sankalpa marzo 2014 sankalpa · sempre più, la rana si intorpidisce e non reagisce. alla fine...

40
SANKALPA pagina pagina pagina TRIMESTRALE DELL’ASSOCIAZIONE SANKALPA ONLUS

Upload: hadan

Post on 18-Feb-2019

216 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

DAL SANSCRITO: IL “PRIMO GIORNO” (DALLA DIPENDENZA ALLA LIBERTÀ)

SANKALPADALL’ASSOCIAZIONE

pagina 8

Attività e risorse...

CÀ DELLE ORE

pagina 28

Se ti amipuoi cambiarti

CON IL MONDO

pagina 31

In continuomutamento

TRIMESTRALE DELL’ASSOCIAZIONE SANKALPA ONLUS ANNO XIX - N. 1

L’Associazione Sankalpa nasce nel giu-gno 2000 presso l’Eremo di S. Pietro aMason Vicentino con due attività: pressola Comunità terapeutica “Cà delle Ore”di Breganze e presso l’Eremo di S. Pietro.Poi, per rispondere pienamente ai prin-cipi fondamentali cui si ispira “l’uomo ènato per ricevere doni e diventare a suavolta dono e per riscoprire la sua essenzae impegnarsi nell’umanizzazione” le at-tività si sono sempre più ampliate. Adoggi siamo impegnati nella Comunità,all’Eremo, nella realizzazione completadel giornale Sankalpa, con aiuti verso Bo-snia, Brasile, Africa e India, nelle raccoltedi generi di prima necessità, nelle raccol-te fondi con mercatini, cassettine pressoesercizi del territorio, adozione di pro-getti a distanza e sensibilizzazione indi-viduale e quanto ancora troveremo sulnostro cammino.

Situato tra le verdi colline di Mason Vic.tra ulivi, viti e ciliegi, è un luogo di pace esilenzio, di serenità e raccoglimento, di ri-cerca spirituale e meditazione. I primi cennidella sua esistenza risalgono al 1293 e do-po varie alternanze di custodia, arriva aquesta ormai semi-distrutta chiesetta, nel1983, Padre Ireneo da Gemona, frate fran-cescano, che con devozione ed impegno,con l’aiuto di tanti volonterosi, ha ridatovita all’antica costruzione. Nel tempo è di-ventato un centro di spiritualità e di acco-glienza dove si può fare esperienza dipreghiera e raccoglimento, di incontri in-dividuali e di gruppo, formazione umanae spirituale, condivisione...

È il “cuore” che pulsa e nutre tutte leattività fondate da P. Ireneo e che da quisono partite.

Ca’ delle Ore Cooperativa di Solidarietà Sociale gestiscel’omonima comunità terapeutica, creata nel 1984 per il re-cupero e la riabilitazione di persone affette da dipendenzada sostanze ed alcool. La comunità è situata sulle collinedell’alto vicentino, a Breganze (VI), in una struttura ampiaed accogliente immersa nelle prealpi venete. Sono accoltisino ad un massimo di 25 utenti residenziali, mantenendonel profilo di “piccola comunità” un rapporto tra numerodi utenti e operatori basso, per favorire un approccio il piùpossibile individualizzato e personalizzato.

Il progetto terapeutico riabilitativo Sankalpa, mira alla ri-nascita del soggetto ad una nuova vita nella sua interezzadi uomo, proponendo un approccio di ampio respiro, chetrova le sue radici nella visione francescana della vita e nellapsicologia transpersonale e sistemico-costruttivista. Il pro-getto Sankalpa prevede un percorso individualizzato di psi-coterapia personale e di gruppo, integrato con una serie diattività psicocorporee, culturali e educative, anche esternealla comunità, nonché incontri con le famiglie, e fase per ilreinserimento lavorativo e follow up dopo la dimissione.

Eremo di S. PietroEremo di S. Pietro

Comunità Ca’ Delle OreComunità Ca’ Delle Ore

Associazione SankalpaAssociazione Sankalpa

3SANKALPA

L’Amore è intelligente. Per questo sa essere creativo,sa inventare linguaggi, gesti, parole, forme di co-municazione e di attenzione all’altro che hanno

ogni giorno la forza di far risuonare nuove le sempre iden-tiche parole: “TI AMO”. Questa creatività trasmette e ge-nera la vita ed è un frutto felice della soavità di chi ama etrova nell’amore la propria GIOIA. Sì, chi ama conoscela fantasia dell’amore. È questa una dimensione aperta atutti, possibile per tutti... basta mettersi in gioco… questolo ha fatto persino Dio e lo ha mostrato chiaramente nellasua vita terrena come uomo. Egli non ha tirato a camparevivendo una religione del dovere e della prestazione ma,radicato nell’esperienza e nella coscienza del Dio che loama, ha vissuto l’amore come FEDELTÀ e come IN-TELLIGENZA.

Ha saputo raccontare la sapienza e l’intelligenza di Dionel suo umanissimo amare tutti, nessuno e niente esclusi...tutti, ha accolto sempre andando al di là delle etichette,delle convenzioni, delle appartenenze, delle barriere reli-giose e sociali, etniche e politiche. Incontra e ama stranierie peccatori, mangia con pubblici peccatori, non fa una

piega incontrando e amando persone ritenute religiosa-mente impure (lebbrosi, soldati stranieri, ecc…): l’impuritàpiù impura è quella di chi non si compromette con gli altriper paura di sporcarsi le mani! L’IMPURO è colui che nonama!

Certamente questa fantasia dell’amore suscita stupore,crea una sorpresa perché mette l’uomo davanti a una pos-sibilità nuova, lo fa uscire e incontrare con l’inatteso, conl’impensato, con ciò di cui non aveva ancora il coraggio.Questo amore, frutto buono di LIBERTÀ e di profondaOBBEDIENZA, questa fantasia dell’amore che non èsregolatezza ma misura divina dell’amore, sempre operal’umanizzazione delle persone. Quando Gesù incontra ladonna samaritana al pozzo di Sicàr (quella dei cinque maritie che al momento viveva con il sesto… per giunta era unasamaritana quindi un’eretica…) suscita stupore nei disce-poli, ma Lui non fa una piega e ama e umanizza la personaamata facendola passare a una relazione nella verità e nellaautenticità.

Sono i miracoli della fantasia faticosa e impegnativa del-l’amore!

editoriale

Dall’ignoranza all’Amore INTELLIGENTE

di Padre Ireneo

dall’associazione4

Cambiamento naturale, non ideologico!

Il cambiamento, personale, sociale oambientale che sia, è causato da tantifattori e quello personale e sociale,

poi, comprende anche tutta una serie dimodifiche interiori che determinanonuovi modi di essere e comportarsi, nuo-vi stili di vita, abitudini, atteggiamenti…

Il cambiamento è un evento naturale,fisiologico non solo per gli effetti deltempo che passa, ma tutto il nostro es-sere, dalle abitudini ai pensieri, muta neltempo, si modifica per effetto di nuoveconoscenze, scoperte, esperienze di vitae quant’altro.

Ma oggi si vuole portare un cambia-mento anche nelle coscienze, nell’etica,nella morale, partendo semplicementeda una certa tipologia di pensiero, dal-l’ideologia di limitate categorie di per-sone.

Voglio riferirmi in particolare alle ideo-logie di morte che imperversano volendofarle passare per “diritti, conquiste civili,progresso, emancipazione”, invece è soloed unicamente morte.

Come si fa a far passare per ben-essereun omicidio? Perché di omicidi si tratta,omicidio è l’aborto, omicidio è l’eutana-sia.

L’aborto non è altro che una strage diinnocenti, l’eutanasia sarà una strage dipersone ritenute inutili e di peso, ingom-branti. Ma ci si giustifica dicendo che èa fin di bene, già i colpevoli sono queibimbi che han pensato di iniziare a na-scere o quelle persone che si sono am-malate o semplicemente sonoinvecchiate “male”. Tutti e due sono col-pevoli di essersi trovati al momento sba-gliato, in posti sbagliati e con personesbagliate.

Certo l’eutanasia viene effettuata colconsenso della persona, per l’aborto ba-sta quello della madre, al feto non è pos-sibile chiedere alcunché, la scienza ancoranon è riuscita a comunicare con lui, main questo caso dovrebbe ammettere che

è una persona e non una cosa.In fondo la scienza non fa altro che

scoprire lentamente ciò che già esiste dasempre.

Quando si legifera basandosi solo sucorrenti di pensiero o su ideologie di tur-no è sempre molto pericoloso, perché sirischia di non avere motivazioni profondee universali. Non parlo da un punto divista religioso. Parlo da un punto di vistalaico e libero, basandomi sulle leggi na-turali scritte nella mia coscienza e la co-scienza dovremmo averla ed usarla tuttiquanti.

Se non ci si basa su principi universalidi RISPETTO, GIUSTIZIA, AMORE

per tutti, seguiamo solo correnti di pen-siero dettate da paure, desideri, pregiu-dizi, interessi vari ed altre cose relativee comunque soggette a modifiche in ba-se al pensiero del legislatore del momen-to o alle pressioni di determinatecategorie di persone che si muovonoper interessi personali.

La pericolosità (tralasciando momen-taneamente che si tratta di omicidio, maomicidio resta) sta nel fatto che oggi perl’eutanasia viene chiesto il consenso emagari solo per una certa gravità di ma-lattie, un domani potrebbe essere estesaanche ad altre fasi della malattia o a tuttele età e perché no, visto che la motiva-

di Armida Galasso

Così…Così…

5SANKALPA

dall’associazionezione è di non far soffrire, potrà essereestesa anche se si ha una colica, un fortemal di denti o mal d’orecchi o qualunquecosa che possa dare dolore o rendercinon più efficienti. E probabilmente ren-derla anche obbligatoria estendendolavia via a tutte le malattie e gravità o quan-do si arriva a una certa età…. Chi puòdirlo? In fondo è perché amiamo gli altrie non vogliamo che soffrano…

Si comincia con poco, poi lentamente,senza accorgercene si arriva al tanto. Miviene in mente la storiella della rana bol-lita. “C’è una rana che nuota pigramentein un contenitore di acqua fredda. Que-sto viene riscaldato molto lentamenteed in modo costante. L’acqua si scaldadolcemente ed è piacevole nuotare lì, larana non si rende conto nemmeno delcambiamento di temperatura perché èlento (altrimenti cercherebbe di saltarefuori), quindi si abitua. L’acqua si scaldasempre più, la rana si intorpidisce e nonreagisce. Alla fine muore. Bollita”.

Non è un’esagerazione, ma senza mo-tivazioni universali e profonde tutto èpossibile. Basta vedere come si sta evol-

vendo la legge in Belgio e nei Paesi Bassi;lo stesso dottor Chabot che nel 1994fornì per primo in Olanda la medicinaletale ha affermato che la legge sta de-ragliando denunciando un’anarchia eu-tanasica. In quei paesi si toglie la vita (siuccide, quindi) a bimbi nati con gravimalformazioni, a malati di mente, disabilipsichiatrici, folli, depressi cronici, perdemenza tipo l’Alzheimer, c’è stato an-che un caso per anoressia, disturbi dellapersonalità e manie compulsive. Ci sonoanche le unità eutanasiche ambulanti,basta una telefonata o una mail ed arri-vano a casa a portare “la dolce morte”.Le nuove linee guida della Royal DutchMedical Association, inoltre, hanno in-cluso nell’eutanasia anche “disturbi men-tali e psico-sociali come perdita difunzionalità, la solitudine e la perdita diautonomia”, sostenendo che “il concettodi sofferenza è ampio e dovrebbe inclu-dere anche disturbi della vista, dell’udito,della mobilità, cadute, confinamento aletto, affaticamento, stanchezza e perditadi fitness”. Tutti inorridiscono di fronteagli omicidi perpetrati in segreto (ma

non tanto) da Hitler nella Germania na-zista, oggi si applaudono invece gli omi-cidi che avvengono ed avverranno allaluce del sole col bene placido di una leg-ge statale.

E ci sarebbero ancora altri argomentida citare e su cui riflettere.

Ma quello che mi irrita, inoltre, è la pre-sunzione e l’arroganza di voler imporrequesto tipo di pensiero e insistere a pre-sentare le cose in un modo e invece èben altro ed anche ben visibile. Proprioquelli, poi, che si definiscono difensoridei diritti e protettori delle diversità, sonoquelli che tralasciano doveri ed altri dirittidiscriminando ulteriori categorie di per-sone.

Ho la netta sensazione e convinzionedi essere circondata da una dittatura cul-turale ed ideologica. Si vuole in tutti imodi inculcare un certo tipo di pensieronon accettando chi pensa diversamente,ma additandolo ed etichettandolo comeintegralista, retrogrado, antiprogressi-sta…. Il Comitato per i diritti dell’infan-zia dell’ONU ha tirato in ballo anche laChiesa invitandola a rivedere le proprieconvinzioni sull’aborto e sulla famiglia.

Ma preferisco migliaia di volte essereintegralista piuttosto che omicida, retro-grada piuttosto che con questo progres-sismo!

Per Paul Ricouer l’etica consiste nelpensare “se stesso come un altro”. Nonpensare l’altro come se fosse me, maavere l’umiltà di immaginare me comeun altro, un altro che non si conosce eche bisogna scoprire andandogli incon-tro. Come una mancanza, in noi, dellaparte di noi che è in tutti gli altri.

Concludo con le parole del cardinaleBergoglio: “ Non possiamo che comin-ciare con un’apertura di cuore; unosguardo ampio che unifichi il presentea partire dalla memoria delle radici e chesi diriga al futuro, in attesa che maturinoi frutti. Qualcosa simile allo sguardo diun viandante che verifica dove si trova,da dove arriva e dove si sta dirigendo.Uno sguardo che crea il cammino, chesia costruttivo e che divenga fecondonel dono; uno sguardo che ha il coraggiodi prendere le distanze da qualsiasi nar-cisistica contemplazione o dalla smaniadi possesso di chi è solo alla ricerca delproprio interesse e invece di servire lapatria, se ne serve”.

Riflettiamo!

o così?o così?

dall’associazione6

di Padre Ireneo

...questa è una grande verità che possiamo tutti con-fessare… tutti siamo passati per questa esperien-za… e quando abbiamo detto finalmente un Sì vero

al nuovo che urgeva alle porte siamo rimasti sbalorditi perla luce e la pace che irrompeva nel nostro cuore.

Tutto sta ad iniziare, a fare il primo passo, a fidarsi e var-care la soglia, andare oltre la nostra paura di vivere, di ama-re… rischiare di essere buoni, onesti, sinceri!!!

È una grande fatica uscire allo scoperto, mettersi in cam-mino, osare ideali grandi, sogni di bellezza e di pienezza…di trasparenza, osare la speranza di giorni e tempi futuridove tutti ci si riconosce degni di essere amati, capaci dicostruire la propria esistenza sui pilastri solidi di una FRA-TERNITÀ UNIVERSALE senza barriere, egoismi, divi-sioni, guerre…

Sentiamo forte dentro il nostro cuore l’urgenza di credereche i miti dell’età moderna che hanno generato il crollo deivalori della persona, della famiglia… l’esclusione di ogniideale morale nella vita… la banalizzazione della vita…siano superati con la determinazione e il coinvolgimentodi tutti, uomini e donne di buona volontà per un futuropiù giusto e fraterno, libero dagli “idoli” del potere e deldenaro.

Sankalpa vuole essere protagonista per questo cambia-mento.

“Quanti Sì per coprireil solito NO..”.

Care amiche e cari amici, per questo nuovo anno, la Redazione della rivista Sankalpa ha decisodi affrontare il tema del CAMBIAMENTO, tema che cercheremo via via di sviscerare in tutte lesue molteplici sfaccettature. Prendendo spunto da un articolo di Angela Seracchioli, vogliamoservirci del LABIRINTO come simbolo della ricerca continua, di cristiani e non, verso il centrodella nostra vita, verso la Verità, un viaggio nel e verso il luogo più sacro al mondo, il nostroCuore.

Vi auguriamo buon viaggio nel labirinto della vostra vita!La Redazione

dall’associazione7SANKALPA

Non so nemmeno io se questo sia un accorato appello,un' isterica sfuriata o un infantile auspicio di veder fio-rire quel che ora non è, ma potrebbe senz'altro divenire:

un Paese migliore. Non vuol essere un sermone e mi auguro non paia neppure

il fustigatorio delirio di un cretino che pensa di rimettere aposto il mondo.

È piuttosto un immagina-rio e provocatorio dialogo trame e la società che mi circon-da.

Chi sono gli interlocutoridi questo mio messaggio?

Siamo tutti noi, poco otanto.

Per un verso, tutti coloroche non hanno il coraggio dicambiare o che non sannostaccarsi da un modulo di cer-tezze già preordinate. I pri-gionieri dello schema, cherasserena perché non costrin-ge ad una presa di posizione.I nostalgici del passato. I cul-tori del già visto. I refrattarial fascino coinvolgente dellanovità. I cerimonieri dello sta-tus quo.

Per altri versi, coloro chesono lenti nelle scelte. Glispecialisti della perplessità. Icontabili ligi e pedanti di proe di contro. I calcolatori cir-cospetti, guardinghi fino allospasimo prima di muoversi.

Gli irresoluti fino alla paranoia prima di prendere una de-cisione. Gli ossessionati dal dubbio, perennemente incerti semettersi in cammino. I cittadini che risiedono in terra non daproprietari delle proprie scelte, ma da affittuari abusivi sottoperenne minaccia di sgombero. Anche tu che cambi milleesperienze e rimani sempre deluso perché non hai capito chenon è il cambio dello spartito a darti pace, ma la decisione dinon introdurvi neppure una delle note antiche.

Tu, chiesa ricca di energia ora più che mai, ma che fatichinon poco a consegnarti a tutti quelli che ti aspettano, vigorosaed essenziale come potresti essere. C’è ancora molta, troppaprudenza nelle tue dinamiche. Ti fidi ancora dei tuoi vecchi

repertori, ormai privi d'armonia e leggeri quanto vacui e tilasci irretire dalla paura di un cambiamento che potrebbe con-durti a un vitalissimo punto di non-ritorno. Dai purtroppol’impressione di non esserti liberata dalla tentazione di ricorrerealla narcotizzante ritualità e alle scorciatoie mondane del potere.

Voi praticanti della politica, che a dispetto delle vostre am-pollose declamazioni di principi, vi tramandate da una legislatura

all’altra moduli arcaici di ge-stione, al punto da non sa-pere rinnovare neppure unalista di nomi. Non sarannoné le riforme istituzionali,né la metamorfosi degli scu-di di partito a garantire quel-le svolte di cui parlate dadecenni: finché introdurretenelle vostre pianificazionitanto ipocrita attendismo,avremo tutto il diritto di du-bitare della vostra sinceravolontà di rinnovamento.

Voi, addomesticatori delpensiero, che intuite il pre-cipitare delle cose, ma sietelenti. Avete coscienza chestiamo vivendo la notte chepotrebbe partorire un gran-de nuovo giorno, ma vi at-tardate anziché precipitarviad annaffiare germogli dinuove idee che affioranonella società e che potreb-bero rinvigorire l'orto dellacultura. Percepite il passag-gio di una primavera che

potrebbe non tornare, ma ve la prendete con calma. Distinguetemeglio degli altri il lamento delle masse prostrate, ma ne ral-lentate l’avventura di liberazione. E invece che accelerare l’esodoverso la terra promessa con accenti profetici, ne frenate lacorsa con le vostre prudenze notarili.

Ma soprattutto me stesso, che non mi sono ancora liberatodal vecchio vizio di lamentarmi, puntualizzando e criticandole esitazioni e le omissioni altrui, rimanendo però ben piantatosulla soglia del disimpegno, titubante e pavido di tuffarmi nel-l'agone di una sfida civica.

E fosse solo questa la fune che mi lega agli ormeggi del miopassato di mediocre cittadino!

di Giacomo Rosa

Grosz

COSA VOGLIAMO FARE?

dall’associazione8

L’Associazione Sankalpa opera sul territorio vicentino,come associazione, dal 2000, anno della sua nascita,voluta da una intuizione di P. Ireneo e da una esi-

genza di un gruppo di volontari che già operavano col Pa-dre fin dal momento del suo arrivo in terra vicentina nel1981.

L’associazione è impegnata in attività molto diverse traloro per cercare di venire incontro a più diversità di bisognipossibili. Dalla sua nascita ad oggi è molto cresciuta, nontanto come numero di volontari che è rimasto alquantostabile nel tempo, pur cambiando le persone, ma come at-tività.

In tutti questi anni non abbiamo mai riportato nei dettagli

le varie attività che portiamo avanti, se non alcuni aggior-namenti ed esperienze personali, perché il nostro stile è“fare e tacere”. Ma a 14 anni dalla nascita ufficiale ci è sem-brato opportuno fare un bilancio delle nostre risorse so-prattutto per illustrare e documentare a quanti ci aiutano,ci sostengono, ci accompagnano e ci promuovono, comee dove confluiscono i loro supporti.

Di seguito è presentata una carrellata delle attività svoltenel 2013, cercando con poche parole di essere il più det-tagliati possibile, pur consapevoli dell’esistenza di unabuona fetta di operosità invisibile ed incalcolabile, quindinon citata, ma non per questo meno importante ed ap-prezzata.

di Armida Galasso

Attività e risorse Sankalpa

9SANKALPA

CA’ DELLE ORENella Comunità Terapeutica Cà delle Ore di Breganze i volontari af-

fiancano gli utenti per compagnia nelle ore serali, notti, pomeriggi festivie per attività culturali – ricreative – sportive, oltre a collaborare in segre-teria.

AFFIANCAMENTO: I turni coprono tutte le sere e le notti dell’anno, i pomeriggi delle do-

meniche e festività varie.Volontari coinvolti n. 17 - Coperti: una media di 25 sere al mese con

turno di 4 ore con 2 volontari e 26 notti con turno di 12 ore con 1 volon-tario, per 12 mesi – 52 domeniche con turno di 8,30 ore per chi fa pome-riggio e sera, 16,30 ore per chi fa pomeriggio-sera-notte – 4 festività conlo stesso turno domenicale.TOTALE ORE IMPIEGATE – 7500

SEGRETERIA:Volontari coinvolti n. 2 (1 con 2,30 ore settimanali e 1 con 10 ore set-

timanali)TOTALE ORE IMPIEGATE – 570

TEMPO LIBERO:Sono state effettuate 12 uscite in montagna (una al mese), organizzate

con la supervisione della C.T. Gli itinerari tutti già sperimentati, verificatie sicuri, con equipaggiamento adeguato. Le escursioni sono avvenute versole montagne circostanti al nostro territorio, con una media di 8 ore circaper uscita.Volontari coinvolti n. 5 (con una presenza media di 3 volontari)TOTALE ORE IMPIEGATE – 290

EREMO DI S. PIETRO

L’Eremo di S. Pietro è la sede legale dell’Associazione ed il cuore pul-sante di tutta l’opera, da cui attingiamo continuamente forza, spunti edentusiasmo per proseguire nel cammino comunitario e personale. Quici si occupa di:

ASCOLTO:P. Ireneo, su appuntamento, riceve coloro che chiedono una parola di

conforto, di sostegno e sollecitazione per le varie problematiche delvivere quotidiano.Volontari coinvolti n. 1 – A TEMPO PIENO

MEDITAZIONE:2 corsi annuali da novembre a marzo, con 2 incontri settimanali di 2

ore ciascuno.Volontari coinvolti n. 4 - TOTALE ORE IMPIEGATE – 320

ACCOGLIENZA di gruppi e persone che partecipano alla liturgia edai vari momenti di preghiera settimanali di tutto l’anno:Volontari coinvolti n. 4 - TOTALE ORE IMPIEGATE – 2500

MANUTENZIONE:tutte le operazioni per tenere in ordine, pulito ed efficiente l’ambiente

esterno, la Chiesa e il refettorio.Volontari coinvolti n. 5 - TOTALE ORE IMPIEGATE – 750

dall’associazione

10

RACCOLTE ALIMENTARILe “Raccolte alimentari” sono nate circa cinque anni fa per sostenere i viaggi

umanitari che effettuavamo verso la Bosnia Erzegovina. Successivamente, vistele esigenze sul nostro territorio, abbiamo iniziato a sostenere anche le famigliedei nostri Comuni in collaborazione con i Servizi Sociali.

Le Raccolte si svolgono con cadenza quindicinale, di sabato (tranne il mesedi agosto) presso i supermercati del territorio vicentino.

Nel 2013 le “Raccolte” si sono svolte presso:

Nel 2014 si sono aggiunti alcuni Alì ed Aliper ed altri EurosparRingraziamo tutti i direttori dei supermercati e le sedi generali

per la loro disponibilità ed accoglienzaVolontari coinvolti n. 38 – “Raccolte” effettuate n. 21 – Presenze

complessive n. 383 – Monte ore totale dei volontari (ogni turno è me-diamente di 7 ore, con 2 turni a raccolta) 2681 ore – Impegno appros-simativo per procurare materiale vario, organizzare i turni dei volontarie preparare il furgone 63 oreTOTALE ORE IMPIEGATE – 2744Non si è tenuto conto delle ore impiegate da un volontario in telefonate ed e-mail per

organizzare le giornate nei supermercati e di un altro volontario per le registrazionidegli alimenti che entrano ed escono.

Nell’anno sono stati raccolti:

Ringraziamo tutti i cittadini che hanno risposto generosamenteai nostri inviti

A&O – Thiene (VI) FAMILA – via Ortigara, 1 - Creazzo (Vi)

A&O – Zugliano (VI) IL GRIFONE – Bassano del Grappa (VI)

BATTOCCHIO – Romano d'Ezzelino (VI) IPERCOOP – via L. Dalla Via, 9 - Schio (VI)

BILLA – via Schio, - Bassano del Grappa (VI) IPERCOOP – via Bedeschi, 17 - Vicenza

BILLA – via Lotti, 1 - Bassano del Grappa (VI) IPERCOOP.CA – via Monte Pertica, 15 - Cassola (VI)

CAMPO ROMANO – Schio (VI) IPERSIMPLY– S.S. Marosticana, 56 - Povolaro (VI)

CARREFOUR – Thiene (VI) IPERSISA Callegaro – Mussolente (VI)

COOP – Pove del Grappa (VI) PAM – ang. P. Giraldi - Vicenza

COOP – via Vecellio, 2 - Marostica (VI) PARCO CITTÀ FAMILA – Via Quadri - Vicenza

COOP – via Montello - Marostica (VI) PUNTO SIMPLY – Breganze (VI)

COOP – Malo (VI) PUNTO SMA – Zugliano (VI)

COOP – S. Vito di Leguzzano (VI) Raccolta porta a porta col gruppo giovanis-simi – S.Giorgio di Perlena (Vi)

CRAI – S.S. Marosticana, 24 - Vicenza SISA – Caldogno (VI)

CRAI – Stroppari, Tezze sul Brenta (VI) SISA – Passo di Riva (VI)

EMISFERO – Zanè (VI) SISA RIVIERA – via G. Salvemini, 51 - Vicenza

EUROSPAR – via Caile, 9 - Schio (VI) SISA – Villaverla (VI)

EUROSPAR – Caldogno (VI) Super A&O – Nove (VI)

EUROSPAR – via Giotto - Thiene (VI) Super A&O – Cartigliano (VI)

EUROSPIN – Zanè (VI) SUPER A&O – Zugliano (VI)

FAMILA – v.le Vicenza, 61 - Bassano d. Grappa (VI) Super A&O – via Baracca, 200 - Vicenza

pasta – riso – zucchero – farina kg. 21.037

Latte – olio - candeggina lt. 8.059

Biscotti – verdure – tonno – pomodoro – sale – caffè –pannolini – omogeneizzati –detersivi – igiene – cancel-leria – dolciumi – marmellata – nutella – succhi - bibite

pezzi 44.203

dall’associazione

11SANKALPA

Una volta al mese ci si reca a Verona al BANCO ALIMENTARE peril ricevimento degli alimenti, al rientro si preparano i “freschi” ricevuti,per la consegna serale alle famiglie. Prima di raggiungere Verona si con-segnano gli alimentari precedentemente preparati al Centro Aiuto alla Vitadi Schio ed a una signora di Brendola ed indumenti usati ad un CentroMissionario di S. Bonifacio.Volontari coinvolti n. 3 – le uscite sono state 11, con una media di

12 ore a volta – TOTALE ORE IMPIEGATE – 396

DISTRIBUZIONE

Quanto raccolto è stato distribuito mensilmente a:100 famiglie (50 dell’unione dei comuni Mason - Marostica - Molvena,

25 del comune di Breganze, 11 di Sarcedo, 1 fam. per comune di Arzignano,Brendola, Carrè, Dueville, Fara Vic., Fonte (TV), Padova, S. Giorgio diPerlena, Sandrigo, Schio, Thiene, Torrebelvicino, Vicenza, Villaverla) ed altreoccasionalmente, per un totale di circa 400 persone al mese per 11 mesi;3 asili, il Centro Aiuto alla Vita di Schio, la C.T. Cà delle Ore di Breganze,

la casa famiglia “Porta Aperta” di Vicenza, l’istituto S. Antonio di Cro-sara;

2 viaggi umanitari inBosnia Erzegovina,ed occasionalmente collaboriamoa container per il Perù, Filippine ed Africa.

MAGAZZINO:L’attività consiste nel tenere in ordine il magazzino, controllare le scadenze,

rifornire di merce l’ambiente dove si preparano i pacchi, confezionare i pacchie distribuirli mensilmente. Per il magazzino ci si incontra una volta a settimana,per la distribuzione una volta al mese.Volontari coinvolti n. 15 – Turno settimanale di ore 2,30 – Settimane

impegnate n. 37 TOTALE ORE IMPIEGATE – 740(ci sono inoltre molte altre ore extra al di fuori dei turni canonici per varie altre neces-

sità)

CONSEGNA “PACCHI” ALLE FAMIGLIE E PREPARAZIONEDEI “FRESCHI” :Volontari coinvolti n. 15 con presenza media di 8 – Consegne n. 11 –

turno di ore 5 – TOTALE ORE IMPIEGATE – 440

CONFEZIONAMENTO DEI PACCHIsono coinvolti anche gli utenti con gli operatori del centro diurno “Casa

Enrico” 2-3 volte a settimana.utenti e operatori coinvolti n. 10 – TOTALE ORE IMPIEGATE –

580

SISTEMAZIONE E DISTRIBUZIONE INDUMENTI USATI:L’attività consiste nel riordino e sistemazione degli indumenti usati donatici.

Questi vengono offerti agli indigenti che ricevono i pacchi alimentari, al CAVdi Schio, una Casa famiglia di Vicenza ed altre realtà della città, in BosniaErzegovina, un Centro Missionario di S. Bonifacio (VR) …..Volontari coinvolti n. 5 – di cui:1 volontario con 8 ore settimanali per 46 settimane - totale ore 3222 volontari con 5 ore mensili ciascuno per 11 mesi – totale 1103 volontari con 3 ore ciascuno per 11 mesi – totale 99TOTALE ORE IMPIEGATE – 498

dall’associazione

12

GIORNALEIl “Giornale Sankalpa” è un trimestrale che cerca di coinvolgere

i soci, gli utenti della C.T. “Cà delle Ore”, gli amici e conoscenti perraccontare “la vita” con esperienze e pensieri oltre ad aggiornamenti sulleattività dell’associazione ed eventi all’Eremo.

Il giornale vuole avere come propri obiettivi tanto “l’informazione”quanto “la formazione”.

Inizialmente la Redazione si riunisce per decidere il “tema” su cuiriflettere nel successivo numero in uscita. Questo, poi, viene diffusoe stimolato ed infine si raccolgono gli articoli dalla Comunità, dal-l’associazione, dall’Eremo e dall’esterno. Si visiona il tutto, si fa unascaletta e si invia alla volontaria che segue la grafica per l’impagi-nazione, infine viene inviato per la stampa.

Quando è pronto si suddividono le copie per le varie destinazioni,impacchettate per la consegna a mano o imbustate per la spedizione.Dopo i primi incontri insieme, si lavora soprattutto a casa e si co-munica per telefono ed e-mail. Tutto per 4 numeri all’anno.Volontari coinvolti n. 18 – (6 per la Redazione, 1 per la grafica,

4 per la suddivisione, 10 per la distribuzione e spedizione).TOTALE ORE IMPIEGATE (solo per i momenti insieme) n.

160Non sono conteggiate le ore per la distribuzione del giornale.

SITO WEB

Aggiornamento del sito con foto, filmati e notizie sugli eventi edavvenimenti.Volontari coinvolti n. 1 – difficile quantificare il tempo impiega-

to

CASA SAN FRANCESCO

È una sede operativa per lo svolgimento, la preparazione, l’eserci-tazione e l’organizzazione di alcune attività dell’Associazione: depositodi parte delle “Raccolte alimentari”, il “Mercatino”, le prove del “Co-ro”, per gli incontri dei familiari degli utenti della C.T. con lo psicologo,per gli incontri del Direttore della C.T. con i volontari, a disposizioneanche di gruppi dei quali condivide le finalità.

COROIl Coro Sankalpa anima la liturgia e le celebrazioni all’Eremo di S.

Pietro, è a disposizione anche per altre occasioni e si ritrova settima-nalmente per programmare ed esercitarsi.Volontari coinvolti n. 12 – presenza media n. 8 – TOTALE

ORE IMPIEGATE n. 1032

ACCOGLIENZAAll’occorrenza, si predispone la casa per ciò che occorre.Volontari coinvolti n. 2 – TOTALE ORE IMPIEGATE molto

variabile ed indefinibile.

MANUTENZIONEI volontari che frequentano la casa provvedono alla manutenzione

e pulizia sia interna che esterna. È un lavoro che non viene quanti-ficato.

dall’associazione

13SANKALPA

CASA SANTA CHIARAÈ un’altra sede operativa per lo svolgimento di alcune attività e .

UFFICIO:L’ufficio rimane aperto dalle 9,30 alle 12,30 dal martedì al venerdì, tranne il

mese di agosto e festività, per il consueto disbrigo delle incombenze burocratiche,posta, telefono…, coordinare e accompagnare alcune attività…..Volontari convolti n. 1 – TOTALE ORE IMPIEGATE: 540Non sono considerate le ore svolte a casa, quelle per incontri vari e quelle

impiegate per seguire l’aggiornamento della contabilità tenuta presso uno studiocommercialista.

DIRETTIVOIl Consiglio Direttivo si riunisce mensilmente per verificare le attività e tutte

le necessità che emergono.Volontari convolti n. 5 – TOTALE ORE IMPIEGATE: 125

MANUTENZIONEI vari volontari che frequentano le diverse attività nella casa (magazzino, di-

stribuzione, usato, ufficio…) provvedono alla manutenzione e pulizia sia internache esterna. È un lavoro che non viene quantificato.

RACCOLTA FONDIper i Progetti Missionari in Brasile, India e Africa e per le attività dell’Asso-

ciazione:

MERCATINOIl “Mercatino” viene allestito occasionalmente, durante le festività o ricorrenze,

all’Eremo di S. Pietro. Prima di ogni “Mercatino” ci si incontra per programmareo lavorare insieme, successivamente i manufatti vengono preparati dai vari vo-lontari a casa propria e poi donati. Alcuni volontari, poi, predispongono l’al-lestimento e lo seguono per il periodo in cui resta attivo.Volontari coinvolti n. 25 – TOTALE ORE IMPIEGATE solo per i mo-

menti insieme: 520È molto difficile quantificare con esattezza i volontari coinvolti e le ore complessive dedicate

all’attività, c’è inoltre anche un bel passa parola tra amici che donano oggetti vari confezionatisempre artigianalmente.

CASSETTINELe “Cassettine” funzionano come dei salvadanai che vengono posizionati

in vari esercizi commerciali del nostro territorio o in famiglia e periodicamentesvuotate. 1 volontario tiene i contatti con tutti gli altri ed organizza gli svuotamentiche ognuno porta avanti negli esercizi che segue.Volontari coinvolti n. 32 – TOTALE ORE IMPIEGATEmolto difficile

quantificare

VIAGGI BOSNIA

I viaggi vengono effettuati per portare aiuti umanitari in Bosnia Erze-govina.

Nel 2013 sono stati effettuati 2 viaggi col nostro furgone con 3 volontariper volta della durata di 5 giorni ciascuno, altri volontari sono andati conaltri mezzi, altri ancora portano avanti i contatti per l’organizzazione.Volontari coinvolti n. 8 – TOTALE ORE IMPIEGATE: 1860

dall’associazione

dall’associazione14

Tutti i conteggi delle ore impiegate nelle attività, i turni e le presenzesono approssimate per difetto, in quanto molti servizi vengono con-tinuati a casa propria o svolti, per necessità varie, in aggiunta aiturni classici. Ci sono, inoltre, alcuni impegni che non sono visibilie quantificabili.

Con tutto quello che facciamo, soprattutto sul territorioa noi vicino, non vogliamo sostituirci alle istituzioni, masolo affiancarle e supportarle.

Il Volontariato della nostra Associazione si caratterizzacon una filosofia-prassi molto precisa:

NO al pietismo filantropicoNO all’assistenzialismoNO alla “beneficenza”SI all’aiuto concreto e vicinanza delicata e discreta

a chi è in difficoltà.

In questi anni di volontariato (e sono ormai 16) mi sonoresa conto che di realtà volontaristiche ne esistono vera-mente tante e con attività molto diverse tra loro, occupatelì dove la “cosa pubblica” non arriva, non ci pensa o fun-

ziona male. Se non ci fosse il volontariato forse avremmopoveri agli angoli delle strade, persone disorientate e solecon se stesse, ammalati non sufficientemente seguiti oltrela pura e semplice fase di cura, famiglie abbandonate e ri-piegate sulle loro difficoltà, detriti di alluvioni e terremotiai lati delle strade all’infinito…...

Sì è vero, anche nel volontariato “non è tutto oro quel cheluccica”,ma c’è l’attenzione, la disponibilità e la buona vo-lontà a fare e si fa tanto, le difficoltà e gli errori commessia causa dei limiti umani o dell’inesperienza, si cerca di cor-reggerli cammin facendo.

Mi chiedo se il volontariato non copra o sopperisca adun fallimento, o quasi, dell’apparato pubblico che vedosoprattutto intento a tenere in piedi se stesso, piuttostoche occuparsi dei cittadini in modo completo (per nonparlare della burocrazia che blocca o rallenta tante opera-zioni).

Per fortuna c’è ancora una coscienza amorevole e ri-spettosa dei bisogni altrui che viene messa in circolo!

Volontario, continua con rinnovata energia ad offrireagli altri i tuoi talenti, i tuoi sentimenti, tutto te stesso!!!

Un grazie caloroso a quanti, in vario modo e da più parti, contribuiscono a far andare avanti questa Famiglia Sankalpa!!!

dall’associazione15SANKALPA

Da un po’ di tempo mi chiedevoin che modo potevo aiutare lepersone più bisognose, finché un

giorno non mi è stato chiesto se volevoandare a fare le raccolte alimentari.Chiedi e ti sarà dato, per me è stato così.

Ho chiesto e non ho cercato affannosa-mente, ho confidato nel Signore ed horicevuto risposta.

Ho sempre pensato di andare lontano,ad aiutare i bambini, così puri, che do-vrebbero ricevere solo amore incondi-zionato e che invece spesso sono vittimeindifese di cattiverie di adulti e della stessasocietà senza scrupoli. E chi lo sa, in unfuturo spero di andare.

Ma certe volte forse guardo a cosetroppo distanti, quando la soluzione è

più vicina di quanto possa credere.Capisco dentro di me che senza aiutare

gli altri non posso essere completa.La mia felicità, è la felicità delle persone

che incontro, dei sorrisi che ricevo, di chi,più fragile di altri, ha bisogno di aiuto.

Già dal momento in cui noi volontaridella raccolta alimentare ci incontriamo,c'è un clima di serenità, di gioia. Non homai visto qualcuno di noi arrabbiato!

Quando si fa del bene, non si può cheessere gioiosi.

Quando ci lamentiamo perché non ab-biamo questo o quello, dobbiamo pen-sare che c'è chi non ha nemmeno ilnecessario per vivere. La raccolta non èun aiuto solo per loro, ma per noi, per ilsupermercato e per le persone che do-

nano. Sono sicura che chi condivide lasua spesa per aiutare le famiglie in diffi-coltà, esce dal supermercato sereno. Ese anche non è percepibile così esterna-mente, quell'energia buona si fa spazioin lui e sarà felice di ripetere il suo gesto.

Donandoci agli altri riceviamo, e nelchiassoso frastuono della vita, è bello po-ter prendersi una pausa per aiutare i nostrifratelli. Il cambiamento sta nel ritornoalle cose pure, che sono le cose più vicinealla nostra essenza.

La purezza è gioia, l'amore è vita, è do-no, è felicità.

Il meravigliarsi del sole e del canto degliuccelli a primavera, loro cantano feliciogni giorno, per donarci un sorriso!

Valentina

Raccolte alimentari

“Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quo-tidiano e uno di Voi dice loro: “Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi”ma non date loro il necessario per il corpo, che giova? Così anche la fede:se non ha le opere, è morta in se stessa”.

LA MESSA IN PRATICA

QQuesta frase tratta dalla letteradi Giacomo (2,6,15,17) ci per-mette di comprendere il signifi-

cato che ha per noi il gruppo RaccolteSankalpa; esperienza che ci permette dimettere in pratica la parola di DIO.

Questa realtà non si limita solo a farcisentire cristiani solo alla domenica, maogni giorno, permettendoci di sognareuna comunità dove più nessuno providisagio.

Il partecipare al Gruppo Raccolte èuna formazione interiore che ci insegnamolto soprattutto a NON GIUDICA-

RE le persone e ad accettare i NO conrispetto.

A volte le persone che diresti “figuratise questo dona qualcosa,,,” sono proprioquelle che poi ti sorprendono e ti dannopiù soddisfazione e nuovi stimoli ad an-dare avanti.

Questa esperienza di vita è una provacontinua perché occorre uscire da se stes-si per andare incontro agli altri.

Èun luogo del rispetto delle diversitàe del perdono reciproco, e della gioiacondivisa.

Non occorre essere “super” o “spe-

ciali”, ma costanti non scoraggiandosiaccettando di diventare sfondo e di farequel che c’è cosi com’è per quel che è,facendo anche la più banale cosa comese fosse la più importante.

Insieme ci si forma per diventare uo-mini e ci si prepara ad affrontare la vitache avanza, con educazione permanente,che non ha paura di conoscere il nuovo.

Auguriamo a tutti di permettersi dicondividere questa esperienza: è tempospeso bene perché ne vale veramente lapena.

Anna e Valter

16

All’atmosfera accogliente e misticadell’Eremo si è aggiunta una no-ta ancora più ispirante: CRISTO

ENERGIZZATORE.L’icona è stata scritta dal pittore GIU-SEPPE FOCHESATO e donata a P.Ireneo conduttore di corsi di Medita-zione Cristiana che si tengono all’Eremoormai da 15 anni.L’icona che misura cm 100x120, si ispiraa un testo della Lettera agli efesini dell’apo-stolo Paolo, che suona alla lettera: “iper-bolica grandezza della potenza (dùnamis)[suscitata da Dio Padre] in noi, i cre-denti, secondo l’Energia (enèrgheia)della forza (kràtos) del vigore (ischùs)di Lui, vigore che operò (energizzò) inCristo, facendolo risorgere dai morti…” (Efesini 1,19-20).Agli attributi di Cristo come Signore,Salvatore, Redentore, Liberatore, Rica-pitolatore dell’universo, Pantocratore,possiamo aggiungere a ragione quellodi ENERGIZZATORE (donatore esuscitatore di energia divina), titolo pre-sente nelle Scritture e del quale propo-niamo un’interpretazione iconografica.

Cristo si presenta nella triplice funzioneregale (Signore dell’universo) sacer-dotale e profetica (Maestro docente ebenedicente). Circondato dai Cheru-bini, è ritratto al centro di un ovale, lamandorla che racchiude il Mistero e lorivela. La mandorla include il Cosmo,costituito dalla volta celeste trapuntatadi stelle e sorretta dagli Arcangeli, iquali imprimono un movimento rota-torio indicante dinamicità ed evoluzionedell’intero creato.Dal Cristo scaturisce una Energia divita che presiede all’esistenza dell’Uni-verso e che è simboleggiata dai coloridell’arcobaleno, segno di alleanza tracielo e terra e immagine di pace. I settecolori, raffigurati sullo sfondo, si irra-diano dai Centri vitali della personadel Signore e si riflettono sugli Arcangeli,causandone l’incessante movimento cir-colare. Il violetto promana dalla som-mità del capo, dove si posano lebenedizioni celesti; l’indaco dalla fron-te, sede dellaMente divina; l’azzurrodalla gola, da cui si sprigiona il Verbodella salvezza; il verde dal cuore, scri-

gno della vita nuova secondo lo Spirito;il giallo dal plesso solare, che emanaforza spirituale; l’arancione dalle vi-scere, che si dilatano nell’amore; il ros-so dal plesso basale, che ci radica nellaterra e donde siamo risollevati verso ilcielo. Il violetto, colore delle trasmuta-zioni interiori, oltre a sovrastare il capodi Cristo, si ritrova ai suoi piedi, alla basedell’icona e sta a significare la circolaritàe la continuità del processo trasforma-tivo. Le bande colorate sono aperte ver-so l’orante che contempla l’icona e ilsuo mistero, a indicarne il coinvolgi-mento, così che anche nella nostra per-sona, come in quella degli Arcangeli, sirealizzi una piena attivazione delleenergie divine, immesse con la crea-zione, risanate e portate a pienezza dallaParola rivelata e dai Sacramenti dellachiesa.Cristo si rileva come il Prototipo del-l’Umanità nuova, chiamata a diventareUno in lui, mentre gli Angeli rappre-sentano la Corte celeste e il Cosmocostituisce il Manto regale del Reden-tore.

Cristo energizzatore

dall’associazioneIcona scritta da Giuseppe Fochesato

17SANKALPA

dall’associazione

Il 19 marzo u.s., giorno dedicato a S.Giuseppe, custode di Gesù e di Mariasua sposa, all’Eremo di S. Pietro sono

giunti i bambini della scuola primariadell’Istituto Comprensivo di Mason-Mol-vena accompagnati dalle loro insegnantie da alcuni genitori, per un appuntamentoormai usuale e consolidato: parlare diPACE. I bambini sono venuti a piedi, sisono impegnati ed hanno faticato, perchéc’è una bella salita, ma tutto questo sim-

boleggia che per raggiungere la Pace bi-sogna impegnarsi, lavorare e ricordarsiche la strada non è sempre facile, spessoè in salita, ma poi, una volta raggiunta, sipuò beneficiare tutti insieme degli sforzifatti.

P. Ireneo ha accolto i bambini col suo-no delle campane e dopo i primi saluti,li ha portati a riflettere sull’importanzadella pace e sulla necessità dell’impegnodi ognuno singolarmente e tutti insieme

per raggiungerla cominciando dalle pic-cole cose intorno allargando, poi, semprepiù il campo d’azione.

Dopo i saluti delle amministrazioni èstato consegnato loro un attestato di“Ambasciatore di Pace”, per rafforzareed affidare l’incarico di custodi della pace.Alcuni bambini alla fine hanno donatoe recitato una poesia scritta con la loroinsegnante e che noi della Redazione of-friamo a tutti come Augurio Pasquale:

La Pace che rende felice

LA PACE CHE VOGLIO IOVoglio una pace

succosa come una melache duri più

di una candela.Voglio una paceverde foglia.Di litigare…

non ne ho proprio voglia!Voglio una pacearancio vivo.Per sorridere

c’è sempre motivo.Voglio una pace

che si fa, non che si dicequesta è la pace che rende felice!

BUONA PASQUA

Associazione Sankalpa

dall’associazione18

Nel mese di Aprile tutto il mondo assisterà alla grande cerimonia della proclamazione di due santi. Santi perchépienamente uomini immersi nella Storia, lievito buono che ha dato coraggio e forza a tanti di noi per andareavanti con impegno e caparbietà nel seminare speranza e futuro.

GRAZIE

La Redazione

Due UOMINI che hanno avuto coraggio

(Papa Giovanni XXIII e Papa Giovanni Paolo II)

help mission19SANKALPA

di Anna P.

Nel periodo invernale, l'Associazione Sankalpa non va in Bosnia con i pellegrinaggidella carità, come li definisce Alberto Bonifacio, fondatore dell' associazione ARPadi Lecco a cui ci appoggiamo per l’organizzazione di quei viaggi.

Non per questo si interrompe il continuo contatto con lui, che ci tiene informati sullevarie necessità locali.

Grazie a Marisa Giordani, che tiene una costante relazione sia con Alberto che con suorSalutaria, abbiamo inviato carrozzine per disabili e paranchi per le persone anziane.

Inoltre suor Salutaria, insieme alla Croce Rossa sostiene con aiuti vari - dal cibo al vestiario- 7 famiglie a Livno, alle quali arrivano i pacchi famiglia di Sankalpa. Anche con la sig.raPaola, direttrice del Villaggio della Madre a Medjugorje, si è creata una rete continua difornitura. Solo nel 2013, durante l' ultimo nostro viaggio, ha capito che l'AssociazioneSankalpa ruota intorno a Padre Ireneo, che conosce bene e a cui è molto affezionata.

Dobbiamo ringraziare anche i nostri amici di Finale Emilia, Emilio e Antonio, che, pen-sionati, vanno in Bosnia quasi tutti i mesi e sono venuti 4-5 volte nella sede di Casa S.Chiara a Mason Vicentino a prendere beni alimentari, abiti e pannoloni, nel nostro magazzino;possiamo dire che sono persone stupende per il loro impegno e dedizione.

Anche Massimo e Ugo, del gruppo degli amici di Dolo, in dicembre sono stati da noiprima del loro viaggio e siamo riusciti a donare più di metà del carico del loro furgone.

Tutto questo grazie alla generosità di tante persone che donano parte della loro spesadurante le raccolte.

Come vedete, la rete di solidarietà e le relazioni che si tessono durante i viaggi in Bosniacreano un' ottima comunità nell'offerta di aiuto.

ABarreiros, nel Centro Polifunzionale “Francisco e Clara”, con-tinuano le attività che impegnano attivamente famiglie, giovanie bambini della favela “Tibirì” che ormai è diventata un esempio

di riscatto possibile per tutta la città di Barreiros ed anche per il restodella diocesi.

Anche all’asilo, “la Cresche”, i bambini frequentano e trascorronosereni le giornate lontano dalle difficoltà dei loro ambienti familiari.

APalmares proseguono di buona lena i lavori di completamento delpiazzale antistante il Santuario del “Sagrado Coraçao de Jesus” checon la sua alta Croce è faro e bussola per la città e per chiunque

passi per le strade circostanti. Oltre alla pavimentazione il progetto com-prende tutta una serie di panche in muratura, la sistemazione del palco perle celebrazioni, un Crocefisso ed il parcheggio sul retro. Il progetto è ampioed ambizioso anche per altre strutture che prevede, ma con l’aiuto di tuttie della Provvidenza, siamo fiduciosi di poter proseguire.

BOSNIA-HERZEGOVINA

BRASILE

help mission20

Da Cumura, il nostro amico Fra’Memo, insieme agli altri frati esuore della Missione, sono sem-

pre felici di aggiornarci su quanto accadelaggiù in Guinea Bissau. Oltre a unaquotidianità fatta di lavoro - in partico-lare al servizio dei malati di lebbra eAIDS - la comunità vive dei momenticelebrativi molto importanti; l’ultimodi questi è stata la Giornata Mondialedei Malati di Lebbra, domenica 26gennaio.

La ricorrenza della giornata mondiale èun’occasione molto propizia per dire a voi tuttibenefattori, amici e volontari il nostro grazie.Avete amato gli ammalati di lebbra e anche

noi missionari. Siete presenti con la preghierae l’aiuto concreto.Nel 2013 abbiamo ricoverato e curato 36

malati di lebbra di cui 23 molto gravi. Nel2010 ne abbiamo ricoverato e curato 59. Iltrattamento per bloccare e guarire la lebbradura da 2 a 3 mesi.Nel nostro lebbrosario per circa 50 anni si

curavano solo malati di lebbra. Attualmenteè composto da tre padiglioni ristrutturati re-centemente con 65 posti letto totali. Già da varianni la lebbra è in diminuzione; però aumen-tano sempre più i malati di tubercolosi e Aids.Abbiamo un padiglione per i malati di TB,uno per i malati di AIDS e tre camere per ilebbrosi. Nei pressi del lebbrosario abbiamoun villaggio dei 8 case dove ospitiamo 27 ex

lebbrosi tra i quali vive anche il mitico VaporDabò che nel 2010 ho accompagnato in Ita-lia.Siamo certi che anche per quest’anno non

mancheranno farmaci, materiali per le medi-cazioni, alimenti, assistenza e accoglienza perchénelle membra, tante volte sfigurate ci sia la pos-sibilità del sorriso che fa felici. Siamo semprefiduciosi nella Divina Provvidenza che si ma-nifesta attraverso la vostra personale sensibilitàe generosità.Il Signore gradisce e ricompensa il bene che

voi e noi in vari modi facciamo mettendo a buonfrutto i talenti che Lui stesso ci ha donato.Sosteniamoci sempre con l’affetto

e la preghiera reciproca.Frati e suore della missione di Cumura

"Quello che tu puoi fare è solo una goccia nell'oceano, ma è ciò che dà significato

alla tua vita”. (Albert Schweitzer)

GUINEA BISSAU - CUMURA

help mission21SANKALPA

Prema-Vasam, la Casadell’Amore. Un or-fanotrofio per bam-

bini disabili e non solonato dalla forza di volontàe dalla tenacia di SelvynRoy. Questo giovane psi-coterapeuta qualche annofa ha sentito di voler farequalcosa per queste per-sone che in India, a cau-sa della rigidissimadivisione in caste dellasocietà, sarebbero statedestinate alla miseria, al-la vita e alla morte instrada. Il lavoro suo edell’équipe con cui la-vora sta dando risultatistraordinari. Semprepiù bambini possonoessere accolti, semprepiù possono studiarefino a laurearsi, altritrovano benesseregrazie a diverse tera-pie; e le autorità go-vernative stannoriconoscendo l’im-portanza di Prema-Vasam.

Cari amici,grazie per la vostra mail, molte grazie per una così affet-

tuosa ed incoraggiante lettera, ancora grazie. Ci è stato

concesso, il 18 febbraio dal Dipartimento del Social Wel-

fare, il non comune privilegio di FIT INSTITUTION STA-

TUS. Ora abbiamo i requisiti per organizzare un centro di

adozioni per salvare i neonati abbandonati.Un giorno felice: l’8 febbraio i nostri bambini disabili han-

no preso parte ad un incontro sportivo condotto dall’Or-

ganizzazione per i Servizi Sociali di Chennai. Dal momento

che i bambini ed il nostro staff hanno preso attivamente

parte, alla nostra casa sono stati dati il “Best Cheering

Trophy” ed il “Runner Trophy” per la migliore perfor-

mance. È stato veramente un giorno di successo.

Per l’uscita del mese i nostri bambini hanno avuto l’op-

portunità di andare al parco divertimenti di MGM. Grazie

a Dio è stato organizzato tutto, molto piacevolmente per i

nostri bambini, dal Lion’s Club di Meenambakkam.

Abbiamo avuto un’altra benedizione: è Kavitha, di un an-

no e mezzo. È visibilmente affetta da cardiopatia cianotica

congenita ed ha bisogno di molte cure, di attenzione e,

più di tutto, di amore ed affezione.Abbiamo festeggiato il compleanno di un buon numero di

bambini: Mahalakshmi, Prema, Monika, Purnima, Ezhila-

rasan e Sharmila.Con molto affetto,

Selvyn

INDIA - PREMA-VASAM

In India da molti anni sosteniamo le attività delprogetto Food for Life, in particolare di quantoavviene a Vrindavana. Ecco quanto ci raccon-

tano i nostri amici che lavorano sul campodi leb-bra.

help mission22

In Asia siamo presenti anche attraverso l’Associa-zione “SOS Tibet, India, Nepal”, fondata dal me-dico tibetano Lama Gendun Dhargay e sua moglie

Eugenia Cucco nel 2005. Quest’associazione operanella zona dell’Amdo in Tibet - regione occupata dallaRepubblica Popolare Cinese - portando avanti progettidi formazione e sostegno alle popolazioni himalayane,rifugiati tibetani, bambini di strada e malati di lebbra.

INDIA - TIBET

Carissimi amici!

È con piacere che vi m

ando le ultime notizie

sulle nostre scuole.

Alcuni dei nostri studen

ti sono stati ammessi

all' Università; prosegu

ono i lavori della costr

u-

zione della nuova scuo

la elementare grazie al

supporto di intrapren

denti professionisti ing

lesi

(medici, avvocati, ecc.) ch

e si sono improvvisati

trekker per poter aiut

are il progetto; inizia

l'importante impegno di as

sistenza sociale e

protezione dei bambini (che si

estenderà anche

a livello legale e di sos

tegno) e molto altro.

Se vi ispira l’idea di ve

nire a trovarci in In-

dia... ne siamo lieti; poss

iamo inoltre assistervi

con gli alloggi e il trasp

orto.

Se avete fatto una don

azione nel corso del

2013, entro il prossim

o mese riceverete via

email la ricevuta per la d

ichiarazione dei red-

diti.Coloro che

stanno aiutando un ba

mbino a

distanza si chiederann

o invece se È in arrivo

qualcosa anche per lor

o. Stiamo approntando

foto e disegni e provve

deremo presto a in-

viarveli. Vi darò più in

formazioni con una

prossima mail.

Cari saluti a tutti e un

grosso grazie!

Hari Bol!Nicoletta e Giuliana

(Nikunja e Gopala)

INDIA - VRINDAVANAINDIA - VRINDAVANA

Food for Life

23SANKALPA

help mission

Nel Novembre 2012 abbiamo avu-to l'immenso piacere di stringerela mano di Baba Camillo. Ci è ri-

masta ancora impressa quella sua strettadi mano così forte perché le sue non so-no mani qualunque, ma mani vissute diun gran lavoratore. Per l'Africa lui ha do-nato anima e corpo affinché diventassela sua vera e unica terra… anni di faticheper ottenere risultati come ad esempiola missione di Kipengere dove noi ab-biamo avuto la fortuna di rimanere circauna ventina di giorni. Il viaggio per rag-giungerla non è dei più confortevoli, do-po nove ore di volo ne abbiamo trascorsealtre dodici in bus dove odori, colori eculture iniziano a mescolarsi… dove ipaesaggi iniziavano a tingersi di terra ros-sa e l'aria iniziava a profumare d'Africa.

Verso le otto di sera arrivammo in mis-sione stanchi ma felici. Le stelle già illu-minavano il villaggio Kipengere quandobussammo alla porta della mensa doveci attendeva allegramente Baba Guido(braccio destro di Baba Camillo). Le me-ravigliose cuoche africane non smenti-scono la loro accoglienza preparandocila cena condita con i loro sorrisi sma-glianti. Dopo le prime chiacchiere di co-noscenza ci corichiamo per riprenderele forze e iniziare così la nostra nuovaavventura. I nostri sonni sono avvolti daquel cielo così immensamente buio checi sembra di poterlo sfiorare con un dito.Il panorama della notte si trasforma poiin un alba dai svariati colori che dà inizioad un nuovo giorno. Puntualmente allesei e trenta le campane invitano la grandefamiglia di Kipengere a entrare in Chiesa,per iniziare la giornata ascoltando la pa-rola del Signore.

Il giorno si colora quando veniamocircondati dai watoto (bambini), che coni loro sorrisi ci regalano ore di spensie-ratezza e sana ingenuità.

I piccolini dell'orfanatrofio sono coc-colati premurosamente dal Baba come

un padre coccola suo figlio; lui insegnaloro la preghiera e l'importanza della fe-de,per questo ogni giorno alle cinque delpomeriggio recita assieme il rosario allagrotta della Madonna. Segue la cena inorfanotrofio dove Camillo si circonda dibimbi e li imbocca con tanta pazienza edolcezza. Al momento del saluto la ca-ramella ormai è una consuetudine e lorolo ringraziano con una canzoncina…questo è un appuntamento quotidianodi cui non riusciamo a farne a meno, co-me quello che ci vede ogni sera in baitacon Camillo e Guido per un caffè e moltechiacchiere. Ci raccontano che dal 1997per tutta Kipengere scorre acqua potabilee che la situazione igienico/sanitaria èmigliorata non di poco... qualche sera in-vece ci raccontano aneddoti divertentidella loro vita africana e momenti riguar-danti l'amicizia con Padre Ireneo… quan-te risate!

Oltre al Baba, un'altra figura molto im-portante e di riferimento per i tanti bam-bini è suor Nivardina, donnaintraprendente e determinata che ha sa-puto accogliere e strappare alla mortetanti di loro. Anche con lei viviamo gior-nate intense di emozioni, tra le quali ilgiorno in cui accompagniamo Filippo e

Rafiki alle loro famiglie dopo sette annitrascorsi in orfanotrofio.

Il distacco non è facile, i bambini pas-sano da una situazione protetta, dovemangiano tutti i giorni, giocano in luoghisicuri e dormono in un letto caldo, allasituazione dei villaggi che è molto pre-caria. Nonostante ciò, è stato per noi in-credibile vedere come questi piccoliesserini non si sono ribellati nemmenocon una smorfia di tristezza, rendendocosì il loro silenzio spiazzante.

Potremmo soffermarci e raccontarviancora mille avventure vissute con questimeravigliosi bimbi, ma vorremmo anchericordare l'essenzialità di tutte le personeche abbiamo incontrato nel nostro viag-gio. Tutte, con la loro esperienza, hannocontribuito a rendere questa avventurauna lezione di vita indimenticabile.

Ritornati alla nostra realtà italiana nullaera cambiato ma lo eravamo noi. Ora ri-svegliati da una esperienza così forte earricchiti di una nuova consapevolezza,affrontiamo la quotidianità in modo di-verso... e come il Baba spesso ci diceva... pole pole... piano piano e si riesce davveroad avere un momento per tutti e a faretutto... questo è uno dei grandi insegna-menti che ci ha regalato.

Il nostro viaggio in Tanzania di Stefano, Elisa e Tanya

TANZANIA

di Matteo Trevisan

Quando mi è stato chiesto di scrivere un articolo sullamia esperienza a Cà delle Ore ho accettato subito econ grande entusiasmo; “ne ho di cose da dire”, ho

pensato, e in effetti per certi versi è così, ho “fatto” molte coseconcrete, che potrei elencare senza tanta fatica, le parole nonmi mancano, ma poi ho pensato “è davvero questo che miporto a casa da questo pezzo di vita condiviso a Cà delle Ore?O meglio, è solo questo? O è piuttosto un qualcosa di più pro-fondo, di più vivo, caldo, de-stabilizzante, per certi versi?”Credo che la risposta più azzeccata sia la seconda, in effetti inquesto periodo ho fatto sì diverse cose, ma ne ho vissute al-trettante, se non di più, a livello emotivo, a livello “di pancia”direbbe qualcuno. E proprio qui mi sono scontrato con la se-conda questione: se ho parole, vocaboli, a sufficienza per de-scrivere quello che ho fatto, mi rendo conto che non ne ho asufficienza per esprimere a parole tutto quello che ho vissutoe come lo ho vissuto. Quando siamo innamorati, ad esempio,diciamo spesso “non ho parole per dirti quanto ti voglio bene”,“non ho parole per dirti quanto ti amo”, ricorrendo quindi atutto quel linguaggio che traspare attraverso il nostro corpo,usiamo allora i baci, le carezze, gli abbracci, gli sguardi complici,il tono della voce, il tatto… è davvero difficile esprimere quelventaglio di sfumature che i sentimenti e le emozioni portano

con se. Fu Wittgenstein a dire che “il limite del mio linguaggioè il limite del mio mondo”. D’altronde mi chiedo anche se siapossibile, e come sia possibile, esprimere a parole tutta quell’areadella nostra vita in cui facciamo rientrare sentimenti, emozioni,stati d’animo... Forse è quasi impossibile, e mi piace pensareche sia proprio questo il bello, il poter custodire quello che sivive dentro di se evitando il rischio di banalizzare il magnificomondo delle emozioni e dei sentimenti.

Quando ho messo piede per la prima volta a Cà delle Oremi è sembrato di entrare in un posto già conosciuto, respirandoun’aria già respirata in precedenza. Si incontrano occhi, si in-crociano sguardi, sorrisi, volti tristi e volti felici, volti cupi evolti sereni, si condividono stati d’animo gioiosi e stati d’animopiù preoccupati per quello che sarà. A Cà delle Ore si respiraVita! In tutte le sue miriadi di declinazioni, è un luogo che “sadi uomo” come disse un autore latino. Qui non si nascondonoi problemi, non si usano mille maschere per nascondere quelloche si vive, è una regola, si condivide tutto, dagli spazi, ai tempi,alle emozioni, ai sentimenti… si è in costante - continua re-lazione ed interazione, una relazione finalizzata al cambiamento,alla presa di coscienza del proprio vivere e del proprio esperire,del proprio essere, una relazione che “obbliga” a mettersi ingioco, non solo con gli altri ma soprattutto con se stessi. Non

Non si diventa “uomini completi” da soli, ma unicamente assieme ad altri…

D. Bonhoeffer

da ca’ delle ore24

“Cà delle Ore, luogo di fatica e di rinascita”

da ca’ delle ore25SANKALPA

è facile con-vivere con altre venti persone nello stesso luogo,si deve imparare ad ascoltare, a de-centrarsi da sé per farespazio all’altro, questo altro che ha il “potere” di metterci incrisi, perché ha il potere di mostrarci i lati più deboli di noi,della nostra persona e ci costringe a fare i conti con questi. Ionon sono io finché non incontro l’altro e Cà delle Ore è proprioil luogo dell’incontro! I ruoli ci sono, come è giusto che sia,tuttavia questi non precludono una relazione improntata findall’inizio al rispetto ed alla cura della persona, i ragazzi vengonoaccolti non accettati, vengono accompagnati, non condottialla loro “guarigione”, costante è il loro bene e le scelte vengonofatte in funzione di questo obiettivo anche se a volte volere ilbene dell’altro comporta fare scelte che apparentemente pos-sono essere viste come il contrario. È bellissimo notare comesi abbia la possibilità di cambiare se si sceglie di vivere a pienoil progetto Sankalpa, io stesso finora l’ho potuto sperimentare,se si guardano gli occhi delle persone questo cambiamento èevidente, c’è chi entra con gli occhi tristi, sommersi dal dolore,dalla fatica, dai sensi di colpa per quello che è successo inpassato ed esce con occhi vivi, vivaci, volenterosi di scegliered’ora in poi qualcosa di diverso dalle sostanze, qualcosa chesia funzionale al proprio bene.

Avere a che fare con il dolore non è facile, ci mette in crisiperché spesso non si sa come fare, cosa fare, cosa dire… edè ancora più difficile “mettere le mani in questo dolore, sporcarsile mani…” si deve essere cauti, delicati, attenti… ri-aprire ci-catrici non completamente cicatrizzate è rischioso, può uscirnemolto sangue, tuttavia è necessario per fare in modo che questeguariscano alla perfezione e soprattutto non ci condizioninoil futuro; una cicatrice ci ricorda quello che è successo, è unsegno evidente, a volte indelebile, tuttavia si deve fare in modoche queste non ci dicano chi saremo nel futuro. La maggiorparte di noi avrà almeno una cicatrice nel proprio corpo equindi saprà il dolore che comporta quando la guarigione nonè completa, figuriamoci le cicatrici del cuore, quelle che nonsi vedono ad occhio nudo ma che continuano a generare do-lore.

Dobbiamo però, a volte faticosamente, fare i conti con lapaura di guardare dentro di noi, con la paura di mettere sul

campo di gioco le nostre debolezze attraverso esperienze eavvenimenti che non possiamo soltanto cancellare. Fu SanPaolo a dire che proprio le nostre debolezze sono la nostraforza dicendosi fiero della sua debolezza, dei suoi errori, dellesue stanchezze, dei suoi tradimenti. E allora non stanchiamocidi guardare dentro di noi, non stanchiamoci di guardare negliocchi le persone che vivono accanto a noi, o che, anche solotemporaneamente, ci sfiorano.

Nell’altro vibrano anche le nostre ferite, è faticoso ammetterlo,ma credo si debba fare questo sforzo; per riuscire a compren-dere prima di spiegare, per creare una relazione autentica,senza potere da parte di uno specialista nei confronti di uncosiddetto malato. E questo a Cà delle Ore avviene.

Credo che il grande carisma della comunità sia quella di nonvedere i ragazzi solo come dei tossicodipendenti, facendo pro-prie le parole del grande Binswanger il quale in una delle sueopere descriveva “la condizione patologica” come l’essere co-stretto ad essere. A Cà delle Ore costante è la tensione a vederei ragazzi che entrano in modo diverso dalla etichetta che portanocon sé, restituendo e cercando di co-costruire con loro unaidentità altra, diversa da quella del “tossicodipendente”, dandoloro la possibilità di sperimentarsi, percepirsi in modo diverso.In comunità si fanno i conti e si sperimenta, si vive il passaggioda una vita vissuta negli abissi della tossicodipendenza ad unavita recuperata in contesti interpersonali e comunitari di grandetensione umana e terapeutica.

Chiudo con la citazione di un recente film, “Una settimanada Dio”, dove ad un certo punto Morgan Freeman, che im-personifica Dio, dice questa frase: “Un adolescente che diceno alla droga e dice si all'istruzione questo è un miracolo. Lepersone vogliono che faccia tutto io, e non si rendono contoche sono loro ad avere il potere! Vuoi vedere un miracolo fi-gliolo? Sii il tuo Miracolo!”

È questo il grande messaggio che si cerca di trasmettere airagazzi, sono loro ad avere il potere di rendere la propria vitauna meraviglia.

Ed il bello è proprio vedere come questa cosa accada. Anchea Cà delle Ore succedono miracoli.

Buona Vita!

Pensieri...a cura della Comunità Ca’ Delle Ore

da ca’ delle ore26

Quella disperata fuga dalla vita cheho cercato è stato un drammasconvolgente che ha gettato nello

sgomento e nello sconforto la mia fami-glia, i miei fratelli, i miei parenti piùcari, i miei amici e l’Amore della miavita.

Chi, come lo scrivente, è impegna-to a interpretare e approfondire ledinamiche e le strategie che hannoportato alla ricerca dell’automortesa che ogni sforzo si esaurisce davantia una soglia indefinibile: la qualitàdella vita e la sua maggiore o minoreaccettabilità sono sempre un segretopersonale la cui chiave sta solo nelcuore del protagonista.

C’è chi sostiene che la voglia di ri-cerca dell’autodistruzione è generatada un raptus.

Niente di più falso, è una spiega-zione finta che serve solo a chi fa daspettatore.

Perché dietro a un “tentato suici-dio” c’è sempre un grave disagio, untormentone.

C’è la noia subissante per la vita euna percezione della realtà defor-mante, in negativo.

La mia crisi esistenziale è legata alproblema dell’identità.

Ecco, il cambiamento in cui credo e acui stò cercando di arrivare è proprioquesto: reincorniciare la mia carta d’iden-tità e, seguendo il suggerimento di PadreIreneo, evidenziare in grassetto quelleche ritengo essere le mie qualità positive,soprattutto quelle che mi riconosconogli altri.

Cambiare? Come? Camminando! Percercare e cercarsi, per incontrare il proprioDio o per testimoniare un valore. Per se-guire un maestro (Padre Ireneo), o sco-prire che alla vita può bastare uno zaino.In marcia. In verità e felicità.

Un cammino non esclude nulla: specie

l’imprevisto, che è il sale del vivere.Sto scoprendo che camminare è

un’esperienza, oltre che fisica, mentale,conoscitiva, e spirituale.

Sto assaporando la gioia che si provaa camminare con il passo dell’ultimo.

Contro l’eccesso di velocità, di consu-mi, di competizione.

Ogni mattina, all’alba, quando apro gliocchi, ripeto lo stesso mantra: “Tiziano,alzati, cerca di discernere e cammina”.

Sto riscoprendo il piacere del camminoa tappe. Anche soffrendo. Perché il viag-gio è più importante della meta. Io, cheper tanti anni sono stato innamorato dellavelocità, di questa rincorsa sovrumanaverso il falso mito del consumismo, stocambiando scoprendo gli effetti terapeu-tici della corsa, senza l’orgoglio di arrivare

primi, della camminata, dell’escursionea piedi e del fare quotidiano, forse ripe-titivo, ma estremamente efficace e co-struttivo. Ascoltando profondamente e

camminando, come via alla consa-pevolezza.

Di una cosa sono persuaso: perme, occidentale, figlio dell’irrequie-tezza, il camminare è una pratica piùadatta della meditazione seduta al-l’orientale.

Le mie parole chiave sono cam-biate: lentezza, mettersi in gioco, ri-cerca dell’essenziale.

Per coloro che non lo sapessero,ho parecchi sogni, il primo di tantisi chiama “Cammino di Santiago”.Sono più che convinto, che si puòridurre la vita a uno zaino senza an-dare oltre i 7 kg.

Sta proprio in questo, il cambia-mento a cui vorrei arrivare: viverecon l’essenziale.

Il “Cammino Sankalpa”…? …losto affrontando con un deliziosocompagno: il vuoto, come scoprodopo i primi giorni di smarrimento,alternando euforia, fatica e dolori.Sopravvivo agli scomodi, ai fastidi,alle falsità, ai paradossi, all’ipocrisia,alla incoerenza, al pressapochismo,

all’insonnia, alle avances della fretta edelle scuse per mollare, mie e degli altri.

E tutti i giorni, il vuoto, è, senza volerlo,straordinariamente riempito da Amore,Giustizia e Verità. Il cambiamento? …Prima non riuscivo a coglierli, mentreora riesco a vederli, tutti e tre ! E adessonon mi resta che viverli sino in fondo.

Il Cammino Sankalpa è simbolico,astratto, personale. Inizio a sentirmi unergastolano di Sankalpa? …non lo so.Mi piacerebbe diventarlo dei valori sucui si fonda. Ma capisco una cosa: nonsono stato io a scegliere Sankalpa, è San-kalpa che ha scelto me. Sankalpa si è im-

CAMBIAMENTO: “Cammina, cammina”…

Ernst Kirchner, Combats, 1915

da ca’ delle ore27SANKALPA

posta e mi ha plasmato. Non avevo gran-di aspettative, ma le sto trovando. Sonoun eroe della fatica? …non me ne vanto.Mi importa dire che camminare producedelle metamorfosi, sono fermamenteconvinto che possono arrivare virate esi-stenziali, licenziamenti, amori che nasco-no. Il coraggioso che si scopre codardo,e il contrario.

Credo che camminare in quota facciabene. È una cosa profonda, che ha radicifamiliari: mio padre ama la montagna.Ma camminare a lungo, a tappe, lo stoscoprendo qui, dove è molto più fortel’illusione che il mondo non abbia fine.

Cos’è cambiato: il tempo si è dilatato,è cambiato anche lo sguardo. Ci sono lalentezza, il silenzio, il dialogo con te stes-so. Svegliarsi, salire, raggiungere il passo,ridiscendere, riposare diventano nell’in-sieme un’azione ciclica di grande potenza.Dopo averla sperimentata per qualchemese, sto vivendo una rivoluzione cor-porea e mentale. Più forte di ogni dro-ga.

In gruppo si condividono la fatica, ilrespiro, il pulsare del cuore. Camminareè un piacere immotivato e non ha biso-gno di ricompensa.

LA SORPRESA MAGGIORE ÈCHE A VOLTE SI PALESA L’INVI-SIBILE.

Ho ritrovato un dialogo muto, con per-sone care che non ci sono più. Con amici,amiche, e soprattutto con Sergio, Marzia,Enrico e Leonardo, la mia famiglia.

Ma concedetemi di gridare la certezzapiù straordinaria che sto scoprendo nelcamminare e nel cambiamento che staavvenendo: Padre Ireneo è la testimo-nianza vivente che non dobbiamo aspet-tare di essere amati, amiamo, nonaspettiamoci giustizia, siamo giusti, nonaspettiamoci verità, siamo veri e impa-riamo a perdonare, perché non c’è Amo-re se non c’è Perdono.

Quanto prima ritroveremo in noi que-sti assiomi, tanto prima andremo e cam-mineremo a testa alta, contagiando chici sta attorno, perché camminare a testaalta, è l’essenza della vita e non permet-tiamo mai a niente e a nessuno di portarcivia la speranza e i nostri sogni.

(dedicato a Padre Ireneo)

Felice Pasqua a tutti i lettori

Tiziano

Se la vita fosse un’occasione per raggiungere la libertà, il cambiamentosarebbe la possibilità.

Infatti la vita è trasformazione, in bene o in male, dipende da te, questaè la scelta.

Ma la nostra tendenza sarà sempre quella di ripercorrere le stesse stradeche ci porteranno sempre alle stesse destinazioni, se queste situazionisono prigioni, dobbiamo cambiarle.

Noi siamo destinati alla libertà, dunque stare fermi sarebbe solo unospreco di tempo. Cambiare punti di vista ci offre inoltre la possibilità dicogliere l’essenziale delle cose, togliere il superfluo e tenere ciò che con-ta.

Se non fossimo mai cambiati saremmo ancora cavernicoli, il cambia-mento è progresso.

Giulio

Vassilij Kandinskij, Mosca Piazza Rossa, 1916

da ca’ delle ore28

Scrivo canzoni Rap dal 2008 e co-me ogni artista parlo, scrivo diquello che vivo, che provo e delle

mie esperienze. Questa, nessuno mipuò contraddire, è l’ esperienza più si-gnificativa e importante di tutti i mieisprecati 20 anni di vita. Per cui nonpotevo neanche volendo non fare unpezzo che ne parlasse.

Questo pezzo che ho chiamato Pri-mo giorno 123, parla innanzi tutto delcambiamento, ma nel titolo racchiudeuna lezione.

Sankalpa dal “Sanscrito” vuol direINIZIO DI UN PRIMO GIORNO,e per me ogni giorno che passa dal 13agosto che ho fatto ingresso qui, è unprimo giorno, primo giorno di unanuova rinascita. Quando ho scrittoquesto pezzo ero qua da 123 giorni.

Quindi era il mio Primo giorno 123. Spero che un giorno possa sentirlo

tanta gente, soprattutto voi lettori delgiornalino, chi mi conosce, e ha vistoil mio cambiamento coi suoi occhi.

Pablo Picasso, I tre Musici 1921

Juri

TestoChi riconosce di essere malato può curarsi, solo tu, nessun altro può curarti, solo se ti curipuoi accettarti, solo se ti accetti puoi amarti e se ti ami puoi cambiarti.Parte tutto dalla consapevolezza come per un bambino dalla madre una carezza, quando l’amarezza cede il posto alla certezza, quando la secchezza rende il posto alla brezza.Per tutti può iniziare un nuovo giorno, c’ è chi lo usa chi ne abusa e chi non ne ha un ritorno,chi non esce proprio, chi ne esce male, chi ne esce morto, e chi ne esce e ci ricade.Bisogna raschiare il fondo prima di risalire, bisogna uscire di casa prima di partire, bisognaascoltare bene prima di capire e metabolizzare se si vuole lasciar stare.

RIT.Tutto quello che apprendo mi è caro, al cuore mi è stretto, lezione che imparo,la cosa più grande che ho appreso adesso è l’ amore e il rispetto sai? Verso me stesso,non più mi diniego mi odio e mi nego, l’ essenza ha il suo peso, però senza l’ ego,non passavo una giornata senza te, ma ora per me è il primo giorno 123.

C’è differenza tra amore e passione, tra paura e terrore, tra la luna e il sole, tra chi ama sé eanche le persone, chi odia sé e prova rancore e le persone sole.Voglio la vita che tutti sognano, quella che, quando chiudi gli occhi vedi in un sogno, quelladove rido, scherzo, son triste e se non voglio, piango sul cuscino al bisogno, perché ne ho bi-sogno.Ora, dopo 20 anni capisco che è relativo trovare le proprie radici, fa di te l’ uomo che sei co-me parli, come pensi, cosa fai, come agisci e se elabori ciò che dici.Voglio una vita normale quando nella mia vita è stato tutto anormale, dalla casa, alla scuola,la tipa, la droga, ogni singola ora con l’ amaro e una mano in gola.

da ca’ delle ore29SANKALPA

Buon giorno mi chiamo Luca Pannaria, ho 25 anni esono di Abano Terme, vi scrivo una delle mie tantepoesie, forse quella che più mi affascina e che parla

del mio cambiamento personale, del mio (ego e del mioio interno). La poesia si chiama:

SCEGLIERE

Ibrahim Al Rabeh, It is just a game 2012

Pace e profonditàPer trovare noi

stessi, cioè il nostro io,mettersi in contatto con

l’Io nel profondo di noi stessi, sotto c’èla parte buona e sciogliendo c’è la parte malvagiadella nostra vita,

e trovando noi stessitroveremo la pace,la potenzialità delnostro ego senzaaver paura di noi

della nostra persona

Il cambiamento, cioè la possibilità difermarsi, guardarsi e valutare il pro-prio cammino e magari vedere quali

siano le cose che vanno bene mentrealtre metterle in discussione. Ferman-dosi un attimo, cosa che questa societànon permette, si rischia veramente dipoter mettere manoal proprio atteggia-mento verso la vita.Questo non vuol direcambiare drastica-mente personalitàma, secondo la miaesperienza qui in co-munità, significa po-ter con piùconsapevolezza vive-re ogni giorno dandosempre meno perscontate le piccolecose. Sono frasi giàdette e sentite peròcredo che poche per-sone compreso me,siano riuscite a farleproprie. Con un at-teggiamento più presente si può viverepiù intensamente, nascono nuove mec-caniche psicologiche di relazione conse stessi e gli altri. Oggi, si vive inse-guendo falsi valori e non perdersi a vol-te è fatica.

C’è anche la paura del cambiamento,in cui ci si racconta che ormai si è fattiin un certo modo quindi il tentare dicambiare lo si pensa fatica inutile. Balle!Il cambiamento è fattibile, cercandoperò ogni giorno con continuità e sa-crificio di portarsi su una nuova strada.

Quest’ ultimo punto credo rappresentiil lavoro in comunità, dove ogni giornocon sacrificio lavori per poter cambiareil tuo futuro. Presa la decisione, unavera decisione, il cambiamento è già inatto, basta volerlo con motivazione e

portare avanti la scelta personale. Perme quindi il cambiamento è una fasepresente che sto vivendo oggi in primapersona. Anche la nostra società la ve-do in difficoltà in quanto c’è una realtàindividualista improntata su valori far-locchi come denaro, potere e fama. Sia-

mo arrivati alpunto che se nonsi mente per im-brogliare il pros-simo, altri sono ingrado di chiedercise stiamo bene osiamo normali.Falsità è all’ordinedel giorno. Quin-di credo che lo sti-le generale di vitadella nostra socie-tà faccia rifletteree porre domande.Domande che so-no un ottimospunto per fer-marsi, guardarsi eperché no cam-

biare! In conclusione credo sia moltofaticoso cambiare, però a tale faticacorrisponde la stessa misura di soddi-sfazione. Accettiamo la prima e racco-glieremo i frutti della seconda.

Manuel G.

Tancredi Parmeggiani, Senza Titolo 1956

da ca’ delle ore30

Cambiamento, parola apparentemente di semplice si-gnificato ma, per sicurezza ho pensato di prendereil vocabolario che recita: sostituzione o avvicenda-

mento che riguarda tutto o in parte la sostanza o l’aspettodi qualcosa o qualcuno.

Un po’ più sotto la parola cambiamento c’è cambiare,cioè avvicendare operando una sostituzione, mutare.

Visto che ci sono mi sono letto anche il significato diavvicendamento cioè successione prevista o regolata neltempo, alternanza, avvicendare… sostituire a intervalli ditempo.

Tutt’altro che semplice!! Ora capisco quanto sia difficilecambiare ma soprattutto avvicendare… in modo positi-vo.

Se penso alla mia esperienza personale mi viene auto-matico collegare la parola cambiamento al tempo, un ele-mento che se abbinato a cattive abitudini tende a fossilizzarela mente, il pensiero e rende statica la vita.

Tutti gli esempi sono accomunati dall’alternanza, dallasuccessione, dalla sostituzione… dal movimento continuocome il cambio delle stagioni o la rotazione delle colture.

Cambiamenti sicuramente positivi ed utili, difficile però,ma non impossibile spero, applicare questi concetti.

L’esperienza di una persona che entra in un contestocomunitario può essere paragonata ad una palude con ac-qua stagnante ma, se si bonifica o si crea un nuovo circolodi acqua fresca, la palude può diventare una fresca oasiper nuove forme di vita.

La vita per proseguire ha sicuramente bisogno di cam-biamenti, mutamenti, a volte anche eventi catastrofici diogni tipo, ad intervalli di tempo più o meno lunghi. Eccoperché è possibile trarre beneficio anche da esperienzemolto negative. Per le persone però il cambiamento nonè di sicuro automatico, scontato e tanto meno facile, manecessita di una notevole dose di fortuna nell’avere un piz-zico di forza di volontà. Spesso questa forza di volontàarriva dopo eventi molto negativi direi quasi distruttivi,che danno l’impressione che tutto sia finito e non esistepiù una soluzione che possa risolvere nessuna problema.

Esistono anche i mutamenti che bloccano i cambiamenti;ad esempio in quest’epoca abbiamo la fortuna di assisterealla mummificazione “viva” in quanto oggi è possibile mo-dificare il proprio aspetto fisico e facciale è pure possibilesostituire a intervalli di tempo parti del corpo quali seni,glutei, mandibole e quant’altro. Tutto ciò però blocca ilcambiamento naturale provocato dal tempo, pertanto cisi può ritrovare a ottant’anni con la faccia di un trentenne.Forse le conseguenze di tutto ciò si dovranno ancora ve-dere.

Fra i tanti esempi proposti dal vocabolario c’è anche ilcambiamento politico… forse nella prossima era…

Come si dice sono solo punti di vistaVoglio cogliere l’occasione per augurare a tutti i miei

amici di percorso tanta fortuna e… un buon prosegui-mento di vita pieno di cambiamenti illuminanti.

Porzio

Michel Butor - Riccardo Licata, Hiéroglyphes en vacances, 1997

con il mondo31SANKALPA

di Giuseppe e Paola

Sembra che tutto stia cambiando. La società è cambiata,l’economia e il mondo del lavoro sono cambiati, l’unicoche non è cambiato è l’uomo.

L’uomo spera sempre in unarivoluzione radicale, ma la storiadelle grandi rivoluzioni avrebbedovuto insegnarci che il falli-mento era inevitabile. La rivo-luzione francese nata sulle ideeilluministiche di fraternità, ugua-glianza e libertà (idee peraltrobuone) e la rivoluzione russanata

per il riscatto dalla schiavitùe dallo sfruttamento basata sulleidee del marxismo hanno poigenerato

regimi totalitari oltremodo di-sastrosi. L’occidente si è evolutosull’idea di libertà o meglio delliberalismo a tutti i costi esclu-dendo la fratellanza e l’ugua-glianza, l’oriente (la Russia) si èevoluto sul concetto di ugua-glianza (comunismo) escluden-do la libertà e la fraternità.

Sono state rivoluzioni o soloun cambio di potere? È possibile che qualsiasi buona intenzionedell’uomo finisca per naufragare? Che cos’è che manca? Quan-do si esclude “Qualcosa” di sostanziale, l’effetto non può cheessere deludente.

Eppure, se l’uomo non sembra cambiato l’impressione èquella di essere entrati in una nuova “era” caratterizzata danuovi paradigmi e da nuove sfide che aprono scenari com-pletamente diversi.

In questi ultimi anni, siamo sempre più schiacciati sotto ilpeso dei problemi quotidiani che hanno lo scopo di indebolirela forza delle persone, di costringerle ai limiti della sopravvivenzae spingerle verso un isolamento maggiore. Questo mondosembra un conglomerato di non-chiarezza e di disordine dovel’indifferenza di ognuno nasconde, in realtà, la mancanza dilibertà. Sui volti delle persone, che incontro, non vedo la lucedi un sorriso o la felicità negli occhi. Quanti uomini e donnehanno scelto di vivere in una tranquilla disperazione?

Non vi siete mai chiesti perché nella famiglia, nella scuola,nella chiesa nessuno ci ha mai insegnato come imparare a col-tivare la felicità, l’estasi e la beatitudine? In questo modo non

facciamo che offrire il fianco al “lato oscu-ro” e allora sono giustificate tutte quelleaberrazioni che temiamo: le guerre, la vio-lenza, le disuguaglianze, lo sfruttamento,la soppressione della vita, la società delloscarto. L’uomo continua a cercare la so-luzione dei problemi, soltanto, confidandonella sua forza fisica e psichica, e igno-rando il dono del divino. Il suo pensieroè fissato sulla preoccupazione dell’avere,e questo investimento a senso unico nonpuò che portare alla follia del potere. Checosa ci manca per vivere nella pienezza enella felicità? Ci manca la capacità di so-gnare e di osare i grandi ideali (l’armonia,la bellezza, l’integrità, la giustizia, la pace,la verità) e ci manca una cosa fondamen-tale, la fede. Che cos’è la fede? La fede èla fiducia nell’impossibile e Dio è l’impos-sibile. La verità è conosciuta da moltotempo, non dobbiamo più cercarla, madobbiamo imparare a vivere secondo Ve-rità. Volete essere felici? Si, ma dobbiamoricordarci che la felicità ha un prezzo. En-

trare nel mondo della felicità comporta l’accettazione di alcuneregole: essere onesti con sé stessi e con il Tutto, cercare semprela verità, essere leggeri perché la felicità stessa è leggerezza.

Essere leggeri significa liberarsi delle cose inutili, di tutti queipesi che gravano sulle nostre spalle e che rendono difficoltosoogni cammino.

Detto in un altro modo, stiamo lavorando per purificare lenostre menti e i nostri corpi per manifestare in pieno la co-scienza di Cristo?

Allora, il cambiamento diventa il cammino di chi, sondandoil proprio animo, dopo aver messo a nudo ogni illusione, trovail coraggio di andare contro corrente, di non avere più pauradi sfilarsi dal consenso facile e gratuito, di indignarsi a tuttoquello che non solo è contro la logica ma contro il sentire delcuore, è, anche, trovare il coraggio di disobbedire per far ger-mogliare dentro di sé l’anelito profondo per la verità, ma perraggiungerlo occorre osare e andare “contro”.

“Il tuo dovere reale è di preservare il tuo sogno”

(Amedeo Modigliani, 1903)

Jeanne Hebuterne with hatand necklace, 1917

con il mondo32

Leggo di tante menti alte che offronoil fianco a ogni causa nobile e giusta,quando c’è di mezzo il carcere, pen-

so che occorra avere rispetto per le vit-time del reato, ma anche per il cittadinodetenuto.

Indipendentemente dalle strumenta-lizzazioni, dalle speculazioni, dalle pancebene pizzicate, questa marmellata di pa-role e pronunciamenti, non è di oggi, nédi ieri, ma dell’altro ieri.

Allora perché un Governo dovrebbeaccettare un’eredità imposta e non con-divisa? Perché dovrebbe sopportare unnodo storico che non le appartiene, le-gando a propria volta una zavorra che lasua antitesi politica non ha voluto impe-gnarsi a sciogliere.

Di certo si potrà obiettare che impe-dimenti di ordine tecnico e giuridico han-no fatto si che tale argomento restasse amezz’aria. Sta di fatto che ora il fardelloè rimpallato a destra, a sinistra, di voltain volta rinculando senza alcun gioco disponda.

Ecco perchè Le scrivo caro Presidente,vorrei dirLe che davvero gli uomini cam-biano, perché davvero l’uomo della penanon è più l’uomo della condanna, nono-stante il carcere mantenga perversamenteil suo meccanismo di deresponsabilizza-zione e infantilizzazione, di maggior ri-produttore di sottocultura.

In questa condanna alla condanna, cisono attimi che attraversano l’esistenzadell’uomo detenuto e, proprio nel sapere,nella ricerca della propria dignità, nascel’esigenza di un’autoliberazione possibilee non più prorogabile.

La vita, anche all’interno di una prigio-

ne, può riservare incontri con te stessoe con gli altri, che disotturano le interca-pedini dell’anima: le visioni unidimen-sionali, gli assoluti, i vicoli ciechi sisgretolano, i dis-valori di un tempo si ac-casciano nei valori che sono venuti avan-ti.

Allora l’uomo che convive con la pro-pria pena, coglie il senso di ciò che si por-ta dentro, il peso del dramma, quelbagaglio personale come non è possibileimmaginare.

Venti, trenta, quarant’anni di carceredemoliscono certezze e ideologie, ren-dono l’uomo invisibile a tal punto da ri-sultare difficile dialogare con un’identitàscomposta, che occorre ritrovare e rico-struire, unicamente insieme agli altri.

Caro Presidente, chi sbaglia e paga (as-sai meglio sarebbe ripara) il suo debitocon la collettività con decenni di carcere,attraversa davvero tempi e contesti di unlungo viaggio di ritorno, lento e sotto-carico. Non c’è più l’uomo sconosciutoa sè stesso ma qualcuno che tenta di ri-parare al male fatto con una dignità ri-trovata, accorciando le distanze tra unagiusta e doverosa esigenza di giustiziaper chi è stato offeso, e quella società cheè tale perché offre, a chi è protagonistadella propria rinascita, opportunità di ri-scatto e di riconciliazione.

Lei ha parlato con lo sguardo in alto

del fallimento e dell’ingiustizia in cui versail carcere italiano, ritengo sia stato un attodoveroso il Suo, che non Le porterà votio ulteriori consensi, un atto coraggiosooltre che giusto, soprattutto per la ricercaostinata di una Giustizia giusta perchèequa, che comprenda un granello di pietà,perché la pietà non è un atto di debolez-za.

Penso ai tanti uomini che in un carceresopravvivono a se stessi, inchiodati alleloro storie anonime, blindate, dimenti-cate.

Non esiste amnistia, indulto, sanatoriad’accatto, per il detenuto, non esistonoslanci in avanti utopistici, esistono sola-mente uomini sconfitti, perché in un car-cere non sopravvivono miti vincenti, maesistenze sconfitte dal tempo e dalle mi-serie che ci portiamo addosso.

Caro Presidente, in conclusione chedirLe ancora, se non che quando il car-cere è allo stremo fino al punto di ucci-dere, è un carcere senza scopo nè utilità,forse c’è davvero bisogno di cambiarlo,non cancellarlo, ma neppure mantenerlocosì com’è.

C’è urgenza e necessità di un nuovopercorso penitenziario che sappia final-mente scegliere fra tanti dubbi, un pro-getto significativo su cui giocarsi un pezzodi vita, per il bene di tutti, società liberae cittadini detenuti.

Sulle carceri in Italia: la necessaria Resurrezione

CARO PRESIDENTE,

a cura di Vincenzo Andraous

con il mondo33SANKALPA

In questo periodo in Italia molte per-sone stanno emigrando altrove, com-plice il momento storico che stiamo

vivendo con condizioni socio-economi-che non proprio felici, o semplicementeperché ad un certo punto arriva il mo-mento di dire “basta vi saluto!” Ai giovanid'oggi (e non è una questione d'età) “toc-ca fare” quello che hanno fatto le gene-razioni dei nostri nonni. È un fenomenoche si ripete, circolare! Ad oggi sono oltrequattro milioni gli italiani all'estero conpercentuali in aumento. Per quanto tuttii posti del pianeta hanno i loro lati positivie quelli meno, al di là dei numeri, è inte-ressante avere un punto di vista sul temadel cambiamento da parte di chi ha sceltodi partire e fare esperienza di vita altrove.Ci ha scritto Nicola, partito dai Colli Be-rici. “Salve sono Nicola e vi voglio direuna piccola parte del mio pensiero neiconfronti della parola "Cambiamento".Per cominciare credo che questo effettoo evento sia presente in tutto e in tuttinoi in ogni istante, fa parte della storiapassata, presente e futura e ogni singoloindividuo lo mette in funzione della pro-pria visione. C'è chi lo può vedere comeun grande muro invalicabile e così trovaun sacco di virgole e compromessi perpoter continuare a vivere sull'onda della

vulnerabile e buona massa comune, mes-sa in piedi in maniera mirata da mass-media e super-uomini incantatori, quindifin troppo ubbidiente e non reagente ca-spita! Altri invece possono interpretarequesto effetto "Cambiamento" con un'al-tra visione che a me personalmente piacemolto di più: in ogni istante esso è la goc-cia che forma il grande oceano dell'esi-stere e plasma tutto ciò che fa parte dellanostra giornata: eventi, momenti, perso-ne, animali, cose e specialmente i “luoghi”in cui viviamo il nostro presente, TUT-TO questo fà cambiamento: una goccia

continua, ma siamo solo noi a decidernela visione e l'effetto. Ciao ora pensateciun po’ voi, credo che l'argomento possadare molto spazio alla fantasia. A pro-posito, io per cambiare ora vivo e lavoroa Trinidad e Tobago precisamente a GranRiviere, posto incredibile dove ogni annoda marzo ad agosto arrivano le granditartarughe a deporre le uova; ero partitoper vivere in India ma anche questa eun'altra storia: "la mia". Se volete con-tattatemi via skype (“elgreyo”). Ps. miero stancato di sentire l'onda che si la-mentava. Ciao a tutti, statemi in forma!

di Nicola

Don Luigi Ciotti, fondatore delgruppo “Abele” (http://www.gruppoa-bele.org/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1 ) e di “Libera”,(http://www.libera.it/flex/cm/pages/Serve-BLOB.php/L/IT/IDPagina/1 ):

“Il grado di civiltà di un Paese si misuradalla qualità degli ospedali, delle scuole,ma anche delle carceri! E non è certo unaciviltà quella che riduce le proprie carceria luoghi di una pena extra, che si aggiungealla prevista privazione della libertà. Teatridi sofferenza e spesso di suicidio. Spaziaffollati, come è noto, in gran parte dapoveri cristi e dove pure il personale ad-

detto, dalla polizia penitenziaria alle altrefigure professionali, non può sfuggire aun senso di profonda angoscia e smar-rimento. Anche qui la politica è chiamataa un po’ di coraggio. Mi chiedo, per esem-pio, come a fronte di tutte queste titu-banze e cautele - che producono misurefatalmente inefficaci, come il decreto"svuota carceri" - non emerga un fattocomprovato: che un buon carcere e unapiù attenta politica penale sono salde ga-ranzie di sicurezza sociale. I dati sulla re-cidiva li conosciamo: là dove sono stateapplicate misure alternative alla deten-zione o dove la pena è stata accompa-gnata da adeguati interventi di sostegno,

difficilmente la persona uscita dal carcereè tornata a delinquere. Ancora una voltasi tratta di decidere se vogliamo affrontareun problema sociale con responsabilità,umanità e lungimiranza, oppure conti-nuare a usare la sola risposta repressivanell’illusione che possa bastare. Purtrop-po è prevalsa in questi anni la secondaopzione, e non solo sul carcere. Coi ri-sultati rovinosi che sono sotto gli occhidi tutti. Perché una politica che assecondale paure invece di costruire le speranze,è una politica a sua volta senza speran-za”.Intervista a don Luigi Ciotti pubblicata sul

“Rapporto diritti globali 2013”.

Storie di chi rimane e chi invece se ne vaCAMBIO PAESE

Questo animale non cambia spiaggia da centinaia di anni ma cambia il nume-ro delle tartarughe al mondo deponendo per ciascun esemplare circa 70/80uova una volta all'anno. Foto scattata nella spiaggia di Gran Riviere (Trinidad),Mar Caribe marzo 2014

con il mondo34

Il cambiamento personale nasce da una necessità, da unaperdita di qualcosa che prima c'era e adesso non c'è più: èil passare da uno stato A che ha compiuto il suo corso a

uno stato B che non sappiamo ancora cosa sia, ma che si puòintravedere usando l'immaginazione. Prendendo in prestitouna frase del libro il Mondo Nuovo di Huxley “ciò che vi ab-bisogna, dice il Selvaggio, è qualche cosa che implichi il piantoper cambiare”. Prima si sperimenta una qualche forma di sof-ferenza e poi da essa comincia la fase di cambiamento. Quandova tutto bene guai se le cose cambiano. Non è facile cambiarenoi stessi pur riconoscendo che certe cose non funzionanopiù come prima. La tendenza è sempre quella di porre unfreno al cambiamento, perché cambiare costa fatica e soprat-tutto subentra la paura quando non conosciamo con certezzaquello che accadrà dopo e questo non piace a nessuno. Poinon sempre cambiare equivale a migliorare. Si può cambiarein meglio con gli anni, ma anche continuamente in peggio eal peggio non c'è limite. Oppure ciclicamente si fanno duepassi avanti per poi farne tre indietro e ritrovarsi punto e acapo. Le possibilità sono tante, andare avanti o andare indietro,rassegnarsi o lottare? Anche la libertà di scelta è fondamentale,ma a che cosa serve da sola se non si intravede una direzioneprima di incamminarsi nel cambiamento? Ci sono particolarimomenti della vita in cui le trasformazioni ci piovono addosso,altri in cui la scelta è tua e allora lì ti chiedi: quale strada possoprendere davanti a più strade possibili? La parte che seguenarra di un dialogo fantastico tra l'allievo Carlos Castaneda,antropologo peruviano, e il suo maestro don Juan Matus, in-diano Yacqui della tradizione Tolteca (Usa-Messico, 1960). Èun sistema di valori completamente diverso dal nostro, stupisceche la parola “cuore” abbia anche in questo contesto culturaleun peso dominante.

UNA STRADA CON UN CUOREDON JUAN: «Para mi solo recorrer los caminos que tienen corazon,

cualquier camino que tenga corazon. Por ahi yo recorro, y la unica pruebaque vale es atravesar todo su largo. Y por ahi yo recorro mirando, mirando,sin aliento.» TRADUZIONE: «Per me c'è solo il viaggio sustrade che hanno un cuore, qualsiasi strada abbia un cuore.Là io viaggio, e l'unica sfida che valga è attraversarla in tuttala sua lunghezza. Là io viaggio guardando, guardando, senza

fiato.»DON JUAN: «Tutto è solo una strada tra tantissime possibili.

Devi sempre tenere a mente che una strada è solo una strada;se senti che non dovresti seguirla, non devi restare con essa anessuna condizione. Per raggiungere una chiarezza del generedevi condurre una vita disciplinata. Solo allora saprai che qual-siasi strada è solo una strada e che non c'è nessun affronto, ase stessi o agli altri, nel lasciarla andare se questo è ciò che iltuo cuore ti dice di fare. Ma il tuo desiderio di insistere sullastrada o di abbandonarla deve essere libero dalla paura o dal-l'ambizione.»

«Ti avverto. Guarda ogni strada attentamente e deliberata-mente. Mettila alla prova tutte le volte che lo ritieni necessario.Quindi poni a te stesso, e a te stesso soltanto, una domanda.Questa è una domanda posta solo da un uomo molto vecchio.Il mio benefattore me l'ha detta una volta quando ero giovane,e il mio sangue era troppo vigoroso perché la comprendessi.Ora la comprendo. Ti dirò che cosa è: "Questa strada ha uncuore?" Tutte le strade sono uguali; non portano da alcunaparte. Sono strade che passano attraverso la boscaglia o chevanno nella boscaglia. Nella mia vita posso dire di aver percorsostrade lunghe, molto lunghe, ma io non sono da nessuna parte.La domanda del mio benefattore ha adesso un significato."Questa strada ha un cuore? Se lo ha la strada è buona. Se nonlo ha non serve a niente. Entrambe le strade non portano daalcuna parte, ma una ha un cuore e l'altra no. Una porta unviaggio lieto; finché la segui sei una sola cosa con essa. L'altrati farà maledire la tua vita. Una ti rende forte; l'altra ti indebo-lisce.»

CARLOS CASTANEDA: «Ma come si fa a sapere quando

di Fabio Bertoldo

In quiete

“A volte il pensiero di dover stare meglio è il principale ostacolo

allo stare bene”

con il mondo35SANKALPA

un sentiero non ha un cuore, don Juan?»DON JUAN: «Prima di inoltrarti in

esso poniti la seguente domanda: "Questastrada ha un cuore?" Se la risposta è no,lo saprai, e allora dovrai scegliere un altrosentiero.»

CARLOS CASTANEDA: «Ma co-me faccio a capirlo?»

DON JUAN: «È una cosa che si sente.Il problema è che nessuno si pone questadomanda, e quando un uomo si accorgedi aver intrapreso una strada senza cuore,essa è pronta per ucciderlo. Arrivati aquel punto, sono pochi quelli che si fer-

mano a riflettere e abbandonano la stra-da.»

CARLOS CASTANEDA: «Cosa de-vo fare per formulare la domanda nelmodo giusto, don Juan?»

DON JUAN: «Fallo e basta.»CARLOS CASTANEDA: «Quello

che vorrei sapere è se esiste un metodoper non mentire a se stessi credendo chela risposta sia positiva quando in realtànon lo è.»

DON JUAN: «Perché dovresti men-tire?»

CARLOS CASTANEDA: «Forse per-

ché in quel momento la strada sembrapiacevole e divertente.»

DON JUAN: «Sciocchezze. Una stra-da senza cuore non è mai piacevole. Devilavorare duramente anche per intrapren-derla. D'altra parte è facile seguire unastrada che ha un cuore, perché amarlanon ti costa fatica.»

Letture di riferimento:C. Castaneda, Gli Insegnamenti didon Juan.A. Huxley, Il Mondo Nuovo / Ritor-no al Mondo Nuovo.I. Illich, La Convivialità.

Il “mito” dei nostri tempi o, forse, latrappola-mito dell’uomo di tutti i tem-pi, è la stabilità che si coniuga con ben

più sottilmente distruttive trappole quali:l’immobilismo, la staticità, la sicurezza e,quando queste rassicuranti trappole ven-gono meno, perdiamo il filo, la direzione,diveniamo prede del male dei mali che èla raggelante, immobilizzante, distruttivaPAURA. Invece di andare avanti per su-perarla ci immobilizziamo. Parabola diquesto stato è “fare roccia” arrampicarsisu una parete. Capita, a volte, di “essereincrodati” di non sapere più come salireo scendere, bloccati in una posizione chesi deve abbandonare, lo si sa, ma così ti-morosi di farlo che gli occhi non vedonopiù, le mani non tastano più la roccia allaricerca del giusto appiglio, le gambe at-taccano a tremare sbatacchiando sullaparete… non possiamo stare lì, ci dice ilcorpo, unica cosa che ti rassicura è quellacorda tesa dall’alto che ti sostiene, nonti molla, il silenzio-attesa fiduciosa del-l’amico che ti aspetta oltre l’ostacolo; edè tutto quello che hai. Poi interviene unatto di coraggio o, più semplicemente, lavolontà di uscire dalla paura, l’inconsciafede nel possibile oltre l’apparente im-possibile. Le mani pian piano accarezza-no la roccia e, ed è sempre stato lì, unappiglio sicuro si materializza, la gambaintorpidita fa lo sforzo di seguire l’occhioche ha visto un appoggio: “Ma non c’eraprima?!” E, miracolosamente, si sale, si

è fuori con un armonioso passo di danza.Non hai più paura e ti sei mosso ed ègioia pura.

Nelle antiche cattedrali gotiche è spessopresente il labirinto, ahimè in italianochiamiamo con lo stesso termine dueforme di labirinto quando, in inglese,MAZE è il labirinto in cui ci si può per-dere in infinite circonvoluzioni e falsipassaggi e il LABYRINTH è quello dellecattedrali che ti conduce amorevolmentedalla periferia al centro per poi, rigenerato,riportarti alla periferia. Sei condotto, gui-dato, ma la legge fondamentale e ine-ludibile del labirinto, l’unica inrealtà, è:

NON SI PUÒ STAREFERMI, SI DEVE ANDA-RE AVANTI.

Solo io posso farlo, ioche lo sto percorrendo, cisaranno momenti in cuipenserò di essere vicinoal centro ma poi il labi-rinto mi condurrà lonta-no. Forse avrò paura dinon arrivarci mai, ma poimi ci riavvicinerò e poi an-cora in cammino, lontano,voltando le spalle alla metae, all’improvviso dietro unasvolta, eccolo il centro! Un at-timo di sosta, e via ancora perritornare nuovi e coraggiosi nellabirinto della vita dove non posso

stare fermo, dove ogni ostacolo nascondela sola vera minaccia; la PAURA dellostesso. Ma “Arianna” regge il filo, l’Amicoseduto sul terrazzino fa sicura e, forse,devo solo cambiare passo di danza, pas-sare accanto, dribblare, svoltare a 180°,mutare pelle, alchemicamente trasmutarela materia grezza in oro, solo io possofarlo con fantasia e senza PAURA.

Fra pareti e labirintidi Angela Seracchioli

Labirinto della Cattedrale di Chartres,Francia

Oggi non si usa molto la lingua la-tina, ma talvolta vale la pena fareriferimento ad essa per attingere

luce e sapienza. Cito due affermazioni,in lingua latina, che ci aiutano a cambiareil mondo.

C’è chi vuole frammentazione e c’è chivuole integrazione.Dìvide et ìmpera Ama et fac quod visCredo che in questo nostro mondo,

come nel piccolomondo del nostro animoci sia contesa tra questi due programmidi vita. Dìvide, cioè crea frammenti, divi-sioni, fa a pezzi le persone, le cose, le si-tuazioni; et ìmpera e sarai tu che comandi,sarai tu il “dio” prepotente, che divide econquista. L’altro programma: Ama, creaunione, accoglienza, perdono, altruismo,dono, fiducia, speranza … et fac quod vise fa ciò che vuoi, perché la volontà è gui-data e nutrita dall’amore, e tu vorrai il be-ne di te stesso e del prossimo. Dalla lingualatina è facile passare alla lingua greca:dià - ballo significa dividere, il diavolo è

colui che divide; sun - ballo significa unire,mettere insieme. Il simbolo o il segno in-dica e invita a vedere una realtà. Se il se-gno non indica nulla non è segno, è unfalso che non rivela nulla, è un diabolo

Io posso cambiare il mondo donandosapore alle situazioni che sto vivendo,mettendo un po’ di sale che doni gustoal “cibo” che mi nutre; o posso cambiareil mondo ponendo veleno, dividendo edistruggendo … Dice la Scrittura: “…io pongo dinanzi a te la vita e il bene, lamorte e il male”. Scegli la vita, scegli ilbene!

Stiamo camminando verso la prima-vera. Il cammino della chiesa ci conduceverso la Pasqua di Risurrezione e chiama“trasfigurazione” (Mt 17,1,9), quello chenoi vorremmo indicare con la parola“cambiamento”. Vedere al di là delle ap-parenze, della figura …

“ Ognuno ha dentro di sé un tesorodi luce, un sole interiore (voi siete luce delmondo), una bellezza che condividiamocon Dio. … La vita spirituale consiste

nella gioiosa fatica di liberare la luce e labellezza sepolte in noi, e nell’aiutare glialtri a fare lo stesso. La cosa più bella cheun amico può dirmi è: sto bene con te perchétu fai uscire, fai venire alla luce la mia parte piùbella. Spesso addormentata in noi, comein letargo. Il Vangelo viene per questo,viene come una primavera: porta il di-sgelo nei cuori, risveglia quella parte lu-minosa, sorridente, generosa e gioiosache abbiamo dentro, il nocciolo, il cuore,la nostra vera identità”. (Ermes Ronchi)Allora smettiamola di sottolineare l’errore

negli altri. Staniamo, snidiamo in noi e in ognunola bellezza della luce, invece di fustigare le ombre.La nostra parte da compiere perché il mondocambi la vogliamo chiamare “conversione”. Con-vergiamo la nostra attenzione verso il bello, gi-riamoci verso la luce, così come la natura si girain questi giorni verso la primavera. Diamo unpo’ di tempo e di cuore al cammino che ci permettedi “cambiare”. Scegliamo la vita.

Buona Pasqua!

di Fr. Angelo Visentin ofmFoto: Gianfranco Calì

con il mondo37SANKALPA

M ichele Serra si addentra nelmondo misterioso dei gio-vani d’oggi.

Lo fa nella veste di padre che noncapisce la nuova generazione, chiamataappunto “Gli sdraiati”.

Sono adolescenti che vivono sul di-vano di casa, avvolti nelle felpe e cir-condati da ogni mezzo tecnologicopossibile: “Sopra la pancia tenevi appog-giato il computer acceso. Con la mano destradigitavi qualcosa sullo smartphone….La te-levisione era accesa a volume altissimo…alleorecchie tenevi le cuffiette collegate con l’iPod…masticavi merendine e spargevi cenere di si-garette ovunque”.

È un libro al maschile, una traspo-sizione letteraria nella quale l’ironia sialterna a intensa nostalgia e, se non cifosse lo sguardo di un adulto che vor-rebbe l’ordine, non ci sarebbe alcun

problema poiché, come dice il figlio:“È l’evoluzione della specie”.

Il padre, vero protagonista del ro-manzo, vorrebbe essere autoritario,ma non sa scegliere tra autorità e ca-rezza. C’è un senso di colpa, di smar-rimento di fronte alla vita del figlioche osserva senza comprenderlo ve-ramente.

È un romanzo ironico, una storia dirabbia, impotenza, inadeguatezza,amore e malinconia; non ha intenti so-ciologici, è la descrizione di un giovanein apparenza disinteressato, ma so-

prattutto è evidente la mancata comu-nicazione tra due generazioni.

Il breve racconto di Michele Serrainduce a qualche riflessione sui giovanid’oggi: sempre “connessi” al gruppodi appartenenza, con il quale condivi-dono abbigliamento e linguaggio. Dif-ficile spiegare a un ragazzo che il valorepiù grande è nell’unicità, nell’autono-mia del pensiero. Questo verrà con lamaturità. Gli adulti possono soltantodare fiducia agli “sdraiati”, guidarli conl’esempio silenzioso e attendere che iltempo li tolga dal divano!

GLI SDRAIATIa cura di Paola Cremonese

di Michele Serra - Edizioni Feltrinelli pag.108 euro 12,00

Le opere e gli autori

Michele Serra, nato a Roma nel 1954, è giornalista, scrittore,autore televisivo e umorista.Ha una decisa collocazione nell’area di sinistra, ha lavorato per

l’UNITÀ, ha collaborato con EPOCA fino a quando la proprietàè passata a Berlusconi. Dal ’96 scrive per REPUBBLICA e ancheper l’ESPRESSO. Autore di programmi televisivi condotti da Mo-randi, Celentano, Fazio e altri ha scritto numerosi romanzi deiquali l’ultimo è Gli sdraiati.

38

Un giovane di recente è venuto da me e mi hadomandato: “Come puoi sopportare di guar-dare fuori dalla finestra e vedere la stessa cosa

ogni giorno, non ti fa diventare matto?” Forse la veradomanda dovrebbe essere: “Com’è che possiamo vederecosì tanto guardando fuori dalla stessa finestra ognigiorno?” Da “Due parole nel passato” di John MainLo spunto per il tema da noi scelto è nato

proprio da questa semplice domanda: Com’èche possiamo vedere così tanto guardando fuori dallastessa finestra ogni giorno? Perché, invece, spessovediamo così poco, perché non riusciamo adandare al di là del nostro naso? Tempo fa inun ritiro in silenzio a Bere Island (Irlanda) Pa-dre Laurence Freeman, sicuramente memoredi questa storiella, ci ha invitato a guardarefuori dalla finestra. In realtà la stanza era cir-condata da grandi vetrate, la luce non era mol-ta perché quel giorno pioveva, c’era un grandesilenzio rotto solo dal belato delle poche pe-core presenti sull’isola. Così Padre Laurenceci ha chiesto: “Se guardate alla finestra vedetesolo le macchie sul vetro o le gocce di pioggiache vi scivolano sopra oppure riuscite a vedereal di là, il paesaggio?” Spesso noi vediamo lanostra vita in quel modo attraverso un filtroche noi stessi creiamo, un vetro macchiato datutti i nostri commenti, dalle nostre idee, paure,pregiudizi e chissà cos’altro e non riusciamoa scorgere, a vedere, ciò che è Oltre, ciò cheè, di fatto, la Realtà: quando siamo pieni dinoi stessi non riusciamo a vedere gli altri, ilmondo (Papa Francesco). Nasce la lamentelaperché questa ha sempre origine dal non riu-scire a vedere oltre noi stessi, per intravedereun piano che va oltre le delusioni e le nostresofferenze, oltre le nostre gioie effimere. C’èdifferenza tra “guardare” e “vedere”: guardaresignifica “dirigere gli occhi, fissare lo sguardo

Raccolti in preghiera

di Susanna Facci

Foto: Gianfranco Calì

con il mondo

con il mondo39SANKALPA

su un qualche oggetto, non includenecessariamente l’idea del vedere inquanto si può guardare senza vedere,così come si può vedere qualche cosasenza rivolgervi intenzionalmente ocoscientemente lo sguardo: Che cosaguardi? Dove guardi? Un fiore, un qua-dro, una vetrina, un’esposizione, ecc”.(Vocabolario Treccani online). Vedereè molto di più: non mette in gioco soloi nostri occhi ma tutto il nostro esseree, soprattutto, il nostro Cuore. Moltodi come noi viviamo, noi stessi, le no-stre relazioni, il mondo, dipende dallaqualità del nostro sguardo, uno sguar-do che molte volte rimane in superfi-cie, non scende in profondità. Ci deveessere una nostra speciale volontà neldirigere quello stesso sguardo nella di-rezione giusta per permetterci di sco-prire una realtà differente da ciò che“pensiamo”, altra da ciò che appare.Un’amica mi ha raccontato che qual-che anno fa ha subito un’emorragiacerebrale che ha colpito la parte sini-stra del cervello, di solito impiegata infunzioni logiche e razionali, e - mi spie-gava – proprio in un momento in cuiaveva bisogno di “staccare” dal razio-nale. La ragione è importante, è vero,anche per la fede, ma esiste un qual-cosa che va oltre, Dio è oltre, al di làdi tutte le nostre possibili teorie, so-ciologiche, psicologiche, perfino teo-logiche.

Spesso viviamo di insoddisfazioniinfondate: “Le persone nella nostrasocietà si annoiano facilmente. La noiaci rende insofferenti e incoerenti neinostri impegni” (J. Main). Siamo anchemolto affezionati alle nostre preoccu-pazioni, alle nostre ansie: “Molti di noihanno circa una mezza dozzina di an-sietà preferite che succhiamo in con-tinuazione come caramelle. Saremmospaventati se ne fossimo privi” (L.

Freeman). L’unico vero antidoto a tut-to questo è sempre uno solo: tornarealla Fonte, all’Essenziale, ancor più inquesti tempi bui, per purificare i nostridesideri egocentrici, i nostri, non quellidi chi ci sta vicino, per non essere piùin balia di “emozioni sproporzionate”(K. Nataraja) che ci annebbiano la vistaimpedendoci di cogliere la Bellezza diciò che ci circonda, ma non solo. Seci limitiamo a guardare non vediamonemmeno le ingiustizie, le sofferenzeche ci passano accanto, rimaniamoapatici e indifferenti di fronte al Maleo, meglio, Bene e Male diventano lastessa cosa. Cassiano ci invita a “pre-pararci prima del momento della pre-ghiera per essere quelle personeraccolte in preghiera che vorremmoessere”. E forse proprio qui sta il se-greto per educare il nostro sguardo:“Essere una ‘persona raccolta in pre-ghiera” non poco prima o durante lanostra meditazione ma nella nostra vi-ta di tutti i giorni, in ogni istante perriuscire così a vedere, apprezzare lepiccole cose e non solo “gli effetti spe-ciali” della nostra vita, per riuscire aguardare a quella stessa finestra e scor-gere un Sogno.Gli irlandesi hanno un modo di dire:

“Guarda l’acqua e la trota arriverà”. Il po-tere dell’attenzione rende possibile un cam-biamento in noi, non attraverso la magia maattraverso la fede, che è il potere della rela-zione. La trota semplicemente appare […]la conoscenza spirituale emerge nel momentoin cui la meditazione diventa semplicementeparte della nostra vita […] Con la conoscenzaspirituale conosciamo dall’interno. Non haa che fare con il guardare ma con il vedere.Laurence Freeman OSB

Non intendete e non capite ancora? Aveteil cuore indurito? Avete occhi e non vedete[Mc 8, 17-18]

AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE DI VICENZA

N° 1008 DEL 19/09/2001

DIRETTORE RESPONSABILE:

MARIA LUISA DUSO

RESPONSABILI DI REDAZIONE:

FEDERICO MANZARDO, SUSANNA FACCI

FABIO BERTOLDO, GIACOMO ROSA,

ARMIDA GALASSO, P. IRENEO FORGIARINI

GIUSEPPE FOCHESATO

CONSULENZA EDITORIALE:

PAOLA CREMONESE

COORDINAMENTO REDAZIONALE:

ARMIDA GALASSO

REFERENTI

Cà delle Ore: MANUEL G.

Centro di Spiritualità: FR. ANDREA

Help Mission: FEDERICO MANZARDO,

ARMIDA GALASSO, CHRISTIAN TODESCO

REALIZZAZIONE GRAFICA:

ELISABETTA VOLPIANA

DISEGNI A CURA DI:

ANTONIA BORTOLOSO

COLLABORATORI ESTERNI:

VINCENZO ANDRAOUS, PAOLA CREMONESE,

ANGELA MARIA SERACCHIOLI,

LAURA FIORENTIN, FR. ANGELO VISENTIN OFM

RESPONSABILE SERVIZIO DIFFUSIONE:

GIUSEPPE FOCHESATO

STAMPE GRAFICHE:

GRAFICHE NOVESI

VIA SAN GIUSEPPE, 32 - 36055 NOVE (VI)

SEDE REDAZIONE:

VIA TURRA, 16 - 36064 MASON VIC. (VI)

TEL. 0424/708710 - CELL. 347/7899867

[email protected] - [email protected]

www.sankalpa.it - www.cadelleore.it

SCRIVETECI

La redazione garantisce la massima

riservatezza dei dati forniti in conformità

con la legge 196/03

IL GIORNALE

VIVE SOLO CON

IL TUO AIUTO

SANKALPA

Le informazioni riguardole celebrazioni all’Eremo di S. Pietro

si possono trovare sul sito

www.sankalpa.it

con il mondo

S i corre, si cammina e a volte nel corso della vita sicade e si inciampa. Quando siamo a terra il temposi ferma, il vento che spingeva la nostra vita non

soffia più abbastanza, il nostro cuore batte più forte perfarci reagire per spingerci a lottare ancora, ma a volte losmarrimento è troppo e sembra distrutta la nostra bussolainteriore. Il cielo è troppo grande e non riesce a dare re-spiro.

Ci si sente bersagli della vita, esposti solo al suo peg-giore lato, vittime ad ogni passo, ma dal buio un puntinodi luce ricorda che il male serve a migliorare gli oscuripunti che caratterizzano la nostra vita. Il male è prome-moria che non va tutto bene in noi.

Il buio porta riflessione e nel dolore si ritrova la gioia.Non è la società a colpirci, non una forza oscura, nonla sfortuna ma qualcosa in noi si risveglia e alza la testa.Ci dice che c’è un cambiamento da fare, un passo indietroe poi un passo avanti.

Non vediamo gioia nel male, piangiamo sulle nostresanguinanti ferite e aspettiamo.

Aspettiamo, aspettiamo e poi qualcosa fa girare il nostromulino, un’acqua nuova, come un sorriso o un abbraccioinaspettato e qualcosa in noi lentamente si aggiusta e unpasso dopo l’altro riprendiamo il cammino.

È una forza sconosciuta, una forza che spinge e ci so-stiene, è dentro di noi, è solida, è determinata e ci co-stringe a guardare in là, anche se non vediamo nulla.

Un punto di arrivo c’è. In noi c’è tutto ma a volte loscordiamo e la vita ce lo ricorda a modo suo. Ascoltiamoquello che dice la nostra vita, la forza è in noi.

Un’acqua nuova

di Laura Fiorentin

Foto: Gianfranco Calì