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TEORIA POLITICA

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TEORIA POLITICA

Direttori

Carla AUniversità degli Studi di Macerata

Natascia MUniversità degli Studi di Macerata

Comitato scientifico

Cristiano Maria BUniversità degli Studi di Urbino “Carlo Bo”

José Francisco J DUniversidad Pablo de Olavide

Enrico GSapienza Università di Roma

Julien PUniversité de Liège

Matteo TUniversità di Parma

Gianluca VUniversità degli Studi di Macerata

TEORIA POLITICA

L’apoliticità non esiste. Tutto è politica

— Thomas Mann

La collana di Teoria politica si propone di accogliere e pubblicare ricerche estudi, in particolare monografie e volumi collettanei, dedicati alle trasforma-zioni del “politico” analizzato attraverso le pratiche, le istituzioni, il lessico,le teorie e la storia delle idee. Si intende offrire spazio anche a lavori ineditiche ricostruiscano i mutamenti dello spazio politico attraverso temi quali lasfera pubblica, i cambiamenti che investono le soggettività politiche (conriferimento alle capacità e ai diritti), la fenomenologia rappresentativa, ilsimbolismo e la comunicazione politica. Con questa iniziativa editoriale ci sirivolge a quanti seguono le metamorfosi contemporanee del “politico” conl’intento critico proprio degli studiosi, teso a intercettare le dinamiche chesi intrecciano nel rapporto società-politica-diritto, e con l’attenzione vigiledi quei lettori che vogliano orientarsi nella comprensione dei fenomenipolitici con strumenti concettuali adeguati alle sfide di un mondo che esigeuno sguardo locale, nazionale e globale.

Marco Vanzulli

La critica tra scienza e politica

Scritti su Marx

L’opera è stata pubblicata con il contributo del Dipartimento di Scienzeumane per la formazione “Riccardo Massa” dell’Università degli StudiMilano–Bicocca.

Copyright © MMXVAracne editrice int.le S.r.l.

[email protected]

via Quarto Negroni, Ariccia (RM)

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I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: dicembre

Indice

Introduzione

Capitolo II Manoscritti del ’ e il “giovane Marx”

.. L’economia politica: una scienza ideologica, – .. Aliena-zione e dominazione, – .. Il cammino della razionalità civiledal Volksgeist al «Verein freier Menschen», – .. Ancora sullacoupure épistémologique, .

Capitolo IIMarx e Feuerbach

.. Una questione di metodo, – .. Feuerbach filosofo dellacoscienza, .

Capitolo IIIScienza come logica storica nelle Forme che precedonola produzione capitalistica

.. Il testo e la sua prospettiva teorica e storica, – .. Lecategorie hegeliane, – .. Il posto e i limiti della dialettica, – .. Tra storia e azione, tra teoria e pratica. Elementi di unaproblematica, .

Capitolo IVLe società arcaiche come «società dell’abbondanza» e ilcapitalismo

.. Polanyi, – .. Mauss, – .. Sahlins, – .. Cla-stres, – .. Baudrillard, .

Indice

Capitolo VMarx e la politica dell’Internazionale alla Conferenza diLondra del

.. Marx, la nascita dell’Internazionale e le Trade Unions, –.. La Conferenza di Londra e la rottura con le Trade Unions, –.. Marx e la politica dell’Internazionale, .

Appendice

La critica giovanile di Engels a Schelling tra Hegel e Feuer-bach

La filosofia come sistema e l’altro del pensiero. Feuerbachsu Hegel

Bibliografia

Introduzione

I saggi riuniti in questo volume si occupano di aspetti diversidel pensiero e della produzione di Marx. I primi due capitolitrattano rispettivamente dei Manoscritti economico–filosofici del e della ricezione di Feuerbach da parte di Marx. Due temichiaramente intrecciati e che, per essere affrontati, richiedonouna lettura dell’itinerario intellettuale marxiano fin dai suoiesordi, e quindi una definizione del rapporto del primo Marxcon il pensiero di Hegel, con la tradizione filosofico–politicadella modernità e poi con l’economia politica — si deve dareinsomma una risposta a quel complesso di motivi che costi-tuiscono la questione «giovane Marx». Si è cercato dunque diseguire i momenti incipienti, gli attraversamenti, le strettoiee le aperture di uno sviluppo che, secondo la lettura che sen’è data, giunge a costituirsi in problematica autonoma già apartire dagli articoli del –. Uno snodo fondamentale siha nella soluzione che Marx dà al problema della natura del-l’universale civile: posto originariamente nello Stato, totalitàrazionale e organica secondo la lezione di Hegel, esso perònon trova una combinazione soddisfacente con la sfera degliinteressi, con il sistema dei bisogni della società civile, alla cuiarticolazione inizialmente Marx non dedica l’attenzione chele aveva invece dedicato Hegel. Marx s’interroga tormentosa-mente su questo rapporto, non contentandosi della soluzionedemocratico–repubblicana dei «francesi moderni», rifiutandofin da principio le teorie della rappresentanza e la posizioneliberale. Lo Stato, da parte sua, andrà perdendo ogni connota-zione di universalità, venendo a dipendere dai particolarismidella società civile, e la politica che esso promuove riceverà ilmarchio dell’impotenza. L’universalità e la libertà degli indivi-

Introduzione

dui — che, contrariamente a quanto si pensa comunemente, èil vero centro della problematica di Marx — saranno possibili aldi fuori della relazione moderna tra forma Stato e società civile,in un nuovo comunismo, che non si oppone alla modernità,ma la completa, come società degli «individui associati», come«unione di uomini liberi». Un risultato cui Marx approda neiManoscritti del’ attraverso la sua prima analisi del concetto dilavoro, avvenuta entro la discussione dei presupposti ideologicidella scienza dell’economia politica. Si è ritenuto di dover ridi-scutere, in coda alla trattazione sui Manoscritti del’ e sul gio-vane Marx, la tesi della coupure épistémologique, la tesi dei “dueMarx”, quello giovane, impigliato nell’ideologia, e il Marx dellamaturità, che si aprirebbe il cammino verso un sapere scien-tifico rompendo con il proprio passato filosofico–ideologico— tesi proposta negli anni Sessanta del secolo scorso da LouisAlthusser, ma ancora assai influente, divenuta anzi quasi sen-so comune. Rispetto all’analisi che si è condotta, però, tenereferma una certa continuità nel percorso intellettuale marxianorisulta senz’altro più convincente, a patto di rilevare i momentidi scarto e gli strappi (ogni nuova scoperta comporta l’abban-dono di certi convincimenti precedenti), e di considerare cheanche importanti acquisizioni successive, quali la prima espres-sione della “concezione materialistica della storia” nell’Ideologiatedesca o nella famosa Prefazione del ’, rappresentano ela-borazioni parziali, a volte schemi generali, che hanno finitoper assumere loro malgrado il carattere di teorizzazioni siste-matiche. Quest’unica rottura, posta nel , crea invece unadicotomia troppo netta tra ideologico e scientifico nella gra-dualità della formazione marxiana (per quanto questa sia statacelere: in pochissimi anni, Marx brucia le tappe), ne amputa leparti che tra loro si collegano, sulla base della premessa, nonsufficientemente chiarita, che Marx sia stato “feuerbachiano”e “hegeliano”, prima di diventare “marxiano”. In nome di ununico “taglio” con la pretesa fase “ideologica” legata a Hegele a Feuerbach, vengono infatti trascurate altre svolte assai si-gnificative di un percorso più complesso, la cui specificità sta

Introduzione

proprio nel tenere insieme l’analisi filosofica e quella politica,che invece Althusser era costretto a divaricare arbitrariamen-te, così come doveva conseguentemente negare la specificitàdella critica marxiana dell’economia politica, fin dai Manoscrittidel ’, col risultato di ridurre tutto il processo della formazio-ne marxiana a un’opposizione filosofica alla coppia ideologicaHegel–Feuerbach. A tale valutazione althusseriana sul primoMarx “umanista” è da ascrivere l’eccessiva rilevanza che buonaparte dei commentatori danno al tema della Gattung, del genereumano, nel giovane Marx fino ai Manoscritti. Contrariamentea queste interpretazioni, non si ritiene che quello della Gattungsia un elemento significativo della problematica marxiana informazione. Negli stessi Manoscritti del ’, esso è assente incontesti che altrimenti lo richiederebbero necessariamente.

Già nei Manoscritti del ’, l’opera che generalmente è con-siderata scritta sotto l’influenza determinante dell’autore deL’essenza del cristianesimo, si mette in luce la critica radicale daparte di Marx della teoria della coscienza propria della filosofiafeuerbachiana della religione. Una critica che si fa più precisasulla base della scoperta del lavoro e della produzione — unascoperta di cui appunto le pagine dei manoscritti parigini co-stituiscono la testimonianza. La critica alla teoria feurbachianadella religione è però contenuta già nella prima ricezione chene ha Marx, che subito la intende come “una coscienza capo-volta del mondo”, espressione che rivela come la questionereligiosa non sia mai stata per lui una questione di coscienza.Non si può parlare dunque, neanche qui, di una “rottura” diMarx rispetto a un preteso passato feuerbachiano, ma solo diuno sviluppo di temi critici presenti fin dal primo approccioalla posizione di Feuerbach.

Ci si sofferma poi, nel terzo capitolo, sulle Forme che prece-dono la produzione capitalistica, per sviluppare alcune considera-zioni sulla natura della critica dell’economia politica marxiana.Viene qui discussa da un’altra prospettiva la questione dell’hege-lismo di Marx, cercando di evitare di porsi agli estremi, entram-bi inaccettabili, del Marx hegeliano e del Marx anti–hegeliano.

Introduzione

Il tema in oggetto è però soprattutto il rapporto tra la scientifi-cità indiscutibile dell’opera marxiana e il suo nesso, altrettantoindiscutibile, con la prassi, con una prassi di parte, con la con-divisione di un “punto di vista”, quello della classe operaia.Anche qui, sono da evitare le soluzioni estreme, quella delMarx semplice scienziato, che intende fare la scienza del mododi produzione capitalistico — un’interpretazione largamentediffusa in passato — e quella del Marx teorico della contingenza,la cui scienza è tutta orientata dalla politica — tesi più diffusaattualmente.

Tutto un filone di ricerca antropologica ha rifiutato ad untempo le economie di mercato e la concezione materialisti-ca della storia, puntando sull’arcaico, sul dono, sul simbolico,come motivi su cui far leva per scardinare la modernità identifi-cata tout court col capitalismo. Si tratta di un orientamento cheha tra i suoi principali esponenti Marcel Mauss, Karl Polanyi,Marshall Sahlins, Pierre Clastres, Jean Baudrillard, Alain Caillé,Serge Latouche. Il biasimo a Marx di aver condiviso col pensie-ro liberale il mito dell’homo oeconomicus, di essere quindi statoincapace di comprendere le società primitive — nelle quali l’e-conomico non ci sarebbe o sarebbe subalterno ad altre relazionisociali — a causa della proiezione su di esse di schemi validiper il ruolo che la produzione gioca nella modernità, è resosospetto dal fatto che negli autori citati (dove più, dove meno,ognuno certo a suo modo) ha luogo una proiezione inversaper cui la società arcaica è vista alla luce di un anti–capitalismotutto morale, basato su una critica dei costumi. Con l’arcaicoè in gioco il moderno, individualismo e tradizione, spazi diemancipazione e sfiducia nella ragione. Sono questioni assaicomplesse, rispetto alle quali si rivela assai rischioso abbandona-re le riflessioni critiche di Marx sull’ambiguità della modernità,sviluppate in particolare nei Grundrisse. Così facendo, infatti— pur con tutto lo specialismo e la competenza sviluppati dal-l’antropologia e dalla sociologia nell’ultimo secolo — restadisponibile solo un orientamento “romantico” verso le societàarcaiche, che, perdendo la dimensione della storicità del pro-

Introduzione

cesso capitalistico, propone per la contemporaneità pratichealternative (la generosità, il dono contro la merce, la decrescitaecc.), unicamente etiche, incapaci di comprendere le forme delconflitto in cui consiste il rapporto del capitale, lasciato cosìdel tutto indisturbato, immune com’è ai buoni propositi di chi,diversamente da Marx, cerca di lasciarselo alle spalle evocandoaltri valori. Questo tema è l’oggetto del quarto capitolo.

Il quinto capitolo si occupa del Marx politico, organizzatoredell’Internazionale e animatore della Conferenza di Londra del, la quale costituisce in un certo senso l’atto finale dell’As-sociazione dei lavoratori nata nel . Viene sempre ricordatacome causa dello scioglimento della Prima internazionale ladiscordia tra comunisti e anarchici, ma il progetto di Marxall’interno dell’Associazione ebbe inizio quando egli ritennepossibile un’alleanza o comunque una collaborazione con leTrade Unions inglesi, ed ebbe fine quando le Trade Unions prese-ro definitivamente un’altra strada. Nella Conferenza di Londra,le Trade Unions sono da un lato, e per la prima volta, decisamen-te attaccate da Marx ed Engels, che contestano loro la capacità diorganizzare gli operai, in particolare la loro capacità d’includerequelli più poveri e marginali; d’altro lato, è proprio Marx a pro-porre quello che aveva sempre contrastato, cioè la formazionedi un Consiglio federale inglese separato dal Consiglio generale,implicita ammissione da parte sua che il progetto egemonicosul movimento operaio inglese era fallito. Negli anni successi-vi, Marx si troverà a riflettere sempre più sulle possibilità dellarivoluzione al di fuori del grande centro inglese del capitale.

Chiudono il volume due testi in appendice. Il primo, attra-verso la critica giovanile di Engels a Schelling, chiamato nel a Berlino a occupare la cattedra di filosofia che era stata diHegel, discute la posizione teorica di Engels tra Hegel e Feuer-bach tra la fine del e l’inizio del . Il secondo espone lacritica feuerbachiana alla filosofia come sistema di Hegel.

I temi trattati riescono evidentemente solo in minima partea restituire la ricchezza di motivi e di suggestioni che ancoras’irradiano dal cuore della critica dell’economia politica mar-

Introduzione

xiana — una critica appartenente sì al passato, come moltospesso è giustamente ricordato, ma la cui potenza di spiegazio-ne della nostra stessa contemporaneità è tale da sopravanzareregolarmente le speculazioni alla moda che volta per volta la di-chiarano ormai classica, utile da rispolverare in certi frangenti,ma nella sostanza irrimediabilmente obsoleta. Porsi sulla stradainaugurata da Marx significa proseguirla, e ciò conduce da unaparte inevitabilmente anche a rilevare certi limiti dell’impo-stazione marxiana, ma, per quanto ci riguarda, solo sulla basedella considerazione della giustezza delle categorie ontologichee storiche sui cui essa si fonda, e quindi della capacità ineditadella critica marxiana di porsi come comprensione della strut-tura e della dinamica delle diverse forme di società storiche,segnatamente del capitalismo, di cui costituisce al contempol’alternativa. Si aprono qui gli spazi, non coincidenti né assimi-labili, della teoria e della politica. I modi poi in cui si potrebbesvolgere l’alternativa al capitalismo non sono determinabili datroppo lontano, perché è a partire dai contenuti e dalle formesociali che s’impongono nel presente che una critica marxistapuò farsi teoria e politica.

Tutti i saggi precedentemente pubblicati sono stati rivisti eriscritti per il presente volume. Di seguito si indicano le edizionioriginali.

Riferimenti bibliografici

I manoscritti del ’ e il «giovane Marx». Il testo e le interpretazioni èinedito.

Marx e Feuerbach. Sulle fonti del pensiero marxiano è inedito

Scienza come logica storica nelle «Forme che precedono la produzione capi-talistica». Una prima versione di questo saggio è stata pubblicatacol titolo Sobre a teoria marxiana da história nas «Formações econô-micas pré–capitalistas», «Crítica Marxista» (São Paulo), (maggio), pp. –. La rielaborazione di questo testo per la pre-sente pubblicazione è stata talmente radicale da stravolgerne o

Introduzione

comunque complicarne le tesi originali. Tutta la questione delnesso teoria/prassi in Marx è inedita.

Le società arcaiche come «società dell’abbondanza» e il capitalismo. Marxe l’antropologia contemporanea antiutilitaristica. Una prima versio-ne di questo testo è stata pubblicata col titolo A teorização sobreas sociedades da abundância e a sua relação com a teoria da sociedadecapitalista, Atti del «° Colóquio Marx Engels. Marxismo e socia-lismo no século XXI», tenutosi presso l’Universidade Estadual deCampinas (– novembre ), «Cadernos Cemarx» (),vol. II, pp. –. Il testo che si presenta qui è composto di partinuove e tutto il saggio è stato interamente riscritto.

Marx e la politica dell’Internazionale alla Conferenza di Londra del ,in C.A. Barberini (a cura di), Marx e la Storia, Milano Unicopli,, pp. – (atti del Convegno omonimo). Anche questo te-sto è stato rivisto e modificato per la presente pubblicazione, ap-profondendo in particolare la questione della relazione di Marxcon le Trade Unions e il movimento operaio inglese.

La critica giovanile di Engels a Schelling tra Hegel e Feuerbach, in Aa.Vv.,Friedrich Engels cent’anni dopo. Ipotesi per un bilancio critico [Attidel convegno omonimo (Milano, –//)], Milano, Teti,, pp. –.

La filosofia come sistema e l’altro del pensiero. Feuerbach su Hegel, inAa.Vv., L’esordio pubblico di Hegel. Per il bicentenario della «Diffe-renzschrift», Milano, Guerini e Associati, , pp. –.

Capitolo I

I Manoscritti del ’ e il “giovane Marx”

Il testo e le interpretazioni

: .. L’economia politica: una scienza ideologica, –.. Alienazione e dominazione, – .. Il cammino della raziona-lità civile dal Volksgeist al «Verein freier Menschen», – .. Ancorasulla coupure épistémologique, .

Nel marxismo del Novecento c’è stata la tendenza ad isolare iManoscritti del ’, sia da parte di coloro che li esaltavano, ce-lebrandone la tematica dell’alienazione, e, insieme, quella delfeticismo del Capitale, sia da parte di coloro che li rifiutavano, ein genere respingevano anche alienazione e feticismo, perlopiùin nome della «scienza», senza considerare né il Capitale nellasua complessità né i Manoscritti del ’ nel contesto d’insieme

. Cfr. su questo punto G. M, Marxismo e revisionismo in Italia. Dalla«Critica Sociale» al dibattito sul leninismo, Bari, De Donato, , p. . Cfr. G. B,Alienazione e feticismo nel pensiero di Marx, Bari, Laterza, , che identifica alienazionee feticismo, considerandoli entrambi aspetti del capitalismo, distinguendoli però,perché l’alienazione sarebbe propria anche delle società pre–capitalistiche, mentre ilsolo feticismo delle merci andrebbe considerato un fenomeno sociale specificamentecapitalistico; cfr. pp. –, in cui Bedeschi si rifà a Karl Korsch, Karl Marx, trad.it. di A. Illuminati, Bari, Laterza, , p. , nell’identificare il feticismo del mondodelle merci come l’espressione scientifica della giovanile «menschliche Selbstentfremdung»marxiana, mentre contesta G. Lukács, che nell’Introduzione del ’ a Storia e coscienzadi classe, trad. it. di G. Piana, Milano, Sugar, , p. XXVI, sostiene che «il fenomenodella reificazione, [è] strettamente affine all’estraneazione, ma non identico ad essané socialmente né concettualmente» (si tratta qui di un’autocritica di Lukács, cherileva come erroneamente in Storia e coscienza di classe avesse considerato sinonimi“reificazione” ed “estraniazione”). Sono solo degli esempi di un dibattito che, in decennipassati, ha avuto ampio sviluppo. La bibliografia sul tema, infatti, è immensa.

La critica tra scienza e politica

dell’opera marxiana. Si veda un giudizio di Tronti del , tuttointerno a questa divaricazione Manoscritti–Capitale: «Mentre ilpensiero borghese costruisce romanzi esistenzialisti sulla “alie-nazione dell’essenza umana”, fermandosi estasiato davanti adalcune frasi infelici dei Manoscritti economico–filosofici del ’ [. . . ]il pensiero operaio ritorna al Capitale, come al modello classicodi un’analisi scientifica del presente». In un testo del dicembredello stesso anno, Althusser ricordava come in sostanza la fortunadei Manoscritti non si legasse ad un’autentica ricerca marxista,ricordava cioè che il successo dei Manoscritti, “di questo grandetesto”, fu dovuto prima agli editori socialdemocratici, poi ai filo-sofi spiritualisti, esistenzialisti, fenomenologi, quindi a correntiinterpretative estranee al pensiero marxiano. Althusser poi èdiventato il teorico più noto della tesi della «rottura» tra il giova-ne Marx e il Marx maturo. Pur non ragionando qui nei terminigrossolani e appariscenti della “rottura”, e pur valutando i Ma-noscritti del ’ come momento fondamentale nello sviluppo delpensiero marxiano, ormai non si può più farne il centro o l’opera“più ricca” di Marx, come è stato tentato da tanti primi interpreti,né al contrario è lecito ignorarli e relegarli ad una pretesa “fasepre–marxiana” del pensiero marxiano.

Leggendo invece questo testo come momento “costitutivo”del pensiero critico marxiano, se ne può intendere la rilevanza,senza dovere applicare cesure troppo nette all’interno dellaformazione intellettuale di Marx — della quale i Manoscrittidel ’ rappresentano una tappa fondamentale, ma, appunto,una tappa, dalla quale s’irradiano le linee fondamentali dellaricerca marxiana futura, senza significare con ciò che tutto siagià posto in queste pagine; né che certe soluzioni che qui so-

. M. T, Marx ieri e oggi [], in I., Operai e capitale, Torino, Einaudi, °ed. [], p. .

. Cfr. L. A, Les “Manuscrits de ” de Karl Marx (Économie politique etphilosophie)», in I., Pour Marx, Paris, Maspero, , pp. – e ss.

. István Mészáros, che considera i Manoscritti del ’ «unquestionably the mosttalked about philosophical work in this century [. . . ], one of the most complexand difficult works of philosophical literature», ha scritto: «The narrow “literal”

. I Manoscritti del ’ e il “giovane Marx”

no tentate non siano poi lasciate cadere; né che tutto cominciqui: col cambia lo statuto della filosofia e sono accanto-nati alcuni tentativi filosofici dei Manoscritti, profondamenteinfluenzati dalle letture di Feuerbach, di Moses Hess ecc. (di cuitalora si avvertono ancora gli influssi “non mediati”), ma nonsono abbandonate tutte le acquisizioni teoriche lì contenute;d’altra parte, per esempio, il rifiuto della politica e dello Stato— che pure va inteso nella sua complessità, e non ridotto allaposizione (pure anch’essa rilevante e centrale nel momento incui venne formulata, perché, a suo modo, “costitutiva”) delleGlosse critiche in margine all’articolo: «Il re di Prussia e la riformasociale. Di un prussiano» — è una pre–condizione dell’analisidei Manoscritti e del loro volgersi all’economia politica.

Senza preoccuparci qui della coerenza sistematica di questimanoscritti del , della questione filologica dell’“unità dell’o-pera” e della loro natura disarticolata o, al contrario, sistemati-ca, e intendendoli pure come dei quaderni di primi studi critici,

reading of isolated passages (not to speak of the ideologically motivated misreadingof similarly isolated aphorisms and passages) can only produce theories — like the“radically new Marx” of many writings that one–sidedly concentrated on certainpassages of the Paris Manuscripts, taken out of context and opposed to the restof Marx’s monumental work» (I. M, Marx’s Theory of Alienation, London,Merlin Press, , pp. –).

. Si veda, per esempio, come negli anni ’ la teoria marxiana dello Stato sicomplichi notevolmente rispetto alla famosa tesi del Manifesto del partito comunista,un testo che riassume e con cui si chiude, in un certo senso, una prima fase delpensiero politico marxiano: «Il potere politico dello Stato moderno non è che uncomitato, il quale amministra gli affari comuni di tutta quanta la classe borghese»(K. M, F. E, Manifesto del partito comunista, trad. it. di P. Togliatti, Roma,Editori Riuniti, , p. ). Come ha osservato Jon Elster, dopo il ’ la politica delleclassi e degli Stati non appare più a Marx come qualcosa di immediatamente derivato,ma esprime gradi di attività autonoma in cui ricevono un loro posto anche le classistoricamente “superate”, cfr. J. E, An Introduction to Karl Marx, Cambridge,Cambridge University Press, , pp. – e .

. Posizione, questa, fortemente enfatizzata da Shlomo Avineri, per il quale,già nella Kritik del ai Lineamenti di filosofia del diritto di Hegel, Marx avrebberaggiunto l’idea dell’estinzione dello Stato e una posizione pienamente materialistae comunista, cfr. S. A, Il pensiero politico e sociale di Marx, trad. it. di P. Capitani,Bologna, Il Mulino, , pp. –.

. Attraverso un’analisi filologica di questi manoscritti, Jürgen Rojahn contesta

La critica tra scienza e politica

l’unità dell’“opera”, sulla base del fatto che i Manoscritti non sono l’opera, e neanchel’abbozzo dell’opera, progettata nella Prefazione (anch’essa sorta, del resto, nel corsodegli stessi studi); si tratterebbe piuttosto di una congerie di «molteplici problemi[. . . ] all’apparenza mescolati nella sua [di Marx] testa in modo incoerente», da cuipare dubbio che «si possa già riconoscere l’intenzione di costruire un ‘sistema’», cfr.J. R, Il caso dei cosiddetti «Manoscritti economico–filosofici» dell’anno , trad. it.di S. Rossi, «Passato e Presente. Rivista di Storia Contemporanea» (), pp. –.Segue la tesi di Rojahn, per cui se non esiste l’opera non esistono neanche le idee,Emmanuel Renault: «d’une part, l’Économie politique [. . . ] n’est pas critiquée sousla forme d’une discipline clairement identifiée; d’autre part, elle est soumise à descritiques de différentes natures; enfin, le point de vue de la critique est tout aussiindéterminé que son objet» (E. R, Introduction. Comment lire les «Manuscrits de»?, in I. (éd.), Lire les «Manuscrits de », Paris, Presses Universitaires de France,, p. ). Cfr. anche E. M, La formation de la pensée économique de Karl Marxde jusqu’à la rédaction du «Capital». Étude génétique, Paris, François Maspero, ,p. , per cui i Manoscritti del ’ sono un’opera di transizione verso il materialismostorico, in cui elementi della fase hegelo–feuerbachiana si combinano con quellidella nuova concezione materialistica della storia in modo incoerente, senza riuscirea creare né un nuovo «sistema» né una nuova “ideologia”, un insieme di frammentisparsi che racchiudono varie contraddizioni. Cfr. invece Mészáros per cui «the ParisManuscripts are much more closely argued than the first impression would suggest[. . . ]. The Manuscripts of constitute Marx’s first comprehensive system. In thissystem every particular point is “multidimensional”: it links up with all other pointsof the Marxian system of ideas [. . . ]. In this sense can we call the Paris Manuscripts asystem in statu nascendi». Mészáros aggiunge: «The Economic and Philosophic Manu-scripts of are evidently the work of a genius; considering the monumentalityof this synthesis and the depth of its insights it is almost unbelievable that theywere written by a young man of [. . . ] the concept of “labour’s self–alienation”represented the crucial element: the “Archimedean point” of his great synthesis» (I.M, Marx’s Theory of Alienation cit., pp. , e ). Cfr., analogamente, Ch.Arthur che ritiene che «most works on Marx’s theory of alienation are defectivebecause they do not recognize that all the sections of the manuscripts are equallyessential and inform each other. For Marx, from , the problem of alienationin modern society is understood to gravitate around the estrangement of labour.All other spheres of estrangement are to be related to this [. . . ]. As such it is one ofthe most exciting texts in the history of modern philosophy. At the same time, itis one of the most difficult, partly because of its fragmentary character; even more,because of the complexity and originality of Marx’s new ideas [. . . ]. Only a part ofthe programme he outlined for himself was undertaken, namely the researchingand writing of Capital» (C.J. A, Dialectics of Labour. Marx and his Relation toHegel, Oxford and New York, Basil, Blackwell, , pp. –). Per altri, i Manoscrittieconomico–filosofici del ’ sarebbero una “concezione logicamente conclusa”, anchese, rispetto al pensiero della maturità, solo embrionalmente abbozzata, e da cui permolti aspetti Marx si distaccherà, cfr. G. M, La teoria della conoscenza nel giovaneMarx. Saggio sui «Manoscritti del », trad. it. di L. Jucker, Milano, LampugnaniNigri, , pp. –.