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Ognuno vale uno Quando l’8 settembre 2007, in piazza Maggiore a Bologna, durante il primo «V-Day», risuonò il grido «I partiti sono morti!» nessuno gli diede troppa importanza, in particolare i diretti interessati. Pensarono all’ennesima provocazione. Invece Beppe diceva sul serio. Enunciava una delle leggi della Rete: «Ognuno vale uno». La Rete può essere spiegata con queste tre parole, che stanno alla base della democrazia diretta 1 e della nascita di movimenti orizzontali, transna- zionali, universali che, per la prima volta nella storia, han- no la possibilità di condizionare e determinare le scelte che riguardano la loro vita, dal quotidiano al planetario, dal quartiere della propria città all’Onu. La Rete è spesso paragonata a un nuovo media con nuo- ve regole, con cui giornali e televisioni potranno convivere. In realtà si tratta di altro. Oltre a essere un supermedia che assorbe, e quindi elimina, tutti gli altri, Internet cambia in modo radicale ogni processo: politico, sociale, informati- vo, economico, organizzativo. In un tempo relativamente breve – un decennio, forse due – nulla sarà più come pri- ma. Scompariranno i media tradizionali, svanirà gran parte delle strutture gerarchiche che regolano i vari aspetti della società e dell’economia. Tra queste, anche i partiti, che sa- ranno sostituiti dai movimenti. © 2011 Chiarelettere editore srl

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"È in corso una guerra tra due mondi, tra due diverse concezioni della realtà. È nascosta dai media, temuta dai politici, contrastata dalle organizzazioni internazionali, avversata dalle multinazionali. Questa guerra totale, che coinvolge ogni aspetto della nostra vita e mette in discussione strutture economiche e sociali date per scontate da secoli, è dovuta alla diffusione della Rete. "

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Ognuno vale uno

Quando l’8 settembre 2007, in piazza Maggiore a Bologna, durante il primo «V-Day», risuonò il grido «I partiti sono morti!» nessuno gli diede troppa importanza, in particolare i diretti interessati. Pensarono all’ennesima provocazione. Invece Beppe diceva sul serio. Enunciava una delle leggi della Rete: «Ognuno vale uno». La Rete può essere spiegata con queste tre parole, che stanno alla base della democrazia diretta1 e della nascita di movimenti orizzontali, transna-zionali, universali che, per la prima volta nella storia, han-no la possibilità di condizionare e determinare le scelte che riguardano la loro vita, dal quotidiano al planetario, dal quartiere della propria città all’Onu.

La Rete è spesso paragonata a un nuovo media con nuo-ve regole, con cui giornali e televisioni potranno convivere. In realtà si tratta di altro. Oltre a essere un supermedia che assorbe, e quindi elimina, tutti gli altri, Internet cambia in modo radicale ogni processo: politico, sociale, informati-vo, economico, organizzativo. In un tempo relativamente breve – un decennio, forse due – nulla sarà più come pri-ma. Scompariranno i media tradizionali, svanirà gran parte delle strutture gerarchiche che regolano i vari aspetti della società e dell’economia. Tra queste, anche i partiti, che sa-ranno sostituiti dai movimenti.

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Il battesimo del MoVimento 5 Stelle, il primo soggetto politico creato da un blog nel mondo, avvenne il 4 ottobre 2009, giorno di San Francesco, al teatro Smeraldo di Mila-no. La scelta della data non fu casuale. Il poverello di Assisi cambiò il mondo e salvò la Chiesa cattolica dalla disgrega-zione con la forza dell’esempio e la rinuncia a ogni bene terreno. La Rete è francescana, anticapitalista: nel Web le idee e la loro condivisione valgono più del denaro. I partiti vivono di soldi, di lobby, di strutture sul territorio: sedi, uffici stampa, dipendenti, giornali. In Rete tutto questo è un disvalore, non serve.

Il MoVimento 5 Stelle non solo non ha soldi, ma non li vuole, infatti ha rifiutato il rimborso di 1.700.000 euro per le elezioni regionali del 2010. Il denaro divide, corrom-pe. Senza i finanziamenti pubblici, spacciati per rimborsi, pari a un miliardo di euro, i partiti italiani scomparireb-bero in un mese. Coloro che, con intento dispregiativo, sono spesso chiamati «grillini» non indossano un saio rica-vato da un sacco di iuta, ma partecipano alla vita pubblica per spirito di servizio. Sono incensurati. Il loro mandato è temporaneo: due cariche elettive e poi ritornano alle loro occupazioni. L’esatto contrario del Parlamento italiano, un poltronificio a vita pieno di pregiudicati.

La credibilità in Rete ha un valore esplosivo. Deriva dall’esempio, dal far seguire alle parole i fatti, dal comporta-mento, dalla coerenza. La memoria della Rete è eterna. Un filmato o un testo esistono per sempre, in qualche cache,2 in un archivio, in un sito. Sono clonati, duplicati. Non puoi mentire. Se dici una falsità sei scoperto in un secondo, il tem-po di un click. I politici, abituati a smentirsi da soli il giorno dopo, non se ne rendono neppure conto.

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Cittadini informati

I movimenti in Rete nascono spesso per ottenere un obiet-tivo. Informano, coinvolgono, fanno proseliti. Il successo dei referendum per l’acqua pubblica e contro il nucleare del giugno 2011 ne è un valido esempio. I media tradizio-nali non hanno potuto nulla contro la viralità della Rete. Solo pochi anni fa sarebbe stata impensabile la nascita spontanea di organizzazioni di cittadini in grado di sfidare apertamente il Potere con la sola arma dell’informazione, della diffusione di dati, numeri, proiezioni, statistiche. Con il passaparola.

È avvenuto per i No Dal Molin, che si battono contro la più grande base americana d’Europa dalla quale partono i cacciabombardieri, per il movimento No Ponte, impegna-to a contrastare la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, per il No Gronda, che si oppone a una colossale opera di cemento che devasterà l’entroterra genovese. I cit-tadini informati non si possono più prendere per i fondelli. Un esempio sono i valsusini e la questione della Tav in Val di Susa: un tunnel inutile, del costo di 22 miliardi, che dovrebbe essere terminato fra vent’anni, ma che, anche gra-zie a Internet, non si farà mai. È un’opera insensata, come hanno affermato diversi esperti, economisti e professori universitari, tra i quali Marco Ponti del Politecnico di Mi-lano, la cui voce è stata riportata in questi anni soltanto da beppegrillo.it e da «il Fatto Quotidiano». La Tav si doveva fare, e ogni dissenso andava oscurato o manipolato.

Il 3 luglio 2011 in Val di Susa si svolse una manifesta-zione No Tav a cui parteciparono settantamila persone. Le parole di Beppe in quell’occasione vennero travisate dai media, che lo accusarono di fomentare la violenza. Mentre i filmati su YouTube dimostravano l’esatto contrario, e cioè

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che Beppe aveva cercato di calmare gli animi e chiamato «eroi» i valsusini che sfilavano pacificamente, da giornali e televisioni lui fu dipinto come ispiratore dei black bloc, un nuovo Toni Negri, un moderno Renato Curcio. Sull’onda dell’indignazione, vennero presentate mozioni al consiglio regionale dell’Emilia-Romagna e nei consigli comunali di Verona e di Fiesole per proibire i suoi spettacoli.3 Gli stessi media che dipingevano Beppe come un pazzo facinoroso evitarono accuratamente di diffondere i filmati nei quali si vedeva la forza pubblica che da un cavalcavia lanciava pietre e fumogeni contro i manifestanti4 o le immagini di Fabiano Bernardino, un ragazzo ricoverato in ospedale che ha dichiarato di essere stato sfigurato dal pestaggio da parte della polizia.5

La Rete non vuole intermediari

La Rete erode e distrugge ogni intermediazione senza va-lore aggiunto. L’informazione tradizionale «intermedia» i fatti, li filtra, decide i palinsesti, attribuisce i pesi alle noti-zie. Media e Potere sono da sempre legati tra loro. In ogni colpo di Stato che si rispetti, i mezzi di informazione sono posti subito sotto controllo.

Una guerra dei media è in corso da tempo. Il cittadino che si informa su Internet non segue più la televisione, né legge i giornali. Vive in una dimensione parallela. Lui è informato, gli altri sono disinformati dal Potere. Una divi-sione netta, un information divide. Una guerra che i vecchi media e i poteri che li sostengono sono destinati a perdere. Lo spostamento dell’informazione sulla Rete è irreversibile: una goccia che scava la pietra, un travaso costante, come quello dei granelli di sabbia in una clessidra.

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Il concetto di «leader» per la Rete è una bestemmia. Esi-stono solo portavoce delle istanze dei cittadini, eletti per operare nei consigli con il sostegno di un network che li aiuta ad avanzare proposte, preparare documenti, verificare gli atti comunali. L’eletto è un collettore di migliaia di per-sone. Quando entra nell’aula comunale o in Parlamento è sia un terminale sia un esecutore del corpo elettorale.

La Rete è partecipazione

Se ognuno vale uno, i leader politici non hanno senso, sono una contraddizione in termini. Gli uomini della Provvi-denza appartengono a una visione infantile della politica. Chi si definisce leader dovrebbe essere sottoposto al tratta-mento sanitario obbligatorio.

Da anni i media e i politici si chiedono chi c’è dietro il MoVimento 5 Stelle. La risposta è semplice: ci sono le persone che ne condividono le idee e le battaglie e, ovvia-mente, la Rete.

La «non rassegnata stampa», però, non capisce o non vuol capire, e non si arrende di fronte a una risposta così ovvia, banale. Da anni ripete una storia inverosimile, che dietro il MoVimento ci sono dei poteri forti che agiscono attraverso una società di consulenza di strategie di Rete di Milano, la Casaleggio Associati, che cura il blog di Bep-pe, ha organizzato i V-Day e contribuito alla creazione del MoVimento.6 Un’azienda che sarebbe legata a potenti organizzazioni mondiali: la massoneria internazionale, il gruppo Bilderberg, l’American Chamber of Commerce in Italy, l’Aspen Institute, la Goldman Sachs. Una superbufala ripresa per anni da molti giornali e persino da «MicroMe-ga»,7 che le ha dedicato pagine su pagine.

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La realtà è un’altra. Il blog beppegrillo.it non prende fi-nanziamenti pubblici, non ha alcun tipo di agevolazione, di-spone di una redazione di poche persone. Eppure, da anni, è fra le prime testate italiane online per numero di accessi, l’unico a essere stato citato da «Time», «The New Yorker», «The New York Times», Al Jazeera. Si è classificato tra i pri-mi dieci blog del mondo8 ed è il solo in Italia a essere entrato nelle nomination dei Webby Awards, l’Oscar mondiale del Web.9 La sua esistenza dimostra che si può fare informazio-ne senza condizionamenti, veline, consigli di amministra-zione, azionisti, soldi dello Stato. Una minaccia vivente per i giornalisti assistiti e schierati che tra qualche anno, o tra qualche mese, dovranno cercarsi un altro lavoro.

Quando Gengis Khan agli albori del XIII secolo iniziò la sua guerra di conquista, le cronache occidentali lo scam-biarono per il leggendario Prete Gianni: un condottiero cristiano del lontano Oriente, mai esistito nella realtà, che doveva liberare la Chiesa dalla minaccia dell’Islam. Gen-gis Khan, in effetti, ridusse in macerie i califfati islamici, ma non si fermò. Occupò la Russia e la Georgia, e i suoi successori continuarono travolgendo l’Ungheria, la Polo-nia, la Serbia e si affacciarono fino all’Adriatico. I mongo-li, che adottarono in anticipo di ottocento anni alcuni dei principi della Rete (ad esempio istituirono un minuzioso sistema di informazione giornaliero avvalendosi dei cosid-detti «cavalieri-dardo», sfruttando la loro abilità nel caval-care ininterrottamente), non fecero distinzioni e neppure prigionieri. Come farà Internet. Non ci sarà nessun Prete Gianni a salvare l’Ancien régime.

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La Rete è il futuro della politica

Il nuovo mondo sarà postideologico. I partiti si cullano nell’idea che tutto cambierà perché nulla cambi, che la se-colare struttura piramidale del potere rimarrà intatta. Ma le masse informate non hanno più né il bisogno né la volontà di delegare ad alcuno il loro destino. I referendum via Rete senza quorum e propositivi diventeranno la normalità. Le Costituzioni dei vari paesi potranno essere ridiscusse online ogni volta che sarà ritenuto necessario, come è avvenuto in Islanda nel 2011.10 I programmi politici saranno scritti dai cittadini e ogni nuovo punto dovrà essere approvato prima della sua attuazione. Ogni spesa non coperta sarà soggetta alla volontà della popolazione. Il debito pubblico deciso da pochi, che oggi minaccia la stabilità dell’econo-mia mondiale, dalla Grecia agli Stati Uniti all’Italia, non sarà più possibile. Chiedete a un italiano se preferisce avere un ospedale efficiente o bombardare la Libia, se vuole dei trasporti pubblici moderni o la guerra ai talebani, se deside-ra eliminare le province o ridurre gli insegnanti di sostegno ai bambini disabili. La sua risposta sarà sempre diversa da quella dei politici.

E allora, in nome di chi operano i politici se non di loro stessi? In futuro le persone decideranno del loro destino. Ognuno conta uno e le leggi della Rete sono uguali per tutti.

1 Nella democrazia diretta i cittadini non solo eleggono i propri rap-presentanti, ma possono anche proporre e votare leggi attraverso diverse forme di partecipazione, quali la petizione popolare o il re-ferendum. Oggi le nuove tecnologie della Rete consentono forme sempre più efficienti di partecipazione collettiva alla vita pubblica. «La democrazia diretta non tollera l’intermediazione dei partiti, non

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delega il proprio futuro a dei leader televisivi di cartapesta. A cial-troni che si autoeleggono rappresentanti per lucro o per visibilità. Nel nuovo mondo ognuno conta uno.» Dal post I nuovi cannibali, 2 giugno 2011, consultabile all’indirizzo http://www.beppegrillo.it/2011/06/i_nuovi_cannibali/index.html

2 La cache, o più propriamente la memoria cache (dal termine france-se caché, che significa «nascosto»), è una memoria temporanea, non visibile al software (appunto, «nascosta») che memorizza un insieme di dati che possano successivamente essere velocemente recuperati su richiesta. (Fonte: Wikipedia)

3 Cfr. il post Il farneticatore, 6 luglio 2011, consultabile all’indiriz-zo http://www.beppegrillo.it/2011/07/il_farneticator/index.html e l’articolo Beppe Grillo al Teatro romano di Fiesole. Ma il Pdl non lo vuole, 6 luglio 2011, consultabile su http://www.ilsitodifirenze.it/content/349-beppe-grillo-al-teatro-romano-di-fiesole-ma-il-pdl-non-lo-vuole

4 Un video inequivocabile è visualizzabile all’indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=Ku_RcFJlaPc&feature=player_embedded

5 La testimonianza video può essere visualizzata all’indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=ZDy8M8hS3Cg&feature=related

6 La società Casaleggio Associati (www.casaleggio.it) è nata il 22 gen-naio 2004 a Milano per volontà di cinque persone interessate alla Rete e alla sua evoluzione. L’obiettivo della società è di sviluppare in Italia una cultura della Rete attraverso studi originali, consulenza strategica, articoli, libri, newsletter, seminari sulla Rete.

7 La rivista di filosofia e politica parlò dei supposti retroscena nell’articolo di Pietro Orsatti Grillo e il suo spin doctor: la Casaleggio Associati, «MicroMega», maggio 2010, consultabile all’indirizzo http://temi.repubblica.it/micromega-online/grillo-e-il-suo-spin-doctor-la-casa leggio-associati

8 Beppegrillo.it è stato più volte tra i primi dieci blog della classifica stilata da Technorati.com, che prende in esame oltre cento milioni di blog in tutto il mondo. La Top 100, che viene aggiornata quo-tidianamente, è consultabile all’indirizzo http://technorati.com/blogs/top100

9 I Webby Awards (www.webbyawards.com) sono assegnati annual-mente, dal 1996, dall’International Academy of Digital Arts and Sciences. Nel 2010 beppegrillo.it ha ottenuto l’«Official Honoree

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for the Activ ism category» nel «14th Annual Webby Awards», come annunciato nel post Beppe Grillo in tasca, 21 aprile 2010, consul-tabile all’indirizzo http://www.beppegrillo.it/2010/04/laccesso_a_inte/index.html

10 L’Islanda si appresta a riscrivere la propria Costituzione in crowd­sourcing (ossia con la collaborazione dei cittadini, vedi capitolo Le idee contano più del denaro): a redigerla sono i venticinque membri dell’as-semblea costituente, ma i trecentoventimila abitanti dell’isola possono partecipare attivamente fornendo suggerimenti attraverso Facebook, Twitter e YouTube.

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