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XI MODULO LA COSTRUZIONE DEL SE’ Chi sono io?

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XI MODULOLA COSTRUZIONE DEL SE’

Chi sono io?

Chi sono io?

IL CONCETTO DI SÉ

Il Sé costituisce l’oggetto di studio di numerose discipline:

Filosofia : Sartre e l’Esistenzialismo, in genere

Psicologia: W. James

Psicologia sociale: G. H. Mead

Psicologia della personalità: Maslow, Erikson,..

Psicologia dello sviluppo: Mahler, Piaget, Stern, Lewis, Zazzo,…

IL CONCETTO DI SÉ

Il Sé è un concetto multidimensionale, che possiede diverse valenze:

Individuale/sociale

Soggettiva/oggettiva

Cognitiva

Emotivo/affettiva

IL CONCETTO DI SÉ: ALCUNE DISTINZIONI

Io/identità: è la componente che apprende, organizza, interpreta l’esperienza. Esprime l’esistenza dell’individuo come separato, distinto dagli altri, costante e continuo nel tempo.

Sé: è ciò che un individuo appare a se stesso, sulla base della percezione che egli stesso ne ha e che riceve dagli altri

Senso di Sé: è la conoscenza che l’individuo ha di sé. Comprende l’autostima (valutazione di sé).

IL CONCETTO DI SÉ: ALCUNI MODELLI

Per primo W. James (1890) ha postulato un concetto multidimensionale del Sé, distinguendo tra:

Io: il sé conoscente Me: il sé conosciuto (“Me materiale”, “Me

sociale”, “Me spirituale”)

Ha distinto inoltre tra: Sé attuale: effettivo e reale Sé potenziale: desiderato, prodotto delle

mete e delle aspettative personali

IL CONCETTO DI SÉ: ALCUNI MODELLI

G. Mead (1934) considera il Sé il prodotto del rispecchiamento (looking glass self) che ogni individuo effettua negli altri.

Grazie a processi sempre più complessi di tipo cognitivo, simbolico e sociale, l’individuo interiorizza gli atteggiamenti, i ruoli sociali, le rappresentazioni e le aspettative del gruppo sociale di appartenenza (“altro generalizzato”) e costruisce il proprio sé.

IL CONCETTO DI SÉ: ALCUNI MODELLI

Secondo Bruner (1986,1990), grazie al linguaggio e alla struttura narrativa del pensiero, l’individuo, già dalla prima infanzia, tende a dare significato e coerenza alle proprie esperienze, collocandole nel contesto culturale di appartenenza.

In questo modo le organizza in un costrutto coerente che costituirà progressivamente il proprio Sé.

IL CONCETTO DI SÉ: ALCUNI MODELLI

V. Guidano (1988) considera il Sé una struttura complessa di tipo sistemico, la cui stabilità e coerenza (identità) è garantita dall’equilibrio tra la necessità di avere relazioni con gli altri (apertura del sistema) e la necessità di affermarsi, separandosi ed individuandosi (chiusura).

Tale duplice istanza si evidenzia già dal primo nucleo del Sé, definito dalla propria amabilità sociale e dalle prime forme di autonomia e competenza.

SELF DETERMINATION THEORY

Secondo la Self Determination Theory (Connell, 1990; Deci e Ryan, 2008) la

percezione di sé che un individuo sperimenta durante il proprio agire nei

contesti sociali è il prodotto, la risultante dell’incontro tra i propri

bisogni individuali di base, da un lato, e i modelli, o pattern di relazione sociale

in cui egli è inserito, dall’altro.

SELF DETERMINATION THEORY

Competenza, connessione e autonomia sono i tre bisogni di base

dell’individuo

LA SEPARAZIONE COME LA SEPARAZIONE COME BISOGNO DI BASEBISOGNO DI BASE

Connell (1990), nell’ambito della Self Determination Theory, considera il bisogno di separazione in termini di bisogno di autonomia:percepirsi come separati dagli altri, di esistere come entità propria e distinta sia in senso fisico (separazione), sia in senso psicologico (separatezza), di evitare un controllo esterno nella messa in atto delle proprie azioni.

L’autonomia può quindi essere intesa, innanzitutto, come esperienza di autoregolazione, legata cioè alla percezione di scegliere di dare inizio, mantenere o interrompere il proprio comportamento, e in secondo luogo come esperienza di una connessione tra le proprie azioni e gli obiettivi, i desideri, i valori che le hanno mosse.

LA SEPARAZIONE COME BISOGNO DI BASE

L’individuo, secondo Connell, soddisfa questo bisogno quando sperimenta se stesso come artefice e regolatore delle proprie azioni e quando sente che la motivazione che lo spinge ad agire viene da lui stesso, è cioè interna ed intrinseca.

I processi di base, quindi, connessi al soddisfacimento di questo bisogno, sono fondamentalmente quelli di autoregolazione e di percezione di un locus interno rispetto al controllo delle proprie azioni.

LA SEPARAZIONE COME BISOGNO DI BASE

In sintesi, coloro che hanno individuato la separazione come un bisogno di

base, pur in prospettive diverse hanno sottolineato come tale istanza

evolutiva conduca, se soddisfatta, a pervenire ad una differenziazione di sé rispetto agli altri e a percepirsi dotati di una propria individualità

LA CONNESSIONE COME BISOGNO DI BASE

La connessione costituisce l’altra faccia della medaglia:

È necessario separarsi da ciò con cui si è in relazione, ma costruire la relazione è la condizione per la separazione

LA CONNESSIONE COME BISOGNO DI BASE

BISOGNI SOCIALI: RIVOLTI VERSO L’ESTERNO, VERSO GLI ALTRI

(Sullivan, 1953; Bowlby, 1973; Weiss, 1973)

Bisogno di attaccamento/sicurezza Bisogno di relazioni sociali Bisogno di appartenenza Bisogno di confrontarsi/identificarsi Bisogno di avere un partner

LA CONNESSIONE COME BISOGNO DI BASE

Si tratta di un tema centrale e dominante della psicologia dello sviluppo.

E’ indubbiamente il bisogno, tra tutti, più indagato

Continuità tra la concezione classica (passato), anche di tipo filosofico, che vede l’uomo come un animale sociale, e quella attuale che vede, soprattutto rispetto al futuro, l’uomo come individuo tecnologicamente sempre più connesso

LA CONNESSIONE COME BISOGNO DI BASE

Si riferisce alla necessità, anche biologica, di sentirsi sicuri e protetti nel contesto sociale, di avvertire di essere parte di un tutto, di sperimentarsi come capaci e degni di essere amati e, a propria volta, di amare.

Il bisogno di relazione appare infatti soddisfatto quando l’individuo realizza il contatto o la prossimità con gli altri individui, quando le proprie richieste vengono accolte, in sostanza quando egli percepisce un senso di connessione con il mondo esterno.

LA CONNESSIONE COME BISOGNO DI BASE

Tra i processi che contribuiscono al soddisfacimento di questo bisogno appaiono significativi quelli relativi alla costruzione di schemi relazionali, da cui può emergere un’idea di sé, degli altri e della relazione in termini di sicurezza, di amore, di connessione, ma anche di competenza (sentirsi capaci e degni di amare ed essere amati).

Gli Internal Working Models (IWM) (Bowlby, 1988) costituiscono un buon esempio

LA CONNESSIONE COME BISOGNO DI BASE

La psicologia dello sviluppo è prevalentemente una psicologia della

relazione:

Teoria psicodinamica delle relazioni oggettuali

Teoria dell’attaccamento

Modello interazionista dello sviluppo

LA CONNESSIONE COME BISOGNO DI BASE

L’approccio psicodinamico alle relazioni oggettuali descrive come il legame tra il bambino e l’oggetto d’investimento delle pulsioni, mentre si realizza, conduce all’autonomia:

soltanto se il bambino ha costruito una relazione profonda e sicura con una madre sensibile e sollecita (che soddisfa quindi il suo bisogno di connessione), ma nello stesso tempo non intrusiva e rispettosa del suo bisogno di separazione, potrà accedere alla capacità di stare solo (Winnicott, 1970), alla separatezza interiore (Klein, 1978) e alla consapevolezza di sé (Mahler, Pine, Bergman, 1978).

LA CONNESSIONE COME BISOGNO DI BASE

La teoria dell’attaccamento sottolinea l’importanza della relazione, ma attraverso la costruzione di una relazione l’individuo procede da una condizione di dipendenza totale ad una di autonomia (interiorizzazione della relazione).

Il punto di arrivo è la costruzione dei primi schemi di sé (IWM) in termini di amato/non amato, competente/non competente.

Il legame di attaccamento da un lato soddisfa il bisogno di connessione, ma dall’altro consente di sperimentare le prime forme di autonomia (i primi nuclei del Sé) e di competenza (capacità di amare ed essere amati)

LA CONNESSIONE COME BISOGNO DI BASE

Il modello interazionista dello sviluppo ha sottolineato come l’individuo sia predisposto alla socialità e ha mostrato come le interazioni siano un potente fattore evolutivo, in quanto esse concorrono alla costruzione di competenze di vario genere (linguistica, sociale, emotiva, ..).

Grazie a tali competenze l’individuo definisce il proprio modo di essere, acquisisce cioè quelle informazioni su di sé (sé categoriale) che gli consentono di differenziarsi dagli altri e di svolgere un ruolo nel contesto sociale (Dunn, 1990)

LA CONNESSIONE COME BISOGNO DI BASE

In sintesi, coloro che hanno enfatizzato la connessione come un bisogno di base, pur in

prospettive diverse, hanno sottolineato come tale istanza evolutiva conduca, se soddisfatta, a

percepire quel senso di sicurezza e di competenza che consente sia di separarsi (fare a meno di)

dagli altri, sia di differenziarsene, affermano una propria identità e individualità.

LA COMPETENZA COME BISOGNO DI BASE

Riflettendo sui bisogni di base di separazione e di connessione è emerso che essi difficilmente possono essere distinti, è come se costituissero le due facce della stessa medaglia, cioè dello sviluppo, il quale a sua volta non è che un’acquisizione progressiva di competenze.

SEPARAZIONE CONNESSIONE

COMPETENZASono tre istanze evolutive di base e intrecciate tra

loro

LA COMPETENZA COME BISOGNO DI BASE

Il bisogno di competenza (Elliot, McGregor, Thrash, 2002) si riferisce alla necessità di produrre un effetto sull’ambiente.

Quest’ultimo viene in effetti percepito come soddisfatto quando l’individuo sperimenta di essere capace di produrre un effetto voluto, o un esito positivo, o di evitarne uno non voluto, o esito negativo. Allo stesso modo ciò accade quando egli si aspetta e quindi prevede di riuscire in un compito o nella messa in atto di un comportamento.

Rispetto al senso di competenza, e quindi alla possibilità di percepirsi come tali e di soddisfare questo bisogno, due processi appaiono cruciali: la conoscenza delle proprie abilità (sperimentare di saper fare, credere di essere in grado di fare, avere fiducia nelle proprie capacità), e la consapevolezza delle strategie utili al saper fare (come agire per raggiungere un esito positivo e per evitarne uno negativo).

LA COMPETENZA COME BISOGNO DI BASE

In sintesi, il bisogno di competenza viene soddisfatto quando l’individuo, in una determinata circostanza e rispetto ad un’azione specifica, sa che cosa e come deve fare per realizzarla.

Il soddisfacimento del bisogno di competenza conduce ad esercitare una qualche forma di controllo, dall’interno, sull’azione, e quindi sulla realtà esterna. L’individuo sperimenta dunque di non essere “in balia” del mondo esterno, ma di essere, rispetto ad esso, distinto e autonomo.

Quindi, l’esperienza di percepirsi come competente, di esercitare

un effetto sull’ambiente, lo conduce di fatto anche a comprendere il proprio senso di autonomia e a sentire di essere diverso e separato da ciò su cui esercita un controllo.

LA COMPETENZA COME BISOGNO DI BASE

BISOGNO DI COMPETENZA

BISOGNO DI AUTONOMIA

LA COMPETENZA COME BISOGNO DI BASE

Precursori del soddisfacimento del bisogno di competenza:

Reazioni circolari secondarie (Piaget, 1936), intorno ai sei mesi, grazie alle quali un movimento, o un’azione, che produce un effetto sull’ambiente viene ad essere generalizzato ed inserito nel repertorio degli schemi di azione.

Comparsa delle emozioni autocoscienti (Harter, 1999) verso la fine del secondo anno di vita: esse sono strettamente connesse ad una prima forma di valutazione di sé, e in particolare all’effetto che il proprio comportamento esercita sulla realtà esterna.

SEPARAZIONE, CONNESSIONE E COMPETENZA

Dalle riflessioni precedenti emerge lo stretto legame tra le 3 istanze evolutive di base e l’importanza che esse ricoprono rispetto alla costruzione del Sé

Separazione

Connessione

Competenza

SELF DETERMINATION THEORY

Competenza, connessione e autonomia sono le dimensioni principali del sistema del Sé, poiché i processi attraverso cui tali istanze

vengono soddisfatte consentono all’individuo di costruire, percepire e

sperimentare le diverse componenti e caratteristiche del proprio modo di essere

nelle varie situazioni.

SELF DETERMINATION THEORY

Alcuni pattern interattivi possono, in una situazione specifica e durante una determinata attività, risultare più o meno funzionali al soddisfacimento dei bisogni individuali, e quindi consentire all’individuo stesso di sperimentare in quella situazione un senso del Sé più o meno positivo.

Le variazioni nel sistema del Sé dipendono dunque dal grado con cui le istanze di base vengono accolte e soddisfatte dal contesto relazionale.

I BISOGNI DI BASE NEL CONTESTO

Le caratteristiche del contesto possono favorire o meno il soddisfacimento di tali bisogni e, in questo modo, concorrono alla costruzione di un Sé più o meno soddisfacente (stabilità, benessere adattamento)

I BISOGNI DI BASE NEL CONTESTO

Sono tre le caratteristiche dell’ambiente relazionale, in grado di influenzare il soddisfacimento dei bisogni di base di autonomia, competenza e connessione:

“struttura” “sostegno all’autonomia” “coinvolgimento”

Queste vanno intese anche rispetto alla percezione che di queste ha l’individuo, e non soltanto come elementi oggettivamente posseduti dal contesto.

I BISOGNI DI BASE NEL CONTESTO

Struttura Si intende un contesto molto chiaro e definito, tale

per cui l’individuo è consapevole di ciò che può aspettarsi.

Sperimentare una relazione strutturata significa percepirla come coerente e stabile, e quindi ben definita e prevedibile; al contrario, in assenza di struttura, l’individuo percepisce incoerenza, instabilità e non sa, in una particolare circostanza, che cosa può aspettarsi da essa.

I BISOGNI DI BASE NEL CONTESTO

Sostegno all’autonomia

Il sostegno all’autonomia viene percepito all’interno di una relazione in cui il partner riconosce il bisogno di separazione e di controllo interno delle proprie azioni, e quindi non è intrusivo e non esercita un controllo eccessivo sul comportamento.

I BISOGNI DI BASE NEL CONTESTO

Coinvolgimento

Il coinvolgimento caratterizza quella relazione o quel contesto socio-culturale in cui l’individuo percepisce su di sé l’attenzione, la partecipazione e la preoccupazione degli altri; egli sente di essere accettato e di essere partecipe di un tutto, sperimenta un senso di appartenenza e di connessione.

In caso contrario egli percepirà un senso di isolamento e

un sentimento di solitudine.

CONTESTO E CULTURA DI RIFERIMENTO

Le caratteristiche del contesto si esprimono non solo a livello di relazione ma anche di

cultura di riferimento:

culture di tipo collettivistico, o individualistico, proprio perché diversamente caratterizzate rispetto alla struttura, al supporto all’autonomia o al coinvolgimento, soddisfano in modo diverso i bisogni di competenza, di autonomia e di relazione, e quindi influenzano la percezione del Sé in particolari circostanze (Dennis, Talih, Cole, Zahn-Waxler, Mizuta, 2007).

CONTESTO E CULTURA DI RIFERIMENTO

Anche i modelli di socializzazione presenti nei diversi contesti familiari e/o educativi possono orientare l’azione dei partner delle relazioni in modo tale da soddisfare in modo differente i bisogni sociali o individuali dei bambini (Corsano, Cigala, 2004).

Diverse situazioni cliniche di malessere e di inadeguata percezione di sé, descritte da Buchholz (1997) come caratteristiche dell’attuale cultura occidentale, vengono dalla studiosa spiegate in relazione ad una sorta di mancato riconoscimento del bisogno di autonomia, soffocato, sul piano culturale, da un’enfasi eccessiva sugli aspetti di connessione e di relazione.

CONTESTO, DOMINIO DI VITA E FASI EVOLUTIVE

Le caratteristiche del contesto possono avere significato diverso, maggiore o minore salienza anche rispetto a:

Dominio di vita: casa/scuola/gruppo dei pari,.. Fase evolutiva dell’individuo.

Gli stessi bisogni di base, per altro, si esprimono con forza e modalità differenti a seconda dell’età degli individui.

SVILUPPO E COSTRUZIONE DEL SE’

Nel percorso di sviluppo del concetto di sé si individuano due momenti significativi (Lewis, 1990):

Sé esistenziale: è la consapevolezza di sé, cioè la capacità di comprendere che si esiste come individui distinti e separati dagli altri.

Sé categoriale: è il vero e proprio concetto di sé, cioè l’attribuzione a sé di caratteristiche (la collocazione di sé all’interno di categorie che lo definiscono).

SVILUPPO E COSTRUZIONE DEL SE’Sé esistenziale

Si costruisce entro il II anno di vita

Viene valutato mediante: Prove di riconoscimento visivo allo

specchio (Lewis, Zazzo) Uso adeguato di pronomi personali e nome

proprio Presenza di autoaffermazione e di

emozioni complesse (vergogna, orgoglio,..).

SVILUPPO E COSTRUZIONE DEL SE’

Sé esistenziale

Esperienze che favoriscono l’acquisizione del Sé esistenziale:

Reazioni circolari primarie e secondarie (Piaget)

Protoconversazioni (Stern) Contingenza tra le proprie azioni e gli

effetti di queste (Piaget) Dialogo emotivo (Stern, Trevarthen) Osservazione ed esplorazione del proprio

corpo

SVILUPPO E COSTRUZIONE DEL SE’

Sé esistenzialeIl percorso di acquisizione del Sé

esistenziale è stato descritto da: Piaget (1937): sul piano cognitivo,

rispetto al processo di costruzione dell’oggetto (e differenziazione del soggetto)

M. Mahler (et al., 1975): sul piano affettivo, rispetto al processo che, dalla fusione e simbiosi con la madre, conduce alla separazione e all’individuazione.

SVILUPPO E COSTRUZIONE DEL SE’

Sé categoriale Si costruisce a partire dai 2 anni circa

Si costruisce parallelamente alla conoscenza degli altri

Segue di pari passo:• lo sviluppo cognitivo (schemi cognitivi via via più

complessi consentono nuove conoscenze e nuove modalità di rielaborazione delle conoscenze);

• lo sviluppo affettivo e sociale (le relazioni con gli altri consentono di ricavare informazioni su di sé)

SVILUPPO E COSTRUZIONE DEL SE’Sé categoriale

Il sé categoriale è stato studiato prevalentemente attraverso l’uso del linguaggio (metodo narrativo).

Le definizioni che i bambini danno di sé inglobano progressivamente le seguenti categorie (Schaffer, 2004):

Età Genere Caratteristiche fisiche Oggetti posseduti e attività svolte Abilità e tratti psicologici

SVILUPPO E COSTRUZIONE DEL SE’

Sé categoriale

Secondo Guidano (1988) i primissimi nuclei del Sé (I infanzia) hanno origine nelle relazioni familiari e riguardano l’amabilità sociale, la sicurezza, le competenze di base connesse all’autonomia, le prime norme.

Tali nuclei, poi, si consolidano all’interno di altre relazioni, soprattutto con i pari, costruendo un Sé costituito sempre da schemi relazionali, normativi e di competenza, adeguati al livello evolutivo raggiunto.

SVILUPPO E COSTRUZIONE DEL SE’Sé categoriale

Strutturalmente, il concetto di sé si modifica nelle seguenti direzioni (Harter, 1999; Schaffer, 2004):

Dal globale al differenziato Dalla giustapposizione all’organizzazione Dall’incoerenza alla coerenza Dal concreto all’astratto Dall’induzione alla deduzione Dall’assoluto al comparativo Distinzione progressiva tra Sé pubblico e Sé

privato, Sé reale e Sé ideale

SVILUPPO E COSTRUZIONE DEL SE’

Sviluppo cognitivo

Concetto di Sé e degli altri

Periodo sensomotorio

Distinzione tra Sé e gli altri: consapevolezza di SéPrimi schemi relazionali e normativi

Periodo preoperatorio

Il bambino identifica Sé e gli altri ricorrendo ad indici percettivi, tratti esteriori e comportamenti contingenti.Giustappone i tratti senza organizzarli in modo coerente.

Periodo operatorio Grazie all’acquisizione della costanza e dell’identità degli oggetti, il bambino è in grado di riunire in un costrutto globale e unitario i diversi tratti. Utilizza le comparazioni, il riferimento a tratti psicologici e a stati interni, dapprima connessi ai comportamenti osservati (pensiero concreto), e poi da questi sempre più svincolati (pensiero astratto).

STUDI RECENTI E NUOVE STUDI RECENTI E NUOVE PROSPETTIVEPROSPETTIVE

Dagli anni ‘90 in poi nuovi studi condotti con nuove metodologie (Eder, 1990; Marsh, Ellis e Craven, 2002; Brown et al., 2009) hanno evidenziato che i bambini di età prescolare sono capaci di attribuirsi caratteristiche non solo fisiche ma anche di tipo psicologico (emotivo, sociale, tratti di personalità) e di organizzarle in modo coerente.

SVILUPPO E COSTRUZIONE DEL SE’Sé categoriale

Esperienze che influenzano la costruzione del Sé categoriale:

Socializzazione con i pari e con l’adulto Aspettative dei genitori e dei pari Attribuzione dei significati Esperienze di narrazione e reminiscing Maturazione cognitiva (memoria,

linguaggio,..)

L’AUTOSTIMA

L’autostima è la valutazione, il giudizio che l’individuo esprime su di sé.

Si costruisce parallelamente al concetto di Sé ed è il prodotto di:

Esperienze vissute (successi, fallimenti,..) Aspettative degli altri Giudizi ricevuti dagli altri

L’AUTOSTIMA

Esperienze entro cui si costruisce l’autostima:

Interazioni bambino/genitore Interazioni tra pari Gioco (solitario e sociale) Attività scolastiche ed extrascolastiche Professione Relazioni con un partner ………………..

L’AUTOSTIMA

Valutazione dell’autostima:

Interviste/colloqui (con i più piccoli e i loro familiari)

Tecniche di “Self-report” (a partire dall’età scolare): questionari in cui i soggetti devono attribuirsi un punteggio su scale relative a varie abilità

Test del “Bean bag”: giochi di difficoltà variabile che permettono di misurare il livello degli obiettivi che i bambini si pongono

L’AUTOSTIMA

Livelli e correlati dell’autostima in età scolare (Coopersmith, anni ‘70)Bassa stima di sè Alta stima di sè

Timidezza/introversione Socievolezza/estoversione

impopolarità Popolarità

Insuccesso scolastico Successo scolatico

Ritiro e isolamento sociale Competenza sociale

Dipendenza dal contesto/conformismo

Autonomia rispetto al contesto

L’AUTOSTIMAL’autostima è un costrutto stabile ed

autoreferente: l’individuo tende cioè a confermare la propria valutazione, interpretando in questa direzione le esperienze.

Diener e Dweck (‘70) hanno rilevato che i bambini di età scolare , in seguito a fallimenti, usano un linguaggio diverso (interpretando la situazione) a seconda del livello di autostima:

•Bassa autostima: bambini rinunciatari

Alta autostima: b. orientati alla padronanza

“..mi sono confuso” “più è difficile e più devo impegnarmi”

“ho sbagliato” “ancora un po’ e ce la faccio”

“non sono capace..” “mi piace avere più scelte”

“rinuncio” “riproviamo”

L’AUTOSTIMA

L’autostima è coerente con le valutazioni degli adulti di riferimento:

Insegnanti: la valutazione dell’insegnante corrisponde al livello di autostima dell’allievo

Genitori: la valutazione del genitore corrisponde al livello di autostima del figlio; correlazione tra autostima dei genitori e dei figli

SVILUPPO DELL’AUTOSTIMA

Secondo Berti e Bombi (2005) fino all’età scolare l’autostima tende ad essere prevalentemente positiva, a causa di:

Ottimismo protettivo Confronto rispetto a sé e al passato Limiti cognitivi

SVILUPPO DELL’AUTOSTIMA

Per quanto già precocemente i bambini esprimano giudizi su di sé, traendone condizioni di benessere/malessere, molti autori ritengono che un vero e proprio costrutto di autostima sia presente solo dopo l’età scolare.

La valutazione di sé infatti implica il confronto tra tre istanze (Higgins, 1989, 1991):

Sé reale: “come io sono”Sé ideale: “come mi piacerebbe essere”Sé normativo: “come dovrei essere”

SVILUPPO DELL’AUTOSTIMA

La capacità di autovalutazione si struttura negli anni secondo livelli differenti (Higgins, 1989, 1991):

I livello (I anno di vita): il bambino percepisce solo delle contingenze tra il proprio e altrui comportamento, che lo portano gradualmente alla distinzione di sé.

II livello (2-3 anni): il bambino mette in relazione il proprio comportamento con gli stati emotivi degli altri, che costituiscono una prima forma di valutazione.

III livello (età prescolare): la capacità rappresentativa e la teoria della mente consentono di anticipare gli effetti delle proprie azioni e le reazioni emotive degli altri.

IV livello (fanciullezza): il Sé è stabile e differenziato al suo interno e valutato rispetto a norme e valori.

V livello (adolescenza e età adulta): gli standard normativi e valoriali utilizzati per la valutazione di sé e l’autoregolazione devono tenere conto di contesti sociali diversi e non sempre in accordo. Occorre un’integrazione in funzione di un’identità stabile e coerente.

SCHEMI DI SE’ POSITIVI E NEGATIVI IN ETA’ PRESCOLARE

Diverse ricerche (Valeski e Stipek, 2001; Coplan, Findley e Nelson, 2004; Smeekens, Riksen-Wairaven e van Bakel, 2008) hanno messo in relazione gli schemi di sé costruiti dai bambini di età prescolare con variabili familiari, sociali e individuali.

Sono emersi diversi profili di bambini e di adattamento psico-sociale.

SCHEMI DI SE’ POSITIVI E NEGATIVI IN ETA’ PRESCOLARE

Schemi di sé positivi: correlati a benessere psicologico, adattamento sociale, autonomia, attaccamento, competenza sociale e competenza percepita

Schemi di sé negativi: correlati ad ansia, depressione, difficoltà nella relazione con adulti (genitori e insegnanti) e con i pari, bassa competenza percepita

SEPARAZIONE, CONNESSIONE E COMPETENZA NELLA COSTRUZIONE DEL

SE’

Separazione

Connessione

Competenza