[email protected] risorgeremo · (tecnicamente abrogare), integralmente o solo ... con la legge...
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PARROCCHIA BUON PASTPARROCCHIA BUON PASTPARROCCHIA BUON PASTORE, VIALE EINAUDI 2ORE, VIALE EINAUDI 2ORE, VIALE EINAUDI 2/A, BARI /A, BARI /A, BARI --- www.baribuonpastore.itwww.baribuonpastore.itwww.baribuonpastore.it Pasqua 2011Pasqua 2011Pasqua 2011 1
[email protected]@[email protected]
I l cero pasquale è il simbolo della nostra
risurrezione in Cristo. Il germe della no-
stra resurrezione l’abbiamo ricevuto nel S.
Battesimo e nella S. Eucarestia.
Ci domandiamo, ora, quali sono le prove del-
la credenza della nostra resur-
rezione? La fede della resurre-
zione ci è stata insegnata da
Nostro Signore Gesù Cristo, in
termini chiari e ripetuti. Egli
dice nel Vangelo: «verrà l’ora
in cui tutti quelli che sono nei
sepolcri, udranno la voce del
Figlio di Dio e ne usciranno,
quanti fecero il bene in resur-
rezione di vita e quanti fecero
il male in resurrezione di con-
danna.»
Poi dice: «E’ volontà del Padre, che mi ha
mandato, che chiunque vede il Figlio e crede
in lui, abbia la vita eterna ed io lo resuscite-
rò nell’ultimo giorno.» Ancora: «Colui che
mangia la mia carne e beve il mio sangue,
avrà la vita eterna ed io lo resusciterò
nell’ultimo giorno.» Ed infine, in un modo
lapidario Gesù proclama: «Io sono la resurre-
zione e la vita, colui che crede in me, fosse
anche morto, vivrà!»
Però qui non si tratta di una ricostruzione di
questo nostro corpo, terrestre — limitato,
fragile, sofferente, mortale — ma di un cor-
po nuovo che vivrà nella nuova resurrezione,
che avrà una nuova biologia e una nuova fi-
siologia. Saremo proprio noi, gli stessi, ma
tuttavia trasformati nel corpo.
Come Gesù, dopo la resurrezione, tanto che
gli apostoli, pur sapendo che era il Signore,
al primo momento non lo riconobbero e cre-
dettero di trovarsi di fronte ad un fantasma
e Gesù per accertarli e rassicurarli, si fece
toccare e mangiò con loro pe-
sce e miele.
Un’altra domanda: Come sarà
l’esistenza subito dopo la mor-
te? La Bibbia non ci spiega in
un modo dettagliato di com’è
l’altra vita. Proclama soltanto
che Dio chiamerà a sé l’uomo
dopo la morte. Saremo presso
il Signore.
Allora la fede nella resurrezio-
ne è un grande conforto al mo-
mento della morte: è il giorno natalizio della
nostra vita eterna.
Don Michele Damiani
Risorgeremo
SOMMARIO
Risorgeremo pag. 1
Referendum: riflettiamo pag. 2
Credere è sperare… ed Amare! pag. 3
Le vie dell’accoglienza pag. 4
Con Gesù e come Gesù:
da discepoli a educatori pag. 5
Preghiera per il tempo pasquale pag. 6
Balla la mamma, balla la figlia pag. 7
A voi la penn@... pag. 8
Voce nel Vento ora è… ecologico pag. 8
2
I l 12 ed il 13 giugno saremo chiamati alle
urne per esprimerci su quattro quesiti refe-
rendari: ci sarà chiesto se vogliamo cancellare
(tecnicamente abrogare), integralmente o solo
parzialmente, delle norme giuridiche attual-
mente esistenti nel nostro paese.
Votando SI, abrogheremo le norme oggetto del
quesito e, pertanto, la normativa sarà modifi-
cata, votando NO tutto resterà così come è; è
importante precisare che affinché la
consultazione sia valida è necessario
che voti la maggioranza degli aventi
diritto (il c.d. 50% +1) e che sia rag-
giunta la maggioranza dei voti valida-
mente espressi.
I quesiti in discussione, come si è det-
to, dovrebbero essere quattro e ri-
guardano il legittimo impedimento, l'energia
nucleare, la gestione dell'acqua; il condiziona-
le è d'obbligo in quanto in questi mesi potreb-
be sopravvenire una modifica legislativa che
faccia venir meno la necessità del ricorso alle
urne.
Il referendum sul legittimo impedimento mira
ad eliminare la possibilità, introdotta nel 2010
con la legge n. 51, per il Presiden-
te del Consiglio e per i Ministri
della Repubblica di giustificare,
qualora siano imputati, la propria
assenza in un processo penale: la
norma se da un lato garantisce a
chi governa il sereno esercizio del-
le funzioni dall'altro finisce per
bloccare i processi penali in cui
costoro sono coinvolti come impu-
tati, introducendo di fatto un pri-
vilegio rispetto agli altri cittadini.
Il refendum sul nucleare è diretto a cancellare
le norme contenute nel decreto legge n. 133
del 2008 “ Disposizioni urgenti per lo sviluppo
economico, la semplificazione, la competitivi-
tà, la stabilizzazione della finanza pubblica e
la perequazione tributaria” che consentono la
realizzazione sul territorio nazionale di nuovi
impianti di produzione di energia nucleare. Si
tratta per noi pugliesi di un tema molto senti-
to, anche alla luce della recente catastrofe
accaduta in Giappone, dal momento che la no-
stra regione è tra le prime in Italia nella pro-
duzione di energie “pulite” (eolico e fotovol-
taico) che nulla hanno a che vedere con gli
effetti devastanti e inquinanti che potrebbero
scaturire dalla presenza di una centrale nu-
cleare; inoltre i soldi pubblici che saranno ne-
cessari per costruire questi impianti potrebbe-
ro essere utilizzati per aiutare la ricerca da
anni sottofinanziata dai vari governi (si pensi
alle condizioni economiche disperate in cui
versano le nostre università pubbliche).
I quesiti referendari sull'acqua pubbli-
ca sono due e riguardano la gestione
dell'acqua stessa (art. 23-bis - Servizi
pubblici locali di rilevanza economica
- del decreto-legge 25 giugno 2008, n.
112 e successive modifiche) e la de-
terminazione delle tariffe (comma 1,
dell’art. 154 - Tariffa del servizio
idrico integrato - del Decreto Legislativo n.
152 del 3 aprile 2006): in entrambi i casi si
vuole difendere il principio che l'acqua è un
bene comune e che non può essere oggetto di
speculazione finanziaria: l'acqua ha infatti un
valore inestimabile sia perché è un bene in
esaurimento sia perché è fondamentale per la
sopravvivenza dell'intero genere umano.
Le norme recentemente introdotte
e che i referendum vogliono elimi-
nare, prevedono, invece, che i Co-
muni mettano a gara la gestione
degli acquedotti dando luogo, di
fatto, alla loro privatizzazione; si
parte ancora una volta dal princi-
pio secondo cui il pubblico non
funziona mai, mentre con il privato
tutto funziona e funziona meglio.
Ma forse è opportuno chiedersi se è
davvero così?? A smentire totalmente questa
affermazione basterebbe pensare alla nostra
recente storia in materia di energia, trasporti,
televisione, per fare solo alcuni esempi; e for-
se è anche il caso di chiedersi come sia possi-
bile immaginare che un bene così importante
come l'acqua possa finire nelle mani di pochi.
E' innegabile che esistano sprechi e disservizi
ma per rimediare a tutto ciò si può banalmen-
te ritenere che la soluzione che appare più
semplice ed immediata sia anche la migliore??
Ernesto Ancona
RREFERENDUMEFERENDUM: : RIFLETTIAMORIFLETTIAMO
L ’argomento è arduo: non si vuole assoluta-
mente dire … e tanto meno insegnare ed
apostrofare! C’è chi lo fa egregiamente con
cuore ed assiduità. Sono parole di una persona
qualsiasi, riflessioni come accade a tutti. Certo
ciò che spinge a riflettere è la situazione del
presente: televisione, giornali e le notizie che
si susseguono sono allarmanti. Terremoti deva-
stanti, onde anomale, migliaia di morti, mi-
gliaia di dispersi: una scena apocalittica. A
questo si aggiunge la rivolta di interi popoli del
Nord-Africa: rivolte represse nel sangue. Di
fronte a questi scenari devastanti il dolore im-
pera. Ciò che era stato costruito con amore,
con sacrificio, sognando una vita migliore, vie-
ne improvvisamente distrutto dal vento della
vita. L’uomo diventa così inquieto, sente la
necessità di essere sempre in
giro, per non stare con se stes-
so: la vita frenetica certo non
aiuta, ma dobbiamo trovare
anche il tempo per intrapren-
dere il viaggio nel profondo di
noi stessi che potrebbe liberar-
ci dall’irrequietezza che ci tor-
menta. Saper intraprendere
quel viaggio nel profondo di sé è assai più diffi-
cile di tanti viaggi solo geografici. E’ il viaggio
che mette in cerca del senso della vita e la cui
direzione è la profondità del cuore più che l’e-
stensione (onnipotente?) dell’”io”. È un viag-
gio che conduce verso l’interiorità più profon-
da dove si cela Dio. Si affollano alla mente ri-
cordi di studi lontani che mi incantavano e che
ho poi cercato di trasmettere agli altri, ai gio-
vani che via via incontravo. Sono nomi illustri
di credenti, di sedicenti atei o agnostici che
pure, in fondo in fondo, avevano ed hanno una
formidabile sete di ricerca. L’ars interrogandi
è strutturale dell’uomo. Nell’apologia di Socra-
te (di Platone) è detto: “Una vita senza ricerca
non merita di essere vissuta”. Per questo il
bambino è implacabile con i suoi: “Perché?”.
In lui quella domanda pulsa allo stato puro,
perché non è ancora sterilizzato come invece
accade all’adulto superficiale o disincantato o
disilluso! Tutte le domande serie partecipano
alle interrogazioni di fondo sul senso ultimo
dell’esistenza, sulle scelte decisive, sui valori
da ricercare. Allora, l’uomo ha improrogabil-
mente bisogno di Dio. Mi si consenta di ricor-
dare Aristotele (dice un’ espressione di gergo:
“il mercante quello che porta vende!”), pila-
stro della storia del pensiero, lontano da noi di
ben 2500 anni: 384 a.C. Nell’opera “Filosofia
Prima” ci parla di “Motore immobile” che fa
muovere gli astri al suono di una melodia dol-
cissima che umano udito non può cogliere a
definire. Stupore! E S. Agostino (354 d.C.)? Do-
po tante dissipazioni, peripezie di pensiero e
di cuore per la lettura dell’Ortenzio di Cicero-
ne ed una predica di S. Ambrogio in Milano,
approda al Cristianesimo: la verità è nel pro-
fondo della propria coscienza. Questo il signifi-
cato sintetizzato nella famosa espressione:
“Noli foras exire in te ispum redi, in interiore
homine habitat veritas”. Tra gli agnostici è
particolare la poesia di un poeta argentino,
Jorge L. Borges, ammaliato
dalla potenza della croce per-
ché in essa si cela un progetto
divino che fiorirà all’alba del
primo giorno della successiva
settimana: “La nera barba pen-
de sopra il petto / il volto non
è il volto dei pittori / è un vol-
to duro, ebreo. Non lo vedo / e
insisterò a cercarlo / fino al giorno dei miei
ultimi passi sulla terra.
Questo desiderio di “credere” alberga nel pro-
fondo del cuore e nobilita quello che in fondo,
umanamente, è soltanto un muscolo. La fede è
consapevolezza che Dio è Padre e ci ama: è un
dono gratuito a tutti, il più grande, il più subli-
me all’uomo che ha intelligenza e volontà e,
soprattutto, libertà di accettazione! Giustifica-
ti per fede, dice S. Paolo nella “Lettera ai Ro-
mani”. La filosofia apre alla possibilità del mi-
stero, ma non lo rivela, apre all’ascolto di una
voce possibile e attende che questa si faccia
sentire … La teologia fa un altro passo, l’ulti-
mo: questa voce si è fatta sentire nella storia,
e non solo una voce, ma una presenza, un’assi-
stenza, una paternità, una salvezza storica ed
eterna, a poco a poco rivelata e donata nei
secoli, fino al dono ultimo che trasforma la
terra in anticamera del cielo e la vita dell’uo-
mo in una vita partecipe della vita di Dio in
Gesù Cristo. La fede è allora la roccia a cui
dobbiamo rimanere aggrappati nonostante gli
scenari attuali! In un rapido excursus ripensia-(Continua a pagina 4)
3 Credere è sperare… ed Amare!
4
mo alla stupenda galleria dei campioni della
fede (Lettera agli Ebrei, cap. 11): Abele, Enoc,
Noè, Abramo, uomini forti che fidando nella
promessa di Dio hanno sopportato scherni e
flagelli, catene e prigionia. Adesso tocca a noi,
siamo noi che dobbiamo correre verso il tra-
guardo senza lasciarci sviare da seduzioni o
paure senza pesi che fermerebbero lo slancio.
È a Cristo che bisogna guardare, autore e per-
fezionatore della fede, a Lui che ha sopportato
una così grande ostilità da parte dei peccatori
perché non abbiamo a stancarci perdendoci
d’animo. La fortezza è questo: rimanere fedeli
al nostro cammino di vita senza lasciarci bloc-
care dagli ostacoli o avvilire dagli insuccessi.
La vocazione alla pienezza dell’amore è in-
scritta nel cuore di ogni uomo e ogni uomo de-
sidera amare; ma non si può pensare che l’a-
more sia cosa sempre facile e gradevole.
“L’amore è paziente …” ricorda S. Paolo. Chi
desidera amare deve passare attraverso la pa-
zienza, cioè la capacità di sopportare il tem-
po. Il tempo cancella le emozioni, corrode i
sentimenti, insabbia le promesse, fa dimenti-
care le realizzazioni. Bene, si tratta di vincere
la sfida del tempo e di custodire la decisione
di amare il prossimo con perseveranza, scom-
mettendo sul fatto che l’amore è più forte del-
la morte. Commenta un contemporaneo:
“Siamo come un pugile messo al tappeto, ma
mai fuori combattimento. Prima che l’arbitro
arrivi a contare fino a dieci ci rialziamo e rico-
minciamo a lottare con vigore.” Ancora più
affascinante è il pensiero di un fine poeta sa-
cerdote: “Fratelli, l’amore è un maestro, ma
bisogna saperlo acquistare, perché si acquista
difficilmente, si paga a caro prezzo, con un
lavoro continuato per lungo tempo, non doven-
dosi amare per un istante, accidentalmente,
ma sino alla fine” (da “Amare” D. M. Turoldo).
Ester Catucci senior
(Continua da pagina 3)
A dispetto di tv, giornali
e media in genere, che
spesso consumano la distan-
za fra reale e virtuale in un
ammasso indistinto di emo-
zioni senza sentimenti, alle-
niamoci a percepire ciò che
è a noi vicino, le cose del
nostro mondo quotidiano: se è vero che il vil-
laggio è ormai globale, è però vero che ognu-
no di noi, per abitarlo attivamente, deve da-
re significato e impronta in primis alla propria
piccola fetta di mondo e riscoprire, senza slo-
gan e falsi maestri, ciò che è “vero” e
“veramente umano” nelle cose che ci toccano
quotidianamente. Cercheremo insieme, per-
ciò, di “ingrandire” ciò che sprigiona gioia e
speranza, compiendo mentalmente un’opera-
zione fotografica di… “controluce”.
Partiamo oggi dal libriccino “LE VIE
DELL’ACCOGLIENZA” Dove andare per … La
guida di Bari per le persone senza fissa di-
mora e migranti, 55 pagine formato tascabi-
le, preziosa icona di nuovo umanesimo, a par-
tire dal titolo di per sé esplicativo di solidarie-
tà declinata nella vicinanza al bisogno concre-
to e quotidiano, nel rispetto dell’altro anche
se straniero.
La presentazione dell’opuscolo da parte di
M.T. Spinelli registra il lavoro lungo e paziente
a base della raccolta delle informazioni forni-
te. Chi legge, però, proverà stupore, scoprirà
cioè una cosa bella e sperata, nell’introdu-
zione dell’Arcivescovo Mons. Francesco Cacuc-
ci che “dà ragione” della fatica svolta con le
(Continua a pagina 5)
Le vie dell’accoglienzaLe vie dell’accoglienza Buona
notizia!
5
seguenti parole, riproposte integralmente per-
ché non una può essere tolta o aggiunta senza
alterarne in pejus forma e sostanza:
“L’opuscolo che l’amico immigrato ha fra le
mani, con le notizie e gli indirizzi che racco-
glie, offre un servizio.
Le vie dell’accoglienza nel nostro desiderio e
augurio sono il gesto di accompagnamento per-
ché nessuno si senta solo e smarrito; il nostro
costante benvenuto e incoraggiamento. Gli
uffici Caritas, Migrantes, Ecumenismo della
Diocesi che hanno predisposto questo aiuto
nelle varie lingue, rimangono sempre a disposi-
zione di ogni immigrato perché l’accoglienza
non risulti il gesto di un momento ma la dispo-
nibilità costante e fraterna”-
Il vademecum è stato promosso dall’Arcidioce-
si di Bari-Bitonto in sinergia con il Comune di
Bari e con la A.S.L. della prov. di Bari: ecco un
esempio di “laicità” virtuosa! “Mangiare”,
“dormire”, “lavarsi”, “vestirsi”, “curare”,
“ascolto”, “consulenza legale”, sono bisogni
primari: vi ha risposto sempre la Chiesa, per
millenni Maestra di servizio; qui e oggi “Le vie
dell’accoglienza” testimoniano ancora la sua
sollecitudine al bene comune (Gaudium et
spes, 26), nella forma e nei modi adeguati ai
tempi, con lo stringere tutte le mani protese
alla solidarietà ed alla condivisione.
Sarebbe bello che chi non avesse già avuto fra
le mani l’ opuscolo ne facesse richiesta a Don
Vittorio o al Gruppo Caritas parrocchiale: tro-
verà per sé e per i propri ragazzi qualcosa di
“educato” ed “educante”, pensato come è a
vantaggio del fratello nel bisogno. Ci sono per-
fino spazi per le note personali (l’immigrato
resta padrone del suo tempo e della sua vita)
e, nel risvolto di copertina, una piccola tasca
trasparente con la mappa di Bari. I bisogni da
soddisfare, poi, partono da quelli materiali ma
si allargano alla protezione e promozione della
personalità umana nel suo complesso con l’in-
dicare luoghi di preghiera, centri di aggrega-
zione…
Osservandolo in controluce ho pensato che il
libriccino ci aiuta nel rispondere a chi ci chie-
desse ragioni della speranza cristiana. Chissà
poi che leggendovi tutto il fermento di iniziati-
ve e le scelte generose di tanti, non nasca il
gusto di dare a propria volta una piccola mano
di aiuto! Buona lettura perciò e, come detto
all’inizio, respiriamolo a pieni polmoni, dalla
prima all’ultima pagina, il profumo tutto cri-
stiano della “cultura e cura dell’altro”!
Gabriella Violante
(Continua da pagina 4)
Nuova evangelizzazione e sfida educativa
Con Gesù e come Gesù: da discepoli a educatori Esercizi di bella Quaresima per una bella Pasqua
Per “vivere la Quaresima con il dovuto impe-
gno”, in Parrocchia sono stati di grande aiuto
il ritiro spirituale comunitario di domenica 20
aprile e i quattro successivi pomeriggi di spiri-
tualità guidati da Don Vittorio. Si è avuto mo-
do di riflettere sulla forte connotazione batte-
simale della Quaresima: la vita nuova ci è sta-
ta data con il Battesimo quando “divenuti par-
tecipi della morte e resurrezione di
Gesù” è iniziata per noi “l’avventura
gioiosa ed esaltante del discepolo”.
Già, questo è il punto: siamo noi
discepoli gioiosi e ci esaltiamo
nell’imparare da Gesù?
Questa domanda ha fatto da filo
d’oro negli incontri. Ed è stato mol-
to bello rinverdire, passo dopo passo, il gusto
del discepolato, riscoprirsi alunni nella consa-
pevolezza adulta e umile che solo un buon di-
scepolo prepara un buon maestro, sullo sfon-
do peraltro di quell’emergenza educativa “alla
vita buona (e bella) del Vangelo” che marca
l’impegno ecclesiale nel prossimo decennio.
Abbiamo ricordato che l’Antico Testamento
richiede una lettura pedagogica;
esso ci guida a capire e a seguire
l’umanità del Figlio. Il Dio dell’Anti-
co Testamento si lascia contemplare
nella sua passione educativa parte-
cipata all’uomo per insegnargli a
contemplare il Figlio, trasparenza di (Continua a pagina 6)
6
P ropongo alla comunità del Buon Pastore e
ai lettori di “Voce nel vento” la preghiera
per il tempo pasquale che chiude un volumetto
di meditazioni svolte da Anselm Grun, dottore
in teologia e monaco benedettino, per la setti-
mana santa. Detto libro si intitola “Sette passi
nella vita” ed è edito dalla Queriniana.
Ho trovato la lettura dello scritto in questione
coinvolgente. L’esame delle sette parole pro-
nunciate da Gesù sulla Croce, se ascoltate con
le orecchie del cuore, muovono ad un cammino
spirituale e coerente e costante e gioioso, che
conducono alla conversione.
Mariella Loglisci
Preghiera per il tempo pasqualePreghiera per il tempo pasquale
Signore Gesù Cristo risorto,
Tu mi accompagni lungo il mio cammino,
interpreti per me la mia vita
alla luce della sacra Scrittura.
Oggi percorri con me le mie vie.
Spiegami quello che finora
Mi è risultato incomprensibile
Nella mia esistenza.
Spiegami perché i miei sogni per la mia vita
Sono andati in pezzi,
perché delle relazioni si sono spezzate,
perché le mie idee della vita e di me stesso non si sono
realizzate.
Spiegami il mistero della tua risurrezione
E aprimi gli occhi per riconoscere dove, anche nella mia
vita,
è già avvenuta la risurrezione
e continua sempre ad accadere.
Benedici i cinquanta giorni del tempo pasquale,
perché la tua vita penetri sempre più a fondo
nella mia immobilità,
la tua libertà mi liberi da ogni catena,
il tuo amore riscaldi il mio gelo
e la tua fiducia superi la mia paura.
In questi cinquanta giorni conducimi
sempre più in profondità
nel mistero della tua risurrezione,
perché la vita che è resuscitata in Te
risorga anche in me,
liberandomi da tutto ciò
che mi impedisce di vivere.
Accompagnami quando,
come i discepoli di Emmaus.
Vorrei fuggire dalle mie speranze andate in pezzi.
Riempimi della tua luce,
perché il tramonto e la notte della mia vita
non mi facciano paura.
Donami la certezza che la tua luce
È più forte di ogni buio
che si protende verso di me per afferrarmi.
E conducimi, attraverso questi cinquanta giorni,
alla Santa Pentecoste,
perché, per mezzo dello Spirito Santo,
il frutto della tua vita e del tuo amore
maturi sempre di più in me
e diventi una benedizione per me
e, attraverso di me, per le persone con cui vivo.
Per questo ti prego, Gesù Cristo,
mio Signore e fratello, il Risorto,
perché tu possa condurre anche me
alla risurrezione. Amen.
Lui. Così: Osea 2 ci narra di un Dio che non si
rassegna al comportamento infedele dell’uo-
mo; sogna, invece, e progetta di svelare di
nuovo la sua parola per condurlo con amore
verso la libertà (dal peccato, dalla morte). Ap
3, 14 e segg.: è propria di un Dio educatore
energico l’espressione, forse la più dura di tut-
ta la Bibbia, di disgusto fino al vomito per gli
uomini “tiepidi”; di forte valenza educativa è
il versetto 19: “Io, tutti quelli che amo, li
rimprovero e li educo. Sii dunque zelante e
convertiti”. Ulteriori riflessioni offrono Eb 12,
7-11 e Gv 15, 1-2 con l’allegoria dell’agricol-
tore e della vite; questa parabola ci fa cono-
scere il traguardo dell’educatore: “In questo è
glorificato il Padre mio: che portiate molto
frutto e diventiate miei discepoli”. Dice, in-
fatti, S. Ireneo che la gloria di Dio è la pienez-
za di frutti nell’alunno.
Che onore e che responsabilità per l’umanità
(Continua da pagina 5)
(Continua a pagina 7)
chiamata a diventare “come” le pietre prezio-
se della città di luce, la Gerusalemme della
visione finale delle Scritture!
Discepoli, quindi, prima che docenti, per cre-
scere verso la statura stessa di Cristo, secondo
la volontà di Dio che non ci sopporta
“dissimiglianti” ma ci elegge “amici” che col-
laborano a edificare il Regno. E tutto il fascino
di Dio educatore è in 1Cor 3,6 : “Io ho pianta-
to, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva
crescere. Sicchè, né chi pianta né chi irriga
vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere” .
Sant’Agostino si chiede chi siano i costruttori
del Regno: tutti coloro, insegna, che predicano
la Parola di Dio. Non solo il Papa, i Vescovi, i
preti, ma anche i catechisti, i genitori e chi
predica la Parola di Dio in un esercizio costan-
te di trasmissione della fede. Solo se
“educati” dalla Parola possiamo diventare
educatori, cioè custodi e trasmettitori della
Parola.
Lasciamoci, quindi, educare da Gesù che è il
Rabbi per eccellenza: egli insegna la Torà non
solo quando predica ma anche quando vive la
Parola con il discepolo, in uno “stare insieme”
che è relazione di amore; relazione così pro-
fonda e gratuita che per tre volte Gesù chiede
a Pietro se Lo ama e, al duplice ridimensiona-
mento, si adegua al discepolo e si accontenta
col chiedergli solo amicizia. E’ Gesù che si
adatta all’apparente insuccesso e paziente-
mente lascia che la sua “lezione” di amore
oblativo scavi nel tempo e si radichi nel cuore
del discepolo.
Gesù non è Maestro “ambiguo”, cioè non è
assertore autoritario di verità come i rabbi del
suo tempo, ma è fine pedagogo che provoca
gli atti di fede di Pietro, che si impietosisce
della folla “come gregge senza pastore”, che è
vicino ai bisogni concreti dei suoi discepoli. La
carità “educativa” di Gesù è il suo aprire stra-
de, medicare ferite, provocare domande. Gesù
è Maestro paziente, polemico, profetico, divi-
no perché la sua parola sfida i tempi, è estre-
ma, definitiva nei confronti del male.
Lo sviluppo spirituale dei testi -non solo biblici
- letti e spiegati da Don Vittorio è stato ali-
mentato dalle domande di quanti, genitori e
catechisti, si sentono scoraggiati e vicini al
fallimento educativo. Incapacità? Segno dei
tempi bui che sembrano prevalere? “La lettera
a un educatore che si sente fallito” scritta dal
Cardinale Martini ben più di dieci anni orsono,
offre luce ancora oggi ricordandoci l’appa-
rente fallimento educativo di Gesù sulla Croce
(dov’é il discepolo capace di dire che è “bello
stare qui” sulla Croce come sul Tabor?) ma an-
che l’Amore immutato del Maestro che perdo-
na chi lo uccide, che anzi dona liberamente la
vita per tutti gli uomini. Spiega l’Autore:
“Gesù ha saputo inglobare il suo fallimento
educativo in un cammino di amore più grande,
nel più ampio itinerario educativo dell’impa-
rare ad amare sino alla fine…”
Lasciarsi educare, quindi, per educare a pro-
pria volta, amare per partecipare alla passio-
ne educativa di Dio… □
(Continua da pagina 6)
7 Balla la mamma, balla la figlia anche in parrocchia c’è la quadriglia
… ma anche bachata, mambo, chico chico, sal-sa e merengue … che il nostro maestro Luigi Mazzotti ogni sabato pomeriggio alle 16 nell’aula Paolo VI insegna, con pazienza e te-nacia, a un variegato gruppo di persone arma-te solo di scarpe comode e tanta voglia di sta-re insieme. Con passi doppi e piroette, lezione dopo lezione e quale sia la tua età, ti senti sempre più leggero nel corpo e anche lo spiri-to si fa più lieve nella condivisione del sorriso e della celia. Del resto, il maestro non mostra sconforto didattico neanche per i suoi allievi più “sgarrupati” ma comunica a tutti in egual misura la gioia della danza; forse è questa se-renità la cifra nascosta dei tanti “servizi” resi
alla comunità … Forza, allora, Luigi: non ti stancare di “darci il tempo”, ma soprattutto non ti stancare di darci il “tuo” di tempo: con il ballo di gruppo, senza gerarchia e con la sola forza della musica, riusciamo a fare tutti la stessa cosa, nel sorriso e nell’allegria, e questo ci sembra già un bel camminare insieme. Ecco un pensiero di Gibran Kahlil per invitare tutti a partecipare “nel modo giusto”: “Cantate e danzate insieme e siate felici, ma fate in modo che ognuno di voi sia anche solo, come sono sole le corde di un liuto, sebbene vibrino alla stessa musica”. Appuntamento allora a sabato, ore 16: Ti aspettiamo! □
A voi la penn@... 8
Toc, toc, Voce nel vento? Toc, toc. E’ permesso? Sono
una vecchina della Parrocchia Buon Pastore. Nei miei
lunghi, solitari pomeriggi nella mia casa, penso a quanti,
come me, trascorrerebbero volentieri il pomeriggio in
parrocchia in una “bella” sala a vedere un “bel” film,
che racconti a me, a quanti come me, a bambini, adole-
scenti, giovani, una “bella” vita di un santo o santa, gio-
vane, allegra, trascinante, trasformante, possibilmente
barese e perché no, della parrocchia Buon Pastore. Avan-
ti popolo della nostra “bella” parrocchia, facciamoci
santi.
(voce dalla parrocchia) Un momento, un momento.
Scendete tutti da questo treno di sogni.
(vecchina) Ma i sogni si possono realizzare. Per ogni
uomo si può affermare che si è realizzato, se ha sognato
il suo futuro; più o meno è così per tutti. Lo so, manca
la sala cinematografica... e io la sogno. Ce n’è una che
posso chiedere in prestito o in affitto o in … dono al Ret-
tore del seminario. Giustamente “lui” potrà negarla, se
pensa che “noi” gliela roviniamo, gliela sporchiamo,
gliela… Ha ragione, ha ragione, bisogna entrare in sala
da persone “educate”… e qui “ casca l’asino”. Siamo
persone “educate” per usufruire della sala godendo la
stima del proprietario?! Speriamo, speriamo di
“educarci” subito ad entrare in punta di piedi, in armo-
nioso incedere, in silenzioso accaparramento poltrone
ecc. ecc.
Se però, se però non si riesce per questa strada, allo-
ra mettiamo mano al portafoglio e “costruiamoci” il Pe-
truzzelli parrocchiale: un euro, dieci euro ciascuno non
fa male a nessuno. Proviamo? Proviamoci. Buona notte,
addormentiamoci e sogniamo. Chissà, domattina qualco-
sa può succedere.
Sogniamo. Speriamo. Ciao.
X.Y.Z.
We want you!
Abbiamo bisogno di nuove forze per la redazione di
Condividete con noi questa
esperienza!!!
Per informazioni rivolgersi al parroco
VOCE NEL VENTOVOCE NEL VENTO Parrocchia Buon Pastore
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REDAZIONE:REDAZIONE:REDAZIONE:
Ester Catucci senior, Gabriella Ceccarelli, Ester Catucci senior, Gabriella Ceccarelli, Ester Catucci senior, Gabriella Ceccarelli, Gina Cavone, Daniele Lapedota,Gina Cavone, Daniele Lapedota,Gina Cavone, Daniele Lapedota,
Mariella Loglisci, Simone Scintilla,Mariella Loglisci, Simone Scintilla,Mariella Loglisci, Simone Scintilla, Floriano Scioscia, Gabriella ViolanteFloriano Scioscia, Gabriella ViolanteFloriano Scioscia, Gabriella Violante WE WANT YOU
La redazione è lieta di annunciare
a tutta la comunità che, a partire
da questo numero, la carta usata
per stampare “Voce nel Vento” è
prodotta con il 100% di carta rici-
clata, sbiancata senza acidi.
Questo piccolo gesto vuole dimo-
strare consapevolezza ed atten-
zione ai problemi ambientali, che
richiedono a noi consumatori di
scegliere prodotti realizzati con
attenzione ai consumi di acqua, al
risparmio energetico e alla ridu-
zione degli scarti di lavorazione.
Molte aziende stanno dimostrando
una crescente sensibilità verso
questo tema: la cartiera che ab-
biamo scelto ha ottenuto la certi-
ficazione ISO 14001 di Gestione
Ambientale, adotta processi di
lavorazione senza cloro e senza
acidi, utilizza energia idroelettri-
ca e un impianto di co-
generazione per ridurre i consumi
energetici e le emissioni di CO2.
Voce nel vento ora è… ecologico