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Un modo diverso di interpretare la crisi italiana Mario Fabbri Torino, 18/3/16

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Economy & Finance


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Page 1: Un modo diverso di interpretare la crisi italiana - Mario Fabbri

Un modo diversodi interpretare la crisi italiana

Mario Fabbri!

Torino, 18/3/16!

Page 2: Un modo diverso di interpretare la crisi italiana - Mario Fabbri

Fonte: goofynomics.blogspot.it

Le dimensioni della crisi

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Fonte:goofynomics.blogspot.it

+0,8% oppure + 0,6%? … non è questo il problema.

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  Mancano i soldi  il mio stipendio è fermo da anni!  ho perso il posto…!  le tasse crescono, crescono. Non se ne può più!

  Bisogna che a me e a quelli come me arrivino più soldi  bisogna ridurre le tasse!!  gli 80 € aiutano, ma non bastano!  ci vuole il “reddito di cittadinanza”!  …!

  Perché, con più soldi, tutto andrebbe a posto!  crescerebbero i consumi e le industrie si riprenderebbero!  crescerebbero gli investimenti, che sono il vero toccasana!  sarebbe il grande rilancio dell’economia italiana !

Il ragionamento canonico

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Il problema del “ragionamento canonico"

  E anche seri e compunti commentatori parlano più o meno così! !

  Ma i loro non sono ragionamenti da economia politica, ma da economia domestica!

  … cioè rispettosamente accodati a ciò che dice l’uomo comune!

  per il quale avere più denaro comporta di per sé il disporre di più beni!

  Invece, per un intero paese la prosperità non viene dall’avere molto denaro …!

  Ma dal produrre molti beni!!

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Infatti l’attuale problema italiano è la produzione…

  In Italia è sempre più difficile fare il “produttore di beni”  la normativa crea costi ed intralci sempre maggiori !  i lavori produttivi non attirano: sono altri quelli “eleganti”!  il prelievo fiscale sui produttori è sempre più gravoso!

  l’ effetto è logico…  …diminuisce la quantità dei beni prodotti in Italia  e QUINDI il reddito globale degli Italiani diminuisce  questo può avvenire in tre modi diversi…!

  primo modo: riduzione di stipendi, salari, ricavi!  secondo modo: aumento dei prezzi (ma oggi l’inflazione è bassa) !  terzo modo: aumentano le tasse e si riduce il “reddito netto”!

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La storia italiana conferma questa spiegazione

  Altre volte i produttori si sono trovati in difficoltà molto gravi…  a Roma antica e nel Seicento!  e ne è seguito l’impoverimento del paese

  In quei periodi troviamo aspetti simili agli odierni  l’aumento oppressivo della tassazione sui produttori!  il diffuso disamore per le attività produttive!  ….!

  qualche ragguaglio….

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Il prelievo distruttivo sui produttori in Roma antica

  Gli esattori sono tenuti a raccogliere una certa quantità di imposte, ma nella zona di loro competenza incontrano sempre più spesso delle terre incolte. Sono i cosiddetti agri deserti: i proprietari-contribuenti si sono eclissati e non si può più estrarre tributo.!

  Per sanare l’ammanco allora gli esattori accrescono il carico sui contribuenti che sono rimasti, il che aggrava la loro situazione e accelera le sparizioni successive. - La rovina delle nazioni, pp.46-47!

  ...il numero di quelli che ricevevano cominciava a superare quello di coloro che davano, cosicché, per l’enormità della tassazione, estenuate che furono le forze dei coloni, venivano abbandonati i campi e le culture diventavano selve. Lattanzio - IV secolo !

  [Ci sono] certi Romani che preferiscono avere una libertà povera tra i barbari piuttosto che il peso del fisco tra i Romani. Orosio - V secolo!

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Il prelievo distruttivo sui produttori del Seicento

  ...nel caso dei territori [italiani] soggetti al dominio spagnolo pare che gli effetti negativi dell’eccessivo peso fiscale fossero accentuati dal modo in cui il peso veniva distribuito tra le varie categorie di contribuenti …si stabiliva un dato gettito e questo veniva distribuito per gruppi di operatori (proprietari fondiari, mercanti di lana, mercanti di seta ecc.) …!

  … Un settore in crisi continuava a vedersi attribuita la quota che gli era toccata prima della crisi, e se il settore veniva abbandonato da taluni operatori, [i superstiti] dovevano sopportare carichi sempre maggiori. Il sistema veniva così ad aggravare le crisi dei settori pericolanti. !

  CIPOLLA, Il declino economico dell’Italia, cit in La rovina delle nazioni, p.174!

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  [A Venezia] nel 1570 Paolo de Simone, filatore di seta, chiese l’autorizzazione ad assumere nella propria bottega un tintore per poter controllare «coi suoi propri occhi» la tintura del prodotto. La corporazione dei tintori si oppose alla richiesta per paura che il caso potesse costituire un precedente… La resistenza delle corporazioni ebbe l’appoggio degli organi statali.!

  Un certo Simone Giogalli nel 1671 osserva: «Le [merci] forastiere sono di minor prezzo... e qui raccordo che le manifatture quali sono obbligati a pagare li mercanti da lana agli operai riescono troppo esorbitanti, si che moderate che queste siino e regolati gli aggravi pubblici, si potranno vendere i panni a prezzi più tollerabili e di conseguenza verrassi ad augmentarne [la vendita]!

  A Venezia i marinai sono pagati a giornata anziché a viaggio, come gli inglesi, e ovviamente i tempi delle navigazioni si allungano. Un visitatore inglese osservò che mentre una nave veneziana andava e tornava da Venezia alla Siria, una del suo paese faceva il tragitto due volte!!

  La rovina delle nazioni, pp. 173-4!

Altre somiglianze tra Seicento e Italia attuale

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Crollo delle manifatture e calo delle popolazioni urbane

da La rovina delle nazioni, p.185!

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La ricerca dei rimedi…

  Oggi, contro la crisi è abituale invocare entità magiche, come “gli investimenti”!

  … o rimedi velleitari come la caccia agli evasori…!  evitando con cura di riflettere su sviluppi illuminanti ma

politicamente scorretti come l’evasione di sopravvivenza !  converrebbe invece riflettere sui casi simili del passato!  e ricordare che 20 anni fa si stava già avviando una crisi simile,

resa allora più chiara dal deficit della nostra bilancia commerciale!  Ma 20 anni fa fu possibile uscirne…!  Bastò - molto tardi, perché gli “esperti” lo sconsigliavano

caparbiamente, trovarsi costretti a svalutare la Lira.!  Si fecero le cose giuste perché mancavano le alternative…!

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Svalutazione della Lira e Bilancia dei pagamenti

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Allora basterebbe svalutare?

  La riflessione sulla crisi del 1992 ha spinto alcuni a proporre il ritorno alla Lira, per potere poi svalutarla come allora.!

  Nel frattempo però marciando al seguito di politici ed “esperti” irresponsabili, l’Italia si è cacciata in una situazione che rende tale operazione complessa e pericolose!

  Basta pensare all’inevitabile contenzioso con l’Europa… !  Proviamo allora - come esercizio intellettuale - a schizzare le

linee di una via diversa e meno rischiosa!  Politicamente è poco realistica, ma rende più chiari i discorsi

qui fatti!

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Perché ha funzionato la svalutazione del 92 ?

  Il settore produttivo italiano era in difficoltà perché, a causa della lira pesante non riusciva né ad esportare, né a contrastare i bassi prezzi delle importazioni dell’industria straniera. !

  Le fabbriche chiudevano: si parlava di deindustrializzazione…!  Ma la lira leggera, fece crescere l’export e diminuire l’import!  e rimise in sesto i conti economici dei produttori. !  Inizialmente i non-produttori stettero peggio perché sparirono i i

beni esteri a basso prezzo.!  Ma, dopo il rilancio del settore produttivo, si ripresero anch’essi.!

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Una “svalutazione per via fiscale”…

  Una detassazione cospicua…!  perché ristretta alle attività che producono beni materiali  che sono quelli tipicamente esportabili, !  produrrebbe effetti molto simili ad una svalutazione… !  I produttori, avrebbero minori costi: esporterebbero di più e

contrasterebbero meglio le importazioni!  Rimetterebbero in sesto i conti economici come nel 92-93.!  I non-produttori - proprietari. settore dei servizi, pensionati… -

all’inizio, come nel 92-93, starebbero peggio perché per quadrare i conti occorrerebbe tassarli di più!

  Ma dopo il rilancio del settore produttivo si rimetterebbero in sesto anche loro.!

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È meglio essere realisti

  Ma chi potrebbe attuare una svalutazione per via fiscale in Italia? !  … ridurre il carico ai produttori per aumentarlo ai non-produttori…!

  Una, oggi impossibile, svalutazione tradizionale ridurrebbe il carico sui produttori senza discussioni, né scappatoie!

  ma un robusto intervento sulla fiscalità innescherebbe la demagogia!  No! bisogna invece ridurre le tasse subito a tutti! e, già che ci siamo, anche

realizzare l’equità sociale, colpire i corrotti e industrializzare il Sud…!  Oggi trovano seguito solo slogan velleitari come di quegli “esperti”

che nel 92 esigevano l’impossibile difesa del cambio della Lira.!  Sono le soluzioni realistiche ad essere politicamente inaccettabili!

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Per saperne di più…

!Per liberarsi della ricorrente e pericolosa

fantasia che gli “economisti” capiscano davvero come funziona l’economia, e quindi ci si possa fidare di quello che dicono…!

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Cinque casi della storia: da Roma antica alla grande crisi dell’Europa meridionale nel Seicento, che somigliano all’attuale crisi italiana.!

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Breve articolo,!consultabile sul sito di Affari Italiani, che elabora sull’idea di “svalutazione per via fiscale”.!

www.affaritaliani.it/economia/crisi-mercati-borsa15012014.html