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Villa Dopouy 1 Località ONGRILLI - MONTEROTONDO Villa LEVI (poi DUPOUY) (elementi tratti dal volume “Livorno: Storia di Ville e Palazzi” di Riccardo Ciorli) Il colle che si eleva tra Montenero e Poggio Pelato a sud della città di Livorno prende il nome di colle di Monterotondo (Monte Ritondo) probabilmente a causa della particolare forma che gli è stata impressa dal millenario scorrere dei botri Mulino e Giorgia che coronano la sua base. Secondo quanto è stato rilevato dagli scavi archeologici e dagli studi del dott. Mario Agus, su questo colle è accertata la più antica presenza dell’uomo sul nostro territorio. Le selci e le cuspidi di frecce qui trovate sembra risalgano al periodo Masteriano Denticolato [paleolitico medio] cioè a circa 120.000 anni fa [fino a circa 40- 35.000 anni fa]. Stranamente sul colle non sembra vi siano stati altri insediamenti e per ritrovarci ancora la presenza dell’uomo bisogna arrivare al XVIII secolo allorquando sul suo culmine viene costruito un mulino a vento. Infatti, mentre dalla carta di Giuseppe Santini del 1686, notoriamente conosciuta come un documento cartografico abbastanza preciso, il Monte Ritondo è descritto senza alcun fabbricato, dalla veduta che G.M. Terreni fa nel 1784 della città e delle colline è possibile scorgere, in lontananza, il promontorio rotondo del colle con sulla vetta una costruzione, molto probabilmente identificabile con detto mulino. A conferma di questo giunge, mezzo secolo dopo, il rilievo catastale operato dai Lorena che, in una mappa del 5 novembre del 1823, viene riportata, ben evidenziata, la presenza di un mulino a vento sul vertice del colle. Era questo un “Mulino da Grano a vento” composto di due piani dei quali quello terreno era in muratura, mentre quello superiore che girava assecondando la direzione dei venti più forti, era fatta in legno. La costruzione doveva essere prtessochè simile a quella del mulino che, ridotto oggi in rudere, si trova tra l’abitato di Ardenza e quello dei Cerretini, lungo la sponda destra del rio Ardenza. Per la sua posizione topografica (sempre dalla carta catastale d’impianto leopoldino si rileva che il posto venne considerato caposaldo della triangolazione di zona) e per il valore che rappresentava dal punto di vista produttivo, il mulino avento di Monterotondo alla metà del l’ottocento gode di una particolare attenzione. Per esso e per una limitata zona circostante viene fatta una carta catastale dove con chiarezza è evidenziato il fatto che il volume del mulino non doveva essere indifferente. Basta osservare infatti il rapporto che c’è tra i fabbricati circostanti,compresa la grande villa Ongrilli e la pianta circolare del mulino e fare la debite considerazioni

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Page 1: Villa LEVI (poi DUPOUY)rinascitalivorno.altervista.org/joomla/images/...Jun 19, 2018  · con la più ampia e antica villa Dopouy detta anche delle Rose. Nel 1902 il Dopouy decide

Villa Dopouy

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Località ONGRILLI - MONTEROTONDO

Villa LEVI (poi DUPOUY)

(elementi tratti dal volume “Livorno: Storia di Ville e Palazzi” di Riccardo Ciorli)

Il colle che si eleva tra Montenero e Poggio Pelato a sud della città di Livorno prende il nome di colle di

Monterotondo (Monte Ritondo) probabilmente a causa della particolare forma che gli è stata impressa dal

millenario scorrere dei botri Mulino e Giorgia che coronano la sua base. Secondo quanto è stato rilevato

dagli scavi archeologici e dagli studi del dott. Mario Agus, su questo colle è accertata la più antica presenza

dell’uomo sul nostro territorio. Le selci e le cuspidi di frecce qui trovate sembra risalgano al periodo

Masteriano Denticolato [paleolitico medio] cioè a circa 120.000 anni fa [fino a circa 40- 35.000 anni fa].

Stranamente sul colle non sembra vi siano stati altri insediamenti e per ritrovarci ancora la presenza

dell’uomo bisogna arrivare al XVIII secolo allorquando sul suo culmine viene costruito un mulino a vento.

Infatti, mentre dalla carta di Giuseppe Santini del 1686, notoriamente conosciuta come un documento

cartografico abbastanza preciso, il Monte Ritondo è descritto senza alcun fabbricato, dalla veduta che G.M.

Terreni fa nel 1784 della città e delle colline è possibile scorgere, in lontananza, il promontorio rotondo del

colle con sulla vetta una costruzione, molto probabilmente identificabile con detto mulino. A conferma di

questo giunge, mezzo secolo dopo, il rilievo catastale operato dai Lorena che, in una mappa del 5 novembre

del 1823, viene riportata, ben evidenziata, la presenza di un mulino a vento sul vertice del colle. Era questo

un “Mulino da Grano a vento” composto di due piani dei quali quello terreno era in muratura, mentre quello

superiore che girava assecondando la direzione dei venti più forti, era fatta in legno. La costruzione doveva

essere prtessochè simile a quella del mulino che, ridotto oggi in rudere, si trova tra l’abitato di Ardenza e

quello dei Cerretini, lungo la sponda destra del rio Ardenza.

Per la sua posizione topografica (sempre dalla carta catastale d’impianto leopoldino si rileva che il posto

venne considerato caposaldo della triangolazione di zona) e per il valore che rappresentava dal punto di

vista produttivo, il mulino avento di Monterotondo alla metà dell’ottocento gode di una particolare attenzione.

Per esso e per una limitata zona circostante viene fatta una carta catastale dove con chiarezza è evidenziato

il fatto che il volume del mulino non doveva essere indifferente. Basta osservare infatti il rapporto che c’è tra i

fabbricati circostanti,compresa la grande villa Ongrilli e la pianta circolare del mulino e fare la debite

considerazioni

Page 2: Villa LEVI (poi DUPOUY)rinascitalivorno.altervista.org/joomla/images/...Jun 19, 2018  · con la più ampia e antica villa Dopouy detta anche delle Rose. Nel 1902 il Dopouy decide

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Sul colle che oggi tutti chiamano anche di Dupouy si stagliano, tra il bruciato di quella che era stata una

verde boscaglia i resti di una grande villa. Sono ombre di un’architettura che il tempo ci sta portando via

inesorabilmente lasciando la zona in mano alle barbarie degli uomini.

La zona, già di proprietà della famiglia Cevioli, nei primi anni dell’ottocento, il mulino e una villa Ongrilli,

posta nella valle, risultano proprietà di Levi Deveali Marco fu Salomone che nel1895 la cedette alla signora

Ida Gentili vedova di Lorenzo Ferrucci. Appena un anno dopo, nel 1896, la proprietà risulta intestata a

Delfino Dopouy, ultimo rappresentante della famiglia Dopouy. Era questa di provenienza basca e si era

trasferita a Livorno alla fine del settecento dove aveva avviato una proficua attività commerciale di

mercanzia. Questo gli permise di assicurarsi un certo benessere e di comperarsi, nel 1793, la villa di Abram

Calely. E’ questo il vasto complesso monumentale che ancor oggi si affaccia dallo “Stringaio” verso Livornoe

che è noto con il nome di Villa delle Rose.

Molti anni dopo quando le cose per la famiglia cominciarono ad andare male, la villa venne venduta alla

società De Paoli e all’ultimo rappresentante della famiglia Dopouy, appunto quel Delfino, non resta che

comprare una proprietà di minor valore, quella dell’Ongrilli. Quanto sopra per far chiarezza sul fatto che il

fabbricato posto sul colle di Monterotondo, noto anche con il nome di colle Dopouy, niente ha a che vedere

con la più ampia e antica villa Dopouy detta anche delle Rose.

Nel 1902 il Dopouy decide di costruire sulla cima del colle un fabbricato a pianta quadrata e di modeste

dimensioni che si veniva a collocare nei pressi del vecchio mulino, oramai demolito.

Nel 1904 al fabbricato centrale vengono affiancate due ali indipendenti e simmetriche che, sebbene siano

costruite ad un aquota più bassa rispetto al fabbricato principale, davano al complesso architettonico una

inconsueta pianta a forma di H.

Nel 1908 il complesso delle due ville, Ongrilli e Monterotondo divengono proprietà di Carlo De Ferrari che

nel 1917 demolisce il fabbricato principale per ricostruirlo con la solita pianta ma probabilmente con un

volume diverso.

Nel 1921 il complesso diviene di proprietà del Comitato “Filantropia senza sacrifici”. Istituito a Livorno nel

1880 per soccorrere i superstiti della collisione fra i piroscafi Ortigia e Oncle Joseph , il comitato aveva lo

scopo di offrire sussidiai soci in caso di malattia, prestare assistenza e soccorso in tutti i casi di pubbliche

necessità o calamità, offrire di notte ricovero negli Asili Notturni “alla gente povera che non aveva né un letto

né un tetto”. Alla società appartenevano, oltre ai citati Asili Notturni, anche il Dispensario Antitubercolare

“Giuseppe Bandi” e appunto la Colonia Montana di Monterotondo [una istituzione a favore dell’infanzia e per

facilitare la lotta contro la tubercolosi].

Nel 1929 la villa di Monterotondo si arricchisce di quell’ampio pronao che, tra le devastazioni del demolito, fa

ancora oggi bella mostra di sé.

[ A questa data risale questa descrizione della villa :

“Il fabbricato della colonia montana sorge proprio sulla cresta del monte denominato Monterotondo e da

qualunque parte del medesimo , nessun ostacolo impedisce di dominare il magnifico e variato panorama

circostante, piano , mare e monti, fino ad un lontano orizzonte. Tre grandi fabbricati compongono questa

provvida Colonia, oltre ad una vasta pineta circostante di circa 25.000 mq. Di superficie, che a cura del

Comitato Filantropia è stata tutta recintata con pali di ferro e filo spinoso.

Il fabbricato più vasto è quello centra ledi forma rettangolare, che ha una superficie di circa 800 mq. Esso è

sollevato da terra circa un metro ed è completamente coperto a terrazza in cemento armato, limitata

all’intornoda un solido ed alto parapetto in muratura.

Lungo e parallelamente ai lati più sviluppati del fabbricato centrale e precisamente a sud e a nord del

medesimo sorgono gli altri due corpi di fabbricati lunghi il primo oltre 40 metri e l’altro circa 50, la cui

copertura a terrazza, limitata pure da spallette in muratura, vengono a formare il piano del piazzale del

fabbricato centrale, senza ostacolare l’ampio campo visivo che si gode dal medesimo.

Il fabbricato centrale ha tutte e quattro le facciate architettonicamente ben studiate, vi si nota una ricchezza

esuberante di cornici, fasce, balaustrate e bozze decorate.

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Si accede all’interno del medesimo mediante due grandi porte arcuate l’una dominante la pianura

sottostante e l’altra, dalla parte opposta, dominante la ridente frazione di Montenero e le numerose colline

che la circondano.”]

Con il Regio decreto 3 novembre 1932, registrato a Livorno il 27 novembre 1941 n.777, l’Opera Pia

“Comitato Filantropia senza Sacrifici” viene fusa nei Regi Ospedali Riuniti poi “Costanzo Ciano”. Tra le

proprità che passano di proprietà c’è la villa.

[Nel periodo bellico la Villa fu adibita a Comando tedesco; a causa di ciò fu oggetto di specifico intervento della Royal Air Force con un bombardamento che riguardò anche la Villa del Seminario in via Numa Campi e che ridusse l’edificio a livello di rudere.] Oggi del complesso non rimane che qualche rudere, tracce di una parete del pronaope di parte delle pareti circostanti. In considerazione al fatto che il fabbricato occupava il ristretto spazio presente sul culmine del colle, non vi è traccia di giardino ne di mura di confine, ma si giunge dal basso facendosi strada tra irovi che la macchia ha fatto crescere intorno al poggio nascondendo da lontano la presenza di ruderi. La zona è stata negli anni passati danneggiata dal fuoco e molti dei bellissimi pini [pinus pinea] sono andati distrutti.

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Dalle vedute del colle, sopra riportate, prese a volo d’uccello dai quatto punti cardinali, si desume con sufficiente chiarezza sia lo stato dei luoghi che la loro importanza naturalistica e paesaggistica di questa parte del territorio livornese. Diversamente dalle ville con parco della stessa zona, di cui difendiamo l’integrità ed il loro recupero ( Di Vestea, Morazzana, Rodocanacchi, Maurogordato ) non siamo in presenza di un rilevante immobile né di una proprietà di un ente pubblico. Ma la vicinanza con le ville indicate e con i loro parchi, nonché la rilevanza sopra accennata, ci spingono ad una valutazione ed ad una indicazione di appartenenza alla stessa necessità di progettazione conservativa. Ci conforta in questa impresa anche la recente “Variante al Regolamento Urbanistico Villa Dupouy” adottata e poi approvata dal Comune di Livorno con la delibera C.C. n° 33 del 24-02-2015 divenuta esecutiva con la pubblicazione sul B.U.R.T. n° 15 del 15-04-2015 che destina l’area nell’Area normativa “fascia pedecollinare” di cui all’art.31 delle norme tecniche di attuazione . La variante non comporta nuovo impegno di suolo e non prevede nuove opere di urbanizzazione in quanto la disciplina urbanistica consente solo interventi che non alterino l’immagine dell’ambiente storicamente consolidato dei Monti Livornesi. La normativa consente interventi rivolti alla riduzione del rischio idraulico, alla rinaturalizzazione dei luoghi, interventi di tutela e riqualificazione ambientale, di riforestazione, interventi finalizzati al miglioramento ed incentivazione delle attività agricole, creazione di nuovi percorsi e valorizzazione di quelli storici esistenti oltre ad interventi edilizi di ristrutturazione solo sugli edifici esistenti, chiaramente non sui ruderi. L’attuale proprietaria del rudere e dei terreni circostanti (mq. 31.759) soc. Belvedere srl presentò, nel novembre 2006, una proposta di Piano di Recupero riguardante i resti della Villa Dopouy, con lo scopo di ricostruire i volumi demoliti e di adibirli a civile abitazione. L’ufficio comunale competente espresse parere negativo nei confronti della proposta di recupero, in quanto, trattandosi di ruderi, costituiti da porzioni di muratura perimetrale priva di solai e di copertura, essi non possono essere considerati “fabbricato esistente”. Ne deriva, si evince dal parere, che su tale rudere non possono essere operati interventi edilizi che si riferiscono al recupero del patrimonio edilizio esistente.

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