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in chiostro Periodico a cura della Scuola di giornalismo diretta da Paolo Mieli nell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli www. unisob.na.it/inchiostro ago/set 2008 anno VIII n. 5 Acqua, il petrolio del terzo millennio di Claudia Ceci Cercare e trovare l’acqua non è dif- ficile, basta digitare su Google la parola water e compaiono 920 milioni di siti. Il petrolio con i suoi record ne conta meno della metà (413 milioni). Meno facile repe- rire informazioni sul fatto che un quinto della popolazione mondiale non usufrui- sce di acqua potabile e per lo stesso motivo ogni giorno muoiono 34mila persone. Inchiostro ha così deciso di prestare la sua voce e il suo volto all’acqua con un dossier interattivo di cronache, interviste, video, approfondimenti, sondaggi, suggeri- menti e curiosità in un continuo rimando tra carta e web (su queste pagine la goccia d’acqua segnala sempre i link). Perché non c’è dubbio che le acque non siano tutte uguali e che, a seconda del- le latitudini, si trasformino in fiumi avve- lenati, conflitti, lotte intestine. Magari in battaglie non ancora combattute, una nuo- va Guerra fredda basata su ricatti e strate- gie come le dispute sul possesso del Nilo o dell’Eufrate. Intanto incombe il rischio de- sertificazione e se, ad esempio, Israele ten- ta la strada della desalinizzazione sfruttan- do il mare, in California l’acqua ricavata dal riciclo dei liquami diventa potabile. Versatile come l’involucro che la contiene, irrompe poi nell’ambito politico, economico, sociale e ambientale. Ci sono i giapponesi che si preparano a usarla come carburante per auto mentre i coltivatori ita- liani stanno invece studiando un sistema per farne a meno. Ma il vero, grande business è altro- ve e si chiama imbottigliamento, con fattu- rati che crescono del 30 per cento ogni an- no e multinazionali impegnate per procac- ciarsi i marchi più noti. Il 99 per cento della nostra minerale proviene da 192 fonti e sorgenti sparse sul territorio nazionale. Marketing sfrenato, pubblicità accattivante e design avanzato premiano la bottiglia la- sciando il ruolo dell’incompresa all’acqua certificata, comoda, sicura e meno costosa che esce dai nostri rubinetti: l’unico bene primario che l’Italia non importa. Mani bagnate La vita goccia a goccia In questi giorni una grande polemica na- zionale è dedicata al caso di Eluana Englaro, la donna che giace da 16 anni come un vegetale in un letto d’ospedale. La Corte d’Appello di Milano ha stabilito che ai genitori è possibile sospendere l’alimentazione idrica consenten- done la morte definitiva. Il dibattito si è concentrato precisamente sull’interruzione di questa vita come esito del- la cessazione di un nutrimento fatto d’acqua. Un pugno in faccia per dirci che la vita di cia- scuno di noi dipende da poche gocce d’acqua al giorno. Un caso e una scelta drammatici per mostrarci quella vera e propria identità che esiste fra acqua e vita. Commenti? Nessuno. Per chi ci riesce, solo preghiere. Il fratello di Caino Spedizione in A.P. - 45% art. 2 - comma 20/b - legge 66/92 - Filiale di Napoli sul web www. unisob.na.it/inchiostro/dossier.htm Pubblicità e marketing L’Italia detiene il primato mondiale nella pubbli- cità dell’acqua minerale. Le associazioni di consumatori hanno proposto una legge per ridimensionarne i costi e incentivare l’uso dell’acqua di rubinetto. di Claudia Scognamiglio pag 5 Lotta per la risorsa idrica L’oro blu mette gli stati l’uno contro l’altro. Oggi nel mondo si combattono cinquanta guerre, alcune silenziose, che uccidono senza clamore. Un quinto della popolazione non ha ancora l’acqua potabile. di Danilo Cirillo pag 6 Si sciolgono i ghiacciai La temperatura s'innalza, il livello del mare aumenta di 5 mm ogni anno. Il clima subisce l’errore umano e gli effetti saranno drammatici. Gli scienziati lo annunciavano da anni. Appelli rimasti inascoltati. di Simona Petricciuolo pag 9 Zanotelli: “No ai privati” Padre Alex Zanotelli è un simbolo della lotta con- tro la privatizzazione e il monopolio dell’acqua potabile L’esperienza di un prete missionario diviso tra la barac- copoli di Korogocho e Napoli. di Walter Medolla pag 11

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inchiostroPeriodico a cura della Scuola di giornalismo diretta da Paolo Mieli nell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli www. unisob.na.it/inchiostro

ago/set2008anno

VIIIn. 5

Acqua, il petrolio del terzo millenniodi Claudia Ceci

Cercare e trovare l’acqua non è dif-ficile, basta digitare su Google la parolawater e compaiono 920 milioni di siti. Ilpetrolio con i suoi record ne conta menodella metà (413 milioni). Meno facile repe-rire informazioni sul fatto che un quintodella popolazione mondiale non usufrui-sce di acqua potabile e per lo stesso motivoogni giorno muoiono 34mila persone.

Inchiostro ha così deciso di prestarela sua voce e il suo volto all’acqua con undossier interattivo di cronache, interviste,video, approfondimenti, sondaggi, suggeri-menti e curiosità in un continuo rimandotra carta e web (su queste pagine la gocciad’acqua segnala sempre i link).

Perché non c’è dubbio che le acquenon siano tutte uguali e che, a seconda del-le latitudini, si trasformino in fiumi avve-lenati, conflitti, lotte intestine. Magari inbattaglie non ancora combattute, una nuo-va Guerra fredda basata su ricatti e strate-gie come le dispute sul possesso del Nilo odell’Eufrate. Intanto incombe il rischio de-sertificazione e se, ad esempio, Israele ten-ta la strada della desalinizzazione sfruttan-do il mare, in California l’acqua ricavatadal riciclo dei liquami diventa potabile.

Versatile come l’involucro che lacontiene, irrompe poi nell’ambito politico,economico, sociale e ambientale. Ci sono igiapponesi che si preparano a usarla comecarburante per auto mentre i coltivatori ita-liani stanno invece studiando un sistemaper farne a meno.

Ma il vero, grande business è altro-ve e si chiama imbottigliamento, con fattu-rati che crescono del 30 per cento ogni an-no e multinazionali impegnate per procac-ciarsi i marchi più noti. Il 99 per centodella nostra minerale proviene da 192 fontie sorgenti sparse sul territorio nazionale.Marketing sfrenato, pubblicità accattivantee design avanzato premiano la bottiglia la-sciando il ruolo dell’incompresa all’acquacertificata, comoda, sicura e meno costosache esce dai nostri rubinetti: l’unico beneprimario che l’Italia non importa.

Manibagnate

La vita goccia a gocciaIn questi giorni una grande polemica na-

zionale è dedicata al caso di Eluana Englaro, ladonna che giace da 16 anni come un vegetalein un letto d’ospedale. La Corte d’Appello diMilano ha stabilito che ai genitori è possibilesospendere l’alimentazione idrica consenten-done la morte definitiva.

Il dibattito si è concentrato precisamentesull’interruzione di questa vita come esito del-la cessazione di un nutrimento fatto d’acqua.Un pugno in faccia per dirci che la vita di cia-scuno di noi dipende da poche gocce d’acquaal giorno. Un caso e una scelta drammatici permostrarci quella vera e propria identità cheesiste fra acqua e vita.

Commenti? Nessuno. Per chi ci riesce, solopreghiere.

Il fratello di Caino

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Pubblicità e marketingL’Italia detiene il primato mondiale nella pubbli-

cità dell’acqua minerale. Le associazioni di consumatorihanno proposto una legge per ridimensionarne i costi eincentivare l’uso dell’acqua di rubinetto.

di Claudia Scognamiglio pag 5

Lotta per la risorsa idricaL’oro blu mette gli stati l’uno contro l’altro. Oggi

nel mondo si combattono cinquanta guerre, alcunesilenziose, che uccidono senza clamore. Un quinto dellapopolazione non ha ancora l’acqua potabile.

di Danilo Cirillo pag 6

Si sciolgono i ghiacciaiLa temperatura s'innalza, il livello del mare

aumenta di 5 mm ogni anno. Il clima subisce l’erroreumano e gli effetti saranno drammatici. Gli scienziati loannunciavano da anni. Appelli rimasti inascoltati.

di Simona Petricciuolo pag 9

Zanotelli: “No ai privati”Padre Alex Zanotelli è un simbolo della lotta con-

tro la privatizzazione e il monopolio dell’acqua potabileL’esperienza di un prete missionario diviso tra la barac-copoli di Korogocho e Napoli.

di Walter Medolla pag 11

IN CIFRE pagina 2 inchiostro 5/08 pagina 3

Il mondo diviso tra chi ha sete e chi sprecaNazioni in guerra per l’oro blu• Oltre 50 conflitti in tutto il

mondo• 43 gli Stati coinvolti in

guerre che hanno a che farecon l’acqua

• Asia, Africa, Centro e Sud America sono le aree dove si svolge la maggior parte delle guerre dell’acqua

I dati italianisul consumo idrico• 49%Settore agricolo

• 32%Settore industriale\energetico

• 19%Settore domestico

Fonte: Legambiente 2007

L’uso globale per settore• 69%Attività agricole

• 21%Attività industriali

• 10%Settore domestico

Fonte: FAO

Web e associazioni scoprono l’acqua34.000i siti internet che parlano dell’acqua100 e piùle associazioni in Italia dedicate2le grandi associazioni che sioccupano della tutela:Legambiente e Altrocunsumo5le Regioni con il piano tutelasul web1dossier annuale sull’acqua Mare e oceani

risorsa del futuro

• 2,5% Acqua dolce• 1,76% Ghiacciai e calotte polari• 0,76% Acqua sotterranea• 0,1% Laghi, fiumi, atmosfera• 97,47% Acqua salata

Fonte: FAO

sulweb www.unisob.na.it/inchiostro/dossier.htm

CONSUMI E GESTIONE pagina 4 inchiostro 5/08 pagina 5

I pubblicitari si tuffano nell’acquaMa le associazioni dei consumatori chiedono meno spot e più qualitàdi Claudia Scognamiglio

Seducente, purificante, intrigante.L’acqua diventa moda. Il fenomeno, figliodel consumismo post moderno dove tuttoè immagine, si registra soprattutto inItalia. Oggi le acque minerali sono uno deimaggiori inserzionisti pubblicitari dellanazione. L’ingente sforzo economicosostenuto per la pubblicità è dovuto a uncompetitor d’eccezione: l’acqua del rubi-netto più comoda e meno costosa. Gliesperti di marketing danno così vita a stra-

tegie che mettono l’accento sull’emotivitàricorrendo a etichette, design d’avanguar-dia e bottiglie che strizzano l’occhio con leloro forme sinuose ai bisogni più edonisti-ci. Lo stile minimal cede il posto a conteni-tori ergonomici che ricordano sagomeumane: labbra sottili o sporgenti, collismilzi o allungati, spalle ampie o gobbe,fianchi stretti o sinuosi. I designer giocanoanche con i colori: il verde bottiglia si votaa nuove sfumature. Alle bottiglie traspa-renti si preferiscono i toni del blu.

L’acqua diventa glamour e si sotto-mette alle tecniche diseduzione. Da liquidoimpalpabile, incolore einsapore a status sym-bol contenitore di mes-saggi e sogni. Comeper le linee dei grandistilisti, anche in questocaso si può parlare diun business doveall’Italia spetta il ruolodi capofila.

La minerale fatendenza: gli italianisono i primi in Europaper consumi e occupa-no i vertici nella produ-zione e nell’imbottiglia-mento in un settore che

nel mondo cresce del 30 per cento ognianno. Se il 23 per cento del mercato nazio-nale è proprietà delle multinazionali, larestante fetta è vittima di una concorrenzaagguerrita che si riflette sui prezzi e puntatutto sul marketing.

Dietro il bisogno indotto si scorgela voglia di differenziarsi. Basti pensare ailistini delle acque distribuiti in locali ditendenza, ai water bar o ancora ai corsi perdegustatori e sommelier che ne studiano lecaratteristiche organolettiche, la composi-zione fisica e gli abbinamenti con i diversicibi. Le associazioni dei consumatori riten-gono che la spesa destinata alla pubblicitàsia eccessiva.

In particolare, è stata presentata inparlamento una proposta di iniziativapopolare “affinché siano regolamentati elimitati gli spazi pubblicitari per le acqueminerali e stabilite regole chiare e noningannevoli sulle qualità delle acque ven-dute e sui benefici per i consumatori”.

L’idea, insomma, è di beneficiarecome in Francia dell’acqua di rubinetto. Lasocietà Eau de Paris, che con il Comunegestisce l’acquedotto francese, dal 2005distribuisce caraffe tra i cittadini per riem-pirle con la più semplice e “très chic”acqua di rubinetto. Anche molti bar e risto-ranti della capitale francese hanno aderitoalla campagna di sensibilizzazione.

L’acqua più in voga è bianca, rossa e verde.Il 55 per cento dei consumatori napoletaniintervistati sullo spot che più ricordanopensa a Lete e alla sua particella di sodio. Il 23 per cento alle bollicine di Ferrarelle. Le due aziende optano per il tricolore traetichetta e bottiglia. Una scelta vincente,confermata dalle vendite. Per saperne di più vai sul web: www.unisob.na.it/inchiostro/dossier.htm

Ecco le minerali che ricordiamo

acque in bottiglia

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di Fabio Capasso e Elio Tedone

Non conosce limiti la propagandadell’acqua in bottiglia. Ce n’è una che ti fagiocare in Nazionale e parlare con gli uccel-lini. Alcune stimolano la diuresi, altre pre-vengono l’invecchiamento dei tessuti e tifanno diventare “Miss Italia”.

E così condizionano la scelta degliitaliani che preferiscono la “minerale” aquella del rubinetto. Un’abitudine che com-porta un dispendio economico notevole.Basta farsi i conti. Un litro di minerale costada 10 a 30 centesimi, una differenza chedipende soprattutto dalle diverse tipologiedi presentazione e di imbottigliamento.Secondo 'Altroconsumo' ogni italiano bevein media 182 litri di acqua in bottiglia all’an-no, per una spesa complessiva di 36,4 euro.

Se consideriamo un nucleo familiare com-posto in media da 4 persone dunque risul-terà che spende per la minerale 145,6 euroogni anno.

L’acqua di rubinetto costa da 0,05 a0,1 centesimi di euro al litro: in questo casodissetarsi costerebbe solo 13,65 euro annui apersona. Se una famiglia bevesse solo acquadi rubinetto, spenderebbe 54,6 euro, quasiun terzo del costo dell’acqua in bottiglia.

In Italia forse si ignora che nel pas-saggio dagli acquedotti alle case il nostro“oro blu” è tra i migliori d’Europa.

A confermarlo sono i dati emersi daun’indagine di 'Altroconsumo' che ha certi-ficato la qualità dell’acqua pubblica in quasitutte le regioni.

La scarsa informazione fornita agliutenti da parte dei gestori degli acquedotti

non fa che accrescere la diffidenza dellagente. Basta un esempio. Ventuno delle 34società che gestiscono i condotti idrici inItalia hanno addirittura preferito non rispon-dere ai questionari preparati dall’associazio-ne indipendente dei consumatori, nonostan-te i loro parametri fossero tutti nella media.

Non è difficile però per i cittadiniche vogliono saperne di più trovare unarisposta alle loro domande.

Le informazioni sulla qualità dell’ac-qua sono reperibili su internet o attraversoil numero verde di ciascuna azienda. LaMm a Milano, l’Arin a Napoli e la Vesta aVenezia sono tra quelle che allegano l’ ana-lisi alla bolletta. Ma quando è inserita neltotale delle spese condominiali, il consuma-tore resta letteralmente “a secco” di infor-mazioni.

I nodi non scioltidi Maria Grazia Petito Di Leo

La gestione delle risorse idriche in Italia faacqua da tutte le parti. Lo dice la Commissioneeuropea in una nota del 2002 che critica il mancatorispetto dei criteri comunitari di pubblicità e con-correnza. Fino a 15 anni fa i gestori di servizi idrici inItalia erano migliaia. Quasi uno per ogni comune.Nel 1994 con la legge Galli si tentò di ottimizzarne lagestione separandola dal controllo: questo restaall’autorità pubblica, la prima va agli ATO. Degliambiti territoriali ottimali, nati per ridurre la fram-mentazione gestionale, è il compito di appaltare,con gara, i servizi idrici. La legge Galli lasciavalibertà alle autorità municipali sulla scelta dellastruttura organizzativa dei gestori. Hanno finitocon l’essere privilegiate, con un regime derogatorio,aziende municipalizzate, società partecipate intutto o in parte da enti locali

Amga di Genova, Aem di Milano, Acea diRoma, Seabo di Bologna, Amt di Torino, Arin diNapoli sono le più importanti. Ci sono poi le corpo-razioni transnazionali: Eni e Vivendi e Ondeo, le hol-dings francesi leader mondiali nella distribuzionedell’acqua potabile, sotto forma di consorzi con pri-vati e non: Vivendi con Pirelli, in Liguria; Ondeo conFfss e Italmobiliare per formare Urbana e Crea.Stando all’ultimo censimento Istat i gestori restano,nonostante la legge Galli, 7.848.

Noi beviamo minerale

sulweb

Bagno e cucina: così si risparmia anche energia

Preferire la doccia al bagno.Si risparmiano circa 100 litri d’ac-qua. Chiudere il rubinetto mentreci si lava i denti o ci si rade. Il rubi-netto del bagno eroga ben 10 litrid’acqua al minuto.

Sostituire il tradizionale sca-rico del water con uno a doppioflusso. Così si utilizza la giustaquantità d’acqua a seconda delbisogno.

Montare un frangigetto suirubinetti del bagno e della cucina:si risparmia il 50% d’acqua.

Usare sempre lavastoviglie elavatrice a pieno carico. Oltre arisparmiare acqua si spreca menoenergia elettrica.

di Manuela Giordano

I signori dell’acqua sono gli italiani. La produ-zione Made in Italy di acqua minerale detiene infattila posizione leader nel mercato mondiale con 177imprese e 287 marchi e 11 miliardi di litri imbottiglia-ti, di cui 1 miliardo destinato all’esportazione, soprat-tutto in Canada e in America.

Il fatturato complessivo annuo è di circa 5miliardi e 500 milioni di euro pari a circa 11 milamiliardi di lire, calcolando in 0,50 euro il prezzomedio al litro. Sembrerebbe un settore sano, con unbuon numero di piccole e medie aziende, ma inrealtà il 70% del mercato è in mano a 6 sole multina-zionali. Questa concentrazione industriale si rispec-chia anche a livello mondiale dove i due colossiNestlè (Svizzera) e Danone (Francia) gestiscono il 30%del mercato. La Nestlè possiede più di 260 marched’acqua minerale nel mondo tra cui figurano Vittel,Contro, Perrier, San Pellegrino, Levissima, Panna, SanBernardo, Pejo, Recoaro. La Danone possiede invecetra le altre la Ferrarelle, San Benedetto, Guizza,Vitasnella, Boario, Fonte viva ecc. e si pensa che laNestlè sia in procinto di acquistare l’acquedotto

pugliese, il più grande d’Europa e con circa 13 miliar-di di euro di vendite nel 2005, il gruppo è leader mon-diale nei latticini freschi e nelle acque confezionate.Tra le imprese commercializzate in Italia la SanPellegrino(gruppo Nestlè), la San Benedetto (gruppoDanone) e la Co.Ge.Di Italacqua coprono i tre quartidel mercato italiano. Come per tutti i mercati é unaquestione di domanda e di offerta e in Italia ladomanda di acqua minerale é molto alta, siamo imaggiori consumatori al mondo con i nostri 188 litripro capite all'anno. Ecco spiegato il primato del Madein Italy. Secondo recenti dati Istat, l’87,2% della popo-lazione beve acqua minerale. Mineracqua sostieneche l’80% degli italiani considera l’acqua mineralecome l’elemento più sano e naturale più pura del-l’acqua di rubinetto. L'acqua dunque non è più unelemento primario all'origine di ogni forma vivente,ma è diventata un prodotto. Ha smesso di essere unliquido incolore, inodore e insapore per essere identi-ficata nella forma della bottiglia o nel disegno di unacerta etichetta. Cosi che la grande maggioranza dellefamiglie italiane ha smesso di approvvigionarsi diacqua e ha cominciato a comprare l’imballaggio chela contiene.

Mercato dominato da 6 multinazionali

www.unisob.na.it/inchiostro/dossier.htm“Imbottigliamento. È comodo il Pet, ma quanto costa”

www.unisob.na.it/inchiostro/dossier.htm“Disastro ambientale. Il Lago d’Aral si è quasi prosciugato”

Bollicine docdi Antonio Crispino

Le acque non sono tutte uguali. Lo sa bene il proprie-tario di un Water bar di Bologna, “il primo negozio italia-no specializzato in vendita e degustazione di acqua”.

C’è la Malmberg Stilla, acqua svedese ideale su anti-pasti di pesce e carni bianche. O la Harrogate British SpaWater con retrogusto zuccherato. Fino alla Bling, con ilnome stampato sulla bottiglia in cristallo swarosky.

Ci sono le acque “povere” e quelle di lusso. Se inItalia un litro e mezzo di acqua Sant’Antonio costa 0,36euro, in Giappone una bottiglia da 10 ml di SuperNariwaarriva anche a 99,95 dollari.

Secondo i produttori nipponici, il preziosissimo beneha effetti benefici straordinari: rallenterebbe l’invecchia-mento perché proviene da una fonte scavata nella rocciamagnetica da una tempesta di meteoriti.

Le stesse caratteristiche non sono state riscontratedalle analisi di laboratorio che hanno certificato la purez-za dell’Iceland Glacial, prodotta dallo scioglimento degliiceberg: costo 30 dollari a bottiglia.

Troppi sprechi nei campiTerra irrigata da fiumi, laghi e bacinidi Carmine Saviano

È l’agricoltura ad assorbire la mag-gior parte delle risorse idriche del nostro pia-neta. Si calcola che il 70% dell’acqua dolceprelevata da fiumi, laghi e bacini sotterraneiviene utilizzata come fonte per l’irrigazionedei campi. L'Italia dedica per l’agricoltura el’allevamento circa il 60% dei circa 56 milia-rdi di metri cubi annui di consumi di acquadolce. Quantità che serve per rendere produt-tivi i quattro milioni e mezzo di ettari che sulterritorio del nostro paese sono dedicati all’a-gricoltura. Questa superficie, se sfruttata inte-ramente, potrebbe fornire il sostentamentoper circa duecento milioni di persone.

Ciò significa che il nostro paese, siaper i vincoli sovranazionali imposti alla pro-duzione sia per un cattivo uso delle acquedolci, spreca una enorme quantità di acqua.

Il problema del sovrasfruttamentoidrico non è solo italiano, ma è presente condiverse gradazioni in tutti i paesi del mondo.Caso eclatante è quello del fiume Coloradoche già dal 1960 non arriva più al mare se nonin presenza di forti precipitazioni. Altro sim-bolo del sovrasfruttamento idrico quello dellago d’Aral nell’ex Unione Sovietica, la cuisuperficie è diminuita negli ultimi venti annidi più della metà, perché alcuni corsi d’acqua

che lo rifornivano sono stati deviati per irriga-re i campi. Nel giugno del 2002, il WorldFood Summit della FAO, ha tracciato alcunelinee guida per ripensare il rapporto antico traacqua ed agricoltura. Migliorare la gestionedell’acqua è punto di partenza essenziale perfar fronte alle crisi idriche che potrebbero col-pire nel futuro un gran numero di paesi.Manutenzione degli impianti di irrigazioneed applicazione di nuove tecnologie, le altrestrade da seguire. E non è solo economia.

Provvedimenti presi in questa dire-zione servirebbero a mitigare l’impattoambientale e quello sulla salute degli sprechid’acqua.

60

Sete di guerra

MESSICO - STATIUNITIRio Grande

EQUADOR - PERÙCenèpa

IRAN - IRAQShat al Arab

MAROCCO - ALGERIASahara occidentale

BOTSWUANA - SUD AFRICAOlga

SENEGAL - MALI MAURITANIA

Senegal

TURCHIA - IRAQSIRIA

Tigri e Eufrate

KAZAKISTANUZBEKISTANIl mare Aral

ISRAELE- GIORDANIATERRITORI PALESTINESI

Giordano

SUDAN ETIOPIANilo azzurro

INDIA - BANGLADESHGange Bramaputhra

di Danilo Cirillo

Per l’oro blu si combatte, si uccide, si muore. L’acqua è la nuova

frontiera da conquistare. Per accaparrarsi le fonti e gli approvvigiona-

menti idrici gli stati combattono guerre silenziose, striscianti, che spes-

so uccidono senza clamore.

I conflitti mondiali che hanno come obiettivo il controllo delle

fonti d’acqua sono cresciuti negli ultimi anni in maniera esponenziale,

per lo più senza il fragore delle armi ma con le tattiche e i ricatti tipici

della Guerra Fredda.

Il bene in questione è prezioso. L’acqua potabile è negata a un

miliardo e 200 milioni di esseri umani, un quinto della popolazione

mondiale. I bambini che ogni anno muoiono per infezioni e malattie

imputabili all’uso di acqua contaminata sono un milione e mezzo. Una

carneficina, ancora più raccapricciante, se si considera che questi bimbi,

di cui parlano le statistiche, hanno in media meno di cinque anni. I ser-

vizi igienici sono una realtà sconosciuta a due miliardi e mezzo di per-

sone, poco meno della metà degli abitanti del globo. Ne muoiono

42mila ogni settimana a causa di gravi carenze igienico-sanitarie.

Si capisce dunque perché, in nome dell’oro blu, gli stati si fron-

teggino. Oggi nel mondo si contano circa cinquanta guerre legate alla

proprietà, alla spartizione e all’uso dell’acqua. I casi più eclatanti sono

una ventina e non risparmiano nessun continente, nemmeno la ricca

America né la lussureggiante Europa. E si capisce ancora meglio se si

considera la quantità delle risorse idriche mondiali e il loro lento, ineso-

rabile prosciugamento. Nel 1950 ogni abitante della Terra poteva conta-

re in media su 16mila e ottocento metri cubi di acqua dolce. Quest’anno

si arriva a 7.300. Le stime dicono che fra vent’anni si scenderà a quota

4.800. In media. Il che vuol dire che, mentre i ricchi continueranno ad

averne in abbondanza, i poveri rimarranno a secco. Non solo. Dal 1950

i consumi stessi sono aumentati fino a triplicarsi. La situazione precipi-

ta. Non è un caso che l’Onu abbia deciso di fare del 2008 l’anno mon-

diale per i servizi igienico-sanitari che sull’acqua si fondono.

Scorrendo la mappa mondiale delle guerre legate all’acqua (come

indicato dalla cartina qui a destra) si scopre come ogni grande bacino

idrico sia fonte di delicati equilibri geopolitici. Tali bacini sono spesso

condivisi tra diversi Paesi e disegnano un Risiko in cui vince chi si assi-

cura il controllo delle fonti. Il fronte più caldo rimane quello mediorien-

tale. Le tensioni tra Israele da un lato, territori palestinesi, Siria,

Giordania e Libano dall’altro, sono alimentate anche dalla questione del-

l’acqua e dalle deviazioni del fiume Giordano, ridotto ormai quasi a un

fiumiciattolo, e dal lago di Tiberiade che perde metri di anno in anno.

La gestione dei bacini del Tigri e dell’Eufrate, tanto per rimanere

in zona, avvelenano da decenni le relazioni tra Turchia, Siria, Iraq e

Iran. Stando in quella che un tempo fu la Mezza luna fertile è bene

ricordare il conflitto strisciante tra Egitto ed Etiopia per le acque del Nilo,

nonché tra Egitto e Sudan. Tanto che dalle parti del Cairo gira un motto

reso celebre nel 1979 dall’allora presidente Sadat: “Solo la questione del-

l’acqua potrebbe condurre l’Egitto a entrare di nuovo in guerra”.

Dall’Africa all’Asia. Contenziosi aperti e spinosi si registrano in

India, Nepal, Bangladesh, Cambogia, Vietnam, Laos, Thailandia,

Tibet, Birmania e parte della Cina, per lo più legati all’irrigazione e

all’agricoltura.

In Europa la contesa è industriale e riguarda il Danubio attorno

al quale si fronteggiano l’Ungheria e la Slovacchia. Anche all’interno

degli stessi Stati Uniti si sono aperti difficili contenziosi. A giocarsi l'ac-

qua del lago Owen e del fiume Colorado sono la California, l’Arizona,

il Nevada e il Colorado inferiore.

L’Onu combatte la desertificazione

di Laura Conti

Una secchiata d’acqua e due colpi di scopa. Questo è il metodo

usato in Medio Oriente per pulire i pavimenti, di certo non il più econo-

mico in una zona dove la guerra per le risorse idriche è motivo di con-

flitto da decenni.

Ma cosa ha in comune l’economia domestica con i processi

macroeconomici di una regione? Lo spiega Alice Gray, ricercatrice bri-

tannica ed ambientalista, fondatrice del progetto di cooperazione

‘Lifesource’. Ad ascoltarla è un gruppo di donne palestinesi della provin-

cia di Betlemme che fanno capo all’ONG Alternative Information

Center. Il problema delle risorse non è solo dei paesi mediorientali ma

riguarda tutto il pianeta ed è causa di almeno 50 diversi conflitti. Per la dot-

toressa Gray alla base delle dispute fra nazioni “non c’è tanto un problema

di scarsità quanto di cattiva allocazione delle risorse. La legislazione inter-

nazionale è inadeguata, incompleta e genera squilibri notevoli fra chi

gestisce il bene e chi non vi ha accesso”.

È questo il caso di Israele e degli stati arabi confinanti. Al centro

delle contese è la gestione delle quote del Giordano, la principale riserva

d’acqua che attraversa quelle terre. Secondo gli accordi di Oslo del 1993,

dei 1287 milioni di metri cubi d’acqua del fiume, 400 spetterebbero agli

israeliani (ma di fatto ne utilizzano 647) alla Siria 132 ( e ne usa 153milio-

ni). Dove qualcuno prende di più qualcun altro necessariamente perde.

Come la Giordania che dispone solo di 480 milioni di metri cubi d’ac-

qua, su 720 previsti ed il Libano (7 milioni su 35).

La situazione è più complessa se si parla di Israele e territori

Palestinesi dove non esiste un preciso accordo sulla gestione delle sor-

genti e dei pozzi. L’agenzia per i Diritti Umani delle

Nazioni Unite (OCHA) ha registrato che la compagnia

israeliana Mekorot controlla l’89% dell’acqua nella sua

regione, circa 562 milioni di metri cubi. Il consumo medio

pro capite di un palestinese è di 60 litri al giorno. Quello di

un israeliano è quattro volte superiore (280 litri). Non sono

da trascurare nemmeno i danni idrogeologici legati al con-

flitto: il sovrapompaggio di acqua a Gaza, l’inquinamento

delle sorgenti e la distruzione di pozzi. Per affrontare que-

sti temi, nasce Lifesource, l’associazione fondata da Alice

Gray alla cui base c’è la cooperazione tra la società civile israe-

liana e quella palestinese per consentire uguale accesso all’acqua e il con-

trollo congiunto e sostenibile di fiumi e sorgenti in Medio Oriente.

“Israeliani e palestinesi condividono la stessa risorsa – conclude la Gray

– dovranno imparare a gestirla e dialogare”. In attesa di un accordo tra i

governi, il primo intervento parte dal basso e spetta alle donne, che sono

le responsabili del consumo domestico. Magari potrebbero cominciare,

cambiando metodo per lavare i pavimenti.

Arabi e israeliani dialogo per l’acqua

PAESE QUOTA STABILITA

QUOTAUTILIZZATA

DIFFERENZA

Siria 132 153 +21

Libano 35 7 -28

Giordania 720 480 -240

Israele 400 647 +247

Totale 1287 1287 0

Il fiume Giordano nell’accordo di Oslo per il Medio OrienteCosì si dividono le acque in milioni di metri cubi

di Annamaria Giaquinto

La comunità internazionale ha riconosciuto nella desertificazioneun problema di natura economica, sociale ed ambientale nel 1977. Inquell’anno la Conferenza sulla Desertificazione delle Nazioni Unite haadottato un Piano d’Azione per porre in essere le misure necessarie allalimitazione del fenomeno.

Nonostante gli sforzi, il Programma Ambientale delle Nazioni Unite(UNEP) nel 1991 è giunto alla conclusione che il problema dell’inaridimen-to dei terreni fertili si è intensificato col passare degli anni.

La questione della desertificazione è stata affrontata di nuovo dalleNazioni Unite con la Conferenza su Ambiente e Sviluppo che si è tenuta nel

1992 a Rio de Janeiro, dove è stato elaborato un nuovo approccio al proble-ma. L’approccio ‘integrato’ enfatizza la necessità di favorire lo svilupposostenibile al livello delle piccole comunità territoriali, con lo scopo di indi-viduare contromisure specifiche ritagliate sul territorio di riferimento.

Questo approccio è stato formalizzato in una nuova convenzionefirmata a Parigi il 17 giugno 1994 dai rappresentanti di 179 nazioni.

La Comunità Europea ha implementato sullo stesso problema unprogramma comunitario battezzato EUWI (EU Water Iniziative) nel 2002.

È nel contesto di questo programma che è stato lanciato il WISE(Water Information System for Europe), un sistema informatico per la rac-colta e l’analisi dei dati riguardanti il ciclo delle acque, con settori distintiper la definizione delle tematiche legate agli usi civili e industriali.

di Filomena Leone e Marco Marino

Nel 2000 un miliardo di persone non aveva acces-so all’acqua potabile e ad altri due miliardi mancava unrifornimento adeguato.

Il consumo di acqua negli ultimi anni è aumentatodi sei volte, pari al doppio del tasso di crescita della popo-lazione. Esistono forti sperequazioni. Prendiamo il casodella Cina. La seconda superpotenza mondiale può conta-re sulla maggioranza delle risorse idriche del mondo. Ma

sembra che non le bastino. Ogni anno lamenta un defi-cit di 37 miliardi di tonnellate d’acqua. Israele non ha

acqua sufficiente in rapporto alla popolazione.Tuttavia ha trovato una soluzione: ricavare acqua

dolce dall’acqua marina mediante la desalinizzazione. Come sarebbe il mondo se tutti i Paesi avessero la

stessa distribuzione di acqua? Di sicuro ci sarebberomeno persone con “l’acqua alla gola” e meno guerre.L’acqua è "res publica". La sua gestione è un affare dei cit-tadini, una pratica di democrazia locale, nazionale, inter-nazionale e mondiale. Il dossier “L’emergenza del XXIsecolo”, curato dallo studioso Marco Cochi, illustra lanecessità di un impegno globale a livello di istituzioniinternazionali. Come? In collaborazione con gli stati inte-ressati, per costruire infrastrutture utili per gestire e tute-larne il patrimonio idrico. “Basterebbe - scrive Cochi -creare bacini e riserve per permettere a gran parte dellapopolazione di vivere con una minor penuria d’acqua avantaggio della qualità della vita”. Per ora regna sovrana lafrenesia degli Stati Uniti nell’impadronirsi dell’acqua

potabile di tutto l’emisfero, poiché le loro falde acquiferee i fiumi sono stati inquinati e sfruttati sino al collasso.

La Cina settentrionale malgrado abbia tre fiumi habisogno di altra acqua. La distribuzione è irregolare: il42% dei cinesi ha accesso solo al 14% delle risorse idri-che. Lo spreco è dovuto alle ingenti quantità usate per lecoltivazioni di riso.

Israele invece è esempio di una politica che mira adannullare lo “stress idrico”. Nel 2000 ha lanciato il pianogenerale della desalinizzazione. Gli impianti israelianifunzionano utilizzando l’osmosi inversa, processo cheprevede la costrizione dell’acqua attraverso una membra-na e la conseguente raccolta delle molecole di sale. A for-nire il 15% dell’acqua dolce di Israele è l’impianto diAshkelon la più avanzata struttura al mondo per l’osmosiinversa, entrata in funzione nel 2005.

pagina 7NEL MONDO pagina 6 inchiostro 5/08

Israele fa scuola nel mondo

sulweb anchein video

Alice Gray

Le aree in cui si combattono le guerre dell’acqua

www.unisob.na.it/inchiostro/dossier.htm“In Palestina. Il fiume avvelenato di Salfit” e “Nuovi conflitti. Il Nilo conteso”

AMBIENTE pagina 8 inchiostro 5/08 pagina 9

Una risorsa per l’energia pulitadi Ylenia Gifuni e Rosanna Buonomo

Da oltre un secolo l’idroelettrico rappresenta la carta vincente del-le politiche energetiche mondiali. Attraverso lo sfruttamento dell’ener-gia idraulica di fiumi, bacini e corsi d’acqua, si dà vita ad una fonte pu-lita e rinnovabile. Oggi in Italia oltre il 15% del fabbisogno energetico pro-viene da qui.

Nei 1262 comuni verdi sparsi per la penisola, si distinguonopiccole realtà territoriali che ospitano impianti idroelettrici tecnologi-ci e all’avanguardia. Ad Umbertide, in provincia di Perugia, si sfruttal’energia derivata da salti d’acqua arrivando a soddisfare l’esigenza dicirca 900 famiglie. Dal rapporto di Legambiente “Comuni rinnovabili2007” emerge che tutte le regioni hanno i propri impianti idroelettricifatta eccezione per la Puglia. In testa c’è il Piemonte con 420 centrali,seguito a ruota dal Trentino con 322. Medaglia di bronzo allaLombardia che ne ha 268. Fanalino di coda la Basilicata con solo 7 strut-ture, mentre 28 sono gli impianti in Campania.

Come funziona una centrale idroelettrica? Si parte dalla crea-zione di un’opera di sbarramento utilizzando una diga o una traversa.Il corso d’acqua viene convogliato in turbine. Da qui l’acqua passaattraverso una macchina rotante, l’alternatore, che trasforma l’ener-gia meccanica ricevuta in energia elettrica.

Tracciando la mappa delle centrali sul territorio nazionaleemerge una differenza sostanziale tra gli impianti con potenza inferio-re ai 10 MW. Delle grandi città la più virtuosa è Pordenone seguita daCortina d’Ampezzo e Bologna.

L’effetto serra scioglie i ghiacciai al PoloAumenta la desertificazione del pianeta. Primi effetti anche in Italiadi Simona Petricciuolo

Gli scienziati lo annunciavano daanni: se non si modificano stili di vita e com-portamenti, il clima sarà inevitabilmentesconvolto. Eppure i loro appelli sono cadutinel vuoto, almeno fino ad oggi che questi cam-biamenti sono ormai sotto gli occhi di tutti.

Un rapporto Ipcc - InternationalePanel on Climare Change - del 2001 spiegavachiaramente che “il riscaldamento del pianetanon è imputabile a cause naturali” e che le

“emissioni di gas serra sono così elevate che ècerta una continua accumulazione di questigas nell’atmosfera per tutto il XXI secolo”. Lostesso rapporto annunciava anche che entro lafine di questo secolo la temperatura è destina-ta ad aumentare tra 1,5 e 5,8 gradi centigradi,con effetti catastrofici sul pianeta.

La più importante conseguenza è loscioglimento dei ghiacciai ai poli: se nonsaranno presi provvedimenti drastici di ridu-zione dell’inquinamento, il livello dei maricrescerà di 5mm ogni anno, con efetti tragici

per la Terra. Tra le conseguenze ci potrannoessere l’aumento delle inondazioni, la riduzio-ne delle scorte di acqua dolce, la sparizione dicittà costiere.

Anche in Italia si intravedono i primisegnali negativi, a cominciare dalla crescentedesertificazione di alcune zone delMezzogiorno, senza dimenticare la Sardegnae la pianura padana. Al Nord si calcola che il50% dei ghiacciai alpini è destinato a scompa-rire, causando problemi anche all’approvvigio-namento idrico.

Senza contare che sono molte le zonecostiere del nostro paese a rischio estinzione.Infatti il fenomeno dello scioglimento deighiacciai si farà sentire anche nel Belpaese,seppur in misura minore grazie alla particola-re conformazione del mar Mediterraneo edallo stretto passaggio di Gibilterra. Forse èarrivato il momento di perseguire una politicadi maggiore rispetto per l’ambiente, a comin-ciare dall’applicazione del protocollo di Kyoto.In gioco c’è la sopravvivenza della nostra stes-sa specie.

La missione di Goredi Brunella Rispoli

Nel 2000 Al Gore, candidato democra-tico alla Casa Bianca, fu sconfitto dalrivale repubblicano Gorge W. Bush.Forse per smaltire la delusione, Goreha operato una svolta “ambientalista”con risultati migliori: il suo film “Unascomoda verità” ha vinto lo scorsoanno l’Oscar come miglior documen-tario e lui s’è beccato il Premio Nobelper la Pace, assegnato a chi si occupadi tematiche ambientaliste per laseconda volta in 100 anni. Un bel suc-cesso per Al, che ha fatto della difesadell’ambiente la sua bandiera. I 90minuti del suo film-documentariosono una presentazione dettagliata ecoinvolgente, di una serie di dati egrafici sul riscaldamento globale. “Ilmondo siede su una bomba ad orolo-geria - secondo Gore – e bisogna agireprima che i cambiamenti diventinoirreversibili”. L’ex vice di Bill Clintonsuggerisce un’azione congiunta digoverni e cittadini e striglia un po’ imass media, a suo giudizio poco inte-ressati all’argomenti. “Take Action”,scrive Al sul suo sito. Facciamo qualco-sa e facciamolo presto.

di Beniamino Daniele

L’acqua per irrigare i prati all’inglese delle ville e gli ster-minati campi da golf, l’acqua per lavare le auto di lusso, l’acquadelle piscine e degli idromassaggi, l’acqua che bevono i prota-gonisti del vostro telefilm preferito: tutta acqua di fogna. A Oran-ge County, elegantissima contea del sud della California, più ditre milioni di abitanti, set del popolare serial The O.C., dal gen-naio 2007 è operativo il primo sistema urbano di riutilizzo del-le acque di scarico. Un progetto che a pieno regime è in gradodi depurare e rendere potabili 250 milioni di litri d’acqua cheogni giorno finiscono nelle fogne.

L’idea nasce per il costante avanzare del problema siccitàin tutta la California. Il sud dello stato, tra Santa Barbara e SanDiego, importa acqua dal delta del fiume Sacramento e dalColorado. Le quantità non bastano a soddisfare la sete insazia-bile di questa regione superpopolata.

Le campagne informative contro lo spreco sono di scar-sa efficacia, la desalinizzazione è troppo costosa e complessa e

allora le amministrazioni puntano sul riciclaggio.“Toilet to tap”, il percorso delle acque californiane ini-

zia nell’O.C. Water Department con sede vicino al collet-tore fognario della contea. Qui sono convogliate leacque di scarico che vengono microfiltrate e sottopo-

ste a osmosi inversa. Successivamente l’irradiazione ultravio-letta elimina colibatteri, virus, residui di farmaci, pesticidi etutti i veleni organici e inorganici. A questo punto l’acqua ètalmente pura che vengono aggiunti minerali per renderlapotabile ed è reintrodotta nelle falde freatiche che rifornisco-no il sistema idrico della contea.

In passato il progetto della “fogna potabile” ha trovatomolti oppositori. Dieci anni fa il fronte del no era capeggiato dal-l’allora consigliere comunale Antonio Villaraigosa.

Lo stesso Villaraigosa, oggi sindaco di Los Angeles, as-sieme al governatore Schwarzneger, è autore di un vastopiano per il risparmio e il recupero d’acqua. Oltre al progettodel riciclo delle acque nere, nei prossimi anni gli abitanti diLos Angeles dovranno dotarsi di lavatrici, docce e water cheerogano meno acqua. Annaffiatoi pubblici lavoreranno con ilcontagocce, gli orinatoi saranno puliti a secco e un vasto inter-vento sulla pavimentazione dei parcheggi sostituirà all’asfaltograte in acciaio che consentiranno la raccolta della pioggia.

L’O.c.w.d. ha cominciato una massiccia campagna in-formativa e d’immagine.

Diagrammi esplicativi, video e brochure illustrate ven-gono distribuiti su larga scala. Tanti i tour di visitatori agliimpianti di depurazione che si concludono rigorosamentecon la “degustazione” dell’acqua purificata.

Usa, io bevo acqua di fogna

Troppi acquedotti “perdono”Sud in ritardo di Brunella Rispoli e Alessandro Vaccaro

Il 30% dell’acqua erogata dagli acquedotti italiani siperde per strada. A rivelarlo è un’indagine Istat relativaall’anno 2005. La causa è il malfunzionamento della rete didistribuzione idrica. In pratica, dopo essere stata trattata eresa potabile, la preziosa risorsa non raggiunge i rubinettidelle nostre abitazioni. Si calcola che si perdono dalle con-dutture circa 104 litri d’acqua per abitante ogni giorno.

“Sebbene l’Italia abbia un patrimonio idrico notevo-le grazie alla presenza di numerosi bacini di approvvigio-namento sia sotterranei sia superficiali – si legge in unanota dell’istituto di statistica –, alcune regioni presentanouna carenza d’acqua destinata al consumo umano spessoimputabile anche al cattivo funzionamento della rete diapprovvigionamento e di distribuzione”.

L’Istat ha pubblicato una pagella delle regioni italia-ne, dalla più sprecona alla più virtuosa. Nel complesso lamedia di acqua che arriva a destinazione non supera il70%. Le differenze tra Nord e Sud sono evidenti. Medaglia d’oroper la regione più efficiente d’Italia al Trentino Alto Adige,con una percentuale che arriva all’86. Altre sei le regionisettentrionali che, seppur di poco, superano la medianazionale: Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna,Piemonte e Toscana.

Il Mezzogiorno è ben lontano dall’obbligo di rag-giungere una capacità funzionale pari al 75% entro il 2013.

Maglia nera alla Puglia con una percentuale che arrivaappena al 53,7. Poco più efficienti la Sardegna e l’Abruzzo,rispettivamente con il 56,8% e il 59,1%. Gli acquedotti inSicilia e in Campania sprecano più del 30% di acqua, men-tre la Calabria è l’unica regione del Sud che supera di soli0,2 punti percentuali la media nazionale.

Cosa sta cambiando negli ultimi anni? Nel caso della Puglia, ad esempio, le istituzioni hannoavviato una politica di risanamento della rete di distribu-zione. L’obiettivo è razionalizzare il sistema di gestionedella risorsa d’acqua disponibile nella regione. L’iniziativaprevede un investimento di circa 250 milioni di euro perprevenire sia le perdite fisiche, dovute alla cattiva gestionidegli impianti, sia le perdite amministrative, con la sostitu-zione entro il 2010 di 400.000 contatori dell’acqua ormaiobsoleti.

Un altro dato da segnalare: il confronto tra questaindagine Istat e una analoga del 1999 mostra un peggiora-mento generale, con l’eccezione di poche realtà come laValle d’Aosta, il Veneto, Trento e Bolzano.

Non cresce la percentuale di acqua erogata ma labolletta sì, con un aumento pari al 46% per la spesa mediaannua dal 2002 al 2006. Lo studio, redatto dal Comitato perla Vigilanza sull’Uso delle Risorse Idriche, ha messo in evi-denza anche come il panorama delle tariffe sia estrema-mente confuso, variabile da regione a regione, a seconda seil servizio sia affidato società pubbliche, private o a parteci-pazione mista.

EFFICIENZA DELLA RETE: LA CLASSIFICA ISTAT

Trentino Alto Adige

Liguria

Lombardia

Marche

Veneto

Emilia Romagna

Piemonte

Calabria

Toscana

Valle d’Aosta

Sicilia

Umbria

Lazio

Basilicata

Campania

Molise

Abruzzo

Sardegna

Puglia

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90%

DATI ISTAT 2005

Friuli Venezia Giulia

sulweb

Centrali idroelettriche distribuite per regioni

www.unisob.na.it/inchiostro/dossier.htm“Striscia di Gaza. Quando l’acqua salata è inquinata”

di Marco Perillo

“Tutto è acqua, tutto comincia dal-l'acqua”. Lo affermava Talete di Mileto nelIV secolo a.C., confermando la credenzache vedeva l’acqua come origine di tutte lecose. Elemento primo per eccellenza, essa

compone il 70%del corpo umano.Ogni individuo,prima di venirealla luce, è accoltoe protetto dal liqui-do amniotico, unlascito del cosid-detto “brodo pri-mordiale”, mito difondazione dellaterra comune amolte culture.

S e c o n d ovari popoli, l’ac-qua ha una di-

mensione di mistero e sacralità. I primiti-vi utilizzavano le immersioni come proved'iniziazione per i giovani maschi nel pas-saggio alla vita adulta. Nell’antichità, culti reverenziali si svilup-parono lungo le coste dei paesi delMediterraneo: danze per far piovere, festededicate all'agricoltura, riti per scacciaremalattie, cerimonie in onore di sorgenti.

Nella cultura Assiro-Babilonese

l'acqua aveva virtù terapeutiche e lo stessomedico era chiamato “A-su”: “uno checonosce l'acqua”. Gli Egiziani furono iprimi ad utilizzare l'elemento liquido nellelibazioni, offerte a scopo sacrificale, e nelleabluzioni, atti liturgici per la purificazione.Erano ossessionati dal mantenimentodella vita dopo la morte e per questo lava-vano con acqua profumata i cadaveriprima di mummificarli. Il dio delle acqueera Osiride, colui che era morto e risorto.

Nell'Induismo, uno dei doverigiornalieri dei brahmani è l'abluzionerituale. Serve a cancellare i peccati e leimpurità; ne sono esempio le grandi adu-nate presso il sacro fiume Gange. Ancheper gli Ebrei l'acqua ha significato di rige-nerazione e salvezza. Essa rimanda al mitodella creazione, quando “Dio aleggiò sulleacque”, e alla leggenda del DiluvioUniversale, quando il mondo fu ricostrui-to. Il “mikvè” ebraico è il rituale del batte-simo, le cui acque derivano dai quattrofiumi che attraversano l’Eden.

Il cristianesimo commuta dall'e-braismo il concetto di acqua come remis-sione dei peccati. Le benedizioni servonoa proteggere le case dal male o a liberareuna persona dal demonio. Gesù, dal cuicostato “uscì sangue ed acqua” è conside-rato “acqua che disseta per la vita eterna”e i primi cristiani, per riconoscersi, usava-no il simbolo del pesce - in greco “ich-

tiùs”, acronimo di “Gesù Cristo Figlio diDio Salvatore”. Oggi l'esempio più lam-pante del rapporto acqua-cristianesimo èil santuario di Lourdes in Francia.

Anche per i Greci i santuari sorge-vano accanto ad una sorgente, dove oraco-li come la Sibilla di Cuma o quella di Delfipronunciavano i loro responsi. Acquenefaste erano quelle dello Stige, infernalefiume dei morti. Il Lete aveva il compito dilavare i piedi ai nuovi defunti, i cui flussizampillavano sulla terra in una sorgentechiamata “la Memoria”. Narra Virgilio cheil pio Enea rivide il defunto padre Anchisesulle sponde del lago d'Averno, considera-to la porta dell'Ade. Sia Latini che Grecicredevano che nell'acqua abitassero spiritio creature ambigue come le Ninfe e leSirene. L'Odissea, il poema omerico allabase della civiltà occidentale, è prevalente-mente ambientato sul mare.

Nella religione islamica sono pre-viste abluzioni rituali (wudu') prima diogni preghiera per lavare le parti del corpogeneralmente esposte allo sporco. Dopoun rapporto sessuale o il periodo mestrua-le, sono obbligatori i lavaggi completi(ghisl). Per gli Indiani d'America e glisciamani dalla schiuma dell'acqua uscì ilcanto di Dio e per i Celti l'Aldilà era com-posto interamente da acque. Ad esseimmolavano vittime umane e animali chemorivano affogate.

Per approfondimenti,l’intervista con MarinoNiola è anche in video

nel nostro dossieracqua sul web

RISORSA PER TUTTI pagina 10 inchiostro 5/08 pagina 11

di Rosa de Angelis

Senza acqua non c'è vita. Per offrire una manoai paesi africani in difficoltà parte il progetto “SprecoMeno Subito”, una campagna di sensibilizzazione con-tro lo spreco dell'acqua. Un'iniziativa che vede Figc,Amref e il Settore giovanile e scolastico della Fe-dercalcio insieme, con l'obiettivo di raccogliere fondiper portare acqua pulita ad un milione di africani.

Testimonial d'eccezione Demetrio Albertini, vi-cepresidente della Figc, che presta il suo volto ad unwebcartoon con la telecronaca di Fabio Caressa. In200 scuole-calcio si tengono incontri sul valore del-l'acqua in Italia e in Africa.

L'80% delle malattie nel continente africano èlegato alla mancanza o alla cattiva gestione dell'acqua.Si calcola che 4 decessi su 5 sono collegati direttamen-te o indirettamente all'acqua. Il 36% della popolazio-ne africana, circa 288 milioni di persone, continua adattingere acqua a fonti non protette e spesso contami-nate.

Il vice presidente dell'Amref Thomas Sim-

mons spiega che “il rapporto della popolazione africa-na con l'acqua è di schiavitù, è un bene essenziale peril quale si combattono e si combatteranno molte guer-re; negli ultimi anni siamo riusciti a realizzare più di2.500 pozzi, cambiando radicalmente la vita di questagente”.

I progetti di Amref si realizzano in 3 fasi: lacostruzione di impianti per l'erogazione dell'acqua, laformazione tecnica e socio-sanitaria delle comunità el'avvio ad uno sviluppo economico attraverso attivitàdi microcredito, coltivazione di orti e l’allevamento dipesci. Il totale di fondi raccolti è 80 mila euro. Amrefcostruirà pozzi ed acquedotti per portare acqua pulitain Kenya, Uganda e Tanzania. Ma l'acqua è fonda-mentale anche per promuovere l'igiene. Secondol'Amref La costruzione di servizi igienici riduce lamortalità infantile di un terzo, e addirittura di dueterzi se accompagnata dalla diffusione di norme igie-niche, come ad esempio lavare correttamente mani eviso.

In Italia e nel mondo sono molte le associazio-ni che si occupano di progetti sull'acqua. L'associa-

zione “Water for life” cerca soluzioni ai drammaticiproblemi di scarsità e salinità dell'acqua in Somalia.L'associazione “Manuel Rumi” realizza pozzi inAfrica. Il Comitato internazionale per “il ContrattoMondiale sull'acqua” sostiene il diritto collettivo all'ac-qua come vita. Ma secondo il comitato oggi sono 1miliardo e 400 milioni, su 5 miliardi e 800 milioni diabitanti, le persone che nel mondo non hanno acces-so all'acqua potabile.

A queste associazioni si aggiungono Legam-biente, Wwf, Fao, Unesco, Unicef, le Nazioni Unitema anche quelle legate alla tutela di territori specificicome la Lucania, la Puglia e la Sicilia. Secondo un rap-porto del Wwf dal titolo “Rich countries, poor water”il riscaldamento globale, la scomparsa di aree paludo-se, l'inquinamento e la gestione irresponsabile di baci-ni idrici ed acquedotti stanno trasformando la scarsitàd'acqua in un problema globale. A risentirne sarannoanche Paesi che oggi si sentono al sicuro comel'Australia, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, il Giap-pone e la Spagna. Numerosi sono anche i comitatiattivi contro la privatizzazione dell’acqua.

Zanotelli: “La gestione resti pubblica”Il padre comboniano dopo l’Africa continua la sua battaglia dal quartiere Sanità a Napoli

Il simbolo della purezzaL’acqua ha un profondo significato per le religioni

Terme, curarsi in piscina

di Walter Medolla

“Bisogna lottare per l’acqua, perchéè come lottare per la propria vita. L’acqua èvita”. Padre Alex Zanotelli ha lavorato perdodici anni a Korogocho, baraccopoli di180mila abitanti alle porte di Nairobi, inKenia. Qui il frate comboniano ha vissutol'esperienza forse più intensa della sua vitareligiosa, e ha iniziato la sua battaglia controil monopolio e la privatizzazione dell’acquapotabile. “Ogni giorno 34mila personemuoiono per la mancanza di acqua potabile.Il 20% della popolazione ricca del mondo con-suma l'87% dell'acqua potabile. Oltre unmiliardo e mezzo di poveri non hanno accessoall'acqua potabile”. Padre Alex racconta la suaesperienza in Africa:

“Quando ero a Korogocho l'acquapotabile era venduta dal comune a tutti gliabitanti del villaggio. I baraccati la pagavanomolto di più dei ricchi che la compravanoper riempirsi le piscine, un'assurdità.Bisogna capire che l'acqua è un bene essen-ziale, non la si può né monopolizzare né pri-vatizzare, l'acqua deve essere di tutti e pertutti. Al Social Forum del 2007, che si ètenuto proprio a Nairobi, una bottiglia d'ac-qua da 250 ml costava dai 60 ai 100 scellini,che corrispondono allo stipendio medio diun operaio keniano. È un esempio dellosquilibrio che c'è oggi tra nord e sud delmondo. Oggi ci sono le potenzialità per darea tutti l'accesso all'acqua. Il nord del mondodovrebbe essere un po' più sensibile, potreb-

be creare le infrastrutture per permettere aipoveri di avere un minimo di quell'acqua”.

Zanotelli ricorda le sue esperienze alfianco dei baraccati di Korogocho, ricorda ichilometri percorsi a piedi per andare a com-prare acqua potabile. “È un ricordo indelebile.Camminare per ore sotto un sole cocente contaniche pesantissime sulle spalle ti fa capirequanto è importante l'acqua per l'uomo,quanto è necessaria”. Alex nel 2001 ha lascia-to Korogocho, che in lingua locale significaconfusione. Da sette anni è a Napoli nelquartiere Sanità dove si dedica ai più deboli.La battaglia per l’acqua, però, non l'haabbandonata.

“Quando ho saputo che erano inten-zionati a privatizzare l’acqua mi sono subitomesso in contatto con Lilliput una rete chesi propone come obiettivo principale di farinteragire e collaborare le miriadi di espe-rienze locali che nel nostro Paese cercano dilottare contro le disuguaglianze nel mondo.Ci siamo mobilitati, abbiamo informato icittadini e insieme siamo riusciti a bloccareil passaggio in mano ai privati dll'ATO 2(ndr: un consorzio obbligatorio fra i comunie le province per la gestione delle risorseidriche). La battaglia è stata vinta dal basso,perché ha coinvolto tutti i cittadini”.

Padre Alex combatte ancora tantebattaglie non solo in ambito locale. Famosaè la lettera scritta quest'anno, in piena cam-pagna elettorale, a Valter Veltroni, candidatopremier del Pd in cui Zanotelli esorta il lea-der del centrosinistra a ridimensionare il

suo programma elettorale sul problemaacqua : “…chiedo giustizia, quella distributi-va, che è il campo specifico della politica. Enon parlo solo della fame nel mondo (fa giàparte degli 8 obiettivi del Millennio, su cui siè fatto quasi nulla !), ma soprattutto dellasete del mondo. (Infatti non è più il petrolioil bene supremo, ma l’acqua che, con i cam-biamenti climatici, andrà scarseggiando).

Se questo è vero, perché nel tuo pro-gramma elettorale appoggi la privatizzazio-ne dell'acqua? Lo sai che questo significa lamorte di milioni di persone per sete? Conquesta logica di privatizzazione, se oggiabbiamo cinquanta milioni di morti perfame , domani avremo cento milioni dimorti di sete. Sono scelte politiche che sipagano con milioni di morti…”.

Alex Zanotelli è diventato un simbo-lo per chi si batte contro le ingiustizie socia-li: la sua missione è quella di stare dallaparte dei più deboli. Con la sua barba bian-ca, la sua sciarpa con i colori della pace e con

i suoi modi così sinceri è ormai unsimbolo. “Una volta mi trovavonella metropolitana di Napoli e unabambina mi guardava fisso. All’im-provviso tirò la gonna alla mammae indicandomi disse che io eroquello dell’acqua. Le sorrisi diver-tito. Per quella bimba io ero l’uomodell’acqua”.

Chi è padre AlexAlex Zanotelli nasce a Livo, in provincia diTrento. Nel 1964 diventa sacerdote del-l'ordine dei missionari comboniani delcuore di Gesù. Dopo le prime esperienzzein Africa, ritorna in Italia dove dirige ilPiccolo Missionario e Nigrizia, due gior-nali dell'ordine comboniano. Nel 1989parte in missione per Nairobi nellabaraccopoli di Korogocho in Kenia. Dal2001 è a Napoli, nel quartiere Sanità. Quiinizia il suo lavoro di religioso schieran-dosi al fianco delle persone più deboli.

Figc e Amref, un calcio agli sprechidi Francesco Trinchillo

Risorsa importante da non sprecare, ma con l'acqua ci si diverte anche. È il caso dei parchi acquatici che da qualche anno a questa parte hanno fatto regi-strare un'affluenza di pubblico sempre maggiore. In Italia sono 29 le struttureacquatiche dedite al divertimento di una certa rilevanza, molte di più quelle chehanno una capienza ristretta. Distribuitii da nord a sud un po' lungo tutto lo sti-vale, i parchi acquatici consentono alle famiglie e non solo, di godersi una gior-nata di puro divertimento. Le regioni più rappresentate sono la Lombardia, ilVeneto e l'Emilia Romagna che ne annoverano sul proprio territorio ben cinque.

Aperti da inizio giugno a metà settembre e frequentati in particolar mododai giovani pronti ad affrontare code infinite per tuffarsi nelle attrazioni più getto-nate e scatenarsi sotto il sole, i parchi acquatici animano la stagione estiva regalan-do relax e divertimento ai propri ospiti. Il successo delle strutture acquatiche stanel fatto che riescono ad esser polivalenti: non solo divertimento con scivoli e ani-mazione, ma anche relax più totale con ampie zone destinate a chi vuole godersi

semplicemente una giornata di sole. Nella maggior parte dei casi i

parchi acquatici sono dotati di bar,ristoranti e anche di negozi per gliamanti dello shopping sfrenato, insom-ma vere e proprie cittadelle del diverti-mento che forniscono una valida alter-nativa a chi non può permettersi levacanze estive.

Tra i parchi acquatici più famo-si della penisola, c'è il Magic Word diNapoli, il più grande del Sud Italia. Si

può giocare con l’acqua anche a Gardaland, il parco sul lago di Garda. Ma il piùnoto, anche all'estero, è l'Aquafan di Riccione. Meta di giovani e ritrovo estivodegli amanti della vita mondana, il parco romagnolo nella scorsa stagione hafatto registrare un'affluenza di circa 500 mila persone.

Il 70% degli ospiti dell'Aquafan sono compresi in un'età tra i tredici e iventicinque anni, anche per la famosa attività serale di discoteca.

Tre chilometri di scivoli e 90 di tubazioni a disposizione dei clienti per untotale di 8 mila metri cubi di acqua in continuo movimento: sono i numeri chevanta il parco acquatico di Riccione che dà lavoro a 210 persone addette al fun-zionamento della struttura.

di Enza Petruzziello

Un’intera isola circondata dall'acqua e che all'acqua rende da tempo l'o-maggio dovuto. Siamo ad Ischia una delle più belle e affascinanti isole del belPaese. Qui ogni anno arrivano migliaia di turisti attratti dalle proprietà curativedelle sue terme. In fondo non c'è nulla di meglio di un bagno rilassante, fanghiper depurare la pelle e un massaggio sul corpo con getti di acqua. Cosa volere dipiù dalla vita? Ma una lunga vacanza alle terme. E sì perché l'ultimo trend del set-tore turistico riguarda proprio le terme e i loro effetti terapeutici. Un businesscon cifre altissime. Il giro di affari è pari a circa 317,9 milioni di euro e le azien-de coinvolte in tutta Italia sono quasi 400.

Nel corso del 2007 il turismo termale, in base alle stime di Federterme, havisto un incremento dell’1,8 %. Le regioni con il più alto numero di stabilimentisono la Campania (114) e il Veneto (110), seguite dall’Emilia Romagna (24) e dallaToscana (22). Un potenziale che il mercato italiano non vuole assolutamentevada perduto. Basti pensare che nel 2005 il fatturato totale del settore si è attesta-to a 708 milioni di euro, con 3 milioni di turisti sia italiani che stranieri.

Svariate infatti sono le possibilità che la risorsa termale offre: dai bagni divapore ai fanghi, dai massaggi alle cure inalatorie, oltre ad una serie di trattamentipersonalizzati. Nel Lazio le terme si possono mettere anche nel bicchiere: in que-sto Fiuggi ha ormai una lunghissima tradizione alle spalle, in cui l'acqua va presacome una medicina che purifica l’organismo dall'interno. Nei centri termali emi-liani, da Salsomaggiore a Tabiano, da Castrocaro Terme e Sassuolo, alle terme siincontrano sempre più giovani, anche in assenza di particolari patologie. Vanno perla maggiore i trattamenti di tipo estetico: linfodrenaggi, saune, massaggi con pietrecalde e soste in vasche d’acqua sulfurea per il loro effetto curativo sulla pelle.

Rinomate anche le Terme di Chianciano e quelle dei Papi a Viterbo.Beauty farm, tranquillità e benessere sono i punti forti di Saturnia dove al di fuoridella struttura termale si organizzano numerose attività all'aria aperta ed a con-tatto con la natura.

Al Sud spiccano, oltre quelle di Ischia, le Terme Segestane in Sicilia, vici-no a Calatafimi. E sempre nella nostra regione in provincia di Benevento trovia-mo le Terme di Telese ricchissime di sali minerali, di anidride carbonica e diidrogeno solforato. Lo zolfo dell'acqua risulta particolarmente efficace nella pre-venzione e curativa in molte condizioni patologiche. L'ultima tendenza poi arri-va dalla Francia. Secondo uno studio condotto dallo psichiatra francese OlivierDubois le cure termali aiuterebbero a sconfiggere la depressione dovuta a stresse ansia. E in fondo cosa c'è di meglio di un bel bagno caldo?

I riti arcaici in ItaliaIn alcune regioni italiane sono ancora presentirituali arcaici legati all'acqua. Nel paese diBaunei si venera ancora “la Vrgine del gorgo”,alla quale erano dedicati sacrifici. Il culto dellesorgenti è legato ai pastori e alle greggi che lìsi abbeveravano; non mancano pozzi sacri eleggende di donne-fantasma con una broccad'acqua sul capo. In alcune regioni meridionaliancor oggi i contadini portano in processionestatue di santi per far piovere. Se ciò non acca-de le statue vengono “punite” immerse nell'ac-qua. Un esempio di “divinizzazione delle acque”lo abbiamo nei riti pre-cristiani in Veneto.Sempre lì, il santuario di Lagole che veneravaApollo oggi è dedicato alla Madonna dellaSalute. In Abruzzo il santuario di San Michele aLiscia, in provincia di Chieti, protegge una grot-ta con una sorgente naturale e le acque di SanFranco sul Gran Sasso si dice abbiano proprietàtaumaturgiche. Napoli è invece la città d'Italiacon più monumenti dedicati all'acqua e pressola foce del Sele c'era il più grande santuariodedicato ad Hera, tappa della mitica spedizionedegli Argonauti.

I bambini si tuffano nei parchi

I RECORD pagina 12 inchiostro 5/08

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Una sfida all’ultima goccia. Che sitratti di gavettoni, strutture o impiantiidrici, denunce politiche o campagnecivili contro lo spreco, è sempre l’acqual’oggetto della contesa.

Sul web imperversano video, arti-coli, immagini delle gesta umane per lagrande risorsa mondiale.

Tra le sfide in cifre, su Google siè affermata quella della piscina più gran-de del mondo, entrata ufficialmente nelGuinness dei primati.

Si trova a San Alfonso del Mar inCile. È lunga 1 chilometro e si estende su8 ettari, per un totale di 80mila metriquadrati.

In tema di guiness, si può tornareindietro di parecchi anni. I Romani ave-vano già lanciato la sfida nel I secolo d.C.costruendo l’acquedotto di Segovia, inSpagna, patrimonio dell’Unesco: 17 chi-lometri di lunghezza e 167 archi alti finoa 28,5 metri.

Gli uomini del XX secolo hanno

risposto agli abili ingegneri dell’antichitàcon un acquedotto nel deserto, in Libia,che ha reso possibile la nascita di alcunicerchi di terra coltivata. Si tratta, segnalail motore di ricerca, del più grande siste-ma di trasporto dell’acqua mai costruito:1300 cisterne, oltre 500 metri di profon-dità, 6.500.000 metri cubi di acqua tra-sportati ogni giorno. Le sorgenti, trovatenegli anni ’60 per caso mentre si cercavail petrolio, si sono formate durante l’eraglaciale e dovrebbero durare per circaaltri 50 – 100 anni.

È ancora più facile dare i numeriquando si tratta di divertirsi: in Colom-bia, nell’acquapark di Piscilago, ci si puòsbizzarrire con uno scivolo lungo 514metri.

D’estate, per la “Chiena” aCampagna nel Salernitano, i gavettonisono ormai un rituale dettato dal folklo-re. Ad agosto il fiume viene fatto straripa-re (un tempo lo si faceva per pulire lestrade del paese in modo da prevenire leepidemie) e, armati di secchi, si dà il viaalla gara estiva.

di Lilly Viccaro

Ambientalisti, consumatori, entilocali, volontari: un campionario umanovario e inesauribile, un mondo paralleloche gira attorno a un obiettivo: la tuteladell’acqua.

Il tam tam su internet è un conti-nuo rimando di link per chi vuole infor-marsi o solo curiosare su uno dei proble-mi più attuali e meno sentiti.

Informarsi sull’acqua diventa unviaggio in rete. In pole position, non soloper le iniziative ma anche per la mole didocumenti di facile consultazione, vadetto, ci sono i siti internet delle associa-zioni di categoria, in primis Legambiente(www.legambiente.eu) che mette adisposizione di tutti, in formato pdf, l’ul-timo dossier.

Interessante la bibliografia di rife-rimento tra cui spicca ‘imbrocchiamo-la.org’, che già solo per il nome fa venirevoglia del clic. Detto fatto, il sito proponeuna soluzione abbastanza radicale: chie-dere ai ristoratori di servire quella che in

Francia chiamano “L’eau en caraffe”. Èpossibile aderire all’iniziativa segnalandoi locali pubblici che servono acqua inbrocca e quelli che invece, su richiesta, sirifiutano di farlo.

Ancora nella top ten dei navigato-ri in rete c’è ‘accadueo.it’: il sito dedicatoall’annuale Mostra internazionale delletecnologie per il trattamento e la distri-buzione dell’acqua potabile e il tratta-mento delle acque reflue.

Per trovare dati certi ma nonnoiosi, basta cliccare sul sito di Altro-consumo: pagine web di lettura facile einteressante. Gli articoli trattano di qual-siasi cosa sull’acqua vogliate sapere, c’èuna risposta ad ogni domanda o curiositàche vi venga in mente. Insomma, finoall’ultima goccia.

Troviamo inoltre una sconfinataserie di link riconducibili agli enti locali:dalla Puglia alla Lombardia, dall’Umbriaal Veneto, le Regioni ma molto più spes-so i Comuni inseriscono su internet iresoconti di iniziative, gare, delibere eatti relativi alla tutela delle acque locali.

Quando l’acqua dà i numeri

N@vig@ndo in reteUna risorsa da guinness

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