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Regione Lazio Provincia di Roma Comune di Roma SuperCondominio SuperFLA via Flaminia 952-954-962-964, ROMA Osservazioni su relazione tecnica per distacco impianto di riscaldamento al civico 964, corpo D scala B interno 13 OGGETTO Relazione illustrativa e tecnica SCALA --- TAVOLA --- PROGETTISTA Ing. Guido Cappio via Massi 22 tel. 348/155.02.90 fax 015/849.77.50 e-mail: [email protected] COLLABORATORI DATA 29/10/2016 AGG. FILE: Controperizia su relazione distacco SuperFLA D-B13 Bianchi.doc RIF. 2015/171 TE

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Regione Lazio Provincia di Roma Comune di Roma

SuperCondominio SuperFLA

via Flaminia 952-954-962-964, ROMA

Osservazioni su relazione tecnica per distacco impianto di riscaldamento al civico 964, corpo D scala B interno 13

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29/10/2016

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FFIILLEE:: Controperizia su relazione distacco SuperFLA D-B13 Bianchi.doc

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22001155//117711

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DISTACCO INTERNO D/B/13 DA IMPIANTO CENTRALIZZATO DI RISCALDAMENTO

VIA FLAMINIA 964, ROMA

A seguito dell’analisi della perizia prodotta dalla proprietaria Tiziana Bianchi dell’interno D/B/13, a

firma arch. Dario STOCHINO, datata 05/10/2016, allegata alla raccomandata dell’avv. Luca

LUPIA, datata 17/10/2016, espongo quanto segue in merito alla richiesta di distacco dall’impianto

centralizzato di riscaldamento ed alle relative criticità: vale la pena di inquadrare subito la

situazione dal punto di vista normativo.

Codice civile, sentenze ed impianti centralizzati (comunione)

In vigore dal 18 giugno 2013 la modifica all’art. 1118 del codice civile, che per il distacco cita:

“Art. 1118. - (Diritti dei partecipanti sulle parti comuni).

Il diritto di ciascun condomino sulle parti comuni, salvo che il titolo non disponga altrimenti,

è proporzionale al valore dell'unità immobiliare che gli appartiene.

Il condomino non può rinunziare al suo diritto sulle parti comuni.

Il condomino non può sottrarsi all'obbligo di contribuire alle spese per la conservazione

delle parti comuni, neanche modificando la destinazione d'uso della propria unità immobiliare,

salvo quanto disposto da leggi speciali.

Il condomino può rinunciare all'utilizzo dell'impianto centralizzato di riscaldamento o di

condizionamento, se dal suo distacco non derivano notevoli squilibri di funzionamento o aggravi

di spesa per gli altri condomini.

In tal caso il rinunziante resta tenuto a concorrere al pagamento delle sole spese per la

manutenzione straordinaria dell'impianto e per la sua conservazione e messa a norma.”

L’art. 1118, III comma, c.c. – norma inderogabile – prevede infatti che il condomino non

possa, rinunciando al proprio diritto sulle parti comuni, “sottrarsi all'obbligo di contribuire alle

spese per la conservazione delle parti comuni”; nel diritto condominiale vi sono però spese “per la

conservazione” e spese “per il godimento” della cosa comune (art. 1104 c.c.), quindi nulla vieta che

il condomino possa sottrarsi alle spese “per il godimento” e rimanere obbligato per le sole spese di

conservazione come anticipato in precedenza.

Il condomino dovrà solo dimostrare come dal suo distacco non derivi:

1) notevoli squilibri di funzionamento pregiudizievoli per la regolare erogazione del servizio, e

2) notevoli aggravi di spesa a carico degli altri condomini.

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1) ASSENZA DI SBILANCIAMENTI E SQUILIBRI NELL'IMPIANTO CENTRALIZZATO

DI RISCALDAMENTO ESISTENTE PER EFFETTO DEL DISTACCO.

Le modifiche apportate all’impianto originario consistono, essenzialmente, nel “distacco” dal

satellite d’utenza dei vari corpi scaldanti collegati all’impianto centralizzato di riscaldamento, a

servizio della unità immobiliare in argomento; tali corpi scaldanti saranno, secondo quanto

esposto nella relazione, alimentati da un impianto autonomo monofamiliare di riscaldamento e

produzione acqua calda sanitaria a metano (caldaia a condensazione, 4 stelle).

Gli interventi citati hanno come conseguenza:

a. una riduzione della potenza termica che l’impianto centralizzato esistente deve

erogare, dovendo alimentare un numero inferiore di radiatori;

b. una diminuzione delle portate e delle perdite di carico nei vari tronchi del circuito

idraulico.

Convengo quindi che non consegue alcuno sbilanciamento o squilibrio, la parte restante

dell’impianto si adeguerà, così come si adegua durante la stagione alle variabili condizioni

meteorologiche.

2) L’ASSENZA DI UN NOTEVOLE AGGRAVIO DI SPESA AL CONDOMINIO.

Del tutto ingiustificata è invece l’affermazione secondo la quale non vi è aggravio di spesa; la

questione non è solo tecnica ma anche giuridica, e mi rifaccio ad articoli a firma avv. Edoardo

Riccio apparsi in riviste del settore, inoltre l’avvocato è anche un componente della Commissione

Tecnica CT 271 “Contabilizzazione del calore” presso il CTI (Comitato Termotecnico Italiano) e

varie sue osservazioni sono state inserite nella norma di settore UNI 10200 che indica come

suddividere le spese per il riscaldamento.

Come indicato nel citato art. 1118, secondo comma, bisogna verificare se il distacco non comporta

aggravi di spese per coloro che continuano a fruire dell’impianto di riscaldamento condominiale;

infatti non si tratta solo di non prelevare più calore tramite i radiatori (conseguenza diretta del

distacco), ma bisogna considerare in maniera analitica le singole voci di spesa che il condòmino

distaccando è tenuto a sopportare.

Come detto, il rinunziante resta tenuto a concorrere al pagamento delle sole spese per la

manutenzione straordinaria dell'impianto e per la sua conservazione e messa a norma, art. 1118

comma 1, in definitiva deve continuare a provvedere, proporzionalmente, al pagamento di:

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1. spese per messa a norma (tutti quegli interventi sull’impianto termico determinati da

obblighi di legge),

2. spese per la conservazione (attengono all’integrità del bene e riguardano le erogazioni per la

conservazione in senso stretto), che si distinguono in:

• manutenzione straordinaria, da calcolarsi tramite i millesimi di proprietà,

• manutenzione ordinaria e per le riparazioni, da calcolarsi in proporzione ai

millesimi d’uso per riscaldamento

Ma attenzione perché i restanti condòmini concorrono anche ad altre spese per l’impianto di

riscaldamento centralizzato, relative al godimento (che il rinunziante ormai rifiuta, pur rimanendo

comproprietario della comunione “impianto centralizzato di riscaldamento”), e queste non sono da

imputare al rinunziante (visto che così non prevede la normativa) – da qui scaturisce un aggravio di

spesa per i rimanenti, nello specifico:

3. spesa per l’energia elettrica necessaria per la produzione e distribuzione del calore,

4. quota di energia termica prelevata ma non controllabile (energia entrante nell’appartamento

distaccando a causa delle colonne montanti che alimentano i radiatori al piano/i superiore/i e

lambiscono l’appartamento int. D/B/13),

5. spesa conduzione (terzo responsabile).

Giova quindi predisporre la successiva tabella per calcolare con precisione la cifra totale, le

prime 4 righe sono per gli importi comunque dovuti secondo il citato articolo 1118, gli ultimi 3

termini riguardano l’eventuale aggravio di spesa

TIPO DESCRIZIONE MILLESIMI

1 messa a norma proprietà 2 manutenzione straordinaria proprietà 2 manutenzione ordinaria uso riscaldamento 2 riparazioni uso riscaldamento 3 forza motrice per imp. termico uso riscaldamento 4 quota termica fissa uso riscaldamento 5 gestione uso riscaldamento

Tabella 1 – come determinare i singoli importi

CRITERIO DI RIPARTIZIONE ATTUALE

Secondo i prospetti relativi alle spese preventive del riscaldamento 2014-15, fornitimi

dall’amministratore arch. Guagliardi, per l’unità immobiliare distaccanda abbiamo:

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U. I. MMI RISC.

D/B/13 3,497

come da millesimi riscaldamento in vigore per il consuntivo riscaldamento 2015.

Come detto, si deve considerare che in una generica unità immobiliare, una volta distaccatasi, vi è

ancora del calore entrante a causa delle colonne del riscaldamento fino ai satelliti d’utenza; quindi vi è

una perdita dispersa ma anche recuperata, che entra nell’appartamento tramite l’impianto centralizzato,

quindi è imputabile tecnicamente un consumo di COMBUSTIBILE.

Per ogni unità immobiliare, ogni anno si dovranno considerare queste spese:

TIPO DESCRIZIONE MILLESIMI TOT. condominio Quota parte

1 messa a norma proprietà € 0 € 2a manutenzione straordinaria proprietà € 1.101,32 € 17,49 2b manutenzione ordinaria uso riscaldamento € 34.445 € 120,45 2c riparazioni uso riscaldamento € 0 €

TOT. GENERALE € 137,94

Tabella 2 – determinazione dei singoli importi consuntivo 2015 PREVISTI DA ART. 1118

N.B. anche la manut. straord. è stata ripartita a millesimi riscaldamento invece che proprietà

CRITERIO DI RIPARTIZIONE (NUOVI MILLESIMI DI RISCALDAMENTO

CONSEGUENTI A TERMOREGOLAZIONE E CONTABILIZZAZIONE)

Attualmente, come si desume dal consuntivo 2015, il criterio di ripartizione è:

• quota fissa: spese varie gestionali + 100% energia elettrica + 30% della spesa metano,

• quota variabile: restante 70% della spesa metano in proporzione ai numeri dei ripartitori.

Analizziamo i conti rispetto al bilancio COSNUNTIVO 15, qui riportato:

Spesa € 87696,24 € 123731 € 17616,18 € 5000

U. I. Millesimi riscaldamento

Varie + 30% metano

70% metano

Letture Fondo AGGRAVIO

D/B/13 3,497 306,67 0 0 17,49 324,16 Tabella 3 – determinazione dei singoli importi 2015 LEGATI AD AGGRAVIO DI SPESA

Sulla voce “fondo” si può discutere, se è per successivi interventi di manutenzione ordinaria o

straordinaria è comunque dovuta, se è per altri scopi forse si può stornare.

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PRENDENDO AD ESEMPIO LA STAGIONE 2015 l‘AGGRAVIO DI SPESA è riportato

nell’ultima colonna, stesso ragionamento si può seguire per le stagioni future - naturalmente, nota la

cifra suindicata, si può facilmente verificare l’aggravio di spesa; quindi, per distaccarsi, oltre a

contribuire per le spese 1. e 2. eventualmente presenti a consuntivo (sempre dovute, ai sensi art.

1118, e variabili di anno in anno), la proprietà dell’int. D/B/13 dovrà annualmente pagare quanto

calcolabile in tabella 3, altrimenti ci sarà un aggravio di spesa e dovrà rinunciare al distacco – le

cifre suindicate sono comprensive di tutti i singoli importi da 3. a 5. Per chiarezza, se prima si

pagava € 1.000 in 10, per il terzo responsabile, da ripartire sui millesimi riscaldamento, ora si segue

stesso ragionamento, non si riduce la quota relativa al terzo responsabile – perché pagando in 9 ci

sarebbe aggravio di € 100, per i rimanenti, che passerebbero da € 100 a testa a € 111,11 a testa –

quindi anche il distaccato deve pagare la quota di terzo responsabile come se fosse allacciato.

TUTTO QUESTO SEGUENDO IL CRITERIO ATTUAMENTE IN VIGORE PRESSO IL

CUPERCONDOMINIO; in definitiva, adottando questo criterio, si ottiene lo stesso risultato che si

avrebbe se in un condominio già dotato di termoregolazione e contabilizzazione una unità

immobiliare tenesse sempre chiuse le valvole termostatiche, rimarrebbe da pagare la parte relativa

al mantenimento dell’impianto termico centralizzato e la quota fissa, visto che la quota variabile

segnata dai ripartitori/contatori di calore sarebbe nulla (tutti segnerebbero 0) – e così si evitano

ingiustizie nel caso altre unità immobiliari decidessero il distacco.

QUANDO IL CONDOMINIO ADEGUERÀ IL CRITERIO DI RIPARTIZIONE, COME

PREVITO DA D. LGS. 102/2014, SI RIFARANNO I CONTI SECONDO CRITERIO PREVISTO

DA UNI 10200:2015.

L’intervento di distacco, andando ad incidere sull’impianto complessivo di distribuzione, deve

essere effettuato dal terzo responsabile o dall’impresa incaricata dal condominio per la

manutenzione e sotto la supervisione del primo; il costo sarà a carico del condomino che procede al

distacco.

La Corte di Cassazione con la sentenza 30 aprile 2014 n. 9526 : “In altri termini, e in sintesi, il

condomino, dopo aver distaccato la propria unità abitativa dall’impianto di riscaldamento

centralizzato, continuando a rimanere comproprietario dell’impianto centrale, continua ad essere

obbligato a sostenere gli oneri relativi alla manutenzione e all’adeguamento del bene stesso, salva

la possibilità di esonero con il consenso unanime di tutti i condomini, nonchè continua ad essere

obbligato a partecipare alle spese di consumo del carburante o di esercizio se e nella misura in

cui il distacco non ha comportato una diminuzione degli oneri del servizio a carico degli altri

condomini, perchè se il costo di esercizio dell’impianto (rappresentato anche dall’acquisto di

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carburante necessario per l’esercizio dell’impianto) dopo il distacco non è diminuito e se la quota

non fosse posta a carico del condomino distaccante, gli altri condomini sarebbero aggravati nella

loro posizione dovendo farsi carico anche della quota spettante al condomino distaccato.” Secondo la Corte, pertanto, nel concetto di “aggravio di spesa” vanno comprese quelle spese di godimento escluse dall’ultimo periodo dell’art. 1118 e che il distaccando è tenuto a pagare. Successivamente

all’introduzione della contabilizzazione, per la cui determinazione l’articolo 9 comma 5 lettera d) del D.Lgs. 102/20141 rinvia all’utilizzo della norma tecnica di settore UNI CTI 10200, tale voce

coincide con la così detta “quota fissa” (cioè la spesa per potenza termica impegnata) - a questa occorrerà fare riferimento per individuare l’importo che il condomino distaccando è obbligato a pagare.

INFINE: si rileva che, anche se si riesce a distaccarsi FORMALMENTE, per lo scarico fumi

bisogna rispettare certe distanze, altrimenti chiunque protesti può far togliere la caldaia...

Allego all’uopo indicazioni su distanze da rispettare - VERIFICARE SE SI RIESCONO A

RISPETTARE LE DISTANZE...

Ci sono alcuni vincoli nella norma tecnica 7129:2008, " Impianti a gas per uso domestico e similari

alimentati da rete di distribuzione, Progettazione e installazione, Parte 3: Sistemi di evacuazione

dei prodotti della combustione ", per lo scarico in facciata, tipo distanze da rispettare, non sono

sicuro che in tutte le occasioni di distacco e quindi di installazione di generatore (o di utilizzo di

generatore posato dopo il 2008) riusciamo a trovarci in una situazione tale da rispettare sicuramente

dette distanze.

Per es. mi riferisco al punto 4.5.6

4.5.6 Posizionamento dei terminali di scarico

Per gli apparecchi di tipo C a tiraggio naturale si applica il punto 4.3.3.2.

Per gli apparecchi di tipo C a tiraggio forzato si applica il punto 4.4.4. (che richiama 4.3.3.2), cioè

figura 10 e prospetto 4, della norma UNI 7129 parte 3 del 2008

1 Decreto legislativo 4 luglio 2014, n. 102, “Attuazione della direttiva 2012/27/UE sull'efficienza energetica, che modifica le direttive 2009/125/CE e 2010/30/UE e abroga le direttive 2004/8/CE e 2006/32/CE”, (G.U. 18 luglio 2014, n. 165, in vigore dal 19/07/2014) Art. 9. Misurazione e fatturazione dei consumi energetici 5. Per favorire il contenimento dei consumi energetici attraverso la contabilizzazione dei consumi individuali e la suddivisione delle spese in base ai consumi effettivi di ciascun centro di consumo individuale: d) quando i condomini sono alimentati … da sistemi comuni di riscaldamento o raffreddamento, per la corretta suddivisione delle spese connesse al consumo di calore per il riscaldamento degli appartamenti e delle aree comuni, … l'importo complessivo deve essere suddiviso in relazione agli effettivi prelievi volontari di energia termica utile e ai costi generali per la manutenzione dell'impianto, secondo quanto previsto dalla norma tecnica UNI 10200 e successivi aggiornamenti. È fatta salva la possibilità, per la prima stagione termica successiva all'installazione dei dispositivi di cui al presente comma, che la suddivisione si determini in base ai soli millesimi di proprietà.

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Forse il caso che più complica la vita è la presenza di balconi, mi vengono in mente molte cucine

con la caldaia attuale confluente in Canna Ramificata Collettiva, con la parete esterna che dà

appunto sul balcone (con altrettanto balcone soprastante, quindi, a parte l'ultimo piano), per cui si

devono rispettare dei limiti a mio parere abbastanza restrittivi, cosa che in alcuni casi pregiudica la

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sostituzione della caldaia attuale anche se si impiega una a condensazione a tiraggio forzato di tipo

C, proprio perché non si riescono a rispettare le distanze minime, soprattutto in caso di balaustra

aperta... e la situazione non migliora se la caldaia è di tipo a tiraggio naturale...

INOLTRE - Scarico a parete

Lo scorso 18 luglio è stato pubblicato il D.lgs. n°102 del 4 luglio 2014, dove viene ribadita la possibilità di scaricare a parete per generatori a condensazione. Tale decreto, rispetto alla precedente Legge 90 del 2013, amplia la possibilità di casi ove è possibile scaricare a parete, in modo da permettere una maggiore flessibilità d’installazione in fase di riqualificazione energetica degli edifici. Tale possibilità d’installazione deve comunque essere conforme alla norma vigente UNI 7129. Di seguito, il testo del DPR 412/1993, già integrato con le disposizioni del D.lgs. n°102 del 4 luglio 2014, art. 14, comma 8 e 9, con le nuove disposizioni: 9. Gli impianti termici installati successivamente al 31 agosto 2013 devono essere collegati ad

appositi camini, canne fumarie o sistemi di evacuazione dei prodotti della combustione, con sbocco

sopra il tetto dell'edificio alla quota prescritta dalla regolamentazione tecnica vigente.

(comma così sostituito all'art. 17-bis della legge n. 90 del 2013) 9-bis. E' possibile derogare a quanto stabilito dal comma 9 nei casi in cui:

(comma introdotto all'art. 17-bis della legge n. 90 del 2013) a) si procede, anche nell'ambito di una riqualificazione energetica dell'impianto termico, alla

sostituzione di generatori di calore individuali che risultano installati in data antecedente a quella

di cui al comma 9, con scarico a parete o in canna collettiva ramificata;

b) l'adempimento dell'obbligo di cui al comma 9 risulta incompatibile con norme di tutela degli

edifici oggetto dell'intervento, adottate a livello nazionale, regionale o comunale;

c) il progettista attesta e assevera l'impossibilità tecnica a realizzare lo sbocco sopra il colmo del

tetto.

d) si procede alle ristrutturazioni di impianti termici individuali già esistenti, siti in stabili

plurifamiliari, qualora nella versione iniziale non dispongano già di camini, canne fumarie o

sistemi di evacuazione dei prodotti della combustione con sbocco sopra il tetto dell'edificio,

funzionali e idonei o comunque adeguabili alla applicazione di apparecchi a condensazione;

(lettera aggiunta dall'art. 14, comma 8, d.lgs. n. 102 del 2014) e) vengono installati uno o più generatori ibridi compatti, composti almeno da una caldaia a

condensazione a gas e da una pompa di calore e dotati di specifica certificazione di prodotto.

(lettera aggiunta dall'art. 14, comma 8, d.lgs. n. 102 del 2014) 9-ter. Per accedere alle deroghe previste al comma 9-bis, è obbligatorio:

i. nei casi di cui alla lettera a), installare generatori di calore a gas a camera stagna il cui

rendimento sia superiore a quello previsto all'articolo 4, comma 6, lettera a), del d.P.R. del 2 aprile

2009, n. 59;

ii. nei casi di cui alle lettere b), c), e d), installare generatori di calore a gas a condensazione i cui

prodotti della combustione abbiano emissioni medie ponderate di ossidi di azoto non superiori a 70

mg/kWh, misurate secondo le norme di prodotto vigenti;

iii. nel caso di cui alla lettera e), installare generatori di calore a gas a condensazione i cui

prodotti della combustione abbiano emissioni medie ponderate di ossidi di azoto non superiori a 70

mg/kWh, misurate secondo le norme di prodotto vigenti, e pompe di calore il cui rendimento sia

superiore a quello previsto all'articolo 4, comma 6, lettera b), del d.P.R. del 2 aprile 2009, n. 59;

iv. in tutti i casi, posizionare i terminali di scarico in conformità alla vigente norma tecnica

UNI7129 e successive modifiche e integrazioni

(comma introdotto all'art. 17-bis della legge n. 90 del 2013, poi sostituito dall'art. 14, comma 9, d.lgs. n. 102 del 2014)

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9-quater. I comuni adeguano i propri regolamenti alle disposizioni di cui ai commi 9, 9-bis e 9-ter.

(comma introdotto all'art. 17-bis della legge n. 90 del 2013)

RIASSUMENDO:

conseguentemente al distacco

• la perizia prodotta dall’arch. Stochino è irricevibile in quanto non comprensiva della

diagnosi energetica del Supercondominio SupeFLA (cfr. pag. 16), oltre che per non aver

correttamente valutato l’aggravio di spesa, considerato invero nullo (contro ogni logica

tecnica e giuridica),

• è tutto da dimostrare che l’installazione della caldaia a condensazione prospettata possa

essere eseguita nel rispetto della normativa attuale per quanto riguarda lo scarico fumi

(appartamento al 3 piano che deve scaricare a tetto ovvero rispettare comunque le distanze

previste dalla norma UNI 7129),

• si prende per assodato che tecnicamente, a seguito del distacco richiesto, non ci siano

notevoli squilibri,

• sono comunque dovute le spese legate alla comproprietà dell’impianto centralizzato di

riscaldamento, come da art. 1118 c. c – tabella 2, ed all’aggravio, da determinare ogni anno

a consuntivo in base ai millesimi di proprietà ed i millesimi di riscaldamento, come da

tabella 3

• per non avere aggravio di spesa bisognerà corrispondere annualmente gli importi

“AGGRAVIO” determinabili ogni anno a consuntivo,

• se non si contribuisce per detta cifra non si ha diritto a distaccarsi o rimanere distaccati, in

caso contrario invece l’assemblea non può vietare il distacco.

Il tecnico abilitato

incaricato

Ing. Guido Cappio

Ricordo solo che a livello amministrativo, l’installazione di un nuovo impianto termico (impianto

autonomo di cui si doterebbe la distaccanda) in edificio esistente prevede la presentazione presso il

comune di Biella della relazione del risparmio energetico ex art. 28 L 10/1991, ove applicabile,

altrimenti l’impianto termico non è autorizzato2.

2 D. Lgs. 192/2005, art. 2 c. 1 l-tricies "impianto termico": impianto tecnologico destinato ai servizi di climatizzazione invernale o estiva degli ambienti, con o senza produzione di acqua calda sanitaria, indipendentemente dal vettore energetico utilizzato, comprendente eventuali sistemi di produzione, distribuzione e utilizzazione del calore nonché gli organi di regolarizzazione e controllo. Sono compresi negli impianti termici gli impianti individuali di riscaldamento.

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c'è da aggiungere un ulteriore MOSTRUOSO vincolo, per chi presenta perizia per distacco dopo

30 settembre 2015:

Con l'entrata in vigore del DM 26 giugno 2015, detto dei "requisiti minimi", al capitolo 5.3

dell'allegato 1 il decreto recita testualmente:

Nel caso di ristrutturazione o di nuova installazione di impianti termici di potenza termica

nominale del generatore maggiore o uguale a 100 kW, ivi compreso il distacco dall’impianto

centralizzato anche di un solo utente/condomino, deve essere realizzata una diagnosi

energetica dell’edificio e dell’impianto che metta a confronto le diverse soluzioni

impiantistiche compatibili e la loro efficacia sotto il profilo dei costi complessivi (investimento,

esercizio e manutenzione). Omissis...

Cosa implica questo? Implica che dal 01/10/2015 è praticamente impossibile eseguire il distacco

perché la diagnosi richiesta dal decreto non è economicamente sostenibile dal singolo utente: per

fare una diagnosi energetica di tutto l'edificio, oltre a necessitare delle planimetria di tutti i locali

(spesso impossibile, soprattutto per il singolo utente), una perizia di questo tipo può essere

valutata in media tra 50/100 euro per unità immobiliare, tutta a carico di chi si vuole

distaccare!!! Va da sé che se dal piano tecnico potrebbe essere ancora fattibile, sul piano economico

il distacco è stato praticamente vietato.

Non sono considerati impianti termici apparecchi quali: stufe, caminetti, apparecchi di riscaldamento localizzato ad energia radiante; tali apparecchi, se fissi, sono tuttavia assimilati agli impianti termici quando la somma delle potenze nominali del focolare degli apparecchi al servizio della singola unità immobiliare è maggiore o uguale a 5 kW. Non sono considerati impianti termici i sistemi dedicati esclusivamente alla produzione di acqua calda sanitaria al servizio di singole unità immobiliari ad uso residenziale ed assimilate.