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Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 Comma 2 - DCB - Roma TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA FEDERAZIONE CISL UNIVERSITÀ Anno XVI - N. 3/2012 Luglio - Seembre

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Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamentopostale D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 Comma 2 - DCB - Roma

TRIMESTRALE DI CULTURA E INFORMAZIONE SINDACALE DELLA FEDERAZIONE CISL UNIVERSITÀ

Anno XVI - N. 3/2012Luglio - Se�embre

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Sommario

L’ A R T E I N C O P E R T I N A

Sei un artista? Studi o lavori in una Accademia diBelle Arti? Mandaci l’immagine di un tuo lavoro. Po-trà essere la nostra prossima copertina.In questo numero è riprodo�a un’opera di Saba-tina Simeone.

Sabatina Simeone, senza titolo, acrilico su tela, cm 150x100, 2012

Salviamo il futuro delle universitàdi Antonio Marsilia ............................................................................... 5Le urgenze delle università: i concorsidi Gaetano Dammacco ........................................................................... 8Fare presto con il reclutamentodi Domenico Di Simone ......................................................................... 10L’informazione verso nuove Conquisteintervista a Raffaella Vitulano ................................................... 11Le pensioni dopo la riforma Monti-Fornerodi Angelo Marinelli ................................................................................ 13Serve dialogo tra cittadini e impresaintervista a Fabio Piccolini ................................................................... 16Incarichi d’insegnamento e CCNLdi Francesco De Simone Sorrentino .................................................... 17Amianto: un nemico in agguatodi Cinzia Pace ......................................................................................... 19Il ruolo della contrattazione per lo sviluppo sostenibiledi Giuseppe D’Ercole ............................................................................. 21

TRIMESTRALE DI CULTURAE INFORMAZIONE SINDACALE

Anno XVI - n. 3/2012Luglio - Se�embre 2012

Dire�oreAntonio Marsilia

Dire�ore responsabileMarino Midena

Comitato di DirezioneNino Dammacco - Domenico Di SimoneCinzia Pace - Gian Paolo FavoFrancesco De Simone Sorrentino

Segreteria di redazioneOlga Beffa

Direzione, Redazione, Amministrazione Via Rovereto, 11 - Roma 00198Telefono 068840772-068413556Fax 068844977

[email protected]

Registrazione Tribunale di Roman. 547/97 del 10/10/1997

Spedizione in abbonamento postaleart. 1comma 2, D.L. 353/2003 - RomaAbbonamento annuo: € 36,15Biblioteche, dipartimentie istituti universitari,istituzioni pubbliche e private: € 41,32Per l’estero: € 46,98Abbonamento sostenitore: € 61,97Una copia: € 3,61Annate e copie arretrate: il doppioVersamento in c/c postalen. 50421007 intestato a:CISL Università - Via Rovereto, 11Roma 00198Agli iscri�i al Sindacato Cisl Universitàviene inviato gratuitamenteStampa: Arti Grafiche S. Marcello S.r.l.V.le R. Margherita, 176 - 00198 RomaTel. 068553982 - Fax 068540512

Finito di stampare nel mese di se�embre 2012

All’iniziativa possono partecipare anche gli studenti delle Accademie di Belle Arti

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E D I T O R I A L E

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Il quadro complessivo che questa crisi ha messo allaluce è quello di una nazione in difficoltà, pratica-mente in recessione, che ha avviato, in pochi mesi, unprocesso riformatore profondo. Si è dovuto in frettae furia mettere mani ad un Paese che sembra averperso il senso della misura, che appare avviluppatoin una caduta libera in termini economici, morali epolitici. In un anno, con l’intervento del GovernoMonti, l’assetto normativo e amministrativo in moltisettori è drasticamente cambiato e forse, purtroppotemiamo, anche definitivamente.Difficile infatti pensare che interventi strutturali comela riforma Fornero del mercato del lavoro, il recentedecreto per lo sviluppo o la nuova normativa previ-denziale possano essere rivisti in un prossimo futuro,una volta recuperati i giusti parametri economici.Dovevamo a qualsiasi costo cambiare pagina perl’imperizia di una classe politica inetta e arrogante equesto sta accadendo.Certamente le ricette avanzate dal governo dei tecnicinon sono tutte condivise ed accettate con piena ade-sione. Anzi c’è chi giudica suicida la strada scelta delsolo taglio delle spese, del cosiddetto rigore. ComeCISL abbiamo sottolineato l’urgenza di ridare ossi-geno ai lavoratori liberando e introducendo risorsesugli stipendi prevedendo gravi fiscali. Occorre av-viare convinte politiche per lo sviluppo e ridare forzaalla concertazione che spesso in passato ha saputotrovare soluzioni necessarie ed efficaci.Il futuro prossimo ci dirà se gli interventi individuatidal governo porteranno a quel balzo in avanti chetutti stiamo aspettando. Occorre però notare che ilmomento del riscatto non sembra essere propriodietro la porta. Lo rivela, in maniera non esplicita, ilpacchetto delle norme della riforma Fornero chepiuttosto essere orientato alla regolamentazionedella dinamica dell’entrata nel mondo del lavoro èsbilanciato nell’individuazione di misure utili a fa-cilitare l’uscita dal lavoro. La nuova disciplina del li-cenziamento e del reintegro, la revisione degli am-mortizzatori sociali con la nuova misura

dell’assicurazione sociale per l’impiego (aspi) di so-stegno al reddito dei disoccupati involontari rien-trano in questa visione.Preoccupa, quindi, e non poco, l’attenzione della ri-forma disegnata dalla Fornero agli istituti in uscitadal mondo del lavoro. Il messaggio è quello chel’unica vera certezza che occorre dare al mondo del-l’impresa è quello che ci sono strumenti validi per eli-minare in tempi rapidi il personale in eccesso. Un’an-sia, non si comprende, se animata dal desiderio digarantire una più ampia dinamicità all’alternanzadella domanda e dell’offerta di lavoro o piuttostodalla paura e dal rischio di una complessiva e mas-siccia esternalizzazione delle nostre imprese, come ilcaso Fiat sembra voler suggerire, qualora dovesserogiudicare troppo vincolante l’assetto normativo.Ha preso forza l’idea di un lavoro “a perdere” chenon può essere accettata!Anche sul fronte delle pensioni il passaggio è epo-cale. Una volta eravamo la patria dei baby pensionatiora siamo il paese che ha previsto la più lunga per-manenza dei lavoratori sul posto di lavoro. L’Italia èdiventata il paese più virtuoso. Al nostro legislatoreevidentemente non piacciono le mezze misure. Sacri-fici necessari che però ricadono, in maniera iniqua,

Salviamo il futuro delleuniversitàdi Antonio Marsilia - Segretario Generale Federazione CISL Università

Antonio Marsilia

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solo su chi non ha colpe per il passato ed ha semprepagato i conti soprattutto altrui.Con una battura amara qualche analista dell’oggi hadetto che la vera vittima della crisi è lo stato sociale.I numeri stretti dell’economia, in effetti, stanno fa-cendo venir meno l’idea della solidarietà, della mu-tualità e persino della cittadinanza come strumentiregolatori degli assetti organizzativi. Dopo la scoperta che neanche quello che veniva con-siderato il “modello” sociale più virtuoso e l’espe-rienza più acuta, la flexicurity del nord Europa èstata in grado di fronteggiare con efficacia l’attualecrisi sono in molti a spingere per l’annullamento diistituti che hanno segnato le conquiste del mondo dellavoro. Si guarda ad un welfare leggero se non addi-rittura vuoto. E viene rivalutato come un modellosaggio quello degli Stati Uniti.L’affermazione, ad esempio, di Mario Monti relativa-mente al ruolo frenante svolto dallo Statuto dei lavo-ratori è sintomo di una pericolosa deriva. L’idea èquella che se non si cresce o non si è cresciuti lacolpa, in fondo, è dei lavoratori stessi che hanno ot-tenuto alcune tutele. Poco conta scoprire che altripaesi europei che hanno saputo utilizzare meglio inpassato le proprie risorse creando una rete di infra-strutture e servizi migliori sono quelli che menohanno subito l’impatto della crisi e che oggi sono inprima fila nel processo di una lenta crescita. La ten-tazione è quella di smantellare il passato bollandolo

come “sbagliato”. Il rischio è quello di dare vita ad unrevisionismo socioeconomico secondo il quale tuttosia da cancellare. Dobbiamo invece avere la forza didifendere le idee del passato e le scelte fatte come nelcaso dell’accordo della scala mobile nel 1992. Rite-niamo che il movimento dei lavoratori, le forze sin-dacali hanno sempre espresso valori e idee in gradodi far avanzare il paese accettando spesso l’onere disacrifici pesanti. Per questo il maggiore impegnodelle organizzazioni sindacali, oggi, deve essere lasalvaguardia dello stato sociale. Nessun tentativo diun ritorno all’assistenzialismo, al momento attualenon ne esistono nemmeno i presupposti, ma la capar-bia determinazione di costringere il Paese ad espri-mere proposte per il futuro e non la cancellazione delpassato. Come CISL siamo convinti che sarà vincente matu-rare una capacità di proposta circa un nuovo modellodi partecipazione, dialogo sociale e concertazione. Ilprimo argine contro ritorni al nulla. Dobbiamo im-maginare accordi che sappiano tutelare non solo i di-ritti acquisiti, ma anche individuare e offrire rispostealle nuove istanze provenienti dal lavoro. Su questosegmento anche l’università può svolgere un ruolonon secondario e impegnarsi nello studio e nell’ana-lisi di nuovi modelli di tutela e di sviluppo. In molte parti del mondo ad alti tassi di crescita, adun Prodotto Interno Lordo galoppante, corrispon-dono la totale assenza di tutele. Ma il far west non

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può rappresentare nessuna idea di accrescimento. Losviluppo per sua natura deve avere il connotato del-l’equità. Le proteste dei lavoratori dell’Apple in Tai-wan contro turni massacranti di lavoro o la deva-stante situazione vissuta dai lavoratori dell’Ilva diTaranto chiamati a mettere su due piatti della bilanciada una parte il lavoro e quindi la sopravvivenza eco-nomica e dall’altra la tutela della salute non possonorappresentare dei modelli produttivi. Il problemanon è quindi l’arroccarsi nostalgico a situazioni irri-petibili ma quello di individuare nuovi modelli dicrescita affiancati a sistemi più efficienti in tutta la fi-liera del lavoro.L’articolo 44 della Costituzione individua come obiet-tivo il conseguimento di equi rapporti sociali comecontemperamento degli opposti interessi. Oggiquell’intuizione assume un inaspettato senso di mo-dernità e attualità.Gli interventi sulla spendig review individuati dalGoverno non vanno in questo senso. L’aver avviatouna battaglia, anche mediatica, sulla “licenziabilitàdei pubblici dipendenti, e l’individuazione di un“contingente” di 24 mila dipendenti in esubero damandare a casa non rappresenta il principio di equitàche è implicito in un sistema di revisione virtuosadella spesa pubblica. La sospensione unilaterale del-l’accordo del 3 maggio non può essere accettata. Ave-vamo intrapreso la corretta strada del confronto riu-scendo anche a metterci alle spalle i danni di unafilosofia “brunettiana”. Pensiamo che sia quello ilpunto da cui ripartire.Nel nostro settore abbiamo maturato una soffertaesperienza sulla politica dei tagli. Da anni il Fondo diFinanziamento Ordinario (FFO) presenta, davanti, ilsegno meno. Con la spending review oggi ai tagli chericadono sul personale e sui finanziamenti dobbiamoaffiancare la previsione della soppressione di enti el’aumento delle tasse universitarie.Il 28 settembre scorso la CGIL e UIL hanno procla-mato uno sciopero dei lavoratori dell’università, dellaricerca, dei conservatori e delle accademie e dei lavo-ratori del pubblico impiego contro i tagli operati conla cosiddetta spending review. Pur condividendo la preoccupazione per i continuiattacchi ai lavoratori pubblici che vengono tacciati diessere una massa indistinta di fannulloni, al principiodell’autonomia universitaria e all’assetto del dirittoallo studio, la CISL non ha considerato opportunoaderire allo sciopero. Siamo convinti che solo attraverso una condivisionee l’impegno a superare le divergenze si possa rag-giungere il bene comune. Troviamo che lo sciopero,in questa fase storica del paese, sia un istituto delicatoche troppo facilmente possa diventare strumento dimotivazioni più specificatamente di carattere e orien-tamento politico.Crediamo nella forza del dialogo e nella capacità ditrovare punti d’incontro. Ciò non significa che la Fe-

derazione CISL Università non condanni e denuncicon forza lo stato di estrema criticità in cui versal’università italiana.La riforma Gelmini, come abbiamo da subito affer-mato, a distanza di due anni, si sta rivelando falli-mentare. Nessun cambiamento sostanziale va regi-strato se non una negativa centralizzazione dellagovernance del sistema universitario a discapito dellademocrazia e delle singole realtà. Anche la ricercacon i compiti assegnati all’ANVUR si ritrova ingab-biata in complessi meccanismi di “contabilità scien-tifica” che finirà col connotare i contenuti stessi dellaricerca italiana. Le misure prese dall’attuale Governo,con la discutibile consultazione sul valore legale deititoli, unitamente a quelli del precedente, ci sembranol’espressione di una idea pericolosa che ci sta por-tando ad una privatizzazione del sistema universita-rio pubblico. L’università, che sembrava col nuovogoverno Monti essere tornata al centro del dibattitopolitico, è invece lentamente scivolata, con i suoiproblemi e con le sue potenzialità, in un vero e pro-prio processo di discesa. In particolare preoccupano le misure sulle tasse uni-versitarie che consentono lo sconfinamento della so-glia del 20% delle entrate da questa voce rispetto aquanto ricevuto annualmente in dote dal ministero.In pratica ciò porterà all’aumento delle tasse pertutti gli studenti anche per i redditi medio bassi.Nel lungo periodo si avrà una scrematura delle im-matricolazioni universitarie a favore delle fasce alteche meglio sopporteranno livelli di tassazioni piùelevate. Del resto con la perdita di attrattività e diresa in termini occupazionali delle lauree, i primi aduscire dalle università saranno proprio i giovani chehanno maggiore urgenza di ricercare soluzioni lavo-rative. Un vero è proprio smantellamento del dirittoallo studio.Si è innestata una dinamica perversa che mal sop-porta chi esce dai binari, come dimostra l’accani-mento fiscale che è scattato contro i fuori corso, e chespinge alla fuoriuscita i giovani “sfigati” dagli atenei.In un Paese che registra basse percentuali di laureatirispetto agli altri competitor appare un suicidio. Senel breve periodo registreremo delle economie, incre-mentate magari dalla chiusura di qualche sede uni-versitaria, nel lungo avremo condannato i giovani adessere dei senza futuro.I dati dell’Istat parlano già chiaro: ai livelli massimila disoccupazione giovanile che registra il dramma-tico record del 33,9% mentre i livelli di disoccupa-zione complessiva crescono al 10,5%. Un bollettino diguerra confermato e reso ancora più cupo dal recenterapporto sul mercato del lavoro 2011-2012 del CNELche snocciola dati da incubo, ovvero nel 2020 ai disoc-cupati attuali si aggiungeranno un altro milione emezzo di giovani. L’odierna situazione impone, invece che di smantel-larla, di puntare sull’università e sulla sua capacità dirilanciare nuove energie nel Paese.

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U N I V E R S I T À

Con il bando che scade alla fine di novembrele procedure concorsuali sembrano avviate (al-meno così appare!). Infatti, per un atto cosìsemplice e richiesto da tempo si è procedutoall’italiana, con buona pace dei cosiddetti “tec-nici” (dai componenti dell’Anvur al Ministro),mettendo in piazza un pasticcio, che nessunovuole risolvere e dal quale tutti stanno pren-dono le distanze. Parametri bibliometrici, etàaccademica, mediane, riviste di fascia A, cita-zioni e ogni altro dato di valutazione inventatodall’Anvur (su mandato del ministro) hannocreato disparità, criticità, emersione del buro-cratese e scarso interesse per i contenuti scien-tifici e la meritocrazia. Ciò che sorprende èl’insistenza nella ricerca di meccanismi conte-stati (specie dall’accademia), farraginosi, dubbie confusi, che sembrano pensati con il soloobiettivo di non far partire veramente i con-corsi! In questo quadro, che avrebbe bisognourgente di un provvedimento del Ministro,che seguendo la legge (senza inventare altro!)faccia chiarezza sui numerosi dubbi sia al fine

di garantireil diritto deicandidati auna valuta-zione traspa-rente, giustafondata sup a r a m e t r iche preminoprima di tut-to la merito-crazia, cioè laqualità dellaproduzionescientif ica.

Inoltre, emerge un’altra verità: lo sforzo del-l’Anvur è, verosimilmente, stato stimolato daun clima di sostanziale sfiducia nei confrontidell’accademia e dei “baroni”, che si immagina(erroneamente!) concentrati in aree prevalente-mente umanistiche. A questo fa da contrap-peso il credito dato alle aree tecnicoscientifiche,quasi fossero immuni da quelle possibili valu-tazioni di piacere, su cui tanto si è insistito perdenigrare tutto il sistema universitario. Comeleggere infatti, il ricorso ridondante a parame-tri (come quelli bilbiometrici con la rilevanzadel numero delle citazioni) che appartengononaturalmente ai settori tecnicoscientifici. Sem-bra che esista una sorta di retropensiero, se-condo il quale nel mondo universitario vi sonoaree “buone” e aree “perverse”, zone di luce ezone di ombra. Ecco! L’attività dell’Anvur, chea due anni di distanza dal suo avvio presentaun bilancio molto deludente e per niente rap-portabile all’elevato costo (in termini monetarie in termini istituzionali) fino ad ora maturato,sembra seguire il criterio (molto diffuso nelPaese) della divisione: vi sono università “vir-tuose” e non virtuose”, docenti “bravi” (pochispecie se, come vuole qualcuno, a tempo defi-nito) e docenti “incompetenti” e “figli di do-centi”, tra università pubbliche (in genere inef-ficienti e costose) e università non statali(ritenute produttive, non sempre a ragionespecie se osserviamo le classifiche internazio-nali). In questo diffuso retropensiero un postospeciale spetta ai ricercatori, considerati pocopiù che scansafatiche e comunque privilegiati,responsabili del degrado scientifico universita-rio. Sorprende in tutto questo marasma la po-sizione di alcuni politici, come l’ex ministroGelmini, che oggi manifestano “forte perples-

Le urgenze delle università: i concorsidi Gaetano Dammacco - Responsabile Nazionale Dipartimento Docenti Federazione CISL Università

Gaetano Dammacco

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sità sull’Agenzia”. La Gelmini forse dimenticadi avere la grave responsabilità di aver volutopresuntuosamente cambiare meccanismi e re-gole senza idee e senza rispetto per persone eistituzioni accademiche, che non possono tutteessere accusate di comportamenti indecenti edegradanti. Si è voluto buttare l’acqua sporcacon il bambino, lasciando una traccia di neroassoluto. E si dimentica anche che organizza-zioni sindacali, parti sociali, gruppi di accade-mici ebbero a prevedere le dinamiche di unfallimento che è dietro la porta. Purtroppo,anche l’attuale Ministro è sulle stesse posizionidell’on.le Gelmini: nessun confronto con sin-dacati, parti sociali, accademia che, vivendonelle università, hanno presentato propostevalide per cambiare in meglio la vita univer-sitaria, ma guardate con sospetto e rifiutate.Certo, sarebbe stato meglio far partire i con-corsi con la legge Moratti, regolarmente in vi-gore e colposamente ignorata da politici, mi-nistri, rettori.

Noi proponiamo di ripartire nonostante tutto!Servono atti normativi urgenti e trasparenti:a) è necessario fare chiarezza con urgenza suimeccanismi e sui parametri finalizzati alla va-lutazione. Si devono fare i concorsi e si devevarare ogni provvedimento utile a evitare ri-corsi presenti e futuri: il ministro deve interve-nire con urgenza!!b) Si deve porre mano a un provvedimento cherestituisca alle università il valore della demo-crazia, sottraendo la gestione dallo strapoteredel rettore, che deve avere la responsbilità diguidare la comunità universitaria e non il po-tere di un “ducetto”.c) Bisogna ridare dignità ai docenti universi-tari, riconoscendo la terza fascia ai docenti ag-gregati, una giusta retribuzione a tutti i do-centi, un riparto di responsbailità tra ordinarie associati. Occorre che tutti abbiano la consa-pevolezza che il futuro delle università italianeè in pericolo e con esso anche il futuro delPaese.

NOTA SULL’ETÀ ACCADEMICA

Nel regolamento ministeriale per l’Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN) previsto nel D.M. 7 giu-gno 2012 è stato inserito un paragrafo sulla “normalizzazione dell’ H-index per età accademica”.Per H-index si intende la valutazione numerica della produzione scientifica di un autore, fondatasulle citazioni che gli articoli pubblicati dall’autore hanno ottenuto sulle riviste scientifiche interna-zionali. L’ H-index di un autore è 20 se almeno 20 articoli dell’autore sono stati citati almeno 20 volte.Per “età accademica” di un autore s’intende il numero di anni trascorsi dalla pubblicazione del primoarticolo scientifico dell’autore a tutt’oggi.Nel regolamento ministeriale, per “normalizzazione dell’ H-index per età accademica” s’intende ladivisione del valore numerico dell’ H-index di un autore fratto il numero di anni dell’età accademicadell’autore.Il Consiglio di Stato, nell’approvare il regolamento ministeriale per l’ASN, ha chiesto al Ministro diprecisare o modificare alcuni punti del regolamento, tra i quali la “normalizzazione dell’ H-indexper età accademica”.Ho evidenziato questa richiesta del Consiglio di Stato con due interventi pubblicati su “Il Messag-gero” del 6 Marzo 2012 (Carriere all’Università”) e “Repubblica” dell’ 8 Marzo 2012 (Quell’indiceperverso per valutare i prof).La norma, così com’era scritta nel regolamento ministeriale, penalizzava i più anziani e avvantag-giava i più giovani, operando una discriminazione per età che è, a mio avviso, incostituzionale.Il Ministro Profumo e l’ A.N.V.U.R. hanno deciso, pertanto, di abbandonare l’idea di dividere l’H-index per il numero di anni dell’età accademica dell’autore ed hanno, più saggiamente, adottato ilcriterio dell’ H-index contemporaneo, che si calcola dividendo, per ogni articolo presente su ISI e/oSCOPUS, il numero di citazioni fratto (2012 – anno di pubblicazione + 1) X 4. Il fattore 4 significache gli articoli pubblicati dal 2010 al 2012 salgono, gli articoli pubblicati nel 2009 non salgono e nonscendono, gli articoli pubblicati dal 2008 in giù scendono.C’è da chiedersi se sia giusto o sbagliato privilegiare così tanto gli articoli pubblicati dal 2010 al2012… Anche questo, a mio avviso, è un meccanismo perverso che innesca la ricerca delle citazionia tutti i costi e mette a rischio la libertà e l’onestà della ricerca scientifica.

Vito D’Andrea

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Affrontare il tema del reclutamento nel compartoAFAM comporta in prima battuta dover affrontarela situazione in cui tutto il sistema dell’Alta Forma-zione oggi si viene a trovare.A dodici anni dalla riforma è necessario come primopunto affrontare l’obiettivo primario della program-mazione e lo sviluppo del sistema per qualificarnel’offerta formativa e di potenziarne le correlate atti-vità di ricerca e di produzione artistica oltre la con-seguente modalità di reclutamento del personale.In questi dodici anni si è rincorso continuamentel’obiettivo del sistema didattico e normativo uni-versitario tralasciando invece quello che poteva es-sere la piena valorizzazione e l’evoluzione del si-stema AFAM nel contesto formativo italiano, nelmercato del lavoro, a partire dalle vocazioni artisti-che e formative nei singoli contesti territoriali e na-zionali.Da anni giacciono sui tavoli della burocrazia mini-steriale, coinvolgendo anche i sindacati, proposte le-gislative che tendono di affrontare il tema dell’AltaFormazione Artistica nel Paese e che purtroppo de-vono fare i conti con la incompiuta operazione del ri-conoscimento dei titoli e della loro equipollenza,con la ormai ultradecennale questione del preca-riato, delle graduatorie nazionali o di istituto dei do-centi, della carenza dei fondi ministeriali e di quellidestinati dagli enti pubblici territoriali alle IstitutiMusicali Pareggiati e Accademie legalmente ricono-sciute.In tutto questo contesto si vuole inserire il tema delreclutamento del personale anche in un panoramacontrattuale di incompiuto ordinamento professio-nale del personale tecnico amministrativo e di ca-rente normativa di inquadramento nelle due fascedella docenza, come di altre figure nelle accademie,ad esempio, i cosiddetti modelli viventi.Non è poi da sottovalutare la questione degli exIstituti Musicali Pareggiati, che pur essendo sottopo-sti alla stessa normativa dei Conservatori come pre-

vede la legge, sono discriminati nei rapporti tra Isti-tuzioni semplicemente perché finanziati da EntiPubblici diversi dallo Stato.In questo panorama si è aperto il dibattito nel Paesee fra le varie componenti istituzionali e sindacali, sulD.P.R. relativo alla programmazione, sviluppo e re-clutamento del personale nelle Istituzioni AFAM.Contestualmente a questo dibattito, come tutti sap-piamo, in Parlamento giace il disegno di legge n.4822 che in parte affronta tematiche oggetto dellostesso D.P.R. come l’ordinamento didattico e organi-smi all’interno delle istituzioni nazionali, precariato,e nuove strutture come i politecnici. Tutto questo ci induce a riflettere e a fare scelte im-portanti. Noi riteniamo che temi come il recluta-mento e di conseguenza le norme transitorie, chepossano dire fine al precariato, debbano essere inse-rite nel D.P.R. e, in considerazione della contrattua-lizzazione di tutte le componenti Afam – docenti,tecnici amministrativi e dirigenza – possano esserederogate alla contrattazione nazionale le norme cheattengono l’aspetto giuridico ed economico.Sempre col D.P.R. o con Decreti Ministeriali rite-niamo che possano essere normati l’ordinamentodidattico, l’espletamento e la valutazione dell’attivitàformativa dei docenti, le procedure di valutazioneper ciascun settore artistico-disciplinare finalizzateal conseguimento della idoneità nazionale all’inse-gnamento nei corsi di insegnamento.In ultima analisi, in attesa che il percorso legislativoo dei decreti ministeriali si concluda e in considera-zione della situazione fortemente precaria del per-sonale e in particolare di quello docente, si ritienenecessario, prima di addivenire all’ennesimo tenta-tivo di riforma o cosiddetto sviluppo del sistema, in-quadrare con gli strumenti esistenti tutto il personaleprecario docente e quello tecnico amministrativosenza ulteriori indugi anche in considerazione degliesigui numeri e disponibilità dei posti in ruolo già fi-nanziati.

A F A M

Fare presto con il reclutamentodi Domenico Di Simone - Segretario Nazionale Federazione CISL Università

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Raffaella Vitulano dal 19 aprile scorso è il nuovo di-rettore responsabile di Conquiste del Lavoro, il quo-tidiano della CISL fondato da Giulio Pastore che daoltre 60 anni racconta l’impegno del sindacato divia Po. Assunta a Conquiste del Lavoro nel 1989 èdiventata in breve caposervizio economico-inter-nazionale realizzando numerosi reportage in Eu-ropa e nel mondo e diverse interviste, tra cui quellaall’allora presidente della Commissione europeaJacques Delors e a Mikhail Gorbaciov. Negli ultimitre anni ha lavorato come vicedirettore del quoti-diano, responsabile della versione web.

Unico tabloid al mondo di natura sindacaleConquiste del Lavoro rappresenta un’ano-malia nel quadro dei media che ha saputorinnovarsi più volte. Quali sono le prossimesfide?Conquiste del Lavoro ha compiuto 63 anni.Un’età di bilanci e di possibili svolte. Di quellemeditate, arricchite dall’esperienza e piene dientusiasmo. Nella sua storia Conquiste ha vissuto diversemetamorfosi, quasi una costante al serviziodell’informazione dei lavoratori. Dalla sua na-scita, il 24 dicembre 1948, il giornale ha assi-stito alla sua trasformazione da settimanale inquotidiano, il 29 aprile 1986; alla sua informa-tizzazione nel 1992; alla creazione del settima-nale culturale Via Po, nel 1993. Credo di poterdire che oggi la testata sa ancora reinventarsi,forte dei suoi undici giornalisti professionisti,dei suoi grafici competenti e di una rete di col-laboratori che conta quasi una trentina di unitàsul territorio italiano e una a Bruxelles. Nelgiorno dell’insediamento come direttore re-sponsabile, ho scritto di questo cambiamentopossibile con la sicurezza che può offrirti solo

la solida struttura informativa di una grandeorganizzazione sindacale.Dare voce ai lavoratori e alla Cisl attraverso ungiornale resterà la nostra linea guida, anche neiprossimi anni, declinata con la riflessione, le in-chieste, l’approfondimento. E il desiderio, l’urgenza di raccontare il lavoroe soprattutto i suoi cambiamenti. Con un oc-chio attento, costantemente rivolto alla vitadelle persone; alle storie di lavoratori, di pre-cari, esodati, pensionati, sindacalisti di base,giovani e anziani, donne e uomini.Cambiare ed evolversi, del resto, sono azioniche sono sempre piaciute anche al nostro fon-datore Giulio Pastore che vide in Conquiste dellavoro un archetipo, impaginato in bianco enero, di una nuova modalità di fare sindacatocon lo scopo di “conquistare l’opinione pub-blica al sindacato e ai lavoratori”. Il verbo“conquistare” gli piacque a tal punto da farlotradurre in testata giornalistica.

Dal 2009 ha curato la versione web del gior-nale, un esperimento vincente a giudicaredal seguito ottenuto. “Conquiste del lavoro”sarà attento alle forme nuove di comunica-zione?Quando tre anni fa abbiamo lanciato la ver-sione web di Conquiste del Lavoro durante ilCongresso, scegliemmo per il suo trailer dipromozione uno slogan:“un futuro autorevole”.Ci sembrò che potesse sintetizzare bene la no-stra storia e quelle inevitabili nuove conquisteche il quotidiano aveva saputo raccogliere. Inquello slogan avevamo racchiuso un sogno.Lo ricordo così, con quell’immaginazione am-plificata necessaria al cambiamento. Quel

P I A N E T A C I S L

L’informazione versonuove ConquisteIntervista a Raffaella Vitulano - Direttrice del quotidiano Conquiste del Lavoro

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giorno abbiamo percepito quello slogan comeun’esatta rivelazione, come il punto di non ri-torno verso i nuovi media. E progettammo ilsito come un cavalcavia informatico che nondimenticasse il passato, ma lo recepisse perquello che il passato stesso dovrebbe semprerappresentare: non argine nostalgico ed ostileal rinnovamento ma solidissima infrastrutturaper il futuro, nel segno della continuità.In redazione abbiamo così cominciato a ragio-nare su questo patrimonio, sulla nostra espe-rienza editoriale assolutamente inedita almondo: dovevamo rilanciare la nostra capacitàdi informare, cercando di anticipare quantopossibile il cambiamento e sconfiggendo osti-nati pregiudizi. I fatti ci hanno dato ragione: in-ternet si è rivelato una risorsa che ha contri-buito ad allargare il pubblico dei lettori.

Come è organizzata l’informazione CISL?Il progetto di Conquiste è sinergico alle sfidelanciate un anno fa dalla Cisl con Labor Tv, laweb tv del sindacato. Il quotidiano, infatti, rien-tra in un realistico e concreto progetto editorialearticolato, che riorganizza la carta stampataconnettendola all’innovazione dei nuovi mediae ai social network, alle persone, per non in-ciampare nella retorica e nell’autoreferenzialitào peggio ancora, nell’autocelebrazione.Conquistedellavoro.it è una realtà e ospita le no-tizie del quotidiano e diversi contenuti multi-mediali di Labor Tv. Abbiamo realizzato il re-styling del sito web del quotidiano, checontiene anche contenuti di geolocalizzazionee la personalizzazione delle notizie nel MyConquiste, funzionalità presente tanto sul sitoquanto sulle versioni tablet.I social network trovano spazio nel sito maanche nell’ultima del giornale rinnovato, in

un apposito spazio tablet – la Social Room – incui ogni giorno raccogliamo idee, commenti,tweet e riflessioni catturandoli dalla Rete. Lenuove tecnologie valorizzeranno i lettori, maanche il corpo redazionale, che da tempo seguepercorsi formativi per aggiornare le compe-tenze in una fase di velocissimo cambiamentoinformativo nei media.

Quali sono le prime novità che ha apportatoal giornale?Le prime novità sono nella nuova veste graficadi Conquiste del Lavoro. Testata e testatine prendono la collocazioneverticale, unica, a sinistra della pagina, nonsolo per marcare nettamente il dorso, ma an-che per evocazione subliminare della bandieraCisl, che è tra i suoi elementi di maggioreidentità.La scelta del “carattere” si propone semplice,netta e certa: un solo “font”; che abbia un’ampiaricchezza di varianti, dalla testata al più piccolodettaglio, ma in uno stile unico e nitido, appar-tenente alla stessa famiglia del logo Cisl. Coscienti che l’ordine espositivo in senso oriz-zontale viene vissuto dal lettore come grade-vole, e che al contempo gli schemi ripetitivi inverticale minacciano noia, la gabbia del gior-nale si propone ricca, di 7 colonne in verticalee 7 appoggi di scansione orizzontale. Abbiamoreso più coerenti possibile i formati di titola-zione prevedendo la possibilità di un frequenteutilizzo di pre-occhiello, occhiello, titolo, cate-naccio e, dove serva, sommario immerso nel te-sto. Abbiamo, infine, optato per un uso mode-rato e accorto del colore, che con le titolazionigioca il ruolo di suggerire al lettore cosa leggereprima e cosa dopo, cosa vale di più e cosameno.

Quale sarà il futuro di Conquiste?Credo che sia esattamente qui, oggi, nel croce-via del presente e del passato dell’unico quo-tidiano sindacale nazionale al mondo realiz-zato in tabloid. Da questo punto dobbiamopartire per il nostro ambizioso progetto di con-quistare l’opinione pubblica. Qualsiasi pro-getto per essere efficace, convincente, ha biso-gno di coerenza. “Il futuro non è un regaloma una conquista” diceva Robert Kennedy. Eil nostro lavoro è proprio quello di raccontare“Conquiste”. Raffaella Vitulano

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Le misure previdenziali contenute nel decretolegge del 6 dicembre 2011, n° 201 (cosiddetto de-creto “Salva Italia”) hanno modificato profonda-mente i requisiti di accesso alla pensione obbliga-toria, allo scopo di determinare un ulterioreaumento dell’età effettiva di pensionamento. Afarne le spese sono state le pensioni di anzianità(accessibili con il meccanismo delle cosiddette“quote”, ovvero la combinazione fra età anagra-fica e anzianità contributiva), di fatto abrogatedalle misure adottate, mentre non è stato rispar-miato neppure il tradizionale canale di accesso alpensionamento con il requisito contributivo cheprescinde dall’età anagrafica, anch’esso aggan-ciato dal 2013 in poi al meccanismo automatico diadeguamento alla speranza di vita accertata dal-l’Istat. Sulle anzianità contributive maturate a far datadal 1/1/2012 per il calcolo della pensione si appli-cherà il metodo di calcolo contributivo (cosiddettocontributivo pro-rata). Una misura che tocca co-loro che, avendo raggiunto 18 anni di contributial 31/12/1995, nella previsione della legge Diniconservavano il diritto al calcolo della pensionesecondo le regole del sistema retributivo puro.Una misura che incentiva il proseguimento del-l’attività lavorativa dall’operare dei coefficienti ditrasformazione calcolati fino a 70 anni di età, fattisalvi gli adeguamenti alla speranza di vita cheopereranno dal 1° gennaio 2013. Sono state, inol-tre, abolite le finestre mobili per tutti coloro chematurano i requisiti a pensione dal 1/1/2012 (difatto il periodo che separa la maturazione del re-quisito alla decorrenza del trattamento è statocosi inglobato nei nuovi requisiti pensionistici).Con i nuovi requisiti l’età pensionabile viene,dunque, fissata a 66 anni a partire dal 1° gennaio2012, sia per gli uomini che per le donne (è previ-sto soltanto un innalzamento più graduale dell’etàpensionabile per le lavoratrici del settore privato

che le porterà ad agganciare il requisito generalenel 2018).Per coloro che maturano i requisiti pensionistici afar data dal 1/1/2012 con età inferiori a quelle pre-viste per la pensione di vecchiaia, è riconosciutoil diritto alla pensione anticipata solo se risultamaturata un’anzianità contributiva di 42 anni e 1mese per gli uomini e di 41 anni e 1 mese per ledonne nell’anno 2012. Requisiti elevati di un mesenel 2013 e di un ulteriore mese a decorrere dal2014. Inoltre, in questa ipotesi, se l’età di pensio-namento è inferiore a 62 anni verrà applicata unariduzione dell’1% per ogni anno di anticipo del-l’età rispetto a 62 anni ma la riduzione sale al 2%per ogni anno di anticipo rispetto a 2 anni. In so-stanza, se, ad esempio, nel 2012 si accede al pen-sionamento anticipato all’età di 60 anni la penaliz-zazione sarà del 2%, se invece si accede alpensionamento all’età di 59 anni la penalizzazionesarà del 4% (1%+1%+2%). Se l’età di pensiona-mento non è intera la riduzione percentuale saràproporzionale al numero di mesi. Il provvedimento “Milleproroghe” ha previstoche la riduzione percentuale dei trattamenti pen-sionistici rispetto all’età dei 62 anni per i lavoratori

R I F O R M A P R E V I D E N Z I A L E

Le pensioni dopo la riforma Monti-Fornerodi Angelo Marinelli - Coordinatore Dipartimento Fisco e Previdenza CISL

Angelo Marinelli

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che abbiano oltre 42 anni di contributi e le lavo-ratrici che ne abbiano più di 41 non si applicaquando detta anzianità contributiva – da matu-rarsi entro il 31/12/2017 – derivi esclusivamente daattività di lavoro compresi i periodi di astensioneobbligatoria per maternità, il servizio militare,l’infortunio, la malattia e la cassa integrazioneguadagni ordinaria. Tutti i requisiti anagrafici econtributivi minimi introdotti dalla riforma sonosoggetti agli adeguamenti alla speranza di vitache scatteranno a partire dal 2018.Per i lavoratori che rientrano nel sistema contribu-tivo puro (con primo accredito contributivo suc-cessivo al 31/12/1995) l’età anagrafica di accesso alpensionamento è ugualmente fissata a 66 anni inpresenza di un requisito contributivo minimopari a 20 anni, ma a condizione che l’importodella pensione risulti non inferiore a 1,5 voltel’importo dell’assegno sociale, secondo un im-porto soglia del 2012 che sarà rivalutato annual-mente sulla base della variazione media quin-quennale del PIL nominale calcolato dall’ISTATcon riferimento al quinquennio precedente da ri-valutare. Per gli stessi lavoratori il diritto alla pensione,previa cessazione dal lavoro, può essere ancheconseguito al compimento di un’età anagraficapari a 63 anni, a condizione che risultino versatie accreditati almeno 20 anni di contribuzione ef-fettiva e che l’ammontare mensile della primarata di pensione risulti non inferiore ad un im-porto, annualmente rivalutato in base alla varia-zione media del PIL del quinquennio precedentel’anno da rivalutare, pari, nel 2012, a 2,8 voltel’importo mensile dell’assegno sociale. Si prescin-derà da tale importo minimo se in possesso diun’età anagrafica di 70 anni e in possesso di un’an-zianità contributiva minima effettiva di 5 anni. Nel decreto sono previste alcune deroghe. Con-servano i requisiti anagrafici e contributivi prece-denti alla riforma e così come il regime delle de-correnze vigenti prima della data di entrata invigore del presente decreto legge, oltre i soggettiche maturano i requisiti a pensione entro il31/12/2011, anche coloro che maturino i requisitia pensione dopo il 31/12/2011 ma che si trovino indeterminate fattispecie salvaguardate dalla legge,secondo le condizioni e le modalità indicate.Una vicenda, quella riguardante i lavoratori co-siddetti “esodati”, ancora oggetto di vertenza frail governo e il sindacato. Con il Decreto legge 6luglio 2012, n° 95, recante “Disposizioni urgentiper la revisione della spesa pubblica con inva-rianza dei servizi ai cittadini”, infatti, è stato pre-visto un allargamento dei criteri e delle modalitàdi salvaguardia nei limiti di ulteriori 55.000 sog-

getti, rispetto a quelli già tutelati dal decretoSalva Italia. Si tratta di un allargamento che ri-guarda i lavoratori coinvolti nella gestione delleeccedenze occupazionali, gli autorizzati alla pro-secuzione volontaria dei versamenti contributivi,i lavoratori beneficiari di accordi di incentivo al-l’esodo e i titolari di prestazioni straordinarie acarico dei fondi di solidarietà di settore. Un passoin avanti, tuttavia, insufficiente, anche perchél’aver condizionato le nuove misure di salva-guardia al limite numerico delle 55.000 unità ri-schia di generare ulteriori incertezze, senza peral-tro superare, allo stato attuale, quelle esistenti.Ancora una volta l’assenza del confronto con ilsindacato ha provocato risultati solo parziali edincapaci di risolvere le asperità di una riformaprevidenziale che è intervenuta in modo iniquoe senza alcuna gradualità.Il provvedimento sulla “spending review” con-tiene alcune novità per i pubblici dipendenti. IlDecreto legge 95/2012 ha, infatti, introdotto ulte-riori novità di ordine previdenziale per i lavora-tori del pubblico impiego. Al fine di ridurre le do-tazioni organiche degli uffici dirigenziali e delpersonale non dirigenziale, infatti, si dispone chele amministrazioni provvedano ad utilizzare leprocedure di messa in mobilità del personale se-guendo alcuni criteri di priorità tra cui ha prece-denza il collocamento a riposo dei dipendentipubblici che raggiungono i requisiti a pensione(anagrafici e contributivi) secondo le regole pre-cedenti alla riforma Monti – Fornero, nonché ladecorrenza della pensione entro il 31/12/2014. Il provvedimento riguarderà il personale delleamministrazioni dello Stato, anche ad ordina-mento autonomo, delle agenzie, degli enti pub-blici non economici, degli enti di ricerca, degli entipubblici di cui all’art. 70 comma 4 del d.lgs. n.165/2001 in sovrannumero secondo i parametristabiliti dal decreto legge stesso, nonché il perso-nale degli enti territoriali in soprannumero. Ilprovvedimento di collocamento a riposo per ilraggiungimento di 40 anni di contribuzione nonnecessita di motivazione da parte della pubblicaamministrazione. La riforma corregge l’impatto della spesa pensio-nistica sul Pil, in tutto il periodo previsionaleconsiderato (2012 – 2060) e comporta, nel solodecennio 2012 – 2021, risparmi per oltre 140 mi-liardi di euro. Le misure di innalzamento dell’etàpensionabile adottate dai recenti provvedimenti,tuttavia, non incidono sul rapporto spesa pensio-nistica/Pil dopo il 2050, quando l’intero stockdelle pensioni in essere sarà interamente calco-lato con il metodo “contributivo”. L’impattodella spesa pensionistica sul Pil nel lungo pe-

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riodo, dunque, resta principalmente legato alladinamica di crescita reale dell’economia. La per-cezione è, dunque, quella che quasi tutte le ri-forme realizzate negli ultimi 10 anni (ad ecce-zione della legge 247/2007, adottata in attuazionedel Protocollo Governo – Parti sociali del 23 lu-glio 2007) siano state prevalentemente segnateda una visione quantitativa, finalizzata alla qua-dratura, pur necessaria, dei conti pubblici e alraggiungimento degli impegni assunti in sedeeuropea, al di fuori di un quadro di riforme delwelfare attento alle nuove emergenze sociali.Un approccio, però, destinato ad essere perdenteperché un adeguato livello di copertura pensio-nistica rappresenta l’elemento essenziale per as-sicurare non solo l’equità e la coesione sociale maper realizzare la stabilità macroeconomica e so-stenere la crescita nel lungo periodo. La spesaprevidenziale, infatti, concorre in modo rilevanteal sostegno della domanda interna per consumie investimenti, anche a causa dell’interazionefra le componenti demografiche e quelle ma-croeconomiche. L’aumento dell’età effettiva dipensionamento comporta un miglioramento deltasso di sostituzione pensionistico (rapporto fraprima pensione e ultima retribuzione), perchénel metodo di calcolo contributivo la prestazionematura dai contributi versati durante tutto l’arco

della vita lavorativa, in funzione dell’età di ac-cesso al pensionamento.Ma l’incremento dell’aspettativa di vita agisce inmodo controverso sul calcolo contributivo dellapensione: da un lato l’aumento dell’età pensiona-bile, imponendo l’accesso alla pensione ad etàpiù elevate, determina un innalzamento del tassodi sostituzione finale; dall’altro la revisione perio-dica dei coefficienti di trasformazione per il cal-colo contributivo comporta nel tempo, a parità dietà anagrafica di accesso al pensionamento, unariduzione della prestazione ottenibile.Così, mentre nel 2010 un lavoratori dipendente al67° anno di età, con un’anzianità contributiva di37 anni, avrebbe ottenuto una pensione pari apoco meno il 73% dell’ultima retribuzione in ter-mini lordi, nel 2060 vedrà il suo tasso di sostitu-zione scendere fino a poco più del 61%, a paritàdi età e requisiti contributivi di accesso al pensio-namento.Per i lavoratori in attività, dunque, la previdenzacomplementare rimane in prospettiva una que-stione ineludibile e centrale nell’attuale dibattitopolitico ed economico che va rilanciata con forza,specie nel settore del pubblico impiego dove i ri-tardi accumulati nella partenza dei fondi ri-schiano di ridurre, in prospettiva, i livelli della co-pertura previdenziale attesa nell’età anziana.

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Dopo una lunga esperienza nella Segreteria nazionale del-l’Adiconsum, Fabio Piccolini è stato nominato Presidentedel Consumers’ Forum, l’associazione “join” tra le im-prese e le associazioni dei consumatori, nata nel 1999,dalla convinzione che si possano superare la tradizionalediffidenza e le difficoltà di dialogo tra chi fa impresa e chirappresenta la tutela dei diritti dei singoli.

Quali sono gli obbiettivi del Consumers’ Forum?Il Forum vuole ricercare le soluzioni più compatibilicon l’interesse generale del Paese nell’ottica del-l’Unione Europea, per creare le migliori condizionidi vita e di benessere per tutti i cittadini, di ideare efavorire attraverso iniziative dirette la promozione,lo sviluppo e la diffusione della cultura del consumoresponsabile. Vogliamo orientare il consumatore el’impresa verso una maggiore qualità e sicurezza. IlConsumers’ Forum è una sede di riflessione comunesul confronto di alto livello sui temi del mercato,dove imprese, loro rappresentanze e associazioni diconsumatori, superando le rispettive provenienze,ricercano approfondimenti e punti critici sui qualifavorire il “dialogo aperto” tra i diversi attori sociali.L’obiettivo dell’associazione è di produrre una co-struttiva «coevoluzione» di politiche consumeristi-che e, più in generale, di politiche per il migliora-mento della qualità della vita dei cittadini.

Il Forum come luogo d’ incontro, studio e appro-fondimento?Assolutamente si. Non abbiamo come finalitàquella di risolvere i contrasti tra i diversi soggetti at-traverso soluzioni di concertazione contrattuali-stica. Vogliamo essere invece la sede più appro-priata per una riflessione comune. Per questoabbiamo un’apertura senza riserve al contributoculturale di chiunque voglia parteciparvi per af-frontare temi di generale interesse. Abbiamo inprogetto di svolgere studi, ricerche, formazione edogni altra iniziativa diretta alla promozione, allosviluppo ed alla diffusione della cultura del con-

sumo responsabile. Abbiamo l’ambizione di contri-buire alla corretta relazione tra la domanda e l’of-ferta di beni e servizi, in un quadro generale dicompatibilità ed equità sociale secondo le linee disviluppo dell’Unione Europea.In questa occasione d’incontro vogliamo coinvol-gere anche il mondo accademico e della ricerca, leistituzioni pubbliche nazionali e internazionali, alfine di realizzare forme di dialogo e partecipazione.La nostra strategia è quella di favorire la creazionedi tavoli di confronto, la definizione dei percorsi diricerca e studi comuni per approfondire le proble-matiche relative alla qualità dei prodotti e dei ser-vizi e alla customer satisfaction.

Chi fa parte attualmente del Forum?Consumers’ Forum è un’associazione indipendente dicui fanno parte le più importanti associazioni diconsumatori, numerose imprese industriali e di ser-vizi e le loro associazioni di categoria, centri accade-mici. Ad oggi Consumers’ Forum è composta da 34soci tra cui anche l’Università degli Studi di Siena,l’Università degli Studi di Torino, l’Università degliStudi Roma Tre.

C O N S U M A T O R I

Serve dialogo tra cittadini e impresaIntervista a Fabio Piccolini - Presidente Consumers’ Forum

Fabio Piccolini

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Anche quest’anno, in concomitanza con l’av-vio dei corsi di laurea delle professioni sani-tarie, in quasi tutte le ex Facoltà Mediche si èposto il problema dell’affidamento degli inca-richi di insegnamento risultati vacanti in sededi programmazione didattica.Al fine di garantire il regolare svolgimento deicitati corsi già da qualche tempo sono prolife-rati bandi e avvisi di selezione per l’affida-mento degli insegnamenti a soggetti esterniagli atenei dimenticando, in molte realtà sedidi Policlinici Universitari, le possibilità offertea tal riguardo dal vigente contratto nazionaledel comparto Università.Ci riferiamo, in particolare, all’art. 54, commi8 e 9, del C.C.N.L. 16.10.2008 che, prevedendola partecipazione del personale universitariotecnico-amministrativo operante presso leAA.OO.UU. alle attività formative caratteriz-zanti dei corsi di studio per le professioni sa-nitarie infermieristiche ed ostetriche, della ria-bilitazione, tecniche e della prevenzioneistituiti ed attivati dalle Facoltà di Medicina eChirurgia, chiarisce inequivocabilmente che lastessa si realizza nei corsi di insegnamento dicui all’art. 6, comma 3, del D.Lgs. 30.12.1992,n. 502 e successive modificazioni e integra-zioni e che dette attività formative sono riser-vate di norma al personale del ruolo sanitario,dipendente dalle strutture presso le quali sisvolge la formazione stessa, in possesso deirequisiti previsti dal richiamato D.Lgs. n.502/92, secondo criteri di stretta funzionalitàcon le figure professionali e i relativi profili in-dividuati dal citato decreto legislativo.Il personale universitario è ammesso alle atti-vità formative nel rispetto delle disposizioni

dettate dai protocolli d’intesa Università-Re-gione di cui all’art. 6, comma 3, del decreto le-gislativo n. 502/92 o, in assenza, secondo lemodalità previste dagli ordinamenti delle sin-gole AA.OO.UU. di concerto con le Facoltà diMedicina e Chirurgia.Più in generale, inoltre, occorre chiarire checon l’entrata in vigore della Legge n. 240/2010(c.d. “Riforma Gelmini”), così come modifi-cata dal D.L. n. 5/2012 convertito in Legge n.35 del 04.04.2012, è venuto meno il divietointrodotto dalla legge n. 230/2005 di affida-mento di incarichi di insegnamento gratuiti oretribuiti al personale tecnico-amministrativodelle università italiane, divieto al quale face-vano eccezione unicamente gli ex “tecnici lau-reati” ex DPR 382/80.Dobbiamo segnalare, a tal riguardo, che direcente anche il C.U.N., tenuto conto dellevariazioni normative intervenute, ha appro-vato una mozione (prot. n. 1298) auspicandoche le Amministrazioni universitarie consen-

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Incarichi d’insegnamentoe CCNLdi Francesco De Simone Sorrentino - Segretario Nazionale Federazione CISL Università

Francesco De Simone Sorrentino

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tano al personale tecnico-amministrativo inpossesso di adeguati requisiti e titoli, di poteressere valutato per l’affidamento di insegna-menti universitari nelle aree disciplinari che“possano giovarsi del loro apporto scientificoe delle loro esperienze professionali”.Non vi è dubbio che presso gli atenei sedi diPoliclinici, così come nelle ex facoltà non me-diche, prestano servizio molti dipendenti uni-versitari in possesso di tutti i requisiti richiestidal dettato normativo e contrattuale che po-trebbero far fronte alle esigenze didattiche,anche integrative, incrementatesi negli ultimianni in conseguenza del mancato “turnover”del personale docente e ricercatore e dellaproliferazione incontrollata dei corsi di studio.È incomprensibile, pertanto, come in talunerealtà si continui ancora ad ignorare l’esi-stenza di un nuovo quadro normativo e con-trattuale che permetterebbe a valide professio-nalità interne di coprire le suddette esigenzedidattiche, preferendo a queste ultime sog-getti esterni al sistema universitario selezio-nati nel migliore dei casi attraverso discutibilicomparazioni dei “curricula”.Paradossalmente in tali realtà, sedi di policli-nici universitari, queste professionalità internesono le stesse che nei tirocini mostrano aglistudenti come operare in concreto nei repartidi degenza.Riteniamo che dette professionalità internecostituiscano una grande risorsa per il sistemauniversitario specie in questo momento digrande difficoltà degli atenei dovuto al tagliodel F.F.O. e al blocco del turnover conseguentiai provvedimenti di contenimento della spesapubblica adottati negli ultimi 15 anni da tuttii Governi nazionali succedutisi nel tempo.In alcuni associati alla nostra organizza-zione è sorto un dubbio. Alla luce dei nuoviordinamenti didattici e del quadro norma-tivo e contrattuale vigente, quella famosacompenetrazione che lega in modo inscindi-bile la didattica e l’assistenza del personaledocente e ricercatore medico nell’ambito delcorso di laurea in medicina e chirurgia puòvalere anche nel caso dei corsi di laureadelle professioni sanitarie relativamente alpersonale tecnico-amministrativo dell’areasocio-sanitaria in possesso di comprovatirequisiti e titoli?

L’offerta formativa delle ex facoltà medicheormai già da qualche tempo non è più limitataal solo corso di laurea in medicina e chirurgiae alle specializzazioni mediche ma com-prende anche quelli delle altre professioni sa-nitarie (lauree di primo e secondo livello) non-ché una grande varietà di master.A nostro avviso è giunto il momento di effet-tuare una profonda riflessione che inevitabil-mente conduce alla necessità di rivedere inparticolare i rapporti tra università e S.S.N. ei sistemi di finanziamento degli Atenei e delleannesse AA.OO.UU., rilanciando il settoredella sanità-universitaria ormai da troppotempo dimenticato e depauperato delle pro-prie risorse.Oggettive questioni di economicità di sistemae di tutela dei diritti dei lavoratori, specie diquelli delle facoltà mediche, hanno spinto laFederazione CISL Università, contestual-mente all’approvazione della Legge n.35/2012, a sottoporre all’attenzione dei rettoridi tutte le università l’immediata e positiva ri-caduta che una attenta applicazione dell’art.54 del C.C.N.L. 16.10.2008 e dell’art. 23 dellaLegge n. 240/2010 avrebbe potuto avere sugliatenei italiani.Alcune università hanno riscontrato positi-vamente la nostra iniziativa, anche in riferi-mento al personale tecnico-amministrativooperante presso le ex facoltà non mediche,ma molto resta ancora da fare.Riteniamo che su tale tematica debba intensi-ficarsi l’azione sindacale, affinché, tutti gli ate-nei siano sensibilizzati ad adottare modifichedei propri regolamenti interni prevedendoche, prima di ricorrere all’esterno, sia accertatala possibilità di affidare gli insegnamenti va-canti al personale tecnico-amministrativo inpossesso di adeguati titoli ed esperienza pro-fessionale.Anche questa è una rivendicazione da sem-pre all’attenzione della Federazione CISL-Università, sicuri di rispondere concreta-mente alle istanze che continuano a perveniredall’intero territorio nazionale, specie daquelle realtà dove di fatto il personale tec-nico-amministrativo è già utilizzato per atti-vità didattiche e di didattica integrativa senzaalcun formale riconoscimento da parte delleistituzioni universitarie.

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Tutti coloro che hanno avuto o vivono attualmentecon una persona cara che ha contratto il mesote-lioma sperimentano sulla propria pelle quanto que-sta malattia sia spietata e non lasci alcuna speranzadi guarigione a causa della velocità di espansione eaggravamento.È un nemico in agguato! Nessuno si può conside-rare indenne: l’amianto è un killer silenzioso, matragicamente attivo. Si trova nei tetti, lungo le rivedei fiumi, nei capannoni, nelle discariche abusive aimargini delle città, nelle fabbriche abbandonate,senza dimenticare i siti e le installazioni militari.L’amianto è un nemico invisibile e mortale, a diffe-renza dell’asbestosi, per cui è necessaria un’esposi-zione intensa e prolungata, questa è la patologiaprofessionale, per il mesotelioma non è possibilestabilire una soglia di rischio, ossia un livello diesposizione al di sotto del quale risulti innocuo. Ildecorso della patologia è molto rapido. La soprav-vivenza è in genere inferiore a un anno dalla sco-perta del tumore e non sono state individuate tera-pie efficaci.Oggi, la pericolosità dell’amianto è fuori discussioneed il suo utilizzo è stato finalmente bandito, tuttaviaè evidente che il minerale estratto fino ad oggi edutilizzato nei più svariati modi costituisce e costi-tuirà ancora per molti anni un rischio per la salute,soprattutto per il fatto che una grande quantità diamianto è stata impiegata nell’edilizia e, pertanto,questo minerale si trova presente nell’ambiente inmaniera quasi ubiquitaria, rappresentando un peri-colo che andrà aumentando nel tempo con l’invec-chiamento dei materiali.A distanza di venti anni dalla legge 257 del 1992che lo metteva al bando, l’amianto è ancora moltodiffuso in Italia e tanti siti contaminati attendono diessere bonificati. Ai lavoratori che nell’espleta-mento della propria attività sono direttamenteesposti, si aggiungono sempre più numerosi i sem-plici cittadini che vengono colpiti dalle malattiedovute all’amianto per situazioni ambientali di

esposizione anche occasionale, l’inquinamento èdirettamente relazionato all’ampio uso che ne èstato fatto in passato.Nello scorso mese di maggio il ministro RenatoBalduzzi si è incontrato con le segreterie confederalidi Cgil, Cisl e Uil sulle problematiche dell’amiantodichiarando che ha incaricato un gruppo di espertiche dovrebbero consegnargli le ipotesi di lavoroper costruire le linee guida sui temi: sorveglianzasanitaria, diagnosi precoce, terapie efficaci e pianodi ricerca.Nel prossimo mese di novembre è in programma aVenezia una Conferenza Nazionale sui temi dellatutela della salute dalle malattie dovute all’amiantocon lo scopo di varare un piano sanitario nazionalecoordinato con le Regioni.Il ministro ha evidenziato che oltre ai lavoratori di-rettamente esposti, sono sempre più i semplici cit-tadini ad essere colpiti e quindi sarà necessario tro-vare un sistema per bonificare l’amiantodappertutto in maniera che il problema non siponga più neanche in termini di semplice casualità.L’importanza che questa seconda conferenza na-zionale assume non è certo di poco conto e quindisi vogliono creare tutti i presupposti affinché, a di-

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Amianto: un nemico in agguatodi Cinzia Pace - Segretario Nazionale Federazione CISL Università

Cinzia Pace

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versi anni dalla prima conferenza nazionale svoltasia Roma all’Università di Tor Vergata nel 1999, le oc-casioni di approfondimento e le iniziative portinorisultati tangibili. La conferenza avrà come obiettivol’elaborazione di un bilancio di quanto svolto fino aora a livello nazionale e la definizione di un pianogenerale per il contrasto alla fibra killer.La conferenza verrà celebrata a poca distanza dallafine della legislatura. Di questo occorrerà tenereconto in quanto il problema amianto non è risolvi-bile nel giro di pochi mesi. Si devono pertanto pro-muovere iniziative che prevedano tempi certi per laloro attuazione e che non vengano interrotte.In secondo luogo si deve sottolineare che qualsiasiprogetto volto ad attuare quanto già le leggi pre-vedono in materia di bonifica, sorveglianza sanita-ria, ricerca, risarcimento e altro in tema di amiantorichiede uno sforzo organizzativo e finanziarionotevole.Organizzazione e finanziamenti che, seppur gra-duati nel tempo, devono essere stabiliti da idoneiprovvedimenti; ad esempio la realizzazione di unpiano di bonifiche dell’amianto su tutto il territorionazionale (preceduto dal censimento dei siti) neces-sita dell’impiego di un gran numero di lavoratori ri-spondendo, in parte, al bisogno di lavoro che è, inquesto momento, tra i principali problemi che af-fligge il nostro Paese. La Cisl, unitamente alle altre organizzazioni, haespresso vivo apprezzamento per il programmadi lavoro del ministro Balduzzi per l’impegno pro-fuso a trovare le risorse necessarie per avviare siail coordinamento sanitario che la ricerca sulla curadelle malattie più gravi dovute all’amianto. Il mini-stro ha ribadito che le risorse saranno decisamentepoche rispetto a quelle necessarie. Anche in questocaso la Cisl ha espresso un sostanziale sostegnoperché la cosa più importante è avviare un per-corso, un’organizzazione di servizi sanitari per di-mostrare un’attenzione, una responsabilità e unasolidarietà dovuta ai lavoratori e ai cittadini che sa-ranno vittime di queste patologie al momentosenza speranza di cura.La Cisl, infatti, ha proposto di aprire un tavolo di la-voro anche con l’Inail e con il Ministro del Lavoroche ha la vigilanza sull’Inail, per individuare il con-corso dell’Inail sia sulla parte sanitaria di tutela chesulle attività di ricerca per le terapie efficaci per ilmesotelioma. Sono diverse le Regioni che hannogià realizzato delle forme di collaborazione conl’Inail per la parte della sorveglianza sanitaria, men-tre il fondo dell’Inail per la Ricerca potrebbe avereanche un capitolo dedicato per la ricerca della curadel Mesotelioma.Morire d’amianto e doverlo dimostrare!Il numero dei malati non cessa di aumentare e neiprossimi anni il fenomeno è destinato a peggiorare.Della gravità della situazione relativa all’amianto in

Italia purtroppo si è consci soltanto nei luoghi enelle famiglie toccati più direttamente dal pro-blema. Manca una consapevolezza delle dimensioninazionali della questione, e comunque qualora siriuscisse ad imporla a livello nazionale la possibilesoluzione del problema ha bisogno di una pienapresa di coscienza anche a livello internazionale.L’Italia alla conferenza di Rio sull’ambiente ha cer-cato di farlo proprio tramite il ministro della SaluteRenato Balduzzi ed è per questo che la secondaConferenza Nazionale di Venezia avrà un ruolofondamentale. È urgente la creazione di una retedella ricerca sull’amianto e delle azioni di sanitàpubblica, per mettere in comune le informazioni ei risultati del lavoro di tanti ricercatori impegnati inquesto settore. Tra gli aspetti più gravosi vi è illungo periodo di latenza delle malattie asbesto-cor-relate, che può arrivare a toccare anche i 30/40 anni:un arco temporale che fa attendere il picco delle ma-nifestazioni delle patologie tra il 2015 e la fine deldecennio. Nel frattempo il ministero dell’Ambiente sta com-pletando la mappatura dei luoghi contaminati: ilnumero dei siti è ingente e, da sole, le risorse pub-bliche potrebbero non essere sufficienti per effet-tuare l’intera opera di bonifica. L’unico modo pereliminare del tutto l’esposizione all’amianto è la ri-mozione: le operazioni devono essere condotte sal-vaguardando l’integrità del materiale in tutte le fasidell’intervento evitandone la rottura.Il ministro Balduzzi ha ribadito l’attenzione di Pa-lazzo Chigi nei confronti della costituzione di unaprocura nazionale per l’amianto di concerto con ilMinistro Severino, in seguito alla storica sentenzaEternit di Torino, nel febbraio scorso. Essenziale aquesto punto è creare un fondo per tutte le vittime,visto che proprio i processi Eternit di Torino e Fibro-nit di Bari (per citare quelli più significativi) hannomostrato come sia limitativo risarcire coloro che ildiritto al risarcimento lo hanno già (i possessori direndita INAIL e i loro eredi) e lasciare senza alcunsostegno le vittime e i familiari delle vittime del-l’amianto per esposizioni non lavorative, domesti-che e/o ambientali. Auspichiamo che la seconda conferenza si apra conl’annuncio che il fondo per le vittime dell’amiantosia stato aumentato in maniera significativa e cheverrà erogato anche alle vittime non professionalidell’amianto. Si consideri ad esempio che il Fondoper le vittime istituito in Francia (FIVA) annual-mente stanzia 550 milioni di euro. Il finanziamentoaggiuntivo potrebbe derivare dai fondi a disposi-zione dell’INAIL. Noi come comunità universitaria dobbiamo sentirciparte in causa di questa sfida con il nostro impegnonella ricerca scientifica con l’obiettivo di eliminareo mitigare per quanto sia possibile i nefasti effetti dianni di spregiudicato uso dell’amianto.

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Tutta l’attività sindacale, a partire dalle singoleiniziative sino a comprendere la contrattazione,non potrà prescindere per il futuro dagli scenaridello sviluppo sostenibile. Occorre cioè riuscirea dare corpo e spessore a nuove pratiche neiluoghi di lavoro non limitate solamente all’atti-vità lavorativa.La tutela ambientale, infatti, non rimane al ter-mine del processo produttivo e non si definiscepiù come intervento riparatore all’ambiente, alterritorio e alla salute, ma come intrinsecamenteconnesso all’organizzazione dell’attività econo-mica, all’organizzazione del lavoro e dei pro-cessi produttivi, al rispetto della salute e alla va-lorizzazione delle risorse umane nell’azienda edelle risorse sociali del territorio. Integrazione equilibrata, nell’ambito della qualeciascuna variabile, economica, sociale e am-bientale non potrà essere sacrificata a vantaggiodelle altre, e dinamica, nel senso che ogni con-testo deve definire nell’integrazione delle com-ponenti fondamentali, economiche, ambientalie sociali, le priorità maggiori assumendo co-munque l’obbligo del Miglioramento Ambien-tale Continuo (MAC).Appare quindi evidente che se il persegui-mento del MAC è l’azione dominante di riferi-mento, l’ambiente nel nuovo scenario dello svi-luppo sostenibile, diventa la stella polare cheindirizza tutte le scelte di innovazione, di pro-gettazione, di organizzazione dell’attività pro-duttiva e della vita economica e sociale dell’in-tera comunità umana. È un passaggio epocale rispetto al passato dovei temi dell’ambiente e quelli del lavoro sem-bravano non poter comunicare.Qual è il perché di questo cambiamento?

La competizione globale e la corsa all’approv-vigionamento dei materiali, a cominciare dallerisorse energetiche, la crescita esponenziale deipaesi emergenti, il riscaldamento globale, lecriticità ambientali presenti e future, tutt’in-sieme fanno dell’ecoefficienza delle risorse na-turali e dell’uso efficiente dei materiali, primache una scelta, una necessità. Tant’è che il ciclochiuso o circolare della natura, dove non esi-stono i rifiuti ma ogni elemento costituisce basedi vita o alimento per un altro stadio della na-tura, dal mondo vegetale a quello animale eviceversa, diventa il riferimento per la stessa or-ganizzazione dei cicli produttivi. In questo processo l’Europa ha un ruolo deci-sivo.Il Vecchio continente ha assunto sul piano pla-netario la leadership dello sviluppo sostenibilecon la lotta ai cambiamenti climatici assumendoautonomamente con la direttiva del pacchettoclima-energia gli obiettivi della riduzione del20% di anidride carbonica, dell’incremento del20% del risparmio energetico e dell’efficienzaenergetica, dell’incremento del 20% di energierinnovabili e del 10% di biocarburanti entro il2020. Ma questi obbiettivi sono solo tappe inter-medie di un percorso più impegnativo che deveportarci al 2050 alla riduzione dell’anidride car-bonica tra l’80 e il 95% attraverso la road mapal 2050 verso l’economia low carbon. L’Europa ha disegnato anche la distribuzione diquesta riduzione tra i vari settori: industria,produzione elettrica, trasporti, agricoltura, ser-vizi. Nell’ottica europea, così, il nostro futuronel settore della produzione industriale e deiservizi è delineato. Il domani è quindi il lowcarbon. Pertanto, da subito, dobbiamo, come

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Il ruolo della contrattazioneper lo sviluppo sostenibiledi Giuseppe D’Ercole - Responsabile Dipartimento Ambiente CISL

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sindacato, chiedere e lavorare in questa dire-zione se vogliamo essere competitivi, conser-vare i nostri posti di lavoro, creare i posti di la-voro per i nostri figli.La competizione continua ad essere una com-petizione di tecnologie, ma anche di organizza-zione, di sistema integrale, e finalmente di eco-efficienza delle risorse, dei materiali. Il puntocentrale, quindi, non è più quello di una pro-duttività riferita alla forza lavoro, ma ai mate-riali e ancora più precisamente al risparmiodei materiali, alla riduzione dei consumi dimateriali, alla riduzione degli scarti, alla ridu-zione dei rifiuti. La sfida vera diventa la pro-gettazione di prodotti che non diventerannomai rifiuti ma materiali facili da riciclare e riu-tilizzare.Il nuovo percorso avviato alla ecoefficienzadeve vedere tra i suoi protagonisti la figura diun nuovo sindacalista ad alta sensibilità socialeed ambientale. Nel presente e sempre più nel futuro l’ambienteè direttamente sensibilità e salvaguardia dellanostra missione sociale, in quanto tutela delterritorio dove vive la nostra comunità, delle ri-sorse naturali suolo, falde acquifere, qualitàdell’aria, ma anche garanzia della competitivitàdell’azienda perché la Co2 si paga con l’emis-sions trading scheme. Se ne produciamo piùdella nostra concorrenza europea, la paghiamoe quindi la nostra azienda rischia di uscire dalmercato.Il nuovo sindacalista deve conoscere le BAT,best available technologies, e chiedere alla pro-pria azienda di dotarsene per avere legittimitàdi produzione e di tenuta della concorrenza.Il nuovo sindacalista deve pretendere l’effi-cienza nell’uso dei materiali e porre legittima-mente anche la possibilità di un salario“verde” per i risvolti di vantaggio economicoche l’ecoefficienza può consentire come purel’ottenimento o il semplice mantenimento diuna certificazione ambientale che comportal’apporto attivo di tutte le componenti del cicloproduttivo.Non solo. Il nuovo sindacalista deve porsi conl’azienda il problema dell’accettazione socialedella propria attività sul territorio e quindi la-vorare prestando attenzione e facilitando gliinterventi del Responsable Care, la gestionecorretta e trasparente della certificazione Emas,garantire la comprensione del bilancio ambien-

tale e il perseguimento del MAC.Il nuovo sindacalista deve impegnarsi ad assi-curare in maniera sempre più evidente e pro-fonda il contributo diretto della propriaazienda all’efficienza dei servizi sul territorioe nelle infrastrutture: dal trattamento dei ri-fiuti industriali, nella disponibilità per tuttidella risorsa idrica dotandosi possibilmentedi un sistema di utilizzo del’acqua a ciclochiuso, alla disponibilità dell’energia, dotan-dosi di sistemi di alta efficienza energetica e diautoproduzione di energia pulita, di sistemi ditrasporti a basso impatto ambientale con lamovimentazione su rotaia dei materiali e pro-dotti e una mobilità organizzata per i dipen-denti, con il mobility manager aziendale edanche con la disponibilità dei buoni mobilitàper l’acquisto dei titoli di trasporto pubblicolocale. Questo tipo di approccio deve coinvol-gere tutti i lavoratori, indipendentemente dalsettore di riferimento. Se le aziende diretta-mente orientate alla produzione sono quelle diimmediato riferimento. Anche la macchina po-derosa dei servizi e del pubblico impiego èchiamata ad agire con decisione offrendo uncontributo.I primi passi di questa nuova declinazione dellavoro all’impegno, all’ecoefficenza trovano giàesempi in alcuni contratti di lavoro come, adesempio, in quello dei lavoratori della chimica.Tali esempi devono costituire la mappa diorientamento per l’azione del sindacato nellepolitiche industriali, nello sviluppo della ricercae dell’innovazione tecnologica, per la stessacontrattazione sul posto di lavoro e nel territo-rio, nell’organizzazione dei servizi.Per offrire uno strumento aggiuntivo la CISL,a livello europeo, sta costruendo in questi mesicon altri sei sindacati, la CES, la confedera-zione dei sindacati europei, la TUC, confede-razione inglese, la DGB, la confederazione te-desca, la CFDT, confederazione francese, laFGTB, la confederazione belga, la GSEE, laconfederazione greca, e la PODKREPA, la con-federazione bulgara, la guida sindacale per il“green delegates”, i delegati dello svilupposostenibile.L’ambiente e l’impegno sindacale sul MAC co-stituiscono una nuova linea di cultura comune,di linguaggio e di obbiettivi da far valere pertutta l’Europa e da proporre all’organizzazioneinternazionale dei sindacati di tutto il mondo.

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