2007-05-19

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LA MIA SCELTA DARIO VOLTOLINI SAREI OO7 O MEGLIO SAREI ME S e io mi creassi un avatar su Second Life, cosa sarebbe? Quali caratteristi- che avrebbe? A tut- ta prima mi è venuto da dire: creerei (mi ricreerei) come agente segreto 007, nel senso di James Bond, ma rigorosa- mente in versione Connery. Cosa c'è di meglio per una se- conda identità di un agente segreto? E cose c'è di meglio per una seconda identità, tanto manifestata e pubbli- ca, di un agente segreto fa- mosissimo, che tutti conosco- no? Un agente segreto pale- se, un agente segreto per niente segreto. Una seconda vita non certo più nascosta della prima vita, anzi proba- bilmente - data la moltiplica- zione orizzontale operata dai contatti in rete - molto più pubblica, molto più di re- lazione. Però la verità è che se io mi creassi un avatar, se io vera- mente volessi ricrearmi come avatar, onestamente direi che mi creerei per quello che sono e che non riesco a essere nella prima vita. Mi spiego. A me, e credo a molti di noi, pare di non stare veramente vivendo. A me pare di stare inscenando una parte, o più parti, nessuna delle quali è veramente La Mia Vita. Un senso di angoscia percor- re le nostre vite, o perlomeno la mia, perché qualcosa non quadra, non collima, non combacia. Siamo noi e imper- soniamo qualcuno di legger- mente (o pesantemente) di- verso da noi. Allora forse vorrei questo: vorrei sbattere tutta l'apparenza e la mistifi- cazione della vita che faccio su qualche diavoleria infor- matica e restare avatar di me stesso, magari, se possibi- le, nel mondo reale. Se ciò proprio non fosse possi- bile, allora sceglierei un ava- tar chiamato Me. Su Second, o Third Life, va bene uguale. SECOND LIFE Il fu Pirandello rinasce nel web ARTE Morandi ritrovato La monografia contrastata di Arcangeli VALLORA P. III GIANFRANCO MARRONE Dopo il global war- ming, c’è second life. Volendo stilare una classifica degli ar- gomenti oggi più discussi sui media e nei salotti, per le stra- de e nelle aule scolastiche, al bar e nei consessi accademici, ecco che cosa sarebbe certa- mente in testa. Se per quel che riguarda il primo tema non è necessario chiedersene la ra- gione, per il secondo infastidi- sce e attrae un tale successo sociale e mediatico. Questa specie di pirandellismo di mas- sa o, se si vuole, di robinsoni- smo informatico appare agli occhi del passante o dello stu- dioso come qualcosa di estre- mamente originale e al contem- po di terribilmente déjà-vu. Ab- bandonare la «solita» identità, e la routine quotidiana che ne deriva, per inventarsene di nuove! Una seconda vita: come quella degli amanti clandesti- ni, di Mr. Hide, dei quattordi- cenni brufolosi che sospirano sulle pagine del diario scolasti- co, dei giovani rampanti in ges- sato blu che la notte si avventu- rano nei sordidi, fascinosi me- andri delle metropoli «che non dormono mai»... Ma cos'è second life? Ricor- diamolo brevemente a vantag- gio di chi, avrebbe detto Caro- sio, si fosse messo solo adesso in collegamento. Per farlo, il bel libro di Mario Gerosa (Se- cond life, con intr. Matteo Bit- tanti, Meltemi, pp. 256, 20,50) si rivela promemoria essenziale e guida chiarificatri- ce. Second life è una specie di gi- gantesca comunità di utenti di Internet che, facendo ricorso a una serie di fenomeni tecno-so- ciali già ampiamente sperimen- tati (videogiochi di ultima ge- nerazione, creative commons, realtà virtuale, giochi di ruolo, open source, web interattivo e simili) in qualche modo li tra- scende per produrre un mon- do virtuale che è al tempo stes- so uguale e opposto al nostro. Mastodontica piattaforma in- formatica progettata dal Lin- den Lab di San Francisco (do- ve ancora risiedono i gigante- schi server che ospitano miliar- di di file) e immessa in rete nel giugno 2003, second life contie- Tendenze Crearsi un’altra identità: un gioco, un affare, una sfida del pensiero p CLASSICA Rossini e Paganini Lettere e biografie, furori e violini CAPPELLETTO-PESTELLI P. IX DIARIO DI LETTURA Dacia Maraini a Teheran La straordinaria Lolita, Conrad e la Deledda ZUCCONI P. XI FULMINI NICO ORENGO [email protected] UNA FIERA SENZA SGARBI TUTTO libri Sul fenomeno che divampa in Internet, entrare in un mondo virtuale e inventarsi un «doppio», esce da Meltemi il saggio di Mario Gerosa «Second life» LA STAMPA SABATO 19 MAGGIO 2007 PAGINA I Continua a pag. II Che faccia di tolla (lamiera) ha Vittorio Sgarbi. Dice: «Si potrebbe allungare il periodo della Fiera con tre giorni a Milano, per esempio, e collocare lì gli incontri con gli scrittori, molti dei quali gravitano proprio in questa città». Piatto ricco mi ci ficco, la Fiera del Libro va bene e Sgarbi chiede per Milano «un risarcimento». Ma così dimostra, o fa finta, di non aver capito lo spirito della «festa» che è una grande libreria inseparabile da incontri e dibattiti con gli autori, domiciliati o meno a Milano. Varrà la pena di chiudere le orecchie alle sirene. A Milano si lasci Sgarbi e Vittorio. SETTIMANALE LEGGERE GUARDARE ASCOLTARE NUMERO 1564 ANNO XXXI [email protected] W

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Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - I - 19/05/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/01 - Autore: STEGAR - Ora di stampa: 18/05/07 18.14

LA MIASCELTA

DARIOVOLTOLINI

SAREI OO7O MEGLIOSAREI ME

Se io mi creassi unavatar su SecondLife, cosa sarebbe?Quali caratteristi-che avrebbe? A tut-

ta prima mi è venuto da dire:creerei (mi ricreerei) comeagente segreto 007, nel sensodi James Bond, ma rigorosa-mente in versione Connery.Cosa c'è di meglio per una se-conda identità di un agentesegreto? E cose c'è di meglioper una seconda identità,tanto manifestata e pubbli-ca, di un agente segreto fa-mosissimo, che tutti conosco-no? Un agente segreto pale-se, un agente segreto perniente segreto. Una secondavita non certo più nascostadella prima vita, anzi proba-

bilmente - data la moltiplica-zione orizzontale operatadai contatti in rete - moltopiù pubblica, molto più di re-lazione.Però la verità è che se io micreassi un avatar, se io vera-mente volessi ricrearmi comeavatar, onestamente direiche mi creerei per quello chesono e che non riesco a esserenella prima vita. Mi spiego.A me, e credo a molti di noi,pare di non stare veramentevivendo. A me pare di stareinscenando una parte, o piùparti, nessuna delle quali èveramente La Mia Vita.Un senso di angoscia percor-re le nostre vite, o perlomenola mia, perché qualcosa nonquadra, non collima, noncombacia. Siamo noi e imper-soniamo qualcuno di legger-mente (o pesantemente) di-verso da noi. Allora forsevorrei questo: vorrei sbatteretutta l'apparenza e la mistifi-cazione della vita che facciosu qualche diavoleria infor-matica e restare avatar dime stesso, magari, se possibi-le, nel mondo reale.Se ciò proprio non fosse possi-bile, allora sceglierei un ava-tar chiamato Me. Su Second,o Third Life, va bene uguale.

SECONDLIFEIl fuPirandellorinasce nelweb

ARTEMorandiritrovatoLa monografiacontrastatadi ArcangeliVALLORA P. III

GIANFRANCOMARRONE

Dopo il global war-ming, c’è second life. Volendostilare una classifica degli ar-gomenti oggi più discussi suimedia e nei salotti, per le stra-de e nelle aule scolastiche, albar e nei consessi accademici,ecco che cosa sarebbe certa-mente in testa. Se per quel cheriguarda il primo tema non ènecessario chiedersene la ra-gione, per il secondo infastidi-sce e attrae un tale successo

sociale e mediatico. Questaspecie di pirandellismodimas-sa o, se si vuole, di robinsoni-smo informatico appare agliocchi del passante o dello stu-dioso come qualcosa di estre-mamente originale e al contem-po di terribilmentedéjà-vu. Ab-bandonare la «solita» identità,e la routine quotidiana che nederiva, per inventarsene dinuove!Una seconda vita: comequella degli amanti clandesti-ni, di Mr. Hide, dei quattordi-cenni brufolosi che sospirano

sulle pagine del diario scolasti-co, dei giovani rampanti in ges-sato blu che la notte si avventu-rano nei sordidi, fascinosi me-andri delle metropoli «che nondormonomai»...Ma cos'è second life? Ricor-

diamolo brevemente a vantag-gio di chi, avrebbe detto Caro-sio, si fosse messo solo adessoin collegamento. Per farlo, ilbel libro di Mario Gerosa (Se-cond life, con intr. Matteo Bit-tanti, Meltemi, pp. 256,!20,50) si rivela promemoriaessenziale e guida chiarificatri-ce.Second life è una specie di gi-gantesca comunità di utenti diInternet che, facendo ricorso auna serie di fenomeni tecno-so-ciali già ampiamente sperimen-tati (videogiochi di ultima ge-nerazione, creative commons,realtà virtuale, giochi di ruolo,open source, web interattivo esimili) in qualche modo li tra-scende per produrre un mon-do virtuale che è al tempo stes-so uguale e opposto al nostro.Mastodontica piattaforma in-formatica progettata dal Lin-den Lab di San Francisco (do-ve ancora risiedono i gigante-schi server che ospitanomiliar-di di file) e immessa in rete nelgiugno 2003, second life contie-

TendenzeCrearsi un’altra identità:un gioco, un affare, una sfida del pensiero

p

CLASSICARossinie PaganiniLetteree biografie,furori e violiniCAPPELLETTO-PESTELLI P. IX

DIARIO DI LETTURADacia Marainia TeheranLa straordinariaLolita, Conrade la DeleddaZUCCONI P. XI

FULMININICO ORENGO

[email protected]

UNA FIERASENZA

SGARBI

TUTTOlibri

Sul fenomenoche divampain Internet,entrare inun mondovirtualee inventarsiun «doppio»,esce daMeltemiil saggio diMario Gerosa«Second life»

LA STAMPASABATO 19 MAGGIO 2007

PAGINA I

Continuaa pag. II

Che faccia di tolla (lamiera) ha Vittorio Sgarbi. Dice: «Sipotrebbe allungare il periodo della Fiera con tre giornia Milano, per esempio, e collocare lì gli incontri con gliscrittori, molti dei quali gravitano proprio in questacittà». Piatto ricco mi ci ficco, la Fiera del Libro va benee Sgarbi chiede per Milano «un risarcimento». Ma cosìdimostra, o fa finta, di non aver capito lo spirito della«festa» che è una grande libreria inseparabile daincontri e dibattiti con gli autori, domiciliati o meno aMilano. Varrà la pena di chiudere le orecchie alle sirene.A Milano si lasci Sgarbi e Vittorio.

SETTIMANALELEGGEREGUARDAREASCOLTARENUMERO 1564ANNO [email protected]

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Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - II - 19/05/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/02 - Autore: STEGAR - Ora di stampa: 18/05/07 18.14

Capita continua-mente di ricono-scere nell’inglesetante parole fami-liari, al punto che

ci sembra una delle linguetra le meno difficili da tra-durre. Ma è una facilitàspesso apparente, che celadei pericoli. Facciamo difat-ti di frequente degli erroriperché cadiamo senza accor-gercene nel tranello delle fal-se equivalenze, dei cosiddet-ti «falsi amici». «A saneidea» non significa un’«ideasana»,ma«sensata». «A lu-natic proposal» non signifi-ca una proposta lunatica,bensì stravagante, assurda,folle. Se ti imbatti inun’espressione come «toadvert to a problem» cadi inerrore se traduci con «avver-tire», perché il verbo signifi-ca «rivolgere l’attenzione».E«ambulatory»non vuol di-re ambulatorio ma ambula-cro. I «climatic events» nonsono eventi climatici, maquelli «di importanza cre-scente». «Commotion» nonsignifica commozione, maconfusione, baraonda. Inuna casa editrice l’«editor»non è l’editore, bensì il redat-tore, il curatore di un’opera.E se dico di un tale che è «avery educated person» nondico che è una persona mol-to educata ma molto colta.Con«my firm»non indico lamia firma, ma la mia ditta,la società in cui lavoro.Quasi sempre gli equivoci sispiegano con la diffusionedella lingua latina in territo-rio anglosassone, che ne co-stituisce un patrimonio ric-chissimo. Senza contare ilgran numero di parole fran-cesi penetrate in seguito ol-treManica, e che hanno con-feritouna indelebile coloritu-ra romanza all’inglese. Tal-volta lamatrice latina è con-servata meglio che da noi.Un qualcosa che incute spa-vento in inglese si dice «for-midable», da formido«pau-ra, spavento», mentre il no-stro «formidabile» si è allon-tanato non poco dal signifi-cato latino.

PAROLEIN CORSO

GIAN LUIGIBECCARIA

L’INGLESEQUANTE

TRAPPOLE

LA POSTA DI CARLO FRUTTERO

EINAUDITRE NUOVE

SCOMMESSE

Le annuncia Ernesto Franco, direttore generale della casaeditrice: dalla «riscoperta» di Céline, Kawabata e Benjamin

a ET Pop, costola dei tascabili affidata a Stefano Bartezzaghi,al viaggio (luoghi, miti, arte, leggende e anche notizie utili)

SCRIVERE ACarlo Fruttero, Tuttolibri-La Stampa, via Marenco 32, 10126 Torino [email protected]

ne ormai quasi sei milioni dipersone che provano in tutti imodi a realizzare il comunesogno segreto di una vita fat-ta a loro immagine e dimen-sione.

Chi entra a far parte diquesto mondo, come sempli-ce visitatore o vero e proprioresidente, deve innanzituttodotarsi di un avatar, una sor-ta di altro se stesso con il qua-le iniziare la vita nova: devedarsi un nome e un cognome,un'età e un sesso; deve co-struire le proprie caratteristi-che fisiche (capelli, naso, boc-ca, colore della pelle...) addi-rittura scegliendo se averefattezze umane o, poniamo,animali. La lingua no: in se-cond life si parla solo inglese.Una volta autocostruita

quest'identità fittizia (non sen-za un valevole aiuto pratico delsistema, che fornisce ai menoesperti un ricco catalogo diparti del corpo già disegnate,da montare insieme a piaci-mento come Frankenstein), sidiverrà finalmente riconoscibi-li e individuabili, come si dice,

inworld. Appena lì, oltre a ver-sare dieci dollari mensili ai ge-stori del sistema, occorre darsiun preciso stile di vita. Si puòdecidere per esempio di adot-tare una forma di vita contem-plativa, fantasiosa, estetizzan-te, e diventare artisti di grido

(pittori, musicisti, architet-ti...). Musei e concerti da quelleparti abbondano. Oppure sipuò scegliere la via contraria,quella del lavoro ostinato e delguadagno sicuro, ora commer-ciando oggetti virtuali inventa-ti di sana pianta per le più sva-riate funzioni, ora facendocompra-vendita di immobili(sì, avete letto bene: immobili),case, terreni, interi palazzi, ad-dirittura isole. Per questo, insecond life circola il linden dol-lar, anche se molti preferisco-no operare transazioni con va-lute reali. E c'è anche chi è riu-scito a diventare molto ricconella prima vita grazie all'in-gente giro di affari svolto nellaseconda. Così, diviene un po'difficile, e forse inutile, distin-guere fra mondo fittizio e mon-do concreto, fra esperienze lu-diche e pratiche seriose: sonogià molte le marche globali che

hanno aperto loro sedi ufficialiin second life, come anche agen-zie giornalistiche e di pubblici-tà. (La casa editrice del libro,per esempio, ha appena lancia-to un concorso per il design del-la propria sede virtuale in se-cond life).

Il progetto architettonico eil design - spiega Gerosa, ched'architettura digitale si occu-pa da tempo - sono fra le attivi-tà più richieste in quel curiosoambiente, dove per definizionesi tratta di pensare e renderetangibili forme di esistenza ed'esperienza alternative, dun-que spazi e oggetti che possanoin qualche modo favorirle, senon addirittura permetterle.Uno dei problemi di base di que-sto «metaverso» che, dicono or-mai in molti, non può essere de-finito mediante la categoria ras-sicurante del gioco, è quello diincoraggiare nuovi modelli dipensiero che diano luogo a effet-tive nuove forme di esistenza.Da una parte, infatti, l'esperien-za in second lifeè assolutamente

libera, lasciata alla gestione e al-la fantasia del singolo utente.D'altra parte gli avatar in rete -dietro i quali mal si celano atto-ri sociali in carne e ossa - pensa-no e agiscono sulla base di mo-delli estetici ed etici spesso ste-reotipati, banali, quando nonaddirittura pericolosi e antiso-ciali. La libertà e la fantasia delsingolo, come di solito accade,fanno riferimento a un serbato-io d'icone e di simboli molto pre-

ciso, per lo più condiviso dagliutenti inworld. È l'immaginariomediatico che miscela la fanta-scienza neogotica e i videogio-chi gommosi, l'intellettualismodiMatrix e l'intramontabile sa-do-maso, il cyberpunk e il mini-malismo nipponico.

Così, mentre riaffiora con se-cond life l'ennesima disputa tral'entusiasmo acritico degli inte-grati e l'accigliata sospettositàdegli apocalittici, riesce possibi-le cogliere la sfida intriganteche questo universo nato perscherzo, programmaticamenteanarchico e informaticamenteelitario, sta proponendo oggi, ol-tre che a designer e architetti,ad artisti globali e brand mana-ger, a pensatori metafisici e stra-teghi del mercato: come imma-ginare, non direttamente unaseconda vita, ma, più a monte,un modo sensato per pensarla epraticarla? Da qui l'amletico di-lemma (Hamlet è fra i nomi piùdiffusi in second life): lasciarsitrasportare dall'immediato,adolescenziale desiderio d'eva-sione dalla quotidianità, oppureapprofittare di questo imbaraz-zante fenomeno per provare ariproporre in modo progettualela scommessa intellettuale delmai dimenticato Mattia Pascal?(Anche Pirandello è un nomemolto diffuso, laggiù).

I parentidi DumasGentile Fruttero, ho approfittato degliultimi «ponti» per fare una gita nellaFrancia del Sud che non conoscevo (èbellissima e il paesaggio è molto menosconciato che da noi). In un albergo vecchioma niente di storico dalle parti diMontpellier, ho trovato in un corridoio unoscaffale con una fila di vecchi libri, da cuiho pescato a caso il romanzo di MauriceDekobra «La gondole aux chimères». Némia moglie né io avevamo mai sentito

parlare di questo autore, che però nel 1926(data di pubblicazione) doveva essereceleberrimo, poiché in fondo al volume unapagina annuncia che i suoi romanzi«cosmopolites» hanno venduto in tutto ilmondo 2 milioni e mezzo di copie.Al libro ho dato una sfogliata e mi è parsoridicolo, con questa lady scozzesedissoluta ma buona che intriga fra variecittà, Venezia in testa. Ma mi ha colpito unparticolare: anche qui, come nel «Codice daVinci», la parte dei cattivi che complottanochissà poi che cosa, tocca a un ordinereligioso, i gesuiti, invece che all'Opus Dei.A me sembra strano, ma vorrei la suaopinione, se può darmela. Riccardo Boselli, Bergamo

Caro signor Boselli, niente di «stra-no». Conosco solo di nome Maurice Deko-bra ma immagino appartenga a quella ca-tegoria di romanzieri di scorrevole pen-na imparentati alla lontana con Dumas,di cui ogni epoca o generazione sembraaver bisogno, assetata com'è di «verità»più o meno emozionanti sul potere. Ri-chelieu e i suoi manutengoli, i gesuiti, gliugonotti, i massoni, gli ebrei, la Cia,l'Opus Dei, il Kgb, i templari e altre innu-merevoli sette e congreghe tutte impe-gnate a tramare nell'ombra. Trame perlo più dozzinali e altamente inverosimili,d'accordo; ma non dimentichiamo neiPromessi sposi il colloquio tra il Conte zioe il Padre Generale dei Cappuccini, dove

a mezze parole per sottili, ipocrite allusio-ni, si decide di spedire a Rimini lo scomo-do fra' Cristoforo. In realtà, cosa sappia-mo noi gente comune del funzionamentodel potere? Abbiamo per fantasticare icosiddetti «poteri forti», entità che si pre-sta a qualsiasi sospetto; abbiamo i «servi-zi», segreti ma immancabilmentedeviati;abbiamo la collusione di «terzo livello»con mafia e camorra; abbiamo la pacchiainesauribile del Vaticano con le sue occul-te ramificazioni passate e presenti.

Chissà cosa c'è veramente dietro Ca-millo Ruini? E chi mai muove i fili del car-dinale Bagnasco? Dekobra, o chi per lui èlì che affila il suo laptop.

CarloFruttero

Ernesto Franco, direttore editoriale dell’Einaudi

Segue da pag. I

Post Fiera del Libro.Tra contentezza e po-lemiche (ai vertici, ecostruttive, pare).«Abbiamo visto anco-

ra più ragazzi del solito» notaErnesto Franco. Su queste basirelativamenteottimistiche si ri-parte. E per l’Einaudi, primatappa di una nostra breve rico-gnizione tra grandi editori, la ri-presa è segnata in particolareda «tre nuove serie, tre appun-tamenti che sono qualcosa dipiù di uno o di tanti libri», esor-disce il direttore editoriale divia Biancamano, conducendocia grandi linee sino all’autunno.

«LETTURE EINAUDI»Novità, riproposte, nuove edi-zioni del classici del ’900, maniente di accademico (grafica acolori sgargianti insoliti per latradizione dello Struzzo che pe-raltro è stato un precursore dilibro+dvd e con Manituana haaperto alla grande sul web) perla prima e fondamentale nuovacollana. Dalle prime tre uscite,chiara l’importanza dell’opera-zione: Rigodon di Céline, conse-gnato a Gallimard poche ore pri-ma di morire. Da un trentennionon più uscito isolatamente,prefatore Massimo Raffaeli; diKawabataLa banda di Asakusa,in presa diretta i primi anni 20nella Montmartre di Tokyo,mai uscito in Italia, a cura di Co-stantino Pes; due Benjamin (delquale l’editrice torinese pubbli-ca tutta l’opera): Immaginidi cit-tà, ben noti scritti di viaggio cuisono aggiunti 4 testi su Napoli,Ibiza, Parigi e Marsiglia, accom-pagnamento di Magris e Infan-zia berlinese. In futuro Breton,Beckett, Borges, Musil, Sabàto,Queneau, Cortazar. «I classici

del momento; in un’epoca che sidice senza padri, i padri - sostieneErnesto Franco - delle ultime ge-nerazioni di scrittori, la radicedelle varie forme letterarie di og-gi».

«REBUS»Una costola dei tascabili ET Popaffidata a Stefano Bartezzaghi.Dove il fantastico coltissimo enig-mista riprende, totalmente rima-neggiata, quella Posta in giococomparsa per 13 anni su TTLmentre torna, autrice l’insegnan-te Ersilia Zamponi, il singolare IDraghi locopei,null’altro che l’ana-gramma di «giochi di parole» per-ché «le parole non sono solo og-getti ma dentro ogni parola c’è unmondo, la galassia della fantasianascostanei nostri dizionari».

«GEOGRAFIE»Altra collana, altro approccio alviaggio, sempre in tascabile, perl’autunno.Dove vai, dove sei anda-to, luoghi, miti, arte, leggende eanche notizie utili. Si inizia con leVacanze etiche, 300 luoghi di turi-smo responsabile; seguirannol’Egitto di Bongioanni, la Lisbonadi Pessoa, la Cuba di Manara.Viaggi reali e virtuali (che diffe-renzac’è, ormai?).

PARIANI-VASSALLIDoveroso riconoscere questa sta-gione particolarmente felice pervia Biancamano e il suo deus exmachina anche per l’arrivo di unmannello di star. Dopo Il fonda-mentalista riluttante di MohsinHamid (mentre si attendono Lesbienveillantes, esordio clamorosodi Jonathan Littell in Francia, ledeliziose Piccole memorie di Sara-mago, la traduzione dal turco delLibro nero, un grande giallo di Pa-muk su Istanbul prima di Istan-

bul), tra gli autori italiani è immi-nenteDionon ama i bambini, nellaBaires tragica degli immigrati ita-liani nel primo ’900: «Forse il li-bro più importante della Pariani»a giudizio di Ernesto Franco che(confermata la Parrella nella scu-deria Einaudi) punta poi molto suL’Italiano di Vassalli (occasioneper rileggere l’omonimo di Bolla-ti?) «una sintesi di 20 anni di lavo-ro dell’autore dellaChimeraattor-no ai nostri difetti endemici», in 11storie paradigmatiche (anche unincontro-scontro tra Togliatti eAdriano Sofri). Entrambi per Sti-le Libero, altri due titoli impegna-tivi: l’intervista di Severino Cesa-ri alla Rossanda sul ’68 (che diràancora?) eNelle mani giuste di DeCataldo, ovvero i nuovi criminaliil cui progetto, tragicamente in at-to, è quello di «prendersi l’Italia».

POI QUEL LUZZATTO...Colonna dello Struzzo, la saggisti-ca. Alle porte, Storia e destino, diAldo Schiavone: l’uomo e la tecni-ca, i nuovi confini della civiltà. Piùavanti «una storia epica della Gre-cia e di Roma», temi cari all’Ei-naudi, nella robusta ricognizionedelMondo classico dell’oxfordianoRobin Lane Fox e La matematicadei due insigni studiosi ClaudioBartocci e Piergiorgio Odifreddi,quest’ultimo il «grande discusso»del momento.

Conoscendolo, non lo sarà for-se di meno Sergio Luzzatto a otto-bre, con Padre Pio, l’Altro Cristo,raccontato attraverso documentiinediti, quale fenomeno storiconell’Italia dal dopoguerra agli An-ni 50. Come ne uscirà il veneratis-simo prete con le stimmate? I ri-cercatori e con loro gli editori,quando sono bravi, sono fatti an-che per dare «scandalo».Non gra-tuitamente, in questo caso.

Un universo paralleloin cui ognuno designail proprio «avatar»,quello che davverovorrebbe diventare

Sono già sei milionicoloro che praticanouna vita immaginaria:sogni dell’adolescenzao stereotipi mediatici?

Tutti Pirandello conSecondLifep

MIRELLAAPPIOTTI

Agenda TuttolibriSABATO 19 MAGGIO 2007

LA STAMPAII

PROSSIMAMENTE

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Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - III - 19/05/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/03 - Autore: STEGAR - Ora di stampa: 18/05/07 18.14

IL LIBRO

Giorgio Morandi ritratto nel 1964 da Ugo Mulas (nella foto piccola Francesco Arcangeli)

MARCOVALLORA

C'è un'immagine lancinante,in questa nuova edizione del leggenda-rio Morandi di Francesco Arcangeli,che riesce da Allemandi. E' la fotogra-fia d'una pagina autografa di appunti,una «scaletta» ritrovata tra le lagri-mose carte di Strada Maggiore a Bolo-gna, ove si consumò il dramma di que-sto libro fatato, cioè segnato da un fa-to crudele. Appunto: non di appuntipreparatori si tratta, ma d'una tabula«riparatoria». Arcangeli ha lì raggela-ti e cristallizzati (e de visu, come se loguardassero fisso in faccia, minaccio-si) tutti i «comma» dell'annoso proces-so cui Morandi stesso, lapis alla mano,sottopose il suo saggio non gradito, an-zi, demonizzato. Burbere condanneed ingovernabili reprimenda, che sul-la pagina il critico tenta di esorcizza-re, neutralizzando via le voci incrimi-nate e cancellandole, con segni visto-si, con tratti violenti, liberatori: e uno,e due, e tre. Mentre una pupilla dise-gnata d'occhio nervoso, alla OdilonRedon, lo guata, nel cuore del foglio, esi stempera in una vanitosa penna dipavone. Illuso di poter riguadagnarecosì la benevolenza del Maestro offeso(accanto, infatti, leggiamo i segni evi-denti di questa naufragabile chimera:«cassato», «lasciato», «modificato»,«attenuato»). Ma non ci fu «attenua-zione» alcuna, da parte dell'inflessibi-le Morandi.

Arcangeli ne patì a vita, colpito dacrolli ed esaurimenti nervosi, perden-dovi ogni salute, sino a tentare il suici-dio («perché troppe cose avevano fat-to groppo nella mia vita») quando leporte selettive di Via Fondazza sichiusero per lui definitivamente, sinoall'incontro crudele con la salma esa-nime. E di lì, progressivamente, pa-tendo l'ostracismo odioso del mondodell'arte e l'artaudiano odore ferocedegli elettrochoc, nelle cliniche psi-chiatriche. Ma soprattutto smarren-do la fiducia in quell'entusiasmo eb-bro, che lo aveva condotto a ruscella-re, quasi fosse lava ardente, questomagmatico «capolavoro critico», inuna sola «felice estate», tra il 1960 e il'61. «Mi spiace non avere luogo (nonc'è l'ho) per discutere pubblicamentecon te: e soprattutto di non averne laforza», scrive all'amico critico-poetaParronchi, che ha giudicato severa-mente in sede di critica il libro, ma al-meno ha trovato il coraggio leale diparlarne. Perché davvero intorno alui si fa il vuoto pneumatico, per nondispiacere al Gran Vecchio Barbogio.E letteralmente, lui che soggiorna or-mai nel no man's land delle cliniche,non ha più «spazio», concreto e simbo-lico, pubblico, per dialogare: le istitu-zioni e le riviste si negano, gli amici la-titano (tranne pochi «eroi» del senti-mento, come Tassi, la Cavina o i pitto-ri Morlotti e Moreni) addirittura eglideve proporre al suo maestro Longhidi «togliersi di mezzo», quale diretto-re di museo, per non intralciare le ce-lebrazioni postume del pittore (ci so-no a vigilare, come pizzardoni luttuo-si, le pascoliane sorelle di Morandi,«così poco cechoviane», scherza ma-cabramente il Vigorelli: «non si puòfare il libro se non si passa, ahimé, sot-

to le sottane di queste tre tardone»).Ma c'è poco da scherzare. Abbiam

detto, infatti, che ancora una volta ilbersagliato Morandi di Arcangeli «ri-esce» da Allemandi, perché in fondo sitratta della quarta riesumazione, maquesta volta, miracolo, secondo la«stesura originaria inedita». Cioè conle espunzioni e le cassature e le varian-ti, anche stilistiche, finalmente riam-messe e rimontate (vero spauracchiodi Morandi. Quando si rese conto chel'esausto Arcangeli, impossibilitato dipubblicare nell'originaria veste il volu-me presso le edizioni del Milione di Mi-lano, aveva ripreso gli iniziali contatti

con Einaudi, temendo di non poter piùcontrollare il tutto, di non riuscire anegare le immagini delle sue tele e ve-der così trionfare la stesura che tantolo aveva allarmato, chiese ed ottennedai fratelli Ghiringhelli, della Galleriadel Milione, di procedere di furia aduna edizione raccorciata, viviseziona-

ta da lui e privata dell'ambizione d'es-sere la sua monografia ufficiale. Chefu delegata, nell'occasione, a Lamber-to Vitali). Ma in questa «rigorosa e ap-passionata» cura del testo da parte diLuca Cesari, come conferma l'ultimatestimone degli Arcangeli rimasta invita, la pittrice Bianca, che «per primasegnò sulla copia del Milione quali equanti passi mancano del dattiloscrit-to», grazie anche alle appendici cheraccolgono lettere e testimonianze, siha lo strazio di scoprire la ferma epi-stola, mai spedita, che Arcangeli este-nuato scrisse a Dina Morandi, comeper chiedere tregua, ma non scusa(«no, non è stato giusto. Io desidero al-meno una volta dire a Lei, in breve,molto in breve che non ho mai avuto,intenzionalmente, nessuna colpa neiriguardi di Morandi»...e la lettera di-venta pianto fluviale).

Esser deferente, sì, ma libero e«mai servile». «Qui è cominciata la vi-cenda che mi ha distrutto. Morandi fe-ce ritirare il dattiloscritto da Einaudie dichiarò che aveva messo tanto tem-po a conoscermi veramente»... pro-prio lui, che gli aveva proposto di pen-sare alla monografia, intravedendonel giovane «lo studioso destinato a so-stituire la grandezza di Longhi».«Avrei potuto sopportare che mi rite-nesse un cretino, ma che lui, che perme era stato più che un padre, mi disi-stimasse era un colpo terribile». So-prattutto, dopo la sua morte, giura,mai ne avrebbe approfittato, per riabi-litare i tagli garantiti. In fondo ancoraquest'edizione, con tutti i necessari ebenvoluti ma faticosi e laceranti tas-selli filologici, ne porta le sanguinosecicatrici.

Dalle lettere si evince meglio, nonsoltanto la posizione di Brandi, che se-condo Morandi era, insieme a Argan eMontale, il «grande offeso» di questanuova lettura critica, che «oltre a

sciocche polemiche» finiva per «defor-mare molti aspetti del mio lavoro».Ma soprattutto si chiarifica la posizio-ne di Longhi, che forse non fu così eva-siva e gesuitica, come un tempo si pen-sò - abbandonando il suo pupillo tra lespire di Morandi. E'una lettera in fon-do accorata: non lo congeda, ma gliconsiglia di rinsavire, per l'ultima vol-ta. «Prescindendo dalle impressioni diMorandi e di Ghiringelli, permettimidi parlane tra me e te».

Il vecchio Meastro è come travoltodal magma d'un testo «che c'è già, mami pare che il libro non sia ancora fat-to», e che legga soprattutto Morandicon la lente stordente di Heidegger edi Strawinsky, di Twombly e di Wols,del dada di Klee e Robbe-Grillet, obbli-gando Morandi a scoprirsi padre rilut-tante degli Informali. E'(quasi) causti-

co, come sempre Longhi, ma fulminan-te: inevitabile, di Morandi, riconosce-re la sua «solitudine accettata, o diver-samente, a furia di ambientare, sisbocconcella l'arrosto a pro' del con-torno». Certamente fu questo che ter-rorizzò il catafratto Morandi, convin-to, con sue ragioni, che Arcangeli lousasse come tornasole per provaretutti i diapason delle avanguardie, perdimostrare esistenzialisticamenteche la lettura arcadica-formalista diBrandi non resisteva più. E a ripercor-rere la lettera-carapace di Morandi alui, par di rileggere l'epistola che VanGogh inviò al suo «scopritore» Aurier:vi prego, lasciatemi stare, cercate discoprire altri pittori della modernità!

“LAPREGOSI ASTENGADA INUTILIPOLEMICHE”

FRANCESCO ARCANGELIMorandiUMBERTO ALLEMANDI & C.pp. 710, !60

Francesco Arcangeli, nato e morto aBologna (1915-1974), fu allievo diRoberto Longhi. «Morandi» è il suocapolavoro critico, scritto in una sola«felice estate», tra il 1960 e il '61. Quelladi Allemandi è la «stesura originariainedita». Cioè con le espunzioni e lecassature e le varianti, anche stilistiche,finalmente riammesse e rimontate(vero spauracchio di Morandi. Quandosi rese conto che l'esausto Arcangeli,impossibilitato di pubblicarenell'originaria veste il volume presso leedizioni del Milione di Milano, avevaripreso gli iniziali contatti con Einaudi,temendo di non poter più controllare iltutto, di non riuscire a negare leimmagini delle sue tele e veder cosìtrionfare la stesura che tanto lo avevaallarmato, chiese ed ottenne dai fratelliGhiringhelli, della Galleria del Milione,di procedere di furia ad una edizioneraccorciata, visezionata da lui e privatadell'ambizione d'essere la suamonografia ufficiale).

Grizzana, 6 novembre 1961Caro Arcangeli,

credo opportuno, ancorauna volta, per l’ultima volta,pregarLa di riconsiderare ciòche a voce, tante volte, Le hodetto e raccomandato. Di aste-nersi cioè da inutili polemichenel testo che Lei prepara per lamia monografia: particolarmen-te riguardo a Cassou, ad Argane soprattutto a Cesare Brandi.

Le faccio ancora presente co-me tutto quanto Lei scriverà sipotrà ritenere, e con ragione, co-me pienamente da me approva-to. Cosa si potrà pensare del pro-cesso, si può dire, al quale Leisottopone il testo di Brandi perla mia monografia edita da LeMonnier, testo che io allora hopienamenteapprovato e che pie-namente approvo ancora? (...)

Naturalmente, come sempreLe ho detto, Lei ha la piena li-bertà di dire quanto pensa sulmio lavoro.

I più cordiali saluti dalSuo affmo GiorgioMorandi Bologna, 12 novembre 1961

Carissimo Morandi,E’ stato Lei ad affidarmi, mol-

to tempo fa, il compito di scrive-re questa monografia su di Lei,e di questo Le sarò sempre gra-to, e mi terrò sempre onorato.Questo mi pare tuttavia noncomporti, da parte mia, rinun-zia alle mie idee, perché in talcaso non avrei mai accettatoquesto compito, anche se mionorava. (...)

Brandi pensa che le idee, el’arte, realizzandosi si modella-no su qualche cosa che è già da-to, io penso che, facendosi, rea-lizzano esse stesse un dato di ul-teriore esperienza. Sono un mo-desto seguace di Bacone, delmetodo induttivo, sperimenta-le, Brandi è un seguace della de-duzione. Brandi lo sa benissi-mo, e si stupirebbe soltanto, epenserebbe che mi è accadutoqualche cosa se, scrivendo su diLei, io dessi ragione a Lui. Pen-so, d’altra parte, che si dorreb-be gravemente d’essere taciu-to, molto più gravemente che diessere serenamente e rispetto-samente discusso.

Brandi ha simpatia per me, elo ha dichiarato recentementeanche a Gnudi (ha detto, «Ar-cangeli» è tanto caro), perchédeve aver capito che sono leale,e lo sono già stato con lui (finodalla «Situazione non improba-bile») e lo sarò sempre. Non homai secondato, né seconderòmai, il costume italiano di colpi-re alle spalle o al garretto: hosempre «marcato di spalla»,apertamente, come fanno gli in-glesi nel gioco del calcio, e comenon fanno i nostri.

Su Argan, ho già tolto la mez-za pagina che poteva dar fasti-dio, pur con grave dispiacere,non perché abbia animositàcon lui, ma perché lo ritengo, atorto o a ragione (ma su questopunto quasi tutti sono d’accor-do, ma soltanto hanno paura dilui, della sua potenza pratica edella sua capacità di far scher-ma con le idee) l’uomo attual-mente più nefasto alla nostracritica d’arte e alla nostra cultu-ra artistica.

Non è quindi «severità» chemi muove contro Brandi e Ar-gan, sono le mie convinzioni; e aquelle non posso già rinunciareperché scrivo su di Lei. (...).

Cordialmente suo FrancescoArcangeli

MORANDILOSCHIAFFOALCRITICOPREDILETTO

Il pittore gli aveva propostodi scrivere la sua monografia,intravedendo in lui «lostudioso destinato a sostituirela grandezza di Longhi»

Classico Lamonografia diArcangeli(nella stesura originaria inedita)che ilMaestro duramente contrastò

Una lettura che, secondol’artista, offendeva Brandi,Argan e Montale: una vicendache distruggerà l’autore,fino a tentare il suicidio

Lettere

Il personaggio TuttolibriSABATO 19 MAGGIO 2007

LA STAMPA III

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Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - IV - 19/05/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/04 - Autore: STEGAR - Ora di stampa: 18/05/07 18.14

ALESSANDRIA

Scienzae Letteratura= Rita Levi Montalcini,Umberto Eco e Andrea Zanzottosaranno tra gli ospiti delconvegno «Cavalcare la luce:Scienza e Letteratura», adAlessandria, dal 23 al 25maggio. Palazzo del Monferrato.

ALMESE

A Umberto Ecopremio Calcagno= Almese ricorda il 25-26maggio Giorgio Calcagno,scrittore, poeta, giornalista,scomparso nel 2004. Conrelazioni di Lorenzo Mondo,Giovanni Tesio, AlbertoSinigaglia, Ernesto Ferrero.Il 25, nella sala consiliare,Umberto Eco riceverà il premioletterario «Giorgio Calcagno»,prima edizione.

CATANIA

Minimondiper la legalità= Dal 21 al 27 maggio,Catania, prima edizione delFestival di letteratura perragazzi Minimondi. Il 23 maggio,in particolare, nel quindicesimoanniversario della strage diCapaci, sarà dedicato incontri econfronti sulla legalità.

PREMI

Marino MorettiPenna e Aurelia= Settima edizione, aCesanatico, del premio «MarinoMoretti» per la filologia, la storiae la critica nell’ambito dellaletteratura italiana dell’Otto eNovecento. Per informazioni:[email protected] ewww.casamoretti.it.Il Comune di Città della Pieve e ilcentro «Pablo Neruda»organizzano la dicianovesimaedizione del premio nazionale dipoesia «Sandro Penna». Poesiaedita e poesia inedita. Perinformazioni: 0578/299409,[email protected],[email protected].«Parlami di Aurelia» è il concorsopromosso da Regione Liguria, incollaborazione con Diabasis, perfar conoscere la Liguria lungo lastorica via. Per racconti inediti inlingua italiana. Da inviare a«Parlami di Aurelia», viad’Annunzio, 113, 16121 Genova. Ingiuria tra gli altri Giorgio Bertone,Massimo Quaini, Luigi Surdich.

pp Roberto Perronep LA LUNGAp GARZANTIp pp. 167, ! 14p ROMANZO

pp Luca Doninellip LA POLVERE DI ALLAHp GARZANTIp pp. 125, ! 12p ROMANZO

LORENZOMONDO

Luca Doninelli ha scrit-to conLa polvere di Allah un librosingolare, diverso da quelli a cuisiamo abituati: sempre desto è ilrovello morale, e la tensione reli-giosa, che si applicano tuttavia almondo turbinoso della cronacache si fa storia, mentre una nonsottaciuta componente autobio-grafica conferisce calore umanoa quello che resta indubitabil-mente un romanzo. Appartengo-no inmodo speciale alla «polveredi Allah», da cui prenderebbe vi-ta l’intero genere umano, i tre

personaggi che incarnano in que-sto travagliato passaggio di secolocerte attitudini dell’uomo musul-mano. Sono i referenti di una in-chiesta che l’alter ego di Doninelliconduce sull’«abisso di odio che in-cendia il mondo», soprattutto do-po la frattura epocale rappresenta-ta dall’abbattimento delle TorriGemelle.AMilano, Luca ha conosciuto il

libanese Naghib, lo ha ospitato acasa sua, affidandolo alle sollecitecure della madre, e adesso lo rag-giunge a Parigi, dove lavora aduna televisione araba, per riallac-ciare la vecchia amicizia, sentirese e quanto sia cambiato. E Na-ghib gli racconta, tra sornione ediffidente, la storia di due cuginisauditi, del loro contrastante desti-no. Appartengono a una famigliaricchissima, che li ha indirizzati auna fortunata carriera attraversogli studi nelle principali capitali eu-ropee. Ma deve subire la mite ri-bellione di Omar che sceglie la viadella religiosa meditazione, al Cai-ro, nell’università di al-Azhar.Altro percorso seguirà

Mohammed che, dopo un periododi agi e dissipazioni, abbandoneràle frequentazioni cosmopolite emondane, facendosi seguace di ungiovane, misterioso maestro: altoe magro, anche lui ricchissimo,buon conoscitore dell’America, se-duceva gli ascoltatori con un’altralettura del Corano, «parlava lenta-

mente e sempre a voce bassa, te-nendo lemani sospese nell’aria, co-me se le stesse appoggiando allatastiera di un pianoforte». In lui èriconoscibile Bin Laden, accantoal quale Mohammed morirà com-battendo in Afghanistan contro gliinvasori sovietici. E il cuginoOmar si trova a riflettere dolorosa-mente su questa «nuova razza dimusulmani» che sta conquistandol’Islam, uomini che non danno nes-sun senso alla vita e sono pronti adannullarla in obbedienza alla pre-sunta volontà di Dio. Il laico e di-sincantato Naghib sembra occupa-re tra i due una posizione media-na. Non può essere insensibile alfatto che tanti sconsiderati ideali-sti si siano trasformati in crimina-li, ma denuncia con foga le colpedell’Occidente. Arriva a provoca-re Luca sostenendo beffardamen-te che il fondamentalismo islamicorappresenta una reazione uguale econtraria al disarmo religioso emorale, alla rinuncia dell’Occiden-te ai suoi stessi principi. MentreLuca gli contrappone il superstiteconcetto europeo della storia, cheè apprezzamento della vita controla morte, accanita fattuale ricercadi ciò che è bene emale, verità e er-rore nella vicenda umana, al di làdi ogni rigidezza ideologica ometa-fisica.Il contenzioso resta sospeso, in

questo che è un romanzo di inter-rogazioni, piagato e incandescen-te. Resta tra i due il sentimento diuna amicizia non corrivama nean-che armata, quello espresso a suotempo (sono le pagine più accatti-vanti del libro) dalla madre di Lu-ca, educata come vecchia inse-gnante di liceo sugli «studia huma-nitatis». Piace nel romanzo il fra-seggio asciutto, che va diritto alloscopo e non si lascia tuttavia sfug-gire notazioni affettuose sulle pre-senze più umili, ordinarie e inci-dentali. Con un contrasto solo ap-

parente, che provo a spiegareprendendo a prestito la «freddez-za piena di imminenze» che Doni-nelli attribuisce al suo Naghib. Al-ludo alla sensazione, che ci accom-pagna fino al termine del roman-zo, di qualcosa che sta per accade-re, e che effettivamente accadrànel chiarimento dei fatti esteriori,della scelta diversa operata dai ra-gazzi di Riyadh. E’ una reticenzaallusiva di ordine strutturale chevale ad acuire l’attenzione del let-tore. Mentre non si scioglie l’inde-cisione sul conflitto ideale dei dueinterlocutori, in forza della suacomplessità, e della sua minaccio-sa incombenza sui giorni che ci at-tendono.

GIOVANNITESIO

Artista di talento?Mat-to da legare? Genio ribelle? Ir-regolare filantropo? Disobbe-diente cronico? «Mavaro» (omago) benefico?Maria Attanasio, una scrit-

trice siciliana che ha all'attivoalcuni titoli di poesia (tra cuiparticolarmentenotevole l'ulti-mo,Amnesia del movimento del-le nuvole) e qualcuno di prosanarrativa, nel suo ultimo ro-manzo, Il falsario di Caltagiro-ne, ricostruisce e integra la sto-ria di un marginale d'ingegno.La storia di un pittore dotato -capace di cogliere le inquietu-dini di un tempo di rinnova-mento - che preferisce sperpe-rare i suoi beni imboccando lastrada del riscatto solitariocontro l'ingiustizia.Maschere e volti per defini-

re un personaggio indefinibilecomePaoloCiulla, capace di di-chiarare in un'udienza giudi-ziaria: «Romanzo non vuol di-re bugia. Spesso la vita è più

imbrogliona di un romanzo».Da Pirandello a Sciascia, lastrada è questa. Incunearsi neldato, prendere dalla realtà do-cumentaria un tratto di vita elavorare ad una tela di strappie omissioni, interrogando ilrapporto che passa tra linguae dialetto, veridico e vero, falsi-ficazione e verità.

ARTE E MENZOGNAA partire dal primo esergo delromanzo, che rinvia a Picasso:«Oggi sappiamo che l'arte nonè verità. L'arte è la menzognache ci permette di conoscere laverità, almeno la verità conce-pibile. Il pittore deve trovare ilmododi persuadere il pubblicoche la suamenzogna è verità».Qui la falsificazione è quella

di un «falsario» dalle mani ma-giche, che fabbrica banconoteper protesta, per rivincita, perindignazione. Banconote cherecapita a persone bisognose eche affida come una pioggia be-nedetta alla buona sorte dei po-veri e dei deboli. Ma è anche la

falsificazione romanzesca diuna scrittrice che sa riscattarei mutismi dell'anagrafe e degliscartafacci.Diverso, omosessuale, sa-

turnino, anarchico, marginale,Paolo Ciulla appartiene in par-te alla storia dell'Italia unita, inparte alla storia di tutti i refrat-tari, degli irriducibili di ogniepoca: rivoltoso al tempo deiFasci siciliani, anticolonialistaal tempo degli inciuci crispini,dissidente sempre.

I POVERI INVALIDINato a Caltagirone da una fa-miglia abbiente, a Caltagironemuore all'«Albergo dei PoveriInvalidi».Ma inmezzo vive tut-ta una vita di nomadismo e dibohème. Studente nelle Acca-demie di Roma e diNapoli, arti-sta nella Parigi dei Picasso edei Modì, più volte emigrantein Brasile e l'ultima a BuenosAires, dove gli toccapassare inmanicomio sette anni di vita,rimpatriato a Catania e poi re-duce nella città natia.

La sua figura emerge dallepieghe della storia locale, resti-tuita dall'invenzione romanze-sca che cerca di interrogarne itratti più segreti in un fuggiti-vo gioco di specchi. Ne vieneuna figura molto più comples-sa e sfaccettata - nella passio-ne che la muove, nel misteroche l'avvolge - di quanto la do-cumentazione e la documenta-bilità storica non riescano a di-re.E il romanzo finisce per con-

giungere più piani di lettura: laSicilia politica (con le sue alle-anze infide e le sue inquietudi-ni sociali), la refrattarietà di unuomo che non si rassegna aperbenismi, ipocrisie, media-zioni, la fragile frontiera delleverità celate, la lezione di sotti-le attualità che ne scaturisce.Tutt'intorno ambienti e am-

biguità, tradimenti e fedeltà.Le tante comparse di una reci-ta un po' pupara che è la vitastessa a imporre: la sua linead'ombra, la sua corda pazza, ilsuo essere fuori di chiave.

BRUNOQUARANTA

C’è sempre un «Creti-netti», nel giornalismo, daBuzzati a Giacinto Mortola,che vendicherà la sgraziatafama. Roberto Perrone, dopol’intonato esordio, Zamora,un ragioniere digiuno di cal-cio che giungerà ad eccelleretra i pali, modella la rivincitadi un ulteriore inetto - com’èlungo il Novecento e dintornidelle anime «gregarie», eppu-re protagoniste.Ecco La lunga, in gergo il

giorno in cui il giornalistanon lascia la redazione fino al-la chiusura del suo foglio, benoltre la mezzanotte un tem-po, quasi intravedendo l’alba.Roberto Perrone, firma spor-tiva del Corriere della Sera,nonché scrittore di sicuro pi-glio, una lingua cronachistica-mente letteraria, nuota nelfiume che è naturalmentesuo, mai ansimando, mai de-ludendo. Se mai rimpiangen-do, come annuncia il sottoti-tolo: «Quando lo sport e ilgiornalismo erano più uma-ni», quando la modestia, latracotanza, la stupidità di ca-pi e capetti e collaboratoritromboni odoravano di buca-to fresco.E’ GiacintoMortola l’eroe-

antieroe della Lunga. Intornoai sessanta, avvoltolato nellagoffaggine di chi è eccessiva-mente educato, il redattore diRoberto Perrone tocca il cielo.Il destino, infine, gli arride. Unepilogo chemagicamente sgor-ga dagli esordi.Si gioca (si giocava) Torino-

Sampdoria, entrò in campo talPerasso, un brocco fortunato,segnando una doppietta. In tri-buna stampa, a pigiare i tastidell’Olivetti, lui, Giacinto, ligu-re d’origine, atteso a Milano,città sobriamente, ma intensa-mente amata, dalla moglie in-cinta. Ma un doppio vermut,una donna eco delle pavesianedonne sole, nonché le prodezzedel granata che calcisticamen-te visse solo novantaminuti nerimanderanno il ritorno in tre-no. Di poche, indimenticabiliore.Simone Perasso, il contadi-

no che diverrà un manager, èuno specchio d’Italia. RobertoPerrone via via intercetterà efarà brillare questo e quel pas-saggio: da piazza Fontana alprimo cellulare, dalla Ottocen-

tocinquanta blu special allaMercedes, dal taccuino al com-puter, dalla pasta (e dal sala-me) fatti in casa ai bar metro-politani affollati di insalatone,da Carmen Villani, la passioneinossidabile del fu goleador,meticolosamente coltivata, al-le icone odierne, che appassi-sconoprimadi fiorire.Fedele, fedelissimo a se

stesso, GiacintoMortola, il tra-vet che è, custode cioè di unadignità infrangibile, si avvia al-la pensione, da vivere un po’ interra ambrosiana un po’al ma-re. Che cos’ha, in fondo, da rim-proverarsi se non uno, cento,mille peccati di gola?

pp Maria Attanasiop IL FALSARIO DI CALTAGIRONEp SELLERIOp pp. 206, ! 10p ROMANZO

Maria Attanasio è nata nel 1943 aCaltagirone, dove a lungo ha inse-gnato filosofia. Ha all’attivo an-che alcuni titoli di poesia (tra cuiparticolarmente notevole l’ulti-mo, «Amnesia del movimento del-le nuvole», per i tipi di La Vita Feli-ce).

Maria Attanasio ACaltagironec’è un pittore che sta con i bisognosi

QUANDOUNOSCOOPE’LAVITA

Doninelli Un romanzo-inchiestasull’odio che incendia il mondo

Luca Doninelliè nato a Lenonel 1956E’ autore,tra l’altro,di un libroin formadi intervistacon Testori

DUECUGINISONO IVOLTIDELL’ISLAM

«La polvere di Allah»:un’amicizia non corrivané armata, tra atticriminali e disarmoreligioso e morale

FABBRICAREBANCONOTEPERPROTESTA

Perrone La partita che cambiòper sempre le sorti di un giornalista

«La lunga»: in campoun brocco fortunato,in redazione un travetche rimarrà se stessofino alla rivincita

Narrativa Italiana TuttolibriSABATO 19 MAGGIO 2007

LA STAMPAIV

BLOC NOTES

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Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - V - 19/05/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/05 - Autore: STEGAR - Ora di stampa: 18/05/07 18.14

pp Piero Soriap ROSA DEMONIOp MONDADORIp pp. 284, ! 18

D’ARCANGELO

Dentro la notteilluminata= Tra i narratori nell’antologia«Voi siete qui», presentata inquesta pagina, Giancarlo LivianoD’Arcangelo,nato a Bologna nel1977, già è riuscito a mettersi inproprio con il romanzo «Andai,dentro la notte illuminata(peQuod, pp. 247, ! 15).E’ «il primo reality di chi ha sceltodi morire. Da questo momento siapre ufficialmente il televoto».Sempre da peQuod, «Amami» diPlacido Di Stefano (pp. 254,! 16,50), nato nel 1970, diplomatoalla scuola d’arte drammatica«Paolo Grassi» di Milano: il viaggiocontrocorrente, nel suo passato, diun uomo.

FERRARI

Passaggidi tempo= Un titolo alla De André,«Passaggi di tempo» (Fazi, pp. 125,! 14,50), per l’esordio di AndreaFerrari, natali a Reggio Emilia, datempo a Torino in veste didirigente aziendale. Uno scambiofantastico, tra il responsabile diun’agenzia di forniture e navali eun notaio, l’uomo in cerca dipassato, l’altro di futuro.

CANDIDA

La maniaper l’alfabeto= «Finito il paragrafo, Micheleclicca sulla tendina “Modifica” inalto a sinistra...». Scrivere, chepassione. O che ossessione. MarcoCandida, nato nel 1978, reidente aTortona, mette romanzescamentein campo un lavoratore precariocon «La mania per l’alfabeto»(Sironi, pp. 299, ! 14). Comeessere licenziati, subirel’ostracismo familiare, nonchéperdere la fidanzatatale ladivorante urgenza di mettere nerosu bianco...

COLAGRANDE

Ma perchéscrivere di eroi?= Scrivendo e ri-scrivendo, dieroi. Perché, andato al macero, inun autolavaggio, il dattiloscritto«Storia degli Eroi di pace e diguerra da Garibaldi ai giorninostri», il freelance Bisi ci riprova,vagando negli stili letterari diquesto o quel secolo. Ed ecco«Fìdeg» di Paolo Colagrande,piacentino (1960, per i tipi di Alet(pp. 205, ! 12).

BRUNOGAMBAROTTA

Gaudium magnumnuntio vobis: il commissarioLu-po Lupo di Piero Soria è ritor-nato!E' in compagnia di un belgruppo di preti e suore, ecco ilmotivo dell'annuncio in latino.Con Lupo ritornano la moglieGreta, il questore Ferro con lamoglieCostanza, il collegaMo-dica, perdente nato, e il fedeleDeMattia, redegli archivi.Dal-la prima indagine del commis-sario (Cuore di lupo, 1999), arri-va anchepadreSaluzzo, l'esor-cista: là era fra i sospettati, quiha fatto carriera, è l'erculeomonsignore che, per entrarenella 500 gialla, ha dovutoespellere il sedile di fianco all'autista.Siamo anche ritornati alla

prima fonte dell'ispirazione diPiero Soria, le tortuose e intri-ganti storie di spionaggio econtrospionaggio, ambientatenel cuoredellaTorinodella de-vozione e del satanismo. L'ar-co temporale della vicenda è

chiuso nel breve ciclo di cinquegiorni,daun lunedìmattinaaunvenerdì pomeriggio, alla fine diun aprile segnatoda una tardivae rapida comparsa della neve. Ilteatro dell'azione va dalle rivedel Po alla piazza Statuto, neipressi della Vallis Occisorum do-ve fu martirizzata la legione Te-bea, compostadi romani conver-titi; a metà strada troviamo levie e le piazze attorno al Santua-riodellaConsolata,dove i torine-si vanno a pregare per chiedereprotezione dalle calamità gran-di epiccole.Lì vicino si trova «la Piccola

casa dell'esaurimento celeste»,dove è ambientata una bella fet-ta del romanzo e che ospita uo-mini e donne di chiesa con pro-blemipsichici; perdirla con le di-sinvolte parole di Modica, «unapiccola officina per regolare lepunterie a suore e preti che bat-tevano un po' in testa». Direttada madre Oleandra, una disin-volta psichiatra brasiliana, laPiccolaCasa è anche la copertu-ra di altre attività, sulla base di

una brillante intuizione che è lachiavedi voltadel romanzo: l'esi-stenzadi un serviziodi intelligen-ce vaticana; come dice con rudefranchezza monsignor Saluzzo,«alla chiesa non manca mai unnemico: dopo il comunismo,l'islam».Come sempre nelle storie di

Soria, l'inizio è folgorante, con ilritrovamento del cadavere didon Luigi Andrà, con uno stilet-to piantato nel cuore, sulla rivadel Po all'altezzadella GranMa-dre.Almorto è stata fatta indos-sare una tonaca ma non era piùun prete, anche se continuava a

fare l'esorcista. In compensoera stato al centro di uno scan-dalo per la sua storia con una exsuora,RosaBarbero che in veri-tà suora non lo era mai stata. Enon siamo che all'inizio. Comedice il fedele DeMattia a pagina214, parlando anche a nome delrecensore, «èuna faccenda trop-po contorta, c'è troppa genteche non è quello che dovrebbeessere».Eppure, grazie alla con-sumata abilità dell'autore, il let-tore resta incollato al libro finoall'ultimapagina.Il «rosa demonio» del titolo

non è una nuova sfumatura dicolore ma allude al sito impian-tato da Rosa,www.rosademonio.com., per attirare nuovi adepti.Siamo corsi a controllare, il sitononesiste. Soria nonha fatto co-meMoccia che hamesso un pri-mo lucchettodell'amoreaPonteMilvio. In compenso ha cospar-so la sua storia di ammicchi deli-ziosi, alleggerendo i cupi baglio-ri che accompagnanopossessio-ni ed esorcismi. Una chat eroti-ca si chiama La Borgne Chaude,

letteralmente «L'orba calda»,ma con un richiamo irresistibileal piatto principe del Piemonte,«labagna cauda».Per stare al ri-paro da orecchie indiscrete pre-lati e investigatori si nascondo-no nel retro di un sexy shop (adue passi dalla Consolata!) cheha come insegna «Al Vladimir(Luxuria and Putin)». L'espostoal vescovo perché allontani unprete che dà scandalo ha per ti-toloLaritiratadel don.Soria domina conmano sicu-

ra la Torino multietnica, con isuoi imam in precario equilibriofra la lealtà verso il nostro paesee il ricatto della minoranza fon-damentalista, i feticheur, i guari-tori africani che esercitano aSan Salvario, gli internet point,il mercato di Porta Palazzo, lebadanti che fanno il doppio gio-co, i traffici di carne umana. Laformadel romanzohapermessoall’autoredi colmare con l'inven-zione le zone in ombra di questacomplessa realtà, senza dovercamminare sulle uova del politi-camente corretto.

SERGIOPENT

Unesordiononsi negaanessu-no, sosteneva ironicamente GraziaCherchi verso la fine degli Anni ‘80. Daallora gli esordi si sonomoltiplicati qua-si biblicamente, complice anche il boomdella narrativa noir, ma questi nostritempi dismessi e artefatti, televisivi,non sembrano ancora aver prodotto ca-rismatiche scuole di pensiero alle qualiappellarsi per definire - inglobare - lenuovescritture inuna conformazioneri-conoscibile. I «cannibali» hanno imboc-cato spesso remunerative strade di suc-cesso anche mediatico, le «patrie impu-re» ci hanno fatto capire che il motto«ognuno per sé» - e Dio più che mai pertutti - è il lecito lasciapassare delle ispi-razioni. Gli scrittori del Sud fanno bran-co all'apparenza, ma sono costretti or-mai a fare i conti con la presenza ingom-brantediRobertoSaviano, concui devo-no interferireperdelineare il tessuto an-tropologicodellenuoverealtà.Più che mai la «letteratura dell'ine-

sperienza», quella sintetizzata da Anto-nio Scurati, si presenta all'appello in

braghedi tela. La vita è unquotidianocon-fronto con l'interpretazione di una realtàpiù osservata che consumata, e siamopiuttostod'accordoconScurati nel defini-re «romanzo storico» ogni romanzo con-temporaneo di un giovane scrittore. Siprocede per istinto ma non per esperien-za, per imitazione ma non per volontà diricreare i linguaggi.Se il raccontoè il pun-to cruciale delle inesperienze pronte a di-ventareadulte, èproprionel raccontochesi misura «l'intensità» di un potenzialenarrativo.Ne abbiamo letti a centinaia, inquesti anni, e per nostra fortuna li abbia-mo dimenticati. Il racconto richiede unacompiutezza di cui gli esordienti non ten-gono conto, convinti che una buona tecni-ca formaleeun'invenzioneestemporaneabastino per far bottino. Un racconto, se èperfetto, è per sempre, come un diaman-te. Se rileggiamo Casa d’altri di D'Arzo -riproposto ora da Einaudi - ci rendiamoconto chequel testo in apparenza già allo-ra - 1953 - così antico, c'è ancora, nella suanudaumanità, e probabilmente è destina-to ad esserci anchenel più asetticodei pa-norami letteraripossibili.Così ci pare una lecita formalità ogni

antologia di esordienti che arriva in libre-ria, figlia di esperienze che hanno naviga-to in rete, fondato e gestito riviste on-line,creato scuole di scrittura, curato incontrie dibattiti e comitati di lettura e altro an-cora. Hanno ben sperimentato, questiesordienti, ma senza rendersi conto cheogni loro «questione privata» - per citareancora Scurati - è destinata spesso a ri-maneretale.

UNA SCOMMESSA COLLETTIVAIn tal senso, il terzo «Best off» dellaMini-mumFax, battezzato questa voltaVoi sie-te qui, si presentacome il perfetto campio-nario della disinvoltura stilistica di aspi-ranti scalatori di classifica che ormai - di-ciamolo - sanno anche manipolare la lin-gua italianaconunacerta sicurezza. Il fat-to più singolare è che l'antologia viene cu-rata da Mario Desiati, a sua volta unoscrittore giovane e alle prime scherma-glie con il mondo letterario, che forse ri-versa i suoi entusiasmi in un contesto va-riegato di scommessa collettiva, dallaquale emergono scarne individualità, an-che se nel complesso la raccolta è precisanel delineare ciò che già supponevamo,cioè l'assenza.Il «dibattito articolato» cui fa cenno

Desiati avrebbe dovuto produrre, perlo-meno, una linea di tendenza collettiva, unaccenno di determinazione epocale - an-che solo stagionale - da cui prenderespun-to per dare fiato alle voci veramente nuo-ve. I racconti sono invece funzionali all'in-tenzione, scavano in superficie e ruotanoattornoall'autobiografismoo alminimali-smodelle esperienze -DiMarco,Piccinni,Ramos -, tentano talvolta virtuosi giochi-noallaVonnegut,allaDickoallaDeLillo -Braun,deMajo,DiGregorio,Liviano - o siaccontentano di fotografare il momento,il fatto nudoe crudo, la situazione -Ganci-tano, Sorrentino - e sono forse i risultatimigliori,ma in linea generale la realtà cheviviamo è sempre un'altra cosa, e anchela profondità delle «imitazioni» non rie-scea centrare l'obiettivodel ricambiopos-sibile. La frammentazione disorienta, èvero, e l'impressionedi aver letto qualchebella storia risulta vaga e fumosa, forseperché nessuno dei racconti presenti quiè una bella storia. Manca, se vogliamo,l'anima dello scrittore, quella che racco-glie le esperienzee le filtraperdarevitaalraccontopuntuale, che sia sintomaticoan-che solo di un minimo aspetto generazio-nale.

IN CERCA DI DEFINIZIONEScrittori potenzialmente bravi ma senzapersonalità, scrittori - o aspiranti tali - incercadi definizione, all'internodi un biso-gno di farsi sentire che non corrispondequasi mai all'urgenza di vivere. In questa«cartografia provvisoria» c'è una sottesanecessitàdi delineareunpercorso,maciòdiventadifficile - e in qualchemodoDesia-ti lo ammette onestamente in apertura -quandovitae scritturarisultanodisgiunticome in questi tempi che ci tocca vivere.D'altronde, come diceva Faulkner, «seunoscrittoreproducesse l'operaperfetta,non gli rimarrebbe che suicidarsi». Noiauguriamo invece lunga vita, non solo let-teraria, aquesti scrittori, che ci ricordano«voi siete qui» anche se, per il momento,continuiamoa preferire di essere ospitatiin «casad'altri».

Soria «RosaDemonio», s’indaganella Torino devota e satanica

I CINQUEGIORNIDELL’ESORCISTA

GLIESORDIENTISONOSENZAVITA

AUTORI VARIVOI SIETE QUIMINIMUM FAX, pp. 262, ! 12,50Gli esordi di Tiziana Battisti, DuccioBattistrada, Axel Braun, Cristiano de Majo,Barbara Di Gregorio, Marco Di Marco, MauraGancitano, Tommaso Giagni, GiacomoGiubilini, Babsi Jones, Giancarlo Liviano,Flavia Piccinni, Francesca Ramos, PieroSorrentino, Giorgio Vasta, Fabio Viola.

IL TITOLO

AntologiaRacconti che scavano in superficie e ruotanoattorno all’autobiografismo o alminimalismo delle esperienze

Un’illustrazionediGuido Scarabattolo: l’artistadi SestoSanGiovanni ormaida tempofirma le copertinedei libriGuanda

OPERE PRIME

Percorsi TuttolibriSABATO 19 MAGGIO 2007

LA STAMPA V

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Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - VI - 19/05/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/06 - Autore: STEGAR - Ora di stampa: 18/05/07 18.14

pp Feridun Zaimoglup LEYLAp trad. di Margherita Belardettip IL SAGGIATOREp pp. 480, ! 19p ROMANZO

pp Charles Simmonsp ACQUA DI MAREp trad. di Massimo Bocchiolap RIZZOLI BUR, pp.158,!8.40p ROMANZO

MASOLINOD’AMICO

I formalisti russi sco-prirono l’acqua calda quan-do ci spiegarono che le storiesono sempre le stesse, cos’al-tro avevano fatto i narratorida che èmondo èmondo - ba-sta pensare ai greci! - se nonriproporre le stesse situazio-ni, semplicemente attualiz-zandole con variazioni e ag-giornamenti opportuni? Cosìnon fa notizia osservare cheAcqua di mare, elegante ema-

linconico romanzo breve o rac-conto lungo dell’americanoCharles Simmons (nato nel1924, già editor dellaNewYorkTimes Book Review, e come au-tore mai tradotto in italiano fi-no adesso) si ispira a Primoamore di Turgenev, in cui co-me qui un giovane trova inopi-natamente nel proprio padreun rivale nel cuore della suabella. Senza andare così lonta-no, questo succedeva anchenelDanno dell’inglese Josephi-ne Hart, uscito nel 1991, men-treAcqua dimare è del ’98.Primo amore si svolge in

Russia, Il danno a Londra; Ac-qua di mare accade quasi tut-to su di un’isola atlantica sededi vacanze, non lontana dauna cittadina della Nuova In-ghilterra, e la stagione èl’estate del 1963, che retro-spettivamente appare l’ulti-ma dell’innocenza americana- il presidente Kennedy verràassassinato in novembre, e do-po niente sarà più come pri-ma. Questa considerazionenon viene formulata nel libro,ma agisce sul lettore in modosubliminale, in carattere coltono elegiaco della rievocazio-ne affidata alle parole di unadulto che fa rivivere il sestesso sedicenne di allora.

Michael era un ragazzoprobabilmente molto grade-vole a vedersi benché non al-to di statura, sensibile e di-scretamente acculturato, fi-glio di un uomo giovane, atle-tico, sportivo, anticonformi-sta, affascinatore di donne ecerto di successo nella suaprofessione di assicuratore.Complice e maestro del ra-gazzo che lo adora, questo pa-dre va a vela con lui, nuota,condivide la passione dei pio-nieri per la vita a cielo apertoe la lotta contro gli elementi.Quell’estate la famiglia di

Michael ospita nella casetta vi-cina alla loro dei nuovi arriva-ti, una famigliola dove la ma-dre e la figlia sono entrambeeccezionalmente attraenti.Ben presto la consorte di Mi-chael sospetta il marito di nonessere indifferente alla più an-ziana delle sopraggiunte e siabbandona amanifestazioni digelosia che poi la piccola co-munità riesce a mitigare; dalcanto suo, il ragazzo è semprepiù preso dalla figlia, Zina (laprotagonista di Turgenev sichiama Zinaida), che ha quat-tro anni più di lui e un talentodi artista.Zina tratta Michael da «al-

lumeuse», provocandolo e sti-molandolo, iniziandolo allasua attività di fotografa, pre-sentandolo a suoi amici anzia-ni, tra cui un gallerista gay colqualeMichael si confida, scan-dalizzandolo con la sua disin-voltura anche nel parlare disesso. Sempre più attirato dacostei, Michael trascura unacoetanea che lo corteggia finoal punto di girare a Zina i libridi poesie mirati (Yeats, ecc.)regalatigli da lei.Quasi lievitando con il ven-

to, il sole, l’acqua salata e in-

quieta che i nostri eroi spessoe troppo audacemente sfida-no, con l’adolescenza che trop-po velocemente diventa virili-tà, l’infatuazione di Michael(il quale al cinema d’essai ve-de senza riconoscersi Il diavo-lo in corpo di Autant-Lara, daRadiguet) si trasforma in pas-sione, una passione che il ra-gazzo controlla male, perchénon ha l’esperienza necessa-ria per identificarla; e la vi-cenda si conclude con una tra-gedia di cui per tutto il restodella vita Michael, ormai di-ventato vecchio e saggio, sidomanderà fino a che punto èstato responsabile.

TURCHIAADDIO,VERSOLALIBERTA’

MARTAMORAZZONE

Håkan Nesser è unoscrittore di genere e i suoi gialliche hanno per protagonista lapersonalità sorniona del com-missario Van Veetereen, sonodiventati quasi familiari ai letto-ri italiani nella traduzione diCarmen Giorgetti Cima. Anchenel caso del Ragazzo che sogna-va Kim Novak siamo nell'orbitadi un giallo: c'è unFattaccio, co-me lo chiama il protagonistaErik, e però l'indagine non è ilfulcro narrativo, perché questavoltaaNesser interessaandaresulle tracce di un romanzo diformazione.Sono due adolescenti, Erik e

Edmund, a condurre il gioco inuna particolare estate che li ve-de insieme al fratello maggiorediErik inunacasadi vacanzaalmare. Attorno alle loro piccoleavventure di barca e bicicletta,in un paesaggio in realtà moltomodesto, enfatizzatodalla capa-cità di divertirsi dei due amici,si svolge la loro iniziazione alla

vita adulta. Due ragazzini allecui spalle stanno le tribolazionidelle rispettive famiglie: peruno la madre ormai alla finedell'inutile battaglia contro ilcancro, per l'altro un'infanziasegnata da un padremanesco eubriacone; per entrambi i ricor-di recenti della scuola nel cuicortile una mattina ha fatto ilsuo ingressounamagnifica sup-plenteabordodi unoscooter.È lei, dai pantaloni e cami-

cette aderenti, a risvegliare neiragazzini sogni e fantasie intor-no ad un impreciso desiderio,lei che non esce mai del tuttodagli occhi e dal cuore degli al-lievi cui regala tre mesi di tur-bamenti e felicità prima di usci-re di scena, almeno temporane-amente. Tornerà, nella casettaestiva dei due amici, comeamante del fratello maggiore:da qui prende le mosse la tra-ma del giallo vero e proprio.Ma ormai l'attenzione del letto-re è catturata dal dialogo fittotra i due adolescenti, interpre-ti e voce narrante di questa

straordinaria estate al cui cul-mine si compie un delitto.Nel cerchio ristretto dell'in-

dagine in cui i due ragazzi e ilfratello più grande, e maggioreindiziato, si trovano si compie ilgiro di boa del romanzo, maquesto non è che la cerniera diraccordo tra adolescenza edetà adulta. Nel futuro dei duecompagni di un'estate ci sonodestini diversi, ma da distanzeremote tornano tutti gli attoridi quel lontano paesaggiomari-noe compongonounnuovoqua-dro a cuimanca sempre un tas-sello, l'assassino che ha fattosparire ogni traccia di sé e dell'armadeldelitto.La qualità del romanzo di

Nesser va oltre questa sospen-sioneeattesa di unapossibile ri-velazione, si colloca nel dialogofitto e nei tanti luoghi comuni dicui i due adolescenti si appro-priano, fingendo così di appar-tenere più presto alla realtà de-gli adulti. Vivono le emozioni diuna adolescenza brufolosa eideale grazie alla bella supplen-

te che somiglia tanto a KimNo-vak. Si imbattono nella peggio-re delle realtà, quella dellamor-te lentadellamadree la vista in-vece, nel piazzale del parcheg-gio, di un cadavere dalla testafracassata, eppure paiono piùcuriosi che sconvolti, osserva-noe commentanocon il linguag-gio del mondo adulto in cui en-tranoper imitazione.Al di là della sorpresa, che

Nessergestisceconabilità, al dilà del suomuoversi conmestie-re nel quadro del romanzo gial-lo, è soprattutto l'affondo nellalinead'ombra tra infanzia e gio-vinezza a dare tono alla tessitu-ra del romanzo: il tratteggio deidue protagonisti e il loro sguar-do sul mondo adulto non ci of-fre niente di nuovo, ma rinfre-sca la memoria su un modo dileggere la realtà, su un punto divista ched'improvviso si imbat-te nel segno tremendo dellamorte e la conosce molto da vi-cino. Quel che segue a questaconoscenza sarà la sorpresacheaspetta il lettore.

FARIANSABAHI

Ha il fascino del ro-manzo e la dolcezzadi una po-esia orientale Leyla. È la sagafamiliare, narrata in primapersona, di una bambina infe-lice che vorrebbe andar viadalla sua vita e che, paginado-popagina, diventadonna.Am-bientato negli Anni Cinquan-ta in un villaggio dell'Anatoliae poi ad Istanbul, il romanzodiFeridunZaimogluè unviag-gio. O meglio una migrazione

dalla campagna alla città, dallaTurchia alla Germania. E altempo stesso è il passaggio dal-la sottomissionealla libertà.Leyla ha il sapore di una fia-

ba orientale: dal racconto prin-cipale si passa ad un versettocoranico e poi ad un sogno.Sembrerebbe ispirato alleMillee una nottemaZaimogludichia-rad'averepreso invece amodel-lo le favole dei fratelli Grimm.Sì, perché questo scrittore, cheeditori e giornalisti si ostinanoa definire turco, ha in realtà an-che passaporto tedesco. È arri-vato in Germania nel 1965,quando aveva cinque mesi. Acasa si parlava solo turco e haimparato il tedesco alla scuolamaterna, per impressionareunabimbadalle treccebionde.Zaimoglu ha iniziato a scri-

vere intornoal 1990.Trascorre-va ore ed ore con i rapper d'ori-gine turca e una notte uno di lo-ro disse, traboccante di rabbia,di non sentirsi parte di niente.Ovvero straniero ovunque. InGermaniacome inTurchia.Zaimoglu si è riconosciuto

in quella affermazione e ha rac-colto gli sfoghi di tante altrepersone, realizzando nel 1995 illibro Kanak Sprak, la lingua ca-naca, lo slangmeticcio degli im-migrati turchi in Germania, so-

spesi tra il legame viscerale conla madre patria e il desiderio diassimilazione.Ogni immigrato ha la sua

storia. Zaimoglu è diventato te-desco pur restando turco, a di-mostrazione che la societàmul-ticulturalenoncomportaneces-sariamente il ghetto enonesclu-de l'integrazione. Prova di que-stoprocesso sono sia la vita dell'autore sia le opere, diverse traloro:mentreKanakSprak è ani-matodalla rabbia,Leyla è un ro-manzo di grande dolcezza, per-sino negli episodi di violenza fa-miliare. Il risultato è un affre-sco straordinario di un Paeseche bussa, da anni, alle portedell'UnioneEuropea.Che cosa è oggi la Turchia?

Non è certo quel monolito desi-deratodagli estremisti che han-no ucciso il giornalista armenoHrant Dink e sgozzato i tre re-dattori della casa editrice chepubblica la Bibbia. È invece unmiscuglio di razze, intrecciatel'una all'altra persino in unastessa famiglia. Zaimoglu neportauna testimonianza,nel ro-manzo Leyla: il padre della pro-tagonista è un ceceno sfuggitoai russi, lamadreun'armenaso-pravvissutaal genocidio e lami-gliore amica,Manolya, una cur-da dalla pelle scura e dalla figu-raslanciata.

UNA FAMIGLIA DI PAZZILe differenze della Turchia nonsi esauriscono nei tanti popoliche vi abitano: sono diverse leusanze nella città di Istanbul,nelle località di provincia e neivillaggi anatolici abitati dai cur-di che Leyla definisce «gli afri-cani del nostro paese». E la reli-gione ha un ruolo secondario.Nella realtà come nel romanzo.Il padre tirannico fa spesso rife-rimento al Libro sacro: appesoad un chiodo storto, lo sfoglianei rari momenti di riposo. Leleggi coranicheservonoa giusti-ficare la violenza contro la mo-glie e i figli. Diventano più im-portanti della fede, ma è poi lostessopadread infrangerle.E infatti la protagonista af-

ferma: «La mia è una famigliadi veri pazzi, a me fanno crede-re di vivere secondo la Legge,ma in realtà vivono secondo re-gole tutte loro». L'autore fa co-munquecapireal lettore che an-che il padre, autoritario e im-broglione, è vittimadel suo tem-po. E quindi di quella fase stori-ca in cui la tradizione e il siste-ma patriarcale devono fare iconti con la modernizzazione ela graduale secolarizzazionedella società. A salvare la situa-zione sono le donne, la cui forzainconsapevole fa da filo rossoad un romanzo che, nonostantele difficoltà vissute dai protago-nisti, lascia intravedere la spe-ranzadiun futuromigliore.

INNOCENZAULTIMAESTATE

pp Håkan Nesserp IL RAGAZZO CHE

SOGNAVA KIM NOVAKp Trad. di Carmen Giorgetti Cimap GUANDA, pp. 249, !14.50p ROMANZO

Lo svedese Nesser è nel catalogoGuanda con «La rete a maglie lar-ghe«, «Una donna segnata»,«L’uomo che visse un giorno», «Ilcommissario e il silenzio», «Ca-rambole», inchieste del suo ama-to commissario Van Veeteren.

Håkan Nesser E’ un gialloil ragazzo che sognavaKimNovak

FeridunZaimogluha iniziatoa scriverenel 1993;giunsein Germanianel 1965,quando avevacinque mesi

Simmons «Acqua di mare»,una storia ispirata a Turgenev

Gérard Philipee MichelinePresle in«Il diavoloin corpo»di Autant-Lara,il film cheriecheggianel romanzodi Simmons

Un giovane trovainopinatamentenel proprio padreun rivale nel cuoredella sua bella

LASUPPLENTECHESEDUCESULLOSCOOTER

Zaimoglu «Leyla», in viaggiodalla sottomissione allaGermania

Narrativa Straniera TuttolibriSABATO 19 MAGGIO 2007

LA STAMPAVI

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Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - VII - 19/05/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/07 - Autore: STEGAR - Ora di stampa: 18/05/07 18.14

Il 1977 fuori dai luoghi co-muni e dalle rivisitazionid'occasione.Diario, il set-timanale diretto da Enri-co Deaglio, ha dedicato

agli eventi di quell'anno unodei suoi frequenti fascicolimonografici proponendouna serie di saggi che attra-versano punti di vista diver-si, intrecci tra politica e cro-naca, musica e lotte, cinemaemoda (Se avessi previsto tut-to questo, Diario del mese + ildvd '77 come eravamo).Un approccio variegato

che si rivela tremendamenteefficace proprio per la suaeterogeneità. Il 1977 si rifiutaancora oggi alla sistematici-tà, affida la sua immaginepiù vera a una dimensionefluida, sfuggente, multifor-me. Così Diario ci restituiscela straordinaria testimonian-za di Guido Bodrato su comeAldo Moro visse quell'anno,(l'ultimo della sua vita), insie-me a un puntuale interventodi Peppino Ortoleva sull'av-

vento della Tv a colori; episodiquasi dimenticati di quella sta-gione (Licio Gelli e i militari ar-gentini, Stefano Bontate tramafia e politica, l'esilio parigi-no di Khomeini alla vigilia delsuo trionfo, ecc...) insieme allelettere che affollarono le pagi-ne del quotidiano Lotta Conti-nua nei mesi convulsi che se-guirono lo scioglimento dell'or-ganizzazione (Rimini, novem-bre 1976). Queste lettere sonodocumenti importanti per chivoglia studiare oggi come sielabora il lutto per la scompar-sa di un partito e per il tramon-to di una passione politica.

LO SPIRITO DEL TEMPOSul piano della documentazio-ne, però, i materiali più interes-santi sono i due video di Anto-nello Branca (Filomena eAnto-nio e Cartoline da Napoli) an-dati in onda sulla seconda retedella Rai proprio nel 1977 e ri-proposti in dvddaDiario. Sonofilmati di grande intensità, ingrado di catturare con effica-

cia lo spirito del tempo, per-mettendoci oggi di frugare neisuoi aspetti più nascosti e avvi-cinandoci a una conoscenzacompiuta delle sue pagine piùoscure.Il primo documenta gli esor-

di di unaMilano disperata, ero-inomane, in bilico sull'orlo del-la tragedia del «buco», che staper congedarsi in maniera ca-tastrofica dalle anfetamine,dalla morfina e dalla fase arti-gianale della tossicodipenden-za; di lì a poco sarebbe diventa-ta «Milano da bere» ma solonell'autorappresentazione diuna classe dirigente corrotta esolo cancellando, nasconden-do sotto il tappeto la polvere diun profondo degrado sociale eesistenziale.Il secondo ci presenta una

Napoli putrescente, inquinata,senza lavoro e senza futuro, unritratto impietoso che suscitòle ire di Silvio Gava, il ras de-mocristiano della città.Una co-lonna sonora di grande sugge-stione accoppia l'oleografia

del mandolino di 'O sole miocon i ritmi travolgenti e rabbio-si di un gruppo troppo prestodimenticato ('e Zezi) e di can-zoni di aggressiva bellezza(Tammuriata per l'Alfa Sud),una delle quali ricorda i 12mor-ti dello scoppio della fabbricaFlobert a SantaAnastasia.

QUANDO LA RAI OSAVAI due documentari hanno il to-no della denuncia serrata, ar-gomentata, resa impietosa edefficace dalle immagini, daivolti che Antonello sapevaspiare con sensibilità e talen-to. C'è molto del suo coraggioe del suo impegno civile in queilavori; a partire da allora i rap-porti con la Rai si allentaronoe si complicarono. La televisio-ne di stato esaurì la sua auda-cia nellamessa in onda dei dueprogrammi e ne fu come spa-ventata. Ma anche il destinoprofessionale di Branca (pre-maturamente scomparso nel2002) ci aiuta a capire cosa fuin realtà quel 1977.

Italia Anni 70 L’estremismo armato della destra,il ruolo dei Nar e la strage alla stazione di Bologna

UNARIVOLUZIONENERAECRIMINALEPIENADIMISTERI

MIRELLASERRI

Non è un caso che ilnome dell'amico Altiero Spi-nelli, che sosteneva il monito«rilanciare l'Europa per go-vernare l'Italia», ricorra mol-to frequentemente nel volu-me che raccoglie gli interven-ti del presidente della Repub-blica,GiorgioNapolitano, pro-nunciati in prossimità del 50˚anniversario dei Trattati diRoma (Per l'Europa, IstitutoPoligrafico e Zecca dello Sta-to -LibreriadelloStato).Il libro riunisce testi tratti

dai discorsi del Presidente neiprimi nove mesi del suo man-dato sul tema-Europa e suquello dellaCostituzione euro-pea. Pronunciati in sedi e cir-costanze ufficiali, sfuggono aogni tipo di retorica ed esalta-zione agiografica dell'unitàdel Vecchio continente e dell'allargamentodei suoi confini.A Napolitano va l'assoluto

merito di essere uno dei primieuropeisti inunpartito che eu-ropeista non era per nulla, co-me il Pci. Cosa che si riscon-tra anche andando à rebourstra le sue opere, a partire dal-la suaautobiografia,Dal Pci alsocialismo europeo (Laterza,2006), per arrivare a In mezzoal guado, Oltre i vecchi confini,La scelta riformista, Europa eAmerica dopo l'89 oDove va laRepubblica, 1992-1994. Unatransizione incompiuta.

NÉ REALISTI NÉ UTOPISTISeguendo le sue doppie incli-nazioni di «cauto e coraggio-so, prudente e determinato»(ladefinizioneè diMiriamMa-fai, sua amica fin dal 1948), ri-correndo di volta in volta allacautela o al coraggio, alla pru-denza o alla determinazione,Napolitano è riuscito, nel cor-so della sua lunghissima vitapolitica, a tener sempre fermeleproprie convinzioni europei-ste anche quando nel partitonon erano proprio apprezza-te. Nel suo Pantheon europei-sta,Napolitano, che fin da gio-

vanissimo funzionario del Pciguardava più volentieri al NewDeal rooseveltiano che non aipiani quinquennali sovietici, an-che in passato ha sempre mes-so nomi atipici nella cultura co-munista. Oggi ritornano quellidi Luigi Einaudi, BenedettoCroce, Alcide DeGasperi e Spi-nelli. Di questi ultimi due - «lostatista lungimirante e il paladi-no del movimento federalista»,così li definisce - vedecomecon-notato fondamentale quello dinon essere «némeschinamenterealisti né astrattamente utopi-sti». Un atteggiamento da sem-prepraticatodi fronte agli euro-scettici.Napolitano chiama ora a ri-

visitare gli scritti di LucienFebvre, e in particolare quellidel corso al Collège de Francedel 1944-45, in cui il grande sto-rico francese getta i capisaldidell'identitàeuropeachespaziadalla Grecia all'ellenismo, all'impero romano,dall'Europaca-rolingia all'EuropadelXVIII se-colo.

CON UNA «VOCE SOLA»Che cos'è, nonostante il fortecollante storico, che rende peròcosì debole l'idea di Europa, sichiede ripetutamente l'ex presi-dente della commissione Affaricostituzionali del Parlamentoeuropeo, dove si è lavorato pergettare le basi della costituzio-ne poi bloccata dal «no» dei re-ferendum inglese e francese.Sembrano infatti lampanti le ra-gioni per l'esistenza di una Eu-ropa forte, che vanno dalla ne-cessità di una politica comunedi tutela dell'ambiente, a quelledi difesa dalle nuove minaccenate dal cambiamento degliequilibri mondiali, di lotta con-tro la criminalità, di gestionedel fenomenomigratorio, di svi-luppodell'economia.Con il suo stile di sempre,

che è stato croce e delizia puredei suoi estimatori, sobrio, bu-rocratico, essenziale e alla finemolto efficace, l'esortazione èdunque di decidersi finalmenteaparlarecon«unavocesola».

IDEEPERUN’EUROPAFORTE

GIORGIOBOATTI

Se la conflittualità poli-tica implodeviolentementeden-tro un Paese, giungendo sindentro le famiglie, come è mes-so in evidenza dal film diDanie-le Luchetti Mio fratello è figliounico ispirato dal romanzo diAntonio Pennacchi Il fascioco-munista, il compito affidato glistorici che verranno dopo par-rebbe essere facilitato, se nonaltro dalla totale leggibilità del-le contrapposte demarcazionidi campo. In realtà proprio gliultimi saggi sugli anni Settantasembrano smentire questi luo-ghi comuni. La radicalità politi-ca di quel periodo, non appenasi superano le schematiche set-torializzazioni tematiche o cro-nologiche (la rivolta del '77 e leramificazioni dell'autonomiaoperaia, lo stragismo,gli annidipiombo e il terrorismo rosso enero...) presenta ulteriori com-plessità e si diramacon implica-zioni inaspettate.Emblematici di questo

sguardo sugli Anni Settantaerano stati, sinora, soprattutto

saggi dedicati alla realtà dellarivolta del '77 e al movimentodell'autonomia operaia. Negliultimi tempi però anche il ver-sante «nero» di quegli anni hacominciato a essere inquadratoal di fuori di scontati stereotipi:è il caso, ad esempio, di Storianera, il notevole saggio che An-drea Colombo ha dedicato aiNar (Nuclei armati rivoluziona-ri), il ristretto gruppo - operati-vamente neppure una decina dielementi - che ebbe in ValerioFioravanti e Francesca Mam-bro i suoi elementi più conosciu-ti. Una formazione che con itrentacinque morti lasciati sulterrenonel corso delle sue scor-rerie rappresenta il nucleo piùattivo e sanguinario all'internodi quella che si può definirel'«autonomiadi destra».Il sottotitolo del libro di Co-

lombo è però esplicito e senzainfingimenti: «Bologna. La veri-tàdi FrancescoMambroeVale-rioFioravanti». Infatti i due ele-menti dei Nar, rei confessi dimolti dei delitti che hanno pro-vocato la loro condannaadiver-si ergastoli, sono stati ritenuti

colpevoli anchedella strageallastazionediBolognadel 2agosto1980.Da sempreFioravanti e laMambrohanno respinto l'accu-sa e, anche in questo libro, forni-scono non pochi spunti che in-ducono sempre più a dubitareche la sentenza che li ha inchio-dati al crimine terroristico piùgrave mai compiuto nel nostroPaese sia stata davvero costrui-ta su elementi inoppugnabili.Il tema è cruciale e prende

molte pagine della ricostruzio-ne di Colombo ma Storia nerava al di là di questa vicenda fon-damentale sulla quale esisteuna «verità giudiziaria», sem-pre piùmanifestamente fragile,ma non una convincente «veri-tà storica». Il libroè importanteperché costituisce una ricogni-zione complessae raffinata - co-me non se ne avevano più dopogli studi dedicati da Ugo MariaTassinari al neofascismo e alla«autonomianera» - su una real-tàpolitica e umana rilevantepo-sta dentro l'esplosivo crogiolodegliAnniSettanta.

Storia nera è convincente inmolti aspetti, e utile anchequando non se ne condividonole argomentazioni, perché por-tadentro imeccanismipiù intri-cati alla base di una formazionepolitica e criminale, operanteper spiazzanti paradossi, comei Nar. Ad esempio: Fioravanti,che è il leader di questa bandanera, ha sempre ribadito il suonon essere fascista ma, piutto-sto, «anti-antifascista». I suoigregari sono soldati di una rivo-luzione che si presume elitariama non rinunciano ad affarigrandi e piccoli con i gangster

dellaBandadellaMagliana.Fioravanti è un estremista

conservatoremarifiuta ogni ge-rarchia, a cominciare da quellache lo vorrebbe obbediente agliorganigrammi del «partito ne-ro»dell'ordine.Buonapartedel-le azioni deiNar - quando scate-nano i loro folli raid contro i loroavversari rossi, coiquali pureaf-fermano di voler sancire unatregua,oquandoattaccanoeuc-cidono ragazzi e padri di fami-glia che hanno la sola colpa diservire lo Stato - sono effettiva-mente anche quello che Fiora-vanti afferma: un diktat, scrittoin vite umane, rivolto verso pa-dri e padrini del neofascismo.Quelli che parlavano di una «ri-voluzione di destra» ma, losguardo fisso ai giochi del pote-re,bensiguardavanodal farla. [email protected]

pp Andrea Colombop STORIA NERA. Bologna.

La verità di Francesca Mam-bro e Valerio Fioravanti

p CAIRO Editorep pp. 366, ! 17p Antonio Pennacchip IL FASCIOCOMUNISTA

Vita scriteriatadi Accio Benassi

p MONDADORIp pp. 390, !9p Ugo Maria Tassinari,p FASCISTERIAp CASTELVECCHI, 2001p GUERRIERI. 1975-1982

Storie di una generazionein nero

p IMMAGINAPOLI, 2005p pp. 296, ! 15

La «verità» di Mambroe Fioravanti, leader«anti-antifascisti»,in rotta con gli stessicapi del neofascismo

L’OCCHIO E L’ORECCHIOGIOVANNI

DE LUNA

IL ‘77 VISTODAI DISPERATI

Una Milano eroinomane e una Napoli senza lavoro in due video,con uno speciale di «Diario»: documenti per comprenderela quotidianità di un «anno terribile», oltre gli stereotipi

Napolitano I discorsi del Presidentesulle orme di DeGasperi e Spinelli

ElioGermanonel filmdi Luchetti«Mio fratelloè figliounico»dal romanzodiPennacchi«Il fasciocomunista»

Storie TuttolibriSABATO 19 MAGGIO 2007

LA STAMPA VII

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Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - VIII - 19/05/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/08 - Autore: STEGAR - Ora di stampa: 18/05/07 18.14

MEGLIOESSEREGIARDINIERIOCACCIATORI?

I TITOLI

LELIODEMICHELIS

La società è bloccata, impau-rita. L'unica reazione tollerata, anzipromossa e sostenuta è: alzare mu-ra, steccati, identità religiose o terri-toriali. E fare guerre. Inutile il dialo-go, il confronto: troppo relativista,non garantisce le difese,mette in cri-si quel poco di identità che ci è rima-sta. Ma insieme: il piacere, l'edoni-smo, lo spettacolo, il divertimentosempre più diffusi. Ieri sapevamoche, per cambiare unmondo che nonci piaceva, bisognava impegnarsi. O,almeno, che era doveroso provarci.Oggi invece abbiamo imparato che ilmondo è così e così deve essere (equindi: precarietà di vita, globalizza-zione, fondamentalismi religiosi, ef-fetto serra come eventi di fatto ine-luttabili e immodificabili). Anzi,mag-giore è la paura e l'insicurezza, me-glio è in terminidi controllo sociale.Sono riflessioni che nascono dalla

lettura degli ultimi scritti in italianodi Zygmunt Bauman:Modus vivendi,Homo consumens, la riedizione de Ladecadenza degli intellettuali (sul lavo-ro intellettuale tra modernità e po-stmodernità) e un ottimodialogo conStefanoAllievi sulleVittime collatera-linelnumero333della rivistaautaut.Bauman - nato a Poznam nel 1925

- è uno dei più noti sociologi contem-poranei. A lui si deve l'ormai celebre

definizione (ma anche abusata; e Bau-manstesso, ultimamente, sembra scri-vere di fatto sempre lo stesso libro), di«modernità liquida». Ovvero: la mo-dernità «pesante» della prima metàdel '900 - sistemidi produzione, ideolo-gie, legami e valori del corpo sociale -si sarebbe tradotta (ma personalmen-te abbiamo molti dubbi: non liquidità,piuttostomaggiore pesantezza) inmo-dernità «liquida»; e tutto (vite indivi-duali, modi di lavorare, relazioni, lega-mi e affetti) avrebbepreso la formadeiliquidi: instabili, mobili, fluidi. Una li-quidità nata dall'abbattimento dellepolitichesociali precedenti, attraversoderegolamentazione, liberalizzazione,flessibilità e poi rete, globalizzazione el'esasperazione delle retoriche del ve-loce, del non-rigido, del disimpegno,del breve termine.

IL BUSINESS DELLA PAURALoStato sociale, comunque, è stato uc-ciso proprio nel momento in cui l'insi-curezza sociale raggiungeva nuovimassimi. Con inevitabili (o volute?)conseguenze. Essendo il welfare or-mai consideratoda tutti comeuna rigi-dità inaccettabile e la società non vo-lendo più prevenire il disagio socialeecco che si è passati alla repressione,allo Stato penale e all'aumento dellapopolazionecarceraria.Equindi: la pa-ura, funzionale allo Stato carcerario,alle politiche di sicurezza e di riduzio-

ne di fatto della libertà. Dimenticando- scrive Bauman in Modus vivendi (co-munque uno dei suoi libri più belli tragli ultimipubblicati) - che lapaura èunprocesso che si autoalimenta; e che «ilpiù importante prodotto della guerracontro i terroristi accusati di seminarela paura, è stato fino ad ora la paurastessa». Paura che anzi è un nuovo bu-siness, come nelle città, divenute «di-scariche della globalizzazione», in cuisi trovano rifiuti di ogni genere, soprat-tutto «rifiuti umani». Per non parlaredei profughi («l'incarnazione stessadel rifiuto umano») e della loro inces-santeproduzione (ormai «in serie») dapartedell'Occidente.E lademocrazia?Senelle società che si auto-definisconoliberali e aperte cresce la «mixofobia»- paura di mescolarsi con gli altri equindi: spinta incessante a ritagliarsi

isole «di similitudine e di identicità inmezzo al mare della varietà e della dif-ferenza» - saranno ancora democraziee società aperte?Come stimolare, piut-tosto, la «mixofilia»?Ormai trionfa l'homo consumens.

Nella logica di consumare tutto sem-pre più in fretta (cose, merci, idee, af-fetti): facendo invecchiare precoce-mente i prodotti, mutando velocemen-te le mode, stabilendo rigide date discadenza anche ai sentimenti; e so-prattutto con una deliberata e pro-grammata «produzione dei consuma-tori», che altrimenti non consumereb-bero come richiesto. Nell'illusione in-dotta nel consumatore (piacevole,coinvolgente) della libertà di scegliere(e sembra di leggere L’uomo è antiqua-to di Anders, che scriveva queste cosecinquantaanni fa).

Che fare? Rivalutare l'utopia?Nell'era pre-moderna, scrive Bau-man inModus vivendi, vigeva la logicadel guardacaccia («difendere il terri-torio assegnato contro ogni interfe-renza umana, allo scopo di preserva-re il suo equilibrio naturale»). Nell'era moderna è subentrata la logicadel giardiniere («impone al terreno ilsuo progetto precostituito», incorag-giando la crescita delle piante giusteed estirpando le erbacce), e sono igiardinieri «i più appassionati edesperti fabbricanti di utopie».Oggi, nellamodernità liquida, trion-

fa invece la logica del cacciatore. Suocompito è cacciare: irresponsabilmen-te, per divertimento, indifferente allapreservazione dell'ambiente.Ma quel-la del cacciatorepuò essere un'utopia?Oèmeglio tornareai giardinieri?

Zygmunt Bauman Il bivio della modernità:scegliere e coltivare o consumare tutto?

ZYGMUNT BAUMANModus vivendiInferno e utopiadel mondo liquidoTraduzione di Savino D’AmicoLATERZA, pp. 131, !14

Homo consumensTrad. di Marina de Carneri e Paolo BoccagliERICKSON, pp. 101, !10

La decadenzadegli intellettualiTraduzione di Guido FranzinettiBOLLATI BORINGHIERI, pp. 24, ! 16

Vittime collateraliColloquio con Stefano Allieviin AUT AUT nr. 333, IL SAGGIATORE, !19

Il giardinaggio inun puzzlediMike Jupp; in altoadestra Bauman

Idee TuttolibriSABATO 19 MAGGIO 2007

LA STAMPAVIII

NEWTON COMPTON EDITORI

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NUOVA NARRATIVA n. 72 (368 pp.). ! 9,90

«Prostitute brutalmente assassina-te, roghi omicidi e corruzione delpotere convergono in questo acu-to romanzo poliziesco.»

Val McDermid

«I fan di Ian Rankin e Denise Minasaranno felici del pungente MacBri-de, il cui secondo romanzo è tantobuio e avvincente quanto il suo de-butto, Il collezionista di bambini.»

Booklist

«Ti inchioda e fa accapponare lapelle.»

Telegraph

Un nuovo grande thriller diStuart MacBride

IL CACCIATORE DI OSSA

NUOVA NARRATIVA n. 49 (pp. 400). ! 9,90

Dello stesso autore:

IL COLLEZIONISTADI BAMBINI

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Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - IX - 19/05/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/09 - Autore: STEGAR - Ora di stampa: 18/05/07 18.15

pp Niccolò Paganinip Epistolario

Volume I, 1810-1831p a cura di Roberto Grisleyp ACCADEMIA NAZIONALE

DI SANTA CECILIA - SKIRAp pp. 668, !59p Danilo Prefumop NICCOLÒ PAGANINIp L'EPOS,p pp. 431, !43,80.

Senza entrare nel me-rito del dibattito suche cosa sia effettiva-mente la letteraturaebraica - degli ebrei?

In ebraico?Sugli ebrei?... - cer-to è che la Diaspora ha conferi-to allo scrivere d'Israele unospazio formidabile. Sconfinatonel senso letterale della parola.Per altro verso, la creazionedello statod'Israelenonhacon-tratto bensì dilatato tale spa-zio, creando nuovi incroci frastorie, atmosfere, esperienzepiùomenovissute.Sami Michael è fra i grandi

scrittori d’Israele. E’ un uomoattempato e asciutto, con den-tro gli occhi un'infinita pazien-za. Il suo ebraico parlato hauna cadenza lenta e melodica,assai elegante. A chi non cono-scequesta lingua, paredi senti-re l'arabo: Sami Michael è in-fatti nato aBaghdadnel 1926 e,pur vivendo in Israele sin dal1948, non ha perduto il suo ac-cento. E' considerato il mag-gior esponente della letteratu-

ra israeliana «orientale», cioènon ashkenazita. Victoria, pub-blicato da Giuntina (trad. di An-tonio di Gesù, pp. 365,! 17) è unromanzo sulla Baghdad ebraicadel primo Novecento: un luogotraboccantedi atmosferee senti-menti potenti, di donne sotto-messechepure sannobenequel-lo che desiderano.Michael èma-estro nel dare colore e sostanzavitale alla storia, senzamai cade-renella ridondanza.

***«Ho riflettuto su due modi di

essere: sull'esseregay e sull'esse-re ebrea.Hannoun saccodi cosein comune. Intanto non lo scegli,e questa è la prima cosa. Se losei, lo sei e non c’è niente che tupossa fare per cambiarlo». Dallasottomissione delle donne nellaBaghdad ebraica alla Disobbe-dienza di Naomi Aldermann, na-taaLondranel 1974, cresciuta inuna comunità ortodossa. Il suoromanzo, pubblicato da Notte-tempo (trad. di Mario Baiocchi,pp. 373,! 18), è una storia forte,di identità.Di sentimenti repres-

si oppurescoperti,masempre inmodo traumatico. Ronit, la vocenarrante dalla vita spregiudica-ta, torna fra le esitanti bracciadella comunitàortodossa in cui ènataecresciuta,per lamortedelpadre, il rabbino nonché illustreguida spirituale. E' respinta eturbata da quel mondo ma an-chedaEsti, lamogliedel cugino.

***Icchokas Meras è nato molto

lontano, sia da Israele, dove vivedal 1972.Nonappartieneall'Occi-dente teoricamente illuminato enon giunge neppure dall'Orienteesotico. Arriva dalla Lituania:Paese di margine europeo, conun passato ebraico di grandesplendore - nonmateriale, ovvia-mente, ma di studio. Per lui cosìcomeper tutti gli ebrei di questaantica e gloriosa comunità, ci ful'orrore della Shoah, che lo scrit-tore visse nel ghetto di Vilnius.Ora La Giuntina manda in libre-ria la sua prima opera tradottain italiano, Scacco perpetuo (a cu-ra di Ausra Povilaviciute e Van-na Vogelmann, pp. 178, ! 14). E'

unanovella ambientatanel ghet-to: non una sequenza di eventi,ma una serie di visioni. La storiasi giocacomeuna fatalepartitaascacchi, dove un realismo estre-mo è accompagnato da una pro-sasincopata.

***Con le radici in cielo (Marietti,

pp. 258, ! 18) è, ancora una vol-ta, un romanzo a più voci: nonparallele,ma in successionedi vi-ta. L'autore di questa triste ep-pure grandiosa storia fu SaulIsrael, nonno di Paolo Israel, cheha curato l'edizione e appostouna presentazione. Fra l'uno el'altro, Giorgio Israel, figlio, pa-dre e giornalista.Ma la vera pro-tagonista di questo romanzo èSalonicco, città multietnica antelitteram. Qui arrivò subito dopoil 1492 e la cacciata dalla Spagnauna numerosa comunità ebraicache visse e fiorì sino alla Shoahcustodendo le antiche tradizionisefardite (ladino compreso) maal tempo stesso facendo da pon-te, commerciale e intellettuale -verso luoghi e tempi lontani.

pp Vittorio Emilianip IL FURORE E IL SILENZIO

Vite di Gioachino Rossinip IL MULINO, pp. 480, !29

GIORGIOPESTELLI

Niccolò Paganini èuno dei casi più singolari ditutta la storia della musica;nondella storia del violino, na-turalmente, dove campeggiada sempre, ma nella storia delgusto musicale per il divariocherappresenta fraunmusici-sta «classico» per senso dellaformae nitoremelodico e l'im-magine che di lui si fecero ro-mantici e decadenti dell'Otto-cento: Chopin, Schumann,Berlioz, Liszt, Brahms, Rach-maninov, pur scrivendo musi-che tanto diverse, sentirono inPaganini un impulso decisivoa esplorare territori scono-sciuti.A chiarire questodilem-masoccorronooggi unamono-grafia di Danilo Prefumo e ilprimovolumedell'edizionecri-tica dell'Epistolario curato daRobertoGrisley.Alle spalle di lavori così im-

portanti stanno anni di ricer-che, accertamenti e scoperte;in particolare vogliamo ricor-dare la figura di EdwardNeill,vero apostolodegli studi paga-niniani, che prima di scompa-rire nel 2001 consegnò il suo

archivio all'Accademia di S. Ce-cilia proprio per allestire unaedizionemoderna del carteggiodel compositore; Roberto Gri-sley, dopo aver collaborato colNeill, ha proseguito l'impresada solo concludendo in questaprima serie di lettere un lavoroammirevole, comprendenteuna vasta introduzione, tutte lelettere conosciute e un appara-to di commenti e note preziosis-sime,ancheper l'abbondanzadirecensioni giornalistiche sull'in-stancabile attività concertisticadi Paganini: uno spaccato di vi-tamusicalequantomai vivo, for-micolante di dati, curiosità, os-servazioni dall'alto e istantaneeavolo radente.Si assiste in queste lettere

del 1810-1831 all'ascesa di Paga-nini in Italia e nei Paesi di linguatedesca prima del suo trasferi-mento a Parigi e Londra; incre-dibile la girandola dei concertiper un uomo, come lui stesso didefinisce, dal «fisico eccitato danervi sensibilissimi».ComeRos-sini si sente estraneo agli ultimiQuartetti di Beethoven (che pe-rò solo cronologicamente si pos-sonoconsiderare«musicadel lo-ro tempo»);perunsuoconcerto

aViennavuole l'ingressogratui-to pergli scolari di violino; e a te-stimoniare la sua finezza ripor-tiamoquanto scrive su una stel-la delle scene liriche, AngelicaCatalani ascoltata alla Scala:«Io sbadigliai moltissimo. Lasua voce forte, ed agile, forma ilpiù bello strumento, ma lì man-ca la misura e la filosofia musi-cale... fa delle mezze voci per insu, per in giù, e tutto quello chefa congran forza lo può fare congran dolcezza, e pianissimo, edeccodove scaturisce tutto ilma-gicoeffetto».Per l'uomo è determinante

la fitta corrispondenza con l'av-vocato ligure Luigi GuglielmoGermi, suo primo confidente esostegno negli affari e nelle ver-tenze con i famigliari delle don-ne amate e abbandonate; si par-la anchemoltodi strumentimu-sicali, dimalanni, rimedi e dime-dici avventurosi che hanno ri-schiato di far morire il musici-staprimadel tempo.

PRECOCE E CONTINUOLontanissimo dal consunto cli-ché del «magodel violino», è na-turalmente il Niccolò Paganinidi uno studioso tanto esperto econgeniale come Danilo Prefu-mo:diviso traVita eOpere, e im-postato secondoun rigoroso cri-terio documentario, il libro ri-percorre la vita dell'artista conuna narrazione piana e medita-ta, tutta fatti, e pertanto avvin-cente, senza nascondere difettimorali e aspetti oscuri nel carat-teredel grandegenovese.Sulle composizioni, dopo i ri-

trovamenti e le acquisizioni de-gli ultimi decenni (come il riccofondo di manoscritti entrato inpossesso della Biblioteca Casa-natensediRoma), il Prefumohapotuto svolgere un esame com-pleto e dettagliato di tutta laproduzionemusicale paganinia-na fino ad oggi conosciuta; sulpiano più propriamente critico,è essenziale l'invitodello studio-so a sganciarePaganini dal con-fronto con il classicismovienne-se, spostando l'attenzione sull'asse italo-parigino, con Viotti,Kreutzer, Rode in prima linea,tutti fondamentali per la nasci-ta dello stile paganiniano. Im-portante anche l'osservazionegenerale: «Paganini fu un arti-sta piuttosto precoce, e il per-corso stilistico della sua produ-zionemostra segni evolutivi tut-to sommato modesti. Nell'arcodi circa quarant'anni la suamu-sicapresentapochi cambiamen-ti formali ed espressivi di auten-tico rilievo». Tanto più interes-sano i riferimenti interni edesterni del suo operarecomposi-tivo, i rimandi, le rielaborazioni:una documentazione che aiutaa dare lineamenti reali a unmu-sicista finora considerato sopratuttocome«personaggio».

SANDROCAPPELLETTO

Se il titolo, Il furore e ilsilenzio, sia o non sia propria-mente un’endiadi, lo decide-ranno gli studiosi di retorica.L’immagine, così contrastatae complementare, trova co-munque sostegno in un rac-conto che fa oscillare tra que-sti due caratteri dominanti ilpendolo della lunga esistenzadiRossini.Il «furore» del successode-

cretato dal pubblico europeo:da Napoli a Vienna, da ParigiaLondra.Quellodella rapiditàdella scrittura, del susseguirsiincalzante degli impegni e dei

contratti. Una furia che esigeun prezzo alto, come sfibrandole energie di un artista che ha 18anni quando debutta - La cam-biale di matrimonio, Venezia1810 - in un teatro d’opera, lavo-ra comeun forsennato (Ceneren-tola, Barbiere, Turco, Italiana,Tancredi, Semiramide,Mosé, Er-mione...: non sbaglia un colpo,nel buffo e nel tragico!) e soltan-to 37 quando - aParigi con ilGu-glielmo Tell - decide che queltempo è finito e abbandona lascritturadimelodrammi, prepa-randosi al futuro, lungo silenzio.Un’uscitadi scenanonassoluta,come testimoniano la produzio-ne da camera, le cantate, gli in-ni, la musica sacra, ma comun-que stupefacente, come se Giu-seppe Verdi avesse smesso dicomporreoperedopo Il Trovato-re. Solo Carlo Broschi Farinellifu capace di una decisione ana-loga, quando - osannato ovun-que - smise di cantare in pubbli-coa 32anni.Il furoredei suoi crescendoe

quellodelmercatooperistico, al-lora fiorente, redditizio, non bi-sognoso di sussidi pubblici, go-vernato dalla potenza impresa-riale di Domenico Barbaja. Eprima ancora il furore del pa-dre, il «musico giacobino» chia-mato Vivazza, incarcerato co-me un pericoloso delinquentedurante le prime proteste re-

pubblicane e filo-napoleonicheche scuotono leMarche e la Ro-magna dove «dal 1631 durava latirannide pontificia». Date, no-mi, circostanze, continui incro-ci, sin dalle prime pagine, trabiografia privata e accadimentipubblici. Difficile inquadrare ungenionelproprio tempostorico,ma mai si era letta una vita diRossini così colma di riscontri:l’esatto contrario di Stendhal,ma lui considerava l’apparenteverità storica una pedanteria,se non un ostacolo alla fantasia,d’altrondemeravigliosa.Vittorio Emiliani non è uno

storico della musica, non sposané contesta tesi musicologiche:da giornalista, consulta e incro-cia le fonti, con il valore aggiun-to, qui, didar sfogoallapassionedi una vita. Rossini è il sommodio del Pantheon artistico del-l’autore, ma la venerazione nonfaombraalladocumentazione.

REAZIONARIO O PATRIOTA?La vita del protagonista si svi-luppamentre si fa l’Italia e il vo-lume non separamai i due bina-ri: dai moti carbonari all’Unità,a un passo dalla presa di PortaPia, che per soli due anni Rossi-ni non fa in tempoavederee sof-frire, perché «adorava» Pio IX,mentre tra gli uomini politiciera Quintino Sella a dichiararsi«rossiniano sfegatato». E lui co-me si schiera? Reazionario pa-palinoopatriota?«Vite di Gioachino Rossini»,

suggerisce il sottotitolodel volu-me: e il racconto rende giustiziaa questa pluralità, inquieta econtraddittoria, di opinioni e dimodi di essere: bulimico e de-presso, ingordo e silenzioso.«L’ideale e il sentimento odier-no sono esclusivamente rivoltial vapore, alla rapina e alle bar-ricate», scrive nel 1866 all’ami-co compositore Giovanni Paci-ni. E ricordando la propria lon-tana decisione di «abbandonarela carriera», chiosa: «Questopresentire non è dato a tutti;Dio me l’accordò e il benedicoognora». Prototipo dell’artistainattuale, che per rimarcaretanta alterità almondoha il vez-zo di opporsi a qualsiasi cosapuzzidi «moderno».Scrive inni patriottici, ma è

terrorizzato quando nel 1848 lafolla degli insorti grida sotto lasua finestra, lo chiama tradito-re. E allora tace, lasciando sfo-gare quell’angoscia che avevaconosciuto già da ragazzo, altempo della Pietra di paragone,nel timore, lui ventenne al de-butto alla Scala, di non farcela afinire in tempo: terzo e implaca-bile protagonista, assieme aidue evocati dal titolo. Aveva tal-mente corso da giovane che davecchiononpoteva far altro cheodiare i treni, soffrirli come unincubo.

PAGANINI,INERVIDEL VIOLINO

TERRE PROMESSEELENA

LOEWENTHAL

IN QUANTI MODISCRIVE ISRAELE

Nuovi incroci fra storie,atmosfere, esperienzepiù omeno vissute,ricerca di identità,conflitti di individui

e comunità, nei romanzidi SamiMichael,

NaomiAldermann,IcchokasMerase Saul Israel

Biografia Fra privato e pubblico,una carriera poliedrica e inquieta

Rossiniin un ritrattodi C. Zucchelli(Roma,collezioneCagli).Le sue tante,contraddittorievite sonoraccontateda VittorioEmiliani

ROSSINI,CRESCENDODIFURORI

Paganini con il suo violino

Lettere e ritratto L’uomo e l’artistaoltre il cliché del «personaggio»

Vite TuttolibriSABATO 19 MAGGIO 2007

LA STAMPA IX

Sami Michael, autoredi «Victoria» edito da Giuntina

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Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - X - 12/05/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/10 - Autore: MAUMAG - Ora di stampa: 11/05/07 19.13

VariaNarrativastraniera Saggistica Tascabili RagazziNarrativa

italiana

La Vanguardia, quoti-diano di Barcellona,pubblica in rete, apuntate, un roman-zo del suo corrispon-

dente da Londra. Lui si chia-ma Rafael Ramos ed è nato,tiene a precisare, lo stessogiorno di Miguel Bosè. Il li-bro si intitola El ángel de laguarda, è «una storia di intri-ghi e corruzione nell'Inghil-terra di Tony Blair».Eccellente idea, quella di

pubblicarlo sul web. Diretta-mente dal produttore al con-sumatore (che apprezza),senza quelle paginate di giu-bilo sperticato che qui danoi, e soltanto qui da noi, ac-colgono troppo spesso i libridei giornalisti. Un esempioda imitare.

CHE STORIAAl primo posto c'è, nel qua-rantennale, Cent'anni di soli-tudine di Gabo García Már-quez; come se qui da noi le

nuove generazioni si fiondas-sero in massa su Sciascia o suGadda.Rimangono o entrano in

classifica La catedral del mardi Ildefonso Falcones (bestsel-ler da 51 settimane, un re-cord), il «nuovo» Tolkien,HenningMankell, La tredicesi-ma storia di Diane Setterfield.Ma colpisce soprattutto

la quantità e qualità di ro-manzi che guardano al passa-to. Negli ultimi anni la narra-tiva spagnola, a differenzadella nostra, ha prodottomolte egregie rivisitazionidella guerra civile: ManuelRivas, Javier Cercas, Alber-to Méndez, e mettiamoci pu-re El corazón helado di Almu-dena Grandes riciclatasi ro-manziera storica (ne riferim-mo all'uscita, in marzo), cheè ancora quarto fra i «másvendidos».Passata quella ondata,

sembra adesso che la retro-marcia arretri ulteriormente

verso un passato davvero pas-sato. Se due indizi fanno unaprova, eccoli: al secondo e alterzo posto in classifica ci so-no El pedestal de las estatuasdi Antonio Gala e La sangre delos inocentes di Julia Navarro,scrittore settantenne coltissi-mo lui, cinquantenne giornali-sta con incursioni nella fic-tion lei.Il titolo del romanzo di Ga-

la viene spiegato così, già apagine diciotto: «So comenessun altro di che cosa è fat-to il piedistallo delle statue:di abusi, sangue, piano e mor-ti, alcuni; di superbia, di-sprezzo e avidità, altri; di ne-gazione della vita, i rimanen-ti». La voce, attribuita a unmanoscritto ritrovato in unantico palazzo di Pau, nellaFrancia meridionale, è quelladi Antonio Pérez, segretariodel re Filippo II. Uno che, nel-la ricostruzione romanzescache Gala fa della sua roman-zesca vita, conobbe i segreti

dei più potenti fra i potenti.Dall'epoca barocca si va

ancora a ritroso, fino al XIIsecolo, nel libro di Julia Na-varro: che cavalca nei secolie nei luoghi, dallo sterminiodei catari alla Berlino nazi-sta alle attuali minacce ter-roristiche, per raccontaremodi e danni del fanatismo.Con tutte le astuzie narrati-ve dei nuovi bestseller mon-diali made in Spain - i thrillerstorico-culturali di CarlosRuiz Zafón, Matilde Asensi,Ildefonso Falcones, JavierSierra, e della stessa Navar-ro (che è tradotta da Monda-dori).

COME UN FILMDicono che, per l'intreccio dibiografie distanti ma collegatefra loro, il nuovo romanzo diLucía Etxebarría assomigli alfilmBabel. Ha un bel titolo,Co-smofobia, e racconta delmicro-cosmomultietnico nel quartie-remadrileno di Lavapiés.

LA CLASSIFICA DI TUTTOLIBRI È REALIZZATA DALL’ISTITUTO DEMOSKOPEA DI MILANO, ANALIZZANDO I DATI DELLE COPIE VENDUTE OGNI SETTIMANA, RACCOLTI IN UN CAMPIONE DI 120 LIBRERIE A ROTAZIONE, DI CUI 80 EFFETTIVE. SI ASSEGNANO I 100PUNTI AL TITOLO PIÙ VENDUTO TRA LE NOVITÀ. TUTTI GLI ALTRI SONO CALCOLATI IN PROPORZIONE. LA CIFRA FRA PARENTESI, SOTTO IL PUNTEGGIO, INDICA LA POSIZIONE IN CLASSIFICA NELLA SETTIMANA PRECEDENTE.LA RILEVAZIONE SI RIFERISCE AI GIORNI DAL 28 APRILE AL 4 MAGGIO.

AI PUNTILUCIANO

GENTA

UNA CASTAINSAZIABILE

E LA STREGA

1. Gomorra 42Saviano [1]15,50 MONDADORI

2. Le pecore e il pastore 25Camilleri [2]10,00 SELLERIO

3. Mi fido di te 22Carlotto; Abate [3]14,00 EINAUDI

4. Scusa ma ti chiamo amore 15Moccia [4]18,00 RIZZOLI

5. Manituana 12Wu Ming [5]17,50 EINAUDI

6. Testimone inconsapevole 11Carofiglio [-]11,00 SELLERIO

7. La leggenda dei monti naviganti 10Rumiz [6]18,00 FELTRINELLI

8. Il segreto di Ortelia 9Vitali [10]15,00 GARZANTI

9. Se domani farà bel tempo 8Bianchini [-]16,00 MONDADORI

10. Ragionevoli dubbi 8Carofiglio [8]12,00 SELLERIO

1. Nido vuoto 50Giménez Bartlett [1]13,00 SELLERIO

2. La strega di Portobello 42Coelho [-]17,00 BOMPIANI

3. Il cacciatore di aquiloni 35Hosseini [2]17,50 PIEMME

4. I love shopping per il baby 31Kinsella [3]18,00 MONDADORI

5. New moon 30Meyer [4]17,80 FAZI

6. La cattedrale del mare 24Falcones [6]18,60 LONGANESI

7. Jezabel 19Némirovsky [9]16,50 ADELPHI

8. La tredicesima storia 18Setterfield [10]18,00 MONDADORI

9. Non dire notte 14Oz [8]15,00 FELTRINELLI

10. La ragazza di polvere 14Connelly [7]19,90 PIEMME

1. Gesù di Nazaret 100Benedetto XVI [1]19,50 RIZZOLI

2. La casta. Così i politici... 60Stella; Rizzo [-]18,00 RIZZOLI

3. Perché non possiamo... 27Odifreddi [2]14,60 LONGANESI

4. Ho 12 anni faccio la cubista... 18Lombardo Pijola [-]12,00 BOMPIANI

5. Inchiesta su Gesù... 15Augias; Pesce [3]17,00 MONDADORI

6. Senti chi parla 15Giordano [4]17,50 MONDADORI

7. Modus vivendi. Inferno e... 12Bauman [8]14,00 LATERZA

8. La scomparsa dei fatti 9Travaglio [6]15,00 IL SAGGIATORE

9. Infedele 8Hirsi Ali [7]18,50 RIZZOLI

10. Tutti i volti dell’arte 8Caroli; Festa [-]17,00 MONDADORI

1. Lavoratori di tutto il mondo... 21Ovadia [1]15,50 EINAUDI

2. Cuore di gatta 10Colò [-]15,00 MONDADORI

3. Se uno nasce quadrato... 6Gattuso [-]15,00 RIZZOLI

4. E’ facile smettere di fumare... 6Carr [4]10,00 EWI

5. L’amore è un dio 6Cantarella [2]13,00 FELTRINELLI

6. Centro d’igiene mentale 4Cristicchi [-]15,00 MONDADORI

7. Del perché l’economia... 4Milani [3]13,00 KOWALSKI

8. Tutte le opere 4Orazio [-]12,90 MONDADORI

9. Lirici greci 4Cavalli (cur.) [-]12,90 MONDADORI

10. Parole e canzoni. Con DVD 4Ligabue [-]22,00 EINAUDI

1. Leggere Lolita a Teheran 17Nafisi [1]10,00 ADELPHI

2. L’ombra del vento 17Ruiz Zafon [2]12,00 MONDADORI

3. La masseria delle allodole 11Arslan [3]10,00 BUR RIZZOLI

4. La pensione Eva 8Camilleri [-]6,00 MONDADORI

5. Mattatoio n. 5 8Vonnegut [4]7,00 FELTRINELLI

6. Le uova del drago 7Buttafuoco [6]6,00 MONDADORI

7. Se questo è un uomo 7Levi [10]9,80 EINAUDI

8. Il passato è una terra straniera 6Carofiglio [-]7,40 BUR RIZZOLI

9. Il quinto giorno 6Schätzing [-]12,00 TEA

10. La casa degli spiriti 6Allende [-]7,50 FELTRINELLI

1. Il piccolo principe 10Saint-Exupéry [1]7,00 BOMPIANI

2. Le due guerriere 9Troisi [8]17,00 MONDADORI

3. Ritorno a Rocca Taccagna 5Stilton [2]8,20 PIEMME

4. Cronache del mondo emerso 4Troisi [-]20,00 MONDADORI

5. Un ponte per Terabithia 4Paterson [3]16,00 MONDADORI

6. Nel regno della fantasia 4Stilton [-]22,00 PIEMME

7. Il pericoloso libro delle cose... 4Iggulden; Iggulden [-]17,00 MONDADORI

8. Una truffa coi baffi 4Stilton [7]6,50 PIEMME

9. Via dei Matti 4Endrigo; Costa [4]7,90 GALLUCCI

10. Spider-Man 3. Con adesivi 4Autori vari [-]6,50 MONDADORI

Q ui ha rischiato grosso, Ratzinger:mentre luise ne andava in Brasile, il brasiliano Coelho,ex allievo dei gesuiti e ribelle hippie, ricon-vertitosullaviadiSantiago (deCompostela),acclamato pontefice di spiritualità alchemi-

ca e guerriero della luce (unpo’ newage), ha provato astrappargli il primato con la sua Strega di Portobello,misteriosadonnadi nomeAthenanatanellaTransilva-nia del conte Dracula, («vergine?martire? santa? paz-za?»), frullatodimistica emagia («la possessionecrea-tivadel sacro»). Per oranon gli è riuscito (ma la sfida èappena agli inizi e Ratzinger è in discesa: questa setti-

mana il valore dei 100 punti non supera le 10 mila co-pie). Meglio di Coelho ha fatto la coppia Rizzo-Stella,segugi della «malapolitica»: sprechi e privilegi, cliente-le e sotterfugi, un dossier implacabile, tutto fatti e ci-fre, una requisitoria per nulla qualunquistica, moltoamara e nel contempo ironica, per lettori che ancoraabbiano la capacità di indignarsi, qualunque sia la loroappartenenzapolitica. Nella narrativa italiana si man-gia la stessaminestra con il noir - denuncia di Abate eCarlotto, detectives delle frodi alimentari. In saggisti-ca, come avevamo scommesso, è salita al quarto postola non meno stupefacente inchiesta della giornalista

Marida Lombardo Pijola sulle precoci lolite del cubo,prontea una svelta carrierapornoromantica (titolo fuo-ri tabella per un soffio, 11˚). Non c’è sorpresa né scan-dalo, così vanno le cose e imassmedia ne sono lo spec-chio (irresponsabile?). Questo consumano i lettori ita-liani, peraltro stabili, per non dire immobili, come con-ferma l’inchiesta Istat presentata ieri in Fiera (nel2006 il 60,5% della popolazione rispetto al 60% del2000, per di più includendo un 12,8% di «lettorimordi-bi»,quelli chenonvannooltre i libri di cucinae leguideturistiche). E allora, per dirla con Ovadia, 1˚ nella va-ria: «Editoridi tutto ilmondo,c’èpocodaridere».

Classifica TuttolibriSABATO 12 MAGGIO 2007

LA STAMPAX

Nidovuoto

GIMÉNEZ BARTLETTSELLERIO

50

35 31

Newmoon

MEYERFAZI

30 27 25

CHE LIBRO FA... IN SPAGNAGIOVANNA

ZUCCONI

GABO, OLÉ40 ANNI DOPO

«Cent’anni di solitudine» di García Márquez è «il más vendido»In classifica abbondano i romanzi storici, dalla guerra civilea un passato ancor più remoto, traMedioevo e età barocca

I PRIMI DIECI

1Gesùdi Nazaret

BENEDETTO XVIRIZZOLI

100 2La casta

STELLA; RIZZORIZZOLI

60 3 4Gomorra

SAVIANOMONDADORI

42 5La stregadi Portobello

COELHOBOMPIANI

42

6Il cacciatoredi aquiloni

HOSSEINIPIEMME

7I loveshoppingper il babyKINSELLAMONDADORI

8 9Perché nonpossiamoessere cristianiODIFREDDILONGANESI

10Le pecoree il pastore

CAMILLERISELLERIO

NA

Pagina Fisica: LASTAMPA - TORINO - XI - 19/05/07 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/11 - Autore: STEGAR - Ora di stampa: 18/05/07 18.15

CETTA PETROLLOSenza permessoNUOVI EQUILIBRIpp. 116, ! 10

Il sottotitolo è «Avventure di unabadante rumena». Altro sottotitolosegnalato da Dacia Maraini, quellodell'«Orda» di Gian Antonio Stella:«Quando gli albanesi eravamo noi».Il tema dell'emigrazione attraversamolte altre letture più o meno recenti,da «Vita» di Melania Mazzucco a «Paneamaro» di Elena Gianini Belotti:romanzo il primo e ricostruzionefamiliare il secondo, entrambi Rizzoli.Altri autori italiani amati: Ammaniti,Saviano, Vinci, La Capria.

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AZAR NAFISILeggere Lolitaa TeheranADELPHI, pp. 379, ! 10

Sappiamo troppo poco della vita delledonne nel mondo islamico, dice DaciaMaraini: «La parola femminismo ormaiè cancellata, ma cresce l'interesse peri problemi delle donne». Un altro temaè la Shoah: «Per esempio JorgeSemprún, che finì a Buchenwald purnon essendo ebreo, descrive le latrine,talmente orribili che erano l'unicoluogo dove i kapò non andavano:proprio lì i prigionieri si scambiavanoinformazioni vitali» (in «Vivrò col suonome, morirà con il mio», Einaudi).

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“MAQUANTABELLEZZASOTTOILBURQA”

LE SUE SCELTE

GRAZIA DELEDDACanne al ventoGARZANTI, pp. 215, !7,30

«Quando dico che è una grandissimascrittrice, tanti mi guardano a musostorto. Andrebbe riscoperta, è unavisionaria: temi ottocenteschi, marespiro europeo». Un classico («chenon significa datato», anzi: «Un libroche attraversa più generazioni nondelude mai, significa che è vivo»),accanto a Charles Dickens («Dombeye figlio», Rizzoli), a Thackeray, aFlaubert, a Conrad... Tutti letti dabambina e ragazzina, a scuolanascosta all'ultimo banco, e riletti daadulta "sempre con piacere"».

GIOVANNAZUCCONI

Il librogiustoalmomentogiu-sto. Proprio ora, mentre scorre nerala cronaca,DaciaMaraini legge econ-siglia Senza permesso di Cetta Petrol-lo, cheè la storiadi una ragazzarome-na in Italia per cercare lavoro, «rac-contata in primapersona, in un ibridometà romeno metà italiano, molto di-vertente, a ritmogioioso: un'operazio-ne linguistica riuscita». Ecco: quandole passioni della vita sono la lettura el'impegnosociale («nonpolitico, socia-le:non sonomai stata iscrittaaunpar-tito»), càpita di trovarsi fra le mani,con tempismo che ha dello sbalorditi-vo, libri che intercettano proprioquanto sta accadendo, e inquieta.Donne, emigrazione, famiglia, violen-ze.Manaturalmente i temi dell'attua-lità non coprono tutto il ventaglio del-le letture:moltissimi i classici.E, natu-ralmente, l'interesse per l'argomentononbastaa rendereun librobello ede-gno.«Un libro non è una purga», sinte-

tizza Dacia: se non piace, meglio but-tarlo. Altrettanto pennacchianamen-te («il verbo leggerenonsopporta l'im-perativo», rivelava liberatorio Comeun romanzo), la prescrizione è mitiga-ta dal condizionale, smussata in invi-to: «È un libro che tutti dovrebberoleggere»,dice. L'esortazioneriguardaLeggere Lolita a Teheran di Azar Nafi-si. «Èstraordinario,mi hacolpitomol-tissimo, peccato non averlo incontra-to prima.Racconta la vita delle donnenelmondo islamico - e nonnell'Afgha-nistandelburqa,ma in Iran.Sea scuo-la ti trovano le unghie dipinte, o le cal-ze rosa, oFlaubert, succede il finimon-do. Frustate, visite ginecologiche for-zate,galera.Abusisconvolgenti,di cuisappiamopochissimo:qui parliamodivelo o non velo, e basta. Invece ognifondamentalismoperprimacosamet-te lamanosul ventredelledonne».C'è chi dice che la guerra mondiale incorso non sia né di religione né per il

petrolio, ma per il controllo del corpofemminile. Eppure «femminismo» è unaparola cancellata.«Però, lo vedo frequentando spesso lescuole, nasce un interesse nuovo per iproblemi delle donne. Con la globaliz-zazione, le vecchie questioni sono tor-nate fra noi. Le prostitute dell'Est, lagiovane pachistana Hina, uccisa daimaschi di famiglia e sepolta in giardi-no: non possiamo lavarcene le mani,sonoqui, ora. Ci riguardano».Segue ancora la saggistica femminista?«Quel poco che esce, di ideologico nonc'è quasi più nulla. Camille Paglia, macon lei non sono d'accordo, la Badin-ter...».Però scrive spesso, sui giornali, di attuali-tà al femminile. Che cosa la spinge?«L'indignazione. Per me il giornali-smo è intervento, e motivi per indi-gnarsi ce ne sono sempre tanti, negli

anni e nei decenni».Anche la lettura è talvolta mossa dall'in-dignazione?«Leggo romanzi, poesia, saggi ma nonlegati alla politica. E tanti classici. Direcente Conrad, una mia passione,l'ho anche tradotto. Dombey e figlio diDickens, che non conoscevo, bellissi-mo. EGraziaDeledda».Oibò.«Quando dico che è una grandissimascrittrice, tanti mi guardano a musostorto».Mette Grazia Deledda fra i classici?«Classico non significa datato. GraziaDeledda ha scritto alcuni libri bellissi-mi che fanno capire la società italiana,e insieme godere per l'intenso sensodella scrittura. Li paragono a Sime-non, per lo sguardo sulla provincia tal-

mente preciso che diventa universale.Per esempio l'autobiografico Cosima,L'Edera,Canne al vento - quattro sorel-le, un padre patriarca, un servo tolsto-iano, un figlio che torna ma è un ma-scalzone, seduce e rovina. Temi otto-centeschi, però attenzione: Grazia De-ledda non è verista, è visionaria, nellesue descrizioni i luoghi lievitano: ementre furoreggiava D'Annunzio, leiinvece guardava all'Europa. Sarebbeda riapprezzare».Leggeva tanto, da piccola?«Migliaia di libri. Ero onnivora, osses-siva. Tutto Balzac, decine di romanzifra i quali alcuni bruttissimi, tuttoProust, tutto Tolstoj, tutto Dostoe-vskij. Per fortuna a casa mia c'eranosoltanto libri belli, neanche uno volga-re o commerciale: altrimenti avreimangiato anche quelli. Per molti annisiamo stati poverissimi, con il cappot-to rivoltato e le scarpe risuolate, ma ilibri erano l'unica cosa che non man-cava. E quando non c'erano, e manca-vano i soldi per comprarli, andavo inbiblioteca. Mi sono nutrita con la Bur.Andavo a scuola con gioia, perché mimettevo all'ultimo banco e leggevo,leggevo».A scuola?«Certo. A scuola ho sempre letto.Qualche volta mi beccavano ed eranoscenate».È ancora onnivora, e ossessiva?«Se non ho da leggere divento nervo-sa, ma per fortuna c'è sempre qualco-sa che mi attrae. Ho libri da taschino,da borsa, da valigia. Viaggio semprecon qualche libro, e leggo i libri dei luo-ghi dove viaggio, più illuminanti diqualsiasi guida. Editorialmente, sia-mo troppo nella scia delmercato ame-ricano (alcuni grandi, come DeLillo eFante, e moltissima paccottiglia). Iocerco di uscirne, l'Europa produce ro-manzi bellissimi che pochi conoscono,olandesi, turchi... Per esempio Il librodi Blanche e Marie di Per Olof Enquist,svedese. Bello, ma più bello ancora Ilmedico di corte».

Altre scoperte o passioni degli ultimi me-si o anni?«Agota Kristof. La masseria delle allo-dole di Antonia Arslan. E poi Vita diMelaniaMazzucco,L'orda di GianAn-tonio Stella, Pane amaro di Elena Gia-nini Belotti».Tre libri sull'emigrazione italiana. Quan-do gli albanesi eravamo noi, sottotitolaStella, oggi forse direbbe romeni... Chile piace fra i suoi, chiamiamoli così, col-leghi?«Ammaniti, Io non ho paura racconta-va con eleganza e intelligenza una ter-ribile storia di famiglia. Saviano, per-ché combina un'osservazione socialedettagliata con una capacità lirica: c'èun poeta, dentro. Erri De Luca. Simo-naVinci. Raffaele LaCapria, anche i li-bri dell'anzianità, o chiamiamola piut-tosto maturità, sono bellissimi, moltomoderni».Che cosa ricorda, del tanto che legge?«Dimentico i titoli, ricordo molto. Latrama, i personaggi».Non è, talvolta, angosciata dal tanto otroppo che esce?«Un libro può stancare, la letturamai.In camera da letto ho due pile di coseda leggere, alte mezzo metro. A voltec'è un ingorgo di libri nuovi, altre vol-te sono classici, e con i classici non sisbagliamai. Quando un libro attraver-sa più generazioni, significa che è vi-vo. A Londra in aeroporto ho ricom-prato Thackeray, che avevo letto aquindici anni, e mi ha dato ancoragrandepiacere».Riceverà anche molti manoscritti.«Quelli sì sono un incubo. Mi arrivanoper posta, me li consegnano a mano.Ma io non ho una casa editrice, non hopotere, e non ho tempo: così, provoeternamente sensi di colpa. In un'uni-versità per anziani, un simpatico si-gnore mi ha dato il dattiloscritto dellesuememorie. A domanda,mi ha rispo-

sto che lui stesso non legge da qua-rant'anni: e allora cosa pretende, co-me pretendono di essere letti i tantiche scrivonomanon leggono?».Che cosa se ne fa, dei libri che non puòtenere in casa?«Li regalo alla biblioteca di Pescasse-roli. Non è una condanna a morte: so-no anche belli, ma ame non interessa-no. Ne ho circa diecimila, quando de-vo eliminarne qualcuno vecchio è sem-pre un dolore. I romanzi sono divisiper paese, i saggi fra storia, filosofia,linguistica, femminismo».E il teatro, lei che ne ha scritto e fattotanto?«È un settore enorme, anche se il tea-tro non andrebbe letto se non in vistadel palcoscenico. Purtroppo ormai sene pubblica poco, resiste Ubulibri, Ei-naudi nonhapiù la collaninabianca, ep-pure di giovani interessanti ce ne sono:UgoChiti,AntonioTarantino...».Gialli ne legge?«Qualche volta. Mi piace il mistero dascoprire, detesto il noir, il sangue: mipiace Simenon, detesto Patricia Cor-nwell, troppo descrittiva».No alle descrizioni, ma solo se sono di ca-daveri e ferite?«Certo. Flaubertmi piace proprio per-ché è descrittivo».Che cosa metterà prossimamente in ta-schino, in borsa o in valigia?«Travaglio, BenedettaCraveri,Every-man di Philip Roth che ho dovuto in-terrompere, due libri sulla Shoah. Holetto e leggo unamiriade di saggi, me-morie, testimonianze sulla persecuzio-ne degli ebrei. Per esempio JorgeSemprun...».Di libro in libro, il racconto potrebbecontinuare all'infinito, o quasi. Soltan-to chi ha grande familiarità può parla-re di libri così, come di cose normali.Dicendo semplicemente: è un librobellissimo.

«E’ straordinario“Leggere Lolita a Teheran”;fra i miei classiciGrazia Deledda e Conrad,l’ho anche tradotto»

DaciaMaraini

TUTTOlibri RESPONSABILE: NICO ORENGO. IN REDAZIONE: LUCIANO GENTA, BRUNO QUARANTA. E-MAIL: [email protected] SITO INTERNET: www.lastampa.it/tuttolibri/

«Quando un libro attraversapiù generazioni, è vivo. Horicomprato Thackeray, lettoa quindici anni, e mi hadato ancora grande piacere»

DaciaMarainiparleràde «I libridellavita» con GiovannaZucconi lunedì21 aGenova,al TeatroModena,h. 21

L'ultimo libro di Dacia Maraini è uscito da Mondadori («ma il mio editore è Rizzoli»).Si intitola Dialoghi immaginari tra un padre e una figlia, autori appunto il padre Fo-sco, etnologo e formidabile viaggiatore scomparso quattro anni fa, e la figlia Dacia.La madre era Topazia Alliata, pittrice. Esiste un Dacia Maraini Fans Club, a Vienna

(e qui: www.vhs.at): «Sono molto esigenti, ogni settimana vogliono essere informatiper lettera di quello che faccio». Fra i titoli celebri, La lunga vita di Marianna Ucrìa(Supercampiello nel 1990), Bagheria, Voci, Buio, Colomba. Negli Anni Sessanta fon-dò il Teatro del Porcospino, negli Anni Settanta il Teatro della Maddalena.

Diario di Lettura TuttolibriSABATO 19 MAGGIO 2007

LA STAMPA XI

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