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Tendenze e caratteristiche della Tendenze e caratteristiche della povertà in Italia povertà in Italia Linda Laura Sabbadini Direttore centrale Istat CNEL Roma, 12 febbraio 2009

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Page 1: Tendenze e caratteristiche della povertà in Italia Linda Laura Sabbadini Direttore centrale Istat CNEL Roma, 12 febbraio 2009

Tendenze e caratteristiche della Tendenze e caratteristiche della povertà in Italiapovertà in Italia

Linda Laura Sabbadini

Direttore centrale Istat

CNEL Roma, 12 febbraio 2009

Page 2: Tendenze e caratteristiche della povertà in Italia Linda Laura Sabbadini Direttore centrale Istat CNEL Roma, 12 febbraio 2009

Come l’Italia arriva alla crisi …. dal punto di vista della povertà

… … Con una povertà relativa che presenta caratteristiche strutturali Con una povertà relativa che presenta caratteristiche strutturali ben delineate, legate ai tradizionali fattori che determinano le ben delineate, legate ai tradizionali fattori che determinano le

condizioni di vulnerabilità.condizioni di vulnerabilità.

… … Con una incidenza che negli ultimi anni si è assestata tra l’11 e il Con una incidenza che negli ultimi anni si è assestata tra l’11 e il 12% ma che non per questo è positiva: significa che permaniamo in 12% ma che non per questo è positiva: significa che permaniamo in

una situazione critica in cui le contraddizioni storiche non sono state una situazione critica in cui le contraddizioni storiche non sono state risolterisolte

Con delle differenze territoriali non risolte che si sono accentuate nel Con delle differenze territoriali non risolte che si sono accentuate nel tempo anche dal punto di vista della povertà: tra il 2003 e il 2004 la tempo anche dal punto di vista della povertà: tra il 2003 e il 2004 la

povertà del Sud è aumentata e da allora la situazione non è mai stata povertà del Sud è aumentata e da allora la situazione non è mai stata recuperata recuperata

Tutto ciò lo diciamo considerando la povertà relativa, stima ufficiale basata Tutto ciò lo diciamo considerando la povertà relativa, stima ufficiale basata sui consumi delle famigliesui consumi delle famiglie

. .

Page 3: Tendenze e caratteristiche della povertà in Italia Linda Laura Sabbadini Direttore centrale Istat CNEL Roma, 12 febbraio 2009

oggettivo soggettivo

assoluto relativo

unidimensionale multidimensionale

statico dinamico

la misura della povertla misura della povertàà: i differenti approcci: i differenti approcci

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Povertà relativa dai

consumi

Analisi povertà nel

tempo

Povertà relativa dai

redditi

Confronto europeo

deprivazione disagio aldilà della povertà

I risultati possono essere anche molto diversi I risultati possono essere anche molto diversi ma dobbiamo saper utilizzare le differenti fonti ma dobbiamo saper utilizzare le differenti fonti

a differenti scopia differenti scopi

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Sud Minori

Workingpoor

Famiglie numerose

Anziani Famiglie di disoccupati

I risultati a parte i livelli vanno nella stessa I risultati a parte i livelli vanno nella stessa direzione e evidenziano analoghe criticitdirezione e evidenziano analoghe criticitàà

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Le caratteristiche della povertà in ItaliaLe caratteristiche della povertà in Italia

Profili strutturali ben delineati (2007)Profili strutturali ben delineati (2007) IncidenzaItalia Sud

2 milioni 653 mila2 milioni 653 mila famiglie 11,1% 22.5%11,1% 22.5%7 milioni 542 mila7 milioni 542 mila persone 12.8% 24.9%12.8% 24.9%1 milione 725 mila1 milione 725 mila Sud - 22,5%- 22,5%299 mila299 mila famiglie numerose (5 e più) 22.4%22.4% 32.9%32.9%229 mila229 mila famiglie con membri aggregati 18,0%18,0%30.3%30.3%512 mila512 mila con 2 o più figli minori 17,3% 17,3% 29,4%29,4%1 milione 164 mila1 milione 164 mila con anziani 13,5%13,5% 25.8%25.8%1 milione 285 mila1 milione 285 mila con P.R. con bassi livelli di 18,0%18,0% 32.4%32.4%

istruzione 1 milione 241 mila1 milione 241 mila senza occupati 14.4%14.4%27,1%27,1%513 mila513 mila almeno un componente in 22.8%22.8% 31.4%31.4%

cerca di occupazione614 mila614 mila famiglie con P.R. operaio 13,9%13,9% 27,5%27,5%1 milione 655 mila1 milione 655 mila minori 16,1%16,1% 28,5%28,5%1 milione 648 mila 1 milione 648 mila anziani 14,3%14,3%27.7%27.7%

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Le caratteristiche della povertà in ItaliaLe caratteristiche della povertà in Italia

Le soglie aggiuntive di povertà (2007)Le soglie aggiuntive di povertà (2007)

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Povertà stabile dal 1997: eppur si muovePovertà stabile dal 1997: eppur si muoveL’incidenza è intorno al 10-11% per le famiglie e al 13% per le persone.

Aumenta povertà dal 1997 al 2007 per:Famiglie con 2 o più disoccupati da 34,0%34,0% a 35,8%35,8%Famiglie con p.r. operaio da 11,6%11,6% a 13,9%13,9%Famiglie con almeno un disoccupatocon p.r. ritirato dal lavoro da 21,6%21,6% a 24,5%24,5%Famiglie con membri aggregati da 14,9%14,9% a 18,0%18,0%Famiglie con tre o più figli minori da 25,8% 25,8% a 27,1%27,1%Famiglie con tre componenti da 9,9% 9,9% a 11,5%11,5%Famiglie del Sud ultimo quinquennio da 21,6%21,6% a 25,8%25,8%Sicilia da 21,2%21,2% a 27,6%27,6%Nel sud la povertà aumenta per :Coppie con un figlio da 20,1% a 23,5%Coppie con due figli da 23,2% a 25,2%Famiglie con due o più anziani da 31,5% a 33,2%Famiglie con due o più occupati da 13,8% a 16,3%Nel Nord la povertà aumenta per:Famiglie con cinque e più componenti da 5,9% a 12,2%Famiglie con membri aggregati da 8,1% a 13,4%Coppie con tre o più figli minori da 6,2% a 10,8%

Diminuisce povertà dal 1997 al 2007 per:

Famiglie con 1 componente da 11,2%11,2% a 8,1%8,1%

Anziani soli da 16,3%16,3%

a 12,0%12,0%

Coppie di anziani da 15,8%15,8% a 13,5%13,5%

famiglie con almeno un anziano da 15,5%15,5% a 13,5%13,5%

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Forti divari territoriali, differenze anche Forti divari territoriali, differenze anche nel Sudnel Sud

Sicilia 27,6 23,5Basilicata 26,3 25,7Calabria 22,9 24,2Sardegna 22,9 20,6Campania 21,3 23,2Puglia 20,2 20,8Molise 13,6 25,3Abruzzo 13,3 21,4

Sud-Isole 22,5 22,9Nord 5,5 18,6

A più ampia diffusione del fenomeno nelle regioni meridionali si accompagna maggiore gravità del disagio

(maggiore intensità di povertà)

* Distanza in termini percentuali della spesa media equivalente delle famiglie povere dalla linea di povertà.

Nel 2007, al Sud risiede il 65% delle famiglie e il 68% delle persone povere

IncidenzaIncidenza Intensità*Intensità*

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Povertà tra i minoriPovertà tra i minori

1 milione 655 mila minori nel 2007 vivono in famiglie povere (16,1%)─ il 45% vive con i genitori e un fratello;─ il 27% con i genitori e almeno due fratelli;─ il 7% con un solo genitore;─ il 10% in famiglie con membri aggregati.

Dal 1997 al 2007 è peggiorata la condizione di povertà delle Dal 1997 al 2007 è peggiorata la condizione di povertà delle famiglie:famiglie:─ con 3 o più figli minori (dal 25,8% al 27,1%)

La situazione è peggiorata per le famiglie con un solo occupato: −con almeno un minore (dal 17,7% al 19,8%) −con due o più minori (dal 21,6% al 23,6%)

La situazione è peggiorata soprattutto al Sud tra le famiglie:La situazione è peggiorata soprattutto al Sud tra le famiglie:─ con due figli minori (dal 27,1% al 28,0%);─ con 3 o più figli minori (dal 36,2% al 36,7%);─ oltre 1/4 dei monogenitori con almeno un figlio minore è povera al Sud.

Quindi problemi di povertà crescenti

MA ANCHE NUOVI RISCHI DI ESCLUSIONE SOCIALE DA NON SOTTOVALUTARE

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I minori poveri nel SudI minori poveri nel Sud

Nel Sud sono concentrati il 69,3% per un totale di 1milione 146mila. incidenza povertà

ItaliaItalia SudSud

0-5 anni 16,8% 31,0% 6-10 anni 16,4% 28,4%11-13 anni 15,7% 25,4%14-17 anni 15,4% 28,0% Totale 16,1% 28,5%

L’incidenza di povertà tra i minori del Sud è del 28,5%28,5%, nel Centro-nord è dell’ 8,2%8,2%

Le regioni con la maggior incidenza di povertà per i minori sono la Sicilia ((37,6%37,6%), la Basilicata (30,1%30,1%) e la Campania (27,8%27,8%)

I minori che vivono in famiglie sicuramente povere (al di sotto dell’80% della linea di povertà), cioè i più poveri tra i poveri, sono 779mila779mila, il 7,6%7,6% dei minori e vivono nel Sud nel 72%72% dei casi

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Povertà tra i giovani di cui si parla Povertà tra i giovani di cui si parla ancora pocoancora poco

1 milione 515 mila giovani (12,9%) sono poveri, percentuale prossima alla media sul totale della popolazione (12,8%)

Tra questi il 63,9% vive nella famiglia di origine, il 31,2% è p.r. o coniuge, la restante quota vive in altre tipologie familiari (ad esempio famiglie senza nuclei).

Se il giovane vive nella famiglia di origine come figlio, è povero il 13,3% ma- il 21,7% se i figli sono tre o più;- il 19,7% se si tratta di famiglie con membri aggregati;- il 15,5% se in famiglia c’è un solo occupato;- il 10,3% se si tratta di una famiglia monogenitore.

Se il giovane è p.r. o coniuge, è povero l’11,5% ma - il 41,5% se vive in coppia con tre o più figli;- il 23,4% se vive in coppia con due figli;- il 15,9% se ci sono membri aggregati.

Se il giovane è p.r. o coniuge in coppie con 1 solo occupato è povero il 22,3% ma- il 32,6% se vive in coppia e con 2 o più figli;- il 23,1% se vive in coppia e con 1 solo figlio.

Page 13: Tendenze e caratteristiche della povertà in Italia Linda Laura Sabbadini Direttore centrale Istat CNEL Roma, 12 febbraio 2009

le nuove e vecchie povertà nella vita le nuove e vecchie povertà nella vita adulta: famiglie con p.r. tra 35 e 64 anniadulta: famiglie con p.r. tra 35 e 64 anni

• Se ci sono in famiglia componenti in cerca di occupazione è povero :

il 21,5% di quelle con almeno un componente alla ricerca di lavoro;

il 27,9% delle famiglie con p.r. in cerca di occupazione;

il 34,4% di quelle con due o più componenti alla ricerca di lavoro.

• Se ci sono in famiglia componenti in cerca di occupazione al Sud è povero:

il 29,8% di quelle con almeno un componente alla ricerca di lavoro;

il 38,2% delle famiglie con p.r. in cerca di occupazione;

il 38,2% di quelle con due o più componenti alla ricerca di lavoro.

LA MANCANZA DI LAVORO AUMENTA RISCHIO DI

POVERTA’

Roma, 18 aprile 2007

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• Se il p.r. ha un basso o incerto profilo professionale e’ povero :il 14,9% delle famiglie con p.r. operaio e assimilato, co.co.co. o collaboratore occasionale.

• Se in famiglia c’è un solo occupato e’ povero : il 19,9% delle coppie con due figli; il 25,9% di quelle con tre o più; il 15,8% di quelle con membri aggregati.

• Se in famiglie è occupata solo la p.r. e il suo profilo professionale è basso o incerto (operaio e assimilato, co.co.co. o collaboratore occasionale) è povero: il 18,9% delle famiglie; il 30,9% se si tratta di coppia con due figli, il 34,3% se si tratta di coppia con tre o più figli il 21,2% se si tratta di famiglia con membri aggregati.

• Se si risiede nel Sud e nelle Isole: 20,8%se p.r occupato con basso o incerto profilo professionale28,9%1 occupato con 2 figli27,7%1 occupato con 3 o più figli30,2%1 occupato con membri aggregati 27,5%

Anche se c’è il lavoro o c’è la povertà: i WORKING POOR

le nuove e vecchie povertà famiglie con le nuove e vecchie povertà famiglie con p.r. tra 35 e 64 annip.r. tra 35 e 64 anni

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La povertà degli anzianiLa povertà degli anziani

In Italia, il 26% degli anziani poveri vive solo, il 40,4% in coppia, il 16,6% in coppia con figli, il 12,5% in famiglie con membri aggregati, il 4,5% in famiglie monogenitore.

Nonostante il miglioramento dal punto di vista della povertà (dal 15,5% nel 1997 al 14,3% nel 2007), è povero il 14,3% degli anziani (il 59,5% sono donne) contro il 12,8% della popolazione totale:

- il 12% degli anziani soli, il 12,9% se donne (rappresentano l’83,2% degli anziani soli poveri).

- il 14% degli anziani che vivono in coppia.- il 12,4% degli anziani monogenitori (il 74% sono donne).- il 18,4% degli anziani che vivono in famiglie con membri aggregati (il 68%

sono donne);- il 18,8% degli anziani che vivono in coppia con figli.

NEL SUD LA SITUAZIONE E’ PEGGIORE:

E’ povero il 27,7% degli anziani (il 57,8% sono donne):- Il 21,8% degli anziani soli, il 23,2% se donne (rappresentano l’82,6% degli anziani soli poveri).- il 29,2% degli anziani che vivono in coppia.- il 20,1% degli anziani monogenitori (il 79,2% sono donne).- il 33,4% degli anziani che vivono in famiglie con membri aggregati (il 66,3% sono donne);- il 34,6% degli anziani che vivono in coppia con figli.

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In sintesiIn sintesi

• Forti disuguaglianze nel Paese date da differenze territoriali ma anche differenze interne alle aree

• Si accentuano le caratteristiche tradizionali della povertà

• Migliora la situazione degli anziani, peggiora quella dei minori, dei giovani, dei disoccupati, delle famiglie con p.r. a bassi profilo professionale, residenti nel Sud e con membri aggregati.

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La stima europea della popolazione povera La stima europea della popolazione povera

Differisce da quella tradizionalmente diffusa in Italia rispetto a) alla scala di equivalenza; b) al posizionamento della soglia di povertà; c) all’utilizzo di una distribuzione equivalente; d) alla scelta del cut-off; e) alla variabile informativa

è basata sui redditi invece che sui consumi;

utilizza la scala “OCSE modificata” (un valore pari a 1 al primo adulto presente in famiglia, un peso aggiuntivo pari a 0,5 per ogni altro adulto presente in

famiglia e un peso pari a 0,3 per ogni componente di età inferiore ai 14 anni);

calcola la soglia, ponendola al 60% della mediana dei redditi familiari equivalenti;

Inoltre, i dati sono diffusi in termini di individui sul totale della popolazione e non in termini di famiglie, com’è tradizione nazionale.

DI SEGUITO PER NON CONFONDERLA CON LA STIMA DI POVERTA’ UFFICIALE LA CHIAMEREMO POPOLAZIONE A BASSO

REDDITO

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ITALIA tra i paesi che stanno peggio

Incidenza (scala sinistra) e soglia (in PPS, scala destra, Italia=100), Incidenza (scala sinistra) e soglia (in PPS, scala destra, Italia=100), (redditi 2006) (redditi 2006)

In Italia nel 2006, l’incidenza della popolazione a basso reddito, come nell’anno precedente, è del 20%, e continua ad essere superiore alla media comunitaria (16%). Nell’ultimo anno la posizione relativa del nostro paese peggiora: nella graduatoria si passa dal 5° al 3° posto.

0

5

10

15

20

25

UE

27

UE

15

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Paesi

Bassi

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0

50

100

150

200

250

incidenza del rischio di povertà (scala sx) soglie di povertà in PPS (scala dx, Italia=100)

\

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l’Italia in Europa è più diseguale

• La situazione italiana è tra le peggiori dell’Europa dei 15, insieme a quella degli altri grandi paesi mediterranei.

• Nella media europea al quinto di popolazione più ricco va quasi cinque volte il reddito del quinto più povero; l’Italia sta sopra la media (5,5), il massimo è del Portogallo (6,5), il minimo si registra in Svezia e Slovenia (3,3).

• In Italia, l’intensità di povertà è pari a 22, in riduzione rispetto all’anno precedente e in media con il valore europeo (tra i vecchi Quindici Spagna, Grecia, Portogallo, Germania e Regno Unito hanno un valore più alto).

• L’Italia ha un livello di disuguaglianza elevato rispetto all’Europa (GINI 0,32). Spagna, Irlanda, Germania, Paesi Bassi, Lussemburgo, Francia, Finlandia, Belgio, Austria, Danimarca e Svezia hanno valori più bassi.

Page 20: Tendenze e caratteristiche della povertà in Italia Linda Laura Sabbadini Direttore centrale Istat CNEL Roma, 12 febbraio 2009

I minori italiani stanno nella situazione più critica

i minori a basso reddito (indicatore europeo basato sui redditi)

In Italia l’incidenza di minori a basso reddito è del 25%. Tale valore, uguale a quello della Romania, è il più alto in Europa

Seguono la Polonia e la Spagna con il 24%, la Grecia e il Regno Unito con il 23%

I paesi con l’incidenza più bassa di povertà tra i minori sono la Danimarca con il 10%, seguita da Finlandia e Slovenia all’11% e da Svezia e Cipro con il 12%

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Gli anziani a basso reddito sono tanti ma meno dei minori

• In Italia l’incidenza di anziani a basso reddito è pari al 22%, (come in Finlandia) un valore di poco inferiore a quello relativo alla Grecia (23%).

I paesi con incidenza tra gli anziani più elevata sono Cipro (51%), Estonia e Lettonia (33%), Lituania (30%), seguiti da Irlanda (29%) e Spagna (28%)

I paesi con incidenza tra gli anziani più bassa sono la Repubblica Ceca (5%), l’Ungheria (6%), il Lussemburgo (7%), la Slovacchia e la Polonia (8%), Paesi Bassi (10%) e la Svezia (11%)

Page 22: Tendenze e caratteristiche della povertà in Italia Linda Laura Sabbadini Direttore centrale Istat CNEL Roma, 12 febbraio 2009

il profilo per età è diverso tra i Paesi

Il profilo della povertà per età (indicatore europeo basato sui redditi)

In Italia il profilo per età dell’incidenza di povertà, come nella maggioranza dei paesi comunitari è a forma di U

Ma in Europa è più comune che la massima incidenza si abbia tra gli anziani e, in alcuni casi, il profilo della povertà per età è discendente, come in Danimarca e Finlandia, con un valore minimo tra i minori.

il profilo per età è declinante in Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia e Lussemburgo

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Popolazione a basso reddito tra gli occupati elevata

La povertà tra gli occupati (indicatore europeo basato sui redditi)

In Italia un lavoratore su dieci vive in famiglie povere (una persona su cinque nella popolazione complessiva), come in Portogallo e Lettonia.

I paesi con incidenza di povertà tra gli occupati più elevata sono Grecia (14%), Polonia (12%), Spagna (11%)

I paesi con incidenza di povertà tra gli occupati più bassa sono Repubblica Ceca (3%), Belgio, Malta e Danimarca (4%), Finlandia, Slovenia, Paesi Bassi e Slovacchia (5%)

In alcuni paesi, essere occupato ha un effetto di riduzione della povertà più marcato (ad esempio, Belgio, Malta, Danimarca ed Irlanda e Repubblica Ceca), in altri meno (Polonia, Lussemburgo, Svezia e Grecia).

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ITALIA: forte il divario tra i redditi equivalenti

delle famiglie del Sud e del Centro NordIl reddito mediano del Sud e delle Isole nel 2006 è circa il 67%67% di quello del Centro Nord.

Distanza relativamente maggiore per le coppie con figli, le famiglie senza anziani, le famiglie in cui il breadwinner ha

meno di 65 anni

Sicilia 61%61%Calabria 63%63% Campania 64%64%Basilicata 68%68%Puglia 67%67% Abruzzo 83%83%Molise 67%67%Sardegna 80%80%

Page 25: Tendenze e caratteristiche della povertà in Italia Linda Laura Sabbadini Direttore centrale Istat CNEL Roma, 12 febbraio 2009

L’incidenza della popolazione a basso reddito è molto più marcata

al Sud e nelle Isole

Percentuale di individui a basso reddito per ripartizione geografica

Nord-ovest 11,7%

Nord-est 9,7%

Centro 14,0%

Sud 33,5%

Isole 37,0%

ITALIA 20%

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La presenza di disoccupati ha più spesso conseguenze negative per le famiglie del Sud

Percentuale di famiglie con disoccupati nel quinto più Percentuale di famiglie con disoccupati nel quinto più poveropovero

tra le famiglie con un disoccupatotra le famiglie con un disoccupato tra le famiglie con tra le famiglie con due o più due o più disoccupati disoccupati CENTRONORD 30,2 %30,2 % CENTRONORD 49,9 %49,9 %SUD E ISOLE 56,2 %56,2 % SUD E ISOLE 64,7 %64,7 %

Calabria 56,1 %56,1 % Sicilia 63,4 %63,4 % Campania 59,3 %59,3 % Puglia 62,9 62,9 %%

Basilicata 35,5 %35,5 % Sicilia 70,4 %70,4 %Puglia 48,3 % 48,3 % Campania 63,3% 63,3%

Molise 52,7 %52,7 %Sardegna 56,1 %56,1 %

* Le stime per le regioni di Sud e Isole sono presentate solo quando si raggiunge una numerosità campionaria di 20 unità.

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Un basso titolo di studio del breadwinner determina più facilmente una condizione di

svantaggio nel Sud e nelle Isole

Centro Nord: 41,9%41,9% famiglie con breadwinner con licenza media ha redditi medi o medio alti (al Sud 11,3%)Sud-Isole: 46,7%46,7% famiglie con breadwinner con licenza media appartiene al quinto più povero (al Nord 14,5%)Nel Sud è necessario possedere la laurea per collocarsi nel quinto più ricco della distribuzione nel 41,3%41,3% dei casi, nel Centro Nord nel 58,3%58,3%

Vistosa differenza tra i risultati economici di famiglie del Centro Nord con breadwinner con diploma superiore:

Centro Nord: 59,4%59,4% nei due quinti più ricchi

Sud - Isole: solo 30,5% 30,5% nei due quinti più ricchi

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Nel Mezzogiorno sono a basso reddito anche tipologie familiari che nel Centro Nord sono

collocate nei segmenti più alti della distribuzione dei redditi

Centro Nord: 55,1%55,1% appartiene ai due quinti più ricchi

Sud-Isole: Il 30,9%30,9% nei due quinti più ricchi, il 38,8%38,8% nel quinto più basso

Centro Nord: 61,6%61,6% appartiene ai due quinti più ricchiSud-Isole: 27,9%27,9% nel quinto più basso

single single

fino a 64fino a 64

coppie e monocoppie e mono

genitori con figligenitori con figli

di 18 anni e piùdi 18 anni e più

Quindi il disagio nel Sud, pur essendo connotato, si estende anche a soggetti che nel resto del paese vivono in

una situazione relativamente più agiata

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Nel Sud famiglie diverse dal Centro Nord

più famiglie con persone a carico (51,2%51,2% contro 35,2%35,2%)

più famiglie mono-reddito (47%47% contro 41,2%41,2%)

più famiglie con 2 o più minori (16,9%16,9% contro 10,8%10,8%)

più famiglie con almeno un disoccupato (13,9%13,9% contro 5,7%5,7%)

più famiglie con breadwinner con licenza elementare o nessun titolo di studio (33,9%33,9% contro 26,2%26,2%); tra le famiglie con breadwinner occupato il 10,9%10,9% contro il 7,9%7,9%

più famiglie la cui fonte principale di reddito sono pensioni e altri trasferimenti pubblici (39,9%39,9% contro 37,8%37,8%)

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Al suo interno il Sud è più diseguale del Centro Nord

Centro Nord 0,30 0,30

Sud Isole 0,330,33 Centronord    0,300,30Sud e Isole    0,330,33

 Abruzzo       0,300,30 Puglia          0,310,31 Sardegna      0,310,31 Molise          0,300,30 Basilicata      0,300,30

GINI*

* Redditi equivalenti senza i fitti imputati

Sicilia 0,340,34 Calabria 0,330,33Campania     0,330,33

hanno anche redditi mediani più bassi delle altre

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Indicatori di deprivazione materiale: difficoltà nell’acquisto di beni e servizi, arretrati.

Anno 2007 (valori percentuali)

In generale, le difficoltà più rilevanti riguardano le famiglie con un solo percettore di reddito e quelle per le quali la fonte principale di reddito non è da lavoro.

(a)Per le sole famiglie con affitto o mutuo; (b) per le sole famiglie con debiti diversi dal mutuo; (d) Stima corrispondente ad una numerosità campionaria compresa tra 20 e 49 unità.

Cibo MalattieVestiti

necessari Scuola Trasporti Tasse BolletteAffitto o

mutuo (a)Debiti diversi dal mutuo (b)

NUMERO DI PERCETTORI

Un percettore 6,5 13,4 20,0 3,4 7,7 14,0 10,3 4,9 18,9 Due percettori 4,4 9,6 14,7 4,2 6,6 10,8 7,6 3,0 13,7 Tre o più percettori 4,1 8,0 13,5 4,2 7,0 10,4 7,2 2,1 13,5

REDDITI PRINCIPALI

Lavoro dipendente 5,2 8,7 17,1 5,8 8,2 11,3 10,3 4,6 14,5 Lavoro autonomo 3,9 7,0 13,6 3,6 6,2 14,0 9,1 3,7 18,2 Pensioni e/o trasferimenti pubblici 5,7 14,9 17,4 1,5 6,0 12,0 6,5 2,5 15,5 Capitale e altri redditi 8,0 (d) 13,8 20,4 8,9 (d) 12,4 16,2 13,0 - -

Totale 5,3 11,1 16,9 3,9 7,3 12,2 8,8 3,7 15,6

Non avere soldi per Avere arretrati nel pagamento di

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Indicatori di deprivazione materiale: difficoltà nell’acquisto di beni e servizi, arretrati.

Anno 2007 (valori percentuali)

Difficoltà particolarmente rilevanti per le famiglie del Mezzogiorno, per quelle con figli minori (in particolare se monogenitori) o composte da una sola persone. Tra il 2006 e il 2007 aumentano le famiglie che dichiarano difficoltà ad acquistare cibo (da 4,2% a 5,3%)

Cibo MalattieVestiti

necessari Scuola Trasporti Tasse BolletteAffitto o

mutuo (a)Debiti diversi dal mutuo (b)

RIPARTIZIONI GEOGRAFICHE

Nord-ovest 4,2 6,8 11,6 2,1 4,5 6,1 5,5 3,4 11,4Nord-est 3,9 5,9 11,4 1,8 4,3 4,9 5,6 3,0 10,6Centro 5,1 9,3 14,1 2,6 6,3 9,3 8,3 2,9 15,8Sud 6,7 18,3 25,8 7,5 11,0 21,8 13,0 5,6 25,3Isole 8,6 21,5 29,0 8,1 14,7 27,4 16,1 3,6 18,5

TIPI DI FAMIGLIEPersona sola con meno di 65 anni 5,9 10,2 17,5 1,1 (d) 8,3 12,0 9,4 5,3 18,0Persona sola di 65 anni e più 4,9 14,6 15,6 - 3,0 10,7 5,0 2,2 (d) - Coppie senza figliP.R. con meno di 65 anni (c) 3,3 9,0 12,0 - 6,3 9,3 6,1 2,3 (d) 10,1 (d)P.R. con 65 anni e più (c) 4,7 14,0 14,4 - 5,1 9,6 4,2 - -Coppie con almeno un figlio minore 5,7 9,4 19,3 9,52 9,0 14,3 13,5 5,9 17,3Coppie con figli adulti 4,2 9,3 14,7 3,93 7,0 11,6 7,0 1,4 (d) 13,3Monogenitori con almeno un figlio minore 12,6 13,0 26,0 14,1 15,1 14,1 18,3 9,9 (d) 19,1 (d)Monogenitori con figli adulti 6,5 12,7 19,7 3,8 (d) 8,7 15,1 9,3 3,2 (d) 14,7 (d)Altra tipologia 6,9 (d) 15,3 23,6 5,2 (d) 10,0 16,7 9,3 6,3 (d) 18,5 (d)

Non avere soldi per Avere arretrati nel pagamento di

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Indicatori di disagio economico e deprivazione

materiale per ripartizione geografica - Anno 2007

Tra il 2006 e il 2007 le famiglie che hanno dichiarato di arrivare con molta difficoltà a fine mese sono leggermente aumentate (da 14,6% a 15,4%). Da notare l’aumento statisticamente significativo di queste famiglie nel Nord (da 10,7% a 11,9%).

Nord-ovest

Nord-est Centro Sud Isole Italia

Fare un pasto adeguato almeno ogni due giorni (a) 4,9 5,3 5,7 9,9 10,0 6,7Riscaldare adeguatamente l'abitazione 4,2 7,1 8,3 18,7 22,8 10,7Una settimana di ferie in un anno 26,4 28,5 35,6 58,1 62,5 39,3

Per la casa 45,0 44,4 50,5 55,3 57,7 49,5Per l'affitto (b) 49,6 53,5 52,9 52,1 58,6 52,3Per il mutuo (c) 64,7 68,1 71,9 70,5 76,0 68,5Per debiti diversi dal mutuo (d) 48,5 43,1 46,0 60,4 56,7 50,0

Con grande difficoltà 12,1 11,6 13,2 21,0 23,8 15,4Con difficoltà 18,2 16,1 21,5 26,5 26,3 21,1Con qualche difficoltà e con una certa facilità 62,1 63,7 59,8 49,4 45,3 57,5Con facilità e con molta facilità 7,6 8,6 5,6 3,1 4,6 6,1

Far fronte a pese impreviste di circa 700 euro 24,5 25,5 30,3 44,7 49,8 32,9Riuscire a risparmiare 60,7 57,5 64,4 76,6 80,2 66,3

FAMIGLIE CHE NON POSSONO PERMETTERSI ALCUNE VOCI DI SPESA (per 100 famiglie )

FAMIGLIE CHE GIUDICANO PESANTE IL CARICO DELLE SPESE (valori percentuali )

CAPACITA' DI ARRIVARE A FINE MESE (per 100 famiglie )

INCAPACITA' DI (per 100 famiglie )

Un terzo delle famiglie non riuscirebbe a far fronte a una spesa imprevista di 700 euro

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Indicatori di deprivazione nei Paesi europei: una spesa imprevista, Anno

2006

Fonte: Eurostat – Indagine EU SILC 2006 ed elaborazioni Istat

Famiglie non in grado di affrontare spese impreviste (Italia=700,00 euro)

14,918,1 18,2

23,025,6 26,9 27,6 28,4 28,7

30,8 31,233,1 33,4 34,0

39,241,3

44,9

51,252,9

58,061,1

72,4

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

50,0

60,0

70,0

80,0

Paesi Unione Europea - Anno 2006

Valo

ri i

n p

erc

en

tua

le

Più del 50% delle famiglie non può far fronte a una spesa imprevista in Slovacchia, Ungheria, Polonia, Lituania e Lettonia.

Meno del 20% in Svezia, Lussemburgo e Portogallo

600,00

L’Italia con il 28,4% si situa tra Austria e Regno Unito

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Indicatori di deprivazione nei Paesi europei: pasto adeguato, riscaldare

l’abitazione, ferie, anno 2006 In Italia, il 6,2% delle famiglie hanno dichiarato di non potersi permettere

di fare un pasto adeguato (carne, pollo o pesce) almeno una volta ogni due giorni. Un valore analogo a quello della Francia (6,7%).

Le quote più basse di trovano ancora una volta in Lussemburgo, Danimarca (circa il 2%), ma anche in Irlanda (2,7%). Quelle più alte il Slovacchia (38,1%) e Lettonia (35,6%).

In Italia, le famiglie che hanno dichiarato di non potersi permettere di riscaldare adeguatamente l’abitazione sono il 10,4%; in questo caso nella graduatoria l’Italia ha il valore più alto tra i paesi dell’Europa a 15 (eccetto Grecia, con il 13,6% e Portogallo, con 41,6%).

In Italia, il 38,7% delle famiglie che desidererebbero fare una settimana di ferie l’anno dichiarano di non poterselo permettere; un valore molto distante da quello di Lussemburgo (10,5%), Danimarca (11,5%) e Svezia (15,2%) e prossimo a Spagna (38,3%) e Francia (32,4%)

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Indicatori di deprivazione nei Paesi europei: possesso di beni durevoli,

anno 2006 In Italia, il 7,3% delle famiglie che avrebbero avuto necessità di

acquistare un personal computer hanno dichiarato di non poterselo permettere.

Le quote più basse di trovano in Lussemburgo, Svezia, Danimarca e Paesi Bassi (circa il 3%), e in Austria e Regno Unito (circa il 5%)

In Italia, le famiglie che hanno dichiarato di non potersi permettere l’acquisto di un’automobile sono il 3,8%; in questo caso nella graduatoria dei paesi siamo preceduti solo dal Lussemburgo (2%) e Cipro (2,6%)

Anche l’analogo indicatore relativo all’acquisto della lavatrice, che tocca punte superiori al 5% solo in Lituania e Lettonia, colloca l’Italia tra i paesi con minori problemi (0,8%)

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Indicatori di deprivazione nei Paesi europei: gli arretrati, anno 2006

In Italia, le famiglie che dichiarano di essere in arretrato

con il pagamento delle bollette sono il 9,4% (valore meno alto, tra i paesi EU15, solo a quello della Grecia, con 26,3%,)…

con il rimborso di prestiti ricevuti da banche e/o società finanziarie sono il 2,2% (anche in questo caso il valore più alto si ha in Grecia, con 11,4%, ma anche a Cipro, con 11,4%, seguito dalla Polonia, con il 4,4%; tutti gli altri paesi si situano sotto il 3%),

con il pagamento del mutuo o dell’affitto dell’abitazione sono il 3,2% (valore prossimo a quello della Svezia e dell’Irlanda). In questo caso valori più elevati si ritrovano Grecia e Cipro (5,2% 5,3%), ma anche in Francia, (6,8%)

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Povertà e deprivazione materiale: due dimensioni non sempre sovrapposte

Se nell’analisi si combinano gli indicatori di deprivazione con l’indicatore di povertà monetaria :

accanto all’11,2% della popolazione che presenta problemi di povertà e almeno due tipologie di disagio, l’8,4%, pur essendo povero, non presenta nessuna o al massimo una delle difficoltà segnalate. Inoltre, l’8,4 per cento della popolazione non si colloca al di sotto della soglia di povertà, ma segnala due problemi tra quelli considerati e il 7,4% della popolazione non è povero, ma riferisce almeno tre problemi

Pur confermando i tradizionali profili di povertà, l’uso di questo tipo di indicatori fornisce una «distribuzione del benessere» in cui la posizione relativa dei singoli soggetti presenta alcune difformità rispetto a quella che si ottiene dalla distribuzione dei redditi/consumi.

Solo l’uso integrato di più indicatori di deprivazione (monetari e non monetari), permette di accostare le numerose tessere che ricompongono il quadro della povertà, di arricchirne la portata informativa e di «correggere» le possibili distorsioni interpretative di ogni singolo approccio.