i soci

NeLLe GiuDicARieDa Guerrino Beccari a Renzo Salvaterra. Nome e volto nuovi alla presidenza della Famiglia Cooperativa delle Giudicarie. Di professione agen-te immobiliare, Salvaterra è persona conosciuta nella cooperazione di con-sumo di queste zone.

A PiNzOLOPassaggio del testimone anche alla Famiglia Cooperativa di Pinzolo. Qui a essere interessata è stata la carica di vicepresidente oggi ricoperta da Fabio Cereghini che ha sostituito Elisabetta Moreschini.

A iSeRADal primo aprile Paolo Baldessarini è il direttore della Cassa Rurale di Isera. Nuova tappa del suo percorso profes-sionale che ha toccato Rovereto, San

Michele all’Adige, Mezzolombardo, Roncone, Pieve di Bono, Tione e Strigno. Sostituisce Graziano Manica andato in pensione.

NeL ceNTRO VALSuGANAMauro Montibeller è il nuovo direttore della Cassa Rurale Centro Valsugana. Già vicedirettore dello stesso isti-tuto di credito cooperativo il nuovo incarico premia le sue doti profes-sionali e umane. Sostituisce Paolo Baldessarini, ora al vertice dell’istituto di credito cooperativo di Isera.

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L’AccADeMiA che FORMAi cOOPeRATORi TeDeSchi

Oltre 18 mila dipendenti di cooperative tedesche, soprattutto del settore credito, frequentano ogni anno i corsi di forma-zione organizzati dall’Accademia delle cooperative germaniche (Akademie Deutscher Genossenschaften - ADG), fon-data nel 1970, fra gli altri, dalla Banca centrale cooperativa, oggi Dz Bank.Il responsabile dei rapporti internazionali dell’Accademia, Ruediger Meister, accom-pagnato dai responsabili di Sefea, socie-tà europea per la finanza etica di cui la Cooperazione Trentina è partner, è stato ospite della Federazione. In via Segantini ha incontrato il presidente Diego Schelfi, il direttore generale Carlo Dellasega, il pre-sidente di Formazione Lavoro Elio Pisoni, il vicedirettore generale di Cassa Centrale Banca Sandro Bolognesi e altri rappre-sentanti del movimento.Dal confronto è emerso l’interesse reci-proco a sviluppare in futuro collaborazioni nel campo della formazione.La cooperazione di credito rappresen-ta in Germania una realtà consolidata e capillare. Gli istituti di credito cooperativo - Raiffeisen Kassen e Banche Popolari - sono 1.156, supportati da due banche centrali cooperative. hanno un ambito operativo locale e contano oltre 13 mila 500 sportelli. I soci hanno superato il tetto dei 16 milioni, mentre i dipendenti sono più di 160 mila. L’Accademia delle cooperative germani-che (nella foto la sede), presentata da Meister nell’incontro di Trento, ha sede nel castello di Montabaur, nella regione della Renania, che comprende una serie di spazi per seminari, un ristorante e 287 stanze per gli ospiti. Ogni anno i corsi organizzati da ADG sono mediamente 1300. I docenti ed esperti esterni coinvolti negli interventi di formazione sono circa 700. Gli addetti in organico sono 200 (c.c.).

il nuovo direttore di ica a TrentoNominato a inizio settembre, il nuovo direttore generale dell’Alle-anza Cooperativa Internazionale (Ica), Charles Gould ha incontrato nelle settimane scorse i vertici della Cooperazione Trentina e di Euricse.Nel corso della sua visita a Trento, Gould (a destra nella foto, con il direttore della Federazione Carlo Dellasega) ha presentato le iniziative che Ica assumerà in occasione dell’Anno internazionale delle cooperative proclamato dalle Nazioni Unite per il 2012 e confermato l’intenzione di sostenere da parte della sua organiz-zazione due proposte di Euricse: una conferenza internazionale nel gennaio del prossimo anno e il progetto sul web dal titolo “365 storie di cooperazione”. Il tema dell’Anno internazionale sarà: “Le imprese cooperative costruiscono un mondo migliore”.L’Ica, con sede a Ginevra, rappresenta 246 organizzazioni coo-perative di tutto il mondo con quasi un miliardo di soci. Prima di essere chiamato ai vertici di Ica, Gould ha ricoperto per anni l’incarico di direttore generale dell’organizzazione umanitaria Volunteers of America con uffici a Washington e uno staff di 16 mila persone. Negli ultimi cinque anni di direzione è stato ricono-sciuto come uno dei 50 rappresentanti americani più influenti nel settore no profit.

1.300CORSI ALL’ANNO

700DOCENTI

18.000PARTECIPANTI

LA FORMAzIONE COOPERATIVA IN GERMANIA

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Aumenta la richiesta di nuovi strumenti bancari per le aziende e le Casse Rurali Trentine si stanno attrezzando per soddi-sfare questa domanda.In quest’ottica si è inserito il convegno “Le carte di credito aziendali per il segmento delle piccole medie imprese” ospitato alla sala don Guetti e organizzato da Cassa Centrale Banca.L’appuntamento ha proposto un pre-zioso focus sull’utilizzo della moneta elettronica ed è servito a presentare la nuova “Cartasì Business Plus” pensata e realizzata per le piccole medie imprese “il vero gigante dell’economia italiana ed

europea – come emerso dalla ricerca di Visa Europe. Nel nostro Paese sono 4 milioni e mezzo e rappresentano il 98% delle aziende, l’84% dei dipendenti e il 75% del fatturato”.Tanti i vantaggi previsti dalla nuova nata in casa Cartasì e in linea con le esigenze espresse dalle piccole medie imprese: credito fino a 45 giorni; strumento evoluto che facilita i processi di pagamento e agevola il controllo delle spese aziendali; una soluzione semplificata che lascia più tempo al business; maggiore sicurezza e protezione.

ceNTRALe cORPORATe e la finanza di progetto

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Nel 2010 operazioni strutturate 20, chiuse 13, che hanno prodotto 108 milioni di finanziamenti: 30 erogati da ccB, 25 da casse Rurali, 14 da Mediocredito, 39 da altri istituti

Per le 13 operazioni chiuse nel 2010, fatturate commissioni per 338.000 euro. Benefici anche per ccB e casse Rurali, che hanno incassato provvigioni per 124.000 e 90.000 euro

CASSA CENTRALE CORPORATE

Il primo anno di attività di Centrale Corporate, società costituita da Cassa Centrale Banca a fine 2009, si è chiuso con risultati positivi. Li sintetizza Fabrizio Berti (a destra nella foto), direttore della società: le operazioni di project financing analiz-zate nel corso dell’anno sono state più di 70. Per 20 la società ha ottenuto il manda-to alla strutturazione; 13 sono state portate al closing, corrispondenti ad un volume di finanziamenti di 108 milioni. L’operatività di Centrale Corporate è legata al mercato di CCB, che copre principalmente il Triveneto e l’Emilia Romagna.Prima della nascita di Centrale Corporate quello della finanza di progetto era un comparto poco attivo all’interno del gruppo Casse Rurali. L’allestimento di un intervento di project financing - spiega Berti - richiede tempi lunghi. Il progetto va strutturato in modo autonomo, a prescindere dalla solidità del

cliente. Le valutazioni riguardano la validità del progetto, i suoi ritorni economici e non le garanzie che può offrire il proponente. Per studiare ed impostare le operazioni Centrale Corporate si avvale della collabo-razione di un gruppo di specialisti esterni, con competenze in materie tecniche, legali e assicurative. L’organico della società è al momento leggero: affiancano il direttore Berti, Stefano Nicolini, analista esperto (a sinistra), e Matteo Galas, assistente junior (al centro).Nel 2010 l’istruttoria che ha richiesto il maggiore impegno, spalmato su sei mesi, è stata quella relativa al progetto di tele-riscaldamento proposto da Ecotermica Primiero: 35 milioni di spesa, di cui 25 finanziati da un pool di 12 banche. Tempi altrettanto lunghi ha comportato la strut-turazione del progetto per la depurazione dei fanghi prodotti in Trentino. La società a cui è stato affidato il servizio si farà carico

di realizzare l’impianto di trattamento. La Provincia, da parte sua, si è impegnata a conferire per il periodo fissato nel contratto tutti i fanghi da smaltire, ad un prezzo con-cordato. Centrale Corporate ha preparato su incarico del futuro gestore dell’impianto la struttura dell’operazione e individuato le banche che erogheranno il finanziamento.Come risulta dal bilancio chiuso il 31 dicembre, la società ha realizzato nel primo anno di operatività 338 mila euro di fatturato, che sono il frutto dei corrispettivi incassati direttamente dai clienti che si sono avvalsi dei servizi di strutturazio-ne offerti. L’attività di Centrale Corporate ha creato un indotto positivo anche sulle Cassa Rurali e sugli istituti di credito, in primo luogo Cassa Centrale Banca, che hanno condiviso le operazioni di finanzia-mento. Tale beneficio può essere quantifi-cato in circa 500 mila euro di commissioni (c.c.).

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11.579SOCI

1.000MILIONI CREDITI

1.745MILIONIRACCOLTA COMPLESSIVA

5MILIONI UTILE

LA FONDAziONee il calisio

FORMAziONeper amministratori

CASSA RURALE DI TRENTO (ANTEPRIMA BILANCIO 2010)

La relazione città - montagna conce-pita normalmente come antitetica si è sviluppata con riferimento al Monte Calisio in maniera positiva. La monta-gna dipende dalla città dal punto di vista amministrativo e commerciale, mentre la città beneficia della gestione econo-mica delle risorse naturali.Queste sintetiche conclusioni sono il risultato dell’articolato progetto di ricerca storica sui paesaggi del Monte Calisio realizzato dall’Università di Trento - Dipartimento di Filosofia, Storia e Beni Culturali e dall’Ecomuseo dell’Argentario, con il patrocinio della Fondazione Cassa Rurale di Trento.Lo studio approfondisce il rapporto tra la montagna e il capoluogo e le reci-proche sinergie. Per Giorgio Fracalossi, presidente della Fondazione Cassa Rurale di Trento, “il Calisio è una mon-tagna a cui siamo particolarmente

legati come banca e come città”.Durante la presentazione il Dipartimento di Storia, Filosofia e Beni Culturali dell’ateneo trentino è stato rappresentato dal direttore Andrea Giorgi, dalla coordinatrice del progetto Elena Dai Prà e da Carlo Gemignani assegnista di ricerca. Presente anche Giuseppe Gorfer, presidente Associazione Ecomuseo.Cinque i temi della ricerca: le attività estrattive e i siti minerari; gli assetti e gli interventi idraulici tra monte e valle: la Fersina e l’Avisio; la Geografia storica dei siti militari: le fortificazioni della Grande Guerra; la cartografia storica del Monte Calisio e aree limitrofe di influsso storico; le attività agro-silvo-pastorali e i sistemi terrazzati (patri-monio rurale, sistemi di sfruttamento dei versanti acclivi, paesaggio storico e attuale, comprese le aree protette).

Sono sempre più numerose le realtà cooperative che incon-trano i vertici della Federazione per conoscersi, confrontarsi e parlare di tematiche di interesse per la formazione degli amministratori. Nel corso del mese scorso sono stati accolti i consigli di amministrazione della Cassa di Aldeno e Cadine e, qualche giorno dopo, della Famiglia Cooperativa Valle di Cavedine.La visita dell’organo di governo della Rurale presieduta da Luigi Baldo e diretta da Pio zanella è stata una tappa di un percorso formativo molto impegnativo e di alto livello, volto ad approfondire il ruolo di chi gestisce una cooperativa di credito ma anche indirizzato a conoscere i luoghi, le persone e le strategie del movimento. Dopo una prima lezione storica curata dal professor Andrea Leonardi, il programma messo a punto da Formazione Lavoro (8 pomeriggi di 3 ore e una giornata e mezzo stanziale conclusiva) ha previsto una tappa in Cassa Centrale Banca, con il direttore Mario Sartori che ha sviluppato temi delicati e strategici come il rapporto fra centro e periferia. In Federazione gli amministratori della Rurale, invece, hanno incontrato il presidente Diego Schelfi e il diret-tore Carlo Dellasega ed hanno ascoltato il responsabile del settore credito Ruggero Carli che ha parlato loro di bilancio e di capitale circolante netto, come indicatore significativo per le scelte del cda (nella foto l’incontro in Federazione).Il consiglio di amministrazione della Famiglia Cooperativa Valle di Cavedine, presieduta da Gianluca Caldera e diretta da Andrea Baldessari ha invece incontrato i vertici della Federazione per approfondire i valori portanti e caratterizzanti del movimento cooperativo trentino, insieme al direttore Dellasega e a Michele Dorigatti dell’ufficio studi. L’incontro in via Segantini è stato per loro il primo appuntamento di un percorso formativo che ne prevede altri tre e che è servito per focalizzare gli elementi di distintività del movimento cooperativo, la sua funzione sociale e le aspettative a cui deve far fronte. Tra una domanda e l’altra, l’incontro è durato fino alle 23.30.

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A BReNTONicOassistenza fiscale per clienti

Presso la Cassa Rurale di Brentonico è attivo un nuovo ser-vizio di assistenza fiscale. Grazie ad una convenzione con il Centro servizi fiscali delle Acli, i clienti dell’istituto potranno richiedere, previo appuntamento, consulenza da parte di un operatore Acli che fornirà loro assistenza per la compilazione della dichiarazione dei redditi, per le dichiarazioni Icef e per tutti i vari servizi svolti dal centro servizi convenzionato.

Matrimonio tra casse:ADAMeLLO-BReNTA SPOSA cONDiNO

A PiNè“Riserva” da grande rendimento

L’attenzione al socio di un istituto di credito cooperativo si esprime in molti modi. Per la Cassa Rurale Pinetana Fornace e Seregnano si lega anche alla creazione di un prodotto di inve-stimento ad hoc. E’ “Riserva – prestito d’annata”. E’ un prestito obbligaziona-rio a condizione di particolare favore. Il gradimento è stato immediato perché i tassi di interesse salgono fino al 4,50%. Non meno importanti sicurezza, liqui-dabilità e assenza di commissioni di sottoscrizione.

Con l’aggregazione delle Casse Adamello-Brenta e di Condino nascerà nelle Giudicarie una delle maggiori Rurali del Trentino. Dopo l’approvazione del progetto di fusione da parte dei due consigli di amministrazione, la propo-sta è stata consegnata alla Provincia Autonoma di Trento, cui spetta il compi-to di rilasciare la prescritta autorizzazio-ne, acquisito il parere vincolante della Banca d’Italia.Completato l’iter autorizzativo, il proget-to sarà sottoposto alle assemblee delle due Casse Rurali, che saranno convo-

cate a maggio sia per l’approvazione dei bilanci sia, nella parte straordinaria, per deliberare in merito alla fusione. Se l’esito delle votazioni sarà positivo, la fusione decorrerà dal primo luglio.In base alle valutazioni dei due consigli di amministrazione, l’aggregazione tra le due società consentirà di estendere e qualificare l’offerta di servizi bancari e finanziari ai soci e alla clientela e si tradurrà in una serie di vantaggi per le comunità servite. Già adesso le zone operative delle due Casse Rurali sono in gran parte limitrofe e sono caratterizza-

te da un elevato interscambio economi-co e sociale.Sono numeri importanti quelli che descrivono la Cassa Rurale che nasce-rà dalla fusione, che si chiamerà Adamello-Brenta e avrà sede legale a Tione. I soci saranno 5.400, gli sportelli 14. L’organico sarà composto da 70 dipendenti. A fine 2010 le due società hanno fatto complessivamente registra-re 450 milioni di raccolta e 366 milioni di impieghi.

SOCI

DIPENDENTI

SPORTELLI

4.200528

1.200186

5.4007014

ADAMELLO-BRENTA CONDINO POST

FUSIONE

Da sinistra Scalfi direttore Cr Condino e Marco Mariotti direttore Cr Adamello Brenta.

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Nuovi sconti per le cooperative

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Auto

Sconti dal 5 al 18% per l’acquisto di Alfa Romeo, Lancia e Fiat, anche sui veicoli commerciali con ritiro dell’usato. Per Seat, Volkswagen, Audi e Skoda il risparmio va dall’11 al 26% a seconda del modello. Per Bmw supera il 20%. Vantaggi resi possibili grazie agli accordi con Dorigoni Auto di Trento, Fiat Italia e Bmw Italia. Info:Per Fiat e Lancia: 0461/430811Per Alfa Romeo: 0461/1731400Per Seat, VW, Audi, Skoda: 335/269062Per Bmw: 348/4055794

Gestione del personale

Sconti tra il 30 e il 45% per l’acquisto di sistemi per migliorare e automatiz-zare la gestione del personale. E’ possibile scegliere tra cinque pacchetti, a seconda del numero di dipendenti, che comprendono software e terminali di rilevazione presenze Zucchetti e una serie di servizi correlati, grazie all’ac-cordo con Deltaservizi.Info: 348/0177458

Buoni pasto

Sconti mensili e ribasso sul valore della tessera. Questi i vantaggi della con-venzione con Bluticket, che offre alle cooperative la possibilità di scegliere il valore, le regole di utilizzo e il circuito di locali entro cui i dipendenti potranno usare il buono.Info: 02/3454191

Luce e gas

Sconti su luce e gas per le cooperative socie della Federazione. Un’offerta alla quale hanno già aderito oltre 230 associate, per un totale di 25 GWh, a dimostrazione della convenienza delle tariffe proposte.Info: 0461/362225

Telefonia fissa

Sconti sulle telefonate dal fisso grazie all’accordo con Infostrada e ICN Italia che garantisce tariffe convenienti, soprattutto nelle telefonate verso l’estero, dove il risparmio raggiunge anche il 50%. Info:Per ICN Itala: 0461/923630 e 335/6389219Per Infostrada: 329/8340503

Telefonia mobile e rete unica

Sconti medi del 30% per le telefonate da cellulare grazie alla convenzione con Vodafone Business. L’accordo prevede anche ribassi su molti altri ser-vizi, come apparecchi, accessori e altro.Info: 049/7805246, 346/1488120 o 049/7805123, 348/0089168

Stampanti e fotocopiatrici

Sconti sull’acquisto o noleggio di sistemi multifunzione a colori e in bianco/nero, grazie all’accordo con Konica Minolta e Xerox.Info: Per Konica Minolta: 339/2092390Per Xerox: 0461/950898 o 338/7651828

Sistemi telefonici VoIP

Sconti sull’acquisto di sistemi VoIP grazie all’accordo con‘Telefonia AltoAdige’. Le soluzioni proposte si integrano con i centralini esistenti, così come alla rete Gsm ed ai sistemi Wifi e danno la possibilità di collegare più sedi utilizzando la rete dati preesistente, abbattendo i costi di chiamata.Info: 348/4258353

Affrancatrici e imbustatrici

Sconti dal 10 al 30% per l’acquisto o noleggio di sistemi per affrancare e imbustare corrispondenza e comunicazioni varie grazie all’accordo firmato dalla Federazione con Pitney Bowes. Info: 02/950091 o 340/1783394

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MARciALONGA cOOPeRATiVAEdizione numero 38 per la gran fondo delle valli di Fiemme e partnership confermata per cinque realtà della Cooperazione Trentina: Casse Rurali, Cavit, Melinda, Trentingrana e Sait-Coop Trentino. Sul versante agonistico (quasi) scontato il dominio dei fuoriclasse scandinavi. Per il secondo anno con-secutivo Sirio Film si è occupata della gestione della diretta internazionale, grafica e replay per la Marcialonga.

iN PAGANeLLA L’euROPeO Dei BANcARi Al cancelletto di partenza delle prove di sci alpino e al via delle gare di sci di fondo si sono presentati 1.300 bancari di tutta Europa. E’ il 51esimo Campionato Europeo Interbancario di sci disputato in Paganella a fine gennaio. Main sponsor le Casse Rurali Trentine. Le banche europee rappresentate sono state 153 di 14 Paesi. Gli iscritti 1.323: 1.051 in slalom,

272 nelle prove di fondo. L’Italia era presente con 54 istituti di credito e 620 concorrenti: 519 in slalom, 101 nel fondo.

cR LAViS PeR iL juDOPiccoli (e grandi) judoca crescono a Lavis, dove è andato in scena il “Trofeo Città di Lavis”, sostenuto dalla Cassa Rurale Lavis-Valle di Cembra. Un successo di partecipazione e di pubblico.

BABy SciATORi iMPARANOLo Sci Club Lavis ha premiato i giovanissimi del “corso di avvicinamento alla pratica sciistica”: 67 partecipanti divisi in 9 gruppi seguiti da altrettanti maestri di sci. Tra gli sponsor: Cassa Rurale Lavis-Valle di Cembra.

Dopo nove anni di assenza, la Cassa Rurale di Rovereto è salita sul primo gradino del podio della Slipegada. La trente-sima edizione di questa manifestazione si è tenuta sulle nevi della Paganella e vi hanno partecipato 1.322 tra amministra-tori e collaboratori delle Casse Rurali Trentine (41) e organi-smi collegati (8), 970 uomini e 352 donne. Ben 218 concorrenti hanno disputato tre delle quattro gare previste e 400 almeno due. Nella classifica a squadre, la banca della città della Quercia si è lasciata alla spalle Cassa Rurale di Fiemme e Cassa Rurale

Val di Fassa e Agordino. Ai piedi del podio hanno concluso Cassa Centrale Banca (quarta) e Federazione Trentina della Cooperazione (quinta).Complessivamente la squadra vincitrice ha messo in saccoc-cia 24.649 punti distanziando di un migliaio di punti la prima delle battute che si è fermata a quota 23.487. La terza ha messo insieme 19.318 punti.Una bella prova di squadra (“di cooperazione” suggerisce qualcuno) per la Rurale di Rovereto che ha saputo brillare con i suoi portacolori in tutte le discipline che hanno caratteriz-zato il programma di gara: dallo sci alpino alle prove di sci di fondo, dalla ciaspolada alla prova di scialpinismo.La vittoria ha portato a sei il numero di successi della Cassa Rurale di Rovereto nella Slipegada. La prima volta appartiene al secolo scorso: 1991 a Moena. A quella ne erano seguite altre cinque: 1994 in Primiero, 1995 in Valle di Sole, 1996 a Pinzolo, 2002 a San Martino di Castrozza e, nel pomeriggio di ieri, ad Andalo.Ultima annotazione: anche quando non ha vinto, la Cassa Rurale di Rovereto è stata protagonista. Nell’albo d’oro ha chiuso per sette volte al secondo posto. In altre quattro occa-sioni ha messo al collo la medaglia di bronzo (d.n.).

30° SLiPeGADA,vince Rovereto

c A S S e R u R A L i e S P O R T

SLIPEGADA

754 concorrenti gare di sci alpino 356 concorrenti gare di sci di fondo

225 concorrenti scialpinistica 915 concorrenti ciaspolada

1.316 partecipanti cena

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Il sistema delle Bcc italiane sostiene il progetto di consolida-mento e restauro del Palazzo Margherita, sede del Comune dell’Aquila, e della annessa Torre civica medievale.Attraverso i fondi raccolti grazie all’iniziativa “Il Credito Cooperativo per l’Abruzzo”, cui hanno partecipato oltre 10 mila tra semplici cittadini, amministratori, soci, dipendenti e clienti delle oltre 400 Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali italiane, è ora possibile passare alla fase operativa del progetto. E’ stato scelto il monumento simbolo della città, non solo dal punto di vista architettonico, ma “cuore pulsante” della cosa pubblica e della vita locale. Sotto questo profilo, vi è la convinzione che la restituzione alla Città dell’Aquila del suo Palazzo Comunale possa rappresentare un segno concreto e duraturo di rinascita e di speranza per il futuro.

cooperare contro la crisi

FONDiper l’AbruzzoFare Mente Locale

PeR iL TeRRiTORiO

”“Da ogni crisi economica la cooperazione Trentina

ha appreso e intrapreso nuovi strumenti e misure per crescere e rinforzarsi.

“La cooperazione una cura per la crisi?”. Su questo interrogativo il Club Giovani Soci della Cassa Rurale di Mezzocorona (nella foto il direttivo), in collaborazione con l’ufficio studi della Cooperazione Trentina, ha organizzato un paio di sera-te. Occasione utile per dare risposta a questa domanda che interessa giovani e meno giovani e dimostrare come, in un periodo di crisi economica e di valori, il modello cooperativo sia riuscito a dimo-strare la sua validità. Due gli esempi proposti di altrettante realtà cooperative radicate da tempo nella località della Piana Rotaliana e

che da qui hanno iniziato un cammi-no di formidabile sviluppo. Il primo: “Il Gruppo Mezzacorona una dimensione nuova per la cooperazione agricola”. Il secondo: “Multiservizi, cooperativa di servizi e non solo”. Particolarmente qualificato il parter-re di relatori. Sono infatti intervenuti i vertici di entrambe le realtà: Guido Conci, Fabio Rizzoli e Luca Rigotti per MezzaCorona; Renzo Pichler e Germano Preghenella per Multiservizi. Con loro anche Melchiorre Lino Orler, direttore del Consorzio Lavoro Ambiente.

Si chiama Val Cismon ed è una coope-rativa impegnata nell’offrire occasioni di lavoro a persone in difficoltà nelle zone di Feltre, Borgo e Bassano. Ciò che rende particolarmente interessante questa cooperativa è il percorso che ha portato alla sua costituzione: la Val Cismon nasce infatti da Mente Locale, un progetto promosso dalla Cassa Rurale Bassa Valsugana per rispondere alla carenza di innovazione intesa come la capacità di un territorio di introdurre nuovi sistemi, nuovi ordinamenti, nuovi metodi di produzione.

La nuova realtà è stata tra le protagoni-ste dell’incontro organizzato dall’istitu-to di credito cooperativo, presieduto da Silvio Stefani, per presentare le iniziative attivate a sostegno delle 150 associa-zioni attive sul territorio. “L’anno scorso – ha detto il direttore Paolo Gonzo – la nostra Cassa Rurale ha contribuito allo sviluppo del territorio con erogazioni di denaro e servizi per 236 mila euro”.

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Ticchiolatura, trattare prima della pioggiaI tecnici hanno ribadito l’importanza di intervenire con validi prodotti di copertura immediatamente prima di una pioggia. I trattamenti vanno effettuati in modo razionale, utilizzando macchine efficienti, adeguatamente controllate da personale competente e soggette a regolare manutenzione.

Scopazzi del melo, positivo il monitoraggio Dopo anni di difesa dalle psille e di forte rinnovo degli impianti, che ha interessato il 60% della superficie delle valli del Noce, il risultato del monitoraggio scopazzi 2010 è molto positivo. La percentuale di piante colpite è scesa allo 0,45% e negli impianti di M9, che rappresentano la maggior parte dei frutteti, è pari allo 0,2%. Alla luce dei buoni risultati ottenuti dalle esperienze senza trattamento specifico sulla Cacopsilla melanoneura, e del positivo riscontro del monitoraggio scopazzi 2010, la pro-posta tecnica per la stagione 2011 non prevede il trattamento generalizzato specifico contro questa psilla, mentre continue-ranno ad essere proposti quelli contro Cacopsilla picta.

confusione sessuale, 3400 ettari coinvolti Nelle valli del Noce le superfici in confusione sono progres-sivamente aumentate. Oggi, su 6500 ettari totali, sono 3400 gli ettari con diffusori per carpocapsa (Cydia pomonella), 600 ettari per rodilegno giallo (zeuzera pyrina), 10 ettari per Cydia molesta (erano 800 nel 2006) e circa 100 ettari per i tortricidi ricamatori. Dopo alcuni anni d’impiego la confusione ha per-messo di ridurre e, in qualche caso, eliminare i trattamenti insetticidi contro questi parassiti.

Dalla corretta esecuzione dei trattamenti fitosanitari alla con-fusione sessuale che interessa nelle Valli del Noce più di 3400 ettari. Dal monitoraggio scopazzi che finalmente fa tirare un sospiro di sollievo ai frutticoltori, alla moria del melo che invece richiede una certa particolare attenzione, per arrivare alla ticchiolatura ed alle strategie per affrontarla. Queste le principali tematiche affrontate nel corso della tradizionale gior-nata tecnica sulla frutticoltura organizzata dall’Istituto Agrario di San Michele all’Adige in collaborazione con Melinda, che ha richiamato circa 600 frutticoltori.

Moria del melo, ridurre lo stress della piantaLa moria del melo si è manifestata a metà anni Novanta aggravandosi in queste ultime annate, ma è nel 2010 che il problema è esploso in Valsugana. Anche nel centro e bassa Valle di Non i frutteti sono interessati da questo fenomeno, ma con morie generalmente inferiori.I tecnici hanno raccomandato una serie di pratiche che favo-riscano la salute della pianta e ne riducano lo stress, come limitare la produzione per far crescere la pianta nei primi anni di impianto, o eseguire l’imbiancatura sul fusto per ridurre gli sbalzi termici a fine inverno; intervenire con prodotti rameici per prevenire la penetrazione di funghi e batteri da eventuali lesioni sul fusto, contenere il bostrico con trappole ad alcol, ridurre il compattamento del terreno e rimuovere il ristagno di acqua.

uVA, ScOPeRTO iL GeNe DeLL’AROMATiciTA’ I ricercatori dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige hanno scoperto il gene che determina l’aromaticità delle uve e sviluppato

un metodo basato sul Dna che stabilisce con molta precisione se una vite può produrre uve aromatiche oppure neutre. Le numerose piantine ottenute da seme nei programmi di miglioramento genetico potranno così essere selezionate

senza dover aspettare che la vite entri in produzione.Un’applicazione immediata di questo risultato sarà la valutazione precoce di nuove varietà prodotte dalle attività

di miglioramento genetico classico e, infatti, i ricercatori hanno già sviluppato un metodo rapido per lo screening dei semenzali.

600 FRuTTicOLTORi a cles per la giornata tecnica

La confusione sessuale è attiva in 3.400 ettari

nelle valli del Noce (su 6.500 totali).

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Sono ottimistiche le previsioni di mer-cato per la conclusione della campagna commerciale 2010/2011 delle mele. In occasione dell’assemblea di Wapa, l’associazione mondiale dei produttori di mele e pere dei 15 paesi più rappre-sentativi, è emerso infatti un quadro rassicurante, con quotazioni stabili ad un livello superiore del 15–20% rispetto alla stagione 2009/2010.Dall’emisfero sud (Argentina, Brasile, Australia, Cile, Nuova zelanda e Sudafrica) sono attesi 5,2 milioni di tonnellate di mele, poco meno (-1%) dell’anno scorso. In crescita del 5% le esportazioni, dopo un’annata di calo. A livello comunitario il quadro è positivo, con una giacenza complessiva in calo del 10% rispetto al 2009 (di 2,8 milioni

di tonnellate), con ottime prospettive di assorbimento per i mesi a venire. La carenza di mele, infatti, sostiene molto bene l’export. Anche in Italia le giacenze sono in calo (-2%), con un volume totale di vendite di 209.893 tonnellate (stabile). Di queste 89mila sono Golden, con una giacenza del 3% inferiore al 2010; oltre 51mila tonnellate appartengono alla varietà Gala, con una dinamica di calo giacenze che si riflette con leggeri sco-stamenti in tutte le varietà. L’ottimismo dei player è dunque guidato non solo dal ritmo di vendita ma anche dalla buona qualità del prodotto in conservazione e dalla conferma di spazi commerciali sia nella Comunità Europea che nelle aree dell’Est Europa e del Nord Africa, dove esistono ulteriori spazi di penetrazione.

Mele,quOTAziONi iN AuMeNTO

Le GOLDeNpuntano in altoNuove regole per la frutticoltura trentina. La novità maggio-re è rappresentata dalla decisione di non incentivare più la coltivazione delle mele Golden sotto i 350 metri di quota. Tale coltivazione sarà ammessa solo per le aziende con una super-ficie investita a Golden pari o inferiore al 25% della superficie frutticola aziendale. Gli agricoltori che decideranno di sostituire questa varietà con altre riceveranno una maggiore contribu-zione sull’acquisto delle nuove piante (il 45 anziché il 35%). Per il melo il limite massimo di spesa ammissibile è di 1,6 euro al metro quadro per melo (precedentemente era 1,4 euro). Il prov-vedimento, approvato dalla Giunta provinciale dopo essere stato condiviso dal Tavolo Verde, ha un duplice obiettivo: da una parte assecondare la vocazionalità produttiva delle diverse zone del Trentino, dall’altra offrire una più completa gamma di prodotti sul mercato. Le domande di agevolazione potranno essere pre-sentate nel corso di tutto l’anno. Non è prevista una distinzione tra frutticoltori iscritti alla prima o alla seconda sezione dell’albo delle imprese agricole. Sarà subito comunicato al frutticoltore se la domanda è ammissibile o meno. Il budget messo a disposizione per finanziare i rinnovi è pari a 2 milioni di euro per le cooperative, 500.000 euro per le aziende singole. “E’ lode-vole la decisione dell’assessorato di valorizzare le eccellenze e promuovere un incremento varietale – commenta il presidente di Apot Ennio Magnani –, ancor più se si fa dando un sostegno

concreto. Le mele sono prodotte in tutto il mondo, c’è una forte competizione sul

mercato per questo bisogna valoriz-zare le caratteristiche e la produzione territoriali, abbinati alla qualità. Le scelte intraprese vanno verso una

direzione strategica del mercato e non si può che ringraziare quando le risor-

se pubbliche vengono spese bene”.

2009 2010 01/02/2010 01/02/2011

Tonnellate Tonnellate Tonnellate Tonnellate %

TRENTINO - ALTO ADIGE 1.408.524 1.402.504 830.100 840.535 1%TOTALE ITALIA 2.011.208 1.939.249 1.066.063 1.048.232 -2%

Produzione immagazzinata Giacenze Differenza

GRAzie GiuLiO TuRRiI caseifici trentini hanno reso omaggio a Giulio Turri, presidente della Latteria sociale di Castelfondo per 35 anni. Una manifestazione d’affetto per dire grazie al suo impegno, dedizione, alla sua capacità di mettere insieme le persone nonostante le divisioni di campanile. Eletto presidente nel ‘75, è stato confermato ogni volta con circa l’80% dei consensi. Molte le soddisfazioni, come la costruzione dell’attuale sede nel 1987 e la crescita della produzione: all’inizio il caseificio produceva 5.400 quintali l’anno, oggi sono 50mila.

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cONSORziO ViNi: Fronza presidente

Il Consorzio Vini del Trentino ha organizzato per i suoi soci un seminario per presentare le novità della produzione viticola integrata per il 2011. Il disciplinare viene aggiornato ogni anno da una Commissione Tecnica che fa capo al Consorzio ed è formata da tecnici e ricercatori dell’Istituto Agrario di S. Michele – Fondazione Mach e da esperti delle imprese vitivinicole locali.

incontro tecnico

Vigneto trentino: 10 mila ettari

Produzione: 1 milione 250 mila quintali di uva

uve: 70 % a bacca bianca, 30% a bacca rossa

Elvio Fronza (nella foto sopra) è il nuovo presidente del Consorzio Vini del Trentino. E’ stato eletto, per accla-mazione, dall’assemblea dei soci riu-nita all’aula magna della Federazione. Di professione avvocato, Fronza, è presidente della Cantina Sociale di Trento – Le Meridiane. Già vicepre-sidente del Consorzio, subentra al dimissionario Roberto Giacomoni.Inoltre è stato eletto consigliere Andrea zanolli (nella foto a lato), giovane viticoltore di Lavis, socio della Cantina La Vis, componente del comitato di settore delle cooperative agricole della Federazione in rappre-sentanza dell’Associazione Giovani Cooperatori.“L’assemblea dei soci dopo aver preso atto della situazione del settore in tutte le sue componenti – osserva il direttore Erman Bona – ha chiesto con forza al legislatore la semplifica-zione delle norme che riguardano il settore. Inoltre sono state rivendicate le competenze del Consorzio svolte in questi anni e oggi riconosciute e implementate dalla nuova legge

sulle Denominazioni di Origine”. L’assemblea ha inoltre “auspicato una forte sinergia tra produttori ed ente pubblico”.L’appuntamento ha offerto lo spunto per presentare un quadro del settore ed esaminare le principali tematiche. “La vendemmia è stato buona – è stato osservato dai vertici – e questo grazie alla professionalità dei viticolto-ri e all’andamento delle stagioni”.I vitigni maggiormente coltivati sono: Chardonnay, Pinot Grigio, Müller Thurgau, Teroldego e Merlot. L’87% delle uve raccolte viene vinificato dalle Cantine Sociali, l’8% da aziende industriali e commerciale e il 5% da aziende agricole. La crisi del settore si fa sentire anche in Trentino “anche se l’aria che si respira qui – è stato detto – è migliore che in molte Regioni italiane”.La remunerazione per quintale di uva liquidata, nel 2010, dalle Cantine Sociali ai propri soci è stata buona (si stima 75 euro, erano circa 82 euro al quintale nel 2009 per la vendemmia dell’anno precedente). Nel corso del

2010 la base sociale del Consorzio è aumentata di una unità. Il numero di imprese socie è salito così a 120 che rappresentano 7000 viticoltori. “Il Consorzio ha svolto le attività di tute-la, di valorizzazione della qualità dei prodotti, di promozione e di cura degli interessi generali – conclude Erman Bona – nei confronti della pubblica amministrazione chiedendo vari prov-vedimenti amministrativi nell’interesse del settore. Tra i risultati ottenuti: il riconoscimento della sottozona “Castel Beseno” del giugno 2010. In tema di qualità, sicurezza e salute in vitivi-nicoltura il Consorzio ha proseguito nell’attività della lotta integrata che ha interessato il 95% della produzione provinciale di uve”. Il Consorzio viaggia nella rete delle reti grazie al sito inter-net consultabile all’indirizzo www.vini-deltrentino.com Il bilancio dello scorso esercizio si è chiuso con un utile di 20 mila 676 euro (d.n.).

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Allevatori insieme per imparare

FEDERAzIONE ALLEVATORI

6MILIONIPATRIMONIO NETTO

86DIPENDENTI

1.208 SOCI

17MILIONIVALORE PRODUzIONE

L’isola (delle specialità) di PergineQuella della Famiglia Cooperativa Perginese è una proposta commerciale sempre più ricca. Un tassello in più a questo mosaico è stato collocato nel punto vendita di via Crivelli a Pergine con la realizzazione di una vera e propria “isola delle specialità”.A caratterizzarla sono le “Specialità del Maso” del caseificio di Emanuela zottele, piccola ma significativa realtà casearia della valle dei Mocheni (a Mala di Sant’Orsola), e salumi e insaccati della Federazione Provinciale Allevatori.Una partnership in esclusiva con entrambe le realtà per la cooperativa di consumo del presidente Lino Piva e del diret-tore Giuseppe Gretter.Il consumatore può acquistare ricotta, formaggio stagionato, tosella, stracchino, caciotta, formaggio nostrano, ma anche salumi e insaccati – è stato spiegato nel corso di una breve cerimonia di presentazione. Un’area destinata ad essere arricchita nei prossimi mesi con altri prodotti sempre all’in-segna della “qualità trentina”.

Famiglia Val di Non, bilancio in formaE’ stato approvato all’unanimità, dall’assemblea dei soci, il bilancio della Famiglia Cooperativa Val di Non. “Un bilancio davvero soddisfacente – è stato il commento del presidente Giorgio Turri – e risultato di un anno di lavoro degli ammini-stratori e della settantina di nostri collaboratori”.I principali numeri sono stati presentati da Luciano Enderle, consulente del settore Famiglie Cooperative della Federazione. “Il fatturato ha raggiunto i 13 milioni 405 mila euro con un incremento, rispetto allo scorso esercizio, del 12,84%. Il bilancio sociale – ha proseguito Enderle – ha fatto segnare 147 mila euro. L’utile ha superato i 200 mila euro. Il patrimonio è di 3 milioni 313 mila euro. I risultati di bilancio testimoniano che il gruppo di persone impegnate nella quotidianità in questa Famiglia Cooperativa, lavora in modo coeso”.La Famiglia Cooperativa Val di Non, diretta da Maurizio Ianes, conta 2.636 soci e una rete di 22 punti vendita.

Si è tenuto presso la Federazione provinciale allevatori di Trento il secondo dei tre incontri di “Allevatori insieme”, la propo-sta formativa organizzata da Federazione allevatori in colla-borazione con l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige e l’Istituto zooprofilattico Sperimentale delle Venezie e rivolta al mondo zootec-nico. L’incontro, moderato da Igino Aldrighetto, direttore generale dell’Istituto zooprofilattico, era dedicato ai problemi gestionali della vacca da latte nel periodo

prima e dopo il parto. Sono stati affrontati in particolare gli aspetti alimentari e sanitari nel cosiddetto periodo di transizione, “Transition cow”, uno dei momenti più critici dal punto di vista metabolico per la vacca da latte, quando eventuali errori gestionali o di razionamento potrebbero causare un peggiora-mento delle performance produtti-ve, riproduttive, se non addirittura un rischio per la vita dell’animale. Il primo incontro era invece dedicato al tema della fertilità nella vacca da latte e all’utilizzo

del materiale seminale sessato. L’ultimo incontro, previsto per il 16 marzo, è incentrato sul ruolo dell’allevatore nella produzione del latte destinato al Grana trentino. Il percorso prevede oltre alla parte teorica, una parte pratica applica-tiva, durante la quale i partecipanti possono approfondire gli argo-menti acquisendo tutti gli stru-menti indispensabili per garantire la salubrità degli alimenti da loro prodotti nel pieno rispetto di tutte le normative di settore.

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*L’incidenza della componente energia rispetto alla spesa totale annua ante imposte per un cliente tipo (3 kW residente con consumo pari a 2.700 kWh/anno di cui 33% in fascia F1 e 67% in fascia F23) è pari a circa il 60%. **Bonus annuo = prezzo componente energia monorario espresso in Euro/kWh x giorni gratuiti previsti / 365 x 2.500. Il bonus sarà riconosciuto nella fattura dei consumi relativi al dodicesimo mese successivo alla data di attivazione dell’offerta ed, in seguito, ogni dodici mesi con medesima modalità.

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E n e r g i a risponde proprio all’esigenza di porre il consumatore nella condizione di valutare le diverse opzioni in modo trasparente. La cooperazione di consumo, se vuole costruire il suo futuro, ha oggi il dovere, oltre che l’opportunità, di ampliare l’offerta dei servizi tradizionali, avvalorando così la funzione storica di tutela sia del socio che del consumatore”.I vantaggi di questa proposta sono molteplici: uno sconto che si confronta e adegua ai mutamenti trimestrali del prezzo dell’energia, un risparmio ancora maggiore per la variante web dell’offerta, un bonus di 20 giorni per i soci delle cooperative aderenti al Sait, l’attivazione del servizio “No Stima” che prevede l’addebito solo di quello che effet-tivamente si consuma sulla base delle letture effettuate in presenza di un contatore elettronico telegestito (previa messa a disposizione di Trenta dei dati da parte del distri-butore competente).I clienti dotati di contatore telegestito avranno inoltre la possibilità di sfruttare prezzi differenziati fra le ore diurne (dalle 8 alle 19 dei giorni feriali escluso il sabato) e le ore notturne ottenendo, quindi, un ulteriore beneficio in caso di spostamento dei consumi nelle fascia a minor prezzo. Nel caso in cui il cliente non disponga di contatore telegestito verrà applicata una tariffa monoraria (prezzo uguale per tutte le ore) con medesimo sconto fino all’attivazione della telegestione.Maggiori informazioni presso tutti gli sportelli di Trenta, sul sito internet www.trenta.it ed al numero verde gratuito attivo tutti i giorni 800990078.

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Il forte legame con il territorio pro-vinciale condiviso dalle Famiglie Cooperative e dal Gruppo Dolomiti Energia ha portato le due realtà ad incontrarsi e a definire insieme una serie di iniziative a vantaggio dei soci della cooperazione di consumo che possiedono la Carta In Cooperazione. L’avvio di questa collaborazione risale alla realizzazione, da parte della socie-tà Dolomiti Energia Rinnovabili srl, dell’impianto fotovoltaico collocato sul tetto del nuovo magazzino Sait, uno dei più grandi realizzati nella nostra provincia. Il nuovo tassello di questa sinergia coinvolge direttamente i soci della cooperazione di consumo trentina, offrendo sconti sui costi dell’energia elettrica. L’accordo è già operativo e si colloca nella nuova offerta per la fornitura di energia proposta da Trenta alla clientela domestica di tutto il Nord Italia, denominata “Sconto Energia Trenta”. La proposta, valida fino al 30 giugno 2011, prevede l’applicazione di uno sconto del 9% sul prezzo dell’ener-gia (al netto della componente fiscale) stabilita trimestralmente dall’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas. Un risparmio che aumenta, dal 9% al 12%,

per i clienti che sceglieranno di riceve-re le bollette al proprio indirizzo e-mail (servizio Bollett@mail) sottoscrivendo la versione web dell’offerta, denomi-nata “Sconto Energia Trenta Web”.Ai soci delle cooperative di consumo aderenti a Sait, è poi riservato un ulteriore bonus di 20 giorni di fornitura gratuita di energia come premio di benvenuto aggiuntivo che si otterrà esibendo la Carta In Cooperazione al momento della sottoscrizione dell’of-ferta.Grazie a questo accordo, i soci potran-no beneficiare di un risparmio annuo in bolletta di circa 45 euro sul consumo medio. Al termine dell’agevolazione i consumatori potranno fare il punto della situazione e decidere secondo la convenienza del momento.“Il settore dell’energia – spiega Renato Dalpalù, presidente del Sait – sta diventando come quello della telefonia per ricchezza e varietà delle offerte. Proprio per questo è fondamentale dare ai consumatori elementi chiari e trasparenti, che li aiutino a con-frontare le opzioni ed a scegliere la migliore per i loro bisogni. Il rapporto che vogliamo costruire con un partner del territorio come il Gruppo Dolomiti

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*L’incidenza della componente energia rispetto alla spesa totale annua ante imposte per un cliente tipo (3 kW residente con consumo pari a 2.700 kWh/anno di cui 33% in fascia F1 e 67% in fascia F23) è pari a circa il 60%. **Bonus annuo = prezzo componente energia monorario espresso in Euro/kWh x giorni gratuiti previsti / 365 x 2.500. Il bonus sarà riconosciuto nella fattura dei consumi relativi al dodicesimo mese successivo alla data di attivazione dell’offerta ed, in seguito, ogni dodici mesi con medesima modalità.

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VALeRiO PiSTOLA A febbraio avrebbe compiuto 52 anni. Gli ultimi 18 li ha trascorsi a servizio della cooperativa Laboratorio Sociale, nel Primiero, dove coordinava le attività del laboratorio di ceramica e serigrafia. “Una morte che ha colto tutti di sorpresa – spiega una collega – Valerio era l’anima artistica del laboratorio. ha lasciato tante tracce dentro il Centro che ce lo ricordano, tante opere che abbelliscono questo nostro stare insieme”. La sua vena artistica lo aveva fatto conoscere ed apprezzare anche al di là del lavoro, grazie a tante mostre e esposizioni. Valerio era sposato ed aveva tre figli.

MARiA VOLcANha lasciato un vuoto nella comunità di Tesero (dove era molto conosciuta) la scomparsa Maria Volcan, donna che ha legato il suo nome al credito cooperativo di questa località. L’esperienza nella banca della comunità le aveva consentito di farsi conoscere e apprezzare per le sue qualità professionali ma anche umane. Puntualità, precisione e autentico spirito di appartenenza al mondo delle Casse Rurali sono alcuni elementi che di lei ricor-dano chi l’ha conosciuta e ne ha condiviso la quotidianità profes-sionale.

ROBeRTO PeRiNUn altro lutto ha colpito la Cassa Rurale di Fiemme. A soli 44 anni

di età è scomparso Roberto Perin. Era impegnato al centro servi-zi dell’istituto di credito cooperativo dopo avere svolto la funzione di cassiere centralizzato. Dall’agosto scorso un brutto male lo aveva colpito e purtroppo lo ha sottratto, per sempre, all’affetto delle persone che gli erano più care. Tra queste anche i colleghi

della Cassa Rurale.

iN MeMORiA Di

Punto d’Approdo per le donne

Alla Mercurio la web tv di Trento

La cooperativa Punto d’Approdo di Rovereto ha pensato alla Festa della donna. E lo ha fatto realiz-zando una serie di gadget acquistati dai negozianti aderenti al “Consorzio Rovereto In Centro”.Nella giornata dell’8 marzo i titolari di questi esercizi commercia-li hanno omaggiato la

loro clientela femminile con quanto prodotto dalle donne impegnate nell’ambito del progetto “Le formichine”. Obiettivo: dare la possibilità a queste persone in difficoltà di effettuare un percorso for-mativo per far riprendere loro confidenza con il lavo-ro. Dalle abilità pratiche, ai ritmi, alle relazioni con

i colleghi.I gadget pensati e realizzati per la Festa della donna sono cose di uso quotidiano: borse, borsette, quadernetti, spille, saponette confe-zionate. Ma anche piccoli motivi floreali in cartone e in feltro. Oggi il labora-torio impegna 8 donne. L’obiettivo è di arrivare a 12.

Da quest’anno la televisione on line del Comune di Trento sarà gestita dalla cooperativa Mercurio, che avrà il compito di realizzare servizi redazionali sulle iniziative e attrattive della città e creare una piattaforma web che ospiterà tutto il materiale prodotto. I servizi saranno concretizzati in collaborazione con Decima Rosa Video che si occuperà di tutta la parte di realizzazione e montaggio dei video. I testi saranno prodotti e letti dagli speaker e dai giornalisti della redazione di Sanbaradio, la web radio universitaria di Trento gestita dalla cooperativa Mercurio.

Giuseppe Pia Marta ”“La cooperativa Punto d’Approdo cerca di offrire alle donne in difficoltà la possibilità di difendere o ritrovare la propria dignità

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Donguetti:lecooperativenonsonopertuttiDon Marcello Farina *

CULTURA COOPERATIVA

“La cooperazione rurale. Dialoghi di un curato di campagna con i miei cura-ziani” è una preziosa operetta, una delle poche pubblicate direttamente da don Lorenzo Guetti, al di fuori della sua frenetica attività di giornalista. Prima di essere pubblicata come testo uni-tario è comparsa a puntate sul gior-nale cattolico “La Famiglia Cristiana” (1894-1895), sotto la forma di dialogo serale tra lo stesso don Lorenzo e i suoi curaziani, una cinquantina di persone interessate a conoscere lo spirito e l’or-ganizzazione alla base del movimento cooperativo.A quattro anni di distanza dalla prima Famiglia Cooperativa (1890) e a due dalla prima Cassa Rurale (1892), sol-lecitato dai suoi curaziani, don Guetti dice di voler parlare chiaro e tondo di ciò che gli interessa, mettendo subito in evidenza che si tratta di opere utili

e giuste, non solo perché promos-se da un prete, cioè da uno che dovrebbe vivere per la giustizia,

ma soprattutto perché create per il puro bene del popolo, come si

è già ricordato sopra. Scrive don Lorenzo: “State in pace nella

rettitudine e moralità delle nostre società; solo

vi raccomando ch’es-se vengano fondate in base agli statuti stiliz-zati da noi”.

cassepersalvareilpopoloIl fine sociale, pubblico e comunitario compare immediatamente: “Le casse rurali (le predilette di don Guetti!) sono chiamate a salvare tutto il popolo nel presente cataclisma finanziario e morale”. A due condizioni. La prima, richiama al senso profondo di una soli-darietà condivisa: uno per tutti, tutti per uno; (l’elemento ideale). “I soci della cassa rurale non sono più per-sone divise e sole, ma formano, uniti insieme con il legame sociale, una sola persona, come un gran signore…”. La seconda condizione: lo strumento della garanzia illimitata (in solido con tutto l’avere dei soci), l’elemento tecnico – giuridico. “Il molto unito al poco, unito al poco”.Per Guetti, ciò è reso possibile perché si ha a che fare con persone fidate, come egli afferma: “avete buona volontà e forza lavoro”; “avete qualche piccola industria paesana”; “siete gente onesta e galantuomini”.

ServonosocigalantuominiE’ un atto di fede nella probità dei suoi compaesani, che però Guetti ribadi-sce con forza lì dove parla di chi può diventare socio: “Da noi non si accet-tano, come soci, che persone di provata onestà e dunque galantuomini a tutta

prova”. Don Guetti è convinto che i soci delle cooperative vengano dal mondo della comunità cristiana, siano cioè credenti. Ma questa, che può esse-re una condizione necessaria, non è, però, anche sufficiente: ci sono anche cristiani non galantuomini. Infatti egli scrive: “(non si tratta) di un galantomi-smo qualsiasi, apparente, ma reale”. Ciò significa ancora schiettezza (“se qualcu-no è malintenzionato, occorre nettar subito l’orto dalla zizzania”) e sincerità (“se qualcuno manca di sincerità non merita di stare in nostra compagnia, è per quei soci che entrano in società con secondi fini e che sotto la copertura del galantomismo nascondono le proprie mire egoistiche e il loro affarismo poco cristiano”). Questa caratteristica del galantomismo riceve luce anche da un altro punto di vista, apparentemente diverso: chi chiede denaro deve mani-festare l’uso che ne vuole fare: la cassa rurale non può fare prestiti per qualsiasi scopo, per cose futili, per speculazioni, o per l’azzardo, ma soltanto per l’aiuto concreto e reciproco per chi si trova nella necessità e nella condizione di migliorare la sua situazione sociale.

confiniterritorialiprecisiCiò porta con sé anche un’altra con-seguenza: le casse rurali non possono espandersi oltre un determinato terri-torio, che deve essere ristretto, così da

Chi desidera ricevere una copia del libro di Don Guetti “La cooperazione rurale. Dialoghi di un curato di campagna con i miei curaziani”può telefonare allo 0461/898616.

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CULTURA COOPERATIVA | il personaggio

favorire una conoscenza diretta tra i soci, come a ribadire che ciascuno può venire a conoscenza di quali siano i galantuomini di cui ci si possa fidare, “almeno per cominciare”.Ecco l’assillo di don Lorenzo: gente onesta cercasi. Per lui ci sono sempre dentro le comunità (civile e religiosa) persone oneste, galantuomini, basta cercarle, sollecitarle, coinvolgerle, votar-le.Anche in questo campo vince spesso la pigrizia, il senso dell’inutilità della pro-pria iniziativa, il farsi sostituire. Non è la quantità che conta, ma la qualità delle persone. “Le casse rurali (e le famiglie cooperative) non sono per tutti, pecore e buoi e ogni sorta di bestiame!, ma solo per chi ha le qualità volute dallo statuto”.

DirittiedoverideisociAmpio spazio viene riservato ne “La cooperazione rurale” ai diritti e doveri dei soci. Quanto ai diritti essi sono: la partecipazione alle adunanze generali (l’obbligo morale di intervenire) con la parola e il voto. Scrive Guetti: “Tutti possono parlare, anzi è ben fatto che il socio sappia o possa dire la propria opinione in ogni faccenda e quindi dica tutto e francamente il suo pensie-ro. Non si deve fare come nei consigli comunali dove c’è chi fa il muto in consesso e poi fa sproloqui e lamenta-zioni sulle piazze e nelle osterie”. Chi è assente ha sempre torto. Altro diritto è quello di ottenere prestiti in dena-ro, secondo il bisogno riconosciuto. Infine, ogni socio ha il diritto di vigilare e sindacare sull’uso del denaro otte-nuto a prestito dagli altri. “Il rigore su questo argomento – dice don Guetti – fa paura agli imbroglioni, ma non ai galantuomini”.Quanto agli obblighi, essi sono: l’i-scrizione all’albo dei soci; l’osservanza dello statuto appuntino, che si traduce

soprattutto nell’intervenire alle assem-blee generali, senza lasciarsi prendere dal disinteresse con la scusa che non ce se ne intende di quelli affari, o con la scusa che il nostro voto vale poco e tutto si conclude in favore dei prezzi più grossi. Il terzo obbligo è quello di scegliere persone capaci.

gliorganidellecooperativeL’ultima parte de “La cooperazione rurale” è dedicata agli organi della socie-tà: assemblea generale, direzione, com-missione di vigilanza o di sindacato, il contabile – segretario e il magazzinere.L’assemblea generale ha la massima autorità: essa è il luogo dove ognuno può aprire l’animo suo, dove si può svi-luppare lo spirito di fratellanza, dove si impara a conoscere le singole capacità, la franchezza di carattere e le buone intenzioni dei soci. Le assemblee devo-no essere ben preparate, ben convocate, ben dirette, ben ultimate con regolare protocollo. A convocarle è la direzione, a meno che non ci siano lagni contro di essa, così che l’assemblea è convo-cata dal sindaco capo della commis-sione di vigilanza. Anche un quinto dei soci della cassa rurale (e un quarto delle famiglie cooperative) possono convocare una sessione straordinaria con domanda scritta. In altre parole l’assemblea generale diventa una vera scuola di democrazia. Scrive Guetti: “Certo, ci saranno anche qui dei partiti, ma alla fin fine deve sempre trionfare il partito dei veri galantuomini, cioè di coloro che lavorano per il bene comune senza secondi fini.”

unadirezionealservizioLa direzione, di sette membri, è, dice don Lorenzo, al servizio della società, mai padrona! Chi intendesse entrare nella direzione con volontà di coman-

dare a suo modo, ha sbagliato il numero di casa.La commissione di sorveglianza o di sindacato ha una mansione importan-tissima e delicata: quella di sindacare l’operato della direzione e degli altri inservienti della società. Lo fa con l’i-spezionare, almeno una volta al mese, i registri delle singole cooperative, con la sospensione, in caso d’urgenza, delle delibere della direzione che fossero con-trarie allo statuto, col dare consigli alla direzione stessa.L’operetta si conclude con un auspicio: che nasca presto la Federazione con la cassa centrale e i magazzini sociali a Trento: “un cuore al nostro corpo che riceva il sangue e lo rimandi a mezzo delle vene fino alle dita dei piedi”.

* Sintesi dell’intervento in occasione delle celebrazioni dei 120 anni della cooperazione di consumo

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CULTURA COOPERATIVA | l’esperto risponde

TRA UN PO’ LA COOPERATIVA ChE DIRIGO RIUNIRà I SOCI IN ASSEMBLEA.qUALI PROCEDURE DEVO RISPETTARE PER LA CONVOCAZIONE?E’ necessario affiggere la convocazione all’albo e farla pubblicare sul quotidiano individuato dallo statuto o inviarla ad ogni socio con raccomandata (o fax), almeno 8 giorni prima dell’assemblea. Le cooperative possono accedere a tariffe scontate grazie alle convenzioni stipulate dalla Federazione con le agenzie pubblicitarie dei quotidiani l’Adige e Trentino (per info: ufficio stampa 0461/898616).

qUAL è L’ITERBUROCRATICO DA SEGUIRE A BILANCIO APPROVATO? Entro 30 giorni dall’assemblea le cooperative devono depositare presso l’ufficio del Registro delle Imprese della Camera di Commercio 8 documenti: il bilancio (prospetto contabile e nota integrativa), lo stato patrimoniale ed il conto economico in formato xbrl, il verbale di approvazione del bilancio, il modello C17 Albo cooperative, se ne ricorre l’obbligo anche la relazione sulla

gestione; quella del collegio sindacale o del comitato di controllo sulla gestione e quella dell’incaricato del controllo contabile.Tutti questi documenti devono essere inviati telematicamente attraverso il sito web telemaco.infocamere.it, appositamente creato da InfoCamere. I diritti ed i bolli saranno pagati in modo virtuale al momento della spedizione. Una copia in carta libera degli atti depositati al Registro Imprese, completa di firme autografe, dovrà essere presentata alla Federazione e per le cooperative sociali anche al Servizio Cooperazione della Provincia Autonoma unitamente al bilancio sociale, sempre entro 30 giorni.Dopo lo svolgimento dell’assemblea, le cooperative devono anche compilare la dichiarazione del numero dei soci e consegnarla al Servizio Cooperazione della Provincia. Infine, entro 60 giorni dall’approvazione del bilancio, devono versare il 3% dell’utile al fondo mutualistico.

E SE CAMBIA qUALChE CARICA SOCIALE?Entro 30 giorni dalla data di nomina, gli amministratori ed i sindaci eletti o rieletti devono chiedere la propria iscrizione al Registro delle Imprese. Alla pratica devono allegare: il verbale di delibera; la procura speciale con cognome, nome e firma

autografa degli amministratori eletti o rieletti, e, in caso di cessazione, di un sindaco effettivo o di un membro del comitato di controllo se è previsto uno dei due organi sociali; la fotocopia di un documento d’identità valido delle persone elencate nella procura speciale.Quando cambia anche il presidente ci sono altri obblighi comunicativi: all’Inps e all’Inail entro 8 giorni con raccomandata. All’ufficio Iva entro trenta giorni in via telematica o con modulo cartaceo in duplice esemplare.

LA FEDERAZIONE PUò AIUTARMI CON qUESTE PRATIChE?L’ufficio segreteria soci è a disposizione per la realizzazione di tutti gli adempimenti societari con la Camera di Commercio legati alle delibere assembleari in tema di deposito di bilancio, di rinnovo delle cariche sociali, di variazione dati e in generale alla gestione amministrativa. Basta contattare l’ufficio nei primi 10 giorni successivi all’assemblea per concordare tempi e metodi del servizio. L’Ufficio Segreteria Soci si trova al primo piano della Federazione

(tel. 0461-898225 [email protected]).

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IN QUESTA RUBRICA TROVERETE RISPOSTA ALLE DOMANDE ChE AMMINISTRATORI E DIRIGENTIRIVOLGONO FREqUENTEMENTE AGLI ESPERTI DELLA FEDERAZIONE TRENTINA DELLA COOPERAZIONE RIGUARDO ALLE PRATIChE, AGLI ASPETTI LEGALI, SINDACALI E ORGANIZZATIVI DELLE COOPERATIVE.SE VOLETE INVIARE UN qUESITO POTETE SCRIVERE ALL’INDIRIZZO:

[email protected] risposto RITA CORAzzOLA,responsabile Segreteria sociFederazione Trentina della Cooperazione

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CULTURA COOPERATIVA

Negli anni Cinquanta nessuno dei due pittori perginesi (Raffaele Fanton, detto Fèle, 1924-2003, e Luigi Senesi, detto Luigino, 1938-1978) aveva ancora raggiunto la notorietà. E meno che meno venduto un quadro. La gente di Pergine conosceva il Fèle come imbianchino che attraversava il paese con la scala di legno sulle spalle e un secchio imbrattato di colore bianco in mano, e Luigino come un ragazzo che, dicevano, frequentava una qualche scuola d’arte. Ma nel cuore dei nostri due ardeva già allora la fiamma della pittura e l’idea che il Padreterno li avesse calati qui fra di noi per diventare dei veri autori di quadri ed affreschisti di pareti, come quelli che passano le giornate a disegnare e dipingere e che espongono le loro opere nelle mostre. E fu la passione per la pittura, l’ansia di conoscere le proprie doti, di indovinare il cammino da scegliere, il desiderio di trovare risposte ai propri dubbi, il bisogno costante di porsi domande e di comunicare, a mettere insieme questi due esseri, nonostante la differenza di tempera-mento e d’età: in quegli anni il Fèle era sui trentacinque, Luigino non ne aveva più di venti. Così distanti per età e carattere e così accomunati dal desiderio di dipingere, erano entrambi alle soglie della loro vita d’artisti.

Li si vedeva passeggiare lungo i viali di ippocastani del paese, tutti presi dalla loro conversazione. Il Fèle, con l’immancabile berretto calato sulla fronte, gesticolava, talvolta si fermava, si avvicinava a Luigino e lo fissava come per dirgli “ma non capisci cosa voglio dire?”, o gli chiedeva con aria severa: “Cosa vi insegnano a scuola? Dai, Luigino, rispondi.” E Luigino, già allora sicuro di sé, ascoltava senza interrompere, e manteneva il suo sorriso aperto, sereno ed ironico. Poi, ma sempre in tono sommesso e più per se stesso che per l’amico, mor-

ipriMiDuequaDriallacassaruralediperginedi Giorgio Jellici

Suonatore di chitarra di Raffaele Fanton

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CULTURA COOPERATIVA | racconti

morava qualcosa come: “Mah, non so se è proprio così…le cose non mi sembrano tanto semplici”. “Il colore, il colore è l’essenziale – insisteva il Fèle –. Osserva i lavori di Tullio Garbari!”. “Sì, ma non possiamo fermarci al colore. Ci sono processi sensitivi che si trasformano in mentali…come posso spiegarti…dobbiamo riuscire a comprendere l’essenza dei colori anche nelle loro combinazioni grafiche…”. “Combinazioni, combina-zioni grafiche…cosa significa ciò in pratica? Io, Luigino, parlo del colore. La pittura è colore. Io parlo del colore nei lavori di Gauguin, di Modigliani…”. “Ho capito, ho capito, non agitarti, ammetterai però che dopo Modigliani sono venuti Klee e Kandinsky, e anche Malevitsch”. “Ah Malewitsch, quel cervellotico, io pre-ferisco Rouault…” e andavano avanti così per delle ore. Cominciavano a concretarsi in ognuno di loro le rispet-tive inclinazioni e predilezioni, che si sarebbero mani-festate alcuni anni più tardi. Ma i loro cammini non s’erano ancora separati. Qualcuno aveva messo loro a disposizione un intero piano, un’enorme soffitta sul Tegazzo di Pergine, in uno di quei casoni di sassi muniti ad ogni piano di lunghi poggioli di legno. Lì ciascuno dei due aveva finalmente trovato la sua palestra. Dalle ampie finestre verso sud-ovest vedevano i tetti di arde-sia del paese, i campanili della chiesa parrocchiale e di quella dei frati, i prati e i campi del perzenàl giù fino oltre il Ciré, e poi le sagome del Calisio e del Cimirlo, e sullo sfondo la parete della Paganella e le guglie del Brenta, con la Tosa sempre coperta di neve. Era proprio come su quel quadro d’un tramonto verde e blu di Tullio Garbari di cui avevano incollato alla porta una riproduzione presa da un calendario. “Si direbbe che l’ha dipinto da qui” diceva il Fèle, che si fermava spesso davanti a quella copia e la esaminava come se la vedes-

ipriMiDuequaDriallacassaruralediperginedi Giorgio Jellici

Operaio di Luigi Senesi

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CULTURA COOPERATIVA

se per la prima volta. “Eh, magari anche”, rispondeva Luigino, e sor-rideva. Io passavo con loro molti pomeriggi, a discutere di pittura e a vederli lavorare, ed avevo battezza-to quel posto “Montparnasse 17”, con riferimento al famoso indiriz-zo parigino di Amedeo Modigliani. E fu dietro i poggioli di legno di quel Montparnasse che nacquero le prime opere, i primi ritratti di Fanton e di Senesi. Da modelli ser-vivano contadini del rione, perso-naggi perginesi che se ne stavano lì seduti per un’ora, con il cappel-lo in testa e la pipa arcuata fra i denti, in cambio d’un bicchiere di vino. E pure il sottoscritto. “Dai, siediti sullo sgabello – dicevano – stai lì fermo così” e cominciavano a segnare le loro tele (fra i quadri che posseggo, i ritratti che mi fecero a quell’epoca il Fèle e Luigino sono i più preziosi). E anche dipingen-do non finivano di discutere. Ogni tanto il Fèle s’interrompeva per farci notare i particolari dei fiori del Beato Angelico e della pala d’altare dei van Eyck, a Gent.Così un giorno dissi a mio padre, direttore della Cassa Rurale di Pergine, che la Cassa avrebbe dovu-to comprare qualche quadro al Fèle e a Luigino. Sostenere gli artisti locali. Non ce n’erano poi tanti. Mio padre non disse nulla. Non era

tipo da commenti superflui. Ma un paio di giorni dopo, mentre salivo le scale di Montparnasse 17 mi accolse dall’alto la voce di Luigino: “Sali, presto, presto, dobbiamo brinda-re” e mi mostrava una bottiglia di vino che teneva in mano. “Brindare perché?”, chiesi arrivato in cima alla scala di legno. Intanto anche il Fèle era uscito sul pianerottolo e disse: “Ma come, non lo sai? Dobbiamo brindare perché la Cassa Rurale ci ha comprato due quadri. Ieri siamo stati lì e glieli abbiamo appesi noi stessi”. “Questa sì che è una bella notizia”, dissi. E Luigino: “E ce li ha pagati più che decorosamente, tuo padre. Sai cosa ci ha detto alla fine, quando ci ha salutati?”. “ Cosa vi ha detto?”. “Tu lo conosci bene, no?”. “Certo”. “Ha detto: ‘Ve li abbia-mo comprati perché la Cassa non sostiene solo gli artigiani, ma anche gli artisti locali, che per essere veri artisti devono essere prima buoni artigiani, come del resto siete voi, no?’. Capito? Ma ti rendi conto? È quello che ci ripetevano all’Istitu-to d’Arte a Firenze”. “Che tipo”, aggiunse il Fèle.

Furono dunque questi i primi due quadri venduti dai due pittori per-ginesi, le cui opere oggi sono pregia-tissime e impossibili da comprare, perché chi le possiede non le vende.

E furono anche i primi due quadri che si videro negli uffici della Cassa Rurale di Pergine, al piano terra del palazzo Chimelli, dove allora risie-deva l’istituto. Da principio la gente prese atto di quella novità alle pareti come si fosse trattato di corpi estra-nei all’ambiente o d’un provvisorio. Poi ci fu chi osò chiedere: “ Chi li ha fatti questi quadri?” e quando ne sentì i nomi disse in tono d’ap-provazione: “Però! Che bravi. Non l’avrei mai pensato.” Oggi, nella sede della Cassa, al palaz-zo Tomelin di Pergine, si posso-no ammirare diecine di quadri, e naturalmente diversi del Fèle e di Luigino. Ma quando io entro vado sempre in cerca di due ritratti a olio – “Suonatore di chitarra” di Raffaele Fanton e “Operaio” di Luigi Senesi – e mentre sosto davanti ad essi e penso a mio padre che non esitò a comprarli, quando probabilmente nessuno lo avrebbe fatto, prendo-no forma, come se uscissero dalle cornici, la sagoma gesticolante del Fèle con il suo immancabile ber-retto calato sulla fronte ed il sorriso aperto ed ironico di Luigino e vedo i due amici al lavoro dietro i loro cavalletti e risento le loro voci, sem-pre più chiare, e tutte le nostre inter-minabili conversazioni del tempo di Montparnasse 17.

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Anche chi vive in condominio o ha il tetto male esposto al sole può beneficiare dei vantaggi dei pannel-li fotovoltaici e del conto energia. La cooperativa Sole (Società Ledro Energia) ha sperimentato una solu-zione innovativa in risposta a queste esigenze, il fotovoltaico collettivo: individua una superficie, vi realizza un impianto di medie dimensioni e poi mette a disposizione le quote ai soci.Dopo il fotovoltaico diffuso, lan-ciato dal Consorzio elettrico di Stenico, che per primo ha offerto ai propri soci l’installazione ‘chiavi in mano’ dei pannelli sulle proprie abitazioni private, ecco un nuovo modo per massimizzare i benefici di questa energia pulita, valorizzando il territorio.La sperimentazione è partita in Val di Ledro: la cooperativa Sole ha costruito l’impianto a Molina di Ledro (nella foto) grazie alla dispo-nibilità dell’amministrazione del comune di Ledro che ha dato in locazione per 20 anni (tanto dura il beneficio del conto energia) il tetto del magazzino comunale e dei Vigili del Fuoco. Con una produ-zione prevista di 44.000 Kw annui, il beneficio di importanti economie sul prezzo dei materiali e sui costi

di gestione annui, lasciando il socio libero da qualsiasi impegno.L’energia prodotta dall’impian-to viene acquistata da Trenta spa, socia della cooperativa, che applica uno sconto ai soci convenzionati. Il beneficio derivante dalla vendita dell’energia prodotta sarà ristornato in parte ai soci aderenti l’iniziativa.L’impianto è attivo da circa tre mesi e per questo il bilancio preciso si potrà fare a fine esercizio, ma dalle prime proiezione è stato calcolato un alleggerimento annuo della bol-letta energetica di circa 85 euro, per Kw garantito. Questo impianto realizzato in valle di Ledro è il primo fotovoltaico col-lettivo in Trentino, mentre in Italia esistono già altre esperienze, come quella della cooperativa RetEnergie di Cuneo, con cui la Sole ha stabi-lito uno scambio di informazioni e buone prassi ambientali e culturali.Nel progetto è interessato anche il Consorzio Lavoro Ambiente e, attraverso esso, il Consorzio Cooperativo Costruzioni di Bologna, la principale centrale di acquisto della cooperazione, per ottenere prezzi vantaggiosi sui materiali.In questa prima fase, anche per la necessità di accelerare i tempi, si è

preferito iniziare senza alcun impe-gno finanziario a carico dei soci, che dovranno sottoscrivere una fidejus-sione bancaria pro quota a garan-zia dell’investimento relativamente al costo di 1 kW, presso la Cassa Rurale di Ledro.La collaborazione con la Rurale di Ledro, socia, ha permesso l’inse-diamento degli uffici della Sole al piano superiore dell’immobile di Molina di Ledro, con contratto di locazione, a testimonianza della fat-tiva sinergia intercooperativa. La cooperativa Sole è nata nel 2007 con l’obiettivo di promuovere l’uso di forme di energia alternativa e di sviluppo ambientale. Conta 110 soci e nei suoi primi anni di attività ha realizzato circa 60 impianti foto-voltaici di piccole e medie dimensio-ni per altrettanti soci e ha sviluppato una intensa attività informativa e promozionale sulle potenzialità e sui vantaggi dell’utilizzo di forme energetiche rinnovabili. La cooperativa sta ora cercando nuove aree dove installare impian-ti collettivi, come tetti di strutture pubbliche o private, per moltiplica-re in Trentino la nascita di queste esperienze. Per info: www.coope-rativa-sole.it. Per contatti: [email protected] (d.p.).

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nasceilfotovoltaicocoLLettivo

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Il Parlamento europeo sta esaminando la proposta di modifica della Direttiva 94/19/CE sulla garanzia dei depositi, presentata dalla Commissione europea in data 12 luglio 2010. La proposta nasce dalla constatazione che le significative differenze tra i sistemi di garanzia dei depositi adottati dai diversi Stati membri risultano dannose per la fiducia dei consumatori (già gravemente compromessa dalla crisi finanziaria) e per il consolidamento del mercato unico, pregiudicato dalla scarsa armonizzazione delle legislazioni bancarie nazionali. La modifica legislativa promossa dalla Commissione è sintetizzabile nei termini seguenti:Maggiore copertura: la garanzia dei depositi potrebbe essere aumentata ad una soglia armonizzata tra i diversi Stati membri pari a 100.000 euro.Pagamenti più celeri: in caso di necessità, i titolari di depositi bancari dovrebbero essere rimborsati entro sette giorni. Ciò rappresenterebbe un notevole miglio-ramento rispetto a quanto accade oggi, dato che molti titolari di depositi devono attendere settimane, se non mesi, prima di poter recuperare i propri fondi. Semplificazione amministrativa: ad esempio, una perso-na che vive in Italia e risulta titolare di un conto corren-te presso una banca in fallimento con sede centrale in Francia, dovrebbe essere rimborsata automaticamente dal sistema italiano che fungerà da punto di contatto e raccordo. Il sistema francese provvederà poi a rimborsa-re quello italiano in un’ottica di leale cooperazione fra Stati membri condotta nell’interesse dei risparmiatori.Maggiori informazioni al consumatore: in caso di appro-vazione della proposta, i titolari di depositi bancari saranno meglio informati in merito alla copertura e al

funzionamento del proprio sistema di garanzia attraver-so una nuova scheda standard facilmente comprensibi-le, oltre che tramite gli estratti conto periodici.La proposta della Commissione prevede un finanzia-mento misto degli schemi di garanzia, determinato da una combinazione di contribuzioni ex ante ed ex post versate dagli istituti di credito. Tra i due sistemi quello ex ante viene ritenuto più efficiente in quanto anticicli-co e da corrispondersi al sistema in tempi di congiuntu-ra finanziaria favorevole (pertanto, negli intendimenti dell’esecutivo comunitario, tale modalità di contribu-zione dovrebbe essere dominante).Secondo la proposta della Commissione, l’ammontare concreto dei contributi da corrispondersi dovrebbe tenere conto sia di elementi non basati sul rischio, sia di fattori direttamente correlati ai profili di rischio propri di ogni istituto bancario. Più specificamente, la deter-minazione del rischio tiene conto dei fattori comune-mente utilizzati per valutare la solidità delle banche, ovvero: adeguatezza patrimoniale, qualità delle attività, redditività, liquidità (i dati necessari per calcolare tali indicatori sono già disponibili in virtù degli attuali obblighi di segnalazione degli enti creditizi). La proposta è stata esaminata dalla competente Commissione parlamentare (ECON – problemi eco-nomici e monetari) il giorno 16 marzo, mentre il ter-mine per la presentazione degli emendamenti è previsto per il 31 di marzo.

* Referente da Bruxelles dell’ufficio legislativo della Federazione Trentina della Cooperazione

L’europaarMonizzalegaranzieperidepositidi Samuel Cornella *

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Per caso, per ventura, per vocazione, per un incontro, per un’occasione… I trentini che come palline d’un flipper schiz-zano in ogni angolo del globo partono per mille motivi, mai uno uguale all’altro. È una sorta di grande semina.Elisa Calza, ad esempio è volata verso occidente atterrando lontanissima, in Cile, nella capitale Santiago. Ma sì, il Cile. Quel Paese lungo e stretto che va dai tropici fin quasi all’An-tartide, lungo il Pacifico. Il Paese – per chi ha l’età giusta e c’era, per chi ama la storia, per chi non commette il peccato mor-tale della dimenticanza – di Allende e del suo sacrificio, della dittatura di Pinochet, degli Inti Illimani e della loro ipnotica musica andina, troppo uguale, troppo triste anche quando correva veloce per cercare di sembrare allegra.Elisa Calza arriva in Cile con la rincorsa. Nel 2009 è in Albania, con una borsa del Ministero degli Esteri. Sognava, senza quasi ammetterlo, di volare verso oriente. Una folata di vento l’ha sospinta nella direzione opposta.Fingiamo di non essere al telefono. Ma di stare al bar. Il tono di voce allora potrebbe essere questo: che cosa fa Elisa Calza tutto il giorno a Santiago del Cile?«Mi occupo di sviluppo imprenditoriale, di innovazione e cambio tecnologico, come assistente di ricerca. Studiamo e pensiamo e progettiamo, il nostro è un lavoro teorico. Il mio capo è un economista italo-argentino, Mario Cimoli, che insegna a Cà Foscari a Venezia».

carociLe,cosìmite,cosìfreddino…

FINESTRA SUL MONDO

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Elisa Calza è ricercatrice per l’onu in Cile, di cui svela gli aspetti meno noti e più contraddittori: il suo isolamento, la tranquillità, il suo essere quasi “un continente dentro un continente”. E nel futuro? «A Santiago mi trovo bene. Ma il mio sogno è l’Asia».di Umberto Folena

Elisa Calza nasce il 24 settembre 1981 a Trento da suo padre Daniele e sua madre Mariangela, ultima di quattro fratelli. Il suo curriculum studi è… imbarazzante. Si diploma a pieni voti al Liceo classico Prati (2000) e consegue la laurea in Scienze statistiche, economiche e sociali con 110 a lode all’Università Bocconi di Milano (2005). Dopo il master in Sviluppo economico all’Università del Sussex, in Gran Bretagna e altre varie espe-rienze, attualmente è assistente di ricerca per la Commissione economica delle Nazioni Unite per l’America Latina e i Caraibi, con sede Santiago del Cile.

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Che voto daresti, da uno a dieci, alla tua esperienza cilena?«A volte otto, a volte sette. Dipende dai periodi. Non è così forse per tutti?»Abbasso la monotonia. Comunque il voto è alto. Quindi è lecito chie-derle di aiutarci a penetrare nei luo-ghi comuni e nei lati sorprendenti del Cile.«Proviamo».Primo luogo comune: il Cile è il più “europeo” e avanzato tra i Paesi dell’America Latina.«Vero e falso. Negli anni Novanta ha sicuramente compiuto enormi passi in avanti, più di chiunque altro. La caratte-ristica che lo rende unico nel continente è l’assenza di vere e profonde sacche di povertà».In altri termini, non è un emer-gente aggressivo come il Brasile, ma non ne ha neppure le punte di miseria estrema?«È così. Tuttavia, al contrario di un Brasile, non ha nemmeno la forza né la mentalità per ergersi a leader conti-nentale. I cileni sono… “provinciali”, non possiedono visioni a lungo periodo. Sono letteralmente seduti su enormi ricchezze naturali, a partire dal rame. Ma sembrano quasi non farci caso».Altro luogo comune: il Cile è un Paese sicuro, non corri il rischio di essere rapinato e preso a pistoletta-te ad ogni angolo di strada.«Questo è vero. Soprattutto, in Cile non esiste la corruzione, o almeno è così limitata da risultare pressoché invisibile. Perfino il banchetto per la strada ti dà la ricevuta delle caramelle».Incredibile.«C’è un altro fattore decisivo: il Cile è poco abitato. Appena 15 milioni di abitanti, quasi la metà concentrati qui a Santiago. La sola Buenos Aires ha 15 milioni di abitanti…».Difficile chiedergli di essere ambi-zioso e leader, quindi. Ci raccon-

tava poco fa dell’assenza di povertà estrema…«È così. Tuttavia quella cilena è una società fortemente polarizzata: una minoranza molto ricca. Una vasta classe media dallo scarso potere. E classi sociali tra loro separate. I luoghi d’incontro e di scambio non esistono. Anche fisica-mente: i ricchi discendono dagli immi-grati europei, molti dei quali tedeschi, quindi alti e biondi; e attorno a loro sciama una piccola moltitudine bassa e scura. Tra loro, la barriera è invisibile ma invalicabile. La mobilità sociale è prossima allo zero».Però il Cile, dopo la tragedia della dittatura, è oggi un modello di democrazia. Senza la tentazione di affidarsi a un capopopolo demago-gico, come accade in Venezuela o in Bolivia…«Sì, però manca un’educazione alla politica. In Argentina, ad esempio, c’è molta più partecipazione e consapevo-lezza. Qui la passione è tiepida».Possibile? Dopo la dittatura? Il pas-sato non pesa?«Per quanto possa essere stato tragico, no, non sembra pesare. Non viene nem-meno rivisitato, non è avvertito come un “problema”. I cileni mi sembrano così miti, perfino remissivi…».Impossibile che quel genere di pas-sato non abbia generato dei fan-tasmi.«Invece è così. I cileni non sembrano possedere uno spiccato spirito critico».E Salvador Allende?«Ha le sue statue. Ma non c’è alcun mito del presidente che si sacrifica sulla barricata della libertà».Non è facile crederle, Elisa.«Lo immagino. Noi italiani abbiamo un’immagine omogenea dell’America Latina, tutta uniformemente calda e reattiva e passionale. Ma non è così. Il Cile, in certi suoi aspetti, non sembra nemmeno sudamericano. Niente feste

interminabili, niente passioni sangui-gne… Sarà che ci sono molti discenden-ti di immigrati tedeschi».Quindi non brilleranno neppure per spirito d’accoglienza…«Ci sono abituata, sono trentina. È vero, i cileni non sono particolarmente espansivi».Del terremoto non si parla quasi più.«Anche in questo caso è emersa la diffe-renza sociale. A crollare sono state le case di poveri, non le villette dei benestanti. Nei primi giorni, poi, le comunicazioni erano precarie. Ho percepito anche un certo senso di chiusura: il Paese voleva fare da sé, non gradiva eccessivamente gli aiuti esterni. Orgoglio? Non lo so».E nel suo futuro che cosa c’è? Ancora Cile o altri voli?«Vivo in un bell’ambiente, mi trovo bene. Non ho alcuna fretta di tornare in Europa, specialmente con l’aria che tira. Purtroppo il Cile ha un difetto: è lontano da tutto. Ha una sola compa-gnia aerea che monopolizza i voli, assai costosi. Sono remoti anche gli stessi Stati Uniti. Ma finché posso continuar-la, non lascio questa bella esperienza».Eppure un sogno non può non averlo…«L’avevo, tempo fa. Sognavo l’Asia. La Cina e l’Indocina, con le loro culture antiche e complesse. Non sono mai riu-scita ad andarci. Ma chi può mai dirlo? Magari sono lì che mi aspettano…».

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Profetico, perché scritto prima del crollo della Lehman Brothers. Scomodo, perché tenta un “recupero” a 150 anni di distanza di alcuni passaggi del pensiero di Marx. Curioso, perché scritto da un religioso tedesco che porta lo stesso cognome del celebre autore del Capitale. “Egregio Karl Marx, caro omonimo”, inizia così “Il capitale. Una critica cristiana alle ragioni di mercato”, firmato da Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco ed autorevole studioso della dottrina sociale della chiesa. Il porporato bavarese si interroga se sia “giunta l’ora di chiederle scusa? Il sogno del benessere per tutti in un ordine retto dall’economia di mercato è tramontato definitivamente? Il capitalismo è un episodio della sto-ria, che sta durando più di quanto lei abbia supposto nel XIX secolo, ma che è comunque destinato a finire perché il sistema verrà distrutto dalle sue intrinseche contraddizioni?” e poco dopo si risponde: “Sarò sincero: spero di no. Non vedo come, all’infuori dell’economia di mercato, si potrebbero fornire i beni e i servizi necessari al gran numero delle persone che vivono sulla terra”. E’ vero che questo nostro sistema economico ha vinto la battaglia dell’efficienza produttiva: ma potremmo dire che, oltre che efficiente, esso sia caratterizzato anche dalla giustizia sociale?Resta, pesante come un macigno, il tema delle disugua-glianze sociali sempre più marcate, non più fra chi sta in alto e chi sta in basso nella scala sociale, ma fra chi è incluso nel sistema e i tanti, tantissimi che sono esclusi o ai margini. “Il grado di povertà, soprattutto infantile, esistente in Germania è scandaloso”, tuona Marx, facen-do vacillare una delle poche certezze del lettore italiano, legate alla forza della locomotiva tedesca nel rincorrere la crescita.Il vescovo Marx sradica un altro “mito” della vulgata libe-rale, secondo cui il singolo, lasciato libero di perseguire il proprio interesse, di massimizzare il proprio profitto, finirebbe, per una sorta di automatismo magico, per fare il bene della comunità. Ma la libertà economica, come ogni altra forma di libertà, deve avere dei limiti: in eco-nomia essi sono la dignità della persona e il bene comune,

guarda caso due baluardi del pensiero sociale cristiano. Per contrastare la mano invisibile del mercato, occorre restituire funzionalità al braccio visibile dello Stato. Senza i soldi dei contribuenti, e dunque senza un massiccio intervento dello Stato in economia, la crisi finan-ziaria, originatasi nel mercato della finanza e della speculazione, avrebbe prodotto conseguenze ben più disastrose di quelle fin qui acclarate. Se vogliamo “domare” il capitalismo (visto come un animale impazzito) e salvare l’economia di mercato, in assenza di altre alternative pra-ticabili, non resta che rilanciare il riformismo sociale, introducendo norme, leggi, regolamenti che mettano il guinzaglio agli animal spirits e alla sete di avidità propria dell’attività imprenditoriale. Marx annota a questo riguardo: “Non conosco nessun esempio storico di libera economia di mercato che abbia portato benefici ai poveri senza un intervento regolatore, almeno parziale, dello Stato”. Saremmo dunque ingenui se pensassimo ancora che “a decidere della produzione e della distribuzione di beni e servizi” possa essere esclusivamente il mercato per il tramite della concorrenza…Un ulteriore assioma da confutare è quel-lo secondo cui l’attività dell’uomo sia una merce come qualsiasi altra. Il vescovo tedesco ritiene che proprio in questa distinzione stia “il punto che meglio di altri illustra l’in-conciliabilità di un simile neoliberismo con la dottrina sociale cattolica”. Il mercato del lavoro non è dunque equiparabile agli altri mer-cati: l’uomo è il fine dell’economia, e non un mezzo qualunque. “Per il cristiano l’essere umano non è tale solo quando rappresenta un fattore del prodotto interno lordo o quando è utile economi-camente”, sottolinea Marx. E guai a tacciare questo ragionamento come “romanticismo cristiano”, è parola di vescovo.

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caroMarxtiscrivodi Michele Dorigatti

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* professore alla Facoltà di economia dell’Università di Trento e presidente di Euricse

OPINIONI

unpattoperilfuturodi Carlo Borzaga*

Vista dall’esterno, cioè da chi non ha partecipato direttamente al dibattito che l’ha preceduta e accompagnata, la riflessione avviata in questi mesi dal movimento cooperativo trentino intorno al nuovo patto associativo pre-senta elementi di interesse che vanno oltre i contenuti specifici della bozza di documento licenziata dal Consiglio di amministrazione della Federazione. Il documento può infatti essere letto, in filigrana, come la presa d’atto della necessità delle cooperative trentine di adattare il proprio modo di operare ai mutamenti del contesto economico e sociale verificatisi negli ultimi decenni. Due sono in particolare i cambiamen-ti di rilievo. Innanzitutto è progressi-vamente aumentato in tutti i settori dell’economia nazionale e provinciale il livello di competitività. Ciò significa che, per un verso, anche le coope-rative per stare sul mercato devono essere sempre più efficienti e devono investire risorse spesso rilevanti e, per l’altro verso, che i cittadini consuma-tori, lavoratori o produttori posso-no oggi scegliere più facilmente che in passato interlocutori diversi dalle cooperative. In secondo luogo, è cre-

sciuta e crescerà ulteriormente, anche in conseguenza della crisi in corso, la voglia delle persone di gestire in modo più consapevole le proprie economie, di delegare meno la soddisfazione dei propri bisogni agli automatismi del mercato o alle imprese e di esercitare un controllo maggiore e più diretto sul consumo, sul lavoro e sulla pro-duzione.Questi cambiamenti comportano almeno due conseguenze. Rispetto al passato la cooperazione coincide sem-pre meno con l’intera collettività pro-vinciale e ne include invece solo quella parte che volontariamente e consa-pevolmente vi aderisce. In secondo luogo, chi sceglie di realizzare le pro-prie attività del tutto o in parte con imprese cooperative vuole farlo e deve essere messo nelle condizioni di farlo in modo più informato e consapevole.Se riletta in quest’ottica, la proposta di un nuovo patto rivela una preci-sa coerenza. Le proposte relative alla limitazione del diritto al recesso dalle cooperative di produttori in caso di decisioni riguardanti investimenti impegnativi, l’obbligo formativo per amministratori e dirigenti, l’impegno

a offrire ai soci maggiori occasioni di formazione e la previsione che il pre-sidente o il direttore della Federazione possano chiedere di essere ascoltati dai consigli di amministrazione o dalle assemblee quando i controlli conta-bili rilevino situazioni preoccupanti, rispondono alla necessità di rafforzare la dimensione imprenditoriale della cooperative. Le proposte di prevede-re un maggior numero di assemblee nel corso dell’anno sociale, di porre maggior attenzione al ricambio delle cariche sociali attraverso la previsione di vincoli ai mandati, di introdurre la possibilità di adottare, almeno in alcu-ne situazioni, forme di governance più sofisticate di quelle tradizionali e di prevedere la convocazione dell’assem-blea nel caso di decisioni di particolare rilevanza per la vita della cooperativa rispondono all’esigenza di garantire ai soci sia più informazione che maggiori possibilità di controllo.E’ facile prevedere che il contenuto della proposta oggi in discussione rap-presenti solo l’inizio di un percorso e che nei prossimi mesi si rendano necessari ulteriori adattamenti. E’ comunque un buon inizio. ca

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ECONOMIA

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OPINIONI

neuccidepiùLapenna…di Umberto Folena

«Le notizie sono un’arma della guerra. Il loro scopo è quello di vincere la guerra, non quello di dare informazioni».Joseph Goebbels, ministro della pro-paganda della Germania nazista.

«Libertà significa dire agli altri quello che gli altri non vogliono sentirsi dire».George orwell, autore di 1984 e della Fattoria degli animali.

La qualità e la varietà dei mezzi di comunicazione misurano senza scampo lo stato di salute di una democrazia. Non di una ditta-tura, dove la varietà non esiste e la qualità è pessima, perché se è annullata la libertà, la qualità pre-cipita. Anche per questo l’afferma-zione di Goebbels, tanto lapidaria quanto inequivocabile, dovrebbe inquietarci. Le notizie sono infatti un’arma non soltanto per la guer-ra cruenta, di conquista, concepi-ta, combattuta e persa dai nazisti. Sono un’arma anche nel moderno campo di battaglia della finanza e della politica. Molto più di ieri. Non a caso si stanno moltiplicando i quotidiani che non danno infor-mazioni ma soltanto opinioni, illa-zioni, pettegolezzi, spesso consape-voli falsità; perché in guerra tutto è lecito e la “verità”, com’è noto, non esiste… Anche settimanali dalla nobile storia si stanno tramu-tando in piatti strumenti di pro-paganda, tanto prevedibili quanto stucchevoli, costruiti per far godere i propri tifosi e irritare gli avversari. Dei tg meglio tacere: ormai siamo rassegnati.Questo vale però anche a livello locale. Una regione, una provincia, una città sarebbe bene non aves-sero dei media tutti con lo stesso orientamento culturale e politico.

Se viene a mancare la varietà, addio confronto; e addio qualità. Se, per mille motivi, i media non riescono a garantire la varietà e il confronto libero, tocca ai sog-getti più sensibili e “forti” della comunità locale, tra cui le cooperative, inventare occasioni e luoghi e strumen-ti per non far appassire irrimediabilmente la passione democratica e partecipativa della propria gente.L’altra tentazione è di mirare unicamente al profitto; e il modo più facile è dire sempre e soltanto ciò che la gente desidera sentirsi dire. Orwell mette in guardia da questa tentazione: in gioco è la stessa libertà.Una prima conclusione: dove i media sono “strumen-ti di propaganda bellica” o si limitano a blandire la propria comunità di riferimento, libertà e democrazia sono a rischio.Questo fino a oggi. Le cose stanno cambiando, come ci fa intuire un recente studio dell’Università di Siena. Una simulazione su modello cognitivo e computazio-nale della dinamica delle opinioni ha dato un esito inequivocabile: i mass media esercitano una forte influenza, contrastata però dalla comunicazione diret-ta tra le persone. Oggi questa comunicazione diretta è sempre più garantita da strumenti come internet e i social network. Non si spiegherebbe altrimenti quanto sta accadendo in Nordafrica e nel mondo arabo, dove l’informazione era pesantemente controllata eppure masse di giovani scolarizzati, abituati tramite il web a respirare l’aria dei paesi liberi, hanno fatto saltare i regimi come birilli.Tradotto in Occidente, in Italia, nel Trentino: se non hai niente da dire, se sei vuoto, se sei a secco di idee e la tua unica preoccupazione è conservare il potere, prima o poi verrai smascherato e ti affloscerai come un sacco vuoto. [email protected]

ORIZZONTI

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OPINIONI

LaforzaDichicooperadi Franco de Battaglia

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LA PORTA APERTA

Non è vero che la natura, lasciata ai suoi impulsi, si traduce in una lotta di tutti contro tutti, in una sele-zione della specie brutalmente determinata. Non è vero che – secondo le leggi naturali – la vita è una corsa a sopraffarsi. E’ invece, spesso, uno stringersi insieme, per aiutarsi.Lungo due secoli il darwinismo sociale ha giustificato la violenza dei più forti richiamandosi (nonostante le dure smentite della storia) ai meccanismi “naturali”. Lungo due secoli i prepotenti hanno cercato di legittimar-si sostenendo – nei rapporti sociali, negli scambi economici – che la loro sopraffazione era “mercato” o stava nell’ordine “naturale” delle cose. Ma non è così. Non solo per chi si dice cristiano (“Beati…”) , ma nep-pure per il laico maturo, consapevole che l’uomo, pur con tutti i limiti cui è sottoposto, è un essere pensante, dotato di libero arbitrio (e quindi di responsabilità), né può essere ridotto ad un predeterminato “mix” cel-lulare. L’ha rivendicato, in maniera brillante, Roberta De Monticelli, dell’Università San Raffaele di Milano, venerdì 25 febbraio alla Fondazione Bruno Kessler.Non è però solo questione di libero arbitrio. La stessa natura mostra che non la sopraffazione , ma la capacità di cooperare è necessaria per sopravvivere. Tutti i giganti solitari sono votati all’estinzione (ieri i

dinosauri, oggi i grandi predatori) mentre resistono le forme più evolute, anche di nicchia purché sappiano collaborare. Un lupo solitario è poco più di un cane randagio. Ma se per sfamarsi i lupi, che non sono di per sé aggressivi, si organizzano in un “branco” sociale, riescono a far crescere i loro cuccioli. Parimenti i bufali africani, capaci di fare massa e intervenire quando un loro piccolo, isolato, viene attaccato dai leoni. I leoni (che non a caso si muovono anch’essi insieme)

sono più veloci, aggressivi, ma la massa poderosa dei bisonti ha ragione anche degli artigli più acuminati. Gli stessi uccelli, quando si riuniscono in “stor-mo” per difendersi da falchi e aquile, sanno che stare insieme allontana i pericoli; un falco non ha alcuna difficoltà a cat-

turare un passerotto isolato, ma se deve tuffarsi nel mezzo di uno “stormo” è vittima a sua volta di un effetto dispersivo, non sa più chi inseguire, si confon-de. Così le marmotte in montagna: una fa sempre da sentinella. Gli animali cooperano, e l’ha rimarcato recentemente, in una efficace relazione ai Rotary, un giovane ricercatore del Museo di Scienze Naturali, Karol Tabarelli de Fatis. I cooperatori lo sanno già, ma non devono dimenticarlo. Voler essere soli fa spesso finire in bocca al predatore di turno.

Anche in natura non vince il più forte

ma chi sa meglio cooperare

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RISPETTIAMO L’AMBIENTE…

Le nuove borse per la spesa sono biodegradabili e realiz-zate con materie prime vegetali che non emettono gas nocivi nel momento in cui vengono smaltite. Costituiscono un’ alternativa ecologica alle borse in plastica, che sono prodotte con petrolio e sono diffi cili da smaltire. In casa diventano utili sacchetti per racco-gliere i rifi uti organici, poiché sono compostabili, che si trasformano con i resti da cucina in terriccio fertile, utile in agricoltura.

“Modernizzare vuol dire adottare e adattare.E anche ricreare.”

Octavio Paz

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