va dove ti porta il cuore

9
9 1 Va’ dove ti porta il cuore Ci sono matrimoni d’amore e matrimoni d’interesse. Lunghi corteggiamenti romantici e accordi economici che parlano più alle finanze che al cuore. Quella che si celebra ufficialmente il 20 febbraio 1986 fra Silvio Berlusconi e l’Associazione Calcio Milan è una unione strana, fatta di serenate appassionate e in- terminabili trattative fra studi legali, uffici della procura della Repubblica e comunicati stampa a nervi tesi. L’imprenditore che ha inventato la tv privata in Italia e che è appena sbarcato in Francia con la creazione de La Cinq ha già le idee chiare. E se l’operazione transalpina avrà vita breve e fine ingloriosa (durò sei anni prima di chiudere i battenti, per Berlusconi Jacques Chirac coniò la definizione di vendeur de soupe, venditore di minestre) la scalata alla società di via Turati è tutta un’altra storia. Qualche giorno prima del perfezionamento dell’accor- do Berlusconi aveva spiegato: «Nel Milan ho solo un interesse sentimentale, anche se spero di non rimetterci e di farlo fruttare. Perché il Berlusconi vero è quello che dà grandissima rilevanza ai fatti di cuore, ma che agisce con razionalità» 1 . Ricorderà anni dopo: «Il Milan appartiene alla sfera degli affetti. Per me non è solo un’impresa, anzi, nelle strategie del gruppo è una cosa decisamente a parte. Ho comprato quella squadra perché 1 Ansa, 17 febbraio.

Upload: espe-benedi

Post on 24-Jun-2015

156 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: Va Dove Ti Porta Il Cuore

9

1Va’ dove ti porta il cuore

Ci sono matrimoni d’amore e matrimoni d’interesse. Lunghi corteggiamenti romantici e accordi economici che parlano più alle !nanze che al cuore. Quella che si celebra uf!cialmente il 20 febbraio 1986 fra Silvio Berlusconi e l’Associazione Calcio Milan è una unione strana, fatta di serenate appassionate e in-terminabili trattative fra studi legali, uf!ci della procura della Repubblica e comunicati stampa a nervi tesi. L’imprenditore che ha inventato la tv privata in Italia e che è appena sbarcato in Francia con la creazione de La Cinq ha già le idee chiare. E se l’operazione transalpina avrà vita breve e !ne ingloriosa (durò sei anni prima di chiudere i battenti, per Berlusconi Jacques Chirac coniò la de!nizione di vendeur de soupe, venditore di minestre) la scalata alla società di via Turati è tutta un’altra storia. Qualche giorno prima del perfezionamento dell’accor-do Berlusconi aveva spiegato: «Nel Milan ho solo un interesse sentimentale, anche se spero di non rimetterci e di farlo fruttare. Perché il Berlusconi vero è quello che dà grandissima rilevanza ai fatti di cuore, ma che agisce con razionalità»1. Ricorderà anni dopo: «Il Milan appartiene alla sfera degli affetti. Per me non è solo un’impresa, anzi, nelle strategie del gruppo è una cosa decisamente a parte. Ho comprato quella squadra perché

1 Ansa, 17 febbraio.

Page 2: Va Dove Ti Porta Il Cuore

10

mi piaceva, non per cercare ulteriore popolarità: avevo già tre canali televisivi che raggiungevano il 96% delle famiglie italiane e un ascolto quotidiano di 70 milioni di ore, cioè due ore in media per 35 milioni di spettatori al giorno. Tutta gente che sapeva benissimo chi era l’editore di quelle reti televisive. E pri-ma di acquistare il Milan ci ho pensato parecchio. Temevo che prendere parte così nettamente per una squadra potesse farci sembrare faziosi. Temevo che quella simpatia che raccoglievo un po’ dappertutto !nisse per spezzarsi a metà: i milanisti da una parte, tutti gli altri dall’altra. E oltretutto avevo calcolato anche che una squadra come il Milan mi avrebbe dato molto da fare, prendendomi del tempo che forse non avevo. È ovvio che immaginavo anche il divertimento che mi avrebbe procurato fare il presidente di un grande Club come quello. Ma siccome, come ho detto, il Milan è una questione di affetto, di cuore, è stato proprio il sentimento a prevalere. E allora ho aperto il portafogli e ho comprato una squadra che aveva avuto un passato glorioso e delle vicissitudini recenti turbolente»2.

Una scelta d’amore quindi, racconta Berlusconi; una scelta che è conseguenza di una passione giovanile mai dimenticata e che è ricordo degli anni di gioventù quando, ripete spesso il presidente del Consiglio, il piccolo Silvio correva a San Siro con il padre Luigi in!landosi sotto l’asticella che misurava i bambini che potevano entrare senza pagare il biglietto. «Nei momenti di maggiore euforia, quando già mi vedevo seduto sulla poltrona di presidente della società rossonera, ripensavo alla mia gio-ventù ed ero felice di essere riuscito a realizzare il mio sogno, il sogno di tutti i tifosi del Milan. Da ragazzo, un ragazzo che non aveva molto, passavo la giornata giocando a calcio. La mia settimana era completamente assorbita dalle fantasie sul Milan: dal giovedì alla domenica pensavo di fare i goal come li avrebbe fatti Nordahl; dalla domenica al giovedì rifacevo, mentalmente e sul campo, i goal che Nordhal aveva davvero segnato. Nel

² Giorgio Ferrari, Il padrone del diavolo, Camunia, Milano 1990, pp. 129-130.

Page 3: Va Dove Ti Porta Il Cuore

11

mio immaginario di ragazzo che aveva pochissimo dalla vita, il Milan occupava il primo posto. E naturalmente in me c’era il desiderio di potermi davvero occupare un giorno o l’altro del Milan e di poterne diventare il presidente»3.

Anche i sogni hanno bisogno di un po’ d’aiuto

La missione si compie nella serata del 20 febbraio 1986, quando è lo stesso Silvio Berlusconi ad annunciare che sarà proprio lui a ricoprire la carica di presidente, con il fratello Paolo e Gianni Nardi in qualità di vice, amministratori delegati Giancarlo Foscale e Adriano Galliani con Silvano Ramaccioni direttore sportivo. È la !ne di una rincorsa durata quattro mesi dopo le prime indiscrezioni, e smentite di rito, circolate a !ne ottobre.

Per il Diavolo è un momento terribile, fra i più bui della sua storia. Lo scudetto della stella conquistato nel 1979 è un ricordo ormai sbiadito dal tempo e dalle delusioni della retrocessione in B per lo scandalo calcio scommesse del 1980 e della nuova discesa agli inferi della serie cadetta nell’82. «Il Milan è andato in B due volte. La prima a “pagamento”, la seconda, come di-cono a Milano, “a gratis”», ironizzava causticamente l’avvocato Peppino Prisco, vicepresidente interista. I risultati sono più che mediocri e a via Turati domina l’incertezza dopo l’avvento alla guida della società di Giuseppe «Giussy» Farina che aveva rile-vato le azioni del Milan dal deputato Dc Gaetano Morazzoni, a sua volta succeduto a Felice Colombo. Nonostante la conquista dell’accesso in Coppa Uefa al termine del campionato 1984-85, il Diavolo è semiagonizzante e le casse societarie registrano debiti per una decina di miliardi. Non va meglio dal punto di vista della gestione amministrativa visto che alcune ispezioni della Guardia di Finanza a !ne ottobre 1985 hanno messo in

³ Stefano E. D’Anna, Gigi Moncalvo, Berlusconi in concert, Otzium, Londra 1994 / Pezzini, Viareggio 1994, pp. 132-133.

Page 4: Va Dove Ti Porta Il Cuore

12

evidenza pericolose irregolarità contabili. Farina resiste ancora per poco e a dicembre si dimette lasciando dietro di sé una situazione tragicomica degna di un club di provincia e non di una squadra di calcio con ambizioni europee. Leggenda vuole, addirittura, che in quel periodo il centro sportivo di Milanello venisse af!ttato per i banchetti nuziali e che agli sposi, inclusa nel prezzo, fosse riservata persino la possibilità di farsi foto-grafare con i giocatori rossoneri. Che certo non se la passano benissimo visto che gli stipendi non arrivano più: ne sa qualcosa l’attaccante inglese Marc Hateley acquistato l’anno prima dal Portsmouth ed entrato nel cuore dei tifosi il 28 ottobre 1984 quando regalò al Milan la vittoria nel derby grazie ad un sontuo-so gol di testa arrampicato sulle spalle dell’ex Fulvio Collovati. «Attila», infatti, venne addirittura sfrattato dal residence dove viveva alle porte di Legnano visto che nessuno, dalla società, si era ricordato di pagare l’af!tto dell’appartamento.

Così, quando le indiscrezioni iniziano a farsi sempre più frequenti, Silvio Berlusconi è costretto ad uscire allo scoperto. E lo fa attraverso un comunicato stampa della Fininvest che il 18 dicembre 1985 «dichiara la sua disponibilità a esaminare la possibilità di un intervento a livello di capitale nella società A.c. Milan. Questa possibilità si manifesta oggi a seguito delle intenzioni di disimpegno pubblicamente manifestate dall’attua-le presidente del Milan, Giuseppe Farina»4. Il quale, dal canto suo, sembra sollevato: «In linea di principio, Berlusconi mi va benissimo – spiega – È conforme alle caratteristiche morali e !nanziarie a cui facevo riferimento, è una persona che si fa giudicare dai fatti. È una garanzia, è un uomo che ha sempre fatto scelte indovinate, che non sbaglia mai una mossa. È l’uomo che rappresenta il gruppo migliore»5.

La strada sembra spianata e la trattativa si preannuncia rapi-da. Ma non è così, e lo stallo dura per settimane, con il gruppo Fininvest che, fatta la prima mossa, resta alla !nestra spiegando

⁴ Ansa, 18 dicembre 1985.5 Ansa, 18 dicembre 1985.

Page 5: Va Dove Ti Porta Il Cuore

13

di essere disposto ad acquistare la società solo al netto dei suoi debiti. Un temporeggiare che insospettisce e che lascia campo all’ipotesi secondo la quale la Fininvest, dopo la prima offerta di 15 miliardi, attenda soltanto il fallimento per poter compra-re il Milan a prezzo di saldo. «La situazione si è complicata al massimo – si legge su “Repubblica” – e probabilmente si !nirà in tribunale. Forse è questo che vuole Berlusconi: acquistare il Milan dal curatore fallimentare»6. Anche perché, nel frattem-po, la società rossonera viene addirittura messa in mora dalla Federcalcio per irregolarità contabili. Una paralisi che, scrive ancora «Repubblica», «giova a Berlusconi il quale da tempo gioca al ribasso. In linea teorica il prezzo del Milan diminuisce di giorno in giorno visto che le situazioni dif!cili per la società crescono con il passare delle ore, e che di possibili acquirenti non ce ne sono»7. Dal canto loro i tifosi hanno già deciso e a San Siro, di domenica in domenica, è un !orire di striscioni in favore di Berlusconi.

Eppure nel frattempo, qualcuno interessato all’acquisto del Milan ci sarebbe pure. Almeno a parole. È il caso del petroliere Dino Armani, che a Farina sarebbe disposto ad offrire 25 mi-liardi impegnandosi anche a colmare i debiti di via Turati. Dirà di lui, senza mai nominarlo davvero, più tardi Berlusconi: «A far cadere tutte le mie remore, a farmi tornare sulla decisione, a farmi cancellare quel no, fu un personaggio che si procla-mava tifoso del Milan e che in quel periodo si era proposto pubblicamente come “salvatore” della società, come potenziale acquirente, disposto a rilevare la dif!cile e spaventosa eredità del recente passato. Mi venne a trovare per conoscere la mia opinione, per sondare le mie intenzioni, per vedere se era pos-sibile avermi come socio in quella sua impresa. Mi mostrai poco disposto e ragionai in termini esclusivamente !nanziari: “In questa impresa occorre investire una cifra di almeno cinquanta miliardi, senza alcuna certezza. Si rende conto di quello che

6 Franco Rossi, «la Repubblica», 21 gennaio 1986, p. 21.7 Carlo Petrini, Le corna del diavolo, Kaos Edizioni, Milano 2006, p. 43.

Page 6: Va Dove Ti Porta Il Cuore

14

signi!ca una cifra del genere?” E lui, con grande tranquillità mi rispose: “Ma lei è matto! Ma che cinquanta miliardi! Le propongo di metterci insieme. Si può trasformare tutto in un grande affare: basta vendere Baresi, Maldini, tutti i giocatori migliori e ne ricaviamo molti miliardi. Qui c’è da guadagnarci, altro che spendere”. Di fronte a quelle parole, di fronte a quel ragionamento mi ribellai: “No – risposi – non è possibile, no e poi no!”. Dopo tutta la teoria di presidenti sfortunati che ha avuto il Milan in questi ultimi anni, dopo tutte le disgrazie che sono capitate alla società rossonera, non posso permettere, non posso consentire, non posso tollerare che il mio caro, vecchio, paralitico Milan cada in queste mani che vogliono vendere Baresi, che vogliono vendere Maldini, Tassotti e tutte le altre nostre “bandiere”. Come si chiamava quel tale? Non voglio ricordarmelo nemmeno più: era un petroliere»8.

Nella spirale di veti incrociati e tattiche attendiste, anche il vicepresidente Gianni Rivera sbotta. Persino a lui, il golden boy dell’ultimo scudetto e monumento vivente del Milan degli antichi fasti, i tifosi non risparmiano insulti e striscioni mi-nacciosi esposti in curva. «Armani boia – dicono – Rivera la sua troia». È troppo per il primo Pallone d’Oro italiano, che il 1° febbraio rassegna le sue dimissioni: «Ho l’impressione di trovarmi in una gabbia di matti, in una situazione di lucida follia. Il Milan mi ricorda quel cieco che, camminando verso il burrone, anziché essere invitato a girarsi per tornare indietro e salvarsi, viene sollecitato a proseguire… Qui si sta facendo di tutto per far sprofondare il Milan, si vuole portarlo a tutti i costi in tribunale, vorrei capire a chi può giovare questo gioco al massacro… Mi ri!uto di credere che Berlusconi possa esse-re contento di comprare il Milan in un’aula di tribunale. Che !gura farebbe verso i tifosi? Eppure Berlusconi sta tenendo un atteggiamento per me incomprensibile. È come se spingesse il Milan in un fosso per poi comprarlo tutto ammaccato per due lire. La valutazione che Berlusconi dà del Milan è assurda:

8 Stefano E. D’Anna, Gigi Moncalvo, cit. p. 133.

Page 7: Va Dove Ti Porta Il Cuore

15

Milanello vale da solo circa 4 miliardi, poi c’è il patrimonio giocatori. Per tutto questo Berlusconi offre la somma ridicola di 15 miliardi, cioè 11 miliardi per il parco giocatori. Stando ai parametri di mercato, due giocatori milanisti valgono da soli 11 miliardi! Se Berlusconi vuole comprare il Milan deve alzare il prezzo, è troppo comodo prendere questa società per due lire! Se ci fosse un compratore disposto a valutare correttamente il parco giocatori, mi accollerei personalmente tutte le passività. Il Milan è stato portato a Berlusconi su un vassoio d’argento, ma lui non può appro!ttarne. Siamo disposti ad andarcene tutti al suo arrivo, me compreso, ma non può pensare di comprare il Milan per niente. Oltretutto l’interessamento di Berlusconi può aver arrecato danni alla società: certi compratori si sono bloccati di fronte al suo nome, sicuri di non avere speranze di poter competere con lui»9.

Con Farina da tempo riparato in Sudafrica, la situazione precipita in poche settimane e dopo la minaccia di sequestro delle azioni del Milan, il 20 febbraio il sostituto procuratore della Repubblica di Milano Ilio Poppa annuncia l’esistenza di un mandato di cattura a carico dell’ormai ex presidente rosso-nero10. È un capitolo che dopo mesi di stallo, ora si chiude in poche ore. Quelle che servono alla Fininvest per annunciare l’acquisto delle azioni rossonere attraverso il gruppo Publitalia e poi, un mese dopo, il de!nitivo passaggio di proprietà della so-cietà milanista. La cifra pagata resta a lungo avvolta nel mistero: 35 miliardi, secondo le informazioni più accreditate, di cui sei depositati subito a febbraio per pagare l’Irpef arretrata.

È un epilogo atteso, per certi versi sperato. Una liberazione soprattutto per i tifosi. Ma è un epilogo che Giussy Farina con-testa duramente !no a ipotizzare azioni legali e clamorose rive-lazioni: «Dal Sudafrica avrebbe lanciato minacciosi avvertimenti – scrive “Repubblica” – nel caso fosse trascinato in tribunale per gli ammanchi nella contabilità del Milan, si presenterà e

9 Carlo Petrini, cit. pp. 43-44. 10 Ansa, 20 febbraio 1986.

Page 8: Va Dove Ti Porta Il Cuore

16

spiegherà che quei soldi lui non li ha presi. Questa almeno è la versione di Farina che avrebbe ricevute e distinte contabili per dimostrare ai giudici a chi e dove sono !niti i soldi che mancano. È una vera e propria minaccia quella dell’ex presidente, una minaccia di denunciare pagamenti in nero che sarebbero stati effettuati nella gestione del Milan. È chiaro che chi avrebbe pre-so soldi in nero subirebbe gravi conseguenze: oltre i cinquanta milioni di evasione la legge prevede le manette»11.

Ci vogliono anni, però, prima che l’ex presidente di Milan e Lanerossi Vicenza racconti i dettagli di quella e di altre trat-tative. «Soltanto ora ci si sta rendendo conto che i miei non erano peccati capitali – spiega in una intervista nell’agosto del 1994 – Però allora faceva comodo colpire il sottoscritto per un discorso a monte». E cioè? «Voglio dire che era stato deciso di trasferire il Milan al nostro amato presidente Berlusconi. (…) Io speravo soltanto in un passaggio di consegne indolore. Avrei voluto salvare le mie aziende restituendo i soldi a chi aveva partecipato con me all’avventura rossonera. Prima di lasciare l’Italia andai ad Arcore e mi incontrai con Berlusconi: mi prometta che tutto andrà per il meglio, gli dissi. Salviamo la faccia di tutti, non soltanto la mia. Lui mi disse di non pre-occuparmi e per tutta risposta, tre giorni dopo, prese la deci-sione di far leva sulle pecche di gestione, che, ribadisco, erano comuni a tutte le società, per rilevare il Milan dal fallimento. In pratica per procedere a un esproprio»12. Eppure, spiega ancora Farina, qualcuno disposto ad acquistare il Milan c’era, solo che fu abilmente convinto a farsi da parte: «Le rivelo un particolare veramente inedito. Avevamo quasi ceduto il Milan a Cabassi che, nell’affare, aveva come socio Parretti. Ad un certo momento però i due ci dissero che era saltato tutto. Alla richiesta di spiegazioni, con un giro di parole ci fecero capire un interessamento dall’alto: lasciate stare, fuggite nella notte

11 Franco Rossi, «la Repubblica», 13 febbraio 1986, p. 17.12 Alberto Costa, «Corriere della Sera», 8 agosto 1994, p. 22.

Page 9: Va Dove Ti Porta Il Cuore

17

dei tempi»13. Una ricostruzione confermata anche dallo stesso Giancarlo Parretti: «Nel 1986 Farina vendette il Milan a me e all’immobiliarista milanese Giuseppe Cabassi, l’accordo fu siglato a Parigi… Regalai il Milan a Berlusconi su pressione di Craxi»14.

Concetti che Farina tornò a spiegare anche più tardi, sempre a mezzo stampa: «Mi no go venduo gnente. Berlusconi xe’ riva’ e se lo ga tolto. (…) Mentre ero via saltò fuori di tutto. Che non avevamo pagato l’Irpef, che pagavamo dei giocatori in nero... Tutto vero. Ma noi non pagavamo l’Irpef da tre mesi e c’erano squadre che non pagavano da anni. Anni. Ma si sa come vanno queste cose. Siccome era stato deciso che il Milan dovesse !nire a Berlusconi... Quando il lupo vuole mangiare l’agnello di scuse ne trova sempre. I giera tuti d’accordo: Berlusconi, Carraro, Craxi, ’na manega de socialisti. (…) Io non ho mai voluto avere niente a che fare coi politici. A Vicenza era andato tutto bene. Ma a Milano, negli anni Ottanta... (…) Mi cascarono in testa un sacco di grane. Denunce per falso in bilancio. Ordini di cattura. E mi s!larono la società di sotto il naso senza pagare una lira. Il Milan fu dichiarato fallito e il curatore fallimentare mise in vendita le società che io avevo portato a garanzia della situazione debitoria»15. E ancora: «Quando cedetti il Milan, c’erano circa 15 miliardi di debiti, 7 dei quali relativi a un mutuo federale con scadenza trentennale. In rosa c’erano giocatori come Baresi, Costacurta, Evani, Battistini. Mi sarebbe bastato vendere Baresi per riportare il bilancio in attivo. Ma non ho visto una lira. In realtà io non ho venduto il club. Il Milan mi è stato portato via a costo zero. Un’operazione politica. (…) Vi siete mai chiesti perché Gianni Nardi, uomo della mia gestione, è tutt’ora in carica come vicepresidente del Milan?»16.

13 Ibidem.14 Carlo Petrini, cit. pp. 47-48, nota 10.15 Gian Antonio Stella, «Corriere della Sera», 4 settembre 1995, p. 12.16 Sebastiano Vernazza, «La Gazzetta dello Sport», 24 aprile 1999, p. 10.