terzo numero di "obbiettivamente"

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“Tutti hanno eguale diritto di accedere alla rete di internet, in condizione di parità con moda- lità tecnologicamente adeguate e che rimuovono ogni ostacolo di ordine economico e sociale.” N o, non è la storpia- tura di un articolo della nostra Costi- tuzione: non è uno scherzo. È quello che dovrebbe di- ventare l’articolo 21-bis, e che per ora è solo il disegno di legge numero 2845, sotto- scritto da sedici senatori. A proporlo sono stati, insieme, Riccardo Luna e Stefano Ro- dotà in occasione dell’Inter- net Governance Forum 2010. PALERMO 22 FEBBRAIO 2011 NUMERO 3 IL GIORNALE DEL LICEO CANNIZZARO GIULIA CATALISANO IV B EDITORIALE INTERVISTA AL RETTORE LAGALLA CATERINA CURATOLO IV H L’INTERVISTA L’intento era quello di trovare e intervistare qual- cuno che abbia avuto un ruolo predominante (o comunque da protagonista) nel dibattito sulla riforma Gelmini. Abbiamo deciso di comune accordo di intervistare il rettore dell’università di Palermo, Roberto Lagalla, non solo per ottene- re delle delucidazioni riguardo l’aspetto pratico dei tagli della riforma ma anche per chiarire la sua posizione a riguardo, come quella degli altri dirigenti. Abbiamo ritenuto fondamentale capire nello specifico cosa comporterà il ddl all’interno dell’università di Palermo, su chi graverà, e come saranno contenuti gli effetti negativi proposti dai ministri. Purtroppo il tempo a nostra disposi- zione non è stato molto data la notevole quan- tità di impegni del rettore, per questo, gli abbia- mo posto alcune domande fondamentali per chiarire gli argomenti precedentemente citati. Cosa comporterà a livello pratico per l’u- niversità di Palermo, il decreto Gelmini? Sicuramente avverrà una rivisitazione della struttura amministrativa universitaria (senato accademico, consiglio d’amministrazione). Ver- rà attuata un’ulteriore riduzione delle facoltà e dei dipartimenti esistenti. Questi, negli ultimi anni, sono già passati dal numero di 83 a 31. PER UNA COSTITUZIONE “WIRED” ALICE CALANDRA I H ATTUALITA’ E CULTURA LA BIONDINA D’AMERICA DUILIO ROMANOaV C ROBERTA SCIMECAaV C MUSICA E CINEMA PAGINA 6 Se le tue emozioni hanno bisogno di una colonna so- nora, se cerchi una canzo- ne che racconti di te, lasciati coccolare dalle note di Taylor Alison Swift. Cantautrice e attrice statunitense, la biondi- na dagli occhi azzurri in Italia è stata apprezzata per i bra- ni “You Belong With Me” e “Love Story”, colonna sono- ra del film “A letter to Juliet”. PAGINA 20 PAGINA 4 C on l’inizio del pen- tamestre gli impegni scolastici iniziano, come ogni anno, a moltiplicar- si. Gli studenti del Cannizzaro sono sempre più impegnati in compiti in classe, verifiche orali, corsi di recupero e po- tenziamenti e, in particolare per gli alunni di quinta, confe- renze di orientamento su varie università. Una delle attività che ha avuto principio all’ini- zio dell’anno e che in questo periodo sta raggiungendo il suo apogeo è il “progetto IDEAS”. In questo numero gli è stata dedicata una parte della rubrica “vita scolastica” proprio per illustrare a tut- ti i ragazzi del nostro istituto in cosa consista il progetto e abbiamo cercato anche di mettere a confronto le opi- nioni di alcuni partecipanti del Cannizzaro con quelle di altri studenti del Vittorio Ema- nuele II. Inoltre in questo nu- mero inauguriamo una nuova rubrica: “L’INTERVISTA”. La redazione di Obbiettiva- mente intervisterà in ogni edizione a seguire un perso- naggio di spicco del momen- to. Un’altra novità di questa edizione è la sezione “LO SAI CHE?” dedicata a tutti coloro che pensano che l’informazio- ne data dai telegiornali e dai quotidiani spesso sia fram- mentaria, incompleta e che si focalizzi su fatti talvolta di secondaria importanza. Come in ogni edizione ricordo che la redazione di ObbiettivaMen- te è aperta a tutti coloro che hanno voglia di partecipare. È sufficiente rivolgersi alla sot- toscritta o scrivere una email a: [email protected].

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Page 1: Terzo numero di "Obbiettivamente"

“Tutti hanno eguale diritto di accedere alla rete di internet, in condizione di parità con moda-lità tecnologicamente adeguate e che rimuovono ogni ostacolo di ordine economico e sociale.”

No, non è la storpia-tura di un articolo della nostra Costi-

tuzione: non è uno scherzo. È quello che dovrebbe di-ventare l’articolo 21-bis, e

che per ora è solo il disegno di legge numero 2845, sotto-scritto da sedici senatori. A proporlo sono stati, insieme, Riccardo Luna e Stefano Ro-dotà in occasione dell’Inter-net Governance Forum 2010.

PALERMO 22 FEBBRAIO 2011 NUMERO 3IL GIORNALE DEL LICEO CANNIZZARO

GIULIA CATALISANO IV B

EDITORIALE

INTERVISTA AL RETTORE LAGALLA

CATERINA CURATOLO IV H

L’INTERVISTA

L’intento era quello di trovare e intervistare qual-cuno che abbia avuto un ruolo predominante (o comunque da protagonista) nel dibattito sulla riforma Gelmini. Abbiamo deciso di comune accordo di intervistare il rettore dell’università di Palermo, Roberto Lagalla, non solo per ottene-re delle delucidazioni riguardo l’aspetto pratico dei tagli della riforma ma anche per chiarire la sua posizione a riguardo, come quella degli altri dirigenti. Abbiamo ritenuto fondamentale capire nello specifico cosa comporterà il ddl all’interno dell’università di Palermo, su chi graverà, e come saranno contenuti gli effetti negativi proposti dai ministri. Purtroppo il tempo a nostra disposi-zione non è stato molto data la notevole quan-tità di impegni del rettore, per questo, gli abbia-mo posto alcune domande fondamentali per chiarire gli argomenti precedentemente citati.Cosa comporterà a livello pratico per l’u-niversità di Palermo, il decreto Gelmini?Sicuramente avverrà una rivisitazione della

struttura amministrativa universitaria (senato accademico, consiglio d’amministrazione). Ver-rà attuata un’ulteriore riduzione delle facoltà e dei dipartimenti esistenti. Questi, negli ultimi anni, sono già passati dal numero di 83 a 31.

PER UNACOSTITUZIONE “WIRED”

ALICE CALANDRA I H

ATTUALITA’ E CULTURA

LA BIONDINA D’AMERICA

DUILIO ROMANOaV C

ROBERTA SCIMECAaV C

MUSICA E CINEMA

PAGINA 6

Se le tue emozioni hanno bisogno di una colonna so-nora, se cerchi una canzo-ne che racconti di te, lasciati coccolare dalle note di Taylor Alison Swift. Cantautrice e attrice statunitense, la biondi-na dagli occhi azzurri in Italia è stata apprezzata per i bra-ni “You Belong With Me” e “Love Story”, colonna sono-ra del film “A letter to Juliet”.

PAGINA 20

PAGINA 4

Con l’inizio del pen-tamestre gli impegni scolastici iniziano,

come ogni anno, a moltiplicar-si. Gli studenti del Cannizzaro sono sempre più impegnati in compiti in classe, verifiche orali, corsi di recupero e po-tenziamenti e, in particolare per gli alunni di quinta, confe-renze di orientamento su varie università. Una delle attività che ha avuto principio all’ini-zio dell’anno e che in questo periodo sta raggiungendo il suo apogeo è il “progetto IDEAS”. In questo numero gli è stata dedicata una parte della rubrica “vita scolastica” proprio per illustrare a tut-ti i ragazzi del nostro istituto in cosa consista il progetto e abbiamo cercato anche di mettere a confronto le opi-nioni di alcuni partecipanti del Cannizzaro con quelle di altri studenti del Vittorio Ema-nuele II. Inoltre in questo nu-mero inauguriamo una nuova rubrica: “L’INTERVISTA”.La redazione di Obbiettiva-mente intervisterà in ogni edizione a seguire un perso-naggio di spicco del momen-to. Un’altra novità di questa edizione è la sezione “LO SAI CHE?” dedicata a tutti coloro che pensano che l’informazio-ne data dai telegiornali e dai quotidiani spesso sia fram-mentaria, incompleta e che si focalizzi su fatti talvolta di secondaria importanza. Come in ogni edizione ricordo che la redazione di ObbiettivaMen-te è aperta a tutti coloro che hanno voglia di partecipare. È sufficiente rivolgersi alla sot-toscritta o scrivere una email a: [email protected].

Page 2: Terzo numero di "Obbiettivamente"

Da quest’anno tutte le clas-se terze e quarte del nostro istituto (fatta eccezione per i corsi F ed N) partecipano me-diamente una volta al mese ad un progetto di biologia mole-colare promosso dall’istituto di ricerca IFOM presso il la-boratorio di scienze del liceo classico Vittorio Emanuele II. Cogliendo quest’occasione la redazione di ObbiettivaMen-te ha deciso di intervistare il referente di “IFOM per la scuola” per il progetto IDE-AS, il dott. Marco Bianchi e inoltre abbiamo chiesto ad al-cuni ragazzi che partecipano attivamente a questa iniziativa di darci le loro impressioni sul lavoro che stanno svolgendo.Ma prima di tutto, cos’è esatta-mente IFOM? Per rispondere a questa semplice domanda il dott. Marco Bianchi ha redat-to una piccola introduzione istituzionale riguardante l’isti-tuto di ricerca per cui lavora.“La Fondazione IFOM è un Centro di Ricerca no profit ad alta tecnologia dedicato allo studio della formazione e dello sviluppo dei tumori a livello molecolare. IFOM na-sce nel 1998 su iniziativa della FIRC (Fondazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) come spazio di collaborazione tra scienziati provenienti dalle principali realtà scientifiche locali e nazionali (l’Istituto Eu-ropeo di Oncologia, l’Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori, l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Ma-rio Negri, il Parco Scientifico Biomedico San Raffaele e l’U-niversità degli Studi di Milano).IFOM è oggi un Centro di Ri-

cerca di Eccellenza e competi-tivo a livello internazionale nel campo dell’oncologia moleco-lare e della genomica funzio-nale, un luogo dove gli scien-ziati lavorano in un ambiente condiviso e con la disponibili-tà di strumenti d’avanguardia. Il personale di ricerca conta cir-ca 200 scienziati, di cui il 25% proveniente da 25 Paesi euro-pei o extraeuropei, con un’età media di 30 anni e una per-centuale femminile del 60%.Al fianco dell’attività scien-tifica IFOM fa nascere nel 2003 un programma didat-tico pensato come supporto all’insegnamento e all’appren-dimento delle scienze biolo-giche, IFOM per la Scuola.Il programma offre diverse iniziative didattiche ai docen-ti e agli studenti delle scuole secondarie di primo e secon-do grado mettendo a dispo-sizione del mondo scolastico una comunità internazionale di scienziati altamente qua-lificati, competenze nell’am-bito della formazione e della comunicazione e strutture in grado di ospitare attività di lavoro sperimentale e teo-rico, conferenze e seminari. Tutte le attività del program-ma didattico sono realizzate in collaborazione con l’Uf-ficio Scolastico Regionale per la Lombardia, che nel 2004 lo riconosce progetto di eccellenza nell’integra-zione tra ricerca e scuola.Nel dicembre 2009 è stato inoltre firmato un protocol-lo d’intesa con il MIUR che sancisce la collaborazione nelle attività di aggiornamen-to professionale dei docenti,

nelle iniziative di formazione e orientamento rivolte agli stu-denti, nella progettazione di iniziative didattiche innovative.Da quando è stato costituito IFOM per la Scuola ha coin-volto quasi 2000 docenti e più di 11000 studenti in visite gui-date, conferenze, workshop, esperienze in laboratorio di-dattico, stage estivi, corsi te-orico-pratici, mostre, attività di ricerca didattica e proget-ti nelle scuole. Fino ad oggi hanno frequentato gli stage estivi IFOM e cioè sono stati “studenti ricercatori” ben 137 studenti di cui il 71% circa si è iscritto ad una facoltà univer-sitaria a carattere bio-medico.”Come risulta dalle parole del dott. Marco Bianchi è chiaro che il progetto IDEAS è un’oc-casione rarissima ed estrema-mente edificante che si presen-ta agli studenti del Cannizzaro. La collaborazione fra la nostra

scuola, il Vittorio Emanuele II e la fondazione IFOM ha avu-to inizio l’anno scorso: alcuni docenti degli istituti palermita-ni si sono recati a Milano per attendere un corso di aggior-namento presso i laboratori IFOM e dopo questo primo passo, a partire da quest’anno, il progetto si è aperto anche agli studenti delle due scuole.Abbiamo posto alcune do-mande al dott. Marco Bian-chi per sapere quali sono le sue opinioni riguardo alcuni aspetti del progetto ed avere qualche piccolo piccolo uti-le chiarimento al riguardo.Giulia: Essendo stato a con-tatto con ragazzi delle scuole sia Lombarde sia Siciliane hai riscontrato grosse differenze fra la preparazione degli stu-denti di Palermo e quelli di Milano per quanto concerne il campo chimico-biologico?

2 VITA SCOLASTICA

PROGETTO IDEAS:UN’OPPORTUNITA’ IMPERDIBILEGIULIA CATALISANO IV B

3 VITA SCOLASTICAMarco: No, alcuna diffe-renza anche perchè grazie alla forte motivazione che li spinge a frequentare le atti-vità laboratoriali (per il Liceo Scientifico Cannizzaro sono attività extracurriculari) e la preparazione teorica affronta-ta in classe con il docente sono tutti molto attenti ed affasci-nati dalle materie scientifiche. Ogni argomento studia-to è vissuto con mol-to entusiasmo e questo comporta una maggior com-prensione dei concetti trattati.G: Credi che gli alunni stiano dando una risposta positiva agli stimoli offerti dal progetto?M: Il programma didattico di IFOM ha incontrato fino ad oggi circa 11000 studenti, tra Regione Lombardia e Re-gioni limitrofe. Con questo progetto di diffusione della scienza iniziato in Sicilia mi sono imbattuto in una realtà mai vissuta prima e così tanto sentita: fin dal primo incontro di presentazione del proget-to (settembre 2010) con tutti gli studenti del 3 e 4 anno di entrambe le due scuole Polo (circa 1000 studenti) ho avuto modo di vivere l’entusiasmo generale da tutti i suoi punti di vista. Gli studenti hanno ac-

colto all’unanimità il progetto, il laboratorio e l’organizzazio-ne delle attività sperimentali programmate fin dall’inizio dell’anno scolastico e tutto ciò sta crescendo sempre di più rappresentando per IFOM un forte stimolo ad impegnarsi maggiormente nella forma-zione didattico-scientifica.G: Personalmente come inten-deresti migliorare il progetto?M: In questo momento è ancora troppo prematuro identificare i punti dove po-ter “metter mano” e andare a migliorare perchè si devono ancora cogliere i frutti! Dal punto di vista organizzativo e logistico non ho riscontrato alcuna difficoltà: un labora-torio di scienze rinnovato e adeguatamente attrezzato co-ordinato da docenti motivati e fortemente coinvolti, le basi per un ottimo lavoro in team. G: Come mai avete scelto i Licei S. Cannizzaro e Vitto-rio Emanuele II per porta-re avanti il vostro progetto?

M: IFOM ha istituito il pro-getto con la collaborazione del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, in particolare della Direzione Generale per gli Ordinamen-ti Scolastici e per l’Autono-mia Scolastica. Il MIUR ha indicato il Liceo Classico “V.Emanuele II” come pos-sibile Scuola sede del Labo-ratorio delle attività speri-mentali e successivamente la Direzione Generale dell’USR Sicilia ha selezionato il Liceo Scientifico “S.Cannizzaro” conoscendo la realtà delle scuole palermitane, come al-tra scuola Polo del progetto.G: Cosa cerca IFOM nel-lo “Studente ricerca-tore” dell’anno 2011?M: Un gruppo di studenti mo-tivati che fremono di vivere la “scienza” da veri ricercatori con stupore, interesse e pas-sione. Saranno 20 studenti del-le Regioni Lombardia, Veneto, Piemonte e 5 della Regione Sicilia (solo per le due scuole

Polo partecipanti con i pro-pri studenti del quarto anno).G: Quali saranno i criteri con cui sceglierete chi premiare?M: Gli studenti verranno se-lezionati tramite un test di conoscenza dell’area biolo-gia e genetica. Al punteggio ottenuto andrà a pesare la media della pagella del ter-zo anno e quella del primo quadrimestre del quarto.G: Come il progetto si svilup-perà nei prossimi anni in Sicilia?M: Il progetto è stato struttu-rato in 4 fasi: nell’anno scola-stico 2009/2010 è avvenuta la prima fase rappresentata dall’allestimento del labora-torio e dalla formazione dei docenti coinvolti nel progetto (in totale 17 docenti); una se-conda fase iniziata con l’anno scolastico in corso è di attività laboratoriale con le classi coin-volte (circa 1000 studenti) con l’affiancamento di IFOM per ogni nuovo modulo sperimen-tale. La terza fase (a.s. 2011-2012) prevede un’autonomia gestionale del progetto da par-te degli Istituti coinvolti men-tre la quarta fase rappresenta il vero scopo del progetto ov-vero l’apertura nel 2012 del la-boratorio della Scuola Polo alle scuole della Regione Sicilia.

Ma di fondamentale importanza è sapere cosa ne pensano i ragazzi di questa assoluta novi-tà, per questo motivo abbiamo intervistato due ragazze del nostro liceo e due studenti del Vittorio Emanue-le II mettendo a confronto le loro opinioni ed idee che convenrono in certi punti ma non altrettanto in altri.

Liceo Scienifico “Stanislao Cannizzaro” Liceo Classico “Vittorio Emanuele II”G: Cosa ti ha spinto a partecipare al progetto IDEAS con IFOM?

Fin da quando nella mia classe abbiamo sentito parlare di questo progetto tramite la professoressa Monte, ci siamo subito interessati. Sicuramente la cosa che mi ha incuriosita di più è stata la possibilità di seguire e di partecipare a delle lezioni di laboratorio potendo usa-re strumenti che il nostro laboratorio non possiede. Inoltre credo che sia fondamentale ai nostri giorni utilizzare corsi, progetti come questi per informare i ragazzi su malattie quali quelle tumorali.

Ci siamo interessati subito, dal momento che generalmente in un liceo classico l’attenzione non è rivolta alle materie scientifiche, perciò la novità, e anche l’esclusività del progetto ci hanno molto presi. Parlo di esclusività perché siamo la prima scuola del Sud a cui è stata data questa possibilità, e questo ci rende anche più motivati.

G: Che effetto ti fa la vita di “laboratorio”?

Lavorare in un laboratorio ben organizzato come quello del Vitto-rio Emanuele è sicuramente un’esperienza affascinante e stimolante perché si “studia” la chimica utilizzando un metodo diverso rispetto all’apprendimento sui libri, ci si mette in ballo facendo attività con estrema precisione, rapportandosi con gli strumenti di laboratorio e infine quindi è un’opportunità per entrare a contatto con una ti-pologia di lavoro svolta oggi da studiosi che dovrebbero sostenere il mondo ma che non hanno ormai alcun aiuto statale per la ricerca.

Inizialmente siamo stati tutti un po’ imbarazzati, ma col tempo ci abituiamo a usare i vari strumenti e a essere più sciolti e sicuri. Impariamo che bisogna saper risolvere i problemi pratici con la logica, capacità che deriva dall’abitudine e dall’esperienza. Inol-tre, come stiamo imparando, toccare le cose con mano è sempre diverso, ci si rende conto in pratica di quello che si studia in teoria solo sui libri, e che magari non si comprende appieno.

Page 3: Terzo numero di "Obbiettivamente"

4 L’INTERVISTA

INTERVISTA AL RETTORE LAGALLA

L’intento era quello di trovare e intervistare qualcuno che abbia avuto un ruolo predominante (o comunque da protagoni-sta) nel dibattito sulla riforma Gelmini. Abbiamo deciso di comune accordo di intervista-re il rettore dell’università di Palermo, Roberto Lagalla, non solo per ottenere delle deluci-dazioni riguardo l’aspetto pra-tico dei tagli della riforma ma anche per chiarire la sua posi-zione a riguardo, come quella degli altri dirigenti. Abbiamo ritenuto fondamentale capire nello specifico cosa comporte-rà il ddl all’interno dell’univer-sità di Palermo, su chi graverà, e come saranno contenuti gli effetti negativi proposti dai ministri. Purtroppo il tempo a nostra disposizione non è stato molto data la notevole quantità di impegni del ret-tore, per questo, gli abbiamo posto alcune domande fonda-

mentali per chiarire gli argo-menti precedentemente citati.Cosa comporterà a livello pratico per l’università di Palermo, il decreto Gelmini?Sicuramente avverrà una ri-visitazione della struttura amministrativa universitaria (senato accademico, con-siglio d’amministrazione). Verrà attuata un’ulteriore ri-duzione delle facoltà e dei di-partimenti esistenti. Questi, negli ultimi anni, sono già passati dal numero di 83 a 31.Come sta reagendo l’uni-versità di Palermo, e quindi lei, ai tagli della riforma?

La riforma determinerà ta-gli del personale e dei fon-di per l’università pubblica.L’università sta già suben-do da due anni un dramma-tico taglio del fondo di fi-nanziamento ordinario pari a circa 700 milioni di euro.Per far si che la situazione fi-nanziaria non si aggravi, stia-mo mettendo in atto una ra-zionalizzazione delle spese ed una eliminazione degli sprechi. Inoltre stiamo cercando di ri-durre il turn-Over sostituendo con le assunzioni solo una par-te dei professori pensionandi.Ma così non viene ta-

gliata fuori tutta una fascia di ricercatori?Purtroppo è inevitabile che la ricerca sia vittima di questi tagli. Noi stiamo cercando di minimizzare ciò promuoven-do nuovi concorsi per i ricer-catori. Basti pensare che dal 1/01/2011 saranno assunti circa 150 dottorandi di ricerca.Qual’ è la posizione del campo amministrativo e burocratico universitario nei confronti della riforma? Come avete (se avete) ma-nifestato il vostro dissenso?Per manifestare il dissenso dell’università in toto, è sta-to votato dal senato accade-mico, consiglio studentesco e amministrativo un docu-mento in cui all’unanimità sono state evidenziate le in-congruenze presenti nella ri-forma. Speriamo che si terrà conto di questo documento nella fase attuativa del ddl.

CATERINA CURATOLO IV H

G: Come intenderesti migliorare il progetto?

Il progetto andrebbe mi-gliorato espandendolo a un maggiore numero di scuo-le, facendo impiantare al-tri laboratori in altri edifi-ci scolastici, attuando più incontri con degli specialisti e aumentando le ore di lavoro.

Ci piacerebbe che venissero aumentate le ore di laboratorio. Così potremmo usufruirne periodicamente quando appare più oppor-tuno chiarire argomenti teorici. Le lezioni di protocollo e quelle del programma accademico verrebbero in questo modo avvicinate, e il percorso da seguire sarebbe più lineare. Il nostro preside ha co-munque pensato di concedere l’opportunità di usare il laborato-rio anche agli studenti del ginnasio, a partire dall’anno prossimo, dato che con la nuova riforma le scienze vengono insegnate già dal primo anno. Per loro quindi sarà possibile fare lezioni norma-li e parallelamente, in riferimento ad esse, andare in laboratorio.

G: Il progetto IDEAS ti sta condizionando nella scelta universitaria che affronterai fra non molto tempo?

Non si può dire che mi stia condizionando perchè già la mia deci-sione credo di averla presa. Nonostante ciò sta contribuendo a raf-forzare il mio interesse nei confronti delle scienza e della lotta con-tro le malattie umane. Poter studiare, osservare i differenti tipi di

tumori, mi da in un certo sen-so la volontà di combatterli.

Personalmente sì. Ribadiamo che la preparazione classica grazie anche al progetto non è affatto mirata esclusivamente a un corso di studi umanistici all’università. In questo modo si agevola la dimestichezza nelle materie scientifiche, che altrimenti sarebbe abbastanza limitata per gli studenti del classico. Inoltre l’interesse aumenta sempre di più e in noi cresce una curiosità “inedita”.

Liceo Scienifico “Stanislao Cannizzaro” Liceo Classico “Vittorio Emanuele II”

Hanno risposto Clara La Licata III E e Caterina Curatolo IV H

del nostro liceo.

Hanno risposto Teresa Ientile e Nino Lo Cascio IV DL del liceo classico “Vittorio Emanuele II”.

5 VITA SCOLASTICA

SULLA MACCHINA DEL DISSENSO:QUALE FUTURO PER I

MOVIMENTI STUDENTESCHI?

SILVIO PUCCIO IV C

Nei mesi di novembre e dicem-bre, mesi fondamentali per lo scenario politico italiano du-rante i quali vi è stato il voto di fiducia al governo Berlu-sconi e l’ approvazione delle riforme inerenti alle universi-tà, il panorama dei movimenti studenteschi palermitani ed in particolare la rete dei collettivi studenteschi ha raggiunto pic-chi di partecipazione, fervo-re politico e agitazione come da anni non se ne vedevano.Assemblee permanenti, bloc-chi didattici, cogestioni, occu-pazioni, manifestazioni, cortei non autorizzati, disobbedienza civile, resistenza. Sono state queste le parole con le quali gli studenti hanno espresso il loro disagio nei confronti di un sistema cieco di fronte ai problemi inerenti alla realtà scolastica facendo respirare un clima di tensione e preoccupa-zione a più di un’ istituzione statale. Diritto allo studio, di-ritto ad un’ istruzione pubblica, diritto di ribellione, diritto ad avere un futuro, questi i diritti rivendicati dai ragazzi. Ora che la situazione politica italiana si è stabilizzata con l’ attuazione delle riforme e con il voto di fiducia da parte delle camere, cosa ne sarà di quella macchina del dissenso che prima in Italia e poi a Palermo, il 30 dicembre ha portato in piazza più di tren-tamila tra studenti universitari e medi nel solo capoluogo sici-liano? Dov’è finito il significato di quelle parole e di quei diritti

gridati con la forza di chi ha ra-gione che hanno spinto studen-ti esasperati e sdegnati a com-piere significativi atti di forza?Tale macchina del dissenso che tanto ha fatto parlare di se dun-que è destinata inesorabilmente a spegnersi se non lo ha già fatto?Per confermare o confutare tale affermazione è necessa-rio esaminare i fatti avvenuti nei giorni passati, dove la rete dei collettivi ha gridato con la voce di moltissimi studenti di essere ancora in piedi aderen-do tramite corteo allo sciope-ro generale indetto dalla Cigl come mezzo di protesta per le condizioni poste ai lavoratori Fiat di Mirafiori e Pomigliano, corteo preceduto da due gior-ni di assemblee e dibattiti con altre componenti sociali quali i lavoratori e al fine di informare e discutere su come un movi-mento come quello palermita-no si possa inserire all’ interno del resto della società per orga-nizzare insieme metodi di lotta. Un movimento quindi che cer-ca la coesione con altre classi sociali, che si muove nel sub-strato sociale palermitano at-traverso incontri, volantinaggi e controinformazione, crea co-mitati, solidale con altre realtà a lui vicine al fine di creare un fronte di lotta e di discussio-ne unito e concreto con tutte le parti disagiate dello Stato. Movimento che ora scende in piazza a fianco dei lavoratori ora si introspetta in collettivi, lavorando e cercando di mi-

gliorare il proprio piccolo o in questo caso la propria scuola, cambiando e risolvendo le pro-blematiche dal livello più basso del suo insieme creando così una spinta che, uscendo dalle mura della scuola sale di livel-lo in livello fino a far arrivare la voglia di cambiamento ed affermazione al suo culmine massimo, soprattutto nei mo-menti di maggiore agitazione sociale opponendosi, come si è visto, a leggi e riforme sbaglia-te, volte al solo scopo di trarre profitto a scapito della qualità di ciò che la riforma va a modi-ficare. Il movimento non solo Palermitano ma Italiano è stato spesso criticato da altri gruppi di studenti come inconclu-dente e viene accusato di non aver creato nulla di concreto. Sbagliano. Sebbene è palese che le riforme non sono state modificate e le amministrazio-ni sono rimaste impassibili di fronte alle nostre dimostrazio-ni di dissenso, il movimento ha lasciato profondamente la sua orma nello scenario scola-stico palermitano, ha formato in molti ragazzi una coscien-za critica forte, ha instillato il dubbio in quelle coscienze sopite che ora sono attive e ragionano criticamente e si impegnano nel sociale. È un movimento che ha fatto resi-stenza. Che cos’è la resistenza?Resistenza è opposizione, Re-sistenza è rimanere in piedi dopo mistificazioni di ogni sorta e repressioni di ogni

tipo. Resistenza sono venti-mila ragazzi che scendono in piazza perchè si sono accorti di essere anche loro una parte della società e quindi sperano di poterla cambiare. Resisten-za è un’ assemblea in un cen-tro sociale con lavoratori ed operai. Resistenza è l’ occupa-zione di un tetto affinchè tutti vedono a che livello è arrivato il disagio sociale, Resistenza è l’ occupazione di un edifico pubblico, quando ormai capisci che ormai le urla che hai lan-ciato non le ascolta nessuno, e speri che tali azioni risultino alle loro orecchie come urla di esasperazione e frustrazio-ne più determinate. Un movi-mento studentesco di qualsiasi sorta o colore che ancora fa re-sistenza non può essere morto.

Page 4: Terzo numero di "Obbiettivamente"

“Tutti hanno eguale diritto di accedere alla rete di internet, in condizione di parità con moda-lità tecnologicamente adegua-te e che rimuovono ogni ostacolo di ordine economico e sociale.”

No, non è la storpia-tura di un articolo della nostra Costi-

tuzione: non è uno scherzo. È quello che dovrebbe diven-tare l’articolo 21-bis, e che per ora è solo il disegno di legge numero 2845, sottoscritto da sedici senatori. A proporlo sono stati, insieme, Riccardo Luna (il direttore della rivista di divulgazione tecnologica Wired, la stessa che ha can-didato Internet per il Nobel per la pace) e Stefano Ro-dotà (giurista, professore di diritto civile ed ex parlamen-tare) in occasione dell’Inter-net Governance Forum 2010.Ma… Come mai si è scelto di inserire questo nuovo articolo proprio dopo il numero 21? L’inizio dell’articolo 21 del-la Costituzione Italiana re-cita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni al-tro mezzo di diffusione. La stampa non può es-sere soggetta ad auto-rizzazioni o censure.”.Quindi libertà. Perché è di questo che si tratta. Alcune volte dimentichiamo tutto quello che internet ci permette di fare, che non è solo chatta-

re (o vedere le foto e i video, comprare i telefoni scontati su e-bay, cercare le traduzio-ni di latino, farsi dire i trucchi per i videogiochi sui forum): noi, in questo momento, ab-biamo a disposizione una quantità di informazioni che in nessuna era passata poteva essere immaginata. Proprio quest’anno è scoppiato nel mondo il fenomeno mediati-co dell’uomo (Julian Assange e il suo sito Wikileaks) che è riuscito a sfatare ancora una volta il mito dei potenti buo-ni, urlando al mondo tutti i loro peccati, i loro segreti, i loro scheletri dentro l’armadio. Inoltre si sta andando a gran-di passi verso l’eliminazione dell’isolamento: isolamento culturale, perché già grazie alla rete anche le ragazze iraniane che non possono camminare per strada accanto ad un ra-gazzo sanno cosa succede in America, sanno che c’è qualco-sa oltre il loro paese, ma sanno soprattutto cosa potrebbe e dovrebbe essere il loro pae-se; isolamento delle periferie e delle piccole città rispetto ai centri e alle metropoli: con la banda larga tutte le perso-ne potrebbero avere gli stessi servizi nello stesso momento.E poi internet contribuisce anche allo sviluppo di nuove e innovative attività commer-ciali: quante volte, in questo periodo, durante la crisi, si è sentito parlare di persone che - non trovando lavoro - ne

hanno inventato uno proprio grazie all’ausilio della rete?Il diritto a internet deve esse-re inserito nella nostra Costi-tuzione perché ha bisogno di essere garantito dallo Stato, che si deve preoccupare di colmare le carenze infrastrut-turali della banda larga, che nel nostro paese non sono certo poche. Tra l’altro, nel nostro paese non pochi si lamenta-no per il Decreto Pisanu: un decreto legge antiterrorismo che richiede obbligatoriamen-te a tutte le persone che vo-gliano offrire (gratuitamente o a pagamento) al pubblico la connessione alla rete l’identi-ficazione degli utenti, tramite numero di cellulare o carta di credito. Questo decreto ha portato l’Italia agli ultimi posti di tutte le classifiche per acces-si pubblici Wi-Fi, e proprio in questi giorni tre esponenti di tre partiti diversi hanno aperto, a Montecitorio, una riesamina del decreto sopra citato per liberare il wireless e consen-tire ai gestori di esercizi pub-

blici di fornire una copertura senza fili senza dover chiede-re il documento d’identità a chiunque voglia sfruttarla.L’Italia non sarebbe la prima se questo articolo fosse ag-giunto ufficialmente alla Co-stituzione: seguiremmo solo l’andamento globale. Già paesi come la Francia, l’Ecuador, la Finlandia, la Grecia e gli Stati Uniti hanno inserito il formale diritto della persona all’accesso alla rete e il Parlamento Euro-peo lo ha considerato come promotore di democrazia.Se tutte le nazioni comincias-sero a chiedere una rete aperta e protetta dalla censura (che in questo momento si abbatte su paesi come la Cina, la Birma-nia e l’Arabia) potremmo avvi-cinarci al sogno di un mondo sempre più libero all’informa-zione, alla conoscenza, alla no-vità, alla tecnologia che ci aiuta. Chi di voi è particolarmen-te interessato può andare sul sito http://www.wired.it e firmare la petizione per inserire l’articolo 21-bis!

ATTUALITA’ E CULTURA

PER UNA COSTITUZIONE “WIRED”

ALICE CALANDRA I H

6 ATTUALITA’ E CULTURA

MERCATO GLOBALE: CONVIENE DAVVERO?

Vi è mai capitato di chie-dervi dove sono stati prodotti i vostri jeans,

la vostra maglietta o le vostre scarpe? Beh la risposta non è tanto semplice, infatti al giorno d’oggi un jeans prima di essere indossato fa il giro del mon-do una volta e mezzo. Questo perché ogni parte dell’indu-mento viene prodotto in po-sti diversi del nostro pianeta. A chi non è mai successo di fare un viaggio all’estero e scegliere di mangiare un ham-burger piuttosto che pranza-re in un ristorante del luogo?Oppure vi siete mai chiesti perché pur essendo la Sicilia famosa per i suoi agrumi, ri-ceve annualmente arance dalla Spagna e da altri Paesi europei?Se ciò accade è tutto meri-to della tanto discussa, ama-ta e odiata globalizzazione.Da quarant’anni circa, infatti, a causa degli scambi tra Paesi con differenti culture e tradi-zioni si è quasi totalmente per-sa la produzione di prodotti ti-

pici. Se fino agli inizi del secolo scorso gli scambi tra differenti Paesi erano necessari per lo sviluppo economico dello Stato, dalla metà degli anni ‘70 questo fenomeno ha total-mente cambiato forma diven-tando tutt’altro che necessario. Non bisogna però andare tan-to lontano per notare gli effet-ti della globalizzazione. Basta fare un giro per l’Italia per rendersi conto che quasi non esiste più il classico “prodot-to tipico” regionale. È infatti possibile trovare il peperonci-no calabrese in Sicilia o l’aran-cina siciliana a Roma e così via.Ora diventa anche meno piace-vole fare un viaggio, sia all’in-terno del proprio Stato che all’estero, e provare nuovi sa-pori, perché in realtà non sono nuovi, e anche nel caso in cui lo fossero, si preferisce sempre andare sul sicuro e scegliere un McDonald’s o un Burger king piuttosto che un ristoran-te thailandese, greco o arabo.Purtroppo a causa dei nuovi

scambi commerciali la distri-buzione delle ricchezze è sem-pre meno equa e si sono spesso venute a creare delle situazioni paradossali, come per esem-pio la presenza in Sud Africa, Paese famoso anche per la sua difficoltà ad uscire dalla pover-tà provocata dall’apartheid, di ben 132 McDonald’s; o il fatto che in posti molto poveri, dove la gente muore anche di sete, la coca cola sia presente in quantità maggiori dell’acqua.Tra l’altro molte delle picco-le industrie in tutto il mondo sono state costrette a chiu-dere, distrutte dalla poten-za di industrie più grandi. I piccoli agricoltori a causa dei nuovi scambi con l’estero sono stati costretti a chiudere bat-tenti. Può sembrare strano ma la frutta proveniente dall’este-ro (come le sopracitate arance) costa meno dei prodotti locali. A quel punto tutta la frutta col-tivata e invenduta viene portata al macero creando non solo un grave danno alla piccola eco-nomia, ma anche un grande spreco di prodotti che nessu-no è interessato ad acquistare. Che dire poi delle aziende produttrici di abbigliamento? Guardando le etichette dei no-stri vestiti vedremo che mol-te portano la frase “made in Cina”, o nel caso delle scarpe, anche di marche più famose, “made in Vietnam” . E perché tutto ciò? Senza dubbio per-ché la manodopera straniera costa molto meno di quella locale, forse perché in Paesi come la Cina o il Vietnam ci

sono operai, uomini, donne e bambini che lavorano più di 12 ore di fila per poco più di 50 centesimi al giorno, e non c’è neanche la necessità pagare le ferie, le maternità e i giorni di malattia, perché queste cose nelle fabbriche di un Paese senza sindacati, non esistono.Ovviamente, per questo stes-so motivo, molti imprenditori decidono di trasferire le loro fabbriche all’estero, in modo da risparmiare in maniera con-siderevole sul compenso e lo stipendio degli operai. Come effetto si ha il licenziamento di tutti i lavoratori che erano ini-zialmente impiegati nelle fab-briche prima del trasferimento.Non solo tutto ciò è terribile, ma i grandi imprenditori con-tinuano a vantarsi di investire all’estero riuscendo anche a far credere che sia la manovra giu-sta per il Paese. E a tutte quelle povere persone che perdono il posto di lavoro chi ci pensa?Il mercato globale avrebbe dovuto favorire i Paesi sot-tosviluppati e creare nuove opportunità economiche, ma il risultato è stato totalmente differente e le disuguaglianze sono aumentate, facendo di-ventare le industrie e i Paesi ricchi sempre più ricchi e quel-li poveri sempre più poveri.E a questo punto bisogna chiedersi: cosa possiamo fare noi per evitare tutto questo? Sicuramente favorire le indu-strie locali, evitare i fast food e controllare sempre le etichette dei vestiti prima di comprarli.

MARZIA CAMPIONE IV F

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Page 5: Terzo numero di "Obbiettivamente"

Alzi la mano chi non ha mai mangiato un hamburger di una delle catene di fast food più famose nel mondo! Già, perché tra bombardamenti di spot pubblicitari, immagini patinate di gustosissimi pani-ni e patatine e serie televisive per decerebrati che mostrano la vita di quattro giovincelli (rigorosamente californiani) sempiternamente seduti a di-vorare queste leccornie: beh, la tentazione è forte. Capita il sabato, o se si esce prima da scuola, o dietro programma già prestabilito. Fatto sta che ormai mangiare da McDo-nald’s o da Burger King è una delle abitudini più diffuse in tutto il mondo e per citar-ne una delle tante: negli Stati Uniti circa il 96% dei bambini conosce il personaggio di Ro-nald McDonald, e ciò lo rende popolare come Babbo Natale! Ma cosa si nasconde die-tro ai vari banconi di que-sti servizi di ristorazione? • M u l t i n a z i o n a l i , quelle corporation con in-vestimenti su vasti territori dei paesi poveri, venduti loro dalle regole del dollaro e da oligarchie privilegiate, sgom-berano le piccole fattorie che sono lì e che producono cibo per il proprio popolo.• Paesi del “Terzo Mondo”, dove molti bambini sono denutriti, stanno attual-mente esportando la maggior parte dei loro raccolti come

mangime per animali per far ingrassare il bestiame e tra-sformarlo in hamburger nel “Primo Mondo”. Milioni di ettari dei migliori terre-ni agricoli vengono sfruttati per il nostro benessere men-tre la gente lì muore di fame.• McDonald’s e Bur-ger King sono due delle molte multinazionali americane che usano veleni letali per distrug-gere vaste aree della foresta pluviale del Centro America per creare pascoli per il be-stiame che sarà poi rivendu-to sotto forma di hamburger negli Stati Uniti e per fornire il materiale per l’impacchetta-mento dei fast-food. (Non ti far ingannare da McDonald’s quando dice che usa carta ri-ciclata: solo una piccolissima percentuale lo è. La verità è che vengono tagliati 1.300 kilometri quadrati di foresta solo per rifornirli di carta per un anno. Tonnellate di questa finiscono nell’immondizia del-le città dei paesi “sviluppati”.)• McDonald’s e le altre corporation non solo contribuiscono ad aggravare la catastrofe ecologica: stan-no cacciando via le tribù che abitano le foreste pluviali dai loro territori ancestrali, dove hanno vissuto pacificamen-te per centinaia di anni senza danneggiare l’ambiente. Que-sto è un tipico esempio dell’ar-roganza e della corruzione delle compagnie multinazio-

nali nella loro infinita corsa a maggiori e maggiori profitti.• Quello che non met-tono in evidenza è che questo tipi di alimentazione è eleva-ta nei grassi e negli zuccheri, nei prodotti animali e nel sale (sodio), e bassa in fibre, vita-mine e minerali. Quello che viene descritto come un pasto tipo di McDonald’s è legato al cancro all’intestino, al seno ed alle malattie cardiache. Questi sono dati accertati dalla me-dicina, non teorie eccentriche.• Anche se ama-no mangiarli, molta gente riconosce che gli hambur-ger a catena di montaggio e le patatine sintetiche infi-lati in contenitori di plasti-ca e carta, sono cibo-truffa.McDonald’s preferisce la pa-rola “cibo-veloce”. Questo non solo perché è preparato e servito il più velocemente pos-sibile - è fatto per essere man-giato altrettanto velocemente.Per raggiungere questa artifi-ciale identità di gusto McDo-nald’s richiede che le sue “foglie di lattuga fresca” ven-gano trattate con venti diversi prodotti chimici per dargli lo stesso colore, la stessa consi-

stenza per lo stesso periodo di tempo. Alla fine potrebbe essere un pezzo di plastica.• Nei mattatoi, gli animali spesso lottano per scappare. Il bestiame diven-ta frenetico quando vede gli animali che li precedono sulla linea della mattanza basto-nati, accoltellati, inchioda-ti, e affettati elettricamente.• Un recente rap-porto del governo inglese ha criticato gli inefficienti metodi di stordimento nei quali risulta che spesso gli animali sono ancora comple-tamente coscienti quando viene tagliata loro la gola.McDonald’s è responsabile della morte di un numero in-finito di animali con questi cosiddetti metodi “umani”. Questi sono alcuni dei punti riportati dal London Green-peace Group. Ecco cosa si cela dietro a pagliacci,divise a righe e arie felici di fami-glie altrettanto felici in felici cene/pranzi/spuntini. Sorge quindi una bella domanda: “ma è veramente così essen-ziale mangiare un panino di plastica a questo prezzo?”

ATTUALITA’ E CULTURA

LEZIONE DI MARKETING NUMERO UNO: NON UCCIDERE IL

CONSUMATORE, DANNEGGIA IL TUO BUSINESS.

CRISTINA ERRERA V F

8 ATTUALITA’ E CULTURA

VI PRESENTO L’ITALIA...ECCO L’ITALIA!

QUESTA E’ L’ITALIA!

“Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non don-na di province, ma bordello!” Più di sette secoli fa, Dante scrisse questi versi nel VI can-to del Purgatorio, acceso da grande amore per la sua Ita-lia e da profondo risentimento per l’incuria imperiale e per le conseguenti lotte interne tra le fazioni o tra i signori regnan-ti, non esclusi gli uomini di chiesa. Il sommo poeta, pur nell’ottica imperialistica che era tipica dei suoi tempi, in-veisce con amarezza contro le cattive sorti dell’Italia, scon-volta dalle lotte partigiane e immersa in uno stato di corru-zione e di disordine e vive con dolore lo scarto esistente tra il suo ideale e le condizioni reali . Oggi questi versi si prestano pienamente a descrivere la si-tuazione italiana attuale, non tanto per le numerose storie di sesso che coinvolgono chi ci governa, ma per l’incuria che ne deriva intorno ai reali pro-blemi della nazione, per la pro-stituzione politica dei principi, dei valori su cui si fonda la civile convivenza democratica.La situazione politica italiana è caratterizzata da un alto tasso di instabilità. causata dall’incon-tro di tre fondamentali fattori: - crisi economica, per uno scarso rendimento del la-voro, per un basso rappor-to tra popolazione e forza lavoro, per l’aumento dei costi delle fonti di energia;

- crisi morale, definita dagli er-rori compiuti dalle componen-ti radicali e laiche della nostra società nel ritenere maturo un paese come il nostro, con una storia come la nostra alle spalle;- crisi politica all’interno de-gli stessi partiti, per le diffi-coltà nell’adeguarsi al cam-biamento in campo sociale. Il vero problema però, è la poca attenzione che viene data alle cause di questa instabilità . Di fronte a questa crisi, il go-verno, anzichè agire per risol-

verla, si è trovato in uno stato di paralisi ed è passato da uno scandalo all’altro. Infatti i poli-tici del nostro paese porgono la loro attenzione alla ridicola situazione di bordello in cui si trovano alcuni leader, tra cui il nostro presidente del con-siglio, Silvio Berlusconi, che con le sue prodezze erotiche, domina i titoli dei giornali da

settimane e, in diretta tv, ha osato definire il programma di La7 “L’infedele”, postribo-lo televisivo. Ma tutti sappia-mo che egli è il primo ad aver deturpato il volto dell’Italia, non solo per i rapporti che ha intrapreso e continua ad in-traprendere con le escort alle quali paga ingenti somme di denaro, ma ancora di più per la prostituzione politica che egli ha creato attraverso la corru-zione dei suoi colleghi depu-tati per farli schierare dalla sua parte. A tal proposito, sembra

lecito ricordare il mercato dei voti che il premier ha condotto durante il voto di fiducia al go-verno, avvenuto nel dicembre scorso, quando il governo Ber-lusconi è sopravvissuto grazie ad una ristretta maggioranza. A questo punto si può parlare di Repubblica, di democrazia? Si tratta dunque di una dit-

tatura, o di un finto colpo di stato? Ci si trova in una “giun-gla del malaffare”, corruzione su ogni fronte: i partiti non rappresentano più i cittadi-ni, i deputati non rappresen-tano più il popolo italiano, ma sono solo al servizio di chi li ha nominati e corrotti.Questa è l’Italia: una nazione distrutta, senza dignità, ma gli Italiani, per quanto abulici ed indolenti possano essere, non resisteranno ancora a lungo a questo scempio, considerato che parte del denaro che poteva essere investito per risolvere la crisi, è stato investito in corru-zione e prostituzione (impro-prietà lessicale: beneficenza!!).Questo è la nazione dove vivo-no i giovani di oggi, i giovani italiani che saranno tra qualche anno alla guida e, si spera, alla base del progresso del nostro paese. Di fatto stanno crescen-do in un paese privo d’ istitu-zioni , incapace di garantire loro un futuro e soprattutto falso, ipocrita ed aleatorio, che sta facendo credere a tutti i giovani, e, soprattutto alle gio-vani, che per diventare qual-cuno e per guadagnare, basta solo vendere il proprio corpo.Questa è l’Italia del 2011, per la quale vale la pena festeggia-re i 150 anni della sua unità ?Oh Garibaldi, Mazzini e voi tutti patrioti “ Veni-te a veder ....Roma che piagne \ vedova e sola” (Dante,Purg.C VI,vv 112-113).

SARA MINISTERO IV H

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Page 6: Terzo numero di "Obbiettivamente"

Comunemente è chiamata “macchinetta” o “cinquanti-na”, la microcar è un piccolo quadriciclo leggero nato in Francia negli anni ’80, che rappresenta per molti giovani un’ottima alternativa a quella dei classici motorini; utiliz-zati da numerosi adolescenti, inoltre essa si avvicina molto a un’automobile: infatti, vie-ne utilizzata anche da molti pensionati per circolare libe-ramente in città. Nonostante queste qualità, è al centro di molte discussioni, sono, infatti numerose le diverse opinioni espresse dalla gente, in base alle proprie esperienze, che portano quindi ad individuare diversi lati positivi ma anche molti altri negativi. Molto pic-cole, le microcar, presentano solamente due posti e un pic-colo bagagliaio (esclusi alcuni modelli) che crea quindi pro-blemi di spazio, e arrivano a una velocità massima di 45 km/h (considerando sola-mente quelle senza modifiche, che però possono effettuate facilmente sui motori); hanno la stessa targa dei motorini e possono utilizzare i parcheggi destinati ad essi, e per le loro piccole dimensioni circolano facilmente nel traffico cittadi-no, anche se in casi di ingorgo non permettono agevolmente di divincolarsi fra le auto come i semplici motorini. Per quanto riguarda la sicurezza ci sono molti aspetti contro le “mac-chinette”, infatti, se non uti-

lizzate con grande attenzione e rispetto delle norme che ne descrivono l’utilizzo anche se presentano un involucro ester-no a differenza dei motorini, possono comunque diventare una trappola mortale, renden-do dunque necessario ed im-portante indossare le cinture di sicurezza a bordo: per modifi-care il motore basta avere in-fatti delle conoscenze di base meccaniche oppure amicizie nel campo, permettendo di portare il motore alla velocità di 95 km/h, mettendo in luce un altro aspetto negativo: que-ste auto hanno una carrozzeria leggera che non può supporta-re le grandi velocità. Dunque sono create con questi limiti proprio perché sono ciò che la loro conformazione permette di raggiungere. Alcune case produttrici delle microcar, per migliorare la sicurezza, hanno introdotto gli airbag che però, non hanno totale garanzia di sicurezza. Esse inoltre sono protagoniste di molti incidenti poiché sono guidate da autisti privi di patente e che quin-di non conoscono a fondo il codice stradale. Guardando invece il lato economico, esse non sono molto convenienti, hanno, infatti, dei prezzi molto elevati che vanno dagli 8.000 ai 15.000 € per i modelli più avanzati. Raggiungono quindi i costi di una citycar. Altri lati negativi sono: la possibilità di circolare in autostrada, pro-prio perché non raggiungendo

grandi velocità, e la fatica che effettuano nelle salite le rende scomode, e spesso nelle curve è necessario rallentare. Nono-stante ciò il business delle mi-crocar continua senza arresti, tanto al punto che Roma si è guadagnata il primato di città italiana con il maggior numero di immatricolazione di queste piccole vetture. Inoltre cresce anche il numero degli incidenti in cui sono coinvolti questi vei-coli. Inoltre ottenere il patenti-no è molto semplice, renden-do l’utilizzo di queste micro quasi aperte a tutto il pubbli-co. Viene dunque automatico chiedersi le ragioni per le quali questi veicoli proliferano: una molto evidente è la facilità con cui si può trovare posteggio in una metropoli, un altro è sicu-ramente l’ansia dei genitori che pur di non vedere il proprio figlio in un motore, pagano una cifra maggiore per com-

prarne uno su quattro ruote; e bisogna anche considerare che assomigliando a delle au-tomobili, danno a chi le guida un senso di età più grande, il che può affascinare molti gio-vani. Naturalmente ci sono poi coloro che le comprano per esigenze o perché gli piac-ciono questi modelli e ne tro-vano utilizzo. per modificare il motore, portandolo così, alla capacità di raggiungere am-piamente anche i 95 km/h, il che può sembrare bello poiché assomigliano maggiormente a un’auto, ma nascondo bensì, un aspetto negativo, infatti, Penso infine che queste mi-crocar pur non inquinando e quindi favorendo l’ambiente, se non utilizzate con la massi-ma attenzione possono provo-care gravi danni. Quindi racco-mando a tutti i loro possessori di avere la massima attenzione e di usarle in modo sicuro!

ATTUALITA’ E CULTURA

IL NUOVO FENOMENO DELLE MICROCAR

GIORGIA PULEO I L

10 ATTUALITA’ E CULTURAMEZZI DI TRASPORTO? TIPICA AVVENTURA PALERMITANA!

NADIA DI FRANCO V I

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Palermo è la città più bella del mondo! Però è vivibile solo se hai i soldi per il motorino o l’età per la macchina, o semplice-mente quando acquisti fiducia nei tuoi inseparabili piedi e ti “stocchi” le gambe per girare la città. Mezzi di trasporto? Sfido chiunque anche nella notte più fredda e piovosa dell’anno, rimasto a piedi, infreddolito, senza ombrello, motore in panne, cellulare scarico, soldi finiti, dopo aver pestato la cacca più gran-de del cane più grosso della città, con una fame da lupi, a met-tersi in una fermata qualsiasi della città e aspettare un mezzo di trasporto palermitano, dall’autobus, al metronotte, al pullman. Illuso ti accorgi che le ore passano in modo inversamente pro-porzionale rispetto alle corse dei mezzi stessi. Allora un lampo di genio ti attraversa la mente e il treno lì per lì potrebbe sem-brarti l’unica opzione azzardabile, quando ti accorgi che le po-che stazioni della città si trovano a qualcosa come un chilome-tro da te. Così non ti resta che fermarti sfinito nella notte più fredda e piovosa dell’anno, rimasto a piedi, infreddolito, senza ombrello, motore in panne, cellulare scarico, soldi finiti, dopo aver pestato la cacca più grande del cane più grosso della città, con una fame da lupi e scoraggiato cominciare a camminare. Ma anche nel caso in cui non fossi così sfortunato e semplicemen-te parcheggiata la macchina vorresti raggiungere un tuo amico che abita lontano, non troppo ma quanto basta perché la tua intrinseca “lagnusia” ti impedisca di utilizzare fiduciosamente quei tuoi pie-di. Così pazzo di quella pazzia lucidamente folle, ti viene in mente

che forse con un mezzo di trasporto arriveresti prima. Forse. Per-ché compreso che l’edicola vicina come sempre ha finito i biglietti, e consapevole che l’autista dell’autobus non se li “ritroverà” mai, pur ammesso che riuscissi a fartelo vendere dal vecchietto tacca-gno che aspetta con te nella fermata, dovresti essere fortunato se nel giro di mezz’ora passa la corsa che aspetti tu, senza display tecnologici che ti indichino tra quanti secondi spaccati sarà da-vanti i tuoi occhi. Una volta salito, aspettato il saliscendi generale davanti la bussola, aiutato il vecchietto di turno che vivo per mira-colo riesce non si sa come a salire quel gradino impossibile, evitati gli sguardi degli innumerevoli tipi loschi attorno a te, ascoltati i blasfemi discorsi degli immancabili “tascioni”, ecco che appare la ciliegina sulla torta: i controllori! E si perché bisogna PAGARE per il servizio (praticamente assente), la puzza di sudore che im-pregna l’aria, l’atmosfera “traballante” nonché la violenza psicolo-gica che ti fa subire il, malgrado tutto, utilizzato mezzo di traspor-to palermitano. Così mostri impaurito e inorgoglito allo stesso tempo, con mano tremante e occhi silenziosamente indispettiti, il tuo biglietto, ricordandoti di essere riconoscente ai prossimi vec-chietti taccagni che incontrerai alla fermata. E così trovato per miracolo il biglietto, aspettato mezz’ora l’arrivo del bus, aiutato il vecchietto a salire, aspettato il saliscendi generale, scampato il pericolo controllori, ti accorgi che è così tardi per il tuo appun-tamento che probabilmente sarebbe stato meglio trovarsi nella notte più fredda e piovosa dell’anno, rimasto a piedi, infreddoli-to, senza ombrello, motore in panne, cellulare scarico, soldi finiti, dopo aver pestato la cacca più grande del cane più grosso della città, con una fame da lupi e scoraggiato cominciare a camminare.

CULTURA?! SÌ, GRAZIE.Ci sono troppi standard in questa società. Ci sono persone che ti guardano male perché fumi e altri che non ti guardano affatto se non lo fai. Se hai la macchinetta sei in, se cammini in bicicletta sei out, e se ti muovi con l’autobus non sei direttamente nulla. Se leggi un libro in autobus o mentre cammini sei strano. Se cammini a maniche corte a dicembre semplicemente perché senti caldo non sei sano mentalmente. Se ti metti un colore di smalto o ti tagli i capelli in quel modo sei diverso. Se stai a casa il sabato sera sei out. Se ti vai a prendere una bottiglia di vino al bangladesh o una birra ai candelai sei una persona apposto per alcuni, da evitare per altri. Se non usi facebook sei fuori dal mondo e se lo usi troppo sei dipendente. Se sei un ragazzo e fai football americano, arti marziali o rugby sei un “figo”, se invece sei una donna la gente ti guarda male e se semplicemente giochi a pallavolo non sei consi-derato. C’è chi ti volta le spalle perché non hai quel paio di scarpe o quella borsa, e capisci che certe persone è meglio perderle che trovarle. Ma c’è anche chi ti segue per il motore che hai o per la droga che porti sempre con te. Se sei metallaro non puoi stare con i fighetti, se sei comunista snobbi i fascisti, se sei paesano devi sta-re in paese perché il centro ti evita, se sei gay lontano dagli etero!!!E allora forse è meglio non essere nessuno, né bianco né nero. Chi l’ha mai detto che i colori sono belli? Probabilmente è meglio passare inosservato e vivere la vita come vuoi tu. Si parla tanto di omologazione e di massa ma i primi a essere omologati, a seguire la massa, siamo noi che ne parliamo. Non sempre facciamo ciò che

ci va ma quello che ci conviene, o peggio quello che la società fa in modo che ci convenga. Ma la verità è che è la società la burattinaia che muove i fili delle nostre vite. Questa società che ci porta a essere in un modo invece che in un altro; questa società che ci pla-sma, ci modella, ci trasforma a suo piacimento; questa società che quatta quatta ci fa morire dentro, ci amalgama per bene e ci rende tutti un’unica cosa. Questa società che silenziosa ci rigira come vuole e poi ci governa, ci fa scendere un milione di metri sotto terra per poi farci risalire su fino a toccare il cielo con un dito, e noi, vivendo per quella risalita fino al cielo, rimaniamo silenziosi in attesa di essere governati. E la sapete qual è la cosa peggiore?La società siamo noi! Sono io che butto il pezzo di carta a terra, sei tu che compri le sigarette dallo Stato e il tuo amico che vende l’erba per conto della mafia. E allora forse è la cultura l’unica fedele com-pagna di vita. La sola che non cerca di dirci sempre la cosa giusta da fare, che prova con tutte le sue forze, inascoltata,a comunicarci principi, valori. Non la si può toccare, non la si può mangiare. Ma è l’unica cosa che ti può far vivere la vita con quel briciolo di criticismo e morale che ci vuole per essere capaci di camminare a testa alta. La cultura ci smuove dentro, ci invita a riflettere, a pen-sare. E’ l’unica vera madre che dandoci alla luce ci regala il dono della sapienza, il più bello e sottovalutato regalo che ci abbiano mai fatto. E sicuramente grazie a lei anche se allontanandoci dalla società che ci governa non riusciremo a toccare il cielo con un dito capiremmo però di cosa è fatto quel cielo, e di cosa quel dito.

Page 7: Terzo numero di "Obbiettivamente"

“Prima di tutto vi prego di scusarmi per questa intrusione. Come molti di voi, io apprezzo il benessere della routine quotidiana, la sicurezza di ciò che è familiare, la tranquillità della ripetizione. Ne godo quanto chiunque altro”. (L’avete ricono-sciuto? Sì, bravi, è l’incipit del monologo di V). Pensate ades-so se qualcuno si infiltrasse ne-gli studi di trasmissione RAI e facesse la stessa cosa, sarebbe sensazionale! Infatti, il nostro spirito critico non può negare che la qualità di informazione all’interno del panorama me-diatico non è tanto esauriente

quanto dovrebbe esserlo nella prospettiva di una società glo-bale in cui i confini e le barrie-re sono stati da tempo abbat-tuti. Non più chiusi, quindi, nel provincialismo ma aperti verso il mondo. I telegiornali ci pro-pinano sempre le stesse infor-mazioni manipolate, riscaldate, “premasticate” accompagnate da dibattiti e commenti vela-tamente (e non) di parte; per i giornali non va di certo meglio. Sono così tante le notizie su sposalizi di veline e calciatori, scandali dai risvolti degni delle più misere commedia erotica italiana e qualche notiziola di semi-attualità quale la scimmia fumatrice o il lancio sul mer-cato dell’ennesimo prodotto dell’anno; fatti,ok, ma fatti sulle quali ci si lancia con en-tusiasmo al fine di mascherare altri fatti meno piacevoli che, non sia mai, potrebbero scan-dalizzare le famigliole modello mulino bianco che hanno il televisore acceso e acquisisco-no le informazioni proclamate dai giornalisti per osmosi. Il punto è: dobbiamo rassegnarci a vivere di notizie preconfe-zionate e di interminabili fo-calizzazioni sui soliti quattro o cinque problemi riguardanti le famose “caste” politiche o peggio ancora sulle celebrità? Spesso quello che viene de-scritto nei canali di informa-

zioni è solo una parte di quello che è un complesso di situazio-ni, eventi e risvolti del mondo. Conosciamo a memoria l’epo-pea della Casa di Montecarlo e sappiamo solo orientativamen-te quello che succede in Cina, in Sudan o in Palestina. Quello di cui spesso tristemente non ci accorgiamo è dell’effetto narcotico che l’informazio-ne manipolata ha sulle nostre menti. Non vogliono farci pensare, e noi fatalmente ci adeguiamo, anche a causa della nostra congenita pigrizia (un po’ come andare al supermer-cato e comprare carne, pane, frutta e detersivi in un sol col-po per non perdere tempo ad acquistare in tanti negozietti e botteghe) . La soluzione qual è, allora? Irrompere negli studi televisivi con indosso una ma-schera e avvertire gli spettato-ri di quanto sia superficiale la diffusione di notizie in Italia? Può darsi, ma si può ricorre-re a mezzi meno estremi, tipo decidere di scavare un tunnel e a farsi strada nei meandri della cosiddetta informazione libera e indipendente. Non c’è giustificazione all’ignoranza e alla disinformazione, peste nera colga i disinteressati. Na-vigando ci si può ritrovare in siti piuttosto illuminanti, in cui giornalisti lavorano con pun-tigliosità spesso gratuitamente

e (succede) senza influenze partitiche e censuratrici. Fra i più accreditati oltre a www.ilfattoquotidiano.it di cui si trova anche la versione carta-cea e al famoso e cliccatissimo blog di Beppe Grillo, un posto d’onore merita www.informa-zionelibera.it che già dal nome annuncia la sua voglia d’indi-pendenza e pubblica articoli curati anche dal punto di vista formale e rivolti non solo alla politica ma anche all’econo-mia, alla società e in generale aperti a quelle tematiche che al telegiornale non si sentono mai. www.informarexresistere.fr è una finestra politica sul mondo visto attraverso delle lenti ad alto potenziale irrive-rente e non senza un raffina-to cinismo. Purtroppo, anche se mi piacerebbe non posso elencare tutti i siti, ma confido sulla vostra curiosità e sul vo-stro ingegno. Bene, sull’Italia e le varie vicende da soap opera alla fine informarsi è facile, ma come la mettiamo se volessi-mo una finestra aperta costan-temente sul mondo? Anche per questo c’è una soluzione e si chiama www.unimondo.org , un sito che abbraccia le informazioni da tutto il mon-do. Non c’è giustificazione alla nostra pigrizia, possiamo in-formarci anche da soli. E spe-gnere il televisore, ogni tanto.

LO SAI CHE?

BREVE DISSERTAZIONE SULLA CONTROINFORMAZIONE

La vera libertà di stampa è dire alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire (G. Orwell)

CRISTINA ERRERA V F

12 LO SAI CHE?

CIÒ CHE I POLITICI NASCONDONO SOTTO IL

TAPPETO

509 295 818 kmq di super-ficie terrestre, informazio-ni che viaggiano a velocità sorprendente da una parte all’altra di essa. Quante? Non possiamo stabilirne una quan-tità precisa, ma sappiamo per certo che non sono tutte.Quanti, guardando un telegior-nale o leggendo un quotidiano, si sono chiesti “Ma non si parla sempre delle stesse notizie”?Si presta attenzione a questio-ni di una futilità che fa quasi paura in una società nella quale l’aria di crisi si respira a pieni polmoni. Non si parla solo di crisi economica. Si tratta piuttosto di una regressione che interseca il campo sociale come quello politico, culturale e chi più ne ha più ne metta.Come influisce tutto ciò sulle informazioni che arrivano alle nostre orecchie? Semplice-mente non arrivando. La mia impressione è che le notizie che vengono trasmesse dai massi-mi informatori (giornali e tele-giornali) siano solo i due terzi di quelle effettive. Dove sta il problema? In fondo le notizie arrivano quasi tutte. Ebbene il problema è che quell’un terzo restante è quasi sempre lo spic-chio più importante della torta.Molti penseranno che non si può dare un’importanza certa a quella minoranza di informa-zioni occulte e nascoste. Ma se provassimo ad approssimarla? Navigando senza meta sulla piattaforma globale più imme-diata e diretta, il caro vecchio

internet, ho deciso di andare a caccia di aggiornamenti e notizie. Ho pensato di docu-mentarmi un po’ sui fatti che accadono nel mondo e mi sono dunque gettata nella ri-cerca, in principio disastrosa-mente povera, di fatti rilevanti. Dopo i primi tre siti sono stata assalita da un senso quasi di panico nel render-mi conto che raccontavano tutti le stesse storie, censu-re e omissioni comprese. Dunque ho cercato di scavare più a fondo pensando che ci dovesse essere almeno un solo sito che parlasse di cose diver-se. Dopo mezzora o forse più di ricerche su ricerche, avevo raggiunto un paio di risultati decenti che soddisfacessero quasi del tutto il mio bisogno di apprendere nuovi risvolti nelle questioni mondiali e non. La mia reazione, dopo aver letto gran parte degli articoli presenti in tali siti, è stata un misto di sorpresa e sdegno. Nessuno tra i primi siti che avevo visitato riportava le notizie che avevo appena let-to. Più leggevo più mi rende-vo conto che quelli trovati in principio non erano altro che spezzoni decontestualizzati di frangenti complessi e, tuttavia, nascosti. In parole povere, la censura regna sovrana. Com’è possibile? In fondo sono cose che tutti dovrebbero sapere. Ed ecco invece che ci ritrovia-mo in uno stato di pura sor-presa nel constatare che il Sud

del Sudan va verso la secessio-ne o che in Brasile la popola-zione media (la maggior parte della popolazione) vive con un salario minimo di circa 540 re-ais (equivalenti a 200 euro) o ancora che in Iran sono stati arrestati oltre 70 missionari cristiani perché definiti “paras-siti” alla stregua dei talebani. Se mai vi dovesse capitare di chiedere ad un giornalista te-levisivo, per esempio, perché nei telegiornali non si tratta di queste notizie probabil-mente vi sentireste propinata la solita frase: “Ci sono tante notizie, non possiamo dare spazio anche a quelle margina-li”. Dunque, attenendoci a tale ragionamento, dovremmo for-se supporre che la formazione di uno stato indipendente, le discriminazioni teologiche e le condizioni disastrose in cui si trova il Brasile dopo i re-centi nubifragi siano notizie di scarsa importanza, giusto?

Il triste destino dei nostri mez-zi di informazione più diffusi e conosciuti: nascondersi in una realtà parziale, senza mo-strare le infinite sfumature del mondo al giorno d’oggi. Sorge spontaneo porsi un’al-tra domanda e questa riguar-da piuttosto le conseguenze di questa mancanza di infor-mazioni a trecentosessanta gradi: quali mezzi ci restano per conoscere realmente ciò che ci accade intorno? Pur-troppo non altrettanto co-nosciuti ma molto più esen-ti da censure e quant’altro.E’ importante conoscere i fatti del mondo, se non an-che solo per cultura perso-nale, almeno per aprire gli occhi e affacciarci sulla realtà che ci circonda. La consa-pevolezza è la prima arma a nostra disposizione per dare una forma al nostro futuro.Insomma… tenersi informati è un’impresa ardua, ma possibile.

MARTINA SCORSONE I I

13

Page 8: Terzo numero di "Obbiettivamente"

GFAJ-1 è il microbo indivi-duato da un team di ricercatori della Nasa capace di sopravvi-vere all’arsenico e di inglobarlo all’interno della sua struttura cellulare, sostituendolo al bioe-lemento fosforo. Soprannomi-nato dagli stessi suoi scopritori “batterio alieno”, esso è stato individuato sui fondali del Mono Lake, nel Parco Nazio-nale di Yosemite, in California. La scoperta risulta essere sicu-ramente rivoluzionaria e apre grandi scenari verso un mon-do alieno in cui la Scienza non ha ovviamente ancora risposte certe. E’ infatti la prima volta che l’arsenico, i cui composti trovano impiego come pestici-di, erbicidi ed insetticidi, viene preso come componente fon-damentale per lo sviluppo di un organismo. Le acque del lago in cui è stato trovato il micror-ganismo, tra l’altro, presentano la maggiore concentrazione di arsenico al mondo, oltre ad es-sere particolarmente ricche di sale. I ricercatori hanno por-tato in laboratorio il batterio e lo hanno sottoposto a dosi ancora maggiori di arsenico, senza che GFAJ-1 subisse al-cun problema, continuando a riprodursi. Tale batterio sareb-be la prova della possibilità che la vita potrebbe trovarsi anche su altri pianeti, nonostante le condizioni all’apparenza proi-

bitive e inadatte per la vita come noi la conosciamo. La definizione di ‘batterio alie-no’ attribuita a GFAJ-1 risulta quindi etimologicamente cor-retta, in quanto in biologia, il termine “alieno” sta ad indi-care quegli organismi, prece-dentemente definiti “estremo-fili”, in grado di prosperare in habitat “estremi”. Quindi si parla di forme di vita “aliene” al normale ambiente terrestre. E’ così facilmente spiegabile la teoria secondo cui non solo nella Terra ma sparse per tut-to l’Universo possano trovarsi altre forme di vita, probabil-mente dissimili da quelle da noi conosciute. Dunque per tutti gli appassionati di alieni,

ufo, ecc… fate bene a credere alla possibile esistenza di esse-ri non identificati e appunto “alieni”, ma non vagate trop-po con la mente poiché queste potranno che non essere solo dei semplici microorganismi capaci di vivere e riprodur-si, e non menti superiori alle nostre in grado di viaggia-re nel tempo e nello spazio. Certo è che fantasticare sulle possibili altre forme di vita nell’Universo risulta essere divertente e a volte bizzarro: è spesso piacevole dar sfogo alla fantasia nell’immaginar-si le loro enormi orecchie, i loro visi senza naso oppure le loro capacità sovrannatura-li di poter piegare il tempo o leggere nel pensiero. Tutto ciò

però rimane solo pura fantasia ed è affascinante che ci siano ancora così tanti misteri attor-no agli alieni: svelarli sarebbe quasi un peccato contro l’im-maginazione dell’uomo che fino ad oggi ha sviluppato del-le proiezioni di extraterrestri che destano notevoli curiosi-tà, come ad esempio avvenne nel 1982 per il celebre film di Steven Spielberg “E. T.”. In conclusione, il batterio alieno GFAJ-1 non farà sicu-ramente incuriosire gli appas-sionati di film di fantascienza, ma rappresenta certamente in ambito scientifico un note-vole passo in avanti che può aprire scenari e successive scoperte davvero interessanti.

SCIENZA E TECNOLOGIA

IL “BATTERIO ALIENO” CHE VIVE GRAZIE ALL’ARSENICO: INTERESSE SCIENTIFICO O

FANTASCIENTIFICO?SALVATORE CHILLEMI IV I

14 SCIENZA E TECNOLOGIA

TECNOLOGIA 3D: LE IMMAGINI ORA HANNO UNA NUOVA PROFONDITA’

Chi non ha mai sentito parlare di Avatar, lo spettacolare film di fantasia che permetteva, at-traverso l’utilizzo di particolari occhiali, di vedere immagini con una profondità mai vista prima? Ormai la tecnologia 3D è diffusissima in film, cor-tometraggi, cartoni animati e addirittura partite calcisti-che. In realtà questo sistema è nato negli anni ’50, nono-stante non abbia fatto imme-diatamente tanto scalpore.I veri risultati si hanno nel 2000, con lo sviluppo della Computer Grafica; da quel momento realizzare video e immagini in tre dimensioni è diventato così facile che oggi anche comuni macchine foto-grafiche digitali permettono di farlo. Andiamo però a descri-vere nei particolari le diverse tecniche che permettono di avere una visione stereosco-pica. Queste si possono sud-dividere in: Anaglifo, Oscu-ramento e Polarizzazione.Il sistema più antico(nonché quello più semplice) è la tecni-ca dell’anaglifo. Questa consi-ste nel riprendere un normale video per poi, al computer, sdoppiarlo. Ad ogni copia vie-ne poi applicato un filtro di colore diverso (rosso e ciano), quindi riassemblate, ma sco-state l’una dall’altra di poco.Attraverso l’utilizzo di par-ticolari occhiali come quelli illustrati in figura 1, ogni oc-

chio riceverà un’immagine diversa (l’occhio con la lente blu riceverà l’immagine rossa e vice versa), dandoci l’im-pressione di un immagine tridimensionale. Molto più spesso si salta il processo di duplicazione delle immagini al computer usando direttamen-te una cinepresa con due ob-biettivi, ciascuno con un filtro differente, ma la resa grafica in questo modo diminuisce.Una tecnica molto più efficien-te, ma che ha avuto una breve vita (poiché è stata rimpiazza-ta dalla più funzionale tecni-ca di polarizzazione) è quella ad “Oscuramento alternato”.Anche in questo caso viene ri-preso un video con due obbiet-tivi posti alla normale distanza tra gli occhi negli esseri umani; le due immagini vengono quin-di proiettate ad alta frequenza alternativamente. Contem-poraneamente degli occhiali particolari collegati senza fili ad un computer oscureranno alternativamente le due lenti, facendo arrivare ai nostri occhi “solo le immagini a loro desti-nate”. Quindi ad esempio, se in un istante un proiettore manda l’immagine “dedicata” all’oc-chio destro, gli occhiali oscure-ranno la lente sinistra; il tutto avviene a velocità elevatissime.Un sistema infine più sempli-ce ed economico è il sistema a Polarizzazione. Le due imma-gini riprese vengono proiettate

da due proiettori con partico-lari filtri che polarizzano dif-ferentemente le due immagini. Degli occhiali poi, polarizzati allo stesso modo delle imma-gini (la lente destra polarizzata come la relativa immagine e vice versa) mandano ai nostri occhi due immagini distinte, che, interpretate dal cervel-lo, risultano tridimensionali.Esiste infine un sistema an-cora in perfezionamento chiamato “Barriera di pa-rallasse”, che verrà usato su piccoli strumenti elettronici, riassumibile nella figura 4.Questa barriera, interposta tra lo schermo e i nostri oc-chi, filtrerà la visione facendo ricevere ai nostri occhi sol-tanto le immagini destinate a ciascun occhio (dall’immagi-ne si capisce che l’occhio de-stro non potrebbe vedere le immagini dedicate all’occhio sinistro poiché vi sono de-gli ostacoli visivi, allo stesso modo per l’occhio sinistro).Quindi, che sia il vecchio si-stema dell’anaglifo, quello più recente a polarizzazione, o la nuovissima barriera di paral-lasse, preparatevi a sperimen-tare un modo tutto nuovo di vedere video, e non stupitevi se c’è ancora qualcuno che al cinema scansa la testa da un’ immaginario proiettile in ar-rivo verso di lui, perché con la tecnologia del 3D, sembra davvero essere dentro l’azione.

ANTONINO FARAONE II E

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Figura Uno

Occhiali con lenti che si oscurano attravero cristalli liquidi

Comuni occhiali a lenti polarizzate

Figura Quattro

Nintendo 3DS, nuova console por-tatile dell’epica casa di videogiochi in uscita nel 2011 che sfrutterà la Barriera di Parallasse per riprodur-re un effetto tridimensionale senza bisogno di alcun tipo di occhialini.

Page 9: Terzo numero di "Obbiettivamente"

La GISS (Goddard Institute for Space Studies) della NASA ha calcolato la temperatura media dell’intero anno 2010 e, mettendola in relazione con le temperature degli anni passati (ricordiamo le più alte del 2005 e del 1998), ha notato che que-sta si è alzata di circa 0,01°C. Ma qual è l’origine di que-sto fenomeno? Chi è il re-sponsabile dell’eccessivo riscaldamento del pianeta? Nel corso del secolo scorso si è assistito ad “un’esplosione” industriale e tecnologica sen-za eguali. Tale progresso, se da un lato ha consentito una crescita sociale ed economica che ha creato benessere per la popolazione, dall’altra parte ha posto le basi di un progressivo

avvelenamento del pianeta: lo sfruttamento eccessivo delle risorse non rinnovabili, la pro-duzione industriale, maggiore responsabile della emissione di gas nocivi, l’uso eccessivo di automobili e macchinari inqui-nanti, sono fattori che si sono innescati rispetto al problema dell’inquinamento e del sur-riscaldamento dell’atmosfera. Chi non conosce il feno-meno dell’effetto serra?Si tratta di un fenomeno na-turale: immaginate l’atmosfera come se fosse il vetro di una serra che lascia passare i raggi del sole e ne trattiene il calo-re riscaldando la terra. Senza l’effetto serra la temperatura del globo sarebbe in media 30 gradi più fredda e sulla terra

ci sarebbe poco da ridere!!!Tale funzione non solo agisce sul calore, ma trattiene anche i gas presenti nell’atmosfera e, quindi, anche quelli nocivi prodotti dall’uomo come l’o-zono, il metano o l’anidride carbonica che ne restano in-trappolati. I gas serra, nel rica-dere sulla terra producono un effetto di super riscaldamento che aumenta la temperatura.Quali rimedi allora?Tutte le Nazioni del mondo si riuniscono periodicamen-te e, sulla base dei controlli effettuati dagli scienziati del settore, discutono e tentano di proporre soluzioni al pro-blema. Tanti buoni propositi e tante belle promesse che, in ultima analisi, non trova-no effettive e reali risposte.In particolare, il Protocollo di Kyoto rappresenta il do-cumento ufficiale sottoscritto dalle grandi potenze mondiali in cui si impegnano a ridur-re l’emissione dei gas serra.Riporto di seguito brevi in-formazioni tratte da “Wiki-pedia, l’enciclopedia libera”:“Il protocollo di Kyōto è un trattato internazionale in ma-teria ambientale riguardante il riscaldamento globale sotto-scritto nella città giapponese

di Kyōto l’11 dicembre 1997 da più di 160 paesi in occa-sione della Conferenza COP3 della Convenzione quadro del-le Nazioni Unite sui cambia-menti climatici (UNFCCC). Il trattato è entrato in vigore il 16 febbraio 2005, dopo la ratifica anche da parte della Russia.Il 16 febbraio 2007 si è cele-brato l’anniversario del secon-do anno di adesione al pro-tocollo di Kyōto, e lo stesso anno ricorre il decennale dalla sua stesura..Tale trattato pre-vede l’obbligo in capo ai paesi industrializzati di operare una riduzione delle emissioni di elementi inquinanti (biossido di carbonio ed altri cinque gas serra, ovvero metano, ossido di diazoto, idrofluorocarburi, perfluorocarburi ed esafluo-ruro di zolfo) in una misura non inferiore al 5% rispetto alle emissioni registrate nel 1990 — considerato come anno base — nel periodo 2008-2012”. Se non diminuirà l’immissione di anidride car-bonica, il record della tempe-ratura più alta tenuto dal 2010 sarà solo un ricordo. Così spie-ga James Hansen, della Giss. Volete un consiglio? Comprate solo magliet-te a mezze maniche!

SCIENZA E TECNOLOGIA

GRAVE CRISI DEL CLIMA.2010: L’ANNO PIÙ CALDO IN

150 ANNIGASPARE IPPOLITO I B

16 SCIENZA E TECNOLOGIA

L’ASSE TERRESTRE SI MUOVE? STIAMO A VEDERE CHE SUCCEDE.

GIACOMO FERRANTELLI II EFRANCESCA DENISE MARTORANA I E

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Avete mai provato a far dise-gnare la terra, il nostro piane-tra, ad un bambino? E avrete sicuramente notato che im-mancabilmente ha la forma di un cerchio, e guai se non viene perfettamente rotondo. “E’ proprio brutto il mio mondo”- alla vista della contorta figura a mano libera. Ebbene forse è meglio così, forse è meglio un mondo storto, per la preci-sione schiacciato. Infatti se la Terra fosse una sfera perfetta non potrebbe mantenere la rotazione attorno ad un asse, sarebbe come una palla: sem-pre pronta a variare l’asse di rotazione. Per nostra fortuna la Terra è leggermente schiac-ciata ai poli, e questo la rende simile ad un giroscopio che ruota attorno ad un asse fisso. Nonostante ciò la massa della terra la rende un giroscopio al-tamente instabile. Un esempio pratico e più vicino a noi sono le ruote della bicicletta, ovvero corpi in movimento attorno ad un asse, quindi parificabili ad un giroscopio. Togliete una ruota alla bicicletta, l’anteriore è più semplice, e tenetela con entrambe le mani per il moz-zo (l’asse centrale in cui con-fluiscono i raggi), ora provate a inclinare la ruota spostando una mano più in alto dell’altra e vedrete che non avrete pro-blemi a compiere l’operazione. Sempre tenendo la ruota per il mozzo fatela girare e riprovate ad inclinarla come avete fatto prima: sarà molto più duro se

non impossibile. Per la legge fisica detta dei giroscopi più la ruota è grande, ovvero più la massa è distante dall’asse, e più velocemente gira, più la ruota, o il giroscopio che dir si voglia, sarà stabile nel suo movimen-to. In altre parole una biciclet-ta con le ruote piccole, come quella di un bambino, sarà più soggetta a cadere della biciclet-ta con ruote grandi di un adul-to. Quando un giroscopio vie-ne colpito da un corpo che lo induce a modificare il proprio asse di rotazione reagisce con un caratteristico movimento a cono del suo asse detto movi-mento precessorio, o preces-sione. Tale movimento tende a riportare l’asse nella posizione primitiva. Flavio Barbiero, am-miraglio ed esperto di girosco-pi per la Nato (i giroscopi sono usati per pilotare i siluri) dice “Basterebbe l’impatto di un

corpo astrale con un diametro dai cinquecento ai settecento metri per spostare l’asse terre-stre di circa venti gradi”. Se la Terra fosse una massa rigida il movimento dell’asse la ripor-terebbe nella sua posizione iniziale. Fortunatamente il no-stro pianeta è cosituito da più stratificazioni, il che permette all’asse dello stesso globo di non compiere innumerevoli “giri” causando catsrofi na-turali provocate dallo spac-camento della crosta e dalla fuoriuscita di materiale fuso incandescente. Immaginiamo adesso il nostro pianeta come una grossa palla di vetro ripie-na d’acqua e immaginiamo che la nostra palla sia perfettamen-te in equilibrio. Sottoponendo la palla all’azione di un corpo esterno che ne disturba l’equi-librio otterremo un notevole spostamento d’acqua. Esat-

tamente come si comporta il magma all’interno della terra. Vi sarebbero distruzioni ma l’asse di rotazione resterebbe immutato. La Terra ruota at-torno ad un asse inclinato di circa ventitre gradi e mezzo rispetto al piano di rivoluzione attorno al sole, il piano dell’e-clittica. L’asse di rotazione, oltre ad essere inclinato, ruota con un movimento conico, il movimento precessorio, pro-prio come farebbe l’asse di un giroscopio dopo che qualcosa l’ha fatto deviare dal suo asse primitivo. A causa dell’incli-nazione sul piano dell’eclit-tica abbiamo le stagioni, la differente durata del giorno e della notte, i sei mesi di luce e di buio oltre i circoli polari.Secondo le torie eliocentriste tutto ruota intorno al Sole, ma una semplice rotazione può fare la differenza per la terra?

Page 10: Terzo numero di "Obbiettivamente"

MUSICA E CINEMA

EUGENIO CANNATA III CCLARA LA LICATA III E

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MUSICATom Waits non è un personaggio facile, anzi. È uno di quelli che si amano o si odiano, senza vie di mezzo, perchè talmente intenso che indifferente non può lasciarti. È la perfetta incarnazione della figura maledetta e irrequieta, il genio che vive in maniera sregolata tutto preso dalla sua arte e dalle sue idee; in effetti è come se Waits aves-se trasformato la sua vita in musica. Una vita “vissuta dalla parte sbagliata” (come intitola una sua canzone in “Blue Valentine”, “The Wrong Side Of The Road”), come Bukowski, come Kerouac, come Miller. Tom Waits racconta storie di reiet-ti, di emarginati, di senza tetto e alcolizzati: di tutti quelli che dal sogno americano sono stati esclusi. I “rain dogs”, appunto. Stilisticamente il disco è una commistione di generi sapientemente mescolati da Waits e la sua band (ricordiamo uno per tutti il grandissimo chitarrista Marc Ribot), che danno vita ad un suono incredibilmente particolare che a tratti suona blues, a tratti jazz, e tratti rock, sebbene le soluzioni for-mali non abbiano a che fare con nessuno di questi generi. Questo è forse il disco veramente perfetto di Waits, senza passi falsi o sbavature: senza incertezze. È uno di quei dischi che possono cambiare la vita e che descrivere a parole serve a poco.

TOP TEN

1. Rain Dogs – Tom Waits (1992)2. Loveless – My Bloody Valentine (1991)3. The Good Son – Nick Cave and the Bad Seeds (1990)4. Mellon Collie and the Infinite Sadness – The Smashing Pumpkins (1995)5. Ágætis byrjun – Sigur Ròs (1999)6. Ok Computer – Radiohead (1997)7. Germi – Af-terhours (1995)8. Either/Or – El-liott Smith (1997)9. La mia vita vio-lenta – Blonde Redhead (1995)10. Deserter’s Songs – Mercury Rev

1. Singapore - 2:462. Clap Hands - 3:473. Cemetery Polka - 1:514. Jockey Full of Bourbon - 2:455. Tango Till They’re Sore - 2:496. Big Black Mariah - 2:447. Diamonds and Gold - 2:318. Hang Down Your Head - 2:329. Time - 3:5510. Rain Dogs - 2:56

11. Midtown - 1:0012. 9th & Hennepin - 1:5813. Gun Street Girl - 4:3714. Union Square - 2:2415. Blind Love - 4:1816. Walking Spanish - 3:0517. Downtown Train - 3:5318. Bride of Rain Dog - 1:0719. Anywhere I Lay My Head – 2:48

Questo mese la nostra rubrica tratterà di alcuni dei più significativi dischi e film usciti negli anni ‘90

TRACKLIST

MUSICA E CINEMA19

CINEMA

Trama: Un ex hippy viene assunto da un miliardario per consegnare nel luogo prescelto il riscat-to per il rapimento della moglie. Ma, dopo qualche incontro piccante con la figlia del suo datore di lavoro ed una partita di bowling, scoprirà che non c’é stato alcun rapimento. “Il Grande Lebowsky” è il prodotto di una comicità cinica e sagace, capace non solo di divertire ma anche di mettere seriamente in dubbio i più solidi principi della società americana, con una raffica di situazioni ridicole e battute pungenti che con-sacrano al mondo del cinema indipendente il lavoro di due menti davvero brillanti.Ed in fondo, per i fratelli Coen, il protagonista di questa commedia, “Dru-go” - o meglio Jeffrey Lebowsky - non è che una faccia della medaglia: quel-la che vede nel bowling la medicina per tutti i problemi e per le difficoltà del-la vita. Egli è il simbolo di quegli americani che vivono ancora negli anni ‘60, che si rifiutano di crescere e - soprattutto - di farsi fagocitare e corrompe-re dai moralismi di una società fasulla e venale, ovvero quella degli anni ‘90.

Titolo originale:Nazione:Anno:Genere:Durata:Regia: Cast:

The Big LebowskiUSA1998Commedia grottesca117’Joel ed Ethan CoenJeff Bridges, John Goodman, Julianne Moo-re, Steve Buscemi, David Huddleston, Philip Seymour Hoffman, Sam Elliott.

TOP TEN

1. Il Grande Le-bowski – Joel ed Ethan Coen (1998)2. Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante – Peter Greenaway (1990)3. Pulp Fiction – Quentin Tarantino (1994) 4. Marrakech Ex-press – Gabriele Salvato-res (1990)5. Ombre e Nebbia – Woody Allen (1992)6. Goodfellas – Martin Scorsese (1990)7. Nouvelle Vague – Jean-Luc Godard8. Terra e Libertà – Ken Loach (1995)9. Tutto su mia ma-dre – Pedro Almodòvar (1999)10. Film Blu - Krzysztof Kieślowski (1993)

La redazione si scusa per aver erroneamente pubblicato la top ten del pri-mo numero della rubrica Cinema anche nel secondo. È, comunque, possibi-le visionare la top ten corretta sul sito del Cannizzaro, nella sezione dedicata al giornalino.

Page 11: Terzo numero di "Obbiettivamente"

MUSICA E CINEMA

DUILIO ROMANO V C & ROBERTA SCIMECA V C

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LA BIONDINA D’AMERICA

Se le tue emozioni hanno bisogno di una colonna sonora, se cerchi una canzone che racconti di te, lasciati coccolare dalle note di Taylor Alison Swift. Cantautrice e attrice statunitense, la biondina dagli occhi azzurri ha recitato in “Valentine’s day” e “Hanna Montana: the Movie” e in Italia l’abbiamo apprezza-ta per i brani “You Belong With Me” e “Love Story”, colonna sonora del film “A letter to Juliet”. Le sue melodie pop spesso sconfinano nel “modern country” - tipico del suo paese di na-scita, la Pennsylvenia - e i suoi video-cortomettraggi in puro stile U.S.A. scalano le classifiche di gradimento: solo 21 anni e già 14 milioni di CD distribuiti solamente negli Stati Uniti, definita dalla rivista “Forbes” la 12° celebrità più influente al mondo nel 2010 per notorietà internazionale e incassi, 4 Grammy Awards e triplo platino americano (un milione di copie) per il suo ultimo album “Speak Now”, uscito il 25 ottobre superando il milione di copie nella stessa settimana di lancio. Debuttato alla 18° posi-zione della classifica di vendite in Italia, i suoi testi sono lettere aperte a chiunque voglia ascoltare. Ogni pezzo è un’emozione vissuta e un sentimento narrato. Non per niente il “New York Times” la definisce “la migliore cantautrice del pop e un’ ec-cellente rappresentante del genere country, più in contatto con il proprio Io interiore rispetto alla maggior parte degli adulti”.La cantante ha intrapreso un tour mondiale durante il qua-le passerà a Milano per il 15 marzo, riuscendo ad effettua-re diversi tutto esaurito in tempi che possono essere con-siderati record: fra gli altri, è riuscita a vendere quasi tutti i biglietti per due delle sue tappe nel giro di cinque minuti!L’ album si apre con il primo singolo estratto e pubblicato il 04/08/10, è “Mine”. Traccia pop dal ritornello accattivante e ben realizzato, si allontana dal gusto per la ballata melanconica: la Swift descrive la storia di un amore che resiste al tempo e alle difficoltà in nome della << cosa migliore che sia mai stata mia>>, l’altro.Segue uno dei punti forti dell’album, “Sparks Fly”. Chitarra elet-trica e violini presentano una melodia molto movimentata dagli sfumati toni country. Il significato della canzone non si distacca eccessivamente da alcuni suoi precedenti successi, come “You Belong With Me”, ma riesce comunque ad essere vivace e ro-mantica allo stesso tempo, senza risultare un more-of-the-same.Il terzo singolo dell’album, estratto il 12 Ottobre e di cui è da poco uscito il video, è “Back To December”. In questa ballata la Swift porge delle scuse ufficiose al suo ultimo, bur-rascoso, flirt Taylor Lautner - il celeberrimo licantropo di Twilight nonché compagno di riprese del film “Valentine’s day”-, ammettendo le colpe che hanno posto fine al rappor-to tra i due. L’album riparte con l’omonima “Speak Now”.Di genere prettamente popla canzone viene accolta benissimo dalla critica – definendola una dei capolavori della ventunenne americana –, in particolar modo per il testo che risulta “dettagliato, dolce e divertente, impertinente e nervoso al tempo stesso”. Taylor stessa ha dichiarato di aver preso ispirazione dall’esperienza di una

amica: rovinare il matrimonio altrui per poi conquistare lo sposo.Segue “Dear John”, una lenta (e lunghissima) ballata. La can-zone, composta in occasione della rottura con il chitarri-sta americano John Mayer, risulta essere una delle più “pe-santi” del CD, rimanendo pur sempre un valido pezzo.Giungiamo a “Mean”, canzone dall’anima country e dal testo dolce-amaro, incentrata sulla delusione per un ragazzo che in passato è stato piuttosto crudele con Taylor, tanto da definirlo meschino. Ancora più energica è “The Story Of Us”, pezzo pop-light rock che racconta l’ennesima finita male. All’ energia delle due precedenti segue “Never Grow Up”, quasi una ninna-nanna che sembra cantata da Taylor ad un bambino addormentato, da ascoltare ad occhi chiusi. La canzone racchiude le bellezze intrin-seche dell’infanzia contrapposte ai dolori che riserva il futuro.Segue la canzone forse più bella di tutto l’album: “En-chanted”. E’ la fiaba.narrata dalla voce di una ninfa, una cantilena dolce che mette in luce i sentimenti del un col-po di fulmine; dopo la metà del brano la canzone ci deli-zia con un gioco di doppie voci semplicemente magnifico.A risvegliare la mente dalla fiaba è “Better Than Reven-ge”, pezzo in stile rock -implicitamente dedicato a Camil-la Belle- in cui la Swift dichiara guerra aperta alla ragaz-za che le ha rubato il fidanzato - l’ ex ragazzo Joe Jonas.“Innocent”, canzone dalle strofe cupe e dai ritornelli quasi “an-gelici”, è stata invece scritta per il rapper americano Kayne West: dopo lo scandalo accaduto ai Video Music Awards del 2009, con questo brano la Swift dichiara pubblicamento di avere perdonato il cantante. In “Haunted” chitarre elettriche e violini impazziti trasmettono un sound rock che dà la carica, mentre il testo rac-conta il tentativo dell’autrice di tenersi stretto il ragazzo che ama, con cui ha avuto un litigio che sembra porre fine alla loro storia.La lunghissima “Last Kiss” riporta in toni tri-sti e calmi facendo da sfondo all’ addio definiti-vo di una coppia che si concede un ultimo bacio.Con “Long Live”, ultima traccia dell’ edizione normale dell’ al-bum, si chiude il sipario sui toni più allegri che raccontano gli ostacoli e le gioie che una coppia vive durante il proprio percorso.I brani continuano nella deluxe edition con “Ours”, canzo-ne dai toni spensierati e dalle bellissime parole che si conten-de con “Enchanted” il titolo di più bella canzone dell’ album.Segue “If This Was A Movie”, anch’essa un’ ot-tima canzone, che racconta del dolore prova-to dalla cantante dopo l’addio con il suo ex ragazzo.Con “Superman”, traccia molto energica e vivace che rap-presenta la visione che ogni ragazza innamorata ha del suo ragazzo, terminano gli inediti della special edition. In gene-rale, è consigliato l’acquisto della special edition poichè la differenza di prezzo è nulla se paragonata alla possibilità di ascoltare tre splendide tracce inedite in più, oltre a tre ver-sioni rivisitate di alcuni dei suoi brani di maggior successo.

MUSICA E CINEMA21

ASSASSIN’S CREEDANTONIO TRANCHITA II E

In conclusione nulla di rivo-luzionario e mai visto prima, ma “Speak Now” risulta co-munque un album accattivante e gradevole all’ ascolto, stu-diato a lungo per trasmettere delle emozioni vere e sentite cercando di ottenere i miglio-ri bilanciamenti tra “canzone movimentata” e “canzone len-ta”. Accompagnato da chitarre folk acustiche, pianoforte, e violini, crea atmosfere talvolta malinconiche, a tratti da sogno, perfette ad esempio da ascolta-re in viaggio. Consigliato? As-solutamente sì. Unica pecca? Mancanza di una vera e propria componente country dell’ album, ma forse, per noi italiani, è meglio così. L’album riesce comunque a strapparci un ottimo 4,5/5.

Quest’ultimo quel giorno perde il fratello e il braccio ma recu-pera il manufatto, e così facendo viene seguito dal gran maestro dei templari Roberto di Sable che scatena una guerra nel villag-gio di Masyaf (5000 abitanti ca.)). Altair riesce a scacciarli sca-lando una torre da dove fa cadere dei blocchi di legno sui soldati avversari. Altair è condannato a morte dalla Confraternita degli Assassini per la sua violazione dei principi del credo. Al-Mua-lim s’uggerisce una scappatoia: nove vite in cambio della sua, cioè viene proposto ad Altair di assassinare nove uomini situati tra gli schieramenti dei cristiani e dei musulmani in cambio del-la sua vita. Il fine è di restaurare la pace in terra Santa, straziata dalle crociate e, in seguito verrà spiegato, per garantire il potere di Al-Mualim nel mondo intero. Questo è il primo capitolo del-la serie: Altair deve ognuna delle nove volte dirigersi in tre città diverse per cultura: Damasco (cultura Araba), Acri (città Araba conquistata dai crociati) e ovviamente Gerusalemme (città preva-lentemente araba). Ognuna delle tre città è divisa in tre distret-ti: distretto ricco, medio, e povero e in ogni distretto si trova un bersaglio (3*3 uguale 9 bersagli in tutto). Le città, compreso il villaggio e il regno, sono accuratamente tracciate nelle mappe ana-loghe visualizzabili. Sono davvero molto verosimili, infatti io stes-so ho confrontato tramite google earth le città reali con quelle del videogioco (anche se bisogna ammettere che sono separate queste ultime da un arco di tempo enorme (ottocento anni)), quindi è meri-tevole lo sforzo. Dopo aver parlato con Al-Mualim potremo uscire dal villaggio e prendere subito un cavallo per accedere nel regno. Il computer elabora la mappa della zona voluta (in questo caso il re-gno in quanto esegue sempre questa operazione per le varie città) e il gioco ricomincia con Altair in sella al cavallo. Si trova nella zona controllata dagli assassini e dovrà scalare il punto panoramico in modo da visualizzare i restanti undici, facoltativi da scalare ma utili. Il regno è presentato come una campagna araba con tanto di palme e terra battuta, segnata da montagne. Per lo più svolge la funzione di collegare fra loro le tre città, il villaggio Masyaf e Arsuf (località marina), infatti è più che altro una strada tortuosa da seguire e cre-

do che copra un’area di circa 5000 mq. Non mancano però le oasi, le vallate, i villaggi (con gruppi di massimo 30 case), due laghi e a giudicare dal tipo colonne addirittura una parte di una città greca in rovina. Si posso trovare zone non occupate e attraversate da folle (da notare la differenza dell’abbigliamento nella zona egemone di Acri e nella zona egemone di Damasco) e zone occupate dai sol-dati (soprattutto nella zona egemone di Acri). Qui notiamo schiere di soldati, gli arcieri appostati nelle torrette di legno e gli accampa-menti militari. Tre canzoni diverse fanno da sottofondo ad Altair rispettivamente quando combatte, quando va a cavallo e quando è fermo (sono diverse in ogni zona). Un arco (in stile arabo per Da-masco e Gerusalemme e in stile cristiano per Acri) consente l’ac-cesso alle città. Visitati tutti i luoghi (tranne Arsuf che è sbloccabile soltanto alla fine) si potrà direttamente saltare il regno e accedere al luogo voluto. Tuttavia consiglio di farlo solamente dopo aver trovato ed ucciso rispettivamente tutte le bandiere di re Riccardo (sono 100) e i 30 templari. A prima vista la città sembra irraggiungi-bile poiché la porta cittadina è sbarrata da quattro guardie cittadine con le braccia incrociate. In realtà l’ostacolo lo si può neutralizzare scalando le mura o soccorrendo il monaco poco in là distante, che ti aiuterà a mimetizzarti in un gruppo di altri quattro monaci che riusciranno a superare i soldati. La prima cosa da fare è scalare il primo punto panoramico in modo da poter visualizzare tutti gli altri, ma quando dico tutti gli altri mi riferisco solo ai punti panoramici relativi al distretto. In effetti i bersagli che si devo-no assassinare si possono uccidere uno per volta e per farlo si devono raccogliere informazioni riguardo al luogo e al bersaglio in modo da escogitare l’assassinio e la fuga. Il tutto risulta molto realistico e coinvolgente. Occorre spiare una discussione, rubare delle lettere, interrogare e assassinare testimoni. Si potrà anda-re anche a trovare i confratelli stanziati nella città i quali forni-ranno indicazioni in cambio di assassinii o raccolta di bandiere. Tutte queste missioni sono visualizzabili nella mappa (bada però che per poterle osservare devi prima scalare i punti panoramici).

Per leggere la prima parte della recensione potete visionare il secondo numero di ObbiettivaMente nella sezione del sito del liceo dedicata al nostro giornalino!

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RECENSIONI22Vi sono anche delle missioni facoltative: recuperare tutte le ban-diere, sono cento e divise nei tre distretti nello schema 33-33-34 (Fa eccezione la città di Acri perché vi si ta al distretto ricco ve-dremo delle case ben curate con dei giardini interni bellissimi. E ovviamente non può mancare la casa di Abul Nouquoud, davvero affascinate. Una sorta di fortezza con un grandissimo cortile in-terno con a centro una fontana sorvegliato da arcieri; la fortezza è delimitata da un torrente che gira attorno arricchito con molti fiori e con una cupola d’oro massiccio. Acri, la città conquistata dai Cristiani, a differenza di Damasco che viene presentata con un sole possente, ha sempre il cielo coperto, grigio e ostile. Si trovano bandiere diverse nei vari distretti: abbiamo le 33 bandiere degli ospitalieri nel distretto povero, le 34 bandiere templari nel distretto ricco; e le 33 bandiere dei teutoni nel distretto medio/porto. A Damasco e a Gerusalemme abbiamo rispettivamente le 100 bandiere dei musulmani e le cento croci di Gerusalemme; soccorrere tutti gli abitanti dalle ingiustizie dei soldati, che si rive-leranno utili perché i salvati saranno gli “eruditi” che ti aiuteranno se dovessi scappare dalle guardie, oppure monaci se trattasi di mo-naci; e uccidere i restanti 30 templari, dieci per città nello schema 4-3-3. Vorrei ultimare la descrizione delle città soffermandomi nelle particolarità di ognuna di esse. Damasco viene vista nel vide-ogioco come la città più florida e più in vista del regno: intanto è la più popolosa la più grande per estensione e la meno degradata. Hanno fatto benissimo i ragazzi della Ubisoft-Montreal, in quanto hanno messo in evidenza soprattutto la cultura araba in contrap-posizione alla cultura cristiana come siamo abituati a vedere. Ma non è tanto per la città in questione, ma come viene rappresentata: è vero che nel distretto povero si può notare la massima degrada-zione , anche se ho trovato interessanti i mercati cittadini, chiamati suq, davvero molto, molto simili ai nostr. E se diamo un’occhia Ciò serve a dare un’idea di cosa può portare la guerra. Infatti que-sta atmosfera è associata alle diversissime case e moschee distrutte e, in alcuni casi, convertite in chiese. Gli abitanti non sono arabi come quelli di Damasco, ma cristiani, o meglio europei, e lo si evince dalla carnagione e dai vestiti da loro indossati. In più biso-gno accennare ai tanti cadaveri ammucchiati qua e la nella città. La differenza culturale la si può anche riscontrare nei banditori. Ce ne sono tantissimi in tutte le città, diversi quelli di Acri (cristiani) da quelli di Damasco e Gerusalemme (musulmani). Davvero in-teressanti sono i loro discorsi: “ È la sua mano a guidare le nostre truppe. Abbiamo agito male, e quindi egli ci punisce. Ma Dio è anche misericordioso…” e anche “Ma io dico che questo è un onore: affrontare i nemici, combattendo per ciò in cui crediamo; non c’è nulla di più glorioso! Il re degli infedeli vorrebbe spazzarci via dalla faccia della terra! …”. Una volta assimilate le informa-zioni relative all’assassinio (minimo due, ma si può raggiungere la sincronizzazione totale compiendole tutt’e sei) si deve andare nella dimora cittadina del rafiq, il corrispondente di Al-Mualim, di grado minore (relativo alla sola città), per ottenere la licenza di compiere l’assassinio (una vera punizione per l’orgoglio di Altair) attraverso la piuma, che dovrà essere intinta con il sangue della vittima come prova dell’assassinio. Una volta effettuato l’assassi-nio bisognerà tornare discretamente, cioè senza farsi seguire dalle guardie, alla dimora altrimenti con l’ingresso (nel tetto) chiuso, situata al centro geografico cittadino e, dopo aver consultato il rafiq, bisognerà tornare da Al-Mualim per discuterne di quanto accaduto. Altair dispone di quattro armi: la spada; la spada cor-ta; i pugnali da lancio (massimo 15) che si possono recuperare o tornando al villagio o andando alla dimora o borseggiando dei

malviventi; ma soprattutto la lama nascosta, un pugnale sottile che fuoriesce a comando da un bracciale del braccio sinistro, usato per ferire la gola e sferrato come pugno. Per dileguarsi dai soldati bisogna interrompere il contatto visivo e quindi nascondersi in un nascondiglio finché le guardie desisteranno. Inoltre Altair ha la particolarità di possedere un sesto senso (l’occhio dell’aquila), capace di distinguere gli alleati, gli informatori, i nemici e i bersagli da assassinare, ma sarà utilizzabile solo quando la barra di sin-cronia sarà completa come premio per il giocatore (corrisponde alla barra della vita). Ognuna di queste fasi costituisce un blocco di memoria al termine del quale Desmond dovrà distaccarsi per potersi riposare. In questa dimensione sarà possibile intraprende-re qualche discussione con Lucy in assenza di Vidic e osservare in assenza dei due scienziati le comunicazioni dell’Abstergo e le attualità politiche etc. nei tre computer disponibili e quindi andare a dormire per essere pronti a riaffrontare il tutto il giorno suc-cessivo. I bersagli del gioco sono di fantasia per quanto riguarda i Musulmani, reali quelli cristiani. Rispettivamente abbiamo: Tamir, mercante di armi, il già citato Abul Nouquoud, Jubair Al-akim, distruttore di libri, Majd Addin, vero dittatore, Talal, mercante di schiavi e Garniero di Naplusa, medico pazzo, Guglielmo del Monferrato, reggente di Acri e sostituto di re Riccardo cuor di Leone (avremo modo di incontrarlo), Sibrando l’arciere e il gran maestro Roberto di Sable. Prima di assassinarli c’è modo di co-gliere le loro ultime riflessioni. Le ho trovate davvero interessanti: persino nella morte riescono a dimostrare spavalderia poiché si-curi del proprio successo. Inoltre forniscono buone giustificazioni per i loro crimini, e sarà Al-Mualim a contestarle nei successivi colloqui con Altair. Eliminati tutti gli otto templari finalmente si potrà recare a Gerusalemme per poter assassinare Roberto. Dopo aver svolto i soliti incarichi ed aver ottenuto la licenza ecco che appare qualcosa di naspettato: i templari sapevano del suo arrivo e lo avevano messo in trappola. Tuttavia grazie alla sua destrezza e abilità Altair riesce ad allontanarsi dalla trappola facendosi segui-re; e una volta assassinate tutte le guardie finalmente arriva l’ago-gnato momento. Ma quello che sembrava essere Roberto di Sable in realtà è Maria, un altro templare. Altair decide di risparmiarla dopo aver appreso da lei che Roberto è fuggito ad Arsuf. Recan-doci ad Arsuf incontreremo Re Riccardo. Altair gli spiegherà che Roberto intendeva tradirlo e lui non sapendo a chi credere, escla-merà: “Che sia Dio a decidere chi ha ragione, combattete!”. Alla fine della battaglia Roberto, nelle sue ultime riflessioni, rivelerà ad Altair che il maestro dei templari non era lui ma Al-Mualim, e che il suo intento era controllare il mondo. Scioccato Altair si dirigerà immediatamente a Masyaf dove prenderà coscienza della verità: attraverso il manufatto dell’eden (la mela) Al-Mualim controlla letteralmente la mente di tutti gli abitanti. Si dirige nella fortezza, e quindi assistiamo allo scontro finale: l’allievo contro il maestro. Senza soffermarmi sui particolari rivelo solo che durante lo scon-tro Al-Mualim è sicuro di vincere, tanto che dice al suo allievo: “Ho fronteggiato mille uomini, tutti superiori a te, e sono tutti morti! Per mano mia! Io non ho paura, dopo che questo oggetto mi ha dato la prova che niente è reale e che tutto è lecito!”, ma alla fine, con suo stupore, perde. Assistiamo all’ubicazione di tutti gli altri frutti dell’eden, e dopodiché il gioco finisce con l’incontro del gran maestro dei templari. Egli ordina l’uccisione di Desmond, ri-tenendolo ormai inutile; tuttavia Lucy contesterà immediatamente il contrario e verrà ascoltata. Quindi Desmond ritorna nella sua stanza dove scorge strani simboli ed assistiamo ai titoli di coda.

RECENSIONI

UOMO-SCARAFAGGIO

ALFREDO FIORENTINO I B

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“Lei è un insetto”: è uno del-le espressioni idiomatiche più usate per insultare una per-sona che sicuramente anche voi avrete usato nella vostra vita , ma pensateci e se non fosse un insulto, e se fosse meglio essere scarafaggi? Ben due scrittori hanno affron-tano questo discorso uomo-scarafaggio:Kafka e Tyler Knox. I due autori considera-no rispettivamente i due casi di trasformazione , Kafka la trasformazione da uomo a scarafaggio, Knox il contrario , ma i risultati sono totalmen-te opposti. Infatti nel libro del primo autore, la Metamorfosi, dal momento in cui Gregorio Samsa, si trasformò, la sua vita divenne un susseguirsi di tragedie, poiché col suo nuo-vo corpo non poté più lavo-rare e la famiglia, i genitori e la sorella adolescente, dovette iniziare a rinunciare al lusso e iniziare a fare i lavori più umili, e, come se questo non

rendesse già triste Gregorio, che poteva si comprenderli ma non comunicare con essi, quando uscì per la prima volta per ascoltare la sorella mentre intratteneva i pensionanti col violino, spaventò i clienti sca-turendo le ire della sorella ed ella, ormai stanca di accudirlo e seccata di lavorare, convin-se i genitori a lasciarlo atten-dere una triste fine in camera sua. L’inizio dell’altro libro è abbastanza simile al primo, deprimente e sintetico, uno scarafaggio, una blatta per la precisione, una mattina si sve-glia dopo un cambio di muta col corpo di un uomo che si era suicidato, nel suo apparta-mento. Ma subito dopo tre o quattro pagine si evidenza la più grande qualità dello scara-faggio: l’avidità, non importa se è sazio, se vede del cibo lo vuole sempre, e quindi vuole pure il nuovo mondo, e attra-verso una fotografia impara prima a vestirsi, ovviamente molto lentamente (le blatte sono molto svogliate), inizia ad avventurarsi nel mondo ester-no e a parlare con quei organi così estranei e incontra per la prima volta Acaro, un ometto piccolo e fragile che cerca l’oc-casione giusta per fare strada illegalmente ma anche questa volta rischia di perdere tutto perché il suo socio è più for-te di lui, ma in quel momento, esplorando, entra nel palazzo lo scarafaggio,che aveva deci-so di farsi chiamare Johnny Blatta e vedendo in Acaro uno strumento, lo protegge. L’ex proprietario del corpo di Johnny era un tipo gracile ma il protagonista aveva conservato

un’altra cosa dal suo vecchio stato, la sua forza proporzio-nale da insetto, e nessuno poteva abbatterlo. L’incontro è sicuramente la parte più im-portante del libro perché tutte le scelte di Johnny sono state influenzate dall’esperienze con lui. Il libro, a secondo del ca-pitolo, cambia narratore prima Johnny poi Acaro e qualche volta una cameriere ambita da entrambi e così come Johnny vedeva Acaro come la chiave per capire il mondo, vicever-sa, lui lo considerava il brac-cio che gli avrebbe fatto fare i soldoni. E così fu, Acaro gli spiegava la vita nei sobborghi di Manhattan e lui gli per-metteva di entrare a far parte della cosca mafiosa quella del Nonos. Ma come ho già det-to l’ambizione degli scarafaggi non ha limiti e a Johnny non basta esser diventato il braccio destro del Nonos, vuole sosti-tuirlo e lo combatte ma è nella battaglia finale fra le 2 gang che intervie-ne Acaro chiaman-do di nascosto la polizia, ma Johhny scappa e finita una attività ne inizia un'altra: stermina-tore di scarafaggi, l’unico mestiere che richiedeva solo la capacità di trova-re scarafaggi. Inu-tile dire che Johhny superò la prova in un minuto. Grazie a fortunate casua-lità da una azienda diventarono due e così via Johnny di-venne un magnate

dell’industria, e all’apice del suo successo chiamò Acaro e la cameriera per averli a suo fianco prima di gettarsi nella sua ultima scalata al potere, farsi proclamare governatore di NY. Questo scambio di ruo-li fra Acaro e Johnny e sinte-tizzato all’interno del libro da delle partite a scacchi, perché è con gli scacchi che Johnny blatta impara l’unica cosa che mai nessun scarafaggio ave-va fatto: guardare al futuro. Onestamente io preferisco quest’ultimo libro da leggere per la sua scorrevolezza, ma anche “la metamorfosi” non è da scartare, in quanto libro pieno di intensità e di corren-te emotiva che scorre dentro le vene del lettore dalla prima pagina. Sebbene non siano letture sicuramente leggerissi-me, sono due libri che vale la pena leggere, assoparndo len-tamente ogni singola pagina.

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Oltre ai numerosi sva-ghi praticati tra le mura domestiche, i giovanitrascorrono una parte non marginale del loro tempo fuori casa. Numerosi sonocertamente i momenti di in-contro, ma di certo a eser-citare il maggior richiamosui ragazzi è lo sport.E’ sicuramente difficile sta-bilire le differenze tra gio-co e sport: ad esempio,una partita di calcio con gli amici su un prato di pe-riferia in quale delle duecategorie rientra? Crescen-do, però, si cominciano a manifestare preferenze peruna o più attività sporti-ve, scoprendo quali me-glio si adattano alle propriecaratteristiche fisiche o, più semplicemente, quali risul-tano più divertenti e qua-li più noiose e stancanti.Tra i più conosciuti e, di con-seguenza, tra i più praticati, troviamo calcio, pallavolo,nuoto, pallacane-stro, tennis e danza.A differenza di quanto si possa pensare, però, i gio-vani non sono gli unici chevedono nello sport un vali-do svago dallo stress quoti-diano. Sempre di più sonoinfatti gli adulti che prefe-riscono esultare per il goal appena segnato, sperare in uno strike o godersi il sole inun campo da golf anziché in-fognarsi sul divano di casa.A chi, però, le pratiche tradizionali stanno stret-te? Niente paura. Calcio,pallavolo, danza non de-vono piacere per forza e,

fortunatamente, al mondoesistono tantissimi sport dif-ferenti, alcuni anche mol-to strani, bizzarri o moltodivertenti. Nel sud-est asia-tico, ad esempio, è mol-to praticato il kabaddi(che significa “trattenere il respiro”, in lingua san-scrita) che non richiede né un campo spazioso néun apparecchiatura costosa. Questo gioco si presenta come un misto tra il Wrestling e il Rugby, in cui ciascuna squadra – composta da un massimodi dodici giocatori – ha il compito di mandare un raider nel campo dellasquadra avversaria. Il Rai-der, dal canto suo, ha l’ob-bligo di gridare di continuo“Kabaddi – kabaddi - Kabaddi” e di riuscire a toccare quanti piùavversari possibile al fine di ottenere punti e di eliminarli dal gioco. Nulla a che vedere, comunque, con il Sepaktakraw malesiano, un Volleyalla Mila e Shiro, comple-to di schiacciate, battute e servizi, che non prevedel’uso delle mani. Le rego-le prevedono, infatti, che

la palla venga colpita con isoli piedi. Che dire poi dell’Octopush Hockey? Un vero e proprio Hockeysubacqueo dove il dischet-to rimane sul fondo del-la piscina e i giocatori nonpossono toccarsi tra loro.Recentemente, inoltre, an-che in Italia, prende sempre più campo lo Squash, unasorta di tennis contro la parete dove i giocatori si alternano per colpire lapallina. Ma volendo parla-re di sport in primis diver-tenti è d’obbligo citare ilCheese Rolling. In que-sto simpaticissimo gioco vince infatti chi per primoriesce ad afferrare una for-ma di formaggio lascia-ta rotolare giù per unacollina. E per i mariti di-sperati è perfetto il Wife Carrying che consiste neltrasportare sulle spal-le la propria moglie in un complicato percorso adostacoli. Che sia tutta una montatura per sbarazzarsene?E se tutto questo non è suf-ficiente, basta dare un’oc-chiata a qualcuno tra icento “nextgames” (sport

del terzo millennio) presen-tati al Riminiwellness del2006. Tra quelli che han-no suscitato più scalpore vi sono il Retrorunning, unagara di corsa all’indietro; Lumberjack, dove vin-ce chi taglia quanti piùtronchi possibili e li si-stema in pila; Acrogym, una sorta di ginnasticaispirata all’ar-te circense e tanti altri.Insomma, fare sport non signi-fica obbligatoriamente adattar-si alla tendenza del momento, scegliendo fra le attività sporti-ve più “classiche”: ci sono mi-gliaia e migliaia di sport pronti a soddisfare qualunque tipo di esigenza. Inoltre, è noto a tutti che praticare uno sport, sebbene comporti un certo di-spendio di tempo, fa assoluta-mente bene alla salute. Perchè mai lasciarsi sfuggire l’occasio-ne di fare del bene a noi stessi e - contemporaneamente - di appagare le nostre fantasie più strane? A voi la scelta: pre-ferite lanciarvi da un aereo con il paracadute, rincorrere forme di formaggio rotolan-ti, oppure ancora cercare di nutrire un simpatico squalo?

24 SPORT

SPORT: LO FAMO STRANO?

CHIARA ROTOLO V C

PENSIERI E PAROLEVENTO NOTTURNO

FRANCESCA PECORARO V F

Ciò che scuote il ventoquando soffia la notte

fra le pieghe del mio animoil sole brucia al mio risveglio.

Certezze che svaniscono ai sussurrisvelando verità nascoste.

Luce e ombre che si inseguonocome fantasmi agitati.

Chi è luce splende.Chi è ombra svaniscee spegne i miei ardori.

LA COCENTE UMIDITA’ADRIANO URSO V N

La vita è come la sabbia: quando è asciutta e splendente e morbida e soffice, ti piace. Quando, invece, è bagnata e scura e ti pone davanti

anche un po’ di paura, in entrambi i casi comunque essa ti sfugge e ti

scappa dalle dita .

IL TEMPOGLORIA NEGLIA IV H

Scorre inesorabilmentepassa velocemente.

Nelle materne braccia ti svegli un mattino.

Presto non riconosci la facciadi quel dolce bambino.

E lavoro, famiglia tutto quel che ti piglia

Si dimentica l’infanzia passata e la vita tanto desiderata

Ecco che passa improvvisamentesenza guardare in faccia la gente.

LA VITAGLORIA NEGLIA IV H

Guardi una foto di quando eri bambino

Il tempo è passato e ora sei un ragazzino.

Paura del futurosuggerisce l’inconscio

PauraPaura Paura

La vecchiaia ti assaleleggiadramente appesantita

da una vita ormai sopita Sali gli ultimi scalini

ti fermi, ti volti osservi: Che bella la vita quando era tutta in

salita.”

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LA SEMPLICE COMPLESSITA’ADRIANO URSO V N

Spesso dietro la semplicità si na-sconde la verità, e mentre sento di ascoltare mi accorgo di essere sordo

e muto davanti ai problemi quo-tidiani e ci sta intorno un rumore

silenzioso che da i brividi.

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Il rito del the dall’Inghil-terra a Palermo: que-sto e non solo al Cha.Atmosfera soffusa, luci fio-che e musica leggera fanno da contorno ai profumi dolci ed amari del the e del cacao. Si tratta del Cha, un locale molto accogliente sito nel-le vicinanze di piazza di San Francesco di Paola, e precisa-mente in via Velasquez 28/34.Già il nome del locale tra-sporta i clienti in un’atmo-sfera filo esotica: “cha” è il modo corretto di pronunciare l’ideogramma cinese raffigu-rato all’ingresso del locale, il cui significato è – quasi ba-nalmente – proprio “the”.Il locale, definito da parecchi “il santuario del the a Paler-mo”, nasce proprio come il frutto della volontà di Fran-co Savoca, il quale ha voluto importare la tradizione inglese del the delle diciassette nella nostra città, sfruttando la qua-si totale assenza di altri luoghi dedicati allo stesso prodotto.Tuttavia, la possibilità di sorseggiare un raffinato the è soltanto una mini-ma parte di tutto ciò che il Cha offre ai suoi clienti.Dopo una breve attesa, dovu-ta alla copiosa frequentazio-ne principalmente preserale e serale di cui il locale gode

soprattutto nel finesettimana, si viene accompagnati al pro-prio posto, che può variare dal classico tavolo a quattro gambe, ad una zona molto più particolare dove è possibile sedere su una distesa di tap-peti e cuscini che ricordano tanto le ambientazioni dei più noti film di matrice asiatica.Fra le prime cose che si notano la più piacevole è, sicuramen-te, una grande preparazione e cordialità da parte del perso-nale del locale, qualità parec-chio importante per chiunque debba avere a che fare con dei clienti fisicamente. A questo va aggiunta una perfetta pulizia del locale e dei servizi igienici.Una volta seduti viene presen-tato un menù davvero ricco e variegato: si parte dai the più classici, freddi e non, accom-pagnati da biscotti rigorosa-mente artigianali, ad infusi, mi-scele e tisane. Fra quest’ultime parecchio apprezzate sono le miscele con fiori, ma non per questo non vengono gradite

quelle con i più svariati aromi che caratterizzano lo stimolan-te profumo del locale. Inoltre è sicuramente da provare la ti-sana dimagrante: dicono abbia poteri veramente “magici”! Ma non finisce qui: al cha non si gustano soltanto the! Si passa a varie tipologie di invitanti cioccolate, ai più classici cocktail e bevande, fino ai calici di vino. E ancora, nel caso in cui si vo-glia accompagnare il drink con del cibo è possibile scegliere fra deliziose crepes, dolci o torte “fatte in casa”. Infine, per i più golosi, è possibile gu-stare dell’ottimo gelato accom-pagnato da cioccolata calda.Prese le ordinazioni, durante la breve attesa, è possibile godersi i video musicali trasmessi attra-verso un proiettore in una pa-rete o, ancora meglio, guardare il video che più si preferisce su youtube: infatti, è possibile usufruire di una rete wifi, sem-plicemente chiedendo al came-riere la password per accedere.Grazie alla sua ubicazione,

inoltre, il locale è perfetto sia per un aperitivo che per un dopo-cena: ci troviamo, in-fatti, nelle vicinanze di Piaz-za politeama, di via Ruggero Settimo e – per chi adora pattinare durante le stagioni più fredde – di Villa Filippina. Altra nota di merito sta nelle attività a cui il locale aderi-sce: oltre a partecipare all’i-niziativa “addiopizzo”, il locale ha anche organizzato diverse attività di beneficien-za, fra cui un aperitivo, “Hap-py hour for Haiti”, a favore delle popolazioni dell’isola.Il locale è assolutamente consigliato per gli amanti del the, così come per quelli del-la cioccolato, ed anche per chi – semplicemente – ha voglia di potersi rilassare con la sua compagnia preferita.

SABATO SERA

GIUSEPPE RUSSO V C

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IL RITUALE DEL THE DALL’INGHILTERRA A PALERMO: QUESTO E NON SOLO AL CHA

GIOCHICRUCIVERBA

ORIZZONTALI:

1. Pagina in breve - 2. Pari nel verbo - 3. Prive di umanità - 4. Contrario di mestizia - 5. Figli deifigli - 6. Capitale della Grecia - 7. Il confine dell’isola - 8. Diminutivo di Ezechiele - 9. Simbolo chimico delnichel - 10. Troppo a Londra - 11. Si lavavano col san-gue - 13. Seibezzi Fioravante - 14. Dello stesso tipo ogenere - 15. Sostanze deformabili ma poi... tornano a posto - 16. Ha funzioni analoghe ad un altro - 18. Pelorigido - 23. La propria abitazione - 24. Famoso quello

di San Remo - 26. Costosa - 27. Termine svedese percontea - 28. Oggetti per acconciature - 29. Program-ma televisivo dedicato a un avvenimento o a unprotagonista - 32. Reparto speciale anticrimine e an-titerrorismo dei Carabinieri - 33. Prefisso per uguale,medesimo - 36. Sigla di Cagliari - 37. Articolo determi-nativo arabo - 40. Comportarsi senza tradimento - 41.Disonorevoli nel pudore - 43. Discesa ripida e mol-to inclinata di un aeroplano - 48. Qualunque - 49.

Appassite - 51. Rapaci falconiformi calvi e dal piumag-gio scuro - 53. Lavora l’oro - 55. Usata per wafer e conigelato - 56. Il nome di Mancuso ex calciatore - 57. Innalzare - 58. Querce da cui si ricava un pregiato esolido legno - 60. Raggio perforante - 78. Il principio dell’ottone - 79. Sigla di Isernia - 80. Anno Domini - 81.Simbolo chimico del manganese.

SOLUZIONI

CRUCIVERBA

VERTICALI:

SUDOKU

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1. Lo effettua il detective - 12. Sistema comunemente denominato scheletro - 17.Autorizzazioni ad effettuare professioni o attività - 19. Lo danno al cinema - 20. Conoscere una vicenda - 21.Recipiente di pelle di capra - 22. Tze-tung politico cinese - 23. Nome comune di una viarietà di ciliegia - 25.Extraterrestre di un noto film - 26. Un sindacato - 27. Livello non oltrepassabile - 28. Le prime della festa -30. Non basso - 31. Più che voluti bene - 32. Sperano di essere tramutati in Principi - 34. Un Edward Gordonattore, scenografo e regista - 35. Dopo l’ottava - 36. Persona educata e gentile - 38. Si usa con le frecce -39. Porta l’oro sul capo - 40. Numeri di una pubblicazione periodica a dispense - 42. Edmond Hébert - 43.Sigla di Palermo - 44. Sigla di Genova - 45. In quel luogo - 46. Nostra in breve - 47. Equo in testa - 50. Parinell’annata - 52. La tosse nei fumetti - 54. Distinguersi per superiorità in doti - 59. Volta senza pari - 61.Croce Rossa Italiana - 62. Nome di donna - 63. Città della penisola dell’Istria - 64. Valuta in breve - 65.Equivalente a 1/100 del dong moneta del Vietnam - 66. Vicino a Taranto c’è quello Piccolo e Grande - 67. Ilnome di Ledo scrittore brasiliano - 68. Posso al centro - 69. Instrument Flight Rules - 70. Elmo troncato - 71.Gergo senza fine - 72. Esce con lui - 73. Sigla di Africa Orientale Italiana - 74. Esperienze di pre-morte - 75.Voce del verbo essere - 76. In mezzo - 77. Regime politico in cui esercita il potere un unico partito - 82.Pianta conifera - 83. Il simbolo dell’osmio - 84. Una preposizione - 85. Origini.

BOX INFONOMECha

TIPOLOGIASala da theCaffetteriaCioccolateriaAperitiviWinebar

VALUTAZIONE

INDIRIZZOVia Velasquez 24

APERTURATutti i giorni dalle 17.30 alle 01.30

TELEFONO091/580127

(9/10)

Page 15: Terzo numero di "Obbiettivamente"

REDAZIONE:

Caporedattore:Giulia Catalisano IV B

Viceredattore:Eugenio Cannata III C

Impaginazione e Grafica:Giuseppe Russo V C

Docente Referente:Prof.ssa Elena Santomarco

Hanno Collaborato:Caterina Curatolo IV HRoberta Scimeca V CValentina Ferro III CCostanza Diliberto V CCristina Errera V FMartina Scorsone I INadia Di Franco V IAlfredo Fiorentino I BFrancesca Pecoraro V FAdriano Urso V NGloria Neglia IV HGiulia Passaro I GMarzia Campione IV FAlice Calandra I HChiara Rotolo V C

Salvatore Chillemi IV IClara La Licata III EFrancesca Denise Martorana I EGaspare Ippolito I BGiovanni Mangano IV MGabriele Columba I GSara Ministero IV HGiorgia Puleo I LAntonio Tranchita II ESilvio Puccio IV CLaura Bonafede III ERosalinda Liotta III EHellas Fuchsova I GDuilio Romano V CAntonino Faraone II EGiacomo Ferrantelli II E

Foto realizzate da Gabriele Columba I G