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10 2. QUADRO AMBIENTALE DI RIFERIMENTO 2.1 Geomorfologia Il territorio della Provincia di Bergamo si estende per una superficie complessiva di 2.722,86 km 2 . Esso può essere suddiviso in tre principali fasce altimetriche, con sviluppo trasversale rispetto all’estensione della Provincia: una fascia montana, comprendente, da ovest verso est, le valli Imagna, Brembana, Seriana, di Scalve e Cavallina e caratterizzata da montagne dai fianchi ripidi, ampie e profonde vallate e cime elevate; una fascia collinare molto stretta, immediatamente ai piedi della fascia montana, con rilievi meno accentuati; un’area di pianura di origine alluvionale e a morfologia uniforme estesa a sud di Bergamo. La fascia montana occupa una superficie totale di 1.729,93 km 2 (oltre il 50% dell’intero territorio provinciale); in corrispondenza di essa si sviluppa buona parte della catena delle Alpi Orobie. La morfologia della fascia prealpina è principalmente il risultato dell’azione combinata dei processi di deformazione delle rocce e di sollevamento del rilievo (processi endogeni) con i processi di modellamento dovuti all’azione dei ghiacciai pleistocenici, dell’acqua e della gravità (processi esogeni). In realtà gli elementi strutturali più importanti dal punto di vista geologico, come pieghe e sovrascorrimenti, non determinano morfologie corrispondenti nella Provincia di Bergamo. Le valli Brembana e Seriana, elementi principali della geografia bergamasca in corrispondenza dei quali si sviluppa tutta la parte settentrionale del territorio, devono la loro origine alla presenza di apparati glaciali nel Quaternario che hanno modellato gli attuali versanti. Di minore importanza è l’attività morfogenetica legata ad altri fattori: alle quote più elevate prevale l’azione dovuta all’energia del rilievo (cicli gelo/disgelo, gravità) con morfologie caratterizzate da creste, falde di detrito attivo e suoli poco sviluppati; nei fondovalle si sviluppano forme legate all’azione dell’acqua come terrazzi Figura 2.1.1 - Fasce altimetriche della Provincia di Bergamo Fonte: Provincia di Bergamo

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2. QUADRO AMBIENTALE DI RIFERIMENTO

2.1 Geomorfologia  Il territorio della Provincia di Bergamo si

estende per una superficie complessiva di

2.722,86 km2. Esso può essere suddiviso

in tre principali fasce altimetriche, con

sviluppo trasversale rispetto all’estensione

della Provincia: una fascia montana,

comprendente, da ovest verso est, le valli

Imagna, Brembana, Seriana, di Scalve e

Cavallina e caratterizzata da montagne dai

fianchi ripidi, ampie e profonde vallate e

cime elevate; una fascia collinare molto

stretta, immediatamente ai piedi della

fascia montana, con rilievi meno

accentuati; un’area di pianura di origine

alluvionale e a morfologia uniforme estesa

a sud di Bergamo.

La fascia montana occupa una superficie totale di 1.729,93 km2 (oltre il 50% dell’intero territorio

provinciale); in corrispondenza di essa si sviluppa buona parte della catena delle Alpi Orobie. La

morfologia della fascia prealpina è principalmente il risultato dell’azione combinata dei processi di

deformazione delle rocce e di sollevamento del rilievo (processi endogeni) con i processi di

modellamento dovuti all’azione dei ghiacciai pleistocenici, dell’acqua e della gravità (processi

esogeni). In realtà gli elementi strutturali più importanti dal punto di vista geologico, come pieghe e

sovrascorrimenti, non determinano morfologie corrispondenti nella Provincia di Bergamo. Le valli

Brembana e Seriana, elementi principali della geografia bergamasca in corrispondenza dei quali si

sviluppa tutta la parte settentrionale del territorio, devono la loro origine alla presenza di apparati

glaciali nel Quaternario che hanno modellato gli attuali versanti. Di minore importanza è l’attività

morfogenetica legata ad altri fattori: alle quote più elevate prevale l’azione dovuta all’energia del

rilievo (cicli gelo/disgelo, gravità) con morfologie caratterizzate da creste, falde di detrito attivo e

suoli poco sviluppati; nei fondovalle si sviluppano forme legate all’azione dell’acqua come terrazzi

Figura 2.1.1 - Fasce altimetriche della Provincia di Bergamo

Fonte: Provincia di Bergamo

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alluvionali e incisioni. Fenomeni carsici di varia entità si sono sviluppati in corrispondenza dei

massicci calcarei (Monte Alben) e degli altopiani circostanti le valli Brembana e Seriana.

La fascia collinare occupa una porzione molto ristretta del territorio (320,56 km2 - 11,77%

dell’intero territorio provinciale), in essa prevalgono morfologie meno pronunciate della precedente

con dossi e suoli meglio sviluppati. La fascia collinare rappresenta in realtà solo un’appendice

terminale della più significativa catena prealpina; il passaggio dalla zona montana alla pianura si

realizza infatti molto bruscamente e in uno spazio ristretto.

Tutta la bassa pianura (superficie totale di 672,37 km2, 24,70% rispetto all’intero territorio

provinciale) è caratterizzata da un lembo settentrionale di pianura padana a morfologia

pianeggiante, indicato in letteratura con il termine di Livello Fondamentale della Pianura (LFP). In

quest’area, relativamente uniforme, la morfologia del territorio deve principalmente la sua origine ai

depositi fluvioglaciali che si sono accumulati sul fronte dei ghiacciai pleistocenici e all’azione

dell’attuale reticolato idrografico che contribuisce all’incisione del LFP con contestuale formazione

di terrazzi alluvionali.

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2.2 Reticolo idrografico

Il territorio è percorso da importanti corsi d’acqua e ospita laghi che contribuiscono a rendere il

paesaggio molto caratteristico: i fiumi Adda e Oglio, che delimitano rispettivamente a ovest e ad

est la Provincia, insieme ai fiumi Brembo e Serio, sono i principali corsi d’acqua che dalle quote

più elevate delle Alpi Orobie scorrono nella pianura della bassa bergamasca. Il Lago d’Iseo,

condiviso con la Provincia di Brescia, e il Lago d’Endine sono invece i corpi idrici superficiali più

estesi.

L’Adda è il fiume più importante che interessa la Provincia di Bergamo, segnandone il confine

occidentale: i deflussi dal lago di Como sono regolati dalla diga di Olginate e le portate regolate

sono misurate da una stazione idrometrografica ubicata a Lavello, presso Calolziocorte.

Il bacino idrografico a monte della stazione di Lavello è molto esteso, comprendendo il lago di

Como e la Valtellina, per complessivi 4.572 km2, di cui 126 km2 di aree glaciali e 165 km2 di aree

lacuali naturali, che assicurano cospicue portate in tutto l’arco dell’anno.

Il regime di deflusso a valle del lago di Como è influenzato dall’effetto di laminazione e

regolazione delle portate, che tende a portare il lago ai massimi livelli a fine maggio e a fine

novembre, per soddisfare rispettivamente le richieste di maggior consumo irriguo (in estate) e di

produzione idroelettrica (in inverno).

Il Fiume Brembo, il più importante fiume interamente bergamasco, nasce nella parte occidentale

delle Alpi Orobie da numerosi torrenti che portano questo nome a monte di Lenna (Brembo di

Carona, di Valleve, di Mezzoldo) e sfocia nel Fiume Adda a monte dell’abitato di Canonica d’Adda

(132 m s.l.m.), dove sottende un bacino di circa 945 km2. Il regime idrologico del Brembo dipende

dalle precipitazioni meteoriche e dallo scioglimento del manto nevoso. Le portate presentano un

massimo in tarda primavera a maggio e uno di entità minore a ottobre. Il periodo di magra è in

inverno, con il minimo nel mese di gennaio. Sia l’asta principale del Brembo sia la maggior parte

dei suoi affluenti sono ampiamente sfruttati per la produzione di energia idroelettrica, con

conseguente alterazione del regime naturale delle portate.

Il Fiume Serio nasce da sorgenti che alimentano il Lago Superiore del Barbellino e, dopo un

percorso di circa 120 km, sfocia nel Fiume Adda a Bocca Serio (CR). Il bacino imbrifero ha una

superficie di circa 1.200 km2. Il fiume è alimentato prevalentemente dalle piogge e, in primavera,

dallo scioglimento delle nevi; il regime idrologico mostra le portate massime in tarda primavera, nei

mesi di maggio e giugno, e le portate minime in autunno, nei mesi di settembre e ottobre. Il regime

delle portate è condizionato dall’intenso sfruttamento delle acque (a fini idroelettrici nel bacino

montano e irrigui in pianura) che causa l’asciutta di alcuni tratti nei periodi di magra.

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Il Fiume Oglio nasce dalla confluenza del Torrente Frigidolfo e del Torrente Narcanello, nei pressi

di Ponte di Legno (BS). Dopo aver percorso per 80 km la Valcamonica, gli ultimi 7 dei quali in

Provincia di Bergamo, si immette nel Lago d’Iseo. Il bacino imbrifero sotteso dalla sezione di

Capriolo, dove si trova la stazione idrometrografica, ha una superficie di circa 1842 km2, di cui 13

km2 coperti da aree glaciali e 61,8 km2 da aree lacuali naturali. Il regime idrologico è tipicamente

alpino, con portate massime tardo primaverili e minime invernali, anche se l’andamento idrico

viene costantemente regolato dall’attività di derivazione per scopi idroelettrici. La portata

dell’Oglio sublacuale è regolata da paratoie poste all’uscita del lago e soggetta a prelievi lungo il

corso del fiume, la maggior parte dei quali alimentano canali a scopo irriguo. Il principale affluente

dell’Oglio postlacuale in territorio bergamasco (sponda destra) è il Fiume Cherio, emissario del lago

d’Endine, che scorre per circa 10 km in zona collinare da Casazza a Trescore Balneario nella Val

Cavallina e prosegue in pianura per altri 16 km fino a confluire nel fiume Oglio in corrispondenza

dell’abitato di Palosco, dove sottende un bacino imbrifero di circa 161 km2. Il regime idrologico

presenta variazioni stagionali poco accentuate a causa dell’azione regolatrice del lago. I deflussi

sono in genere più elevati nell’estate-autunno e più modesti nell’inverno.

Nella successiva figura 2.2.1 sono riportate le portate medie mensili del Fiume Brembo a Ponte

Briolo, del Fiume Serio a Ponte Cene, del Fiume Oglio a Capriolo (tratto postlacuale), espresse in

m3/s.

Figura 2.2.1 - Portate medie mensili dei principali corsi d’acqua

Fonte: Provincia di Bergamo, 2000

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m3 /s

BremboSerioOglio

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La pianura bergamasca, compresa tra le aste fluviali dell’Adda a Ovest e dell’Oglio a Est,

comprende anche un ricco reticolo di corsi d’acqua superficiali sia naturali, di origine sorgiva, sia

artificiali, originati da derivazioni superficiali o teste di fontanili.

I corpi idrici artificiali costruiti con finalità di irrigazione sono soggetti a opere di manutenzione

che comportano periodici sconvolgimenti dell’ecosistema acquatico che ospitano; con frequenza

annuale o pluriennale essi vengono sottoposti ad asciutte per facilitare gli interventi di sistemazione

dell’alveo e delle sponde. Nella zona di passaggio tra l’alta e la bassa pianura si estende una lunga

fascia detta dei fontanili o delle risorgive, che presenta una notevole estensione anche nella pianura

bergamasca. In tale zona la falda acquifera, intersecando la superficie topografica, anche per

l’ostacolo dei terreni a minore permeabilità, affiora creando numerose risorgive naturali. Fin dai

secoli passati si cercò di favorire, attraverso scavi o l’infissione di tubi, la risalita anche di acque a

maggiore profondità, aumentando le portate, che vennero convogliate a valle mediante appositi

solchi detti aste, talora collegati a più teste. Le risorgive naturali furono così trasformate nei

fontanili attuali. I fontanili sono pertanto corsi d’acqua in genere di piccole dimensioni, che nascono

nelle zone in cui la falda affiora in superficie: si tratta di ambienti particolarmente interessanti dal

punto di vista naturalistico, caratterizzati da acque limpide, temperature miti in inverno e fresche in

estate, portate relativamente costanti e ricca vegetazione acquatica.

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2.3 Laghi 

Il Lago d’Iseo (noto anche come Sebino) si trova in Valle Camonica e costituisce il confine tra la

Provincia di Bergamo e quella di Brescia. Come gli altri grandi laghi subalpini, è un bacino di

origine glaciale e viene classificato come lago glaciale terminale.

Il Lago d’Iseo segue l’andamento della Valle Camonica e ha una forma piuttosto tortuosa lungo la

direttrice principale Nord-Sud. Al centro del lago si trova l’isola di Montisola, che raggiunge i 599

m s.l.m. (414 m rispetto allo zero idrometrico del lago). Il lago raggiunge una profondità massima

di 258 metri, mentre la profondità media è di 124 metri. L’elevata profondità della conca lacustre

rende difficile il completo rimescolamento delle acque, che negli ultimi anni ha interessato

mediamente solo i primi 70 metri di colonna d’acqua. I laghi in cui non avviene il completo

rimescolamento delle acque sono detti meromittici e il Lago d’Iseo è in generale interessato da tale

fenomeno: negli ultimi anni tuttavia, si sono registrati alcuni fenomeni di completo rimescolamento,

con importanti ripercussioni sul piano della concentrazione degli inquinanti. Il livello del lago è

regolato attraverso uno sbarramento artificiale ubicato a Sarnico e gestito dal Consorzio dell’Oglio,

che provvede anche alla misurazione dei livelli del lago. La popolazione totale presente nel bacino

imbrifero, considerando anche quella fluttuante, raggiunge i 414.867 abitanti (147.749 nella

Provincia di Bergamo). La sola popolazione residente ammonta invece a 168.377 di cui 50.288

nella Provincia di Bergamo.

Il Lago d’Endine si trova nell’alta Val Cavallina dove si è formato nell’Era Quaternaria in seguito

ai fenomeni di escavazione dovuti al movimento delle masse glaciali. Il lago è classificato come

lago glaciale vallivo sbarrato da morena. Il bacino lacustre presenta la conformazione tipica dei

laghi di origine glaciale: ha una forma allungata secondo l’andamento della valle, lungo l’asse nord-

est sud-ovest. Come illustrato nella tabella 3.2.1, il Lago d’Endine, oltre a una profondità media

particolarmente bassa (lago piatto), ha un tempo di ricambio molto basso; questa caratteristica

determina una reazione repentina alle variazioni quantitative e qualitative che interessano i suoi

apporti idrici. La popolazione residente nei cinque comuni di pertinenza del lago è costituita da

circa 6.960 abitanti con una notevole affluenza turistica.

Il Lago di Gaiano si trova nell’alta Valcavallina, tre chilometri a Est del Lago d’Endine.

Nonostante la vicinanza con quest’ultimo, le sue acque non raggiungono l’Oglio attraverso il

Cherio, ma vengono riversate nel Lago d’Iseo attraverso il Torrente Oneto. Come molti bacini

lacustri della fascia pedemontana, è un lago che si è generato in seguito all’escavazione glaciale ed

è quindi classificabile come lago glaciale vallivo sbarrato da morena. Dal punto di vista termico il

lago presenta valori omogenei lungo i 3,5 metri di colonna d’acqua durante l’intero anno: non vi è

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dunque stratificazione termica durante la stagione estiva e il lago può essere considerato in continuo

ricircolo.

Nella successiva tabella 2.3.1 sono riportate le principali grandezze morfometriche e idrauliche che

caratterizzano i laghi presi in considerazione e il loro bacino imbrifero.

Parametri Lago d'Iseo Lago d'Endine Lago di GaianoBacino imbrifero (Km2) 1736 36 7Superficie lago (Km2) 60,9 2,34 0,09Volume lago (m3 106) 7600 11,93 0,135Portata emissario (m3/s) 58,7 1,4 -Tempo teorico di ricambio (anni) 4,1 0,27 -Tempo reale di ricambio (anni) 15 0,35 -Profondità media (m) 124 5,1 1,5Profondità massima (m) 258 9,4 3,5Rapporto areale bacino/lago 28,5 14,4 78,3Altitudine del livello medio (m s.l.m.) 186 334 341Lunghezza (Km) 20 6,08 0,55Larghezza (Km) 3 0,38 0,25Lunghezza della costa (Km) 63 13,9 1,4

Tabella 2.3.1 - Caratteristiche morfometriche e idrauliche dei laghi

Fonte: Provincia di Bergamo, 2000

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2.4 Acque sotterranee

Le falde acquifere sotterranee hanno sempre svolto un ruolo importante nell’economia della pianura

bergamasca, caratterizzata dallo sfruttamento razionale per uso irriguo delle risorgive naturali cui si

associava un moderato attingimento da pozzi per uso idropotabile.

In termini generali, si possono ricostruire due distinte falde acquifere sotterranee, una più

superficiale, freatica e, in parte, semiconfinata, e l’altra più profonda, artesiana.

Gli acquiferi della pianura bergamasca sono più o meno fortemente influenzati dagli attingimenti

per vari usi da parte dell’uomo i cui effetti possono essere analizzati attraverso la carta piezometrica

(Figura 2.4.1) che evidenzia una morfologia piezometrica molto accidentata e frastagliata nella

fascia medio-alta della pianura, in relazione alla distribuzione e all’entità dei prelievi civili e

industriali in atto. La fascia medio-bassa della pianura è caratterizzata da un andamento della

superficie piezometrica molto più regolare, che rivela un maggior equilibrio degli usi. La superficie

della falda si immerge gradualmente verso Sud con un gradiente di circa il 6-7%. In questa fascia

gli attingimenti industriali sono minori, mentre compare un forte attingimento irriguo, peraltro

limitato al trimestre estivo, con una restituzione alla falda dopo l’uso di circa il 50%.

Nella media e bassa pianura bergamasca, l’escursione annua della falda è decisamente più contenuta

(1-2 m) e raggiunge valori di circa 1 m nella fascia più meridionale: la ricarica del serbatoio è legata

agli apporti diretti delle precipitazioni primaverili, nonché agli apporti di subalveo. Nella zona di

passaggio tra l’alta e la bassa pianura si estende una lunga fascia detta delle risorgive o dei fontanili,

che presenta una notevole estensione anche nella Provincia bergamasca. Qui la falda acquifera,

intersecando la superficie topografica, anche per l’ostacolo di terreni a minore permeabilità, affiora

creando numerose risorgive naturali. La portata complessiva in uscita dalla pianura bergamasca

attraverso il sistema dei fontanili è rilevante, con un valore medio di 0,72 m3/s per km di lunghezza

del fronte di risorgiva nel tratto Adda-Serio, e 0,52 m3/s per km nel tratto Serio-Oglio,

testimoniando apporti più consistenti dal settore occidentale della pianura rispetto a quello orientale.

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Figura 2.4.1 - Carta piezometrica della pianura bergamasca

Fonte: Consorzio di Bonifica della Media Pianura Bergamasca

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2.5 Meteorologia e climatologia

La diversità di quota e di esposizione rendono il clima delle aree montane e pedemontane assai

variabile da luogo a luogo. L’effetto barriera delle Alpi per le correnti nord-occidentali influenza

le condizioni atmosferiche generali, alterando il carattere delle masse d’aria e delle perturbazioni.

Un altro elemento decisivo che influisce particolarmente sui climi locali delle vallate è la maggiore

o minore insolazione in primavera. Vi sono versanti quasi costantemente in ombra sui quali può

accadere che il manto nevoso si conservi ancora intatto quando sui versanti soleggiati la neve si è

già sciolta fino a 1.500 - 2.000 metri.

L’omogeneità dell’orografia caratterizza invece la pianura padana come una regione dove i tratti

salienti del clima si presentano abbastanza caratterizzanti e indicativi per vaste porzioni

geografiche; questo comporta la possibilità di discutere le caratteristiche climatiche della zona

pianeggiante della Provincia nel contesto più generale del clima padano. La pianura padana è

caratterizzata da un clima prettamente continentale: tuttavia i caratteri più accentuati di tale clima

vengono talvolta attenuati per l’influenza del mare Adriatico, specie nelle Province di Brescia e di

Mantova, mentre la catena alpina la ripara dalle correnti fredde provenienti dall’Europa

settentrionale.

Di seguito è riportata la mappa pluviometrica riferita al 50° percentile (anno medio) della quantità

di pioggia caduta, elaborata dall’ERSAL mediante l’elaborazione geostatistica1 eseguita su dati di

stazioni meteorologiche lombarde e delle aree al contorno, relativamente a un periodo di tempo di

circa un quarantennio (1950-1996).

Le successive rappresentazioni grafiche di precipitazioni e temperature sono invece riferite al

trentennio 1973-20002 (ultimi dati elaborati disponibili presso il Servizio Meteorologico

dell’Aeronautica Militare.

1 L’elaborazione è eseguita in modo da ottenere valori riferiti a celle quadrate di 5x5 km. 2 L’intervallo temporale di riferimento è di un trentennio, sulla base delle indicazioni dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale.

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Figura 2.5.1 - 50° percentile della quantità di pioggia caduta in un anno (anno medio)

Fonte: ERSAL 2001

Si può osservare come il territorio della Provincia di Bergamo sia interessato da precipitazioni

progressivamente crescenti, passando dalle zone di bassa pianura (valori compresi tra i 600 e gli

800 mm/anno) fino alle zone montuose in corrispondenza dello spartiacque, dove si registrano

precipitazioni superiori ai 1.500 mm all’anno.

È possibile entrare in maggiore dettaglio nell’analisi delle caratteristiche climatologiche della

Provincia e analizzare le cosiddette “normali climatiche”, elaborazioni statistica su base trentennale

per le variabili meteorologiche monitorate dalle stazioni al suolo.

Tali elaborazioni sono riportate per quantità di precipitazione cumulata mensile e per la temperatura

massima e minima, con riferimento alla stazione meteorologica di Bergamo Orio al Serio, che

permette di estendere le considerazioni svolte sulla relativa omogeneità del clima della pianura

bergamasca alla fascia di territorio più interessata dalle sorgenti di emissione e più sensibile ai

fenomeni di inquinamento atmosferico a causa dell’elevata concentrazione della popolazione. Nella

figura 2.5.2 viene riportata la distribuzione mensile della quantità di precipitazione cumulata

minima, media e massima.

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Figura 2.5.2 - Distribuzione mensile della quantità di precipitazione minima, media e massima

Fonte: Aeronautica Militare – Servizio meteorologico

Osservando i valori medi, non emergono variazioni particolari tra i diversi mesi: la quantità di

precipitazione non scende mai al di sotto dei 50 mm e non supera mai i 130 mm. I mesi più piovosi

risultano essere maggio, giugno e ottobre, quelli più asciutti quelli invernali. Per quanto riguarda il

dato delle piogge di forte intensità, il mese con la massima precipitazione registrata in 24 ore (155

mm) risulta essere settembre (evento rilevato nel 1993).

Si riporta di seguito la mappa termica media riferita alla temperatura misurata al suolo, prodotta

dall’ERSAL e ottenuta analizzando un periodo di tempo di circa un quarantennio (1950-1996).

gennaio f ebbraio marzo aprile maggio giugno luglio agosto settembre ottobre nov embredicembre0,0

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200,0

250,0

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350,0

400,0

450,0

Media Minima Massima

mm

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Figura 2.5.3 - Temperature medie annue in °C

Fonte: ERSAL 2001

Si può notare una notevole variabilità delle temperature medie sul territorio provinciale, con un

andamento decrescente procedendo dalle zone pianeggianti verso le valli.

Analogamente a quanto riportato in figura 2.5.2, nella successiva figura 2.5.4 si possono osservare

le normali climatiche per i parametri temperatura minima e massima.

23

Figura 2.5.4 - Distribuzione mensile della temperatura minima e massima

Fonte: Aeronautica Militare – Servizio meteorologico

Si osserva, in particolare, il valore inferiore a 0°C della temperatura minima nei mesi di dicembre e

gennaio e il valore di poco superiore a 0°C del mese di febbraio. Il mese più caldo risulta essere

luglio con un valore medio delle temperature massime pari a 28,3°C. La temperatura massima

assoluta è stata di 39°C (registrata nel luglio 1983), mentre la minima risulta essere di -15°C

(registrata nel gennaio 1985).

L’umidità relativa media annua (79-80%) in Lombardia è caratterizzata da variazioni stagionali

meno ampie che nella restante Valle Padana. Fino alla quota di 1.500 m le escursioni diurne sono

abbastanza marcate specialmente nel periodo da maggio a settembre (15-30%). Al di sopra dei

1.500 m, l’escursione diurna diviene debole poiché l’effetto di riscaldamento diurno risulta

ridottissimo a causa della più intensa circolazione. Con correnti di foehn da nord, si possono

verificare talvolta umidità relative eccezionalmente basse (inferiori al 10%).

In generale si può osservare una netta prevalenza di condizioni di umidità relativa elevata, con

valori medi massimi intorno al 90% per quasi tutto l'anno. Anche nei mesi relativamente più secchi

(da marzo ad agosto) l’umidità relativa minima non scende comunque sotto al 45%.

In genere la circolazione dei venti è molto debole; le calme di vento (comprendenti velocità

inferiori a 0,5 m/s), rappresentano nell’anno il 50-60% delle osservazioni, con punte del 75%

durante la stagione invernale nelle ore serali.

Poiché la velocità media è responsabile del trasporto degli agenti aeriformi inquinanti al

momento della loro emissione nell’atmosfera, si può dedurne a priori una scarsa dispersione

gennaio f ebbraio marzo aprile maggio giugno luglio agosto settembre ottobre nov embre dicembre

-5

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30

Media Minima Massima

°C

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atmosferica degli effluenti gassosi. Si tenga inoltre presente che una forte velocità del vento implica

anche un elevato strato di rimescolamento: in questi rari casi il volume di aria in cui si diluiscono

gli inquinanti dovrebbe garantirne una concentrazione al suolo molto bassa rispetto alle

concentrazioni emesse in aria alla bocca del camino. Nella figura che segue sono riportate le

frequenze relative delle direzioni di provenienza e del vento, osservate nella stazione di Bergamo

Orio al Serio alle ore 18. Figura 2.5.5 - Rosa dei venti - Bergamo Orio al Serio

Inverno Primavera

Estate Autunno

Fonte: Aeronautica Militare – Servizio meteorologico

25

La nebbia nelle vallate si verifica principalmente nel periodo novembre-febbraio, con frequenze

variabili 7 giorni al mese in Febbraio, fino a quasi 14 giorni al mese in Gennaio. I casi di visibilità

orizzontale ridotta (1-4 km) per foschia sono anche abbastanza frequenti (circa 1-3 volte al mese)

specie quando il territorio è interessato da un’alta pressione. È importante tenere presente che la

presenza di nebbia risulta, nella maggior parte dei casi, associata a condizioni di scarsa circolazione

atmosferica e costituisce quindi un elemento sfavorevole per la diffusione e il trasporto degli

inquinanti.