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Agresti A., Brasca G., Grigolini M., Pontremoli C., Yuan Y. SHAN ZHAI山寨: IMITAZIONE O INNOVAZIONE? Un modello alternativo di sviluppo aziendale e sociale nella Cina del nuovo millennio

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Agresti A., Brasca G., Grigolini M., Pontremoli C., Yuan Y.

SHAN ZHAI山寨:

IMITAZIONE O INNOVAZIONE? Un modello alternativo di sviluppo aziendale e

sociale nella Cina del nuovo millennio

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO

FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE

CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN

COMUNCAZIONE PUBBLICA E D’IMPRESA

Corso di: Sociologia della globalizzazione

a.a 2010/2011

SHAN ZHAI山寨:

IMITAZIONE O INNOVAZIONE?

Un modello alternativo di sviluppo aziendale e sociale nella Cina del nuovo

millennio

Di

Arianna Agresti, Giulia Francesca Brasca, Massimiliano Grigolini, Carlotta Pontremoli, Yvonne Yuan

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INDICE

ABSTRACT pag. 3

INTRODUZIONE pag. 3

SEZIONE METODOLOGICA pag. 4

CAPITOLO UNO

Il fenomeno Shanzhai: dall’elettronica al consumo culturale pag. 6

CAPITOLO DUE

Fattori chiave per lo sviluppo del fenomeno Shan Zhai in Cina pag. 8

CAPITOLO TRE

Shan Zhai è un fenomeno confinato all’imitazione e alla contraffazione oppure ha delle

componenti innovative? pag.10

CONCLUSIONI pag. 13

Bibliografia pag. 14

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ABSTRACT

La parola “shan zhai” identifica una tendenza cinese degli ultimi anni alla diffusione di materiale elettronico,

specialmente cellulari, prodotti a basso costo e imitando la forma e l’aspetto dei brand di grido. Viene

etichettato spesso come pura forma di pirateria, come mera riproduzione di beni strettamente legata alla

cultura dell’imitazione Cinese. Si tratta, nella realtà, di un fenomeno molto più complesso in grado di

introdurre non solo variazioni innovative e fantasiose agli oggetti ma che ha creato e diffuso una nuova

tendenza culturale in cui possedere un oggetto “shan zhai” è alla moda e trendy tanto quanto possedere

quello originale. In questo breve paper indaghiamo come shan zhai si sia imposto in Cina sia come nuovo

modello di consumo culturale, sviluppatosi grazie alle peculiari caratteristiche del mercato e della società

cinese sia come modello alternativo di business.

INTRODUZIONE

Le merci a buon mercato sono l’artiglieria pesante con cui la borghesia europea spiana tutte le

muraglie cinesi.1Con queste parole Marx e Engels liquidarono la resistenza della Cina alle mire capitalistiche

degli stati imperialisti. A un secolo e mezzo di distanza si può affermare che, non solo la Cina ha resistito

alle mire capitalistiche di vari stati, ma oggi è lei stessa ad attuare con maggior successo la “tattica” delle

“merci a buon mercato”.

La rinascita della Cina passa dalla tradizionale e fortissima presenza dello stato su tutte le attività

sociali ed economiche. È evidente come il governo cinese abbia indirizzato la rinascita e lo sviluppo

economico lungo una strada maestra da seguire e lo stia facendo tuttora. Ciò che più colpisce è il modo in cui

è avvenuta questa rinascita. RamgopalAgarwala, con un passato da alto funzionario della Banca Mondiale a

Pechino afferma che:

“la Cina è forse l’esempio migliore di un paese che ha ascoltato i consigli degli stranieri, prendendo però poi le

sue decisioni alla luce delle proprie specifiche condizioni sociali, politiche ed economiche […].

Quale che possa essere stato il segreto del successo della Cina, non si è trattato certamente di una

cieca obbedienza alle indicazioni del Washington [Consensus]. La vera cifra del suo processo di sviluppo

sono state le riforme con caratteristiche cinesi”.2Queste caratteristiche sono molto in linea con una

concezione smithiana di mercato, in cui lo stato deve fare del mercato uno strumento di governo e se

liberalizza il commercio deve farlo così gradualmente da non turbare la pubblica tranquillità. Inoltre deve

1Palmiro Togliatti, trad.,Manifesto del partito comunista(Roma: Meltemi Editori, 1998), 33.

2Ramgopal Agarwala, The Rise of China: Threat or Opportunity? , (New Dehli: Bookwell Publications,2002), 86-89.

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riuscire a mettere in competizione tra loro i capitalisti piuttosto che i lavoratori. Il governo deve vedere come

prioritaria la formazione di un mercato interno e con il passare del tempo anche del commercio estero e degli

investimenti stranieri. Per Arrighi

“molte delle caratteristiche del ritorno della Cina all’economia di mercato combaciano con la concezione

smithiana di sviluppo di mercato piuttosto che con la concezione dello sviluppo capitalistico di Marx, secondo

cui i governi non sono altro che i comitati d’affari della borghesia […] e agevolano la tendenza dei capitalisti a

spostare sui lavoratori la pressione della concorrenza che il processo di accumulazione fa nascere fra loro.”3

Oggi la Cina, che è cresciuta vertiginosamente grazie agli investimenti diretti esteri, guarda con

sempre maggiore attenzione allo sviluppo del mercato interno pur mantenendo una forte regolamentazione

statale, contrariamente alla deregulation avvenuta nel resto del mondo.

I più grandi concorrenti della Cina, gli Usa sono oggi in crisi e ancora più lo sono le loro

multinazionali che si trovano di fronte a una grande controversia: investire in Cina sfruttando il basso costo

di lavoro e la rapida espansione economica, ma così facendo fornire posti di lavoro, knowhow e denaro al

gigante asiatico, o venire con il tempo sconfitte dalla concorrenza delle stesse aziende cinesi. Un tempo la

Cina era solo il centro dell’industria manifatturiera, oggi vi si creano e sviluppano prodotti ad alta tecnologia.

Ma come sostiene Arrighi, riprendendo H.W.French, i massicci investimenti che la Cina si appresta a fare in

India e viceversa andranno a creare un colosso da 2,3 miliardi di abitanti che potrebbe porsi come il nuovo

fautore degli standard globali delle tecnologie elettroniche e meccaniche, basti pensare a cellulari, computer

e auto.4 Questo significa che le caratteristiche dei nuovi prodotti potrebbero essere decise non più dal

mercato Euro-Americano, ma da quello Indo-Cinese.

Il discorso sul fenomeno shanzhai di cui andremo a parlare si inserisce nel quadro appena delineato.

SEZIONE METODOLOGICA

Abbiamo analizzato il fenomeno shanzhai tenendo sullo sfondo il quadro di riferimento dello sviluppo

globale e della logica dei consumi.

La nostra analisi si è basata interamente su fonti terze: libri e risorse attinte dal web quali articoli di riviste

online, articoli di giornali online, siti web.

Sviluppate le ipotesi di shanzhai come frutto delle capacità produttive cinesi e come fenomeno grass-root del

popolo e per il popolo,

abbiamo concluso che shanzhai si afferma come:

- forma di consumo culturale

3Giovanni Arrighi, Adam Smith a Pechino. Genealogie del ventunesimo secolo, (Feltrinelli Editori, 2007), 395.

4Ibidem, 424.

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- modello di business

- fenomeno innovativo tipicamente cinese

In particolare le nostre domande di ricerca sono state:

1. Shan zhai è un fenomeno confinato all’imitazione/innovazione oppure ha delle componenti

innovative?

2. Come mai la cultura di consumo shanzhai ha sviluppo e successo in Cina?

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CAPITOLO 1

Il fenomeno shanzhai: dall’elettronica al consumo culturale

Gli ideogrammi cinesi 山寨shanzhai letteralmente significano “mountain village” e si riferiscono alle

case di montagna costruite con pietre, spesso utilizzate come roccaforte per eludere i controlli ufficiali.

L’origine etimologica del termine proviene inoltre dall’epoca dei Signori della guerra, quando veniva usato

come segno di ribellione, disprezzo nei confronti dell’imperatore e come desiderio di autonomia locale.5

Oggi questa parola indica un fenomeno che va oltre alla semplice traduzione letterale.

Durante gli ultimi anni del XX secolo e i primi del XXI secolo la parola shanzhai assume una diversa

sfumatura: si riferisce ad un recente trend che nella sua accezione negativa fa riferimento a prodotti plagio di

elettronica made in China.

Shan Zhai nasce nella zona imprenditoriale di Shenzhen creata circa 30 anni fa come parte di una

serie di riforme economiche ad opera di Deng Xiaoping, che è possibile ascrivere al “socialismo con

caratteristiche cinesi” volto a incoraggiare gli investimenti diretti esteri.

Lo Shenzhen in particolare, è la zona economica speciale cinese di maggiore successo nella

produzione di materiale high-tech. Qui shanzhai ha avuto origine, inizialmente come piccolo fenomeno di

villaggio.6

Con il passare degli anni shanzhai è diventato un business basato su prodotti elettronici

(specialmente cellulari). Si tratta di merce a basso costo che imita prodotti di marchi ben noti. Shan zhai

diventa perciò un fenomeno più complesso che non solo può introdurre modifiche innovative negli oggetti,

ma è anche in grado di creare una tendenza culturale. Possedere un oggetto shanzhai è una moda e per i

cinesi perché è come possedere l’oggetto originale.

Grazie all’abbondante manodopera è alla capacità produttiva, la Cina è conosciuta da tempo come

l’officina del mondo ed è nota per la fabbricazione di prodotti per i brands globali. Così si potrebbe

facilmente supporre che ciò che spinge la Cina alla produzione di prodotti shanzhai è la sua debolezza

nell’innovazione e nelle capacità di sviluppo. Il brand non viene usato come strategia di marketing, ma si

tratta semplicemente di creare diverse forme di design multifunzionale adattato alle esigenze del mercato

locale, cadendo però in forme di pirateria a causa dell’assenza di certificazioni e di garanzie.

Gli sviluppatori di shanzhai cercano attivamente di creare domanda. Questa prospettiva ha portato ad

alcuni prodotti inattesi che spingono a chiedersi se la componente innovativa non sia effettivamente presente.

5 Centre for International Manufacturing Institute of Cambridge, “Shan-Zhai: alternative manufacturing- making the

unaffordable affordable” CIM Briefing No 1(2009):1. 6“The spirit of enterprise fades,the cradle of China’s start-up firms is showing its age”, The Economist, 21 gennaio

2010, consultato 10 febbraio 2011, http://www.economist.com/node/15331470?story_id=15331470.

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Ad esempio il cellulare che si piega in due come un pacchetto di sigarette, la macchina fotografica-telefono

con “bolt-on telephotolens”e il clone dell’ I-Phone di Apple, l’Hiphone fatto da Orange.7

Si potrebbe pensare che una tendenza come shanzhai incoraggi le nazioni sviluppate e le società affermate a

riconsiderare la relazione tra la produzione ed il brand. Il fenomeno shanzhai dimostra infatti chiaramente

che se una nazione o una regione ha capacità di produzione sofisticate è più facile catturare opportunità

emergenti e creare dei brand alternativi e quindi un nuovo mercato.

Shan-Zhaiavvicina i cinesi alle nostre più conosciute pratiche di subvertising e do ityourself, ma non solo: è

anche un modello di economia che si pone sostanzialmente tra il mainstream, il prodotto copyright e l'open

source.

Il 2008 può essere considerato come quella cesura storica che proietta la Cina in uno scenario

globale mostrando non solo la sua forza nella produzione industriale ma anche la capacità di rafforzare i

consumi immateriali. Infatti, dopo le Olimpiadi 2008 shanzhai si è affermato anche come fenomeno

culturale che nasce dal basso e rimane per il popolo. L’impressione che si ha negli ultimi anni è che la

maggior parte degli utenti sia capace di scindere tra il fenomeno commerciale, più vicino alla pirateria, dal

fenomeno culturale. Episodi di shanzhai positivi si sono infatti registrati durante i preparativi delle

Olimpiadi. In particolare in una comunità rurale è stata realizzata in maniera del tutto artigianale una fiaccola

olimpica non ufficiale. Un altro esempio è stato la creazione di uno spettacolo televisivo alternativo al

tradizionale show della Festa di Primavera in onda sull'emittente di stato CCTV. Per far ciò è stato creato il

sito CCSTV(China CountrysideTelevision), tramite il quale lo show alternativo è stato trasmesso. Per molti

cinesi shanzhai è diventato una rivisitazione che premia la creatività, l’imitazione di alta qualità, la forza

innovatrice e la produzione; premia inoltre la cultura grass-roots, cioè l’iniziativa del popolo e per il popolo.

Shan zhai è la rappresentazione di una società cinese dinamica, dal fortissimo senso dell'umorismo e della

creatività. Infatti queste ultime non si manifestano soltanto nel brulicante e dinamico mercato dell’arte

contemporanea cinese, che nella sua ridicolizzazione dell’iconografia post- Mao raggiunge elevati livelli di

sarcasmo e derisione dei simboli della Rivoluzione culturale, ma è presente anche nella produzione di

apparecchiature elettroniche, capaci di dar vita a fenomeni culturali.

A questo proposito, il consumo di shanzhai, alla stregua di qualsiasi altro tipo di consumo può essere

considerato il frutto di una società dei consumi basata sull’ estetica e sull’apparire. Il consumatore è portato

infatti ad offrire un’immagine della propria identità al mondo esterno, identità tuttavia che continua a

costruirsi e a mutare. Questa identità si costruisce ovviamente attraverso il consumo di beni, di oggetti, che

esprimono ciò che noi vogliamo mostrare agli altri e che aiutano a definire il nostro posizionamento sociale.

Il comportamento di ogni individuo appare dunque guidato dall'estetica del consumi, che predica,

secondo Bauman, il piacere del consumo.8

7Centre for International Manufacturing Institute of Cambridge, “Shan-Zhai: alternative manufacturing- making the

unaffordable affordable” CIM Briefing No 1(2009):2. 8ZygmuntBauman, Lavoro, consumismo e nuove povertà (Troina: Città Aperta), 2007, 56.

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Perciò si può ben immaginare con che velocità abbia preso piede un fenomeno come quello di Shan Zhai. Si

potrebbe associare Shan Zhai al bisogno di apparire e di possedere tipico della nostra società tramite un

discorso puramente basato sulla disponibilità economica. Infatti attraverso i prodotti Shan Zhai, la larga parte

di società cinese non facente parte dei cosiddetti “colletti bianchi”, può permettersi un’alternativa valida che

permetta all’individuo di posizionarsi socialmente.

Tuttavia shanzhai non è relativo solo a questo tipo di discorso. Soprattutto in una società come quella

cinese, decidere di identificare se stessi andando contro ciò che viene imposto e ai valori culturali dominanti,

vuol dire scegliere di appartenere a una cultura collettiva, tanto cara alla tradizione cinese.

CAPITOLO 2

Fattori chiave per lo sviluppo del fenomeno shanzhai in Cina

Abbiamo visto come shanzhai sia un fenomeno che parte dal basso e nasce sostanzialmente come

imitazione di una tendenza o un prodotto già affermati. Abbiamo visto la sua doppia valenza sociale ed

economica. Vediamo ora quali sono i fattori chiave che ne determinano lo sviluppo.

1. Cultura: nella società cinese non vi è “paura di sperimentare”, anzi è ritenuta una pratica comune in

qualunque ambito e viene sempre premiata;

2. Politica: inconsistente attuazione della “makingregulation” unita a una totale o parziale assenza delle

leggi sul copyright;

3. Domanda: a fronte di una popolazione potenziale di oltre un miliardo di persone, ad oggi solo una

piccola percentuale è veramente raggiungibile dal mercato occidentale, il resto è un enorme mercato

rurale, totalmente “vergine” che viene conquistato dalle aziende shanzhai prima ancora che dalle

multinazionali Americane;

4. Offerta: le aziende già strutturate sul territorio cinese sono per loro fisionomia poco propense al

cambiamento. Le multinazionali che sarebbero ben disposte ad accaparrarsi nuovi consumatori si

trovano a loro volta in difficoltà perché non comprendono il mercato; chi ne esce vittorioso sono di

nuovo le piccole aziende shanzhai, che grazie alla forte capacità produttiva, unita ai bassissimi costi

della manodopera, permette loro di entrare facilmente nel mercato.

Quindi la Cina offre attualmente le “condizioni ideali perfette” per la nascita e lo sviluppo di aziende

shanzhai.

2.1 Modello di crescita di aziende di successo shanzhai

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BYD company è un’azienda produttrice di automobili con sede a Shenzhen, nella provincia del Guandong. È

stata fondata nel 2003 e fa parte della BYD Co Ltd, produttore di batterie ricaricabili innovative.9 BYD

cominciò la propria avventura nel comparto dell’automobile producendo la F3, imitazione più che evidente

della più blasonata Toyota Corolla. La F3 aveva a suo favore il prezzo: esattamente la metà della Corolla. A

soli tre mesi dal lancio la F3 aveva già raggiunto il break even. Ciò si ottenne grazie a un sistema di bassi

costi fissi e alto utilizzo della manodopera, producendo inoltre certa componentistica internain autonomia (ad

esempio telaio, aria condizionata, motore). Anche in questo caso vengono imitati marchi illustri. Nel 2005

vennero vendute 11,000 vetture, nel 2006 divennero 60,000. Nel 2010 si raggiunsero 519,800 auto

vendute.10

Ma se il successo della BYD si fermasse qui si parlerebbe solo di un eclatante caso di plagio ben

riuscito e prolungato nel tempo. Ma così non è stato. Raggiunto il break even i manager di BYD

reinvestirono tutti i capitali in R&S e nella ricerca di giovani talenti. In brevissimo tempo l’azienda sviluppò

il suo core business nella produzione di batterie al litio sia per auto elettriche che per quelle ibride. Quella

che meno di dieci anni fa nasceva come azienda shanzhai, con il solo scopo di imitare e rivendere alla metà

del prezzo dell’imitato, oggi è quotata sulla borsa di New York e Warren Buffett (investitore americano) ha

da poco investito 230 milioni di dollari su di essa11

.

La BYD è quindi un perfetto modello di crescita aziendale di successo shanzhai in quanto ha

sviluppato tutte le fasi del modello proposto dal Dr. Edward Tse, Kevin Mia e YuYuang nel paper “shanzhai

A ChinesePhenomenon”, da noi tradotto e rischematizzato [fig.1]. Possiamo vedere come vi sia stato un

break through iniziale di pura copia volto a un forte guadagno (assicurato da un prezzo di offerta dimezzato

rispetto la concorrenza.) La forte e rapida ascesa ha portato a reinvestire immediatamente in quello che

diventerà poi il core business. Da questo momento si ferma l’imitazione e comincia l’innovazione, che

spiazza la concorrenza occidentale legata a modelli di business standardizzati. La BYD a questo punto

investe tantissimo anche in immagine per cercare di slegarsi da quella originale, legata inevitabilmente

all’azienda copiata (associazione con Toyota Corolla). Il futuro nel caso della BYD è già scritto: grandi

investitori americani che riversano nuovi capitali nelle aziende shanzhai.

9 “Company Profile: BYD Company”, ultimamodifica 25/3/2010,

http://www.sustainablebusiness.com/index.cfm/go/news.feature/id/1780 10

Bertel Schmitt, China Car Market 101: Who Makes All Those 18 Million Cars?,The truth about cars, 19 gennaio

2011, accessed 19 marzo 2011, http://www.thetruthaboutcars.com/2011/01/china-car-market-101-who-makes-all-those-

18-million-cars/ 11

Marc Gunther, “Warren Buffett takes charge”, Fortune, 13 aprile 2009, accessed 2 aprile

2011http://money.cnn.com/2009/04/13/technology/gunther_electric.fortune/

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Fig 1. Tratto da: Edward, Kevin Mia, YuYuang, “Shan zhai A ChinesePhenomenon”, Buzz & Company

ConsultingFirm(2009), accessed 23 marzo 2011, http://www.booz.com/media/uploads/Shan_zhai_A

Chinese_Phenomenon.pdf

CAPITOLO TRE

Shan zhai è un fenomeno confinato all’imitazione e alla contraffazione oppure ha delle

componenti innovative?

Nell’immaginario cinese, a differenza che nel pensiero occidentale, il concetto di copia è associato al

concetto di miglioramento dell’esistente e non al furto della proprietà intellettuale.12

Quest’ultima non esiste

nella concezione cinese. Copiare è inteso come “catturare le idee del mondo” ed è proprio questo il nuovo

paradigma che cambia i processi d’ innovazione. L’innovazione è la nuova priorità. In questi ultimi anni si

assiste ad un rinnovato interesse per l’innovazione che non riguarda solo i prodotti/servizi ma l’impostazione

complessiva del fare impresa ossia i modelli di business; si avviano cambiamenti dell’organizzazione

dell’innovazione verso una vera e propria rifondazione di una cultura idonea al reinventare il come

inventare.13

Secondo il ricercatore Filippo Martino

“il mercato globale e iper competitivo ha messo in discussione i modelli che per oltre 20 anni hanno garantito

crescite stabili e di successo, mettendo a rischio dunque lo sviluppo, se non la sopravvivenza, sul lungo

12

Francesco Bollorini, Tre CD player dal popolo del dragone, 2006, accessed 29 marzo 2011,

http://www.videohifi.com/20_3cdp.htm. 13

Filippo Martino, “L’Innovazione aperta: soluzioni organizzative”, Sviluppo & Organizzazione 115 (2007), 1 ,

accessed 29 marzo 2011, http://www.videohifi.com/20_3cdp.htm

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termine […]La forza cruciale delle imprese si sviluppa a tutto campo rispetto alla loro capacità di proporre

nuovi prodotti e servizi che creino valore per il cliente”.14

Su questo si fonda il credo cinese: “Orgogliosi se inventato da qualche parte ma sfruttato

intelligentemente da noi”.15

La tutela della proprietà intellettuale rimane uno dei motivi di frizione fra Cina e paesi occidentali e

rappresenta da sempre una cartina tornasole per analizzare il processo di modernizzazione in atto in Cina.

Agli inizi degli anni Ottanta, In Cina, gli IntellectualProppertyRights non esistevano; non veniva riconosciuta

alcuna funzione al diritto positivo (avendo rifiutato durante gli anni della Rivoluzione Culturale il principio

di legalità), e non veniva tutelata in alcun modo la proprietà privata. A partire dagli anni Ottanta, con

l’obiettivo di attrarre know-how dall’estero e modernizzare il paese sul fronte della scienza e della

tecnologia, la tutela della proprietà intellettuale ha trovato una sua prima disciplina normativa. Nell’ultimo

decennio la questione si è spostata sul fronte dell’enforcement perché questi diritti non rimanessero confinati

nella cosiddetta law in the book.16

Ma la questione della proprietà intellettuale ha anche altri risvolti sul piano interno: essa rappresenta

un elemento per valutare quanto la Cina stia effettivamente passando dalla fase del Rule By Law (a norma di

legge) a quella del Rule Of Law (supremazia della legge), ovvero se i “trapianti giuridici” (di provenienza

occidentale, con i quali si è proceduto a costruire l’attuale sistema giuridico cinese) debbano considerarsi

solo un abbellimento di un’ossatura confuciano-socialista dello Stato o se possano invece riuscire a scalfirne

i paradigmi più profondi, facilitando così un maggiore dialogo nel mondo globalizzato. Nonostante i tentativi

di imporre delle regole, in Cina rimane sempre aperto il dibattito tra “cultura dell’originalità vs cultura

shanzhai”. Shan zhaiè ridicolizzare le autorità, imitare le correnti in voga, e prendere in giro e deridere tutto

quanto viene imposto ma soprattutto si tratta di una presa di coscienza generale da parte della gente comune

che, stanca delle decisioni imposte, decide di rispondere personalmente creando e producendo cose

nuove(do ityourself) . Comincia così a formarsi una cultura, alternativa forte, che oscilla tra ribellione e pure

forme di divertimento che nascono spontaneamente dal popolo. Han Haoyue, criticodei media a

Pechinosottolinea come

“Shan zhai culture is from the grass roots and for the grass roots and It gives people another choice and the

possibility of resisting dominant cultural values.”17

14

Ibidem, 2. 15

Roberto Bellini e Chiara Francalanci, “ICT e Innovazioni d’impresa, casi di successo”, Mondo Digitale 3(2007),

accessed 24 marzo 2011, http://www.mondodigitale.net/Rivista/07_numero_3/Rub.%20Bellini%20p.%2078-83.pdf

16

Federico R. Antonelli, “Cina. Diritto della proprietà intellettuale e rule of law”, L’Interprete, 22 febbraio 2011,

accessed 30 marzo 2011, http://www.interpreteinternazionale.it/cina-diritto-della-proprieta-intellettuale-e-rule-of-law-

596. 17

Sky Canaves and Juliet Ye, “Shanzhai”, Culture Making, 22 gennaio 2009, accessed 30 marzo 2011,

http://www.culture-making.com/post/shanzai

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Il problema si pone poiché Shan zhai viene considerato uno spazio ambiguo. Infatti permette di

esprimersi creativamente resistendo ai valori culturali dominanti. È considerato una ridicolizzazione di

governo e autorità, ma anche, più in generale, volontà a fare da soli, senza sottostare a nessuna imposizione,

commerciale o sociale, imposta dall’alto. Ma il vero problema è che il fenomeno Shan zhai è considerato

sinonimo di falso, tarocco, copia pirata soprattutto dal mondo occidentale, dove i diritti di proprietà

intellettuale hanno un peso rilevante. Infatti nella visione di legalità occidentale qualsiasi copia o plagio può

essere considerata sia un danno per la capacità creativa della cultura che, a livello commerciale, un fattore

che potrebbe agevolare la concorrenza sleale (poichè trattasi di un fenomeno fuori legge.)

A tal proposito è importante sottolineare le dichiarazioni di Ni Ping, conduttrice televisiva ma anche

membro del CCPCC, la quale ha richiesto dei provvedimenti giuridici per regolamentare il fenomeno Shan

zhai. Ha presentato una mozione con la seguente motivazione:

“all’inizio il fenomeno era collegato alle copie di cellulari o di altra tecnologiama da questo aspetto

commerciale, il fenomeno piano piano è entrato nella sfera culturale. Su qualsiasi nuovo prodotto artistico

buono, si specula come forma di Shan zhai. Su questa strada, se il fenomeno si sviluppa in questo senso,

qualsiasi copia o plagio potrebbe naturalmente essere un danno per la capacità creativa della nostra cultura”.18

Prosegue Ni Ping:

“Se non facciamo qualcosa per eliminare Shan zhai, vedremo presto un paese con un

mare di libri simili, programmi TV, film, con una conseguente diminuzione della creatività. Per le menti dei

giovani in particolare può risultare un veleno che, non distinguendo obbiettivamente ciò che è giusto da ciò che

è sbagliato , il pericolo è che agendo in nome della cultura shanzhai, si ritrovino a evadere i confini della

legalità.”19

Non tutti però si sono dimostrati contrari allo Shan zhai.

Il giovane scrittore Han Han ad esempio si è sostanzialmente dichiarato a favore purché si adotti il

giusto distinguo con un'azione di pirateria20

. L'impressione è che la maggior parte degli utenti sia capace di

scindere tra il fenomeno commerciale, più vicino alla pirateria dal fenomeno culturale. Anche se ai più può

sembrare qualcosa difficile da condividere, di fatto Shan zhai è per molti cittadini cinesi una rivisitazione che

premia la creatività, l'imitazione di alta qualità, la forza innovatrice e la produzione.

Esiste quindi una cultura dell’innovazione?

L’innovazione e la creatività rivestono sempre più un ruolo centrale, in cui la creatività viene intesa come

prima fonte della dinamica dell’innovazione. La creatività è una dote individuale, l’innovazione è un

fenomeno collettivo.21

Schumpeter definisce l’innovazione come

18

Tania Di Muzio, Simone Pieranni, “Se non capite cosa sia. E’ Shanzhai”, China Files, 3 luglio 2009, accessed 24

marzo 2011, http://china-files.com/it/link/1303/se-non-capite-cosa-sia-e-shanzhai 19

Xie Jingwei, “Anti-shanzhai law proposal sparks row”, China Daily, 5 marzo 2009, accessed 28marzo 2011,

http://www.chinadaily.com.cn/china/2009-03/05/content_7541992.htm 20

“Shanzhai che passione”, last modified 11 Marzo 2009. http://www.cineresie.info/shanzhai-che-passione/ 21

Giovanni Lucarelli, Il Gruppo al lavoro, (Milano:Franco Angeli), 2005, 37.

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“uno spontaneo ed improvviso mutamento dei canali di flusso, una perturbazione dell’equilibrio che altera e

sposta lo stato di equilibrio precedentemente esistente”.22

L’innovazione viene intesa come introduzione di nuove combinazioni economiche all’interno del

sistema. Shumpeter identifica inoltre una difficoltà in coloro che hanno intenzione di innovare, ovvero la

resistenza da parte dell’ambiente. Per essere innovativi si deve essere anche motivati a farlo e per questo, è

necessario un clima ideale, dove l’innovazione viene apprezzata, l’entusiasmo è espresso e il sostegno è

esteso verso l’assunzione del rischio e l’esplorazione di idee nuove.

L’innovazione non proviene tanto da un colpo di genio o dalla fortuna, ma dalla determinazione nel

costruire e portare avanti un’idea creativa.

CONCLUSIONI

Il mercato interno cinese sia per la sua vastità che per precise peculiarità culturali è attratto dai brand

occidentali ma questi non sono in grado di soddisfare a pieno il consumo identitario cinese.

Così come affermato da alcuni teorici della globalizzazione come Robertson, i trend della globalizzazione

sono in competizione con la dimensione locale che riguarda l’identità e la cultura di un popolo.23

Sulla stessa

linea logica Appadurai fa notare che quando un sistema culturale globale emerge è intriso di resistenze e

contro strategie. In particolare in termini di resistenze e contromisure nel contesto della globalizzazione, la

Cina ha agito su due livelli. Da una parte ha fatto appello alla cultura nazionalista del popolo cinese e

dall’altro sia i media che il governo, in particolare nell’ultimo decennio, inducono a pensare i prodotti del

mercato interno come maggiormente adatti a soddisfare i bisogni di consumo.24

Dunque shanzhai si inserisce perfettamente in un quadro allargato di estetica dei consumi cinese, che

richiama maggiormente ai valori della collettività. Shan zhai è una risposta al forte appeal che i prodotti

elettronici hanno per i cinesi: in sostanza è sì globale me è anche cinese. L’esigenza di rispondere ad un

mercato vasto che chiede un prodotto che assomigli e si rifaccia ai brand occidentali ma che abbia un prezzo

ragionevole, un software cinese e una serie di funzionalità ulteriori frutto della creatività e delle esigenze

prettamente cinesi e non occidentali viene soddisfatta dal fenomeno shanzhai.

Il suo successo è dovuto alle condizioni favorevoli che si verificano contemporaneamente in Cina in

termini di politica economica, mancanza di leggi sul copyright, domanda interna e diverso concetto di

“copia” rispetto all’occidente. I tre risvolti più interessanti di shanzhai sono: la sua estensione a fenomeno

culturale, il suo successo come modello di business per multinazionali cinesi e la caratteristica di

contrapporsi al brand occidentale di spicco imitandolo e contemporaneamente canzonandolo.

22

Joseph A. Schumpeter, Teoria dello sviluppo e capitalismo, (Milano:Bruno Mondadori Editori), 2000, 89. 23

Beverley Hooper,” Globalization and Resistance in post-Mao China: the case of foreign consumer products”, Asian

Studies Review 24:(2000): 440. 24

Ibidem, 440.

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GLI AUTORI

ARIANNA AGRESTI

Laureata in Scienze Linguistiche per le Relazioni Internazionali presso l’Università

Cattolica di Milano, è ora laureanda in Comunicazione Pubblica e d’Impresa

curriculum“Marketing e Comunicazione d’impresa” presso la facoltà di Scienze

Politiche dell’Università degli Studi di Milano con una tesi dal titolo: “La

Rivoluzione dei Consumi in Cina. Tendenze di consumo e cambiamenti sociali”. Da

Settembre frequenterà un MSc in “Business and Management for China” presso la

Business School dell’Università di Manchester, UK.

GIULIA FRANCESCA BRASCA

Laureata in Scienze Internazionali e Istituzioni Europee presso la facoltà di Scienze

Politiche dell’Università degli Studi di Milano con una tesi dal titolo “Il Fondo

Monetario Internazionale negli anni sessanta: dai tentativi di riaggiustamento ai

cambiamenti delle parità valutarie in Francia”, è ora iscritta al corso di laurea

magistrale in Comunicazione Pubblica e d’Impresa, curriculum “Marketing e

Comunicazione d’Impresa” nel medesimo ateneo.

MASSIMILIANO GRIGOLINI

Laureato in Scienze della Comunicazione presso la facoltà di Lettere e Filosofia

dell’Università degli Studi di Padova con una tesi dal titolo “Sistema di radio

diffusione DAB: sviluppo, sperimentazione e lancio del futuro della radio”, è ora

iscritto al corso di laurea magistrale in Comunicazione Pubblica e d’Impresa,

curriculum “Marketing e Comunicazione d’Impresa” presso la facoltà di Scienze

Politiche dell’Università degli Studi di Milano

CARLOTTA PONTREMOLI

Laureata in Scienze della Comunicazione presso la facoltà di Lettere e Filosofia

dell’Università di Bologna “Alma Mater Studiorum” con una tesi dal titolo “User

Generated Advertising: la nuova sfida della comunicazione pubblicitaria”, è ora

iscritta al corso di laurea magistrale in Comunicazione Pubblica e d’Impresa,

curriculum “Marketing e Comunicazione d’Impresa” presso la facoltà di Scienze

Politiche dell’Università degli Studi di Milano.

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YVONNE YUAN

Laureata in Economia e Commercio Internazionale presso la East China University of

Science and Technology con una tesi dal titolo “Influenza della Rivoluzione di

Renminbi sull’azienda tessile d’esportazione del Nostro Paese e analisi di

contromisura”, è ora iscritta al corso di laurea magistrale in Comunicazione Pubblica e

d’Impresa, curriculum “Marketing e Comunicazione d’Impresa” presso la facoltà di

Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Milano.