the mente dicembre 2012

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Aperiodico dell’I.T.C. G.D. Romagnosi di Piacenza, esente dalla legge sulla stampa, in quanto soggetto alla C.M.P.I. n.242 del 02/09/1988 Primo premio al nostro book fotografico sul festival del diritto!

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Giornale dell'ITC Romagnosi Piacenza

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Page 1: The Mente Dicembre 2012

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Primo premio al nostro book fotografico

sul festival del diritto!

Page 2: The Mente Dicembre 2012

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The Mente

Ho conosciuto Melisa durante un‟ora di supplenza

in una classe non mia. Di lei mi avevano subito col-

pito il viso bellissimo e la faticosa semplicità con

cui ogni dieci minuti si alzava dalla sedia a rotelle

per rimanere un po‟ in piedi, aiutata da un‟amica

esperta e premurosa.

Mi ha raccontato la sua storia ed ha accettato di

scriverla per tutti voi.

Grazie, bella, forte e coraggiosa Melisa! Dal presi-

de in giù siamo tutti con te. Sappi che puoi contare

su di noi.

- - - - - - - - - - - - - -

Sono nata con una gamba più corta dell'altra. La

gamba sinistra. Nessuno lo aveva notato subito... lo

notarono dopo due settimane dalla nascita e mi

portarono da un medico in Bosnia, il paese nel quale

sono nata, chiedendo se il problema si poteva risol-

vere, ma il medico consigliò di aspettare qualche

anno. Crescendo, la differenza era sempre più

grande fino ad arrivare a circa 8 cm. Allora il me-

dico decise di operarmi. Avevo 7 anni, dovevo ini-

ziare la prima elementare e invece di andare a

scuola sono andata a fare l'intervento di allunga-

mento.

Che però non riuscì.

Il medico disse che si sarebbe potuto riprovare

quando avessi avuto 14/15 anni, che a quell‟ età le

ossa avrebbero finito la loro crescita.

Quell‟anno io venni con i miei genitori ad abitare

qui in Italia. E fino a 4 mesi fa per 14 anni ho por-

tato le scarpe ortopediche con il rialzo di 7.5cm. Continua >>

Si avvicina il Natale e sotto l‟albero non

può, di certo, mancare il nostro mitico “The

Mente”.

Come ogni nuovo anno scolastico troviamo

volti nuovi nella redazione...andiamo subito a

svelare i nomi dei ragazzi che hanno parte-

cipato alla realizzazione di questo primo nu-

mero!

La nostra Redazione Professore Referente: Paola Cordani

Caporedattore e Grafica: Damiano Borella

Redattori: Maylen Andrango, Rebecca Bettera, Barbara Bonini, Francesca Carini, Simone De Lorenzi, Kanchan

Devi, Susanna Dosi, Sofia Escobar, Sara Esselkaoui, Andrea Gazzola, Francesco Giovinazzo, Valenti-

na Gutierrez, Elaina Isufi, Jasmine Kita, Giulia Luberti, Niki Mougoyannis, Marina Nikolic, Rodica

Oprea, Irene Patelli, Giulia Perretta, Antonia Petrosino, Marco Popolla, Elisa Ricci, Alessia Romagno-

li, Cristina Sartori, Matteo Scotti, Laura Strozzi, Viola Sturaro, Kisla Suku, Damiano Tagliaferri,

Luca Tinelli, Mauro Tirelli, Matilde Valenti, Alessia Chiricò.

Page 3: The Mente Dicembre 2012

3

The Mente

Nell'estate del 2010 tornando nel mio paese per

le vacanze, i miei genitori mi portarono dal medico

che mi aveva operata per chiedere se si poteva

fare qualcosa, visto che avevo 14 anni. Il medico

rispose, che siccome aveva lavorato anche in Ita-

lia conosceva un medico molto bravo, che faceva

gli allungamenti e me lo consigliò.

Tornata in Italia raccontai questa cosa alla Stefy,

la mamma di una mia amica italiana, la quale ades-

so per me è come una "seconda mamma". Lei prese

subito un appuntamento col medico che ci era sta-

to indicato. Una settimana dopo io la mamma e

Stefy andammo a Lecco, dove lavora quel medico.

Lui mi visitò e disse che il mio problema si poteva

risolvere, e che avrei potuto camminare con scar-

pe normali. Mi vennero le lacrime agli occhi, per-

ché nessuno mi aveva mai detto che avrei potuto

camminare come tutti gli altri.

L‟intervento fu fissato vari mesi dopo, l‟8 agosto.

Io ero felice come non lo ero mai stata, perché

finalmente sarei più stata presa in giro per come

camminavo o per le scarpe che portavo.

Vedo tanta gente che è triste per motivi banali: a

me l'unica cosa che importa, e che voglio con tut-

to il cuore è poter camminare come tutti gli altri.

Non cerco nulla di impossibile, voglio solo non di-

pendere più da altre persone.

L'intervento consiste nel fissarmi sulla gamba una

specie di "gabbia di ferro" che si chiama Fissato-

re Esterno di Ilizarov, che il medico di Lecco ha

portato in Italia dalla Russia 20 anni fa. Il fissa-

tore viene introdotto nell'osso, passando attra-

verso la cute e i muscoli. E‟ costituito da una

struttura esterna circolare e da fili di metallo e

viti che passano attraverso l'osso. E con una sem-

plice rotazione di dadi (tramite chiavi da meccani-

co) l'osso si può allungare.

Il 5 Agosto sono stata ricoverata nell'ospedale di

Lecco, e l'8 mi hanno operato.

Dopo l'intervento quando mi sono svegliata, il do-

lore che provavo era inspiegabile, e mi sono quasi

disperata quando ho visto che il fissatore lo han-

no messo anche sul piede perché non riuscivo a

portarlo a 90°, perché camminando per molti anni

sulle "dita dei piedi", il piede era rimasto in quella

posizione. Mi dispiaceva anche perché non sarei

riuscita ad andare a scuola e

avrei perso un altro anno scolastico.

Ma il medico mi disse che a scuola ci

potevo andare lo stesso.

Dopo un mese e mezzo dall'intervento iniziò la

scuola, e io andai prima a chiedere alla vicepresi-

de se potevo andare in questo stato. Lei mi disse

di sì e mi chiese se avevo bisogno di un prof di so-

stegno, ma le risposi di no perché avrei avuto un‟

amica che mi avrebbe aiutato.

A scuola facevo molta fatica perché stando in

classe 5/6 ore sulla sedia a rotelle e dovendomi

alzare e sedere ogni 10 minuti per la circolazione

del sangue e per i dolori, mi stancavo molto. Dopo

un mese di scuola mi ero ripresa per bene;avevo

iniziato a sedermi su una sedia normale, appog-

giando la gamba per terra, e così potevo finalmen-

te avere un banco sul quale poter scrivere. Ma una

domenica a casa, andando in bagno mi sono scivo-

late le stampelle, sono caduta sulla gamba col fis-

satore e una vite rientrata dentro ha rotto l‟osso.

Allora l'ambulanza mi ha portata a Lecco e l'indo-

mani ho subito un altro intervento, nel quale mi

hanno sistemato la frattura aggiungendo delle viti

e hanno tolto il fissatore dal piede che è tornato

a 90°.

Dopo 6 giorni sono tornata a scuola. Ho parecchi

dolori e purtroppo devo di nuovo stare seduta sul-

la sedia a rotelle, e di nuovo alzarmi e sedermi o-

gni 10 minuti come i primi giorni di scuola.

Adesso ho un altro problema col ginocchio: la tibia

è salita sul femore, e non riesco né a piegare, né a

stendere il ginocchio. Quindi devo spesso rimane-

re assente da scuola per i dolori, e mi dispiace

molto .

Ho avuto giorni nei quali volevo arrendermi, per-

ché mi pareva di non riuscire ad andare a scuola in

questo stato. Però ho trovato la forza di andare

avanti, grazie ai miei genitori, a Stefy, all'amica

che mi aiuta a scuola ...

Non li ringrazierò mai abbastanza.

Melisa, IG

Page 4: The Mente Dicembre 2012

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The Mente

Il fenomeno della droga è una questione che ha rag-

giunto dimensioni catastrofiche. Non è più solo un

semplice allarme, ma un problema legato ai metodi

poco efficaci che si usano per combatterlo. Infatti

si è creato intorno alla parola “droga” un universo di

falsa lotta. Si pensa solo alla cura, e quasi mai alla

prevenzione e ad una educazione prima che succeda

il peggio. Ad aggravare la situazione c‟è chi inventa

di continuo nuove sostanze sempre più pericolose.

Certo, per chi ci lavora è un vero e proprio Business!

Noi ragazzi siamo i soggetti a rischio, sempre più in

balia degli eventi e di tutto ciò che ci circonda, a

volte incapaci di reagire o altre di alzare la testa dall‟oblio.

Abbiamo provato a chiedere ad alcuni ragazzi che frequentano discoteche, scuole, giardini pubblici,

se fanno uso di droga e perché. Solo due hanno deciso di rispondere perché conoscenti.

Il primo è uno studente di 20 anni. Ha iniziato a 16 anni in compagnia di amici, con qualche canna,

così per gioco. Poi, curioso di vedere gli effetti ha provato altre sostanze ed è rimasto “fregato”.

Si è reso conto che non lo fa più per provare ma è diventata un‟abitudine ed il corpo ne ha continua-

mente bisogno, in dosi sempre maggiori. Quando gli chiediamo se non è preoccupato dei danni che si

sta provocando, ci risponde che non gli interessa, che vive giorno per giorno, senza preoccuparsi del

futuro. Don‟t worry be happy.. La seconda è una studentessa di 17 anni. Quando ha iniziato ne aveva solo 15, era al mare in compa-

gnia di un ragazzo che le piaceva tanto, e ha cominciato per farsi notare da lui e sembrare più

grande. Da allora fuma regolarmente con gli amici. Oggi non è più come prima, lei lo fa perché gli

piace , la fa evadere dalla realtà. Quando le chiediamo se non ha paura che un giorno questo le si

ritorca contro, lei risponde: “Certo che no! Il mio motto è meglio una vita breve, ma intensa, che una lunga ma vuota!!!”. La luce malsana e ingannevole del tunnel della droga distorce la reatà e fa vivere in un mondo di pu-

re illusioni. Troppo spesso si parla di droga, ma mancano i fatti; è ora di svegliarsi e iniziare la lotta

vera, senza mai dimenticare che, per rimediare ad un danno, occorre sempre più tempo e fatica di

quanto ne serva per generarlo.

Barbara Bonini e Antonia Petrosino, VA

Page 5: The Mente Dicembre 2012

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The Mente

Se anche voi siete stanchi della monotona e noiosa estate a Piacenza e avete voglia di fare espe-

rienze nuove, io una possibile soluzione l'ho trovata!

Lo scorso 10 novembre ho partecipato ad una conferenza con un famoso giornalista: Enzo Nucci,

che nel 2006 è stato nominato corrispondente della Rai per l'Africa sub sahariana. In questa veste

ha aperto la sede a Nairobi da dove si sposta per seguire le vicende che si svolgono all'interno del

continente. Il giornalista ci ha mostrato un reportage girato durante l'estate per farci rendere

conto della situazione di estrema povertà, ma ha tenuto a precisare che l'Africa non è solo questo,

come noi occidentali siamo soliti pensare: è un continente

giovane con un miliardo di abitanti. Più del 78% di essi ha

meno di trent'anni. E‟ formata da cinquantaquattro Stati

di cui almeno ventisette sono economie in crescita.

Ci ha inoltre chiarito le idee su due fenomeni purtroppo già

noti e molto comuni: i ragazzi di strada e i bambini soldato.

Quello dei ragazzi di strada è un movimento che nasce ne-

gli anni Ottanta, questi ragazzi vanno dai tre o quattro an-

ni fino alla tarda adolescenza. Solitamente essi vivono tut-

ti insieme in comunità per sentirsi più protetti come in una

grande famiglia, tanto che tra di loro si creano fortissimi

legami, Nucci afferma che solo a Nairobi sono decine di

migliaia e li definisce “i ragazzi che vivono di nulla e di tut-

to”.

Per quanto riguarda poi il diffusissimo fenomeno dei bambini soldato, ci ha spiegato perché la scel-

ta ricade proprio sui bambini: sono i migliori combattenti e soprattutto non hanno la percezione

della paura, fanno la guerra come se stessero giocando e non si rendono conto del pericolo. Vende-

re un bambino all'esercito può darti un guadagno che può arrivare ai 1200 dollari, una cifra impen-

sabile in quei Paesi, ma il vero problema è che per le famiglie avere un figlio nell'esercito è motivo

d'orgoglio e di prestigio.

Se come me siete interessati a questi argomenti e non vi accontentate di sapere tutto questo solo

in teoria, c'è la possibilità di fare viaggi in A-

frica, ovviamente con un'adeguata preparazio-

ne, per scoprire la realtà e la vita dei missio-

nari e della popolazione locale. L'unica contro-

indicazione è che bisogna aver compiuto di-

ciotto anni per partecipare a qualsiasi tipo di

viaggio quindi, come nel mio caso, toccherà a-

spettare e per il momento continuare ad infor-

marmi e tenermi aggiornata su queste associa-

zioni che sono numerose anche nel territorio

piacentino.

Matilde Valenti, IIIcoC

Page 6: The Mente Dicembre 2012

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C'era una scritta su un muro,in una via nei pressi

di piazza san Giovanni verso sera: «Oggi abbiamo

vissuto».Credo che rappresenti bene lo stato d'a-

nimo di molti di noi sul pullman di ritorno a Piacen-

za la notte del 15 ottobre.

Ma andiamo con ordine: partiti alle 5, siamo arri-

vati a Roma verso le 13. In ogni autogrill che ab-

biamo passato tanti,tantissimi pullman di Indigna-

ti da ogni parte d'Italia,senza parlare dell'auto-

strada appena fuori città,dove insieme a noi c'e-

rano solo pullman e i primi blindati della polizia.

Scesi dal pullman, la folle era

davvero immensa e l'adrenalina

ha cominciato a farsi sentire.

Ci siamo uniti agli altri e abbia-

mo raggiunto la metro,su cui

sono partiti immancabilmente i

primi cori e forse da quanto

eravamo ammassati,abbiamo

cominciato a renderci davvero

conto di quanti eravamo.

Dopo una ventina di minuti sia-

mo arrivati al raggruppamento

e ci siamo uniti allo spezzone dei Notav e il corteo

è partito subito con quasi un'ora di anticipo;per la

prima mezz'ora si è svolto tutto normalmente co-

me una tranquilla sfilata,dopo di che sono iniziate

le prime azioni autonome o di gruppi molto ri-

stretti e si sono viste le prime auto,vetrine e te-

lecamere distrutte e incendiate. Della polizia ne-

anche l'ombra.

Da parte ai Fori occupati,prima di arrivare al Co-

losseo i black block si sono disposti in cordoni e la

polizia nel frattempo si è schierata inspiegabil-

mente in fondo al corteo. Siamo rimasti tra gli

''incappucciati'' per un po' dopo, di che siamo a-

vanzati nello spezzone degli studenti medi dove la

situazione era un po' meno tesa. Non sapendo co-

sa stava succedendo dietro, ci siamo seduti per

terra e nemmeno 10 minuti dopo,da dietro, è par-

tita la prima carica della polizia. Spaesati e disor-

ganizzati abbiamo cominciato a correre tra ur-

la,fumogeni,anziani e genitori con i bambini in

spalla, cercando di guidare quanta più gente pos-

sibile nelle vie laterali. Da questo momento in a-

vanti è stato il caos più totale:tra cari-

che,fumogeni e bombe carta il corteo si è diretto

quasi di corsa verso piazza

san Giovanni dove è arriva-

to in meno di 15 minuti.

Quando la reazione delle

forze dell‟ordine, spropor-

zionata, selvaggia e ingiu-

stificabile, ha coinvolto la

massa dei manifestanti,

piazza San Giovanni si è

trasformata in uno scena-

rio di resistenza di massa

alle forze dell'ordine. Chi

associa quelle tre ore di Resistenza a “una mino-

ranza di black block” o non ha gli strumenti per

comprendere, o mente sapendo di mentire. Al

gruppo di anarchici è stato palesemente lasciato

fare tutto ciò che voleva per tutta la durata del

corteo,dopo di che la polizia si è sfogata su chiun-

que fosse rimasto chiuso in quella piazza.

In piazza il 15 c'erano degli esaltati violenti e i

oro caschi erano anche blu, perché lanciare una

camionetta blindata su di una folla non significa

reprimere i violenti, ma colpire tutti indistinta-

mente. Continua >>

Prima testimonianza di Elisa Ricci, III coC

The Mente

Page 7: The Mente Dicembre 2012

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Io che ho visto gli scontri davanti a me a non più

di qualche metro,questo lo so per certo,ma chi

quel giorno non era lì ha potuto vedere solo le so-

lite 4 foto di quei ragazzi intorno all'autoblindo

in fiamme.

Piazza San Giovanni, però, è molto più ampia e di

certo queste persone non hanno potuto vedere il

padre con la sua bambina in braccio e le lacrime

agli occhi perché non sapeva come portarla in sal-

vo,o cosa significa scappare dalla 7° carica con la

gola e la faccia in fiamme per i lacrimogeni con la

sola colpa di trovarsi in una piazza blindata senza

avere la possibilità di uscire.

La violenza a casa nostra,che orrore!Siamo in Eu-

ropa,dove non si spara e non si spaccano le vetri-

ne, dove la polizia è corretta e giusta e dove la

politica conserva una certa dignità;e così ci illu-

diamo,non ci vogliamo rendere conto che l'Italia è

un paese allo sbando.

Un paese dove se sei un mafioso puoi tranquilla-

mente fare il ministro, dove è accettabile racco-

mandare spudoratamente tuo figlio o regalare a

tua moglie uno stipendio aggiuntivo da 10mila eu-

ro.

Un paese in cui puoi distruggere l'istruzione pub-

blica, la cultura e il welfare,ma guai a tirare un

sasso alla vetrina di una banca! perché sei incaz-

zato,perché non hai un futuro,perché nello stesso

momento migliaia di persone stanno perdendo il

posto di lavoro,mentre i militari italiani in Afgha-

nistan distruggono più di qualunque cosiddetto

“black bloc” e noi li accogliamo da eroi. Bertold

Brecht disse "Tutti vedono la violenza del fiume

in piena,nessuno vede la violenza degli argini che

lo costringono."

I veri violenti sono seduti

nel palazzo. L'Italia è un

paese malato dove non esistono leggi

per chi governa.

Alemanno ha definito tutti noi che eravamo in

piazza San Giovanni ''animali'',lui che da giovane

è stato arrestato per aver lanciato una molotov

contro l'ambasciata dell'Unione Sovietica a Ro-

ma,

La verità è che il 15 ottobre abbiamo visto tan-

tissime persone e tantissimi giovani consapevoli

per la prima volta della necessità della lotta. C'e-

ra gioia nell'essere tanti, ma c'erano anche la

rabbia e la convinzione che questo corteo dovesse

essere diverso dagli altri. Questa manifestazione

non è stata convocata da nessun partito,è stata

semplicemente il frutto di migliaia,decine di mi-

gliaia di iniziative dal basso;nessuno dei media si

è chiesto cosa sarebbe successo se il corteo fos-

se proseguito tranquillamente e si fosse concluso

in piazza San Giovanni con una probabile acampa-

da di migliaia di tende. Quasi sicuramente a Loro

è andata nel migliore dei modi, ma quello che è

successo,data l'esasperazione a cui siamo arriva-

ti,era nell'aria da tempo ed era inevitabile.

Resta il fatto che,violenze o no,la manifestazione

è riuscita,perché per le strade di Roma c'erano

quasi mezzo milione di persone.

Dal 15 rimane la gioia di essere stati veramente

"insieme" e di aver vissuto davvero. Magari non è

comprensibile ai più, ma queste poche ore di resi-

stenza ci hanno ridato speranza. Un segno che

forse qualcosa è ancora possibile,che qualcosa si

sta muovendo e che finalmente qualcuno si sta

svegliando.

The Mente

Page 8: The Mente Dicembre 2012

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Il 15 ottobre, 700 città del mondo sono state paralizzate

dall‟indignazione, declinatasi con forme, pratiche e parole

d‟ordine diverse, ma unificate da un sentimento globale di

rifiuto a questa crisi creata da lorsignori.

In Italia la giornata del 15 ci consegna una realtà che men-

tre scriviamo viene descritta fotogramma per fotogramma

dai tg e dai siti informativi, come il giorno in cui un manipolo

di teppisti si é impossessato di una giusta causa ed ha rovi-

nato tutto. La realtà ancora una volta è un' altra e va ben al

di là di queste considerazioni, per quanto abbia una serie di

sfaccettature su cui sarà necessario interrogarsi in profon-

dità. Ciò che è certo è che tutte le ragioni e le motivazioni di

una piazza di trecento mila indignati sono state annullate,

dimenticate, vanificate.

Bisogna stavolta essere onesti e dire che al 15 ottobre 2011

si è arrivati in una situazione assurda: gli organizzatori dei

comizi finali in piazza San Giovanni avevano desistito da tem-

po a sfilare verso i palazzi del potere romano, forse l'unica

opzione incisiva in una giornata del genere, nonché un utile

strumento per far sì che la situazione restasse all‟interno di

argini controllabili o comunque finalizzati a un obiettivo.

Ad essere sinceri, se c'era un paese che doveva trasforma-

re l'indignazione in incazzatura di massa, quello era proprio

l'Italia, un paese in cui un‟intera generazione ha conosciuto

come unica risposta ad anni di mobilitazioni le spallucce del

governo. Un paese in cui un ministro (Brunetta), riesce a dire

che “i precari sono la parte peggiore dell‟Italia”, in cui i go-

verni sopravvivono con la compravendita di voti.

Quindi spiace la rinuncia degli organizzatori a puntare dritta

verso i palazzi del potere, perché questo ha lasciato di fatto

mano libera alla spontaneità, che non essendo indirizzata, ha

causato, dall'inizio, passo per passo, l'attacco a tutto ciò che

è considerato simbolo del sistema di iniquità. Una rabbia ed

una violenza fuori dal contesto, senza un obbiettivo se non

quello di creare scompiglio, di distruggere. Una rabbia con-

tro le forze dell‟ordine, che molti non capiscono non essere i

nostri “ nemici”. I nostri ”nemici” sono ben più in alto, loro

non sono nelle piazze e non cercano di fermarci, anzi, non a-

spettano altro che noi commettiamo errori del genere, con-

troproducenti per noi stessi che in questo modo ci allonta-

niamo sempre di più dall‟opinione pubblica, vanificando tutti i

nostri sforzi.

Dobbiamo acquisire una coscienza e una consapevolezza dalle

quali siamo ancora ben lontani a giudicare dagli eventi di

quella giornata.

Seconda testimonianza di Giulia Luberti, IIIcoC

The Mente

Page 9: The Mente Dicembre 2012

9

La Giornata mondiale della gioventù, detta anche più sempli-

cemente GMG, è un incontro internazionale di spiritualità e

cultura, sostenuto dalla Chiesa cattolica su iniziativa del Pa-

pa. Giovanni Paolo II diede inizio a questi incontri nel 1985

a Roma e da allora il Pontefice, solitamente ogni due anni,

sceglie una specifica città del mondo dove poi verrà cele-

brato questo evento.

La ventiseiesima Giornata della Gioventù è stata celebrata a

Madrid il 21 agosto 2011. Cabra, Cordoba, Barcellona oltre

alla stessa Madrid sono state le quattro tappe toccate in

dodici, lunghi, caldi e meravigliosi giorni. C‟ero anch‟io! A Ca-

bra, noi ragazzi della diocesi di Piacenza, siamo stati ospitati in famiglia. Per quattro giorni ci hanno

accolti nelle loro case trattandoci come figli, tanto che alla partenza per Cordoba molti di noi non so-

no riusciti a trattenere le lacrime.

Cordoba e Barcellona possono essere considerate come

“città-sosta”, visto che il nostro soggiorno lì è durato

solo un giorno e sono servite per spezzare il lungo viag-

gio, rendendolo meno pesante. Il culmine è stato rag-

giunto a Madrid: un numero straordinario di ragazzi af-

fluiti da parti diverse del mondo e riuniti in una sola

città che sembrava non riuscisse a ospitarli tutti. I gio-

vani hanno mostrato la loro saldezza nella spiritualità

partecipando a diversi momenti di catechesi in cui si

affrontavano le tematiche scelte per la GMG.

Posso confermare che quest‟evento suscita fortissime

emozioni. Ho avuto la possibilità di fare nuove amicizie

sia con italiani sia con gente di altre nazioni.

Ma la cosa che più mi è rimasta impressa è stato il fatto che ogni volta che passava un gruppo di ita-

liani, pur non conoscendoci, sembrava di incontrare degli amici di vecchia data: abbracci, risate, can-

zoncine; insomma eravamo davvero uniti. È difficile spiegare quali emozioni e sentimenti ho provato

perché sono stati così tanti che per capire bisognerebbe provare. Sotto certi aspetti è stata

un‟esperienza certamente faticosa, ma ne è valsa la pena. In quei dodici giorni ho capito cosa possia-

mo essere noi ragazzi: il futuro, la “gioventù del Papa”. Ragazzi uniti nella stessa fede che desiderano

mostrarsi al mondo come dei fratelli. E adesso l‟unica cosa che mi resta da fare è aspettare il 2013 e

imparare un po‟ di brasiliano perché la prossima giornata mondiale della gioventù si terrà a Rio De Ja-

neiro.

Laura Strozzi IIIPB

The Mente

Page 10: The Mente Dicembre 2012

10

Il “The Mente” per la sua prima uscita annuale ha chiesto

all‟Assessore al futuro Giovanni Castagnetti di concedergli

un‟intervista.

Durante la chiacchierata, durata un paio d‟ore, abbiamo scoperto

che Castagnetti non è un assessore come gli altri: ha dimostrato di

essere in grado di capire le problematiche dei giovani, di avvicinarsi

al loro mondo e d‟interagire con loro.

E poi un assessore che rifiuta di candidarsi come sindaco, quindi di

rinunciare alle sue aspirazioni, per anteporre il bene della collettivi-

tà è uno che almeno un po‟ la sa. Perciò vale la pena di ascoltarlo e di

leggere l‟intervista che gli abbiamo fatto.

E poi dove altro lo si trova un assessore che rifiuta la televisione?

Che cosa significa essere assessore al futuro?

La definizione è stata data per caratterizzare tre diverse deleghe: la prima riguarda l‟infanzia, la

seconda riguarda scuola e informazione, la terza le politiche giovanili.

Mi spiego meglio. Riguardo al primo punto si tratta di asili nido e strutture simili che attuano un

percorso formativo già dall‟infanzia. Per la scuola, in particolare elementare e media, ci si occupa

dell‟aspetto riorganizzativo come ad esempio il servizio di trasporto scolastico o il sostegno a ra-

gazzi con handicap in modo che nessuno studente si senta escluso nel raggiungimento del suo po-

tenziale massimo.

Riguardo le politiche giovanili, l‟argomento si sviluppa in tre diversi ambiti che sono i centri di ag-

gregazione, come Spazio4, la creatività e il lavoro.

Che cosa pensi dell’organizzazione delle scuole?

(Sospira) Se non si punta sulla formazione è un disastro. A ciascuno dev’essere data la possibilità

di esprimere il massimo delle proprie potenzialità. Se però si riducono gli insegnanti e continuano i

tagli alla scuola il modello si rompe.

Prendiamo il caso di Piacenza. L‟Amministrazione si è resa conto che la città non è tutta uguale e

perciò bisogna tutelare i diversi ambienti.

Tagliando le risorse si ha una ricaduta negativa sul territorio, quindi ci dev‟essere una maggiore e-

quità nei tagli per non distruggere determinati ambiti.

La scuola ha un ruolo fondamentale e sono preoccupato per quello che sta capitando.

Se tu fossi il ministro dell’istruzione da dove inizieresti con la riforma scolastica?

Innanzitutto bisognerebbe capire come vengono divisi i soldi tra i diversi ministeri. Una cosa che

non mi va giù ad esempio sono i 12 miliardi e mezzo che il nostro Governo vuole spendere per acqui-

stare i cacciabombardieri F35 anche perché non vedo così tanti nemici dell‟Italia pronti a invadere

il patrio suolo!

INTERVISTA ALL’ASSESSORE CASTAGNETTI: PER I GIOVANI CENTRI DI AGGREGAZIONE, CREATIVITA’ E LAVORO

Politica

Page 11: The Mente Dicembre 2012

11

Qual è la tua opinione in merito alle raccomandazioni?

Purtroppo è un meccanismo che si è innescato, ha preso piede ed è sempre più evidente. Il messag-

gio che si deve portare avanti è che bisogna cambiare impostazione e anche la scuola ha un ruolo

fondamentale essendo modello virtuoso che trasmette questo messaggio.

Un raccomandato scavalca gli altri che magari sono più motivati, ma che restano indietro perché

non hanno la raccomandazione del sindaco o dell‟assessore. Io ho sempre cercato di dare il massimo

che potevo offrendo le stesse possibilità a tutti.

A volte mi hanno chiesto un “aiuto” per un lavoro, ma l‟unica cosa che ho fatto è stata quella di te-

nere le orecchie aperte e se venivo a sapere che in un certo posto si cercava una persona allora lo

dicevo all‟interessato, ma niente di più. Mettere insieme domanda e offerta, questa è l‟unica proce-

dura che attuo.

E‟ difficile far passare questo messaggio soprattutto perché questo è un imprinting che ormai c‟è.

In che modo Piacenza valorizza il merito dei giovani?

Attraverso le politiche giovanili si sta attuando un sostegno alle università, infatti a Piacenza risie-

dono più di mille ricercatori che godono di un sostegno economico. Poi ci sono forme più o meno evi-

denti del sostegno che la città dà.

Per esempio abbiamo creato dei corsi post diploma di Istituto Tecnico, con capofila il Marconi, che

prevedono l‟insegnamento e l‟approfondimento di argomenti come la logistica o il trasporto; questo

grazie a interventi da parte dei privati che finanziano queste attività.

Su Facebook c’è scritto che non hai la televi-

sione è vero?

Certo. Ho deciso di liberarmene quando mi sono

reso conto che ha il potere di rincretinirti. A-

desso leggo molti giornali.

Se ti chiedessero di candidarti sindaco accet-

teresti?

C‟è stato un movimento politico, Sinistra Ecologi-

a e Libertà, che mi aveva contattato chiedendo-

mi se potevo rappresentarli alle primarie.

Questo, ovviamente, mi ha riempito di soddisfazione. Penso di aver fatto un discreto lavoro nel

corso del mio mandato come assessore, ma non penso di avere le competenze giuste per ricoprire

un ruolo simile.

Avrebbe significato anteporre le mie ambizioni rispetto a quello che potevo fare davvero per la

cittadinanza.

Rebecca Bettera, VPB

INTERVISTA ALL’ASSESSORE CASTAGNETTI: PER I GIOVANI CENTRI DI AGGREGAZIONE, CREATIVITA’ E LAVORO

Politica

Page 12: The Mente Dicembre 2012

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Politica

Recentemente la nostra redazione ha avuto il piacere di poter ascoltare le parole dell‟assessore Ca-

stagnetti che ci hanno colpito particolarmente. Ci è parso un uomo che crede in quello che fa e ciò è

un valore raro tra le persone di oggi, soprattutto nel mondo politico che ci circonda. Sentire parlare

una persona così in un mondo di corruzione e di errori grossolani un po‟ ci conforta.

Ci ha colpito molto la sua voglia di mettersi in gioco per noi giovani, cosa che, al giorno d‟oggi ,è molto

di moda dire ma che pochi, poi, fanno. Notevoli le opere del suo assessorato. Come non ricordare

“Tendenze d‟inverno” che ha fatto il pienone al Fillmore; l‟evento Waiting for The Jingle e le 15 se-

rate di concerti a Spazio 4. Tuttavia, riferendosi allo Spazio 4, non si può fare a meno di notare la

concezione negativa che i più hanno di

questo centro di aggregazione polifun-

zionale. Molto probabilmente sbaglian-

dosi. Non sono messe in discussione le

buone intenzioni dell‟assessore, ma ciò

che più balza all‟occhio dei giovani, è

che lo spazio 4 sia in realtà un luogo di

aggregazione di uno specifico modo di

pensare.

Nonostante ciò noi appoggiamo questo

progetto di cui la nostra città aveva

bisogno e tutto il merito va senza dub-

bio all‟assessore. Perché pensiamo che

ognuno può e deve avere le sue opinio-

ni, ma devono essere valorizzate da

fatti e da esperienze. Quindi prima di parlare, magari, bisognerebbe frequentarlo questo Spazio 4.

Continuando l‟intervista abbiamo toccato tanti temi importanti come le raccomandazioni, la parteci-

pazione dei giovani alla politica, il futuro di noi giovani, gli aiuti che il comune fornisce ai giovani im-

prenditori e poi inevitabilmente siamo arrivati a parlare dei tagli e del governo Monti. Abbiamo toc-

cato soprattutto il mondo, a noi più o meno caro, della scuola: l‟assessore non era contrario ai tagli in

questo ambito, ma non concordava sulla maniera in cui sono stati fatti.

Difatti la sua posizione, condivisa anche da noi, è che quella riforma doveva essere fatta più accura-

tamente e non doveva essere una riforma generale.

La riforma cioè doveva essere molto più specifica, prendendo caso per caso e non doveva riguardare

tutta l‟Italia allo stesso modo. Ovviamente scuola per scuola sarebbe impossibile, ma applicarla a li-

vello regionale sarebbe stato molto meglio.

Si è arrivati a parlare quindi del federalismo tanto caro alla Lega, e vedere come l‟assessore fosse

favorevole ci ha fatto molto pensare.

Continua >>

Page 13: The Mente Dicembre 2012

13

Politica

Ci ha fatto vedere la sua posizione super partes nelle decisioni più im-

portanti

da prendere. Cosa che abbiamo molto apprezzato.

Riguardo al governo Monti ha sintetizzato la posizione di quasi tutto il

mondo politico.

Ha espresso fiducia nei confronti dell‟esecutivo giudicandolo necessa-

rio. Ma perché per fare queste riforme impopolari non è stato formato

un governo politico, ma se ne è preferitouno tecnico? Abbiamo chiesto il

suo parere e lui ci ha risposto che senza la fiducia del parlamento il go-

verno tecnico non sarebbe nemmeno partito. Verissimo, ma l‟opinione di

tanti, e soprattutto l‟opinione dei giovani, è che la politica usa come scu-

do il professor Monti per fare queste manovre impopolari che lei non

sarebbe in grado di fare vuoi per incompetenza ,vuoi per paura di non

avere i voti durante le prossime elezioni.

E‟ stato un dibattito molto interessante con una persona che ha dimo-

strato di essere molto più che adeguata al ruolo che ricopre. Quando

abbiamo chiesto se lui se la sentisse di fare il sindaco, la sua risposta

negativa ci ha sorpresi. Spogliandosi delle proprie bandiere c‟è da dire

che un uomo così merita molto di più. La cosa più bella è stato il suo inci-

tamento a noi giovani: <<Partecipate!>>. Sì, voi ci direte: <<Quanti lo dico-

no!!!!>> e noi siamo d‟accordo con voi ma l‟assessor Castagnetti lo dice e

lo fa! Garantito redazione The Mente!

Simone De Lorenzi, VPA

In esclusiva...solo per

i ragazzi dell’Istituto

Romagnosi...IL

GRANDE BIDELLO

NON

PERDETEVELO!!

Page 14: The Mente Dicembre 2012

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Politica

Intervista sulla politica ad un ex del Romagnosi I nostri padri con coraggio hanno lottato per costruire il futuro, loro e nostro. Lo vogliamo fare anche

noi. Ora il problema è la crisi, non solo economica, ma anche delle coscienze e dei valori.

Spesso noi giovani non capiamo il presente e fatichiamo a immaginare il futuro. Il coraggio dei nostri

padri è in noi, però oggi viviamo situazioni difficili in contesti sempre più pericolosi. Ragazzini che vo-

gliono comportarsi da “grandi”, che non si accontentano più delle

piccole cose che una volta erano considerate importanti ed es-

senziali per crescere con i giusti ritmi. Giovani ingovernabili: ma

dove sono i genitori, e le istituzioni? Giovani sempre più soli, tra-

volti da una crisi dei rapporti personali, senza più guida ed esem-

pi. Mancano modelli, punti di riferimento. Noi non ci sentiamo di

approvare certi comportamenti di nostri coetanei che per conqui-

stare un senso di appartenenza ubbidiscono alla logica del branco;

per scaricare la rabbia diventano bulli; per avere sicurezze si

dannno alcool, o si rifugiano nel mondo virtuale di internet. Noi

siamo veramente convinte che per costruire la nostra vita servono valori, la fiducia, ma soprattutto la

speranza. Il problema è solo uno: i giovani si allontanano dalla vita della società, dall‟attualità, dalla po-

litica. Sì, perché la politica è vista come qualcosa di troppo lontano da noi, dai problemi reali della so-

cietà. Ma la politica, soprattutto in momenti come questi, non deve rappresentare un tabù specie tra

noi giovani. A tal proposito abbiamo avuto modo di incontrare un ex studente del Romagnosi che da

circa un anno ha deciso di fare politica, Luca Albieri, e abbiamo deciso di porgli qualche domanda.

Da quando ti interessi di politica? – fin dalle scuole medie, iniziai a costruirmi un‟idea politica, idea

che nessuno mi ha imposto, ma è stato frutto di un semplice interesse personale verso la vita sociale

della nostra Italia.

Cosa consigli ad un giovane che vuole entrare in politica? – beh, penso che se un giovane ha princìpi

in cui crede e per i quali ha voglia di impegnarsi, perché non provare? Solo i giovani possono essere

portatori di idee innovative importanti. La politica deve essere vista come un servizio al Paese e al cit-

tadino, ripartendo da idee nobili, recuperando alcuni valori oggi trascurati e pensando alle generazioni

future.

Noi giovani rappresentiamo l‟Italia del domani nella quale saremo i protagonisti, ma non possiamo esi-

merci fin da ora dall‟impegno sociale e politico, costruendo pazientemente giorno per giorno l‟avvenire.

La politica ha bisogno di riscoprire la lungimiranza e la coerenza, con il contributo dei giovani pensanti,

coraggiosi e moderati: questi sono i fondamentali per una nuova gestione della “cosa pubblica”. Di

fronte al dilagare della disaffezione verso la classe dirigente ripenso alle parole di un padre della Pa-

tria, Giorgio La Pira: <<Non si dica quella solita frase poco seria: la politica è una cosa 'brutta'! No: l'impegno politico -cioè l'impegno diretto alla costruzione cristianamente ispirata della società in tutti i suoi ordinamenti a cominciare dall'economico- è un impegno di umanità e di santità: è un impegno che deve potere convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera, di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità.>> Con la situazione politica attuale queste idee sem-

brano impossibili da realizzare, ma abbiate fiducia e non temete: siamo italiani, ce la faremo!!!

Barbara Bonini e Antonia Petrosino, VA

Page 15: The Mente Dicembre 2012

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Politica

Ci saremmo caso mai aspettati il contrario e cioè che Massimo Castelli, sindaco di Cerignale, protago-

nista della nostra intervista, si togliesse la giacca e per parlare con noi indossasse una tenuta più in-

formale. Invece Castelli rinuncia al pile in favore di una sobria giacca. Per farci capire che la politica

è una cosa seria. Cerignale, un paesino di 170 abitanti circa compreso tra Val Trebbia e Val D'Aveto.

<<Anche l'ufficialità vuole la sua parte: la giacca è un segno di rispetto nei confronti vostri e soprat-

tutto di chi mi ha eletto>>. Queste sono state le prime parole del sindaco al suo arrivo nella biblioteca

del nostro Istituto.

Nonostante questa formalità, Massimo ha instaurato con noi redattori un ottimo rapporto, anche

quando le domande erano un tantino "pungenti".

Numerose sono state le iniziative da lui intraprese durante il suo mandato: in primis, per quanto ri-

guarda il sociale, ha istituito il giornale per amico. Quest'idea è nata in risposta al problema degli an-

ziani soli (numerosi nel paesino di montagna). Si tratta dell'abbonamento, gratuito per gli utenti, al

quotidiano piacentino Libertà, che, oltre ad essere un mezzo per coinvolgere gli anziani che vivono

soli, è un metodo di assistenza: <<Il postino diventa una sorta di assistente sociale>>.

La vita a Cerignale, un paesino di 170 abitanti circa compreso tra Val Trebbia e Val D'Aveto, è molto

diversa da quella in città, ma soprattutto è dsifferente lo spirito delle persone, <<Un concetto molto

importante, prettamente montano, è quello della riconoscenza per chi ha costruito e chi è venuto pri-

ma di te>>.

Passiamo al punto centrale, al motivo che ci ha spinto ad invitare il sig. Castelli presso la nostra scuo-

la: <<In qualità di sindaco, percepisco una indennità di circa 400 € mensili (comprensivi delle spese di

servizio) per il mio impegno personale per la collettività. Questa quota la devolvo per l'acquisto del

carburante da parte dei carabinieri e in quegli ambiti in cui credo che i tagli siano sbagliati>>.Questa

sua iniziativa ci lascia di stucco: quando mai si è sentito di un politico che, invece di arraffare, devol-

ve anche quanto gli spetta?

Dopo qualche chiarimento sulla vita del paese, che evidenzia la passione con cui Castelli svolge il suo

lavoro e l‟amore profondissimo che nutre per Cerignale, gli chiediamo a bruciapelo: "I giovani, in politi-

ca, sono meglio dei vecchi?" Il sindaco risponde così: <<É necessario l'impegno in politica. C'è il rischio

di criticare, ma non assumersi l'impegno. I giovani sono più poliedrici degli anziani, ma spesso sono po-

co concreti>>.

E quando gli chiediamo se ha fiducia nel governo Monti, <<É un fallimento gravissimo della politica.-

risponde- Io personalmente a Monti avrei affidato una manovra tampone all'economia, una riforma

elettorale e subito dopo le elezioni. É il cittadino che deve scegliere i propri rappresentanti!>>.

Grazie, sindaco, per la lezione di trasparenza e di

entusiasmo che ci ha impartito. E grazie anche per

una metafora che ha coniato lì per lì e che non di-

menticheremo: <<La politica è come un tavolo da gio-

co, ma a questo tavolo ci sono molti bari. Non è sba-

gliato il gioco, bensì barare durante il gioco>>.

Damiano Borella, IVpa

Incontro con Massimo Castelli, sindaco

di Cerignale e presidente della Comunità montana

Page 16: The Mente Dicembre 2012

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Ogni due anni nel mese di ottobre molti studenti si trovano a votare due rappresentanti,spesso senza

sapere chi sono e cosa andranno a fare, cerchiamo quindi di fare un po‟ di luce su questa enigmatica

Consulta, che poi tanto enigmatica non è.

La Consulta Provinciale degli Studenti,formata da Presidente,Vicepresidente,Segretario e dagli altri

membri della Giunta,è un organismo istituzionale di rappresentanza studentesca e dispone di fonti

proprie,che non devono essere inferiori al 7% dei fondi provinciali destinati alle scuole per le attività

degli studenti. Il suo compito principale è quello di garantire il più ampio confronto tra gli istituti tra-

mite la realizzazione di progetti che ne coinvolgano il più ampio numero possibile, di accordi con enti

locali e di attività anche a carattere internazionale. Un'opportunità delle Consulte studentesche pro-

vinciali è la possibilità di suddividersi in commissioni autonome, ognuna delle quali con un compito pre-

ciso da portare avanti. Le principali commissioni istituite nelle diverse Consulte nello scorso anno sco-

lastico sono:

› Commissione "Riforma della scuola"

› Commissione "Legalità, Diritti umani e Volontariato"

› Commissione "Edilizia scolastica"

› Commissione "Sportello informativo"

› Commissione "Orientamento"

› Commissione "Scuola e sport"

› Commissione "Scuola, musica e arte"

› Commissione "Internet"

› Commissione "Scuola, Cinema e Teatro"

Per ora siamo in fase di progettazione. Vi terrò informati. Promesso.

Elisa Ricci IIICoC, rappresentante del Romagnosi alla Consulta

MARCO POPOLLA: REDATTORE DEL THE MENTE E

RAPPRESENTANTE AL CONSIGLIO D’ISTITUTO Salve a tutti! Sono Marco Popolla, uno dei due rappresentanti degli alunni del

Romagnosi nel Consiglio d‟Istituto.

Poiché gran parte degli studenti dopo le votazioni per i rappresentanti non

sanno più niente degli eletti e non sanno a chi rivolgersi se hanno problemi o

lamentele, ho deciso di farmi sentire attraverso il nostro magnifico giornali-

no.

Da quando sono rappresentante, non ci sono state assemblee per discutere

dei problemi scolastici con il preside e gli altri membri del Consiglio.

Chiunque abbia osservazioni o proposte può contattarmi in VPA.

Arrivederci alla prossima assemblea!

Marco Popolla, VPA

The Mente

Page 17: The Mente Dicembre 2012

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Il consumo di alcool è molto frequente tra i giovani. La legge

dice che non si può somministrarlo ai minori di 16 anni, però

esso circola insieme al fumo anche fra ragazzi decisamente

più giovani.

La prima esperienza di consumo avviene nella pubertà( 8-14

anni) e difficilmente i giovani pensano che bere possa causare

malattie. Fra i giovani va di moda bere vino e sempre più la

birra. Dalle superiori si provano i superalcolici: ne fanno uso il

30% dei maschi delle prime classi e la percentuale sale al

50% fra gli alunni delle ultime classi. I giovani si avvicinano all'alcool prevalentemente perché gli at-

tribuiscono valenze di tipo simbolico, per far parte della "cultura dello sballo" . Ciò vale anche per il

fumo: si usano le "Malboro" per sentirsi superiori.

Nelle civiltà più antiche si credeva che l'acqua fosse nociva e questa credenza durò fino al XIX seco-

lo; pertanto si usava bere il tè ad Oriente ed il vino ad Occidente. Per quasi 10000 anni nell'Occiden-

te la birra ed il vino sono state le principali bevande "dissetanti".

In tutte le guerre l'uomo ha usato l'alcool come "stampella" per sopportare la sofferenza, il disagio,

la paura, il dolore della morte. Un colonnello della Grande guerra affermò che l'alcool era la "benzina"

dei soldati. L'alcool è la sostanza psicotropa più diffusa nel mondo ed è la terza causa di morte dopo

le malattie cardiovascolari e il cancro. Quindi ragazzi, se ci tenete alla vostra salute e al vostro por-

tafoglio, cercate di smettere di bere alcolici.

Sara Esselkaoui, IIB

EXIT: Le stragi del sabato sera messe in

scena.

La sera dell‟ 1 dicembre, presso il Teatro Municipale è stato messo in scena uno spettacolo ideato da

Achille Crosignani dal titolo "Exit". Sul palco si sono esibiti ragazzi del Gioia e del Marconi ed in un pa-

io di ore sono riusciti a mostrare cosa può succedere bevendo un bicchiere di troppo e mettendosi alla

guida. Il tutto è stato enfatizzato da una simulazione di soccorso della protagonista eseguita da veri

volontari che erano seduti tra il pubblico e che sono corsi sul palco a soccorrerla. Alla fine di questo

emozionante spettacolo, alcuni agenti della Polizia Municipale hanno cercato di sottolineare l'impor-

tanza del messaggio che questo spettacolo voleva trasmettere e soprattutto il fatto che tutto questo

è nato dai ragazzi stessi, ossia la parte maggiormente colpita da questo straziante fenomeno delle

stragi del sabato sera.

Andrea Gazzola, 4B & Niki Mougoyannis, 3B

The Mente

Page 18: The Mente Dicembre 2012

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Così il nostro POF alla voce educazione alla salute:

Educazione alla salute e all’ambiente

L‟ educazione alla salute e all‟ambiente viene realizzata dai docenti di scienze

integrate e geografia in orario curricolare nelle rispettive classi.

E‟ previsto inoltre l‟intervento di esperti appartenenti ad associazioni culturali.

Tale attività si propone come obiettivi:

- Promuovere fattori di protezione e ridurre fattori di rischio

- Approfondire alcune parti del programma di scienze e geografia per dotare gli alunni di conoscenze

ed abilità critiche

- Essere in grado di acquisire stili di vita corretti

- Fornire un‟informazione aggiornata ed approfondita sui temi del rapporto uomo–ambiente

- Attuare un percorso didattico a tema per promuovere soggetti attivi nella scuola

Nell‟ambito dell‟educazione alla salute, in tutte le classi seconde viene realizzato il progetto di edu-

cazione alimentare (che prevede l’approfondimento del programma di biologia) al fine di dotare gli

alunni di conoscenze ed abilità critiche per realizzare, con un‟alimentazione equilibrata e consapevole,

efficienza fisica, equilibrio psichico e integrazione sociale.

Noi della redazione ci siamo chiesti a riguardo, se quanto scritto fosse veramente messo in pratica e

cosa pensasse di ciò un esperto qual è il Dottor Alberto Genziani e siamo andati ad intervistarlo nel

suo studio Zefiro all‟AUSL.

In questa sede egli ci ha illustrato l‟importanza per noi giovani dei fattori di rischio e dei fattori di

protezione, spiegandoci che il disagio giovanile viene visto non come un qualcosa che l‟individuo ha, ma

come il risultato di un complesso intreccio di fattori di rischio e fattori di protezione operanti nel

corso dello sviluppo. I fattori di rischio aumentano la probabilità di esiti negativi, invece i fattori di

protezione riducono gli esiti negativi e rendono il soggetto meno vulnerabile alle fonti di stress. Le

due tipologie che possono influire sullo sviluppo non sono semplicemente una l‟opposto dell‟altra: infat-

ti un fattore di rischio in età adolescenziale non lo è in età adulta.

I fattori di protezione più spesso rilevati dalla letteratura evolutiva si collocano in diversi livelli

dell‟esperienza personale e sono classificabili nei seguenti tre gruppi:

1. Le caratteristiche individuali della persona, quali le abilità cognitive e sociocognitive, temperamen-

tali e affettive;

2. La qualità delle interazione tra persona e ambiente;

3. La qualità del contesto sociale.

I fattori di protezione definiti genericamente protettivi e legati a life skills quali le abilità sociali e

le abilità decisionali, agiscono a vari livelli, ad esempio: la famiglia, la scuola, il gruppo dei pari,

l‟individuo e la comunità.

The Mente

Page 19: The Mente Dicembre 2012

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Questi sono solo alcuni esempi che Genziani ci ha portato e

che la nostra

scuola dovrebbe insegnarci per formarci da un punto di vista sociale.

Infatti anche l‟OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) sostiene che il

ruolo della scuola non è solo quello di una formazione puramente professio-

nale.

Agli inizi degli anni ‟90, l‟Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), defi-

nisce le Life Skills come “Abilità che consentono di trattare efficacemente con le richieste e le sfide della vita quotidiana”, possono quindi essere con-

siderate come quelle “abilità di vita” e “per la vita” che si pongono alla radice di ogni processo adatti-

vo “umano”. Non è forse questo, non è

forse la capacità di adattarsi alla vita

quotidiana uno degli insegnamenti che ci

dovrebbe fornire la scuola?

Le life skills definiscono le dieci capaci- t à

più importanti per l‟educazione. Com-

prendono la capacità di:

◊ Prendere decisioni;

◊ Risolvere i problemi;

◊ Pensiero creativo;

◊ Senso critico;

◊ Sapersi esprimere;

◊ Relazioni interpersonali;

◊ Riconoscimento di sé;

◊ Empatia;

◊ Gestione delle emozioni;

◊ Gestione dello stress.

Appare sempre più evidente che, in ragione dei grandi cambiamenti socio culturali e degli stili di vita

che si sono verificati in diverse parti del mondo, molti bambini, ragazzi e giovani non siano più suffi-

cientemente equipaggiati delle abilità necessarie per far fronte alle crescenti richieste e allo stress

che si trovano ad affrontare. Sembra che venga a mancare loro il supporto richiesto per acquisire e

rinforzare le “life skills”. E‟ come se i meccanismi tradizionali per trasmettere queste abilità non fos-

sero più adeguati a causa dei nuovi fattori che condizionano lo sviluppo dei minori e dei giovani.

Dovrebbero, secondo noi, essere la scuola in primis e la famiglia, insieme magari, a fornirci gli stru-

menti giusti per la nostra formazione.

Simone de Lorenzi, Matteo Scotti & Marco Popolla, VPA

The Mente

Page 20: The Mente Dicembre 2012

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Speciale Festival del Diritto

Tra miele e spaghetti sulla via della legalità di Rebecca Bettera

Combattere la mafia: una sfida che sembra impossibile, ma che tanto impossibile non è. Il messaggio arriva forte e chiaro

dall‟attrice Tiziana di Masi che, nell‟ambito della quarta edizione del Festival del Diritto, ha portato sul palco del Teatro

dei Filodrammatici il suo grido di lotta.

“Mafie in pentola. Libera terra, il sapore di una sfida”, questo il nome dello spettacolo che sulla via della gastronomia ha

percorso i passi che sono stati fatti in questi anni nella lotta contro la mafia. Spesso si pensa che per combattere la Ca-

morra, la „Ndrangheta, la Santa Corona Unita o comunque la si voglia chiamare siano necessarie azioni straordinarie e

spesso si dimentica che invece sono proprio i piccoli passi a portare davvero lontano. Quindi ci ha pensato Tiziana a ricor-

darcelo con il suo straordinario spettacolo che ha incantato la gran folla accorsa a teatro. Con il suo splendido sorriso ci

ha accompagnati attraverso un viaggio tra Sicilia, Puglia, Calabria, Campania e Piemonte alla scoperta dei buoni frutti che

si possono far crescere sui terreni confiscati ai mafiosi. Tutte queste terre che per troppo tempo hanno subito violenze

e soprusi, grazie alla legge 109/96, approvata dopo che “Libera – associazioni, nomi e numeri contro le mafie” raccolse un

milione di firme per farla approvare, hanno avuto la possibilità di riscattarsi e ora da quel male nasce del bene sotto for-

ma di mieli, conserve, peperoncini, taralli, vino, legumi, mozzarella e pasta. Lo spettacolo inizia con una parodia sulle sagre

paesane, che tutti noi conosciamo bene, con una satira pungente che ha lo scopo di aprire gli occhi a tutti i presenti, il

tutto accompagnato da taralli e altre squisitezze. E ci riesce, perché l‟illegalità rischiamo di mangiarla anche in un piatto

di pasta se non prestiamo attenzione ai frutti della terra che consumiamo. In questo ci aiuta proprio Libera e con i suoi

prodotti: <<Possiamo comporre un pasto completo dagli antipasti al digestivo. – dice Tiziana – E‟ un sacco di roba, ma so-

prattutto un sacco di roba buona>>. Così giunge il momento di assaporare la prima portata: spaghetti e pasta di grano si-

neto. Tiziana ci racconta la loro storia, di come all‟inizio nessuno volesse coltivare i terreni confiscati perché: <<Esporsi è

pericoloso>> dicevano e nessuno se la sentiva di far crescere quel grano. Finché la Guardia Forestale non preparò il terre-

no e il giorno della semina erano tantissimi, studenti, poliziotti e magistrati, pronti a rimboccarsi le maniche per spargere

nella terra quei semi della pace. Ma ancora più numerosi erano al momento della prima trebbiatura e dopo aver trovato la

mietitrebbia, nonostante le difficoltà che opponevano i corleonesi, questa “per caso” si rompe. Ma nessuno si arrende, i

carabinieri portano la mietitrebbia nel campo e la fanno lavorare, così il raccolto è salvo.

E infine arriviamo al dolce: il “padanissimo” torrone di Cascina Caccia, in ricordo del procuratore della Repubblica di Tori-

no, Bruno Caccia, assassinato dai mandanti di Domenico Belfiore, boss calabrese della ‟Ndrangheta. Forse adesso vi do-

manderete che cosa c‟entri il Piemonte con il sud e la mafia. Bene, è arrivato il momento di sfatare un mito: la mafia non è

solo “cosa” della Sicilia o della Calabria, ma anche del nord Italia, dove ci sono i principali traffici di droga e riciclagg io di

denaro sporco. E anche lungo le rive del Po si combatte questa lotta, a pochi chilometri da Chivasso dove abitava Belfiore;

con il miele, appunto, di Cascina Caccia.

Queste sono solo due delle tante storie che Tiziana ha raccontato, ma sono tutte accomunate da uno stesso messaggio: il

vero modo per indebolire i mafiosi è sottrarre loro le ricchezze che possiedono e su quei terreni coltivare prodotti sani e

buoni come quelli che Tiziana ha fatto degustare ad alcuni del pubblico durante lo spettacolo. Ma forse vi starete chie-

dendo come pasta e legumi possano combattere la mafia; si tratta solo di cibo, giusto? Eppure il consumo critico è una

delle tante fondamenta su cui poggia questa difficile battaglia e consumando il buon cibo biologico dei terreni confiscati

possiamo dare un grande contributo. Grazie al lavoro di Tiziana Di Masi abbiamo scoperto alcune perle enogastronomiche

che arrivano proprio da questi terreni come il vino “I cento passi” o la mozzarel-

la di Don Peppe Diana <<la mozzarella più buona del mondo>>, il piccantissimo pe-

peroncino calabrese e il dolce miele di Cascina Caccia, ma soprattutto abbiamo

ricordato ancora una volta le storie dei tanti eroi che hanno compiuto il sacrifi-

cio più grande.

Tiziana ci ha aiutato a percorrere un cammino della memoria: infatti tutte le

cooperative che operano sui terreni confiscati e i prodotti coltivati portano i

nomi di chi è stato ucciso dalla mafia. <<L‟obiettivo del mio spettacolo è far capi-

re a tutti quanto sia importante sostenere questo lavoro – afferma Di Masi -.

Voglio che il messaggio arrivi a tutti, ai più grandi come ai più piccoli e spero di

esserci riuscita>>. Adesso il nostro compito è portare avanti questa battaglia

perché: <<La mafia è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine>> diceva Falcone. E noi

dobbiamo crederci, certo nessuno dice che è facile, ma non possiamo più permetterci di fare gli struzzi. Ricordiamoci che

dopo un lungo inverno arriva sempre una primavera.

The Mente

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LO SPORT COME STILE DI VITA di Damiano Borella

<<Non ci posso credere!>>. Questo è stato il mio primo pensiero. Sembrava un incubo: i progetti e le attese di

un'intera settimana andate in fumo.

Questo è ormai il terzo Festival del diritto a cui partecipo, ma mai ero euforico come quest'anno. Il tema centrale

"UMANITÀ E TECNICA" mi attirava particolarmente e non appena ho sfogliato il depliant che riportava i vari eventi, la

mia attenzione si è soffermata sull'incontro intitolato "TUTTI CAMPIONI?" al quale sarebbe dovuto partecipare anche

il ex-campione olimpico degli anelli, Yuri Chechi. Uso il condizionale proprio perché il "Signore degli anelli" purtroppo non

era presente. Ecco spiegata la mia delusione.

Alle ore 16.00 di venerdì 23 settembre, mi sono trovato puntuale nella piazza di Guardamiglio, il mio paese, con un amico,

anch'egli interessato all'incontro sopra citato. Non stavamo più nella pelle

tanto era forte l'attesa, quando, chiavi in mano, siamo partiti per la Fondazio-

ne di Piacenza e Vigevano dove era previsto l‟evento.

Giunti in sala, non vedendolo, pensai: <<Sarà in ritardo. Fra poco arriverà>>.

Purtroppo non fu così, <<Sfortunatamente Yuri Chechi non potrà essere pre-

sente all'incontro poiché,per quanto strano possa sembrare, è stato colpito

dalla varicella. Proveremo a contattarlo telefonicamente...>>. Queste furono le

prime parole di Paolo Gentilotti, il giornalista sportivo coordinatore dell'incon-

tro.

Ammetto di essere stato molto deluso e di aver avuto anche l'intenzione di

abbandonare la sala. Non ho ancora trovato un buon motivo per cui non l'ho

fatto, comunque sono sicuro di aver compiuto la scelta giusta. Siamo riusciti a

contattare telefonicamente Yuri Chechi, il quale ci ha porto i suoi saluti, ha

ammesso il suo dispiacere per la mancata presenza al Festival ed ha aggiunto che sarà lieto in futuro di venire a Piacenza

se ci sarà un‟ altra occasione come questa.

Nonostante il dispiacere per l'assenza dell'ex-campione olimpico, sono rimasto affascinato dalle parole e dalle lezioni di

vita del direttore del Laboratorio antidoping della Federazione medico sportiva italiana, Francesco Botrè. Riconoscevo

nelle parole di Botrè, gli insegnamenti che mi ha dato e continua a dare mio padre.

Il discorso affrontato durante l'incontro va oltre il semplice, se così sì può definire, problema del doping. Molti erano gli

spunti su cui riflettere e da mettere a frutto nella vita di tutti i giorni: alla base dell'uso di doping (come qualsiasi altro

tipo di droga) vi è una sorta di insoddisfazione personale. Si cerca una scorciatoia per arrivare prima, giungere al proprio

obiettivo con il minor dispendio di energia e fatica, ma la vita non ci insegna questo.

Pensiamo per esempio ad Adamo ed Eva: avevano tutto quello che desideravano, un intero mondo a loro disposizione e in-

vece...proprio da quell'albero dovevano raccogliere la mela?! E questo per il semplice fatto che qualcuno, il serpente in

questo caso, li ha tentati, ponendoli di fronte alla scelta di raggiungere la vetta (diventare come Dio) o rimanere dei co-

muni mortali.

Ecco da questo semplice esempio possiamo vedere come è facile arrivare al proprio obiettivo barando, violando le regole.

Lo stesso vale per le attività e discipline sportive, che sono quelle che dovrebbero dare l'esempio, proprio per il grande

seguito di pubblico ad ogni manifestazione.

Dove è finito l'orgoglio? E la soddisfazione per qualcosa realizzata con le proprie mani, con impegno e fatica? Sembra

proprio che non contino più nulla le vittorie personali, ma la responsabilità è solo nostra e in fin dei conti le scorciatoie

non portano lontano.

Un pensiero di Paulo Coelho mi pare una conclusione adeguata: è un invito a perseverare nell‟impegno. Non dobbiamo sco-

raggiarci al primo ostacolo, ma provando e riprovando possiamo superare ogni difficoltà.

<<Esistono le sconfitte. Ma nessuno può sfuggirvi. Perciò' è meglio perdere alcuni combattimenti

nella lotta per i propri sogni, piuttosto che essere sconfitto

senza neppure conoscere il motivo per cui si sta lottando.>>

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"La narrativa applicata, tra demistificazione biblica, fai-da-te filosofico e ironia.

L‟azione scenica di cinque personaggi che discutono sull‟importanza della narrativa

in contrapposizione all‟efficacia solo apparente dei manuali tecnico-scientifici."

Questo era scritto sul volantino descrittivo dello spettacolo “Il Bullone A1”, messo

in scena dal laboratorio teatrale della mia scuola, il “Romagnosi”.

“Chissà cosa mi tocca andare a vedere”- pensai.

In realtà, dietro tutti questi paroloni, si nascondeva uno spettacolo ben fatto, un‟

ottima interpretazione e un‟ eccellente regia.

Tutto inizia con un tipico dialogo mattutino tra un uomo e una donna, svoltosi (ma

questo si capirà solo alla fine) a bordo di una navicella spaziale.

Parlando del più e del meno, l'uomo si accorge che l'amico Cain non si è ancora pre-

sentato, e mentre ne chiede il motivo all'amica arriva la voce rassicurante dello

stesso Cain

che si trovava in bagno; i due allora vanno avanti a parlare tranquillamente, ma il

tempo passa e Cain non esce!

A quel punto l'uomo chiede rassicurazioni sulle condizioni di salute dell'amico, che con voce molto meno tranquilla af-

ferma di avere un "piccolo" problema con lo scarico. Da qui

parte un dialogo surreale su come aggiustare il wc, e solo alla fine si scopre che per farlo è necessario uscire dall'a-

stronave; tutta colpa di un piccolissimo pezzo: il bullone A1.

A questo punto allo spettatore sorge spontanea una domanda: perché i tre giovani si trovano su un‟ astronave ad anni

luce di distanza dalla Terra?

E' presto detto: cambia l'ambientazione e cambiano i personaggi in scena; ci si trova su un Pianeta che appare inizial-

mente sconosciuto, dove due donne sono finite per sbaglio in seguito

ad una tempesta elettromagnetica che ha influenzato il loro teletrasporto.

Il Pianeta si presenta desolato, senza alcuna forma di vita, ma i rilevatori segnalano la presenza di ossigeno, idrogeno,

ozono…

Dopo un breve scambio di opinioni, arrivano all'ovvia conclusione: quella è la Terra!

Le due restano impietrite, cristallizzate in un efficace tableau vivent e parte un video, attraverso il quale due giovani

scienziati vogliono documentare le loro imprese, il progetto "Bellerofonte", che consiste nella realizzazione di un po-

tentissimo ordigno nucleare in grado di esplodere nel futuro. Una bomba nucleare ad orologeria, per così dire.

Lo scopo è quello di venderlo ad organizzazioni terroristiche ricavandone soldi a palate; perché questo è il progresso.

A quanto pare, il progetto è andato a buon fine, e lo spettacolo termina con le parole rivolte al pubblico da una delle

due donne: la tecnica non illuminata dall‟etica non porta ad alcun progresso, anzi aumenta il rischio che l‟uomo, novello

semidio, spinto dall‟avidità metta in pericolo la sopravvivenza stessa della specie e del pianeta.

Certo il messaggio non è nuovo, ma pare necessario ribadirlo perché intorno a noi non si notano segnali di speranza. An-

zi, a ben guardare, l‟unico motivo di speranza è rappresentato dalla provenienza del messaggio stesso: sono i giovani,

cioè, attori e autori del Bullone A1, che ci ricordano che la responsabilità umana è l‟imprescindibile fulcro attorno a cui

ruotano la scienza e la tecnica.

Bravi gli attori, che venivano, oltre che dal Romagnosi, anche dal Gioia e dal Respighi ( a proposito, chi l‟ha detto che

fra le varie scuole ci sono ruggine e competitività?); bravi gli autori, sconosciuti ventenni di belle speranze e brava la

regista che ha saputo coordinare il tutto con maestria, confezionando uno spettacolo che non si dimentica tanto facil-

mente.

Il Bullone A1 di Matteo Scotti

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La pizza ha origini antichissime risalenti a tre-

mila anni fa e le testimonianze affermano che

il luogo di nascita della “pizza”è il bacino Me-

diterraneo; tuttavia, i piatti cucinati in Egitto

e in Grecia non erano vere e proprie pizze

bensì schiacciatine e focacce; la vera pizza

con pomodoro e mozzarella come la intendiamo

noi oggi è nata a Napoli intorno al 1730 nella

versione Marinara (pomodoro, aglio e origano).

Infatti, a Napoli iniziano a diffondersi le bot-

teghe specializzate nella preparazione di tale

piatto che diventa così una pietanza consuma-

ta da tutte le classi sociali.

Verso la fine del 1800 compare la famosa piz-

za Margherita che ha preso il nome nel 1889

dalla regina Margherita. Infatti, si racconta

che il miglior pizzaiolo dell‟epoca; Raffaele E-

sposito, realizzò per i sovrani d‟Italia Re Um-

berto I e la regina Margherita, tre pizze: alla

mastunicola (strutto, formaggio, basilico), alla

marinara (pomodoro, aglio, olio, origano) e con

pomodoro e mozzarella (pomodoro, olio, moz-

zarella, basilico).

La sovrana apprezzò così tanto quest‟ultima da

voler premiare l‟artefice attribuendo il suo

nome alla creazione culinaria e da allora ecco

la “Pizza Margherita”. Fino al 1900 la pizza e

le pizzerie rimangono un fenomeno prettamen-

te napoletano, poi dopo la seconda guerra

mondiale e grazie all‟emigrazione, la pizza ini-

zia a far capolino anche fra i paesi del Nord

Italia e all‟estero diventando così un fenome-

no mondiale.

Gli ingredienti per la pasta della pizza variano

a seconda di dove è preparata e per che occa-

sione; se è una pizza preparata dalle imprese

con il fine di essere venduta la ricetta mirerà

a durare nel tempo senza il rischio di seccarsi:

farina, acqua, sale, olio e strutto; se invece si

prepara la pizza in casa in previsione di una

cena fra amici, si punterà a impressionarli con

una ricetta che lascia la pasta morbida e gu-

stosa: farina, acqua, olio d‟oliva, sale e latte. I

condimenti variano secondo il gusto personale

delle persone; la pizza si può condire con sva-

riati ingredienti, dai più classici come pomodo-

ro e mozzarella a quelli più elaborati come sal-

siccia, wurstel e patatine fritte, a quelli più

gustosi e piccanti. La pizza, insomma, è un ali-

mento che, proprio grazie a questa sua varia-

bilità, soddisfa i gusti di tutti.

Il modo migliore per cuocere la pizza è utiliz-

zare il forno a legna perché una volta inserita

nella camera di cottura, grazie all‟effetto di

fenomeni fisici essa raggiunge i suoi valori ot-

timali, il tutto spartito in tre modi: per con-

tatto, per corrente d'aria calda, per riverbe-

ro.

Il primo perché la pasta assorbe il calore del

suolo del forno per conduzione; il secondo

perché a contatto con l'aria calda assorbe ca-

lore per convenzione e il terzo per irraggia-

mento (o riverbero) cioè per effetto del calo-

re emanato dalla fiamma (chi l‟avrebbe mai

detto che gli studi della conduzione del calore

sarebbero serviti anche per capire come mai

la pizza nel forno a legna cuoce così bene?) Il

risultato della pizza perfetta si presenta

quindi in questo modo: il pomodoro avrà perso

solo l'acqua in eccesso restando denso e con-

sistente, la mozzarella si disidrata appena e si

fonde al punto giusto, l'olio non supera i 70°C

oltre i quali comincerebbe a friggere renden-

dosi dannoso per il fegato e il basilico non si

brucia sviluppando il massimo del suo aroma e

continuando ad essere riconoscibile nel colore

e nella forma.

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Per questo motivo per i pizzaioli napoletani è as-

solutamente inconcepibile il fatto di cucinare la

pizza in un forno che non sia a legna perché, così

facendo, il risultato finale non sarebbe neanche

lontanamente paragonabile dal capolavoro deriva-

to dalla cottura nel forno a legna.

Studi recenti riguardanti il consumo della pizza

nel mondo hanno potuto affermare che la classi-

fica è guidata dagli Stati Uniti e dall‟Italia, ma

un notevole incremento nel consumo di questo

alimento si è potuto notare nei Paesi dell‟Est co-

me Ucraina, Romania, Cina e India.

La pizza è un alimento ormai largamente consu-

mato in tutto il

mondo e grazie al

fenomeno della glo-

balizzazione la si

può mangiare ovun-

que, ma, ovviamen-

te, non sarà mai

buona quanto in Italia; per questo dobbiamo sen-

tirci orgogliosi di essere gli inventori di una pie-

tanza così famosa e apprezzata in tutto il mondo.

Irene Patelli, IIIPB

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Integrazione Quando ero piccola (ma anche adesso),

qualcuno mi chiedeva sempre se preferissi

l'Italia o la Serbia, il mio Paese d'origine.

Io non rispondevo, ma riflettevo sulla do-

manda. Se avessi dovuto scegliere fra qui e

lì, cosa avrei scelto? La Serbia è la mia pa-

tria, casa mia è lì, i miei parenti sono lì. In

Italia, però ho molti amici e mi sento al mio

posto.

Quando penso al mio futuro me lo immagino

un po' in Italia e un po' in Serbia, ed è per

questo che mi sento integrata.

Marina Nikolic’

Mi sento integrata.

Perché ormai la mia famiglia ,

i miei amici sono qui e se dovessi scegliere

tra stare qui in Italia o tornare in India, credo che sia

ovvio che sceglierei l'Italia,

perché non penso che riuscirei più ad abituarmi agli usi

e ai costumi del mio paese d‟origine.

Dell'Italia mi piacciono la neve, l'uguaglianza tra uomo

e donna, la pizza. Mi piacciono anche i bei paesaggi che

amo fotografare.

Kancha Devi

Io mi sento… abbastanza integrata. Beh… io sono nata qui, quindi è stato più facile per me che per molti altri che invece hanno dovuto imparare la lingua. Infatti può capitare che i nuovi arrivati vengano presi in giro dai compagni in quanto nuovi, ma questo è più presente nelle scuole medie e elementari e quasi mai in quelle superiori. Nel mio

caso all'inizio non è stato molto facile andare d'accordo con i compagni a causa delle continue offese, ma poi sono riuscita a farmi degli amici che hanno voluto accettarmi come amica guardando il mio carattere e non il mio aspetto fisico. Arrivando alle superiori le offese sono finite del tutto e così ho saputo integrarmi meglio perché finalmente

ho conosciuto gente che mi accetta per come sono.

Jasmine Kita

UOMO DI COLORE

Quando hai caldo sei rosso;

quando hai freddo sei blu;

quando sei spaventato sei bianco;

quando stai male sei giallo;

quando sei imbarazzato sei rosa;

quando ti manca il respiro sei viola.

Quando ho caldo sono nero:

quando ho freddo sono nero;

quando sono spaventato sono nero;

quando sto male sono nero;

quando sono imbarazzato sono nero;

quando mi manca il respiro sono nero.

Allora, perché mi chiami uomo di colore?

Belen Apolo

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Integrazione

Per rimanere in tema con l‟integrazione ci siamo

chieste: e noi? Come vediamo gli stranieri che ar-

rivano in Italia e, nel nostro piccolo, nella nostra

classe? Per questo motivo abbiamo deciso di fare

un sondaggio nelle classi dove da poco è arrivato

uno studente straniero. Le domande erano poche

ma dirette; alcuni risultati erano prevedibili, altri

ci hanno un po‟ stupito. La pri-

ma domanda che abbiamo po-

sto è stata “eri contento alla

notizia del suo arrivo?” la

maggioranza, con il 46% ha

barrato la casella INDIFFE-

RENTE, il 40% SI e il 13,5%

NO.

Sono stati molto apprezzati i

risultati delle risposte alla

domanda che chiedeva “In ba-

se a cosa lo giudichi?” infatti, da quanto emerso,

nessuno giudica dal paese di provenienza o

dall‟abbigliamento; il 25% dal primo impatto e la

stragrande maggioranza, con il 75%, dichiara di

non poter giudicare una persona senza prima a-

verla conosciuta. Quasi l‟80% afferma di non ave-

re problemi con la diversa lingua, solo il 7% lo ri-

tiene un problema mentre il 10% si affida alla ca-

pacità potersi capire senza necessariamente par-

lare. Siamo state molto contente di vedere che

alla domanda ”Se la ragazza nuova fosse stata i-

taliana l‟avresti accolta diversamente?” il 54% ha

risposto “no, una persona è una persona sia essa

italiana o straniera”, il 15% avrebbe reagito di-

versamente e il 30% afferma che la sua reazione

è dovuta principalmente al problema della lingua.

Una domanda che ha diviso a metà gli studenti

sottoposti al sondaggio è stata “Hai mai provato a

metterti nei panni di uno studente straniero?” il

54%, infatti, ha risposto SI mentre il 46% NO.

L‟ultima domanda del questionario era a risposta

aperta: “Scrivi una qualsiasi considerazione sull‟

argomento”. Una buona parte delle risposte

(35%) erano “Utile”, “Interessante” o “Buona ini-

ziativa”. Una sola, delle ventisei risposte, era

“Argomento brutto, dispiacere!” e due persone

hanno scritto di dover insegnare l‟italiano prima

di inserire stranieri in classe. Moltissimi erano

contenti per la nuova arrivata, per la nuova amici-

zia o l‟esperienza. Una ri-

sposta in particolare ha at-

tirato la nostra attenzione:

“Anche noi un giorno po-

tremmo trasferirci in un al-

tro Stato, e quindi bisogne-

rebbe rispettare le persone

provengono da un Paese di-

verso dal nostro.”

Tra chi sta leggendo, molti

saranno sicuramente stra-

nieri, alcuni venuti in Italia in età scolare e capi-

ranno il senso di questa frase, perché chi vive in

Italia da sempre non può capire cosa si prova a

stare tra persone che non si capiscono. Speriamo

che tutti i ragazzi abbiano risposto onestamente,

anche perché il sondaggio era assolutamente ano-

nimo, e se lo hanno fatto ne siamo molto felici

perché la maggior parte ha dimostrato di non a-

vere pregiudizi nei confronti di questi ragazzi e

crediamo che sia una cosa molto positiva per tut-

ti, sia per noi che per loro, perché, in questo mo-

do non si creano attriti fra le persone e si riesce

a convivere meglio.

Esorteremmo tutti quelli che leggono a lasciare

da parte le differenze sociali, culturali ed esteti-

che e divertirsi insieme, perché non è importante

sapere dove, come e quando è nata la persona che

si ha davanti, ma il suo modo di prendere la vita e

le differenze non fanno altro che dare valore

all‟essere se stessi.

Irene Patelli, IIIPB, & Marina Nikolic’ IIB

Page 28: The Mente Dicembre 2012

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Integrazione

La presenza regolare dei cittadini stranieri in Ita-

lia si aggira attorno ai 5 milioni: crescenti la pre-

senza di famiglie (2 milioni quelle con almeno un

membro straniero), il numero dei minori

(993.238), l’incidenza sulla popolazione residente

(7,5%) e quella sulla forza lavoro (oltre il 10%), il

numero degli occupati (oltre 2 milioni) e quello dei

titolari d‟impresa (228.540). A questo numero bi-

sogna poi aggiungere il numeroso esercito dei clan-

destini cioè di quelli che lo Stato non è stato in

grado di individuare e di conseguenza regolarizza-

re. Esercito che trova rifugio e sussistenza nel

lavoro sommerso e nella delinquenza comune.

L‟immigrazione infatti porta con sé diversi e gravi

problemi perché, se è vero che gli immigrati ven-

gono a colmare l‟assenza di personale in certe at-

tività a cui non sono più dediti gli italiani, è altret-

tanto vero che comporta problemi sociali di note-

vole portata.

Tante sono le conseguenze lamentate: più disoccu-

pazione, più criminalità, più spesa pubblica, meno

conservazione delle tradizioni e usanze locali e più

compagni scolastici stranieri. In questa realtà è

fondamentale la tanto sospirata integrazione ov-

vero la civile, felice e tranquilla convivenza tra

genti diverse. Accettare di integrarsi è una scel-

ta. Ma come favorire l‟integrazione? Ed è accetta-

ta da ambo le parti? Nella scuola prevale lo spirito

di tolleranza. La scuola, in particolare il nostro I-

stituto, è un esempio perfetto di luogo pubblico in

cui ragazzi e ragazze di ogni provenienza riescono

a stare bene insieme. Tanti sono i paesi di prove-

nienza, tante sono le lingue e tanti sono gli immi-

grati che frequentano la nostra scuola. Ogni ra-

gazzo ha una storia da raccontare e, credo, un

compagno a cui raccontarla. Non solo i ragazzi pe-

rò hanno qualcosa di interessante da dire in meri-

to: anche chi si occupa di loro, come la professo-

ressa Agosti, insegnante di lettere e storia e re-

ferente della commissione d‟accoglienza nel nostro

Istituto.

In rappresentanza degli studenti immigrati ab-

biamo intervistato Edlira Korri, una ragazza alba-

nese arrivata in Italia il 29 agosto di questo anno,

ma già con idee molto chiare.

Cominciamo con la prof.ssa Agosti Da quanti anni e a quanti ragazzi insegna? Insegno al Romagnosi da 25 anni, ma sono laureata

dal 1977 e insegno in 4 classi.

Cosa significa essere il referente della commis-sione d’accoglienza? Coordino un gruppo di docenti, sette in tutto, di

varie materie che si occupano dell‟inserimento nel

nostro Istituto di stranieri neo-arrivati, ma anche

di una serie di iniziative che riguardano ragazzi

stranieri di recente immigrazione.

Quali sono i criteri che usate per valutare un ragazzo neo-arrivato che vuole frequentare la nostra scuola? La commissione opera seguendo il protocollo

d‟accoglienza presente nel POF (Piano di Offerta

Formativa) del nostro Istituto. Quando arriva un

alunno straniero neo-arrivato, anche durante

l‟anno scolastico, vengo avvisata e riunisco la com-

missione d‟accoglienza. Si parte da un colloquio,

che non è un esame. Se il ragazzo non sa la lingua

contattiamo un alunno della nostra scuola che si

presti a fare da interprete. Questo colloquio mira

a capire innanzitutto se il ragazzo è consapevole

dell‟indirizzo di studi proposto nel nostro Istituto,

poi valutiamo gli anni e le materie di studio pre-

gressi. Viene verificata a grandi linee la prepara-

zione in matematica e nelle lingue straniere e sulla

base di questo la commissione d‟accoglienza deci-

de la classe in cui verrà messo il ragazzo. Tutti gli

alunni che hanno svolto otto anni di studi vanno

direttamente in prima. Il problema sorge per chi

ha più di otto anni di studi. Per esperienza so che

difficilmente arrivano alunni che nel loro paese

hanno fatto lo stesso percorso di studio, quindi

generalmente vengono inseriti nella classe terza

perché da qui inizia un corso di studi specifico.

Page 29: The Mente Dicembre 2012

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Integrazione

Che facilitazioni ha un alunno straniero che è in Italia da meno di tre anni e che viene a scuola qui? Il Consiglio della classe in cui viene posto deve

predisporre un piano educativo

personalizzato che consente all‟alunno di inserirsi

gradualmente e di mettersi alla pari della classe e

di recuperare eventuali carenze. Questo piano

transitorio vale per il primo e il secondo anno di

ingresso. Lo scoglio più grosso che i ragazzi stra-

nieri hanno è imparare la lingua di studio. Per que-

sto viene messo a disposizione per loro un corso

di alfabetizzazione di italiano L2 (seconda lingua)

durante l‟orario scolastico ed eventualmente la

scuola attiva dei corsi di sostegno disciplinari.

Il suo impegno sociale verso i ragazzi stranieri prosegue anche fuori dalla scuola? No, perché il lavoro di insegnante è un lavoro a

tempo pieno. Inoltre ho una famiglia e partecipo

alle attività dell‟Associazione culturale degli Ami-

ci del Romagnosi.

Secondo lei un immigrato appena arrivato in I-talia ammesso alla classe terza è più preparato di uno studente bocciato in seconda? Perché? Non posso rispondere “sì” o “no”. La domanda è

complessa. Se un alunno viene bocciato in seconda

è perché i suoi insegnanti ritengono che non abbia

le competenze necessarie per arrivare in terza.

Un alunno straniero viene inserito in terza perché

la commissione d‟accoglienza ritiene che abbia i

requisiti necessari per andare in terza. La doman-

da non può avere una risposta secca.

Ha notato differenze tra le varie etnie di pro-venienza? Gli alunni dell‟est Europa generalmente parlano

bene l‟inglese, mentre i ragazzi sud-americani so-

no scarsamente preparati su questa lingua. La

preparazione dei ragazzi però dipende più dal tipo

di scuola, ad esempio se privata o pubblica, che

hanno frequentato che dal

paese di provenienza. E comunque

se uno è stato un bravo alunno nel suo

paese tende a esselo anche nella nuova

realtà scolastica.

Intervista ad Edlira

Perché sei venuta in Italia? Per studiare e lavorare. In Albania se finisci la

scuola non trovi lavoro mentre in Italia spero che

sia più semplice.

Quali sono le principali differenze tra le scuole albanesi e quelle italiane? In Italia i professori spiegano mentre in Albania

sono gli alunni che devono spiegare la lezione.

Dato che sei in Italia da poco sei trattata con più riguardo: hai agevolazioni, corsi di italiano e un programma differenziato. Piacere o imba-razzo? Per me non è un imbarazzo, ma neanche un piace-

re.

Quali sono i tuoi progetti? Prevedi un ritorno in Albania o vedi la tua patria come un’esperienza passata? Prevedo di stare in Italia per lavorare, ma ritor-

nerei in Albania durante le vacanze.

Quali difficoltà hai trovato nell'integrarti con i giovani italiani? Non ho trovato problemi d‟integrazione, solo la

lingua è un pò difficile.

Se tu ne avessi il potere, cosa cambieresti del tuo paese? Tutto. Non mi piace la mentalità che c‟è là: le per-

sone sono molto chiuse, in particolare nei villaggi.

Anche dalle parole delle nostre intervistate e-

merge la complessità del problema le cui soluzioni

non sono certamente semplici, ma ognuno può da-

re il suo contributo.

Francesca Carini, IIIA

Edlira

Prof.Agosti

Page 30: The Mente Dicembre 2012

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Viviamo in una società piena di persone "diverse" per la lin-

gua che parlano o la religione che professano. Facciamo par-

te di una società multietnica.

L‟obiettivo che ogni stato dovrebbe auspicare di raggiungere

oggi è quello di favorire l'integrazione tra le persone, ma

purtroppo ci troviamo su tre strade nettamente divise: da

una parte ci sono gli italiani che hanno "timore" degli stranie-

ri o comunque che cercano di non dar loro troppa confidenza;

dall'altra ci sono gli stranieri che non vogliono

"occidentalizzarsi" perché vogliono mantenere i loro usi, i loro costumi e la loro cultura e infine l'ul-

tima parte è occupata da noi giovani di seconda generazione, perfettamente integrati nella società,

che non sanno da che parte schierarsi.

Essendo noi nati qui o residenti in questo paese da tanti anni, abbiamo acquisito gli usi e i costumi

della società in cui viviamo, ma i nostri compaesani preferirebbero che mantenessimo la cultura del

nostro paese d'origine e quindi cercano in qualche modo di allontanarci dalla realtà italiana.

Raffaele Oriani ha scritto un articolo su "Io Donna" dove racconta i punti di vista di alcune ragazze

musulmane che pur portando il velo si sentono emancipate ed integrate. Una delle ragazze intervi-

state afferma che il velo per lei non è un peso, ma una responsabilità che la riguarda. Questo può te-

stimoniare il fatto che il velo in alcuni casi è una scelta; ma per alcune non lo è affatto, è un obbligo.

Io, pur essendo musulmana, rimango dell'idea che l'abito non fa il monaco; una persona buona che non

pecca gravemente è migliore rispetto ad un'altra che nonostante indossi un velo commette falli peg-

giori.

Mi trovo bene in questo paese, ma l'unico errore che alcune persone commettono involontariamente

è quando affermano "siamo tutti uguali". Io penso che non sia per niente vero, anzi siamo tutti diver-

si e questa cosa va puntualizzata perché la diversità, secondo me, deve essere valorizzata.

Noi giovani soprattutto dobbiamo farci riconoscere per quello che siamo senza rinnegare le nostre

origini. E' bello essere figli di due culture diverse ed è anche bello confrontarle, trovando i punti in

comune.

Fatimata Bance, IIIcoC

Integrazione

Un film: Miracolo a Le Havre. Stanchi di pulp e di trash? Volete, già che è Natale, assistere ad un film col sor-

riso sulle labbra? Un film a lieto fine dove tutti, ma proprio tutti sono buoni?

“Miracolo a Le Havre” del rinomato regista scandinavo Aki Kaurismaki è quello

che fa per voi. E‟ una specie di fiaba ambientata in uno dei quartieri più poveri di

Le Havre; basti sapere che il protagonista è di mestiere un lustrascarpe. Proprio

qui verrà accolto e protetto un ragazzino di colore. Un clandestino. E tutti si

danno gran daffare per aiutarlo a realizzare il suo sogno. Da qui scaturiranno mi-

racoli veri e propri. Come dire: la tua felicità la troverai solo se ti impegnerai

per la felicità altrui.

Page 31: The Mente Dicembre 2012

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Troppe persone si lamentano di come va il mondo. Che sia un periodo di crisi è indiscutibile: chi più

chi meno, tutti lo viviamo in prima persona.

Evitiamo di entrare in discussioni politiche su chi sia meglio o peggio, chi ha fatto sprofondare il no-

stro Paese: bisogna cominciare a guardare cosa possiamo fare nel nostro piccolo. È necessario che

tutti comincino a muoversi, ad essere attivi già nelle piccole realtà, per riuscire un giorno, magari,

ad arrivare a smuovere concretamente il mondo.

C‟è un esempio che ci tocca da vicino. Quest‟anno alle elezioni dei rappresentanti d‟ Istituto molti

studenti della nostra scuola hanno lasciato la scheda bianca; alcuni hanno anche aggiunto una dicitura

molto significativa e cioè che non si sentivano rappresentati da nessuno di coloro che si erano candi-

dati. Ecco, questo dovrebbe far riflettere tutti, ma soprattutto dovrebbe far sperare ognuno di noi

che chi ha scritto ciò, senza naturalmente giudicare la scelta, perché ognuno è libero di esprimere la

propria opinione, l‟anno prossimo presenterà una propria lista per poter migliorare la realtà in cui si

trova.

Già da oggi noi ci stiamo giocando il nostro futuro, già da oggi dobbiamo farci sentire e se c’è qual-

cosa che non va, che non ci piace, non basta lamentarci; le lamentele spesso non portano da nessuna

parte: è necessario agire. La scuola stessa ci dà la possibilità di farlo: perché rinunciare alla possibi-

lità di migliorare qualcosa che secondo noi non va bene?

Se credete che queste siano cose di poco conto, allora proviamo a prendere spunto da giovani non

lontani da noi. Ragazzi che invece di lamentarsi perché non trovavano lavoro, si sono rimboccati le

maniche e hanno deciso di essere padroni del proprio futuro e provandoci sono riusciti, con un po‟ di

fortuna e creatività, a rendere reale ciò che era semplicemente un‟idea.

«Esperienza e conoscenza, due parole fondamentali per la creatività. La creatività ha sempre i piedi

nella storia perché nasce dalla messa in discussione di un presente che non piace, che non funziona».

Dalle parole di Enzo Mari , uno dei maggiori designer italiani, comincia il nostro breve itinerario per

scoprire i nomi di coloro che si sono messi in discussione.

Marco De Rossi ha 21 anni e per imparare ad usare Photoshop all‟età di 14 ha cominciato a chiedere

lezioni su internet offrendo, in cambio, lezioni per imparare ad usare Linux. Ha così ideato Oilpro-

ject che è una scuola virtuale gratuita che conta a oggi oltre 10 mila iscritti.

Prendiamo anche l‟esempio di Niccolò Ferragamo, 20 anni. A lui l‟idea è venuta organizzando una par-

tita di calcetto con gli amici: gli mancava il quinto uomo per giocare e ha pensato che sarebbe stato

utile avere sul telefono un‟applicazione per trovare a pochi metri una risposta a tutto ciò che si cer-

ca. Questa applicazione da lui inventata si chiama Kiwi (www.kiwi.it). Grazie alla geolocalizzazione

mette in contatto gli utenti di Kiwi che si trovano in luoghi vicini. L‟applicazione ha lo scopo di aggre-

gare virtualmente le persone per favorire incontri reali. Grazie a questa idea, Niccolò ha ricevuto

150 mila euro di finanziamento.

Questi sono solo due esempi dei numerosi giovani che con la loro creatività si sono messi in gioco.

Provare non costa nulla, bisogna solo prendere coraggio e cercare di migliorare il proprio futuro.

Alessia Romagnoli, VPA

The Mente

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Ho tante meraviglie per la testa che sono ideali per il mio benessere. Il primo è quello più assurdo :

stare sulla luna e guardare la terra, toccare le stelle senza bruciarmi. Oppure mi divertirei davvero

tanto se avessi un obiettivo 300 zoom, con cui poter fotografare le espressioni delle persone.

Ma in questo momento sceglierei di trovarmi su una collina verde, piena di fiori, vicino alla mia mi-

gliore amica o anche da sola a guardare il sole che se ne va, salutare le ultime scintille del giorno,

ridere e stare in silenzio.

Il mio benessere è stare nel bosco , sdraiata per terra ad ascoltare il silenzio, il mormorio delle fo-

glie, i canti dei uccelli, la saggezza degli alberi. Stare in silenzio e lasciar vagare la fantasia. Il mio

vero benessere sarebbe però là , dove tutto è iniziato: vicino alla stufa della nonna ad ascoltare le

storie che ci raccontava il nonno da piccoli, noi che eravamo in sei, con gli occhi spalancati rivolti

verso di lui alla ricerca di quel mondo che lui creava con le parole. Stare lì, ascoltare le sue storie

all‟infinito, anche se a volte inventate, e la radio che faceva da sfondo.

Il bello era che a Natale tutta la famiglia si radunava insieme vicino alla stufa nella casa piccola e

calda dei nonni. I volti erano tutti così sorridenti che si sentiva la dolcezza del Natale. Fuori nevi-

cava: ricordo ancora la neve alta un metro e i meno venticinque gradi.

Questi eventi non si dimenticano, e sono proprio in quelli che trovo il mio benessere, il silenzio, la

tranquillità, la felicità che mi fa volare. Queste sono briciole del passato che ormai si sciolgono. Ci

vogliono altri star bene, come per esempio stare davanti a un cielo infinito, buio, nero e vedere una

stella cadente, esprimere un desiderio e poi realizzare che niente desideri al mondo più che un sor-

riso.

Rodica Oprea, IIICoC

Il mio sogno è privo di odio e di rancore ed è composto di dolci parole;

non c‟è traccia di malinconia, ma è colmo di gioia e tanta allegria;

non fa spazio ai bugiardi e agli imbroglioni, ma bensì ai giusti e ai buoni;

non galleggia nel lusso o nel denaro, ma ospita ogni mio amore più caro.

Kisla Suku, IIICo C

The Mente

Page 33: The Mente Dicembre 2012

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La marcia per la pace Perugia - Assisi nasce nel 1961 da un‟idea del filosofo della non violenza

Aldo Capitini, che in seguito fondò il Movimento Nonviolento. Divenne il simbolo dell‟opposizione

contro tutte le guerre.

Anche quest‟anno sono stati migliaia i giovani, e non solo, che in segno di protesta e indignazione

si sono messi in marcia dai Giardini dei Frontoni di Perugia sino alla Rocca Maggiore di Assisi,

sperando con il loro gesto di dare un nuovo impulso alla battaglia per i diritti umani.

Così il 25 settembre la Perugia – Assisi, nell‟anno del suo cinquantesimo compleanno, si è snodata

lungo un percorso di ben 24 Km attraverso il territorio umbro, sotto la bandiera della pace e in

memoria del tema della prima marcia: la pace e la fratellanza tra i popoli. Ma tra tutti, il tema

più sentito è stato sicuramente quello contro l‟acquisto degli F35, cacciabombardieri che il no-

stro paese vorrebbe acquistare in un futuro

non tanto lontano.

Una giornata intensa, un percorso accompa-

gnato da un caldo sole, ma la voglia di fare

qualcosa di concreto era più forte.

Spesso sentiamo dire che i giovani non hanno

voglia di fare niente, che sono dei bamboccioni

e queste parole fanno male. La marcia è la di-

mostrazione concreta che invece sono tanti i

ragazzi che hanno deciso di impegnarsi per

portare avanti ideali solidi e costruire un futu-

ro migliore.

Le parole di Capitini: <<La marcia crea onde che vanno lontano>>, sono state lo sprone che ci fa-

ceva continuare nonostante la fatica e per quel giorno eravamo tutti uguali, nessuna differenza,

eravamo tutti fratelli. E comunque la parte “faticosa” della marcia non era percorrere quei 24

Km, bensì fare in modo che il messaggio di pace di quel 25 settembre non rimanesse qualcosa di

astratto.

La difficoltà maggiore è continuare a impegnarsi, giorno dopo giorno, continuare a propagare il

messaggio di pace di quelle onde.

Perché è bello marciare insieme per uno stesso ideale, ma l‟impegno non può essere solo una vol-

ta l‟anno, deve continuare anche per gli altri 364 giorni: sono i piccoli passi che possono portarci

lontano.

Rebecca Bettera, VPA

The Mente

Page 34: The Mente Dicembre 2012

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Cosa vi viene in mente se vi dico la parola Pul-

cheria? Probabilmente niente, o probabilmente

poco.

Pulcheria è una manifestazione che si tiene a

Piacenza da ben tre anni e che attira, oltre ad

un pubblico sempre numeroso, anche personaggi

di spicco, soprattutto

donne. Gli argomenti

dei dibattiti, infatti,

sono per lo più a stampo

rosa: nelle edizioni pre-

cedenti si è parlato di

“Parole, storie e sguar-

di di donne” mentre

quest‟anno il tema por-

tante è stato “Nel tem-

po delle donne”.

Ma facciamo un passo

indietro: chi era Pul-

cheria? No, non è un

nome inventato, anzi,

questa qua non era mica una tipa qualunque! Si

tratta infatti di un‟imperatrice bizantina, ricor-

data specialmente per la sua vigorosa personali-

tà ed il suo contrastato modo di governare. In

arte, questa donna è raffigurata come impera-

trice con corona e giglio come attributi.

Dall‟otto al trenta ottobre 2011, ogni sabato se-

ra presso la sala conferenze di Palazzo Gotico

alcune tra le più importanti esponenti del gentil

sesso, tra cui Ada Celico, Dacia Maraini, Cristi-

na Dalai e Giorgia Bronzini si sono succedute

per parlare dell‟essere donne oggi attraverso le

loro esperienze.

Sabato quindici ottobre è toccato a Carla Si-

gnoris, attrice, comica, conduttrice televisiva e

scrittrice, moglie del comico Maurizio Crozza.

Nata a Genova , iniziò gli studi universitari fre-

quentando la facoltà di Architettura e contem-

poraneamente si iscrisse

alla scuola di recitazione

del Teatro Stabile di Ge-

nova, non tanto per diven-

tare quella che è oggi, ma

per combattere la timi-

dezza ed essere più sicu-

ra di sé stessa.

A Pulcheria ha presenta-

to il suo nuovo libro

“Meglio vedove che mal

accompagnate”, un esila-

rante romanzo con prota-

goniste cinque donne di-

verse, con cinque storie

sentimentali fallimentari e cinque compagni sba-

gliati di cui sbarazzarsi al più presto.

Uno scritto leggero, realistico, a volte un po‟ so-

pra le righe ma riguardante temi ed avvenimenti

ricorrenti nelle coppie sposate da molti anni.

Ora che il Natale si avvicina, se siete in crisi e

non riuscite a trovare il regalo giusto per la vo-

stra mamma, tenete questo libro in considera-

zione...non sarà un regalone, ma le risate sono

assicurate!

Viola Sturaro, V Co. A

The Mente

Page 35: The Mente Dicembre 2012

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Tutti sappiamo come il Natale viene trascorso qui in Italia… ma ci siamo mai

chiesti come viene celebrato in tutto il resto del mondo? Non sarebbe una

brutta idea imparare a conoscere come sono soliti festeggiare questo giorno

dell‟anno altri Paesi.

In Messico la tradizione vuole che i giorni prima del Natale vengano rappre-

sentati con “las posadas”. Durante questo periodo un corteo di persone se-

guono Giuseppe e Maria, interpretati da due bambini o da statue portate da

quest‟ ultimi, che domandano “posada”, cioè ospitalità alle case preseleziona-

te per questa occasione. Dopo aver pregato tutti insieme, la famiglia ospitan-

te offre dolci e bevande, però durante il cammino, prima di raggiungere la

loro dimora, verranno rifiutati da altre case.

In Polonia i bambini spiano ansiosamente il cielo per scorgere la prima stella e solo allora potranno

sedersi a tavola e iniziare i festeggiamenti. Prima di cominciare a mangiare, ad ogni persona, viene

offerta una fetta di pane azzimo, chiamato "opplatek", raffigurante le immagini di Maria,Giuseppe e

di Gesù Bambino. La tavola é sempre giocondamente apparecchiata. Sotto la tovaglia c'é sempre uno

strato di paglia per ricordare a tutti che Gesù é nato in una stalla.

In Francia i bambini mettono sul focolare scarpe perché Gesù Bambino vi deponga i doni e appenda

dolci e frutti all‟ albero di Natale. Gli adulti, invece, si scambiano i regali a Capodanno. Terminato il

cenone della vigilia, la tavola si lascia apparecchiata per l‟arrivo di Maria. Il dolce tipico è una torta

che richiama la forma del ceppo che viene acceso per riscaldare Gesù.

In Germania la preparazione dura i 24 giorni che precedono il Natale, l'Avvento che significa

"venuta", la venuta in terra di Gesù. I bambini ricevono il calendario dell'Avvento, con 24 finestrelle:

ne aprono una ogni sera, scoprendo le figure nascoste In alcune famiglie si costruisce una grande co-

rona di rami di abete intrecciati, che regge quattro candele. Ogni domenica di Avvento se ne accende

una, finché il giorno della nascita di Gesù le quattro candele brilleranno tutte insieme.

Negli Stati Uniti d'America le tradizioni per festeggiare il Natale variano da zona a zona per via del-

la sua natura multi-culturale. Il tradizionale albero di New York del Rockfeller Center, è il simbolo

del Natale americano. Santa Claus, il Babbo Natale con le sembianze che conosciamo noi, è nato pro-

prio negli Stati Uniti nel 1860. Le case americane sono addobbate con agrifoglio, vischio, rami di al-

beri e anche con festoni di popcorn e caramelle.

In Gran Bretagna i bambini appendono una calza che nella notte Father Christmas riempirà di merita-

ti regali e i piccoli, per ringraziarlo, prima di andare a dormire gli lasciano un bicchiere di latte e un

dolce (mince pie). Anche la renna Rudolph viene ricompensata con una carota. In Inghilterra interi

gruppi di famiglie passano di casa in casa cantando canzoni di Natale, ricevendo in cambio dolci e be-

vande.

Il Natale è per tutti un periodo di festa e di gioia, un periodo in cui si ha la possibilità di stare tutti

insieme e sentire il calore della famiglia. E‟ serenità, tranquillità, è sentirsi accettati, capiti e amati.

Dobbiamo anche pensare, però, alle persone meno fortunate che non hanno le possibilità di festeg-

giarlo perché vivono in condizioni disagiate o in particolari situazioni sia economiche che famigliari.E‟

chiaro che il Natale è davvero Natale solo se lo è PER TUTTI.

Irene Patelli, Giulia Perretta & Laura Strozzi, IIIPB

The Mente

Page 36: The Mente Dicembre 2012

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Tutti siamo stati o siamo ancora studenti e bene o male almeno una volta

nella vita ci capita di andare in biblioteca, in alcuni casi per ripararci dal

freddo, in altri invece per studiare.

Io vado spesso in biblioteca anzi posso dire che gli ultimi mesi prima di di-

plomarmi sono vissuto lì e ho avuto modo di esplorarne in profondità ogni

angolino.

Ed ecco che in una di queste esplorazioni ho trovato un segnalibro, ovvero

un tesoro.

Al volo, senza prestare molta attenzione l‟ho inserito tra le mie cose e non a caso nel libro di Eco-

nomia Aziendale, che forse era la materia che temevo di più in vista degli esami.

Il giorno dopo, prima di iniziare la riclassificazione dello stato patrimoniale , è saltato fuori il fa-

moso segnalibro: una faccina sorridente in alto, un arcobaleno in basso e al centro la scritta

“bastano 2 ore del tuo tempo alla settimana” firmato A.V.O (Associazione Volontari Ospedalieri),

che userò come fonte d‟ispirazione per la mia tesina sulle Non Profit Organisations (ONG).

E‟ un‟associazione di volontari che dedicano parte del loro tempo al servizio gratuito dei mala-

ti ospedalizzati e degli ospiti nelle case di riposo.

Ho preso sul serio il messaggio riportato sul segnalibro e subito sono andato ad informarmi dopodi-

ché ho partecipato al corso di formazione per volontari ospedalieri e visto che l‟età lo permetteva

ho iniziato a far parte anche dell‟ AVO GIOVANI.

Il volontariato come ho già detto è a titolo gratuito, ma sono riuscito ad avere dei crediti (bastano

20 ore di attività nell’associazione per ottenerli) ,ma soprattutto ho capito che nella nostra Vita è

indispensabile e credo che sia giusto chiamarlo dovere morale; e poi da giovane prestando questo

tipo di servizio i vantaggi aumentano ancora di più.

Personalmente sento di essermi arricchito dentro e ho imparato ad essere più flessibile con chi ho

davanti. Ritornando ai banchi di scuola mi viene in mente una delle tracce della prova d‟Italiano e

per precisione della tipologia D “Nel futuro ognuno sarà famoso per 15 minuti” è questa la profezia

del visionario artista Andy Warhol pittore ed esponente della pop art americana.

Mi sento di contraddire il suo detto affermando che con AVO sono famoso invece per almeno 2 ore

alla settimana per piccole cose, sapendo di aver regalato un sorriso e di conseguenza aver ricevuto

lo stesso. Così torno contento a casa nutrendomi di quell‟ attimo di gioia fino al prossimo incontro

con un altro paziente.

E per quanto riguarda le (ONG) con particolare attenzione all‟AVO mi viene naturale citare una fra-

se del grande Luigi Pintor che riassume l‟opera di ciascun volontario AVO e non solo: “Non c‟è in

un‟intera vita cosa più importante da fare che chinarsi perché un altro, cingendoti il collo, possa

rialzarsi”

A tutti voi in bocca al lupo per l‟anno nuovo e un caloroso benvenuto in anticipo al nuovo corso di

formazione per volontari ospedalieri che inizierà il 21 febbraio 2012.

Info: www.avopiacenza.it, www.federavo.it, www.avogiovani.it

N.B. In ospedale c‟è sempre chi ti aspetta e si ricorda di te. Regala un sorriso!

Buon Natale!!!

Con affetto Nicolae

The Mente

Page 37: The Mente Dicembre 2012

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Nel nostro corso di studio, il progetto E.r.i.c.a, è presente una materia di cui non si parla spesso e

che molti sottovalutano. Stiamo parlando di Storia dell‟Arte, insegnata dal docente Dario Baia, che

da subito è riuscito a farci amare la materia e a rendere estremamente piacevoli ed interessanti

le ore di lezione con lui. Abbiamo quindi deciso di fargli alcune domande per toglierci qualche curio-

sità!

1) Come ci si sente ad essere l’unico prof di Storia dell’Arte

dell’Istituto?

Non ci si sente in nessun modo particolare. Storia dell‟arte non è una ma-

teria presente in tutti gli Istituti, le ore non sono tante, per cui non penso

ci debbano essere tanti professori.

2) Secondo lei, la sua materia dovrebbe trovare più spazio?

Sì, decisamente sì. La mia è una materia umanistica, per cui entra a far

parte del bagaglio culturale di una persona, aiuta la sua formazione. Purtroppo negli ultimi anni le

materie umanistiche sono letteralmente cadute in disarmo. E poi, se ci fossero più ore entrerei di

ruolo!

3) Oltre alla sua professione di architetto, come mai ha deciso di intraprendere la carriera

scolastica?

Per passione. Il rapporto con gli studenti è l‟unica cosa che vale ancora la pena nel mondo della

scuola.

4) Lei ha un rapporto scherzoso e confidenziale con gli alunni. Le è mai capitato di avere

problemi in classe? Hai mai ricevuto critiche per il suo modo di porsi agli alunni?

Sì, mi è capitato di ricevere delle critiche. E‟ ovvio che i problemi ci possono essere, così come le

critiche o magari le voci, ma chissenefrega. Poi tendenzialmente io sono uno che sta dalla parte de-

gli alunni, quindi…

5) Una cosa che le piace della scuola e una che invece detesta.

Mi piace il caffè delle macchinette! No, seriamente, della scuola mi piace un po‟ tutto, anche per-

ché mi diverto come un matto. Mi piace credere di fare qualcosa di utile e se possibile lasciare un

piccolo segno nella formazione di una persona.

Non mi piace, invece, la maleducazione che a volte c‟è negli alunni ed eventualmente anche nei colle-

ghi.

Detesto il caffè delle macchinette!

Viola Sturaro & Cristina Sartori, V Co. A

The Mente

Page 38: The Mente Dicembre 2012

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In questi ultimi anni padre Luigi era alla guida del centro educativo “El Cenaculo” in

Ecuador. Una scuola speciale per aiutare i bambini in difficoltà dando loro la possibili-

tà di studiare e ricevere un‟educazione.

La guida del centro è stata affidata ad un altro padre Somasco mentre padre Luigi è

stato inviato in Colombia, a Tunja, dove continuerà la sua opera di aiutare chi più ha

bisogno.

Il centro di accoglienza Hogar S. Jeronimo di Tunja accoglie 30 bambini, con situazio-

ni familiari disastrose, che vengono seguiti in attività pomeridiane post-scolastiche,

allontanandoli dalla strada.

I vari progetti del centro includono ampliamento della struttura, attrezzature scola-

stiche e laboratori di cucito per coinvolgere le madri affinché imparino un lavoro e

possano seguire più da vicino i propri figli.

Questo progetto ha permesso ai bambini di trovare nel centro un luogo sicuro dove

studiare e contemporaneamente stare con le loro mamme, che a loro volta hanno avu-

to la possibilità di lavorare grazie alla donazione di diverse macchine da cucire.

La nuova “missione” è la costruzione di un secondo piano del centro educativo, creando

una stanza abbastanza grande per dare maggiore spazio e possibilità ad altre madri di

lavorare e naturalmente aiutarne anche i figli. Un luogo dove sia possibile riallacciare i

rapporti madre-figlio che rischiano di essere spezzati dalle condizioni economico-

sociali di queste famiglie.

Questa iniziativa richiede l‟aiuto di tutti quanti noi. Ogni anno il Romagnosi ha contri-

buito ad aiutare Padre Luigi nella sua missione e spero che quest‟anno non sia da meno.

Per questo vi aspetto sabato 17 dicembre, durante l‟intervallo, alla ormai famosa e

meravigliosa “RICREAZIONE DELLE TORTE”!!!

Ricchi premi ai primi 3 classificati secondo l’insindacabile

giudizio di:

Barbara Garlaschelli;

Girolamo Lacquaniti;

Maurizio Matrone;

Rosella Tiadina

The Mente

Page 39: The Mente Dicembre 2012

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CONCORSO LETTERARIO (PAGINE

DI VITA)

Scrivi un testo che parli di te

(lunghezza massima: 2 cartelle

dattiloscritte)

Mettine 5 copie anonime

all’interno di una busta ripor-

tante nome, cognome e classe

Consegna il plico a Damiano Bo-

rella in 4 PA entro e non oltre

il 28/02/2012

Ricchi premi ai primi 3 classificati secondo l’insindacabile

giudizio di:

Barbara Garlaschelli;

Girolamo Lacquaniti;

Maurizio Matrone;

Rosella Tiadina

CONCORSO FOTOGRAFICO

Il soggetto è libero (possono essere

presentate al massimo 2 foto

per persona e dovranno avere

un titolo)

Mettine una copia anonima stam-

pata su carta 20x30 all’interno

di una busta riportante nome,

cognome e classe 3 - Conse-

gna il plico a Damiano Borel-

la in 4 PA entro e non oltre il

28/02/2012

Ricchi premi ai primi 3 classificati

secondo l’insindacabile giudizio di:

Gianni Cravedi;

Mauro Ferrari;

Carlo Pagani;

Paolo Terzago

Attenzione...quest’anno nuovo bando di

concorso..non solo letterario e fotografi-

co, bensì di fantasia! Va bene qualsiasi e-

laborato inerente il tema

dell’INTEGRAZIONE!!!

The Mente

Page 40: The Mente Dicembre 2012

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-parte 1-

nazione: USA 2011.

regia: Bill Condon.

cast: Kristen Stewart (Bella), Robert Pattinson (Edward), Taylor Lautner (Jacob), Ashley Green

(Alice), Jackson Rathbone (Jasper), Nikki Reed (Rosalie), Kellan Lutz (Emmet), Peter Facinelli

(Carlisle), Elizabeth Reaser (Esme), Billy Burke (Charlie).

genere: Fantasy, sentimentale.

ambientazione: Presente.

trama: Finalmente, l'attesissimo e ultimo capitolo, della saga ''Twilight'', Breaking Dawn, è arrivato

sul grande schermo, questa volta diviso in due parti; la prima parte è uscita lo scorso 16 novembre

2011, per la seconda parte è previsto ancora un anno e mezzo di attesa.

In questo primo episodio accadono tante cose.

Bella e Edward, finalmente si sposano; dopo il matrimonio partono per la luna di miele sull'isola Esme

(bellissima isola tropicale regalata agli sposi da Carlisle) vicino a Rio de Janeiro, dove finalmente i du-

e protagonisti, daranno sfogo alle loro passioni. Durante questo viaggio, Bella scoprirà di essere incin-

ta. La gravidanza andrà avanti molto velocemente, mettendo a rischio la vita di Bella, perché il feto

che porta in grembo è metà umano e metà vampiro. Bella, Edward e le persone care, dovranno affron-

tare un periodo molto difficile. La nascita di una bambina, Reenesme, porterà sviluppi sconvolgenti e

imprevedibili per Jacob, che scoprirà di avere un imprinting con la nuova arrivata nella famiglia Cul-

len.

-Breaking Dawn nominato al Razzie Awards-

Il film ha sicuramente conquistato tantissimi fans, ma non tutti sono d‟accordo, soprattutto fra le

persone che hanno letto i libri. In nessun film, è possibile raccontare e trasmet-

tere tutte le emozioni presenti in un libro; ma è anche vero che non si possono

tralasciare momenti importanti (come l'organizzazione del matrimonio tra E-

dward e Bella), così come aggiungere parti che a qualsiasi persona rimarranno in

mente (come la lotta tra i licantropi di La Push e la famiglia Cullen); non ci sono

solamente questi piccoli dettagli che hanno sconvolto i fans, ma anche tanti altri

punti, come ad esempio la lentezza del film, la scarsa bravura degli attori ad in-

terpretare la propria parte e il trucco non adeguato . Per questi e altri motivi,

Breaking Dawn è stato nominato al Razzie Awards, per il peggior film visto nel 2011. Per chi non lo

sapesse, i Razzie Awards, sono una specie di ''contro Oscar'', kermesse che premia i film più brutti

dell'anno, e pare proprio che Breaking Dawn stia volando verso il podio di questa competizione, a cui

certamente nessun film vorrebbe partecipare.

Se si dà una piccola occhiata indietro, possiamo ricordare che anche il film Eclipse, si era aggiudicato

tante nomination, l'anno scorso.

A pochi giorni dall'uscita, tuttavia, la prima parte di Breaking Dawn, ha già guadagnato 72 milioni di

dollari, sicuramente per diversi motivi: uno potrebbe essere che i lettori della saga di ''Twilight''

volevano scoprire come avrebbero presovita sullo schermo i personaggi del libro; l'altro è, e ne sono

certo, che tantissime ragazzine urlanti e scatenate vanno a vedere il film solo per Taylor Lautner,

Jacob Black, disinteressandosi di tutto il resto.

Francesco Giovinazzo

The Mente

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Chi vuoi eliminare?

Inizierà tra pochi giorni la 12° edizione del "Grande Bidello". Il programma

andrà in onda sulle reti Mediaset il lunedì sera e si punta a battere il re-

cord di ascolti dell'anno scorso di ben 7 milioni di telespettatori, di cui la

metà drogati. Le regole del gioco rimangono le stesse delle scorse edizioni:

i concorrenti dovranno resistere per 100 giorni nella casa del grande bidel-

lo litigando, urlando, insultando, ruttando, piangendo e scopando...la sporci-

zia per terra il meglio possibile. Il montepremi, grazie al nuovo sponsor,

la"Profumeria Bottazzi", è arrivato alla super-cifra di centomila...Lire. Vi

lascio con un'intervista ad uno dei candidati finali alla vittoria e con una frase di un poeta dell'Otto-

cento, che aveva già capito tutto: “Chi può fa il bidello, chi non può insegna".

INTERVISTA ALL’ONNIPRESENTE PIETRO

Nome e cognome: Pietro Papadia di Lecce

Età:50

Situazione sentimentale: Single.

Perché vuoi partecipare al Grande bidello?

Perché voglio vincere il montepremi e comprarmi la

squadra di calcio di Lecce

Quali sono i tuoi pregi? Mah...Non so...altruista, so-

cievole, collaborativo.

Il tuo tallone d'Achille: Non sopporto le sgridate

Quali soddisfazioni ti dà il tuo lavoro? Mi piace stare con voi ragazzi giovani.

Dai un consiglio agli studenti del Romagnosi.

Che studiassero di più per non andare a scuola a settembre invece di fare vacanza!

Mauro Tirelli, IIA

The Mente

Page 42: The Mente Dicembre 2012

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Sapete chi era Albert Einstein?

Certo, tutti noi sappiamo chi era il padre della rela-

tività.

Ma sapete chi era Mileva Marić?

Scommetto che sono pochi quelli che conoscono il

nome di questa donna.

La storia è fatta così: ci sono i volti noti, che tutti

conoscono, e poi ci sono persone che sono rimaste

nell‟ombra, magari anche per loro scelta.

Mileva Marić è una di queste.

Nata a Titel (Serbia) nel 1825 da una famiglia be-

nestante, a quindici anni era già un genio in matema-

tica. Incoraggiata dal padre, andò a studiare al Poli-

tecnico di Zurigo perché a Novi Sad l‟università era esclusivamente maschile.

Qui incontrò per la prima volta Albert Einstein. Era l‟unica donna del corso.

A causa di una deformazione all‟anca zoppicava, era brutta e aveva tre anni più di lui, ma era ter-

ribilmente intelligente. Cominciarono a collaborare.

Prima del matrimonio Mileva diede alla luce in segreto una bambina: Lieserl (o forse Liza?), che

dette in adozione ad un‟amica nella sua città di provenienza, Novi Sad. Che ne è stato? Perché

Einstein non volle nemmeno vedere la bambina? Forse perché la madre del genio era contraria al

matrimonio con una donna non ebrea? O perché Einstein voleva un maschio?

Comunque sia, nessuno nominò più Lieserl.

Nel 1903 Einstein e Mileva si sposarono ed ebbero due figli, Hans Albert e Eduard.

Durante questi anni Mileva e Einstein lavorarono insieme. Che l‟aiuto di Mileva sia stato importan-

te per la teoria della relatività e molti altri progetti di Einstein non c‟è dubbio, ma quanto ha dav-

vero contribuito?

Nel 1916 il loro matrimonio entrò in crisi a causa del tradimento di Einstein. Nel 1919 divorziaro-

no. Nel 1921 Einstein vinse il Nobel e donò tutti i soldi a Mileva e ai figli. Dopodiché si disinteres-

sò di loro.

Il mondo di Mileva, però, non iniziava e non finiva con Einstein.

Lei conosceva un altro grande genio rimasto nell‟ombra della storia: Nikola Tesla, l‟ideatore del

WI-FI e della corrente elettrica alternata, con il quale collaborò qualche tempo.

Mileva morì a Novi Sad nel 1948. Lei stessa non volle riconoscimenti per i suoi lavori.

Oggi noi conosciamo tante persone importanti, come Einstein, Edison o Marconi, ma ignoriamo

quelli che hanno fatto molto senza chiedere niente, proprio come Mileva e Tesla, che morirono

dimenticati.

Marina Nikolić

The Mente

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Vi consiglio un libro:”VORREI CHE LA VITA FOSSE FATTA DI TE” di Valentina Barbieri

Il libro ''Vorrei che la vita fosse fatta di te'' , scritto dalla nostra coetanea Valentina Barbieri, di

soli 14 anni, che oggi frequenta il primo anno al Liceo classico Gioia, racconta in 146 pagine la storia

di una ragazzina tredicenne, Elisa, circondata da amici e conoscenti che hanno già trovato l'amore.

Tutti, tranne lei.

Si pone così delle domande, su come potrebbe essere questo sentimento mai provato verso una per-

sona che non sia qualcuno della sua famiglia. Si accorgerà poi di avere ''l'amore della sua vita'' pro-

prio davanti agli occhi.

INTERVISTA A VALENTINA BARBIERI

Ho avuto l'immenso piacere di intervistare la mia carissi-

ma amica, nonché scrittrice, Valentina Barbieri.

COME TI E' VENUTA L'ISPIRAZIONE?

Ho scritto un libro di poesie a 10 anni e ho continuato a

scrivere finchè un giorno mi sono detta: <<Dai, Vale, pro-

va a scrivere un romanzo>> E così ho fatto!

E' AUTOBIOGRAFICO IL TESTO

(OVVERO, SI BASA SULLA TUA STORIA)?

"Vorrei che la vita fosse fatta di te" è una storia inventata anche se comunque alcune scene, alcune

emozioni le ho vissute in prima persona.

IN QUALE PERSONAGGIO T'IMMEDESIMI?

Mi immedesimo in quello della protagonista, Elisa, forse un po' ingenua e con tanta voglia d'affetto.

OLTRE A ''VORREI CHE LA VITA FOSSE FATTA DI TE'', HAI PUBBLICATO ALTRO?

A 10 anni ho pubblicato una raccolta di poesie dal titolo "Magica Passione".

HAI PROGETTI FUTURI?

Ora frequento il liceo classico M.Gioia; vorrei proseguire questo percor-

so fatto di scrittura, studio e lettura e magari un giorno poter frequen-

tare l'università e laurearmi. Per quanto riguarda la pubblicazione di li-

bri, prima di Natale uscirà un'altra raccolta di poesie dal titolo "Spiragli

di emozioni, intrecci di respiri" e tra qualche mese uscirà anche un nuovo

romanzo, "In Bilico".

COME MAI HAI SCELTO DI DIVENTARE SCRITTRICE?

Scrivere è un bisogno quotidiano, è un piacere che mi prendo tutte le se-

re, a volte uno sfogo, a volte una gioia. E' una passione che coltivo da

quando sono piccola. Non ho scelto di diventare scrittrice, anche perché

non mi ritengo tale. Semplicemente io scrivo perché mi piace un sacco,

indipendentemente dal giudizio del lettore, anche se a volte è quello più

interessante.

Francesco Giovinazzo

The Mente

Page 44: The Mente Dicembre 2012

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Persone Le persone parlano, parlano....

non sanno comprendere,

non sanno spiegare,

non sanno essere persone.

Ci incontreremo Qualcuno sale le scale,

mi avvicino alla porta;

non sei tu papà.

"Ci incontreremo fra qualche

autunno" mi dicesti; ma

molti autunni sono passati,

e adesso è ormai inverno.

C'è freddo e nuvoloso,

come quando te ne

andasti via.

Mi chiedo se sei morto,

se provi freddo;

se ti manco...

Non lo saprò mai.

So solo che tra

qualche autunno ci incontreremo,

papà.

Sara Esselkaoui , IIB

Gatto

Cammina senza rumore,

muove lentamente la coda,

ancheggia felino, drizza le orecchie

al minimo fruscio di vento.

Notte

La sciarpa copre il volto alla ragazza

che sulle strade grigie di città,

cammina avvolta dalle scure ombre

che la notte getta sulla via.

Autunno

La foglia non più verde

scende lentamente a terra

e si posa sul marciapiede.

Il vento la rialza, la sposta,

la porta via. Povera foglia,

non ha pace nemmeno da morta.

Marina Nikolić

The Mente

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♪ Chi se ne frega della musica – Caparezza

♪ Benvenuto – Laura Pausini

♪ All of the lights – Kanye West

♪ Beautiful People – Chris Brown

♪ Behind the Mask – Michael Jackson

♪ Best Thing I Never Had – Beyoncé

♪ Blow – Ke$ha

♪ Danza Kuduro – Don Omar ft Lucenzo

♪ Dirty Dancer – Enrique Iglesias ft Usher & Lil Wayne

♪ Domenica da coma – J-Ax

♪ E.T. - Katy Perry ft Kanye West

♪ Every Teardrop Is a Waterfall – Coldplay

♪ Give me everything – Pitbull ft Ne-yo, Afrojack & Nayer

♪ How to love – Lil Wayne

♪ I love my bike – J-Ax

♪ Il più grande spettacolo dopo il Big Bang – Jovanotti

♪ Just can't get enough – Black Eyed Peas

♪ Get back (ASAP) – Alexandra Stan

♪ King del rap – Marracash

♪ La differenza tra me e te – Tiziano Ferro

♪ Moves like Jagger – Maroon 5

♪ Price Tag – Jessie J

♪ Le leggende non muoiono mai – Don Joe & Dj Shablo ft Fabri Fibra, Jake La Furia, Noyz Narcos,

Marracash, Guè Pequeno, J-Ax e Francesco Sarcina

♪ Smile – Avril Lavigne

♪ Super Bass – Nicki Minaj

♪ Stand – Lenny Kravitz

♪ Party Rock Anthem – LMFAO

♪ Without you – David Guetta ft Usher

♪ Tonight (I'm Loving You) – Enrique Iglesias ft Ludacris & Dj Frank E

♪ Run the wold (Girls) – Beyoncé

♪ Rolling in the Deep – Adele

♪ Someone like you – Adele

♪ Roll up – Wiz Khalifa

♪ Le donne – Fabri Fibra

♪ Tranne te – Fabri Fibra

Jasmine Kita

The Mente

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● Alunna: “Ma forse muore prima uno che fuma passivo di uno

che muore attivo”

● Prof: “Ci sono tanti tipi di fondi: tipo i fondi fondi e così via”.

● Alunna: “E‟ intelligente come una cappa di fumo!”

● Prof: “Facciamo sette, otto argomenti dieci”.

● Prof: “Sappiate che i concorsi pubblici sono tutte baggianate…

Della serie “Quanti peli aveva sul sedere Napoleone?”… E poi

devi sapere tutte le leggi, perché se non le sai, sei un imbecille”.

● Alunna (in un momento d‟ira): “Io spero che sia facile, lo spero

per la sua incolumità, della sua famiglia, della sua casa, dei suoi

figli, della sua eredità e dei suoi avi!”.

● Prof: “Ad esempio Roma, che vi piaccia o meno… come dicono i

francesi: l‟è béla!”. (Ma quello non è dialetto piacentino?).

● Prof: “So che questa fotocopia ve l‟ho già data l‟anno scorso,

ma ve la ridò così sono sicura che ce l‟avete… e poi due gusti is megl che one!”.

● Alunna: “Castellano o Catalàn…” dopo quest‟affermazione la Prof risponde: “No, non iniziamo col dire delle stupidaggini

(il termine era un altro, ma abbiamo deciso di modificarlo per renderlo “pubblicabile”)… Castigliano o Catalano è come

dire Italiano o Napoletano! Non è la stessa cosa!”.

●Alunna: “Eh ma può anche darmi del salve!”.

● Alunna: “8+6-1 = 2”.

● Prof: “C‟è qualcuno che continua a ridere… ma che cìmotivo c‟è di ridere? Ridete pure”.

● Alunna: “Com‟è andato il consiglio, prof? Ci dica! Ci illumini di immenso!”.

● Alunna: “Che poi non è che sia una gran carta igienica di quelle che costa molto… raspa anche!”.

● Prof: “Scrivete: progresso economico e sviluppo sociale nel mondo… nelle aree geografiche del mondo… nel nord del

mondo”.

● Prof: “E.U. cosa vuol dire?” Alunna: “E sarà Unione Europea” Prof: “E.U. Unione Europea? Eunion Uropea?”.

● Prof: “Ma avrete studiato qualche poesia a memoria, o no?” Alunna: “Eh si, quella di Natale…”.

● Prof: “Quando sento questa poesia mi viene da piangere…” Alunna (sottovoce): “Prof, ha una soglia del dolore pari a du-

e…”.

● Prof: “Se vado in un paese straniero, e non so la lingua, ma voglio un caffè, mi esprimerò a gesti… Sembrerò un sordo-

muto celebroleso, ma voglio un caffè!”.

● Prof: “Mi guarda con quella “cara de mosquita muer-

ta” (faccia d‟angelo)” e l‟altra prof aggiunge: “Si, con

quella “cara de mosquita muerta” che poi te la gnao

(con gesto annesso)”.

● Prof: “C‟è chi ha la testa di qua, la mano di là… e

dorme”.

● Alunna scrive alla lavagna: “Il Mazinianesimo” e la

prof commenta: “Si però Mazzini con due zi…”.

● Alunna: “Quella con i capelli biondi lunghi…” Prof:

“Ma è un uomo o una donna?”.

The Mente

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● Prof: “Il Ministro della Pubblica Distruzione”.

● Alunna: “Ho mangiato una patatina che sembrava di leccare uno scoglio…”

● Prof: “Finitela di parlare che mi inverso… Perché siete voi, proprio voi, questa classe”.

● Prof: “Non si sa cosa fa, comunque fa”.

● Prof: “ Fa un‟indagine su mille famiglie… prende famiglie di mille famiglie” (???)

● Prof: “Il primo Reich fu con gli otto…” Alunna: “Gli ottomani!” (Erano

gli ottoni… ma è lo stesso, sempre di otto si tratta).

● Prof: “In questo caso dovete scrivere: acquisto di banconote e

travellers‟ cheque in franchi svizzeri” Alunna: “Si e poi carne da macina-

to, 1kg di pere, finocchi al burro e poi mi farò un‟insulina!”.

● Prof: “Ecco, adesso inizio a che sto cavolo di Kalimpong è un paese!”.

● Prof: “Ma siete sicure che fossi io e non un mio sosia?” Alunna

(sottovoce): “No guardi, brutto come lei non c’è nessuno…”.

● Alunna (in un momento d‟ira): “Ma io le caverei gli occhi e li darei a

Santa Lucia!”

● Prof: “Quando c‟è il saldo liquido drizzate le orecchie…” Alunna: “C‟è

da bere per tutti!!!”.

● Prof: “E‟ ancora assente… e siamo a 17, anzi no, a 18!” Alunna: “A 20

vince un cheeseburger gratis…”.

● Prof: “Nell‟altra classe hanno preso dei bei voti… 7… 7.5…” Alunna: “Beh non è che 7 e 7.5 siano dei gran bei voti…” e la

prof risponde: “Eh beh ma cosa devo mettere? 10… 11… 60… 90…… 200??”.

● Prof: “Il pronome ITS ha la s finale, e tu non l‟hai messa… L‟hai dimenticata nella biro?!”.

● Prof: “Come si chiama lo scaricatore di porto?” Alunna: “Franco! Franco Porto…”.

● Prof: “Ci siete? Bene ci sono anch‟io!”.

● Prof: “Al Nord non si può perché c‟è Kyoto che sgionfa”.

..però Mazzini con due zi" " la o, ma voglio un caffé!oglio un caffé,ine e della sua casa, dei suoi figli, della sua eredità e

● Prof: “C‟è da vedere Kyoto, oltre Kyoto e compagnia cantante…”.

● Prof (di inglese): “Ci tenevo ad avvisarvi che giovedì c‟è la verifica” Alunna: “Di cosa?” Prof: “Di turco!”.

● Alunna: “Era biondo, occhi azzurri, con la barba… pieno di barba… barba dapperttutto… Era un Barbapapà!”.

● Alunna S.: “ha sei Porsche solo per lei!” Alunna C.: “Ma ne ha una sola!” Alunna S.: “Eh beh io non ho nemmeno quella!”.

● Prof: “Gli abitanti sentendo parlare della bellezza di Lucia, si aspettavano sta gnocca… e invece…”.

● Alunna: “L‟innominato è un uomo sulla sessantina, con le rughe, i capelli bianchi……… calvo…”.

● Alunna: “Ma perché ricicliamo l‟umido? Non è che ci fanno altra roba da mangiare eh???” (………………)

● Prof (dopo che la classe ha sbagliato più volte la pronuncia di una parola): “Governmente! Government! Government! Tra

un po‟ gomito!”.

● Alunna: “Ma come si legge?” Prof: “Si legge AI, come quando ti fai male… AHI con l‟acca!”.

● Prof: “Andiamo a uno sprofondo rosso…”.

● Prof: “Ammortamenti e accantonamenti……… Oibò!”.

● Alunna: “Io all‟esame cosa porto?” Prof: “Le paste!”.

● Alunna (dopo che la prof. aveva posto un indovinello su una vasca da bagno e non è riuscita a trovare la soluzione…) :

“Pensa te… ci sono dei bambini che muoiono di fame e noi qui a pensare alla vasca… e chi non ha la vasca? E chi non ha il

tappo con la catenella? E chi si fa la doccia? E chi non si lava?”.

● Alunna: “E mi si è chiusa la porta nella mano…”

● Prof: “I paesi industrializzati sono anche i paesi emergenti… e cioè…

ehm… i paesi emergenti”.

● Prof: “Ma dopo… poi… nel momento in cui…”

● Prof: “Cercherò di essere più… (pausa di 2 minuti)… cercherò di essere

meno…”

● Prof (spiegando l‟opera “La pietà”): “Qualcuno ha tirato una martellata

sul ginocchio di Maria, che tra l‟altro ha bestemmiato”.

● Prof: “Devo portsrvi del materiale…” Alunna: “Prof, non ha un‟e-mail per

mandarcelo?” Prof: “E no, io uso ancora il piccione…”.

● Prof: “Questi sono dei puttini… Dei figli di puttini…”.

Sartori Cristina, V Co.A

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