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STORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI - SECONDO PARZIALE (da p. 26) Era del bipolarismo post eurocentrico 1945-1992: La guerra fredda 1945-1989 Le Nazioni Unite, i blocchi contrapposti: Patto Atlantico e Patto di Varsavia, la deterrenza nucleare e la guerra fredda, decolonizzazione e terzomondismo, distensione e integrazione europea, guerra fredda globale. (24.10.19) Premessa di carattere generale: La guerra ha permesso all’Armata rossa di arrivar per prima a Berlino mentre dall’altra parte ci sono gli USA: l’Europa diventa l’area in cui Stati Uniti e URSS si trovano a confinare. Ora è diverso lo scenario internazionale e i suoi protagonisti. Perché è stato coniato il termine superpotenza e non le denominiamo più “grandi potenze”? Perché la loro concentrazione di potere e di influenza internazionale è superiore a quanto si potesse immaginare rispetto al passato: hanno grande estensione geografica, popolazione numerosa, grandi risorse naturali, straordinari apparati industriali e sono due formidabili potenze militari. - L’Urss ha un primato di numerosità delle forze armate. - Gli Stati Uniti sono potenza militare più poliedrica (completa) poiché lo sono anche sui mari e nel 1945 sono i soli ad avere l’ordigno anatomico. In questa fase gli USA hanno un vantaggio strategico sull’URSS. Queste superpotenze emergono da quel processo di indebolimento europeo che ha portato alla perdita della rilevanza delle sue potenze tale per cui queste per la prima volta sono oggetto e non soggetto di politica internazionale. Il fatto che l’Europa non sia più protagonista della politica internazionale ma la subisca comporta una sorta di passaggio da un ordine internazionale di tipo multipolare ed eurocentrico ad uno ordine bipolare caratterizzato da due poli ai quali altri paesi si riuniscono: Stati Uniti e Unione Sovietica. Gli altri stati ora diventano satelliti o alleati sul piano di minorità, quindi, l’Europa non è più l’insieme di grandi potenze e non è più il centro del sistema internazionale che ora diventa semplificato a soli due attori. Un ordine internazionale che si lega a soli due attori è una anomalia storica (presente nel corso della storia solo in periodi premoderni quasi

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STORIA DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI - SECONDO PARZIALE (da p. 26)

Era del bipolarismo post eurocentrico 1945-1992:

La guerra fredda 1945-1989 Le Nazioni Unite, i blocchi contrapposti: Patto Atlantico e Patto di Varsavia, la deterrenza nucleare e la guerra fredda, decolonizzazione e terzomondismo, distensione e integrazione europea, guerra fredda globale.

(24.10.19)

Premessa di carattere generale:

La guerra ha permesso all’Armata rossa di arrivar per prima a Berlino mentre dall’altra parte ci sono gli USA: l’Europa diventa l’area in cui Stati Uniti e URSS si trovano a confinare. Ora è diverso lo scenario internazionale e i suoi protagonisti.

Perché è stato coniato il termine superpotenza e non le denominiamo più “grandi potenze”?

Perché la loro concentrazione di potere e di influenza internazionale è superiore a quanto si potesse immaginare rispetto al passato: hanno grande estensione geografica, popolazione numerosa, grandi risorse naturali, straordinari apparati industriali e sono due formidabili potenze militari.

- L’Urss ha un primato di numerosità delle forze armate. - Gli Stati Uniti sono potenza militare più poliedrica (completa) poiché lo sono anche sui mari e nel 1945

sono i soli ad avere l’ordigno anatomico. In questa fase gli USA hanno un vantaggio strategico sull’URSS.

Queste superpotenze emergono da quel processo di indebolimento europeo che ha portato alla perdita della rilevanza delle sue potenze tale per cui queste per la prima volta sono oggetto e non soggetto di politica internazionale.

Il fatto che l’Europa non sia più protagonista della politica internazionale ma la subisca comporta una sorta di passaggio da un ordine internazionale di tipo multipolare ed eurocentrico ad uno ordine bipolare caratterizzato da due poli ai quali altri paesi si riuniscono: Stati Uniti e Unione Sovietica. Gli altri stati ora diventano satelliti o alleati sul piano di minorità, quindi, l’Europa non è più l’insieme di grandi potenze e non è più il centro del sistema internazionale che ora diventa semplificato a soli due attori. Un ordine internazionale che si lega a soli due attori è una anomalia storica (presente nel corso della storia solo in periodi premoderni quasi di storia antica ad esempio la contrapposizione tra Sparta e Atene, dove il mondo era l’antica Grecia).

- In un sistema multipolare le alleanze sono flessibili e non rigide poiché stimolate dalla necessità di prevenire guerre e garantire la sicurezza (anche se poi va male). Un esempio di tale caratteristica è l’Italia che cambia alleanza durante la guerra, in un sistema multipolare vi è sempre la possibilità (con i suoi limiti) di passare dall’altra parte.

- In un sistema bipolare le alleanze diventano molto più rigide, in un sistema bipolare non è realistico e possibile cambiare alleanza facilmente. Sono alleanze che non garantiscono solo sicurezza, ma anche la condivisione di un sistema di valori politici e ideologici: per il blocco occidentale l’ideale è un sistema di liberal democrazia, di capitalismo, di libertà individuali; per quello orientale è la realizzazione di un socialismo reale, di un sistema che porti a società eque, bilanciate, in cui ci siano diritti garantiti per tutte le fasce sociali.

Può tale sistema essere più stabile? Giudicando dalla storia, il multipolarismo eurocentrico non ha dato certezze di stabilità e di mantenimento della pace.

Tale ascesa delle due potenze è da interpretare come un fenomeno storico di lungo corso: tutte le potenze conoscono una fase storica che segue l’andamento di una parabola dove c’è una fase di crescita, di grandezza e di declino. L’ascesa di USA e URSS non è una novità anche risalendo a epoche storiche lontane poiché era stata prevista, anche Tocqueville diceva che erano destinati a dominare il mondo.

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Basta meno di mezzo secolo e nessuna delle potenze europee sopravvive con la medesima forza che aveva prima di queste due guerre. Quello che sopravvive meglio è l’Impero britannico, ma senza la stessa forza di prima.

Momento fondamentale: secondo storico tentativo di dare vita ad un’organizzazione internazionale che possa contribuire al mantenimento della pace e al contenimento delle controversie tutte le principali potenze rinunciando a una piccola parte della propria sovranità conferiscono ad un organo super partes gli strumenti e il compito di garantire la pace. Riassunto del percorso storico che ha portato all’ONU:

1. Nel 1941, Carta Atlantica : primo tentativo di individuare dei principi base per un futuro di pace del mondo.

2. Inizio del 1942 nascita del fronte delle Nazioni Unite: è soltanto alleanza contro le potenze avversarie

3. Conferenza di Yalta : approva il progetto elaborato dai rappresentanti delle potenze vincitrici dopo una serie di incontri sostenuti in una località nelle vicinanze di Washington.

Questo progetto prevede un’organizzazione strutturata, che ricorda un po' la SdN precedente, ma che cerca di porre rimedio a quelli che erano i suoi limiti.L’Organizzazione prevede:

Un Assemblea Generale in cui trovano rappresentanza tutti i paesi che vogliono farvi parte. - Inizialmente è interdetta l’adesione delle potenze sconfitte (punto in comune con la vecchia Società),

questo perché gli sconfitti dovevano portare a compimento i trattati di pace stabiliti dalle potenze vincitrici (principio stabilito nella Conferenza di Postdam) solo dopo potranno entrare a far parte dell’Organizzazione.

- Qui si pone il problema di rappresentatività, ad esempio, l’URSS è un insieme di molti stati, quindi, Stalin richiede che questi vengano rappresentati nell’Assemblea generale; gli altri si oppongono perché non si può creare un blocco di 16 repubbliche socialiste sovietiche che sono tutte componenti dello stesso macro-attore che è l’URSS. Allora si trova un compromesso: troveranno rappresentanza all’interno dell’Assemblea generale, oltre all’Urss come entità complessiva, la Bielorussia e l’Ucraina.

- Inoltre, ci sono altri paesi che non hanno partecipato alla guerra, quindi non definiti sconfitti, ma che non sono voluti es. la Spagna del dittatore Franco. Ci sarà un dibattito perché la Spagna è un sistema dittatoriale dunque la decisione sarà far attendere diversi anni prima che questa possa entrare a far parte dell’Organizzazione. L’organizzazione delle Nazioni Unite tende a porsi come organizzazioni democratica e di conseguenza essa guarda quei paesi dove vi sono sistemi democratici ma è un principio che applicato pone una serie di problemi: è difficile politicamente e moralmente per un’organizzazione, che si vuole presentare super partes, rifiutare l’entrata di un paese poiché il suo sistema politico non è apprezzato.Eppure, la Spagna non entra subito perché c’è il veto di alcuni paesi che si oppongono visto che il meccanismo per far entrare all’ONU nuovi paesi, prevede il voto dell’Assemblea generale.

L’organo più importante dell’organizzazione è il Consiglio di Sicurezza ovvero l’organo preposto ad occuparsi della sicurezza e della pace (capitolo VII della Carta delle NU).

- Esso riflette i rapporti di forza che si presentano nel 1945: chi ha vinto la guerra ossia l’idea rooseveltiana dei four policemen: USA, Urss, GB, Cina e si aggiunge la Francia (sempre nella prospettiva di dar maggior peso all’Europa e di far avere alla GB qualcuno che condivida le sue stesse posizioni europee).

- Queste 5 potenze saranno i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza e avranno il diritto di veto: il Consiglio è un organo composto da 15 membri dei quali 5 sono fissi mentre gli altri cambiano periodicamente a rotazione.

- Il Consiglio di Sicurezza non può prendere decisioni se tra le cinque potenze che dispongono del diritto di veto non c’è armonia. Il problema della Società in tal modo non viene risolto, infatti, durante la guerra fredda le due potenze si ostacoleranno a vicenda bloccando le decisioni attraverso il diritto di veto.

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- Il CdS avrà facilità operativa solo finita la guerra fredda quindi, l’idea di Roosevelt dei four policemen e l’idea di cooperazione rappresenterà un ostacolo e bloccherà il Consiglio di Sicurezza.

- Regolamento del mantenimento della pace e sicurezza internazionale: il cap. 7 carta NU stabilisce che in caso di aggressione e minaccia si attiva il Consiglio di Sicurezza che se riesce prenderà le contromisure necessarie, di diverse entità: sanzioni economiche, isolamento internazionale e misura estrema con intervento militare.

- Anche le NU, analogamente alla Società delle Nazioni, non avranno forze armate: deve chiedere in prestito i soldati ai propri stati membri che in Consiglio hanno votato a favore di tale intervento militare. Il problema è che se un paese sa, che votando a favore di intervento militare, gli verrà chiesto di prestare le proprie forze armate, sarà incentivato a non impegnarsi.

- Inoltre, tale capitolo riconosce e mantiene il diritto all’autodifesa: un paese aggredito può difendersi, ma, nel momento in cui attua le proprie contromisure difensive militari, deve informare il Consiglio affinché a sua volta questo possa intervenire e bloccare sul nascere una crisi o un conflitto tra due o più Stati; in più, il paese aggredito dovrà rispettare il principio di proporzionalità rispetto all’aggressione subita investendo della responsabilità di risoluzione del problema il CdS.

Il Diritto internazionale sembra fare un grande salto di qualità alla politica internazionale: si mettono nero su bianco dei principi che non erano stati formalizzati e che non avevano un’organizzazione superiore che si rimpegnasse a farli rispettare.

È un sistema apparentemente perfetto che ha come elemento di debolezza la dipendenza in ultima analisi della buona volontà degli Stati membri.

Un Segretariato, che ha ai propri vertici una figura che conferisce all’organizzazione i tratti della propria personalità: timore, incertezza, spirito d’iniziativa e proprio punto di vista.

Le NU si trovano subito a doversi occupare una situazione internazionale composta da diversi problemi:

- Problema di paesi che vogliono entrare ma che alcuni paesi non vogliono all’interno delle NU es. casi di Spagna e di Italia. L’Italia non può aderire finché non approvano definitivamente i trattati di pace, ma anche dopo sarà complesso a causa del veto posto dall’URSS: se l’Italia vuole entrare nelle NU e gli USA vogliono sostenere questa candidatura, gli USA si devono accertare che entrino altri paesi di interesse dell’Urss. Se non c’è uno scambio di favori, l’URSS eserciteranno il veto contro l’ingresso italiano come gli USA eserciteranno il veto di ingresso a paesi amici dell’URSS. L’Italia dovrà aspettare il 1955 per entrare ossia un momento di relativa tranquillità tra le due super potenze e quindi il via libera; lo stesso vale per gli altri paesi (le due Germanie entreranno a far parte dell’ONU nel 1973). Da un lato c’è principio nobile delle NU di un’inclusività rappresentativa e dall’altra parte la cruda realtà dei rapporti internazionali di contrapposizione tra le due superpotenze

- Devono affrontare la questione atomica . Esiste un'unica potenza nucleare: gli USA. L’Assemblea diventa arena per affrontare questa questione che ha gettato l’umanità nella paura che una futura guerra sia dibattuta con tali ordigni e le sue conseguenze sull’umanità. Questo dibattito così globale, che riguarda le vite di tutto il genere umano, viene trattata attraverso i principi della deformazione della contrapposizione tra le super potenze. Gli americani, sentendosi messi in stato di accusa, elaborano una proposta denominata il Piano Baroc: creare un’agenzia internazionale che si occupi di energia atomica e di controllo della sua produzione per evitare la sua proliferazione. I sovietici si oppongono immediatamente: il rappresentante sovietico alle NU, il sig. Gromyko, sostiene che debba essere l’Organizzazione delle NU a gestire tale situazione. In più, propone che siano le Nazioni Unite a adottare una risoluzione in cui si stabilisce che la bomba atomica è messa al bando, che i paesi membri si impegnano a non dotarsene mentre chi ce l’ha si impegna a smantellarla (in quel caso ne erano dotati solo gli USA). Pertanto, è un nulla di fatto, gli USA si oppongono alla proposta sovietica come l’URSS si oppone a quella americana: la questione rimarrà irrisolta, le NU non avranno voce in capitolo e nel tempo ci sarà una crescita del numero delle potenze che si doteranno di tale ordigno.

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Fino al 1945 abbiamo assistito ad una diplomazia di tipo bilaterale (tra 2 Stati) e multilaterale (più di due stati). La grande innovazione introdotta nello scenario globale è quella di favorire una maggiore rappresentatività sul piano internazionale di tutti i paesi e, di conseguenza, di aver dato vita a un sistema diplomatico che prende il nome di diplomazia multilaterale non riguarda solo gli Stati, ma passa per il ruolo dell’ONU che si fa promotrice di iniziative di accordi, di trattati, di diplomazia, dando così voce anche agli Stati più piccoli che attraverso i suoi canali possono farsi ascoltare.

La Carta delle Nazioni Unite viene firmata il 24 ottobre 1945 a San Francisco. Nel preambolo si stabilisce il distacco dai conflitti mondiali i quali hanno violato diritti fondamentali sia delle comunità sia degli individui; è un testo nel quale per la prima volta si fa riferimento al singolo individuo e ai suoi diritti inalienabili indipendentemente dalla loro nazionalità.

QUESTIONE TEDESCA:

- Nasce dalla divisione della Germania secondo la logica della guerra (tale principio viene anche ribadito nelle conferenze che si susseguono fino al 1945).

L’Armata rossa si è presa la parte “orientale” della Germania ossia una porzione molto consistente del territorio tedesco con una peculiarità:

Problema: Berlino è inclusa nel settore sovietico, quindi, quando i vincitori della guerra metteranno in pratica la divisione del territorio tedesco, la domanda sarà come attuare tale divisione se la capitale è circondata dai sovietici

Soluzione: viene deciso che, siccome il territorio tedesco si dividerà in quattro settori (USA, UK, FR, URSS), anche la capitale sarà divisa in quattro settori ciascuno attribuito a una delle quattro potenze.

Il vantaggio è dei sovietici perché, se USA, UK e FR vogliono arrivare al loro settore di Berlino, dovranno attraversare l’area controllata dai sovietici bisogna che le quattro potenze vadano d’accordo altrimenti c’è la possibilità di una crisi internazionale con oggetto la Germania.

GIAPPONE

- Diventa oggetto di occupazione.

In quanto paese sconfitto deve:

- rinunciare ai territori occupati in Asia centrale- subire l’occupazione alleata.

Il problema nasce immediatamente perché gli USA hanno il vantaggio che i sovietici detengono in Germania:

- gli USA sono i primi a sbarcare in Giappone (come i sovietici furono i primi ad arrivare a Berlino). - Situazione di fatto che non piace all’URSS: questa chiede di essere coinvolta nell’amministrazione del

Giappone ciò è riconosciuto sul piano formale ma negato sul piano concreto dagli USA.

Gli USA attuano delle trasformazioni radicali:

1. Il Giappone diventa una sorta di protettorato gestito dal generale MacArthur affinché esso non metta in pericolo gli interessi degli USA (non ci deve più essere un nuovo Pearl Harbour)

2. Ridimensionare l’apparato militare giapponese: quindi dell’apparato industriale l’idea è demolire le grosse concentrazioni industriali di produzione di armi

3. Nasceranno tante piccole industrie separate che si occuperanno di altro.

Questa politica di ridimensionamento del Giappone va avanti fino a che non si afferma in Comunismo in Cina con Mao. Per il momento questa è l’amministrazione americana del Giappone: dura, esclusiva e che verrà suggellata dal Trattato di pace tra USA e Giappone con cui gli americani acquisiranno la possibilità di farsi garanti della difesa del Giappone affinché gli USA si stabiliscano nella regione in questione.

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Trattati di pace :

Il Trattato di pace con il Giappone sarà una questione di esclusiva competenza con gli USA. Non ci sarà alcun trattato con la Germania perché non esiste più una Germania.

TRATTATO DI PACE CON L’ITALIA: coinvolge americani, sovietici e inglesi che hanno un unico obbiettivo ossia punire l’Italia.

- Il Regno Unito ha propositi vendicativi: deve punire l’Italia per la sua alleanza con la Germania nazista per la quale ha violato la tradizione diplomatica (secondo la quale l’Italia era in un certo senso subordinata alla GB nelle questioni del mediterraneo).

- L’Unione Sovietica non è mal disposta nei confronti dell’Italia (es. riconoscimento governo Badoglio), ma, in virtù della dialettica della guerra fredda, che già si sta manifestando, e della conoscenza che l’Italia sarà sotto influenza occidentale, Stalin non ha interessi a difendere Italia.

- Gli Stati Uniti non hanno sentimenti vendicativi nei confronti dell’Italia ma fanno un ragionamento diverso: bisogna punire l’Italia per renderla subordinata e creare i presupposti di quella che in futuro sarà la sua dipendenza strategica dagli USA.

L’Italia da che era influenzata dalla GB, passa sotto influenza americana (si noterà dalle elezioni del 1948). La differenza tra le due influenze è l’accelerazione al processo del cambiamento politico istituzionale in Italia:

- l’Inghilterra di Churchill aveva interesse ad un Italia conservatrice ancora legata alla monarchia- gli americani avviano una pagina diversa della storia italiana: i Savoia sono vecchia storia, si deve

investire su un nuovo attore politico (la Democrazia Cristiana) per controllare il fronte del PCI.

Quando si dibatte sul trattato di pace, che culmina nel 1947, c’è un Italia unificata sotto Alcide De Gasperi che, leader cristiano, raccoglie un’eredità pesantissima visto che sul finire della guerra ad essere in dubbio è anche l’integrità territoriale italiana:

o gli iugoslavi hanno occupato Trieste. o Le colonie sono occupate dalle forze inglesi o nel versante nordoccidentale (Val D’Aosta) c’è forte pressione francese. o il confine settentrionale tornerà ad essere un confine con l’Austria, non più con la Germania.

Sono grandi problemi che il governo De Gasperi, con il Ministro degli esteri Sforza, deve affrontare in sede di trattato di pace.

L’idea degli alleati è che l’Italia debba pagare le sue colpe: nasce un dibattito è l’Italia responsabile del fascismo e della guerra o no? Ci sono intellettuali, come Benedetto Croce, che si oppongono a tale visione, e sostengono che nel contesto della storia italiana il fascismo è solo una parentesi e quindi non si può far pagare un intero paese per una parentesi (durata 20 anni). Il ragionamento alla base è che si deve evitare di punire l’Italia per non sacrificare quella tradizione democratica (tipica della storia italiana liberale) che sta rimettendo le basi per la ricostruzione della democrazia stessa.

Togliatti, in questa fase, ha un atteggiamento di grande responsabilità: sulle questioni di confine cerca di chiamare in causa l’influenza dell’URSS (che comunque sostiene la Iugoslavia) ma, nonostante ciò, continuerà a contribuire alla costruzione della nuova Italia fino alla fase democratica e repubblicana. Al termine di tale processo (che culmina con la Costituzione) avverrà la spaccatura ideologica all’interno del paese.

De Gasperi e Sforza risolvono questi problemi:

1. Le pressioni francesi sulla Val d’Aosta sono respinte grazie all’aiuto americano nel 1947 arriva la dichiarazione dell’amministrazione Truman: gli americani hanno a cuore e vogliono difendere l’integrità e l’indipendenza italiana (chiunque abbia mire in più dovrà vedersela con gli USA).

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I francesi negano di aver avuto obbiettivi su quella parte dell’Italia ma hanno per interesse che l’Italia accetti la sua posizione subordinata come paese mediterraneo rispetto alla Francia. In più l’Italia cede due piccoli paesi alpini: Briga e Tenda.

2. Confine con l’Austria rivisto: l’Austria alla fine della guerra è considerata come prima vittima della Germania e non come sua complice (discutibile perché avevano voluto l’Anschluss) perché, per una serie di ragioni strategiche fondate, gli alleati ritengono sia necessario non punire troppo l’Austria.Le potenze vincitrici acconsentono che Austria e Italia risolvano direttamente tra loro il problema e con una grande abilità ciò avviene: nel 1946 si firma il Trattato de Gasperi - Gruber che conferma il confine italo-austriaco (della Prima guerra mondiale) con l’impegno dell’Italia di rispettare e riconoscere l’identità culturale/linguistica delle popolazioni austriache che resteranno sotto sovranità italiana. Questo trattato è inserito nel Trattato di pace dell’Italia.

Poi ci sono le parti più dure sulle quali De Gasperi ha meno possibilità di vittoria:

3. Le clausole militari: l’Italia viene ridimensionata potrà avere solo 250.000 uomini in armi nell’esercito, un numero limitati di aerei, un tonnellaggio delle navi limitato e soprattutto il divieto di dotarsi dell’ordigno atomico. Il fine delle clausole militare è porre l’Italia nelle condizioni di non potersi difendere con i propri mezzi poiché, chi impone tali restrizioni, lo fa affinché ci sia poi il presupposto per dichiarare che la difesa italiana sarebbe stata responsabilità di un altro paese: gli USA.

4. la questione coloniale: il trattato di pace stabilisce il principio della perdita dei diritti dell’Italia sulle proprie colonie. È un principio al quale De Gasperi cerca di opporsi, non perché colonialista, ma perché fa un ragionamento politico: tutta l’Italia insorge contro l’idea di perdere le colonie come conseguenza della perdita della guerra; non si tratta di dare soddisfazione alle istanze indipendentiste delle popolazioni sottomesse, ma privare Italia delle sue colonie per farne qualcos’altro (bottino di guerra). Per una difesa De Gasperi fa una scelta strategica ossia tentare la difesa delle colonie conquistate in epoca liberale (quindi non l’Etiopia conquistata in epoca fascista): Libia, Eritrea e Somalia. De Gasperi chiarisce che il colonialismo italiano è stato demografico, di popolamento, di cittadini che vanno in Africa a cercare il lavoro che non si trovava in Italia. È una linea che non convince molto i vincitori, i sovietici sono indifferenti, gli inglesi sono contrari perché hanno già piani per quelle colonie, gli americani pensano che l’Italia sia troppo debole per mantenere delle colonie quindi consigliano di rinunciare alle colonie per l’interesse di investire in riforme interne. La discussione è forte ma alla fine si arriva ad una decisione perché l’ultima parola spetta all’Assemblea generale delle NU la diplomazia italiana trova un compromesso con gli inglesi: Accordo Bevin-Sforza:

- Libia: Italia ha amministrazione fiduciaria (è il compito che l’ONU dà ad una potenza coloniale affinché amministri il territorio per portarlo all’indipendenza) sulla Tripolitania, e amministrazione fiduciaria inglese sulla Cirenaica (in confine con l’Egitto quindi preme molto agli interessi della GB).

- Italia ottiene l’amministrazione fiduciaria sulla Somalia che di tutte le colonie italiane è la più povera (nessuno la vuole). L’Italia vuole dimostrare di essere diventato paese democratico e virtuoso impegnandosi a sviluppare il territorio della Somalia affinché in dieci anni questo raggiunga l’indipendenza.

Su queste basi l’accordo con gli inglesi viene raggiunto, ma deve essere approvato dall’Assemblea Generale delle NU che clamorosamente lo boccia (si suppone per interventi sotterranei da parte di potenze contro). Le conseguenze:

- Libia agli inizi degli anni ‘50 diventerà indipendente e a seguire anche gli altri paesi l’Italia perde le colonie

- Risultato nell’interesse dei vincitori: per gli americani perché vedono un Italia non più gravata da problemi che non sa gestire; gli inglesi perché vogliono sotto la loro influenza la Libia indipendente che diventerà satellite della GB nel mediterraneo.

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Il Trattato di Pace imposto dai vincitori ai vinti viene firmato a Parigi il 10 febbraio del 1947 dall’ambasciatore Meli, il quale, indignato, chiarisce che firma ma che la ratifica del Trattato dovrà essere approvata definitivamente dal nuovo Parlamento italiano.

Momento di umiliazione per gli italiani: fine dell’illusione della famiglia Reale, e dei suoi seguiti, di poter eludere le possibilità della sconfitta.

(25.10.19)

5. Questione di Trieste: Trieste era una delle ragioni per cui si è combattuta la Prima guerra mondiale (con 600.000 caduti) e per la quale l’Italia ha dibattuto con gli alleati di allora.

- Sulla fine della guerra, sfruttando il disastro delle armate italiane, le truppe iugoslave di Tito approfittano della situazione ed occupano Trieste. Alla fine degli anni ’40, Trieste diventa uno dei primi fronti della nascente guerra fredda perché la Iugoslavia, come stato comunista guidato da Tito, ritiene di essere sostenuta dall’URSS nella rivendicazione di Trieste (Stalin si comporterà in modo ambiguo: a Stalin non piacevano i leader comunisti che volevano una certa autonomia da Mosca, Tito invece vuole la propria autonomia poiché per lui la Iugoslavia si è liberata da sola e non ha debiti con la Russia).

- L’Italia si appella ai suoi “nuovi alleati” con i quali ha un rapporto di odio e amore (sono alleati ma stanno imponendo un trattato di pace molto duro). Il problema è che non c’è sicurezza sulla possibilità che francesi, inglesi e americani prendano con decisione le difese dell’Italia poiché questi avrebbero potuto preferire un compromesso con la Iugoslavia di Tito a causa del suo rapporto con l’URSS e del fatto che Trieste sta diventando il primo fronte di tensione della nascente Guerra fredda è un problema più grande rispetto a italiani e Iugoslavi.

- Il trattato di pace stabilisce, per quanto riguarda Trieste, la creazione di un “TLT – territorio Libero di Trieste” (è riproposta la soluzione simile a quella data alla fine della Prima guerra mondiale nella questione di Fiume). Trieste sarà sotto amministrazione internazionale che dipenderà dalle Nazioni Unite. Sarà il CdS a nominare un governatore che poi amministri autonomamente quel territorio.Problema: prima dell’applicazione del principio di TLT, Tito si è ritirato da una parte del territorio di Trieste che subito dopo andò sotto occupazione delle forze occidentali. Per tale motivo, per realizzare questo piano, tutti i contingenti militari di queste potenze devono ritirarsi dal territorio a ciascuno assegnato difficile: nessuno si fida dell’altro. Il governo De Gasperi cerca in tutti i modi di spingere le potenze occidentali a non ritirarsi dalla parte del territorio triestino che stanno occupando perché la paura italiana è che, una volta queste si sono ritirate, Tito decida di prendere tutto il territorio impedendo la nascita della TLT. La questione è che se De Gasperi preme sulla non ritirata delle forze occidentali, impedisce anch’egli l’applicazione della TLT stessa.

- La svolta è nel 1954: Stalin muore e la Iugoslavia non sembra più così interessante (come Stato autonomo che cerca ad immettersi nello scenario internazionale). Gli USA guardavano con curiosità a Tito per la sua capacità di restare autonomo rispetto a Mosca quindi, vigevano anche accordi commerciali tra i due - ad esempio per forniture militari - in aggiunta, iniziò a circolare l’ipotesi dell’entrata della Iugoslavia nella NATO. Nel 1954, L’Italia non è più governata da De Gasperi ma ha al governo Pella, uomo aggressivo e duro, che cambia atteggiamento su Trieste: vuole che gli alleati si schierino con decisione al fianco dell’Italia smettendo di fare compromessi con la Iugoslavia di Tito.Pella pone delle pressioni sugli occidentali fino a minacciare di far tenere nella parte italiana di Trieste un plebiscito (dando per scontato che la popolazione votasse per l’appartenenza all’Italia) rendendo la crisi di Trieste ancora più seria. Queste pressioni inducono le potenze occidentali ad essere più risolute l’accordo di Londra del 1954 stabilisce la definitiva spartizione di Trieste tra Italia e Iugoslavia: si decide, contravvenendo a ciò che era stato deciso nel trattato di pace, che non ci sarà il TLT ma verrà restituita all’Italia la parte del territorio triestino occupata dagli occidentali (settore A) mentre la parte occupata dagli iugoslavi resta a questi.

- La questione di Trieste si trascinerà sino al 1975: in quest’anno con il Trattato di Osimo l’Italia riconosce definitivamente che non ha più pretese sul settore B di Trieste – perdendo Istria e Fiume (a vantaggio della Iugoslavia).

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La soluzione è che a causa della Seconda guerra mondiale l’Italia perde una buona parte di una delle città per la quale si è combattuta la Prima guerra mondiale.

- È uno dei prezzi più cari che l’Italia paga per le sue responsabilità internazionali (IIW) e per gli interessi e le volontà delle potenze della Guerra fredda i quali prevalgono sempre.

Il Trattato di pace viene ratificato scatenando un dibattito parlamentare violento a causa della reazione nazionalistica (Benedetto Croce) mentre De Gasperi, che si è battuto contro il trattato di pace, sostiene che con la ratifica l’Italia ora può voltare pagina e cominciare ad essere credibile nel formare una nuova politica estera che prenda le distanze dal fascismo e dalla Seconda guerra mondiale.

Tipo di Politica estera del governo De Gasperi. I valori principali sono:

- la pace- il dialogo tra i popoli- la collaborazione economica- l’importanza del dialogo diplomatico- una politica non aggressiva ma non priva di ambizioni cercherà di rilanciare il ruolo internazionale

dell’Italia nel Mediterraneo soprattutto con i paesi ad esso collegati

La grandezza di De Gasperi in PEST è nella capacità intuitiva: egli lotta per le colonie perché in quel modo sa di dare soddisfazione ai nazionalisti italiani mentre respinge le critiche strumentali dei comunisti che lo incalzano per mettere in difficoltà il governo (non è facile lottare per le colonie perché il problema è che è una battaglia impari).

Allo stesso tempo egli non è colonialista e sa che quando non ci saranno più le colonie, potrà attuare una PEST “democratica” di rispetto di tutti i paesi, di collaborazione e, difatti, perse le colonie, De Gasperi lancia una politica estera che per l’indipendenza di queste contro le potenze che invece le mantengono (come la GB e la FR).

L’Italia ora ha il vantaggio di potersi porre ai paesi arabi come uno Stato non più colonizzatore che ora vuole cooperare economicamente operando allo stesso livello senza sfruttamenti politica postcoloniale di grosso successo che dalla seconda metà degli anni ’50 si chiamerà Neo atlantismo (Enrico Matteri). Da sottolineare è la capacità di De Gasperi di utilizzare la sconfitta come un punto di partenza in politica estera senza colonie l’Italia sarà preferita nei rapporti con i paesi del terzo mondo rispetto alle potenze coloniali.

(sono tutti fenomeni che si intrecciano).

Punto di convergenza del tentativo dell’Italia di ripartire dopo la Seconda guerra mondiale come sistema democratico chiamato a fare una scelta internazionale (e lasciarsi alle spalle il passato per costruirsi un futuro): le elezioni 18 aprile 1948 tutto è in discussione.

Come si arriva alle elezioni:

Nella prima metà del ’47 c’è stata una svolta politica De Gasperi è andato negli USA più volte in rapida successione:

- ha avuto promesse di aiuti economici- al Ministero degli esteri statunitense è possibile che gli sia stato chiesto che i comunisti uscissero dal

governo.- De Gasperi vuole un rapporto esclusivo e bilaterale con gli USA

Si arriva alle elezioni in l’Italia che, senza aver ancora fatto alcuna scelta di politica estera ufficiale (da che parte stare tra i due blocchi), è un paese che la Guerra fredda ce l’ha già al proprio interno per:

- La questione di Trieste (che nel ’48 è ancora instabile), - gli strascichi del Trattato di pace, - gli aiuti economici americani che sono un’ipoteca sulle scelte in politica estera poiché l’Italia non può

farne a meno.

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Gli elettori devono scegliere il blocco nel quale stare: occidentale, filosovietico o neutrale: POLARIZZAZIONE:

- da un lato c’è un nuovo partito guidato da De Gasperi di ispirazione cristiana, che ha una vocazione pacifista, antimilitarista e anticomunista. Di conseguenza, per la DC la scelta filoamericana è quella più fattibile perché in più, i comunisti sono anche atei. Nella DC ci sono varie correnti: una filo atlantista, una più neutralista, una progressista, però la DC si pone come blocco che propone alle elezioni la soluzione attraverso una politica estera filoccidentale.

- Dall’altro lato si forma un blocco di forze di sinistra progressiste: comunisti di Togliatti e socialisti guidati da Nenni. Questi non hanno stessi pensieri in politica estera: Togliatti è filosovietico ma sa che non è realistico che l’Italia finisca sotto l’influenza sovietica, però vuole prendersi il governo; Nenni vorrebbe una politica estera super partes ossia nessuno schieramento italiano tra i due blocchi cercando alleanze in altri paesi europei (ha feeling con i laburisti britannici si batterà molto affinché l’UK entri nella CEE). Nenni non aveva ancora capito che i laburisti saranno i promotori dell’atlantismo e degli USA.

La propaganda condotta durante il periodo di campagna elettorale dai due lati fu molto forte:

- L’URSS, per sostenere il partito comunista nelle elezioni italiane, arriva a prospettare la restituzione delle colonie all’Italia. In realtà all’URSS era indifferente la questione coloniale ma è un’ambiguità rispetto all’ideologia comunista: i comunisti sono contro l’imperialismo ma, affinché il partito comunista sopravviva, i sovietici sono disposti a proporre tale possibilità.

- Risposta americana : gli italiani vogliono Trieste perché è un pezzo di patria che fu conquistato con il sangue nella IWW. Gli americani, a conoscenza della proposta sovietica, affinché si impedisca al partito comunista di vincere le elezioni, promettono di dare all’Italia tutto il territorio libero di Trieste.

Elezioni: voto degli italiani decisivo per governo e politica estera. Vince la Democrazia Cristiana che diventerà il partito più importante dei governi italiani della cosiddetta “I Repubblica” ma in realtà durante tutto il periodo della Guerra fredda tutti i governi si costruiranno sulla DC.

La Guerra fredda viene interiorizzata dalla politica italiana e la prova di ciò è la sconfitta della sinistra che sarà definitiva poiché l’Italia, aderendo al blocco filooccidentale, non potrà più far partecipare il Partito comunista alla formazione del governo estromissione dei comunisti dal governo – solo negli anni ’70 con Berlinguer si parlerà di un possibile riavvicinamento dei comunisti al governo poiché a guida della DC in quel momento c’è Aldo Moro, favorevole alla formazione di una maggioranza con i comunisti affinché si applichino riforme sociali.

In tali elezioni l’Italia entra a far parte della costituenda alleanza filooccidentale: una delle conseguenze di lungo periodo è che un paese in cui la più importante forza di sinistra, radicata nella società, viene estromessa dal governo vedrà limitazioni di riforme sociali.

Avviene il referendum che dà luogo alla Repubblica e alla Costituzione:

Costituzione Italiana sulla Politica Estera: frutto del compromesso tra le principali forze politiche (si sente l’influenza del PC e PS, insieme alla cultura cattolica e liberale).

L’Italia ripudia l’uso della forza come mezzo di risoluzione delle controversie: prende le distanze da ciò che fu fatto durante il ventennio fascista. Sono ammesse limitazioni alla libertà e all’autonomia ma solo quando decise dalle NU.

La Costituzione non fa riferimento all’Europa C’è il richiamo alle Nazioni Unite che sono organo al quale rimandare una parte della propria sovranità

in politica internazionale in caso di crisi internazionali la politica estera si rimanda alle Nazioni Unite. L’Italia, affinché si rialzi nel piano internazionale, si affida al principio della diplomazia multilaterale ossia di una diplomazia che passa attraverso le Nazioni Unite.

IN EUROPA ORIENTALE:

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Procede la costruzione del blocco sovietico che in larga parte già realizzato come logica conseguenza della Seconda guerra mondiale l’URSS non si era mai ritirata dai paesi dell’Est Europa

Democrazie popolari:

Inizia una fase di ricostruzione politica che trasforma i paesi conquistati della Seconda guerra mondiale in paesi satelliti dell’URSS ridenominati “democrazie popolari”.

Nei paesi dell’Europa centrorientale non vi era la forte presenza di partiti comunisti, dunque, come si possono creare dei sistemi basati sull’ideologia comunista se in quei paesi il comunismo non c’è mai stato? Imponendolo con la forza (ovviamente ci sono state delle legittimazioni da parte dell’URSS).

Sul piano della dottrina comunista è stabilito che non ha importanza se in questi paesi, tipo la Polonia e la Cecoslovacchia, il comunismo è debole: l’Armata rossa è una forza in sé rivoluzionaria perché dove c’era l’invasore nazista essa l’ha sconfitto è un pretesto teorico per giustificare il fatto che i sovietici occupano questi paesi anche dopo la guerra.

Definiamo “democrazie popolari” quei paesi dell’Europa centrorientale che, a seguito della presenza permanente dell’Armata rossa, sono stati convertiti al sistema sociopolitico comunista e di conseguenza sono ora sotto influenza sovietica.

Stalin attua delle elezioni ma tale conversione è avvenuta attraverso delle consultazioni popolari: inizialmente ci sono partiti comunisti di minoranza, che formano una coalizione attraverso la quale arrivano al governo, e, una volta al governo, si garantiscono i ministeri chiave (giustizia, politica estera, interni). Appena il controllo sulla società è garantito, si rifanno le elezioni e il partito comunista popolare vince con percentuali altissime: così la democrazia popolare è compiuta poiché si afferma il partito unico (gli altri o sono stati cancellati o assorbiti).

In alcuni casi è realizzato in maniera indolore, in altri casi con la violenza: caso della Cecoslovacchia (1948). Questo è il paese più insofferente a tale processo anche se è l’unico paese dove i comunisti a livello locale già erano presenti. Infatti, tanta è l’insofferenza rispetto all’influenza sovietica che l’URSS è costretta a realizzare un colpo di Stato.

Avviene nel 1948. Primo campanello d’allarme delle modalità che i sovietici vogliono applicare per il controllo delle democrazie popolari. È la prima crisi cecoslovacca (poiché vent’anni dopo ce ne sarà un'altra) Masaryk, padre fondatore del paese cecoslovacco viene ritrovato morto o verosimilmente assassinato poiché era uno dei leader che si stavano opponendo alla dominazione sovietica sul proprio paese.

Il sistema è applicato ovunque: culmina in trattati bilaterali di alleanza con i quali si stabilisce che la presenza dell’armata russa diventa definitiva l’URSS si assume la responsabilità di garantire la difesa di questi paesi.

- Uniche due eccezioni: Iugoslavia e Albania che restano insofferenti rispetto questa dominazione sovietica. Sarà solo dopo la morte di Stalin che verrà tentato un riavvicinamento tra URSS e Iugoslavia anche se questa difenderà sempre la propria autonomia di politica estera (restando paese comunista) poiché ha un sistema completamente diverso da quello sovietico esso è decentrato e riconosce le autonomie perché è un insieme di differenti etnie che coesistono solo se vengono riconosciute loro forme di autonomia.

LA GUERRA FREDDA

“Cold War” (Walter Lippmann): tra USA e URSS vi è una situazione di tensione e “congelamento” di rapporti che pone le basi di una possibile guerra che nella realtà non verrà mai combattuta direttamente. C’è una contrapposizione politicoideologica, economica e geopolitica ma non c’è una guerra né in questa fase né per tutta la sua durata.

Primi punti geografici in cui possiamo ritrovare gli inizi della Guerra fredda:

1. Trieste 2. Berlino

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1946: discorso di Churchill dove egli dichiara che sta calando in Europa una “Cortina di Ferro” ossia la divisione fisica dell’Europa in due blocchi, uno sovietico e uno americano.

Ci sono poi quei paesi che determinano l’inizio della Guerra fredda poiché causano una reazione americana:

3. minaccia che colpisce la Grecia e la Turchia, la Guerra fredda inizia nel mediterraneo orientale. - La Grecia, al termine della Seconda guerra mondiale, precipita in una guerra civile con la presenza di un

forte partito comunista potrebbe andare sotto influenza di un partito comunista locale (non sovietico!) ma alla fine questo è sconfitto e viene messo fuori legge.

- La Turchia confina con l’URSS, e per la questione degli stretti e dello sbocco nel mediterraneo, subisce una forte pressione sovietica al confine. Si comincia a temere che questa possa finire come democrazia popolare.

Per prestare soccorso a questi paesi gli americani cominciano a programmare la reazione al fatto che l’URSS sta dilagando in Europa.

Amministrazione Truman: dopo il nazismo, il nuovo grande nemico è l’URSS di Stalin.

Gli USA ritornano alla teoria secondo la quale gli europei si mettono sempre nei guai, solo che ora la minaccia è sovietica, non più nazista, e alla fine decidono di intervenire.

- È la prima volta che gli americani restano in Europa dopo la fine di una guerra poiché stavolta Truman stabilisce il bisogno di restare in pianta stabile sul suolo europeo per evitare che l’URSS passo dopo passo si prenda tutta l’Europa.

- Uno storico sostiene che, alla fine della IIW e durante la Guerra fredda. quello che nasce è un Impero su invito da parte degli europei sono gli europei che hanno bisogno degli americani i quali rispondono a tale necessità.

- Altra tesi è che è nell’interesse degli USA prevenire la definitiva egemonia sovietica su tutta l’Europa poiché l’URSS è minaccia anche nei loro confronti.

- Il concetto che meglio rappresenta il rapporto che nasce in Guerra fredda sulle sponde atlantiche è quello dell’integrazione Empire by Integration: costruire una grande comunità atlantica fondata su due pilastri: USA e EU occidentale.

Reazioni americane:

Gli americani si organizzano perché capiscono, con l’amministrazione Truman, di essere in una guerra fredda, ossia in una competizione con l’URSS che potrebbe concludersi con una guerra a causa dell’idea secondo la quale quello che sta avvenendo in Europa orientale sotto azione dell’URSS è pericoloso e può essere fermato solo attraverso la forza.

1947, nascita della CIA creazione della guerra fredda. L’intelligence americana nasce come prima risposta alla minaccia sovietica poiché “SAPERE è POTERE”, ossia raccogliere informazioni in tempo utile prima che sia troppo tardi su come il comunismo avanza nei paesi è fondamentale.

George Kennan è un diplomatico che si trovava a Mosca nel ’46. Egli dà un forte contributo alla presa di coscienza dei rischi che gli USA corrono con la Guerra fredda. Kennan non è l’ambasciatore americano a Mosca, ma è un consigliere diplomatico che, trovandosi a Mosca, è in una posizione privilegiata per capire l’intenzione dell’URSS. Egli nel 1946 scrive una lunghissima relazione, che invia al Dipartimento di Stato, su quello che succede in URSS. Il documento è denominato long telegram e dice: 1. Il Sistema sovietico e il popolo sovietico sono due entità distinte: tutto quello che l’URSS fa

all’interno del proprio sistema e nel mondo è volontà dell’élite del Cremlino e quindi di Stalin, la gente comune subisce soltanto perché il sistema sovietico è un sistema autoritario.

2. Stalin è aggressivo per una motivazione storica: l’URSS, come faceva in epoca zarista la Russia, percepisce il mondo occidentale come una minaccia, l’area della liberaldemocrazia, estesa dall’EU centrale agli USA, è più ricca, evoluta e avanzata. Per tale motivo Stalin pensa che occupando lo spazio nel mezzo (EU orientale) porrà l’URSS al riparo dal confronto con tale area che minaccia il suo sistema, di un mondo intrinsecamente migliore di quello sovietico – è come se Stalin si mettesse dal punto di vista di un cittadino sovietico. Riassumendo: l’aggressione nasce dall’insicurezza. È

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presente la speranza che un giorno i sovietici possano destarsi e opporsi a tale sistema autoritario che li opprime e che mette in pericolo la sicurezza internazionale.

3. Nella Conclusione egli riesce a convincere chi riceve il rapporto sulla possibile risposta a tale situazione: il sistema sovietico deve essere contrastato non sul piano strategico ma su tutti gli altri ambiti. Se il sistema sovietico è accentrato, autoritario e la popolazione subisce, bisogna costringere il potere politico sovietico ad una competizione sul piano di sviluppo economico, delle libertà individuale, del tenore di vita elevato, sul piano culturale, quindi, in tutti gli ambiti dove si possa favorire una crisi dei rapporti tra chi governa e chi è governato.

Il telegram arriva a Truman che ne resta impressionato. Nel 1947, una versione rivista verrà pubblicata sulla rivista Foreign Affairs con uno pseudonimo.

Formazione del blocco euroamericano e i piani (economico e strategico):

1. Questione economica : si cerca di riorganizzare il sistema economico-finanziario ossia il sistema Bretton Woods del 1944.

- Stabilisce il dollaro come nuovo strumento di pagamento internazionale la guerra fa’ dell’economia americana la più forte del mondo. Si stabilisce la convertibilità del dollaro con l’oro e con le altre monete ad un tasso fisso (gli USA durante la guerra hanno fatto razzie di oro).

- A questo sistema si oppone Keynes: tale soluzione del dollaro come riferimento negli scambi creerà dei problemi poiché significa che è legato all’andamento dell’economia americana che non è detto che vada sempre bene – perché non creare una moneta di tutti non riconducibile ad un paese? Ovviamente nessuno lo ascolta. Questa è la premessa.

- 1947: Truman annuncia al Congresso la decisione di sostenere la ripresa economica europea (ossia di quei paesi usciti distrutti dalla guerra) Piano Marshall, non è un grosso sacrificio per gli americani. Gli americani per dimostrare la loro supremazia economica concedono aiuti a fondo perduto (differenza con piani Dawes e Young del primo dopoguerra). In più utilizzano questo piano come una mossa politica: gli aiuti sono riservati a chiunque ne faccia richieste, anche all’URSS e ai paesi ad essa sottoposti (le democrazie popolari).

- Il piano Marshall è anche campagna di propaganda per promuovere gli USA come il paese che aiuta tutti ma c’è un’unica condizione: i paesi interessati devono aderire ad una organizzazione internazionale che funga da organo di coordinamento economica nella gestione di tali fondi (OECE – Organizzazione Europea di cooperazione Economica). Questa condizione posta dagli americani fa capire che in tale fase gli americani sono interessati a promuovere un processo di integrazione continentale perché concepiscono l’integrazione europea come funzionale alla costruzione di una comunità atlantica forte e solida che regga contro l’URSS (meglio un Europa forte che in piccoli deboli stati nazionali influenzati dall’URSS). Risposta Blocco sovietico:

- il Piano Marshall è interpretato come atto di ostilità da parte americana poiché è la prova della tendenza egemonica economica degli USA.

- il Leader sovietico Zdanov esprime questo concetto: gli americani stano costruendo una sfera imperialista capitalista e si deve fare una crociata ideologica contro essa.

- Conseguentemente, l’URSS non partecipa agli aiuti ma impedirà ad alcune democrazie popolari di beneficiarne (come Cecoslovacchia e altri paesi).

Si stanno consolidando queste due aree dove entra in gioco anche la dimensione economico finanziaria ambito nel quale gli USA hanno più facilmente partita vinta.

2. Questione strategica:

Nel 1948 c’è, a dimostrazione della divisione di sfera di influenza, avviene quella considerata la prima crisi della guerra fredda.

Prima crisi di Berlino, 1948-1949

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Alla Germania, e a Berlino, smembrate in parti diversi, viene negata una possibile prospettiva di unificazione tedesca.

Man mano che aumenta la competizione tra URSS e USA, i contatti che avvengono tra i due causano problemi.Iniziativa blocco occidentale:

- USA e Francia manifestano un certo interesse nell’unificazione di un possibile stato tedesco occidentale dei territori nelle mani alle potenze occidentali. Ci sono varie interpretazioni: i francesi voglio uno Stato federale, mentre USA e UK sono favorevoli ad uno Stato accentrato.

- Punto di svolta: introdotto un marco occidentale che vale per tutti e tre i settori unificazione monetaria dei tre settori tedeschi sotto la valuta Deutch Mark.

Reazione sovietica:

- Ostilità: le intenzioni occidentali di riunificazione dei settori loro dati, mettono in crisi l’URSS perché l’economia della Germania occidentale diventerebbe più forte rispetto a quella orientale. Di conseguenza, Stalin, che controlla gli accessi a Berlino, per ritorsione blocca gli accessi alla capitale circondandola con l’Armata rossa. Berlino così non è più accessibile agli occidentali a causa del fatto che per arrivare alla capitale le i paesi in questione devono attraversare la parte controllata dai sovietici.

- Ora i settori occidentali di Berlino vengono isolati e la popolazione è a rischio a causa della mancanza di provviste per il Diritto internazionale ciò significherebbe minaccia di guerra (uso della forza).

Risposta americana:

- Truman non si lascia intimorire e formula una soluzione strategica: il Ponte Areo quello che non può raggiungere Berlino via terra, arriverà a Berlino Ovest con gli aerei.

- Chiarisce che spetta a Stalin decidere se abbattere tali aerei o meno ma, la minaccia è che, nel caso di un solo aereo abbattuto, tale atto sarà interpretato come aggressione (guerra).

Risoluzione della crisi:

Successo americano: Stalin sa di non essere il più forte e in più non vuole una guerr quindi subisce la sconfitta e consente il rifornimento di Berlino Ovest.

Conseguenze: accelera il processo di ristrutturazione della Germania.

- nel 1949 con un provvedimento denominato “Legge Fondamentale” il blocco occidentale unifica i tre settori (inglese, francese e americano) della Germania occidentale: nasce la Repubblica Federale Tedesca (come voluto dai francesi di tipo federale).

- Stalin reagisce subito e riorganizza i territori tedeschi orientali: nascita della Germania dell’Est, e quindi, della Repubblica Democratica Tedesca.

Nel 1952 c’è una svolta:Stalin, prima di morire, attua un rilancio diplomatico per la risoluzione della questione tedesca: la Nota per la Pace e propone:

- l’URSS è favorevole ad uno Stato unitario tedesco ma di tutta la Germania vecchio stato tedesco può risorgere unificato, indipendente.

- L’URSS è favorevole anche al riarmo di questo nuovo Stato (e la Francia si caga sotto).

C’è una condizione: Germania come stato NEUTRALE, né filosovietico né filoccidentale. Stalin va molto oltre ciò che si aspettava.

La risposta occidentale è negativa:

o la più forte opposizione alla Nota per la Pace non viene dagli americani, ma dai tedeschi occidentali e il leader della Germania occidentale ossia Conrad Adenauer uno dei padri fondatori della integrazione europea. Egli con grande coraggio chiarisce che non baratterà la sovranità del suo paese con l’unità;

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preferisce aspettare il momento in cui la Germania sarà unita ma anche sovrana (nessuno potrà imporgli che politica estera fare).

(28.10.19)

La situazione è cristallizzata: uno Stato ad Ovest ed uno ad Est. Tale dibattito diventa il centro della storia della Guerra fredda perché alla fine anni degli ’40 si comincia, nel versante occidentale, a lavorare al secondo pilastro della comunità atlantica (primo pilastro è quello economico con i Piani Marshall del ’47): un’alleanza militare difensiva che leghi gli USA ai paesi dell’Europa occidentale: l’Alleanza Atlantica o NATO.

Percorso di NASCITA della NATO:

Il percorso della nascita della NATO è complesso. Quando in Europa si comincia a pensare all’ipotesi di dar vita ad una nuova alleanza ci sono due tendenze:

1. Tendenza per la quale il timore di una terza minaccia mondiale da parte della Germania sia motivo per instaurare un’alleanza difensiva nonostante questo paese ora sia smembrato.

Questo timore nei confronti della Germania porta nel 1947 ad una prima alleanza tra GB e Francia: Patto di Dunkirk, quando nasce è solo una paura ancestrale perché un po’ più a est emerge la minaccia dell’espansionismo sovietico in Europa

2. Tendenza sotto la pressione americana per la quale il motivo di tale alleanza sia da ritrovarsi nella minaccia sovietica, non più quella tedesca.

Dibattito tra USA e GB: Sono due paesi che hanno una “special relationship” che si rafforza ancor di più nel secondo dopo guerra. Tale relazione è basata su una affinità culturale, geopolitica, sulla propensione al prendere le distanze dall’Europa e sul modo in comune di vedere le questioni europee.

MacMillan paragona gli inglesi alla Grecia classica e gli americani agli antichi romani: senza la Grecia classica, non ci sarebbe stata Roma, ma ad un certo punto la Grecia ha passato il testimone di potenza a Roma che è divenuto poi impero.

- è nell’interesse inglese che gli americani si impegnino a difendere l’Europa occidentale.

Su questa base si inizia a riflettere per una grande alleanza atlantica: il patto di Dunkirk (anglofrancese e antitedesco) si allarga 1948 nasce il Patto di Bruxelles:

- prima importante alleanza europea postbellica che dà vita ad un’unione occidentale di alleanza difensiva tra quattro paesi: GB, Francia, paesi del Benelux.

- Più che per una reale difesa, gli europei si alleano per rendersi il più interessanti possibile agli americani ai quali non interessa trattare con gli europei singolarmente bensì vogliono formare rapporti strutturali con un nucleo di paesi europei.

Nello stesso periodo iniziano i colloqui per una grande alleanza formata da solo tre paesi: USA, GB, Canada quindi paesi del Nordatlantico. Questi colloqui danno vita ai Pentagon Talks in cui si concepisce quella che sarà la futura alleanza atlantica, quali paesi aderiranno e chi dovrà restarne fuori.

ITALIA:

Non fa parte del patto di Bruxelles come la Germania perché sono paesi sconfitti che devono ancora pagare per le loro cattive azioni. La posizione italiana è meno pesante rispetto a quella tedesca, in Germania ci sono due paesi con limitata sovranità e nessuno pensa che possano essere coinvolti in un’alleanza militare. All’Italia invece viene chiesto di far parte di questo processo costruttivo. l’Italia è interessata ad essere coinvolta in una grande alleanza europea e atlantica?

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- Non c’è risposta chiara e netta, perché il dibattito avviene in una fase travagliata della politica italiana (clima elettorale del ’48); De Gasperi in campagna elettorale non può dire niente rispetto all’alleanza ma dice solo che farà dell’Italia un paese libero con una politica estera pacifica.

Il primo ad esserne perplesso è proprio De Gasperi: egli è pacifista e non crede sia una cosa giusta far aderire l’Italia ad una nuova alleanza militare dopo il periodo del fascismo. De Gasperi si domanda se, nel caso di attuazione di una politica estera super partes, l’Italia possa restarne fuori e, in più, egli è più predisposto a coltivare un rapporto privilegiato con gli USA.

Questa è la risposta data agli USA e GB da De Gasperi alla domanda di partecipazione

- Tale risposta viene criticata: il Ministro degli Esteri britannico Bevin, fondatore dell’alleanza atlantica, risponde che l’Italia non può imporre condizioni perché è un paese sconfitto che per superare tale condizione, e per recuperare la sua sovranità, dovrebbe essere predisposto a cooperare su tutti i piani.

In Italia ci sono diverse posizioni:

- Quaroni (quello che andò a Mosca alla fine della guerra) è molto positivo: sostiene che l’Italia debba aderire senza stabilire condizioni poiché non solo è una grande opportunità, ma anche perché l’Italia non è in grado realisticamente di porre condizioni.

Il Ministro Bevin, alla risposta di De Gasperi, riafferma la sua opinione sugli italiani che, invece di collaborare per rialzarsi, vogliono continuare a dettare condizioni. L’Italia effettivamente pagherà ad un prezzo caro la mancata adesione al Patto di Bruxelles, ma, se si osserva la situazione generale, tale scelta riflette la situazione politica italiana influenzata, dalla presenza della DC pacifista, e di un forte partito comunista.

- Dall’altro lato c’è Brosio, importante diplomatico italiano, che invece sostiene una politica estera italiana più neutrale.

Pochi anni dopo diventa Segretario Generale della NATO poiché cambiò idea con il corso degli eventi.

Decisione finale: l’Italia resta fuori al patto di Bruxelles.

Opinione degli USA:

Truman non vuole trovarsi nella posizione in cui si è trovato Wilson alla fine della Prima guerra mondiale ossia sconfessato in casa sua dopo aver negoziato con gli europei.

- Nel 1948 presenta al Senato la cosiddetta Risoluzione Vanderberg documento di politica estera americana con cui il Senato autorizza il Presidente a firmare trattati di alleanza in tempo di pace perché la Casa Bianca non vuole correre il rischio che, una volta preso l’impegno con gli europei, il Senato bocci l’accordo come quando bocciò la Società delle Nazioni anni prima.

Con questo documento gli USA superano la loro classica riluttanza ad impegnarsi in favore degli europei. Senza questa risoluzione non avremmo avuto la NATO sarebbe stato un pericolo per la costruzione di un sistema di balance of power tra URSS e USA in Europa.

Si marcia verso la stipula del Trattato di Alleanza del Nordatlantico.

Resta da chiarire l’estensione geografica e strategica dell’alleanza, quindi, scegliere chi vi partecipa.

- Essendo un’alleanza di origine nordatlantica: USA, Canada, UK, - I paesi del Patto di Bruxelles (Francia e Benelux): gli USA avranno una interlocuzione non con i singoli

paesi ma con tutto il blocco di questo accordo.

Per tali motivi l’Alleanza si occuperà della sicurezza del Nordatlantico ma anche del Mediterraneo (almeno della parte francese nel mediterraneo).

Ci sono pregiudizi nei confronti italiani: non rispettano le alleanze quindi non sono affidabili; paese fragile che può diventare più un peso che un vantaggio averla nell’alleanza.

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La discussione è chiusa perché De Gasperi non è convinto: da un lato è preoccupato perché resterebbe esclusa dal blocco occidentale, ma chi garantisce la difesa italiana se non lo fanno le potenze occidentali? Capisce che alla fine bisognerà allearsi scontentando molti cattolici e pacifisti e soprattutto le ire dei partiti di sinistra.

Ci sono i diplomatici che si battono molto: Alberto Tarchiani, ambasciatore a Washington, di sua iniziativa presenta la domanda italiana all’alleanza, fa un errore così grave, sapendo di perderci il posto, perché è un ex giornalista del Corriere che non ha dimestichezza con la prassi diplomatica, si fa prendere la mano. Quando gli USA capiscono che il governo italiano ci sta ancora pensando, la sua adesione diventa insignificante e rende gli italiani ancora più inaffidabili.

Motivo per il quale l’Italia aderisce all’Alleanza ed è anche tra i membri fondatori:

- viene richiesto dalla Francia affinché ci sia un bilanciamento verso il Mediterraneo: la Francia richiede la presenza nell’Alleanza dell’Italia, come paese mediterraneo, e delle colonie francesi (Algeria) affinché l’Alleanza non sia più puntata verso il Nord. In più, se ciò non avverrà, la Francia minaccia l’utilizzo del diritto di veto sull’adesione della Norvegia, paese utile strategicamente per contrastare l’URSS nella regione pre-artica.

- Truman chiede al suo Segretario di Stato di studiare la situazione. Egli scrive un documento con i vari pro e contro della partecipazione italiana all’Alleanza. In fondo, qualche motivo per volerla c’è: l’Italia è una naturale portaerei nel mediterraneo e quindi possiede una valenza strategica per la presenza americana nel mediterraneo.

- L’importante è allestire quest’alleanza e non permettere che la discussione su un singolo paese possa far saltare tutto il grande progetto Truman si convince e l’Italia viene invitata a aderire a partecipare come membro fondatore alla cerimonia solenne di firma dell’Alleanza.

Il 4 aprile 1949 – cerimonia solenne di firma del Trattato dell’Alleanza Atlantica: l’Italia è tra i fondatori. NON è ANCORA LA NATO.

Caratteristiche di tale trattato multilaterale:

1. Il testo viene reso pubblico prima ancora che venga firmato. Questa è una prova di trasparenza e democraticità perché quando si diffonde la voce che americani ed europei stanno trattando una nuova alleanza, c’è l’URSS che reagisce male, ma anche le Nazioni Unite facile pensare che l’Alleanza sarà in violazione dell’ONU e sarà una sua contraddizione. I diplomatici, per risolvere il problema, scrivono il trattato in modo tale che sia compatibile con il testo della Carta dell’ONU. Il trattato infatti si richiama, per quanto riguarda il mantenimento della pace, all’Art. 51 cap. VII dello Statuto dell’ONU principio di autodifesa.

2. Art. 5, Trattato Alleanza Atlantica casus faederis: cosa succede se un paese viene attaccato. Se uno dei paesi membri viene attaccato, gli altri paesi membri si consulteranno e intraprenderanno individualmente o collettivamente l’azione ritenuta necessaria possono anche non fare niente, c’è la max. flessibilità. La fortuna ha fatto sì che tale articolo non venisse mai testato durante la Guerra fredda. La prima circostanza storica dove viene richiamato è l’11 settembre 2001: i paesi membri hanno letto l’articolo in questione; stabilito che gli USA sono stati attaccati e dato la piena libertà di azione in risposta a tale attacco (difesa).

Una volta ratificato il Trattato, gli alleati daranno vita ad una struttura politico militare ed economica che sarà la NATO non confondere il Patto Atlantico con la NATO perché quest’ultima è l’organizzazione che nasce dal Trattato non è il Trattato stesso.

STRUTTURA della NATO:

Stabilita a Parigi; articolazione complessa:

- un Comando, - un Comitato politico,

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- un Consiglio Atlantico: organo rappresentativo

Le potenze coordinano i propri sforzi economici nella produzione delle armi affinché gli standard militari all’interno dell’Organizzazione siano sempre efficienti.

Aspetti rilevanti:

- se si prende il Trattato, ad es. art.2, si capisce che l’Alleanza Atlantica non ambisce ad essere solo difensiva, ma punta ad essere molto di più: vuole costruire una Comunità Atlantica integrata in ambiti come la politica, la cultura e l’economia (fino ad ora è stata solo un’alleanza militare tant’è che oggi si è in lotta commerciale con i propri alleati).

Il dibattito in Italia non si esaurisce facilmente: ci sono pacifisti; (destano le alleanze militari); neutralisti (non voler entrare nelle alleanze militari); i comunisti e socialisti che sono contro per la componente ideologica; e anche nella DC non c’è omogeneità la componente cattolica è ostile all’alleanza militare mentre la Santa sede vede con favore la nascita dell’alleanza (per il timore della presenza comunista in Italia).

La visione italiana sull’alleanza cristallizza le spaccature ideologiche e ogni responsabilità di governo dei comunisti viene guardata con sospetto dagli americani: si consolida la logica della guerra fredda all’interno del paese.

Tuttavia, la comunità atlantica, anche dal pdv strategico, non si consuma né con l’alleanza né con l’organizzazione (NATO):

1950: il National Security Council (organo consultivo di politica estera americana presieduto dal Presidente) invia un documento, rinominato National Security Council n.68, che rende definitivo l’impegno americano al fianco degli europei. Il documento, analisi di un esponente del Partito democratico alla Casa Bianca (Paul Nitze) – stabilisce qualcosa in più rispetto a quello detto nel Long Telegram di Kennan:

bisogna impegnarsi a livello militare non più solo con le armi convenzionali ma anche con l’atomica. I sovietici hanno ottenuto l’ordigno, dunque, in una situazione di parità strategica bisogna implementare tutto l’assetto militare: anche quello nucleare. L’atomica diventa fattore strategico della Guerra fredda

impegno strutturato a difendere gli europei: le necessità della Guerra fredda impongono il bisogno di tenere i soldati americani in Europa in modo permanente (ossia fare ciò che nessun Presidente volle fare).

Questo documento è inviato in un momento critico: 1950, la prima crisi di Berlino e l’inizio della prima guerra della Guerra fredda: la Guerra di Corea.

Dottrina di contenimento (o dottrina Truman):

Unione di tutte le reazioni americane (Piano Marshall, il Patto Atlantico, la NSC n. 68). La libertà è minacciata dall’espansionismo sovietico e l’unico modo per gestire tale minaccia è fronteggiarla con adeguati mezzi di tutti i tipi (economia, politica, militari). La dottrina Truman è il contenimento e contrasto all’URSS ovunque essa si manifesti è il presupposto di quella che, sotto presidenza Reagan, si chiamerà guerra fredda globale ossia una tensione che non risparmia nessun angolo del pianeta.

Tutto ciò è partito dalla minaccia sovietica in Turchia e la presenza di una guerra civile sotto influenza di un movimento comunista locale in Grecia.

1952, Grecia e Turchia sono i primi paesi a aderire all’Alleanza atlantica non come fondatori ma di membri della seconda ora.

Conseguenza: l’URSS ora confina con la NATO, con gli americani e le sue armi.

Manca ancora un pilastro alla costruzione dell’Alleanza atlantica: l’integrazione europea.

L’INTEGRAZIONE EUROPEA

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Alla fine della Seconda guerra mondiale quello che accomuna Adenauer, Churchill, Jean Monnet e De Gasperi è il pensiero di superare i nazionalismi e cominciare a ridimensionare l’importanza dei confini, lasciare gli orrori della guerra e implementare uno sviluppo democratico in Europa agevolando quello economico.

Winston Churchill in un intervento che fa a Zurigo nel 1946 è il primo a parlare degli Stati Uniti d’Europa. È un’idea prematura ma la visione è potente.

Nascono subito due interpretazioni di quello che potrebbe essere un percorso di integrazione continentale:

1. Percorso che riduce le differenze tra i vari Stati e costruire soggetti super partes forti2. Uno di tipo una confederale

Alla fine, si fa un compromesso nel 1948: la prima istituzione europea è il Consiglio d’Europa frutto di convergenza tra inglesi e francesi che, con idee diverse, si trovano a dar vita ad un organo consultivo.

Le difficoltà sono molteplici: i paesi continuano ad essere diffidenti gli uni verso gli altri perché per superare il peso della storia ci vuole un metodo di lavoro affinché si aggirino gli ostacoli che rendono gli europei divisi e deboli.

Uno dei padri di questo metodo è Jean Monnet: uomo che con la sua esperienza nella gestione degli affari in America, incarna il metodo di integrazione vedendo le cose dall’alto superando i nazionalismi. Egli pensa che l’unico metodo, affinché si costruisca un Europa stabile, è partire da ciò che è il più concreto possibile: con un metodo funzionalista bisogna attuare una ripresa economica.

Jean Monnet lancia l’idea che viene poi elaborata dal Ministro degli Esteri francesi da Schumann: che dà il nome al piano per la nascita della CECA (Comunità del Carbone e dell’Acciaio), 1951.

ITALIA:

l’Italia è tra gli ultimi paesi che aderiscono alla CECA perché ci sono vari problemi:

- Problema politico i comunisti, influenti nella società, vedono nel progetto di integrazione qualcosa che ha a che fare con il modello di sviluppo capitalista e borghese, quindi, c’è un pregiudizio ideologico.

- Problema industriale: c’è una difficoltà concreta dell’industria italiana che, abituata ad un regime protezionistico, entrare in un sistema economico condiviso leva vantaggi e protezioni alle industrie italiane che ora entrano in concorrenza con altri grandi forti paesi industriali.

Sforza cerca di giustificare la lentezza dell’adesione italiana ricordando come con il Manifesto di Ventotene gli italiani sono stati araldi dell’Europa (esagerazione).

Introdotta la teoria di integrazione militare europea: gli europei hanno firmato il Patto atlantico e dunque, si sono impegnati al riarmo affinché da questo nasca anche una forza che sviluppi le capacità strategico militari europee.

ciò tocca un tasto dolente: il riarmo tedesco. I primi che ne parlano sono USA e UK che sostengono l’impossibilità di una Comunità Europea forte senza l’approvazione del riarmo della RFT.

La RFT non è nella NATO, ma la proposta di Churchill e degli americani, è aprirsi alla prospettiva di un riarmo tedesco perché, senza rialzare quello che è il cuore dell’Europa, il processo di ripresa economica e strutturale dell’Europa non avrà mai davvero possibilità.

Reazione negativa da parte della Francia che per questo presenta un piano sul riarmo tedesco: Piano Pleven del 1950 prima proposta che tiene insieme l’eventuale riarmo tedesco con la Difesa Comune Europa. Questo piano prevede la ricostruzione di armate tedesche ma nel complesso di forze armate europee è solo una delle tante proposte.

Recap sono i primi anni ’50: esiste la RTF e la RDT;

- 1952, Stalin con la Nota per la Pace apre alla riunificazione di una sola Germania che potrà anche essere armata a patto che sia NEUTRALE la preoccupazione di Stalin è la possibilità di una Germania filooccidentale.

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- Adenauer con orgoglio chiarisce che non baratterà la sovranità tedesca; per ora si possono mantenere le due Germanie divise affinché nel momento di unificazione nessuno dovrà dire che tipo di politica estera i tedeschi dovranno attuare.

- Dietro in NO di Adenauer c’è il no di inglesi, francesi e americani.

Dopo aver dato vita alla RFT, questa, per accettare la possibile collaborazione atlantica in materia di difesa militare, porrà come condizione l’entrata della Repubblica Federale Tedesca alla NATO che avviene formalmente nel 1954 cadranno definitivamente tutte le illusioni di Stalin.

Fin ora si è parlato del fronte occidentale, ma, dall’altra parte, Stalin ha capito che è inevitabile l’adesione della RTF alla NATO e per questa ragione dà vita ad una alleanza difensiva delle democrazie popolari (analoga a quella creata dall’altra parte): il Patto di Varsavia.

Passano sei anni tra Patto Atlantico e Patto di Varsavia perché fine all’ultimo i leader sovietici hanno sperato di sottrarre i tedeschi all’attrazione della NATO promuovendo una unificazione tedesca. Caduta tale illusione, decidono di reagire, come gli occidentali, formando un’alleanza difensiva.

Ci sono due alleanze militari contrapposte il confine tra RFT e RFD diventa anche il confine tra NATO e Patto di Varsavia. 1955, il mondo si divide in due sfere: ad ovest un ‘alleanza guidata dagli USA, una ad est guidata dall’URSS.

(31.10.19)

Riassunto:

Due macro-dinamiche caratterizzano il dopoguerra: costruzione di una comunità atlantica integrata e il processo di integrazione europeo. Queste si intersecano fra loro in maniera complessa.

La Guerra fredda causa due particolari situazioni che hanno rapporto controverso:

- determina la divisione del continente europeo quindi il suo indebolimento. - Motiva gli europei ad organizzarsi per dar vita a delle risposte comuni portando avanti il processo di

integrazione.

Le forze che dividono l’Europa sono le stesse che avviano la riflessione sulla ripresa e sull’unificazione: sono gli occidentali a scegliere per primi la nascita di un primo Stato tedesco federale.

Gli USA sono grandi promotori del processo di integrazione affinché la grande economia americana si mantenga sempre a pieno regime attraverso una partnership con un polo di Stati serio e all’altezza (non tanti piccoli paesi deboli).

1947: presentata al Senato una risoluzione in favore degli Stati Uniti d’Europa risoluzione Fulbright (il quale dà il nome al progetto di scambio internazionale per studiosi e scienziati affinché ci siano basi per il processo di integrazione).Tale risoluzione è più la rappresentazione di un vasto consenso dell’opinione pubblica americana in favore dell’integrazione europea.

Dal 1955 c’è un perfetto equilibrio con due blocchi di alleanze “confinanti” nel punto in cui vi è la divisione della Germania Ovest da quella dell’Est.

MEDIO ORIENTE:

Ora c’è una situazione totalmente diversa: il sistema (dei mandati), che aveva consentito a potenze come Francia e GB a gestire territori mediorientali in modo da svilupparli e portarli all’indipendenza, inizia a venire meno.

- Nel periodo tra le due guerre, la GB ha concesso l’indipendenza a vari paesi.

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- La Francia non concede facilmente l’indipendenza ai paesi che controlla (Siria e Libano). Ciò causa fortissimi disordini all’interno di questi paesi finché i francesi si vedranno costretti a cedere l’indipendenza.

Svolta: 1945, NASCITA della LEGA ARABA.

La Lega Araba è un’organizzazione promossa da tre paesi dove l’influenza inglese era meno forte:

- L’Egitto- L’Iraq- L’Arabia saudita

La Lega non è solo frutto della volontà dei paesi arabi, ma anche espressione dell’abilità inglese di trasformare la loro politica di influenza su questi paesi: un’organizzazione di questi paesi può essere una evoluzione per l’influenza indiretta degli inglesi nella regione mediorientale (sempre più interessante). La politica estera inglese infatti sostiene e promuove questa organizzazione.

Politica estera della Lega Araba:

- affermazione e di difesa delle istanze delle popolazioni arabe, quindi, accelerazione della questione dell’indipendenza e della decolonizzazione.

Già si profila un problema: gli inglesi troveranno difficile controllare questa organizzazione poiché gli obbiettivi arabi non si lasciano condizionare dalla politica estera inglese.

La Lega Araba sostiene i movimenti di indipendenza di Siria e Libano (sotto la Francia) che poi otterranno l’indipendenza.

In più, viene vinta la battaglia per l’indipendenza della Libia unificata.

LIBIA:

- il tipo di stato che nasce è una monarchia- sovrano è Idris Senussi, capo di una confraternita mussulmana chiamata Sanūsiyya che storicamente si

è battuta contro il colonialismo italiano.

Il problema della Libia, intesa come stato unitario, è che è un’invenzione: è un paese molto grande, quasi desertico, con popolazioni etnicamente molto diverse nato da colonie.

- Si stabilisce un sistema conservatore condizionato dagli angloamericani: la Libia diventa una base militare nel mediterraneo

- Sfruttamento intensivo del petrolio scoperto dagli italiani molti anni prima

L’indipendenza libica non è davvero una vittoria dell’indipendentismo arabo perché subisce comunque l’influenza degli angloamericani.

QUESTIONE EBRAICA/ISRAELIANA

Per una serie di fattori storici, si creano le condizioni affinché i superstiti della Shoah possano confluire in uno Stato ebraico.

Premesse:

- inglesi non sono disposti a protrarre il mandato esercitato sulla regione della Palestina è ciò è propizio alla possibilità che tale regione possa accogliere lo Stato ebraico.

Il movimento sionista più forte si trova negli USA: è emancipato ed ha avuto maggior successo a plasmare la società americana.

Già nel 1942, sotto presidenza Roosevelt, un gruppo di sionisti americani si pronuncia in favore della nascita di uno stato ebraico in Palestina: piano Biltmore (hotel dove si riunirono). Questo piano è la manifestazione della volontà della costituzione di uno stato ebraico in Palestina ma viene posta una condizione da Roosevelt: la costituzione di tale stato deve avvenire in armonia con la popolazione

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locale mussulmana cosa non facile poiché nella regione della Palestina vi era giù presente “un focolare ebraico” che causava molte tensioni all’interno del paese.

I diretti interessati sono gli inglesi che non vogliono più gestire tale situazione. Formulazione del Piano Morrison: divisione della Palestina in quattro regioni autonome:

- una parte araba, - una parte ebraica, - Gerusalemme (contesa e rivendicata da tutti) sarebbe stata internazionalizzata, - l’ultima regione (Negev) sotto controllo britannico perché di importanza strategica a casa del suo confine

con l’Egitto e la Transgiordania.

Fine Seconda guerra mondiale:

- gli inglesi rinunciano al mandato in Palestina la responsabilità passa alle Nazioni Unite.

1947: il CdS delle NU adotta la storica risoluzione 181 (mai applicata nella sua pienezza) dove viene stabilita la divisione della Palestina in 3 aree:

1. in una sorgerà lo Stato ebraico2. in una nascerà lo Stato arabo3. Gerusalemme è internazionalizzata perché culla delle tre grandi religioni.

A causa di tale risoluzione lo Stato d’Israele è riconosciuto legittimo sul piano internazionale perché se un organo sovranazionale (al quale è stata data una parte della sovranità di ogni Stato affinché si riconoscano le sue deliberazioni) riconosce l’esistenza di questo Stato, intrinsecamente porta il riconoscimento da parte di tutti gli Stati (non la penseranno tutti così).

15 maggio 1948: David Ben Gurion, ebreo polacco, proclama la nascita dello Stato d’Israele.

I paesi arabi circostanti a quella regione, come reazione, rigettano la risoluzione e dichiarano guerra al neonato Stato d’Israele con l’intento di annientarlo sul nascere.

1948, PRIMO CONFLITTO ARABO-ISRAELIANO:

- Vede tutti i paesi arabi in guerra contro Israele- Si conclude nel 1949 con l’Armistizio di Rodi ossia un compromesso. - Israele è stato capace di rafforzarsi e di respingere l’attacco trovando un sistema che dimostri la non

coesione all’interno della coalizione araba, ossia, attuando un accordo con uno dei paesi facente parte di tale coalizione.

Primo passo: accordo con la Transgiordania (più disposta a scendere a compromessi con Israele – ex mandato britannico ancora legato a Londra) nel quale gli israeliani offrono:

la parte araba della Palestina quella che avrebbe dovuto essere lo Stato arabo palestinese se la risoluzione fosse stata rispettata.

Gerusalemme non internazionalizzata: Gerusalemme est alla Transgiordania, la parte Ovest agli israeliani.

Israele trova il modo per sventare l’attacco e trova un compromesso con un paese arabo.Conseguenze:

- Rafforzamento dello Stato d’Israele- Dimostrazione della non coesione araba rispetto ad Israele- La risoluzione non sarà più applicabile (e continua sino ad oggi a non esserlo): la parte araba se l’è

presa un paese arabo (quindi non ci può essere uno Stato degli arabi di Palestina; Gerusalemme non più internazionalizzata).

Politica estera israeliana:

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Il fatto che Israele si trovi a fronteggiare questa minaccia, aumenta la solidarietà internazionale di cui già godeva a causa di ciò che ha dovuto passare durante la WW2. Lo Stato d’Israele risulta interessante agli occhi delle grandi potenze tant’è che viene riconosciuto formalmente da tutte le principali potenze (USA, GB, FR, URSS).

Lo Stato d’Israele è caratterizzato da una forte identità culturale e storico/religiosa, per tale motivo è considerabile paese cosmopolita (ebrei considerati cittadini “del mondo”) ma coeso. In più, Israele è considerabile anche stato post-coloniale poiché, prima della sua nascita, vi era un’amministrazione mandataria sulla Palestina, ecco perché la cultura progressista di sinistra guarda con favore all’esperimento israeliano.

Inizialmente professa il non prendere posizione nell’ambito della nascente guerra fredda politica estera di non coinvolgimento

Propensione politica ad una visione progressista: laburismo israeliano.

L’idea che questa società, nonostante la situazione ad essa avversa, si sia comunque affermata e sviluppata economicamente, faceva di Israele un paese apprezzato dalla cultura di sinistra (ecco perché i socialisti e comunisti in Italia guardano subito bene a tale Stato). L’URSS vede in Israele una forza medio orientale autonoma dall’influenza occidentale in quella regione (ecco perché si affrettano a riconoscere quello Stato).

Nonostante ciò, i maggiori aiuti ad Israele vengono dagli USA tant’è che questo rapporto si trasformerà in un’alleanza che diventerà chiave di lettura dell’equilibrio mediorientale per tutto il periodo della Guerra fredda.

Politica estera italiana nei confronti dello Stato d’Israele:

L’Italia riconosce lo Stato d’Israele più tardi rispetto agli altri paesi ma con il corso dei vari conflitti araboisraeliani, l’atteggiamento nei confronti di tale questione cambia.

L’Italia ha interessa rispetto a ciò che succede nel Medio Oriente perché un Medio Oriente instabile significa un Mediterraneo insicuro minaccia per l’Italia.

La politica estera italiana rispetto ad Israele in questo periodo è definita dal termine di “equidistanza”: sperare nella pace tra le due parti ma senza formalmente prendere le parti di una delle due fazioni (“mantenersi equidistanti”).

In tale formula si nasconde una realtà diversa: la politica estera italiana del secondo dopoguerra sarà sempre più filoaraba perché dal mondo arabo arriveranno le risorse energetiche di cui l’Italia ha bisogno e, in più, i paesi arabi circondano l’Italia nel Mediterraneo se si dovrà fare una scelta, si sceglierà la componente araba.Questo discorso si aggiunge al ragionamento di PEST italiana favorevole ai paesi emergenti che cercano l’indipendenza (e quindi molti paesi arabi).

La questione araboisraeliana non è l’unica che caratterizza questo periodo nel Medio Oriente:

IRAN:

L’Iran è sempre stato un oggetto internazionale che attrae a sé gli interessi inglesi e sovietici.

Le potenze occidentali iniziano, dal secondo dopoguerra, lo sfruttamento intensivo delle risorse petrolifere presenti nel suolo iraniano. Tale sfruttamento non va a vantaggio delle popolazioni locali perché sono le grandi compagnie petrolifere internazionali a gestire il petrolio, a stabilire la vendita e il prezzo.

Prima crisi petrolifera mediorientale:

Si consuma tra il 1951 e 1954:

1951, rottura dell’equilibrio: i nazionalisti iraniani iniziano ad essere insofferenti alle influenze pressanti delle grandi potenze (soprattutto manifestate nel settore petrolifero).

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I nazionalisti guidati da Mossadeq decidono di assumere un provvedimento storico: la nazionalizzazione del petrolio.

- Se il petrolio si trova nel sottosuolo iraniano, significa che appartiene agli iraniani che avranno la potestà di gestirlo

Tale provvedimento mina gli inglesi poiché la GB aveva costituito una compagnia petrolifera (Anglo-Iranian Oil Company) che ora entra in crisi.

Se ciò fosse avvenuto dieci anni prima, la soluzione sarebbe stata l’intervento militare inglese e l’imposizione dell’ordine con la forza. Ora questo non è possibile perché, non solo ci sono le NU, ma perché uno dei paesi interessato agli equilibri iraniani è l’URSS se si usa la forza, si fanno i conti con i sovietici, di conseguenza gli inglesi non sanno come gestire la situazione.

È il primo scacco matto arabo nei confronti degli occidentali poiché quella in cui siamo è l’era in cui chi è in grado di estrarre e ottenere petrolio è anche in grado di gestire l’intero assetto globale.

Se gli UK non sono in grado di gestire la situazione, lo faranno gli USA (interessati al petrolio del Medio Oriente): prima operazione segreta della CIA (operazione Ajax):

- rimozione di Mossadeq dal potere- recupero di autorità dello Shah (re) che, grato agli USA, sarà accondiscendente- finita la stagione politica nazionalistica iraniana vengono attuati dei trattati che garantiscano gli interessi

occidentali petroliferi in Iran e la militanza iraniana stabile nel campo filoccidentale.- Dal 1954: forti rapporti tra lo Shah iraniano e gli USA (finirà nel 1979: avvento dell’Ayatollah

Khamenei).

NB: L’Iran non è un paese arabo È la vecchia Persia!

Il tentativo di nazionalizzazione del petrolio da parte dei nazionalisti iraniani è fermato, non dalla GB, ma dagli USA, che attraverso l’utilizzo della CIA, con un colpo di stato sotterraneo rimette le cose a posto tant’è che da quel momento l’Iran diventa alleato degli USA.

AMERICA LATINA:

I rapporti tra i paesi dell’America Latina e gli USA sembrano cambiare in meglio già da quando Roosevelt cercò di aggiustare le relazioni con tali paesi attraverso una nuova dottrina (tali paesi accusavano gli USA di intervenire troppo nei loro affari).

Questo tentativo di rasserenare i rapporti tra USA e America Latina si rafforza nel 1947 con il Patto di Rio:

- Introdotto il Principio di solidarietà nei rapporti tra USA e paesi America Latina aiuto reciproco.- Ha carattere difensivo (non è vincolante come un’alleanza difensiva) garantire le condizioni di

sicurezza all’interno di questi due continenti americani che, in caso di minaccia esterna, si impegnano a prestarsi soccorso reciproco.

Nello scenario del continente sudamericano c’è un’eccezione importante:

ARGENTINA:

Caratterizzata da una peculiarità politica. Alla sua guida vi è Juan Domingo Perón, ex militare e uomo di destra, che introduce un sistema autoritario dai caratteri particolari:

- concezione politica di autoritarismo ma anche di progressismo sociale attraverso il coinvolgimento dei sindacati dittatura attenta alla società (non è semplice monopolio del potere tipico della dittatura).

- Cerca di mobilitare la società attraverso le istituzioni- forte ruolo della religione (e quindi della Chiesa) - forte connotazione nazionalista - ma si concentra molto sulla società e i suoi bisogni

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Questi sono i caratteri di un sistema definito da un termine preciso il populismo: sistema in cui certe soluzioni politiche vengono legittimate con il richiamo alle istanze sociali più diffuse.

Politica estera di Perón:

durante la WW2 egli ha dimostrato alcune simpatie nei confronti della Germania nazista: solo sul finire del conflitto dichiara formalmente guerra alla Germania per dimostrare di non essere filonazista. Questa propensione filotedesca avrà delle conseguenze dopo la guerra l’Argentina si ritrova isolata perché gli americani non hanno visto di buon occhio tale atteggiamento.

A peggiorare la situazione vi è il fatto che superata la questione della Germania nazista, Perón intrattiene buoni rapporti con la Spagna di Franco (altro regime autoritario che non è visto bene da alcune potenze occidentali).

Conclusione: l’Argentina di Perón fa scelte di politica estera pericolose che suscitano una fortissima tensione con gli Stati Uniti.

NB: Anche dopo la fine della stagione peronista, l’Argentina non smetterà mai realmente di ricadere in quella concezione politica che tende a dare una risposta unitaria alle masse rispetto a problemi complessi che, realisticamente, hanno bisogno di soluzioni tali per cui si dovranno fare sacrifici.

ASIA

INDIA:

Gli USA si impegnarono nel far ottenere l’indipendenza a tale paese ciò accade alla fine della WW2.

L’India era il possedimento più importante e ricco dell’impero britannico ma anche un paese che non si può più trattenere nei vincoli di un colonialismo che si sta evolvendo.

Durante la WW2, quando l’India era ancora colonia inglese, nella componente indù nascono due visioni politiche diverse:

Una nazionalista: i nazionalisti, con a capo Nehru, vogliono partecipare alla guerra poiché la considerano occasione per affermare il paese come grande potenza.

Una radicale gandhiana: - Gandhi introduce una concezione della lotta politica profondamente pacifista basata sul rifiuto della

violenza. La lotta deve avvenire attraverso la resistenza civile ossia essere passiva. - Satyagraha: dottrina secondo la quale la lotta deve avvenire attraverso una “disubbidienza civile” non

attraverso un rapporto forza/forza es. scioperi della fame, blocco delle ferrovie.

Questa contrapposizione viene sciolta quando l’India accede all’indipendenza promessa dagli inglesi.

Problema: è un paese molto grande e popolato che include una considerevole comunità mussulmana.

Soluzione nonostante le opposizioni inglesi, l’indipendenza dell’India si traduce nella spartizione dell’India in due parti:

- India: Stato con una maggioranza indù- Pakistan: Stato mussulmano.

La divisione è un processo violento perché la parte mussulmana lotta con la forza affinché ci sia un distacco dalla popolazione indù (Gandhi criticherà tutto ciò verrà assassinato da un fanatico indù che lo accusava di essere stato troppo accondiscendente con il nascente Pakistan).

Questi due Stati nascituri sono in profonda tensione fra loro con confini conflittuali e ferite aperte (es. regione del Kashmir).

Quando l’India diventa indipendente ha un altro problema: regione del Tibet su questa regione gli indiani accampano delle pretese culturali e di influenza ma il Tibet si trovava e resta ancora oggi sotto sovranità cinese.

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In aggiunta, nel 1950, per rispondere a coloro che richiamavano il rispetto delle influenze culturali su tale regione o l’autonomia, la Cina (che ora è la Cina comunista di Mao) invade la regione del Tibet.

VIETNAM

Dopo la guerra la Francia cerca di riappropriarsi della penisola indocinese. Per tale motivo, una volta cacciati i giapponesi, il leader nazionalista e comunista Ho Chi Minh riprende la lotta contro i colonizzatori.

- Si crea una forte tensione che si risolve nel 1954: cacciata dei francesi dall’Indocina - Affermazione definitiva del nazional comunismo vietnamita sotto Ho Chi Minh

Il dato più importante che cambia gli equilibri politici asiatico è quello dell’avvento della Cina comunista.

CINA

- nel primo dopoguerra il nazionalismo di Chiang Kai-shek aveva portato alla riunificazione della Cina e alla rivendicazione della sua autonomia sul piano internazionale

- tale processo ha fine con l’avvento del comunismo in Cina perdita di approvazione per i nazionalisti di Chiang.

- Mao Zedong è stato capace di attingere dalle campagne masse sterminate di contadini che, trasformati in soldati, danno luogo alla Lunga Marcia per Pechino

Nel 1949 Chiang, vistosi sconfitto, è costretto a fuggire e rifugiarsi nell’isola di Formosa fondando il regime della Cina Nazionalista (attualmente è Taiwan).

1° ottobre 1949: Mao proclama l’avvento di un nuovo attore unitario: la Cina continentale, la Repubblica Popolare cinese.

- La Repubblica ambisce a darsi come modello di sviluppo quello comunista (tipico dell’URSS).- La differenza dal modello sovietico proviene dalla genesi stessa della Repubblica: il comunismo cinese

di Mao nasce nelle masse rurali delle campagne, non nelle fabbriche (URSS). Tale differenza sarà uno dei motivi che porterà ad un raffreddamento dei rapporti con Mosca.

Subito dopo aver proclamato la Repubblica popolare, Mao si reca a Mosca a stringere i primi accordi di alleanza con Stalin. Egli è molto rispettoso nei confronti di Stalin: riconosce che Stalin è il “maestro” della realizzazione del comunismo, che l’unica potenza comunista è l’URSS.

Atteggiamento di Stalin:

- Diffidente nei confronti dell’esperimento di Mao in Cina è anche geloso perché vuole che ci sia un’unica grande potenza comunista.

- In più guarda con diffidenza il comunismo cinese: non è convinto che i cinesi siano comunisti poiché dal mondo dei contadini di solito provengono dei conservatori quindi vuole una dimostrazione reale di questo comunismo.

Stalin non si dimostra entusiasta a Mao e per tale motivo quest’ultimo non ottiene molto.

IMPORTANTE: nel 1948 abbiamo uno sviluppo imprevisto delle relazioni internazionali che ormai sono sfuggite di mano agli USA

La Cina che dal ‘45 siede in un seggio permanente al CdS, e che Roosevelt aveva promosso nei four policeman, doveva essere la Cina di Chiang nazionalista

gli USA non sono stati capace a prevenire il comunismo cinese, in più, Chiang attuava politiche impopolari e veniva accusato di corruzione.

Conseguenza: gli USA perdono l’influenza sulla Cina, che ora diventa comunista. Unica sconfitta americana del secondo dopoguerra

Conseguenze all’interno dell’ONU:

- il seggio permanente era dato alla Cina nazionalista di Chiang

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- Stalin sottolinea la presenza di un nuovo regime cinese al quale spetta il seggio e i rappresentanti (che saranno scelti da Mao).

- Gli USA non accettano: il seggio resta attribuito alla Cina Nazionalista poiché unica legittima (gli USA non riconoscono la Cina di Mao). Solo che ora questa è la piccola isola di Formosa.

- La Cina continentale sul piano internazionale è come se non esistesse perché gli USA negano il loro riconoscimento: nuovo attrito tra URSS (che sostiene la Cina popolare) e USA conseguenze serie in occasione della Guerra di Corea.

(7.11.19)

Riassunto:

Stalin ha un atteggiamento di superiorità nei confronti della Cina:

- il primato comunista mondiale spetta di diritto e di forza all’Urss che ha realizzato il modello rivoluzionario bolscevico

- da parte di Stalin c’è diffidenza; non è convinto che quello cinese sia comunismo a regola d’arte poiché sosteneva che fossero solo contadini che avevano preso il potere.

- timore la Cina è un grande paese e quindi un giorno potrebbe diventare una potenza antagonista dell’URSS per il primato del comunismo mondiale.

Da parte sua, Mao è devoto a Stalin e riconosce la sua autorevolezza.

Per gli USA la perdita della Cina è una grande sconfitta: fallisce il progetto rooseveltiano che aveva individuato nella Cina uno dei pilastri dell’ordine internazionale del secondo dopoguerra che resta cristallizzato nella formazione nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Inizia una battaglia diplomatica che durerà per gran parte della guerra fredda perché diventa anche asiatica che contrappone USA e Cina popolare. L’effetto è molto interessante:

la Cina comunista diventa strettamente dipendente, sotto tutti i punti di vista, dall’Urss se vuole avere dei rapporti con i paesi occidentali che non la riconoscono formalmente (l’unico che la riconosce è la GB per via della questione di Hong Kong), deve passare per il canale diplomatico sovietico. Questo problema si trascinerà molto a lungo.

Mentre gli americani subiscono la sconfitta di perdita della Cina, intensificano i nuovi rapporti di alleanza con il Giappone.

GIAPPONE

- C’è un cambiamento radicale nelle strategie nell’aria asiatica il grande alleato americano doveva essere la Cina che, diventata comunista, è fuori dai giochi.

- Viene proposto come nuovo alleato il Giappone, ex nemico.

La logica seguita dagli americani alla fine della guerra era di occupazione, amministrazione e smantellamento degli apparati industriali del Giappone. Ora deve cambiare:

- Si deve rilanciare questo paese e metterlo in condizioni tali che esso diventi un alleato strategico degli USA.

Trattato di alleanza all’inizio degli anni ’50 cambia completamente la prospettiva:o Il Giappone non è più una potenza militare, ma attribuisce agli USA il compito di garantire la propria

difesa apertura incondizionata dei giapponesi all’influenza militare americana che, dal Giappone, poi si irradierà in tutta l’area del Pacifico.

o Il Giappone diventa l’avamposto americano nel Pacifico, un’enorme base militare.

Questo cambiamento di politica degli americani produce delle inquietudini in altri paesi poco tempo prima il Giappone era una minaccia, ora torna ad essere ben attrezzato grazie agli USA.

1951 gli USA promuovono un’alleanza regionale nel Pacifico (ANZUS) (una sorta di NATO del Pacifico):

- Riguarda USA, Australia e Nuova Zelanda.

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- Gli USA promuovono questa micro-alleanza perché vogliono rassicurare questi due paesi che il Giappone non sarà una minaccia nei loro confronti come lo era stato in passato

- Questa alleanza è nel contesto dei trattati che portano al Trattato di Pace con il Giappone che poi sarà il presupposto della grande alleanza tra USA e Giappone.

L’avvento della Cina comunista non è l’unico grande cambiamento nell’area asiatica e del Pacifico inizia la più drammatica manifestazione della guerra fredda: la Guerra di Corea del 1950.

GUERRA DI COREA, 1950

La Corea durante la 2WW era sotto dominio giapponese.

Dopo la guerra, le potenze vincitrici stabiliscono l’evacuazione delle forze giapponesi dalla penisola e una occupazione momentanea da parte delle forze alleate (USA e URSS) affinché poi si arrivi all’unificazione di una Corea indipendente.

La decisione viene approvata con delle risoluzioni delle Nazioni Unite.

- A Sud della Corea: USA- A Nord della Corea: URSS

Alla fine, la situazione è più complessa tant’è che questa presenza alleata si protrarrà per molto più tempo di quanto ipotizzato ci si organizza a livello politico (si creano due governi diversi) *

La domanda ora è come debba avvenire l’unificazione della penisola e come darle un governo rappresentativo. Due posizioni ideologicamente contrapposte:

- Per le forze occidentali è il popolo che viene chiamato a decidere che tipo di governo attuare: elezioni.- i sovietici invece vogliono un’assemblea popolare.

Nelle due parti divise si creano due governi diversi*:

- uno filoamericano (Corea del Sud) con a capo il leader filoamericano Syngman Rhee - uno filosovietico (Corea del Nord) si dà vita alla dinastia dei Kim (il primo è Kim Il-Sung)

Questa situazione sembra essere stabilizzata ma, quando sovietici e americani decidono di ritirarsi dalle rispettive aree, si crea una situazione instabile poiché ora tutto è affidato alla buona volontà dei coreani che, da subito, viene a mancare.

1950: Kim decide di invadere la Corea del Sud inizio della Guerra di Corea. È la prima guerra combattuta della Guerra Fredda.

Deve intervenire il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ma al suo interno vi è una situazione particolare perché nel 1950 manca Malik, rappresentante della volontà dell’URSS.

NB: L’assenza di Malik era una forma di protesta a causa della decisione dell’organizzazione di non dare il seggio permanente alla Cina comunista al posto di quella Nazionalista.

- Con la sua assenza l’URSS non può esercitare il diritto di veto gli USA si velocizzano e fanno approvare dal CdS la risoluzione di condanna dell’invasione nordcoreana della Corea del Sud e la legittimazione di misure necessarie affinché si ripristini la divisione della Corea (liberazione della Corea del Sud)

Operazione militare: prima volta che si inviano i caschi blu.

NB: L’ONU non ha truppe proprie, quindi dipende dalla disponibilità fornita dalle grandi potenze di mettere a disposizione dei contingenti militari:

- la gran parte dei soldati che combattono in Corea sotto le insegne delle NU sono americani in quanto gli USA si fanno promotori della liberazione della Corea del Sud. Come dimostrazione, le azioni militari sono guidate da Douglas Mc Arthur, generale americano che ha governato il Giappone dopo la sua sconfitta nella WW2.

La guerra di Corea nasce come una contrapposizione tra sovietici e americani, ma in realtà finisce per contrapporre i cinesi comunisti ad americani:

- Da un lato ci sono gli americani

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- Dall’altro lato ci sono i nordcoreani aiutati dai cosiddetti “volontari” delle truppe di Mao (tutt’altro che volontari) la Cina è preoccupata dal fatto che gli USA vogliano liberare la Corea del Sud perché il teatro di guerra è molto vicino al territorio cinese.

Stalin invece è soddisfatto che ci sia una guerra tra il suo politicamente “debole” alleato e la sua nemesi poiché nel caso in cui la guerra si volti male, oppure bene, (e quindi anche i cinesi comunisti), sarà l’URSS a dover intervenire in aiuto la guerra accentua la dipendenza della Cina comunista all’URSS.

La guerra conosce fasi alterne: ci sono momenti in cui le truppe di McArthur hanno successo e fasi in cui c’è uno stallo nelle operazioni del generale. Per tale motivo inizia l’azione diplomatica per cercare di porre fine a quella guerra (si ipotizzava la proposta dell’India: riconoscere la Cina popolare e porre fine alla guerra gli americani non ci pensano proprio).

La guerra si protrae fino al 1953 quando la linea del 38’ parallelo viene individuata come linea armistiziale (linea riconosciuta dai contendenti per porre fine alle ostilità) nessuno vince e nessuno perde: tutti si impegnano a non superare quella linea. Col tempo questa linea diventa il definitivo confine tra le due Coree.

- Quando Mc Arthur capisce che non si può vincere del tutto, propone l’idea di bombardare direttamente il territorio cinese come metodo per scoraggiare i cinesi e farli smettere di supportare la Corea del Nord.

- Truman considera l’idea di Mc Arthur molto pericolosa perché l’intenzione non è un allargamento del conflitto dunque, respingendo l’idea di bombardare la Cina, rimuove McArthur dalle operazioni in Corea e lo sostituisce con una guida militare più prudente e funzionale alla stabilizzazione della linea armistiziale al 38’ parallelo (che poi diventa confine politico).

Kissinger, che in questa fase è un docente di Harvard, osserva come la guerra fredda sia una situazione che incastra gli americani: gli USA sono costretti a combattere in posti dove non ci sono interessi ma vuoti di potere che o vengono riempiti dagli americani, o dai sovietici. La guerra fredda è dispersiva: consuma risorse senza produrre alcun vantaggio tangibile.

PROBLEMA strategico: la Cina nazionalista sull’isola di Formosa va difesa da un possibile attacco della Cina comunista. SOLUZIONE: Nel 1954 viene stipulata l’alleanza con cui gli USA si assumono la responsabilità a difendere fisicamente la Cina nazionalista:

- La flotta americana si colloca in quello stretto braccio di mare che separa le due Cine e funge da muro navale che impedisce la possibile invasione della Cina continentale nella piccola isola della Cina nazionalista.

1954: gli USA danno vita ad un’altra alleanza regionale chiamata SEATO (Southeast Asia Treaty Organization) ossia l’alleanza dei paesi filoccidentali dell’area asiatica pacifica. Formata da:

- i due grandi alleati europei: Francia e GB. - paesi come Australia, Nuova Zelanda, Filippine, Pakistan e Tailandia.

Così si completa il sistema di alleanze strategiche americane nell’area asiatica: è un modo per circondare, contenere e porre pressione militare alla Cina comunista.

EUROPA

La prima metà degli anni ’50 si caratterizza per il tentativo di accelerazione del processo di integrazione europea.

- Tutto ciò avviene quando cambia il Presidente degli USA nel 1953: alla Casa Bianca va il repubblicano Eisenhower (generale americano che ha guidato le truppe americane durante la WW2) che influenzerà molto il processo di integrazione europea

All’inizio degli anni ’50 prende corpo l’idea di cominciare a lavorare seriamente ad una integrazione politico-militare I due aspetti devono andare avanti di pari passo affinché sia una costruzione bilanciata:

- L’integrazione militare sta a cuore agli americani e agli inglesi ma ha come punto dolente il riarmo tedesco.

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- L’integrazione politica sta a cuore a paesi come l’Italia che per una serie di circostanze non vogliono (e possono) diventare potenze militari.

- Chi non trova soddisfazione in una, trova successo nell’integrazione politica (es. De Gasperi).

Nasce il progetto della Comunità politica europea (CPE) che si associa al progetto della Comunità di difesa europea (CED).

Il grande successo dello slancio nell’integrazione europea si avrà solo tra il 1955-’57:

- 1955: conferenza di Messina dei Ministri degli Esteri della CECA si prendono le decisioni per concretizzare il programma

- 1957: Trattati di Roma (CEE e EURATOM) istituisce il mercato comune europeo (CEE) e l’EURATOM (Agenzia dell’energia atomica).

Il discorso politico strategico non funziona a causa della Presidenza di Eisenhower:

quando Eisenhower diventa presidente c’è una grande cambio nella politica estera americana dal punto di vista della sicurezza.

- Egli diventa presidente promuovendo una nuova dottrina ossia la dottrina del roll back cercare di sottrarre all’Urss quelle aree che sono finite sotto la loro influenza (ancora più aggressiva rispetto a quella di Truman). Facile a dirsi, non a farsi resterà lettera morta.

- Eisenhower punta molto sullo sviluppo nucleare e sulla necessità di nuclearizzare la NATO. - La sua amministrazione diventa aggressiva sul discorso della nuclearizzazione delle strategie difensive

atlante: il nucleare diventa punto di forza delle politiche difensive e la dottrina che si instaura è quella della “rappresaglia massiccia” anche se un attacco non è nucleare, la risposta americana ad una minaccia sovietica può avvenire anche con la bomba atomica (ancora più aggressivo è il suo Segretario di Stato: John Foster Dulles)

La nuclearizzazione dell’Alleanza atlantica consiste nell’accettazione, da parte dei paesi europei:

- della nuclearizzazione delle difese atlantiche- della dislocazione della bomba atomica anche in territorio europeo - della competenza esclusiva degli USA di controllo dell’energia atomica Nuclearizzare la NATO ha l’effetto di accentuare la supremazia americana rispetto agli alleati che

contano sempre meno nelle decisioni e sono sempre più dipendenti. In più, sul piano normativo esiste il MacMahon Act del 1946 che vieta la condivisione delle

informazioni in campo nucleare con gli altri paesi gli europei devono accettare qualsiasi decisione americana in campo del nucleare.

Nasce all’interno della NATO il tema del Nuclear sharing la condivisione o non condivisione della responsabilità nucleare (e quindi delle decisioni e conoscenze in tale campo). Gli europei conquisteranno voce in capitolo, ma ci vorrà molto tempo.

L’amministrazione di Eisenhower non si limita a nuclearizzare nel senso difensivo, lo vuole fare anche dal punto di vista civile.

- L’idea è che la diffusione dell’energia atomica sia buon affare anche per i paesi europei, questi stanno sviluppano una dipendenza energetica che li porta ad essere grandi acquirenti di risorse come gas e petrolio, mentre gli USA continuano a incentivare gli alleati a dotarsi di centrali nucleari affinché utilizzino l’energia atomica è ciò che propongono anche all’Italia affinché non ci sia il bisogno di chiedere risorse ad altri paesi (ci sono documenti diplomatici dove si discute di questo) – alla fine il nucleare a scopo civile non approda in Italia.

L’amministrazione Eisenhower lancia il “Atom for peace program” secondo il quale:

- la diffusione nucleare a scopo civile porta a sviluppo - può anche portare pace può disincentivare la ricerca del nucleare a scopo bellico perché più sviluppo

e più benessere significa meno necessità di dotarsi o di ricorrere a nuovi ordigni di distruzione.

L’EURATOM del 1957 è la risposta europea a questo stimolo (e programma) americano, infatti, ha uno scopo prettamente civile (ricerca in ambito nucleari per implicazione di sviluppo civile).

- Quello che preme all’amministrazione Eisenhower è che gli europei facciano un salto di qualità nel processo di integrazione militare.

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quel progetto di Comunità di difesa europea, nato all’inizio degli anni ’50, è l’evoluzione del piano Pleven che prevede la nascita di una Comunità europea di difesa (CED) che diventi l’altro braccio armato della NATO

PROBLEMA: il progetto deve superare il vaglio dei parlamenti nazionali.Affinché questo progetto non sia bocciato, l’amministrazione Eisenhower diventa ancora più aggressiva minacciando anche una revisione degli impegni presi a difesa degli europei (perché gli europei devono fare la loro parte nella guerra fredda).

Nonostante l’impegno americano, anche minaccioso, la CED sarà affossata dall’Assemblea Nazionale francese poiché in questa vince la linea del gen. De Gaulle: la Difesa comune europea significa, non solo la perdita dell’autonomia difensiva della Francia, ma anche il rilancio della Germania creando problemi sia politici sia militari per la Francia.

1954: prima grande battuta d’arresto del processo di integrazione europea.

Crisi: senza la Francia la CED non è possibile, è il paese più importante dell’Europa continentale.

Risoluzione della crisi: intervento inglese Il Ministro degli esteri inglese, Anthony Eden, sostiene l’idea di ripartire da ciò che si possedeva già, invece di partire da ciò che non si aveva ancora:

- riprendere il vecchio Patto di Bruxelles (primo mattoncino sul quale con calma si è fondata l’Alleanza Atlantica)

- aggiornare il Patto ; cambiargli il nome in Unione dell’Europa occidentale (UEO) con l’ingresso della Germania, dell’Italia

- affermazione dell’impegno definitivo degli USA e GB di stazionare con i loro soldati sul continente europeo.

Con questa formula molto pragmatica nasce l’UEO che supplisce al fallimento della CED (in realtà è rimasta una sorta di scrigno vuoto all’interno della Comunità Atlantica poiché non è riuscito a bilanciare lo strapotere degli americani nell’Alleanza) e che salva gli europei dal fallimento definitivo.

DIMENSIONE NUCLEARE DELLA GUERRA FREDDA

I due blocchi in contrapposizione, filoamericano e filosovietico, sono in condizione di parità strategica (anche i sovietici hanno sviluppato la propria ricerca nucleare) situazione di DETERRENZA: quella condizione strategica che si viene a costituire nella guerra fredda tale per cui nessuno dei due attori internazionali ritiene vantaggioso scatenare un attacco nucleare contro l’altro poiché ci sarebbe il rischio di MAD (mutua distruzione assicurata). La deterrenza si sviluppa con lo sviluppo di missili intercontinentali con al loro interno gli ordigni atomici.

situazione strategica bloccata dove nessuno può attaccare nessuno situazione di equilibrio del terrore dove non si fa la guerra perché non la si può vincere e si ha paura

(non è un equilibrio positivo).

Questo sistema ha funzionato e ha fatto sì che fino al 1989, e oltre, non ci fosse una guerra nucleare (le uniche bombe atomiche mai utilizzate nella storia sono quelle che hanno colpito il Giappone nel ’45).

L’equilibrio strategico ha permesso di stabilizzare la Guerra fredda: il bipolarismo tra queste due superpotenze ha nella stabilità la sua maggiore differenza rispetto ai sistemi multipolari che lo hanno preceduto e seguito.

NB: Questo non escludeva il fatto che scoppiassero tensioni e guerre periferiche.

Si diffonde uno spirito di distensione:

La distensione è quel clima internazionale più sereno nei rapporti tra le due superpotenze che nasce dal fatto che la posta in gioco è troppo alta è la sopravvivenza del genere umano.

URSS e USA devono iniziare a collaborare, ma continuano ad essere antagoniste: si passa ad una fase di coesistenza competitiva in cui riconoscono che farsi la guerra sarebbe una follia.

Questo spirito lo vediamo da due punti di vista diversi:

- Nell’ottica americana o sovietica la distensione è vantaggiosa perché significa che l’altra parte non attaccherà mai e gli consentirà di fare politiche estere con obbiettivi diversi

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- Nell’ottica di chi è subordinato la distensione alimenta una grande aspettativa. Ad es. per i tedeschi, divisi in due paesi, è naturale pensare che la distensione possa riaprire prospettive ad una possibile riunificazione tedesca.

Si parla di spirito di distensione a seguito di una Conferenza a Ginevra del 1955, che sarà infruttuosa, ma che constata l’esistenza di uno spirito diverso.

La distensione deve coesistere con le tensioni ricorrenti della guerra fredda: ci saranno momenti in cui si amplifica e momenti in cui si riduce.

Uno degli elementi che mette in discussione e che ha influenza sulla distensione (rafforzarla o ridurla) è la successione a Stalin nell’Unione Sovietica (Stalin muore nel 1953).

Si apre una lotta di potere tra le più grandi personalità dell’URSS: è qualcosa di personale, una battaglia senza esclusioni di colpo in cui si cerca di sbaragliare gli avversari.

Emerge la figura di KRUSCEV di origine ucraina, comunista ortodosso, uomo duro e aggressivo.

Egli vuole apportare dei cambiamenti al corso politico dell’URSS:

- Prima iniziativa: cerca di recuperare il rapporto con Jugoslavia di Tito compromessa da Stalin. Egli va a Belgrado e si riavvicina a Tito.

- questo riavvicinamento significa che forse i sovietici sono in grado di accettare che esistono vie autonome alla realizzazione del socialismo: il traguardo deve essere lo stesso (una società socialista reale) ma passa per strade diverse (via iugoslava, via polacca, via ungherese).

L’evento che svela la portata del cambiamento rappresentata dalla salita al potere di Kruscev è il XX Congresso del Partito comunista nel 1956:

Kruscev presenta due rapporti:

- un rapporto ufficiale e pubblico: Kruscev stabilisce la volontà di aprire alle vie nazionali al socialismo fermo restando che la meta è sempre la costruzione di una società socialista, le vie per arrivarci possono variare da paese in paese. Stalin non lo avrebbe mai consentito.

- Un rapporto riservato che dovrebbe rimanere condiviso solo tra i membri segreti dell’organo alto dell’URSS è una clamorosa presa di distanze dai vecchi metodi staliniani: con il compagno Stalin vigeva un clima di terrore in quanto aveva diritto di morte su tutti. Questo rapporto non doveva diventare di dominio pubblico, ma lo diviene attraverso la stampa internazionale fa scalpore perché sembra che Kruscev sia un riformatore sotto tutti i punti di vista.

Egli è la dimostrazione vivente di come un sistema costruito con il monopolio del potere, e che punta al totalitarismo, una volta edificato sia irriformabile (non si possono mettere in dubbio i suoi fondamenti)

Apertura delle vie nazionali al socialismo:

La morte di Stalin nei paesi satelliti è stata presa come una buona notizia e ciò dimostra l’astio di questi paesi nei confronti dell’URSS. Quando nei paesi satelliti si capisce che è possibile tentare delle riforme nazionali, si creano subito delle tendenze disgregatrici:

Polonia: Kruscev si reca in Polonia, satellite più inquieto poiché ha forte identità nazionale con basi cattoliche. Egli incontra il leader polacco comunista Gomulka : quest’ultimo chiede di accettare l’esistenza di altre vie per il socialismo, come quella polacca che prevede la coesistenza con la Chiesa cattolica (comunismo polacco con contaminazione cattolica).

Ungheria: dimostrazione dell’irriformabilità del rapporto disequilibrato tra URSS e i suoi satelliti

nel 1956 la situazione in Ungheria è molto più difficile rispetto alla Polonia.

- I comunisti locali avviano un vasto programma di riforme che prevede il pluripartitismo (eresia per l’ideologia comunista).

- il programma riformista del leader comunista Imre Nagy prevede che, alla fine di tale processo, l’Ungheria esca dal Patto di Varsavia perché un paese comunista è per sua definizione in pace con il mondo, che non ha bisogno né di apparati militari né di far parte di alleanze militari sarà un paese che non minaccerà e non sarà minacciato da nessuno.

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- I sovietici si oppongono: l’idea che l’Ungheria possa uscire dal Patto di Varsavia scatena una violenta reazione che si concretizza con l’invio dell’Armata rossa per reprimere violentemente il riformismo ungherese.

- N’agi viene processato come traditore e revisionista per poi essere giustiziato il riformismo ungherese, in applicazione del principio delle vie nazionali al socialismo, fallisce miseramente.

Recap 3 cose importanti avvengono negli anni ’50:

1. La Guerra fredda si è stabilizzata anche in virtù del concetto di deterrenza secondo cui le due potenze non vogliono farsi guerra

2. Lo Spirito di distensione ha delle conseguenze ambivalenti:

- rasserena i rapporti tra le super potenze, - autorizza satelliti (o alleati sub alterni) a coltivare delle alleanze che spesso sono pericolose

3. Kruscev avvia un tentativo riformista che in realtà avrà esiti piuttosto destabilizzanti

ITALIA

La politica estera italiana

Svolta: metà degli anni ’50.

- Fine della stagione di De Gasperi: fine della stagione del centrismo ossia dei governi dominati dalla democrazia cristiana.

- Si comincia a parlare della necessità di avere dei governi più condivisi, cioè in cui ci sia maggiore condivisione di progetti politici anche con altri partiti.

L’Italia ha risolto la questione di Trieste nel ’54 nel 1955 (anno spartiacque per la politica italiana), viene ammessa all’ONU. In quell’occasione, in virtù

dello spirito di distensione, non c’è più il veto sovietico.

Il 1955, considerato anno spartiacque nella politica italiana, è un anno importante anche perché l’Austria accetta la condizione di neutralità internazionale.

- L’Austria alla fine della WW2 viene occupata (come tutti i paesi sconfitti).- L’unica via d’uscita trovata affinché gli eserciti alleati (soprattutto quello sovietico) evacuino il territorio

austriaco è che l’Austria accetti una condizione di neutralità internazionale l’URSS riesce a fare ciò che non è riuscita a fare con la Germania: i sovietici si sarebbero ritirati dal territorio austriaco solo se l’Austria avesse fatto una politica estera neutrale, cioè non deve essere filoccidentale.

- Nel 1955, il cancelliere austriaco Julius Raab accetta, si reca a Mosca e firma un Trattato nel quale l’Austria si impegna ad attuare una politica estera neutrale.

Gli americani iniziano a pensare che quelle basi nucleari, che inizialmente avevano pensato di installare in Austria, starebbero meglio in Italia: nella seconda metà degli anni ’50 inizieranno i dislocamenti degli ordigni nucleari americani in Italia.

PROBLEMA: la metà del mondo politico italiano è formato da comunisti e socialisti che non accettano.

MA, la seconda metà degli anni ’50 è caratterizzata da una nuova stagione politica di maggiore condivisione che passa anche per una politica estera in cui l’Italia cerca di essere un po’ più autonoma dagli USA.

È la cosiddetta POLITICA NEO-ATLANTICA:

È un neologismo significa un nuovo modo di stare nell’Alleanza atlantica richiedendo una maggiore autonomia.

Questo perché ora la politica estera deve avere anche il fine di creare le condizioni per governi più stabili e con maggioranze più ampie: finché si fa una politica estera totalmente sottoposta agli Stati Uniti questa sarà condivisa da pochi; se si passasse ad una politica estera più autonoma, nei governi potrebbero far parte anche i partiti laici e forse, un giorno, anche il partito socialista.

- Quindi il neo-atlantismo, politica estera della seconda metà degli anni ’50, è la ricerca di una maggior autonomia internazionale fermo restando la partecipazione dell’Italia alla NATO.

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La via dell’autonomia l’ha già segnata De Gasperi all’indomani del Tratto di pace e della perdita delle colonie:

- Tolte le colonie all’Italia, il paese farà concorrenza alla Francia e all’Inghilterra nei rapporti con i paesi del Terzo Mondo dimostrando di non essere neo-colonizzatori, ma migliori partner commerciali.

Questa politica viene sviluppata dal neo-atlantismo attraverso delle personalità come il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, il leader democristiano Fanfani ed Enrico Mattei. Quest’ultimo è un ex partigiano cattolico che ha combattuto nella resistenza dell’Italia settentrionale amico di De Gasperi:

Alla fine della guerra, De Gasperi affida a Mattei l’incarico di liquidare l’AGIP (agenzia italiana petroli) poiché non ha avuto reale utilità.

- Mattei studia i documenti dell’Agip: gli studi scientifici evidenziano l’esistenza di gas estraibile nel sottosuolo della Val Padana.

propone a De Gasperi di non chiudere, ma rilanciare l’Agip: la proposta viene accettata e nel 1953, con una legge dello Stato, nasce l’ENI (ente nazionale idrocarburi) di cui presidente e fondatore è Mattei.

- Mattei è un uomo controverso, ambivalente, una sorta di nazionalista economico: non guarda in faccia a nessuno per fornire all’Italia risorse energetiche necessarie per il suo sviluppo industriale.

- È anche un uomo spregiudicato che conta molto di più di altri politici. Si vanta di fare una politica estera che va contro quella ufficiale italiana attraverso le sue capacità di usufruire dei partiti politici come dei taxi (“salgo su un taxi, ovvero un partito, lo pago e mi faccio portare dove voglio”).

- Tuttavia, fa una politica estera straordinariamente efficace allacciando rapporti di collaborazione petrolifera con i paesi arabi e paesi produttori di petroli

(14.11.19)

(14.11.19)1956, firmato un accordo italo-libico: normalizza i rapporti tra l’Italia e la nuova Libia indipendente ora sotto la monarchia del re Idris, burattino degli angloamericani.

- Fine dell’accordo: cancellare il passato coloniale e avviare una nuova stagione di collaborazione economica italo libica.

- Per far questo l’Italia rinuncia a tutta una serie di proprietà che aveva in Libia e paga un forte indennizzo a titolo di compenso per i danni materiali e morali inferti al popolo arabo durante la lunga dominazione coloniale (1956).

1957, Mattei stipula un accordo come presidente dell’Eni con lo Scià di Persia (Iran) Reza Pahlavi.

Premessa: fino a quel momento le grandi compagnie petrolifere occidentali, le sette sorelle (compagnie anglo americane e olandesi - tra cui non c’era l’Eni), dettavano legge nel mercato petrolifero internazionale: stabilivano dove si dovesse investire per fare le ricerche petrolifere, investimenti fare, quanto estrarre, come e a che prezzo venderlo

- rivoluziona il mercato petrolifero internazionale

Proposta di Mattei allo Scià:

- distribuire in maniera equa i proventi della vendita del petrolio è profondamente iniquo e anche poco conveniente dal punto di vista economico e commerciale che i paesi che detengono il petrolio nel sottosuolo non detengano vantaggio.

Da quel momento in poi anche le compagnie occidentali sono costrette a fare delle maggiori concessioni ai paesi produttori.

Mattei propone ciò che ha proposto all’Iran alla Libia ma gli viene politicamente impedito poiché il Re Idris caccia il Primo ministro libico Halim il quale aveva sottoscritto con l’ENI un trattato analogo a quello fatto dall’ENI con l’Iran.

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il trattato italo libico viene annullato perché dietro a Idris ci sono le forti pressioni delle compagnie angloamericane.

L’azione più intraprendente e ambiziosa che fa Mattei è quella di sostenere la lotta indipendentista dei ribelli algerini contro la colonizzazione francese.

- Pensa che un’Algeria indipendente possa diventare un partner economico dell’Italia scalzare la Francia dal suo storico legame con l’Algeria, scelta molto coraggiosa.

Mattei fa arrivare ai ribelli algerini delle armi con le quali combattere i colonizzatori francesi.

Nel 1960 va a Mosca e stipula un accordo commerciale con l’Urss per ampliare il capo dei fornitori di materiali energetici italiano.

- Fa innervosire gli ambienti atlantici e in particolar modo gli USA poiché non si possono fare accordi con l’antagonista della guerra fredda.

Tra le strategie economiche globali di Mattei c’è perfino la Cina.

- Questa politica ambiziosa si arresta drammaticamente nell’ottobre del 1962 quando tutto il mondo è distratto dal rischio di una guerra nucleare tra USA e Urss a seguito della crisi di Cuba in più, il culmine della crisi di Cuba coincide con la morte di Mattei tutti pensano sia stato vittima di un attentato a causa della numerosità dei suoi nemici anche all’interno del blocco occidentale stesso poiché paesi come Francia e GB non vogliono rinunciare al loro controllo sulle colonie e Mattei era il promotore del processo di decolonizzazione. Gli USA non sono coloniali ma hanno imposto dei vincoli al proprio blocco di alleanza, uno di questi è il non trattare con paesi ostili all’Alleanza atlantica (in particolare l’URSS)

Perdita per l’ENI e per il processo di industrializzazione italiana.

PROCESSO DI DECOLONIZZAZIONE

La decolonizzazione di Tunisia e Marocco significa mettere in crisi il rapporto al quale i francesi tengono di più ovvero quello con l’Algeria.

ALGERIA:

- si costituisce un movimento di liberazione nazionale che fa delle rivendicazioni ben precise e chiede l’indipendenza.

i militari francesi in Algeria, nel timore di perdere il controllo del paese, assumono il controllo politico poiché tale prospettiva mette in crisi la Francia rischiando di costituire una minaccia per la democrazia francese.

CONSEGUENZA: IV Repubblica francese entra in crisi.

1958, De Gaulle è richiamato a gestire la crisi e a rafforzare la Francia

RISOLUZIONE: fuori dalle aspettative era più aspettato un rafforzamento e la difesa delle colonie ma ciò non accade.

- De Gaulle capisce che gli algerini non si possono trattenere e non è facile porre fine alla guerra civile salvando gli interessi anche economici della Francia.

Piano di Costantina: De Gaulle, prima di concedere l’indipendenza, tenta una strategia alternativa che è quello di rafforzare la collaborazione economica tra i due paesi ma la lotta, la guerra civile e le rivendicazioni sono fuori controllo e gli algerini continuano a chiedere solo l’indipendenza.

REFERENDUM: vincola il destino dell’Algeria al voto popolare che nel 1962 ha come risultato l’appropriazione dell’indipendenza.

NB: il processo di decolonizzazione francese è più difficile rispetto a quello graduale gestito dagli inglesi.

Anno culminante della decolonizzazione africana è il 1960: indipendenza della Nigeria

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Le colonie inglesi diventano sempre più indipendenti in maniera meno cruenta.

ECCEZIONE: KENYA

- l’indipendenza in questo paese porta a molte vittime- problema dei possedimenti sudafricani la cui decolonizzazione favorisce l’avvento al potere di sistemi

politici che poi si riveleranno segregazionisti cioè caratterizzati dal dominio di una ristretta élite bianca sulla maggioranza della popolazione locale (es. Rodesia del nord e del sud e il Sudafrica).

In questo contesto di decolonizzazione si inserisce la crisi del Canale di Suez.

CRISI DEL CANALE DI SUEZ

L’Egitto non ha problemi di decolonizzazione ma ha problemi politici di stabilità.

Anni ’50: militari prendono il potere.

1954, ascesa del generale Nasser.

NASSER:

- introduce in Medioriente una realtà politica profondamente ostile all’occidente inserisce le dinamiche mediorientali nel contesto della guerra fredda.

- obbiettivo politico: modernizzare l’Egitto con opere di investimento economico e sul piano internazionale promuovere una politica panaraba. L’Egitto deve guidare il movimento panarabo con il fine di arrivare ad una emancipazione araba,

all’eliminazione fisica dello stato di Israele. Nel completamento del panarabismo, c’è anche un fondo di ostilità nei confronti delle potenze occidentali poiché sono coloniali, sfruttatrici delle risorse energetiche dei paesi arabi e danneggiano la causa araba.

Egitto il paese capofila del movimento panarabo e Nasser il leader carismatico.

AZIONI:

Sfida l’occidente: la crisi il secondo conflitto araboisraeliano dopo la guerra seguente alla fondazione dello stato di Israele.

L’Egitto porta avanti un piano di industrializzazione e modernizzazione che prevede la costruzione di una DIGA AD ASSUAN per sfruttare a livello energetico delle acque del Nilo risorsa economica dell’Egitto.

PROBLEMA: trovare i finanziamenti internazionali per realizzare la diga.

Gli americani sono disposti a finanziarla ma sono perplessi a causa della propaganda aggressiva e antioccidentale di Nasser.

SVOLTA: gli americani scoprono che Nasser sta acquistando armi dai paesi del blocco sovietico

- gli USA decidono di non finanziare lo sviluppo economico di questo paese.

CONSEGUENZA:

- la risposta al mancato finanziamento americano da parte di Nasser è la nazionalizzazione del Canale di Suez. Dal 1869, ossia da quando era stato reso navigabile, il canale era il passaggio più strategico al mondo.

REAZIONE:

- 1956: inglesi e francesi si mettono d’accordo e decidono di coinvolgere un terzo attore preoccupato di un possibile rafforzamento dell’Egitto: Israele.

Nello stesso anno, in una riunione segreta a Evian, inglesi, francesi e israeliani si accordano per un intervento militare in Egitto:

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- Si stabilisce che per primi ad attaccare l’Egitto siano le forze israeliane- inglesi e francesi interverranno con il pretesto di rimettere ordine nel canale di Suez.

Gli israeliani intervengono ma hanno la meglio sulle forze egiziane che occupano il Sinai.

successivamente avviene lo sbarco delle forze anglofrancesi: operazione fallimentare.

Nasser si vede aggredito e grida al complotto internazionale diventando la vittima di questa crisi.

CONSEGUENZA:Questa aggressione svela al mondo il forte legame instaurato tra Nasser e il blocco sovietico.

- Nasser sa che il mondo islamico e i sistemi comunisti non sono fatti per andare d’accordo ma strategicamente si può fare.

Piano strategico: avere il supporto strategico sovietico contro il blocco occidentale.

Momento massimo di sviluppo della crisi di Suez: intervento sovietico in aiuto all’Egitto trasformazione di un conflitto araboisraeliano in una crisi della Guerra fredda.

Reazione americana:Gli USA sono preoccupati e richiamano inglesi e francesi affinché si ritirino. Per spingere gli inglesi a ritirarsi mette in atto delle manovre finanziare volte a far andare in crisi la sterlina e piegare l’economia inglese.

Gli inglesi saranno i primi a ritirarsi Seguirà un intervento dei caschi blu delle NU per tenere sotto controllo la regione del canale.

Nasser militarmente è sconfitto ma è politicamente vincitore: l’attacco israeliano è stato respinto.

CONSEGUENZE DELLA CRISI:

- Nascita di un forte rapporto URSS-Egitto- Nasser rafforza il proprio prestigio come leader del movimento panarabo antioccidentale. - Gli americani capiscono che il Medioriente è uno dei nuovi teatri emergenti della guerra fredda viste le

risorse nel suo sottosuolo.

Dottrina Eisenhower (in reazione alla crisi di Suez):

- È l’attuazione della logica americana di guerra fredda nell’area mediorientale. - Risposta alla minaccia sovietica egiziana che si è manifestata con la crisi di Suez.

La dottrina stabilisce la disponibilità americana a sostenere quei paesi del fronte mediorientale che siano disposti a contrastare la minaccia comunista e sovietica.

- Sono molti: in questa fase sono solo due i paesi mediorientali (Egitto e Siria) sensibili all’Urss più per regioni strumentali che politiche poiché sono due paesi arabi ma politicamente laicizzati in mano a una élite tecnica e laica proveniente dal mondo dei militari.

PATTO DI BAGDAD: prima della dottrina di Eisenhower, è un’organizzazione e alleanza militare filoccidentale sorta nel ’55 analoga a quelle asiatiche (ANSUS e SEATO).

- Questo patto riunifica nella stessa alleanza paesi come Iran, Iraq, Pakistan, Turchia, Inghilterra e USA.

- percepita da Nasser come ostile.

ASIA

In Asia accade lo stesso intreccio tra decolonizzazione e guerra fredda.

Il grosso problema cinese si è intensificato a seguito:

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- della Guerra di Corea - della non ammissione della Cina popolare alle NU.

Reazione cinese:

La Cina, non potendo utilizzare altri mezzi, comincia a bombardare alcuni scogli che sono sotto la sovranità della Cina nazionalista.

- Sono bombardamenti simbolici: la Cina comunista non vuole invadere la Cina nazionalista ma vuole far capire che c’è bisogno di una soluzione adeguata al problema della rappresentanza cinese e al fatto che un enorme paese come la Cina popolare non abbia diritto di cittadinanza nella comunità internazionale.

Il 1954:

- anno in cui iniziano i bombardamenti- l’anno in cui i Francesi vengono cacciati dal Vietnam Ho Chi Minh può proporsi come colui che ha

cacciato il colonialismo francese dall’Asia.

CONSEGUENZA: situazione analoga a quella della Corea degli anni ’50 poiché c’è il rischio che si ripeta la stessa situazione coreana:

- il leader cinese vuole comunistizzare l’intera Indocina e quindi unificare il Vietnam all’insegna del comunismo non è accettabile per chi ha già combattuto in Corea del Sud: gli USA.

1954: CONFERENZA DI GINEVRA temi: Asia

Corea:

La guerra di Corea è terminata:

- la linea di confine armistiziale è diventata linea di confine - a Ginevra le grandi potenze discutono su come eliminare la linea e favorire la riunificazione in una sola

Corea. - PROBLEMA: è impossibile mettere d’accordo sovietici e americani. La contrapposizione è sempre la stessa: americani e sudcoreani chiedono libere elezioni in tutta la

penisola coreana mentre i sovietici e nord coreani chiedono che si costituisca un’assemblea di rappresentanti che proceda alla riunificazione di tutto il paese.

CONCLUSIONE: non si risolve nulla il 38’ parallelo continua ad essere la linea divisoria di confine.

Vietnam

C’è un Vietnam del Nord e uno del Sud dove gli americani si sentono strategicamente chiamati a intervenire dopo la fine del colonialismo francese.

- Non si può lasciare l’intero Vietnam ai comunisti: bisogna che qualcuno rimpiazzi i francesi gli americani si fanno risucchiare in questo spazio dove non hanno alcun interesse ma che rischia di andare sotto influenza sovietica

- la linea di divisione tra i due Vietnam sarà quella del 17’ parallelo.

Come fare a riunificare il Vietnam in un unico paese? Libere elezioni o assemblea?

Qui i comunisti hanno un vantaggio rispetto alla Corea:

- Il comunismo vietnamita ha delle forti basi nazionali perché è qualcosa di molto popolare. - Americani e sudvietnamiti si rifiutano di firmare l’impegno a far tenere le elezioni in Vietnam. Non è come in Corea perché gli USA sono consapevoli che le libere elezioni in Vietnam avranno come

risultato la vittoria dei comunisti. Quindi anche per il Vietnam non si vede nessuna prospettiva di riunificazione.

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La conferenza di Ginevra e l’impegno americano a difendere la linea del 17’ parallelo, Vietnam del sud, è il presupposto di quello che accadrà tra seconda metà degli anni ’60 e ’70: la guerra del Vietnam.

Perché gli americani si immischiano in questa faccenda?

Per non lasciare uno spazio strategico a disposizione dell’antagonista sia esso la Cina comunista o l’Urss.

CONSEGUENZA DELLA CONFERENZA:La conferenza di Ginevra del ’54 vede l’esordio diplomatico della Cina popolare nonostante per gli americani non esista:

- il Segretario di Stato del presidente Eisenhower si rifiuta di stringere la mano al ministro degli esteri cinese Chiù En-lai.

- La posizione della Cina popolare a questa conferenza è molto moderata: Chiù En-lai declina la dottrina della politica estera cinese per la prima volta per la dottrina della coesistenza pacifica. Questa postula la possibilità che in Asia, paesi, regimi politici e ideologie contrapposte possano coesistere senza doversi massacrare in guerre. I Cinesi sono così moderati perché sono in una posizione di debolezza: da un lato non sono riconosciuti dagli USA, dall’altro non vogliono accentuare la loro dipendenza strategica dall’Urss come era accaduto in Corea.

La paura di Mao è quello di ritrovarsi coinvolto in una guerra in Asia contro gli USA

- prima manifestazione del pensiero e della politica estera cinese.

INDIA

L’India emerge come una potenza asiatica difficile da inquadrare in qualsiasi contesto della guerra fredda.

- Ci tiene a esprimere la propria peculiarità identitaria- è un paese che vuole un ruolo nel settore asiatico- ex colonia che decide di sposare la politica di non allineamento.

La politica di non allineamento è la tendenza di alcuni paesi afroasiatici a non prendere posizione né a favore del blocco sovietico né a favore del blocco americano. Solitamente è una posizione ideologica ma non lo è nel caso dell’India: solitamente l’allineamento è un atteggiamento strumentale che cela la volontà di trarre dei vantaggi avvicinandosi al blocco sovietico o al blocco occidentale. Infatti, uno dei grandi rappresentanti del non allineamento è Nasser che si professa non allineato ma che in realtà è strumentalmente filosovietico (lo stesso avverrà per Gheddafi e per molti altri leader).

Conferenza di Bandung 1955 (Indonesia)

- massima affermazione e massima espressione del fronte dei non allineati a cui partecipano molti paesi prevalentemente del fronte asiatico (Cina, India, Egitto…).

- Durante la conferenza il Ministro degli esteri cinese Chu En-lai dichiara che la Cina popolare comunista cercherà di risolvere il problema dell’esistenza delle due Cine attraverso vie pacifiche (a dimostrazione che i bombardamenti sono strumentali).

1960: ANNO SIMBOLO per i paesi che ottengono l’indipendenza (particolarmente in Africa)

caso del Congo: ex colonia belga ed ex possedimento personale del re Leopoldo II. Tuttavia, questo territorio nel cuore dell’Africa, ad un certo punto viene trasferito da Leopoldo II al Belgio che lo lascia in eredità al suo paese. Quando nel 1960, a seguito delle prime tensioni indipendentiste, i belgi decidono di concedere l’indipendenza, il Congo precipita nel caos. Ci sono due opposte tendenze politiche in Congo, due modi di organizzare il post colonialismo:

- Versione tradizionale etnica congolese: ha come leader Kasa-Vubu che vuole promuovere, nella sua visione multietnica, un Congo riunito affinché si tengano insieme tutte le componenti del paese

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- Versione modernista occidentale: la visione modernista è di Lumumba che vuole modernizzare il Congo con delle riforme sociali. Questi due leader si contrastano e la situazione diventa tragica quando una regione interna al Congo, regione del Katanga, dichiara la secessione del Congo.

Scatena la frammentazione di questo paese favorita dalle pressioni occidentali: intervengono i caschi blu. La soluzione non la trovano le Nazioni Unite ma l’uomo forte che emerge dalla crisi: il militare Mobutu. Egli attua un colpo di stato, moltiplica i suoi gradi e diventa generale all’uso africano. È passato alla storia per essere stato uno dei più grandi dittatori sanguinari della storia africana tiene riunito il Congo attraverso la sua dittatura.

RAPPORTO TRA GUERRA FREDDA E DECOLONIZZAZIONE:

Entrambe le due super potenze sono favorevoli alla decolonizzazione:

- gli americani in quanto ex colonia- i sovietici in quanto patria del socialismo.

Sono contro il colonialismo perché questo da un lato indebolisce i vecchi imperi coloniali europei e dall’altro crea nuovi possibili alleati e partner commerciali.

La decolonizzazione diventa il campo in cui le due potenze sperimentano la loro propaganda: gli americani propongono le libertà individuali e il benessere materiale; i sovietici propongono eguaglianza sociale.

Il problema è che la competizione tra USA e Urss li porterà ad appoggiare i peggiori regimi dopo il colonialismo: autoritarismi e dittature personali, che nulla hanno a che vedere con l’ideologia comunista o quella liberale. Quello che preme in questo momento è avere il controllo su determinati paesi ed il modo più veloce è avere all’interno di questi un uomo forte (dittatore) che diventi proprio alleato.

(15.11.19)

Recap: rapporto tra Guerra Fredda e decolonizzazione

Le due super potenze incentivano il processo di decolonizzazione.

USA e URSS hanno interesse a indebolire i vecchi interessi europei poiché fa parte del consolidamento della supremazia sulle rispettive sfere di influenze. Es. Gli americani spingono affinché i francesi concedano l’indipendenza all’Algeria senza creare dei problemi ossia senza opporre resistenza. In realtà quello è un processo sanguinoso che degenera in guerra civile finché non sale De Gaulle che concede il referendum risolvendo il problema.

Gli USA sanno che il perpetuarsi del colonialismo è a vantaggio della propaganda sovietica nell’Europa occidentale poiché è un retaggio dell’800 che non ha più ragion d’essere.

l’URSS per motivi ideologici non tollera il colonialismo (contro qualsiasi tipo di schiavitù), ma soprattutto per mettere in difficoltà le potenze occidentali di GB e Francia spinge alla decolonizzazione.

Questo processo ha nella crisi di Suez del ‘56 il suo punto culminante La crisi di Suez rappresenta la forte influenza di queste due potenze sui processi di decolonizzazione.

INFLUENZA NEGATIVA DELLA GUERRA FREDDA

L’influenza della guerra fredda sulla decolonizzazione non è solo positiva ma anche negativa (duplice=.

- Le due potenze non stimolano e sostengono le nuove esperienze politiche di governo autonome, ma le condizionano secondo i loro interessi.

La decolonizzazione apre il campo ad una competizione geopolitica in tutto il mondo, le due superpotenze si confrontano dall’Africa all’Asia.

- Gli Usa appoggeranno delle dittature - l’Urss che appoggerà anche dei regimi che sono solo formalmente comunisti.

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In questo rapporto ambivalente ci sta anche la dimensione ambigua del non allineamento:

- alcuni paesi di recente indipendenza dichiarano formalmente di non voler prendere posizione in questa contesa bipolare tra Usa e Urss e di volersi mantenere indipendenti, non condizionati dalla nascita. In realtà faranno delle scelte di convenienza quando si presenta l’occasione.

- quasi nessuno dei paesi che ha sposato il non allineato è stato coerente con questa visione Es. l’Egitto di Nasser, che formalmente non era allineato, si avvicina a Urss per questioni strategiche di forniture militari che servono per portare avanti la lotta ad Israele (appoggiato dagli americani)

Generalmente il non allineamento non è mai puro ma nasconde sempre un orientamento più favorevole ad uno dei due schieramenti.

Fine recap.

LA LIBIA E LA FIGURA DI GHEDDAFI

Gheddafi è un personaggio interessante perché la sua biografia è simile alla storia del suo paese caratterizzata dal colonialismo e quindi dal rapporto con l’Italia.

In Libia vi è ancora il re Idris che, in quanto moderato, non aderisce alla causa panaraba contro Israele. In più, egli è ancora il garante degli interessi americani sulla Libia a causa della presenza di basi militari angloamericane e lo sfruttamento petrolifero (anche da parte italiana).

settembre del 1969, colpo di Stato per defenestrare il vecchio re da parte di giovani ufficiali libici sotto la guida di Gheddafi

Gheddafi:

- ha passato un breve periodo di addestramento militare in GB- appena al potere prende come modello Nasser vuole attuare ciò che Nasser ha fatto in Egitto in Libia - Si ispira al panarabismo: critico nei confronti dell’occidente e antisraeliano.

È un personaggio che sembra poter cambiare molto gli orientamenti della Libia, fino a quel momento paese filoccidentale.

(Kissinger in parte sottovaluta l’avvento di Gheddafi considerandolo un semplice leader nazionalista che alla fine, come tutti i leader arabi, sarà parte del blocco occidentale ERROR!)

Nel 1970 Gheddafi arriva al potere, primo passo:

- espellere gli italiani che ancora lavoravano e vivevano in Libia. Per Gheddafi questa comunità italiana rappresentava l’élite della società libica (soprattutto nella fascia costiera libica). Egli si accanisce contro la componente più debole perché l’Italia, che non fa più una politica coloniale e non può più avere degli atteggiamenti aggressivi verso la Libia, non ha realisticamente un modo di reagire all’espulsione.

- decine di migliaia di italiani che lavoravano e che avevano delle proprietà in Libia sono costrette a lasciare il paese un danno economico gravissimo.

Reazione italiana:

- il Ministro degli esteri è Aldo Moro: egli incarna non più lo spirito neo-atlantico, ma uno di grande moderazione in politica estera sa che una reazione ostile contro la Libia di Gheddafi vanificherebbe la politica estera avviata da De Gasperi di dialogo e comprensione con i paesi arabi.

Moro non subisce passivamente questo affronto: protesta e richiede anche l’intervento delle Nazioni Unite ma, in realtà, egli ha già una strategia molto più efficiente:

- L’unico modo per rendere Gheddafi meno ostile è incentivare quanto più possibile una collaborazione economica tra Italia e Libia (da allora la politica estera italiana nei confronti della Libia è rimasta sempre quella).

Gli investimenti iniziati già nel dopoguerra vengono incentivati al massimo: realizzazione di infrastrutture, scuole, ospedali.

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Quegli italiani che sono stati cacciati da Gheddafi a poco a poco tornano in Libia in forma di tecnici, lavoratori, ingegneri che sapranno gestire tutti quei progetti di cui la Libia, paese arretratissimo, ha bisogno.

Dal punto di vista politico l’Italia scompare dalla Libia ma dal punto di vista economico diventa il partner economico della Libia di Gheddafi.

- molto spesso Gheddafi attacca l’Italia tant’è che istituisce il Giorno dell’odio e della vendetta in cui si ricordano i soprusi che i colonizzatori italiani hanno imposto ai danni della popolazione libica (era un modo per far capire all’Italia che deve ancora pagare per il periodo di colonizzazione – fare più investimenti).

- Nonostante le intemperanze di Gheddafi, si costruisce un nuovo rapporto italo-libico che è importante non solo per l’economia, ma anche per lo stabilizzare il Mediterraneo.

Decisioni di Gheddafi:

Gheddafi non si limita a cacciare la comunità italiana, ma vuole cacciare anche americani e inglesi.

- Gheddafi estromette anche americani e inglesi: la nuova Libia non può più essere la loro base militare, quindi, queste basi devono essere evacuate, chiuse e gli americani e inglesi presenti sul territorio devono andarsene (e lo fanno)

- escalation di nazionalismo arabo nazionalizzazione del petrolio libico: vuole assumersi il controllo del petrolio per decidere quanto produrne, quanto consumarne e a che prezzo venderlo affinché la Libia si trasformi in un paese ricco e modernizzato (in realtà non sarà così).

Tutto questo viene legittimato politicamente con l’invenzione di un’ideologia manifestazione del nazionalismo arabo laico egli è un militare arabo laico che vuole modernizzare il paese (ciò significa che il potere deve essere laico):

La teoria di Gheddafi chiamata “La terza via”

- ipotizza la possibilità di abbracciare una strada alternativa rispetto al comunismo e capitalismo. - È caratterizzata dalla concezione del potere: in Libia, e nei paesi arabi, non c’è bisogno del

parlamentarismo ma c’è bisogno di un leader che interpreti il “governo delle masse” cioè che si faccia promotore e interprete dell’interesse e del bene della popolazione.

- È un modo per legittimare il fatto che lui ha accentrato nelle sue mani un potere esclusivo senza alcun tipo di mediazione con organi rappresentativi.

Le rendite petrolifere incidono sulle condizioni arretrate della Libia infatti con le rendite egli riesce a modernizzare un poco la situazione sociale (scuole, sanità). Ma in realtà la grande maggioranza di rendite petrolifere è utilizzata da Gheddafi per accumulare una quantità abnorme, e inutile, di armi.

- La massima voce nel bilancio libico è l’acquisto di armi da parte di paesi occidentali e poi, dal ’74, sempre più dall’URSS (emulando il suo modello egiziano).

Tutti i provvedimenti che Gheddafi sta assumendo lo collocano in una posizione critica nei confronti dell’occidente nazionalizza il petrolio, soffia sul vento del panarabismo, è antiisraeliano (quindi la disponibilità occidentale a vendere armi a Gheddafi si riduce):

- Gheddafi trova un nuovo fornitore, come aveva fatto Nasser, nell’URSS: acquista ingenti quantitativi di armamenti moderni che, in realtà, arrugginiscono nei magazzini libici perché non ha personale competente che le utilizzi

è uno sforzo economico inutile ma che fa sì che si guardi alla Liba con un certo rispetto. Non riuscirà mai a fare della Libia una nazione (non sarà mai paragonabile ad un paese come l’Egitto):

tiene questo paese per anni (40 anni) con il pugno di ferro, con il monopolio della forza, costringe le varie etnie a coesistere e vende loro l’ideologia del nazionalismo libico della Libia come nuovo battistrada del panarabismo.

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Era tutta una illusione e lo si vede dal 2011 quando tutto finisce: scomparso Gheddafi, la Libia va in pezzi riemergono le eterogeneità: ancora oggi c’è un’impossibilità di ricomporre i vari pezzi del paese in un’unica entità politica.

NASCITA DELL’OUA (ORGANIZZAZIONE PER L’UNITA’ AFRICANA)

Mentre nel continente sono in corso i vari processi di decolonizzazione ed indipendenza, ci sono vari tentativi di formare un’organizzazione regionale o continentale.

Nel 1963 nasce l’OUA: Organizzazione per l’Unità Africana.

- primo tentativo di esprimere un regionalismo tra i paesi che hanno acquisito recente indipendenza - tentativo complicato perché deve tenere conto delle differenze politiche all’interno del continente

africano. - Agli inizi del 2000, l’OUA diventerà l’Unione Africana.

L’Unione africana ambisce ad essere una sorta di ONU dell’Africa, cioè un’organizzazione rappresentativa di tutte le entità politiche del continente africano per il mantenimento della pace.

È vittima però di un paradosso che ne limita moltissimo l’azione:

- l’Africa è storicamente terra di confini tracciati a tavolino dai colonizzatori nell’800 e successivamente dalla WW1. Quei confini, eredità pesante del colonialismo che hanno condizionato i paesi di successiva indipendenza, sono intangibili perché metterli in discussione significherebbe aprire un processo di destabilizzazione che si dovrebbe estendere in tutto il continente.

- Questi paesi sono costretti a coesistere con confini che non riconoscono e che non sono rispettosi delle distinzioni etniche sono una eredità imposta dalla storia che non si ha la possibilità di cambiare.

- Sul piano economico c’è il tentativo di avvicinamento alla più prossima area di sviluppo ossia l’Europa in gran parte integrata, attraverso degli accordi.

Anche questa dimensione africana ha a che fare con la guerra fredda.

NB: la Guerra fredda è un conflitto globale che non risparmia nessun paese e nessun continente.

AMERICA LATINA

Nuova fase di rapporti critici tra USA e America Latina.

Come aria di sottosviluppo, l’America latina è considerata dagli americani come possibile sottoposta a influenza comunista.

All’inizio degli anni ’50 nasce l’OSA: Organizzazione degli Stati americani.

- Uno dei primi compiti che gli USA perseguono dentro questa organizzazione è una sorta di bonifica dal comunismo portare i paesi americani su posizioni anticomuniste (impossibile)

- A metà degli anni ’50 ci sono le prime manifestazioni di influenza comunista in America latina Es. Guatemala e Costa Rica.

GUATEMALA

- Nel 1954 c’è un tentativo di presa di potere da parte dei comunisti che poi fallisce senza la necessità di un intervento diretto militare da parte degli USA.

- c’è la pressione degli USA su tutti i paesi che sembrano inclinare ideologicamente in quella direzione si manifesta soprattutto con l’arma economica.

Le economie latino-americane sono a base agricola e la valorizzazione di questa attività è garantita dalle grandi compagnie americane:

- United brands: compagnia americana presente in molti paesi americani. Questa acquista terreni, promuove la produzione su larga scala di frutta, cereali ecc. ed è talmente impopolare da essere ribattezzata dai latinoamericani come il “pulpo” (sfruttamento oppressivo).

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- A causa della sua impopolarità gli americani la ribattezzeranno in United Free Company non cambierà davvero l’idea dei coltivatori latinoamericani.

Gli americani quindi sono i grandi regolatori della produzione agricola dei paesi latino-americani rendendoli cosi impopolari.

SVOLTA: 1957, anno del missile gap i sovietici acquisiscono una supremazia strategica sugli USA perché mandano in orbita il primo satellite artificiale intorno alla Terra.

- È lo Sputnik, un trabiccolo che ha la capacità di girare intorno alla Terra come la Luna grandissimo colpo per gli USA perché l’antagonista ha acquisito un vantaggio: la cosa non è solo legata

al prestigio ma al fatto che, acquisendo la supremazia tecnologica, l’Urss acquisisce la capacità di minacciare direttamente il territorio degli americani.

Il missile gap ad opera dei sovietici fa traballare il sistema americano.

Reazione americana:

Repentina: le risorse economiche sono molte iniziano a passare dal lato di vantaggio

NASCITA DELLA NASA:

- Agenzia Spaziale Americana salto di qualità: la Guerra fredda viene portata nello spazio. Alla fine del 1958 gli USA sono in grado di tentare con successo il lancio per la prima volta di un

missile intercontinentale: l’ICBM (intercontinental ballistic missile). Questo è la risposta americana allo Sputnik se prima c’era una situazione di parità atomica ora c’è anche la capacità tecnica di colpire il territorio avversario perché non c’è più spazio restante alla potenziale devastazione globale garantita dalla combinazione di bomba atomica e missile intercontinentale.

Tra ’57-’58 la deterrenza raggiunge il massimo potenziale distruttivo poiché i missili inizieranno a non essere più di postazione fissa, ma anche mobile.

- Sul finire anni ’50 non c’è angolo del pianeta che non possa essere raggiunto da un bombardamento atomico.

la deterrenza è assoluta: si amplifica l’orrore di una possibile guerra atomica attraverso la capacità di devastare il nemico

RAPPORTO URSS E CINA POPOLARE

1957: l’Urss stipula l’impegno con la Cina popolare a fornire un prototipo di bomba atomica.

- In questa fase c’è una solida alleanza tra Mosca e Pechino (Cina di Mao in posizione precaria, non riconosciuta dagli USA e non fa parte dell’ONU) la Cina popolare è totalmente dipendente all’Urss per questo reclama maggiore sicurezza.

I sovietici non trasferiranno mai il prototipo ai cinesi perché ci sarà la rottura tra queste due potenze comuniste.

Cause della rottura tra Cina di Mao e URSS: La rottura è nella diversità dei due modelli di sviluppo ideologico ed economico:

modello di sviluppo proletario (URSS): industrializzazione programmata (piani quinquennali) modello di sviluppo rurale (Cina di Mao): - politica industriale del “grande balzo in avanti” con cui Mao ha mobilitato le masse contadine

I tecnici sovietici mandati in Cina per seguire lo sviluppo economico del paese lasciano la Cina perché Mao non segue i consigli ma vuole seguire una propria via di sviluppo che non funziona perché porta la Cina ad arretrare industrialmente.

Ci sono anche questioni di politica estera ad allontanare i due paesi:

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Premessa: la seconda metà degli anni ‘50 si caratterizza dalla coesistenza competitiva pacifica tra le due superpotenze.

- Kruscev è convinto della distensione lancia il guanto di sfida agli americani dicendo che entro gli anni ‘70 li avrebbero superati in produttività e ricchezza (competizione pacifica).

Presuppone un miglioramento dei rapporti tra Urss e USA a danno della Cina che è mortificata dal mancato riconoscimento degli USA.

Per Mao è difficile accettare che il suo protettore, l’URSS, migliori i rapporti con gli USA pertanto vede questa distensione come un tradimento nei suoi confronti.

NB: nei paesi comunisti, quando si vuole delegittimare un avversario, gli si rivolge l’accusa di revisionismo cioè di mancata ortodossia (rispetto dall’ideologia).

i cinesi accusano i sovietici di essere revisionisti (cioè di tradire l’ideale rivoluzionario) per coesistere con il nemico capitalista a scapito della Cina (potenza comunista ortodossa)

Mao da un lato disprezza la bomba atomica, perché non è un’arma rivoluzionaria (come ad es. la grande massa rurale che gli ha permesso di prendere il potere e di edificare il comunismo in Cina), ma dall’altro lato sa di doverla ottenere affinché la Cina si ponga in un livello strategico tale da poter minacciare gli USA (e far cambiare idea sul riconoscimento).

- Kruscev è terrorizzato da una possibile guerra nucleare con gli Usa e spinge la distensione- Mao ne parla con leggerezza l’idea di Mao è che se una guerra nucleare è inevitabile, una parte della

Cina saprà sopravvivere poiché a livello di popolazione essa è estremamente grande.

Ulteriore causa di rottura tra Cina e URSS: contrapposizione delle politiche estere diverse nella questione del confine tra Cina popolare e India.

- L’URSS si schiera dalla parte dell’India, Mao rimane sorpreso dal fatto che queste tensioni di confine tra Cina e India non vedano l’Urss schierarsi al fianco della Cina

In realtà per l’URSS non c’è più il bisogno di una garanzia dell’appoggio cinese perché lo considera già alleato subalterno. L’India invece si professa nella teoria di non allineamento vuoto di influenza = opportunità per imporre la propria influenza.

Quindi le principali cause, che si sviluppano tra gli anni’50 e ’60, del deterioramento del rapporto tra Mosca e Pechino sono:

- questioni ideologiche sulla natura del comunismo- questioni economiche sul miglior sistema di sviluppo economico in una società comunista- questioni di politica estera : distensione positiva/negativa per la Cina- questioni strategiche.

La rottura tra i due paesi è un percorso lento che vedrà la sua definitiva crisi alla fine anni ’60, quando, lungo il fiume Ussuri (confine), i due arriveranno a rispondersi col fuoco.

Già in origine c’erano prove che dimostravano la possibilità di un cambio di rotta da parte della Cina che non aveva intenzione di restare paese subalterno all’URSS:

- La morte di Stalin e la sua sostituzione con un leader riformista come Kruscev peggiora la situazione: Mao è ostile all’idea della destalinizzazione (critica al passato dell’URSS con Stalin) in quanto rappresenta un revisionismo che deve essere respinto la rottura è drastica.

Conseguenza: il prototipo di bomba atomica, che i sovietici si erano impegnati a concedere ai Cinesi nel ‘57, non verrà mai più consegnato perché i sovietici non vogliono cederla ad un paese che non è più controllabile.

Mao svilupperà un piano nucleare basato su risorse alternative con l’aiuto di altri paesi nel 1964 la Cina farà detonare il primo ordigno atomico (primo esperimento nucleare) che sarà un

successo.

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Mao nello stesso anno assisterà, con l’avvento dell’atomica cinese, alla destituzione di Kruscev.

La rottura tra i due paesi comunisti è fondamentale poiché in tale momento di instabilità si infileranno gli USA della presidenza Nixon che cambierà gli equilibri della Guerra Fredda (primi anni ’70).

SECONDA CRISI DI BERLINO

tra la fine degli anni ’50 inizio anni ’60.

Le due Germanie ormai si sono consolidate sul piano polito ed economico, ma con risultati diversi.

- I tedeschi dell’est non erano riusciti nell’intento di rendere la democrazia popolare più efficiente rispetto alla Germania Ovest.

- Il contrasto sociale ed economico era così forte che molti tedeschi orientali approfittavano del momento e lasciavano la parte Est della Germania per la parte Ovest. Questo non era particolarmente edificante per la credibilità del sistema socialista e della Repubblica Democratica Tedesca.

1958, Kruscev ha un’idea pericolosa per gli interessi dell’URSS:

- Per bloccare il flusso di tedeschi da est a ovest, Kruscev propone di cedere il controllo di Berlino est esclusivamente alla RDT entro pochi mesi.

Significa che l’Urss si disimpegna dal controllo di Berlino est lasciandola nelle mani della RDT

Questo, sul piano internazionale, ha conseguenze pericolose perché mette in discussione il precario equilibrio tra le due Germanie creatosi con la guerra fredda.

Conseguenza: se Berlino est entra sotto il controllo diretto della RDT (governo Honecker), i tedeschi occidentali dovranno avere rapporti formali con questa mettendo in crisi l’alleanza occidentale stessa poiché la RFT aveva posto una condizione sin dall’inizio della guerra fredda (dottrina Holstein).

DOTTRINA HALLSTEIN:

- condizione: la RDT formalmente non deve esistere quindi, non deve essere formalmente riconosciuta perché non è rappresentativa della Germania (che all’ONU è rappresentata dalla Germania Ovest).

si incrinano i rapporti tra tedeschi occidentali e gli altri paesi della NATO se si incrina il blocco occidentale viene meno quel clima disteso di cooperazione tra le due super

potenze.

Kruscev si rende conto di aver innescato un meccanismo più grande di quanto lui pensasse: non era sua intenzione mettere in dubbio lo spirito di distensione, aveva come obbiettivo solo il mettere fine allo squilibrio tra le due Germanie.

Decide di rimediare ma il risultato tragico e grottesco.Conseguenza della seconda crisi di Berlino:

- tra il 12 e il 13 agosto 1961 si costruirà il Muro di Berlino che dividerà, fino al 1989, Berlino est da Berlino ovest impedendo fisicamente ai tedeschi dell’est di andare ad ovest e/o di ricongiungersi con i parenti che vivevano dall’altra parte del muro.

Kruscev scatena una crisi che ha dovuto risolvere edificando un muro, simbolo fisico del fallimento della sua politica e della debolezza del modello sovietico rispetto a quello occidentale.

Quel muro diventa strumento per riparare il modello sovietico dalla superiorità di quello occidentale.

In questa crisi, con abilità, si infila il signor John Fitzgerald Kennedy.

- Kennedy è il nuovo giovane Presidente USA (1961)

Kruscev gli ha fornito un assist vantaggioso, per questo, Kennedy va a Berlino e pronuncia uno dei più celebri discorsi della Guerra Fredda:

“Duemila anni fa l'orgoglio più grande era poter dire civis Romanus sum (sono un cittadino romano). Oggi, nel mondo libero, l'orgoglio più grande è dire 'Ich bin ein Berliner.'

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Tutti gli uomini liberi, dovunque essi vivano, sono cittadini di Berlino, e quindi, come uomo libero, sono orgoglioso delle parole Ich bin ein Berliner.There are some who say that communism is the wave of the future. Let them come to Berlin.”

(18.11.19)

CRISI DI CUBA

è il momento in cui l’umanità è stata più vicina alla guerra nucleare ossia una terza guerra mondiale combattuta direttamente dalle due super potenze con l’utilizzo dell’ordigno atomico.

Il suo non accadere ha portato a quel periodo di “distensione”: la Guerra fredda è la storia di un periodo che si articola di crisi in crisi sempre periferiche (che chiamano in causa USA e URSS) e che mai finiscono per scoppiare direttamente tra le due potenze. Il problema che si crea a Cuba ha in parte origini locali e in parte globali ossia nel sistema internazionale come tale.

- È necessario fare un passo indietro.

Cuba è un’isola caraibica per la quale gli USA hanno combattuto la 1WW liberandola dai colonizzatori spagnoli. Da quel momento l’isola è indipendente ma di fatto è sempre stata sottoposta a influenza americana.

Nel corso del 20esimo secolo questa influenza si riduce per volontà degli Stati Uniti con la presidenza Roosevelt. Alla fine, gli USA manterranno sul terreno cubano una sola base militare (Guantanamo)

- Cuba è sottoposta al fenomeno di sfruttamento monopolistico delle risorse naturali, quando ci sono, e delle risorse della produzione agricola attraverso delle grandi compagnie. Cuba, ancora oggi, vive della produzione di zucchero tale attività viene monopolizzata dagli investimenti delle compagnie americane.

Situazione storicopolitica:

Dagli anni ’30 al 1958, Cuba è dominata dal dittatore Batista che gestisce lo scenario cubano come se fosse una sua proprietà:

- fa arricchire chi vuole che si arricchisca- fa impoverire chi vuole che si impoverisca,- sul piano internazionale è l’uomo che rappresenta gli interessi americani fedele alleato

caraibico della politica estera americana.

Durante la lunga dittatura si costituiscono le premesse per un’insofferenza sociale e politica nei confronti del regime autoritario e quindi, di un possibile cambiamento:

- leader del cambiamento, anche se molto isolato, è un avvocato di nome Fidel Castro che, figlio di un coltivatore cubano, ha accesso all’istruzione formandosi in una scuola gesuita sensibile alla necessità di un cambiamento politico (dotto e potenzialmente rivoluzionario).

Fidel Castro inizia a esprimere un dissenso politico, anche se da solo, contro il governo di Batista.

1953: tentativo da parte di Casto di dare il via ad un possibile cambiamento di regime sfidando Batista fallisce; viene arrestato e sottoposto ad un processo.

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Durante i processi, i dissidenti politici hanno formalmente la possibilità di dire la loro verità avanti a tutti:

- Castro è in grado di trasformare il processo contro di lui in un atto di accusa contro il regime cubano

- termina il suo discorso difensivo dicendo che nonostante la condanna, “la storia lo assolverà”.

Castro viene condannato ma riesce a lasciare Cuba:

- durante i suoi viaggi in America Latina incontra Ernesto Guevara, argentino e medico istruito, molto sensibile alle istanze del cambiamento sociale e della rivoluzione.

- l’unione di queste due teste pensanti comincia ad essere il presupposto della creazione di un movimento che porti la rivoluzione a sbarcare sull’isola di Cuba in realtà questo processo non avrebbe nessuna possibilità di riuscita poiché ci sono pochi rivoluzionari

Il regime di Batista è sempre più detestato dalla popolazione al punto tale che anche gli USA iniziano a chiedersi se sia ancora opportuno supportare un dittatore che è destinato a cadere.

Ci sono opinioni contrastanti:

- al Ministero degli esteri americano si propone di far cadere Batista da solo, poiché impopolare e corrotto, e di trovare qualcun altro.

- l’ambasciatore all’Havana, Hern Smith, sostiene invece di essere cauti nell’abbandono di Batista, perché intanto ci sono dei gruppi irridenti con idee filocomuniste.

Batista è considerato troppo impopolare per essere difeso e lo abbandonano al suo destino.

1959, Castro e Guevara tornano a Cuba.

- con un gruppo molto ristretto di rivoluzionari, riescono rapidamente a mettere in crisi il regime coinvolgendo la popolazione, i contadini, i poveri.

- Batista, ormai difeso solo dalla sua polizia politica (molto detestata perché prendeva i dissidenti, li torturava e li uccideva), decide di fuggire da Cuba lasciandola nelle mani dei rivoluzionari

1959: Castro ha cambiato il corso della storia di Cuba.

NB: Castro non ha ancora dimostrato di essere comunista. Egli è rivoluzionario, ha idee progressiste e di riforma sociale, ma non si può ancora dire che sia già comunista.

Appena al potere:

- Annuncia una serie di riforme tra le quali la più importante è la promessa di retribuzione della terra a chi la lavora Ma questo si chiama nazionalizzazione, non è ancora adesione al comunismo. Nonostante ciò, è quanto basta per rendere Fidel Castro poco apprezzato dagli americani che considerano la nazionalizzazione delle terre, con le quali si produceva zucchero, una minaccia al monopolio economico delle compagnie americane su quel territorio.

- Castro si reca a Washington vuole chiarire i rapporti con gli USA: l’obbiettivo è far rispettare gli USA le riforme sociali dell’isola (non rompere le relazioni con gli USA).Castro non verrà neanche ricevuto alla Casa Bianca: l’amministrazione Eisenhower si è fatta già un’idea negativa sulla situazione.

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La conseguenza del suo viaggio a Washington è il portare Castro a pensare di dover trovarsi un partner alternativo agli USA si avvicina sempre di più all’URSS.

- viene firmato un accordo commerciale tra Cuba e URSS

SVOLTA: 1960, stipulato un accordo con il quale l’URSS si impegna a difendere Cuba.

Castro sa che un avvicinamento all’URSS causerebbe un raffreddamento dei rapporti con gli USA, ma dall’altra parte c’è la disponibilità di Kruscev a prendere le difese di Cuba

- mossa azzardata di Kruscev inizia a stuzzicare troppo gli americani. Non vi è un reale interesse dell’URSS nei confronti di Cuba poiché questa era una specie di “resort” americano.

Passaggio dall’amministrazione Eisenhower all’amministrazione Kennedy (1960)

La questione cubana si fa sempre più seria ma, quando Kennedy arriva alla Casa Bianca, è ancora poco abile nella politica estera e studia la situazione dal dossier lasciato da un presidente repubblicano che favoriva la caduta di Castro a Cuba con un intervento militare di tipo indiretto :

- Il direttore della CIA Dulles (fratello dell’ex Segretario di Stato di Eisenhower che aveva ipotizzato la dottrina del roll back) propone l’operazione dello sbarco alla Baia dei Porci: i dissidenti cubani che avevano lasciato Cuba (perché ostili alla politica di Castro), sarebbero stati riportati nell’isola dagli americani, e poi da soli si sarebbero liberati di Castro.

PROBLEMA: Castro non è impopolare come pensavano gli americani lo sbarco fallisce perché i cubani locali non si ribellano a Castro, anzi, sono per la maggior parte schierati dalla sua parte.

CONSEGUENZE:

accuse a Kennedy di essere incapace e solo un ragazzo che ha preso il piano del predecessore repubblicano applicandolo senza farsi dubbi essendo del partito opposto.

è una mossa fallimentare che distrugge ulteriormente il rapporto tra Cuba e USA perché ciò dimostra a Castro di aver preso la decisione giusta facendo un trattato con Mosca perché i timori sugli USA sono fondati i rapporti tra Cuba e Mosca si intensificano

in occasione di una visita a Mosca da parte di Castro per stringere l’alleanza, si inizia a parlare del possibile armamento di ordigni sovietici di Cuba.

Reazione amministrazione Kennedy:

- mossa politico-diplomatica: Kennedy inizia ad isolare Cuba nel contesto dei paesi latinoamericani

1961, Kennedy dà vita ad un’organizzazione latino-americana l’Alleanza per il Progresso:

- programma di sostegno economico americano ai paesi del continente i quali in cambio si impegnano a respingere con ogni mezzo qualsiasi possibile influenza comunista o sovietica.

- In cambio di tale fedeltà ideologica, Kennedy si impegna per lo sviluppo di questi paesi

Il progetto non darà mai frutti significativi ma permette di espellere Cuba dall’OSA Cuba ora è isolata rispetto agli altri paesi latinoamericani affinché non li contagi.

Fine dei rapporti bilaterali tra Cuba e USA.

Sarebbe restata una crisi diplomatica ed economica ma…

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1962, gli aerei americani che sorvolano su Cuba scattano delle fotografie che rivelano la costruzione di rampe missilistiche sovietiche capaci di alloggiare missili con ordigni atomici.

Kruscev ha sorpreso gli americani: qual è l’interesse sovietico?Ci sono delle supposizioni:

- la crisi è contestuale alla seconda crisi di Berlino dove Kruscev ha innescato una crisi che si conclude con la costruzione del muro aprire un fronte a Cuba potrebbe rendere gli americani meno duri rispetto a quello che succede a Berlino.

- Kruscev è particolare, fa mosse molte ambiziose volte a mettere in difficoltà gli USA e che lo mettono sempre avanti ad un rischio non calcolato bene Kruscev non calcola bene le conseguenze perché prende decisioni avventate che compromettono lo spirito di distensione.

Kennedy, con la sua amministrazione (Segretario di Stato e della Difesa), deve rispondere dimostrando di essere un leader vero, non un giovane, figlio di una importante famiglia di origini irlandesi, che ha solo avuto la fortuna e i mezzi per diventare presidente.

Risposta Kennedy:

- Reazione forte e passo avanti nell’escalation bisogna dimostrare che gli USA non temono la guerra

- Cuba viene isolata si dispongono attorno all’isola caraibica una serie di navi e sottomarini americani che avranno il compito di intercettare qualsiasi imbarcazione sovietica che tenta di arrivare a Cuba.

- Le imbarcazioni intercettate saranno controllate: sarà scelta del capitano farsi controllare o non accettare i controlli. Se non accettano i controlli, e si tenta di forzare il blocco, ci saranno delle conseguenze gravi (abbattimento della nave/sottomarino aggressione ed escalation al conflitto).

PROBLEMA: A questo punto Kruscev si rende conto di essersi spinto oltre le proprie intenzioni:

- egli non vuole una guerra con gli USA si mette in moto la diplomazia segreta perché è una crisi non risolvibile attraverso una conferenza pubblica.

- la crisi non è risolvibile attraverso una conferenza pubblica, quindi si trova una soluzione diplomatica sotterranea

SOLUZIONE: affidata ad un agente sovietico (Fomin) e un giornalista americano (Scali) che scambiandosi informazioni trovano un accordo:

- impegno sovietico a smantellare le basi missilistiche- gli USA si impegnano a non invadere Cuba né ad attuare azioni contro il governo Castro.

Kennedy, in dimostrazione della sua grandezza, propone una decisione unilaterale per ribadire il concetto (che provoca reazioni contrastanti): ritira i missili (fissi) dalla Turchia e dall’Italia.

Egli lo fa non solo per dimostrare la grandezza americana, ma anche perché sa’ che dopo questa crisi, e quella di Berlino, Kruscev è in una posizione difficile vuole impedire che egli perda il posto e sia sostituito.

Conseguenza della decisione unilaterale americana:

- i turchi sono furiosi perché erano contro a tale decisione i missili stanziati nel loro paese permettono alla Turchia di avere lo status di potenza nucleare all’interno della NATO.

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- l’Italia tira un sospiro di sollievo perché i missili americani creano tensione politica: il governo è sempre stato accusato di aver ceduto sovranità nazionale per permettere agli americani di stanziare i missili sul territorio italiano.

Vincitori e vinti:

- L’amministrazione Kennedy si trae dalla crisi rilanciando la propria immagine e risolvendo un grosso problema di sicurezza nazionale.

- L’amministrazione sovietica paga l’aver giocato troppo ma Kruscev può comunque dire di aver risolto la crisi attraverso un patto (e di aver scampato una guerra nucleare)

- Il terzo soggetto insoddisfatto è Castro si sente tradito dall’URSS, capisce di essere stato merce di scambio e che ora si trova in una situazione complessa poiché non può fidarsi neanche dell’URSS per gestire l’ostilità americana. Cuba diventa prigioniera del proprio regime e del proprio isolamento.

Conseguenze della soluzione della crisi di Cuba:

Rilancio dello spirito di distensione L’Amministrazione Kennedy aggiorna la propria dottrina strategica rispetto a quella adottata da

Eisenhower: Dottrina della “risposta flessibile”: bisogna tornare a porre l’attenzione sugli armamenti convenzionali come forma di difesa, l’atomica deve essere considerata estrema ratio (non come opzione a qualsiasi attacco del nemico).

Istituzione di una linea di collegamento diretto tra Mosca e Washington: telefono rosso fa’ in modo che, in caso di incidenti e tensioni nucleari, i due paesi possano consultarsi per capire le reali intenzioni reciproche.

La crisi di Cuba è stata la crisi che ha rischiato seriamente di mettere in pericolo l’intera umanità.

Che Guevara non si accontenta e riprende la via della rivoluzione viaggiando l’America Latina e cercando di movimentare quella tecnica che ha funzionato a Cuba: la guerriglia (capacità di attaccare piccoli obbiettivi e poi di nascondersi coinvolgendo sempre più soggetti dalle campagne).

Quello che funziona a Cuba non funziona altrove: gli americani hanno isolato il regime di Cuba e gli altri paesi sono tutt’altro che disposti a prestarsi alla guerriglia di Che Guevara (egli verrà catturato in Bolivia, da forze asservite alla visione americana, e poi fucilato).

FIGURA DI JOHN FITZGERALD KENNEDY

- Esponente di una famiglia di origine irlandese e cattolica (sarà il primo presidente cattolico degli USA)

- Reduce dalla WW2- Suo padre è stato ambasciatore in Germania durante il nazismo (figura controversa)

Egli si fa portatore di una visione di grande cambiamento sia in politica interna sia in politica estera:

- Egli sostiene la costruzione di una Comunità Atlantica solida, forte in economia e poi man mano in ambito sociopolitico questo può avvenire solo eliminando gli ostacoli, le differenziazioni economiche, i dazi commerciali tra le due sponde Atlantiche

- Tra i suoi obbiettivi per la costruzione di una Comunità Atlantica vi è l’entrata della GB nella comunità economica.

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Anche dal punto di vista strategico trova che non si sia fatto ancora abbastanza:

- bisogna rafforzare la NATO costruzione di una Forza Nucleare Multilaterale (MLF): l’idea è dar vita a unità navali con equipaggio multinazionale (fornito dai vari paesi membri dell’Alleanza atlantica) e con ordigni atomici.

una capillarizzazione della strategia difensiva: piccole unità che riproducono in scala ridotta, (sulle navi) ciò che è la NATO con tanto di ordigno atomico NB: non troverà davvero attuazione

Kennedy vuole integrare all’interno della NATO il potenziale nucleare della GB: la bomba nucleare inglese deve essere gestita dalla NATO.

- È un progetto che definisce un salto di qualità- non si va verso una maggiore condivisione delle forze di comando, ma il comando è sempre più

ristretto nelle mani degli USA susciterà delle opposizioni De Gaulle sarà uno dei più fieri antagonisti di Kennedy nel minare tutti i suoi grandi progetti

(soprattutto nell’entrata della GB nell’integrazione europea).

L’ultimo aspetto del disegno kennediano: lo spazio Kennedy è il primo a stabilire il bisogno di andare sulla Luna perché è ciò che non è mai stato fatto prima e che sembra impossibile.

Lo sbarco sulla Luna avviene nel 1969 sotto amministrazione Nixon: Nixon tiene nel cassetto della sua scrivana il discorso in cui dice che l’obbiettivo dell’Apollo è fallito nessuno si aspettava la riuscita dell’Apollo 11.

Lo sbarco sulla Luna è una delle vittorie più importanti conseguite dagli USA durante la Guerra Fredda.

(21.11.19)

(continuo di Kennedy)

Kennedy si scontra con degli antagonisti non solo dalla parte sovietica, ma anche nel fronte dell’alleanza atlantica perché la vuole rafforzare sia dal punto di vista economico sia dal punto strategico. Il generale De Gaulle sarà il suo antagonista.

FRANCIA

Inizi degli anni ’60: nel 1958, De Gaulle è l’uomo della svolta politica e coloniale della Francia.

- fa nascere la V Repubblica Francese dopo aver risolto il problema algerino (in maniera anche imprevista: concede l’indipendenza).

- Il suo obbiettivo è rafforzare il prestigio internazionale della Francia (si ricordi che, anche nel momento in cui si trovano sotto il giogo nazista, egli rivendica il ruolo della Francia forte e indipendente).

Politica estera di De Gaulle:

- Bisogna alleggerire la supremazia schiacciante che gli americani impongono all’Europa occidentale: questa supremazia non permette all’Europa di ricostituirsi e impedisce alla Francia di tornare ad essere una grande potenza.

Kennedy propone una Comunità atlantica impiegata sul piano economico che diminuisca dazi e le barriere doganali, ma sempre sotto egemonia americana De Gaulle invece propone una Europa dall’Atlantico agli Urali.

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- De Gaulle ha un’idea costruttiva, ma vuole una Europa delle patrie l’Europa e l’integrazione europea di De Gaulle sono improntate sull’idea del rispetto delle identità nazionali, e quindi, sulla collaborazione delle varie patrie.

- il rischio che si corre se si segue in modo subordinato la visione americana è che questa poi schiaccerà definitivamente i paesi europei sotto la sua egemonia.

Visione di De Gaulle:

- Migliorare i rapporti con la Germania di Adenauer- I paesi europei devono direttamente gestire i propri rapporti con l’URSS- L’egemonia americana sull’Europa occidentale deve essere ridimensionata

De Gaulle si avvicina a Adenauer per costituire un solido asse franco tedesco che possa dialogare con l’URSS e, in tal modo, attenuare le tensioni della guerra fredda e relativizzare l’egemonia americana nel trattare direttamente con Mosca.

Azioni:

De Gaulle contrasta le iniziative di Kennedy sull’entrata della GB nella CEE e pone il veto: De Gaulle vedeva la presenza della GB in Europa come una sorta di cavallo di Troia dell’interesse americano, in più, erano gli stessi inglesi a non reputarsi “europei” (Churchill aveva detto che gli inglesi erano in tutto il mondo).

CONSEGUENZA: Si blocca la proposta americana funzionale allo sviluppo della Comunità Europea poiché secondo Kennedy questa, con gli inglesi, sarebbe stata più coesa.

De Gaulle si oppone anche alla proposta strategica di Kennedy riguardo alla costituzione di una Forza Nucleare Multilaterale poiché vede in questa un passo avanti nell’imposizione dell’egemonia americana sull’Europa. Per respingere questa proposta egli lancia il programma nucleare francese: il Force de Frappe che porta la Francia ad essere, in pochi anni, una nuova potenza nucleare.

La visione europeista di De Gaulle provoca varie tensioni anche con gli altri membri della CEE:

- In particolare, sulla politica agricola comunitaria: la Francia è una potenza agricola e per questo ha molti interessi in questo campo. L’unico paese che ha lo stesso interesse è l’Italia.

All’interno delle istituzioni europee si crea una sorta di antagonismo, non solo italofrancese ma anche con gli altri membri, sui principi da adottare in tema di mercato agricolo comunitario.

- De Gaulle vuole la tutela per i prodotti francesi: si crea una forte tensione applicazione della politica della Sedia Vuota: la Francia non partecipa alle riunioni degli organi comunitari finché il punto di vista francese non verrà accolto.

L’approccio di De Gaulle inerente all’integrazione europea è stato controverso ma non è in dubbio il fatto che il tentativo francese di rilanciare l’integrazione europea sul concetto delle patrie, e migliorare il rapporto con l’URSS diminuendo l’egemonia americana, abbia come scopo il rilancio della Francia come prima potenza continentale.

ITALIA

A partire dal 1963 l’Italia vive una nuova stagione politica e quindi, cambia la politica estera poiché questa ha il fine di essere propedeutica al cambiamento delle maggioranze di governo (serve a creare consenso).

Approda ai governi il “centro sinistra”: i socialisti guidati da Pietro Nenni entrano nei governi guidati dalla Democrazia Cristiana.

Il centro sinistra significa uno spostamento dell’asse della politica italiana verso la sinistra e dunque, verso una maggiore propensione alle riforme sociali (verso i più deboli).

Come reagiscono a questo cambiamento i grandi alleati (tutori dell’Italia come media potenza)?

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Non è un caso che l’avvento del centro sinistra avvenga quando alla Casa Bianca ci sono delle amministrazioni democratiche: Kennedy e Jhonson.

- Gli americani pensano che, con l’ingresso dei socialisti, l’Italia si darà dei governi stabili e riforme sociali (cose di cui il paese ha bisogno)

In realtà il risultato sarà deludente perché quel presupposto della maggiore stabilità non si realizza:

- Ci sono delle tensioni per i socialisti stare al governo è difficile visto che i comunisti, all’opposizione, li accusano di tradimento dell’ideologia rivoluzionaria, di essersi trasformati in conservatori e di attuare una politica estera a favore della causa atlantica ( accusano Nenni di essere diventato un atlantista, alleato degli americani).

- Pietro Nenni diventa anche Ministro degli Esteri: farà moderate critiche alla NATO ma non mette in dubbio la stabilità dell’Italia nella NATO

Politica estera governi di centrosinistra:Deludente

- Uno dei temi principali per Nenni e Aldo Moro (Ministri degli Esteri) è il riconoscimento formale della Cina popolare bloccato dal veto americano.

- Ci saranno problemi con il terzo conflitto araboisraeliano Guerra dei Sei giorni

Il contesto storico in cui nasce la maggioranza di centro sinistra non è favorevole.

1966, la Francia annuncia la volontà di uscire dalla NATO:

Contesto Grosso conflitto tra Kennedy e De Gaulle:

- De Gaulle ripropone una ristrutturazione politica della NATO, ovvero passare da una struttura verticistica (che soffre l’influenza americana) ad una struttura più condivisa in cui ci sia un direttorio di tre potenze (USA, GB e Francia) che abbiano un potere decisionale superiore agli altri stati membri.

NB: non stanno denunciando la loro adesione al Trattato del Patto Atlantico firmato nel 1949 (la NATO è figlia di questo ma è l’organizzazione).

- la proposta francese viene respinta dagli USA e dagli altri paesi che non accettano di sentirsi membri inferiori all’interno della NATO.

De Gaulle decide di ritirare la Francia dalla NATO: il progetto per dotare la Francia di un ordigno nucleare è andato avanti a gonfie vele la Francia ora ha la sua autonomia nucleare.

CONSEGUENZE (e problemi) dell’uscita della Francia dalla NATO:

problema riorganizzativo: bisogna riorganizzare TUTTA la NATO. - gli americani presenti nelle basi alleate francesi si devono ritirare dalla Francia- i francesi presenti nelle varie strutture alleate dei paesi membri della NATO devono allontanarsi e

lasciare i loro insediamenti (es. nella Germania occidentale). problema strategico: la Francia soprattutto nel Mediterraneo ha una funzione molto importante, con il

suo ritiro il paese che dovrebbe riuscire a garantire la protezione di questo mare potrebbe essere l’Italia ma molti pensano che questa non abbia la capacità di farsi carico delle responsabilità mediterranee fino a quel momento assolte dalla Francia

- gli USA guardano all’Italia come penisola perfetta per diventare una sorta di porta aerei americana nel mediterraneo non si aspettano un impegno militare dall’Italia, solo collaborazione

Reazione della NATO - positiva dal punto di vista strategico e politico: gli americani capiscono che, per rendere l’alleanza

atlantica più stabile, bisogna far in modo che gli europei pensino di contare di più (De Gaulle ha ritirato la Francia dalla NATO perché voleva contare di più).

Come:

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lavorando maggiormente sul fronte politico diplomatico: bisogna sviluppare la dimensione politica diplomatica dell’alleanza atlantica che, dal ’49, è rimasta sacrificata rispetto all’impegno strategico.

Quindi, visto il clima europeo e le aspettative di distensione dei rapporti con l’URSS, la NATO lancia il rapporto Harmel:

- un principio generale: la NATO deve cercare un approccio al mondo dell’Europa orientale. Gli europei vogliono che la NATO sia sensibile a sviluppare lo spirito di distensione. - Nuova dottrina strategica : la NATO modifica la sua strategia (recepisce il cambio di strategia adottato

dagli USA sotto Kennedy) nella strategia della risposta flessibile e difesa avanzata bisogna considerare l’ordigno atomico come ultima risorsa, ma, allo stesso tempo, non bisogna fare un passo indietro rispetto a ciò che è stato ottenuto (difesa avanzata – il nemico non deve guadagnare terreno)

SVOLTA:

- Nel 1969 De Gaulle esce di scena in Francia si sviluppa la contestazione alle sue politiche rigide e ai problemi economici

- Il suo sostituto è Pompidou che cambia politica estera: rimuove il veto all’ingresso della GB nella CEE depone i caratteri più duri del gaullismo e apre una politica estera più realista in cui la Francia senza rinunciare alla sua “grandeur” non entra in collisione con chi è più forte: gli USA.

UNIONE SOVIETICA

1964, cambio politico Kruscev viene destituito e sollevato dall’incarico di capo del governo (è il primo capo di Stato sovietico ad essere destituito – non l’ultimo: Gorbaciov)CAUSE:

- Gestione sbilanciata della politica estera : seconda crisi di Berlino, crisi missilistica di Cuna- Peggioramento del paese nel piano economico interno : crisi della produzione agricola, peggioramento

delle condizioni di vita- Rottura con la Cina popolare

Avvento di BREZNEV:- Visione conservatrice ritorno ad un regime più autoritario- Questione della Cecoslovacchia

CECOSLOVACCHIA:

1968, tentativo di riformismo politico a Praga

I comunisti cecoslovacchi al potere cercano di avviare una stagione di riformismo poiché ispirati dalle nuove tendenze culturali che iniziano a dominare il paese.

Grandi personalità e intellettuali condizionano la società e diffondono nei giovani idee riformiste l’élite comunista al potere tiene in considerazione questo movimento di riforma che viene dal basso e

avvia una serie di riforme molto miti nessuno parla di uscire dal Patto di Varsavia. Si parla di attuare un riformismo politico e sociale nell’ambito di un sistema comunista senza mettere in discussione la fedeltà al patto di Varsavia.

Reazione sovietica:

- la paura del Cremlino e di Breznev è che possa succedere qualcosa di analogo a quello che si è verificato nel ’56 in Ungheria.

- I carri armati sovietici tornano a mettersi in moto ed invadono la Cecoslovacchia.

Il riformista, e comunista, slovacco Dubcek paga per il suo aprirsi alle riforme: viene destituito dai sovietici, passerà anni nell’anonimato per poi essere riabilitato con la fine del comunismo alla fine degli anni ’80.

Ritorno alla repressione violenta e all’uso della forza ma i tempi ora sono diversi.

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Nel 1956 i comunisti occidentali non avevano battuto ciglio quando il riformismo ungherese era stato represso dai sovietici, ora sono molti i socialisti e comunisti occidentali che criticano aspramente questo intervento.

La repressione del riformismo cecoslovacco induce i comunisti italiani a distaccarsi dall’URSS e a spostarsi su una posizione autonoma.

A seguito di questo intervento militare repressivo si parla di Dottrina Brèznev o della sovranità limitata:

- nessuno dei satelliti sottoposti al controllo sovietico può avviare riforme che incoraggino il pluralismo sociale.

- Breznev è molto più duro di Kruscev chi mette in discussione il modello sovietico è passibile di un intervento militare.

GUERRA DEL VIETNAM

Nel 1954 c’è la sconfitta definitiva del colonialismo francese: cade l’ultimo avamposto del colonialismo francese il forte di Dien Bien Phu.

Gli USA decidono di prendere la difesa del regime sudvietnamita che rischia di essere comunistizzato se invaso dal Vietnam del nord dove, secondo la tradizione di nazionalismo comunista portato avanti da Ho Chi Minh, l’ideale più radicato è quello comunista.

La Conferenza di Ginevra ha stabilito che il Vietnam, penisola indocinese, doveva essere riunificata, ma è l’occasione in cui americani e sudvietnamiti sono più critici verso le libere elezioni: sanno che in Vietnam le elezioni le vincono i comunisti.

Il comunismo è troppo popolare perché è identificato dalla maggior parte della popolazione come sinonimo di indipendenza.

In VIETNAM DEL SUD:

- si costituisce un governo con un regime guidato da Diem, dittatore corrotto che usa la forza brutale per mantenere il potere gli americani si trovano a fianco di questo personaggio per difendere l’indipendenza di quella parte di paese.

Il primo presidente che si occupa del Vietnam è Eisenhower ma, il primo passo in avanti sul piano politico, lo fa Kennedy:

- aumenta la presenza militare americana in Vietnam del sud al fianco di Diem. - Questa presenza, più che di soldati, è di consiglieri militari: uno di questi è il generale Maxwell Taylor

che fu quello che avvertì la Casa Bianca di prendersi la responsabilità di garantire militarmente questo regime oppure verrà travolto dai comunisti.

PROBLEMA: l’amministrazione Kennedy capisce che potrebbe venirsi a creare un effetto domino in guerra fredda ci sono dei paesi che se non vengono difesi vanno sotto il controllo nemico.

SVOLTA: Kennedy viene assassinato il 22 novembre del 1963. Successore: Lyndon B. Jhonson.

1964, si verifica l’incidente del Golfo del Tonchino:

- Primo incidente militare tra Vietnam del Nord e USA: le unità navali americane entrano in contatto con unità navali nord vietnamiti.

La reazione americana è molto violente: Jhonson riesce ad ottiene dal Congresso una risoluzione di condanna del Vietnam del nord ritenuto responsabile di questi incidenti.

Il Congresso, ad unanimità, dà investitura totale al presidente Jhonson per garantire, con tutti i mezzi, la difesa del Vietnam del sud (anche tramite bombardamenti)

Entro la fine degli anni ’60 saranno concentrati nel Vietnam del sud oltre mezzo milione di soldati americani.

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Iniziano i bombardamenti al Vietnam del nord: si entra nel pieno della guerra È il secondo conflitto della guerra fredda in Asia dopo la Guerra di Corea del ’50.

PROBLEMI:

Il Vietnam Nord è sostenuto dall’URSS anche la Cina lo fa ma con un certo timore perché non vuole ritrovarsi nella stessa situazione degli anni ’50: non vuole un diretto coinvolgimento nella guerra che la faccia combattere ancora una volta contro gli USA.

- La posizione della Cina nella guerra del Vietnam è molto delicata: nella seconda metà degli anni Sessanta non è ancora stata riconosciuta formalmente dagli USA, è fuori dalle NU e in rotta con l’Urss. Quindi, se si trovasse in guerra con gli USA a causa del Vietnam si ritroverebbe sola poiché l’URSS difficilmente andrebbe allo scontro con gli USA per aiutarla ecco perché la Cina guarda con timore il possibile espandersi del fronte di guerra della penisola indocinese.

L’altro tragico problema è che questa non è solo una guerra vietnamita, ma riguarda l’intera penisola indocinese che si estende fino alla Cambogia e al Laos.

Laos è un paese pacifico che viene direttamente coinvolto nelle operazioni. I nord vietnamiti sono efficaci combattenti e utilizzano anche il territorio laotiano come entroterra. E poi toccherà la Cambogia.

Si parla di una grave crisi che coinvolge sempre più gli USA la diplomazia sotterranea inizia a muoversi.- È la prima volta, dalla fine della WW2, che gli americani si trovano sul piano strategico in difficoltà - devono affrontare la guerriglia: sono scontri brevi, vengono impiegate poche unità in cui l’aspetto

tecnologico è meno importante rispetto all’effetto sorpresa. Quest’effetto sta sempre dalla parte di nord vietnamiti poiché conoscono i sentieri nella giungla e sanno come sorprendere il nemico.

1968, viene scatenata l’offensiva del Têt. - Gli americani e sudvietnamiti vengono sorpresi dal nemico che sbuca direttamente da terra attraverso

cunicoli scavati. Dimostrazione di come gli americani non siano preparati a questo tipo di guerra Il fatto che la guerra si trasformi in un nulla di fatto e in scontri che creano solo vittime civili, fa sì che la

diplomazia sia sempre più sollecitata a trovare una soluzione a questa carneficina che sta minando l’onore americano

Non è così semplice: una volta fatta scoppiare una guerra, non è così semplice tornare indietro.Le condizioni che i nord vietnamiti pongono sono:

1. Immediata cessazione dei bombardamenti sul Vietnam del nord può essere concessa2. ritiro delle truppe americane non può essere concessa, gli USA non possono abbandonare i

sudvietnamiti*

CONSEGUENZA: Si ritorna al punto di partenza ossia a prima dello scoppio delle ostilità: le elezioni porterebbero alla riunificazione del Vietnam in un unico paese che poi di conseguenza verrà comunistizzato affermando il dominio del Vietnam del nord sul Vietnam del Sud *

Gli americani devono trovare un modo di uscire e disimpegnarsi salvando l’onore; abbandonare il Vietnam del sud ai comunisti non è il modo migliore, perché significa ver buttato le vite di molti giovani per nulla.L’America è scossa dalla contestazione: la guerra è una tragedia sociale perché sono gli anni di amministrazioni democratiche durante le quali viene ripetuto il mantra del “cambiamento” degli Stati Uniti, della “trasformazione della società americana in un qualcosa di giusto e inclusivo” ma in realtà sono promesse che si trasformano in tragedia percepita come ingiusta.

USA

Ritorno dei repubblicani alla Casa Bianca

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Richard NIXON (vicepresidente sotto Eisenhower sconfitto da Kennedy nella precedente Campagna elettorale) non ha promesso una società migliore, la fine delle diseguaglianze razziali MA non ha decretato l’impegno americano in Vietnam come il suo predecessore.

- Nonostante ciò, non decide di ritirarsi: sa che la guerra non può essere vinta ma deve trovare una via d’uscita dignitosa (per la prima volta gli USA si trovano inermi difronte ai limiti della loro potenza militare). Egli capisce che questa guerra non può essere vinta.

Nixon, personaggio shakespeariano, ha un’idea realista: se non c’è modo di scendere a compromesso con i vietnamiti allora bisogna usare la forza in un’altra maniera.

Senza chiedere nessuna autorizzazione congressuale, Nixon decide di estendere il teatro delle operazioni di guerra americane alla Cambogia.

CAMBOGIA:

- solidale con il Vietnam del nord perché aveva un forte movimento comunista che (diventerà famoso perché darà vita ai Khmer Rossi folle dittatura che la storia contemporanea ricordi)

- Nixon decide di bombardare le basi nordvietnamite presenti su quel territorio perché in tal modo pensava di poter indebolire la posizione del nemico e renderlo più disponibile a trattare (uso della forza per scendere a compromesso).

CONSEGUENZE delle operazioni in Cambogia:

Nixon viene accusato di una condotta personale della guerra e di aver allargato la tragedia.

L’amministrazione Nixon decide, come via di uscita dalla guerra, la vietnamizzazione del conflitto: disimpegnarsi per porre i sudvietnamiti nella condizione di provvedere a sé stessi.

La logica è quella di finire la guerra.

1973, l’efficace opera di Kissinger riesce a trovare con la diplomazia un compromesso con il suo interlocutore ossia il rappresentante diplomatico Le Duc Tho del Vietnam del Nord.Questo accordo prevede:

- Cessate il fuoco - Rilascio dei prigionieri di guerra - Ritiro delle forze americane- Le libere elezioni

La pressione dell’opinione pubblica diventa troppa: con questo accordo sia Kissinger sia Le Duc Tho vengono premiati del Nobel per la Pace (il rappresentante nordvietnamita rifiuterà).

FINE DELLA GUERRA del Vietnam:

- con la vietnamizzazione del conflitto si arriva alla caduta di Saigon i nordvietnamiti entrano nel territorio del Vietnam del sud una volta che gli americani si sono ritirati.

La sconfitta politica degli americani è definitiva.

Che significato ha la guerra del Vietnam in relazione ai cambiamenti della politica estera americana attraverso la presidenza Nixon?

La guerra del Vietnam finisce ma Nixon impara una lezione: gli USA non possono sostenere simili obblighi da guerra fredda.

La guerra fredda globale che si combatte in tutto il mondo, anche dove non ci sono diretti interessi american, determina dei costi pesanti che stanno diventando sempre più insostenibili per l’economia, la società e per la vita politica americana.

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CONSEGUENZA: come gli americani hanno vietnamizzato il conflitto, così si apprestano a fare anche in altre aree del mondo.

nei vari teatri periferici, gli americani delegano le funzioni strategiche di sicurezza ad alcuni alleati appositamente individuati con determinate caratteristiche. Questi paesi eserciteranno funzioni di sicurezza con il sostegno economico e le forniture di armi americane ma senza il coinvolgimento diretto (sul campo) di soldati americani.

- Svolta essenziale affinché non si ripetano tragedie come quelle del Vietnam: gli USA vogliono rilanciare lo spirito di distensione.

KISSINGER

Nasce in Germania ma a causa delle sue origini ebraiche è costretto a scappare per salvarsi dallo sterminio

Quello che cambia la sua vita è la partecipazione alla WW2 nel settore dell’intelligence: non combatte ma resta nelle retrovie.

- Alla fine della guerra si afferma come docente di Harvard.

Kissinger è fondamentale a causa della sua importanza culturale:

- introduce nella teoria politica americana il vecchio Realismo europeo: trapianto che durante la presidenza di Nixon è riuscito l’ordine internazionale si costruisce sul balance of powers .

- Gli americani hanno l’obbiettivo di realizzare nei teatri periferici delle condizioni di equilibrio attraverso delle scelte strategiche e appoggiando i vari alleati

(22.11.19)

I repubblicani tornano alla Casa Bianca:

La coppia Nixon-Kissinger introduce una dose di realismo europeo nella politica estera USA: un’iniezione della tradizione culturale europea della quale Kissinger è portatore il principio inglese del balance of power.

grande cambiamento nel corso degli anni Sessanta nello scenario politico americano (momento drammatico con assassinio di Kennedy e guerra del Vietnam) passaggio da una visione politica ad un’altra.

Kissinger sa bene come trattare con il presidente e sarà per questa sua capacità che la coppia funzionerà bene in politica estera.

Come si disimpegnano dalla tragedia del Vietnam? Nella ricerca di una pace che non può portare vittoria ma un’uscita che mantenga l’onore degli USA (anche se non sarà così)

Resta una sconfitta.

Altri temi della politica estera americana:

La propensione dell’amministrazione di Nixon di appoggiarsi nel mondo a regimi impresentabili: - Il Cile di Pinochet,- la Grecia dei colonnelli ecc.

Questo non è una novità: nei paesi del terzo mondo è importante avere dei regimi amici. L’amministrazione Nixon non si fa problemi ad appoggiare regimi che sono del tutto incompatibili con i principi e valori liberal democratici.

- c’è un nesso con la dottrina Nixon: delegare funzioni strategiche a specifici paesi individuati nelle varie parti del mondo come partner; alcuni in America latina, altri in Medioriente ecc.

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- rientra in una logica di disimpegno che Nixon vuole portare avanti: l’obbiettivo amministrazione Nixon è rilanciare la distensione con Urss, ridurre fardello degli oneri americani e ridare slancio al paese.

LA GUERRA DEI SEI GIORNI 1967

NB: Ogni guerra è la prosecuzione a distanza di tempo di quella precedente.

Premessa: nel 1956, c’è la sconfitta militare di Nasser che in realtà ne esce politicamente vittorioso perché aveva sfidato le potenze coloniali e le aveva indotte a ritirarsi erano intervenuti i caschi blu a riportare una coesistenza pacifica tra i contendenti.

1967, Nasser chiede (ed ottiene) che caschi blu lascino la zona del canale di Suez. Egli sfrutta questa situazione per creare un altro danno strategico allo stato di Israele:

- Nasser chiude il Golfo di Aqaba- L’obbiettivo strategico è isolare Israele e toglierle questa via marittima: è sempre sostenuto dall’Urss ed

è sempre intenzionato a eliminare Israele con ogni mezzo.

Israele ha cominciato ad abituarsi dall’idea di essere circondata da paesi ostili che ne mettono in dubbio l’esistenza e ha consolidato il suo rapporto di alleanza strategica con gli USA.

Reazione israeliana:

- reazione formidabile sul piano militare che prende il nome della Guerra dei 6 giorni perché nel giugno del 1967, in meno di una settimana, Israele passa all’offensiva e sferra un attacco al nemico arabo.

occupa moltissime aree come il Sinai, la parte vecchia di Gerusalemme, la striscia di Gaza, il Golan e la Cisgiordania.

Ampiamento enorme del territorio israeliano.

L’eroe di questa guerra è il generale Moshe Dayan che conduce brillantemente il conflitto con attacchi strategici.

La Guerra dei sei giorni per il fronte arabo è un disastro assoluto:

- problemi politici ancora più seri: le conseguenze di questa vittoria

CONSEGUENZA VITTORIA D’ISRALE:

- problemi per quanto riguarda i profughi palestinesi che sono costretti a lasciare le terre occupate. - nasce la questione dei profughi palestinesi che iniziano ad organizzarsi in movimento: il fronte di

liberazione della Palestina (OLP) guidato da Arafat.

PROBLEMI:

- che tipo di risposta politica dare a queste popolazioni che sono state costrette a lasciare le loro terre per non vivere sotto l’autorità israeliana.

- il conflitto è sempre più esteso: viene coinvolto il Libano che diventa la nuova terra di battaglia perché da lì partono le incursioni: si rende necessario bombardare il suo territorio per evitare che partano gli attacchi da quel punto.

La Guerra dei sei giorni, come il conflitto di Suez, accentua il legame tra guerra fredda e le tensioni mediorientali ancora una volta intervengono le due super potenze e la situazione è bloccata:

- sul piano militare vince sempre Israele: bisogna mettere in moto un’azione strategica che renda la supremazia di questo paese il meno schiacciante e il più accettabile possibile dalla controparte.

- Gli arabi, sconfitti e sostenuti dai sovietici, chiedono che Israele ritorni nei suoi confini politici delineati nel 1948.

Gli israeliani non sono d’accordo: per questioni di sicurezza vogliono tenersi almeno parte dei territori occupati.

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La Guerra dei sei giorni rende più solido il legame Israele-USA

Qual è il ruolo esercitato delle Nazioni Unite?

Situazione: Gerusalemme è tutta sotto il controllo di Israele, la parte araba della Palestina è ridotta.

- Nel novembre del 1967 viene assunta una risoluzione 242 che non è vincolante ma introduce nella questione la possibilità di una via della pace sulla base dello scambio con la terra, cioè il principio di terra in cambio di pace (ancora oggi si usa questo principio).

- Gli israeliani restituiscono la terra che hanno occupato cioè danno terra, mentre gli arabi si impegnano alla pace con Israele.

È di difficile attuazione: da parte israeliana non c’è nessuna intenzione di cedere il bottino di guerra.

- Secondo il principio israeliano, se gli arabi vogliono fare la pace prima si devono impegnare a fare la pace: devono riconoscere lo stato di Israele e rispettarne l’esistenza, solo dopo verranno cedute le terre. In questo momento (1967) nessuno stato arabo ha riconosciuto Israele in quanto è uno Stato che secondo la visione araba non deve esistere.

- Gli arabi rovesciano la cosa: prima Israele dà le terre e poi loro si impegnano a fare la pace.

Se è vero che Israele non ha intenzione di restituire tutte le terre, è altrettanto vero che gli arabi non sono disposti a riconoscere Israele e quindi non si riesce ad applicare la risoluzione 242.

Vengono avviate alcune missioni diplomatiche internazionali che cercano di superare l’impasse diplomatica:

- Una di queste è quella condotta dal il segretario di stato Rogers. - Un’altra missione importante è quella condotta dall’ambasciatore svedese Jarving.

Queste missioni non sbloccano la situazione e il problema non viene risolto anche perché le due super potenze non impongono alle rispettive controparti di fare la pace a tutti i costi. Es. Kissinger nelle sue opere ribadisce che non vi era un senso nel convincere Israele a cedere terre perché gli arabi non sono sinceri nel promettere la pace.

Le due super potenze accettano la spaccatura del Medioriente: la guerra fredda non contribuisce alla pace in Medioriente ma accentua le divisioni.

Nb: Il ruolo che le due super potenze giocano non è costruttivo ma va riconosciuto che nel momento drammatico le due intervengono sulle rispettive parti affinché la guerra non degeneri in estreme conseguenze.

ITALIAPolitica estera italiana:

- La Guerra dei sei giorni sposta la politica estera italiana sempre più in favore del versante arabo

I partiti sinistra in Italia vedono Israele come uno stato aggressore ed anche se la politica estera italiana si definisce equidistante nella sostanza è sempre più filoarabo.

RITORNO DELLA “DISTENSIONE”

Nonostante tutte queste crisi periferiche che non contrappongono direttamente sovietici e americani, la distensione torna a manifestarsi.

Si può parlare di “grande distensione” diversa da quella di cui abbiamo parlato precedentemente:

- È qualcosa di molto più concreto e interessante che vede assumere gli europei un qualche ruolo.

La guerra fredda è quella cosa che sul piano internazionale produce tensioni e la paura di una guerra apocalittica ma che allo stesso tempo crea stabilità: resta sullo sfondo, tante crisi ma non una guerra diretta.

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La Guerra fredda da un lato mortifica le speranze di questi paesi di tornare ad avere un ruolo significativo sul piano internazionale, ma dall’altro lato crea insofferenza.

- Questo porta a dire che, soprattutto gli europei, vedono nella distensione la loro grande speranza per ritrovare un’autonomia politica e superare gli ostacoli della guerra fredda.

Per le due superpotenze la distensione significa superare le crisi per imparare a gestire la loro grande responsabilità mondiale e quindi passare da una situazione di potenziale guerra ad una posizione di coesistenza pacifica.

La distensione ha due significati diversi e questo può creare un equivoco:

- per gli americani e i sovietici è un modo per perpetuare la loro leadership internazionale, renderla meno gravosa, meno impegnativa e meno costosa

- per gli europei significa andare oltre, provare ad immaginare/costruire un mondo diverso in cui non vi sia questa rigida distinzione tra super potenze e tutti gli altri paesi.

Questa è la premessa della grande distensione.

LA QUESTIONE TEDESCA

È un processo che coinvolge le due super potenze che tra gli anni ’60 e ’70 sono amministrate da Nixon e Breznev: parlano lo stesso linguaggio della gestione condivisa delle grandi responsabilità internazionali.

Fine ’60 inizio ’70, leadership di Willi Brandt, nuovo cancelliere della RFT.

- Egli interpreta il sentimento di tutti i tedeschi che si sentono traditi dagli USA a causa della definitiva divisione della Germania con il Muro, divenuto la struttura su cui si regge la guerra fredda. Nessuna delle due potenze ha interesse a mettere in discussione l’equilibrio su cui è questo è costruito.

L’obbiettivo Brandt è di portare avanti una visione diplomatica (che diventa il vero filo conduttore della grande distensione). Brandt compie tre passi importanti:

1. 1970, Brandt capisce che qualunque iniziativa volta a mettere in discussione la situazione internazionale, che vede la Germani divisa, non può che passare da Mosca. Si reca a Mosca: primo trattato di normalizzazione nei rapporti tra i due paesi: RFT e Urss. Intanto Brandt rassicura i sovietici delle sue intenzioni (non rivoluzionare l’ordine internazionale).

2. Secondo accordo tra RFT e Polonia: Brandt si rende conto che bisogna dare garanzie e rassicurare i vicini dell’est che pensano ancora alla Germania della WW2. Brandt si reca a Varsavia e riconosce come legittimi i confini esistenti quindi rinuncia a quella porzione di Germania orientale che era stata attribuita alla Polonia come compenso di quella parte di territorio che i polacchi avevano ceduto ai sovietici.

3. Nel 1972, la normalizzazione dei rapporti tra le due Germanie: passo fondamentale perché nel ’73 le due Germanie possono entrare a far parte delle Nazioni Unite.

CONSEGUENZE: alla fine di questo processo ci sono sempre due Germanie, ma Brandt ha messo in moto un meccanismo politico diplomatico internazionale avvallato anche dall’URSS che poi darà, nel lungo termine, i suoi frutti ha tranquillizzato la parte orientale, ha tranquillizzato la Polonia sulla conquista dei confini e ha normalizzato il rapporto tra le due Germanie.

1973, gli americani capiscono che qualcosa sta succedendo in Europa al difuori della loro iniziativa e anche della loro volontà.

- Non è un caso che nello stesso anno Kissinger lanci “l’anno per l’Europa”: è una formula attraverso la quale egli vuole far capire che questo processo deve avvenire con l’avvallo delle due super potenze in particolare con quella degli USA.

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Kissinger pensa ad un futuro ruolo importante e di crescente rilievo per l’Europa ma che resta distinto da quello degli USA:

- La sua idea è che l’Europa sorga come grande potenza regionale - la leadership in campo occidentale deve rimanere nelle mani degli americani. Emerge il fatto che ci sono due modi distinti d’interpretare la distensione.

1975, Accordi di Helsinki:

- viene stipulato il cosiddetto atto finale - trattato multilaterale che vedeva la partecipazione di molti paesi europei, delle due super potenze e anche

la partecipazione della Santa Sede che esprime il suo consenso per questa iniziativa in quanto guarda oltre le barriere della guerra fredda.

- L’atto finale di Helsinki vede la partecipazione della CEE e l’Italia rappresentata da Aldo Moro.

Come si arriva a questo accordo, qual è il significato?Il significato è abbastanza complesso perché vede la sovrapposizione di due idee della distensione diverse.

- Da un lato, la distensione delle due super potenze che vogliono migliorare i rapporti e allentare le tensioni sempre sotto il loro controllo.

- Dall’altro, ci sono i paesi europei che sperano che questo sia l’inizio di un percorso che porti al superamento della guerra fredda.

Due significati diversi ma che vengono a sovrapporsi.

Quali sono le premesse, qual è il confronto tra le due super potenze?

Da parte americana c’è disponibilità a riconoscere l’influenza sovietica sull’Europa orientale: riconoscono che l’Urss abbia pieno diritto ad esercitare questa influenza ma chiedono che quest’ultima venga attenuata e che quindi, si introduca all’interno dell’Europa orientale una maggiore attenzione e rispetto per i diritti fondamentali dell’individuo.

Lo scambio è questo:

- gli americani riconoscono l’influenza sovietica- i sovietici si impegnano ad essere più rispettosi dei diritti all’interno delle società dei paesi che

controllano.

La nascita di questo organismo è però qualcosa che travalica la divisione in due dell’Europa:

- Si inizia a ragionare su un’idea diversa quello che succede nel 1989 con il crollo del muro di Berlino è in qualche modo legato all’atto finale di Helsinki soprattutto per le aspettative degli europei.

LA DIPLOMAZIA NUCLEARE

Frutto positivo della grande distensione è la nascita di una diplomazia nucleare. In questo periodo le due potenze cominciano a confrontarsi e ad affrontare insieme il tema della lotta alla proliferazione nucleare e il contenimento delle potenze atomiche.

- L’interesse delle due super potenze coincide con il mantenimento del duopolio di potere: né sovietici né americani vogliono che si moltiplichino le potenze nucleari.

Molto importante sarà anche il ruolo che avrà l’amministrazione Nixon.

1963, primo importante accordo stipulato Mosca: accordo tra quelle che al tempo erano le tre potenze nucleari riconosciute (USA, URSS e GB).

- Queste si impegnano a non sostenere più esperimenti nell’atmosfera. È un primo accordo in questo senso 1968, accordo sulla non proliferazione del nucleare:

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- classico esempio di trattato multilaterale aperto che viene immediatamente respinto da paesi come Francia e Cina popolare che si sono aggiunte al fronte delle potenze atomiche ma che non vogliono sottostare al regime che le altre potenze si apprestano a definire e a cercare d’imporre.Per Francia e Cina popolare è chiaro che la diplomazia nucleare sviluppata dalle due potenze ha lo scopo di mantenere il duopolio di potere nucleare per gli USA e l’Urss.

- Ci sono due tipi di paesi firmatari:1. I paesi firmatari del trattato che sono potenze nucleari: si impegnano a non cedere né armi, né la

tecnologia, né i materiali, né i principi scientifico tecnologici necessari affinché possano nascere altre potenze nucleari.

2. fronte dei paesi che firmano il trattato ma che non sono ancora potenze nucleari: l’impegno è restare potenze NON nucleari.

- La vita del trattato ha alcune carenze e limiti: il più importante è quello di non vietare quelle attività scientifiche e tecnologiche che sono il presupposto della nascita delle potenze nucleari.

- Per tutto il corso della guerra fredda questo processo viene saldamente tenuto sotto controllo dalle due super potenze.NB: avere le competenze tecnologiche, avere gli strumenti e le risorse non significa avere la potenzialità di condurre un attacco militare atomico contro gli altri paesi. Per il corso della guerra fredda, questa capacità offensiva di utilizzo dell’ordigno atomico, non l’ha avuto nessun paese al difuori delle due super potenze, uniche in grado di scatenare attacchi e in grado di raggiungere qualunque paese del mondo.

Dopo il trattato di non proliferazione del ‘68 continuano i trattati tra le super potenze: 1972, primo accordo bilaterale SALT I: le due super potenze manifestano la volontà di porre delle

limitazioni ai loro arsenali nucleari. 1972, accordo ABM (anti ballistic missile) con cui le super potenze stabiliscono dei limiti ai loro sistemi

antimissile. - questione delicata: se una delle due super potenze avesse messo a punto un sistema antimissile efficace

avrebbe rotto l’equilibrio della distensione. Il trattato del 1972 è importante per gli equilibri della guerra fredda: è l’architrave della deterrenza

(l’amm. Reagan lo metterà in discussione con l’iniziativa dello scudo spaziale).Ai giorni d’oggi la diplomazia internazionale controlla la non proliferazione al posto delle superpotenze (ma è un controllo diverso).

ITALIA:

- metà anni ’70: il coinvolgimento dei socialisti nell’area di governo non ha prodotto grandi risultati.

Aldo Moro si sforza a guardare oltre i vincoli della guerra fredda sia sul piano internazionale sia sul piano interno.

Moro lavora ad un’idea suggestiva: coinvolgimento dei comunisti nell’area di governo per rendere l’Italia stabile rendere il paese capace di affrontare il tema delle grandi riforme sociali (in quanto non è stato possibile

farle nemmeno attraverso il coinvolgimento dei socialisti)

Il compromesso storico (l’ingresso dei comunisti al governo) richiede una serie di condizioni:

nazionali: volontà della DC (Moro) e volontà del PC (guidato da Berlinguer) Berlinguer unisce i limiti della politica italiana ai condizionamenti della politica internazionale.

Internazionali:- Il governo riformista di Allende viene spazzato via dall’intervento repressivo dei militari guidati da

Pinochet e la Casa Bianca dell’amm. Nixon è favorevole perché l’idea che un governo progressista si affermi in America Latina, mette preoccupazione di un possibile “contagio” del comunismo si preferisce appoggiare una dittatura

A causa di questi eventi, il seg. comunista Berlinguer inizia una riflessione:

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- l’approvazione americana ad una dittatura di sinistra è un segnale

CONSEGUENZA il partito comunista italiano comincia ad aprirsi alla NATO:

- Berlinguer è il primo segretario comunista a sostenere apertamente che la NATO ha una funzione di garante della sicurezza e della stabilità internazionale conveniente anche per l’Italia.

Sulla base di queste riflessioni di politica internazionale, Berlinguer ritiene che i tempi sono troppo maturi affinché il partito comunista si avvicini alla responsabilità di governo in accordo con la democrazia cristiana.

Come si conclude questa storia (i comunisti entreranno mai al governo)?

- Ogni volta che si ipotizza questa svolta politica, gli americani si oppongono (sia Nixon sia Ford)

La forma del compromesso storico naufraga perché l’Italia precipita in una stagione di terrorismo e di violenze di cui fa le spese anche Moro (BR e assassinio).

vengono a meno quei presupposti che potevano rendere possibile la svolta politica: si tocca un limite della guerra fredda.

PDV USA:

- è difficile accettare che un paese membro della NATO abbia al governo un partito comunista: è un pregiudizio ideologico che non cambierà per molto, poco importa se la presenza del partito comunista al potere possa garantire a quel paese maggiore stabilità politica.

Una delle questioni che gli americani sollevano contro tale proposta è quella della condivisione dei segreti strategici dell’alleanza Atlantica:

- non si possono condividere informazioni delle decisioni prese all’interno della NATO (me distribuiscono le forze, come sono dislocati gli ordigni nucleari) con paesi con partiti comunisti nel governo sarebbe come condividerli con l’URSS stessa.

DIPLOMAZIA TRIANGOLARE:

- è il più importante risultato della presidenza Nixon in politica estera

PROBLEMA (che ogni presidente americano si è posto): cosa fare della Cina popolare, è davvero possibile ignorarla?

SVOLTA: Nixon prende atto del fatto che è maturata la rottura drammatica tra Pechino e Mosca.

ci sono presupposti affinché gli USA cambino la loro politica nei confronti della Cina popolare. L’apertura alla Cina popolare va vista come una mossa finalizzata alla distensione:

- Recuperare la Cina nella grande diplomazia internazionale - mandare un messaggio ben preciso all’Urss: gli USA sono disposti a dialogare con i cinesi, ma non è

detto che ci sia un dialogo con i sovietici

Il riconoscimento della Cina popolare vuole mettere l’URSS in difficoltà spingendo Breznev ad essere meno aggressivo.

Quindi, 3 ATTORI: CINA, USA, URSS

Nixon si pone nel mezzo così si tengono distanti i cinesi dai sovietici e si impedisce a quest’ultimi un riavvicinamento con i primi.

1971, Kissinger si reca, in un viaggio segreto, a Pechino e visita Mao per predisporre questa svolta.

1972, viaggio ufficiale di Kissinger e Nixon in Cina.

CONSEGUENZE:

- il riconoscimento della Cina

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- la Cina ora può entrare nelle NU e si prende il seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza (quel seggio che era occupato dalla Cina nazionalista) gli USA comunque assicurano la difesa dell’isola di Formosa (e quindi della Cina nazionalista) ma il seggio deve andare a quella popolare ormai riconosciuta

NB: tra cinesi e americani ci sono tutte le differenze ideologiche possibili

1972, alla fine della visita di Nixon a Mao viene stilato un documento comunicato di Shangai in cui Cina popolare e Usa ammettono il persistere di una serie di divergenze:

- su come risolvere la guerra del Vietnam- su come risolvere la questione dell’esistenza di due Cine- sulla guerra fredda, sulla distensione e sui rapporti con l’URSS.

Quello su cui convergono è:

- avere rapporti pacifici - collaborare sul piano internazionale e avere un confronto costruttivo.

Questa è una grande svolta che si deve all’amministrazione Nixon: il più significativo dei suoi successi.

(25.11.19)

(22.11.19)

I repubblicani tornano alla Casa Bianca:

La coppia Nixon-Kissinger introduce una dose di realismo europeo nella politica estera USA: un’iniezione della tradizione culturale europea della quale Kissinger è portatore il principio inglese del balance of power.

grande cambiamento nel corso degli anni Sessanta nello scenario politico americano (momento drammatico con assassinio di Kennedy e guerra del Vietnam) passaggio da una visione politica ad un’altra.

Kissinger sa bene come trattare con il presidente e sarà per questa sua capacità che la coppia funzionerà bene in politica estera.

Come si disimpegnano dalla tragedia del Vietnam? Nella ricerca di una pace che non può portare vittoria ma un’uscita che mantenga l’onore degli USA (anche se non sarà così)

Resta una sconfitta.

Altri temi della politica estera americana:

La propensione dell’amministrazione di Nixon di appoggiarsi nel mondo a regimi impresentabili: - Il Cile di Pinochet,- la Grecia dei colonnelli ecc.

Questo non è una novità: nei paesi del terzo mondo è importante avere dei regimi amici. L’amministrazione Nixon non si fa problemi ad appoggiare regimi che sono del tutto incompatibili con i principi e valori liberal democratici.

- c’è un nesso con la dottrina Nixon: delegare funzioni strategiche a specifici paesi individuati nelle varie parti del mondo come partner; alcuni in America latina, altri in Medioriente ecc.

- rientra in una logica di disimpegno che Nixon vuole portare avanti: l’obbiettivo amministrazione Nixon è rilanciare la distensione con Urss, ridurre fardello degli oneri americani e ridare slancio al paese.

LA GUERRA DEI SEI GIORNI 1967

NB: Ogni guerra è la prosecuzione a distanza di tempo di quella precedente.

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Premessa: nel 1956, c’è la sconfitta militare di Nasser che in realtà ne esce politicamente vittorioso perché aveva sfidato le potenze coloniali e le aveva indotte a ritirarsi erano intervenuti i caschi blu a riportare una coesistenza pacifica tra i contendenti.

1967, Nasser chiede (ed ottiene) che caschi blu lascino la zona del canale di Suez. Egli sfrutta questa situazione per creare un altro danno strategico allo stato di Israele:

- Nasser chiude il Golfo di Aqaba- L’obbiettivo strategico è isolare Israele e toglierle questa via marittima: è sempre sostenuto dall’Urss ed

è sempre intenzionato a eliminare Israele con ogni mezzo.

Israele ha cominciato ad abituarsi dall’idea di essere circondata da paesi ostili che ne mettono in dubbio l’esistenza e ha consolidato il suo rapporto di alleanza strategica con gli USA.

Reazione israeliana:

- reazione formidabile sul piano militare che prende il nome della Guerra dei 6 giorni perché nel giugno del 1967, in meno di una settimana, Israele passa all’offensiva e sferra un attacco al nemico arabo.

occupa moltissime aree come il Sinai, la parte vecchia di Gerusalemme, la striscia di Gaza, il Golan e la Cisgiordania.

Ampiamento enorme del territorio israeliano.

L’eroe di questa guerra è il generale Moshe Dayan che conduce brillantemente il conflitto con attacchi strategici.

La Guerra dei sei giorni per il fronte arabo è un disastro assoluto:

- problemi politici ancora più seri: le conseguenze di questa vittoria

CONSEGUENZA VITTORIA D’ISRALE:

- problemi per quanto riguarda i profughi palestinesi che sono costretti a lasciare le terre occupate. - nasce la questione dei profughi palestinesi che iniziano ad organizzarsi in movimento: il fronte di

liberazione della Palestina (OLP) guidato da Arafat.

PROBLEMI:

- che tipo di risposta politica dare a queste popolazioni che sono state costrette a lasciare le loro terre per non vivere sotto l’autorità israeliana.

- il conflitto è sempre più esteso: viene coinvolto il Libano che diventa la nuova terra di battaglia perché da lì partono le incursioni: si rende necessario bombardare il suo territorio per evitare che partano gli attacchi da quel punto.

La Guerra dei sei giorni, come il conflitto di Suez, accentua il legame tra guerra fredda e le tensioni mediorientali ancora una volta intervengono le due super potenze e la situazione è bloccata:

- sul piano militare vince sempre Israele: bisogna mettere in moto un’azione strategica che renda la supremazia di questo paese il meno schiacciante e il più accettabile possibile dalla controparte.

- Gli arabi, sconfitti e sostenuti dai sovietici, chiedono che Israele ritorni nei suoi confini politici delineati nel 1948.

Gli israeliani non sono d’accordo: per questioni di sicurezza vogliono tenersi almeno parte dei territori occupati.

La Guerra dei sei giorni rende più solido il legame Israele-USA

Qual è il ruolo esercitato delle Nazioni Unite?

Situazione: Gerusalemme è tutta sotto il controllo di Israele, la parte araba della Palestina è ridotta.

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- Nel novembre del 1967 viene assunta una risoluzione 242 che non è vincolante ma introduce nella questione la possibilità di una via della pace sulla base dello scambio con la terra, cioè il principio di terra in cambio di pace (ancora oggi si usa questo principio).

- Gli israeliani restituiscono la terra che hanno occupato cioè danno terra, mentre gli arabi si impegnano alla pace con Israele.

È di difficile attuazione: da parte israeliana non c’è nessuna intenzione di cedere il bottino di guerra.

- Secondo il principio israeliano, se gli arabi vogliono fare la pace prima si devono impegnare a fare la pace: devono riconoscere lo stato di Israele e rispettarne l’esistenza, solo dopo verranno cedute le terre. In questo momento (1967) nessuno stato arabo ha riconosciuto Israele in quanto è uno Stato che secondo la visione araba non deve esistere.

- Gli arabi rovesciano la cosa: prima Israele dà le terre e poi loro si impegnano a fare la pace.

Se è vero che Israele non ha intenzione di restituire tutte le terre, è altrettanto vero che gli arabi non sono disposti a riconoscere Israele e quindi non si riesce ad applicare la risoluzione 242.

Vengono avviate alcune missioni diplomatiche internazionali che cercano di superare l’impasse diplomatica:

- Una di queste è quella condotta dal il segretario di stato Rogers. - Un’altra missione importante è quella condotta dall’ambasciatore svedese Jarving.

Queste missioni non sbloccano la situazione e il problema non viene risolto anche perché le due super potenze non impongono alle rispettive controparti di fare la pace a tutti i costi. Es. Kissinger nelle sue opere ribadisce che non vi era un senso nel convincere Israele a cedere terre perché gli arabi non sono sinceri nel promettere la pace.

Le due super potenze accettano la spaccatura del Medioriente: la guerra fredda non contribuisce alla pace in Medioriente ma accentua le divisioni.

Nb: Il ruolo che le due super potenze giocano non è costruttivo ma va riconosciuto che nel momento drammatico le due intervengono sulle rispettive parti affinché la guerra non degeneri in estreme conseguenze.

ITALIAPolitica estera italiana:

- La Guerra dei sei giorni sposta la politica estera italiana sempre più in favore del versante arabo

I partiti sinistra in Italia vedono Israele come uno stato aggressore ed anche se la politica estera italiana si definisce equidistante nella sostanza è sempre più filoarabo.

RITORNO DELLA “DISTENSIONE”

Nonostante tutte queste crisi periferiche che non contrappongono direttamente sovietici e americani, la distensione torna a manifestarsi.

Si può parlare di “grande distensione” diversa da quella di cui abbiamo parlato precedentemente:

- È qualcosa di molto più concreto e interessante che vede assumere gli europei un qualche ruolo.

La guerra fredda è quella cosa che sul piano internazionale produce tensioni e la paura di una guerra apocalittica ma che allo stesso tempo crea stabilità: resta sullo sfondo, tante crisi ma non una guerra diretta. La Guerra fredda da un lato mortifica le speranze di questi paesi di tornare ad avere un ruolo significativo sul piano internazionale, ma dall’altro lato crea insofferenza.

- Questo porta a dire che, soprattutto gli europei, vedono nella distensione la loro grande speranza per ritrovare un’autonomia politica e superare gli ostacoli della guerra fredda.

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Per le due superpotenze la distensione significa superare le crisi per imparare a gestire la loro grande responsabilità mondiale e quindi passare da una situazione di potenziale guerra ad una posizione di coesistenza pacifica.

La distensione ha due significati diversi e questo può creare un equivoco:

- per gli americani e i sovietici è un modo per perpetuare la loro leadership internazionale, renderla meno gravosa, meno impegnativa e meno costosa

- per gli europei significa andare oltre, provare ad immaginare/costruire un mondo diverso in cui non vi sia questa rigida distinzione tra super potenze e tutti gli altri paesi.

Questa è la premessa della grande distensione.

LA QUESTIONE TEDESCA

È un processo che coinvolge le due super potenze che tra gli anni ’60 e ’70 sono amministrate da Nixon e Breznev: parlano lo stesso linguaggio della gestione condivisa delle grandi responsabilità internazionali.

Fine ’60 inizio ’70, leadership di Willi Brandt, nuovo cancelliere della RFT.

- Egli interpreta il sentimento di tutti i tedeschi che si sentono traditi dagli USA a causa della definitiva divisione della Germania con il Muro, divenuto la struttura su cui si regge la guerra fredda. Nessuna delle due potenze ha interesse a mettere in discussione l’equilibrio su cui è questo è costruito.

L’obbiettivo Brandt è di portare avanti una visione diplomatica (che diventa il vero filo conduttore della grande distensione). Brandt compie tre passi importanti:

4. 1970, Brandt capisce che qualunque iniziativa volta a mettere in discussione la situazione internazionale, che vede la Germani divisa, non può che passare da Mosca. Si reca a Mosca: primo trattato di normalizzazione nei rapporti tra i due paesi: RFT e Urss. Intanto Brandt rassicura i sovietici delle sue intenzioni (non rivoluzionare l’ordine internazionale).

5. Secondo accordo tra RFT e Polonia: Brandt si rende conto che bisogna dare garanzie e rassicurare i vicini dell’est che pensano ancora alla Germania della WW2. Brandt si reca a Varsavia e riconosce come legittimi i confini esistenti quindi rinuncia a quella porzione di Germania orientale che era stata attribuita alla Polonia come compenso di quella parte di territorio che i polacchi avevano ceduto ai sovietici.

6. Nel 1972, la normalizzazione dei rapporti tra le due Germanie: passo fondamentale perché nel ’73 le due Germanie possono entrare a far parte delle Nazioni Unite.

CONSEGUENZE: alla fine di questo processo ci sono sempre due Germanie, ma Brandt ha messo in moto un meccanismo politico diplomatico internazionale avvallato anche dall’URSS che poi darà, nel lungo termine, i suoi frutti ha tranquillizzato la parte orientale, ha tranquillizzato la Polonia sulla conquista dei confini e ha normalizzato il rapporto tra le due Germanie.

1973, gli americani capiscono che qualcosa sta succedendo in Europa al difuori della loro iniziativa e anche della loro volontà.

- Non è un caso che nello stesso anno Kissinger lanci “l’anno per l’Europa”: è una formula attraverso la quale egli vuole far capire che questo processo deve avvenire con l’avvallo delle due super potenze in particolare con quella degli USA.

Kissinger pensa ad un futuro ruolo importante e di crescente rilievo per l’Europa ma che resta distinto da quello degli USA:

- La sua idea è che l’Europa sorga come grande potenza regionale - la leadership in campo occidentale deve rimanere nelle mani degli americani. Emerge il fatto che ci sono due modi distinti d’interpretare la distensione.

1975, Accordi di Helsinki:

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- viene stipulato il cosiddetto atto finale - trattato multilaterale che vedeva la partecipazione di molti paesi europei, delle due super potenze e anche

la partecipazione della Santa Sede che esprime il suo consenso per questa iniziativa in quanto guarda oltre le barriere della guerra fredda.

- L’atto finale di Helsinki vede la partecipazione della CEE e l’Italia rappresentata da Aldo Moro.

Come si arriva a questo accordo, qual è il significato?Il significato è abbastanza complesso perché vede la sovrapposizione di due idee della distensione diverse.

- Da un lato, la distensione delle due super potenze che vogliono migliorare i rapporti e allentare le tensioni sempre sotto il loro controllo.

- Dall’altro, ci sono i paesi europei che sperano che questo sia l’inizio di un percorso che porti al superamento della guerra fredda.

Due significati diversi ma che vengono a sovrapporsi.

Quali sono le premesse, qual è il confronto tra le due super potenze?

Da parte americana c’è disponibilità a riconoscere l’influenza sovietica sull’Europa orientale: riconoscono che l’Urss abbia pieno diritto ad esercitare questa influenza ma chiedono che quest’ultima venga attenuata e che quindi, si introduca all’interno dell’Europa orientale una maggiore attenzione e rispetto per i diritti fondamentali dell’individuo.

Lo scambio è questo:

- gli americani riconoscono l’influenza sovietica- i sovietici si impegnano ad essere più rispettosi dei diritti all’interno delle società dei paesi che

controllano.

La nascita di questo organismo è però qualcosa che travalica la divisione in due dell’Europa:

- Si inizia a ragionare su un’idea diversa quello che succede nel 1989 con il crollo del muro di Berlino è in qualche modo legato all’atto finale di Helsinki soprattutto per le aspettative degli europei.

LA DIPLOMAZIA NUCLEARE

Frutto positivo della grande distensione è la nascita di una diplomazia nucleare. In questo periodo le due potenze cominciano a confrontarsi e ad affrontare insieme il tema della lotta alla proliferazione nucleare e il contenimento delle potenze atomiche.

- L’interesse delle due super potenze coincide con il mantenimento del duopolio di potere: né sovietici né americani vogliono che si moltiplichino le potenze nucleari.

Molto importante sarà anche il ruolo che avrà l’amministrazione Nixon.

1963, primo importante accordo stipulato Mosca: accordo tra quelle che al tempo erano le tre potenze nucleari riconosciute (USA, URSS e GB).

- Queste si impegnano a non sostenere più esperimenti nell’atmosfera. È un primo accordo in questo senso 1968, accordo sulla non proliferazione del nucleare:- classico esempio di trattato multilaterale aperto che viene immediatamente respinto da paesi come

Francia e Cina popolare che si sono aggiunte al fronte delle potenze atomiche ma che non vogliono sottostare al regime che le altre potenze si apprestano a definire e a cercare d’imporre.Per Francia e Cina popolare è chiaro che la diplomazia nucleare sviluppata dalle due potenze ha lo scopo di mantenere il duopolio di potere nucleare per gli USA e l’Urss.

- Ci sono due tipi di paesi firmatari:1. I paesi firmatari del trattato che sono potenze nucleari: si impegnano a non cedere né armi, né la

tecnologia, né i materiali, né i principi scientifico tecnologici necessari affinché possano nascere altre potenze nucleari.

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2. fronte dei paesi che firmano il trattato ma che non sono ancora potenze nucleari: l’impegno è restare potenze NON nucleari.

- La vita del trattato ha alcune carenze e limiti: il più importante è quello di non vietare quelle attività scientifiche e tecnologiche che sono il presupposto della nascita delle potenze nucleari.

- Per tutto il corso della guerra fredda questo processo viene saldamente tenuto sotto controllo dalle due super potenze.NB: avere le competenze tecnologiche, avere gli strumenti e le risorse non significa avere la potenzialità di condurre un attacco militare atomico contro gli altri paesi. Per il corso della guerra fredda, questa capacità offensiva di utilizzo dell’ordigno atomico, non l’ha avuto nessun paese al difuori delle due super potenze, uniche in grado di scatenare attacchi e in grado di raggiungere qualunque paese del mondo.

Dopo il trattato di non proliferazione del ‘68 continuano i trattati tra le super potenze: 1972, primo accordo bilaterale SALT I: le due super potenze manifestano la volontà di porre delle

limitazioni ai loro arsenali nucleari. 1972, accordo ABM (anti ballistic missile) con cui le super potenze stabiliscono dei limiti ai loro sistemi

antimissile. - questione delicata: se una delle due super potenze avesse messo a punto un sistema antimissile efficace

avrebbe rotto l’equilibrio della distensione. Il trattato del 1972 è importante per gli equilibri della guerra fredda: è l’architrave della deterrenza

(l’amm. Reagan lo metterà in discussione con l’iniziativa dello scudo spaziale).Ai giorni d’oggi la diplomazia internazionale controlla la non proliferazione al posto delle superpotenze (ma è un controllo diverso).

ITALIA:

- metà anni ’70: il coinvolgimento dei socialisti nell’area di governo non ha prodotto grandi risultati.

Aldo Moro si sforza a guardare oltre i vincoli della guerra fredda sia sul piano internazionale sia sul piano interno.

Moro lavora ad un’idea suggestiva: coinvolgimento dei comunisti nell’area di governo per rendere l’Italia stabile rendere il paese capace di affrontare il tema delle grandi riforme sociali (in quanto non è stato possibile

farle nemmeno attraverso il coinvolgimento dei socialisti)

Il compromesso storico (l’ingresso dei comunisti al governo) richiede una serie di condizioni:

nazionali: volontà della DC (Moro) e volontà del PC (guidato da Berlinguer) Berlinguer unisce i limiti della politica italiana ai condizionamenti della politica internazionale.

Internazionali:- Il governo riformista di Allende viene spazzato via dall’intervento repressivo dei militari guidati da

Pinochet e la Casa Bianca dell’amm. Nixon è favorevole perché l’idea che un governo progressista si affermi in America Latina, mette preoccupazione di un possibile “contagio” del comunismo si preferisce appoggiare una dittatura

A causa di questi eventi, il seg. comunista Berlinguer inizia una riflessione:

- l’approvazione americana ad una dittatura di sinistra è un segnale

CONSEGUENZA il partito comunista italiano comincia ad aprirsi alla NATO:

- Berlinguer è il primo segretario comunista a sostenere apertamente che la NATO ha una funzione di garante della sicurezza e della stabilità internazionale conveniente anche per l’Italia.

Sulla base di queste riflessioni di politica internazionale, Berlinguer ritiene che i tempi sono troppo maturi affinché il partito comunista si avvicini alla responsabilità di governo in accordo con la democrazia cristiana.

Come si conclude questa storia (i comunisti entreranno mai al governo)?

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- Ogni volta che si ipotizza questa svolta politica, gli americani si oppongono (sia Nixon sia Ford)

La forma del compromesso storico naufraga perché l’Italia precipita in una stagione di terrorismo e di violenze di cui fa le spese anche Moro (BR e assassinio).

vengono a meno quei presupposti che potevano rendere possibile la svolta politica: si tocca un limite della guerra fredda.

PDV USA:

- è difficile accettare che un paese membro della NATO abbia al governo un partito comunista: è un pregiudizio ideologico che non cambierà per molto, poco importa se la presenza del partito comunista al potere possa garantire a quel paese maggiore stabilità politica.

Una delle questioni che gli americani sollevano contro tale proposta è quella della condivisione dei segreti strategici dell’alleanza Atlantica:

- non si possono condividere informazioni delle decisioni prese all’interno della NATO (me distribuiscono le forze, come sono dislocati gli ordigni nucleari) con paesi con partiti comunisti nel governo sarebbe come condividerli con l’URSS stessa.

DIPLOMAZIA TRIANGOLARE:

- è il più importante risultato della presidenza Nixon in politica estera

PROBLEMA (che ogni presidente americano si è posto): cosa fare della Cina popolare, è davvero possibile ignorarla?

SVOLTA: Nixon prende atto del fatto che è maturata la rottura drammatica tra Pechino e Mosca.

ci sono presupposti affinché gli USA cambino la loro politica nei confronti della Cina popolare. L’apertura alla Cina popolare va vista come una mossa finalizzata alla distensione:

- Recuperare la Cina nella grande diplomazia internazionale - mandare un messaggio ben preciso all’Urss: gli USA sono disposti a dialogare con i cinesi, ma non è

detto che ci sia un dialogo con i sovietici

Il riconoscimento della Cina popolare vuole mettere l’URSS in difficoltà spingendo Breznev ad essere meno aggressivo.

Quindi, 3 ATTORI: CINA, USA, URSS

Nixon si pone nel mezzo così si tengono distanti i cinesi dai sovietici e si impedisce a quest’ultimi un riavvicinamento con i primi.

1971, Kissinger si reca, in un viaggio segreto, a Pechino e visita Mao per predisporre questa svolta.

1972, viaggio ufficiale di Kissinger e Nixon in Cina.

CONSEGUENZE:

- il riconoscimento della Cina- la Cina ora può entrare nelle NU e si prende il seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza (quel seggio

che era occupato dalla Cina nazionalista) gli USA comunque assicurano la difesa dell’isola di Formosa (e quindi della Cina nazionalista) ma il seggio deve andare a quella popolare ormai riconosciuta

NB: tra cinesi e americani ci sono tutte le differenze ideologiche possibili

1972, alla fine della visita di Nixon a Mao viene stilato un documento comunicato di Shangai in cui Cina popolare e Usa ammettono il persistere di una serie di divergenze:

- su come risolvere la guerra del Vietnam- su come risolvere la questione dell’esistenza di due Cine- sulla guerra fredda, sulla distensione e sui rapporti con l’URSS.

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Quello su cui convergono è:- avere rapporti pacifici - collaborare sul piano internazionale e avere un confronto costruttivo.

Questa è una grande svolta che si deve all’amministrazione Nixon: il più significativo dei suoi successi.

(25.11.19)

GUERRA DELLO YOM KIPPUR, 1973 – 1978

- Circostanza sfruttata dall’Egitto che, alleandosi con la Siria, pianifica un attacco di sorpresa gali israeliani mentre questi sono intenti a festeggiare il giorno della ricorrenza religiosa (da questa prende il nome Yom Kippur)

NB: Tutti i grandi conflitti araboisraeliani vanno presi come il continuo del conflitto precedente

- Sono trascorsi sei anni dalla guerra dei Sei giorni (successo israeliano).

1973, conflitto giocato sul fattore sorpresa – Israele non si aspetta di essere aggredita

- Per la prima volta, sembra che le forze arabe abbiano la meglio su Israele.

CONSEGUENZA: Israele perde il mito dell’imbattibilità non poco per un paese circondato da nemici che vogliono mettere in crisi la sua sopravvivenza.

Questa è la versione più obbiettiva sul tale conflitto ma vi è una versione israeliana che cerca di proteggere l’affidabilità del governo israeliano:

- in molti saggi si sostiene che in realtà gli israeliani sospettassero già che in qualsiasi momento avrebbero potuto subire un attacco è stata una loro scelta quella di non utilizzare l’attacco preventivo (contrariamente a quello che fecero nel ’67 con la guerra dei Sei giorni) perché temevano di perdere l’appoggio diplomatico degli USA.

Corso della guerra:

- Inizialmente egiziani e siriani riescono ad avere la meglio- Alla guida dell’Egitto (paese arabo portante nella lotta contro Israele) non c’è più Nasser, scomparso nel

’70, ma il generale Al-Sadat. Egli è il continuatore dell’opera di Nasser cerca una rivincita dopo la sconfitta patita in soli 6 giorni nel ’67.

Più si va avanti nella guerra più si capisce il capovolgimento della politica estera egiziana:

Premessa: l’Egitto nei vari tentativi di sconfiggere Israele è stato aiutato dalla cooperazione militare (fornisce armi) dell’URSS.

- Tuttavia, prima di scatenare l’attacco, Al-Sadat allontana dall’Egitto i consiglieri sovietici si vuole liberare dell’ingombrante presenza sovietica perché vuole che questa guerra sia interpretata come iniziativa araba, non nel contesto della Guerra fredda.

- Le armi con cui Al-Sadat combatte sono sempre di fabbricazione sovietica

Visto l’esito delle operazioni, Al-Sadat continua la guerra: vuole sconfiggere del tutto Israele

I sovietici, ancora legati all’Egitto, chiedono a Sadat le sue reali intenzioni, perché nel caso questo non punti solo ad una rivendicazione, ma alla distruzione di Israele, l’URSS se ne tira fuori e appoggia solo le operazioni egiziane con lo scopo difensivo.

CONSEGUENZA: si prolunga campagna militare = rottura dell’alleanza strategica tra Egitto e URSS.

Gli israeliani ma una volta che si sono ripresi dall’attacco improvviso, sanno passare all’offensiva:

- Il protrarre le operazioni porta l’Egitto a subire la reazione israeliana

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- Israele riesce a rioccupare la regione del Golan che aveva perso durante l’attacco

Come nei precedenti conflitti, si va verso un nulla di fatto.

SVOLTA: intervento della diplomazia internazionale KISSINGER

Kissinger capisce che c’è qualcosa che sta cambiando tra egiziani e sovietici dunque, dà il via ad una fase che prenderà il nome di Shuttle Diplomacy (a causa dell’andare avanti e indietro nelle capitali del Medio Oriente).

- Il primo obbiettivo: arrivare alla cessazione delle ostilità ci riesce e israeliani ed egiziani arrivano all’accordo del cessate il fuoco.

- Il passo successivo è l’intervento delle NU riguardo la gestione della situazione.

Tecnicamente e militarmente la questione non è significativa, ma lo è per le conseguenze politiche e l’evoluzione della politica estera egiziana: Kissinger è interessato a Sadat poiché questo non ha un pregiudizio nel confronto degli USA come lo aveva il suo predecessore. Sadat invece ha chiaro che gli obbiettivi che ha nel Medio Oriente non sono raggiungibile con l’URSS ma con gli USA perché nel momento decisivo della sfida a Israele, l’aiuto sovietico era limitato tant’è che non alterava molto la situazione.

Al-Sadat si sbarazza del rapporto con l’URSS e apre al dialogo con gli USA e Kissinger.

Questo conflitto è importante poiché cambia le dinamiche delle relazioni internazionali:

Pace di Camp David 1978 primo accordo di pace tra egiziani e israeliani (lavorato da Kissinger e Sadat per poi essere approfondito dal nuovo presidente democratico Jimmy Carter (che segue a Nixon e Ford).

- I protagonisti: Sadat, leader egiziano; il premier israeliano Begin; Jimmy Carter, presidente USA.- Colui che ha organizzato tutto è stato Kissinger: ha saputo sfruttare l’opportunità per approfondire

l’apertura di Sadat agli USA (con Nasser tutto ciò sarebbe stato impossibile).

Questa pace con Israele è un atto di grande coraggio da parte di un uomo disposto a giocarsi la carriera e la vita. Sadat pagherà con la vita perché verrà assassinato in un attentato da parte di un gruppo formato da radicali che lo incolpavano di aver fatto la pace con il nemico degli arabi.

CONSEGUENZA DELLA PACE:

- A causa di questo accordo, l’Egitto, fondatore della Lega Araba, viene espulso da quest’ultima è un’eresia fare pace con l’odiato Stato di Israele

Cosa prevedeva la pace di Camp David:

- Pone fine alle ostilità: impegno dei paesi a non farsi guerre in futuro- Impegno israeliano a restituire la regione del Sinai all’Egitto- Impegno israeliano a negoziare con gli arabi di Palestina la concessione di una autonomia politica

per molti questo è stato il primo passo verso il possibile sviluppo del processo di costituzione di uno stato arabo palestinese (ancora oggi non c’è, ma vi è una autorità che protegge gli interessi arabi in Palestina).

Gli accordi hanno vita travagliata tant’è che le tensioni dureranno per molto tempo.

La Pace di Camp David non è l’unico sviluppo che segna gli anni ’70 in Medio Oriente

SHOCK PETROLIFERO a partire dal 1973:

- Diretta conseguenza del conflitto dello Yom Kippur

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I paesi arabi vogliono punire le potenze occidentali che in questo conflitto si sono schierate dalla parte di Israele:

- L’unica arma che hanno è il petrolio ossia la risorsa energetica sulla quale si basa il processo industriale delle grandi potenze mondiale.

EMBARGO SUL PETROLIO:

- riduzione della produzione- aumento dei costi molti paesi occidentali entrano in una forte crisi economica e industriale; uno di questi è l’Italia che

dipende da queste risorse.

È simile a ciò che Gheddafi tentò di fare anni prima, solo che ora tutti i paesi arabi seguono l’esempio della Libia, soprattutto i paesi più filoccidentali, come Iran e Arabia Saudita:

- In base alla dottrina delle Twin Pillars di Nixon del ’69, Iran e Arabia Saudita sono individuate come ideali partner strategici nel Medio Oriente.

Sono grandi produttori di petrolio con una funzione strategica:

- lo Shah di Persia (IRAN) deve mantenere la stabilità della regione e frenare l’ostilità nei confronti d’Israele. Il problema è che non ci riesce perché l’Iran non è di origine araba ma persiana, per tale motivo non viene considerata molto dai paesi arabi.

- All’Arabia Saudita gli USA danno una funzione petrolifera il paese in questione è considerato come una grande riserva di petrolio (no funzione strategica militare).

PROBLEMA: la dottrina dei Twin Pillars precede la guerra dello Yom Kippur e lo shock petrolifero. Ora, anche questi paesi aderiscono all’embargo (seppure in misura più blanda) poiché perfino lo Shah sostiene la causa: non è accettabile che un barile di petrolio prodotto nei paesi del Medio Oriente, costi quanto una bottiglia di acqua minerale francese è immorale e non rispetta i popoli mediorientali.

Reazione americana:Kissinger subito si mette in moto per risolvere la cosa:

- Se esiste il Fronte dei produttori di Petrolio (OPEC) coeso e forte, allora, anziché presentare un fronte di consumatori di petrolio diviso, si formerà una vera e propria organizzazione di paesi occidentali consumatori di petrolio con al vertice gli USA un fronte unico sarà più forte nel fronteggiare l’OPEC riaffermando il bisogno di trovare un accordo per gli interessi di chi vende, ma anche di chi compra (perché senza chi compra, colui che vende fallisce).

Questa linea non è facilmente realizzabile perché alcuni paesi europei sono riluttanti a seguire Kissinger: Francia e Italia.

- Francia : ha una politica araba propria e indipendente; non vuole perdere la propria influenza su quelle regioni cedendola agli americani – (c’è sempre l’idea che alla base ci sia la volontà di sfruttare l’occasione per ribadire la supremazia USA).

- Italia : la FR ha il nucleare, l’Italia no e per questo non vuole rinunciare a quella politica filoaraba che si è accentuata ma che si compromette nel caso di presa di posizione filoamericana.

CONSEGUENZA dell’istituzione dell’organizzazione:

- Produce la nascita del G6 (gruppo dei paesi più industrializzati): sono poche potenze che si riuniscono per la prima volta nel ’75 a Rambouillet. Queste, definendo linee comuni, sopravvivono allo shock petrolifero.

NB: in Italia questi sono gli anni di una forte crisi industriale ed economica.

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ANNI ’70.

La seconda metà degli anni ’70 vede un’accelerazione di quei fenomeni che portano alla fine della guerra fredda. Nonostante ciò, è un periodo caratterizzato dalla sua intensificazione che subisce anche fasi drammatiche (non come Cuba, ma molto gravi lo stesso).

Gli storici hanno denominato tale periodo: SECONDA GUERRA FREDDA indicando una data precisa: il 1979

1979, si forma l’ARCO DI CRISI (concetto introdotto dal consigliere alla sicurezza nazionale dell’amministrazione Carter – Brzezinski)

Tale definizione sta a significare il legame che le tensioni, che si sviluppano nelle varie aree del mondo, hanno tra di loro (sono capitoli dello stesso libro).

Gennaio del ’79: rivoluzione iraniana

- Cade lo Shah e torna l’Ayatollah Khamenei: gli americani perdono uno dei Twin Pillars.

OCCUPAZIONE SOVIETICA IN AFGHANISTAN (dicembre 1979 – 1989)

Sul finire dell’anno, un paese asiatico (Afghanistan) è in bilico: il governo filosovietico e il Cremlino teme che, se dovesse perdere il controllo su quel paese, questo potrebbe cadere sotto influenza iraniana (dell’Iran rivoluzionario).

Quella fascia asiatica potrebbe essere un ‘area a rischio di contagio religioso fondamentalista filoislamico.

CONSEGUENZA: Occupazione sovietica dell’Afghanistan, ’79, per arrivare ad un controllo diretto del paese.

Nello stesso anno c’è un peggioramento dei rapporti tra amministrazione Carter (democratica e sensibile al tema dei diritti umani – con a cuore l’accordo di Helsinki del ’75) e URSS perché i primi, in reazione all’invasione, applicano un embargo su dei prodotti.

SALT II: Breznev e Carter firmano nello stesso anno un ulteriore accordo sulla diminuzione degli ordigni ma, a causa dell’attacco sovietico in Afghanistan, gli USA decidono di sospendere l’accordo.

SVOLTA: CRISI DEGLI EUROMISSILI questione europea.

- L’URSS decide di dispiegare e collocare nelle democrazie popolari nell’Europa centrorientali dei missili di medio raggio in grado di raggiungere le capitali europee dell’Europa occidentale

CONSEGUENZE:

- Peggiora la situazione interna dell’URSS e causa allarmismo negli europei

Inizia un fenomeno di sdoppiamento strategico: se la minaccia è rivolta all’Europa occidentale, occorre controllare l’impegno americano a garanzia della difesa europea, di una faccenda che non gli riguarda direttamente (gli USA potrebbero non avere interesse a rischiare un conflitto con l’URSS per difendere gli europei ma negherebbe tutti gli accordi fatti dal ‘45 in poi)

Gli USA garantiscono la difesa degli europei occidentali mettendo in Europa i Pershing & Cruise antagonisti dei missili a medio raggio sovietici.

bisogna che gli europei siano d’accordo ci sono processi politici che coinvolgono vari elementi dello Stato (popolo, Parlamento, ecc.) che non sono facili da coordinare.

Il primo paese che accetta i missili nel proprio territorio è la GB, sempre pronta a schierarsi al fianco degli USA. Tuttavia, occorre che questi missili siano messi in punti strategici: la Germania ovest è perfetta poiché è il paese centrale in Europa.

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I tedeschi occidentali accettano ma solo ad una condizione: ci deve essere un altro paese continentale disposto a farlo questo paese sarà l’Italia (quello che rompeva le palle perché lacerava il mondo politico interno)

La crisi degli euromissili si risolve con un accordo che avviene nel 1987 tra l’amministrazione Reagan e l’URSS di Gorbaciov: accordo 0, sgombera dei missili di teatro dal continente europeo (via gli SS20 e i Pershing & Cruise dal territorio)

1979: la deterrenza è stata messa in discussione dal vantaggio momentaneo dell’URSS, e dall’azione degli USA a difesa degli europei.

IRAN

- stato alleato mediorientale degli USA per molti anni garantendone gli interessi il rapporto tra lo Shah e il presidente è stato sempre molto forte anche perché fu la CIA a consentire negli anni ’50 il ritorno dello Shah in patria.

L’ultimo Shah negoziò con gli USA un accordo di cooperazione nucleare ad uso civile con il ritorno dell’Ayatollah Khamenei annullerà tale accordo.

Peculiarità: l’ambasciatore americano a Teheran riferisce a Washington, costantemente, che la situazione è stabile e che tutto va bene perché il cambiamento in realtà ha un corso graduale

- dagli anni ’60 in poi, lo Shah aveva adottato un programma di grandi riforme sociali ed economiche che tendevano a cambiare il volto del paese l’obbiettivo era rendere l’Iran una moderna potenza regionale.

Questo cambiamento non poteva avvenire senza alterare i caratteri sociali e identitari dell’Iran: le riforme intaccavano i principi della tradizione religiosa e di chi la incarna all’interno del paese. È un processo con costi: crea sviluppo ma anche instabilità economica e sociale alimentando nel popolo iraniano l’idea diffusa, e negativa, secondo la quale lo Shah ha venduto il paese agli USA. In più, lo Shah governava con il pugno di ferro e una polizia privata perde sempre più popolarità.

Lo Shah non riesce più a controllare il paese ed è costretto a fuggire dall’Iran

Premessa: lo Shah aveva consentito all’Ayatollah di andare in esilio a Parigi. Da qui, Khamenei ha organizzato una forte propaganda per delegittimare lo Shah facendolo apparire in occidente come un feroce dittatore.

L’Ayatollah Khamenei rientra a Teheran.

- L’avvento di Khamenei in Iran è drammatico: cambia il volto del paese portandolo ad una dimensione premoderna di radicalismo e ortodossia nella quale la religione domina tutti gli aspetti sociali, politici ed economici ritorno al tradizionalismo religioso

Cambiamento di politica internazionale:

- Gli americani sono sorpresi. L’Iran si trasforma da alleato a nemico la sua influenza sull’intero Medio Oriente deve essere cancellata

Quando gli studenti iraniani, mobilitati dal nuovo regime, assaltano l’ambasciata americana a Teheran rapendo coloro che vi lavoravano, l’amministrazione Carter opta per un intervento di intelligence che non ha esiti positivi (gli elicotteri che si volevano inviare non potevano atterrare senza essere bersaglio di reazioni) tant’è che questo fallimento incentiva la propaganda iraniana a ridicolizzare gli americani. Il più, il discredito sarà tale che incentiverà la fine della presidenza Carter (che non sarà rieletto).

Cambio alla Casa Bianca: RONALD RAEGAN

Reagan è un personaggio particolare e discusso:

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- Ex attore ed ex governatore della California- Ha rilanciato il partito repubblicano sfrutta le debolezze degli americani durante la seconda guerra

fredda (fallimento in Iran, la nuova aggressività sovietica in Afghanistan, in Europa) che diventano funzionale durante la campagna elettorale

Durante la campagna elettorale R. sostiene un’idea:

- La distensione è cattivo affare per gli americani perché fa il gioco di un avversario che si è reso aggressivo di nuovo in tutto il mondo

si pone contro i democratici si pone contro le precedenti amministrazioni repubblicane (Nixon e Kissinger erano i grandi promotori

della distensione).

Reagan sostiene che, per recuperare il prestigio internazionale, gli USA devono puntare a vincere la Guerra fredda:

- gli USA possono vincere sull’URSS in questa pluridecennale contrapposizione abbandonando la distensione e tornando a sfidare l’avversario.

- In campagna elettorale lancia la proposta del riarmo contrapposizione agli accordi SALT I e SALT II.

L’elettorato americano viene convinto e Reagan sale alla Casa Bianca (Reagan non attuerà tutto ciò che ha promesso durante la campagna elettorale).

Politica estera di Reagan:

In questa fase gli USA tornano ad essere direttamente coinvolti in Medio Oriente:

- Sugli strascichi delle tensioni araboisraeliano (indipendentemente dall’accordo di Camp David), si amplia l’area delle tensioni mediorientali fino al Libano che soffre la vicinanza israeliana e siriana

Il Libano diventa teatro di combattimenti tra israeliani e siriani

CONSEGUENZA: all’inizio degli anni ’80, la situazione spinge le NU a effettuare una missione multilaterale (a tale operazione prenderà parte l’Italia con l’invio di un contingente militare.

1983: 200 marines americani presenti sul suolo libanese muoiono a causa di un attentato. Un tragico esordio in politica estera per l’amministrazione Reagan che prende atto della tragedia e richiama i soldati in patria abbandonando la missione.

Reagan attua una scelta definitiva: basta con i tentativi di comprensione e collaborazione nei confronti dei paesi arabi, ora bisogna puntare all’alleanza con Israele.

SVOLTA entrata in scena di un nuovo leader arabo: Saddam Hussein (IRAQ)

- Militare, espressione del partito Baat (laico, progressista, simile ai partiti socialisti occidentali e molto radicato nella tradizione politica in paesi come l’Iraq e la Siria) regime incentrato sempre sul ruolo dell’uomo forte.

ATTACCO IRACHENO ALL’IRAN:

SADDAM HUSSEIN, approfittando della crisi interna dell’Iran, decide di AGGREDIRE L’IRAN.

Pretesto : questione di confine significa controllo delle risorse petrolifere! Obbiettivo : essere guerra lampo che ridimensioni la potenza nell’area dell’IRAN a vantaggio dell’IRAQ Realtà : si trasforma in un lungo conflitto con molte vittime e senza vincitori né vinti e di cui si

occuperanno molte potenze.

L’attacco all’Iraq è l’evento che svela il volto di questo nuovo leader che, per quanto feroce, è appoggiato da quasi tutti i paesi occidentali poiché considerato preferibile all’Iran komeinista.

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ITALIA:Politica estera italiana:Fase in cui l’Italia prova a darsi un profilo più ambizioso una dimostrazione è quando l’Italia accetta gli euromissili (che alla fine non verranno immessi nel territorio).

1983, presidente del Consiglio è il capo del partito socialista, BETTINO CRAXI

Porta a compimento l’evoluzione del partito socialista:

- 1948: la sinistra crea un blocco elettorale contro la DC)- anni ‘60: governo di centro sinistra Nenni, a capo dei socialisti, porta i socialisti al governo e questi

accettano l’Italia nella NATO)- 1983, Craxi presidente del Consiglio, forma il governo del “penta partito”: DC, partito socialista, partito

repubblicano, partito liberale, partito socialdemocratico.

La Prima repubblica porta a compimento l’elaborazione del partito socialista come forza che è ormai filoatlantica (qualcosa che negli altri paesi è successo da tempo es. laburisti inglesi; socialdemocratici tedeschi). Craxi:

- cerca di avere con Reagan un rapporto privilegiato es. accetta i missili americani sul territorio- Vuole avere un ruolo nel rilanciare il processo di integrazione europea- Nel rilanciare la politica estera italiana all’est con l’URSS- Propone il continuo dialogo e cooperazione con il Medio Oriente

Giulio Andreotti è il Ministro degli esteri di Craxi (sono molto diversi caratterialmente)

Politica estera italiana : L’Italia resta media potenza ma si inizia a dare una maggiore autorevolezza e un profilo internazionale più serio a questo paese.Questo tentativo di autorevolezza culmina nel momento più critico dei rapporti USA-IT dall’inizio della guerra fredda: la crisi di Sigonella.

1985, CRISI DI SIGONELLA

CAUSA: dirottamento della nave italiana Achille Lauro da parte di quattro terroristi

- La nave batte bandiera italiana: secondo il diritto internazionale è responsabilità dell’Italia risolvere la situazione.

Gli italiani cercano di risolvere la situazione con la diplomazia che mobilita tutti gli attori mediorientali che possano contribuire alla soluzione del problema:

RISOLUZIONE: i 4 terroristi vengono fatti imbarcare su un aereo messo a disposizione dall’Egitto che li porterà in un paese non precisato

Ambiguità: l’Italia non è chiara sul che fare di questi quattro terroristi.

PROBLEMA: gli USA vengono a conoscenza della presenza sulla nave di un cittadino americano disabile assassinato dai terroristi per il solo motivo di essere ebreo.

Gli americani dell’amministrazione Reagan ritengono che ora sia competenza non solo italiana, ma anche americana vogliono i terroristi.

Reazione italiana:

- Indecisione: accettare la pretesa americana di ottenere questi terroristi o restare sul versante filoarabo.

MA, accettare significherebbe incrinare i rapporti che si sono instaurati col tempo con i paesi arabi:

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DECISIONE: Craxi decide di non accettare la richiesta americana

i rapporti con gli americani possono essere ripresi, quelli con i paesi arabi difficilmente sono recuperabili.

- I rapporti italoamericani vengono rilanciati subito dopo l’incidente diplomatico: Reagan e Craxi si riappacificano molto velocemente.

(28.11.19)

(28.11.19)

Reagan attraverso una serie di decisioni delinea quello che è il suo orientamento in politica estera:

Dottrina Reagan: un impegno globale in tutto il mondo a contrastare l’influenza sovietica e l’azione di qualsiasi movimento comunista o filocomunista ostile agli interessi americani sotto la presidenza Reagan quel processo di globalizzazione della guerra fredda, alla quale tutti hanno contribuito, raggiunge la perfezione.

L’organizzazione Reagan arriverà a stabilire dei nessi apparentemente incomprensibili e poco sostenibili tra crisi e fenomeni politici apparentemente distanti, scollegati, ma riconducibili, secondo la visione reaganiana, a una visione globale della guerra fredda il concetto base della dottrina Reagan è che qualsiasi manifestazione di influenza comunista e sovietica debba essere contrastata dagli USA.

Dimostrazione della dottrina è il finanziamento sottobanco, cioè non autorizzato dal Congresso, che la presidenza Reagan decide di attuare come politica estera sotterranea:

- Vendita di armi a vari paesi del mondo, alcuni anche considerati nemici degli USA, per poter poi finanziare, con il ricavato, i movimenti anticomunisti.

Esempio è il NICARAGUA:

- in questi anni il paese è sottoposto e gestito politicamente da Noriega, un filocomunista. - All’interno di questo paese operano dei movimenti che si oppongono a Noriega. Questi sono finanziati

sottobanco dagli USA con i ricavati delle vendite delle armi ad altri paesi.

CONSEGUENZE: l’aspetto più controverso è che gli USA arriveranno a vendere armi anche a paesi che sono dichiaratamente ostili e quindi, quando la vicenda verrà portata alla luce, si porrà in rilievo l’accusa all’amministrazione Reagan di aver violato quelle elementari norme che stabiliscono un certo controllo sulla politica estera da parte del Senato.

Tra i paesi che fruiranno delle vendite sottobanco delle armi americane ci sarà perfino l’Iran ovvero il paese mediorientale che ha definito gli USA il grande nemico

- quando questo aspetto verrà alla luce l’amministrazione Reagan vivrà uno dei momenti più difficili (ci sarà chi ipotizzerà l’avvio dell’impeachment).

Non ha molto senso logico vendere le armi ai nemici per poter finanziare degli oscuri movimenti anticomunisti in qualche altra parte del mondo, però fa parte, per quando appaia come una dottrina debole e contraddittoria, di una visione globale della guerra fredda in cui non si può trascurare niente e in cui sostenere la lotta in Nicaragua dei contras (guerriglieri anticomunisti in Nicaragua) appare talmente importante da giustificare la vendita di armi americane all’Iran.

Tutto questo può acquisire un senso solo in un’ottica globale di guerra fredda

L’amministrazione Reagan assume anche altre iniziative più concrete e più significative sul piano strategico: 

Rilancio sul piano strategicoL’idea Reaganiana ha a che fare con la percezione della crisi nel piano interno dell’URSS.

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Pone un rilancio strategico con la corsa al riarmo: secondo lui così sarà possibile costringere i sovietici a consumare le limitate risorse di cui dispongono sul piano militare-strategico. Una iniziativa finalizzata a questo scopo è quella dello “scudo spaziale” che verrà lanciata dall’amministrazione Reagan invenzione scarsamente praticabile sul piano scientifico tecnologico.

CONSEGUENZE:

- Ha un effetto diplomatico sugli equilibri della guerra fredda perché va a rompere l’equilibrio della deterrenza l’Urss un giorno non sarà più in grado di nuocere né di minacciare un attacco missilistico-militare perché questo scudo sarà in grado di prevenire l’arrivo dei missili sul suolo americano.

- crea pressione sull’antagonista (Urss) il quale non può restare indietro e deve necessariamente, a sua volta, investire ulteriori risorse in ricerca scientifica.

OBBIETTIVO USA: spingere l’Urss a logorarsi e ad essere meglio predisposta a quelli che poi saranno i successivi accordi di disarmo.

Questa è la logica adottata dall’amministrazione Reagan, per quanto contorta, è efficace perché trova al Cremlino l’interlocutore adatto che non sarà più Bréznev.

Per capire l’atmosfera che si vive è funzionale prendere in considerazione la situazione del colonnello sovietico Petrov (ufficiale sovietico addetto ai servizi strategici di sicurezza sovietici – quindi controllava e intercettava possibili attacchi):

- Nel 1983, di fronte agli schermi del colonnello, appare la rappresentazione di un attacco missilistico americano in corso, senza alcun preavviso, non scatenato da una ragione specifica, ma che nella logica della guerra fredda poteva essere comunque possibile.

- Petrov avrebbe dovuto avvisare il Cremlino e dire di essere sotto attacco avrebbe sicuramente ricevuto l’ordine di reagire lanciando a sua volta un altro attacco scatenando la

guerra. - Ciò che Petrov fa è pensare autonomamente assumendosi il possibile rischio: riflette sulla possibilità che

potrebbe essere un errore tecnico o un falso allarme. non avverte i suoi superiori e, quindi, non viene lanciato nessun contrattacco da parte sovietica- gli americani non avevano lanciato nessun missile contro l’Urss e quindi la segnalazione che aveva visto

era solo un falso allarme o errore tecnico. - verosimilmente, può essere accaduto nel corso della guerra fredda molte altre volte. Egli finì per essere destituito perché, nonostante abbia salvato l’umanità dalla guerra, ha contraddetto la

catena gerarchica e il dirigismo che caratterizzava il sistema sovietico.

CRISI LIBICA

La vicenda di Sigonella nel 1985 non è l‘unica circostanza critica tra Italia e USA poiché poco dopo se ne consuma un’altra che ha come oggetto la Libia e che si conclude con un tentato bombardamento libico del territorio italiano.

1986, crisi libica.

- al potere c’è il colonnello Gheddafi che nel corso della sua lunga esperienza di potere ha cercato di imitare Nasser lanciando minacce alle potenze occidentali, in particolar modo a USA e Israele.

ha nazionalizzato il petrolio all’inizio degli anni ’70 ed ha cacciato gli americani e inglesi dalla base militari installate in Libia dopo la WW2.

Le manifestazioni di tensione aumentano perché Gheddafi diventa il sostenitore di molti movimenti terroristici internazionali che in realtà non lottano per la causa palestinese contro Israele ma sono antioccidentali.

Molti attentati compiuti contro simboli e rappresentanti degli Usa in altre parti del mondo vengono finanziati dagli emissari di Gheddafi.

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RAPPORTO CON L’ITALIA:

I rapporti tra l’Italia e la Libia sono complessi: da un lato Gheddafi attacca sistematicamente l’Italia, per il passato coloniale, gli sfruttamenti e le iniquità; dall’altro lato però è ben disposta a collaborare all’intensificazione di rapporti economici, commerciali, investimenti che hanno l’Eni al centro, ma anche altre grandi compagnie (all’inizio degli anni ’70, diventa azionista della Fiat vendendo il petrolio).

- utilizza i grandi finanziatori facendo investimenti all’estero o comprando armi soprattutto di provenienza sovietica ciò lo rende sospetto agli americani.

Gheddafi mimetizza le azioni compiute prima di lui da Nasser ma non ha capito che in realtà gli egiziani stessi hanno rinnegato quella via:

- Non è un caso che quando l’Egitto cambi politica estera da Nasser a Sadat, Gheddafi, che aveva guardato l’Egitto come un paese guida nel fonte panarabo antioccidentale, diventi ostile alla Libia.

Ci saranno forti tensioni di confine tra Libia ed Egitto: Gheddafi accuserà gli egiziani di aver tradito la causa araba facendo la pace con Israele.

Queste due tendenze (USA- Libia e IT-Li) delineano due parabole che si incrociano a metà degli anni ’80.

Premessa: l’amministrazione Reagan è quella sbagliata per una politica di provocazioni, Gheddafi non si rende conto che alla Casa Bianca c’è un presidente che segue un approccio globale e che quindi non ha nessun problema a colpire paesi periferici in maniera simbolica per far capire quanto sia forte la determinazione americana in tutto il mondo.

SVOLTA: le provocazioni di Gheddafi vengono raccolte come una sfida dall’amministrazione Reagan e quindi vengono assunti vari provvedimenti:

- isolamento diplomatico, - sanzioni commerciali (un problema perché mette in difficoltà l’Italia che ha forti interessi economici con

la Libia).

PUNTO CULIMANTE: aprile dell’86, Reagan ordina il bombardamento di Tripoli e Bengasi.

- È un’azione prevalentemente simbolica di dimostrazione di forza: Reagan non si pone problemi delle conseguenze, non pensa all’instabilità della Libia in caso di eliminazione di Gheddafi.

È un diretto messaggio lanciato a Mosca che ha rifornito la Libia di armi. Per Reagan Gheddafi è solo uno dei riferimenti del terrorismo internazionale e per questo va punito

anche per il suo legame con l’Urss.

PROBLEMA: divergenza di strategie con l’Italia che è del tutto contraria a questa azione.

Reagan manda in Europa il suo emissario ad annunciare ai principali alleati (GB, Francia, Italia) l’intenzione di far indietreggiare Gheddafi:

- Margaret Thatcher, premier conservatore britannico, concede l’uso delle basi britanniche agli americani,- Mitterand sostiene l’azione poiché Gheddafi è fattore di disturbo- Craxi e Andreotti sostengono che l’azione sia sbagliata e che potrebbe portare molta instabilità.

Questi fanno notare che la Libia, nel caso di sparizione di Gheddafi, potrebbe cadere in un’anarchia. Gli americani, nonostante la visione italiana, portano avanti la loro proposta perché volevano solo

informare gli alleati, non chiedere il loro permesso.

Bombardamento di Tripoli e Bengasi:

- Gheddafi sopravvive ma i danni sono particolarmente seri.

Reazione di Gheddafi:

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- non può fare nulla contro gli USA le armi sovietiche non servono molto perché i libici non sanno usarle

- i tecnici sovietici se ne sono andati prima dei bombardamenti in modo da non dover usare le armi da loro prodotte contro gli americani rendendo la crisi molto più grave.

CONSEGUENZA: Come atto di frustrazione, Gheddafi attua un’azione di ritorsione contro l’Italia (il suo migliore ed unico partner occidentale sempre disposto a dare una mano o a mediare il favore di Gheddafi con gli USA)

Perché Gheddafi reagisce contro l’unico paese contro il quale non avrebbe dovuto reagire?

- per frustrazione - perché accusa l’Italia di essere un avamposto della politica estera americana nel Mediterraneo gli

attacchi alla Libia non sono partiti dall’Italia ma questa ospita molte basi americane e Gheddafi ritiene che l’Italia sia asservita da politica estera americana.

Decide di bombardare l’isola di Lampedusa , che ospitava un avamposto di monitoraggio americano nel mediterraneo

il bombardamento fallisce perché i missili non raggiungono nemmeno l’isola.

Reazione italiana:

Quando Craxi scopre del tentato bombardamento, ordina un bombardamento di ritorsione sulla Libia

- i suoi consiglieri (anche Andreotti) gli sottolinearono che le conseguenze sarebbero state più gravi del previsto e in più, i missili non riuscirebbero a raggiungere Lampedusa.

- L’ordine non viene portato a termine: fu una decisione saggia perché di lì a poco i rapporti italo-americani, e quelli italo-libici, migliorarono.

Fu solo un incidente di percorso perché Italia e Libia continuavano ad avere bisogno l’una dell’altra.

Molti anni dopo, nel 2004, l’ENI crea un gasdotto che rappresenta il collegamento fisico definitivo tra i due paesi tutt’ora funzionante.

- quella dell’Italia è stata una politica debole ma lungimirante che ha garantito una stabilità energetica e di relazioni politiche che ha portato all’equilibrio del Mediterraneo (nel 2008 Berlusconi e Gheddafi firmano un accordo di amicizia tra i due paesi).

In questo periodo, anni ’70-’80, l’Italia sembra relativamente al sicuro da attacchi terroristici eccetto dall’attentato all’aeroporto di Fiumicino, ma nel complesso è coinvolta in misura limitata.

molti hanno supposto l’esistenza di un tacito accordo (mai sottoposto alla diplomazia ufficiale) di cui nessuno ha concreta evidenza.

È il cosiddetto “Lodo Moro” (= compromesso, accordo) che sarebbe stato promosso negli anni ’70 dall’Italia e dalle organizzazioni palestinesi (cioè quelle militanti impegnate nella lotta violenta contro Israele e contro altri obbiettivi occidentali).

Dovrebbe essere un accordo in base al quale l’Italia avrebbe beneficiato di una sorta di sicurezza, e l’impegno, a non utilizzare il territorio italiano per attentati e per azioni violente in cambio della tacita disponibilità italiana a non ostacolare il passaggio di terroristi sul territorio della penisola.

ha molto a che fare con l’orientamento sempre più filoarabo della politica estera italiana che si accentua ad ogni crisi e che tenta di mediare tra paesi arabi e occidentali:

- Uno di questi è il tentativo di promuovere il leader Arafat agli occhi degli USA non più come terrorista ma come leader di un’organizzazione politica meritevole di rispetto (analogo tentativo nei confronti di Gheddafi).

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La politica estera italiana si è spesa molto per queste questioni quindi non è del tutto da escludere che ci sia stata una sorta di tacita convivenza con l’estremismo palestinese forte attrito con gli alleati occidentali.

SCENARI EUROPEI ALLA FINE DELLA GUERRA FREDDA, tappe dell’INTEGRAZIONE

Gli anni ’70-’80 si caratterizzano per un’intensificazione del rilancio del processo di integrazione europea. Guerra fredda e integrazione europea sono due fenomeni che si influenzano in maniera ambivalente: sia positivamente che negativamente.

Alla fine degli anni ’70 gli europei capiscono che si deve fare un salto di qualità: il mondo sta sollecitano l’Europa ad accelerare il processo di integrazione innescato dagli americani.

Questo avviene attraverso alcuni avvenimenti: 

1971, l’amministrazione Nixon decide di sganciare il dollaro dall’oro. Si decide di mettere in discussione il vecchio sistema adottato a Bretton Woods ora non più sostenibile. L’amministrazione si pone il problema di limitare il fardello economico della guerra fredda: c’è la necessità di svalutare il dollaro per sostenere il deficit che gli USA stanno accumulando il dollaro deve essere libero di fluttuare non deve essere più agganciato all’oro. Questa decisione mette in crisi tutta la finanza internazionale e costringe gli europei ad organizzarsi per una risposta comune e nella quale possiamo individuare i primi elementi di quella che sarà in futuro la moneta unica europea. Diversi anni dopo 1979 nasce il Sistema Monetario Comune che stabilisce delle bande più rigide di oscillazione tra le varie monete europee.

1979, nascita del Parlamento europeoÈ il grande salto di qualità delle istituzioni nell’integrazione europea. Nasce un Parlamento rappresentativo di tutti i paesi membri europei e che a sua volta è prodromico di un’ulteriore accelerazione nel processo di integrazione perché la sua funzione è quella di essere il luogo in cui si raccolgono tutte le istanze comuni.

1985, Accordo di Schengen sulla libera circolazione sull’area europea 1986, Atto Unico Europeo: la revisione dei vecchi trattati di Roma e la promessa di un ulteriore salto di

qualità del percorso di integrazione continentale.

L’Europa reagisce in maniera vivace in questo contesto di seconda guerra fredda perché si sta attrezzando per quello che avverrà all’indomani della guerra fredda.

ATTO FINALE DELLA GUERRA FREDDA  

1985, Gorbaciov sale alla guida dell’Urss nel 1985 dopo una serie di leader detti gerontocrati (uomini anziani nominati capi dell’Urss solo per guadagnare tempo nell’attesa che sorga una nuova forte personalità) di passaggio dopo l’era Breznev.

- Gorbaciov è espressione di una generazione moderna rispetto a quest’alta responsabilità non viene dal retaggio WW2 ed è forse per questo che si rende conto che il sistema sovietico è prossimo all’implosione.

In realtà, si parlava dell’imminente fine dell’Urss da molti anni:

- il dibattito internazionale sul declino dell’Urss è legato al suo sistema che non è mai stato realmente competitivo sul piano economico e ha prodotto arretratezza, frustrazione e malcontento sociale.

Premessa: dopo il tentativo riformista degli anni di Kruscev concluso negativamente, in Urss hanno preso il sopravvento i conservatori. Questi, anziché risolvere i problemi del modello sovietico, hanno aggravato ulteriormente la crisi e si rendono conto che il sistema è prossimo al collasso finale. Il problema è che Gorbaciov ha un curriculum impeccabile fatto di militanza nel partito comunista e di incarichi amministrativi e politici del CUS (partito comunista dell’Urss). L’URSS è un enorme e temibile sistema di potere interno e internazionale e quindi non si può smantellare dall’oggi al domani.

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A Gorbaciov non resta che una strada pericolosissima: riformare il sistema dall’interno senza abbatterlo. Brzezinski, consigliere alla sicurezza internazionale dell’amministrazione Carter (autore di un libro), dice che Gorbaciov si trova davanti ad un paradosso quasi irrisolvibile:

- il sistema sovietico ha un bisogno disperato di riforme ma queste riforme finiranno per distruggere il sistema.

Gorbaciov si muove dentro questo paradosso, farà il possibile per scioglierlo ma sarà travolto dal suo stesso metodo.

Dottrina per un forte impatto 3 concetti, tre parole chiave russe:

1. Perestrojka: introduce il concetto della ristrutturazione e della necessità di riforme. 2. Glasnost: trasparenza  Per Gorbaciov, queste riforme in tutti i campi devono essere attuate in un

contesto di maggiore trasparenza. Egli lamenta anche una certa opacità del sistema sovietico: mancanza di pluralismo, mancanza di dibattito interno, di confronto tra voci diverse. Per tali motivi conia questo termine.

3. Uskoreniye: accelerazione, soprattutto in campo economico dove non si può più perdere tempo.

L’impresa è ardua ma capisce che, tanto più è difficile la riforma sul piano interno, tanto più è necessario creare un contesto internazionale che sia adatto a sostenere queste riforme.

NB: siamo a metà degli anni ’80, siamo nel corso della seconda guerra fredda, dall’altra parte dell’Atlantico Reagan vuole riarmare, fare lo scudo spaziale, vuole bombardare ecc. è un soggetto troppo aggressivo. Se le riforme di Gorbaciov possono avere una chance di successo è solo se si riesce a rilanciare la distensione e a superare le tensioni con gli Usa l’Urss non può più permettersi la competizione internazionale sul piano strategico e sul piano del riarmo.

Politica estera Gorbaciov:

È una politica estera molto ambiziosa che lascia nuovi temi inediti che oggi ritroviamo nella nostra attualità.

La politica estera di Gorbaciov, che lo rende ancora più popolare in occidente, nasce dal fatto che capisce che l’unico modo per riformare dall’interno il sistema è costruire all’esterno un clima favorevole, di minori tensioni. La sua politica parla di:

Disarmo Ambiente Europa come casa comune in cui anche i russi possano avere qualche legame Dialogo con Papa Wojtyla (papa polacco): è finita l’epoca in cui Stalin non riteneva importante il

rapporto col papa. Gorbaciov capisce che è importante il dialogo col papa per ridurre le tensioni internazionali che nuocciono alle riforme interne.

Reazione occidentale:

In generale c’è perplessità e sospetto: in molti si chiedono dove sia la fregatura.

- C’è un leader europeo che svincola per primo Gorbaciov: la “lady di ferro” Margaret Thatcher. Ella si rende conto di essere davanti ad un leader sovietico fatto di una pasta diversa dai suoi predecessori e ritiene che vada ascoltato nei suoi progetti.

- Reagan è molto lieto di questo cambiamento ed è lieto di poter dialogare con un leader nuovo comincia una sorta di gara a chi è più innovativo sul piano internazionale: inizia una dialettica tra i due

in cui Reagan “sfida” Gorbaciov a realizzare ciò che tanto decanta con la sua politica estera pacifica.

PARALLELO REAGAN-KENNEDY: - Il discorso di Reagan a Berlino può vagamente ricordare quello di Kennedy- nonostante avessero due personalità diverse erano anche contesti storici completamente diversi. - è con l’assassinio di Kennedy che comincia l’era degli scontri.

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- Il mondo in cui arriva Reagan è un mondo che ne ha viste di tutti i colori sul terreno della guerra fredda. Reagan non è così puro come Kennedy, è un uomo duro che usa le armi che gli sono più congeniali per mettere in difficoltà Gorbaciov.

Si tratta di un confronto impari perché Reagan ha molte armi che Gorbaciov non ha: Reagan può costringere Gorbaciov ad una continua politica di rialzo mettendolo in difficoltà.

Iniziano dei dialoghi tra Reagan e Gorbaciov:

- Si instaura quindi un feeling personale. - Gorbaciov è un uomo aperto al dialogo, affabile, ed è il primo leader sovietico ad avere un’immagine

moderna (es. si porta al seguito la moglie, la first lady Raissa Gorbaciov, cosa mai fatta prima per i presidenti americani è del tutto normale avere la first lady al proprio fianco nelle occasioni più importanti)

DIPLOMAZIA BILATERALE (USA-URSS)

Inizia una diplomazia bilaterale: USA e Urss sono nuovamente protagoniste e siglano una serie di importanti accordi strategici di riduzione degli armamenti.

Dopo gli accordi SALT degli anni ‘70 si passa agli accordi START che hanno come oggetto la riduzione di tutto l’armamentario strategico delle super potenze (bombe, missili ecc.). Verranno firmati importanti trattati:

Il primo è l’accordo START 1 : viene firmato dal successore di Reagan, George Bush Senior, nel 1991.

Altri ne seguiranno in una logica di progressiva riduzione degli arsenali nucleari. Questo consente a Gorbaciov di creare un clima internazionale più favorevole alle riforme ma resta da

vedere se queste possono funzionare e se lui ha la forza per gestirle

Un grosso problema di Gorbaciov viene dalla cosiddetta fascia dei satelliti: i paesi dell’Europa centrorientale. L’idea che al Cremlino ci sia un leader riformista innesca nuove speranze di cambiamento in tutti i paesi: il primo è la Polonia (il satellite più difficile da controllare).

LA POLONIA

Fin dalle origini la Polonia sul piano sociale, è un’anomalia, poiché il partito comunista, anche se con politiche di repressione, ha dovuto accettare la coesistenza con il ruolo della Chiesa cattolica:

- La maggior parte dei polacchi sono cattolici

Quando diventa Papa un loro connazionale c’è un momento di grande partecipazione emotiva: assume un carattere anche politicamente molto importante perché si pensa che un papa polacco possa ravvivare l’identità e lo spirito autonomo di questo paese:

- Il papa polacco è percepito come una minaccia dall’URSS

La figura di Papa Wojtyla è importante, egli ha sperimentato sulla propria pelle due persecuzioni feroci:

- persecuzione nazista (eliminazione di tutti i preti e sacerdoti in Polonia in reazione al non riconoscere la Polonia paese non più esistente)

- la persecuzione dell’occupazione sovietica (nell’imposizione dell’ateismo di Stato).

- Sopravvive ad un attentato che ha conseguenze di carattere internazionali.

Di conseguenza, il papa diventa un forte riferimento per gli obbiettivi della Polonia:

- riottenere l’autonomia - esprimere liberamente la propria identità nazionale.

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Fine degli anni ’70 e primi anni ’80, in Polonia inizia ad articolarsi il fenomeno del sindacalismo autonomo (non più direttamente controllato dal partito comunista).

- movimento Solidarnosc il cui leader è Lech Walesa, elettricista dei cantieri navali, personaggio popolarissimo che sfida il regime comunista.

- Questa sfida viene recepita dai vertici del sistema comunista polacco i quali sono terrorizzati dall’idea che l’Urss possa decidere un intervento militare repressivo così come era successo in Cecoslovacchia (Gorbaciov ancora non è salito al governo).

La Polonia rischia l’intervento militare:

CONSEGUENZA: Il capo delle forze armate, il generale Jaruzelski, decide di salvare la situazione proclamando la legge marziale assumendo pieni poteri e instaurando un sistema autoritario il cui scopo è congelare il cambiamento in Polonia per evitare un possibile intervento politico sovietico nel paese.

Passaggio molto interessante in questa crisi polacca: una lettera che il papa Giovanni Paolo II scrive alle autorità sovietiche.

- È una lettera molto coraggiosa e dai toni forti in cui si dice che se le autorità sovietiche intervengono militarmente in Polonia sarà una replica di ciò che avevano fatto nel 1939 in accordo con Hitler.

Probabilmente non è stato questo a fermare i carri armati sovietici ma più l’intervento del generale Jaruzelski.

La situazione in Polonia viene congelata momentaneamente e lo stesso Jaruzelski concede le elezioni alla fine della legge marziale.

SI TORNA AL VOTO: è ammessa anche Solidarnosc.

CONSEGUENZA: il risultato delle elezioni porterà al trionfo di Solidarnosc e alla disfatta del partito comunista.

La Polonia è il primo dei satelliti sovietici a tornare al pluralismo senza spargimenti di sangue e senza interventi militari sovietici.

Siamo nel 1979: il muro di Berlino non è ancora crollato e al Cremlino c’è Gorbaciov che ha deciso di non intervenire in Polonia lasciando che fossero i polacchi a scegliere liberamente il loro destino.

CONSEGUENZA: scatena una reazione a catena: se Gorbaciov non ha usato la forza in Polonia non la può usare nemmeno su altri satelliti.

Assistiamo a cambiamenti politici in paesi come Ungheria, in Cecoslovacchia ecc. con modalità soft, è un semplice ritorno al pluralismo come conseguenza di un’erosione dei poteri dei comunisti .

ROMANIA

Un caso particolare:

- La Romania ha vissuto in un sistema di potere comunista personificato e personalizzato nella leadership di Nicolae Ceausescu che di comunista aveva solo l’etichetta che gestiva il paese come se fosse una sua personale proprietà e proprio per questo spesso andava contro i dettami della politica estera sovietica manifestando una certa autonomia.

La crisi delle democrazie liberali è l’occasione per mettere sotto accusa la gestione personalistica di Ceausescu e della sua famiglia.

una élite politica approfitta della situazione di debolezza del leader per metterlo in stato d’accusa, per destituirlo, processarlo e giustiziarlo insieme alla moglie.

NB: in Romania in una prima fase non c’è un vero ricambio della classe dirigente come negli altri paesi, si sbarazzano solamente di un leader fastidioso.

GERMANIA ORIENTALE – CADUTA DEL MURO DI BERLINO

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Muro di Berlino: simbolo della Guerra fredda.La situazione in Germania est è critica:

- Gorbaciov induce alle dimissioni il vecchio leader Honecker ormai inadeguato a gestire il cambiamento.

1989, all’improvviso, il portavoce governativo tedesco annuncia che è possibile andare dall’altra parte del muro è possibile andare in Germania occidentale senza più i divieti che c’erano fino ad un istante prima.

I giornalisti che stanno ascoltando questa conferenza stampa sono increduli e quando la notizia si sparge i tedeschi orientali cominciando ad assaltare fisicamente il muro

Quello che accade in Europa centro orientale è stato descritto da un giornalista storico Timothy Garton Ash:

- lo slogan che risuona nelle piazze dell’Europa orientale da Berlino, a Praga a Varsavia ecc. è “noi siamo il popolo” è la popolazione che dal basso si riappropria della propria storia nel momento in cui percepisce che il sistema comunista è ormai logoro e che a Mosca non c’è più nessuno disposto ad usare la forza per difendere quel sistema. È una rivoluzione dal basso la gente capisce che è libera di riprendersi la propria vita.

Le élite al potere, i partiti comunisti e le dirigenze comuniste non fanno altro che prendere atto della situazione perché non c’è realisticamente altro da fare: se da Mosca non arriva un preciso ordine allora vuol dire che il sistema è finito e che non si può fare più niente per difenderlo.

(29.11.19)

L’epilogo della guerra fredda è pacifico:

- Gorbaciov decide di non utilizzare la violenza per la risoluzione delle crisi ma, al contrario, assiste inerte allo sgretolamento della sfera di influenza dell’URSS (bottino della Seconda guerra mondiale).

- Egli è determinato a salvare l’URSS e cerca di trasformare quella che è stata una egemonia, (rapporto squilibrato) della leadership sovietica, in rapporti politici (tant’è che si reca in quei paesi es. Honecker e RDT) spingendo alla dimissione dei leader sovietici.

Obbiettivo di Gorbaciov: salvare l’URSS come entità politica è un processo (tentativo disperato) che implica il sacrificio del legame che l’URSS ha con l’Europa centrorientale. In più, la crisi interna è troppo grave perché Gorbaciov possa contraddirsi come riformista (tornando ad usare maniere forti all’interno del blocco orientale).

Conseguenza della fine della Guerra fredda:

- Riunificazione tedesca: riporta l’Europa ad una situazione che sembrava superata dimensione storica della prima parte del ‘900 per cui al centro dell’Europa vi è una forte potenza tedesca non equilibrata dalle altre. Quando il muro cade, lascia ipotizzare un Europa che torna al passato.

RIUNIFICAZIONE TEDESCA

Trattato sullo Stato finale della Germania (o Trattato due più quattro), firmato a Mosca nel 1990.

- è il Trattato di pace della Seconda guerra mondiale : ora esiste una Germania unificata che può stipularlo- 2+4 : firmato dai rappresentanti delle due Germanie (RFT e RDT) più i paesi considerati vincitori della

guerra (USA, URSS, GB, FR).

Non si chiama Trattato di pace ma sullo “stato finale” è la formula diplomatica per lasciare il passato alle spalle e riunire il paese.

Chi gestisce questo processo diplomatico?

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- RFT: Cancelliere Helmut Koll (CDU) ha l’onore di mettere la firma sul trattato che sancisce la riunificazione tedesca.Pone delle condizioni: riunificazione tedesca avviene nella forma di inglobamento della ex Germania orientale da parte della RFT sia in termini economici sia in termini politici non è una riunificazione alla pari, è la RDT che viene annessa alla RFD perché la parte vincente e sviluppata (con democrazia) è la Germania occidentale mentre quella orientale ha perso.

Premessa: non tutti i paesi europei sono positivi

- Italiani non convinti- Francesi perplessi: ritorna l’Europa di una grande Germania- I sovietici sono perplessi: una Germania forte nell’Europa centrale potrebbe essere percepita come

problema dagli oppositori politici che Gorbaciov ha nel Partito comunista sovietico (coloro che volevano utilizzare la violenza).

La riunificazione tedesca nei leader politici causa i timori storici.

Koll per portare avanti la riunificazione secondo le condizioni da lui proposte ha bisogno in aiuti:

USA: Presidenza Bush Senior

Germania unita Europa più forte = partner migliore ed efficiente per la stabilizzazione delle relazioni internazionali

- Bush dà la propria parola per garantire a Gorbaciov che con l’unificazione tedesca non ci saranno minacce strategiche per l’URSS: impegno morale dell’amm. Bush di non trarre vantaggi dalla fine della Guerra fredda

Cosa dice l’accordo:

- Compromesso tra passato e futuro (ciò che è successo in passato e le paure che esso rievoca)- Art. 1: “elemento essenziale all’ordine pacifico in Europa” una delle condizioni è che i tedeschi non

reclamino mai più niente a nessuno, l’intangibilità dei confini è presupposto per la stabilità futura dell’Europa.

- Nessuna ambizione di territorio ad est - Riaffermazione della rinuncia delle armi nucleari, biologiche, chimiche della Germania (Trattato di

non proliferazione del 1968)- La RFT si impegna a ridurre le forze armate della Germani unita a 370.000 unità entro 3 anni. - Rapporti con l’URSS: entro quattro anni i soldati sovietici devono andarsene. - Art.6: recupero definitivo della sovranità internazionale della Germania potrà entrare a far parte di

qualsiasi alleanza nessuno può dirle niente.- Sovranità interna

Non è il Trattato di una potenza sconfitta ma peculiare.

CONSEGUENZA: tutta la Germania diventa membro della NATO perché già dal ’54 la RFT era all’interno dell’Alleanza.

Koll si impegna anche ad unire i tedeschi: deve inglobare la parte più debole che è in condizioni economiche non stabili l’economia reale dell’ex RDT non è assolutamente paritaria a quella della RFT. L’operazione per quanto complessa avrà successo.

Alcuni dei leader europei sostengono che la riunificazione tedesca sia il trampolino di lancio per un ulteriore passo nel processo di integrazione europeo. Altri invece chiedono alla Germania di prendersi la responsabilità di far fare un salto di qualità alle istituzioni dell’integrazione europea – soprattutto sul piano economico (perché è forte).

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TRATTATO DI MAASTRICHT 1992

- nascita dell’Unione Europea- metodo funzionale: si realizza l’UE dall’aspetto economico grazie alla potenza finanziaria della

Germania (inizio della progettazione di un’unica moneta: l’EURO).

Reazione degli USA:

- appena si parla di moneta unica gli americani iniziano ad essere perplessi perché questa, in un’area di 350milioni di consumatori, rischia di essere un fattore di antagonismo per il dollaro

La storia inizia ad andare nella direzione di antagonismo economico tra Europa e USA. L’avvento dell’Euro porta una revisione dei rapporti dell’Alleanza Atlantica. La prospettiva dell’Euro non è interpretata da tutti allo stesso modo: alcuni hanno più facilità ad entrare nell’EURO, altri invece arrancano.

La visione è creare un sistema con un’Europa unita e forte economicamente sfruttando la forza economica della Germania unita (europeizzare la Germania).

Disaccordo:

- Margaret Thatcher con l’Euro il risultato non è europeizzare la Germania ma di germanizzare l’Europa.

Ci sono paesi che fanno fatica a stare all’interno del progetto: l’Italia non era pronta economicamente ma con sacrifici aderisce.

Che impatto ha avuto l’ingresso dell’Euro nella politica estera in Italia e sulla sua sovranità esterna?L’Ambasciatore Sergio Romano concluse anni fa che l’adesione all’Euro è stato l’ultimo atto autonomo della politica estera italiana.

Non è un giudizio di merito, è una riflessione storica: chi aderisce alla moneta unica deve essere consapevole del fatto che volontariamente rinuncia ad un pezzo di sovranità.

DISSOLUZIONE DELL’UNIONE SOVIETICA

Tutto questo processo man mano indebolisce nel suo intero complesso l’URSS. I cambiamenti internazionali sono funzionali alle riforme che Gorbaciov vuole attuare all’interno dell’URSS ma queste non hanno risultati apprezzabili.

Quel processo di riforma del sistema interno voluto da Gorbaciov diventa ingestibile se i risultati internazionali, anziché rafforzarlo, lo espongono alle critiche e lo rendono impopolare sul fronte interno (anche per le condizioni socioeconomiche all’interno del paese).

- Gorbaciov ha nemici all’interno del paese perché le parti più conservatrici all’interno del partito (quella militare) lo accusano di aver influito sullo smantellamento dell’influenza sovietica sull’Europa orientale.

Trova conferma il principio dell’irriformabilità del sistema sovietico: se non si è disposti a mettere in discussione i principi fondanti dell’URSS stessa non è possibile attuare riforme.

La fine dell’URSS è caratterizzata da colpi di scena:

- Tentativo di golpe contro Gorbaciov da parte dell’ala reazionaria del partito fallisce ma contribuisce a capire che l’URSS non è più un sistema vitale.

- Quella che resta salda è la RUSSIA (una delle federazioni) le varie Repubbliche socialiste sovietiche, partendo da quelle baltiche, manifestano la volontà di staccarsi da Mosca quindi, mentre si disgrega l’URSS, riemerge la Russia come il vero attore solido e coeso che può raccogliere l’eredità dell’URSS: cala il prestigio e il ruolo di Gorbaciov, si alza quello della Federazione Russa Boris El ‘cin.

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L’atto finale della disgregazione: dicembre 1991 dal Cremlino viene ammainata la bandiera sovietica e si alzerà poi dopo quella russa.

- Questo è il fallimento di un processo storico nato nel 1917 che si è legato ad una ideologia internazionale: marxismo, leninismo, comunismo.

- Il fatto che non crolli solo una potenza ma anche un’ideologia, porterà qualcuno a dire che esiste un unico modello di sviluppo: quello liberaldemocratico.

L’atto finale è la volontà di alcune Repubbliche di staccarsi da Mosca. Sulle ceneri dell’URSS nascerà la Comunità degli Stati indipendenti con un legame molto più blando rispetto a quello dell’URSS che scompare e consegna alla storia tutto il suo apparato ideologico.

Seconda anomalia della storia (dopo la Guerra fredda):

- Solitamente gli ordini internazionali cambiano a seguito di un evento bellico (guerra per l’egemonia – globale, in cui tutti i principali attori sono coinvolti e ne esce uno più forte che detta regole).

- La guerra fredda termina senza la necessità della forza avrà le sue ripercussioni perché inizialmente sembrerà molto chiaro chi abbia vinto e chi abbia perso - ma tale distinzione si attenuerà.

Poco prima della disgregazione sovietica, uno dei consiglieri di Gorbaciov, Aleksej Arbatov, fece una riflessione:

- i sovietici con la disgregazione stanno per dare uno dei colpi più pericolosi che si possano fare agli USA significa che gli USA avrebbero avuto i loro disagi internazionali a non avere un nemico riconosciuto e riconoscibile anche geograficamente (da un pdv sarà così).

Dopo il crollo del muro di Berlino e la dissoluzione dell’URSS è facile dire che ormai i vincitori sono solo dalla parte opposta dell’atlantico.Alcuni studiosi fanno interpretazioni molto forti:

“fine della storia” di Fukuyama:con il fallimento storico di quella che è stata la realizzazione concreta (anche se con i suoi difetti) dell’ideale comunista, per la comunità internazionale come modello organizzativo politico-economico resta solo il modello liberaldemocratico occidentale (realizzato negli USA e nell’Europa occidentale): capitalismo, libero mercato, democrazia (pluralismo politico e sociale) e con il porre al centro l’individuo con i suoi difetti.

Huntington: “scontro delle civiltà” sguardo sul futuro e preoccupazione del fatto che con il tempo potrebbero riemergere nazionalismi e religioni che susciterebbero a loro volta delle tensioni simili a quelle della storia passata.

L’ordine internazionale alla fine della Guerra fredda appare come un mondo da riorganizzare come lo era nel 1815: la scena è dominata da attori più forti di altri che stabiliscono delle regole che, finché sono reputate condivisibili, non verranno messe in dubbio:

“balance of power”: più potenze che si equilibrano fra loro stabilendo valori condivisi.

Una sola grande superpotenza: gli USA.

La prima prova per questo nuovo assetto post-guerra fredda (post bipolarismo), e alla funzione reale dell’ONU dopo la fine del bipolarismo, è una nuova crisi nel Medioriente.

LA PRIMA GUERRA DEL GOLFO, 1990-1991

INVASIONE DEL KUWAIT DA PARTE DELL’IRAQ, 1990- Saddam Hussein dopo l’infruttuosa guerra con l’Iraq ora punta al Kuwait vista la sua ricchezza

petrolifera, finanziaria e di risorse e in più, facilmente conquistabili dal punto di vista militare

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NB: Egli invade la regione perché sa’ di avere il favore delle potenze occidentali. Queste infatti lo consideravano antagonista principale dell’Iran sciita che a sua volta è considerato fattore di tensione internazionale.

In realtà le potenze occidentali reagiscono all’invasione.

Reazione all’invasione del Kuwait:

- Le NU sanzionano l’invasione del Kuwait- Colui che promuove la condanna è Bush americani come potenza leader (non rinunciano al potere di

iniziativa e prestigio morale che la fine della Guerra fredda ha dato agli USA)- Non c’è un veto dell’URSS nel CdS

Il sistema delle NU, in collaborazione con gli USA, sembra funzionare:

- O l’Iraq si ritira, o subirà le conseguenze (incluso un intervento militare per ristabilire la sovranità del Kuwait)

La collaborazione ONU-USA, la prima di potenza morale e la seconda di potenza politico-militare sembra funzionare.

- in questo caso specifico funziona: sulla base delle risoluzioni del CdS, gli USA sono in grado di formare una “Coalizione dei volenterosi” ossia di paesi che mettono a disposizione uomini e mezzi per liberare il Kuwait.

- L’operazione è condotta principalmente da forze americane ed è la prima guerra internazionale che si combatte perché legittimata dall’ONU (Iraq vs. resto del mondo).

CONCLUSIONE: Le operazioni riescono a ripristinare l’indipendenza del Kuwait e a sconfiggere Saddam Hussein (con sanzioni)

Considerazioni:

- Non è l’ennesimo conflitto araboisraeliano, ora il fattore di disturbo è l’Iraq di Saddam Hussein Hussein cerca di giustificare l’attacco dicendo che è affine alla causa araba contro Israele gli crederà solo un leader arabo, quello dell’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina:

Arafat. Quest’ultimo prende posizione al fiano di Saddam Hussein nel condannare l’intervento multilaterale contro l’Iraq sarà un grave errore perché renderà impopolare la causa palestinese e comprometterà la piccola conquista ottenuta dopo molti anni.

Reazione della politica estera italiana:

La prima guerra del Golfo è importante anche per la Politica italiana estera:

- politica regionale (dialogo, cooperazione, pace) in questa regione del mondo- politica fondamentalmente filoaraba nessun interesse al ricorso alla forza.

La diplomazia italiana si batte affinché si risolva la crisi senza l’utilizzo della forza cerca di convincere Hussein a ritirarsi volontariamente dal Kuwait. Dopo il fallimento della diplomazia, tocca all’operazione militare bivio:

- o l’Italia resta fuori- o interviene nel conflitto

L’Italia si accoda alla coalizione filoamericana che invia uomini e mezzi per combattere contro L’Iraq: è un contributo militare simbolico perché degli otto caccia tornado inviati, sette tornano per avaria e uno viene abbattuto.

due piloti italiani rapiti dagli iracheni vengono costretti a pronunciare, avanti agli schermi e sotto minaccia, una condanna all’intervento aggressivo occidentale e difesa dell’Iraq di Saddam Hussein.

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La prima crisi del Golfo fa comprendere i limiti della politica estera italiana in quella regione quando la tensione sale: la sola azione diplomatica è quella dove l’Italia è più forte (non quella militare).

Tuttavia, il sistema basato sulla collaborazione stretta tra USA e NU sembra funzionare.

- L’amministrazione Bush è moderata: non pretende di arrivare fino a Baghdad per catturare Saddam Hussein ma si ferma alla liberazione del Kuwait (obbiettivo delle NU)

È un’illusione: la successiva crisi internazionale dimostra come il sistema non possa essere un nuovo ordine internazionale ma tuttalpiù una condizione che consente alle NU di fare meglio il lavoro di mantenimento o ripristino della pace grazie al fatto che non ci sono più i veti ideologici che caratterizzavano la Guerra Fredda.

CRISI SOMALA, 1994

Il coinvolgimento nella crisi somala è un’eredità che l’amministrazione Bush lascia al successore Bill Clinton.

Bill CLINTON:

- Gli USA devono ritornare a concentrarsi sulla propria economia (“it’s the economy, stupid!”) e rilanciarsi sul piano interno.

Il suo slogano funziona perché Bush Sr. fa’ un errore:

- Precedentemente aveva promesso di non aumentare le tasse le tasse sono dovute aumentare e lui diventa impopolare nel corpo elettorale.

I democratici tornano alla Casa Bianca con un’idea di politica estera totalmente diversa da quella di Bush.

SOMALIA:

- stato fallito precipitato nell’Anarchia; senza governo centrale; in cui la popolazione muore di fame le NU stabiliscono un intervento umanitario di sostegno della popolazione (almeno all’inizio)

SVOLTA:gli americani decidono che il prestare soccorso umanitario alla popolazione non ha senso se non viene risolta la questione dei “Signori della Guerra” ossia coloro che fanno la guerra tra loro per l’influenza e che hanno portato il caos in Somalia.

Questa visione trasforma pericolosamente un’operazione umanitaria in un’operazione di polizia dove si finisce a combattere per le strade e per la quale nessuno era realmente pronto (c’erano anche italiani e ci saranno perdite).

CONSEGUENZA: Gli americani si ritirano e fallimento dell’operazione.

si capisce che un nuovo ordine internazionale non può essere retto sulla semplice collaborazione tra USA e NU.

Primi anni ’90: IL MONDO NON HA UN ORDINE INTERNAZIONALE

DISGREGAZIONE DELLA IUGOSLAVIA

- La Guerra torna ad essere un fatto europeo. - Legata alla fine della Guerra fredda

Questo paese era l’ultima eredità dell’era wilsoniana poiché era vista come la rappresentanza dell’ideale di pace wilsoniana (1919)

CAUSE:

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- Iugoslavia era paese con un’identità eterogenea, con molte etnie (serbi, croati, sloveni, bosniaci), religioni e idiomi. Il leader che l’ha tenuta unita (il comandante Tito) sosteneva che nonostante le diverse componenti, la presenza di un unico partito comunista teneva insieme questo paese.

- Tito scompare nel 1980, ma la disgregazione inizia nel 1991 è certo che senza la forte leadership personale di Tito, le varie componenti cominciarono a manifestare delle tendenze autonomiste.

- Alla fine della Guerra fredda il comunismo è delegittimato (e caduto in tutta Europa) ed è difficile che questo riesca a mantenere insieme le varie componenti della Iugoslavia.

PROCESSO:

- Inizio anni ’90 le parti filoccidentali della Iugoslavia (Croazia e Slovenia) manifestano la loro volontà di staccarsi da Belgrado.

- La componente serba, che comanda l’esercito iugoslavo, non lo accetta ricorso alla forza.

REAZIONE INTERNAZIONALE:

Sono conflitti di breve durata perché la comunità internazionale si pronuncia a favore dell’indipendenza di questi due paesi. Prima ancora che lo faccia l’Europa comunitaria, lo fa la Germania riunificata.

Innesta un processo diplomatico per cui diventa difficile per gli altri paesi provare a tenere insieme le varie parti iugoslaveEs. Italia, prudente nel riconoscimento man mano tutti si accodano alla Germania e, di conseguenza, anche l’Italia accetterà il fatto compiuto.

La Serbia recede dai suoi propositi e accetta di perdere il controllo di quelle regioni. Tuttavia, il processo di integrazione va avanti e coinvolge un punto delicato BOSNIA-ERZEGOVINA

- Se tutta la Iugoslavia è caratterizzata da più etnie, lo è in particolare questo paese poiché è riproduzione in scala minore dell’eterogeneità iugoslava (croati, serbi, mussulmani ecc.) non c’è identità nazionale forte

Nei confronti di questa regione, le forze serbe, inviate da Milosevic, arriveranno ad attuare la cosiddetta pulizia etnica (massacro di Srebrenica): eliminazione fisica delle componenti che si oppongono alla leadership politica serba.

Solo dopo questi eccidi, la comunità internazionale si muove prima con le NU che intervengono con scarso esito (a causa del fattore militare), poi è l’amministrazione Clinton nell’interesse di questa regione

In questo periodo Clinton elabora la teoria degli USA come “nazione indispensabile”: senza l’intervento americano non si risolve alcun problema.

Quindi, vista l’inerzia europea, Clinton spingerà per un intervento militare della NATO:

- Bombardamenti della Serbia- Riguarderà anche all’intervento relativo alla regione del Kosovo

RISOLUZIONE: si esce dal conflitto solo con l’intervento americano che legittima ancora l’utilità della NATO dopo la fine della Guerra fredda.

1995, accordo di Dayton:

- Bosnia nasce come federazione indipendente e distaccata dalla Serbia- al suo interno è a sua volta caratterizzata da un’entità serba autonomia e da una croato-bosniaca

anch’essa autonoma.