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4. IL VOCABOLARIO DELLE RELAZIONI INTERSTATALI

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4. IL VOCABOLARIO DELLE RELAZIONI INTERSTATALI

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SUL CONCETTO DI OIKEIOTESNELLE RELAZIONI INTERSTATALI GRECHE

di Roberto Sammartano

Come ha sottolineato N. Loraux nello studio sulla metafora dell’oikeiospolemos, i Greci hanno sempre concepito l’unione tra cittadini, apparte-nenti ad un gruppo o ad una città o a più città, sul modello della rete pa-rentale1. È quanto si evince soprattutto dal linguaggio della diplomazia,che, com’è noto, spesso fa ricorso a termini tratti dal lessico della paren-tela allo scopo di evidenziare relazioni particolarmente strette tra due opiù entità statali.

Tra i diversi vocaboli adoperati nelle formule diplomatiche registratedalle epigrafi, oikeioi e syngheneis, con i loro rispettivi derivati, sono quelliche vantano il maggior numero di attestazioni. Ad un primo sguardo, lafunzione assegnata a questi termini non sembra suscitare particolari pro-blemi interpretativi, in quanto il concetto di syngheneia esprime l’appar-tenenza di due o più comunità ad una medesima etnia o ad una stirpe chefa capo ad un antenato comune (se sia un personaggio storico o un eroemitologico, qui poco importa), mentre la nozione di oikeiotes, rinviandoetimologicamente al significato generico di “affinità”, “familiarità”, at-testa buone relazioni tra gruppi diversi, anche se privi di legami di san-gue. Tuttavia, il problema si complica laddove in alcuni testi epigrafici itermini oikeioi/oikeiotes assumono un significato apparentemente identicoa quello di syngheneis/syngheneia, sostituendo questi ultimi per esprimererelazioni tra comunità della stessa etnia o legate da rapporti coloniali e

1 LORAUX 1987, spec. p. 26.

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dunque di filiazione diretta. D’altra parte, l’uso contestuale, all’internodi taluni decreti, degli aggettivi oikeioi e syngheneis mostra che questi ter-mini non possono essere considerati sempre come semplici sinonimi2.

Le interpretazioni finora avanzate dalla critica sul valore esatto da at-tribuire al concetto di oikeiotes non sono univoche, e negli ultimi anni èsorto anche un vivace dibattito intorno alla definizione del modello dirapporto interstatale che i Greci intendevano esprimere attraverso questanozione3. L’ampiezza del campo semantico del termine ha indotto a pen-sare a un suo significato alquanto duttile e polivalente, che nella maggiorparte dei casi tenderebbe a indicare un tipo di rapporto vago o generico,che si potrebbe rendere con il concetto di “intimità”, ma talvolta arrive-rebbe a coincidere anche con il concetto di syngheneia; quest’ultimo, in-vece, esprimerebbe sempre e comunque un grado di parentela più strettoe dunque, fuor di metafora, un legame politico più forte4. Altri studiosi,di contro, ritengono che i due termini non siano stati intesi mai come si-nonimi o intercambiabili, in quanto indicherebbero rapporti sostanzial-mente diversi: la syngheneia tra due comunità sarebbe frutto di una co-struzione tutta teorica, erudita, e basata su dati leggendari eventualmentesoggetti a manipolazioni, mentre la oikeiotes si collocherebbe sempre sulpiano delle relazioni quotidiane e dunque esprimerebbe un dato concretoe “obiettivo”5.

Una convincente soluzione è stata proposta di recente dal Musti, ilquale ha messo a fuoco le sfumature implicite nei due concetti, delimi-tandone con precisione i rispettivi campi semantici. Lo studioso sottoli-nea come la nozione di oikeiotes comprenda al suo interno una vasta gammadi relazioni che va dalla “parentela” intesa nel senso più ampio alla sem-plice consuetudine di rapporti e alla relazione di intima amicizia; d’altra

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2 Tra gli studi più recenti che affrontano l’analisi complessiva dei diversi aspettidell’uso della categoria della syngheneia, si segnalano qui CURTY 1994a, pp. 698-707;CURTY 1995; JONES 1999; LÜCKE 2000, ai quali si rimanda per la documentazione e labibliografia precedente. Manca invece, per quanto ci è dato sapere, un lavoro specificosulla oikeiotes.

3 Le analisi più ampie e approfondite sulla questione si trovano in: MUSTI 1963;CURTY 1995, pp. 215-241; WILL 1995; CURTY 1999; MUSTI 2001, con le osservazionia margine di MAZZA 2001, pp. 163-167. Vd. anche, per singoli aspetti e per la discus-sione critica, STROUD 1984, pp. 193-216; BOUSQUET 1988, pp. 12-53; CURTY 1994b,pp. 193-270; HALL 1997; GIOVANNINI 1997; CHANIOTIS 1998.

4 Vd. soprattutto CURTY 1994, spec. pp. 699-700; CURTY 1995; CURTY 1999. 5 È questa la posizione di WILL 1995, spec. pp. 310-311.

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parte, la syngheneia corrisponde univocamente al concetto più ristrettodella “parentela di sangue”, che può dipendere sia da legami documen-tati storicamente (quale, ad esempio, la colonizzazione) sia dall’apparte-nenza ad una medesima stirpe etnica o ad una genealogia leggendaria, epertanto è inquadrabile «come rapporto storico, reale o mitistorico» chesi deve ricostruire attraverso il recupero di memorie più o meno sepolte.Il rapporto tra le due nozioni viene così paragonato ad un gioco di “sca-tole cinesi”: sul piano concreto della espansione della rete di parentele, laconsanguineità sarebbe «la scatola più piccola, ossia il circuito più ri-stretto e interno delle relazioni interpersonali, incluso nel campo seman-tico più vago e diffuso della oikeiotes», mentre sul piano della efficacia delconcetto la syngheneia sarebbe «la scatola più grande, quindi la nozionepiù forte, che include la nozione meno forte e più vaga di oikeiotes». I duetermini, dunque, non sono né semplici sinonimi, né si contrappongonoescludendosi reciprocamente, ma vanno intesi secondo un criterio di “di-stinzione inclusiva”: «la syngheneia include sempre la oikeiotes, mentre laoikeiotes non arriva sempre al grado della syngheneia»6.

È nostra intenzione riprendere brevemente in esame la complessa que-stione, concentrando l’attenzione soprattutto sulle testimonianze lettera-rie che precedono i documenti epigrafici di età ellenistica, in quanto esseoffrono alcuni spunti preziosi per comprendere le ragioni sottese alla sceltadella metafora – o analogia – della oikeiotes per indicare alcuni precisi mo-delli di relazioni interstatali. Attraverso l’analisi complessiva delle oc-correnze dei termini derivati da oikeios7 si sono individuati infatti alcuniaspetti particolari della valenza assegnata dai Greci a questo concetto, chepossono offrire qualche contributo ulteriore alle riflessioni sviluppate dalMusti circa l’opportunità di tenere su due piani distinti i rapporti di syn-gheneia e di oikeiotes contemplati nelle iscrizioni.

Allo scopo di chiarire i criteri adottati nell’uso del concetto di oikeio-tes in contesti politico-diplomatici, è necessario precisare innanzi tuttoquale sia il valore assegnato a questa nozione nel campo dei rapporti per-sonali.

Nelle definizioni dei grammatici, il significato principale attribuito

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6 Su tutto ciò vd. MUSTI 2001, passim.7 I risultati completi di questa analisi confluiranno nella voce “oikeios” (e derivati),

che apparirà nel Lessico della concordia e della pace, coordinato dal Prof. Silvio Cataldi.

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al termine oikeioi è quello di parentela acquisita attraverso il matrimonio:Aristofane di Bisanzio, nel Perã suggenikÒn ‘nomßtwn, definisce glioákeàouj ... to‡j kat> ùpigamàan pareshgmûnouj †xwqen8; e, ana-logamente, per Tolemeo gli oákeéoi sono oÜ kat> ùpigamàan pro-søkontej9. Quest’ultima espressione viene ripresa in termini pressochéidentici da Esichio (oákeéoi … oÜ kat> ùpigamàan ¶lløloij pro-søkontej), il quale però aggiunge che gli oikeioi sono kaã kat™ t¬noákàan pßntej10. Per il lessicografo, dunque, il vocabolo non si limitaa designare le persone introdotte nell’oikos a causa di un matrimonio, macomprende tutte le persone rientranti nella struttura dell’oikos, intesa insenso lato.

Il significato estensivo della nozione di “affine, familiare” è presentesoprattutto nell’oratoria attica. Qui con il termine oikeioi vengono indi-cate persone legate non solo da pratiche matrimoniali11 o da intimità dirapporti extraconiugali12, ma anche da altri vincoli di varia natura. Fac-ciamo solo alcuni esempi. Nella Contro Eutino, Isocrate designa come oikeio-tes il rapporto che unisce Eutino al cugino Nicia13, e lo stesso vocabolo èadoperato più volte da Demostene per indicare legami di sangue esistentitra parenti di grado molto stretto14. È da segnalare soprattutto un passo

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8 Aristoph. Byz. apud Phot. p. 318 = fr. 263 SLATER.9 Ptol. De differentia verborum, s.v. oákeéoi.

10 Hesych. s.v. oákeéoi.11 Cfr. Isocr. Aegin. 8, 46. Lys. I 6, con un interessante riferimento al rafforzamento

del grado di oikeiotes tra i due coniugi dovuto alla nascita di un bambino: ciò denote-rebbe che il rapporto così definito può essere soggetto a diversi gradi di intensità, a se-conda delle circostanze. Vd. anche Dem. LIX 2, 62.

12 Cfr. Isocr. Hel. 18, 42 (sebbene si tratti, ovviamente, di un contesto mitologico).13 Isocr. In Euth. 9.14 Cfr. Dem. XVIII 288; XXVII 5, 65; XLIV 27. Una particolare attestazione sul

rapporto tra oikeiotes e syngheneia è data da Aristotele (Pol. II 3, 1262 a 11), in cui, con-trariamente all’uso costante da parte degli oratori attici, la categoria della syngheneia sem-bra racchiudere al suo interno sia il concetto di “consanguineità”, sia quello di “fami-liarità” (oikeiotes) o di “parentela” (kedeia): ” m°n g™r uÜÿn a¤to„ ” d° ¶delfÿn a¤to„prosagore›ei tÿn a‹t’n, ” d> ¶neyi’n, ƒ kat> ©llhn tin™ suggûneian [ƒ] prÿjaâmatoj ƒ kat> oákei’thta kaã khdeàan a¤to„ prÒton ƒ tÒn a¤to„, prÿj d°to›toij üteroj frßtora fulûthn.

Per poter meglio distinguere e scandire i tre concetti, D. Ross è intervenuto nel te-sto, espungendo la congiunzione ƒ tra il termine suggûneian e prÿj aâmatoj, ma talecorrezione non è nemmeno necessaria se si ritiene, con LORAUX 1987, p. 25 n. 87, chequi Aristotele utilizza «syngheneia come designazione generica della parentela … perché

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di quest’ultimo oratore, richiamato opportunamente all’attenzione da di-versi studiosi, ove si fa riferimento ad un nutrito gruppo di oikeioi chia-mati a testimoniare in un processo riguardante questioni ereditarie, cherisulta composto da parenti di vario titolo e grado, come cugini nati dafratelli, e dunque syngheneis a tutti gli effetti, nonché mariti di cugine, os-sia parenti acquisiti, e infine membri della phratria, del ghenos e del demos,nelle vesti di garanti della legittimità del matrimonio e della discendenzaereditaria, fondamentale ai fini della continuazione dell’oikos15.

Sono molto frequenti, inoltre, i casi in cui il termine viene impiegatoin senso lato, per esprimere relazioni di profonda amicizia e solidarietàinterpersonale, che possono riguardare sia consanguinei16 sia familiari insenso lato17. E a tal proposito, va notato che gli oratori attici adoperanoil termine oikeiotes con quest’ultima accezione anche in riferimento a va-rie forme di relazioni amichevoli intrecciate in campo politico-diploma-tico. Nell’Epistola II Isocrate esorta Filippo II a coltivare la oikeiotes neiconfronti di Atene (14), suggerendogli quanto sia di gran lunga preferi-bile guadagnarsi t™j oákei’thtaj kaá t™j e‹noàaj della città atticapiuttosto che conquistare le sue mura grazie alla potenza degli eserciti(21). Da parte sua, Demostene per indicare gli ambigui rapporti di ami-cizia di Euticrate e Lastene di Olinto nei confronti di Filippo II fa ricorsoall’espressione oákei’tat> a‹t¸ diakeésqai18, e altrove definisce come

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discute la parentela generalizzata della Repubblica, fittiziamente mantenuta consangui-nea».

15 Dem. LVII 67. Vd. CURTY 1995, p. 226; WILL 1995, p. 301; CURTY 1999, p.186; MUSTI 2001, pp. 50-51.

16 Vd., ad es., Xen. Cyr. VIII 7, 15, in cui si parla di oikeiotes tra fratelli.17 Cfr. And. De myst. 118; Isocr. Epist. VII 1; Lys. Fragm. 8, 1; 362, 11; 369, 19;

Is. I 33, 42, 47; IX 31; Dem. XVIII 35; XXIV 195. Secondo CURTY 1995, pp. 226 ss.,quest’ultimo genere di testimonianze dimostrerebbe che esistono due distinte tipologiedi relazioni all’interno della nozione di oikeiotes: da un lato, «le terme oikeiotes désigne,dans un sens technique, la parenté qui n’est pas de sang, c’est-à-dire la parenté par al-liance» (p. 226); dall’altro, il termine assumerebbe un valore generico di “intimità direlazione”, talvolta anche con accenti di forte affettività, che lo farebbe accostare alla no-zione di philia, sebbene l’oikeiotes mantenga un’accezione di intensità sentimentale mag-giore rispetto a quest’ultima: «la nuance affective implicitement contenue dans la no-tion d’intimité prend, dans quelques cas, une importance prépondérante et le mot oikeio-tes perd alors tout son sens lié à la parenté» (p. 229). Ma vd., contra, WILL 1995, pp. 301ss:, e MUSTI 2001, p. 50. Lo stesso Curty è poi tornato sull’argomento apportando al-cuni correttivi alle sue precedenti affermazioni: CURTY 1999, pp. 184 ss.

18 Dem. VIII 40.

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oikeioi gli alleati uniti ad Atene da comuni interessi19. Un particolare in-teresse suscita, inoltre, un noto passo del Panatenaico, ove Isocrate, contoni non esenti da ironia, designa come oikeiotes il vincolo di parentela esi-stente tra gli Spartani e i perieci, pur ritenendo questi ultimi consangui-nei dei Lacedemoni20.

Altri esempi ancora potrebbero essere addotti, ma quanto è stato finqui richiamato sembra sufficiente per sottolineare come la nozione dioikeiotes venga applicata a svariate tipologie di relazioni individuali (o an-che interfamiliari) che, oltre a comprendere anche la consanguineità, pre-scindono dagli aspetti qualitativi del rapporto o dal grado di intensità dellegame affettivo. Appare dunque sconsigliabile ogni tentativo di stabi-lire una scala gerarchica tra i vari modelli di parentela, in cui la oikeiotesrappresenti un rapporto meno saldo rispetto ai legami di consanguineità21.Non sono rari i casi in cui la oikeiotes rinvia ad un rapporto di forza e in-tensità pari, se non addirittura maggiore, rispetto alla syngheneia, espri-mendo talvolta il più alto livello di intimità e confidenza che può essereraggiunto da due o più individui22.

La differenza fondamentale fra i due concetti può essere colta conpiù facilità se si tiene in conto un aspetto finora poco considerato dell’ap-partenenza ad un medesimo oikos. La rete delle relazioni compresa all’in-terno di questa cellula fondamentale della società può essere allargataad libitum in senso “orizzontale”, soprattutto attraverso matrimoni, maè soggetta ad un limite in senso “verticale”, in quanto non prevede unacontinuità lineare all’infinito: la rete di parentele, di solito, non superail numero delle generazioni che costituiscono l’ossatura dell’oikos23. È

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19 Dem. XIII 6.20 Isocr. Panath. 182. Qui, tuttavia, Isocrate assegna a questo termine una valenza

retorica del tutto particolare, finalizzata alla condanna morale della storia più antica diSparta: com’è stato sottolineato da LORAUX 1987, pp. 27-28, n. 98, «l’oikeiotes spartiataè sia il rapporto che unisce i cittadini alla massa, sia l’espressione ironica di un rapportodi violenza», in quanto la nascita del gruppo dei perieci deriva, secondo Isocrate, da unadiscordia civile violentissima che ha condotto gli Spartiati ad uccidere i loro fratelli e iloro hetairoi.

21 Così ritiene CURTY 1999, p. 185, replicando alle obiezioni mosse da WILL 1995:«le terme oikeiotès, je le répète, possède une valeur moins forte que syngeneia». Ma vd. leprecisazioni di MUSTI 2001, p. 50.

22 Cfr., anche se in riferimento ai rapporti interstatali, HORNBLOWER 1996, p. 65.23 In questo senso si pronuncia ora PATTERSON 1998, spec. p. 100: «if oikos is pro-

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noto che nel diritto attico (a noi noto grazie soprattutto agli oratori diIV sec. a.C.) la definizione di oikos, nella sua accezione precipua di “nu-cleo familiare”, contempla l’insieme delle generazioni che vanno dal ca-pofamiglia all’erede (o agli eredi) destinato (destinati) a garantire la so-pravvivenza dell’oikos (o la formazione di altri oikoi collaterali)24. All’in-terno di uno stesso ghenos, o di uno stesso oikos, si possono formare altrioikoi indipendenti, generalmente a causa di matrimoni o per la divisionedell’eredità25, e questi restano sempre ben distinti tra loro sul pianogiuridico, essendo delimitati, da un lato, dal livello generazionale del“titolare” dell’oikos, e dall’altro, dalla formazione di ulteriori oikoi suc-cessivi. L’esempio più noto è offerto da alcuni passi dell’orazione XLIIIpseudodemostenica, ove viene presentato tutto l’asse portante dell’oikosdi uno dei protagonisti, Macartatos, partendo da quest’ultimo per ar-rivare a ritroso fino al “titolare” dell’oikos stesso, Stratios, figlio di Bu-selos:

(48):…Makßrtatoj. tànoj n patr’j; Qeop’mpou ... ” d°Qe’pompoj tànoj «n patr’j; Caridømou. ” d° Caràdhmoj tànoj;Stratàou. ” d° Stratàoj tànoj; Bousûlou. o¤tosà, Û ©ndrej dika-staà, ùstin ” Stratàou oêkoj, únÿj tÒn Bousûlou uÜûwn, kaã†kgonoi o‰toà eásin Stratàou, o·j ¤meéj ¶khk’ate:...

L’oikos cui appartiene Macartatos risulta composto da quattro genera-zioni, le tre dei discendenti in linea maschile più quella del kyrios Stra-tios, mentre il padre di quest’ultimo, Bouselos, viene chiamato in causaper mostrare la linea di demarcazione tra l’oikos in questione e quello pre-cedente. Questa precisazione serve a Demostene per spiegare l’originedell’oikos collaterale cui appartiene l’avversario di Makartatos, Eubulides,di cui viene fornita pure la descrizione a partire dalla generazione con-temporanea fino ad arrivare al “titolare” Hagnias, altro figlio di Bouselose dunque fratello di Stratios:

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perly understood as a practical and productive composite of persons and property, thena focus on linear continuity is misleading. The oikos and its relationships are continuallyrecreated, not transmitted». Amplissima è la bibliografia sull’istituto dell’oikos nel mondogreco. Tra gli studi più recenti si segnalano qui, oltre al suddetto (pp. 5-106); BODEI

GIGLIONI 1996, pp. 735-754; POMEROY 1997, pp. 20 ss.24 Cfr. BISCARDI 1982, pp. 96 ss.25 Cfr. COBETTO GHIGGIA 1999, pp. 2 ss.

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(49-50): …E‹boulàdhj. tànoj n patr’j; E‹boulàdou to„<Agnàou ¶neyio„. mhtrÿj d° tànoj; Fulomßchj, √ «n <Agnàv¶neyio„ paéj prÿj patr’j. ” E‹boulàdhj d° tànoj «n patr’j;Filßgrou to„ ¶neyio„ to„ <Agnàou. mhtrÿj d° tànoj; Fulomß-chj t≈j thqàdoj t≈j <Agnàou. ” d> <Agnàaj tànoj «n uÜ’j; Polûmw-noj. ” d° Polûmwn tànoj; <Agnàou. ” d> <Agnàaj tànoj; Bousûlou.o¤tosã üteroj oêk’j ùstin ” <Agnàou, únÿj tÒn Bousûlou uÜûwn...

In quest’ultimo caso, però, le generazioni risultano in tutto tre e la li-nea di discendenza è più articolata rispetto alla precedente perché è in-tervenuto un trasferimento di titolarità dell’oikos, attraverso un matri-monio, a Philomache, madre di Euboulides26.

Qualunque sia il valore da assegnare a questi passi, la struttura dell’oikosappare circoscritta nel tempo dal naturale ciclo vitale di una famiglia27,e di conseguenza anche i vari tipi di legami di parentela rientranti nellanozione di oikeiotes non dovrebbero oltrepassare di regola l’arco di gene-razioni (tre-quattro?) costituito dai componenti dell’oikos. Tali legami,dunque, sono considerati secondo una prospettiva sostanzialmente “oriz-zontale”, che non tiene conto dell’identità genetica dei membri dell’oikose delle relazioni di parentela di tipo “verticale” che ne sono alle spalle.

La conferma viene soprattutto dalla lettura delle orazioni di Iseo, lafonte forse più preziosa per l’esame dell’uso in senso tecnico-giuridico deitermini di parentela28. Il retore, infatti, adopera indifferentemente oikeiose oikeiotes per indicare tanto legami di parentela, anche tra consanguinei29,

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26 Per il commento a questi passi vd. MACDOWELL 1989, pp. 15-18: lo studiosotende comunque ad enfatizzare troppo l’aspetto retorico delle affermazioni di Demo-stene, negando l’esistenza di una codificazione del diritto dell’oikos nell’Atene di età clas-sica. Ma vd. le opportune obiezioni di FERRUCCI 1998, pp. 210 ss., cui si rimanda perl’interpretazione del ruolo ricoperto dai rapporti di parentela nell’ambito dell’oikos nellevertenze giudiziarie relative a questioni ereditarie.

27 Cfr. POMEROY 1997, p. 23.28 Nonostante le perplessità mostrate da AVEZZÙ 1991, p. 36, secondo cui «i con-

fini di oikeis non sono chiaramente definiti in Iseo». Ma vd. le precise osservazioni inmerito di LORAUX 1987, p. 16, secondo la quale in Iseo (preso ad esempio fra altri au-tori) il termine oikeios «denoterebbe la posizione poco specificabile dell’intimo che sa-rebbe meno parente del consanguineo, ma più vicino alla parentela di quanto non lo siail philos».

29 Is. VIII 21.

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quanto rapporti di “affinità”, o “intimità” e “amicizia”30, anche tra fra-telli31. Ma laddove vuole mettere in risalto la legittimità delle richiestedei parenti del defunto avverso le pretese avanzate dai beneficiari legalidel testamento, egli ricorre all’espressione t¬n ... to„ gûnoujoákei’thta, per mettere in evidenza come le strette relazioni con il decuius non siano limitate alla oikeiotes, ma dipendano anche dall’apparte-nenza alla medesima stirpe32; analogamente, nel medesimo contesto, Iseofa leva su entrambi i concetti (t¬n suggûneian kaã t¬n oákei’thtaΩmetûran) per illustrare ai giudici i vari livelli di “familiarità” dei pa-renti con il defunto, livelli distinti appunto secondo una dimensione “ver-ticale”, data la comune discendenza dagli stessi antenati, e una dimen-sione “orizzontale”, nel segno dell’appartenenza al medesimo oikos33.

Non mancano peraltro i casi in cui i rapporti di oikeiotes, essendo sog-getti a precise norme giuridiche, sono passibili di annullamento34, o diinterruzione per mancanza di eredi o per altri motivi analoghi35. È in que-sta direzione che va letto il noto passo della Contro Leocare di Demostene(XLIV 26), in cui sono contrapposte la oákei’thj kat™ n’mon e la¶nagkaiotßth suggûneia: il suo interesse risiede non solo, com’è statogià evidenziato, nella chiara distinzione fra la “parentela legale” e la “pa-rentela del sangue”36, bensì soprattutto nella sottolineatura che il padredel defunto, a causa del trasferimento di residenza da Atene ad Eleusi, hasubìto lo scioglimento della oákei’thj kat™ n’mon, perdendo così il

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30 Is. I 33; II 11, 22.31 Is. IX 31.32 Is. I 41. In questo senso potrebbe essere intesa anche la curiosa definizione data

dallo Pseudo-Platone (Def. 413b), secondo cui la oikeiotes equivarrebbe alla «comunanzadella stessa stirpe (ghenos)».

33 Sugli aspetti legati ai motivi di conflittualità che potevano sorgere nelle conteseper l’eredità tra syngheneis ed oikeioi vd. soprattutto FERRUCCI 1998, pp. 211 ss.

34 Significativo, in tal senso, Isocr. Aegin. 8: Ofitw d° sf’dr> ægßphsen t¬n to„patrÿj filàan, Ïst> ¶poqano›shj ùkeànhj ©paidoj aÂqij ægßget> ¶neyi™n to„patrÿj, o‹ boul’menoj dial›sasqai t¬n prÿj Ωm≠j oákei’thta. «Egli ebbe tantocara l’amicizia di mio padre che, mortagli la moglie senza figli, si risposò con una cu-gina di mio padre, non volendo sciogliere la parentela con noi».

35 È questo il motivo che sta alla base dell’istituto dell’adozione nel mondo greco,finalizzato alla continuazione dell’oikos fino alla formazione naturale di altri oikoi indi-pendenti: vd. da ultimo COBETTO GHIGGIA 1999, passim.

36 CURTY 1995, p. 226, cui si rimanda anche per l’analisi esauriente dei passi in cuisi trovano associati i termini relativi alla oikeiotes e alla syngheneia.

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diritto all’eredità, a tutto vantaggio dei cugini di primo grado che pos-sono far leva sugli obblighi morali della ¶nagkaiotßth suggûneia perrivendicare il proprio diritto successorio. Quasi per un paradosso, la oikeio-tes denota qui il rapporto di consanguineità più stretto possibile, quellotra padre e figlio, mentre la syngheneia designa le relazioni di sangue, menodirette, tra cugini; ma ciononostante, per quel che interessa ai fini del no-stro discorso, la oikeiotes può essere annullata per legge, laddove la syn-gheneia è sempre soggetta alla ¶nßgkh.

Se dal campo delle relazioni individuali passiamo a quello dei rapportiinterstatali, le cose certamente si complicano. L’uso in senso metaforico,o analogico, del termine oikeiotes non può ricalcare in maniera meccanicae rigorosa il significato letterario originario, in quanto un gruppo di po-leis non è, ovviamente, identificabile sic et simpliciter con un oikos. È al-trettanto vero, però, per dirla con il Will, che l’oikeiotes «se construit em-piriquement jusqu’à être constatée et érigée en une “valeur” idéologique,sinon à proprement parler politique. De ce point de vue, sa transpositiondes relations interpersonnelles aux relations inter-étatiques était parfai-tement justifiée»37.

L’analisi delle più antiche testimonianze letterarie può aiutare a ca-pire come le relazioni piuttosto intense tra due o più comunità abbianoacquisito un tale valore “ideologico”, che ha consentito l’adattamento se-mantico della nozione di “familiarità” o della “affinità” tra persone di unmedesimo oikos ad un concetto politico di così ampia portata.

Non è forse un caso che nella produzione letteraria precedente alla sto-riografia di V sec. a.C. non sia rimasta alcuna traccia dell’applicazione delconcetto di oikeiotes in contesti politici38. Le Storie di Erodoto offrono di-

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37 WILL 1995, p. 310.38 Nei poemi omerici, ad es., il termine oikeios ricopre sempre il significato di “servo”,

in quanto appartenente alla realtà dell’oikos, che per definizione comprende, com’è noto,sia le persone componenti il nucleo familiare sia l’insieme dei beni posseduti dalla fa-miglia stessa. È ancora nel senso dell’“appropriazione” che va inteso il verbo oikeioumaiadoperato da Erodoto in I 4, 15, per indicare che «i Persiani […] considerano come pro-pri (oákhio„ntai) l’Asia e i popoli barbari che l’abitano». Lo stesso verbo assume inveceun senso traslato, in III 2, 1, laddove Erodoto racconta che «gli Egiziani si appropriano(oákhio„ntai) di Cambise» affermando che il re persiano sia nato da una figlia del fa-raone Aprie: qui la nozione del “rendere proprio”, “impossessarsi” sconfina quasi nelcampo semantico della parentela, in quanto l’operazione propagandistica condotta da-

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versi esempi di operazioni diplomatiche finalizzate a giustificare connes-sioni tra genti di varia estrazione sulla base di complesse genealogie mi-tiche che ad un certo punto del loro percorso si intrecciano dando originead un’unica progenie39. Ma soltanto in una circostanza il rapporto tra duestirpi diverse viene indicato dallo storico con il termine oikeiotes. Si trattadel noto racconto attribuito da Erodoto ai Greci (esclusi i Lacedemoni), iquali negavano l’esistenza di qualsiasi legame di parentela tra gli Egizi ePerseo affermando che quest’ultimo sarebbe nato da Danae e da Zeus eavrebbe dato origine alla stirpe dei re dei Dori, i quali «sono descritticome Greci; infatti già allora costoro appartenevano ai Greci»40. Secondol’opinione di Erodoto, invece, il rapporto tra la stirpe di Perseo e gli Egizisarebbe un dato di fatto, dal momento che Danae era figlia dell’egizioAcrisio e pertanto «a chi voglia enumerare da Danae, figlia di Acrisio, aritroso tutti i loro padri, apparirebbe che i capi dei Dori sono discendentidiretti degli Egizi»41. Erodoto sottolinea come l’intreccio tra le due stirpisia avvenuto attraverso la figura di Danae, e ciò giustifica pienamente ilricorso al termine oikeiotes, al posto di syngheneia, per indicare il tipo diparentela acquisita “per unione” tra Perseo e la stirpe egizia, sebbene inun contesto ove tale legame viene rinnegato espressamente dai racconticircolanti fra i Greci: «invece i progenitori di Acrisio, che non hanno nes-sun rapporto di parentela con Perseo, come raccontano i Greci, sonoEgizi»42.

Decisamente più interessanti ai fini del nostro discorso sono le testi-

Sul concetto di oikeiotes nelle relazioni interstatali greche 217

gli Egiziani intendeva istituire un legame di affinità, attraverso la linea di discendenzafemminile, tra la stirpe reale persiana e quella egizia.

39 Una sintetica rassegna dei casi di “diplomazia della parentela” presenti nell’operaerodotea si trova ora in JONES 1999, pp. 17 ss. (ed ivi bibliografia).

40 Hdt. VI 53, 1. Vd. anche Hdt. VII 61, 3, per la nascita di Perseo da Zeus. Le tra-duzioni dei brani erodotei sono tratte da NENCI 1998, p. 59.

41 Hdt. VI 53, 2. In realtà qui Erodoto appare tendenzioso nei riguardi delle ori-gini dei re dori, in quanto per la mentalità greca, a partire da Omero fino agli scrittimedici di II sec. d.C., la continuità di una stirpe è determinata esclusivamente dalla tra-smissione del sangue paterno, secondo una concezione rigidamente patrilineare della pa-rentela che si basa su teorie emogenetiche del seme (vd. la definizione di “consangui-nei” data da Isid. Siv. Etym. IX 6) elaborate, pur con sfumature diverse, sia dalla specu-lazione filosofica (Aristotele) sia dalla riflessione scientifica greca (Galeno): vd. da, ul-tima, GRIMAUDO 2003, pp. 3-36.

42 Hdt. VI 54, 1: to‡j d° >Akrisàou ge patûraj ”mologûontaj kat> oákhi’thtaPersûë o‹dûn, to›touj d° eênai, katß per ÅEllhnej lûgousi, Aáguptàouj.

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monianze offerte da Tucidide. A differenza di Erodoto e dei logografi con-temporanei, lo storico ateniese non dà alcun credito ai racconti tesi a giu-stificare le intese diplomatiche sulla base di presunte parentele risalentiall’età eroica e ad arditi intrecci di genealogie leggendarie43. La prova piùevidente è data dalla digressione inserita a proposito dell’alleanza stipu-lata tra gli Ateniesi ed il re dei Traci Odrisi Sitalce, in cui egli nega l’esi-stenza di legami tra gli antenati di Sitalce, figlio di Tere, e l’eroe atticoTereo, in polemica verso una probabile versione contemporanea che fon-dava sull’assonanza onomastica tra i due ultimi personaggi la legittima-zione dell’intesa tra gli Ateniesi e il “consanguineo”, quantunque bar-baro, re tracio44.

Tuttavia, nonostante la sua programmatica diffidenza nei riguardidelle giustificazioni di carattere mitologico, Tucidide mette in risaltol’importanza assunta nelle trattative diplomatiche intavolate durante laGuerra del Peloponneso dal motivo della parentela di sangue quale fat-tore di coesione tra le comunità appartenenti alle stirpi degli Eoli, degliIoni e dei Dori, risalenti secondo la tradizione greca a mitici capostipitieponimi45. Egli, com’è noto, mostra un notevole interesse verso il temadella contrapposizione frontale tra le stirpi dei Dori e degli Ioni, per l’ef-ficacia che ebbe all’interno della propaganda sfruttata da entrambe le con-tendenti al fine di cementare le alleanze attorno alla Lega del Pelopon-neso e alla Lega delio-attica46. Per indicare la natura dei rapporti stretti

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43 Vd., da ultimo, JONES 1999, pp. 29 ss.44 Thuc. II 29, 3: «Questo Tere non ha niente a che vedere con Tereo, quello che

ebbe in moglie da Atene Procne, figlia di Pandione e non proviene nemmeno dalla me-desima Tracia». Secondo HORNBLOWER 1991, p. 287, qui Tucidide sta correggendo El-lanico (come già supposto dal Gomme), oppure Sofocle, che compose una tragedia daltitolo Tereus in una data sconosciuta.

45 È significativo che Tucidide alluda più volte (cfr. I 3; 6) a questi antenati mitici,senza però citarli esplicitamente.

46 Divergenti sono le interpretazioni della critica sull’atteggiamento tenuto da Tu-cidide di fronte a questo tema propagandistico: secondo WILL 1956, seguito da CURTY

1994b, p. 195, lo storico intende dimostrare che il bipolarismo di Ioni e Dori era soloun argomento retorico specioso, frutto della propaganda esasperata della Guerra del Pe-loponneso e privo di consistenza storica; di contro, per ALTY 1982, pp. 1-14; MUSTI

1990, pp. 41 ss.; ID. 2001, p. 51; DE ROMILLY 1990, pp. 21 ss.; e PICCIRILLI 2001, pp.78 ss., egli non disconosce la validità del criterio della consanguineità, che era un valoretradizionale ancora vitale nella seconda metà del V sec. a.C., bensì ne registra il falli-mento quale criterio determinante ai suoi tempi per la formazione degli schieramenti

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nei due schieramenti egli usa entrambi i termini oikeiotes e syngheneia, evi sono fondati motivi di ritenere che anche in questi casi, come nel re-sto della sua opera, ciascun vocabolo utilizzato abbia il suo giusto peso edil suo posto preciso47. La conferma viene dall’esame di tre passi moltonoti, in cui le nozioni oikeioi/oikeiotes, pur considerate sotto aspetti diversi,assumono sempre una valenza semantica univoca.

1) In III 86, introducendo il racconto della spedizione inviata dagliAteniesi alla fine dell’estate del 427 a.C. in favore dei Leontinii entrati inguerra contro i Siracusani, Tucidide rammenta come la Sicilia in questacircostanza fosse quasi interamente divisa in due schieramenti formatisi,con qualche eccezione, sulla base dell’origine etnica delle colonie siceliote:i Leontinii godevano dell’appoggio delle città calcidesi, con l’aggiunta diCamarina, mentre con Siracusa si erano allineate tutte quelle città dori-che che all’inizio della guerra del Peloponneso si erano schierate dallaparte di Sparta, senza però dare a quest’ultima un aiuto concreto48. Par-lando degli appoggi provenienti dall’Italia meridionale, lo storico ate-niese riassume nell’espressione kata to synghenes le ragioni avanzate daiReggini per aderire alla causa dei Leontinii, e lo stesso appello alla con-sanguineità viene ricordato subito dopo tra i motivi che spinsero gli al-leati dei Leontini a richiedere agli Ateniesi l’invio di una flotta in lorosoccorso. In seguito, afferma Tucidide, «gli Ateniesi inviarono delle navicon il pretesto dei legami di parentela (tes men oikeiotetos prophasei), ma inrealtà perché volevano impedire l’esportazione di grano dalla Sicilia versoil Peloponneso e fare un tentativo preliminare per vedere se era possibile

Sul concetto di oikeiotes nelle relazioni interstatali greche 219

nella guerra civile dei Greci. Quest’ultima ipotesi appare la più convincente: Tucididesmaschera il carattere pretestuoso del motivo della solidarietà etnica sbandierato in tuttoil mondo greco per la scelta di campo pro o contro Atene, che era certamente un mo-tivo secondario rispetto ad altri fattori di carattere pragmatico e di contingente oppor-tunità, ma non nega affatto né sottovaluta l’efficacia che le nozioni di parentela pote-vano avere sul piano degli obblighi morali per giustificare le adesioni ad una delle dueparti in lotta. L’intera questione è stata riesaminata da chi scrive nella relazione Le “pa-rentele” tra città in Tucidide, presentata al Convegno Salvare le poleis. Costruire la concor-dia. Progettare la pace (Torino, 5-7 aprile 2006), i cui Atti sono in corso di stampa.

47 WILL 1995, p. 306.48 Per un puntuale commento storico alle vicende della spedizione del 427-424 a.C.

si rimanda, tra gli studi più recenti, a MADDOLI 1980, pp. 74-78; SCUCCIMARRA 1985,pp. 23-52; EAD. 1986, pp. 17-29; AMPOLO 1987, pp. 5-11; CATALDI 1990, pp. 140 ss.;CAGNAZZI 1990, pp. 43-70; BELL 2000, pp. 291-297.

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porre sotto il loro controllo la situazione della Sicilia»49. Si incontrano dunque nello stesso capitolo i due termini indicanti pa-

rentela per designare i rapporti esistenti all’interno dello schieramentofilo-ateniese, ma la loro occorrenza a poche righe di distanza non deve in-durre a pensare che essi siano usati in maniera indistinta, per soddisfaresolo un’esigenza di variatio stilistica50. Altrettanto improbabile sembrache le due nozioni corrispondano, qui, a relazioni di sangue di differenteforza e di valore diseguale, come se Tucidide intenda contrapporre la mo-tivazione reale e salda dei Reggini a quella più blanda o perfino prete-stuosa degli Ateniesi51. In realtà, la scelta lessicale è dettata dalla diversaangolazione da cui sono osservati i giochi diplomatici all’interno delloschieramento filo-calcidese. Mentre nel primo passaggio Tucidide si pone

Roberto Sammartano220

49 È opportuno riportare il testo dell’intero capitolo (le sottolineature sono mie):To„ d> a‹to„ qûrouj teleutÒntoj >Aqhnaéoi eäkosi na„j †steilan ùj Sikelàankaã Lßchta tÿn MelanÎpou strathgÿn a‹tÒn kaã Caroißdhn tÿn E‹filøtou.oÜ g™r Surak’sioi kaã Leonténoi ùj p’lemon ¶lløloij kaqûstasan. x›mmacoid° toéj m°n Surakosàoij «san pl¬n Kamarinaàwn aÜ ©llai Dwràdej p’leij, aâ-per kaã prÿj t¬n tÒn Lakedaimonàwn tÿ prÒton ¶rcomûnou to„ polûmou xum-macàan ùtßcqhsan, o‹ mûntoi xunepolûmhsßn ge, toéj d° Leontànoij aÜ Calki-dikaã p’leij kaã Kamßrina: t≈j d° >Italàaj Lokroã m°n Surakosàwn «san, <Rhgé-noi d° kat™ tÿ xuggen°j Leontànwn. ùj oÂn t™j >Aqønaj pûmyantej oÜ tÒnLeontànwn x›mmacoi katß te palai™n xummacàan kaã ÷ti ÇIwnej «san peàqousito‡j >Aqhnaàouj pûmyai sfàsi na„j: ¤pÿ g™r tÒn Surakosàwn t≈j te g≈j eär-gonto kaã t≈j qalßsshj. kaã †pemyan oÜ >Aqhnaéoi t≈j m°n oákei’thtoj profß-sei, boul’menoi d° møte séton ùj t¬n Pelop’nnhson ©gesqai a‹t’qen pr’peirßnte poio›menoi eá sfàsi dunat™ eäh t™ ùn t– Sikelàv prßgmata ¤poceària genû-sqai. katastßntej oÂn ùj <Røgion t≈j >Italàaj tÿn p’lemon ùpoio„nto met™tÒn xummßcwn. kaã tÿ qûroj ùtele›ta.

Tutte le traduzioni dai brani tucididei riportate nel testo sono tratte da MOGGI

1984.50 È quanto ritiene HORNBLOWER 1996, pp. 66-67: «in Thucydides oikeiotes or kata

to oikeion can sometimes be used by extension to mean ‘kinship’ or ‘in virtue of kinship’,as in III 86, 4 and I 9, 2, where those expressions are mere variants for xyngheneia andkata to xynghenes» (ma su Thuc. I 9, 2, cfr. infra, nota n. 58); «at III. 86, both oikeiotesand kata to xynghenes (‘in virtue of kinship’) are used indistinguishably and in the samechapter, both times to describe Ionian kinship».

51 È l’ipotesi di CURTY 1994b, spec. p. 196: in III 86, 4 «Thucydide veut montrerque la parenté n’est qu’un prétexte, qu’elle est factice, de circostance. Pour cela, il n’em-ploie pas le mot syngheneia qui, quoi qu’il pense à son sujet, désigne du moins une pa-renté réelle unissant deux peuples de même origine, mais le terme oikeiotes».

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in un’ottica esclusivamente occidentale, illustrando lo scacchiere dellecontrapposte alleanze tra le ioniche Reggio e Leontini da un lato e tra ledoriche Locri e Siracusa dall’altro, nella seconda parte del brano egli sicolloca nella prospettiva degli Ateniesi, esponendo le ragioni ufficiali daquesti sbandierate per giustificare la loro presa di posizione nei confrontidell’intero gruppo di alleati occidentali. Tra questi non vi erano solo lecittà calcidesi, le uniche a potersi fregiare del titolo di syngheneis degliAteniesi, ma anche Camarina, come Tucidide tiene a sottolineare per bendue volte nello stesso paragrafo (III 86, 2), affermando che «alleate deiSiracusani erano tutte le città doriche a eccezione di Camarina», e che «deiLeontini invece erano alleate le città calcidesi e Camarina». I rapporti traAtene e Camarina, già fondati su interrelazioni di carattere commerciale52

e alimentati nella situazione contingente dalla comune ostilità nei con-fronti di Siracusa53, erano, per un verso, paragonabili a quelli tra “parentiacquisiti” per intensità di collaborazione e solidarietà reciproca, ma, d’al-tro canto, ne erano distinti non solo perché non erano fondati sulla co-munanza di stirpe ma anche perché l’alleanza formale era stata avviata intempi recenti54, essendo peraltro destinata a cessare ben presto55. Il con-

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52 Vd. GIUDICE 1990, pp. 148-149.53 Vd. CATALDI 1990, p. 153: l’allineamento di Camarina con le città calcidesi e

con Atene fu determinato dalla contesa con Siracusa per il controllo su Morgantina, comesuggerisce la clausola della pace del 424 a.C. che riconosce il possesso di Morgantina aCamarina in cambio di un’indennità in denaro a Siracusa (Thuc. IV 65, 1). Secondo COR-DANO 2000, p. 192, l’alleanza tra la colonia siracusana ed Atene può essere stata favo-rita dall’ascesa al potere a Camarina del partito democratico, formatosi in una fase suc-cessiva al koinon dogma del 461 a.C.

54 Secondo CATALDI 1990, pp. 126, 152, allo scoppio della guerra del PeloponnesoCamarina aderiva, forse suo malgrado, allo schieramento dorico, rientrando presumi-bilmente tra le città d’Italia e di Sicilia che nella primavera del 431 a.C. avevano rice-vuto da parte di Sparta, tra le altre imposizioni, l’ordine di accogliere gli Ateniesi solose si presentavano con una nave per volta (Thuc. II 7, 2); a questi patti avrebbero fattoriferimento in seguito i Camarinesi nel 415 a.C., allorquando rifiutarono il rinnovodell’alleanza stipulata con Atene nel 427 a.C., affermando che «i giuramenti li impe-gnavano ad accogliere gli Ateniesi solo se fossero approdati con una sola nave, a menoche essi stessi non ne avessero richiesto un numero maggiore» (Thuc. VI 52, 1). Diver-samente, per MOGGI 1984, p. 752, n. 1, in quest’ultimo passo i Camarinesi alludereb-bero ai giuramenti previsti dal trattato stipulato con gli Ateniesi in occasione della spe-dizione di Lachete e Careade. Vd. anche il commento ai passi tucididei relativi a Ca-marina in MATTIOLI 2002, pp. 46 ss.

55 Come informa sempre Tucidide (VI 88, 1-2), durante la seconda spedizione ate-

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cetto di oikeiotes ben si prestava dunque a definire sia la natura dei rap-porti bilaterali tra Atene e Camarina sia il complesso delle relazioni in-staurate negli stessi anni da Atene con gli alleati occidentali, rinviandoal concetto originario del termine comprensivo delle nozioni sia di affi-nità in senso lato sia di consanguineità56. Non a caso, infatti, nel discorsofatto pronunciare all’ateniese Eufemo davanti ai Camarinesi nel 415 a.C.Tucidide adopera l’aggettivo sostantivato oikeion per designare la caratte-ristica generale dei rapporti stretti tra Atene e i suoi alleati: «per un in-dividuo che esercita la tirannide o per una città che esercita l’impero nonc’è niente di illogico in ciò che è vantaggioso, così come non esiste pa-rentela (oikeion) là dove non vengono offerte precise garanzie»57. Anchein questo caso, non sembra di poter riscontrare una sfumatura di signifi-cato meno intenso rispetto alla nozione di consanguineità, poiché in talcaso il discorso di Eufemo non avrebbe sortito l’effetto sperato presso l’udi-torio camarinese, né è possibile cogliervi una mera variatio stilistica ri-spetto alla syngheneia, dal momento che non vi è traccia di un tale rap-porto nel contesto narrativo58.

2) In IV 19, 1, gli ambasciatori spartani, nel celebre discorso pro-nunciato nel 425 a.C. ad Atene dopo la disfatta di Sfacteria, propongonola definitiva cessazione delle ostilità, prospettando tutti i vantaggi chepossono derivarne per entrambe le contendenti, e a tal scopo offrono for-malmente agli Ateniesi pace, alleanza, amicizia, e “familiarità reciproca”(oikeiotes es allelous)59. La frase sembra rispecchiare la formula cancellere-

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niese in Sicilia del 415 a.C. Camarina si manterrà su posizioni neutrali, per ragioni dicalcolo opportunistico.

56 Non è privo di interesse confrontare alcune delle traduzioni italiane dell’espres-sione oikeiotetos prophasei: «adducendo il pretesto dei vincoli di stirpe» (ANNIBALETTO

1952, p. 231); «con il pretesto dell’affinità di razza» (DONINI 1982, p. 547); «con ilpretesto dei legami di parentela» (MOGGI 1984, p. 447); «col pretesto dei doveri di san-gue» (FERRARI 1985, p. 589); «col pretesto derivante dal vincolo dall’affinità di stirpe»(CAGNETTA 1986, p. 239).

57 Thuc. VI 85, 1: >Andrã d° turßnnJ ƒ p’lei ¶rc¬n ùco›sV o‹d°n ©logon ÷ti xumfûron o‹d> oákeéon ÷ ti m¬ pist’n.

58 Che Tucidide assegnasse a questo termine anche il significato generico di “pa-rentela acquisita” lo dimostra l’affermazione, in I 9, 2, che a Micene Euristeo affidò ilpotere a suo zio materno Atreo katà to oikeion: anche in questo caso, come in quello so-pra citato di Erodoto su Perseo e Danae, è evidente come la nozione di parentela dipendada un legame “matrimoniale”.

59 Lakedaim’nioi d° ¤m≠j prokalo„ntai ùj spond™j kaã dißlusin polûmou,

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sca adoperata realmente nella circostanza, potendosi a buon diritto affer-mare che «dans tout ce discours, le vocabulaire de Thucydide est préciset, peut-on dire, technique»60. È dunque poco probabile che qui Tuci-dide sostituisca appositamente il termine “pregnante” di syngheneia conquello più “debole” di oikeiotes per mostrare come la parentela fosse pergli Spartani un mero pretesto fittizio, di facciata61, se non altro perchél’appello alla “familiarità reciproca” viene qui affiancato ad altri principiconcreti e non speciosi quali la eirene, la symmachia e la philia.

Altrettanto fuorviante appare l’ipotesi secondo cui gli Spartani avreb-bero voluto fondare i presunti legami di parentela con Atene su prece-denti mitici, analogamente a quanto fece Callia nel 373 a.C. di fronte agliSpartani affermando che l’eroe attico Trittolemo aveva rivelato i misteridi Demetra e Kore a Eracle e ai Dioscuri, donando al Peloponneso per laprima volta i semi del grano62. In realtà, l’assenza di qualsiasi cenno al-lusivo a simili precedenti leggendari non è dovuta alla ben nota riluttanzadi Tucidide verso giustificazioni di carattere mitico, ma al semplice fattoche l’oikeiotes rinvia a legami instaurati non nel passato, bensì nel presente.Per gli Spartani, l’appello alla oikeiotes es allelous rimanda ad una forma direlazione assimilabile alla affinità “per diritto acquisito”, e dunque at-tuabile in qualsiasi momento, a prescindere dalle origini etniche e dalpassato delle due contraenti63. Essa è considerata, infatti, al pari della phi-lia, una diretta conseguenza della eirene e della symmachia64, e la sua im-

Sul concetto di oikeiotes nelle relazioni interstatali greche 223

did’ntej m°n eárønhn kaã xummacàan kaã ©llhn filàan poll¬n kaã oákei’thtaùj ¶llølouj ¤pßrcein…

60 WILL 1995, p. 309.61 Come pensa CURTY 1994b, p. 196.62 Xen. Hell. VI 3, 6. L’ipotesi è avanzata da HORNBLOWER 1996, pp. 65 ss.: «the

word oikeioteta may look backwards as well as forwards, that is, that the Spartans mayhave included Kallias-type appeals to mythical closeness».

63 È preferibile, dunque, seguire il ragionamento di HORNBLOWER 1996, p. 67, lad-dove afferma: «the Spartans use oikeios because […] they would like to be able to say xyn-gheneia but cannot because no actual blood-relations exists». Anche in questo caso appareutile confrontare qualche traduzione dell’espressione kaã ©llhn filàan poll¬n kaãoákei’thta ùj ¶llølouj: «ogni altro vincolo di salda amicizia e vicendevole familia-rità» (ANNIBALETTO 1952, p. 262); «molta amicizia e molta intimità nei rapporti reci-proci» (DONINI 1982, p. 611); «stretti rapporti di amicizia e relazioni reciproche» (MOGGI

1984, p. 494); «ogni forma di amicizia e buoni rapporti reciproci» (FERRARI 1985, p.655); «ogni altro legame di amicizia e fratellanza reciproca» (FAVUZZI 1986, p. 268).

64 È tesi, questa, di WILL 1995, pp. 306-307, che analizza in maniera approfondita

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portanza risiede negli effetti che un simile legame può determinare perl’immediato futuro delle due città, piuttosto che nei motivi che ne sonoa fondamento.

3) In IV 64, 3, nell’appello indirizzato durante il Congresso di Gelaalle comunità siceliote affinché ciascuna, per suo conto, eliminasse i vec-chi rancori con le poleis nemiche in vista della concordia generale e dellosforzo comune per respingere il pericolo della conquista ateniese della Si-cilia, il siracusano Ermocrate usa gli stessi argomenti della parentela fracittà sfruttati in precedenza dalla controparte ateniese, per ribaltarli insenso diametralmente opposto, a vantaggio del proprio schieramento. Èopportuno rileggere il passo direttamente in greco: o‹d°n g™r aáscrÿnoákeàouj oákeàwn Ωss≠sqai, ƒ Dwri≠ tina DwriÒj ƒ CalkidûatÒn xuggenÒn, tÿ d° x›mpan geàtonaj ◊ntaj kaã xunoàkouj mi≠jcÎraj kaã perirr›tou kaã ◊noma ¢n keklhmûnouj SikeliÎtaj.

Secondo l’opinione generale, il brano sarebbe suddiviso in due partiben bilanciate: nella prima, il riferimento agli oikeioi comprenderebbetutti i casi di parentela tra città siceliote sbandierati dalla propaganda du-rante la spedizione ateniese di Lachete e Careade; nella seconda, invece,Ermocrate avrebbe indicato nel dettaglio quali sono i legami di parenteladi cui sta parlando, ossia la syngheneia dei Dori da un lato e degli Ionidall’altro. Cambia, tuttavia, a seconda dei punti di vista, l’interpretazionedell’accezione da dare alle singole espressioni: secondo il Curty, nella primaTucidide usa il termine oikeios in un senso “generalizzante”, “proverbiale”,o perfino “dispregiativo” per esprimere il proprio dissenso nei confrontidell’uso strumentale e pretestuoso di questo concetto durante la Guerradel Peloponneso, mentre nella seconda fa ricorso alla nozione “forte” dellasyngheneia in quanto riferita a reali parentele tra popoli di razza uguale65;di contro, per Hornblower, il termine oikeioi sarebbe esattamente corri-spondente a syngheneis della seconda parte66, e il suo uso sarebbe dovutosolo a ragioni di forma.

Il pensiero di Ermocrate/Tucidide appare sotto una luce diversa se si

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il passo tucidideo, sebbene non senza qualche eccesso di schematismo, che lo porta an-che a perdere di vista il significato preciso ricoperto dalla oikeiotes: «j’ignore quel sensexact Thucydide donnait à ce mot et je m’abstiens donc d’essayer de le traduire» (p.308).

65 CURTY 1994b, pp. 196-197.66 HORNBLOWER 1996, p. 67.

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ritiene, invece, che la sentenza del Siracusano sia articolata non in due,bensì in tre sezioni distinte, scandite dalla congiunzione ƒ ripetuta duevolte. Ogni sezione, infatti, rimanda a ciascuna delle forme di rapportoinstaurato tra le città siceliote negli anni tra il 427 e il 424 a.C.: la primaallude alle comunità legate non da vincoli etnici, ma da rapporti parti-colarmente stretti e di recente istituzione, come Camarina e Leontini, al-leatesi in funzione anti-siracusana; la seconda alle città consorelle di ori-gine dorica; la terza, infine, alle genti accomunate da un’origine calcidese.Il passo dunque potrebbe essere reso in tal modo: «non è per niente di-sonorevole, infatti, se una città fa delle concessioni a una comunità affine,o i Dori ai Dori, o i Calcidesi ai popoli della loro stirpe»67.

In definitiva, per Tucidide le due nozioni sono sempre ben distinte eposte su livelli non troppo sfalsati per importanza ed efficacia. Ciascuntermine di parentela assolve infatti ad una funzione precisa ed inequivo-cabile all’interno degli slogans più in voga negli anni della grande guerracivile fra Greci. Lo storico ateniese attesta come tali formule di parentelafossero state già utilizzate al momento del costituirsi della Lega delio-at-tica, quando gli Ioni offrirono agli Ateniesi l’egemonia in nome dei vin-coli di sangue che li univano (kata to synghenes)68: in tale frangente, «lacollaborazione fondata su criteri di affinità etnica, sovrapponendo agliobiettivi militari motivazioni di ordine morale e sentimentale, introducenella alleanza militare imperativi che correggono, allargandolo, il raggiod’intervento della potenza egemone»69. Ma è soprattutto durante le vi-cende convulse della Guerra del Peloponneso che si registra la fase piùacuta dello sfruttamento a scopi politici di tali appelli alla parentela,

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67 Cfr. altre traduzioni: «Non c’è nulla infatti di disonorante che dei compatriotifacciano concessioni ad altri patrioti, i Dori a Dori, o Calcidesi a quelli della stessa stirpe»(ANNIBALETTO 1952, p. 291); «Non vi è infatti niente di vergognoso se dei popoli ce-dono a popoli affini a loro, o se un Doro cede a un Doro o un Calcidese a uomini dellastessa razza» (DONINI 1982, p. 667); «Non è per niente disonorevole, infatti, fare delleconcessioni fra elementi affini: i Dori ai Dori, i Calcidesi ai popoli della loro stirpe»(MOGGI 1984, p. 534); «Ché non c’è niente di vergognoso se uno cede a un familiare,un dorico a un dorico o un calcidese a un suo consanguineo» (FERRARI 1985, p. 715);«Perché non è un disonore che dei compatrioti facciano delle concessioni ad altri com-patrioti: Dori ad altri Dori e Calcidesi ad altri della stessa stirpe» (FAVUZZI 1986, p.287).

68 Thuc. I 95, 1.69 DAVERIO ROCCHI 1993, p. 211.

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quando si fa spazio l’idea che comunità di diversa origine etnica possanostringere legami analoghi alla syngheneia, attraverso la nozione di “affi-nità” acquisita di recente, come nel caso di Atene e Camarina o delle ef-fimere aspirazioni alla pace degli Spartani nel dopo Sfacteria.

Non è possibile, certo, stabilire con certezza se la formula diploma-tica della oikeiotes sia stata “inventata” per la prima volta proprio durantela Guerra del Peloponneso, dato il carattere lacunoso delle nostre cono-scenze, soprattutto intorno ai documenti epigrafici di V sec. a.C.70. Ciòche comunque va messo in evidenza è che Tucidide tiene a registrare comepochissimi anni dopo l’intervento in Sicilia di Lachete e Careade sia co-minciata la fase del progressivo indebolimento della funzione propagan-distica degli appelli alla parentela. A dispetto dei vincoli di oikeiotes conAtene, Camarina cambierà ben presto il proprio orientamento politico inoccasione dell’intervento ateniese in Sicilia del 415 a.C., schierandosi dap-prima dalla parte di Siracusa e dichiarandosi poi neutrale71. Ma la causadella defezione di Camarina non era stata certo la debolezza del legamedi oikeiotes: anche gli appelli alla syngheneia, nella stessa circostanza, nonavevano sortito gli effetti desiderati, come lo stesso Tucidide non mancadi notare presentando le liste degli alleati che si fronteggiarono in Sicilianella guerra del 415-3 a.C.72. Ormai il principio della parentela non avevapiù valore in quanto era stato subordinato alla logica degli interessi diparte e delle opportunità contingenti73.

Non è facile stabilire, dunque, se le espressioni tucididee sulla syn-gheneia e sulla oikeiotes siano mutuate dal formulario utilizzato nei docu-menti ufficiali, dal momento che le prime epigrafi riportanti tale con-cetto non risalgono oltre la seconda metà del IV sec. a.C. Ma, se la nostra

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70 Per quanto è possibile sapere, oltre all’iscrizione IG XII 6, 2, 577, datata intornoal 580-570 a.C., ove il termine oákeéoi è di incerta lettura e sembra indicare piuttostoil concetto di “coloni”, i più antichi documenti epigrafici che riportano la nozione dioikeiotes interstatale si collocano nella seconda metà del IV sec. a.C.

71 Thuc. VI 67, 2; 75, 3-4.72 Thuc. VII 57, 1: «Questi furono i popoli che combatterono sotto Siracusa con-

tro la Sicilia e in difesa della Sicilia, unitisi agli uni per aiutarli a conquistare il paese,agli altri per salvarlo, stando con gli uni o con gli altri non per motivi di giustizia o pervincoli di sangue (syngheneian), ma a seconda delle condizioni di utilità o di necessità incui uno si trovava».

73 Vd., da ultimi, DE ROMILLY 1990, spec. pp. 25 ss.; MUSTI 2001, pp. 51-52.

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analisi dei passi tucididei è corretta, ritroviamo qui in nuce alcune dellecaratteristiche principali della categoria dell’oikeiotes utilizzata nei testidiplomatici di età ellenistica74. Come ha sottolineato il Will (seguito inparte dal Musti), «l’oikeiotes … nous situe sur le plan des réalités quoti-diennes concrètes» al contrario della syngheneia la quale, «même invoquéeà l’appui de questions concrètes, reste toujours une construction théori-que, érudite et … éventuellement manipulable à toutes fins utiles»75. Laprima si pone infatti sul piano delle relazioni reali, riferendosi a dati dellacontemporaneità o del recente passato; la seconda, invece, sul pianodell’erudizione mitistorica, indicando un rapporto che si deve ricostruireattraverso un recupero di memorie, più o meno sepolte, del passato76.

I due concetti, dunque, differiscono soprattutto a seconda della pro-spettiva da cui li si osservi. La oikeiotes può interessare comunità siadella stessa stirpe (e in tal caso il concetto coincide sul piano “logico”,ma non su quello “funzionale”, con quello di syngheneia), sia di originediversa (e in tal caso è lecito parlare di costruzioni artificiali o di “pa-renté par alliance”)77, ma ad ogni modo essa attiene alla sfera della for-malizzazione dei rapporti nell’attualità e viene manifestata principal-mente laddove si voglia mettere in risalto la dimensione “sincronica”,“contingente” di tali rapporti, a prescindere dalla causa che sta alla basedei legami di parentela. Talvolta si avverte l’esigenza di indicare espres-samente le radici dei rapporti attraverso l’aggiunta di alcune vagheespressioni (quali oikeiotes ek progonon78, dia progonon79, apo palaion chro-

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74 Non è certo possibile affrontare qui un’analisi dettagliata di tutti i testi epigra-fici di età ellenistica contenenti riferimenti alla oikeiotes, dal momento che, ad un primocensimento, se ne sono raccolti all’incirca 150. È nostra intenzione condurre uno studiosistematico su tali testi, in un lavoro monografico in preparazione. Per il momento cilimitiamo a proporre alcuni dei risultati principali cui siamo giunti attraverso l’esamedelle formule adoperate per esprimere il concetto di “familiarità” interstatale.

75 WILL 1995, p. 310.76 WILL 1995, pp. 320-321; MUSTI 2001, pp. 52, 58.77 Questi aspetti funzionali dei concetti oikeioi/oikeiotes non sono ben chiariti dal RO-

BERT 1969, p. 100, n. 5, laddove afferma «en général, dans les décrets hellénistiques,les deux mots syngheneis et oikeioi ont un sens distinct. Quelquefois cependant ils sontéquivalents». Cfr. ora CURTY 1995, pp. 224 ss., ID. 1999, pp. 184-194, secondo cui ilsignificato principale di oikeiotes resta quello di “parenté par alliance”, con l’eccezione dialcuni casi, che però sembrerebbero confermare la regola, in cui l’oikeiotes arriverebbe acoincidere con la syngheneia.

78 IG II/III, 1, 1, 786; FD III, 3, 215; I Magnesia 16; 25; 48. 79 IG II/III, 1, 2, 886; FD III, 3, 214; I Magnesia 34; I Milet I, 3, 146; I, 9, 307.

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non80), oppure con le formule synghenike oikeiotes81, progonike oikeiotes82,oikeiotes kata syngheneia (degli eponimi)83, quando soprattutto si vuolemettere in evidenza che la “familiarità” che lega due o più comunitànel momento attuale deriva dalla loro consanguineità, ponendosi dun-que l’accento sia sulla prospettiva “sincronica” sia su quella “diacro-nica”. Analogamente, l’espressione in iunctura – syngheneis kai oikeioi –serve a marcare un legame particolarmente stretto e privilegiato tradue città84, in quanto si fonda su entrambi i fattori della condivisionedel medesimo sangue e della consuetudine dei rapporti quotidiani.

Ma comunque sia, i legami di oikeiotes restano condizionati dalla pos-sibilità di un loro scioglimento o di una durata limitata nel tempo, comeavviene anche nel campo dei rapporti personali all’interno dell’oikos. Losi deduce soprattutto dai verbi che vengono adoperati con maggiore fre-quenza per formalizzare i rapporti di oikeiotes. Nella maggior parte deicasi, l’accusativo ten oikeioteta è retto dal verbo ananeoo che esprime chia-ramente il significato di “rinnovare” un tipo di vincolo già esistente85.Quasi sempre il termine viene associato a philian, con cui forma una sortadi endiadi volta a specificare che il tipo di rapporto istituito dalle due co-munità in questione è di stretta e consolidata collaborazione reciproca86.Ma il verbo ananeoo si trova spesso anche in riferimento alla syngheneia87,

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Secondo il WILL 1995, p. 311 e n. 19, i progonoi cui si fa allusione in questi testi sono iprogenitori umani, le generazioni anteriori reali, anche se non è escluso che in questacategoria si facessero rientrare talvolta anche gli antenati mitici.

80 IC I, Priansos 2.81 I Priene 55.82 I Priene 109, X.83 I Magnesia 35.84 Così giustamente CURTY 1995, spec. pp. 240-241.; ID. 1999, pp. 172, 190.85 IG II/III, 1, 1, 470 b; 703; 786; IG XI, 4, 756; SEG 40, 690; HOLLEAUX 1898,

pp. 258-266 (Alabanda-Roma); SEG 12, 373; SEG 12, 374; I Magnesia 31-34; 37; 41;IG IX, 12, 1-3, 1, 4 f; IC III, Hierapytna 3 C; I Milet I, 3, 146; I Priene 109 X; IC II,Allaria 1; FD III, 2, 20; FD III, 2, 134 a; FD III, 2, 134 c.

86 Cfr. su questo punto Arist. Rhet. II 4, 1381 b 34, sullo stretto rapporto esistentetra l’oikeiotes, l’hetaireia, e la syngheneia, considerate come forme (eide) della philia. Su que-sto passo vd., in particolare, HERMAN 1987, p. 19, che sottolinea giustamente come ledifferenti categorie di relazioni positive non sono rigidamente distinte nel mondo greco,come lo sono nelle società moderne. I principi di parentela e amicizia possono essereconsiderati come termini classificatori che si sovrappongono parzialmente, piuttosto cheescludersi reciprocamente.

87 Cfr. CURTY 1995, passim.

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e dunque in questi casi assume una sfumatura di significato più simile a“ribadire”, “riesumare il ricordo”, piuttosto che “rinnovare”, dato che ilegami di sangue sono costitutivi dell’identità di una stirpe e non neces-sitano di alcun atto di ripristino88.

Più pregnanti appaiono, invece, le formule di auspicio che la oikeiotespossa accrescersi nel futuro (auxo89, epauxo90), conservarsi (diaphylatto91,diatereo92), o mantenersi tale più a lungo possibile (oikeiotes … diamenei tonaei chronon93), a dimostrazione che la “familiarità”, lungi dall’essere undato di fatto stabilito una volta per tutte, come la syngheneia, è pur sem-pre considerata come un vincolo suscettibile di trasformazione o di an-nullamento in presenza di determinate condizioni, proprio come nei rap-porti interpersonali nell’ambito dell’oikos.

Di contro, la syngheneia viene invocata laddove si intenda far levasull’antichità dei legami di sangue che uniscono nell’attualità due o piùcomunità: in tal caso, a differenza dell’oikeiotes, l’attenzione viene rivoltasoprattutto all’aspetto “biologico” dell’identità etnica e alla dimensione“diacronica” dell’appartenenza ad una medesima stirpe risalente ab anti-quo ad un capostipite comune, sia esso un personaggio storico oppure unesponente di genealogie mitiche riesumate o elaborate ad hoc94. Ed è ov-

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88 Cfr. WILL 1995, p. 317, n. 32, con diversa posizione rispetto al Curty.89 I Milet I, 3, 141; I Mylasa 130; FD III, 2, 134 c; SEG 4, 600.90 I Milet I, 3, 146; I Milet I, 9, 307.91 IG II/III, 1, 1, 456; FD III, 2, 19; I Iasos 152; I Magnesia 48; ROBERT, OMS, pp.

99-101 (Mileto-Istria); FD III, 2, 134 a; FD III, 2, 134 c; I Milet I, 3, 144 B.92 I Priene 61; I Priene 68.93 I Milet I, 3, 142. Cfr. anche SEG 33, 675, ove l’espressione è restituita da Piejko

(ma con diversa lettura di Segre: homonoian diamenein eis ton aei).94 A conclusioni simili è pervenuto già WILL 1995, pp. 310-311, ma la sua opi-

nione che la syngheneia si collochi solo sul piano dell’erudizione mitologica, mentrel’oikeiotes solo sul piano delle relazioni temporali, appare fondata su categorie interpre-tative troppo rigide: non sempre per i Greci è perfettamente distinguibile il piano leg-gendario da quello storico, e del resto i rapporti di syngheneia possono anche collocarsisu un piano storico, a fianco e ad integrazione dei legami di oikeiotes, così come la oikeio-tes è riferibile anche a dati mitologici. Vd. le giuste obiezioni a tal proposito di CURTY

1999, pp. 187 ss. Altrettanto forzata appare l’ipotesi di GIOVANNINI 1997, pp. 158-162, secondo cui i Greci distinguevano solo due tipi di legami di syngheneia: da una partele parentele fra Greci erano sempre pressoché reali, basandosi soprattutto su rapporti difiliazione quali tra metropoli-colonia, dall’altra le parentele fra Greci e non-Greci sonosempre e necessariamente leggendarie. Anche in questo caso, appaiono condivisibili lepuntualizzazioni di CURTY 1999, pp. 167 ss.

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vio il motivo per cui nei casi di consanguineità non è dato trovare l’au-gurio di una perpetuazione della syngheneia: essa è una condizione conna-turata alle comunità interessate e resta sempre immutata fintantoché que-ste sono in vita, a prescindere dalla qualità e dalla durata dei loro rapportireciproci. Alla base della nozione di consanguineità sta la capacità del san-gue di simboleggiare l’identità costitutiva di una o più entità sociali95,laddove l’oikeiotes, dato anche il suo carattere a volte artificioso, non im-plica l’idea di una condizione immutabile nel tempo.

Il concetto manterrà intatta questa funzione specifica nel linguaggiodiplomatico ancora fino alla fine dell’età ellenistica, ove i richiami allaoikeiotes si riferiscono sempre a relazioni instaurate in anni recenti o checomunque vengono rinnovate nell’attualità, anche tra città non necessa-riamente imparentate, come nel caso famoso delle relazioni tra Delo eRoma96. In effetti, va forse ridimensionata la tesi secondo cui in età elle-nistica la nozione di oikeiotes si sia progressivamente sbiadita, indicandoa volte parentele di carattere artificiale sotto l’influsso del contempora-neo linguaggio filosofico. La speculazione di marca peripatetica prima estoica poi tende, in effetti, a indebolire la distinzione tra i due concettidi oikeiotes e syngheneia, sfumandola nella prospettiva ecumenica di una co-mune origine dell’umanità. La svolta avviene con Teofrasto (in Aristotelela suddetta distinzione appare ancora operante), il quale, in un passo estra-polato (forse) dal Peri eusebeias ad opera di Porfirio97, dilata per la primavolta in maniera artificiosa la nozione di oikeioi facendola coincidere, comein una serie di cerchi concentrici, con quella degli uomini che discendonodagli stessi antenati, poi con i concittadini di una stessa polis, quindi conla Grecità (o, indifferentemente, la barbarie), e infine con l’intera uma-nità («noi diciamo […] che tutti gli uomini sono tra di loro legati –oikeious te kai syngheneis – per una di queste ragioni, sia perché discendonodagli stessi antenati sia perché condividono nutrimento costumi ed an-che stirpe»)98. Ed è proprio con questo slittamento di significato che ilconcetto di oikeiotes resterà nell’ambito del linguaggio filosofico, donde

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95 Cfr. GUASTELLA 1985, pp. 94-97.96 IG XI 4, 756, 6, su cui vd. da ultimo il commento di CANALI DE ROSSI 2002, n.

155, ed ivi bibliografia.97 Porph. De abst. III 25 = Theophr. De piet. fr. 12 PÖTSCHER.98 Su questo passo vd. soprattutto il commento di MAZZA 2001, pp. 165-166, ed

ivi bibliografia.

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poi passerà agli autori della letteratura cristiana antica, che lo sfrutterannoampiamente per i suoi risvolti universalistici99.

Tuttavia, il termine non compare mai con una simile accezione ecu-menica nei documenti epigrafici di età ellenistica, né nella coeva lettera-tura di contenuto politico-diplomatico. Anche il riferimento alla oikeio-tes pros pantas, contenuto nell’iscrizione di Magnesia sul Meandro datataal 208/7 a.C.100, non pare alludere ad una “familiarità verso tutti gli uo-mini” vantata dagli abitanti della città microasiatica. Tale formula va in-tesa piuttosto come un appello alle relazioni amichevoli instaurate daiMagneti (e tradotte nel diritto di asylia) nei confronti di tutte le comu-nità greche partecipanti agli agoni ginnici istituiti a Magnesia in onoredi Artemide Leukophryene, date le evidenti conseguenze di carattere poli-tico-diplomatico che questa apertura comportava in un momento storicoparticolarmente delicato per le sorti dell’intera Grecità101.

Resta fermo che l’artificioso richiamo ad una estensione sempre piùvasta delle parentele e a una connessione universale tra gli uomini non faparte della mentalità tradizionale dei Greci. Se si vuole mettere a con-fronto la rappresentazione greca dell’idea di “familiarità” o della “frater-nità” tra città e popoli con analoghi concetti formulati in epoche più re-centi, il risultato appare scontato. Non c’è nulla nel mondo greco chepossa rimandare, per esempio, alla terza parola d’ordine della rivoluzionefrancese. La fraternité ha ben altre origini e motivazioni rispetto a con-cetti come oikeiotes, syngheneia o anche adelphotes (termine che nel suo usotraslato ha scarse ricorrenze, soprattutto in testi di età tarda); essa s’ispirainfatti ad un’immagine e ad un ideale di rapporti interpersonali tra cit-tadini di gran lunga diversi dalle ben più prosaiche e concrete concezionidel mondo greco102.

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99 Per l’esame dei passi più significativi della speculazione filosofica e della lette-ratura cristiana rinviamo ancora una volta alla voce in corso di preparazione per il Les-sico della concordia e della pace.

100 I Magnesia 16; 35; SEG 32, 1147. Su cui vd. EBERT 1982, pp. 198-216.101 Vd. RIGSBY 1996, pp. 185-190, nr. 66. Per l’analisi del contesto storico dell’isti-

tuzione delle feste in onore di Artemide Leucophryene vd. il fondamentale contributo diDUSANIC 1983, pp. 11-48.

102 Cfr. MUSTI 1995, p. XXXII.

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