se il gianduia va online l i - digital magics · ne non è come vendere libri e cd: è un prodotto...

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L e vie dell’impresa che, nono- stante tutto, cerca di essere più forte della crisi sono infini- te. E talvolta passano anche da una festa. Chiedetelo agli 800 che, un mese fa, hanno af- follato lo «StartuParty», a Mi- lano. Lì si sono ritrovati aspi- ranti imprenditori armati idee e pochi soldi, semplici curiosi come pure investitori a caccia di talenti. Nell’era in cui il po- sto fisso vacilla, crearsi un la- voro anziché cercarselo può essere l’alternativa. Ma la sfi- da è sapersi muovere in un ecosistema che in Italia anco- ra non ha trovato una chiara divisione di ruoli tra mentor, incubatori, business angels, venture capital. «In Italia sia- moancoraindietrorispettoad altri Paesi - spiega Bruno Er- molli, presidente di Promos e componente della giunta della Camera di commercio che set- timana scorsa ha riunito a con- vegno gli attori di tale ecosiste- ma -, ci sono fior di facilitatori per la nascita di imprese, ma ci sono anche persone che si fanno pubblicità gratis». Co- me procedere? «Semplifican- do, attraverso l’adozione di uno standard certificato per i documenti con cui presentarsi ai potenziali investitori. Noi stiamo lavorando su questo con banche e assicurazioni». Quel che conta è non sba- gliare i passaggi dall’idea alla realizzazione della start-up. È necessario anzitutto mettere a punto un prototipo del pro- dotto o del servizio che si vuo- le offrire e mettere insieme la squadra che gestirà i destini dell’impresa. E occorre mette- re a punto il proprio «pitch», la presentazione sintetica del proprio business a potenziali interessati, «descrivendo i bi- sogni che il progetto crea o ri- solve, gli aspetti tecnologici, il modello di business, le necessi- tà finanziarie, il curriculum del team e così via», spiega En- rico Gasperini, presidente di Digital Magics, uno di quegli incubatori che si occupano di supportare le imprese appena nate, «e che spesso intervengo- no anche come soci nella fase di lancio». Possono essere an- che di emanazione pubblica: a Milano c’è ad esempio Lib (La- boratorio innovazione Breda), «con costi diversi rispetto agli operatoridimercato-spiegail responsabile incubazione, Lu- ca De Venezia -: cerchiamo di utilizzare finanziamenti pub- blici a disposizione delle im- prese che nascono». Per farsi notare, poi, ecco feste e incon- tri. Due volte l’anno, a Milano, c’è StartuParty, o con maggio- re frequenza c’è Startuppami, iniziativa ideata da Marco Ot- tolini, imprenditore seriale: «Sono occasioni - dice - per ascoltare, una volta al mese, esperienze di successo a cui in- vitiamo anche 4 start-up a pre- sentarsi. Tempo a disposizio- ne: 3 minuti. Più altri 7 per do- mande e risposte». E c’è chi, come SiamoSoci, «riunisce sul- la stessa piattaforma online imprenditori e potenziali inve- stitori», spiega l’ad Dario Giu- dici.Sullabasediinformazioni standardizzate, i business an- gel decidono «se investire, an- che riuniti in club deal, diven- tando soci di una nuova inizia- tiva, a cui possono apportare anche la propria esperienza professionale». FRANCESCO SPINI MILANO Una nicchia di successo La regina delle reti da pesca da Brescia esporta in tutto il mondo Emilio Pucci apre una boutique (nella foto) presso l’Ocean Centre ad Harbour City, la seconda ad Hong Kong dopo l’apertura fatta nel 2008 presso Pacific Place. L’inaugurazione del negozio - distribuito su una superficie di 120 metri quadri - segna la naturale evoluzione ed espansione nel Sud Est Asiatico, regione di fondamentale importanza per il brand, già attivo con due boutique in Tailandia, una in Malesia ed una a Singapore. Nel corso dell’anno sono previste anche altre aperture sempre nel Sud Est Asiatico. Prende il via e proseguirà fino al 7 luglio l’iniziativa «Italian Fashion Days», promossa dal ministero dello Sviluppo economico e realizzata dall’Ice-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane. L’obiettivo è valorizzare in Germania l’eccellenza della moda made in Italy. Per oltre 10 giorni i più importanti negozi di moda di Berlino, Monaco e Dusseldorf richiameranno l’attenzione di consumatori e operatori del settore, ispirandosi al fashion style italiano. I primi passi I Bisogna co- struire un prototi- po del prodotto o del servizio e co- struire la squadra della start-up. Ci si può rivolgere a in- cubatori o acceleratori pubblici e privati che offrono spazi, servi- zi di rete, logistica, consulenza e in qualche caso possono diveni- re soci dell’impresa. Il piano I Occorre co- struire un business plan e trasformar- lo in una presenta- zione (pitch) di po- chi minuti per spie- garne i contenuti. Spesso è inutile rivolgersi a ven- ture capital negli stadi inizali d'impresa, meglio rivolgersi ai business angels (professionisti e imprenditori a caccia di talenti). La sopravvivenza I Nella sola cit- tà di Milano ci so- no 27 mila start- up, un terzo costi- tuite da giovani con meno di 35 anni. Danno lavo- ro a 31 mila persone, 11 mila «under 35». Secondo la Camera di commercio una start-up su due è destinata a vivere oltre 10 anni. L’idea I Bisogna valuta- re con attenzione la possibilità di trasfor- mare un progetto in un business effetti- vamente sostenibi- le. E cominciare a far girare la voce nei social network (da Facebook a Twit- ter) e nella comunità a cui lo startupper vuole fare riferi- mento. 2 +50% il fatturato in 2 anni 1 I «business angel» ascoltano le proposte (condensate in pochi minuti) e poi decidono se diventare soci Dall’idea all’impresa Al via l’«Italian fashion days» Pucci si rafforza a Hong Kong GIANFRANCO QUAGLIA PADERNO FRANCIACORTA (BS) In principio fu una rete da pe- sca, con i fili annodati a ma- no dalle reticiaie di Montiso- la (Lago d’Iseo), a catturare Pia Aina. Lei proveniva dalle risaie piemontesi, Cerano in provincia di Novara, ed era redattrice alla Rusconi. Pia, oggi madre di cinque figli, non sapeva nulla di nodi sem- plici o doppio nodo, di maglie strette, spole, ma conobbe Giovanni Cittadini, erede di unodeipiùantichilaboratori di produzione di reti. Fu amo- re a prima vista, non solo per il futuro marito, ma anche per la rete che sarebbe diven- tata la sua filosofia di vita. Oggi Pia Aina Cittadini, lau- reata in scienze politiche, può essere definita la «regi- na delle reti da pesca» d’Euro- pa. L’azienda, nata sulle rive del Sebino nel 1933, si è trasfe- rita a Paderno Franciacorta, con uno stabilimento che dà la- voro a 75 dipendenti (80% ma- estranze femminili, 20% extra- comunitari). Il 40 per cento della produzione è destinato al- l’estero e la «Cittadini» riesce a tenere testa alla concorren- zachearrivadallaCina. Il segreto? «E’ proprio la metafora della rete» dice Pia, vicepresidente della piccola e media impresa dell’Associazio- ne industriali Brescia e dal 2006 presidente della «Cittadi- ni spa». «Una lezione che ho imparato anch’io facendo la re- ticiaia perché volevo comincia- re dalla gavetta per capire i se- greti di un lavoro difficile e di grandepazienza.Ehoappreso che ogni nodo è un punto di forza e tutte le maglie si conso- lidano lavorando insieme, con la centralità e la valorizzazio- nedellepersone». Concetti trasferiti in azien- da, per dimostrare che si pos- sono conciliare profitto con emancipazione femminile ed etica solidale. In concreto? «Oggi tutti parlano di fare re- te, ma poi sfuggono alla pro- messa. Invece è l’unico siste- ma per uscire dalla crisi». La «Cittadini», nota in tutto il mondo, esporta in molti Paesi che si affacciano sul Mediter- raneo, dalla Grecia alla Spa- gna, dal Marocco alla Tur- chia, ma anche nel Nord Euro- pa e in America Latina. Con un’impronta di ispirazione evangelica, Pia (che è stata anche alla guida dell’Unione cristiana dirigenti e imprendi- tori di Brescia) ha trasferito il suo modello filosofico con il progetto «Reti di solidarietà femminile», costruendo un re- tificio per la produzione nella zona del Rameswaram (In- dia) colpita dallo tsunami: «Obiettivo era dare possibili- tà di lavoro a una cinquantina di donne rimaste vedove e di- scriminate. La rete da pesca insegna la determinazione a non mollare mai. Quelle vedo- ve hanno voluto chiamare il lo- ro retificio “Sangaman”, che ignifica insieme». In Italia l’azienda capofila è stata ristrutturata, attraverso innovazione e ricerca finalizza- te anche all’alta moda. Ma al centro di questa fabbrica del- l’etico e del sociale sono rima- ste le reticiaie, protagoniste sui telai o nel rammendo. Per loro Pia ha voluto introdurre il concetto della «buona prassi di conciliazione vita-lavoro». Percorsi innovativi che preve- donocontrattipart-timedi4-5 ore e orari personalizzati, col- legati a quelli dei nidi, delle scuole materne oppure ai rit- mi di lavoro dei mariti. Il risul- tato: negli ultimi due anni il fat- turato è aumentato del 50%. «Ecco - dice Pia - questa è la vera rete che ogni giorno io, mio marito e i miei figli anno- diamo con le dipendenti. Cam- biareinsieme,sipuò». Come farsi finanziare un progetto Così le nuove aziende incontrano i soldi: 800 giovani talenti a Milano per StartuParty Pia Aina Cittadini fra imprenditoria, solidarietà femminile e fede 3 4 MADE IN ITALY 1. VIII Lavoro in corso LA STAMPA LUNEDÌ 2 LUGLIO 2012

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Page 1: se il gianduia va online L I - Digital Magics · ne non è come vendere libri e cd: è un prodotto che deperi-sce,selospedizioniere lasciail pacchetto al caldo, il prodotto rischia

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VIII - 02/07/12 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOSOLDI/08 - Autore: MASMAN - Ora di stampa: 01/07/12 22.38

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Intervista,,

e vie dell’impresa che, nono-stante tutto, cerca di esserepiù forte della crisi sono infini-te. E talvolta passano ancheda una festa. Chiedetelo agli800 che, un mese fa, hanno af-follato lo «StartuParty», a Mi-lano. Lì si sono ritrovati aspi-ranti imprenditori armati ideee pochi soldi, semplici curiosicome pure investitori a cacciadi talenti. Nell’era in cui il po-sto fisso vacilla, crearsi un la-voro anziché cercarselo puòessere l’alternativa. Ma la sfi-da è sapersi muovere in unecosistema che in Italia anco-ra non ha trovato una chiaradivisione di ruoli tra mentor,incubatori, business angels,venture capital. «In Italia sia-mo ancora indietro rispetto adaltri Paesi - spiega Bruno Er-molli, presidente di Promos ecomponente della giunta dellaCamera di commercio che set-timana scorsa ha riunito a con-vegno gli attori di tale ecosiste-ma -, ci sono fior di facilitatoriper la nascita di imprese, maci sono anche persone che sifanno pubblicità gratis». Co-me procedere? «Semplifican-do, attraverso l’adozione diuno standard certificato per idocumenti con cui presentarsiai potenziali investitori. Noistiamo lavorando su questocon banche e assicurazioni».

Quel che conta è non sba-gliare i passaggi dall’idea allarealizzazione della start-up. Ènecessario anzitutto metterea punto un prototipo del pro-dotto o del servizio che si vuo-le offrire e mettere insieme lasquadra che gestirà i destinidell’impresa. E occorre mette-re a punto il proprio «pitch»,la presentazione sintetica delproprio business a potenzialiinteressati, «descrivendo i bi-sogni che il progetto crea o ri-solve, gli aspetti tecnologici, ilmodello di business, le necessi-tà finanziarie, il curriculumdel team e così via», spiega En-rico Gasperini, presidente di

Digital Magics, uno di quegliincubatori che si occupano disupportare le imprese appenanate, «e che spesso intervengo-no anche come soci nella fasedi lancio». Possono essere an-che di emanazione pubblica: aMilano c’è ad esempio Lib (La-boratorio innovazione Breda),«con costi diversi rispetto aglioperatori di mercato - spiega ilresponsabile incubazione, Lu-ca De Venezia -: cerchiamo diutilizzare finanziamenti pub-blici a disposizione delle im-prese che nascono». Per farsinotare, poi, ecco feste e incon-tri. Due volte l’anno, a Milano,

c’è StartuParty, o con maggio-re frequenza c’è Startuppami,iniziativa ideata da Marco Ot-tolini, imprenditore seriale:«Sono occasioni - dice - perascoltare, una volta al mese,esperienze di successo a cui in-vitiamo anche 4 start-up a pre-sentarsi. Tempo a disposizio-ne: 3 minuti. Più altri 7 per do-mande e risposte». E c’è chi,come SiamoSoci, «riunisce sul-la stessa piattaforma onlineimprenditori e potenziali inve-stitori», spiega l’ad Dario Giu-dici. Sulla base di informazionistandardizzate, i business an-gel decidono «se investire, an-che riuniti in club deal, diven-tando soci di una nuova inizia-tiva, a cui possono apportareanche la propria esperienzaprofessionale».

l cioccolato italiano di qualità,quella piemontese del gian-duia doc, non conosce crisi eviene esportato in tutto il mon-do, anche in Cina. Ma soprat-tutto, la novità è che finalmen-te si vende direttamente su In-ternet». La ricetta è di DanieleFerrero, 42 anni, presidente eamministratore delegato diVenchi dal 1998, quando ha ri-levato l’antica fabbrica di cioc-colato di alta gamma piemon-tese (la sede è a CastellettoStura in provincia di Cuneo)per rilanciarla sul mercato ita-liano e internazionale.

La storia della Venchi è inte-ressante per quelle piccole im-prese che vogliono affrontarela sfida della globalizzazione edella digitalizzazione. Il pro-getto di rilancio è nato nel1998, quando uno degli azioni-sti, Rolando Polli, ha deciso diacquisire il controllo della vec-chia azienda. Se la Venchi nel‘98 fatturava un milione di eu-ro, l’anno scorso ha superato i40, con 250 addetti fra aziendae negozi di cioccolateria. «Perprima cosa si è trattato di re-cuperare le origini del prodot-to e di valorizzare la culturadel cioccolato e della nocciolapiemontese» racconta Ferre-ro. «Abbiamo innovato il pro-dotto variando le mescole e ilpackaging puntando sulla fun-zionalità e non solo l’estetica.Poi abbiamo messo al centro ilconsumatore, abbiamo incari-cato i nostri rappresentanti e icommessi di ascoltare, racco-gliere e convogliare le idee perinnovare il nostro catalogo».

Ma la vera sfida era: comevendere la cioccolata piemon-tese di alta gamma in giro peril mondo? La Venchi in Asia èsbarcata ad Hong Kong, che èil suo primo mercato di sboccoestero (seguito da Germania eRegno Unito), grazie a unajoint venture con un’imprendi-trice locale di soli 32 anni. Main questi ultimi anni ha apertoben 11 punti vendita in Giappo-ne e ha negozi diretti a Singa-pore e in Cina a Pechino, dovequest’anno ne aprirà altri due.In tutta Europa ha punti vendi-ta diretti, soprattutto negli ae-roporti e nelle stazioni, comed’altronde in Italia. Oltre chenelle filiali di Eataly: l’ultimo aRoma, dove il cioccolato gian-duia scorre da una fontana.

Il prossimo mercato è il Bra-sile: «Promette bene» confidaFerrero. Ma l’estero rappre-senta solo il 20% del fatturato,di cui il 75% in Asia: l’80% è an-cora in Italia. «E allora mi so-no chiesto: vista l’esperienza

nelle spedizioni per l’exportperchè non vendere diretta-mente su Internet anche danoi?». Così due anni fa la Ven-chi si è decisa a sperimentareil canale del commercio elet-tronico, il cosiddetto «B2C»(business-to-commerce), perle vendite dirette online.

Il sito Web (www.venchi.it),lanciato nel 2010, è stato rifat-to già nel 2011, con tanto difanpage su Facebook, e da allo-ra cresce a tre cifre. «I numerisono piccoli, ma la crescita co-sì rapida fa ben sperare» com-

menta Ferrero: sul fatturatocomplessivo di 40 milioni di eu-ro, solo mezzo milione provie-ne dalle vendite via Internet,più o meno l’equivalente delfatturato proveniente dalla Ci-na. Anche per i clienti america-ni l’ecommerce è un canale pri-vilegiato ma rappresenta anco-ra solo circa il 30% delle vendi-te complessive negli Usa.

Vendere la cioccolata onli-ne non è come vendere libri ecd: è un prodotto che deperi-sce, se lo spedizioniere lascia ilpacchetto al caldo, il prodotto

rischia di sciogliersi. Il nego-zio online shop.venchi.it dedi-ca una lunga pagina di spiega-zione: «Le spese di trasportosono un argomento contrasta-to, e non sempre è facile spie-gare ad un cliente da cosa di-pendono e come vengono cal-colate». Lo spedizioniere èUps e il costo delle spedizioniin Italia è fisso (9,5 euro), indi-pendentemente dal volumedella merce ordinata. «La ge-stione della logistica è com-plessa: d’inverno quando fafresco, ci avvaliamo del corrie-re espresso. Man mano che siavvicina il caldo, si passa alcorriere espresso «con prote-zione termica» o spedizione«fredda» - più costosa - nei me-si torridi estivi» spiega Ferre-ro. Venchi non è esente daiproblemi dei rallentamenti del-le poste italiane, ma fa partedel gioco e delle sfide da supe-rare. Dopotutto, è pur sempremade-in-Italy.

FRANCESCO SPINIMILANO

Una nicchia di successo

La regina delle reti da pescada Brescia esporta in tutto il mondo

Una gestione complessa

della logistica: il prodotto

viaggia a temperatura ideale

altrimenti deperisce

FABIO POZZO

Niente shopping cinese. Icantieri Baglietto, griffe sto-rica della nautica made inItaly, dopo lo «spezzatino»post-liquidazione restano inmani italiane. Il marchio e gliscali di La Spezia sono anda-ti a Beniamino Gavio (18,5 mi-lioni l’acquisto, più 15-20 peril rilancio), mentre il cantie-

re di Varazze, città dove sononati nel 1854, va a Paolo Vitelli,il patron di Azimut Benetti.Salvi i posti dei 29 dipendenti,in «cassa» dall’aprile 2010.

Presidente Vitelli, si parla diun suo investimento di 4,5milioni più altri dieci per la ri-strutturazione del cantiere.

«Qualcosa di più di dieci milio-

ni. Lo stabilimento va demoli-to e ricostruito».

Qual è il timing?«Abbiamo firmato il protocol-lo d’intesa, entro il 30 luglio de-v’essere completato il passag-gio di proprietà. Credo ci arri-veremo se non ci saranno diffi-coltà nel percorso privilegiatoper le concessioni edilizie e de-

maniali».E sotto il profilo produttivo?

«Cominceremo a lavorare trasettembre e ottobre, con picco-le produzioni. Nel frattempo,costruiremo il nuovo stabili-mento. Ci vorrà un anno da og-

gi, credo. Il progetto c’è già».Che cosa produrrà negli exBaglietto?

«Barche Azimut con dimensio-ni di 80 piedi, circa 24 metri,quelle che adesso costruiamoa Fano. Si tratta di imbarcazio-ni che non possiamo realizza-re nel nostro stabilimento diAvigliana, perché troppo gran-di per poter essere trasporta-te su gomma sino al mare».

Il suo gruppo ha costruito egestisce il Marina di Varaz-ze, limitrofo agli ex Bagliet-to.

«Vediamo gli ex Baglietto co-me completamento del Mari-na, sia strutturale, sarà infattirealizzata una nuova passeg-giata a mare che collegherà ilMarina alla città attraverso ilcantiere, sia produttivo, con

un servizio di rimessaggio e re-fitting».

Non le interessava il mar-chio Baglietto?

«No. Il nostro gruppo è moltoorientato all’estero, Bagliettoè una griffe storica ma legatasolo al Mediterraneo».

Il momento è di profondacrisi anche per la nautica.

«Per alcuni cantieri è un mo-mento tragico. Nel nostro ca-so, ha pagato la politica delleformichine: forte capitalizza-zione, nessun debito ci consen-tono di guardare al mercatocon serenità. Un mercato diffi-cile, ma molto interessante».

Nuovi acquisti?«Siamo più interessati ad ac-quisire quote di mercato dicantieri deboli che acquistarenuovi marchi. Costa meno».

Emilio Pucci apre una boutique (nella foto) presso l’Ocean Centre adHarbour City, la seconda ad Hong Kong dopo l’apertura fatta nel2008presso Pacific Place. L’inaugurazione del negozio - distribuitosu una superficie di 120 metri quadri - segna la naturale evoluzioneed espansione nel Sud Est Asiatico, regione di fondamentaleimportanza per il brand,già attivo con due boutique in Tailandia,una in Malesia ed una a Singapore. Nel corso dell’anno sono previsteanche altre aperture semprenel Sud Est Asiatico.

Prende il via e proseguirà fino al 7 luglio l’iniziativa «Italian FashionDays», promossa dal ministero dello Sviluppo economico erealizzata dall’Ice-Agenzia per la promozione all’estero el’internazionalizzazione delle imprese italiane. L’obiettivo èvalorizzare in Germania l’eccellenza della moda made in Italy. Peroltre10 giorni i più importanti negozi di moda di Berlino, Monacoe Dusseldorf richiameranno l’attenzione di consumatori eoperatori del settore, ispirandosi al fashion style italiano.

Dal primoottobre le massaie italiane potranno contare su un olioextravergine tutto italiano, con qualità organolettiche d’eccellenza eal riparo da contraffazioni, al prezzo di 6-8 euro al litro tra gli scaffalidel supermercato. L’olio «Assieme» questo il nome e il marchioidentificabile, è il frutto di un accordo tra Cia e Coop Italia. Massimo0,3 di acidità, interamente da olive italiane, l’olio tutto made in Italy èstato salutato come «un accodo importante» dal ministro dellePolitiche agricole Mario Catania.

È in corso Sorsi d’Autore, manifestazione che celebra la cultura, letradizioni e i luoghi da cui nascono le eccellenze del territorioveneto. Ogni incontro prevede ospiti importanti e una serie diassaggi di formaggioAsiago Stagionato (foto) in abbinamentocon vini prestigiosi. Prossimi appuntamenti: 6 luglio con RobertoGiacobbo a Ca’ Marcello di Levada di PiombinoDese, 13 luglio conMaurizio Nichetti al Castello Porto-Colleonidi Thiene e 20 luglioconGherardoColomboeVitoMancusoaVillaBuzzatidiBelluno.

I primi passiI Bisogna co-struire un prototi-po del prodotto odel servizio e co-struire la squadradella start-up. Ci sipuò rivolgere a in-

cubatori o acceleratori pubblicie privati che offrono spazi, servi-zi di rete, logistica, consulenza ein qualche caso possono diveni-re soci dell’impresa.

Il pianoI Occorre co-struire un businessplan e trasformar-lo in una presenta-zione (pitch) di po-chi minuti per spie-garne i contenuti.

Spesso è inutile rivolgersi a ven-ture capital negli stadi inizalid'impresa, meglio rivolgersi aibusiness angels (professionisti eimprenditori a caccia di talenti).

La sopravvivenzaI Nella sola cit-tà di Milano ci so-no 27 mila start-up, un terzo costi-tuite da giovanicon meno di 35anni. Danno lavo-

ro a 31 mila persone, 11 mila«under 35». Secondo la Cameradi commercio una start-up sudue è destinata a vivere oltre 10anni.

L’ideaI Bisogna valuta-re con attenzione lapossibilità di trasfor-mare un progetto inun business effetti-vamente sostenibi-le. E cominciare a

far girare la voce nei socialnetwork (da Facebook a Twit-ter) e nella comunità a cui lostartupper vuole fare riferi-mento.

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+50%il fatturato

in 2 anni

1

I «business angel» ascoltano

le proposte (condensate

in pochi minuti) e poi

decidono se diventare soci

ANNA MASERATORINO

Dall’idea all’impresa

Al via l’«Italian fashion days»Pucci si rafforza a Hong Kong L’asiago incontra la culturaDa ottobre l’olio made in Italy

GIANFRANCO QUAGLIAPADERNO FRANCIACORTA (BS)

In principio fu una rete da pe-sca, con i fili annodati a ma-no dalle reticiaie di Montiso-la (Lago d’Iseo), a catturarePia Aina. Lei proveniva dallerisaie piemontesi, Cerano inprovincia di Novara, ed eraredattrice alla Rusconi. Pia,oggi madre di cinque figli,non sapeva nulla di nodi sem-plici o doppio nodo, di magliestrette, spole, ma conobbeGiovanni Cittadini, erede diuno dei più antichi laboratoridi produzione di reti. Fu amo-re a prima vista, non solo peril futuro marito, ma ancheper la rete che sarebbe diven-tata la sua filosofia di vita.Oggi Pia Aina Cittadini, lau-reata in scienze politiche,può essere definita la «regi-

na delle reti da pesca» d’Euro-pa. L’azienda, nata sulle rivedel Sebino nel 1933, si è trasfe-rita a Paderno Franciacorta,con uno stabilimento che dà la-voro a 75 dipendenti (80% ma-estranze femminili, 20% extra-comunitari). Il 40 per centodella produzione è destinato al-l’estero e la «Cittadini» riescea tenere testa alla concorren-za che arriva dalla Cina.

Il segreto? «E’ proprio lametafora della rete» dice Pia,vicepresidente della piccola emedia impresa dell’Associazio-ne industriali Brescia e dal2006 presidente della «Cittadi-ni spa». «Una lezione che hoimparato anch’io facendo la re-ticiaia perché volevo comincia-re dalla gavetta per capire i se-greti di un lavoro difficile e digrande pazienza. E ho appresoche ogni nodo è un punto diforza e tutte le maglie si conso-lidano lavorando insieme, conla centralità e la valorizzazio-ne delle persone».

Concetti trasferiti in azien-da, per dimostrare che si pos-sono conciliare profitto conemancipazione femminile ed

etica solidale. In concreto?«Oggi tutti parlano di fare re-te, ma poi sfuggono alla pro-messa. Invece è l’unico siste-ma per uscire dalla crisi». La«Cittadini», nota in tutto ilmondo, esporta in molti Paesiche si affacciano sul Mediter-raneo, dalla Grecia alla Spa-gna, dal Marocco alla Tur-chia, ma anche nel Nord Euro-pa e in America Latina. Conun’impronta di ispirazioneevangelica, Pia (che è stataanche alla guida dell’Unionecristiana dirigenti e imprendi-tori di Brescia) ha trasferito ilsuo modello filosofico con ilprogetto «Reti di solidarietàfemminile», costruendo un re-tificio per la produzione nellazona del Rameswaram (In-dia) colpita dallo tsunami:

«Obiettivo era dare possibili-tà di lavoro a una cinquantinadi donne rimaste vedove e di-scriminate. La rete da pescainsegna la determinazione anon mollare mai. Quelle vedo-ve hanno voluto chiamare il lo-ro retificio “Sangaman”, cheignifica insieme».

In Italia l’azienda capofila èstata ristrutturata, attraversoinnovazione e ricerca finalizza-te anche all’alta moda. Ma alcentro di questa fabbrica del-l’etico e del sociale sono rima-ste le reticiaie, protagonistesui telai o nel rammendo. Perloro Pia ha voluto introdurre ilconcetto della «buona prassidi conciliazione vita-lavoro».Percorsi innovativi che preve-dono contratti part-time di 4-5ore e orari personalizzati, col-legati a quelli dei nidi, dellescuole materne oppure ai rit-mi di lavoro dei mariti. Il risul-tato: negli ultimi due anni il fat-turato è aumentato del 50%.«Ecco - dice Pia - questa è lavera rete che ogni giorno io,mio marito e i miei figli anno-diamo con le dipendenti. Cam-biare insieme, si può».

I cantieri Bagliettorestano italiani

Ora via al rilancio

Venchi cresce di piùse il gianduia va online

Come farsi finanziare un progetto

Così le nuove aziende incontrano i soldi: 800 giovani talenti a Milano per StartuParty

Pia Aina Cittadinifra imprenditoria,solidarietàfemminile e fede

La fabbrica di cioccolato ha una rete di negozi fino in AsiaLa nuova frontiera è la vendita (anche in Italia) via Internet

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MADEIN ITALY2.

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Paolo Vitelli

DelizieLa lavorazionedelcioccolatoincasaVenchi

MADEIN ITALY1.

VIII Lavoro in corso LA STAMPALUNEDÌ 2 LUGLIO 2012