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07-05-2019 Media Monitoring per Rassegna stampa del 07-05-2019

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Page 1: 07-05-2019 7 magg… · 07/05/2019 - IL MATTINO Vecchio Pellegrini, ambulanza «dirottata» svolta nelle indagini: in 7 verso il processo ... Solo nell’aprile del 2012, in occasione

07-05-2019

Media Monitoring per

Rassegna stampa del 07-05-2019

Page 2: 07-05-2019 7 magg… · 07/05/2019 - IL MATTINO Vecchio Pellegrini, ambulanza «dirottata» svolta nelle indagini: in 7 verso il processo ... Solo nell’aprile del 2012, in occasione

AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona 1 ................................................................................ 07/05/2019 - CRONACHE DI SALERNO

Il lento declino dell' ospedale "Da Procida" 1 ............................................................................ 07/05/2019 - IL MATTINO (ED. SALERNO)

Ruggi, bed manager nel mirino: «Non dialoga con il 118» 3 ..................................................... 06/05/2019 - WWW.RESPONSABILECIVILE.IT

Garza dimenticata nell’addome, risarciti gli eredi di una paziente 5 ........................................ 05/05/2019 - WWW.RAVELLONEWS.IT

Ravello, 79enne di Conca dei Marini si reca a Castiglione: infarto in atto 6 .............................. Sanità Salerno e provincia 7 ..............................................................................................................

07/05/2019 - IL MATTINO (ED. SALERNO)Ascesso fatale in corsia perizie contraddittorie 7 .....................................................................

07/05/2019 - LA CITTÀ DI SALERNOSanitari picchiati a calci e pugni 8 ............................................................................................

07/05/2019 - IL MATTINO (ED. SALERNO)Schiaffi e sputi ai sanitari che lo curano in ospedale 10 ...........................................................

Sanità Campania 11 ............................................................................................................................. 07/05/2019 - IL MATTINO

Chirurgia laparoscopia infantile convegno sulle nuove frontiere 11 ......................................... 07/05/2019 - IL MATTINO

Endocrinologia, workshop a Napoli a confronto esperti da tutto il mondo 12 ........................... 07/05/2019 - LA REPUBBLICA (ED. NAPOLI)

Esposito " Chirurghi robot ecco la nuova frontiera" 14 ............................................................. 07/05/2019 - IL MATTINO

Il Mef: no al commissario in Campania 16 ................................................................................. 07/05/2019 - IL ROMA

Incurabili, l' Asl Napoli 1 in campo per gli sfollati 18 ................................................................ 07/05/2019 - LA REPUBBLICA (ED. NAPOLI)

L' occhio pigro dei bambini scatta l' allarme degli oculisti 20 ................................................... 07/05/2019 - IL MATTINO (ED. AVELLINO)

MALATTIE REUMATICHE 22 ........................................................................................................ 07/05/2019 - IL MATTINO (ED. CASERTA)

Restyling degli ospedali I cantieri vanno al ralenti 23 .............................................................. 07/05/2019 - IL MATTINO

Vecchio Pellegrini, ambulanza «dirottata» svolta nelle indagini: in 7 verso il processo 24 ...... Sanità nazionale 26 .............................................................................................................................

07/05/2019 - LA STAMPA"Il mio Dna non potrà essere di tutti" 26 ..................................................................................

07/05/2019 - LA STAMPA"Riportiamo indietro l' orologio biologico per attaccare il tumore al seno triplo negativo" ... 28

07/05/2019 - LA STAMPA"Sembra morbo di Alzheimer ma non lo è" 30 ...........................................................................

07/05/2019 - LA STAMPAChi era il pioniere dei neuroni 31 ..............................................................................................

07/05/2019 - IL FATTO QUOTIDIANOCucchi, il processo ai medici azzerato dalla prescrizione 33 .....................................................

07/05/2019 - AVVENIREMigranti in buona salute L' Oms smonta il falso? 35 .................................................................

07/05/2019 - LA STAMPAOra siamo diventati trasparenti 37 ...........................................................................................

07/05/2019 - IL GIORNOSos protesi al seno, il ministro valuta il ritiro 39 ......................................................................

07/05/2019 - CORRIERE DELLA SERAUna detective contro l' Alzheimer 40 ........................................................................................

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07/05/2019

Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

Pagina 2 EAV: € 1.453Lettori: 29.750

Il lento declino dell' ospedale "Da Procida"

Le chiacchiere stanno a zero, lo sannobene all' ospedale Giovanni da Procida aSalerno sul cui futuro, di chiacchiere, nesono state fatte molte negli ultimi 30anni, da quando, era allora primarioBruno Ravera, fu trasferito al nuovonosocomio di Via San Leonardo il repartodi cardiologia. Da allora inizio il lentodeclino del vecchio Tubercolosario natodurante il fascimo negli anni 30.Qualcuno ricorda ancora Antonio Cella,compianto sindacalista della Cgil che aquell' ospedale ha dato la vita. Fu grazieanche a quelle lotte sindacali che sifecero, più di una negli anni, diverseristrutturazioni, costate miliardi di lireprima e milioni di euro dopo. Il daProcida doveva diventare il fiore all'occhiello della sanità pubblicasalernitana, ma, come detto, lechiacchiere stanno a zero quando sonosterili proclami e così, saltanto ai giorninostri, ci troviamo difronte a quello che sembra l' ennesimo bluff. La struttura contaoggi circa 100 fra medici, infermieri ed altro personale, ha 16 posti letto per lariabilitazione e 28 fra pneumologia e lungo degenza. Il totale è 44, all' appellomancano 66 dei 110 posti letto che erano previsti nel nuovo piano ospedaliero chedoveva già essere attuato lo scoso anno. Un ritardo che fa pensare a male se siconsidera che il Da procida è l' unica riabilitazione pubblica Campana, unicaalternativa in pratica alla riabilitazione convenzionata. A pensar male si fa peccatoma spesso ci si azzecca..e in questi ritardi qualcuno potrebbe leggere un favore fattonei confronti di qualche struttura privata. Ma non è solo questo a far preoccupare,tanto che il responsabile della sanità della Cgil, Pasquale Addesso, ha già richiestoun incontro urgente con il direttore generale dell' azienda universitaria ospedalieraLongo sotto cui ricade anche la gestione del Da Procida. A parlarci di una situazioneche è a dir poco preoccupante e un lavoratore della struttura Carlo Barone, anch'esso cgil: " l' ospedale da Procida ad oggi Purtroppo continua a vivere un momentodi grande stagnazione basta dire che l' unica riabilitazione pubblica Campana, lanostra, ancora oggi è ferma a 16 posti letto. Dopo 18 anni dall' apertura ci sarebbe

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bisogno di una profondo rinnovamneto sia dal punto di vista delle attrezzature chedegli ausili e nonchè di un ulteriore incremento di personale in particolar modo dioperatori socio sanitari per incrementarne e potenziarne il servizio". Al momentoquindi poche le speranze e molte le aspettative dei lavoratori di quella come ciconferma sempre Barone: " noi vorremmo che a parte la riabilitazione venisseroconsiderate anche gli altri settori a partire da un reparto di lungodegenza epneumologia che ormai sono accorpati da diversi anni. Bisognerebbe separarli permigliorarne ed ottimizzarne il servizio. Manca ad oggi un disegno ben precisoriguardo a ciò. In più rischiamo anche di depotenziare il laboratorio d' analisi. Uncentro che ha dato sempre prova di servizi di alta qualità. Ebbene oggi il laboratorioviene depotenziato. Per quota 100 molti andranno in pensione e i vuoti lasciati nonsaranno colmati. C' è anche la questione che riguarda radiologia dove bisognerebbeanche lì investire per rinnovare le attrezzature". Insomma un quadro che sembradelineare un inesorabile declino che è plasticamente rappresentato anche dal colpod' occhio, da ciò che si vede, quello che era un altro dei fiori all' occhiello delGiovanni da Procida il parco con una straordinaria pineta è ormai in uno stato dinotevole abbandono come, non proprio curata, dice sempre il sindacalista della cgil,è la pulizia esterna ed interna: "da quando è cambiata la ditta che se occupava, conquella nuova, si è ridotto il personale. Capita a volta di vedere un solo operaiointento a spazzare su di un area di chilometri quadrati".

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07/05/2019 Il Mattino (ed. Salerno)

Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

Pagina 24 EAV: € 7.564Lettori: 133.364

Ruggi, bed manager nel mirino: «Non dialoga con il 118»

LA SANITÀ Sabino Russo «Se la centraledel 118 monitora le disponibilitàdirettamente con i reparti, cosa fa il bedmanager?». A chiederlo alla direzionestrategica del Ruggi sono le parti sociali,che vogliono conoscere anche lemotivazioni alla base della presenza diposti letto all' interno delle corsieriservati alle branche specialisticheuniversitarie. Tutto nasce da alcunesegnalazioni interne, che avvertivanosulla circostanza che la centraleoperativa del 118 continuerebbe amonitorare la disponibilità di posti lettoraffrontandosi direttamente con ilpersonale in servizio, in tutte le fasceorarie, nonostante l' azienda ospedalierauniversitaria abbia adottato da diversesettimane il modello gestionale del bedmanager. LA RICHIESTA «Sarebbeopportuno che la centrale di Salerno,nell' arco temporale in cui opera ilsuddetto bed manager, riceva istruzionidi raffrontarsi direttamente con lei e noncon le unità operative di degenza scrive Biagio Tomasco del Nursind al fine di evitareperdite di tempo per gli operatori e disguidi organizzativi a causa del mancatoraccordo tra gli stessi». Il sindacato delle professioni infermieristiche, poi, vuolesapere perché in ogni reparto si sarebbe riservato una quota di posti letto allebranche specialistiche universitarie e di conoscere da cosa nasce tale riassettoorganizzativo. «Nei reparti non provvisti di medico di guardia la notte, vorremmosapere come si deve comportare l' infermiere nel momento in cui si è esaurita ladotazione di posti letto assegnati alla singola unità e sopraggiungano altri ricoveridal pronto soccorso si chiede nella nota Si lascia il paziente in barella perché queiposti non sono a disposizione del reparto bensì dell' università? Da chi dovrannoessere gestiti qui posti letto, dal bed manager, dal pronto soccorso o dal docenteuniversitario? A qualcuno è venuto in mente che con questa organizzazione si va adaumentare il tempo d' attesa per l' accesso in ospedale?». L' INCARICO Il bedmanager ha il compito di garantire un' adatta movimentazione del paziente, dall'

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ammissione alla dimissione, creando le condizioni per usare al meglio tutti i postiletto disponibili nella struttura, attraverso la programmazione di tutta l' attività diricovero, l' attività chirurgica, l' attività ambulatoriale e pianificando in mododinamico la logistica dei pazienti in base alle fasi della degenza. Nello specifico,interviene: nel monitoraggio dei ricoveri in acuto dal pronto soccorso verso i repartidi degenza ordinaria; nella gestione dei posti letto, chiudendo i posti letto nondisponibili oppure programmandone la riapertura; nello sfollamento dei pazientidelle aree critiche; nello sfollamento del pronto soccorso. © RIPRODUZIONERISERVATA.

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06/05/2019 responsabilecivile.it

Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

EAV: € 327Lettori: 800

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Garza dimenticata nell’addome, risarciti gli eredi di unapaziente

L’AOU di Salerno ha raggiunto unaccordo transattivo con gli eredi di unadonna operata nel 2011 al collodell’utero e costretta a un nuovointervento dopo pochi mesi per unagarza dimenticata nell’addome Unagarza dimenticata nell’addome. Per taleerrore l’Azienda ospedaliera-universitaria“San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona”di Salerno risarcirà i familiari di unapaziente. Come riporta il quotidiano LaCittà, la struttura ha infatti raggiuntoun’intesa stragiudiziale con gli eredidella donna, nel frattempo deceduta. Neigiorni scorsi, dopo il parere favorevoledella Commissione Valutazione Sinistri,l’AOU avrebbe pubblicato la delibera di approvazione dell’accordo transattivo,firmata dal direttore generale. La cifra ammonterebbe a 65mila euro. La signora nelnovembre del 2011 era stata ricoverata presso il reparto di Ginecologia delnosocomio salernitano e operata al collo dell’utero per un tumore. L’equipe medica,secondo quanto appurato, dimenticò nell’addome della paziente una garzalaparotomica. La settantenne, nei mesi successivi, era stata colpita da dolorilancinanti all’addome. Solo nell’aprile del 2012, in occasione di un tac effettuatapresso l’ospedale di Mercato San Severino, i medici individuarono la causa di quelmalessere. La donna finì immediatamente sotto ai ferri per la rimozione della garza,con inevitabili lacerazioni al tessuto. In particolare, come riportato dal professionistache effettuò l’operazione, l’intervento avrebbe provocato una fistola enterocutaneache ne avrebbe pregiudicato la qualità della vita e dell’alimentazione. Pochi mesidopo sopraggiunse il decesso.

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05/05/2019 ravellonews.it

Argomento: AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona

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Ravello, 79enne di Conca dei Marini si reca a Castiglione:infarto in atto

Ancora una volta risulta determinante ilpresidio di Castiglione di Ravello. Questamattina, infatti, un… Ancora una voltarisulta determinante il presidio diCastiglione di Ravello. Questa mattina,infatti, un 79enne originario di Conca deiMarini si è recato al pronto soccorsodell’ospedale Costa d’Amalfi perchéaccusava dei dolori allo stomaco moltopersistenti. Il cardiologo di turno l’ha subito sottoposto ad ecografia cardiaca e hascoperto l’infarto in atto. A quel punto è stata effettuata la terapia farmacologica dirito e successivamente l’uomo è stato portato a Maiori: qui è partita l’eliambulanzache l’ha trasferito all’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno. Perlui si prevede intervento chirurgico ma non è in pericolo di vita.Il presidio diCastiglione di Ravello, quindi, si rivela nuovamente determinante in senso positivo.

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07/05/2019 Il Mattino (ed. Salerno)

Argomento: Sanità Salerno e provincia

Pagina 28 EAV: € 5.813Lettori: 133.364

Ascesso fatale in corsia perizie contraddittorie

PAGANI PAGANI «Tutti i medici chehanno avuto in cura Francesco Avitabilehanno responsabilità». Lo dice ilconsulente che rappresenta la famigliadel 47enne di Pagani, deceduto lo scorsoagosto per un ascesso, dopo aver giratodue ospedali, Nocera Inferiore e Sarno.La famiglia della vittima, rappresentatadal legale Luigi Calabrese, si è oppostaall' archiviazione della procura di NoceraInferiore. Questa mattina, dinanzi al gipLeda Rossetti e in camera di consiglio, leparti discuteranno le loro ragioni.Secondo la consulenza di parte, dalmomento dell' intervento e fino all'ingresso poi nell' ospedale di Sarno,vanno mosse responsabilità a tutti ecinque i medici indagati che ebbero incura l' uomo. Tra le ragioni, quella che ilpaziente non avrebbe goduto di unadegenza «corretta» - circostanza riferitaanche dai medici della procura - einoltre, una volta ricoverato a Sarno,sarebbe dovuto finire in reparto peressere curato da quella «sepsi severa». Invece, Avitabile sarebbe stato lasciato incorsia, in attesa di cure. Il 9 agosto, l' uomo lamentò un forte mal di schiena. Chieseal fratello di somministrargli via intramuscolo un antidolorifico. Poco dopo, il puntodove fu praticata l' iniezione avrebbe cominciato a gonfiarsi, interessando il gluteodestro e la gamba. All' ospedale di Nocera i medici diagnosticarono un ascesso,prescrivendo un antinfiammatorio per tre giorni. Avitabile tornò però in ospedale,perché il medicinale non avrebbe fatto effetto. I medici intervennerochirurgicamente per rimuovere il pus. Il 15 agosto il paziente, già tornato a casa,lamentò nuovi dolori. Da Nocera sarà poi trasferito a Sarno, fino al decesso,provocato da una spesi estesa. Secondo la perizia del medico legale della procura, imedici avrebbero rispettato tutti i protocolli del caso, assistendo il pazientetempestivamente. Il loro comportamento non avrebbe causato né condotto aldecesso. Diversa la perizia della difesa, che attribuisce a tutti i medici responsabilitàchiare. La parola ora al gip. ni.so. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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07/05/2019 La Città di Salerno

Argomento: Sanità Salerno e provincia

Pagina 22

Sanitari picchiati a calci e pugni(a.p.)

GIUNGANO Viene condotto in ospedaleper una ferita alla mano e prende a calcie pugni i sanitari. L'episodio è accadutodomenica scorsa all'ospedale San Lucadi Vallo della Lucania: un uomo diGiungano era arrivato intorno alle orediciannove presso il pronto soccorso delnosocomio vallese. Presentava una feritada motosega, con una lesione tendinea.Dopo un primo intervento al prontosoccorso, era stato trasferito al repartodi Ortopedia in quanto bisognoso diulteriori approfondimenti diagnostici. Ma all'atto di togliere la fasciatura, l'uomo èandato su tutte le furie. Ha iniziato ad inveire contro medico e infermiere, iniziandoa buttare calci, pugni e sputi. Una situazione che ha colto di sorpresa i sanitari che sisono difesi come potevano ed hanno anche chiesto l'intervento della vigilanza. Inseguito hanno sporto querela presso la locale caserma dei carabinieri, dopo essersifatti refertare al pronto soccorso. Pare che il soggetto, che è apparsopsicologicamente alterato, avesse sentito dolore ma ha reagito, in manieraingiustificata, contro i sanitari, che lo stavano curando. Per lui potrebbero esserciconseguenze dal punto di vista penale. Il paziente è stato poi sottoposto aintervento chirurgico ieri mattina. Potrebbe aver pesato, sulla sua reazione, anchel'attesa al pronto soccorso. L'ospedale di Vallo della Lucania presenta una carenzacronica di personale che pesa sull'utenza e su medici ed infermieri che si ritrovanospesso a dover sopperire a tali disagi con straordinari. Una questione questa cheperdura da anni, senza che vengano messi in campo, dei rimedi risolutivi dellasituazione. Medici e infermieri vengono trasferiti o collocati in pensione, quindi nonvengono sostituiti e le carenze crescono. Ad essere maggiormente in affanno sono ireparti che hanno a che fare con le emergenze, quindi il pronto soccorso el'Ortopedia in primis. Tanti poi sono i reparti previsti dall'Atto aziendale ma cherestano solo su carta. Il riferimento è a Gastroenterologia (previsti 20 posti letto),Terapia intensiva neonatale, Riabilitazione. E' stata riattivata qualche settimana faChirurgia vascolare, con sei posti letto, ma ha personale contato e non appena siverifica un'assenza, si ricorre allo straordinario. E anche su questo si registrano dellequestioni singolari. Vige la regola che chi fa il turno di notte, deve sottostare a 11ore di riposo. Ma capita spesso che si bypassa la regola, facendo gli straordinari inreparti diversi dal proprio, con tutte le conseguenze del caso quanto a stanchezza emancanza della giusta concentrazione necessaria per assistere al meglio chiunque

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abbia bisogno di cure.

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07/05/2019 Il Mattino (ed. Salerno)

Argomento: Sanità Salerno e provincia

Pagina 29 EAV: € 5.439Lettori: 133.364

Schiaffi e sputi ai sanitari che lo curano in ospedale

VALLO DELLA LUCANIA VALLO DELLALUCANIA Carmela Santi Sputi in faccia eschiaffi. Momenti di tensione all'ospedale San Luca. Un boscaiolooriginario di Giungano, ricoveratodomenica scorsa perché ferito ad unbraccio con un motosega, ha aggreditomedico e infermiere. Quando i sanitarigli hanno tolto la benda per verificare laferita, l' uomo ha reagito con violenza.Per calmarlo é stato necessario l'intervento della guardia giurata inservizio e dei carabinieri. I due operatorisanitari hanno sporto denuncia. L'aggressore, ricoverato in reparto, ierimattina è stato sottoposto a interventochirurgico. L' episodio ha sollevatopolemiche, perché non è il primo caos diviolenza sui sanitari nei reparti dell'ospedale. «Quanto accaduto nell' unitàoperativa di ortopedia e traumatologia diVallo - sottolinea Biagio Tomascosegretario provinciale NurSind - rasental' inverosimile». Per il rappresentasindacale non è concepibile che i lavoratori, sotto organico e oberati di lavoro,vengano aggrediti in modo selvaggio da un paziente mentre cercano di visitarlo.«Questo - dice Tomasco che lavora nello stesso reparto - è un sintomo molto fortedei tempi che stiamo vivendo, che non mettono al centro dei rapporti umani il viverecivile e il rispetto reciproco. Non resteremo insensibili a quanto accaduto, e stiamogià valutando con il nostro ufficio legale se procedere o meno a querela di parte peril riconoscimento del buon nome di tutti i lavoratori dell' Unità Operativa dell'ortopedia di Vallo, ma in generale dell' ospedale tutto». Intanto ieri mattina altridisservizi sono stati segnalati. I dipendenti degli uffici sono stati costretti a lavorarecon i capotti, trovando i riscaldamenti fermi. Un disagio che si unisce agli ascensoribloccati per l' ennesima volta. Polemiche anche per il parcheggio. © RIPRODUZIONERISERVATA.

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07/05/2019

Argomento: Sanità Campania

Pagina 33 EAV: € 3.952Lettori: 133.364

Chirurgia laparoscopia infantile convegno sulle nuovefrontiere

Giovedì e venerdì oltre 100 chirurghipediatri di 17 Paesi si riuniscono a Napoliper il corso avanzato di chirurgiarobotica pediatrica e laparoscopica,organizzato con il patrocinio dellaSocietà europea di laparoscopiapediatrica (Espes) e della Societàeuropea di chirurgia pediatrica (Eupsa).Il corso, organizzato e diretto dalprofessore Ciro Esposito, primario diChirurgia pediatrica presso la Federico II,vedrà impegnati i maggiori espertimondiali. Il congresso sarà diviso in dueparti: una prima fase didattica che vedràla presentazione di relazioni sulletecniche robotiche e laparoscopiche euna seconda fase sperimentale checonsisterà nell' insegnamento delletecniche agli iscritti, guidandoli nellarealizzazione di interventi robotici elaparoscopici. «La peculiarità del corsosottolinea il professore Esposito,presidente della Espes - consisterà nell'utilizzazione di simulatori robotici elaparoscopici per permettere ai chirurghi di simulare l' intervento come se fosserealizzato nel paziente pediatrico. Con queste tecniche è più breve la degenza inospedale». © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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07/05/2019

Argomento: Sanità Campania

Pagina 33 EAV: € 6.423Lettori: 133.364

Endocrinologia, workshop a Napoli a confronto esperti datutto il mondo

Fino a domani workshop NIKE(Neuroendocrine Tumors, Innovation inKnowledge and Education). I tumorineuroendocrini sono il sottogruppo dineoplasie in cui si sono registrati i piùsensibili progressi nel trattamentomedico grazie soprattutto al fattoredeterminante della ricerca integrataendocrinologica ed oncologica e dellamulti-disciplinarietà. Per questo motivo èdi grande rilevanza l' incontro che sisvolge a Napoli con la partecipazione dioltre cinquanta tra i massimi espertiitaliani nei vari settori di riferimento. Loha dichiarato la professoressaAnnamaria Colao, endocrinologa,illustrando il workshop che si svolgepresso l' Hotel Santa Lucia in viaPartenope realizzato insieme aiprofessori Andrea Lenzi e AntongiulioFaggiano. I tumori neuroendocrini sonoun gruppo eterogeneo di neoplasie cheoriginano dalle cellule del sistemaneuroendocrino diffuso, localizzate invari organi e tessuti e implicate in attività regolatorie di tipo endocrino, paracrino eneurocrino. Se negli ultimi 40 anni si è registrato un aumento di circa 5 volte dell'incidenza di questi tumori, grazie agli avanzamenti nella diagnostica radiologica,medico nucleare e anatomopatologica, nell' ultimo decennio i tumori neuroendocrinisono probabilmente il sottogruppo di neoplasie in cui si sono registrati i più sensibiliprogressi nel trattamento medico. In questo progresso, il ruolo della ricercaintegrata endocrinologica ed oncologica e della multi-disciplinarietà harappresentato il fattore determinante. Scopo del convegno è porre a confronto ed ininterazione i principali esperti nazionali nel campo dei tumori neuroendocrini,provenienti da diverse branche specialistiche, focalizzando l' attenzione sulle novitàemerse nell' ultimo anno. In particolare, saranno trattati gli aspetti della biologia eclassificazione dei tumori neuroendocrini, della diagnosi e delle novità terapeutiche.

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Gruppi di studi multidisciplinari si dedicheranno inoltre ad approfondire aspetti pocochiari o dibattuti nel panorama elaborando revisioni della letteratura che sarannooggetto di pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali.

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07/05/2019

Argomento: Sanità Campania

Pagina 8 EAV: € 50.850Lettori: 704.603

Esposito " Chirurghi robot ecco la nuova frontiera"IMAGE_5_47_62

L' intervista Dagli Usa e dall' Asia, maanche da tutta Europa. Sono i centopartecipanti al corso avanzato diChirurgia robotica e laparoscopica inprogramma giovedì e venerdì al NuovoPoliclinico nell' Istituto diretto dalprofessor Ciro Esposito. La robotica inchirurgia pediatrica, branca in cui abreve si cimenterà anche il Santobono, èun' eccellenza della Federico II. PerNapoli e per il sud. Professore Esposito:una due giorni impegnativa... «Infatti. Equesto perché è un congressointernazionale in lingua inglesedistribuito in due parti: una prima fasedidattica con la presentazione direlazioni sulle tecniche robotiche elaparoscopiche. La seconda invece èsperimentale, e mira a insegnare lestesse metodiche». Ci sono nuovispecialisti da formare? «Cercheremo diguidarli nella realizzazione di interventialle consols robotiche ed ai pelvic trainers. Agli iscritti rilasceremo un certificatoeuropeo che abilita alla pratica». Come sarà articolato il corso dal punto di vistapratico? «Sarà un' esperienza unica perché gli allievi potranno operare per oltre 12ore in prima persona su modello animale o su simulatore, guidati da un tutoresperto». Che differenza c' è con la chirurgia laparotomica o cosiddetta "open"?«Quest' ultima si effettua con incisioni molto ampie, superiori a 4-5 centimetri,mentre con la robotica e laparoscopica si eseguono gli stessi interventi con tagli dipochi millimetri». Come si procede tecnicamente? «Mediante minuscole cannulecave, chiamate trocars, in cui vengono introdotti, oltre agli strumenti chirurgici,anche microtelecamere che permettono di vedere in alta definizione (HD) e in 3D l'area anatomica su cui intervenire». Quale è la peculiarità del corso, professore?«Nell' impiego di simulatori robotici e laparoscopici che permettono di riprodurre l'intervento come se fosse realizzato nel paziente pediatrico». E i vantaggi per ibambini? «Enormi. Prima di tutto perché quanto più piccola è l' incisione, tantominore è il dolore nel post-operatorio, e quindi l' uso di farmaci antidolorifici. Poi, conla robotica e con la laparoscopia è più breve la degenza. E con una rapida dimissione

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diminuiranno anche i giorni di assenza dal lavoro per i genitori». Qualche parola suldecorso post-operatorio. «A differenza degli interventi realizzati per via laparotomicache prevedono un ricovero di almeno 7- 15 giorni, quelli condotti con la chirurgiamini- invasiva ( robotica e laparoscopica) non hanno un decorso segnato dal dolore. Irisultati sono gli stessi e la degenza si riduce a 2-3 giorni». Quanti interventi sieffettuano nel suo istituto? «Se ne contano 1500 all' anno, di cui moltissimi inchirurgia mini-invasiva, tecnica utilizzata in questo reparto fin dagli anni '90. Inoltre,le nostre sale operatorie integrate sono le tecnologicamente più avanzate d' Italia».- g. d. b. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il chirurgo Ciro Esposito (a sinistra, nella foto)dirige l' Istituto di Chirurgia pediatrica della Federico II. "Più piccola è l' incisione,minore è il dolore nel post-operatorio. Con la robotica, degenza più leggera"

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07/05/2019

Argomento: Sanità Campania

Pagina 7 EAV: € 9.422Lettori: 133.364

Il Mef: no al commissario in CampaniaFrancesco Pacifico

LO SCONTRO Sulla sua strada VincenzoDe Luca ha incontrato un alleatoinaspettato per evitare lo sbarco, al suoposto in Campania, di un nuovocommissario alla Sanità: il Ragionieredello stato uscente, Daniele Franco.Infatti, durante una riunione tecnica alministero dell' Economia, Franco - alasciare il suo incarico e prossimo aritornare in Banca d' Italia dove loaspetta un posto di vicedirettoregenerale - avrebbe spiegato al titolaredel dicastero, Giovanni Tria, che non cisono spazi per il governo di nominare unnuovo commissario come invece chiedela responsabile della Salute, Giulia Grillo.«La Regione ha spiegato - grazie agliinterventi fatti negli ultimi anni, hamigliorato sia la gestione finanziaria siala qualità delle prestazioni erogate». Diconseguenza, «ci sarebbero più lecondizioni per tornare alla gestioneordinaria». IL LITIGIO Da mesi il Mef e laSalute stanno litigando sulla gestionedella sanità campana. Con un emendamento al decreto Genova ispirato daiCinquestelle, è stata introdotta l' incompatibilità tra il ruolo di governatore e quellodi commissario alla sanità. Forte di questa legge Grillo ha attivato tutte le procedureper indicare al Mef il nome del nuovo rappresentante del governo in Campania, cioèEnrico Desideri, ex manager dell' Asl di Arezzo. De Luca si è sempre opposto aquesta decisione, tanto da diffidare il premier Giuseppe Conte dal firmare il decretodi nomina del nuovo commissario, minacciando un ricorso al Tar. Il governatoreripete che il sistema regionale, dopo un lungo piano di rientro, sta ritornando, sia sulfronte finanziaria sia su quello finanziario, ai livelli di sostenibilità previsti dallalegge. Convincendo al Mef anche il viceministro Massimo Garavaglia, che ha ladelega ai rapporti con le Regioni. Grillo e De Luca danno una valutazione diversasulla qualità della sanità in Campania. Un mese fa, all' ultimo tavolo tecnico dimonitoraggio sulla spesa gestito collegialmente dai ministeri dell' Economia e dellaSalute, i tecnici del governo hanno riconosciuto a Palazzo Santa Lucia di aver

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rimesso a posto i conti (l' avanzo di amministrazione è di 30 milioni di euro), mahanno pure sentenziato che gli indicatori sul rispetto dei Lea (i livelli essenziali diassistenza, quindi sulla qualità delle prestazioni) sarebbero sotto la quota minima di160 punti, per la precisione a 153. Dal canto loro gli uomini di De Luca inviati in quelconsesso, hanno replicato che dalle loro valutazioni nel primo trimestre l' indice deiLea sarebbe salito a quota 164 punti e che a luglio - quando ci sarà la prossimariunione del tavolo - si arriverà a quota 170 punti. Un' autocertificazione che haspinto Garaviglia a rinviare l' ultima parola sulla sanità campana proprio a luglio. LEMOSSE DI GRILLO Grillo non vuole indietreggiare, vuoi perché convinta che la leggein vigore le dia ragione, vuoi perché sarebbe oggetto di pressioni per nominare unnuovo commissario che gli arriverebbero sia dal vicepremier Luigi Di Maio sia dallacapogruppo grillina alla regione Campania, Valeria Ciarambino. Ieri il ministro,incontrando in viale Trastevere la dirigente responsabile del tavolo di monitoraggioAngela Adduce, avrebbe chiesto nuovi chiarimenti sulle intenzioni del Mef. DaPalazzo Santa Lucia, invece, De Luca va avanti sulla strada: aspetta che entro ilmese di maggio il ministero della Salute per il piano di edilizia sanitaria che,sommando gli arretrati, vale circa 1,7 miliardi di euro. In più si fa forte dell' appoggiodei suoi colleghi governatori: fa sapere che se venisse nominato un nuovocommissario in Campania, nessun presidente di Regione firmerebbe il nuovo Pattoper la Salute, al quale Grillo tiene molto. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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07/05/2019

Argomento: Sanità Campania

Pagina 12 EAV: € 1.217Lettori: 29.750

Incurabili, l' Asl Napoli 1 in campo per gli sfollati

L' azienda pronta alla stipula di contrattidi locazione, a patto che l' immobile siasgomberato definitivamente entro il 31maggio e si proceda alla sanatoria dieventuali morosità in 36 mesi NAPOLI. L'Asl Napoli 1 in campo per gli sfollati degliIncurabili. Dall' azienda sanitaria locale,infatti, arriva la disponibilità a stipulare,con gli occupanti sine titulo, un contrattodi locazione. Il tutto in una lettera inviataal legale che rappresenta il Comitato"Sfrattati degli Incurabili" e, perconoscenza, a Prefettura, Regione,Comune e Direzione generale per latutela della salute. Un' apertura, però,subordinata ad alcune condizioni. Inprimis, lo sgombero definito dell'immobile entro il 31 maggio (vista lapresenza di mobili all' interno degliappartamenti ndr): in questo caso, l' Aslè pronta a contribuire alla spesa ditrasporto presso la nuova abitazione o,in alternativa, a depositare i beni neipropri locali. Inoltre, la stipula dellelocazioni è subordinata anche al ripristino delle condizioni di abitabilità degliimmobili oggetto di sgombero dopo il completamento dei lavori di restauro emanutenzione del complesso di Santa Maria del Popolo degli Incurabili; lasussistenza dei presupposti giuridici e reddituali dell' occupante al momento dellosgombero e la conferma dei medesimi all' atto della stipula del contratto dilocazione; la sanatoria di ogni morosità pregresso nei confronti della stessa Asl, aqualunque titolo maturata, con 36 rate mensili: nello specifico, poi, in caso dimancato pagamento di tre rate consecutive o nell' intero periodo l' accordo decadeautoma ticamente. Ultimo punto, l' adeguamento del canone locatizio alle ultimequotazioni immobiliari, così come risultati dai dati in possesso dell' Agenzia delleEntrate al momento della stipula del contratto. L' alloggio alberghiero sostitutivo,invece, è garantito fino al 20 maggio. La decisione dell' Asl Napoli 1 segue quantoemerso dal tavolo integrato sul Piano cittadino per il diritto ad abitare tenutosi pochigiorni fa all' assessorato comunale al Lavoro da cui era emerso un invito a trovare

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ogni soluzione utile per la vicenda degli sfrattati. La situazione degli Incurabili eraprecipitata il 6 aprile scorso, dopo che il 24 marzo c' era stato un cedimento nellavolta a sostegno del pavimento della chiesa cinquecentesca: la fessura si eraampliata costringendo l' Asl Napoli 1 al trasferimento all' Ospedale del Mare i repartidi Chirurgia, Urologia, Medicina e Rianimazione con i loro 23 pazienti. E 21 famiglieavevano dovuto lasciare il complesso. Una settimana dopo alcuni degli sfollatiavevano violato i sigilli ed erano rientrati occupando gli appartamenti interdetti. Poinel corso del pomeriggio l' occupazione era rientrata. Poco dopo Pasqua, infine, laRegione Campania aveva stanziato 80 milioni di euro per il complesso degliIncurabili per l' attuazione degli interventi in grado di garantire condizioni difunzionalità e sicurezza per l' utenza e preservare il patrimonio artistico e culturaledello storico ospedale.

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07/05/2019

Argomento: Sanità Campania

Pagina 8 EAV: € 63.991Lettori: 704.603

L' occhio pigro dei bambini scatta l' allarme degli oculistiGIUSEPPE DEL BELLO

Il congresso Pochi se ne preoccupano, laprevenzione è sottovalutata e manca un'informazione corretta. Sotto i riflettori,gli occhi dei bambini. Pazienti deboli acui dovrebbe essere dedicata maggioreattenzione. Sia perché non sono in gradodi comunicare eventuali sintomi, siaperché le conseguenza di alcunepatologie potrebbero causare dannipermanenti alla vista. A lanciare l'allarme dall' ultimo congresso dellaSipps ( Società italiana di Pediatriapreventiva e sociale) è Aldo Magli,ordinario all' università di Salerno epresidente della Società italiana diOftalmologia pediatrica. Esordisce conun esempio: «Al momento in Italia, eparticolarmente al sud, la prevenzionedell' ambliopia più nota come "occhiopigro" è carente, eppure riguarda tra l'uno e il due per cento dei bambini.Soprattutto nei nostri territorirappresenta uno dei maggiori problemi. Basta una differenza di una diottria diastigmatismo o di tre diottrie di ipermetropia tra un occhio e l' altro perché siinstauri il cosiddetto occhio pigro». Ma in cosa consiste questa patologia? Non ha ache fare con la pigrizia caratteriale, ma con la compensazione del difetto che lostesso paziente attua mettendo quasi a riposo uno dei suoi due occhi. Cioè,escludendo la sua potenzialità visiva. Basterebbe una consulenza da un oftalmologopediatra per programmare la correzione con gli occhiali. « E se non si previene atempo - sottolinea il docente - a lungo andare un occhio avrà una capacità visivainferiore a quella controlaterale». Ma i problemi oculari della prima infanzia sonoanche altri. E, tra questi, lo strabismo. «Molti pediatri, e talvolta purtroppo qualcheoculista - dice ancora Magli - ritengono che la correzione dello strabismo si esauriscacon la soluzione dell' aspetto estetico. Sbagliato, è un' anomalia che va corretta conocchiali o in alcuni casi con la chirurgia dai 3 ai 6 anni. Non più tardi, altrimentipotrebbe instaurarsi l' ambliopia, ancora una volta l' occhio pigro: la misura istintivaadottata dal paziente per evitare la visione doppia, cioè la diplopia. In sintesi, lostrabismo non corretto porterà oltre alla mancata capacità di vedere

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silmultaneamente con entrambi gli occhi ( visione binoculare) e a un campo visivoimperfetto, anche all' assenza della visione tridimensionale, tecnicamente lastereopsi». Infine, i pediatri di famiglia sono chiamati a effettuare un ulteriore test,quello del " riflesso rosso". « L' esame, dopo avere dilatato la pupilla con un collirio -precisa lo specialista - si avvale di un oftalmoscopio che invia un fascio di luce sull'occhio. L' esaminatore dovrà accorgersi di un riflesso rosso sull' occhio: se mancasignifica che c' è qualcosa che ostacola la riflessione del fascio luminoso dalla retina.Varie le ipotesi: dalla cataratta congenita al retinoblastoma, tumore maligno dell'occhio. Anche in questo caso, un intervento precoce può salvare la vista o la vita». Iprimi mesi di vita sono determinanti per un corretto sviluppo neuro- sensoriale dell'apparato visivo, avverte Magli che insiste sulla necessità della «prevenzioneoculistica sin dalla nascita. È opportuno che i genitori si affidino al pediatra di baseper predisporre un piano di interventi che, dopo la prima visita effettuata allanascita per diagnosticare precocemente eventuali malattie congenite o acquisite,prevedano un alto controllo entro i tre anni: è l' età in cui si può già richiedere lacollaborazione del piccolo. Una terza consulenza infine va programmata in etàscolare quando al bambino, inserito in un più ampio contesto relazionale, quandoeventuali patologie potrebbero comportare un ritardo nei processi diapprendimento». © RIPRODUZIONE RISERVATA Lo specialista A sinistra, AdrianoMagli: presiede la Società Oftalmologica pediatrica: "I primi mesi sono determinantiper lo sviluppo neurosensoriale dell' apparato visivo. Ma un intervento tempestivopuò riparare i danni e recuperare la potenzialità"

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07/05/2019

Argomento: Sanità Campania

Pagina 32 EAV: € 3.759Lettori: 133.364

MALATTIE REUMATICHE

L' azienda Ospedaliera San GiuseppeMoscati di Avellino, aderente al networkBollini Rosa, dopo la settimana diambulatori aperti dedicati alle donne,che ha visto il coinvolgimento di 18 UnitàOperative, parteciperà anche allaseconda edizione dell' Open daydedicato alle malattie reumaticheautoimmuni promosso da Onda(Osservatorio Nazionale sulla salute delladonna e di genere), con la collaborazionedell' Associazione Malati ReumaticiEmilia Romagna, dell' AssociazioneNazionale Malati Reumatici Onlus, dell'Associazione Nazionale Persone conMalattie Reumatologiche e Rare Onlus, eil patrocinio dell' Istituto Superiore diSanità e della Società Italiana diReumatologia. Venerdì prossimo, 10maggio, dalle ore 9 alle 18, presso l'ambulatorio di Reumatologia dell'Azienda Moscati (Contrada Amoretta,secondo piano, settore B, c/o Ambulatoridi Medicina Interna), le donne potrannosottoporsi a una visita gratuita e ricevere informazioni e materiale divulgativo. Peraccedere alle visite reumatologiche è necessaria la prenotazione telefonica. Ilnumero messo a disposizione delle donne interessate è il seguente: 0825.203856,attivo fino a giovedì mattina (incluso), dalle ore 10 alle 13. Obiettivo della giornata èpromuovere la corretta conoscenza, la prevenzione primaria e la diagnosi precocedelle malattie reumatiche autoimmuni, patologie che interessano 5 milioni dipersone in Italia, di cui il 70% sono donne.

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07/05/2019

Argomento: Sanità Campania

Pagina 26 EAV: € 5.820Lettori: 133.364

Restyling degli ospedali I cantieri vanno al ralenti

MADDALONI Giuseppe Miretto Laburocrazia non ha un volto umano.Lavori urgenti al rallentatore: non sonobasti sei mesi aggiuntivi per completare iprimi lavori (già finanziati) perl'«adeguamento infrastrutturale degliospedali di Maddaloni e San Felice aCancello». I due nosocomi, riuniti sottoun' unica direzione sanitaria, non hannosuperato la terza ispezione ufficiale, insette mesi, condotta per tutta lamattinata di ieri da una commissioneispettiva composta da tre parlamentaricasertani del M5s: Antonio Del Monaco,Marianna Iorio e Nicola Grimaldi. «Lecriticità spiega Antonio Del Monaco,membro della commissione bicameraleantimafia- permangono perché non èstato rispettato il calendario dei lavori».Dopo dieci anni di attesa e a due dalladata ufficiale di consegna, il nuovo«Hospice» di San Felice a Cancello non èpronto. Destinato ad accogliere i degentiterminali e ad erogare cure palliative, èstato completato nella parte strutturale. «Non è utilizzabile precisa Del Monaco- ed ènegato all' utenza perché si è ancora burocraticamente in attesa dei testa letto, diarredi e del completamento di piccoli lavori finali». L' inaugurazione, attesa permarzo, è tutta da programmare. Nei due ospedali avrebbero dovuti essere nel 2019oltre 5 milioni per la ristrutturazione e il potenziamento. Sui problemi irrisolti diMaddaloni e San Felice chiesta una relazione al direttore sanitario Rino De Lucia.Sarà parte del «report sullo stato delle strutture, criticità e deficit strutturali», chesarà posto all' attenzione del Ministero della Salute. Tra le eterne emergenze incorso di risoluzione c' è quella del rifacimento del microclima del blocco operatorioper il quale è stato avviata l' acquisizione dei macchinari sostitutivi. «Il caso piùparadossale hanno segnalato i parlamentari- è quello del Pronto Soccorso diMaddaloni. La riqualificazione è stata finanziato con 370 mila euro. Ma l' iter diinstallazione della camera calda ancora non è stato avviato». © RIPRODUZIONERISERVATA.

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07/05/2019

Argomento: Sanità Campania

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Vecchio Pellegrini, ambulanza «dirottata» svolta nelleindagini: in 7 verso il processo

L' INCHIESTA Leandro Del Gaudio«Muoviti, vieni con noi, non hai capitocon chi hai a che fare, muoviti, altrimentiti ammazziamo». Frasi di questo tipourlate al conducente di un' ambulanzadel Vecchio Pellegrini, da un gruppo disoggetti che dirottarono il mezzo perportare soccorso nei confronti di un loroconoscente, rimasto vittima di unincidente stradale. Rapina, interruzionedi pubblico servizio e atti di violenzaprivata sono le accuse mosse dallaProcura a carico di sette indagati, tuttiraggiunti da un avviso di chiusainchiesta, atto che fa da preludio di unaprobabile richiesta di rinvio a giudizio.Ma andiamo con ordine, a ripercorrereun evento consumato lo scorso 27maggio, tra i vicoli della Pignasecca e ilpronto soccorso dell' ospedale VecchioPellegrini. Sette indagati, dunque, ecco iloro nomi: Antonio Bocchetti, AntonioBuccino, Filippo Buonadonna, VincenzoD' Avino, Marco Marrazzo, VincenzoMasiello, Carlo Laudanno. Decisive le immagini ricavate dalle telecamere disorveglianza nell' ospedale, ma anche la testimonianza rilasciata da alcune partioffese. Vittima dell' aggressione è Pasquale Pierno, letteralmente costretto amettersi alla guida dell' ambulanza e a condurla a mo' di taxi personale, sul luogo diun incidente stradale, dove un centauro aveva perso la vita. Un' inchiesta che hafatto registrare in questi mesi valutazioni differenti, dal momento che il giudice harigettato la richiesta di arresto mossa dalla Procura nei confronti dei presuntidirottatori. Diversa la valutazione del giudice in relazione all' accusa di sequestro dipersona, originariamente ipotizzato da parte della Procura, mentre sul fronteprettamente cautelare si attende la valutazione del Tribunale del Riesame. Unanotte di paura, quella dello scorso 27 maggio. Prima l' incidente stradale in cui persela vita il 17enne Emmanuele Esposito, poi l' incursione in ospedale. Modi spicci e

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violenti nei confronti del conducente soccorritore, che viene fisicamente spinto arimettersi alla guida del mezzo. Inutile urlare che l' ambulanza in quel momentofosse priva della barella, come emerge dalle immagini e dalle testimonianzeraccolte. In sintesi, viene recuperata una barella dal Pronto soccorso, ovviamentenon adatta ad incastrarsi nell' ambulanza e viene spinto via un paziente in attesa dicure. Era un malato di cuore, raccontano gli atti. Dissero gli aggressori: «Buttaquesto a terra che ci serve la barella, serve per il nostro amico». Così fu. Andòesattamente in questo modo, con un mezzo dirottato, un conducente «sottosequestro», un' ambulanza rubata, una intera equipe sotto choc. Non servì a nulla,dal momento che una volta giunti sul posto, gli aggressori lasciaronoimmediatamente il mezzo per dileguarsi tra i vicoli. Videro che il loro conoscente eragià stato soccorso, che c' era sul posto un' altra ambulanza, anche se la storia della«croce» presa in prestito fece il giro dei social media. Difesi, tra gli altri, dai penalistiCesare Amodio, Giuseppe De Gregorio, Giuseppe Pecoraro e Leopoldo Perone, ora gliindagati hanno venti giorni per raccontare la propria versione e dimostrare la propriaestraneità alle accuse. Una vicenda che attende la valutazione di un giudice, a quasiun anno dalla brutta cartolina napoletana, quella di una notte di inferno al Prontosoccorso, di un' ambulanza dirottata da un gruppo di gente della zona dellaPignasecca. © RIPRODUZIONE RISERVATA.

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07/05/2019

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 29 EAV: € 50.328Lettori: 533.243

"Il mio Dna non potrà essere di tutti"NICLA PANCIERA

la medicina personalizzata al centrodella lezione in programma al festivaldella scienza medica di bologna Il NobelCiechanover: ecco le sfide della bioeticaSe ne parla da anni, ma la medicina diprecisione è già realtà? E dove staandando? Se ne parlerà al Festival dellascienza medica, al via a Bologna venerdì,insieme con il biologo e genetista AaronCiechanover, Nobel per la chimica conIrwin Rose e Avram Hershko, nel 2004,per aver identificato i meccanismimolecolari che regolano l' eliminazione ela degradazione delle proteinedanneggiate e, quindi, ormai inutili. L'alterazione di questa funzione porta aproliferazioni cellulari anomale e perciòai tumori, ma anche a malattieneurodegenerative e immunologiche. Perla seconda volta a Bologna, Ciechanover,storico professore al Technion e, tra l'altro, membro dell' Accademia Pontificiadelle Scienze, parlerà della terzarivoluzione in medicina, quella delle 4P: personalizzata, predittiva, preventiva epartecipativa, in una lectio intitolata «Le sfide scientifiche, etiche ed economichedella medicina di precisione» in programma domenica 12 maggio alle ore 12.Professore, l' obiettivo è curare ogni persona in modo individualizzato: quandoquesta rivoluzione sarà davvero realizzata? «Ci siamo già dentro, ma è un processograduale, legato al progresso tecnologico iniziato con la capacità di sequenziare ilDna, poi l' Rna e le proteine. E, passo dopo passo, profileremo i pazienti,conosceremo i meccanismi alla base dei sintomi di ciascuno e sapremo quindi comeintervenire in modo personalizzato anche dal punto di vista farmacologico, trattandoadeguatamente il paziente là dove, in passato, usavamo cannoni per ucciderezanzare». Serve un cambiamento di paradigma anche nella ricerca? «Sicuramente.Serve una maggior condivisione dei dati a livello globale, tra istituti di ricerca eospedali di tutto il mondo. L' idea è sequenziare migliaia di migliaia di pazienti perpossedere il quadro più completo possibile su una condizione e dipanare lacomplessità delle cause genetiche e ambientali che la originano». C' è poi il

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problema dell' accesso all' innovazione biomedica da parte di tutti i popoli: non ècosì? «Confermo che l' attuale accesso alle cure mediche è in sé discriminatorio.Numerosi studi confermano che il livello socio-economico influenza la salute. Inoltre,l' approccio personalizzato, per quanto più efficace per chi potrà permetterselo, saràpiù costoso e discriminatorio. Almeno inizialmente. Passeremo da un farmaco"blockbuster", per una certa malattia e con un vasto mercato, a tanti farmaci diversi,più efficaci e con meno effetti collaterali, ma dal mercato più ristretto e - temo -meno accessibili». Come si comincia ad affrontare questi problemi? «Non ne stiamodiscutendo affatto e nemmeno di problemi come la sicurezza dei dati genetici e laloro diffusione, il "genome leak", e neppure delle questioni bioetiche. Il beneficio cheoggi traiamo dal non sapere quello che ci accadrà, tranne che un giorno moriremo,verrà a mancare con la prevedibilità delle malattie (una delle quattro «P»). Cosadeve fare un individuo che scopre di essere in possesso di una variante genica chelo pone ad alto rischio di sviluppare una malattia per cui magari non c' è una cura?Non si tratta di situazioni possibili, ma reali. E la scienza è già andata oltre. Serveuna discussione aperta, che coinvolga tutta la società: soluzioni bell' e pronte non cene sono». Alla base c' è il fatto che la scienza è descrittiva e non normativa: è così?«Esatto e quindi non si può dare la responsabilità di una decisione sul da farsi alloscienziato, che è solo una parte. Tutto intorno a noi è scienza, ma non esaurisce ilmondo. Ci sono credenze storiche, culturali e personali». Spesso la ricerca vieneostacolata per ragioni ideologiche, religiose e politiche: dovremmo lottare di più perla libertà di ricerca? «Certo. Io credo, inoltre, che andrebbero perseguite tutte lelinee di ricerca biomedica, se c' è un reale interesse e una ragionevole certezza sulvalore applicativo, tenendo a mente il bilancio tra beneficio e danno e prestandoattenzione a quanto la ricerca possa arrivare a turbare l' opinione pubblica. Un casoesemplare è la vicenda cinese dell' editing genetico sugli esseri umani: ci vuolecautela». La scienza è un' impresa di lungo periodo e a volte l' incertezza èinevitabile: come si può aumentare il sostegno di tutti alla scienza? «Questo, sì,credo sia un compito degli scienziati: devono rivolgersi ai giovani, anche per formareuna nuova generazione di ricercatori. Iniziative come il Festival di Bologna, e in Italianon sono poche, sono preziose per coinvolgere i cittadini. Le principali sfide daaffrontare con urgenza sono le malattie neoplastiche e neurodegenerative, maanche quelle poste dall' ambiente, dall' inquinamento e dalle risorse energetiche.Servono cooperazione e collaborazione internazionali». BY NC ND ALCUNI DIRITTIRISERVATI.

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07/05/2019

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 30 EAV: € 49.252Lettori: 533.243

"Riportiamo indietro l' orologio biologico per attaccare iltumore al seno triplo negativo"

VALENTINA ARCOVIO

Nuove strategie allo studio contro unodei killer più temibili Q ualsiasi tentativodi colpire direttamente il cancro al senotriplo negativo, il «killer» tra tutti itumori mammari, è fallito. Senza alcunevidente punto debole, le celluletumorali riescono a resistere all' attaccodei farmaci attualmente disponibili.Specialmente perché sulla loro superficienon esprimono nessuno dei recettori noticontro i quali funzionano molto bene leterapie ormonali. Questi problemi,tuttavia, non hanno scoraggiato laricerca di un bersaglio potenzialmenteefficace. Anzi, l' apparente invincibilità diquesta forma di cancro ha spinto iricercatori a moltiplicare gli sforzi e astudiare metodi alternativi e via via piùsofisticati. Come la «manipolazione» dell'orologio biologico della cellula tumorale,vale a dire la possibilità di mandareindietro o avanti le «lancette» di alcunespecifiche cellule del cancro in modo darenderle più vulnerabili all' azione dei farmaci. «Per riuscirci si stanno studiandopiccole molecole di Rna, gli "interruttori molecolari" che regolano l' accensione e lospegnimento di migliaia di geni», spiega Francesco Nicassio, coordinatore del Centroper la Genomica dell' Iit, l' Istituto Italiano di Tecnologia a Milano, che da anni studiail ruolo dei microRna grazie al sostegno dell' Airc, l' Associazione italiana per laricerca sul cancro. «In un nostro recente studio, reso possibile proprio grazie all'Airc, ci siamo concentrati su una specifica molecola di Rna, il miR-34a». Si tratta diun micro-Rna già noto alla comunità scientifica perché è in grado di bloccare lacrescita dei tumori e di controllare le proprietà staminali delle cellule tumorali.«Questa molecola si distingue dai tradizionali farmaci chemioterapici perché ècapace di agire sulle cellule che rendono i tumori più aggressivi e resistenti - diceNicassio -. Abbiamo così scoperto che miR-34a controlla il meccanismo con cui iprogenitori della mammella acquisiscono le proprietà staminali». In qualche modo

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con questa molecola è possibile «rimandare indietro» l' orologio delle celluletumorali, impedendo che acquisiscano caratteristiche staminali, caratteristiche chele renderebbero più aggressive e, perciò, difficili da combattere. «Con miR-34a lecellule tumorali diventano, in un certo senso, più mortali e vulnerabili all' attacco deifarmaci oggi disponibili», dice il ricercatore. I risultati dello studio, al momentoancora in fase iniziale, sono stati pubblicati sulla rivista «Oncogene». Marappresentano solo un tassello di un filone di ricerche vasto e promettente. «Moltilaboratori nel mondo sono impegnati nello studio di questi "interruttori genetici" -conferma Nicassio -. C' è chi li studia, come noi, per riportare indietro l' orologiobiologico della cellula tumorale per evitare che diventi staminale e chi, invece,studia la possibilità di usare i micro-Rna per spostare in avanti le lancette dell'orologio, spingendo la cellula tumorale verso la morte». L' obiettivo, in entrambe lestrategie, è togliere al tumore lo «scudo della staminalità», vale a dire l' arma didifesa per eccellenza dei tumori al seno triplo negativi. Diffusi nelle donne al di sottodei 50 anni d' età e in chi presenta mutazioni nel gene Brca1, questi tipi di tumorerappresentano circa il 15-20% di tutte le neoplasie della mammella. Ma, mentre lealtre forme possono essere curate con buoni risultati, il triplo negativo èparticolarmente aggressivo e presenta una sopravvivenza media dalla diagnosinettamente inferiore rispetto alle altre forme. «Oltre a non conoscere targetmolecolari, il tumore al seno triplo negativo è difficile da combattere a causa dellapresenza massiccia di cellule staminali, le cellule "cattive", principali responsabili dimetastasi, recidive e resistenza ai farmaci - aggiunge Nicassio -. "Spogliare" lecellule dalla loro staminalità ci permette di renderle più deboli e perciò attaccabilianche dai trattamenti oggi in uso». Ora il gruppo di Nicassio è impegnato nellaricerca di un modo per trasformare miR-34a in una vera e propria terapia che, infuturo, potrebbe essere combinata con le cure tradizionali. «È difficile prevederequando riusciremo ad avere questi farmaci perché la ricerca ha i suoi tempi e devepassare per una serie di fasi lunghe, ma necessarie prima di arrivare al risultatosperato». BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI.

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07/05/2019

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 32 EAV: € 14.458Lettori: 533.243

"Sembra morbo di Alzheimer ma non lo è"

LA SCOPERTA Non tutte le forme didemenza sono assimilabili al morbo diAlzheimer e, anzi, se ne differenzianoper un aspetto particolare: queste,infatti, non sono caratterizzate dallacomparsa delle placche beta-amiloidi nelcervello. Si tratta di una scoperta che haprofonde ripercussioni sotto il profilofisiologico, clinico e scientifico. SecondoNina Silverberg, direttore del programmaAlzheimer' s Disease Centres presso ilNational Institute on Aging, negli Usa, «èmolto importante capire quali sono glialtri fattori che portano alla demenza».Uno di questi potrebbe essere laproteina Tdp-43, in grado di colpire piùaree cognitive, ma con maggioregradualità rispetto all' Alzheimer. Acomplicare ulteriormente il quadro c' è ilfatto che, in molti casi, entrambe leforme di demenza sono presenti in ununico individuo. «La manifestazionealternativa, probabilmente, risponde aterapie diverse da quelle utilizzate per l' Alzheimer - ha spiegato l' altro autore dellostudio, Peter Nelson, neuroscienziato dell' Università del Kentucky - e questopotrebbe spiegare perché così tanti farmaci, finora, hanno fallito negli studi clinici».

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07/05/2019

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 32 EAV: € 39.444Lettori: 533.243

Chi era il pioniere dei neuroniLUIGI GRASSIA

All' Accademia delle Scienze di Torinodue giorni di studio su una star dellamedicina del novecento "Riscopriamo l'eredità di Giuseppe Levi" È stato ilmentore di tre Nobel italiani per laMedicina (Salvatore Luria nel 1969,Renato Dulbecco nel 1975 e Rita LeviMontalcini nel 1986) e ha avviato alcunifiloni di ricerca nelle neuroscienze chesono tuttora al centro dell' attenzionemondiale. L' istologo e biologo GiuseppeLevi (1872-1965) è anche tra iprotagonisti del magnifico «Lessicofamigliare» di sua figlia, la scrittriceNatalia Ginzburg, che racconta la sagadella dinastia, un long-seller e unsuccesso mondiale, tradotto persino incinese, giapponese e coreano. Tuttavia,se nelle pagine della Ginzburgcompaiono fascismo e antifascismo,Filippo Turati e i fratelli Rosselli, GiulioEinaudi e Cesare Pavese, la persecuzioneanti-ebraica e la guerra mondiale, laResistenza e la rinascita dell' Italia, proprio la parte più strettamente scientifica dell'attività di Levi, pur se frequentemente evocata dall' autrice, resta in ombra, perdichiarata incompetenza della Ginzburg riguardo a quello specifico argomento. Acolmare il vuoto provvedono ora alcuni esperti del ramo, cioè lo storico dellamedicina Andrea Grignolio (Università San Raffaele di Milano e Itb-Cnr), il genetistaAlberto Piazza (Università di Torino), lo storico Carlo Ginzburg (che di Giuseppe Leviè nipote) e altri ricercatori che per sintetizzare il lavoro scientifico di Levi non hannopubblicato un libro, ma il numero monografico di una rivista specializzata, «Medicinanei secoli»: la scelta di questo veicolo, spiega il curatore del volume AndreaGrignolio, «punta a dare ai contenuti la più ampia diffusione, facendo in modo che,come avviene per qualunque altra rivista scientifica, chiunque possa leggere il testoovunque nel mondo» tramite l' abbonamento o l' acquisto online. La figura di Leviviene celebrata all' Accademia delle Scienze di Torino da un convegno che siconclude oggi ed è intitolato «Giuseppe Levi. Maestro di Nobel, scienziato eantifascista». Da giovane di belle speranze il futuro padre di Natalia Ginzburg si

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laureò in medicina e avviò la carriera sul doppio binario della pratica ospedaliera edella ricerca: in concreto lavorò in una clinica per malattie mentali e pubblicò i suoiprimi studi scientifici sulle fibre nervose. Ben presto si rese conto che i laboratori glipiacevano più delle corsie. Colse allora l' occasione di entrare come assistente all'Università di Firenze (dopo essersi specializzato a Berlino) ed ebbe così modo disvolgere ricerche di istologia, anatomia e citologia, fu pioniere in Italia della colturain vitro dei tessuti e in particolare di scoprire alcuni dei segreti della struttura e dellefunzioni dei tessuti nervosi e divenne celebre per quella che tutt' ora è nota come la«legge di Levi», secondo cui la dimensione cellulare è tanto maggiore negli animaliquanto maggiore è la loro taglia, ed è proporzionale all' ampiezza del territorio d'innervazione. Questo non suona molto attraente, e si può capire che NataliaGinzburg non si sia dilungata al riguardo, ma nello studio del sistema nervoso si ètrattato di una pietra miliare e ha procurato a Levi una fama imperitura. Passando insuccessione per le cattedre di Napoli, Sassari e Palermo (con un' interruzionecorrispondente allo scoppio della Prima guerra mondiale e all' arruolamentovolontario come ufficiale medico sul Carso), Levi approdò infine all' università diTorino, dove portò l' istituto di anatomia umana a livelli di eccellenza mondiale.Come premio, dal regime fascista ebbe la persecuzione razziale e la perdita dellacattedra, ma dopo la guerra Levi tornò alla ricerca e diede ancora contributifondamentali alla medicina, dallo studio degli embrioni a quello dei processi diinvecchiamento. E nella sua fucina forgiò tre Nobel. BY NC ND ALCUNI DIRITTIRISERVATI.

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07/05/2019

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 14 EAV: € 15.368Lettori: 129.749

Cucchi, il processo ai medici azzerato dalla prescrizioneAntonella Mascali

in che stato Il procuratore generale inaula: "Tempo scaduto, è una sconfittadella giustizia" La prescrizione arrivacome una manna dal cielo per i cinquemedici dell' ospedale Pertini di Romaimputati di omicidio colposo per la mortedi Stefano Cucchi. Il giovane fu arrestatodai carabinieri il 15 ottobre 2009 perpossesso di droga e morì dopo unasettimana al Pertini per le percossericevute in caserma. Dal momento dellasua morte c' è stata una catenaimpressionante di depistaggi: documentifalsificati, carte sparite e perizie medichesmentite dopo anni. Sono stati idepistaggi a far sì che il primario AldoFierro e i medici Stefania Corbi, FlaminiaBruno, Luigi De Marchis Preite e Silvia DiCarlo potranno godere della prescrizionea cui, se volessero, potrebberorinunciare. Prescrizione che non sarebbescattata se fosse in vigore la riformascritta dal ministro Bonafede che lablocca dopo la sentenza di primo grado ma sarà legge, se va bene, nel 2020. "È unasconfitta per la giustizia" ha detto ieri con grande amarezza il sostituto procuratoregenerale Mario Remus, durante la requisitoria del terzo processo d' appello aimedici, verso i quali è stato durissimo: "Sarebbe bastato un tocco di umanità, ungesto, per convincere Stefano Cucchi a bere e a mangiare un po' di più, persalvarlo". Quando fu portato in ospedale - ha proseguito - "da parte dei medici ci fuun sordo disinteresse per le sue condizioni, non c' è stato alcun ascolto clinico. Èvero, forse era un paziente difficile, ma perché aveva anche delle recriminazioni percome la giustizia lo stava trattando, visto che era incensurato". Il pg ricorda "glielementi che indicano la sciatteria e la negligenza che imperversava all' ospedale",prova ne è la cartella clinica che non indicava mai "quanto beveva. Era un pazientetrascurato o forse si voleva nascondere qualcosa". I medici, inizialmente processatiper abbandono d' incapace, furono co-imputati anche di tre agenti della poliziapenitenziaria finiti sotto accusa per i depistaggi dei carabinieri, assolti in viadefinitiva e parte civile al processo in corso a cinque militari, imputati a vario titolo

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di omicidio preterintenzionale, falso e calunnia. I medici, invece, furono condannatinel giugno 2013 per omicidio colposo e poi assolti in appello, ma la Cassazioneannullò con rinvio la sentenza. Altra assoluzione all' appello bis, altro annullamentodella Cassazione e ora terzo appello e prescrizione. Il pg Remus sottolinea che ilprocesso "evidentemente è iniziato male, con imputazioni traballanti e con unaperizia in primo grado che è arrivata a valutare i fatti in maniera evidentementeerronea". Il riferimento è alla prima perizia che aveva parlato di morte per "sindromeda inanizione", per fame e sete, cioè si escludeva che Cucchi fosse arrivato inospedale con lesioni alle vertebre lombari, in particolare alla L3 , come stabilito treanni dopo dal professor Carlo Masciocchi, un luminare della radiologia interpellatodalla famiglia Cucchi e dall' avvocato Fabio Anselmo. Il professore ha testimoniatoanche al processo in corso ai carabinieri così come la dottoressa Beatrice Ferragalli,coinvolta a sua insaputa nella prima perizia del 2012 . Ha raccontato che learrivarono "un sacco di ossa, tra cui uno" di Cucchi, per esaminarli con un nuovoapparecchio, ma per dentisti. Riuscì a vedere, ha spiegato, solo una parte della L3 ,molto importante per l' indagine: "Un referto ufficiale l' avrei anche fatto se me l'avessero chiesto. Oppure no, non lo so". "È un processo del tutto sbagliato, fatto aspese e sulla pelle della nostra famiglia" è la reazione di Ilaria Cucchi e l' avvocatoAnselmo definisce la dichiarazione di prescrizione "lo stigma finale di 7 anni didepistaggi dei quali, dal 21 maggio in poi saranno chiamati a rispondere generali ealti ufficiali dei carabinieri". Imputati in udienza preliminare, tra gli altri, il generaleCasarsa e i tenenti colonnelli Cavallo e Soligo.

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07/05/2019

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 12 EAV: € 21.196Lettori: 339.084

Migranti in buona salute L' Oms smonta il falso?MATTEO MARCELLI

Roma La maggior parte dei migranti chearrivano in Europa è «sostanzialmente inbuona salute». Le malattie più ricorrenti,stando alla documentazione medicadisponibile, sono infettive, ma il rischiodi trasmissione alla popolazione deipaesi di approdo è «molto basso». Nellaregione europea dell' Organizzazionemondiale della sanità vivono circa 90milioni tra immigrati e rifugiati e leevidenze scientifiche dimostrano che siammalano meno, fanno meno ricorso all'ospedale e hanno un tasso di mortalitàinferiore alla media continentale. Ilquadro emerge dal primo Rapporto sullasalute dei rifugiati e dei migranti inEuropa, prodotto dall' Oms nell' ambitodel programma "Migrazioni e salute",realizzato in collaborazione con l' Inmp(Istituto nazionale per la promozionedella salute delle popolazioni migranti eil contrasto della malattie della povertà), che ieri è stato illustrato a Roma allapresenza della ministra della Salute Giulia Grillo e del vice direttore regionale OmsPiroska Ostlin. «L' esame di circa 13mila docu- menti sanitari dimostra che non c' èun aumento della trasmissione di malattie infettive », ha sottolineato la ministra,evidenziando come in Italia «anche i rifugiati vedono garantito il loro diritto allasalute. Non c' è salute pubblica senza salute dei migranti - ha poi aggiunto citando ilsottotitolo del rapporto -. È necessario abbattere le barriere di accesso ai servizisanitari con l' obiettivo di una sempre maggiore equità nella salute ed efficacia nellepolitiche di sanità pubblica». Se il problema, come detto, non è la trasmissione dellema- lattie da parte dei migranti, preoccupa invece la loro esposizione al contagio.Secondo il rapporto possono infatti essere più vulnerabili alle infezioni, e non soloper l' incidenza di una patologia nel Paese di provenienza, ma anche per lamancanza di accesso all' assistenza medica e per la discontinuità nelle cure. Italia aparte, dove secondo l' Oms «il servizio sanitario universalistico è in grado di fornirerisposte efficaci », il diritto alla salute dei migranti è spesso limitato sulla base delloro status giuridico o dall' organizzazione e dal costo del sistema sanitario del Paeseospitante. Il paradosso riguarda invece le malattie non infettive: patologie non

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trasmissibili, problematiche di salute mentale, occupazionale e materno-infantilesembrano infatti acuirsi con il passare del tempo di permanenza nel Paese didestinazione. Anche se l' Oms ammette che saranno necessari ulterioriapprofondimenti su questo tema, vista l' attuale mancanza di documentazione. «Avolte abbiamo pregiudizi o percezioni errate riguardo la salute dei migranti, ma orapossiamo contare su basi scientifiche concrete per contrastare questi falsi miti - hacommentato Ostlin -. Rifugiati e migranti godono di buona salute, sono però espostial rischio di ammalarsi se vivono in condizioni di povertà, se vengono esclusi o seadottano stili di vita malsani». «Sono i fattori legati a una scarsa integrazione - hapuntato il dito il direttore sanitario dell' Inmp, Gianfranco Costanzo - a minare lasalute dei migranti e a fare emergere un' immagine di un soggetto a rischio».RIPRODUZIONE RISERVATA Stranieri in un centro d' accoglienza, in attesa delleprocedure sanitarie previste dal protocollo / Ansa.

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07/05/2019

Argomento: Sanità nazionale

Pagina 33 EAV: € 36.940Lettori: 533.243

Ora siamo diventati trasparentiNOEMI PENNA

A Torino apre "Uomo virtuale", la mostrainterattiva a cura dell' Infn Particelle emicrochip: cosa c' è dietro le diagnosiveloci e le terapie mirate Un universo daesplorare. Il corpo umano lo è stato daglialbori della scienza e non smette distupire. Ecco perché da sempre lescoperte della fisica si sono intrecciatecon quelle della medicina, creando unlegame celebrato dalla mostra «Uomovirtuale. Corpo, mente, cyborg», espostasino al 13 ottobre al Mastio dellaCittadella di Torino. Un' esposizione acura dell' Infn, l' Istituto Nazionale diFisica Nucleare, che vuole raccontare l'uomo con gli occhi della ricerca e dell'high tech: un percorso virtuale scanditoda installazioni interattive adatte agli«esploratori del corpo umano» di ognietà. Qui si entra nel cervelloattraversando una foresta di neuroni, siosservano gli organi grazie ai raggi X,alla tomografia computerizzata e allaPet, si vedono le proprie mani trasformarsi virtualmente secondo le rappresentazioniche hanno cambiato l' immagine di noi stessi dall' antichità ad oggi e si scopreanche il mondo delle nanotecnologie per la diagnosi e la cura delle malattie e sitesta la plasticità cerebrale con giochi per la mente. Le suggestioni sono tante, cosìcome l' opportunità di vedere e sperimentare macchinari complessi che hannocambiato la storia della diagnosi e salvano vite umane. «Questa mostra ci raccontauna storia che, pur appartenendo al quotidiano, è poco conosciuta. La storia di comela ricerca in fisica fondamentale porti ai salti qualitativi che permettono l'avanzamento della conoscenza e il progresso delle applicazioni tecnologiche»,sottolinea Fernando Ferroni, presidente dell' Infn, che ha organizzato la mostra con l'Istituto Italiano di Tecnologia e il CentroScienza Onlus con il sostegno di Compagniadi San Paolo, Regione Piemonte e Fondazione Palazzo Blu. «Quando Lord ErnestRutherford di Nelson bombardava un sottile foglio d' oro con raggi alfa, mai avrebbeimmaginato che un giorno acceleratori di particelle si sarebbero diffusi negliospedali, impiegati con efficacia nella terapia oncologica». A dare la svolta fu «Marie

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Curie, che capì da subito come i raggi X sarebbero stati indispensabili per lamedicina, tanto da adoperarsi per portare un' apparecchiatura anche sul fronte,durante la Prima guerra mondiale - ricorda Nadia Pastrone dell' Infn di Torino -.Quando siamo in una Pet non pensiamo di essere sotto lo stesso cristallo cheutilizziamo per l' esperimento "Cms" dell' acceleratore di particelle Lhc al Cern - dicui lei è stata coordinatrice italiana, ndr - e tuttavia medicina e fisica sono dasempre strettamente correlate. E questi intrecci sono raccontati nella mostra, dalleprime scoperte fino alle ultime "rivoluzioni", come l' adroterapia - che utilizza fasci diparticelle che puntano al tumore con altissima precisione - e l' imaging in 3D,passando per la robotica e l' Intelligenza Artificiale, con cui riconoscere lo stato d'animo di un essere umano e, inaspettatamente, affrontare anche l' arte». L'«Uomovirtuale» dedica infatti uno spazio agli studi con raggi X e Tc sul crocefisso diDonatello della chiesa di Santa Maria dei Servi a Padova eseguiti dal Centroconservazione e restauro de La Venaria Reale, l' unico in Europa ad avere unapparato radio-tomografico per questi scopi. E a giugno il Neuroscience InstituteCavalieri Ottolenghi dell' Università di Torino porterà in mostra il suggestivo«Anatomage table», un corpo riprodotto in 3D - usato nelle serie «tv Bones» e«Grey' s Anatomy» - grazie a cui esplorare ogni parte di noi stessi. BY NC ND ALCUNIDIRITTI RISERVATI.

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07/05/2019

Argomento: Sanità nazionale

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Sos protesi al seno, il ministro valuta il ritiro

SALUTE GRILLO INTERVIENE SUL CASODELLA DONNA MORTA 12 ANNI DOPO L'IMPIANTO ROMA «STO prendendoseriamente la questione: non solo hochiesto al Consiglio superiore di sanitàun parere articolato su come approcciarela questione, ma ho chiesto anche diaccelerare, perché entro fine maggiovorrei riuscire a predisporre tutti gli attinecessari». È la risposta del ministrodella Salute, Giulia Grillo (nella foto), sulcaso di una donna morta al PoliclinicoUmberto I per una rara forma di cancro,il linfoma anaplastico a grandi cellule,che sembrerebbe collegato a unparticolare tipo di protesi al seno,prodotta e diffusa dalla società UsaAllergan. La protesi le era stataimpiantata 12 anni fa. «La decisione omeno di ritirare dal commercio questeprotesi - ha proseguito Grillo - verrà presa in base al parere che ci fornirà il Consigliosuperiore di sanità e, se dal punto di vista giuridico ci sarà questa necessità,chiederemo un parere anche al Consiglio di Stato». IL TEMA per il ministro è «moltoserio e, senza fare allarmismi perché si parla di casi rarissimi, è assolutamentecorretto alzare l' attenzione e informare adeguatamente sia chi già ha avutoimpiantata questa protesi sia chi, soprattutto, nel futuro abbia intenzione di farlo.Perché per quanto il rischio sia basso, come per i farmaci, esiste ed è giusto che,specialmente quando si tratta di un intervento voluttuario - ha concluso il ministro -si sappia bene che può esserci anche questo rischio». Intanto giovedì e venerdì aFirenze è in programma Cracking cancer, forum alla Fortezza da Basso sulla lotta alcancro, rivolto a clinici, ricercatori scienziati, esperti di farmaci e imprese delsettore.

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07/05/2019

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Una detective contro l' AlzheimerMICHELE FARINA

Nel mondo scientifico Lamezia Terme haun posto speciale sulla mappa dei centriche studiano e curano le malattie delcervello umano. Il merito è di una donnapreparata e appassionata che ha fondatoe dirige il Centro regionale dineurogenetica. La neurologa AmaliaBruni, 64 anni splendidamente compiuti,è tra «i detective» che nel 1995 hannoindividuato, dopo un decennio diromanzesche ricerche in collaborazionecon diversi istituti, la presenilina-1: il«gene» più diffuso dell' Alzheimer. Èvero che la forma più frequente didemenza ha una «origine» geneticasoltanto nel 2-3 per cento dei casi. Ma èproprio dal loro studio che sono scaturitemolte delle conoscenze di cuidisponiamo oggi sulla malattia checolpisce almeno 600mila persone solo inItalia. La dottoressa Bruni è una checammina controvento. Membro delcomitato scientifico dell' Istitutosuperiore di sanità, presidente eletto della SinDem (società italiana di neurologiadelle demenze), a Lamezia guida una squadra di esperti e operatori che lavorano inun' ala dell' ospedale Giovanni Paolo II. Cinque anni fa, quando l' abbiamoconosciuta, la dottoressa era preoccupata per la fuga dei cervelli e la scarsarilevanza attribuita alla ricerca scientifica in Calabria (e più in generale in Italia).Come siamo messi oggi? «Peggio. È sempre più difficile trattenere i giovani capaciche le università continuano a formare. Dalle amministrazioni pubbliche si fa faticaad avere i soldi per acquistare materiali di laboratorio, figuriamoci per finanziareprogetti di ricerca. Che sono investimenti a lungo termine, è vero, ma costituisconol' unica speranza di un futuro possibile». Però il vostro centro continua a lavorare...«La buona notizia è la fatica che si fa tutti i giorni: c' è ancora qualcuno tra questigiovani che nonostante tutto (e "nonostante" sarebbe da scrivere a carattericubitali) ha deciso di restare, di continuare a crederci. Il risultato è che un centrocome il nostro vive grazie a una larga fascia di precariato non ancora strutturato. Esulla carta c' è un percorso che deve ancora essere completato». Quale percorso?

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Quello per essere finalmente considerati Irccs. In Italia ci sono tre tipi di realtàriconosciute come enti di ricerca: le università, il Cnr e gli Istituti di ricerca e cura acarattere scientifico, gli Irccs appunto. L' unica cosa che può dare speranza e futuroal nostro centro è che venga inserita all' interno di questo circuito nazionale degliIrccs». E a che punto siete? «Come in un matrimonio: abbiamo avviato i preliminari,poi i corteggiamenti. Adesso i vari enti decisori (i parenti degli sposi) sembrano tuttid' accordo. Ma come al solito le pubblicazioni dei matrimoni, le questioniburocratiche, le carte, sono le cose più complicate». Servirà anche una dote...«Speriamo che si arrivi alle nozze con una dote da parte della Regione Calabria, chevuole salvare questa struttura in maniera definitiva». Che cosa fa il vostro centro?«Si occupa di malattia neurodegenerative, in particolare di demenze. Lo faprendendo in carico i pazienti e dunque anche i familiari, anche con iniziative dinatura sociale, come gli Alzheimer Caffè o il centro diurno che abbiamo creato annifa, pur nel vuoto di una regione che continua a programmare sulla carta ma fatica aconcretizzare. A Casa Alzal riusciamo a offrire un' accoglienza e un servizio di naturanon solo sanitaria ma anche sociale». E poi c' è la ricerca. «Che rimanefondamentale. Vediamo pazienti che vengono da tante parti. Ma siamointeressatissimi al dna della popolazione calabrese, che è particolare e variegato. Unesempio recente: c' è un gene coinvolto nell' Alzheimer di tipo genetico, l' App(proteina precursore della beta amiloide), di cui abbiamo identificato una mutazioneche nel mondo stiamo descrivendo solo noi, e che si è originata proprio in Calabria.Questi studi non hanno un sapore localistico ma diventano scienza, patrimonio ditutti». Negli ultimi anni la ricerca nel campo delle malattie neurodegenerative haregistrato tanti progressi ma anche molte delusioni. Si avverte quasi una sorta dipessimistica stanchezza... «Sono malattie complesse, ognuna nella sua specificità,con quadri clinici molti diversi e patogenesi che non sono state ancora comprese deltutto. Diciamo che nella ricerca c' è stata una semplificazione eccessiva a fronte diuna complessità della malattia che non è stata studiata a sufficienza». Però... «Peròla ricerca è senza ombra di dubbio l' unico strumento che dà la speranza di unfuturo. È sbagliato ridurre la malattia di Alzheimer al suo aspetto sociale. Perché èpiù che giusto che noi diamo a pazienti e famiglie l' afflato di una collettività interache li sostiene. È necessario combattere lo stigma, cercare di "normalizzare" il piùpossibile la vita delle persone affette. Ma dobbiamo sempre pensare che siamo difronte a una malattia». C' è qualcuno che lo dimentica? «Di fronte a certe operazioniculturali, c' è chi può pensare che non valga più la pena di investire in ricerca e inmedicina. Tanto vale assumere solo assistenti sociali...». Sociale e sanitario devonoandare a braccetto. «Certamente. Senza dimenticare che le malattieneurodegenerative sono patologie. Il fatto che siano molto frequenti non vuole direche non lo siano. È come un' epidemia di varicella. Tutti hanno la varicella. Ma non sitratta di una cosa normale, si tratta di una malattia. Questo vuole dire, per esempio,che le diagnosi devono essere fatte. Ci sono medici che continuano a non voler farele diagnosi, magari anche perché non le sanno fare. "Tanto che cosa cambia?",dicono. Cambia l' epidemiologia, cambia il quadro clinico, e la possibilità di risposteadeguate». L' Alzheimer fa meno paura di prima? La società è più pronta a farvifronte? «Resta ancora il problema dello stigma. In qualsiasi classe sociale. Compresa

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la classe dei medici: ci sono quelli che non vogliono affrontare la malattia dei lorostessi genitori. Dicono: "E se anche abbiamo la diagnosi, poi che cosa facciamo? Checosa cambia? Cambia che a mio padre tolgono la patente...". Insomma, ècomplicato. Ma passo dopo passo, si va avanti. Tenendo insieme la medicina e lanormalità del vivere». Amalia Bruni è fatta così. Rigore e passione. Una checammina controvento. Ma non smette di camminare.