tesi di laurea - siti xoom
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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TORINO
FACOLTA’ DI ECONOMIA
SCUOLA UNIVERSITARIA DI MANAGEMENT
D’IMPRESA
TESI DI LAUREA IN ECONOMIA E GESTIONE DEI SERVIZI TURISTICI
PIETRO LAMPRATI
ANNO ACCADEMICO 2001-2002
1
Al caro amico Massimo Bertotti senza
il quale non sarebbe stato possibile realizzare
questo ed altri progetti.
Per sempre grazie.
2
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TORINO
FACOLTA’ DI ECONOMIA
SCUOLA UNIVERSITARIA DI MANAGEMENT D’IMPRESA
TESI DI LAUREA IN ECONOMIA E GESTIONE DEI SERVIZI TURISTICI
LO SVILUPPO DI UNA NUOVA
DESTINAZIONE TURISTICA NEL RISPETTO
DEI CRITERI DELLA SOSTENIBILITA’
AMBIENTALE: L’ISOLA DI MAYOTTE
Versione aggiornata 2005
Relatore: prof. Piero Bonavero
Candidato: Pietro Lamprati
ANNO ACCADEMICO 2001-2002
3
INDICE
Introduzione 5
Cap. 1 SVILUPPO SOSTENIBILE E TURISMO SOSTENIBILE 7
1.1 Definizione ed evoluzione storica del concetto 7
1.2 Obiettivi dello sviluppo sostenibile 10
1.3 Differenti significati di sostenibilità 11
1.4 Il turismo sostenibile 12
1.5 Il turismo come fattore di trasformazione 15
1.6 Gli impatti del turismo sull’ambiente 16
1.7 I principi guida e la capacità di carico 20
1.8 L’approccio socio-culturale all’inquinamento turistico 23
Cap. 2 L’ISOLA DI MAYOTTE 25
2.1 La collocazione geografica 25
2.2 La morfologia 27
2.3 Il clima 33
2.4 Popolazione e cenni storici 35
2.5 L’organizzazione politica e amministrativa 36
2.6 La “modernizzazione” del diritto 37
2.7 La struttura economica 38
2.8 Il turismo 40
Cap. 3 IL PROGETTO MAYOTTE 42
4
3.1 Gli obiettivi 42
3.2 Le caratteristiche del progetto 44
3.3 Il progetto operativo 45
3.4 L’attività di produzione e commercializzazione di beni e
servizi 47
Cap. 4 LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE NEL PROGETTO
MAYOTTE 49
4.1 Linee generali di tutela ambientale 49
4.1.1 Progettazione e realizzazione delle strutture 51
4.1.2 Gestione delle strutture 52
4.2 Il Centro Turistico Polivalente di M’Tsamboro 54
4.2.1 Linee adottate nella progettazione delle strutture 56
4.2.2 Indicazioni sulla concezione spaziale, organizzativa
e architettonica 58
Conclusioni 61
Bibliografia 63
5
INTRODUZIONE
Questo lavoro intende descrivere le premesse, le modalità e lo stato di
attuazione di un progetto atto a produrre sviluppo turistico sull’isola di
Mayotte, situata nell’Oceano Indiano tra il Madagascar ed il continente
Africano. Per la disposizione geografica, l’evoluzione storica, la cultura e
l’attuale assenza dai circuiti internazionali del turismo, essa rappresenta un
tipico esempio di destinazione su cui operare nella direzione di un turismo
“sostenibile”.
L’analisi si sviluppa partendo dalle teorie di questo modello di sviluppo,
rispettoso non solo dell’ambiente naturale, ma anche della cultura locale,
per poi passare alla descrizione delle condizioni che hanno determinato la
possibilità di operare sull’isola, predisponendo un piano a lungo termine di
valorizzazione delle sue risorse, capace di promuovere lo sviluppo
economico complessivo di Mayotte.
Si proporrà una breve sintesi delle caratteristiche dell’isola, dalla situazione
economica, politica ed amministrativa alla ricchezza del patrimonio
ambientale, vero punto di forza del luogo. Proprio dalla constatazione della
unicità di questo ecosistema nasce il desiderio di poterlo preservare il più
possibile, e con esso la possibilità di caratterizzare il “prodotto Mayotte”
come fortemente rispettoso dell’ambiente.
6
Una volta descritto il progetto nella sua evoluzione tecnica, l’ultima parte
del lavoro è dedicata proprio sul suo aspetto “sostenibile”. Le linee generali
di tutela ambientale danno un inquadramento di massima dello “spirito” con
cui si andrà ad operare, non solo per gli aspetti più tangibili delle strutture
ricettive che sorgeranno, ma anche in vista della formulazione di un
modello comportamentale di gestione di queste ultime e di informazione al
cliente sui risvolti ambientali del suo soggiorno.
La natura incontaminata dell’isola rende questo aspetto fondamentale per il
successo dell’operazione nel medio e lungo periodo: questo ha obbligato i
promotori dell’operazione ad una attenta analisi di tutti gli aspetti di impatto
del turismo sulla realtà locale, anche se, come vedremo, lo stato di
avanzamento del progetto non consente di valutarne attualmente risultati
concreti.
Il Progetto Mayotte si presenta quindi come un esempio concreto di
interpretazione del significato di sviluppo sostenibile, che tenta un
equilibrato connubio tra redditività e rispetto del patrimonio naturale locale.
7
CAPITOLO 1
SVILUPPO SOSTENIBILE E TURISMO
SOSTENIBILE
1.1 Definizione ed evoluzione storica del concetto
Il concetto di sviluppo sostenibile rappresenta l’ultimo e forse più
interessante approccio all’ineludibile ed ormai storico problema che vede di
fronte sviluppo e ambiente. Il dibattito ha avuto origine durante gli anni
sessanta quando gli effetti dell’industrializzazione massiccia sono risultati
evidenti. Con l’affermarsi delle tematiche ambientali, sollevate anche da
famosi casi di inquinamento dell’ambiente, si è andato mutando
l’atteggiamento del mondo imprenditoriale. «Da problema che condiziona
negativamente l’attività produttiva, le questioni legate all’ambiente
divengono opportunità per innovare le tecnologie impiegate, per aumentare
la propria competitività, quando non un vero e proprio “ecobusiness”.
L’ambiente diviene una delle “materie prime” con cui gli imprenditori
debbono fare i conti. Certo rimane una “sfida di compatibilità” tra sviluppo
industriale e tutela dell’ambiente» (Lewasky 1992).
8
L’accettazione da parte degli industriali di queste tematiche ha visto di
riflesso la trasformazione degli atteggiamenti che da passivi si sono
trasformati in attivi con l’implementazione degli interventi ambientali
preventivi (valutazione di impatto ambientale).
Accanto a questa evoluzione storica, la letteratura e gli studi sul tema hanno
elaborato posizioni diverse in tema di politiche ambientali: le cosiddette
“Frontier Economics” e “Deep Ecology”. Senza addentrarsi troppo
nell’argomento, si può ricordare che la distinzione ruota attorno al valore
attribuito di natura: per la prima essa ha un valore strumentale, in quanto
utile per l’uomo attraverso i suoi servizi; per la seconda la natura ha un
valore intrinseco e come tale va protetta (vedi fig. 1.1 e tab. 1.1).
Fig. 1.1 L’evoluzione dei paradigmi nel rapporto ambiente – sviluppo
Fonte:Colby, 1991 (modificata)
Sviluppo sostenibile
Gestione delle risorse
Protezione ambientale
Frontier Economics
Deep Ecology
9
Tab. 1.1 Gli estremi nelle ideologie ambientaliste
Frontier economics Deep ecology
Dominio sulla natura Armonia e simbiosi con la natura
Ambiente naturale come risorsa a
disposizione dell’uomo
Valore intrinseco della natura;
uguaglianza delle biospecie
Crescita economica illimitata Beni materiali al servizio dei più
ampi obiettivi di autorealizzazione
Credo incondizionato in un’ampia
disponibilità di risorse
Risorse naturali limitate
Soluzioni altamente tecnologiche Tecnologie appropriate: scienza
non dominante
Consumismo Sobrietà, riciclaggio
Sistema socioeconomico centralizzato Sistema socio economico
decentralizzato; bioregionalismo
Fonte: Devall 1985
Nel continuum che unisce i due estremi si collocano altri approcci che in
ordine cronologico sono: “Protezione ambientale”, “Gestione delle risorse”
e “Sviluppo sostenibile”. Quest’ultimo viene definito come «uno sviluppo
che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle
generazioni future di soddisfare i propri» (Brundtland, 1987).
10
1.2 Obiettivi dello sviluppo sostenibile
Questa definizione di sviluppo sostenibile è stata proposta a livello
internazionale dal rapporto Our Common Future presentato nel 1987 dalla
World Commission on Environment and Development (Wced), meglio noto
come Rapporto Brundtland, ed è stata sancita universalmente dalla
Conferenza mondiale su ambiente e sviluppo di Rio de Janeiro nel 1992. La
forte novità teorica è costituita da un approccio normativo che affida sia la
responsabilità dei problemi, sia la volontà di superarli nelle mani
dell’uomo.
«La politica dello sviluppo sostenibile, che costituisce la proposta basilare
emersa nel contesto internazionale, non è stata partorita a seguito di una
speculazione scientifica sfociata in una teoria ben definita, ma è stata il
prodotto della volontà di trovare un modo con cui far coesistere e
addirittura interagire due obiettivi apparentemente antitetici: sviluppo
economico e conservazione dell’ambiente» (Vallega 1994).
E’ tuttavia indubbio che la definizione (ne sono state censite più di 25)
troppo teorica, abbia prodotto una pluralità di interpretazioni ed approcci
(vedi par. 1.3). Esiste tuttavia un sistema di obiettivi che può far riferimento
a linee generali comuni a tutte:
a) integrità dell’ecosistema: non è sufficiente limitarsi a contenere o a
rimuovere il flusso degli inquinamenti, ma occorre soprattutto evitare
che l’ecosistema subisca delle trasformazioni strutturali ed irreversibili
per effetto dell’azione umana;
b) efficienza economica: essa deve intendersi in senso ecologico, ed è tanto
più alta quanto più ridotto è l’uso delle risorse non rinnovabili e tanto
più intenso è quello delle risorse rinnovabili;
c) equità sociale, sia all’interno di una singola comunità (equità
intragenerazionale) sia rispetto alle generazioni future (equità
intergenerazionale); quest’ultimo aspetto caratterizza qualsiasi
11
definizione di sviluppo sostenibile: non si può cioè considerare la
sostenibilità se non in una prospettiva di lungo periodo, facendosi
carico, assumendosi la responsabilità delle conseguenze delle nostre
azioni a scelte sulle generazioni future.
1.3 Differenti significati di sostenibilità
Schematizzando possiamo individuare a grandi linee quattro tipi di
posizioni (Bresso, 1995, p. 632):
a. anzitutto il concetto di sostenibilità può essere riferito alla sfera
strettamente economica; in tal senso la sostenibilità significa che devono
essere assicurati almeno pari livelli di consumo pro-capite per le
presenti e le future generazioni;
b. in secondo luogo il concetto di sostenibilità può essere riferito ai livelli
di utilità o di benessere: ciò che deve essere assicurato è almeno un pari
livello di benessere, di cui fanno parte elementi quantitativi ma anche
qualitativi. Lo stesso benessere potrebbe essere quindi ottenuto anche
con minori livelli di consumo materiale (attraverso il processo di
dematerializzazione);
c. in terzo luogo il concetto di sostenibilità può riguardare la
conservazione del capitale naturale: in tal caso ciò che non deve
diminuire è il patrimonio disponibile di risorse naturali. Mentre nei
primi due casi la stabilità del benessere può essere assicurata anche con
sostituzioni fra disponibilità di risorse naturali e di beni prodotti, la terza
definizione sottolinea la necessità di trasmettere alle generazioni future
12
lo stock attuale di risorse naturali: ogni consumo dovrebbe essere
rimpiazzato da altre risorse che svolgano almeno la stessa funzione.
Poiché le risorse non rinnovabili non possono essere ricostituite, occorre
che ne venga ridotto al minimo il consumo netto (tramite il riciclaggio e
il risparmio) e che vengano trovati dei sostituti, preferibilmente
rinnovabili. Per quanto riguarda le risorse rinnovabili, il loro uso non
deve mettere in questione la loro utilizzabilità futura: deve cioè avvenire
entro le capacità di autorigenerazione dell'ambiente;
d. infine il concetto di sostenibilità può ampliarsi alla necessità di
assicurare non solo i livelli di consumo umano ma anche la stabilità
degli ecosistemi. Tale approccio può essere definito evoluzionista,
perché considera la conservazione delle specie desiderabile anche
indipendentemente dalle esigenze umane. Secondo alcuni sarebbe
meglio utilizzare invece di stabilità il termine “resilienza”, cioè la
capacità di un ecosistema di mantenere costante la propria produttività
anche quando è soggetto a pressioni o shock. Sarebbe sostenibile in tal
caso un’economia che non riduce la capacità degli ecosistemi di
resistere a future pressioni e shock. Un ecosistema infatti può
raggiungere livelli di pressione che lo portino alla catastrofe, cioè a
danni di tipo irreversibile.
1.4 Il turismo sostenibile
Il concetto di sostenibilità applicato al turismo ha originato, come del resto
era inevitabile, una molteplicità di definizioni di “turismo sostenibile”;
eccone alcune:
13
“Tutte le attività turistiche e le forme di sviluppo e gestione del turismo che
mantengono nel tempo integrità ambientale, sociale, economica ed il
benessere delle risorse naturali, costituite dall’uomo e culturali”
(Federation of Nature and National Park).
“Combinazione delle condizioni fisiche, biologiche e sociali che assicurano
il mantenimento del profitto all’industria turistica delle generazioni future
mantenendo un conveniente livello di soddisfazione sia ai visitatori del
presente sia ai visitatori del futuro, ed anche alle comunità locali” (di
Gonzales e Leon ,1995).
“Quella forma di sviluppo turistico integrata, armoniosa, compatibile e
sinergica con la base specifica di risorse naturali che caratterizza le
destinazioni” (Hunter, 1997).
“La natura sostenibile del turismo richiede che esso debba essre integrato
nell’ambiente naturale, culturale ed umano, e debba essere rispettato il
fragile equilibrio che caratterizza molte destinazioni turistiche, in
particolare le piccole isole e le aree fragili dal punto di vista ambientale. Il
turismo deve assicurare una evoluzione accettabile in relazione
all’influenza dell’attività sulle risorse naturali di biodiversità e la capacità
di assimilazione di qualsiasi impatto prodotto” (Charter for Sustainable
Tourism, Santo Domingo, Giugno 2001).
È possibile pensare a forme sostitutive di organizzazione, gestione e
promozione del turismo tradizionale che non siano distruttive per l'ambiente
fisico e per le identità sociali? Questa potrebbe essere la questione centrale
di ogni ulteriore definizione teorica e riflessione sulla ricerca di un
approccio che spesso non trova applicazione pratica.
14
Infatti, questa tipologia di turismo, che si vuole alternativo rispetto alle
tradizionali modalità, viene spesso definita in termini ideologici e vaghi,
che confermano sostanzialmente l’attuale mancanza di chiarezza contenuti
e nei presupposti delle recenti proposte environmentally sound. Sempre più
spesso sentiamo parlare di “turismo dolce” (diretta traduzione dell'inglese
soft tourism), “eco-turismo”, “turismo verde”, “turismo responsabile”,
“turismo sostenibile”, “turismo compatibile”, ecc.
Per parlare di turismo sostenibile o compatibile (le due definizioni
internazionalmente riconosciute dalle comunità scientifiche) è necessaria la
compresenza di quattro requisiti fondamentali:
1. l’attività deve essere strettamente correlata all’apprezzamento di un’area
protetta o ben conservata e deve avere per oggetto la natura nelle sue
componenti (per il turismo eco-culturale, le popolazioni indigene);
2. l’attività deve ritenere l'interpretazione e la comprensione parti
integranti del rapporto con l’ecosistema: l’esperienza del turista non
deve essere di tipo passivo, ma educativa e formativa;
3. l’attività deve essere condotta con tecniche e strumenti a limitato
impatto ambientale: le infrastrutture devono integrarsi con il background
locale non solo in termini architettonici (utilizzo di materiali naturali,
integrazione con il contesto paesaggistico), ma anche per ciò che
concerne gli aspetti gestionali (smaltimento dei rifiuti, trattamento delle
acque discarico , scelta di fornitori locali);
4. l’attività deve contribuire alla conservazione ed alla valorizzazione
dell'ambiente stesso: gli impatti negativi sull’ambiente sia naturale, sia
socioculturale, devono essere minimizzati e la protezione
dell’ecosistema deve essere supportata dal reinvestimento in loco di
parte dei redditi derivanti dal turismo. Devono, inoltre, essere favorite le
attività di educazione ambientale rivolte non solo ai turisti, ma anche
15
alle comunità locali ospitanti, alle istituzioni e, in generale, all’intera
opinione pubblica. (Beltramo 1996)
1.5 Il turismo come fattore di trasformazione
Il turista, trasforma l’ambiente che lo circonda. Il processo di
trasformazione evolve nel tempo secondo uno schema ben conosciuto, che
nella sua forma più completa comprende quattro fasi successive:
1. di idillio (o di Gauguin) quando pochi turisti, pacificamente immersi
nella società ospitante, ne condividono lo stile di vita e le infrastrutture;
2. di competizione/conflitto quando i turisti, aumentati in modo
significativo, si spartiscono coi residenti le infrastrutture esistenti. I due
gruppi sono ancora in contatto ma i loro rapporti iniziano ad incrinarsi;
3. di separazione quando i turisti, sovente più numerosi dei residenti,
dispongono di infrastrutture proprie ed entrano in contatto con gli
ospitanti solo attraverso canali codificati (agenzie di viaggio, guide
turistiche, portieri d’albergo;
4. di assimilazione/genocidio quando, con totale capovolgimento dei ruoli,
gli interessi della comunità turistica prevalgono su quelli della comunità
locale e quest’ultima si riduce a servire un gruppo organizzato ma
estraneo alla propria storia ed alla propria tradizione.
Il procedere di queste fasi, che tende a banalizzare e stereotipare l’ambiente
turistico, è accompagnato da una evoluzione della tipologia del turismo che
da elitario diviene di massa, e quindi sempre più incisivo in termini
ambientali. Vedremo come e quanto nel paragrafo seguente.
16
1.6 Gli impatti del turismo sull’ambiente
Hunter e Green (1995) hanno investigato la relazione fra turismo e qualità
dell’ambiente. In particolare, hanno analizzato in dettaglio i potenziali
impatti del turismo sull’ambiente naturale, sull’ambiente edificato e
sull’ambiente culturale, con riferimento a casi concreti rilevati in
quest’ultimo quarto di secolo; i risultati sono sintetizzati, con alcune
semplificazioni ed aggiustamenti, nelle tabelle 1.2, 1.3 e 1.4.
Per rendere le tabelle di lettura più immediata, in questo caso è stata
introdotta una ripartizione degli impatti in negativi e positivi.
Tab. 1.2 Alcuni esempi di impatti potenziali del turismo sull’ambiente
naturale.
Area Possibili
Conseguenze
Negative
Possibili
Conseguenze
Positive
Composizione
delle specie
floristiche e
faunistiche
Distruzione di habitat di
riproduzione; uccisione di
animali mediante caccia e/o
produzione di souvenir;
danneggiamento della
vegetazione
Creazione o
miglioramento di parchi
naturali e di riserve;
sviluppo controllato
della caccia
Inquinamento Inquinamento dell’acqua provocato dallo scarico di fognature e/o petrolio; dell’aria provocato dalle emissioni del traffico veicolare; acustico provocato dal trasporto e dalle attività dei turisti
Impianti per la depurazione dell’acqua e per il trattamento dei rifiuti costruiti per il turismo contribuendo al miglioramento della qualità dell’ambiente locale
17
Erosione di
terreni
Il traffico pedonale e veicolare e
la rimozione di vegetazione
possono provocare una
compattazione del suolo e, di
conseguenza, un aumento del
deflusso superficiale delle acque
piovane ed erosione;
quest’ultima può provocare
aumento del rischio di slavine
e/o valanghe e danneggiamento
di sponde di fiumi
Risorse naturali Impoverimento di bacini di
acque superficiali e sotterranee;
aumento del rischio d’incendio;
sovrasfruttamento delle risorse
biologiche (ad esempio pesca)
Il turismo può
incoraggiare e facilitare
la conservazione della
flora e della fauna
locale
Impatto visivo Costruzioni (ad esempio:
edifici, posteggi, impianti
sciistici), che non si inseriscono
nel paesaggio locale;
dispersione dei rifiuti
nell’ambiente; eccessiva
presenza di alghe (dovute
all’eutrofizzazione di corpi
idrici)
Fonte: Hunter e Green 1995 (modificata)
18
Tab. 1.3 Alcuni esempi di potenziali impatti del turismo sull’ambiente
edificato.
Area Possibili
Conseguenze
Negative
Possibili
Conseguenze
Positive
Zone
residenziali
Deterioramento dei caratteri
dell’area edificata mediante
espansione urbana non corretta
e/o cambio d’uso del territorio
(ad esempio da abitazioni
provate ad alberghi o pensioni)
Infrastrutture Sovraccarico delle strutture (ad
esempio: strade, ferrovie,
parcheggi, rete elettrica,
distribuzione acqua,
smaltimento rifiuti)
Miglioramento di
alcune strutture (ad
esempio: porti,
aeroporti, trasporti aerei
e sistemi di
comunicazione
Siti degradati Siti di interesse storico
ed architettonico sono
di interesse per i turisti
che possono contribuire
al loro restauro e
conservazione
Erosione Erosione di monumenti dovuta all’inquinamento dell’aria; erosione di pavimentazioni dovuta al cammino di pedoni; erosione di strutture particolarmente delicate, dovuta a sudore, polveri e batteri (tomba di Tutanhamon)
Fonte: Hunter e Green 1995 (modificata)
19
Tab. 1.4 Alcuni esempi di potenziali impatti del turismo sull’ambiente
culturali.
Area Possibili
Conseguenze
Negative
Possibili
Conseguenze
Positive
Storia Perdita di materiale di interesse
storico, dovuta a venditori senza
scrupoli; modificazioni nelle
pratiche agricole per soddisfare
le necessità e i desideri dei
turisti
Interesse dei turisti ad
un approfondimento, da
parte dei residenti, della
loro storia, tradizione e
folclore
Arti tradizionali Produzione e vendita (o
rivendita) di materiale non
realizzato con metodi
tradizionali (pipe di Brebbia
vendute nel Massachusetts)
Rinascita di forme di
arti tradizionali (incluse
arti drammatiche e
musica
Linguaggio Inclusione di espressioni
straniere (tipicamente inglesi e
francesi) nelle lingue nazionali
Rivalorizzazione di
alcune lingue nazionali
(ad esempio: il gallese,
una delle lingue più
vecchie, ma attualmente
parlato solo dal 20%
circa della popolazione)
Religione Declino della religiosità Aumento del numero
delle manifestazioni
religiose e dei
pellegrinaggi
20
Tradizioni Passaggio da un’economia
autosufficiente ad un’economia
dipendente dal turismo;
pressioni alla sostituzione
dell’abbigliamento tradizionale
con l’abbigliamento
occidentale; tempo libero
sempre più dedicato alle
televisioni occidentali
Scambio culturale,
inteso come
arricchimento
Valori e modelli
di
comportamento
I valori e i modelli di
comportamento locali vengono
adattati a quelli del mondo
occidentale; adozione di un
atteggiamento servile nei
confronti dei turisti; aumento
della prostituzione e della
criminalità
Fonte: Hunter e Green 1995 (modificata)
1.7 I principi guida e la capacità di carico
Abbiamo quindi esaminato quanto il turismo abbia un impatto rilevante
sull’ambiente, contrariamente a quanto si potrebbe immaginare di una
attività così “ludica”. Dall’analisi degli studi di Hunter e Green e dalla
definizione di sostenibilità data derivano tre principi guida:
a. un uso sostenibile non deve superare la capacità e i tempi di ripristino
ambientale delle risorse rinnovabili (costanza del capitale naturale
rinnovabile);
21
b. l’utilizzo delle risorse naturali non rinnovabili deve avvenire entro i
limiti definiti dal tasso di rinvenimento delle risorse stesse, o di altre che
svolgano le medesime funzioni, estendendo il ciclo di vita dei materiali
con il riciclo e la sostituzione con risorse rinnovabili;
c. le immissioni di inquinanti e di rifiuti devono avvenire entro il limiti
definiti dalla capacità dell’ambiente (limiti che sono anche in funzione
delle tecnologie disponibili, nonché del territorio preso in
considerazione).
I principi esposti, in realtà, si collocano nel continuum fra i due approcci
alla sostenibilità: debole e forte (vedi fig.1.2).
Fig. 1.2 Gli approcci alla sostenibilità
Il continuum fra approcci “deboli” e “forti” alla sostenibilità
Sostenibilità debole Sostenibilità forte
Cosentita la sostituibilità tra non consentitafra K naturale e K prodotto
Approcci Approccitecnocentrici ecocentrici
Consumo pro-capite Livelli di benessere Conservazione del k naturale Stabilità degli ecosistemi
Fonte: Breheny (1994)
Infatti se l’idea chiave dello sviluppo sostenibile, in base a un principio di
equità intergenerazionale, è quella di lasciare alle generazioni future uno
“stock di qualità della vita” non inferiore a quanto ereditato, vi sono tuttavia
due possibili interpretazioni estreme rispetto alle modalità di
22
compensazione del futuro. Nella prima accezione (sostenibilità debole), si
fa riferimento all’insieme della ricchezza materiale, cioè all’insieme del
capitale naturale e del capitale prodotto dall’uomo, accettando la possibilità
di una sostituibilità fra i due: ogni generazione potrebbe quindi degradare
gli ambienti naturali a patto di rimpiazzarli con ricchezza materiale prodotta
dall’uomo; nella seconda accezione (sostenibilità forte) occorrerebbe invece
lasciare alle generazioni future lo stesso “stock di capitale naturale”, che
non potrebbe quindi venire rimpiazzato dal capitale artificiale prodotto
dall’uomo. Le aspirazioni sociali ed economiche dello sviluppo sarebbero
dunque limitate da questo imperativo. Ogni generazione dovrebbe perciò
ereditare, come minimo, un ambiente naturale simile.
I tre principi sopra esposti si collocano a livello intermedio tra le due
posizioni opposte anche se con una concezione di sostenibilità già piuttosto
forte. In una lettura più operativa di questi “corollari” della definizione di
sostenibilità, si constata tuttavia una difficile traduzione pratica di criteri
quali “capacità”, “tempi di ripristino”, “limiti definiti”. E’ proprio questa
complicata traduzione uno dei maggiori problemi dell’applicazione
concreta dei principi.
Il concetto e la definizione della capacità di carico sembrerebbero la via
migliore (o forse la più agevole) per dare operatività al concetto di
sostenibilità .Questa nozione, mutuata dall’ecologia, definisce la numerosità
massima raggiungibile da una popolazione animale in un determinato
habitat senza che vengano intaccate in modo irreversibile le risorse naturali
da cui essa dipende per la sopravvivenza. Nell’applicazione al turismo essa
definisce l’entità dei flussi turistici oltre cui lo sviluppo delle attività
nell’area interessata dal fenomeno, risulta insostenibile e declina.
In realtà i più noti esempi di valutazione della capacità di carico legati al
turismo hanno messo in evidenza la difficoltà di esprimere attraverso un
unico indicatore (la numerosità dei turisti) i molteplici aspetti coinvolti dal
turismo. Inoltre, se è relativamente facile determinare il numero delle
23
persone che possono percorrere un determinato sentiero senza danneggiarlo,
è già più difficile, per esempio, definire il numero di sentieri che è possibile
aprire al pubblico in una determinata area senza causare danni irreparabili
alla flora e alla fauna. Più difficile ancora, poi, è stabilire quante persone
possono passare per quel sentiero ritraendone le soddisfazioni estetico-
culturali attese e, ancor più, quale sia il livello di attività complessiva che
può essere svolta nella zona con piena soddisfazione (estetica, economica,
culturale) di tutti gli utenti e senza stravolgere le peculiarità che
caratterizzano l’area.
Se ne deduce che il concetto di capacità di carico turistica pur suscitando un
certo interesse a livello teorico sconta molte difficoltà nella sua traduzione
in termini operativi.
1.8 L’approccio socio-culturale all’inquinamento turistico
Nella definizione della capacità di carico ci si è limitati alle componenti più
fisiche, eludendo l’enorme problema della quantificazione dell’aspetto
culturale dell’inquinamento turistico. A tal fine è utile introdurre il concetto
di “termodinamica turistica” che ha come fine il collasso del sistema
turistico. Infatti dal comportamento del turista si può constatare un
progressivo abbassamento della diversità in quanto egli tende
inconsciamente a riprodurre nell’area di destinazione le condizioni della sua
area di partenza. Così che il turismo tende a distruggere la stessa materia
prima che lo alimenta e quindi, alla lunga, se stesso.
Perché ci sia turismo, infatti, occorre che esistano motivazioni sufficienti
per abbandonare, se pure temporaneamente, la propria residenza abituale,
cioè occorre che qualche caratteristica desiderata distingua l’ambiente di
24
destinazione da quello di provenienza. Al limite, se tutto il mondo fosse
rigorosamente uguale, sia da punto di vista fisico e sociale, non ci sarebbe
turismo.
Nella sua semplicità teorica il ciclo di trasformazione è contraddittorio: tutti
perseguono la diversità perché rara, bella, stimolante, ma nel far ciò
modificano l’oggetto dei loro desideri così che questo viene snaturato e
perde di valore. Per preservarlo nella sua integrità occorre, allora, sottrarlo
alla fruizione indiscriminata, ma in tal modo cresce il suo potere di
attrazione e, di conseguenza, anche la pressione perché venga restituito
all’uso turistico. La recente storia dei grandi parchi nordamericani sorti, per
primi al mondo, proprio per salvaguardare i valori naturali “a beneficio
delle generazioni future” e contemporaneamente per renderne possibile la
fruizione collettiva senza privilegi, è appunto la dimostrazione di quanto,
malgrado tutta la buona volontà, sia difficile conciliare fruibilità e
prevenzione.
Inoltre, come si diceva nel precedente paragrafo, esistono delle difficoltà di
carattere pratico nella quantificazione del danno o dell’impatto. Spesso la
difficoltà maggiore risulta proprio la mancanza di criteri di giudizio
oggettivi o la differente percezione degli stessi da parte dei diversi “attori”.
25
CAPITOLO 2
L’ISOLA DI MAYOTTE
2.1 La collocazione geografica
L’area è quella dell’Oceano Indiano, in particolare quella parte compresa
tra le isole Aldabra dello Stato delle Seychelles, le coste del Mozambico e il
Madagascar, denominata Canale del Mozambico.
Mayotte, territorio francese, si trova al centro di questo comprensorio,
costituito da paesi in via di sviluppo che, pur interessati dalle traversie
politiche ed economiche post-coloniali tipiche delle nazioni africane, sono
ricchi di risorse, carenti di strumenti produttivi ad alto contenuto
tecnologico e di merci ad alta percentuale di valore aggiunto. La posizione
strategica dell’isola, e la forte influenza politica ed economica mantenuta
dalla Francia nella zona, permettono agli operatori con sede sull’isola di
operare da una posizione privilegiata per intessere rapporti con questi paesi
e per inserirsi nei programmi di cooperazione internazionale per lo
svuluppo “sostenibile” dello sfruttamento delle loro risorse. Questo, sulla
scorta delle esperienze positive già maturate da operatori residenti sull’isola
di Réunion, unico altro territorio europeo nella vasta area dell’Oceano
Indiano e con il sostegno del Segretariato alla cooperazione internazionale,
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OCEANO INDIANO SUD OCCIDENTALE
L’ARCIPELAGO DELLE COMORE
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del Segretariato di Stato all’Oltremare francesi e degli altri organismi
internazionali che si occupano dello sviluppo dell’area. In particolare
per quanto riguarda il settore turistico, va rilevato il forte interesse da
parte degli operatori maturato in questi ultimissimi anni per la zona
dell’alto Canale del Mozambico, interesse che ha portato ad impiantare
villaggi e strutture sulle isole di Zanzibar, Pempa e Mafia, a sud della
Tanzania, e nella zona di Nosy-Be, a nord-ovest del Madagascar, di
fronte a Mayotte.
2.2 La morfologia
Mayotte, chiamata ”l’île aux parfums”, è una Collettività Dipartimentale
Francese situata a Nord del Canale del Mozambico, nell’Oceano Indiano,
ed è la più meridionale e la più vicina al Madagascar delle quattro isole
dell’arcipelago delle Comore. L’isola dista circa 500 Km dal Mozambico,
300 Km dal Madagascar, 1300 Km dall’isola di Réunion e 8000 Km
dall’Europa. Mahore (il nome di Mayotte in lingua mahorese) è costituita
da due isole principali di origine vulcanica, Petite-terre e Grande-terre
(vedi cartina), separate da un braccio si mare di ca. 2 Km, e da molte isole
più piccole, tra cui Chissioi M’tsamboro, Chissioi Karoni, Chissioi
Bandrélé e Sisoa M’bouzi, tutte situate all’interno di una laguna corallina
tra le più belle, vergini e grandi del mondo. La superficie totale delle terre
emerse è di 375 Kmq, di cui 356 della sola Grande-terre. La popolazione,
di 160.265 abitanti (nel 2002), è distribuita nei 17 comuni delle isole
principali, cui fanno capo 110 villaggi. Buona parte della popolazione
risiede in Mamoudzou (Grande-terre), capoluogo dell’isola, e nei comuni
immediatamente limitrofi di Koungou, e di Dembéni. Il numero degli
abitanti di questi tre comuni, sommati a quelli dei due comuni di Petite-
terre, Dzaoudzi e Pamandzi, raggiunge il 50% della popolazione locale.
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L’ISOLA DI MAYOTTE
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Petite-terre
Petite-terre comprende l’isola di Pamandzi e la rocca di Dzaoudzi, unite per
mezzo di una diga costruita sulla barriera corallina, sulla quale corre un
tratto della RN4 soprannominato “boulevard des crabes”. A nord si trova il
lago di origine vulcanica Dziani Dzaha, le cui acque sono note per le
proprietà curative delle malattie della pelle, come la psoriasi. A est una
collina a forma di mezzaluna, residuo di un cratere in parte sommerso dal
mare, fa da cornice alle Plages de Moya che assieme alla Plage de Papani,
sono le più belle spiagge di Petite-terre. Sulla punta all’estremo sud si trova
l’aeroporto internazionale di Dzaoudzi-Pamandzi. Da qui parte la RN4 che
congiunge l’aeroporto con il molo di Dzaoudzi, dove fa scalo il traghetto
per la Grande-terre. Fino al 1962, la Petite-terre fu utilizzata come capitale
dell’isola ed era considerata il distretto ricco di Mayotte, dove risiedeva la
maggior parte degli esponenti europei della Collettivité. Qui è possibile
trovare ancora edifici coloniali, tra i quali la sede della legione straniera,
sulla rocca di Pamandzi, il cui vecchio ospedale, ora museo della
collettività, e la vecchia Prefecture progettata da Gustave Eiffel. Vicini alla
costa ad ovest del lago Dziani Dzaha, si trova il sito archeologico di
Bagamayo scoperto di recente. Gli scavi hanno portato alla luce del
vasellame simile a quello ritrovato sulla sosta africana orientale, tombe,
perline di vetro, fusi e vari altri reperti che indicano come questo fosse,
probabilmente, un insediamento persiano-schiraziano risalente al X secolo.
Grande-terre
Caratterizzata da una costa molto frastagliata e ricca di insenature, Grande-
terre ha la forma di un ippocampo, che è diventato così, simbolo dell’isola.
All’interno di questa si possono distinguere tre rilievi principali, la cui
forma tradisce la loro antica origine vulcanica e le cui pendici ricoperte di
vegetazione lussureggiante scendono fino al mare.
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A nord-ovest abbiamo il rilievo compreso tra i comuni di M’tsagamouji,
Acoua, M’tamboro e Bandraboua, la cui cima più elevata raggiunge i 498
m. e all’interno del quale si estende la riserva forestale di Dzoumonyé.
Separato da una zona di colline più basse, troviamo a nord-ovest il secondo
rilievo, a forma di grande “sei”.
Molte le cime che superano i 400 m. tra cui M’lima M’tsapere che
raggiunge i 572 m. In questa zona si trovano le riserve forestali di
Majimbini e di Combani. A sud troviamo il terzo rilievo che forma la coda
frastagliata dell’ippocampo e delimita la Baia di Bouéni. Qui si trova
M’lima Bénara con i suoi 668 m (la cima più elevata dell’isola) e le riserve
forestali di T’Chaourembo, Voundzé, Hajangoua, Bénara e Chirongui.
L’isola è ricca di corsi d’acqua ed è ricoperta da una vegetazione
diversificata che va dalle foreste equatoriali, perfettamente conservate nelle
numerose riserve forestali citate sopra, alle piantagioni di essenze
profumate introdotte nei secoli dai coloni, dai palmeti alle boscaglie di
mangrovie della costa. Altrettanto ricca e variegata la flora e la fauna, con
specie endemiche e rare che è possibile osservare facilmente percorrendo i
sentieri naturalistici approntati dall’ufficio per il turismo in collaborazione
con le associazioni naturalistiche locali. Tra queste specie citiamo i baobab,
la cicadea, alta più di 20 m e che vive fino a 1000 anni, e molte varietà di
orchidee. Tra i mammiferi la volpe volante delle Seychelle, il tenrec, simile
ad un porcospino, la mangusta e i maki: lemuri che stazionano spessi nei
pressi dei luoghi pubblici per farsi offrire frutta dai passanti. Anche tra gli
uccelli possiamo contare una dozzina di specie che non è possibile trovare
altrove, tra cui il gufo scops, i piccioni blu delle Comore ed un raro
pappagallo nero.
Le spiagge, distribuite per tutto il perimetro dell’isola tra le insenature di
roccia basaltica che si immergono nei banchi corallini interni, sono sia di
finissima sabbia bianca mista alle ocre rosse di origine vulcanica, che di
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nera sabbia basaltica, come quella di Soulou, nei pressi della quale il
torrente Chirini si getta direttamente in mare con una cascata di 8 m.
A nord-ovest, immediatamente prospiciente al braccio di mare che separa
Grande–terre da Petite-terre, si trova la città di Mamoudzou, oggi capoluogo
del dipartimento e degli uffici della Prefettura e del Conseil Général. La
città è il centro commerciale ed industriale della Collettività, sede del
mercato, dell’ospedale, dello stadio, e di ogni altro servizio pubblico
presente sull’isola. Nelle sue immediate vicinanze sono state costruite le
principali zone industriali, collegate dalla RN1 al porto commerciale di
Longoni.
Le altre isole della laguna
All’interno della grande laguna si trovano numerose isole di dimensioni che
vanno dagli oltre due Kmq di Chissioi M’tsamboro, isola di origine
vulcanica con rilievi fino a 273 m., ricoperta da vegetazione e cinta da un
proprio banco corallino, fino alle poche decine di metri quadrati di
M’tsanga Tsoholé, piccola isola di origine corallina formata da finissima
sabbia bianca, affiorante a circa 1,5 Km dalla punta sud-est della coda
dell’ippocampo, sulla Passe Saziley du Sud, segnalata dalle guide turistiche
dell’isola come meta di escursioni da non mancare. Alcune di queste isole
sono abitate da numerose specie animali. Tra queste, l’isola si Sisoa
M’bouzi è stata recentemente eletta dalle autorità a parco naturale protetto.
Per bellezza e varietà, alcune delle isole all’interno della laguna di Mayotte
non hanno nulla da invidiare alle più rinomate Maldive e possono essere
sfruttate turisticamente sia per l’impianto di villaggi a basso impatto visivo
ed ambientale, che come meta di escursioni per i turisti residenti nelle
strutture di ricezione situate sulle due isole maggiori.
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La laguna
La laguna racchiusa dalla grande barriera corallina esterna ha profondità
che raggiungono e superano in molti punti i 60 metri. Questo fatto, unito
alla presenza nella laguna di moltissimi banchi semi affioranti e di grandi
estensioni di boscaglia di mangrovie nelle insenature attorno alla Grande –
terre, fa si che la fauna ittica sia estremamente varia e ricca di specie,
alcune delle quali endemiche o estremamente rare come il dugongo,
mammifero marino scomparso da tempo dalle altre isole dell’Oceano
Indiano e di cui pare non esistano più di 10.000 esemplari raggruppati in
poche colonie sparse in tutto il mondo. Si possono poi osservare facilmente,
fenomeno raro all’interno delle lagune, due specie di delfino,
numerosissime tartarughe marine e tutte quelle specie che solitamente
risiedono sulle ripide e profonde pareti esterne delle barriere coralline. La
laguna, inoltre, è usata dalle balene come nursery per partorire ed allevare i
piccoli nel periodo che va da novembre ad aprile.
Fuori dalla laguna, nel Canale del Mozambico
Il Canale del Mozambico, sia per ragioni geografiche che politiche, è
rimasto estraneo, finora, al massiccio sfruttamento delle risorse ittiche
operato in questo secolo dalle grandi imprese internazionali di pesca
industriale. Le popolazioni dei paesi rivieraschi, inoltre, hanno sempre
attuato una pesca artigianale, volta al consumo interno, che ha preservato il
patrimonio ittico della zona facendone oggi una tra le più ricche, per varietà
e quantità, dell’intero globo.
Tra le specie dei più grandi pelagici, interessanti sia per la pesca sportiva
d’altura, sia per lo sfruttamento industriale, troviamo tonni, pescispada,
marlin, sailfish e barracuda. Da un punto di vista squisitamente turistico
del fish-watching ricordiamo le grandi quantità di delfini e la migrazione
delle balene che possono essere facilmente osservate nelle acque profonde
all’esterno della barriera. Ma il pesce per cui le Comore sono note in tutto il
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mondo è il Celacanto: pesce abissale “preistorico” che i paleontologi
ritenevano scomparso con i dinosauri 70 milioni di anni or sono, e che i
pescatori comoriani, invece, chiamavano Gombessa e pescavano
regolarmente. Altro pesce insolito, comune in queste acque, è il pesce
lanterna, così chiamato perché sotto ciascun occhio ha un grande organo
luminoso usato per cercare cibo e comunicare. Di giorno rimane ad una
profondità di circa 100 metri, ma di notte sale fino a 5 metri dalla superficie
dove è possibile osservarlo.
Attorno a Mayotte si segnalano ancora le seguenti mete di interesse
ambientale:
I banchi di Geyser e della Zalée: territorio dipendente da Mayotte, questi
banchi si trovano a circa 130 Km dall’isola in posizione est-nord-est. La
relativa distanza dalle coste abitate ha preservato, in questa vasta
piattaforma corallina, una ricchezza di vita sottomarina paragonabile a
quella di certi atolli sperduti e disabitati dell’Oceano Pacifico o di certi tratti
della Grande Barriera australiana, ricchezza che non è possibile trovare nei
più noti paradisi subacquei del Mar Rosso, delle Maldive o dei Caraibi.
Le isole Glorieuses: proseguendo per altri 100 Km verso nord-est,
emergono da un grande banco corallino, ad una decina di Km l’una
dall’altra, altre due piccole isole francesi. Disabitate, incontaminate e
circondate dalla barriera corallina, costituiscono la classica meta da sogno
alla Robinson Crousoe.
2.3 Il clima
Mayotte, protetta dalle correnti dell’aliseo orientale dal Madagascar, gode
di un clima tropicale marittimo che comprende due stagioni: una stagione
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fresca e asciutta da maggio ad ottobre; una stagione calda ed umida da
novembre ad aprile.
Durante al stagione fresca ed asciutta l’isola è ventilata dai vanti di sud-
ovest, noti come koussi, mentre nella stagione calda ed umida soffiano i
monsoni di nord-ovest, chiamati kashkazi, e sono possibili fenomeni di
depressione tropicale, raramente ciclonici. Le precipitazioni sono moderate
e sono piu’ frequenti sui rilievi della Grande-terre che a livello della laguna.
La temperatura media annuale è di 25° C, con temperature medie di 28° C
da gennaio a marzo, e di 24° C da luglio a settembre.
La temperatura media dell’acqua della laguna, attorno ai 25° C, è gradevole
tutto l’anno.
Il giorno dura dalle 5 del mattino alle 7 di sera nella stagione calda ed
umida, e dalle 6 del mattino alle 6 di sera in quella fresca ed asciutta.
2.4 Popolazione e cenni storici
La popolazione presenta una certa varietà etnica nella quale, assieme alla
comunità definita “mahorais” di origine bantu, si trovano le comunità di
origine malgascia, e le meno numerose comunità indiana, creola e
“Mzoungous”: soprannome dato dagli autoctoni ai bianchi francesi.
La preponderanza numerica dell’etnia di origine bantu e malgascia ha fatto
sì che, nonostante la forte influenza politica e sociale operata nel corso di
tre secoli della dominazione araba dell’isola, le donne mahoresi abbiano
mantenuto un ruolo importante che deriva loro dall’organizzazione sociale
tradizionalmente matriarcale di questi popoli. Questo permette alle donne
dell’isola, che normalmente dispongono anche di cospicui patrimoni propri,
di esercitare un certo potere decisionale e di influenzare la vita economica e
politica dell’isola.
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La religione più diffusa è l’Islam di rito sunnita fuso con elementi animisti
della tradizione religiosa africana e malgascia, e stemperato dalla distanza
dai paesi tradizionalmente islamici e dall’influenza della cultura francese
diffusa per mezzo delle scuole pubbliche (58.561 studenti su 160.265
residenti nel 2002) e dai mezzi d’informazione.
La situazione linguistica di Mayotte rispecchia la storia del suo popolo con
le sue due lingue madri: lo schimahoré, la lingua di origine bantu, e lo
shibushi, lingua di origine malgascia. L’arabo è la lingua religiosa. Il
Francese, lingua ufficiale, si va progressivamente diffondendo grazie alla
scolarizzazione dei bambini mahoresi. La struttura della popolazione, con
oltre il 60% degli abitanti che ha meno di vent’anni ed il 14,5% che ne ha
più di quaranta, è quella tipica dei paesi in via di sviluppo.
La prima popolazione di cui si abbia notizia storica, di origine bantu, si
installo a Mayotte tra il V ed il X secolo. In seguito arrivarono ondate
successive di musulmani persiano-shiraziani e, a partire dal XVI secolo,
importanti flussi migratori di popolazioni malgasce. Nel XVI secolo si
instaurò il governo dei sultanati e l’Islam divenne la religione ufficiale del
popolo mahorese. Sempre nel XVI secolo sbarcarono i primi portoghesi, e
nei due secolo successivi l’isola divenne tappa abituale di navi europee
sulla rotta delle Indie.
Il 25 aprile 1841, il sultano Adriansuoli e il capitano Passot firmarono il
trattato di cessione dell’isola di Mayotte alla Francia. Divenuta francese,
l’isola assunse lo stato di colonia, mentre le altre tre isole dell’arcipelago
delle Comore diventarono protettorato francese mezzo secolo più tardi.
Nella sua storia l’arcipelago delle Comore ha formato un’unica entità
giuridica per il breve periodo che va dal 1946, quando fu istituito dalla
Francia il territorio d’oltremare delle Comore, al dicembre 1974, data del
referendum di autodeterminazione, quando, a differenza di quelli delle altre
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tre isole, gli abitanti di Mayotte rifiutarono a larga maggioranza
l’indipendenza.
Le successive traversie della Repubblica Islamica delle Comore, che sono
passate attraverso colpi di stato, presenze di mercenari, l’assassinio di un
presidente e le guerriglia (con conseguenze sullo sviluppo dell’economia e
del benessere degli abitanti facilmente immaginabili), fino alla
dichiarazione dell’indipendenza delle isole di Anjouan e di Mohéli del 1997
e alla richiesta di riannessione alla Francia di Anjouan, hanno radicato nella
popolazione di Mayotte la convinzione della bontà della scelta fatta.
2.5 L’organizzazione politica e amministrativa
L’attuale organizzazione politica ed amministrativa di Mayotte si regge
sullo statuto particolare di “Collettività Dipartimentale” (legge n° 616 del
11 Luglio 2001) e sulla riforma del Diritto che ha portato alla
modernizzazione delle leggi in vigore sull’isola e all’istituzione di strutture
amministrative e politiche stabili e moderne, le uniche capaci di garantire la
certezza del diritto e la stabilità politica necessarie ad uno sviluppo
economico e sociale durevole.
Lo Statuto di Collettività Dipartimentale Francese fa sì che Mayotte si
collochi a metà strada tra un Dipartimento d’Oltremare (DOM) e un
Territorio d’Oltremare (TOM). I primi sono in tutto e per tutto assimilabili
ai Dipartimenti in cui è diviso il territorio nazionale francese, e sono
paragonabili, per organizzazione e per poteri amministrativi e legislativi
alle regioni autonome. I TOM godono invece di una maggiore autonomia
decisionale rispetto alla madrepatria, ed il diritto francese vi è applicato
solo su espressa decisione del legislatore e con particolare attenzione alle
peculiarità culturali ed alle istanze della popolazione del luogo.
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Per statuto l’isola è suddivisa in 19 cantoni e 17 comuni ed è dotata, come
ogni DOM, di un Consiglio Generale e di un Prefetto, rappresentante del
Governo Francese , che assicura l’esecuzione delle decisioni del Consiglio
Generale. Per quanto riguarda all’applicazione della legislazione francese,
invece, lo statuto prevede l’adozione del principio della “specialità
legislativa” tipico dei TOM, ovvero le leggi votate dal parlamento francese
non vi si applicano che in seguito a decisione espressa del legislatore e per
mezzo di ordinanze che salvaguardano l’identità mahorese e le particolarità
culturali e sociali dell’isola.
Quello di “Collettività Dipartimentale Francese” è, per Mayotte, uno
statuto provvisorio in quanto l’articolo 2 della legge del 2001 prevede la
possibilità di una ulteriore modifica dello statuto di Mayotte nel 2010, data
in cui si dovrebbe concludere l’iter che portarà l’isola derso lo status di
DOM.
2.6 La “modernizzazione” del Diritto
In conformità all’art. 38 della Costituzione francese, a partire dal 1991,
interi capitoli del Diritto di origine coloniale in vigore a Mayotte sono stati
abrogati e sostituiti con norme simili a quelle in vigore sul territorio
nazionale. In particolare sono state abrogate le norme in materia di diritto
familiare, di sanità pubblica, di urbanizzazione, di protezione della natura e
del territorio. Inoltre sono state adottate, adattandole alla realtà locale, le
norme relative al regime amministrativo, finanziario e giudiziario.
Questa modernizzazione del Diritto, indispensabile per garantire lo sviluppo
dell’isola, è stata effettuata con grande attenzione e rispetto dell’identità
della popolazione mahorese e non mette in discussione lo statuto famigliare
tradizionale, seguito dalla maggior parte della popolazione, secondo quanto
garantito dall’art. 75 della Costituzione francese.
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Di pari passo alla modernizzazione del Diritto, si è proceduto all’istituzione
e al rafforzamento degli uffici e dei servizi pubblici necessari
all’applicazione delle norme, quali il Tribunale Penale, Civile, e
Amministrativo, la Camera di Commercio, il Dipartimento per la scuola e
l’educazione, l’Ospedale, i Dispensari e tutti gli uffici pubblici
normalmente presenti in ogni dipartimento francese.
Tra i servizi necessari in corso di istituzione ricordiamo quello de catasto,
che dovrà sostituire l’attuale sistema basato sul Grande Libro Fondiario, e
che è considerato necessario per razionalizzare il prelievo delle imposte
fondiarie da parte dei Comuni dell’isola e della Collettività.
Un altro importante passo verso la modernizzazione del Diritto si sta
attuando per mezzo della stesura del Piano Regolatore Generale dell’isola,
attualmente in discussione, che dovrà indicare le aree e i parametri per la
costruzione dei nuovi insediamenti residenziali e produttivi dell’isola.
2.6 La struttura economica
Parallelamente alla riforma del diritto e alla creazione delle moderne
strutture amministrative, lo Stato ha provveduto, con la Convenzione Stato-
Collettività del 1995 e del 2002, a fissare gli obiettivi generali di sviluppo e
a dotare la comunità dei mezzi finanziari necessari al loro conseguimento.
Questo, unito ad una nutrita serie di incentivi fiscali e finanziari volti a
promuovere l’attuazione di nuovi investimenti e l’impianto di nuove attività
sull’isola, ha creato le premesse che hanno consentito l’attuale fase di forte
sviluppo delle attività economiche e il graduale mutamento della mentalità
della popolazione necessari a far decollare i diversi settori dell’economia
mahorese.
La convenzione Stato-Collettività scaturisce dall’art. 34 della legge del 25
luglio 1994 che si propone di favorire l’impiego, l’integrazione e le attività
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economiche nei dipartimenti d’Oltremare, a Saint Pierre-et-Miquelon e a
Mayotte. La Convenzione conclusa tra Stato e Collettività Territoriale il 5
aprile 1995 fissa, gli obiettivi di sviluppo economico e sociale, e i mezzi
necessari alla loro attuazione con uno stanziamento di 2.167 milioni di
franchi per il periodo 1995-1999, che vanno ad aggiungersi ai 983 milioni
di franchi stanziati per il periodo 1994-1998 a al contratto di sviluppo della
città di Mamoutzou del novembre 1994, che prevede stanziamenti per 350
milioni di franchi in cinque anni.
Queste misure sono state indirizzate al miglioramento delle infrastrutture,
dell’habitat, delle strutture per i servizi sociali, scolastici e sanitari, per il
completamento della rete idrica potabile e per l’impianto e lo sviluppo di
aziende produttive sul territorio della Collettività.
La Convenzione del 2002 sullo “Svulippo di Mayotte 2003-2007” prevede
un ulteriore stanziamento di 115.1 milioni di euro destinati ai settori del
trasporto, dell’agricoltura, dell’artigianato, della formazione e dello
sviluppo sostenibile.
Gli incentivi all’economia invece sono attuati per mezzo di una serie
articolata di interventi di esenzione fiscale e di finanziamento agevolato
rivolti alle imprese che effettuano investimenti produttivi per la creazione o
l’ampliamento di attività nei settori dell’industria, della pesca, alberghiero,
del turismo, delle nuove fonti di energia, dell’agricoltura, dell’edilizia e dei
lavori pubblici, dei trasporti e dell’artigianato, nel settore della
riqualificazione di attività industriali e in quello della produzione e
diffusione di audiovisivi e cinematografica.
Tra gli incentivi finanziari si aggiungono quelli sotto forma di contributi e
di esonero dagli oneri a carico del datore di lavoro per l’assunzione di
giovani e disoccupati; di finanziamento del 50% delle azioni tendenti a
promuovere l’occupazione; di contributi sul costo della nuova manodopera
creata o di interventi fino al 30% dell’investimento necessario per
l’impianto di nuovi insediamenti produttivi e l’ampliamento di insediamenti
40
esistenti. La concessione di questi contributi è accordata dal Prefetto e dal
Ministro dei Territori d’Oltremare.
Tutti i settori dell’isola sono fortemente influenzati dall’attuale processo di
transizione da economia di sussistenza ad economia di mercato. Il notevole
sforzo del governo per avviare lo sviluppo nei diversi settori sta dando i
primi risultati, ma la bilancia commerciale rimane ancora pesantemente in
deficit, e le Collettività non è ancora in grado di produrre i beni necessari
per il sostentamento della propria popolazione.
2.8 Il turismo
Il turismo sull’isola è ancora poco o nulla sviluppato: dall’inchiesta
elaborata dal Comité Territoriale du Tourisme di Mayotte, si evince che, nel
2004, i turisti sono stati 32.000. Di questi il 51% arriva dall’isola di
Reunion, il 25% dalla Francia ed il 18% dalle isole vicine (Comore,
Madagascar, Seychelles)
Dal rapporto risulta che il 44% dei turisti sono in visita a parenti o amici
residenti sull’isola, il 34,6% è in viaggio di lavoro e solo il 21,4% in puro
viaggio di piacere. A questi dati va aggiunto lo scalo di 8.038 croceristi, che
hanno però un’incidenza quasi nulla sull’economia dell’isola, poiché la
durata della visita raramente supera le poche ore e la spesa media per turista
è inferiore ai 200 franchi (60.000 lire ca.)
L’isola dispone di 102 camere ripartite tra pensioni ed alberghi, e di 22
camere e 19 bungalow in due piccoli villaggi turistici. Buona parte dei
turisti in visita a conoscenti trova alloggio presso privati. Poche le altre
strutture quali ristoranti, bar, locali notturni e impianti sportivi; queste
traggono buona parte del loro reddito dalla clientela costituita dagli
“expatrié” (i funzionari governativi e il personale delle scuole, della base
militare e delle aziende francesi temporaneamente in trasferta sull’isola).
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Modesta per struttura e fatturato, anche se variegata, l’offerta di attività per
il tempo libero quali visite guidate all’isola e alla laguna, pesca alla traina in
alto mare, immersioni subacquee, corsi di vela, ecc.
Il Governo nella sua opera volta a far decollare l’economia mahorese ha
fino ad ora indirizzato gli sforzi maggiori verso quei settori
tradizionalmente più sviluppati che coinvolgono direttamente la maggior
parte della popolazione. Il settore turistico, pur essendo considerato dalle
autorità un settore capace di produrre ottimi redditi e soluzioni interessanti
ai problemi della disoccupazione, dello sfruttamento sostenibile delle
risorse naturali e dello sviluppo in generale dell’economia dell’isola, è
ancora allo stato embrionale.
42
CAPITOLO 3
IL PROGETTO MAYOTTE
3.1 Gli obiettivi
Il progetto prevede di utilizzare la risorsa dell’isola più facilmente
convertibile in fonte di reddito, e capace, quindi, di attirare immediatamente
capitali ed energie, per creare una prima e ricca domanda di beni e servizi in
grado di avviare un volano dell’economia insulare per mezzo della
creazione o dello sviluppo delle attività necessarie a soddisfarla.
Una volta avviata questa prima parte del progetto, le attività impiantate per
soddisfare la domanda interna creata dal turismo si svilupperanno
ulteriormente sia per mezzo della ricerca di nuovi mercati per i beni e i
servizi prodotti, sia per mezzo della creazione di nuove unità di produzione,
di trasformazione di semilavorati e di commercializzazione di beni prodotti
nell’area dell’oceano indiano, da destinare all’esportazione con il marchio
“made in France”.
Possiamo scomporre il progetto in due fasi principali. Gli obiettivi della
prima fase, che rappresentano il livello minimale cui deve giungere
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l’operazione per creare le sinergie operative ed economiche in grado di farla
decollare con successo, sono strumentali al passaggio alla fase successiva.
Obiettivi della prima fase:
1. Creazione delle premesse per l’impianto sull’isola delle strutture di
ricezione turistica (Hotel, villaggi turistici, residence, villini da affittare,
flottiglie per il charter, ecc.), diverse fra loro per tipologia e qualità del
servizio offerto, per un totale di un migliaio di posti letto circa. Si tratta
di ottenere i permessi di costruzione, i terreni, le agevolazioni fiscali,
ecc.
2. Creazione delle premesse per l’impianto sull’isola delle società di
produzione che forniranno i beni e i servizi necessari all’esercizio
dell’attività delle imprese di gestione delle strutture di ricezione
turistica.
3. Eventuale cessione, parziale o totale, delle quote possedute nelle società
immobiliari detentrici dei lotti e in quelle di gestione delle attività di
ricezione turistica e di produzione di beni e servizi.
Obiettivi della seconda fase:
1. Creazione delle premesse per l’impianto sull’isola delle strutture
necessarie a completare il panorama dell’offerta turistica e di quella di
produzione di beni e servizi (strutture di ricezione turistica e di
produzione di beni e servizi richieste dal mercato, e non ancora attuate
nella fase precedente, strutture sportive e per il tempo libero), ed
eventuale cessione, parziale o totale, delle quote possedute.
2. Consolidamento e sviluppo delle attività impiantate, e di cui si
detengono partecipazioni, per mezzo della produzione, della
trasformazione e della commercializzazione di beni e servizi destinati al
mercato interno dell’isola, o destinati all’esportazione con il marchio
“made in France”.
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3.2 Le caratteristiche del progetto
La scelta di suddividere il progetto in due fasi distinte, oltre che alle ragioni
strategiche esposte, è dovuta alla necessità di adeguarlo alle seguenti tre
condizioni oggettive della realtà socioeconomica e organizzativa in cui si
trova attualmente l’isola:
1. Il turismo internazionale è praticamente inesistente.
2. L’attuale sistema produttivo dell’isola non è in grado di supportare i
consumi derivanti da una popolazione turistica di livello internazionale.
3. L’organizzazione amministrativa, che fa seguito al recente recepimento
delle normative francesi (adattate alla realtà della Collettività
Dipartimentale) in materia di urbanistica e ambiente, è in corso di
definizione.
La prima condizione ha determinato la portata del progetto che, per la sua
ampiezza, è in grado di offrire a ciascun operatore del settore turistico, le
sinergie operative ed economiche necessarie a rendere accettabile il rischio
d’impresa e il lancio dell’isola nel mondo del turismo internazionale,
garantendo il successo dell’operazione.
La seconda condizione ha determinato l’opportunità di impiantare le attività
per la produzione dei beni e dei servizi necessari alla gestione delle strutture
di ricezione turistica. Queste potranno essere create in proprio ex novo, o
coinvolgendo la struttura socio economica dell’isola per mezzo di
partecipazioni societarie e di contratti di joint-venture con le aziende
esistenti.
L’ultima condizione, ed in particolare il fatto che le Commissioni per il
Turismo, per l’Urbanistica e per l’Ambiente stiano lavorando alla stesura
del piano regolatore dell’isola che dovrà definire i siti e le caratteristiche dei
45
futuri insediamenti turistici, unita alla portata del progetto, permette di agire
in modo da determinare lo stile degli interventi.
3.3 Il progetto operativo
Il progetto può essere scomposto in due operazioni distinte: la prima, quella
che si concretizza con la costruzione delle strutture di ricezione turistica e
con l’avvio della loro gestione, è un’operazione tipicamente imprenditoriale
nel settore turistico, che crea le premesse per il successo della seconda e ne
finanzia l’attuazione.
La seconda, approfittando della strategica posizione al centro del canale del
Mozambico e dello statuto di Collettività Dipartimentale Francese
dell’isola, può contare sulle attività impiantate per soddisfare la domanda di
beni e servizi da parte dei gestori delle attività turistiche, per sviluppare
attività di produzione e commercializzazione importanti, destinate al
mercato interno o all’esportazione con il marchio “made in France”.
La prima fase puo’ essere definita come una classica operazione di
lottizzazione immobiliare, la quale prevede le azioni seguenti:
1. Acquisizione a vario titolo delle aree.
2. Ottenimento dei permessi di costruzione.
3. Ottenimento delle agevolazioni legate al progetto.
4. Eventuale cessione, parziale o totale, delle quote possedute nelle società
immobiliari detentrici dei lotti.
5. Stesura dei progetti definitivi con coinvolgimento dei professionisti
dell’isola.
6. Costruzione delle strutture con il coinvolgimento di imprese locali.
7. Locazione delle strutture alle società di gestione ed avvio dell’attività
turistica.
46
Oltre a queste, dovranno essere svolte anche tutte quelle azioni essenziali
alla riuscita del progetto complessivo e alla valorizzazione dei lotti quali: la
ricerca di partner finanziari e operativi, la stipula dei contratti di fornitura
dei beni e dei servizi tra le società produttrici e quelle di gestione delle
strutture, la stipula, ove necessario, dei contratti con i tour operator e/o le
compagnie aeree, ecc.
L’insieme delle strutture impiantate sull’isola dovrà offrire un ventaglio di
proposte differenziate in grado di soddisfare le differenti domande del
mercato turistico: dalla struttura con sala riunioni, piscine, attrezzature
sportive e locali notturni per viaggi aziendali, congressi e clientela più
esigente, ai villaggi tutto-natura e riposo; dai villini singoli agli alloggi in
residence, al charter nautico. Questo per essere in grado di offrire ai tour
operator internazionali il prodotto “Mayotte” quale destinazione in grado di
soddisfare le esigenze del mercato, assecondando le richieste e le preferenze
della propria clientela.
In particolare si avranno:
hotels: standard elevato, 250 camere (max), sala conferenze impianti
sportivi, fitness, locali notturni.
villaggi: standard da medio a elevato, da 6 a 90 camere, con o senza
piscina, attività varie.
residences: standard elevato, 80 alloggi (max), angolo cottura,
servizio in camera, con o senza piscina e impianti sportivi.
case e villini: standard da medio ad elevato, 2-4 camere, angolo
cottura e servizi, servizio in camera, servizio cucina a richiesta.
charter nautico: standard elevato, 6-10 posti letto, hostess e cuoco,
tender per escursioni, attrezzatura sub.
Le strutture descritte sopra, inoltre dovranno possedere alcune
caratteristiche che le qualifichino e che definiscano l’unicità del prodotto
47
“Mayotte” sul mercato del turismo internazionale, caratteristiche che
definiranno quello che verrà lanciato, e riconosciuto universalmente, come
“stile mahorese”.
3.4 L’attività di produzione e commercializzazione di beni e servizi
Questa attività nasce in primo luogo dall’esigenza di soddisfare i consumi
derivati dalla popolazione turistica di livello internazionale che giungerà
sull’isola in seguito all’impianto delle strutture di ricezione, esigenza che,
come abbiamo visto, l’attuale sistema produttivo dell’isola non è in grado di
supportare.
Inoltre in seguito allo studio di strutture simili a quelle che si intendono
impiantare sull’isola, situate in paesi in via di sviluppo, si è notato che i
singoli gestori sono obbligati a dotarsi in proprio di strutture, attrezzature,
scorte e personale specializzato sia per la produzione di beni di consumo,
sia per i normali servizi di supporto alla loro attività, sia per la
manutenzione e l’assistenza tecnica degli impianti. Beni e servizi che , in
paesi normalmente industrializzati, i gestori sarebbero in grado di reperire
sulla piazza nelle quantità e della qualità necessarie nel momento del
bisogno, ma che, in queste aree, sono irreperibili o estremamente costosi o
inaffidabili (ad es. i prodotti da forno, precotti dolci e salati, gelateria).
Queste attività sono considerate insieme a quelle tipicamente turistiche
come capaci di trasformarsi in un “volano economico” che porterà sviluppo
per l’intera economia mahorese.
Le attività legate alla gestione delle strutture di ricezione turistica possono
essere così riassunte:
1. Importazione, acquisto in loco, produzione in proprio e/o per mezzo di
partner locali e non, stoccaggio e gestione di beni e scorte.
48
2. Fornitura di assistenza tecnica e manodopera qualificata per la
manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti e delle strutture,
fornitura di manodopera generica per lavori saltuari.
3. Trasporto e consegna di beni e personale, trasporto per le attività legate
al turismo.
4. Agenzia generale di promozione turistica e di coordinamento per
l’ottimizzazione dei servizi di prenotazione e di assistenza alla clientela
delle strutture di ricezione turistica dell’isola.
5. Produzione e organizzazione delle attività sportive, culturali e di svago
offerte dai gestori delle strutture di ricezione ai propri clienti.
La maggior parte di queste attività, considerata la competitività in termini di
prezzo ed organizzazione raggiunta grazie all’importanza del suo mercato
principale, può trovare interessanti sbocchi commerciali per i beni ed i
servizi prodotti sia direttamente sull’isola, sia nella limitrofa area
dell’Oceano Indiano.
Utilizzando le diversi strutture impiantate e le sinergie produttive create per
soddisfare questo primo mercato, poi, ci si potrà dedicare allo sviluppo di
nuove occasioni di business contando sulla posizione strategica dell’isola,
territorio francese al centro di una vasta zona in via di sviluppo.
Si pensi ai prodotti da forno a lunga conservazione, succhi di frutta esotica
e bevande, confetture di frutta esotica, lavorazione e inscatolamento di
prodotti ittici, prodotti per la pulizia e la cosmesi alle essenze prodotte
sull’isola, produzione di biancheria e tovaglioli per strutture turistiche e
non, abbigliamento per il personale e gadget per i turisti, prodotti
dell’artigianato, ecc.
49
CAPITOLO 4
LA SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE NEL
PROGETTO MAYOTTE
4.1 Linee generali di tutela ambientale
Come già accennato nel precedente capitolo, il Progetto Mayotte intende
sviluppare il turismo sull’isola nel rispetto delle risorse naturali e della
biodiversità. Allargando così ampiamente il campo di applicazione dei
principi di turismo sostenibile, è naturale che gli effetti non si possano
applicare solamente agli aspetti più “fisici” e visibili di questo sviluppo:
non solo quindi nella costruzione degli insediamenti e delle varie strutture,
ma tutta la gestione del turismo sull’isola sarà studiata in modo da avere il
più basso impatto ambientale possibile e la più alta integrazione sociale,
economica e culturale con la realtà locale.
Allo stato dell’arte non sono state ancora decise le strategie operative per
l’applicazione dei principi che andremo ad analizzare in questo capitolo, ma
le linee generali di tutela ambientale possono dare una solida certezza sul
futuro “ambientale” di tutto il progetto.
50
Il primo passo è stato la presa visione ed applicazione della legislazione
francese, comunitaria ed internazionale in campo di sviluppo sostenibile e
conservazione della biodiversità. In questo senso è utile la definizione del
tipo di habitat che sarà oggetto di pressione ambientale, e della presenza di
specie ed ecosistemi soggetti a particolari restrizioni (zone parco); questo
obiettivo sarà perseguito attraverso la collaborazione con le autorità locali
(Prefettura, DAF) e ONG locali, organizzazioni che operano nella zona
dell’oceano indiano (IFREMER), ed organizzazioni internazionali (UNEP,
IUCN, WWF, UNESCO).
Attraverso un estratto dell’UNEP-WCMC Database in cui sono elencate,
secondo la classificazione CITIES Red List 2000, le specie animali presenti
sull’isola, si possono distinguere i seguenti ambienti:
A. Situazione di pericolo estremamente critica (critically endangered)
B. Pericolo (endangered)
C. Vulnerabile (vulnerable)
D. Rischio limitato - lieve minaccia (Lower risk - near threatened)
E. Rischio limitato – pressochè escluso (Lower risk – least concern)
Tale classificazione sarà messa a confronto con i dati in possesso della
autorità locali ed in particolare, per l’aspetto naturalistico, con GIS “LAG-
MAY”, che dal 1983 si occupa del monitoraggio e dello studio della laguna
di Mayotte e con IFREMER (La Réunion Laboratoire Ressources
Halieutiques).
Nell’ambito del discorso di valorizzazione e conservazione dell’ambiente
naturale in senso generale, nell’indagine preliminare sono stati focalizzati
alcuni punti di particolare interesse:
• Laguna e barriera corallina.
• Tartarughe marine.
51
• Mammiferi marini (balene, delfini, dugonghi).
• Lemuri.
• Pipistrelli diurni.
• Flora locale e utilizzazione di alcune specie nell’economia locale
(vaniglia e ylang, piante officinali e ad uso cosmetico).
4.1.1 Progettazione e realizzazione delle strutture
Nella fase di progettazione e realizzazione dei villaggi si avrà una
particolare cura nella minimizzazione dell’impatto ambientale delle
strutture, dal punto di vista di modificazione dell’habitat e del potenziale
inquinamento del suolo, delle acque e dell’aria, in senso generale e con una
particolare attenzione alle peculiarità dell’ambiente Mayotte.
Casi particolari:
• Tartarughe marine: poiché le spiagge di Mayotte sono frequentate da
numerose tartarughe marine, la realizzazione delle strutture si atterrà
alle indicazioni di organismi internazionali (WSPA World Sosiety for
Protection of animals, “Technical reports”- Florida Marine Research
Institute) per quanto riguarda la realizzazione dell’illuminazione e la
gestione delle spiagge antistanti il villaggio.
• Barriera corallina: particolare riguardo darà dato al controllo degli
impianti di scarico, e peculiare attenzione agli eventuali fenomeni di
eutrofizzazione.
52
4.1.2 Gestione delle strutture
Nel momento in cui le prime strutture ricettive diventeranno operative,
entrerà in funzione una “gestione ambientale” dell’ospite, che si articolerà
in :
1. Informazione.
2. Gestione.
Informazione
L’informazione sarà indirizzata alla conoscenza dell’ambiente naturale in
cui gli ospiti verranno a trovarsi, insistendo sulle problematiche
dell’impatto della presenza turistica in un ambiente naturale. A tale scopo
saranno fornite linee-guida di comportamento consapevole, elaborate
specificatamente per un ambiente naturale peculiare come Mayotte, a
contatto con specie animali che non rappresentano un pericolo per il turista
stesso, ma che, per la loro natura mansueta ed inoffensiva, possono subire
danni talora determinati da un comportamento non informato. Non si
tratterà solo di informazioni biologoco-scientifiche, ma saranno indicate
anche le prescrizioni di legge (per esempio il divieto di raccogliere
conchiglie o “ricordi” di altra origine animale o vegetale) e ci saranno
riferimenti anche alle tradizioni del luogo (accenni storici, racconti e
leggende).
L’informazione sarà distinta in due fasi:
I. Prima della partenza: depliant informativi con sezione
apposita, che insista sull’importanza di documentarsi,
fornendo riferimenti bibliografici e possibilità di accedere al
sito internert con sezioni dedicate.
53
II. Durante la permanenza: materiale presente in ogni stanza,
possibilità di seguire brevi seminari su argomenti di interesse
con supporto audiovisivo, possibilità di reperire materiale
informativo all’interno del villaggio. Nel pacchetto di
informazioni saranno contenuti anche i programmi dei
progetti di conservazione ambientale in corso sull’isola con la
possibilità do contribuire personalmente.
Gestione
La gestione dell’ospite sarà articolata indirizzando il turista a seguire i
percorsi predefiniti, o a partecipare ad escursioni guidate in zone destinate
ad uso turistico in accordo con le autorità locali, evitando il
sovraffollamento in zone riconosciute particolarmente sensibili o destinate
alla ricerca scientifica. Le escursioni saranno precedute da un briefing
informativo. Durante le escursioni i gruppi saranno composti da un numero
contenuto di persone, il che permetterà un controllo più agevole da parte
delle guide, indirizzando il gruppo ad un comportamento opportuno, un
minore affollamento ed al tempo stesso permetterà una migliore
comunicazione con l’ospite.
Il personale delle varie strutture, nell’ambito dell’attività formativa, sarà
adeguatamente informato e parteciperà alla messa in opera della politica
ambientale della società, in modo da permettere una migliore e completa
gestione dell’ospite in questo senso. Lo scopo sarà perseguito stilando un
manuale interno della società ed istituendo corsi di aggiornamento.
Il personale addetto all’informazione e alla guida dell’ospite, sarà, quanto
possibile, scelto fra gli abitanti dell’isola, attraverso la collaborazione con le
ONG locali ed istituti scolastici. In questo modo si potrà valorizzare il
patrimonio di conoscenza locale, creando un’immagine più completa della
realtà in cui l’ospite si troverà immerso.
54
Sempre il personale addetto a tali aspetti, potrà contribuire all’attività
scientifica che si svolge sull’isola, raccogliendo dati, nei modi e nei tempi
stabiliti, e segnalando atteggiamenti e situazioni pericolose (presenza di
rifiuti, comportamenti anomali di specie animali, ecc.).
I dati raccolti da quanti opereranno sull’isola, costituiranno un patrimonio
insostituibile per valutare la correttezza della politica ambientale della
società, sia da un punto di vista di valutazione dell’impatto ambientale nel
tempo, sia di coerenza con la politica ambientale stabilita dalle autorità
locali. A tale scopo si incoraggeranno incontri multilaterali periodici, per un
esame della situazione e per concordare e stabilire eventuali azioni
correttive.
Sarà cura della società informare le organizzazioni internazionali (WWF,
IUNC, UNEP, WSPA) della politica ambientale che si intende seguire, e
collaborare con gruppi di ricerca che verranno ad operare sull’isola di
Mayotte.
4.2 Il Centro Turistico Polivalente di M’Tsamboro
Il complesso Turistico polivalente di M’Tsamboro è il primo progetto
d’insediamento turistico sull’isola di Mayotte messo a punto dalla
PROJECTMAJOTTE SARL, in ottemperanza alle linee generali d’intervento
ed alle politiche d’attuazione descritte fino a questo punto.
La scelta di questo sito, che comprende le spiagge di M’Tsanga e di
M’Tsanga Foumbouni, è stata fatta sulla scorta delle informazioni riportate
in un apposito studio in cui si sono evidenziati 18 siti edificabili
turisticamente. Il documento è stato redatto dalla SIM Société Immobiliére
de Mayotte che si occuperà della costruzione di questa prima struttura.
Prima di procedere alla descrizione del progetto, è opportuno ricordare che
tutta l’operazione, dai criteri utilizzati per la progettazione degli immobili,
55
alle norme applicate durante la loro costruzione, fino a quelle adottate per la
gestione alberghiera, è impostata in modo da permettere l’ottenimento di
certificazioni internazionali di qualità ambientale (ISO 14001, EMAS,
ecc.).
Il progetto del C.T.P. di M’Tsamboro prevede la costruzione di due villaggi
turistici a quattro stelle, per un totale di 380 posti letto (sui complessivi
2500 del Progetto Mayotte), situati su due spiagge differenti, e di un centro
polifunzionale con centro congressi per 250 posti a sedere che funge da
complemento dell’offerta dei servizi turistici a disposizione della clientela.
Questo tipo di distribuzione delle strutture turistiche sul territorio è stata
determinata dalla conformazione particolare del terreno. Le due spiagge
principali infatti sono troppo distanti tra loro per permettere la costruzione
di un unico villaggio, ma abbastanza vicine per permettere di utilizzare
un’area servizi centralizzata allo scopo di essere gestite in comune. Questo
permette di sfruttare al massimo la superficie relativamente ridotta dei
terreni con caratteristiche rimarchevoli per l’impianto di camere e strutture
dedicate al pubblico, e, allo stesso tempo di costruire una struttura turistica
di dimensioni importanti senza essere costretti a deturpare il sito con
palazzine a più piani e colate di cemento.
Le camere dei due villaggi sono, in massima parte ricavate in bungalow con
veranda, che si snodano lungo l’asse longitudinale delle spiagge. Entrambi i
villaggi sono dotati di corpo centrale, fulcro della vita sociale del villaggio,
costituiti da reception, bar, ristorante e piscina con anfiteatro adiacente.
Sulle spiagge in prossimità del corpo centrale trova posto il club nautico.
I due villaggi sono uniti tra loro da una passeggiata panoramica, che si
snoda lungo il bordo della punta rocciosa centrale del comprensorio, e che
permette di raggiungere le strutture aperte al pubblico del centro
polifunzionale. Il centro congressi, il ristorante tipico, la boutique della
galleria artigianale e commerciale, il centro diving, il centro benessere, le
56
attrezzature sportive e il lungo ponte panoramico attrezzato a solarium-bar
club, che costituisce una delle attrattive che caratterizzano il complesso.
Alle spalle di queste strutture, immerse nel verde e collegate direttamente
alla strada CCT1, trovano posto le strutture riservate al personale dell’area
servizi centralizzata, che permettono la gestione ottimale di tutto il
complesso: cucina generale, e depositi, magazzini biancheria e materiale
pulizia, laboratori e locali tecnici, uffici, alloggi e mensa per il personale.
4.2.1 Linee adottate nella progettazione delle strutture
Si è trattato di definire uno stile architettonico e di una struttura turistica
tipica “Mahorese” sulla falsa riga delle operazioni fatte, ad esempio alle
Maldive e recentemente ad El Gouna sul Mar Rosso. Lo “Stile Mahorese”
sarà caratterizzato essenzialmente dai seguenti fattori:
1. Basso impatto ambientale delle strutture sia per quanto riguarda
l’architettura sia per quanto riguarda le emissioni ed i consumi.
2. Strutture armoniosamente inserite nelle ricchezze naturali dell’isola per
mantenere intatto il fascino paesaggistico dei luoghi: unità abitative
“leggere” possibilmente separate e nascoste alla vista della natura
circostante.
3. Tipologia delle costruzioni legata alla tradizione culturale dell’isola: in
questo modo si coinvolgeranno le professionalità locali mentre
l’architettura tradizionale dell’isola, caratterizzata dalle influenze delle
diverse etnie, offre ricchi spunti per stabilire linee architettoniche e di
arredamento degli interni “tipiche” e allo stesso tempo “diverse” le une
dalle altre per adattarle ai differenti fini turistici.
4. Standard elevato o medio elevato caratterizzante la “destinazione
Mayotte” nel panorama turistico internazionale.
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Il risultato di questo lavoro di sintesi e creatività, messo a punto dagli
architetti della SIM è un complesso armoniosamente inserito nel contesto
ambientale circostante, in grado di creare un’immagine dell’isola, capace di
imprimersi positivamente nella memoria del turista per il suo fascino e la
sua originalità.
Le strutture sono costruite in modo da preservare, ed in alcuni casi esaltare,
le caratteristiche morfologiche e naturali del sito. In fase di progettazione
esecutiva e di realizzazione delle strutture sarà posta una particolare
attenzione (come vedremo nel prossimo paragrafo) alla dislocazione e alla
forma degli immobili in modo da permettere la sopravvivenza della
vegetazione e della fauna endemiche esistenti sul sito. Particolare
attenzione sarà posta in modo da non stravolgere la morfologia del terreno,
al fine di rendere possibile una corretta politica di gestione delle acque
piovane che eviti la discesa di fanghi a mare, con i suoi conseguenti
disastrosi effetti sulla barriera corallina.
Inoltre, anche allo scopo di rendere possibile l’impiego di manodopera
locale anche per le rifiniture che richiedono competenze artigianali non
presenti sull’isola, per la costruzione dei bungalow, del centro benessere,
delle piscine e dell’arredo urbano, si farà grande uso del CVV. In estrema
sintesi si tratta di un sistema di produzione di manufatti con una miscela di
cemento. Sabbia e fibra di vetro, che viene spruzzata in stampi preparati ad
hoc. Questa tecnica permette di produrre manufatti di qualsiasi forma, con
una delle superfici perfettamente rifinita in quanto a forma e colore. Per
produrre questo tipo di manufatti sarà impiantata un’unità di produzione a
Mayotte che opererà anche su mercato locale.
58
4.2.2 Indicazioni sulla concezione spaziale, organizzativa e architettonica
Le seguenti indicazioni sono state redatte dalla già citata SIM che si
occuperà della costruzione del nuovo villaggio. Come si diceva nei
paragrafi precedenti il lavoro principale è stato volto alla ricerca di una
totale integrazione della struttura con l’ambiente e l’architettura locale.
Il concetto di villaggio è stato alla base di questa ricerca. Esso, in generale
rappresenta il primo luogo di organizzazione sociale, di cui sono elemento
essenziale il nucleo famigliare ed il quartiere.
Nel caso del villaggio turistico normalmente concepito, questa
organizzazione “orizzontale”, nell’ambito di una notevole densità abitativa,
determina i rapporti di vicinato, e quelli tra cellule private e spazi pubblici,
ove tutto è costruito secondo uno schema preciso di occupazione del
terreno.
Contrariamente ad una normale disposizione simmetrica delle particelle
abitative, questo tipo di struttura vorrebbe utilizzare un ricco “vocabolario”
di facciate, di recinzioni e di paesaggi che, insieme, articoleranno e
qualificheranno gli spazi dedicati al transito, all’accoglienza e alla
convivialità del “quartiere”.
Si tratta quindi di tentare una ricostruzione di un ambiente e di uno stile
tipico, slegato dalla concezione altamente artificiosa delle normali
“rappresentazioni” turistiche di agglomerati urbani esistenti. In questo caso
si va oltre per completare l’opera con una piena integrazione ambientale,
sociale, spaziale e culturale nel rispetto della morfologia del territorio: il
risultato finale sarà rappresentato da una naturale evoluzione di un tipico
villaggio locale, naturalmente cresciuto secondo una disposizione casuale,
in una struttura turistica di elevato standard qualitativo e bassissimo impatto
visivo.
Il lavoro di reinterpretazione in chiave ricettiva alberghiera degli spazi,
delle forme e dei colori dell’habitat tradizionale mahorese, ha portato alla
59
progettazione di bangalow che offrono al turista la sensazione di essere
alloggiato, oltre che in una struttura dotata di particolare charme, in una
camera con spazi, servizi e funzionalità assimilabili a quelle di una suite.
Tutti i bungalow si aprono all’esterno su due spazi ben distinti, per
riproporre il nucleo abitativo classico della casa mahorese: uno spazio
“pubblico” (cioè una veranda aperta verso le parti comuni del villaggio) ed
uno “privato” (cioè recintato con materiali tradizionali che lo nascondono
alla vista di terzi). Questi due spazi, opportunamente arredati con amache,
poltroncine e tavolini, amplieranno la superficie esclusiva del bungalow. Il
cortile interno sarà normalmente privo di vegetazione; nel caso fosse
possibile saranno inserite piante da frutto e piccole coltivazioni orticole.
Ogni unità abitativa ed ogni costruzione, pur rispettando il livello di confort
ed i criteri qualitativi richiesti, saranno personalizzati e valorizzati
utilizzando tecniche di realizzazione e decorazione , rappresentative delle
capacità di imprese ed artigiani mahoresi.
Nel modo di comporre il mosaico delle costruzioni le une rispetto alle altre,
e tutte in rapporto all’ambiente circostante, viene richiamato il concetto di
“articolazione”. Non ci sarà un allineamento geometrico a comparire sul
terreno, ma si terranno piuttosto in considerazione i principi di adattamento
pragmatico al sito. La sua morfologia detterà la disposizione di una struttura
fitta di elementi, nell’ambito della quale saranno rispettate le suddivisioni
tra spazi “intimi” e privati, distinti e isolati, sia visivamente sia
acusticamente, e quelli pubblici e conviviali.
La concentrazione a “quartiere” degli spazi abitativi permetterà di estendere
anche a quello di transito e di incontro il medesimo alto livello qualitativo
nella realizzazione. L’adattamento della disposizione dei moduli rispetto
alle pendenze del terreno, consentirà una magnifica vista ad ogni struttura,
senza necessità di sopraelevazioni notevoli.
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Nel suo complesso il villaggio non dovrà mimetizzarsi, ne parafrasare
pedagogicamente il vissuto mahorese: esso rappresenterà un’identità
fortemente personalizzata e integrata nel tessuto ambientale. Richiamerà
un’immagine di grande struttura alberghiera legata a capacità mahoresi,
mentre l’identità forte sarà costituita dall’immediato riferimento alla cultura
locale e popolare, fino ad ora associata al solo concetto di struttura abitativa
privata.
61
CONCLUSIONI
E’ indubbio che lo stato dell’ambiente sia una delle problematiche di cui
tener conto nell’immaginare i percorsi di sviluppo su scala mondiale.
Come sarà sottolineato nel prossimo World Summit on Sustainable
Development (Johannesburg, settembre 2002), il comparto turistico
rappresenta responsabilità fondamentali rispetto ai temi ambientali, sebbene
esse vangano sovente sottovalutate.
L’UNEP, organizzazione dell’ONU preposta ai programmi ambientali, ha
dichiarato il 2002 Anno dell’Ecoturismo. Accanto a questa presa di
coscienza “sociale”, si va accompagnando una maggior consapevolezza del
turista stesso: il tema del turismo sostenibile non è più confinato nei
dibattiti politici o accademici, ma si va diffondendo sempre più come
sensibilità pubblica.
Il mercato viene così influenzato da queste tendenze e gli operatori del
settore non possono prescindere da un attento riesame del loro lavoro in
senso ambientale.
Il Progetto Mayotte rappresenta un interessante tentativo di conciliare
concetti di marketing e teorie della sostenibilità.
62
Il compromesso fra le ragioni commerciali ed economiche, ed i criteri di
sostenibilità rappresenta quindi uno degli elementi innovativi
dell’operazione. Per questo l’ambientale è il vero “valore aggiunto” del
Progetto Mayotte nei cui modelli di costruzione e di gestione, la
conservazione duratura dell’ambiente, per una valorizzazione a lungo
termine, ha occupato un ruolo centrale.
Purtroppo, come già evidenziato, lo stato di attuazione del progetto non
permette ancora di valutare quali degli obiettivi siano stati raggiunti, ma il
lavoro di progettazione può porre solide basi per un suo successo sia dal
punto di vista imprenditoriale sia dal punto di vista ambientale.
63
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