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1 Ivan Genesio Ivan Genesio Ivan Genesio Ivan Genesio VIAGGIO VIAGGIO VIAGGIO VIAGGIO IN IN IN IN CINA CINA CINA CINA Edizioni Carote e Lillà, 2008 Edizioni Carote e Lillà, 2008 Edizioni Carote e Lillà, 2008 Edizioni Carote e Lillà, 2008 www.carotelilla.it www.carotelilla.it www.carotelilla.it www.carotelilla.it

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Ivan GenesioIvan GenesioIvan GenesioIvan Genesio

VIAGGIOVIAGGIOVIAGGIOVIAGGIO

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CINACINACINACINA

Edizioni Carote e Lillà, 2008Edizioni Carote e Lillà, 2008Edizioni Carote e Lillà, 2008Edizioni Carote e Lillà, 2008

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PROLOGOPROLOGOPROLOGOPROLOGO

“Il tragitto da Seoul a Pechino non durerà molto, un paio d’ore mi separano dalla Cina!” penso, comodamente adagiato sulle poltrone azzurre reclinabili dell’aereo coreano.

Alla mia destra c’è ancora Barbara, una donna romagnola che ho conosciuto una ventina di ore prima a Milano Malpensa. Barbara è stata la mia vicina di posto anche nelle due tratte precedenti: Milano - Francoforte e Francoforte – Seoul.

Prima ancora che il velivolo decolli, le mie palpebre poco alla volta tendono a cedere, non tanto a causa della forza di gravità quanto piuttosto per il lungo viaggio, per le poche ore di sonno accumulate e soprattutto per l’impegno e le sollecitazioni che il mio corpo astrale ha dovuto e sta sostenendo.

L’aereo sta sorvolando oramai il Mar Giallo, il rombo del motore è solo un fievole eco, quand’ecco che chiudo definitivamente gli occhi e mi trovo, con mia meraviglia, di fronte ad un giardino. “Un magnifico giardino orientale!” esclamo, “che bellezza!”. Indirizzando il capo a destra e sinistra, in alto e in basso nonché analizzando con cura le curve sinuose in relazione alle direzioni cardinali, osservo sorridendo: “l’Arte del Feng-Shui1!”. Focalizzando lo sguardo oltre le fitte fronde di un salice, scorgo in lontananza due sagome, due anime cinesi. L’una, nivea, è seduta ai piedi di un secolare albero dai frutti d’argento2. “Che insolito signore”, penso, “Oltre alla veste antica con maniche ampie, stretta in vita, lunga fino a terra, anche i capelli e la lunga barba del vecchio orientale sono bianchi e lunghi!”. L’altra è quella di un ragazzo, “probabilmente un allievo dell’anziano , visto il rispetto che gli porta”. Il giovane cinese, vestito di un saio color cielo, appare molto garbato. Avvicinandomi sempre più ai due, ho la netta sensazione che il tempo della scena a cui sto assistendo sia

1 Il Feng-Shui è un'antica arte geomantica taoista della Cina. Feng-shui significa letteralmente “vento e acqua”, in onore ai due elementi che plasmano la terra e che col loro scorrere determinano le caratteristiche di ogni luogo. 2 In Cina vi è un albero chiamato l“Albicocca Argentata”, perché i suoi frutti assomigliano ad albicocche, spruzzate di polvere d’argento. Tale albero si chiama l’albero di ginko ed è tradizionalmente conosciuto dai cinesi come l’albero del “nonno e nipote”, a significare che il nonno lo pianta, ma i frutti li mangia solo il nipote. È una pianta decisamente longeva: in Cina ce ne sono molte di alcune centinaia o addirittura migliaia di anni.

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profondamente antico. Mi siedo sul prato ed inizio ad ascoltare la voce gentile dell’anziano, la cui schiena si è comodamente modellata alla forma del tronco dell’albero. In questo limbo, in cui il tempo e lo spazio sono leggeri come la materia di cui si compongono i sogni, la lingua cinese non appare assolutamente indecifrabile.

“Non devi credere che i 12 meridiani siano solo dei percorsi

privilegiati dell’energia, lungo il nostro corpo. Immagina di essere in

cammino su una strada: la strada è il terreno su cui cammini, ma sono

anche i tuoi passi, i tuoi piedi che li agiscono, ciò che sta accanto alla

strada e che i tuoi occhi vedono, e i pensieri che attraversano la tua

mente mentre cammini. Quindi, come puoi dire che una strada è solo

un pezzo di terra più piano che si snoda fra valli e monti? Così, mio

caro Navi, un meridiano non è solo quello che viene insegnato a

scuola di medicina….Ma tutto sarà più chiaro quando ne parleremo

più in dettaglio, affrontandone uno per volta con la duttilità del

pensiero analogico, che stabilisce contatti e metafore tra settori

diversi dell’esperienza di questa realtà,,,,”

Barbara, nel momento in cui finisce di leggere un capitolo di un libro che si è portata per il viaggio, libro che parla della Cina, si lascia sfuggire a voce alta: “Certo che sono proprio curiosa di vedere questo paese, per capire meglio le loro abitudini, i loro costumi, la loro medicina…”

Alla parola medicina, mi sveglio, il brusio del motore si fa sempre più intenso e quel fremito che sento è quello tipico del carrello che si sta aprendo per permettere l’atterraggio al velivolo.

“Perdonami, non ho visto che dormivi.” Si scusa Barbara.

“Non preoccuparti” le rispondo con un sorriso per poi voltarmi verso il finestrino dal quale noto le luci della città che si stanno sempre più avvicinando, “siamo a Pechino!!!”

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IL FIUMEIL FIUMEIL FIUMEIL FIUME DELL’ AMICIZIA DELL’ AMICIZIA DELL’ AMICIZIA DELL’ AMICIZIA

Pechino, o meglio Beijing, è una città che ospita diversi parchi,

spesso dotati di attrazioni artistiche e monumentali. Uno di questi, il parco del Lago Settentrionale (Beihai Gongyuan), situato poco lontano dalla città proibita in direzione nord-est, è considerato il più bello della capitale. È enorme: occupa 70 ettari di cui 40 dominati dal grande lago scavato in epoca Jin (sec. XII). Proprio qui mi trovo intento ad ammirare il paesaggio, davvero pittoresco. Per un attimo mi soffermo di fronte ad un nobile salice. Il mio sguardo lo segue fin dove i suoi rami si specchiano sulla superficie ghiacciata del lago. Con quest’immagine nel cuore chiudo gli occhi ed inizio a respirare, sempre più lentamente, ed ecco che mi ritrovo in una realtà già visitata, quella dell’incantevole giardino ove l’anziano medico vestito di bianco insegna al suo diligente allievo.

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“Lo stomaco: un meridiano di terra, che scorre dall’occhio al

piede, passando per il ginocchio. Respira e fai scorrere la terra lungo

questa strada…la terra che ti nutre, così come lo stomaco ti nutre

accogliendo gli alimenti…Così, bravo…”

“Maestro, non riesco a immaginare la terra che scorre..”

“Allora sali con me su questa barca: ti porterò io in viaggio su

questo fiume: il grande Fiume dell’Amicizia.

ConConConCon sincerità sincerità sincerità sincerità

mi specchio nel mio lago,mi specchio nel mio lago,mi specchio nel mio lago,mi specchio nel mio lago,

ti siedi con me? ti siedi con me? ti siedi con me? ti siedi con me?

“Perché la sincerità, maestro?”

“Il fiume dell’Amicizia si nutre di sincerità, e, per diventare amici di

qualcuno, occorre prima di tutto essere amici di se stessi. E, con se

stessi, è necessario essere sinceri, sapere come stanno le cose, pulire il

proprio specchio d’acqua interiore.”

“Col respiro, maestro?”

“La meditazione lascia passare i pensieri, senza giudizio, e la

fanghiglia dei pensieri inutili si deposita sul fondo. Ecco che l’acqua

del lago diventa limpida, e ti ci puoi specchiare, osservando la tua

natura.

Riflessione significa proprio questo: specchiarsi in acqua pulita.

Perché l’acqua sia pulita a volte ci vuole un po’ di tempo: ecco perché

si dice: rifletti prima di parlare!

Ma stai attento: rifletti vuol dire solamente “pulire l’acqua del lago”

e non affastellare i pensieri di tutti i generi uno sull’altro, come un

ruminante ripesca continuamente cibo già masticato dal suo stomaco

per riportarlo in bocca!

Accogli con lo stomaco, pulisci, e poi lascia passare, e fai depositare

sul fondo….

L’energia della terra ti aiuterà a far scendere il fango in basso: terra

alla terra…..”

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Mi guardo intorno, di colpo la mia visuale torna a Pechino, ai giorni nostri. Della visione che ho appena avuto sono rimaste tante immagini, molti suoni lievi, e le parole. Da quella sorprendente combinazione viene a galla una parola, “amicizia”. Già, amicizia… e mi guardo intorno. Il gruppo di otto persone con cui sto viaggiando è variegato, si è appena conosciuto… come posso diventare amico di qualcuno, qui, in soli quindici giorni? Ma soprattutto perché ho la sensazione che quando sono in gruppo devo per forza dire qualcosa? A volte quasi mi sforzo di trovare una battuta di spirito oppure, in altro modo, spero di incontrare con lo sguardo qualcosa di bello o originale da condividere con gli altri. Come adesso: c’è silenzio tra noi, stiamo camminando nel parco, ci sono molte cose da vedere, ma mi sto sforzando per trovare un motivo per intervenire, magari anche solo per fare il simpatico. Ma quando vado nello sforzo so che le cose non funzionano, è come se quell’energia di cui parlava il Maestro non sia più in grado di scorrere nel mio organismo e la mia testa si riempie così di pensieri inutili. E ciò che è inutile è dannoso. Sento che l’energia non scorre… se avessi qui la mia scatolina verde con i dodici guaritori3, forse troverei risposta a questo cruccio. Perché non l’ho portata con me? Intanto, dietro la curva del lago si scorgono altri salici, solenni. Sono in coda al gruppo, per fare foto. Le lunghe fronde degli alberi mi riconduco per un attimo ad uno stato di quiete, quando di colpo mi attraversa la strada un topo. Ma anziché scappare a tutta velocità, come farebbero tutti i topi della terra, si ferma, si gira verso di me e mi osserva. È come se leggesse nei miei pensieri: “Non importa se non hai i fiori di Bach con te!” mi dice, “ma non hai ancora capito che la realtà te la crei!” Mi rendo conto che il topo è saggio, e rimango ad ascoltarlo.

3 Sono i fiori di Bach, introdotti negli anni Trenta dal medico gallese Edward Bach (1886-1936). Questa "terapia" consiste nella somministrazione di essenze di "fiori non coltivati di ordine superiore", così definiti dallo stesso Bach, in grado di "riequilibrare l'intera persona e di purificare le carenze caratteriali che sono all'origine delle sofferenze umane". Secondo il pensiero di Bach, la floriterapia deve essere semplice e accessibile a tutti, in quanto tutti potrebbero sviluppare la sensibilità necessaria per effettuare da soli l’auto-diagnosi e l’auto-pratica.

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“Tieni.” Mi dice, donandomi una scatoletta verde vuota. “Mettici dentro tutti i dodici guaritori che vuoi, così puoi farti i fiori e finisce questa storia”. Il fare un po’ secco e burbero del topo non mi spaventa: leggo, dietro la sua scorza dura, bontà e generosità. “Grazie”, gli rispondo, e così immagino di scorrere le mani sulle dodici essenze immaginarie, finchè non ne scelgo una. “Agrimony” osservo, “il fiore adatto ad armonizzare chi porta una maschera e preferisce apparire felice, nascondendo le preoccupazioni; per chi ha paura di mostrare i propri sentimenti, per chi è sempre sorridente, anche quando soffre” penso ad alta voce, anche per attirare l’attenzione del topo, che mi sta davvero simpatico. “Ebbene?” dice lui. “Mi sembra…” analizzo i fatti da poco avvenuti, “mi sembra che … sì! Assomiglia proprio a ciò che diceva il Maestro durante la gita in barca con il suo allievo, ma tu forse non puoi capire…” . E assumo lesto le gocce di Agrimony, due in bocca, due sulla fronte. “Come, non posso capire!” obietta il topo, “guarda che posso leggere nei tuoi pensieri e nella tua memoria, e poi…” per un attimo sembra che il burbero topo abbozzi un sorriso, “chi ti dice che anch’io prima non ero lì, al Fiume dell’Amicizia?”. Così dicendo il topo mi fa ricordare ciò che il Maestro insegnava all’allievo. Rifletto, sempre a voce alta: “Se non riesco a immaginare la terra che scorre lungo la strada ossia l’energia che scorre in me, allora devo prima accogliere con lo stomaco, devo pulire, e poi lasciar passare, per far depositare sul fondo. Forse sto iniziando a capire…” affermo, rivolgendo lo sguardo verso mio nuovo amico. “Capire, capire…Sii, prima di tutto, sincero con te stesso, ricordi? Diciamo che sei un po’ meno confuso e che il fango comincia a depositarsi. Ma perché l’acqua sia limpida c’è bisogno di tempo, e, per far passare il tempo, non c’è niente di meglio di una storia….ascolta: Un uomo possedeva un albero completamente rinsecchito. “Porta sventura tenere nella terra un albero secco” gli disse un giorno il suo vecchio vicino. Ma quando l’uomo tagliò l’albero, il suo vicino gli chiese la legna ricavata dall’albero, per farne fuoco. “Il vecchio voleva solamente della legna da ardere,” pensò il proprietario dell’albero, indignato. “Ecco perché mi ha consigliato di tagliarlo. Siamo vicini e nonostante questo egli mi inganna in quel modo. Ha davvero superato ogni limite!”

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“E’ finita?” interrogo il topo. “E che cosa c’entra con tutto quello che abbiamo detto?” “O bella! Che se non si è sinceri, non si può essere veri amici, ma solo dei vicini di casa rompiballe!…Non far quella faccia!” mi ordina il piccolo “in Cina ne sentirai di storie come queste! Certo che non sono come le vostre, piene di principesse, di maghi ed eroi. Noi siamo più pragmatici, andiamo subito al dunque. Orbene, come ti senti adesso?” Ascolto il respiro ed inizio a parlare. “Capisco, capisco che, ” mentre parlo è come se sentissi l’energia fluire armoniosamente dentro me, “il mio comportamento è dovuto alla paura di non essere riconosciuto dal gruppo e di esserne quindi escluso. Sono emozioni probabilmente legate a momenti dell’infanzia che ora sto mettendo chiaramente a fuoco. Non so se sono i fiori, la tua storiella, la loro combinazione, o semplicemente l’aria della Cina, ma ora questa risposta a quello che era il mio cruccio mi sembra così scontata e banale che mi domando come mai non fossi in grado di accorgermene, è… incredibile!” “No!”, ribatte il topo “non è incredibile. Hai semplicemente fatto pulizia del fiume che scorre in te… terra alla terra, ricordi? E così ti sei specchiato in acqua pulita ed ecco comparire la pura sincerità con te stesso.” Così dicendo il topo svanisce in una bolla d’aria. Mi volto, vendo in lontananza il gruppo che sta per iniziare la rapida salita verso l’imponente Stupa bianco che l’imperatore Shunzhi fece costruire nel parco nel 1651. Il fluire che sento dentro di me lo riconosco. È espressione vera di me stesso e delle mie emozioni, è ascoltare la voce del cuore, per riconoscere il proprio disagio emotivo e lavorare quindi su di esso. Cammino leggero, mi sento sereno.

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IL FIUME DELLA SERENITA’IL FIUME DELLA SERENITA’IL FIUME DELLA SERENITA’IL FIUME DELLA SERENITA’ Il Gu Gong o Palazzo Imperiale o ancora la Città Proibita è il complesso monumentale e museale più importante di Pechino. Deve il suo nome al fatto che l’insieme di edifici, giardini, luoghi di culto, costituiscono un vero e proprio agglomerato urbano a sé stante, rigidamente separato dal resto della capitale e severamente proibito per 500 anni dall’impero ai cittadini comuni.

La superficie del Gu Gong è vasta (un rettangolo di circa 750 x 960 metri), ed è circondato da mura alte 12 metri e bordate da un fossato d’acqua largo 50 metri. La Città Proibita fu concepita come rappresentazione dello Spazio Celeste: il Palazzo Imperiale doveva essere il ritratto in scala ridotta dell’Universo. Gli edifici sono suggellati da portali di giada concepiti con i canoni dei simbolismi tradizionali cinesi. Mi ritrovo proprio di fronte ad uno di essi. Lo fotografo seguendo attentamente l’intreccio verde e

ocra della scultura per arrivare al suo epicentro ove si trova il Fiore del Loto. Non rimango impassibile al suo candore e al suo profondo significato4: respiro e di colpo mi ritrovo ad ascoltare la voce del Maestro.

4 Il Loto ha per gli orientali un forte significato spirituale per via della sua particolarità di affondare le radici nel fango, di distendersi sulla superficie delle acque stagnanti uscendo da esse immacolato e bellissimo: per questo è il simbolo di chi, come il bodhisattva, vive nel mondo in totale purezza e bellezza.

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“Il fuoco imperiale, mio caro Navi, è un fuoco che non brucia:

splende e trasforma, ma non fa danni. I suoi ordini sono leggi. Ecco,

tendi verso di me il tuo dito mignolo, che lo possa toccare. E adesso,

accetta dentro di te questo fiume di fuoco che sale lungo il meridiano

del piccolo intestino, dal mignolo verso la schiena, la spalla, poi ti

entra dentro e ti inonda il cuore e l’intestino, mentre il suo ramo

esterno si esaurisce, girando intorno al collo e giungendo davanti

all’orecchio. E’ un fiume di fuoco azzurro, che dà gioia, serenità…Ma

non per questo trascura il suo compito che è quello di controllare ciò

che viene assimilato: il fiume passa tutto al setaccio e porta con sé

solo ciò che è utile: il resto sarà eliminato, attraverso l’intestino, e

tornerà alla terra…”

“Non è facile, Maestro, capire che cosa è utile e che cosa non lo è…A

volte i miei pensieri si perdono in fantasticherie, in immagini felici,

che, però temo, siano solo castelli in aria…”

“Anche i castelli in aria possono essere utili. Possono darti, per

esempio, l’idea di come sarà il castello che ti appresti a costruire,

oppure possono semplicemente rasserenarti, e potrai affrontare più

tranquillo la tua vita di tutti i giorni. E’ un ruscello che con il suo

dolce rumore ti rallegra e ti fa compagnia, mentre lavori o mentre

studi. Ricorda, però che è un piccolo fiume tranquillo; se cresce e va

in piena, può uscire dagli argini e travolgerti, e portarti via dal tuo

mondo…

Son io che guidoSon io che guidoSon io che guidoSon io che guido

la mia favola felice: la mia favola felice: la mia favola felice: la mia favola felice:

torno subito. torno subito. torno subito. torno subito.

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“Ciao, che fotografi?”

Mi chiede Barbara proiettandomi di getto tra le mura della Città Proibita. Mentre le indico il portale che ho appena fotografato, vedo che ha uno sguardo non presente, è già altrove. Si incammina infatti subito dopo aver posto la domanda dentro un museo di porcellane che si trova poco distante dal luogo di incontro.

Rimango per un attimo stranito dal suo intervento. “A dopo, allora, ci troviamo alle 15 all’ingresso del Palazzo, buon proseguimento.” La saluto, è già lontana ma subito mi torna in mente il suo sguardo. Perché spesso mi sento perplesso di fronte a situazioni in cui osservo persone che mi appaiono assenti? Quando le vedo incantate dalle loro parole, dalle loro azioni e quindi ancor più dai loro pensieri, rimango a volte disorientato. Non trovo risposte: la precipitosa caduta dal giardino Zen mi ha lasciato un po’ frastornato. “Per rimettermi avrei bisogno dei fiori.” Penso, così ascolto il respiro e visualizzo la scatolina verde che tante volte mi è stata utile. La scatolina è ora di fronte a me… l’incontro con il topo è stato davvero istruttivo. Scelgo il fiore, scorrendo la mano sulle essenze. “Clematis!” attesto. Assumo due gocce in bocca e due sulla fronte quando subito mi volto attirato da uno strano rumore che sembra provenire proprio dai gambi del fiore di loto.

“Ciao”… qualcuno mi ha salutato, la voce è acuta ma piacevole. Tra i fusti del fiore ecco comparire un musetto con un sorriso che appare perennemente in posa, mentre lo sguardo è molto acceso. È una piccola scimmia, ora la vedo.

Ricambio il saluto quando velocemente l’animaletto discende il fiore del loto e si avvicina sempre più a me, salta sulla mia gamba e poi sul busto, fino a posarsi comodamente sulla spalla. Le sorrido osservandola molto da vicino: i nostri occhi sono a meno di dieci centimetri di distanza, la scimmiotta appare molto curiosa.

“Sono qui per raccontarti un paio di storie dell’antica Cina” mi dice.

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“Con piacere.” Le rispondo lasciando andare ogni dubbio e ogni resistenza sull’incontro così insolito e ravvicinato.

“Ecco la prima:

Un alto ufficiale fece una visita ad un monastero. Il monaco responsabile dell’accoglienza, avendo avuto precedentemente notizie dell’arrivo dell’ufficiale, si prodigò in meticolosi preparativi per l’occasione.

Dopo un lauto pasto, l’ufficiale si mise a recitare un poema del periodo della dinastia Tang5:

“Passando per il monastero, vi entrai per conversare con il monaco; gioii per quel vero momento di riposo

nella mia indaffarata vita.” A queste parole, il monaco sorrise. Quando l’ufficiale gli domandò perché stava ridendo, il monaco replicò:

“Vostra Eminenza sta godendo di un momento di ozio, ma io sono stato impegnato ben tre giorni per tutti questi preparativi.”

Appena concluso il racconto, capisco subito per quale ragione la scimmia me l’ha esposto. Quella storia ha pulito il mio disorientamento. Analizzando il punto di vista del monaco di fronte alla posizione distratta e assorta dell’alto ufficiale, mi rendo conto che il presente si basa su giorni e giorni di lavoro, e come tale va gustato appieno. Ogni pensiero che poco prima mi disturbava ora appare polvere al vento. Mi sento sereno, il sorriso del monaco rimane impresso nella mia mente, accarezzandomi delicatamente.

“Grazie” dico al musino, che appare sempre più vicino al mio naso.

“Aspetta”, replica il piccolo muovendo a destra e sinistra la lunga coda. “ascolta questa favola, adesso:

Nella località di Yongzhou erano presenti molti bravi nuotatori. Improvvisamente un giorno il fiume straripò. Incuranti del pericolo, alcuni di loro, circa una mezza dozzina, iniziarono ad attraversare il fiume con una piccola imbarcazione. Quand’ancora si trovavano nel mezzo del corso d’acqua, la barca si capovolse. Prontamente il gruppo di uomini iniziò a nuotare per raggiungere la riva. Uno di questi, pur muovendo le braccia con estremo vigore sembrava avanzare con grande difficoltà.

5 La poesia cinese classica raggiunse il culmine sotto la dinastia Tang (618-907 d.C.)

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“Tu sei il miglior nuotatore di noi, perché sei così indietro?” gli urlò un suo compagno. “Ho cento monete legate addosso“ gli rispose l’uomo. “Perché non le lasci andare?” lo esortarono gli altri. L’uomo, sebbene fosse in evidente difficoltà, non diede risposta, scosse la testa, facendo no con il capo. Gli altri raggiunsero la riva e gridarono: “Abbandona le monete, sciocco che non sei altro! Che uso ne puoi fare se affoghi?” L’uomo agitò ancora la testa in segno di negazione. Dopo pochi secondi l’uomo affogò. “Che storia infelice,” osservo, rivolgendomi alla scimmiotta, “la gente, per mantenere ciò che crede prezioso, non si accorge neanche che sta affondando.”

“È solo un racconto” mi comunica la scimmiotta, senza perdere il suo sorriso, sempre in posa.

“Già” rispondo rinfrancato dalla sua voce, mentre mi vengono in mente le parole del Maestro sul capire che cosa è utile e che cosa non

lo è. Mi rendo conto che nel racconto c’è una grande analogia tra ciò che egli diceva al suo allievo in relazione al fiore che ho appena assunto. Clematis è definito dallo stesso Bach il fiore per i sognatori, per gli addormentati, per coloro che non sono mai completamente svegli, e che non provano nessun interesse particolare verso la vita. Ed anche, come ha insegnato il Maestro, per coloro il cui fiume della gioia e della serenità tende a crescere e ad andare spesso in piena uscendo dagli argini, portando via la persona dal suo mondo.

Sento che devo rivedere Barbara. Saluto la scimmiotta, i nostri sguardi ravvicinati si incontrano e si augurano un arrivederci.

Entro nel museo delle porcellane. Lì c’è Barbara intenta a guardare attentamente un vaso Ming. Vedo l’aura della scimmia alloggiarle a fianco. Percepisco nella donna una nuova serenità, nata dalla concreta attenzione con cui osserva il vaso. Con l’osservazione profonda intuisco il suo senso artistico e creativo, la ragione di questa nuova energia grazie alla quale appare capace di vivere le sue idee interiori, di prendere in contatto con la sua vita, pur mantenendo una veduta di orizzonti spaziosi. Questa visione dona ulteriore serenità anche a me. Senza farmi vedere esco dal museo per proseguire la visita. L’intervento della scimmia è stato davvero apprezzabile. Passeggiando lungo le mura le esprimo gratitudine.

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IL FIUME DELLA DECISIONEIL FIUME DELLA DECISIONEIL FIUME DELLA DECISIONEIL FIUME DELLA DECISIONE Il Muro Lungo Diecimila Li (Wangli Changcheng), o più

comunemente la Grande Muraglia, è indubbiamente il più caratteristico monumento cinese, uno dei più spettacolari al mondo. Si estende per circa 3000 km, dalla costa orientale (passo di Shanhai) fino al deserto del Gobi (passo di Jiayu); la cifra va raddoppiata se si considerano anche i tronconi laterali. Va detto che le fonti storiche sono avarissime di notizie architettoniche - tecniche e così le testimonianze sia del passato che recenti discordano sulla sua estensione. Così anche il detto che sia l’unica opera dell’uomo che si può vedere dalla luna appare impensabile in quanto essendo larga alla

base circa 6,5 metri non può essere vista a tali distanze6. Non troppo distanti da Pechino, si possono visitare tre tratti della grande Muraglia. Mi trovo con il gruppo in uno di

questi, Muntianyu, a 80 km circa a Nord-Est dalla capitale. Il percorso si snoda su di un tracciato eretto nel VI secolo atto a presidiare un passo strategico frequentemente violato dalle popolazioni Jurched. “Impressionante” penso, allocato su di una torretta, seguendo con lo sguardo il percorso che sembra in lontananza un curioso fiume che attraversa il dorso delle montagne. Con quest’immagine il mio pensiero torna ai meridiani che scorrono sulla Terra e sul mio corpo. Chiudo gli occhi e rivedo il Maestro, intento a dare un nuovo insegnamento all’allievo.

6 La distanza effettiva della Luna dalla Terra varia tra 356.410 km al perigeo e 384.700 km all'apogeo, e in media è di circa 384.400 km.

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-Il meridiano della vescica biliare comincia qui , proprio all’angolo

esterno del tuo occhio, dove ti sto toccando. L’energia che scorre in

questo fiume è il legno, è l’energia delle piante in crescita, che tingono

di verde il mondo, in primavera. Quest’energia ti scivola dentro,

proprio come un giovane fusto di un albero, passa dietro il collo e

corre sui tuoi fianchi, sul lato esterno delle tue gambe, finendo poi

all’ultimo dito del piede, dove le sue radici entrano nella terra.

E così, sei una giovane pianta, adesso, pronta a confrontarti col

mondo, flessibile, ma non indecisa…

Giunco nel ventoGiunco nel ventoGiunco nel ventoGiunco nel vento percorro la mia stradapercorro la mia stradapercorro la mia stradapercorro la mia strada

sento la forza.sento la forza.sento la forza.sento la forza.

-Maestro, non credo che sia facile essere flessibile senza lasciarsi

influenzare dagli altri.

-Ascoltali, fai entrare dentro di te l’aria, il sole, l’acqua: poi sta a te

decidere se usarli o meno. Ogni scatto di crescita che fa la tua pianta

verso l’alto è una decisione che prende, e certo non ha rimpianti.

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Come può una pianta rimpiangere di essere cresciuta? Come può una

decisione essere sbagliata?

-Maestro, non avete mai preso decisioni sbagliate, nella vostra vita?

-Ho preso decisioni, e ne ho poi osservato le conseguenze. Adesso, a

distanza di anni, posso dirti che alcune azioni non le ho mai ripetute,

perché le loro conseguenze non sono state piacevoli, ma tutte le

decisioni che ho preso mi hanno aiutato a crescere.

Il punto è l’osservazione attenta, che ti serve per mettere in relazione

le cause e gli effetti, le tue azioni e le loro conseguenze. Una giovane

pianta in crescita è molto attenta: sii sempre così, anche con le azioni

che ripeti, tutti i giorni, e che credi di conoscere già bene…

-E non vi siete mai arrabbiato, quando capivate di avere preso una

strada, diciamo così,… poco piacevole?

-La collera è una energia potente, caro Navi. Quando ti capita di

sentirla arrivare, cavalcala come un’onda e domala, mettila al tuo

servizio, perché ti aiuti a prendere un’altra decisione: quella di non

ripetere quell’esperienza.

“Heiiii! Siamo quiii!”, vengo ricondotto a terra da un strillo di Barbara e un’altra compagna di viaggio, Sara. Sbracciandosi stanno cercando di rendersi visibili a Massimo che si trova lungo la Muraglia, ma molto distante dalla torretta dove ci troviamo noi. Massimo sembra fermo, non si capisce se voglia salire o scendere. Dà l’impressione di non voler continuare il percorso. Forse la salita è troppo ripida e non ha voglia di percorrerla sino alla fine o forse, in veste di coordinatore del gruppo, si sente investito dalle responsabilità, e preferisce tornare indietro a vedere come sta Oscar. Quest’ultimo, durante il viaggio in bus da Pechino a Muntianyu, è stato aggredito da un forte mal di pancia, o chissà che altro ancora. L’impressione che ho dalla torretta è quella di vedere Massimo in balia dell’incertezza. Vado avanti o torno indietro? leggo nella sua energia e subito un pensiero risuona nella mia testa facendo eco al precedente: “Avrò fatto bene a prendere la decisione di chiudere? È giusto o sbagliato darle un’altra opportunità?” rimugino su una delle ragioni che mi ha spinto ad affrontare questo viaggio: la fine della relazione con una donna, finora la più importante della mia vita di trentaduenne. Non mi sento molto bene; appena vengo invaso da pensieri come quelli ho già più e più volte sperimentato che la mia consapevolezza ne risente, e quindi anche la mia serenità ed la mia determinazione. Subito chiudo gli occhi cercando di allontanarli quand’ecco che un

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simpatico maialino mi si presenta di fronte. Con una decisa spinta anteriore si erge su due zampe porgendomi la scatoletta verde. Lo ringrazio con gli occhi mentre scelgo, scorrendo il dito sulle essenze, un fiore di Bach. “E’ Scleranthus!” dico al maialino, certo che possa comprendere non solo le mie parole ma anche il significato del fiore appena scelto. Mentre assumo le gocce, il maialino inizia a parlare, con fare molto elegante:

“Chiamami pure porco anziché maialino. Qui in Cina non è come da voi, il mio nome non viene utilizzato a scopo denigratorio, è un nome rispettabile.” “Va bene, piacere,.. porco.” rispondo gentilmente allungando la mano, “Hai qualcosa da raccontarmi, vero?” domando

all’insolito interlocutore. “Sì, ti racconterò due storie del folclore della Cina. Ascolta:” C’era una volta un ciarlatano che giurava di essere in grado di curare le deformità della colonna vertebrale. “Se la vostra schiena è curva come un arco, un gamberetto, un anello o qualsiasi cosa voi preferiate, venite da me e io ve la raddrizzerò in un batter d’occhio!” Un gobbo fu credulone abbastanza da credere a quelle parole, così andò a farsi fare un trattamento. Il ciarlatano lo fece stendere prono su di un’asse, ne mise un’altra sulla sua gobba, quindi saltò su e giù sopra l’asse con tutta la sua forza. La gobba si raddrizzò, ma il vecchio spirò. Il figlio del gobbo volle denunciare l’uomo reo di aver ucciso il padre, ma il ciarlatano gli rispose: “Il mio compito era raddrizzare la sua gobba, e così io ho fatto!”. Sono solo pochi giorni che sono in Cina, non sono ancora abituato a sentire storie di questo tipo. La mia espressione stranita deve essere molto evidente. Il porco subito interviene. “La rigidità può sì portare a ottenere un risultato, ma a che prezzo?” Di fronte alla voce raffinata dell’animale mi si apre un mondo: non so bene cosa sia successo, ma ora sembra chiaro anche tutto il discorso che sentivo fare dal Maestro sulle decisioni. Sento fluire dentro di me

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una energia arcaica, quella delle piante che crescono nella flessibilità,

senza rimpianti, intuisco. Ammaliato dalla classe del porco continuo ad ascoltare la sua voce. “La seconda storia è un po’ più lunga, mettiti comodo,” mi esorta. Appoggio così la schiena sui mattoni antichi. Le montagne Taihang e Wangwu si estendono per circa settecento Li di larghezza, mentre sono alte centinaia di migliaia di piedi. A Nord di queste montagne viveva un vecchio uomo vicino alla novantina che era chiamato lo ‘Sciocco’. Dal momento che la sua casa si affacciava sulle due montagne, egli trovava scomodo dover fare una lunga deviazione ogni volta che andava via e che tornava a casa. Così un giorno convocò la sua famiglia per discutere del problema. “Perchè non ci diamo da fare insieme per spianare le montagne?” suggerì. “Così potremmo aprire una strada in direzione Sud, verso la riva del fiume Han.” Furono tutti d’accordo con lui, solo sua moglie rimase dubbiosa. “Non hai la forza di livellare neanche una piccola collina, come puoi smuovere queste due montagne?” Obiettò. “In più dove credi di mettere la terra e le rocce che scaverete?” “Scaricheremo tutto a mare” replicò il vecchio. Così lo ‘Sciocco’ insieme a suo figlio e a suo nipote, iniziarono l’impresa. Essi scavarono terra e pietre caricandoli in grossi contenitori, trasportandoli fino al mare. Una loro vicina chiamata Jing era una vedova ed aveva un figlio di sette o otto anni; quest’ultimo accorse ad aiutarli. Ci misero diversi mesi a compiere anche un solo viaggio. Laddove il fiume ricurva, viveva un uomo chiamato il ‘Saggio’. Egli rise di fronte ai loro sforzi e diede loro il consiglio di interrompere l’opera. “Basta con questa follia!” gridò. “Tutto questo è davvero stupido! Vecchio e debole come sei, non sei in grado di rimuovere neanche una piccola frazione della montagna. Come credi di depositare tutti quei cumuli di terra e pietre?” Lo Sciocco ebbe un lungo sospiro. “Come sei noioso e imbecille!” rispose. “Non hai neanche un briciolo del buon senso che ha il figlioletto della vedova. Io morirò e dopo di me mio figlio e, dopo mio figlio, il figlio di mio figlio, e così di generazione in generazione. Dal momento che queste montagne non possono crescere né diventare più larghe, perché non dovremmo essere in grado di livellarle?” Dopo di che il ‘Saggio’ non ebbe più niente da dire.

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Il porco termina la narrazione e mi guarda dritto negli occhi. Intuisco che la storia è conclusa e subito ripenso alle parole del Maestro e al fiore che ho appena assunto, Scleranthus, il fiore per chi soffre molto per l'incapacità di decidere fra due cose, considerando giusta ora una ora l'altra, per chi nasconde i suoi dubbi e non chiede mai aiuto. “Flessibilità e determinazione, in questo modo si possono muovere le montagne.” Ascolto con gioia le ultime parole del porco. Lo saluto ringraziandolo di cuore: il suo intervento è stato molto utile, mi ha permesso di confrontarmi con un aspetto di me che spesso tendevo a non considerare. Mi sento forte. Il mio sguardo si dirige verso Massimo. Ha deciso. Sta tornando indietro ed il suo corpo energetico assume gradazioni rosa chiaro, lo stesso colore che poco fa avevo di fronte. È molto distante, ma posso leggere comunque il suo corpo energetico. Lo vedo muoversi con sicurezza, a mente aperta; leggo un buon equilibrio intorno a lui, improvvisamente sembra aver acquisito una nuova padronanza di sé. Lungo il lato Nord della Grande Muraglia sento il rumore dei miei passi su quel che resta della neve. Fa molto freddo, ma domani volerò nella città di Hangzhou ad oltre 1000 km in direzione Sud - Est da Pechino, verso un clima più mite. Il percorso è finito, un cartello di fronte a me mi indica che avventurarsi oltre questo tratto può essere pericoloso. “Sembra comunque un bel percorso” penso, ma con decisione faccio dietrofront per tornare in direzione dei miei compagni di viaggio.

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IL FIUME DELL’ENTUSIASMOIL FIUME DELL’ENTUSIASMOIL FIUME DELL’ENTUSIASMOIL FIUME DELL’ENTUSIASMO

Recenti scavi archeologici dimostrano che vi erano tracce di vita dell'uomo già 4.000 anni fa ad Hangzhou, antica città che si trova nei pressi settentrionali della regione sub-tropicale della Cina. Più precisamente la città è ubicata sulla sponda settentrionale del Fiume Qiantang e affacciata sul lago Xi Hu detto il Lago Occidentale, il lago cinese più cantato dai poeti e più rappresentato dai pittori. Uno dei versi che rendono ancora oggi famosa la città recita7:

‘ In cielo c’è il Paradiso,

in Terra ci sono Hangzhou e Suzhou’

È bello passeggiare lungo la riva del lago, sulle dighe o sulle isole. Lungo il lago percorriamo in gruppo una fitta vegetazione verde che ci accoglie. Di fronte si presenta un incantevole giardino, per raggiungere il quale occorre attraversare un portale circolare adornato di piante. L’attraversamento del portale in piena consapevolezza mi riporta in un nuovo magnifico giardino, in un’altra dimensione, oramai nota… ascolto le due voci conosciute.

7 Di Yang Chaoying, poeta dell’epoca della dinastia mongola degli Yuan.

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- Maestro, che felicità, oggi, in questo giardino!

- Attento alle parole, Navi: felicità o gioia?

- Perché, c’è differenza?

- Come fra la luce del sole e quella della luna…

- La felicità, immagino, è paragonabile alla luce del sole, perché ha

un’intensità molto maggiore della gioia….

- Forse è solo la tua età che ti fa dire così: quando si è giovani si vorrebbe

sempre vivere sopra le righe,”andare al massimo”, come dice quella vecchia

canzone…In realtà, quella che tu senti come intensa e vibrante, scoppiettante

e elettrizzante, è gioia, ed è una energia ben precisa, quella del fuoco

ministeriale, il fuoco che scalda, e che brucia, proprio come quello del sole.

Questo fuoco corre anche nel meridiano del maestro del cuore, che inizia

proprio al centro del petto, dentro di te…sì. Sì, proprio dove ti sei toccato,

quando mi raccontavi della tua “felicità” di oggi. E dunque sentilo, poi

lascialo scorrere, sul torace, sulla superficie interna del braccio, sul palmo

della mano, fino a terminare sulla punta del tuo dito medio.

- E allora la felicità, maestro, è solo una luce di luna?

-Solo, tu dici? Pensa alla tranquilla luce lunare, che scaccia le tenebre,

senza accecarti, come invece fa il sole, a quella luce che ammorbidisce i

contrasti e che rende belle anche le ombre. Sotto l’influsso di una gioia

eccessiva, questa luce ti può sembrare “solo” serenità, troppo tranquilla,

troppo silenziosa, in confronto all’assordante frinire delle cicale della piena

estate. Ma, ciò che viene toccato dal fuoco, brucia e si riduce in cenere. La

felicità accarezza, non distrugge…

Dunque, goditi il tuo entusiasmo, che sia il carburante delle tue decisioni,

che ti faccia procedere con gioia e determinazione, ma…attento, è “solo”

entusiasmo, non è felicità, e potrebbe farti guardare solo alla meta,

facendoti perdere di vista la bellezza del viaggio...

Un fuoco arde,Un fuoco arde,Un fuoco arde,Un fuoco arde, spinge avanti la vita.spinge avanti la vita.spinge avanti la vita.spinge avanti la vita. Nutrimi d’acqua.Nutrimi d’acqua.Nutrimi d’acqua.Nutrimi d’acqua.

-E la felicità, allora, Maestro, in che meridiano scorre?

-La felicità, Navi, non è un fiume, è il grande mare in cui si gettano tutti i

fiumi.

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“Felicità, gioia; gioia, felicità…” mi risveglio dalla contemplazione del paesaggio del giardino del Maestro con queste due parole in testa, quando la coppia Claudio – Rosaria mi passa a fianco, facendo un po’ di baccano per un leggero battibecco. Mi giro di scatto e vedo la sagoma e il viso di Claudio, che tutto sembra fuorché felice. Il battibecco sembra terminato; l’uomo è vicino alla moglie, ma sembra altrove con la testa. La sua espressione è piuttosto cupa, i suoi occhi meno espressivi del solito.

“Come mai?”, penso. “Siamo in un così bel posto, chissà che non arrivi qualche spirito di natura ad aiutare l’uomo.” Così pensando, in osservazione di fronte ad un magnifico fiore rosa con pistilli gialli, mi sento chiamare alle spalle.

“Aspetti qualcuno?” La voce è penetrante e un po’ roca. Mi

volto… non è uno spirito di natura, ma… un’enorme tigre dallo straordinario aspetto. Per un attimo il mio corpo energetico traballa, ma in fretta le parole della tigre fungono da rifugio, accordando la mia aura.

“Non farti spaventare dalla mia dimensione” mi dice con fare premuroso facendomi sentire subito a mio agio. “Sono qui in qualità di aiutatore invisibile. Come il topo, la scimmia e il porco.”

“Sei giunta qua per Claudio?” le domando, immaginandomi lo sguardo malinconico che poco fa aveva l’uomo.

“Ma che domanda sciocca!” brontola la tigre, “che differenza fa se sono qui per lui, per te, per Atlantide o per risolvere le sorti della Cina! Siete, anzi siamo tutti connessi! Piuttosto, tieni. Il porco mi ha detto di portarti questo.”

Così dicendo mi rivolge la scatolina verde dei fiori di Bach. “Ma questa volta penso di non averne bisogno… mi sento bene, prima

pensavo alla gioia, alla felicità…” “Ah, è così? E com’è che appena hai visto Claudio ti stavi incupendo anche

tu, te ne sei accorto?” Forse la tigre ha tutte le ragioni per trattarmi così severamente, non ne sono

convinto, ma non ho voglia di discutere. “Se proprio credi…” Senza aggiungere altro estraggo un fiore e lo assumo. “Che fiore ti è uscito?” Mi domanda la tigre. Riprendo il flaconcino e leggo: “Vervain” “Per chi è consigliato questo fiore?” mi domanda l’animale. “E’ consigliato per coloro che hanno idee e principi ben radicati che essi

ritengono giusti e che sono disposti a cambiare molto raramente, per chi desidera sempre convertire al proprio punto di vista tutte le persone che li circondano. Questo diceva Bach nei suoi appunti” così dicendo mi rendo conto che il mio

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atteggiamento di prima nei confronti della tigre presentava le caratteristiche disarmoniche appena citate.

“Sono stato presuntuoso prima, scusa” mi rivolgo alla tigre con tono sincero. Ci guardiamo negli occhi e sorridiamo. “Mi racconti una delle vostre bizzarre favole cinesi?” le domando con

entusiasmo. “Certo, sono qui anche per questo. Dunque: C’era una volta una rana che viveva sulla superficie di una pozza. “Guardami, sono qui, fuori dalla pozza!“ disse un giorno ad una grossa tartaruga

dei mari dell’Est che passava da quelle parti. “Sai, io posso saltare sulla cima della pozza quando sono fuori e dispormi in una

fessura nei mattoni quando sono dentro. Posso sguazzare per la gioia del mio cuore avendo solo la testa sopra l’acqua oppure andare a zonzo con la spinta delle miei arti nella morbida fanghiglia. Nessun granchio o anfibio può fare come me. Io sono un maestro dell’acqua e quindi sono il signore di questa pozza. Che altro puoi chiedermi, amico? E perché non passi più spesso di qua per divertirti un po’ con me?

Prima che la tartaruga dei mari dell’Est mettesse il suo piede sinistro nella pozza, la sua gamba destra rimase incastrata in qualcosa. Così si fermò e fece un passo indietro iniziando intanto a descrivere l’oceano alla rana.

“E’ largo migliaia e migliaia di Li, ed è profondo diecimila piedi. In tempi remoti c’erano forti inondazioni così l’acqua dell’oceano non cresceva mai. Successivamente sopraggiunse la siccità, ma l’acqua dell’oceano non diminuì. Il livello rimase così piuttosto costante nel tempo. Ecco perché mi piace vivere nell’oceano dell’Est.”

Fu così che la rana della pozza rimase in silenzio e si sentì un po’ avvilita. “Che strana storia…” Mi stupisco ogni volta , nonostante sia oramai

predisposto a tutto. “Ho compreso che la visione limitata delle cose non può che avvilire prima o poi chi la adotta, vero?” domando alla tigre.

“Già, bisogna essere pronti e ricettivi a cogliere l’Oltre. Ma ora devo proprio andare, buona fortuna!” Mi augura la tigre.

Ricambio l’augurio e, mentre rimango solo, passeggiando giungo con meraviglia sulla sponda del famoso lago di HangZhou. Ascoltando il respiro e allungando lo sguardo verso le onde che in silenzio procedono il loro moto delicato, colgo tutta l’ispirazione che tale luogo dona ai passanti.

“Cogliere l’Oltre, per procedere con entusiasmo e determinazione.” Sono le parole di una voce che non distinguo tra quella del Maestro o della

tigre o di tutte e due all’unisono. Ma, voltandomi, vedo una persona in carne ed ossa: è di nuovo Claudio. Sta osservando anche lui le onde, mentre abbraccia la moglie. Sembra che sia passato il malumore, lo osservo attentamente e vedo in lui una nuova consapevolezza della propria energia e della propria ispirazione. Si volta verso la moglie Rosaria e le rivolge una parola, con estremo rispetto. Claudio ha ora uno sguardo più equilibrato come chi ha incontrato la luce, come chi è riuscito a cogliere l’Oltre.

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IL FIUME DELL’ AIUTOIL FIUME DELL’ AIUTOIL FIUME DELL’ AIUTOIL FIUME DELL’ AIUTO

Poco distante da Hangzou, sulla florida collina Filai Feng, si trova un importante complesso culturale buddhista in cui vive ancora oggi una nutrita comunità di monaci. Il tempio si raggiunge attraverso un sentiero che si trova in una mirabile area verde inoltrandosi all’interno della quale si possono ammirare antiche statue buddhiste scolpite lungo il fianco della collina.

E’ difficile, oggi, ricordare che sopra queste nuvole che si stendono nel cielo esista l’azzurro.

Qualche leggera goccia di pioggia mi solletica il capo. Guardo in alto verso il cielo e noto, scolpiti sulle sommità dei templi , un gran numero di divertenti animaletti, questa volta in pietra. Inizio a contarli e memorizzarli. L’attenta operazione mi riporta in un luogo noto ai miei sensi.

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-Sai cosa arriva, Navi, dopo la gioia?

-Cosa, Maestro? La felicità, finalmente?

-Non subito, non subito….Se ci fosse sempre la gioia, finiresti per

abituarti e per non notarla più. Anche un po’ di nuvole e un po’ di

pioggia servono per apprezzare un bel cielo sereno, e, con

l’esperienza,nuvole e pioggia si apprezzano per quello che sono.

E così, Navi, impara ad apprezzare l’energia del metallo, che porta

con sé una vena di malinconia. Tendimi la mano: ecco, ora io tocco il tuo

dito indice e un fiume di metallo inizia a scorrere lungo il meridiano del

grosso intestino, lungo tutto il braccio, per passare poi dietro la spalla e

ritornare , lungo il collo, al viso, passare sopra la bocca e terminare

sotto il naso, proprio a regalarti il suo profumo…profumo di terra

bagnata, ricca di metallo.

E’ un fiume che fortifica, è il fiume che ti dà la capacità di aiutare gli

altri, e la sensibilità per ascoltare le richieste di aiuto.

La sua energia ti fa tendere avanti il braccio e la mano, proprio per

porgere aiuto.

-Come posso aver voglia di aiutare gli altri, se sono triste, Maestro?

-Le cose non sono così semplici. Questo meridiano ti aiuta a percepire

la tristezza: può essere tua o degli altri, che importa? E la cosa migliore

che puoi fare è prestare aiuto: a te stesso, e agli altri. Scoprirai presto

che le nuvole dureranno solo

quel tanto che bastano,

scivolando via tranquille nel

fiume dell’aiuto, senza

provocare piene o inondazioni.

Mi fa brillareMi fa brillareMi fa brillareMi fa brillare qualche goccia di pioggia,qualche goccia di pioggia,qualche goccia di pioggia,qualche goccia di pioggia,

sono al servizio.sono al servizio.sono al servizio.sono al servizio.

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Un flusso di turisti cinesi mi distrae, ritrovo così il mio corpo come quando

l’avevo lasciato, a guardare il cielo. Il gruppo è intento a fotografare e a accarezzare la scultura del Buddha panciuto e sorridente che si trova ai piedi della collina. A quanto pare è la principale attrattiva del luogo. La pioggerella sembra che via via vada a diminuire quindi decido di addentrarmi nel percorso avventuroso che si inoltra fino in cima alla collina Filai Feng (il cui significato tradotto può essere attribuito a ‘il Picco Venuto in Volo’).

Poco lontano davanti a me vedo un gruppo di cinesi che stanno discendendo cautamente e Claudio e Rosaria intenti a raggiungere la cima. I due sono in evidente affanno, soprattutto Rosaria: traspare malcontento nell’affrontare l’impresa. Il terreno è davvero insidioso: la pietra bagnata dalla pioggia è qualcosa di incredibilmente viscido. Guardo i due, che a stento stanno in piedi, quando di colpo il mio piede destro, incontrando una radice liscia e viscida, parte per la tangente. Mi ritrovo così quasi per terra, nel fango. Faccio passare i turisti cinesi. Dalle loro espressioni capisco che nel caso di caduta avrebbero cercato di soccorrermi. Li ringrazio per questo chinando il capo come gesto di riconoscenza. Sono fermo e ne approfitto per riposarmi, appoggiando la schiena ad un albero. Chiudo gli occhi e rivedo per un attimo la scena con un fermo immagine: e capisco che in quel momento il mio corpo energetico era soggetto ad interferenze. Lo ripulisco, immaginando un bagno di luce che mi attraversa e mi distende i nervi, i muscoli e tutti gli organi interni, quand’ecco che una di quelle grandi radici prende forma e si avvicina a me. È un serpente.

“Tranquillo” mi dice subito, “sono qui per aiutarti se lo vorrai. Non farti ingannare dalle forme pensiero che mi descrivono come infido e ambiguo, per

carità, pensa semmai ad Esculapio e al suo caduceo!” Non reagisco d’istinto fuggendo, continuo ad

ascoltare il respiro, avvolto dalla luce bianca che sto richiamando a me. Lo osservo attentamente e vedo due occhi genuini. Sul suo dorso scorgo al scatoletta verde dei fiori di Bach. Me la sta porgendo. Dall’astuccio scelgo un fiore, è Centaury, il fiore per chi è sempre troppo disponibile, a disposizione, per chi dimentica di prendersi cura di se stesso e della propria vita, per chi ha mancanza di volontà ed è troppo facilmente influenzabile, per chi agisce per compiacere gli altri e che non riesce a dire ‘no!’, per chi chiede quindi troppo alle sue energie e si affatica

facilmente. Assumo le gocce, due sulla lingua e due in fronte. “Benvenuto. Perché sono scivolato?” gli domando senza perdere tempo. “Già lo sai. Il fermo immagine che hai avuto era molto chiaro. La domanda

forse più opportuna è: ‘perché ero soggetto ad interferenze?’ E’ come se in quel momento ti mancasse il blu del cielo, e la tristezza che ne deriva non l’hai saputa gestire bene. Ma ascolta una storia:

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Una vecchia era amica di una giovane sposa, la cui suocera la sospettava di rubare della carne, e per questo voleva scacciarla di casa. Disperata, la giovane andò a lamentarsi dalla sua vecchia amica. "Ma dove puoi andare?" le domandò la vecchia vicina. " farò in modo che tua suocera ti richiami indietro". Quindi, prese una fascia di paglia e con quella andò a bussare alla casa dove viveva la giovane sposa e sua suocera. "I miei cani si stanno azzuffando per un pezzo di carne" disse, "Perciò voglio spaventarli con il fuoco. Mi fa accendere?". Appena la vecchia udì questo, subito volle richiamare indietro la giovane nuora. Quella vecchia vicina non aveva il dono dell'eloquenza, e prendere un po' di paglia e andare a chiedere del fuoco non è certo un mezzo usuale per favorire una riconciliazione ; ma quando fai la cosa giusta ottieni sempre dei risultati.” “Scusa, devo ripensare alla storia, credo di non averla compresa in pieno.”

Riferisco al serpente. “A differenza dalle altre volte c’è la morale in conclusione, ma credo di essermi perso qualche passaggio in mezzo”.

“La suocera ha compreso che la carne gliela rubavano i cani.” Mi spiega l’animale.

“Ma chi la rubò effettivamente?” domando. “Non è questo il punto. Il nocciolo come spiega la morale sta nel fatto che la

vecchia vicina soccorse la giovane amica. Di questo ti devi occupare. In molte situazioni tu puoi essere sia la vecchia che la giovane amica. Dopo il momento in cui sei scivolato, ti sei soccorso con il bagno di luce, ma se l’avessi fatto prima, accorgendoti della tua tristezza e di quella degli altri che salivano e quindi ripulendoti per bene in procinto di iniziare l’irto percorso, ti saresti accorto che il luogo che stavi ascendendo è, anzi era, soggetto a pesanti interferenze. Poi è come se, con la luce che hai richiamato, la foresta avesse riacquistato il respiro e mi hai liberato. Mi hai donato soccorso ed ora io aiuto te donandoti per quel che posso la mia conoscenza e la mia saggezza.”

“Perché tutte queste interferenze?” domando alla serpe. “E’ una questione antica, che riguarda la collina che ci ospita ed una lotta di

religioni, un conflitto sconosciuto alla storia convenzionale, ma non a noi abitanti sottili di questo luogo. Contese i cui esiti ci hanno costretto per non so quanto di rimanere bloccati, come in una ragnatela.”

“Una sorta di incantesimo” Osservo. “Proprio così” asserisce il serpente “un incantesimo dal quale ora siamo

liberi.” “Ora devo andare, c’è parecchio da rimettere in assetto. Grazie.” Ci ringraziamo a vicenda, il serpente si defila ed io riapro gli occhi. Sembra

che sia passato un giorno intero ma invece alzando lo sguardo vedo poco più in là Rosaria ancora impegnata nel percorrere i scivolosi gradini di pietra e terra.

Osservando in profondità l’andamento della donna noto che, diversamente da prima, i numerosi rami, le radici spioventi e le foglie le sorreggono il cammino, sostenendola. Rosaria procede; appare calma, come divertita da tanti abbracci.

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IL FIUME DELLA GENTILEZZAIL FIUME DELLA GENTILEZZAIL FIUME DELLA GENTILEZZAIL FIUME DELLA GENTILEZZA

A circa 200 km a Nord – Est da Hangzhou si trova la città di Shanghai, nota come simbolo dello sviluppo economico e cosmopolita della Cina. Shanghai non è però solo commercio, industria ed economia: è qui che molte case editrici hanno proposto molte delle novità che spesso hanno fatto contrariare il mondo politico, è qui che lavorano rilevanti centri di ricerca ed è qui che risiede il museo di arte antica cinese, uno dei più famosi e belli al mondo.

Il gruppo oggi è libero. Decido così di attraversarla quanto possibile a piedi. Mi sono alzato molto presto, ho preso la cartina tra le mani e le ho fatto scorrere sopra il mio dito, per capire da dove partire. Ecco l’origine della mia traiettoria: un puntino che si trova piuttosto lontano dal centro, in direzione Nord – Ovest, dove Chagshou road e Jiangning road si incontrano. Stabilisco di andare al crocevia in taxi per poi attraversare l’intera città a piedi. Sulla cartina in quel punto corrisponde anche un segno grafico rosso. Dalla legenda comprendo che tale simbolo significa ‘luogo di interesse’.

Il taxi mi porta al bivio, domando ai passanti cosa rappresenta quel puntino. Con mio estremo stupore mi ritrovo, tra un palazzo e un altro, in un giardino che sa di primavera. Inizio ad attraversarlo e l’aria diventa frizzante, gli alberi danno inizio ad una danza delicata che coinvolge i loro rami e le loro foglie; molti fiori, quanti mai ancora visti in Cina d’inverno, mi sorridono gioiosamente. Sorrido anch’io e comprendo pienamente di aver individuato il luogo, l’origine. La sensazione di benessere è tanta.

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-Visto, Navi? Basta aspettare, e le nuvole passano. Siamo di nuovo

immersi nella gioia, di nuovo a contatto col fuoco, ma stavolta è fuoco

imperiale. Te lo ricordi? Quel fuoco blu che non brucia.

Ascoltalo passare nel meridiano del cuore, come una lunga nota

sottile che ti pervade con gentilezza: nasce proprio nel tuo cuore, e si

diffonde ai polmoni, all’intestino, alla gola, agli occhi…Sì, anche agli

occhi, attraverso cui si può così facilmente leggere il cuore di una

persona. E, anche sbuca dall’ascella e percorre tutta la parte interna del

braccio, fino a finire alla punta del mignolo…

La gentilezza, Navi, è proprio come toccare le cose col dito mignolo, o

con un petalo delicato di peonia, e il fiume della gentilezza ha grandi

capacità di portare serenità, conforto.

- Ecco, Maestro, a proposito del meridiano precedente, del fiume

dell’aiuto, a volte vorrei aiutare gli altri, ma mi mancano i mezzi, mi

trovo impacciato e magari dico cose a sproposito…

- E’ proprio per questo che oggi ti ho messo in contatto con la

gentilezza, Navi: se intraprendi qualsiasi forma di aiuto con un sorriso e

con gentilezza, delicatezza e semplicità, non puoi sbagliare o far troppo.

Procedi sempre come se tu camminassi sulla coda di una tigre…

Come un petCome un petCome un petCome un petaloaloaloalo e rugiada gentilee rugiada gentilee rugiada gentilee rugiada gentile tocco il tuo cuore.tocco il tuo cuore.tocco il tuo cuore.tocco il tuo cuore.

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Sento un gran vociare: degli operai edili al lavoro passano lungo il marciapiede che conduce al giardino, li sento arrivare già da lontano. Cerco di spostarmi dalla loro traiettoria, non voglio mischiarmi con il loro trambusto: porto con me l’immagine del Maestro e del suo allievo che non voglio abbandonare talmente bello è stato il loro incontro. Gli operai intanto marciano in fila; mi dispongo in luogo appartato, non mi hanno forse neanche visto, ma improvvisamente non mi sento più bene come prima. Come ho appena imparato, entro subito in mio soccorso, contemplando i fiori rosa che mi sorridono quando odo un fruscio che a poco a poco si avvicina. Anche le piante le vedo muoversi… ecco perché: una simpatica lepre sta sgusciando fuori dal cespuglio! E parla!

“Buongiorno!” mi dice porgendomi la scatoletta verde. “Buongiorno a te lepre, e grazie per

avermi portato i fiori di Bach.” Rispondo gentilmente, mentre inizio a scorrere il mio dito sui flaconcini per testare quale fiore è più indicato per armonizzare la situazione attuale che sto vivendo.

“Ecco, mi è uscito Water Violet ” segnalo alla lepre, la quale, mentre assumo le gocce in bocca e in fronte, sollevandosi su due gambe mi rammenta:

“Ma tu guarda, il fiore per chi ha difficoltà nel contatto con gli altri, per chi ha troppa stima di sé e si pone con un

atteggiamento di superiorità non invadente nei confronti delle cose della vita, per chi può apparire freddo e distaccato, arrogante, presuntuoso, orgoglioso e asociale.”

“Già” ribadisco trovando la lepre molto preparata sui fiori, “ma anche per chi è intelligente, raffinato, gentile, pacifico, calmo, tollerante, rispettoso, estremamente riservato, non fa rumore, ama la solitudine, la privacy, la quiete”

“Vero” riprende la lepre, “ma altresì per chi si esprime poco perché teme di non essere capito e preferisce ascoltare piuttosto che parlare, con il rischio che difficilmente si mette davvero in gioco e quindi per chi sopporta i propri dispiaceri in silenzio ed ama stare in disparte o dietro le quinte.”

“Vuoi dirmi qualche cosa?” le domando. “Sì” mi risponde. “Ieri sera e stamattina tu ti sei ben preparato a questa giornata ‘libera’. Hai

considerato tutto per bene, il tragitto, hai testato con cura da dove partire, hai oliato il tuo orologio-bussola, ecc… Su questo nulla da dire, ma…”

“Ma?” domando alla lepre. “Ma non ti è venuto neanche per un secondo in mente la possibilità di

trascorrere la giornata con qualcun altro elemento del gruppo.”

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“Vero” rispondo, “ma i progetti che gli altri avevano non erano allettanti… shopping su tutto con annessa spesa per la festa di capodanno; i miei interessi sono altri”.

“Bene” riprende la lepre, “ma non hai considerato il fatto che magari per te sarebbe stato meglio lavorare sulla compagnia o sulla spesa del capodanno? Chi sei tu per sapere cosa è giusto per te?”

Sto un attimo in silenzio, poi le dico: “Ora capisco perfettamente cosa vuoi riferirmi cara lepre, ho data per scontata una scelta senza neanche vagliare altre possibilità. Ed in questa scelta si manifestava un mio lato Water Violet disarmonico.”

“Esatto” risponde la lepre. “La prossima volta, nei prossimi viaggi - incontri che farò, non mancherò di

valutare anche la possibilità di confrontarmi con il gruppo anche in momenti liberi” aggiungo, mentre i nostri sguardi si incontrano.

“E per finire” riprende a parlare l’animaletto, rimettendosi giù a quattro zampe, “vorrei raccontarti una storia cinese.” Le sorrido, offrendole un gesto di consenso con il capo. “C’erano una volta un uomo ricco ed uno povero che conversavano. “Io ho un centinaio di once d’oro” disse l’uomo ricco. “Se te ne do venti, ti va di adularmi?” “Non mi sembrano abbastanza per poterti adulare.” Rispose l’uomo povero. “Supponi allora che te ne dia la metà, mi aduleresti adesso?” “In questo caso noi saremmo pari. Io non potrei adularti.” “E se ti dessi tutto quanto l’oro?” “Se io avessi tutto l’oro, io non avrei certo bisogno di adulare te!” Queste storielle mi fanno sorridere. “Ricorda che il sentirsi migliori di altri non porta a nulla” conclude la

lepre mentre si rialza su due zampe per rivolgermi un rispettoso inchino che sa tanto di orientale. Ricambio il saluto, ringraziandola di cuore per i consigli.

Appena la lepre si defila nel cespuglio di fiori vedo il vecchio giardiniere del parco dei palazzi venirmi incontro in bicicletta.

Lo saluto rivolgendogli un buon augurio in cinese. E’ un incontro semplice, vedo nei suoi occhi l’amore per il lavoro che fa. Entro in compassione con l’uomo e per un attimo mi sembra di essere una cosa sola con lui, con le sue amate piante, con gli alberi che le circondano e con il cielo e la terra che le ospitano. Il bisogno di defilarmi è completamente svanito.

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IL FIUME DEL CORAGGIOIL FIUME DEL CORAGGIOIL FIUME DEL CORAGGIOIL FIUME DEL CORAGGIO

Uscendo dal giardino mi incammino verso la zona centrale di Shangai.

I chilometri da percorrere sono molti, ma questo non è un problema. L’idea di attraversare la metropoli in diagonale mi trascina, il passaggio a piedi dalla periferia mi dà la possibilità di incontrare la città per intero. Vedo galline per strada che si inseguono tra le vecchie costruzioni, vedo donne intente a lavare i panni lungo le strade ed i loro abiti freschi di bucato appesi ovunque. Di quando in quando mi fermo per ammirare un’aiuola fiorita o anche semplicemente un ciuffo d’erba. Di fronte a tanto cemento queste visioni mi permettono di tener vivo il contatto di luce che mi guida. Di fronte ad un fiore rivedo il Maestro. Mi sistemo in rispettoso ascolto.

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-Hai fatto pratica, Navi, nel porgere il tuo aiuto agli altri?

-Sì, Maestro, ma sai, non è stato facile con alcune persone. Ho notato

che a volte le persone reagiscono scostandosi, volgendo altrove lo

sguardo…

-Hanno paura, è semplicemente la paura che li fa agire così. Tutti la

provano, o l’hanno provata, prima o poi. Ma c’è un rimedio , sai. Fatti

aiutare dalla corrente d’acqua del fiume del coraggio, il meridiano

del rene, che parte dalla fonte zampillante che è in mezzo alla pianta

del piede: sì, dove le tue radici succhiano l’acqua da terra. Lascia

salire il fiume d’acqua lungo la parte interna della gamba , su , su fino

al torace, fino alla gola.

L’acqua porta con sé la memoria della terra, del grande Yin, e ti dà il

coraggio di saper affrontare i grandi pericoli.

Quella paura senza nome che ti ghiaccia la schiena, che ti fa

piombare nel buio, quella paura, sai, può essere lavata va da quel

fiume, trascinata via come i ciottoli e il fango che saltano giù nelle

rapide e si dissolvono nel mare…nel grande mare..

-Della felicità, Maestro?

-Sì. Anche il meridiano del coraggio ti porta lì, correndo, saltando,

spumeggiando e trascinando via le rocce….

Acqua che correAcqua che correAcqua che correAcqua che corre lascia intatti i fiori,lascia intatti i fiori,lascia intatti i fiori,lascia intatti i fiori, spazza via fango.spazza via fango.spazza via fango.spazza via fango.

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La scena poco a poco, svanisce: sento che devo proseguire per arrivare puntuale all’appuntamento. E’ quasi sera e dopo diverse ore di cammino, il lungo tragitto che ha assunto una forma di pellegrinaggio lungo Shangai, è oramai al termine. Sono arrivato sino al famoso Bund, luogo in cui mi ritroverò con gli altri sette componenti del gruppo. Il Bund è una delle più note strade urbane della Cina; in epoca coloniale il Bund veniva chiamata la Wall Street d’Oriente. Il termine, di origine anglo-indiana, indica un terrapieno in prossimità dell’acqua: esso costeggia la riva sinistra del fiume Huangpu che attraversa la città da Nord a Sud. All’appuntamento manca soltanto Oscar mentre i coniugi Claudio e Rosaria hanno preferito ritornare in albergo. Barbara e Sara dicono che Oscar ha cercato di chiamarle più volte per comunicare loro che si trova dall’altro lato del fiume, e ha chiesto di essere raggiunto. Mi connetto con Oscar, ho come l’impressione che abbia bisogno di aiuto, sento in lui una grande paura che lo pervade. Non comprendo le ragioni, sta di fatto che questa connessione mi ha lasciato un po’ scosso. Sarà anche l’architettura che mi circonda, un’architettura americana degli anni trenta fa corona a questa strada mista con enormi grattacieli sul versante opposto, mi fa mancare un po’ l’aria. Così anche i frequenti venditori ambulanti che cercano in ogni modo di accaparrarsi qualche Yan dai turisti mi danno la sensazione di una stretta al cuore. Mentre decidiamo il da farsi mi dirigo verso la riva del Huangpu. In meditazione camminata ascolto il mio respiro, poi dalla banchina inizio a osservare lo scorrere del grande corso d’acqua. Difficile da credersi ma vedo una figura forte e sicura cavalcare le acque del fiume e… mi viene incontro! Ha un gran manto e delle corna piccole piccole che neanche si vedono… è una capretta!

Con un guizzo, da scalatrice di montagne qual è, risale la riva e mi si pone di fronte. Comprendo che è venuta in mio soccorso. Gli domando se ha con sé la scatolina con i fiori di Bach. Ecco che subito tra il folto manto afferra con la bocca il contenitore verde e me lo pone innanzi, con delicatezza.

“Grazie” le dico mentre inizio a scegliere il fiore.

“Di nulla” risponde con una voce grave.

“Ecco. Ho estratto Rock Rose, il fiore per chi è soggetto a terrore, paura, panico; per chi vive situazioni drammatiche o incubi terribili, per chi prova pensieri di morte imminente.”

Assumo le gocce mentre incontro gli occhi della capretta, modelli di audacia e coraggio; mi sento al sicuro ora.

“Sono qui per raccontarti una storia” mi dice. Intuisco subito che l’animale non è di molte parole. Appoggio i gomiti sul muretto della banchina ed inizio ad ascoltare la sua voce profonda.

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“Uno studioso si trovava in serie difficoltà economiche. Fu così che assestò alcune centinaia dei suoi libri, li impacchettò e si diresse verso la capitale, con l’intenzione di venderli. Lungo il cammino incontrò un altro studioso che vedendo la lista fu subito interessato all’acquisto dei libri. Solo che non poteva permettersi una tale spesa. Si ricordò di avere a casa alcuni bronzi antichi che intendeva vendere in cambio di riso. Quest’ultimo lo accompagnò a vederli. Lo studioso che voleva vendere i libri era un grande appassionato degli oggetti in bronzo, e fu così deliziato alla vista di tali campioni che disse:

“Non venderli, noi potremmo confrontare il prezzo dei libri con quello dei bronzi e vedere se riusciamo a fare uno scambio.”

L’esito fu che egli lasciò tutti i suoi libri all’altro è partì con un carico di bronzi. Quando tornò a casa, sua moglie fu sorpresa di vederlo tornare così presto.

Frugando ansiosamente tra i suoi bagagli, ella li trovò pieni di pesanti oggetti che emettevano un suono metallico appena li spostava anche di poco. Quando la moglie venne a conoscenza della storia, iniziò a sgridarlo duramente:

“Sei uno stupido!” esclamò. “Cosa vuoi farne di queste cose mentre non abbiamo riso in casa?”

Il marito pensando al precedente proprietario dei bronzi replicò allegramente: “Lui è nello stesso casino. Con i libri che ha ottenuto da me, anch’egli non avrà del riso da mangiare per un bel po’ !” “Come ti sembra?” mi chiede la capretta. “Mi sembra che la scena rappresenti una situazione paralizzata”. Rispondo senza pensarci troppo. “Esatto.” Riprende l’animale, che mi domanda “E come si esce dalle situazioni paralizzate?” Per un attimo immagino quale possa essere la miglior risposta, poi non mi viene null’altro se non: “con coraggio”. “Certo, ovvero con conoscenza profonda della propria energia vitale, con un contatto positivo sia con la morte che con le forze della natura, nonché con la prontezza nell'agire in caso di emergenza. Ed anche con chiarezza mentale, che è mancata a tutte e due gli studiosi.” Conclude la capretta quando sento una voce che mi chiama.

Saluto e ringrazio apertamente l’animale che oltre ad avermi rinvigorito mi ha fatto anche comprendere il significato profondo del termine coraggio.

La voce è di Sara. Mi avvisa che ci dirigeremo sull’altra sponda del fiume, per andare incontro ad Oscar. Mi riconnetto con quest’ultimo. Sento che è stato liberato da quelle allarmanti paure di prima. Sono convinto che appena lo vedrò potrò leggere nel suo campo aurico forza e tranquillità nell’affrontare gli ostacoli, grazie alla capretta e ad una nuova conseguente connessione con la propria luce interiore.

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IL FIUME DELLA LIBERTA’IL FIUME DELLA LIBERTA’IL FIUME DELLA LIBERTA’IL FIUME DELLA LIBERTA’

Dopo aver viaggiato la notte e festeggiato il capodanno in treno, ci troviamo a Luoyang, città che fu scelta come capitale da ben dieci dinastie per via delle sue terre fertili, della sua posizione favorevole e dell’importanza strategica come uno dei punti di partenza e di arrivo della Via della Seta. Luoyang si trova a Nord-Est della provincia dell’Henan, sulla riva settentrionale del fiume Luo, affluente del Fiume Giallo. A circa dodici chilometri dalla città si trova il Tempio Baima Si (del Cavallo Bianco) costruito nel I secolo d.C. Si narra che su questo sito si fermò un leggendario purosangue bianco montato dai monaci Zhulufan e Ma Tanga che portarono nell’anno 67 i primi sutra buddhisti. All’ingresso ce ne sono due di cavalli bianchi, in pietra e nel primo cortile si trovano le tombe che la tradizione vuole attribuire ai due monaci depositari delle scritture sacre. Al sito è annessa la bellissima pagoda Qigong del periodo Tang (IX secolo) alta ben trenta metri e costituita da tredici piani. È proprio qui che mi trovo con il gruppo. Non posso fare a meno di alzare gli occhi al cielo e osservare incantato il volo di moltissimi uccelli che dipingono traiettorie multicolori tra i pini ed i cipressi. Il mio sguardo si posa su uno di essi. È accovacciato su di un ramo. È proprio sulla mia testa, ammirandolo ho la visione del giardino, dove Maestro e discepolo conversano.

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-Hai sperimentato la paura, Navi? E hai trovato il tuo fiume del

coraggio?

-Credo di sì, Maestro. Ma il mio respiro non è ancora fluido come

l’acqua. Ogni tanto mi fermo, davanti a qualche ostacolo, anche se

piccolo. Un posto nuovo, per esempio, o il dover fare un viaggio, mi

frenano, e non riesco a sentirmi…

-Libero. Lo so. E’ il momento che tu chiami altra acqua, a pulirti dalle

tue vecchie idee, dai pregiudizi di ciò che può essere facile o difficile.

Quest’acqua non viene dalla terra, ma dal Cielo, il grande Yang: è la

pioggia, che ti cade sul viso, e da lì, dalla fronte, e dalla testa, ti

scivola giù sulla schiena, ai lati della spina dorsale, e corre lungo le

gambe , fino a finire alla faccia esterna del piede. Lascia scorrere

quest’acqua, e fatti lavare da tutte le timidezze, i timori, diventa un

uomo nuovo, che non ha timore di affrontare nuove esperienze, un

uomo che è libero di scegliere.

-E’ il fiume della libertà, questo?

Sì, è il meridiano del Grande Yang, della vescica, che porta l’acqua

dal Cielo alla Terra, così come il meridiano del Rene porta l’acqua

dalla Terra al Cielo. E tu sarai solo un canale, percorso da quei due

grandi fiumi….

Gabbia di ramiGabbia di ramiGabbia di ramiGabbia di rami

non trattiene il volonon trattiene il volonon trattiene il volonon trattiene il volo tuo libero.tuo libero.tuo libero.tuo libero.

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La voce di Sara penetra nel limbo e mi allontana da esso; la mia attenzione diminuisce e perde energia, così come l’uccello sembra non aver alcuna intenzione di volare, anch’io mi sento un po’ bloccato… Riconosco lo stato d’animo di Sara dalla voce ora un po’ appuntita, dai toni forti e aspri. È uno stato d’animo che esprime un disagio dovuto a qualche timore. Non comprendo appieno le ragioni della difficoltà in cui si trova la donna: forse si tratta di un piccola mancanza nella gestione della cassa comune del gruppo, essendo lei la responsabile. Sta di fatto che questo malessere pervade anche i miei sensi. Mi sposto cercando di fare pulizia in me ponendomi di fronte ad una incisione floreale in pietra che dà il senso di un moto circolare orario.

Mi chino e seguo con cura l’evoluzione spazio-temporale dell’incisione: la pietra inizia a ruotare, quand’ecco che sento in lontananza un nitrito accompagnato dallo scalpitio degli zoccoli di un cavallo. Mi volto.. è quel cavallo, il fiabesco purosangue bianco descritto dalla leggenda! Impiega un attimo a raggiungermi: in un batter d’occhio me lo trovo di fronte; si

ferma mentre le sue grosse narici emettono aritmicamente sbuffi d’aria. Gli rivolgo un inchino, il purosangue ricambia e poi mi dice:

“Prendi”. Mi invita a scegliere un fiore di Bach che si trova nella scatolina verde che ha deposto sul suo dorso.

Rendo subito noto l’esito della selezione al mio nuovo interlocutore: “mi è uscito

Mimulus” spiego, “il fiore per chi è timido, per chi prova paure conosciute, definite, quelle della vita quotidiana: dalle malattie, ai dolori, agli incidenti, dalla povertà e sfortuna al restare da soli; è il fiore per chi ha inoltre vergogna di queste sue paure e le nasconde, senza affrontarle.” Terminando la descrizione, assumo le gocce, due in bocca e due sulla fronte. Poi non riesco a tenere a freno la mia curiosità e gli domando: “Sei proprio tu?”

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“Proprio io, chi?” mi chiede a sua volta. “Il cavallo bianco leggendario, quello che accompagnò i monaci nell’impresa.” Spiego. “Caro amico, sei tu che nella ricerca di pulizia e aiuto di fronte alla grande pietra rotante mi hai chiamato, quindi spetta a te scegliere chi sono.” Mi dice abbozzando un sorriso. Comprendo che non è importante sapere chi e cosa è, è una ricerca fine a se stessa, quindi non proseguo nelle domande. “Se vuoi sapere qualcosa a proposito della leggenda, puoi chiedermelo, ma alla fine del nostro incontro. Prima preferirei raccontarti alcune storie, sono qui anche per questo come avrai capito.” “Sono onorato di ascoltarle.” Aggiungo. “Bene, ecco la prima.” Un uomo dello stato di Zheng decise di acquistare un nuovo paio di scarpe. Misurò la lunghezza dei suoi piedi e tracciò l’a linea equivalente riportandola su un foglio che però dimenticò a casa. Così si trovò al mercato, dove c’era un venditore di scarpe, senza misure. “Ma come! Ho dimenticato di portarmi dietro il foglio con le misure!” Tuonò l’uomo. Così corse a casa per recuperarlo. Nel periodo in cui andò avanti e indietro il mercato chiuse. Alla fine non riuscì a comprarsi le scarpe. “Perché non hai provato le scarpe direttamente lì al mercato?” gli domandò uno dei suoi vicini. “Mi fidavo di più della riga che avevo tracciato sul foglio”. Questa fu la sua replica. Rimango a bocca aperta per qualche secondo e poi dico: “Questo per dire che spesso ci inventiamo gli ostacoli dove proprio non ci sono?” “Esatto” risponde il cavallo bianco, “e così facendo spesso rischiamo di perderci le occasioni migliori!” Ora mi appare tutto più chiaro. “E’ la mancanza di libertà di cui parlava prima il Maestro” penso a voce alta. L’animale annuisce e continua. “Ascolta la seconda storiella, c’è ancora un elemento che è bene trattare insieme. Mio nonno era magistrato del distretto di Chen ed una volta invitò nella sua dimora la sua segretaria, Du Xuan, a bere con lui per festeggiare il festival della mezza estate. Un nastro rosso penzolante appeso alle mura

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di Nord, causò uno strano effetto nella coppa del vino, tanto da farla sembrare un contenitore con dentro una serpe; sebbene Du Xuan rimase impaurita dalla visione, non osò rifiutare il drink. Da quel giorno la donna ebbe gravi dolori di stomaco, non riuscì più a mangiare e divenne così molto magra. Benché avesse provato ogni sorta di medicina, non trovò nessuna cura per il suo malanno. Un giorno mio nonno le domandò dove avesse contratto la sua malattia. “Dalla paura della serpe che ho inghiottito” gli rispose Du Xuan. Tornando a casa mio nonno ci pensò su, arrivato si voltò e vide il nastro penzolante e comprese l’accaduto. Inviò subito un suo dipendente con il compito di accompagnare Du Xuan nella sua dimora, mise il vino nello stesso identico posto, così che ancora una volta il serpente poteva apparire nella coppa. “Questo è solo il riflesso di una decorazione del muro” spiegò alla sua segretaria. Da quel momento Du Xuan si sentì meglio e, con grande sollievo, si ristabilì.” “Questa storia non ha bisogno di molte spiegazioni” rilevo quando il cavallo bianco interrompe la sua chiosa. “Spiegazioni no, ma riflessioni sì” sottolinea l’animale. “Hai mai pensato realmente quanto possa far male tenersi dentro le proprie paure? Può costare il prezzo di una o più vite. Il primo passo è tirarle fuori, e tu lo sai bene”. “Già rispondo” per poterle affrontare occorre prima metterle a fuoco e per far questo l’aiuto di qualcuno che ne sa più di noi può essere la soluzione.” “In poche parole” conclude il cavallo, “occorrono coraggio, fede e umiltà.” Con queste tre parole che mi risuonano in mente vengo distratto dall’uccello sopra la mia testa che di slancio prende il volo flettendo tutti i rami. Mi volto e vedo Sara che sta parlando con Massimo, il capogruppo. Intuisco che la situazione è migliorata rispetto a prima. Sara, dopo essersi sfogata per alcune incongruenze legate all’incarico che fino a poco fa non la lasciava del tutto serena, appare ora sollevata, ha preso coscienza della sua abilità e sa che l’appoggio di tutto il gruppo non le manca. Per quel che mi riguarda, non sono riuscito a domandare nulla al cavallo sulla leggenda : chissà che in seguito non si ripresenti l’occasione, sarebbe bello rincontrarlo.

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IL FIUME DELL’ATTENZIONEIL FIUME DELL’ATTENZIONEIL FIUME DELL’ATTENZIONEIL FIUME DELL’ATTENZIONE

Sempre nei dintorni di Luoyang, lungo il fiume Yi, si trova uno

dei più importanti siti dello sviluppo del buddhismo cinese. Sono le grotte di Longmen (la Porta del Drago) che devono il nome al fatto che in questo tratto il letto del fiume si restringe come a formare una gola. Lungo le due scogliere sono state scavate nell’antichità (nel 494 d.C iniziarono i lavori) 1352 grotte (cui vanno aggiunte 750 grandi nicchie) nelle quali sono state scolpite ben 97306 statue e 3608 iscrizioni. Passeggiando lungo la riva del fiume c’è da restare a bocca aperta di fronte a tali opere8. Mentre cammino sulla scogliera occidentale, poco prima della famosa grotta del Tempio del Culto degli Antenati (Fengxian Si, ove si può ammirare una gigantesca statua del Buddha alta ben 17,14 metri), mi trovo di fronte ad una curiosa figura incisa nella pietra che cattura tutta la mia attenzione. Si tratta di un guardiano che scruta fuori da un portone come ad assicurarsi che non ci siano spiriti indesiderati al di fuori dalla soglia. La pietra è decorata da splendidi fiori di loto che fanno da sfondo al quadro appena descritto. Scatto una fotografia quando ad un tratto sembra che il guardiano mi faccia cenno di seguirlo, il portale si spalanca così di colpo, mi ritrovo di fronte ad un nuovo piano di realtà.

8 Si consiglia anche una passeggiata nel parco naturale annesso, dal quale si possono ammirare rare specie di uccelli.

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-La terra, nutrita, grazie a te, dell’acqua, adesso può tornare dentro di

te, Navi, partendo dai piedi, e salire su percorrendo il meridiano della

milza, scorrendo lungo le gambe e finendo al torace, e poi ancora

oltre, fino alla radice della lingua. Ricordi l’energia della terra, Navi?

-Sì, maestro, percorreva il meridiano dello stomaco, col fiume

dell’amicizia.

-Questo fiume, invece, ti porta l’attenzione, la retta attenzione che

peraltro è così importante in una relazione di amicizia.

Ti è mai capitato, Navi, di voler occuparti delle cose di qualche tuo

amico, anche se nessuno te l’ha chiesto?

-Sì, maestro, ma è sempre per dare aiuto, non per ficcare il naso…

-Ma l’aiuto , per essere vero aiuto, deve essere richiesto. Ecco perchè

ci vuole attenzione. Ricordi , Navi? Occorre gentilezza, camminare

sulla coda della tigre, e osservare, con molta attenzione, se ciò che fai

invade la sfera degli altri o è ben accetto. E, sempre con attenzione,

potrai farti indietro qualora tu capissi che è il caso di aspettare da

una parte.

Il fiume dell’attenzione è un fiume di terra: senti come procede…

- Con molta lentezza, Maestro.

Ed è proprio la sua lentezza a permetterti di osservare tutto ciò che

accade nella tua relazione con gli altri, e a riflettere attentamente sui

tuoi pensieri, parole, e azioni, con tutto il tempo necessario a fermarti,

in caso di errore.

Se prima conti, Se prima conti, Se prima conti, Se prima conti,

coglierai i pensiericoglierai i pensiericoglierai i pensiericoglierai i pensieri :::: diventan fiori.diventan fiori.diventan fiori.diventan fiori.

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Vengo mandato via dal limbo dalla vigorosa risata di Gabriele; è a dieci metri da me e sta raccontando qualche sua avventura o meglio, disavventura. È un uomo simpatico che ama fare dello spirito, ma ora di fronte alla sua battuta mi sento un po’ a disagio e non capisco perché. “Avrei bisogno dei fiori di Bach”, penso e così mi metto in moto. In meditazione camminata inizio a contare i gradini che mi si pongono di fronte. “Uno, due, tre, quattro…” quando ecco che di fronte a me, in cima ad una grotta non trovo un Buddha di pietra, bensì un bue.

Sembra proprio che mi stia aspettando, è così grosso e muscoloso che occupa quasi tutta la grotta. Sul suo naso è fissato un anello enorme. I suoi occhi appaiono saggi e sapienti; non mi resta che incontrarlo in tutta libertà. “Buongiorno” mi dice, “ti aspettavo” aggiunge rivolgendomi la scatolina verde. “Grazie tante!” rispondo mentre scelgo il fiore.

“È Chicory.” Senza aggiungere nulla domando subito: “Perché di fronte ad una battuta che non ho neanche ben ascoltato mi sono sentito a disagio?” domando all’animale. “Perché sei stato pervaso dall’energia del racconto della disavventura” mi risponde. “Puoi essere più preciso?” chiedo. “Quando c’è autocommiserazione in un resoconto, in una qualsiasi esposizione, ti senti a volte ancora un po’ a disagio, perché può risuonare in te l’aspetto retrostante di chi si sente vittima di qualcosa. Temi su cui hai già ampiamente lavorato, ma evidentemente c’è ancora qualcosa da oliare in questi meccanismi mentali”. “Vittimismo… È una forma di richiesta di attenzioni?”. “Già, e il tema ben si presta con il fiore che stai in questo momento assumendo: Chicory,” “Vero” noto, “proprio il fiore per chi tende a cadere facilmente nell’autocommiserazione e vittimismo”. “Non solo” aggiunge il bue, “ma anche per chi dà per ricevere, per chi tende a prendersi eccessivamente cura degli altri, per chi è quindi troppo attento ai bisogni altrui e che tende di conseguenza a correggere continuamente negli altri ciò che considera sbagliato e ha piacere di farlo.” Conclude il preparato animale. “Ed ora ascolta, ho giusto qui con me due storielle da raccontarti”. “Benissimo!” affermo con entusiasmo. Un uomo che perse la sua ascia, sospettava che figlio del suo vicino gliel’avesse rubata. Egli vedeva nelle movenze del giovanotto quelle di un ladro, nell’espressione e nel modo di parlare del ragazzo quelle di un furfante. In poche parole, tutti i gesti e le azioni lo rendevano colpevole di un furto. Un

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giorno l’uomo, uscendo fuori per scavare, trovò l’ascia. Dopo di che ogni qual volta vedeva il figlio del suo vicino, tutti gesti e le azioni del giovanotto gli sembrarono completamente differenti da quelle di un ladro.” “Perché mi racconti questa storia?” gli domando un po’ stranito visto che non riesco subito a cogliere il significato. “Perché come avrai forse capito, il problema sta in te non nell’altro. È un po’ il discorso di prima con la battuta di Gabriele. Se ti senti a disagio, il problema è tuo.” Mi risponde con schiettezza e decisione. “Ora capisco” osservo “in più se credo che il problema sia nell’altro, rischio anche di cadere nel giudizio.” “Appunto!” sottolinea con toni accesi il bue. “Ecco il secondo racconto, ora. Ascolta: C’era un uomo nello stato di Qi che cercava dell’oro. Una mattina si vestì elegantemente e si diresse al mercato. Arrivato al banco del commerciante dell’oro, l’uomo si impossessò di un pezzo d’oro e scappò velocemente. L’ufficiale di polizia che lo catturò gli chiese: “Perché rubare l’oro di fronte a così tante persone?” “Quando tocco l’oro,” gli rispose, “non ci vedo più. L’unica cosa che vedo è l’oro.” Di nuovo rimango un po’ frastornato dalla storiella. “Scusa bue, ma non riesco a comprendere neanche questa. Puoi darmi una delucidazione?” Il bue mi guarda dritto negli occhi e mi chiede: “Sei sicuro di non aver compreso il significato? Pensaci bene.” Mi suggerisce. “Potrebbe forse voler indicare che… ma sì!” esclamo pensando alle parole del maestro, “se non c’è attenzione, nelle nostre azioni rischiamo di fare delle grandi cavolate!” “Esatto, bravo! Attenzione nelle nostre azioni così come nei nostri pensieri! Non dimenticare!” Dicendo questo vedo che mi saluta, dileguandosi in una fenditura nella roccia. Il suo compito è terminato. Il discorso dell’attenzione mi è stato di grande aiuto. Mi riavvicino al gruppo, sapendo ora di poter ascoltare tutte le battute di Gabriele senza rischiare che il mio corpo energetico ne venga indebolito. Devo aggiungere anche che alcune situazioni che sta raccontando il mio compagno di viaggio le trovo anche molto divertenti. Sorrido e rivedo in Gabriele il grosso volto del bue, che mi strizza l’occhio. Siamo di ritorno a Luoyang, l’indomani ci aspetta l’ultima tappa: Xi’an.

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IL FIUME DELLA FIDUCIAIL FIUME DELLA FIDUCIAIL FIUME DELLA FIDUCIAIL FIUME DELLA FIDUCIA

Xi’an (Pace Occidentale) è la capitale provinciale dello Shaanxi. L’importanza di questa regione, posta nell’ansa del Fiume Giallo, è dovuta alla grande fertilità del terreno. È in quest’area che si formarono circa 7000 anni fa i primi insediamenti umani dediti alla coltivazione; per questo la regione viene chiamata la “culla della civiltà cinese”. L’alta concentrazione di siti che testimoniano il glorioso passato della città fa sì che Xi’an, con i suoi dintorni, sia considerata come un vasto museo all’aperto.

Mi trovo a circa 30 Km ad Est della città, presso falde del Monte Li, in un bellissimo sito conosciuto fin dall’antichità per le sue sorgenti d’acqua calda di temperatura media di 43°C. La storia del sito è complessa, ci passarono imperatori, concubine, monaci buddhisti fino a che, in epoca repubblicana, il parco venne adibito a stazione termale.

Sono con Gabriele, Rosaria e Claudio, una parte del gruppo, gli altri quattro sono a Xi’an. La scenografia che ci circonda è molto suggestiva. Laghetti, corsi d’acqua, fontane da cui zampilla acqua termale, templi in stile architettonico Tang e molto verde donano al visitatore un ottimo impatto visivo. Attraverso lo specchio di un laghetto e la relativa calma che esso emana, rivedo il Maestro.

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-Ti ricordi il fiume dell’entusiasmo, Navi? Il meridiano del maestro

del cuore che finisce alla mano? Ecco, riprendi quel fuoco, il fuoco

ministeriale, che brucia e trasforma, e, dalla mano, fallo salire sulla

superficie dorsale dell’avambraccio e del braccio, fallo giungere

all’orecchie, dove sentirai crepitare le sue fiamme, e finire poi

all’angolo esterno dell’occhio …

-E’ un fuoco di gioia, Maestro? Sento una grande energia che mi fa

sembrare tutto possibile..

-Sì, tutto sembra possibile quando il fiume della fiducia scorre

pienamente in te, e sai che stai facendo la cosa giusta, non hai bisogno

di chiedere consiglio a nessuno. Sai che Dio è con te, e la fede brucia,

e trasforma.

-Mi trasforma, Maestro?

-Trasforma. Trasforma te e chi ti sta accanto, che può sentire il calore

del tuo fuoco. E saranno loro, allora, a chiedere consigli a te, a

rivolgersi a te come se tu fossi un piccolo sole.

I fiumi di gioia, ricordi, possono entrare facilmente in piena, e

travolgerti; quindi, poni attenzione (tu sai come si fa: ne abbiamo

parlato ieri): la fiducia in te stesso non deve diventare incoscienza, e

devi sempre ricordare che è solo la gioia che ti fa sentire così, e la

gioia passa, come passano i giorni sereni facendo spazio alle nuvole,

che a loro volta passano, facendo spazio al sole, e…ma ne parliamo la

prossima volta.

Il mio rifugioIl mio rifugioIl mio rifugioIl mio rifugio

è in quella grande casaè in quella grande casaè in quella grande casaè in quella grande casa che è l’anima.che è l’anima.che è l’anima.che è l’anima.

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“Allora, che si fa adesso?” mi chiede Gabriele raggiungendomi al laghetto. “Io mi metto a cercare le vasche termali e… troviamoci qui tra mezz’ora.”

Rispondo. Ci salutiamo. Durante l’organizzazione del viaggio avevo proposto questa tappa in questo sito. Avevo avuto forti segnali che mi dicevano di raggiungere il parco, in più l’idea di passare un’oretta in una calda acqua termale cinese mi stuzzicava non poco: dopo tutto quel freddo e quei chilometri passati a camminare un po’ di relax mi sembrava più che sano. Ora però la compagnia che ha seguito la mia proposta mi sembra un po’ demotivata. Le prime piscine del parco che abbiamo visitato non sono come quelle che ci aspettavamo: sono docce o vasche che si potrebbero trovare in qualsiasi bagno di qualsiasi casa cinese. Inoltre il prezzo richiesto per il servizio ci pare eccessivo. Sento che la fiducia nella mia iniziativa, e quindi in me, è calata. Rosaria e Claudio hanno infatti deciso di prendere il bus per Xi’an senza cercare altre possibilità nel parco. L’area del sito è grande, sono ancora fiducioso, però colgo in me una vena di dispiacere ; mi sento come responsabile per aver creato aspettative non corrisposte dal luogo. Cerco di centrarmi in me stesso, trovandomi di fronte ad un altro specchio d’acqua. Ascolto il respiro. Dal laghetto vedo sprigionare delle bolle che sono sempre più grosse e vigorose. Tutta l’acqua del bacino si muove sempre più energicamente. Di colpo un

enorme drago multicolore si concretizza di fronte a me. Sta a mezz’aria, può volare. Faccio un passo indietro, ma quando vedo che tra le sue zampe, minuscole per un corpo così grande, si trova la mia scatoletta dei fiori di Bach, torno nella posizione di prima, per poi avvicinarmi a lui. “Grazie.” Gli dico ricevendo il dono. Il drago in segno di riguardo china il capo. Scelgo e assumo il fiore. Questa volta si tratta di Cerato, il fiore per chi si sente

incerto, per chi non ha fiducia in se stesso e dubita di sé e delle proprie capacità e per questo dipende troppo dai consigli altrui. “Se delle persone perdono fiducia in te, questo non vuol dire che tu devi perderla in te stesso, la Luce che ti guida non ti abbandona mai!” Mi dice, per poi aggiungere “Hai pensato che forse non per tutti oggi è bene passare un’ora in questa acqua particolare? Chi si è sentito demotivato è perché magari in fondo sa che è meglio sottrarsi al bagno. In più se ti demoralizzi perché non hai soddisfatto quelle che sono le proiezioni che ti sei fatto e che gli altri si sono fatti su di te o sulle tue proposte, non sei libero. Sei in attaccamento al risultato. Lo capisci questo?” Annuisco con la testa. Il drago ha perfettamente ragione. “Ora ascolta” aggiunge, “ho una storiella che ti potrebbe interessare”

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Il dottor Ju era un famoso medico dello stato di Qin. Riuscì a contenere il tumore all’imperatore Xuanwang e curò le emorroidi dell’imperatore Huiwang. Un certo signor Zhang che era afflitto da un forte dolore alla schiena, chiese al medico di trattarlo. “Non mi sono preoccupato di considerare il mio problema alla schiena per molto tempo. Per favore faccia qualsiasi cosa di cui è capace!” Avendo ricevuto libertà d’azione, il medico curò il paziente in pochissimo tempo. Non i sono dubbi che il dottor Ju era portato per il suo mestiere, ma il fatto che Zhang mise se stesso interamente nelle mani del medico contribuì alla sua pronta guarigione.” “Capisco” affermo “la storiella è in relazione con la lezione che ascoltavo poco fa, quella del maestro. Mi rendo conto che la mia voce interiore dice delle cose diverse da quello che è il modo di pensare dominante. Il rischio è che per paura della mia diversità e per la mancanza di fiducia nei miei confronti a volte rischio di mettere a tacere la mia voce per ascoltare o per assecondare quella degli altri.” Mi fermo un attimo rifletto e aggiungo: “Io so che qui nei pressi di Xi’an avrei fatto il bagno”. Il drago sembra che comprenda in pieno questa mia ultima affermazione. Mi guarda negli occhi e mi dice: “Se seguirai la mia scia avrai questa possibilità”, mi dice, indicandomi la strada. Lo seguo. Percorriamo tutto il parco e in direzione Nord-Est finchè sotto una grotta trovo un’ubicazione con un disegno di una vasca. Saluto il drago ed entro. È lei, la piscina termale che avevo visto un mese fa, quando preparavo il viaggio. è una vasca in pietra con un’ambientazione un po’ antiquata. C’è molto spazio per due persone, c’è un lettino per riposarsi e dei fiori posti sul tavolino, dove si trova anche un servizio per il the. Concordo il prezzo con i proprietari e scopro che la vasca è anche decisamente meno cara di tutte quelle viste prima. Cerco Gabriele. È poco distante lo chiamo e prima ancora che gli spieghi della scoperta mi guarda e sembra dirmi “tanto lo sapevo che avresti trovato la vasca adatta”. Sento questa sua fiducia mentre lo accompagno nel luogo dove fra breve ci immergeremo nell’acqua, calda e rigenerante, toccasana per i corpi sottili.

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IL FIUME DELLA FACILITA’IL FIUME DELLA FACILITA’IL FIUME DELLA FACILITA’IL FIUME DELLA FACILITA’

Nei secoli Xi’an fu punto d’arrivo della mitica Via della Seta. Deve la sua importanza al fatto che per dodici volte venne eletta capitale di un regno o dell’intera Cina. Xi’an si presenta come una città - fortezza: essa è circondata da una antica e possente cinta muraria dell’epoca Ming. Fuori dalle mura si trovano due importanti edifici storici: le pagode della Grande e della Piccola Oca Selvatica. Con il gruppo mi trovo Grande Pagoda dell'Oca Selvatica, costruita nel 647 dal Re Gaozong per conservare i testi sacri portati dall'India dal monaco Xuan Zhang, che introdussero il buddismo in Cina. Alta 64 metri e situata a circa quattro km dal centro è circondata da numerose leggende popolari circa l’origine del suo nome; le informazioni che si possono trovare a riguardo sono molto differenti tra di loro. Abbiamo scelto di raggiungere il parco adiacente alla pagoda in orario serale per poter assistere allo spettacolo delle “fontane che danzano al ritmo della musica”, un’attrazione voluta e realizzata negli ultimi anni dall’amministrazione cittadina con l’intenzione di ravvivare le serate degli stranieri e della gente del posto. La pagoda è illuminata, si presenta molto solida. La fotografo. In piedi la ammiro, poi chiudo gli occhi e sento una forza che dai piedi mi radica verso il basso mentre dalla corona mi spinge verso l’alto. Da questa posizione mi ritrovo nel limbo dove l’allievo sta ricevendo una nuova lezione dal Maestro.

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-…E il sole viene coperto di nuovo dalle nuvole, e dopo la gioia

giunge la tristezza.

Ti sei abituato alla tristezza, Navi?

-Non proprio, Maestro: devo dire che preferisco la gioia.

-Comprensibile, comprensibile. Ma, almeno, riesci ad accettarla?

Prova ancora, adesso. Riprendi quel sospiro di tristezza che hai

fermato, appena te ne ho accennato, quel sospiro che è rimasto

prigioniero nei tuoi polmoni, e fallo uscire, con quel suono un po’

metallico che fanno i fiumi di metallo quando passano. Fallo uscire da

sopra la clavicola, e fallo scorrere lungo la faccia interna del braccio,

fino ad arrivare al tuo pollice…

Così, bravo, con facilità. Questo è il fiume della facilità, che ti fa

mollare i pesi, e sentire più leggero. La vita ti sembrerà più facile,

adesso, più veloce, più leggera, più liscia e lucente…

-Sai, maestro, mi viene in mente che quando si naviga su un fiume e si

buttano fuori bordo i pesi, poi si naviga più velocemente.

-Proprio così, proprio così: raccogli tutta la tristezza che si è

accumulata nei tuoi polmoni, tutti i sospiri trattenuti, tutti i singhiozzi,

tutti i gemiti, e fanne un remo, con cui spingerti lungo il fiume più

facilmente...

Ti spingo in alto ,Ti spingo in alto ,Ti spingo in alto ,Ti spingo in alto , è facile danzare ,è facile danzare ,è facile danzare ,è facile danzare , eeee la vita brilla. la vita brilla. la vita brilla. la vita brilla.

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Dalla mia posizione qi-gong “ad albero”, qualcosa mi distrae, probabilmente una disarmonia nel gruppo. Sciolgo la connessione con il terreno e con il cielo. È ora di cena ed il tempo stringe, tra meno di un’ora lo spettacolo delle fontane avrà luogo. Sarebbe un peccato perdersi la festa per il pasto serale, penso. Parte della compagnia però non vede l’ora di sedersi per mangiare e riposarsi. Vista l’ora penso che il primo posto che incontreremo sarà quello giusto, ma questa sera sembra che i ristoranti che incrociamo non vadano bene. In particolare, dalla voce e dall’espressione di Sara percepisco perplessità, è come se stesse rimuginando su pensieri tristi, dubbiosi, legati alla difficoltà della scelta del luogo della cena, pensieri che la inducono a perdere fiducia e speranza, e quindi a demoralizzarsi. È come se si stesse identificando con il problema di non trovare un posto all’altezza, per tempo. Ripenso a situazioni e sensazioni simili che nel passato condizionarono certe mie vacanze, con grande dispendio di energia. Non voglio rimanere inghiottito da questa insoddisfazione, cerco di venirne fuori. Ricerco la connessione con la terra e il cielo: mentre cammino i miei piedi si radicano poco alla volta al suolo così come sulla mia testa una lunga scia dorata ritrova via via nutrimento dal cielo. In questa condizione sento in lontananza un… “Chicchirichì!!!”

“Come è possibile?”, penso “a quest’ora, questo canto?”. Ma è proprio così, odo alla mia destra i veloci passi di un gallo che saltella e porta sul suo dorso la oramai nota scatolina verde. Ha una grande coda piumata ed uno sguardo molto sicuro.

“Grazie!” gli dico sorridendo. “Prego!” mi risponde. Il mio dito scorrendo sulle essenze si ferma sul fiore di Bach denominato Gentian. Lo assumo, mentre il gallo mi domanda: “Che è uscito?” “Gentian,” rispondo, “il fiore per chi si abbatte facilmente e diventa triste se qualcosa non va per il verso giusto o se si trova di fronte a qualsiasi difficoltà.” “E anche”, afferma in maniera incisiva il

gallo, “per chi si crea problemi.. dal nulla! Anche quando non ci sono, vero?” “Vero” intuisco che il gallo leggendo nella mia aura allude a qualcosa di personale. “Mi raccomando”, prosegue, “ricorda che hai tutte le capacità di proseguire senza scoraggiarti, l’integrazione con i tuoi conflitti serve per conoscerti, per renderti migliore, per poi abbandonarli e sentirti più leggero.” “Come dicevano l’allievo e il Maestro” osservo. “Proprio così, amico” conferma il gallo, per poi aggiungere “ora ascolta ho qualcosa da raccontarti:

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C’era un artista che esercitava la sua professione per il principe di Qi. “Dimmi,” gli disse un giorno il principe, “quali sono le più difficili cose da dipingere?” “Cani, cavalli, e cose simili” replicò il pittore. “Quali sono quelle più facili?” domandò il principe. “Fantasmi e mostri,” rispose l’artista. “Noi conosciamo tutto dei cani e dei cavalli, li vediamo tutti i giorni. Ma è arduo rappresentarli con somiglianza scrupolosa. Questo perché sono dei soggetti molto difficili da raffigurare. Mentre i fantasmi e i mostri non hanno una forma definita, e nessuno ha mai potuto vederli, così sono facili da disegnare.” “Cosa vuoi dirmi con questa storiella, gallo?” gli domando. “Il racconto parla delle difficoltà che si incontrano nella vita, spesso si può essere spaventati da ciò che non si conosce. Ma l’artista ci insegna che le cose più semplici da affrontare, possono proprio essere proprio queste.” “Quindi per superare i dilemmi non solo la fede e la fiducia sono risorse, ma anche la nostra effettiva libertà di azione” sostengo. “Già, il sentirci liberi è una grande risorsa per poter superare i dubbi e superare la barriera del vuoto.” Per esempio adesso tu puoi sentirti libero di uscire a metà della cena per poter andare a vedere lo spettacolo delle fontane che tanto stai aspettando… in questo modo il problema di aspettare il gruppo, di terminare per tempo il pasto svanisce come una bolla di sapone.” “Libertà! La libertà dalle forme pensiero che spesso ci tengono ancorati verso il grigiore. Ti ringrazio, gallo!” Saluto l’animale, siamo arrivati. Durante il mio dialogo con l’aiutatore invisibile, Sara ha trovato un locale dove cenare, e con esso, sembra, anche il buonumore e l’ottimismo: la vedo sorridente. Ordino un solo piatto, lo consumo e saluto il gruppo mentre è in attesa di altre pietanze; esco in perfetto orario, per collocarmi in un posto con vista privilegiata rispetto allo spettacolo che sta per iniziare. Quello che vedo e sento è un entusiasmante spettacolo di suoni, luci e spruzzi d’acqua che sgorgano a tempo da tutte le parti. Con la mente priva di ogni sorta di problemi ho la possibilità di vivermi un’esperienza entusiasmante che mi fa avvicinare molto al popolo cinese. Mi sento parte di una sola umanità. Con questa piacevole sensazione rientro in hotel, sapendo che l’indomani mattina mi aspetta l’ultima visita prima del viaggio di ritorno.

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IL FIUME DEL TEMPOIL FIUME DEL TEMPOIL FIUME DEL TEMPOIL FIUME DEL TEMPO

La Pagoda della Piccola Oca Selvatica si trova in direzione Sud rispetto al centro della città di Xi’an: uscendo dalla Porta Meridionale e percorrendo la Nanguan Zhengjie, all’incrocio con la Youyi Xilu, si trova il bel parco alberato ove si erge in direzione Ovest il monumento sacro. All’interno del parco si trovano interessanti sculture in pietra che rappresentavano probabilmente alcune statue tombali ed una enorme campana di ferro che anticamente segnava lo scoccare delle ore. A proposito di ore, ne restano poche prima della partenza: questa mattina mi sono alzato molto presto per aver la possibilità di visitare questo spicchio della città. La restante parte del gruppo è divisa, chi per acquistare gli ultimi regali per casa, chi per preparare in hotel le valige con calma o chi come me per visitare velocemente qualche angolo di Xi’an. Entrando nel parco della pagoda ho la piacevole sensazione di percepire della musica. L’intero giardino mi appare come un grande strumento musicale. Con gioia rivedo l’allievo pronto a accogliere nuovi propizi insegnamenti dal Maestro.

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-Oggi è l’ultimo fiume che navighiamo, Maestro…

-E quindi quello che completerà la tua trasformazione. I semi sono

stati piantati, e comincerai presto a trasformarti, a crescere come una

giovane pianta in primavera, lo yang nello Yang…

-Un fiume di legno,Maestro!

-Sì, Navi, che nasce proprio dai tuoi piedi, dall’alluce, e sale lungo la

gamba per arrivare al fegato, e il ritmo del suo pulsare ti dà il senso

del tempo che occorre per la tua crescita completa. Questo è il fiume

del tempo, della capacità di aspettare e di affrettare quando è il

momento, procedendo pulsando, come le piante nella loro crescita.

Una pausa, in cui riflettere e nutrirsi, e uno scatto in avanti, in cui si

pensa solo alla meta, e poi ancora una pausa.

Un tempo per ogni cosa, e per ogni stagione, e per ogni situazione.

E il giusto tempo ti aiuterà a cavalcare l’energia della collera, che hai

già conosciuto. Un tempo per riflettere e un tempo per l’azione,

quando la collera diventa giusta indignazione e serve alla difesa.

-Lo sento maestro, lo sento bene, ma, se devo dire la verità, non mi

sento molto diverso da ieri.

-Vuol dire che , per te, questo è il tempo per riflettere e per prepararti

al cambiamento.

La prossima volta che ci vedremo sarà perchè ti sentirai cambiato, e

avrai voglia di navigare tutti i fiumi, non solo alcuni..

A presto , Navi…

Sotto il tettoSotto il tettoSotto il tettoSotto il tetto aspetto il momentoaspetto il momentoaspetto il momentoaspetto il momento per volare via.per volare via.per volare via.per volare via.

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La musica diventa sempre più reale. Tornando al livello di realtà ordinario sento che qualche musicista sta suonando qualche strumento. In fretta mi dirigo verso l’antica struttura che ospita le note che sto ascoltando. Entro. Mi trovo di fronte un vero e proprio museo della musica tradizionale cinese, ci sono diverse vetrine che contengono antichi strumenti musicali. Da musicista quale sono rimango abbagliato da questa inattesa apparizione. Voltandomi noto al centro del corridoio due giovani ragazze cinesi che fanno musica. L’una con il tipico flauto di bambù, l’altra con una particolare grande arpa orizzontale cinese. Mi fermo di fronte a loro per ascoltarle. A differenza della flautista, la giovane musicista mi appare in difficoltà, è come se la sua musica mancasse di respiro. È una sensazione che conosco bene: in tanti anni di musica mi è capitato spesso di trovarmi in quella situazione, così come mi è capitato di suonare con musicisti presi da quell’ansia. Una faticosa e veloce rincorsa di note, fuori tempo, generata da una mancanza di connessione con la nostra parte divina. Il suo disagio mi pervade, per un attimo mi sento mancare il respiro. Mi allontano qualche metro dall’esibizione e di fronte ad una vetrinetta ascolto il mio respiro, per cercare di pulire la situazione, quando vedo nel riflesso della teca un cane. Si leva in alto su due gambe appoggiandosi sulle mie cosce. Mi porge la scatolina verde che conserva delicatamente tra i denti. Accolgo il dono ringraziando il gentile animale, il quale torna a disporsi a quattro zampe, in posizione di attesa. “Mi è uscito Impatiens,” faccio presente all’animale, “il fiore per chi tende a correre nella vita e vive gli altri con insofferenza perché percepiti lenti e inadeguati, per chi è irrequieto, iperattivo, impulsivo e nervoso e spesso si ritrova così solo; per chi ha difficoltà a stare fermo e seduto, ed è sempre in procinto di fare qualcosa, per chi desidera che ogni cosa avvenga senza esitazioni né ritardo e può risultare precipitoso.” “Già”, esordisce il cane, “a questo proposito vorrei raccontarti un paio di storielle cinesi, se sei d’accordo.” “Ben volentieri, grazie!” rispondo senza indugio, per poi iniziare ad assumere le gocce, due in bocca e due sulla fronte. “Bene, ecco la prima. Un uomo era in procinto di diventare un ufficiale delle poste. Un suo stretto amico andò a trovarlo. “Una cosa dovrai ricordare quando diventerai ufficiale,” gli disse quest’ultimo, “dovrai sempre essere paziente.” L’uomo replicò dicendo

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che lo sarebbe stato. Il suo amico quindi ripeté il suo avviso altre tre volte e per tre volte l’uomo annuì con il capo in segno di assenso. Quando per la quarta volta l’amico gli ripeté il suo consiglio, l’uomo divenne irritato e disse: “Ma mi hai preso per un idiota? Perché continui a ripetermi una cosa così banale una volta dopo l’altra?” Il suo amico sospirò. “Vedi che non è così facile essere pazienti!” gli disse. “Ho solo ripetuto questo qualche volta ed ecco che tu sei già diventato impaziente!” “L’essere realmente pazienti, implica grande equilibrio nonché padronanza di sé” mi specifica il cane. “Occorre quindi innaffiare questi semi per poter nutrire la nostra pazienza, vero?” domando. “Proprio così”, mi risponde l’animale, “ora ascolta la seconda storiella: Un uomo vide un’oca selvatica volare in cielo. Caricò il suo arco con una freccia e disse: “Se la colpisco, ce la mangeremo stufata.” “No, sarebbe meglio arrostirla” disse suo fratello più giovane. La loro discussione raggiunse un punto morto, cosicché decisero di andare dal decano della famiglia. Quest’ultimo risolse la disputa suggerendo di cuocerne metà in un modo e l’altra metà nell’altro. Ma quando i fratelli uscirono in cerca dell’oca selvaggia, non ci fu più modo di vederla. “Anche questa è una questione di tempo” osservo. “Il tempo va preso con calma e rispetto: volendo tutto e subito spesso si rischia di non raggiungere nulla, e di dover così ricominciare.” Mi spiega il cane. Annuisco e rifletto a voce alta anche su ciò che diceva il Maestro, “per riacquistare il controllo di se stessi è necessario prendersi il tempo per adempiere ai propri impegni, così come fare cose che piacciono, ed anche riservare dei periodi di riposo necessari per riflettere e ritrovare la pace interiore.” Il cane mi sorride, scodinzola e mi saluta. La sua missione è compiuta. Lo accarezzo e lo saluto anch’io. Riaprendo gli occhi, ho la sensazione che la giovane musicista di prima abbia rallentato il respiro e sia più presente e consapevole della musica che sta suonando; sta eseguendo molte meno note, più a tempo. Ma questa non è l’unica percezione che provo. Ho come la sensazione che l’intera Cina stia rallentando, per riflettere su tutte le sue recenti conquiste industriali, per quindi maturare il cambiamento, per riacquistare un antico senso di collaborazione.

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EPILOGOEPILOGOEPILOGOEPILOGO

L’avventura è giunta oramai al termine. Mi trovo con il gruppo su uno degli aerei che ci riporteranno in patria: Pechino - Seoul è la prima tratta. Siamo appena decollati, saluto la Cina. “Ti va di disegnare qualcosa?” domando al mio vicino di poltrona, intuendo che attraverso l’arte Gabriele può raggiungere la tranquillità. Accetta di buon grado, mettendosi subito all’opera. Mi rilasso… Rivolgo il mio sguardo alle nuvole, e al sole che le sovrasta, chiudo gli occhi e con mia somma gioia mi ritrovo nel limbo del Maestro. -Adesso Navi, che abbiamo percorso insieme tutti i fiumi, e il tuo

corpo conserva la memoria di questi viaggi, ci manca solo un ultimo

esercizio: il percorrerli uno dopo l’altro, senza interromperti,

passando dall’uno all’altro e accompagnando, come una danza, il

fluire dell’energia.

Seguimi, dunque: apri i tuoi polmoni a quest’aria fresca e

cominciamo. Dai polmoni naviga il fiume che porta, lungo le braccia,

alle mani, il fiume della facilità, e poi ritorna su, dalle mani alle

narici, il fiume dell’aiuto; e, attraverso le narici, con un altro respiro,

accompagna il fiume dell’amicizia, dagli occhi ai piedi, e di qui torna

su, col fiume dell’attenzione, fino al torace; un altro respiro, profondo,

fin dentro al cuore, e poi scivola via, lungo le braccia, fino alle mani,

il fiume della gentilezza, e poi torna indietro, dalle mani alle orecchie

e agli occhi, come fiume della serenità; un altro respiro, e

accompagna il flusso del fiume della libertà, dagli occhi e dalla testa,

lungo il dorso, le gambe e i piedi, per poi, come fiume del coraggio, ritornare su, dai piedi , lungo l’interno delle gambe, fino alla gola; un

altro respiro, e naviga lungo il fiume dell’entusiasmo, dal cuore alle

mani, e ritorna, come fiume della fiducia. dalle mani alle spalle, alle

orecchie, e agli occhi; e infine l’ultimo lungo respiro, che col fiume

della decisione dagli occhi, lungo il torace , i fianchi e le gambe

termina ai piedi, per poi risalire, come fiume del tempo, lungo la parte

interna delle gambe, fino all’inguine e al fegato e agli occhi.

Come ti senti?

-Vibro tutto, maestro. Abbiamo preso forse un battello a vapore?

-Può darsi, può darsi…Allora prenditela con più calma, Sali su una

canoa e sposta appena il remo nell’acqua, giusto per tenere la

direzione: basterà la corrente a portarti. Ancora, dunque: dai polmoni

alle mani, facilità, e dalle mani al naso e al grosso intestino, aiuto,

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dagli occhi e dallo stomaco fino ai piedi, amicizia, e dai piedi al

torace e alla milza, attenzione; dal cuore alle mani, gentilezza, e dalle

mani al volto e al piccolo intestino, serenità; dalla testa e dalla

vescica, lungo il dorso fino ai piedi, libertà, e dai piedi su fino ai reni e

alla gola, coraggio; dalla guaina del cuore alle mani entusiasmo, e

dalle mani fino alle orecchie e agli occhi, fiducia; dagli occhi e dalla

testa lungo i fianchi fino ai piedi, decisione; e dai piedi su fino al

fegato e agli occhi, tempo…Va meglio ora?

-Un po’ meglio, maestro…ma non riesco a godermi il paesaggio che

scorre sulle rive.

-Riproviamo, allora. Metti il remo in barca e rilassati, penserà a tutto

la corrente:

Facilità, aiuto, amicizia, attenzione, gentilezza, serenità, libertà, coraggio, entusiasmo, fiducia, decisione, e tempo…. -Maestro, lo vedo, lo vedo!

-Che cosa, Navi?

-Il mare…sono arrivato al mare, il mare della felicità!

ReReReRespira un po’spira un po’spira un po’spira un po’ qui , sopra le nuvole :qui , sopra le nuvole :qui , sopra le nuvole :qui , sopra le nuvole :

segui la luce .segui la luce .segui la luce .segui la luce .

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Voglio ringraziare i miei compagni di viaggio per aver prestato , in questo libro, nomi e volto a personaggi immaginari. Niente di ciò che ho scritto in relazione a loro può essere riferito a fatti avvenuti realmente.

Invece, il mio viaggio in Cina è stato reale, effettuato con Avventure nel Mondo, e con la guida di Massimo Polselli, che ringrazio ancora.

Ringrazio anche Silvia Cecchini per i disegni degli animali e per la scrittura dei dialoghi fra il Maestro e Navi: le mie scarse conoscenze di Medicina Tradizionale Cinese non mi avrebbero permesso di affrontare tali

argomenti.

Ringrazio infine il Comitato Editoriale di Carote e Lillà

per i suoi suggerimenti nella scelta delle fotografie, nella definizione dello storyboard, e nella stesura finale.

Bene, detto così, sembra proprio che io non abbia fatto nulla, o quasi, in questo libro…..e forse è proprio così…..☺☺☺☺