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Anno VIII - Spedizione in A.P. - 70% Filiale di Pordenone - Taxe perçue

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Anno VIII - Spedizione in A.P. - 70%Filiale di Pordenone - Taxe perçue

sommario

Direttore responsabile:Leo Brattoli

Direttore editoriale:Francesca Tosoni

Comitato editoriale:Leo Brattoli, Paolo Cattapan,

Giuseppe Di Rosa, Gabriele Gatti,Giancarlo Stavro di Santarosa,

Francesca Tosoni

Redazione:Consorzio per l’AREA di RicercaScientifica e Tecnologica di Trieste

Padriciano 99 - 34012 Triestetel. 040 375 5221 - 5206

fax 040 226698

Hanno collaborato:Michele Balbi, Manuela Battistutta,Michele Bertolo, Giovanni Comelli,

Giuseppe Di Rosa, Lara Dipace,Federica Franchi, Alessandro Guercio,

Liana Nardone, Stefano Papale,Renzo Rosei, Cristina Serra,

Giuseppe Taranto, DomenicoTranquilli, Eleonora Vascotto

versione on line:www.area.trieste.it

Pubblicità: tel. 040 3755 283

Progetto grafico e impaginazione:snc di A. Poduie e F. Zar

Pubblicità Relazioni Pubbliche

Stampa: Editoriale Ergon

Tiratura: 4.500 copie

Registrazione Tribunale Triesten. 906 del 16.06.1995

Questo numero è stato chiusoin tipografia il

primo pianoDal genoma

all’ambiente pulitodi Cristina Serra

Ruda puntasull’agroindustriadi Federica Franchi

Dimensione europeaper l’ICTdi Lara Dipace

scienza& dintorniCento occhi sulla ricercadi Eleonora Vascotto

Ricerche senza frontieredi Michele Bertoloe Giovanni Comelli

Parchi scientificicresconodi Manuela Battistutta

Una splendidagiornatadi Giuseppe Di Rosa

IRENEtechOpportunità tecnologiche del network Irene

Futuro indicativodi Domenico Tranquilli

formazione& lavoroFinanziamenti per la mobilitàdi giovani ricercatori delMezzogiorno

area newsIlly in AREA | Genius a SMAU 2003A Bruxelles con la CCIAA | Accordo perle imprese friulane | Accordo aSpilimbergo | Innovazione & ICT

Energia,nodo epocaledi Renzo Rosei

+CO2 –CO2= biomassa

di Alessandro Guercio

ricerca &tecnologia

Il biosensoresi fa strada

di Stefano Papale

Aflatossina?No, grazie

innovazione& impresa

L’innovazioneva in porto

di Michele Balbi

E-governmentper la sanità

di Giuseppe Taranto

Quindicenne,innovativa ecosmopolita

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DAL GENOMAALL’AMBIENTE PULITO

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È venuto in AREA a raccontare i suoi straordinari progetti di ricerca. Archiviato il capitolo delsequenziamento del genoma umano, Craig Venter lancia un’altra sfida: produrre idrogeno a scopo

energetico grazie a speciali batteri creati in laboratorio.

Elemento di disturbo dell’establishment biomedico.Audace realizzatore di utopie che molti ricercatorinon osano neppure prendere in considerazione.Scienziato, certo, ma anche imprenditore.Megalomane e geniale. Oltre che esperto velista.Non è facile tracciare un identikit di Craig Venter,l’uomo che nel 1998 ha sfidato il consorzio pubblicoguidato da Francis Collins nella corsa al genomaumano, e che nel 2000 ha beffato gli avversariraggiungendo l’obiettivo. L’uomo che ha fondato laCelera genomics, il centro di sequenziamento piùpotente al mondo, in grado di decifrare 140 milionidi basi ogni 24 ore grazie a 300 apparecchiature delvalore complessivo di 90 milioni di dollari. E che hacommentato laconicamente il proprio “licenzia-mento” da parte dei vertici Celera (per divergenzedi obiettivi) dicendo: “Preferisco dedicarmi allascienza piuttosto che impiegare la giornataincontrando manager e uomini d’affari”.

Mister “progetti genoma”, con all’attivo una cin-quantina di organismi sequenziati tra cui gli agentieziologici di colera, tubercolosi, meningite, sifilidee molti altri ancora, è di nuovo in scena: con un’ottimacopertura finanziaria e con obiettivi scientifici ditutto rispetto. È venuto a raccontarli a Trieste, inAREA Science Park, nell’ambito dell’iniziativa AREANobel voluta dalla presidente Maria CristinaPedicchio. Un’iniziativa che porta periodicamentenel parco scientifico alcuni fra i personaggi piùfamosi del nostro tempo (prima di lui Amartya Sene Lawrence R. Klein, entrambi Nobel per l’economia),valorizzando la natura eclettica e le potenzialità diquesto felice angolo italiano dove la scienza, pura eapplicata, è davvero di casa.L’incontro “Genoma tra scienza e business”, tenutosilo scorso 18 giugno in AREA, ha riunito attorno aVenter alcuni nomi di spicco del panorama scientificotriestino: Edoardo Boncinelli, genetista e Direttoredella SISSA (Scuola Internazionale Superiore diStudi Avanzati); Carlo Bruschi, responsabile dellaboratorio di microbiologia dell’ICGEB nonchéamico personale di Venter, del quale ha propiziatola venuta. E ancora Claudio Schneider, direttore delLaboratorio nazionale del CIB (Consorzio interuni-versitario per le biotecnologie) e Guido Gerin,presidente dell’Istituto internazionale di studi suidiritti dell’uomo. Non c’è dubbio, però, che l’atten-zione della platea - molto giovane, composta dan

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studenti e ricercatori, ma anche da comuni cittadiniappassionati di scienza - fosse tutta per lo “stregone”(così si chiama la sua barca a vela e così non glidispiace essere soprannominato). E lui non l’hadelusa, presentando in modo brillante un excursusdella sua straordinaria attività scientifica passata e,soprattutto, presente. Cinquant’anni dopo la descrizione del DNA, adopera di Watson e Crick, la biologia molecolare èdistante anni luce da quelli che erano i suoi albori:“La metodica di sequenziamento che abbiamo sceltoper decifrare il genoma umano - ha esorditoVenter, ricordando alcune tappe significativedell’impresa - si è rivelata vincente tanto che il TIGR(The Institute for Genomic Research, attualmentediretto da Fraser), oggi, è impegnato a decifrare 30genomi simultaneamente”.Cosa impensabile appena una decina d’anni fa,quando il ritmo di lettura era di poche decine dibasi al giorno. “Non c’è dubbio che dobbiamo tuttociò alla bioinformatica - ha proseguito ancora loscienziato - che ci ha permesso, per esempio, dianalizzare 27 milioni di sequenze umane (più di 38mila al giorno) in poco più di due anni e di comple-tare in un periodo di tempo analogo il genoma delplasmodio della malaria e del suo vettore, la zanzaraanofele”. A chi gli fa notare che le critiche al suosistema non mancano, Venter risponde con unsecco: “Purtroppo Collins e Morgan (il direttorescientifico del Wellcome Trust, uno dei principalisponsor del consorzio pubblico impegnato sulgenoma umano con una diversa strategia disequenziamento, ndr) hanno investito denarobuono in un’impresa mal strutturata. Sono i fattistessi a dimostrarlo”. Ovvero: se nel 1995 ci sono voluti quattro mesi persequenziare il genoma dell’Hemophilus influenzae(un milione e 800 mila basi di DNA con 1.749 geni),nel 2002 sono bastati appena sei mesi per il genomadel topo, lungo due miliardi e mezzo di basi. Speedmatters… era il suo motto. Ma anche questa, ormai,è storia passata. Venter, infatti, da un po’ di tempo

Venter, scienziatod’assalto1968: è ufficiale medico in Vietnam.

1972: si laurea in biochimica all’Università

della California a San Diego.

1990: è ancora un oscuro ricercatore degli

NIH, che studia una proteina cardiaca che

risponde all’adrenalina.

1991: fa parlare di sé, poiché deposita una

richiesta di brevetto per 337 geni umani.

1992: passa alla guida del TIGR (The Institute

for Genomic Research), che attualmente è

diretto dalla moglie Claire Fraser (sua ex

studentessa), e mette a punto un metodo di

sequenziamento rapido detto shot-gun, che

consiste nel frammentare il genoma in modo

casuale, per ricostruirne la sequenza con l’aiuto

di potenti algoritmi matematici.

1995: sequenzia il genoma dell’Hemophilus

influenzae e del Mycoplasma genytalium.

1996: sequenzia al TIGR il genoma di

Methanococcus jannaschii.

1998: fonda la Celera Genomics (il cui motto è:

Speed matters, discoveries can’t wait - La

velocità conta, le scoperte non possono atten-

dere). Nello stesso anno lancia la sfida al

consorzio pubblico con a capo Francis Collins.

2000: all’inizio di marzo annuncia di aver

completato una sequenza “grezza” del genoma

umano.

2001: pubblica su Science la sequenza

completa del genoma umano.

2002: fonda l’IBEA, Institute for Biological

Energy Alternatives.

2003: completa la sequenza del genoma di

Bacillus anthracis, potenziale agente per la

guerra batteriologica; ottiene nella stessa

settimana le copertine di Nature e Science, su

cui pubblica (nell’ambito di una collaborazione

internazionale) la sequenza completa della

zanzara anofele, vettore del parassita della

malaria e quella del Plasmodium falciparum,

agente eziologico diretto della malattia.

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si sta dedicando alla sua nuova creatura: l’Institutefor Biological Energy Alternatives (IBEA). È proprioqui che spera di realizzare alcuni dei progetti piùambiziosi mai pensati da uno scienziato: capirequal è il numero minimo di geni che tiene in vitauna cellula batterica e, successivamente, inserirenel suo cromosoma artificiale creato in laboratoriosequenze di DNA che permettano al microrganismodi svolgere funzioni “preziose” per l’uomo: peresempio, assorbire anidride carbonica dall’atmo-sfera o produrre idrogeno per via enzimatica. “Stiamo assemblando pezzo per pezzo un cromo-soma sintetico - ha raccontato Venter, senza peròrivelare i dettagli della tecnica - usando i geni delMycoplasma genitalium, che è il più piccoloorganismo finora conosciuto. Se, come credo, ciriusciremo, potremo poi dotare il nostro batteriodi un metabolismo su misura, che gli permet-terà di nutrirsi di anidride carbonica, emettendocome scarto idrogeno”. La produzione di idrogeno biologico da usare comecombustibile suona come un’utopia pazzesca,eppure Venter è convinto di riuscirci, forse già inuna decina d’anni. Come? Per esempio, interve-nendo in modo mirato sulla fotosintesi clorofillia-na, un processo naturale che trasforma l’energiasolare in glucosio, cercando di convertire questa

energia direttamente in idrogeno, possibilmen-te con un’elevata resa. Lo scopo è duplice, oltre chenobile: evitare di sovraccaricare ulteriormente l’at-mosfera della Terra, che riceve già quantitativi con-sistenti di CO2 provenienti dai combustibili fossili, eprodurre in modo “ecologico” almeno ciò che serveall’uomo per i trasporti e le comunicazioni. E poiché nobili intenti meritano ampia fiducia, ilDipartimento per l’Energia americano ha deciso disostenere Venter nel suo progetto, concedendogliun finanziamento di 12 milioni di dollari per treanni, che lo scienziato ha equamente distribuito suun altro dei progetti che gli stanno a cuore.“Abbiamo incominciato a setacciare il Mar deiSargassi, alla ricerca di forme di vita potenzialmenteinteressanti e abbiamo scoperto che quello chepareva un deserto pullula in realtà di forme maiclassificate prima. Ogni giorno scopriamo organisminuovi, nei quali troviamo geni interessanti e formedi metabolismo alternative a quelle note. È comeavere a disposizione un enorme deposito cui poterattingere liberamente, dal quale è probabile chericaveremo i geni che ci aiuteranno nel progettodella cellula minima e dell’energia pulita”. I batteriche popolano questo ecosistema, detti estremofiliper la loro capacità di vivere in condizioni estreme,racchiudono nel loro genoma il segreto checonsente loro di sopravvivere nelle fumarole sotto-marine delle fosse oceaniche e alle temperaturesuperiori ai cento gradi tipiche dei geyser.Valendosi della collaborazione della Bermudabiological station, ha spiegato Venter a conclusionedel suo intervento, il suo team cercherà di capirecome riprodurre in laboratorio questa incredibileresistenza e adattabilità. Ma c’è da giurarci: saràsempre e solo lo stregone a giocare la cartavincente.

Cristina Serra

4Venter con Maria Cristina Pedicchio

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Aumentare la percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili, migliorare l’efficienza nellaproduzione e nel consumo, incentivare il risparmio energetico. Sono misure che implicano costieconomici nell’immediato, che molti governi sono restii ad accollarsi.

Il consumo totale di energia dell’umanità ammontaa circa 11 miliardi di tonnellate equivalenti dipetrolio/anno di cui circa l’88% è fornito da processidi combustione di combustibili fossili (carbone,petrolio, metano). Carbone, petrolio e metano sonocostituiti, in percentuali molto diverse, daglielementi carbonio e idrogeno, che bruciandoformano anidride carbonica (CO2) e acqua. Laquantità di anidride carbonica immessa nell’atmo-sfera è stimata attualmente in circa 25 miliardi ditonnellate/anno.Di per sé l’anidride carbonica, quando non èconcentrata ma dispersa nell’atmosfera, non èpericolosa per la salute dell’uomo. Negli ultimitempi, però, ci si è andati via via convincendo chegrandi quantità di CO2 immesse nell’atmosferapossono influenzare il clima del pianeta, attraversol’ormai noto “effetto serra”. La temperatura mediaannuale del pianeta Terra viene stabilita da undelicato equilibrio della quantità di calore che laTerra riceve dal Sole e di quella che essa stessariemette nello spazio sotto forma di radiazioneelettromagnetica (microonde e infrarossa).La troposfera del pianeta è in realtà un sistemamolto complesso, cosicché i fattori che possonorisultare importanti per determinare la temperatura(e di conseguenza il clima) sono tanti.La frazione di radiazione solare assorbita rispetto aquella totale che raggiunge il pianeta, dipendenotevolmente sia dalla conformazione e composi-zione della superficie, sia dalla composizione deigas che compongono l’atmosfera. La neve e ilghiaccio, ad esempio, hanno la proprietà diridiffondere nello spazio una larga parte dellaradiazione che ricevono: ne consegue che unaumento della parte di pianeta coperta da ghiacciporta ad una diminuzione della quantità di calorericevuta dalla terra (e quindi ad un ulterioreraffreddamento, con conseguente aumento dellacoltre bianca). Una diminuzione della copertura dineve e ghiaccio, invece, provoca un maggior assor-bimento della radiazione solare e di conseguenzaun riscaldamento. Questo è un esempio di feed-back positivo che dà un contributo destabilizzanteal raggiungimento di un equilibrio duraturo.

È invece noto che la presenza di notevoli quantità dipulviscolo di varia origine nell’atmosfera puòportare a notevoli raffreddamenti della temperaturamedia (poiché tende a diffondere indietro la radiazionesolare prima ancora che raggiunga la terra). Peresempio, ad ogni esplosione vulcanica di grossedimensioni (Krakatoa, Pinatubo, Mount S. Helen) ècorrisposto un periodo di alcuni anni di raffredda-mento del pianeta a causa delle enormi masse dicenere e pulviscolo che questi vulcani avevanodisperso nell’alta atmosfera.L’atmosfera terrestre è composta prevalentementeda gas, azoto e ossigeno. In misura molto minore

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contiene altri gas come l’idrogeno, alcuni gas nobili,metano e anidride carbonica. Benché presenti inquantità percentualmente piccole, questi ultimihanno la possibilità di influenzare notevolmente ilclima del pianeta per la caratteristica che hanno diriflettere molto efficientemente la radiazione infrarossa.In pratica accade che l’atmosfera è essenzialmentetrasparente ai raggi che il Sole emette nella regionespettrale della radiazione visibile e di conseguenzail pianeta riceve energia e si scalda. La radiazioneinfrarossa che la terra riemette verso lo spazio (checonsentirebbe alla terra di raffreddarsi), viene inveceriflessa indietro dall’atmosfera quanto più questacontiene gas come CH4 e CO2.L’aumento progressivo di anidride carbonicanell’atmosfera è stato ben quantificato negli ultimi25 anni, passando dallo 0,33 per mille nel 1978,allo 0,37 per mille nel 2003. Le cause sono preva-lentemente da ricercarsi nella conversione in CO2

dei combustibili fossili, utilizzati per produrreenergia. Una frazione piccola, ma non trascurabile,è invece da ricercarsi nella combustione di boschi eforeste (per cause accidentali o per la conversionein terreni agricoli o adibiti a pascolo). Queste cifrepossono apparire modeste ad una lettura superfi-ciale, ma in realtà implicano variazioni climatiche diportata molto rilevante e, in alcuni casi, addiritturacatastrofiche.Una delle conseguenze già osservabili sul climaterreste, dovuta al modesto aumento di temperaturagià avvenuto, è stata una intensificazione delletempeste. Poiché l’innalzamento della temperaturaprovocato dall’effetto serra è più sensibileall’equatore piuttosto che ai poli, l’aumento delgradiente di temperatura alle diverse latitudinifavorisce un accumulo di energia nei fenomeni

temporaleschi. Negli ultimi anni si sono avuti ciclonidi grande violenza soprattutto nelle regioni tropicalie subtropicali ma, soprattutto, fenomeni di pioggerilevanti, e di conseguenti inondazioni, sono statipiù frequenti anche in regioni di clima temperato.Altre conseguenze potenzialmente molto dannosee spiacevoli, causate dalle variazioni dei regimiclimatici e dei loro “pattern” geografici, sono leprogressive desertificazioni di vaste zone delpianeta. In Italia questi fenomeni sono già osserva-bili in molte regioni del Sud e in particolare nellePuglie.Un altro potenziale problema, la cui portata finora èdi assai difficile previsione, è l’innalzamento dellivello del mare a causa del progressivo scioglimen-to delle calotte polari. Che i ghiacciai siano ovun-

La via dell’idrogeno:uno studio in FVGLe aspettative di una progressiva ottimizzazionedei processi di utilizzo dell'idrogeno, lanecessità di diversificare le fonti energetiche eridurre le emissioni inquinanti concorronoall'attualità del tema "vettore energeticoidrogeno". La ricerca vede attivi tutti i Paesiindustrializzati. In Friuli Venezia Giulia operanoricercatori e istituzioni autorevoli: perché nonipotizzare qui un percorso di ricerca, comune,sul tema idrogeno, che possa facilitare lacreazione e lo sviluppo, in loco, di nuoveiniziative imprenditoriali?C o n q u e s t o o b i e t t i vo , c o n d i v i s o d aAssociazione degli Industriali di Trieste eConsorzio per l'AREA di Ricerca, è in corso unaprima iniziativa conoscitiva concertata: unostudio per fare il punto sulle applicazioniindustriali collegate all'idrogeno come vettoreenergetico. Il tema è assai ampio. Spazia daquanto di recente si è fatto in materia di celle acombustibile, ai nuovi materiali utili perl'immagazzinamento dell'idrogeno, all'utilizzodi fonti energetiche rinnovabili per ricavarlo,alla sicurezza, al trasporto. Lo studio intende evidenziare, analizzando ibrevetti depositati negli ultimi anni nel mondo,quali ricadute stia avendo la ricerca applicata,quali siano i temi emergenti, quali gli aspettiindustriali coinvolti, quali i trend dei diversiaspetti della "filiera idrogeno". Una ricognizionedelle competenze locali sarà il passo successivonella definizione di un progetto specifico perquesta regione, coerente con gli indirizzi che lostudio metterà in evidenza.

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que in regresso in tutto il pianeta è indubitabile eben documentato. In particolare, i ghiacciai artici eantartici stanno diminuendo sia per estensione cheper spessore. Anche in questo caso le stime sugliaumenti del livello del mare sono molto varie e diattendibilità incerta. Nello scenario peggiore, èprevisto un aumento medio di diversi metri rispettoal livello attuale. Il mare, in questo caso, sommer-gerebbe nei prossimi decenni varie zone della terramolto popolose, provocando danni incalcolabili.L’aspetto che, personalmente, ritengo più preoccu-pante è insito nella tuttora scarsa conoscenza chela scienza moderna, pur con tutti i suoi mirabolantiavanzamenti, ha sui meccanismi di “autoregolazione”della temperatura del pianeta. Poiché molti di questimeccanismi sono fortemente non-lineari (come lacorrelazione fra temperatura ed estensione deighiacci), è del tutto possibile che gli effetti antropicidel clima, portando il sistema fuori del suo equilibriosecolare, inneschino un transiente di portata benmaggiore, con conseguenze per ora inimmaginabilima potenzialmente catastrofiche. Finora i governimondiali, pur riconoscendo la pericolosità dellasituazione, non sembrano riuscire a trovare un’intesaper la limitazione dell’immissione di anidridecarbonica nell’atmosfera e la sua stabilizzazione alivelli predeterminati.Una prima Conferenza Mondiale tenutasi in Brasilesi era conclusa con un nulla di fatto. La conferenzadi Kyoto, nel 1997 si era conclusa con una risoluzione(piuttosto modesta) che impegnava i governi a

riportare le emissioni di CO2 a quelle del 1990 entroil 2010. Purtroppo, molte nazioni non hanno poiratificato gli impegni presi. L’Italia, pur avendoratificato a livello governativo la Risoluzione diKyoto, non ha poi preso alcuni provvedimenticoncreti: il risultato è che lungi dall’esserci avviativerso una riduzione, abbiamo fatto registrare dal1990 un aumento del 3%. L’atteggiamento di granlunga più preoccupante, tuttavia, è quello degliStati Uniti (produttori, da soli, di circa un quartodelle emissioni totali) dove il nuovo Governo Bush,dopo che un parziale accordo era intervenutoa Trieste, in marzo di quest’anno, lo ha poisconfessato.Il problema del contenimento delle emissioni è dinatura eminentemente economica, oltre che tecno-logica. Esiste infatti una correlazione molto chiaratra lo sviluppo economico di un paese e la quantitàdi energia che utilizza (e, visto che attualmente èquasi esclusivamente prodotta dai combustibilifossili, la correlazione esiste automaticamente fralivello di sviluppo e quantità di emissioni di CO2).Imporre limitazioni alle emissioni di CO2 equivale,nelle attuali condizioni, a comprimere il consumo dienergia e, di conseguenza, il livello di sviluppoeconomico.Naturalmente esiste anche la strada di imporreinvece sviluppi tecnologici, che vadano o nella direzionedi aumentare la percentuale di energia prodotta dafonti rinnovabili o in quella di migliorare l’efficienzanella produzione e nel consumo dell’energia (peresempio attraverso un uso massiccio della cosiddetta“cogenerazione”) o, infine, in quella di incentivare ilrisparmio energetico. Come vedremo, tutte questemisure implicano costi economici nell’immediato,che molti governi sono restii ad accollarsi. Ritengoquesto atteggiamento, purtroppo, estremamentemiope, perché un investimento massiccio nelledirezioni indicate, oltre ad evitare i futuri problemiincombenti, potrebbe avere ritorni in tempirelativamente rapidi in termini di nuove tecnologieche aprirebbero nuovi mercati.In un prossimo articolo cercherò di esporre un certonumero di opzioni tecnologiche che sono statedelineate e sembrano promettenti per un futuro difonti di energia pulite e non limitate nel tempo.

Renzo Rosei

riferimentoRenzo RoseiTASC/INFMtel. +39 040 3758368 [email protected]

+CO2–CO2= BIOMASSA

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Se correttamente utilizzate a fini energetici, le biomasse nella combustione producono la stessaquantità di anidride carbonica sottratta all’atmosfera durante il processo di crescita del vegetale. Le

esperienze di studio e progettazione del CETA.

L’utilizzo delle biomasse a fini energetici non ècerto cosa recente: grazie al loro utilizzo è statapossibile l’evoluzione dell’uomo fino alla rivoluzioneindustriale. La legna da ardere è stata l’unicocombustibile a disposizione degli esseri umani finoad allora e, anche dopo l’inizio dell’era industriale,nonostante l’utilizzo sempre maggiore di carbonefossile e prodotti petroliferi, si è continuato a utilizzarela legna per cucinare e riscaldare le abitazioni,soprattutto in ambiti montani coperti da grandi

aree boscate, con elevata disponibilità di legna.Tra tutte le fonti rinnovabili di energia, le biomassesono quelle più simili alle fonti fossili. Si presentanocome combustibili solidi (legna, pellet), liquidi(biodiesel, bioetanolo, biometanolo) e gassosi(biogas, gasogeno da legna). Possono essere utilizzatiin tutti i dispositivi energetici progettati percombustibili fossili, anche se sono necessari piccoliaccorgimenti per ottimizzare i processi di combu-stione, poiché le biomasse hanno densità energeticainferiore ai combustibili fossili. Una caldaia proget-tata per bruciare metano può essere alimentata conbiogas semplicemente variando la quantità di arianella camera di combustione, mentre quasi tutti imotori a gasolio possono essere alimentati conbiodiesel puro o miscelato, modificando gli iniettori.Il confronto delle emissioni al camino di una caldaiaa carbone, il più inquinante dei combustibili fossili,con le emissioni di una caldaia a legna ci restituisceperò un dato allarmante: la CO2 emessa per unità dienergia prodotta è inferiore a quella emessautilizzando legna! Questo è generalmente validoper tutte le biomasse se confrontate ai combustibilifossili. Inoltre, anche se è abbastanza semplice utilizzare lebiomasse in sostituzione dei combustibili fossili, ècomunque innegabile che questo comporta undisturbo seppur minimo da parte degli utilizzatori.Ma perché allora utilizzare le biomasse? Perché gliimpianti a biomasse sono considerati alla pari diimpianti ad emissioni nulle quali i generatori eolicio fotovoltaici? La risposta risiede nelle modalità diutilizzo più che nel tipo di combustibile utilizzato. L’espressione “fonti alternative”, usata fino a qualcheanno fa, ha lasciato il posto a “fonti rinnovabili”,mentre oggi si parla sempre di più di “utilizzosostenibile delle fonti energetiche”. L’utilizzo scon-siderato delle biomasse comporta un dannoambientale superiore a quello causato dall’utilizzodei combustibili fossili. Ma utilizzare le biomassead un “ritmo” sostenibile non comporta nessunincremento della CO2 in atmosfera. La quantità dianidride carbonica emessa nel processo di combu-stione è, infatti, uguale a quella sottratta all’atmo-sfera durante il processo di crescita del vegetalen

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tramite la fotosintesi clorofilliana. È sufficientequindi utilizzare ogni anno tanta biomassa quantala natura riesce a rigenerarne per non causare ulte-riori incrementi di CO2 in atmosfera.Il CETA (Centro di Ecologia Teorica e Applicata) èimpegnato in studi di fattibilità e in progettazioni perla realizzazione di impianti da fonti rinnovabili. Perquanto riguarda l’utilizzo energetico delle biomasse lastrategia adottata favorisce la realizzazione di impiantidi piccola e media taglia, distribuiti sul territorio in mododa utilizzare le risorse presenti in loco e non vanificarei vantaggi ambientali intrinseci dell’utilizzo dellebiomasse, con costi economici ed impatti ambientalidovuti al trasporto del combustibile.Gli studi e le realizzazioni che il CETA ha realizzatonegli ultimi anni riguardano le seguenti problematiche:■ produzione di biocombustibili da colture

oleaginose dedicate■ utilizzi di biomasse ligno-cellulosiche da colture

dedicate o da scarti agricoli e industriali, per laproduzione di energia termica o per la generazionecontestuale (co-generazione) di energia termicaed elettrica, in impianti per utenze singole oassociati a reti di teleriscaldamento, al serviziodi comunità montane o piccoli insediamenti

■ produzione ed utilizzo di biogas da reflui diorigine civile, industriale e zootecnico.

Riscaldamento con legna in pezzi e con cippato dilegna

Un impianto dotato di una caldaia di potenza nomi-nale pari a 600.000 kcal/h può soddisfare, graziead una piccola rete di teleriscaldamento, il fabbisognoenergetico di 30 abitazioni in ambiente montano odi una scuola di medie dimensioni (1.100.000Mcal/anno), con un consumo di biomassa lignocel-

lulosica (p.c.i. pari a 3.000 kcal/kg con umiditàrelativa pari al 40%) sotto forma di cippato di legnovergine di 340 t/anno. Il risparmio di combustibilefossile (gasolio in questo caso) è di circa 105.000litri/anno. 270.000 kg di CO2 verranno conseguen-temente evitati all’ambiente. L’utilizzo dellebiomasse in sostituzione dei combustibili fossilicomporta, oltre ad una riduzione degli impattiambientali, un risparmio tangibile in termini dispesa monetaria. La spesa sostenuta per l’acquistodi 340 tonnellate di biomassa legnosa (cippato dilegno), utili a soddisfare il fabbisogno annuo dicalore di 30 famiglie residenti in ambito montano, èdi 8.000-12.000 €/anno, a fronte di una spesa digasolio di circa 80.000 €/anno. Inoltre i costi diinstallazione sia della caldaia a biomassa che dellarete di teleriscaldamento sono finanziabili grazieagli incentivi pubblici, con una copertura che puòarrivare fino al 40% della spesa totale di installa-zione. Tali impianti godono poi di un’aliquota IVAagevolata al 10% in quanto impianti di produzioneda fonti rinnovabili.Analoghi computi si ottengono nel caso di soluzioniimpiantistiche monofamiliari o plurifamiliari, cheutilizzano caldaie alimentate con blocchetti dilegno. Le rese energetiche sono leggermente inferioririspetto alle grandi caldaie alimentate con cippato, mai costi di investimento sono più adeguati alle piccoleutenze. Anche le piccole caldaie per utenze singoleprivate sono finanziabili fino al 40% della spesa diinstallazione, godono dell’aliquota IVA agevolata al10% e possono usufruire di detrazioni fiscali per unimporto fino al 36% della spesa complessiva.

La produzione di energia da biogas

Il biogas è un gas composto prevalentemente dametano (CH4) e anidride carbonica (CO2) e da traccedi altre sostanze. Viene prodotto dalla digestioneanaerobica della sostanza organica, processo diconversione biochimico che avviene in assenza diossigeno ad opera di particolari micro-organismi.Questi demoliscono le sostanze organichecomplesse quali lipidi, glucidi e protidi contenutinei vegetali o nei sottoprodotti animali, ricombi-nando il carbonio e l’idrogeno in essi contenuti performare metano e anidride carbonica. L’utilizzo direattori anaerobi consente di controllare questoprocesso, permettendo la riduzione del caricoorganico contenuto in reflui di vario tipo.Sezioni di digestione anaerobica sono presentinegli impianti di depurazione dei reflui civili e agro-industriali e sono ampiamente diffusi in molterealtà zootecniche per il trattamento delle deiezionianimali.

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Tale processo ha quindi una doppia valenza:■ una di tipo ambientale, in quanto permette la

riduzione del carico organico fino al 50% deltotale con limitati impieghi di energia

■ una più spiccatamente energetica, derivante dalpossibile utilizzo del biogas prodotto.

Un impianto tipo di piccole dimensioni, ad esempioper il trattamento di 200 capi bovini, è così formato:■ reattore anaerobio monostadio o bistadio, dal

volume utile di circa 200m3, isolato e riscaldatoalla temperatura costante di 37°C, con agitatoreinterno

■ gasometro, per l’accumulo e lo stoccaggio delbiogas

■ cogeneratore a combustione interna dallapotenza elettrica installata di 30kW e caldaia diemergenza

■ eventuali ulteriori sezioni di separazione deisolidi, fitodepurazione, compostaggio

Il refluo tal quale, proveniente dalle stalle in quantitàdi circa 7m3 al giorno, viene avviato al digestoreanaerobio, dove permane per un tempo variabile infunzione della temperatura interna. Generalmenteil tempo di permanenza è di 30 giorni con unatemperatura interna di 37°C circa (processo mesofilo).In uscita dal digestore, il refluo avrà un contenutoin solidi volatili (SSV) ridotto del 40-50% circa,senza variazioni significative del volume.Si stima una produzione approssimativa di biogaspari a circa 35Nm3/giorno per 1m3 di refluo, variabilein funzione del contenuto di solidi volatili presenti.Il biogas ottenuto, in quantità di 250Nm3 al giorno,può essere utilizzato in un cogeneratore a combu-stione interna, producendo contestualmente energiatermica ed elettrica. L’energia termica prodottasarà utilizzata nel periodo invernale per riscaldare ildigestore, mentre nel resto dell’anno potrà essereutilizzata per eventuali altre utenze, quali residenze oessiccatoi. L’energia elettrica prodotta, in quantitàpari a circa 120.000kWh annui, verrà utilizzataall’interno dell’azienda. Gli eventuali esuberi diproduzione verranno venduti in rete.Per produzioni annue superiori a 100.000kWh èpossibile emettere i Certificati Verdi, quale ricono-scimento economico in conto chilowattora per gliimpianti di produzione di energia elettrica da fontirinnovabili. Il refluo in uscita dal reattore anaerobio puòessere stoccato e sparso sui campi a scopi agronomicinei periodi vegetativi o, in alternativa, subire untrattamento di separazione della componente liquidada quella solida, a cui segue il trattamento del liquidochiarificato in impianto di fitodepurazione e il compo-staggio dei fanghi ispessiti. Il liquido in uscita dallafitodepurazione sarà utilizzato per la fertirrigazione deicampi, mentre il compost ottenuto può essere usatocome ammendante all’interno della stessa aziendao venduto alle vicine aziende agricole.

Alessandro Guercio

riferimentoRoberto Jodice CETA tel. 040 375 5610 fax: 040 375 5448 [email protected]

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IL BIOSENSORE SI FA STRADA

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Combinano la specificità dei sistemi biologici con la risposta quantitativa e veloce degli strumentielettronici: i biosensori trovano oggi applicazione nelle analisi di tipo biomedico, alimentare edambientale. L’impegno innovativo dalla Bio Hi-Tech.

Da anni le biotecnologie sono entrate a far partedell’uso quotidiano per quanti, operatori esperti enon, hanno la necessità di effettuare analisi rapidee affidabili di qualsiasi tipo. Per questo l’ingegneriadei bioprocessi si è focalizzata sullo studio didispositivi analitici, che utilizzano una sostanzabiologicamente attiva posta in intimo contatto conun trasduttore, il quale ha la capacità di convertireun segnale biochimico in un segnale elettrico. Tuttociò può essere definito con una sola parola:biosensore. I biosensori si presentano come una sintesi tecno-logica di biologia ed elettrochimica, combinandocosì i vantaggi della specificità dei sistemi biologicicon la risposta quantitativa e veloce degli strumentielettronici. Il principio di funzionamento di unbiosensore elettrochimico è abbastanza semplice:il componente biologico, detto biorecettore, identifical’analita e può trasformarlo in un prodotto rilevabiledal trasduttore; il trasduttore riesce a interpretare icambiamenti del substrato riproducendo un segnaleelettrico, che è messo poi in relazione con la concen-trazione del metabolita in esame. Un biosensoreelettrochimico è costituito quindi da un trasduttore disegnale elettrico, chiamato elettrodo, e da un sistemabiologico che, nella maggior parte dei casi, è unenzima immobilizzato sulla superficie. Attualmente imaggiori campi di applicazione dei biosensori sonoquelli biomedico, alimentare ed ambientale. In AREA Science Park la Bio Hi-Tech, una societànata con finalità di R&S nel settore delle biotecnologie,si è dedicata allo sviluppo di biosensori innovativiper far fronte alla richiesta crescente del mercato ditecnologie in grado di effettuare analisi qualitative equantitative affidabili in brevissimo tempo. In particolarel’azienda si è focalizzata su applicazioni analitichenei campi medicale e alimentare. La necessità diavere a disposizione un numero elevato di sensori, abasso costo e con elevata riproducibilità, ha fatto sìche Bio Hi-Tech si dedicasse alla R&S di biosensorirealizzati con elettrodi screen-printed (SPEs), che sibasano sulla tecnologia del film spesso (Thick FilmTecnology). Inoltre, grazie all’utilizzo della stampaserigrafica (Screen Printing Technique), sono statirealizzati numerosi sensori e trasduttori planari con

caratteristiche di elevata resistenza meccanica. Questa nuova generazione di elettrodi rappresentaun ottimo connubio tra semplicità di utilizzo (possonoessere utilizzati anche da personale non esperto),facile trasportabilità ed economicità delle tecnichedi costruzione. La facile trasportabilità e la possibilitàdi avere dispositivi miniaturizzabili li rende adattiper chi ha la necessità di effettuare misure sulcampo; in più, i bassi costi di produzione li rendonodisponibili in grande numero e utilizzabili comemonouso. Quest’ultimo aspetto rappresenta unanotevole innovazione, poiché la contaminazionesuperficiale dell’elettrodo da parte di impurità presentiin soluzione o in prodotti di reazioni rappresenta ilprincipale problema delle misure elettrochimiche.Infatti, la riproducibilità tra misure successive èspesso alterata da sostanze che si depositano econtaminano la superficie elettrodica. L’utilizzo disensori monouso si è rivelata la miglior soluzioneper questo problema. Bio Hi-Tech è oggi impegnatanello sviluppo di biosensori basati sulla tecnologiaSPE nei settori agroalimentare e medicale, conl’obiettivo di realizzare produzioni standardizzateed entrare nel mercato della strumentazione analiticaa biosensore con un prodotto innovativo, economicoe di semplice utilizzo.

Stefano Papale

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riferimentoAlberto Perbellinitel +39 0481 [email protected]

AFLATOSSINA?NO, GRAZIE

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L’aflatossina M1 è un insidioso nemico della nostra salute. Può trovarsi nel latte bovino prodottoda animali che abbiano ingerito mangimi contaminati da muffe. Un nuovo kit rapido prodotto da

Tecna ne quantifica facilmente la presenza.

La presenza di muffe nei cereali e in altre materieprime dei mangimi porta alla contaminazione dellatte bovino con aflatossina M1. L’aflatossina M1 siforma a seguito della idrossilazione dell’aflatossinaB1 (prodotta dal fungo Aspergillus flavus) durante iprocessi di digestione del mangime e la conse-guente metabolizzazione delle sue componenti daparte degli animali. Data l’estrema tossicitàdell’aflatossina M1 (che è classificata cancerogena),la Comunità Europea ha fissato un valore massimoammissibile di 50 parti per trilione (ppt) per il latte.Negli Stati Uniti il limite è di 500 ppt. Si è calcolatoche se le vacche ingeriscono mangime contaminatocon 4 nanogrammi per grammo (ng/g) di B1(concentrazione ammessa dalla legge e non di radopresente nei mangimi) il latte conterrà, a partire dalgiorno successivo, una concentrazione di M1 moltovicina al limite di legge. La tossina M1 è termostabile,quindi la contaminazione del latte porta alla conse-guente contaminazione dei derivati, quali formaggi,yogurt etc.Tecna, azienda italiana leader nello sviluppo eproduzione di kit per la rilevazione di contaminantialimentari, ha messo a punto il nuovo kit immu-noenzimatico “Immunoscreen AFLA M1” per ladeterminazione quantitativa dell’aflatossina M1 nellatte. Il kit è basato sul principio del saggio immu-noenzimatico competitivo diretto. Il limite di rileva-zione è di 5 ppt. L’esecuzione del test è piuttostorapida (circa 2 ore). L’unico pre-trattamento delcampione consiste in una semplice sgrassatura dellatte per centrifugazione. Grazie a tale kit, il cui usorende possibile le analisi a costi molto più bassi diquelli dell’analisi strumentale (HPLC), un numerocrescente di produttori e trasformatori della filieralattiero casearia potranno implementare piani dicontrollo atti a bonificare gli allevamenti dalle fontidi contaminazione. I risultati delle prove di validazione svolte dallaTecna e di prove comparative eseguite con importantilaboratori del settore hanno dimostrato che il kit èpreciso ed ha un livello di accuratezza adeguatoalle finalità dello screening che i produttori lattiero-caseari devono operare per selezionare i proprifornitori. Entro breve tempo Tecna renderà anche

disponibile un’economica e rapida versione semi-quantitativa dello stesso kit, adatta anche a centralidel latte e piccoli laboratori del settore.Questo nuovo prodotto si affianca ad altri kit Tecnaper la rilevazione delle microtossine in alimenti emangimi, completando il ventaglio di metodi rapidiutili al monitoraggio di queste sostanze nelle materieprime. I corsi di addestramento al corretto utilizzodei kit e l’assistenza tecnica che Tecna può offrire inquanto produttore sono elementi unici nel panoramaitaliano.Tecna, azienda insediata in AREA Science Park, svi-luppa e produce diagnostici innovativi dal 1994 edè certificata ISO9001 (certificato SGS ICS n.Q.01.292). Oltre ai vantaggi dati dalla sua colloca-zione in AREA, TECNA è inserita in un ricco networkscientifico internazionale. Questo stretto contattocon la ricerca fondamentale permette a TECNA direalizzare nuove applicazioni della ricerca di basenonché di far fronte alle necessità d’informazionescientifica dei propri clienti.

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riferimentoMaurizio PaleologoTecna srl tel. 0403755341 fax [email protected]

L’INNOVAZIONEVA IN PORTO

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Con NISS, un sistema informatico integrato per la gestione dello shipping, creato da TeoremaEngineering, migliora la gestione di tutte le molteplici attività svolte dagli operatori portuali.

L’attuale realtà portuale italiana ed europeapresenta una serie di esigenze organizzative edoperative che necessitano sempre più di un validosupporto informatico ed informativo: gestione,reperibilità e scambio delle informazioni sonoprocessi fondamentali per i servizi di supporto alloshipping e richiedono un processo organizzativo eproduttivo sicuro, preciso, affidabile e sempreaggiornato. Movimentazioni navi, operazioni diimbarco/sbarco, gestione dell’area portuale,gestione delle merci, schedulazione dei tempi dicarico ecc. sono tutte attività erogate da molteplicitipologie di operatori portuali, per le quali è necessarioche ci sia un fitto scambio di informazioni checonsenta di svolgere al meglio i singoli compiti.Utilizzare i tradizionali sistemi analogici (telefoni,fax, VHF) per risolvere problematiche legate allagestione delle navi in un porto significa ritardonegli interventi e poca sicurezza derivante da unmaggiore rischio di errori. In una realtà così articolata,l’informatizzazione degli enti che operano all’internodei porti è la via migliore verso l’ottimizzazione dellavoro ed un sensibile miglioramento della sicurezza,della produttività e della velocità di esecuzione.Il settore ricerca e sviluppo di Teorema Engineering,grazie alla profonda conoscenza di queste proble-matiche acquisita in anni di stretta collaborazionecon le realtà di alcuni porti del nord Italia, comeTrieste e Venezia, ha realizzato il sistema Niss:Navigation Integrated Support System. Il sistemaserve a migliorare la gestione di tutte le moltepliciattività svolte dai diversi operatori portuali, adesempio i piloti, la capitanieria, i rimorchiatori, gliormeggiatori, le Autorità Portuali e ad ottimizzarel’interscambio di informazioni dentro il porto e traporti diversi. I flussi operativi legati al movimentodi una nave all’interno di un porto vengono coordinatinelle loro diverse fasi: dalla previsione di arrivo allarichiesta di approdo da parte di una nave; dall’im-barco di un pilota per condurla dentro al portoall’ormeggio; dallo scarico e carico merci alla suapartenza, attività queste gestite da enti ed operato-ri differenti. I dati gestiti da Niss sono i più vari evanno dalle anagrafiche delle navi (lunghezza, lar-ghezza, pescaggio, tipo di merci, eliche, manovra-

bilità, storia, fatturazione, ecc.) alle presenze nelporto e alle relative fatturazioni ed eventuali tariffespeciali secondo cliente, orari o merci trasportate.Uno dei vantaggi che offre questo sistema è che piùpersone od operatori intervengono ogni giorno perarricchire e completare con informazioni aggiorna-te il DataBase che hanno in comune. Grazie a ciò èpossibile, oltre alla condivisione dei dati, anche l’e-laborazione di report e statistiche utili ad una sem-pre maggiore ottimizzazione e pianificazione deilavori a venire.Niss è un prodotto costituito da diversi moduliognuno dei quali assolve a determinate funzioni.Questi moduli si possono integrare tra loro e quin-di possono andare a costituire uno strumentomolto ricco e completo. Il sistema di moduli si puòn

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configurare secondo le esigenze e secondo il tipo diattività svolta dall’operatore, mantenendo comunquel’integrazione con gli altri sistemi presenti nelporto. Grazie a questa caratteristica è possibilequell’interscambio di informazioni, così importantenell’attività di shipping, anche tra operatori diversi edistanti tra loro. Le informazioni, una volta aggiornate,sono disponibili in tempo reale. È così possibilesincronizzare tutte le fasi operative relative alleattività di movimentazione.Il cuore di tutto il sistema Niss è Mpi, il vero softwaredi gestione delle attività del porto: si trattadell’insieme di moduli operativi configurati sulleesigenze del singolo operatore, la base di partenzaper tutte le informazioni messe in comune dal sistemaNiss. Grazie a Mpi è possibile gestire tutta l’attivitàoperativa affiancandola ai dati relativi alla contabilitàe all’amministrazione. Legati a questi due moduliprincipali ne esistono anche altri utilizzati perl’elaborazione di report e di statistiche sulleattività, nonché di moduli grafici che visualizzano laposizione delle navi all’interno di mappe georefe-renziate del porto (C-MAP). Esiste, infine, il modulometeo, che permette di accedere alle informazionimeteorologiche del porto.Sinapsi è il modulo di connessione tra le diverserealtà portuali che utilizzano Mpi e completa ilsistema informativo di Niss. Grazie a Sinapsi si puògestire lo scambio di informazioni indipendentementedall’operatore e dal porto preso in considerazione.Un’operazione di questo tipo fino a poco tempo faera considerata impossibile. Oggi invece lo scambiodi informazioni, oltre ad essere possibile, è anchepiù sicuro, efficiente, veloce ed affidabile.Niss si configura come un sistema di Supply ChainExecution orientato in modo specifico al mondodello shipping. Gli ultimi sviluppi tecnologici hannopermesso un’implementazione del sistema anchesu supporti Wireless come il Gprs o il Wifi: in questomodo gli operatori portuali, anche da sedi distaccate

(come ad esempio a bordo di una nave o di unapilotina), sono in grado di utilizzare il prodotto dadispositivi mobili di ultima generazione comepalmari e tablet. L’informatica è già parte integrante in molti settorilavorativi e lo sarà sempre di più nel prossimo futuro.È infatti prevista un’ulteriore evoluzione dell’infra-struttura con vincoli normativi: entro il 2005, graziead una nuova legge relativa alla sicurezza del trafficomarittimo, tutti i porti dovranno adeguarsi incorrispondenza dell’entrata in vigore del VTS -Vessel Traffic Service, un sistema integrato per ilcontrollo del traffico marittimo e per le emergenze inmare. L’introduzione di nuovi sistemi, come il VTS oil controllo satellitare, contribuiranno in modonetto allo sviluppo della sicurezza del traffico navale.Grazie all’utilizzo di satelliti, radar e ponti radio,infatti, questi sistemi consentono di monitorarein modo preciso i movimenti delle navi all’internodi tutto il Mediterraneo. Ne deriva un controllodel traffico gestito in modo del tutto similare aquanto avviene per il traffico aereo. È evidente chel’adozione di queste nuove tecnologie cambieràradicalmente il modo di gestire la comunicazionemarittima, le attività portuali e anche la modalità dilavoro dei singoli operatori.

Michele Balbi

riferimentoMichele BalbiTeorema Engineering srltel +39 040 3757997fax +39 040 [email protected]

E-GOVERNMENTPER LA SANITÀ

Insiel lancia in Friuli-Venezia Giulia un progetto di e-government che affronta due aspetti salientidell’assistenza sanitaria: la continuità della cura e l’accesso del cittadino ai servizi sanitari.

Il concetto di e-government si inserisce nell’attua-zione di uno Stato federale che decentri poteri,competenze e risorse pubbliche verso gli Enti piùvicini al cittadino (Comuni, Province, Regioni) enello sviluppo del settore dell’ICT (Information &Communication Technology). L’e-government è lostrumento attraverso il quale le nuove conquistedell’informazione e della tecnologia definiscono unrapporto più rapido, diretto e trasparente tra i cittadinie i vari livelli di governo dell’amministrazionepubblica.Gli obiettivi di tale piano d’azione si misurano intermini di efficienza, efficacia e trasparenza dellaP.A., ponendo il “cliente”, sia esso il cittadino oun’impresa, al centro dell’attività amministrativa.In particolare, è finalizzato a:1. recuperare la centralità del cittadino;2. snellire le procedure;3. offrire ai cittadini e alle imprese servizi integratie non più frammentati secondo le competenze deisingoli enti di governo;4. garantire a tutti l’accesso telematico alleinformazioni e ai servizi erogati dalle pubblicheamministrazioni.Interessate a questo processo d’innovazione sonotutte le Istituzioni del Paese a qualsiasi livello:Regioni, Province e Comuni ma anche scuole, ospe-dali, Ass, Centri d’Impiego, Camere di Commercioeccetera.La digitalizzazione dei rapporti tra Stato e cittadinitrova una prima, concreta risposta nella realizzazionedella CIE (carta d’identità elettronica) e della CNS(carta nazionale dei servizi). L’obiettivo delDipartimento per l’Innovazione e le Tecnologie,d’intesa col Ministero dell’Interno, è quello didistribuire 30 milioni di CIE entro il 2005.La CIE è una smart card che costituirà sia il nuovodocumento d’identità personale sia lo strumentoattraverso il quale il cittadino potrà accedere a tuttii servizi della Pubblica Amministrazione erogation-line.Tale carta consente una notevole semplificazionedei rapporti tra cittadino e P.A. e soddisfa leseguenti esigenze:■ maggiore sicurezza nel processo d’identificazione

ai fini di polizia;■ utilizzo quale strumento d’identificazione in

rete per i servizi telematici;■ completa interoperabilità su tutto il territorio

nazionale.È in questo contesto normativo e in questa fased’innovazione culturale che s’inserisce l’interesse el’impegno di Insiel in materia di e-government.Società del Gruppo Finsiel (Telecom Italia), Insiel èla maggiore azienda italiana di consulenza e soluzioniIT per le amministrazioni locali e le imprese. NelFriuli-Venezia Giulia, Insiel è oggi sinonimo diattenzione ed esperienza nella semplificazionedella vita del cittadino e nel miglioramento dellaqualità dei servizi offerti. Attraverso la realizzazionee lo sviluppo di soluzioni di mercato e di progetti adhoc, contribuisce ad una pubblica amministrazionepiù nuova e più vicina alle esigenze e ai bisogni delcittadino. Tra i numerosi progetti di Insiel in materia die-government, assume particolare rilevanza ilprogetto Servizi integrati sanitari regionali per lacontinuità della cura. Tale progetto affronta dueaspetti salienti: la continuità della cura e l’accessodel cittadino ai servizi sanitari. Il primo rappresental’evoluzione del Sistema Sanitario Regionale, ovveroil passaggio da un’offerta ospedaliera monotematicaad un sistema d’offerta articolato sui livelli d’intensitàdelle esigenze e delle risposte. Rispetto all’attualeSistema informativo sanitario, che recupera essen-zialmente nell’ospedale tutta la storia clinica del

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paziente, si intende ricomporre l’informazionepartendo da dove e da chi la produce per poi ren-derla disponibile al cittadino, al medico curante eall’Azienda sanitaria. Il secondo si pone l’obiettivo diavvicinare il cittadino a servizi sanitari più ricchi edarticolati, in modo da renderlo effettivamente libe-ro di scegliere tra alternative diverse.Il progetto prevede l’utilizzo della Carta dei Serviziregionale, attualmente usata per acquistare labenzina a prezzo ridotto.

In ambito sanitario, sarà utilizzata per predisporreed erogare le prescrizioni farmaceutiche ed’impegnativa da parte del Medico di MedicinaGenerale e per le relative erogazioni/prescrizionipresso le farmacie convenzionate ed i Centri Unicidi Prenotazione (CUP), garantendo l’identificazionedell’utente e la privacy dei dati. L’uso combinatodella carta firmante del medico e della Cartadei Servizi consente, inoltre, la visibilità sui refertimedici.La carta è compatibile con gli standard nazionalidella Carta d’Identità Elettronica (CIE) e della CartaNazionale dei Servizi (CNS).I benefici attesi dal progetto sono:■ semplificare le procedure d’accesso ed eroga-

zione dei servizi, riducendo le attese e le codeagli sportelli;

■ sveltire l’iter della prescrizione, prenotazione ederogazione di farmaci e prestazioni mediche,ampliando i punti d’accesso ai servizi;

■ reperire informazioni o compiere operazioni adistanza in maniera più rapida e facile.

■ migliorare la qualità dei servizi offerti, dispo-nendo di un patrimonio informativo su cuielaborare statistiche e monitorare le esigenzedegli assistiti.

Il progetto, in avanzata fase sperimentale conl’Azienda per i Servizi Sanitari n° 1 Triestina, utilizzatecnologie e strumenti non specifici della sanitàcome il portale Internet/Intranet, la smart card ed ilcall center.

Giuseppe Taranto

riferimentoFulvio Sbroiavacca Insiel spa tel +39 040 3737785 fax +39 0403737762 [email protected]

INSIEL in AREADal 1974 INSIEL è leader nazionale nellaprogettazione e realizzazione di soluzioniinformatiche per la Pubblica AmministrazioneLocale.Il Centro R&S insediato in AREA Science Parksvolge attività di ricerca e sviluppo softwarenel settore dell’Information e CommunicationTecnology. Collabora con il mondo accademicocome laboratorio aperto, offrendo supporto esupervisione a laureandi in materie scientifiche.Propone inoltre stage a studenti segnalatidalle università e contribuisce, con borse distudio, alla formazione professionale di diplomatie laureati. È certificato ISO 9001 per le attivitàdi “studio, analisi, progettazione, realizzazione,manutenzione, installazione, assistenza edistribuzione di prodotti software e sistemiinformativi“.Il Centro sviluppa soluzioni web integrate di:● front end per la comunicazione e la diffu-

sione delle informazioni in Internet;● back office per l’automazione d’ufficio.Entrambe le tipologie di soluzioni sono concepiteper offrire un sistema integrato che consentedi gestire i procedimenti amministrativi ediffondere le informazioni in ambiente intranet/Internet. In quest’ottica, sviluppa soluzioni die-government e knowledge management,data warehousing ed e-work. Realizza siti eportali internet per enti locali, aziende sanitarieed imprese private. Dal 1994 partecipa alWfMC (Workflow Management Coalition) inqualità di funding member ed è punto di riferi-mento nazionale per il Gruppo Finsiel nelcampo delle tecnologie di workflow.L‘offerta del Centro comprende sistemiinformativi realizzati ad hoc e soluzioniintegrate per la gestione delle informazioni edei processi aziendali. Si estende a serviziprofessionali di alto profilo quali consulenzatecnica ed organizzativa, progettazione edinstallazione software, assistenza tecnica,formazione ed outsourcing.

Prestazioni, affidabilità e supporto al cliente sono ipunti di forza di un’azienda che con i suoi prodottifornisce da anni soluzioni innovative di videosorve-glianza per una clientela internazionale con molteplicie sofisticate esigenze. Erano gli inizi degli anni ’90 quando i primi sistemidi videosorveglianza digitale, un’assoluta innovazionenel settore, facevano la loro comparsa sul mercato.Tra i pionieri di questa svolta tecnologica una allorapiccola azienda di Trieste, la SYAC, che con il suoDigiEye® realizzò il primo sistema di gestionevideo/audio digitale totalmente integrato.Affidabile e di semplice utilizzo, DigiEye® si è affermatorapidamente sui mercati internazionali grazie aprestazioni che racchiudono in un unico sistemacompatto numerose funzioni quali la registrazionevideo e audio, la rilevazione di movimento, latrasmissione remota, la centralizzazione allarmi, ilcontrollo di telecamere mobili e molto altro ancora. La formula del successo della SYAC, oltre alla eccellentequalità dei prodotti, consiste nei costanti investimentiin ricerca e sviluppo e nella capillare presenzainternazionale. Se in SYAC l’innovazione è fonda-mentale, altrettanto lo sono l’affidabilità, la sempli-

cità e immediatezza d’uso e la compatibilità con gliambienti più eterogenei per garantire la salvaguardiadegli investimenti pregressi dell’utente finale. Nei laboratori SYAC in AREA Science Park la ricercadi innovazioni tecnologiche è un impegno continuo.Non è un caso quindi se i due nuovi prodotti dellafamiglia, DigiEye NS e DigiEye Lite, sono tra i piùavanzati e completi server di rete per telecameredisponibili sul mercato mondiale. Questi nuovisistemi compatti offrono una estesa serie di funzionalitàsino ad ora prerogativa di prodotti ben più costosi.Ci si può collegare ad un DigiEye da un qualsiasi PCtramite linee telefoniche, reti IP locali, geografiche(anche Internet) o wireless e si possono controllaretelecamere mobili praticamente di qualsiasi marca;la registrazione delle immagini può avvenire localmentesul supporto residente o remotamente su un discodi un server di rete. Grazie al bassissimo consumo(inferiore a 5W) i nuovi DigiEye possono esserealimentati anche da batterie con celle solari e quindiessere installati anche in luoghi isolati e comunicarevia rete wireless o rete telefonica cellulare. Larobustezza e la compattezza dei nuovi DigiEye neconsentono un utilizzo in situazioni operative estreme,con temperature basse o molto elevate e in presenza divibrazioni continue (treni, automezzi ed aerei).I prodotti SYAC si trovano installati in una moltitudinedi ambienti con esigenze diverse: per la sorveglianzaurbana e del traffico, per il controllo di dispositivi self-service e Bancomat, nelle stazioni di servizio, neiparcheggi, negli aeroporti, nelle banche, negli entipubblici, negli ospedali, nelle scuole, in complessiindustriali, nei centri commerciali, negli stadi, ecc.

riferimentoRiccardo MazzurcoSyac spatel. +39 040 375 5330fax +39 040 922 [email protected]

QUINDICENNE, INNOVATIVAE COSMOPOLITA

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SYAC spa è una realtà mondiale nel settore della videosorveglianza. Nata nel 1988 in AREA, oggi èun’azienda multinazionale presente in tredici paesi e con una rete di partner certificati.

Un successo legato all’innovazione di prodotto.

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Da Trieste al mercatointernazionaleSYAC spa, che quest’anno celebra il suoquindicesimo anno di attività, è un punto diriferimento a livello mondiale nello sviluppo eproduzione di sistemi di videosorveglianzaintegrati. Fondata a Trieste nel 1988, oggi la SYACè un’azienda multinazionale con diciannove uffici intredici paesi e una vasta rete di partner certificati,che forniscono servizi di supporto pre e postvendita in gran parte del mondo. La SYAC oggi ètotalmente autofinanziata, posseduta dal manage-ment e fattura oltre 8 milioni di Euro, dei quali il70% all’estero. La crescita media di fatturato dal1995 al 2002 è stata del 56% annuo.

RUDA PUNTASULL’AGROINDUSTRIA

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Un Centro di Competenza della rete Innovation Network specializzato in agroindustria troveràsede nel comprensorio dell’ex Amideria Chiozza di Ruda (Udine), in fase di recupero e valorizzazione.

Il nuovo Centro di Competenza per l’agroindustriarappresenta un importante tassello nel percorso disviluppo intrapreso da Innovation Network, ilprogetto di AREA che mette in rete le competenze ele specializzazioni per il trasferimento tecnologicoalle imprese. Si prevede di realizzare la sede delCentro a Ruda, nella Bassa Friulana, una zona aspiccata vocazione agricola che può essere valorizzatasostenendo l’introduzione di innovazione nelle sueimprese. È questa l’idea proposta in occasione delconvegno per la presentazione del progetto direcupero e valorizzazione dell’ex Amideria Chiozzadi Ruda, in provincia di Udine.“Un progetto importante - spiega Roberto Vano,presidente dell’Associazione per lo Sviluppo el’Innovazione della Bassa Friulana Orientale - chepunta a recuperare l’Amideria Chiozza, uno storicoesempio di stabilimento produttivo che verso lametà dell’Ottocento produceva amido con impianti,al tempo, innovativi. Come non pensare allora aduna riconversione anche oggi innovativa? Questoedificio può diventare una moderna strutturapolifunzionale adatta a più destinazioni d’uso.Infatti, accanto agli spazi per nuove imprese elaboratori, il progetto sostenuto e promossodall’Associazione prevede di ospitare la sede delnuovo Centro di riferimento per l’agroindustria diInnovation Network”. Innovation Network è il progetto che rappresenta lanaturale evoluzione del trasferimento tecnologicodi AREA: la creazione di una rete di dieci Centri diCompetenza a favore delle vocazioni produttivetipiche del Friuli-Venezia Giulia. “Dopo il Centrolegno-arredo insediato nel distretto della sedia graziead un accordo con il CATAS Spa - spiega PaoloCattapan, direttore del Servizio TrasferimentoTecnologico di AREA - abbiamo presentato il secondonato della rete, il Centro di Competenza perl’agroindustria. Questo settore può contare nellanostra regione su molte risorse intellettuali di altolivello presenti all’interno delle Università, degliEnti e delle Istituzioni. È importante, ora, mettere inrete le competenze per rendere disponibile questogrande potenziale di conoscenza alle impreseregionali”.

La strategia che AREA intende adottare è quella diunire risorse e di avvicinarsi ancor di più alleesigenze del tessuto imprenditoriale. Dal 1997AREA ha sperimentato sul campo questo metodoper trasferire l’innovazione tecnologica alle impresee ne ha verificato l’efficacia. Il Centro InnovationNetwork di Ruda specializzato in agroindustria saràdunque un valido supporto per individuare lepossibili opportunità di sviluppo del settore, perproporre servizi di adozione dell’innovazione e perintraprendere progetti e collaborazioni multidisci-plinari in sinergia con le competenze presenti nelsistema a rete.

Federica Franchi

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riferimentoPaolo Cattapan AREA Science Parktel. +39 040 3755275fax +39 040 [email protected]

DIMENSIONE EUROPEAPER L’ICT

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Sostenere la partecipazione delle PMI nei progetti di ricerca a fianco dei centri di eccellenza. Un obiettivo promosso dal nuovo Programma Quadro di Ricerca Europeo, che ha trovato riscontro

nell’ultimo evento TriCo.

Per far fronte alle nuove sfide della globalizzazione,la Commissione Europea ha indicato come prioritariala costruzione della cosiddetta ERA, EuropeanResearch Area, uno Spazio Europeo della Ricercacapace di integrare i sistemi di ricerca nazionali e lecompetenze tecnico-scientifiche di punta presentinel vecchio continente, per far sì che l’Europadiventi l’economia più efficiente e competitivabasata sulla conoscenza e sull’innovazione. In talecontesto, il ruolo delle piccole e medie impreserisulta di particolare importanza, essendo queste ilmotore dell’economia europea anche dal punto divista occupazionale. È per questa ragione che risultanecessario sostenere la partecipazione delle PMInei progetti di ricerca a fianco dei grandi centri dieccellenza, attingendo al mercato europeo delletecnologie tramite le reti dedicate allo scambio ditecnologie innovative. Tutto ciò per accrescere illoro fattore di competitività e la capacità di fornireprodotti ad alto contenuto tecnologico.In uno scenario così delineato acquisiscono grandeimportanza tutte le iniziative che si pongonol’obiettivo di promuovere collaborazioni transnazio-nali in settori di punta, quali quello dell’informatica e

delle comunicazioni. È certamente il casodell’Evento TriCo Trieste 2003 - InternationalBrokerage Event on Information & CommunicationTechnologies (ICT), tenuto lo scorso luglio in AREAScience Park. L’evento di partenariato ha avuto unduplice intento: da un lato informare professionisti,imprese, centri di ricerca e dipartimenti universitarisugli strumenti offerti dal nuovo ProgrammaQuadro di Ricerca Europeo nel settore delle tecnologiedell’informazione e della comunicazione, dall’altrofavorire la concreta creazione di partenariati tecnico-scientifici internazionali. Due rappresentanti dellaCommissione Europea, Annalisa Bogliolo eSebastiano Fumero, provenienti rispettivamentedalla DG Società dell’informazione e dalla DGRicerca, hanno illustrato le modalità operative dipartecipazione al Sesto Programma Quadro diRicerca Europeo, mettendo in luce i nuovi strumentie le nuove strategie della politica comunitaria intema di ricerca e sviluppo a sostegno delle impresee dei centri di ricerca. Per quanto riguarda in particolare la situazioneItaliana ed Europea nel più ampio contesto mondiale,Sebastiano Fumero ha evidenziando la necessità,

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Incontri di lavoro alla conferenza TriCo

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per le imprese italiane soprattutto, di investire inricerca e innovazione al fine di poter garantire alleproduzioni locali la necessaria competitività.Infatti, oltre ai processi di globalizzazionedell’industria e dell’economia, l’imminente ingressoin Europa di paesi caratterizzati da basso costo dellavoro rischia di minacciare seriamente la stabilitàdella produzione industriale e, conseguentemente,il mantenimento di standard adeguati di qualitàdella vita.In tal senso è parsa quanto mai opportuna la sceltadel settore ICT quale argomento chiave dell’eventoche, come ha sottolineato Gabriele Gatti, DirettoreMarketing & Relazioni Internazionali dell’AREAScience Park, “è sicuramente strategico per losviluppo delle aziende e dei mercati internazionalicosì come per la crescita di un parco scientificocome AREA Science Park, che accoglie al suo internoun cluster di imprese e laboratori di ricerca operantinel settore ICT con numerose e articolate specializ-zazioni”. L’Iniziativa TriCo, allo stesso tempo, siinquadra bene in questa fase di allargamentodell’Europa come laboratorio nell’ambito del qualela cooperazione tra macro-regioni, che includepaesi vicini di prossima adesione, è già una realtàoperativa, come ha bene testimoniato la partecipazioneall’evento di iscritti provenienti da diverse nazioni.

Sono stati infatti oltre 140 i partecipanti, giunti siadai Paesi più vicini dell’Europa Centro-Orientale(Slovenia, Austria, Croazia e Ungheria) che dallalontana Scandinavia (Finlandia e Svezia).Ancora più rilevante è stata la presentazione di ben17 proposte progettuali focalizzate su applicazionispecifiche dell’Information & CommunicationTechnology. Questi sono stati i temi chiavedell’Evento TriCo 2003: intelligenza artificiale;nuove piattaforme software in grado di supportareservizi innovativi di telecomunicazioni; applicazioniinformatiche che vadano incontro alle esigenzedell’utente e del lavoratore mobile. Tra i progetti dimaggior interesse sono emerse due proposteitaliane: una relativa ad applicazioni ICT nel settoredell’e-learning, l’altra relativa alla fornitura di servizidi assistenza on-line e in tempo reale alle PMI,sulla base di una piattaforma flessibile costruita amoduli, per la consulenza e la formazione a distanza.L’università finlandese di Tampere ha propostoun’idea di progetto relativa alle tecnologie dellacomunicazione a servizio dei cosiddetti lavoratorimobili. Un proponente sloveno ha affrontato inveceil problema della gestione dei dati e della conoscenzain settori industriali, quali quello automobilistico,alimentare e aereospaziale, fornendo una serie diservizi Internet capaci di supportare l’interpretazionegrafica e la comprensione semantica di dati aggregatia larga scala, alla base di processi produttivi cherichiedono automazione e integrazione delleconoscenze condivisibili all’interno dell’impresa.Una sessione plenaria ha offerto anche lo spazioper la presentazione dell’iniziativa di cooperazioneinteruniversitaria “Aladin”, capitanata dalle dueUniversità di Trieste e Lubiana, che ha per contenutolo sviluppo di progetti di e-commerce e di e-learninge che coinvolge attualmente anche gli ateneidell’Austria e della Croazia, nonché aziende,imprenditori e governi dell’Europa Centro-Orientale. L’evento TriCo ha inoltre consentitol’organizzazione di numerosi incontri bilaterali,frutto di circa 160 espressioni di interesse raccoltea seguito dell’esposizione delle idee di progetto,che, è l’auspicio di tutti, potranno in alcuni casitradursi in concrete iniziative di collaborazione tec-nico-scientifica e industriale.

Lara Dipace

riferimentoGabriele GattiAREA Science Parktel. +39 040 3755338fax +39 040 [email protected]

Cos’è la TriCoLa Trilateral Conference – TriCo è l’Iniziativa di

Cooperazione Trilaterale a contenuto scientifi-

co-tecnologico che da alcun anni vede l’AREA

Science Park, il BIT di Vienna e l’Istituto Jozef

Stefan di Lubiana riuniti nel comune intento di

valorizzare il potenziale di sviluppo della

macro regione transfrontaliera che accomuna

il Nord Est Italiano, l’Austria e la Slovenia e

che prevede futuri ampliamenti alla Croazia e

all’Ungheria.

La pianificazione e la realizzazione delle atti-

vità della TriCo viene coordinata da un comita-

to internazionale permanente, denominato

TriCo Steering Committee. La TriCo si avvale

anche del patrocinio dei Ministeri italiani

dell'Università e della Ricerca Scientifica e

Tecnologica e degli Affari Esteri, del Ministero

austriaco per gli Affari Economici e del

Ministero sloveno per la Scienza e la

Tecnologia.

CENTO OCCHISULLA RICERCA

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Un nuovo software che consente ai ricercatori di costruire siti web che valorizzino il know-howscientifico, rendendo disponibili allo stesso tempo informazioni utili per il trasferimento

tecnologico. Si chiama ARGO ed è stato sviluppato in AREA Science Park.

Ha il nome di una figura mitologica greca che nondormiva mai: ARGO dai cento occhi che facevano iturni, cinquanta per volta, nel dormire e stare svegli.Si tratta di un nuovo software sviluppato da AREA,un Content Management System dedicato allaricerca del Friuli Venezia Giulia che punterà i suoi“cento occhi” sulle competenze scientifiche etecnologiche presenti nella regione, per renderlepiù facilmente rintracciabili su web. Uno strumentoinformatico che da un lato aiuterà i ricercatori acostruire siti web che valorizzino il know-how erendano più visibili i contenuti, dall’altro semplifi-cherà l’accesso alle informazioni rilevanti per iltrasferimento tecnologico alle imprese.ARGO ha molti vantaggi da offrire ai ricercatori: acominciare dalla possibilità di creare un propriosito web, esonerandoli dal gestire l’organizzazionedei contenuti. Se comunicare attraverso Internet lapropria attività scientifica è oggi indispensabile,farlo “bene”, in modo ben strutturato ed efficacediventa sempre più determinante.“L’attività di ricerca è fortemente caratterizzatadalla necessità di comunicare la conoscenza acquisita- commenta Renato Gennaro, collaboratore delrettore per la ricerca nazionale e internazionaledell’Università di Trieste - per divulgare, diffondere,condividere i risultati raggiunti e per rivendicarne laproprietà intellettuale. Le pubblicazioni su riviste ele relazioni ai congressi sono veicoli fondamentaliper la divulgazione della conoscenza e la diffusione

dei risultati, ma sono facilmente accessibili solo aristrette comunità scientifiche e risultano tuttoradifficilmente fruibili da un pubblico più vasto.Rendere disponibili e di facile accesso tutte questeinformazioni, in un ambiente già predisposto avalorizzare le competenze, viene incontro adun’esigenza di primaria importanza per gli atenei”.In pratica amministrare un sito web, gestirne cioènon solo i contenuti ma anche la loro organizzazionee presentazione, non è semplice come si potrebbeimmaginare e questo è uno dei motivi per cui i sitidei dipartimenti e dei gruppi di ricerca risultanospesso incompleti e poco aggiornati. Avere adisposizione un sistema molto semplice che aiuti ilricercatore a “presentare bene”, in ogni suoaspetto, il proprio know-how, moltiplica leopportunità di collaborazioni sia accademicheche industriali. Ma non solo: consente anche, a chigestisce la ricerca, di essere prontamente informatosui propri asset intellettuali, per poterli sostenerein modo sempre più efficace.“ARGO è strutturato come un unico grande databasea struttura distribuita ma condivisa, pensato ‘aduso e consumo’ dei ricercatori - spiega RiccardoBrancaleon, il neo-imprenditore ed ex ricercatoredella SISSA di Trieste che ha progettato il sistemaper AREA. La mia precedente esperienza di ricercatore èstata molto utile in questo perché avevo giàvissuto in prima persona i problemi che questosistema intende risolvere. Semplificare l’inserimentoe l’aggiornamento dei dati, innanzitutto. Per farloabbiamo deciso di utilizzare strumenti molto comodidi editing del tipo ‘What You See Is What You Get’(WYSIWYG), perché consentono, tra l’altro, dipubblicare sul web contenuti già disponibili in altriformati direttamente dal proprio browser, conpoche operazioni semplici ed intuitive, come il classicocopia e incolla. Così l’aggiornamento non richiederàpiù l’intervento di tecnici specializzati in program-mazione HTML. Inoltre, grazie all’architettura basa-ta su web-services, ogni università o ente di ricercapotrà dotarsi internamente del ‘proprio ARGO’ eintegrarlo con i sistemi informativi interni permigliorarne l’usabilità (ad esempio con un opportunosistema di autenticazione) e per sfruttare meglion

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tutte quelle informazioni di cui l’ateneo già dispone,come il database del personale o quello dellepubblicazioni. Presto il sistema si potrà interfaccia-re anche con database bibliografici esterni, permet-tendo così di importare automaticamente i riferi-menti bibliografici e l’abstract di tutte le propriepubblicazioni. Con la possibilità di aggiungere ilrelativo full text”.I contenuti memorizzati nella struttura distribuitadi ARGO saranno quindi gestiti da uno specialemotore di ricerca che consentirà di effettuare ricer-che mirate by content nelle diverse tipologie diinformazioni. Sarà così possibile identificare i gruppidi ricerca, le persone, le pubblicazioni, le strumen-tazioni, i progetti, le applicazioni business chesoddisfino specifici interessi e, grazie ai web-services,sarà possibile identificare con un’unica queryl’informazione di interesse all’interno dell’offerta ditutti gli enti coinvolti. Informazioni preziose per chisi occupa di trasferimento tecnologico.“Trovare nella ricerca il know-how che serve alleimprese è il nostro mestiere - spiega PaoloCattapan, direttore del Servizio TrasferimentoTecnologico di AREA Science Park - e richiede nonsolo professionalità ben formate ma anche infor-mazioni sempre aggiornate. Dobbiamo infatti saperetempestivamente che sta partendo un nuovoprogetto di ricerca, che si sta rendendo disponibileuna nuova competenza, un’opportunità di collabo-razione o anche solo una risorsa strumentale nuovache può essere molto utile alle imprese. Finora perquesto abbiamo utilizzato il nostro ‘Catalogo delleInnovazioni e del Know how’, una raccolta di oltre250 schede da noi censite che descrivono le com-petenze presenti nei laboratori del Friuli VeneziaGiulia e applicabili industrialmente. Un utilissimostrumento di lavoro, ma l’evoluzione nella ricerca èspesso troppo rapida perché un sistema di rileva-zione esterno riesca a stare al passo. Con ARGO èvenuto il momento di fare un salto di qualità,cambiare strategia e stimolare i ricercatori a diffonderedirettamente le loro competenze”.

Il Servizio Trasferimento Tecnologico di AREA stagià progettando di interfacciare ARGO con un altrodatabase sviluppato internamente che raccoglietutte le esigenze delle imprese regionali (B- Miner).Attraverso un sistema di ricerca intelligente chedialoga con i due si potrà così trovare automaticamentela competenza giusta che soddisfi una precisarichiesta di innovazione dell’impresa. Uno strumentoin più per aiutare chi è alla ricerca di innovazione daapplicare industrialmente.Attualmente ARGO è in fase di test pressol’Università degli Studi di Trieste, presso la ScuolaInternazionale Superiore di Studi Avanzati e pressol’Osservatorio Geofisico Sperimentale. In autunnosarà a disposizione di tutti i ricercatori del FriuliVenezia Giulia.

Eleonora Vascotto

riferimentoPaolo Cattapan AREA Science Parktel. +39 040 3755275fax +39 040 [email protected]

Le informazioni presenti suAARRGGOO■ Competenze e know-how

● Staff ● Curriculum vitae dei componenti

■ Pubblicazioni● Riferimenti bibliografici● Abstract● Full-text

■ Attività e risultati della ricerca● Progetti● Applicazioni business - potenziali o reali

■ Intellectual Property● Brevetti

■ Documenti● File di presentazioni a congressi● Files di supporto alle lezioni● Altri file…

■ Dotazioni● Strumentazione di laboratorio● Tecniche di ricerca e sperimentazione

■ Collaborazioni e finanziamenti● Partnership accademiche● Partnership business● Grant

■ News● Notizie dalla comunità scientifica● Segnalazioni eventi (conferenze, workshop…)

Università di Trieste

RICERCHESENZA FRONTIERE

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Grazie all’ICTP-ELETTRA Users Programme, sono oggi moltissimi i ricercatori provenientidai paesi in via di sviluppo che hanno l’opportunità di fare esperimenti con luce di sincrotrone

nel laboratorio ELETTRA.

Il 23 novembre 2001, l’International Centre forTheoretical Physics (ICTP) di Miramare e laSincrotrone Trieste SCpA conclusero l’accordo cheha dato l’avvio all’ICTP-ELETTRA Users Programme.L’obiettivo del programma è di promuovere l’accessoda parte di ricercatori provenienti da paesi in via disviluppo al laboratorio di luce di sincrotroneELETTRA per gli anni 2002-2006.L’allocazione del tempo-luce ad ELETTRA per ilsecondo semestre del 2003 è appena stata completatae ciò fornisce l’occasione per tracciare un bilanciodei primi due anni di attività del programma. Ilprogramma è stato implementato in tempo perfornire sostegno finanziario ai ricercatori cheavevano ottenuto “tempo-luce” nel primo semestredel 2002 ed è stato pubblicato sul web (e debitamentepubblicizzato con una azione in comune fra ICTP eSincrotrone Trieste) il 15 febbraio 2002, cioè primadella scadenza per la presentazione delle domandedi tempo-luce per il secondo semestre del 2002. Il lancio del programma ha determinato un aumentodelle ore di tempo-luce destinate a ricercatori dapaesi in via di sviluppo. Tale incremento è prose-guito nel 2003, raggiungendo quello che sembra unvalore di equilibrio di circa 1.500 ore/semestre. Talevalore corrisponde al doppio di ciò che ci si eraprefissi all’avvio del programma (1.500 ore/anno) ene testimonia il grande successo, a sua volta sostenutodalla generosa decisione dell’ICTP di aumentare ilproprio sostegno finanziario al programma.I progetti di ricerca condotti nell’ambito dell’ICTP-ELETTRA Users Programme hanno coperto un’ampia

gamma dei filoni di ricerca attivi ad ELETTRA,spaziando dalla biologia strutturale alla scienza deimateriali e dalla fisica medica alla fisica dellesuperfici. L’attenzione è stata rivolta anche ad allar-gare lo spettro delle nazioni beneficiarie del pro-gramma: la lista, che includeva quattro paesi nel2002 (India, Slovenia, Croazia, Bielorussia), èaumentata a dieci nel 2003, con l’ingresso diBrasile, Repubblica Ceca, Moldova, Uruguay,Emirati Arabi Uniti, Sultanato dell’Oman.Particolarmente degna di nota è la partecipazionedegli ultimi due paesi, che appartengono all’areadel Medio Oriente, perché ciò sottolinea la potenzialeimportanza dell’ICTP-ELETTRA Users Programmenel promuovere l’addestramento di ricercatoriprovenienti da quella regione prima dell’entrata infunzione del progetto SESAME (Synchrotron lightfor Experimental Science and Applications in theMiddle East), che prevede la reinstallazione inGiordania della sorgente di luce di sincrotroneBESSY I (operante a Berlino fino al novembre del1999). Ulteriori informazioni sull’ICTP-ELETTRAUsers Programme sono disponibili sul sitohttp://www.ictp.trieste.it/

Michele Bertolo e Giovanni Comelli

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riferimentoMichele BertoloSincrotrone Trieste ScpAtel. +39 040 3758021e-mai: [email protected]

Ore di tempo-luce destinate a ricercatori provenienti da paesi in viadi sviluppo che hanno beneficiato del sostegno finanziariodell’ICTP-ELETTRA Users Programme

PARCHI SCIENTIFICICRESCONO

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Pur nella grande diversità di modelli, tra parchi scientifici emergono caratteristiche comuni, qualiil rafforzamento dei vincoli con le università, l’aumento del numero di imprese insediate, la tendenza ad un più alto grado di specializzazione. Se ne è parlato al Convegno della IASP a Lisbona.

Condividere la conoscenza dei modelli di eccellenzanella diffusione dell’Innovazione, approfondirne ledinamiche, anticiparne gli sviluppi futuri attraversonuove sperimentazioni. Questo il filo conduttore delXX Convegno internazionale dei Parchi scientifici etecnologici, che si è tenuto a Lisbona dal 1 al 4 giugno.Promosso dallo IASP (International Association ofScience Parks) - organismo network nato nel 1984 acui oggi aderiscono 252 Parchi scientifici in unasettantina di Paesi - il convegno viene organizzatoannualmente da un Parco scientifico di riconosciutamaturità. L’edizione 2003 è stata proposta daTaguspark, il parco scientifico e tecnologico diLisbona. Taguspark, situato nella municipalità diOeiras a una ventina di chilometri dalla città, è unarealtà portoghese di eccellenza i cui settori chiave disviluppo sono l’Information Technology, le teleco-municazioni, l’elettronica, i materiali, le biotecnologie.Il parco ospita 160 tenants e diversi organismi dicarattere scientifico e accademico. Nell’esteso complessodel campus che occupa 6.500 persone hanno sede,inoltre, alcune aziende leader del settore.Il convegno, ospitato nell’area costiera di Estoril, haregistrato la partecipazione di 600 rappresentanti diparchi scientifici, università, istituti di ricerca, BIC,imprese, organismi governativi e agenzie regionaliper l’Innovazione, provenienti da 35 nazioni.Articolato in cinque sessioni di lavoro, IASP 2003proponeva, in apertura, un approccio propedeuticoe metodologico ai fattori strategici dell’innovazione,con l’analisi dei nuovi paradigmi economici custumerand process oriented, delle dinamiche di manage-ment orientate alla crescita, allo sviluppo dellacreatività, della competenza tramite la tecnologia ela condivisione delle informazioni. A seguire, gliapprofondimenti, con la presentazione dei diversicase-studies: dagli spin-off nati dalla Ricerca delparco di Lubiana, all’esperienza argentina per losviluppo del territorio.“Abbiamo verificato una volta in più - evidenzia Luis Sanz,direttore generale di IASP e fondatore del parcotecnologico di Valencia - come la realtà “parcoscientifico” abbia un’espansione mondiale: da un latoregistriamo la nascita di nuovi parchi, dall’altro lacrescita degli esistenti. Si tratta di realtà estrema-

mente sensibili, in totale sintonia con un sistemaeconomico fondato sulla conoscenza che è propriodella nuova società dell'Informazione. Pur nellagrande diversità di modelli, tra parchi scientificiemergono caratteristiche comuni, quali il rafforza-mento dei vincoli operativi con le università, lacrescita importante del numero di imprese insediatee, infine, la tendenza ad un più alto grado di spe-cializzazione (parchi biotech, parchi IT, parchi envi-ronment, ecc.) con una maggiore attenzione allavoro in rete. In questo contesto di networking, ilruolo di IASP è naturalmente determinante: bastipensare che attraverso Internet coordiniamo unarete mondiale e siamo presenti in sessantotto paesicon la finalità di favorire il contatto fra i soci”. Nell’ampia sessione dedicata al tema “Educating forInnovation” è stata promossa l’esperienza coordinatada AERA Science Park dei master EDINT (“Esperti indiffusione dell’innovazione”) e MEDITT (“Masterper esperti di diffusione dell’innovazione e deltrasferimento tecnologico”) come modello di sistemaintegrato di formazione tra parchi scientifici italiani.Il progetto nazionale di collaborazione è statorealizzato grazie a una forte sinergia con il Parco diSalerno e delle Aree interne della Campania e con ilParco della Sicilia, e ha beneficiato del sostegno dinetworking di APSTI.

Manuela Battistutta

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Luis Sanz

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È stata senz’altro una bella esperienza per AREA Science Park, per i suoi ricercatori, tecnici eoperatori, per gli appassionati e i “curiosi” di scienza di tutte le età. L’Open Day del 28 giugno scorso,un’intera giornata di porte aperte nei laboratori del parco scientifico, è stato un successo straordi-nario, non solo in considerazione delle centinaia di visitatori che hanno affollato i campus diPadriciano e Basovizza, ma anche per il gradimento espresso da tutti coloro che, dopo la visita ailaboratori, ci hanno chiesto: “A quando una replica?”.È per questa ragione che ringraziamenti non rituali e fortemente sentiti vanno a quanti hanno resopossibile la piena riuscita dell’evento. Un grazie ai ricercatori presenti nei laboratori, che conentusiasmo e bravura hanno instancabilmente illustrato in modo semplice e puntuale i progetti diricerca e sviluppo che li vedono protagonisti, svolgendo così una vera e propria azione divulgativaverso un pubblico di non addetti ai lavori.Un grazie al personale del Consorzio per l’Areadi Ricerca che ha lavorato alla preparazione ealla riuscita dell’appuntamento.Un grazie all’Ufficio Interventi per il DSU, airagazzi del Centro MOVE dell’ERDISU e a tuttigli studenti e studentesse dell’Università diTrieste che hanno fatto da accompagnatori aivisitatori. E un grazie, infine, anche ai cittadiniche con la loro partecipazione hanno datoragione alla nostra idea di Parco scientificoaperto al territorio e capace di parlare allagente, raccontare le meraviglie dell’ingegno,suscitare nei giovani la curiosità del sapere.

Giuseppe Di RosaDirettore GeneraleAREA Science Park

UNA SPLENDIDAGIORNATA

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Frammenti dall’Open Day del 28 giugno 2003

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AREA Science Park è partner regionale del progetto Europeo IRENE 2000, (Italian Relay CentreNorth East) con competenza sul Friuli Venezia Giulia. L’IRC IRENE 2000 (uno dei nodi della reteeuropea dei 68 Centri per l'innovazione presenti in 30 Paesi) è il centro di erogazione di servizi avalore aggiunto per il trasferimento tecnologico transnazionale, la diffusione dell'innovazione e lavalorizzazione dei risultati della ricerca europea nelle regioni Emilia-Romagna, Marche, Veneto,Trentino-Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. AREA Magazine ospita da questo numero una rubrica di promozione delle tecnologie e per la ricercadi partner relativi a progetti di collaborazione tecnica e commerciale, raccolti dalla rete dei Centri diinnovazione. L’auspicio è che la segnalazione di alcuni risultati di ricerca sviluppati da impreseeuropee possa essere da spunto per eventuali future partnership.

ICT: Opportunità di software per il trasferimento mobile di dati di interesse economicoUn’impresa inglese in fase di sviluppo cerca partner da assistere, materialmente e finanziariamente,nello sviluppo e nell’applicazione commerciale di prodotti software di nuova generazione per la gestionedi dati elettronici in operazioni di info-mobilità. La tecnologia offerta affronta i fattori di costo, rischioe basso ROI che finora hanno impedito la piena valorizzazione del potenziale offerto dalle tecnologiedella comunicazione e per dispositivi gestiti manualmente. Il prodotto, i cui diritti di proprietà sonoregistrati, è nella fase di sviluppo sperimentale come prototipo di laboratorio, si applica ai sistemi digestione di database e all’automazione di ufficio. L’impresa cerca partner per accordi di joint venturee di licenza, sostegno finanziario, scambio di informazioni e formazione.

Tecnologia per la misurazione del posizionamento: sistema di localizzazione in tempo reale ad altavelocità e ad accurata definizione.Un’impresa austriaca ha sviluppato una tecnologia capace di identificare la posizione di oggetti liberiin movimento in uno spazio limitato tridimensionale. Il principio di funzionamento è legato al tempodi corsa di un’onda elettromagnetica. Il sistema è utilizzabile sia in spazi interni che esterni e nonsi basa su GPS. L’utilizzatore è in grado di far riferimento a qualsiasi oggetto e ricevere l’indicazionedella sua specifica posizione in tempo reale. La tecnologia, disponibile attraverso un dimostratore,ha le seguenti applicazioni di mercato: trasmissioni audio-televisive; sistemi di misurazione; controllodi processo; strumentazione radio audio e televisiva. L’impresa cerca un partner industriale operantenel settore ICT attivo nel campo della logistica, dello sport, della trasmissione e misurazione persvolgere compiti di integrazione di sistema, per realizzare accordi di licenza, scambio di informazioni eformazione.

Micro-controllore: controllo reale di processi remoti tramite browser InternetUn’impresa olandese ha sviluppato un micro-controllore destinato ai sistemi industriali di telemetria.La struttura hardware è configurata in modo da creare connessioni tra i micro-controllori integrati e lastrumentazione industriale. Il software telemetrico garantisce un facile controllo remoto, tramiteInternet, di processi e macchinari. Sono disponibili il prototipo e il dimostratore per l’effettuazione di test. Latecnologia trova applicazione in settori quali: sistemi integrati di gestione dei dati; tecnologie di produzione esistemi di telecomunicazione. L’impresa cercapartner preferibilmente specializzati in strumentazionee macchinari di misurazione per la gestione delleacque e il trattamento dei liquami, per la realizza-zione di accordi di marketing e licenza e per loscambio di informazioni e attività di formazione.n

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IreneTech

per informazioniLara Dipace AREA Science Parktel.+39 040 3755245fax +39 040 [email protected]

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FUTUROINDICATIVO

Interventi formativi per la creazione d’impresa, lo spin-off aziendale, l’orientamento imprenditoriale, la qualità nel terzo settore, l’imprenditoria al femminile e altro ancora.

È il progetto Imprenderò finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia.

Il progetto Imprenderò, promosso e finanziatodall’Amministrazione Regionale del Friuli VeneziaGiulia nell’ambito del Programma OperativoObiettivo 3 2000-2006, Asse D Misura D3, Asse EMisura E1, si propone di diffondere e sostenere lacultura imprenditoriale, intesa come valore dapromuovere nella scuola e nella società, precondizioneindispensabile per accedere a percorsi virtuosi disviluppo socio/economico. Imprenditoria, dunque,come modello culturale, come risorsa per lo sviluppo,pratica educativa e formativa per le giovani generazioniche vogliano misurarsi con un lavoro indipendenteo per lavoratori dipendenti che desiderino affrancarsida una pratica di lavoro che ormai non offre stimoliinnovativi.

Il progetto si articola in 14 interventi mirati a diversisettori, che spaziano dalla creazione d’impresa allospin-off aziendale, dall’orientamento imprenditorialeal passaggio generazionale, dalla qualità nel terzosettore al telelavoro per l’imprenditoria al femminile,dai percorsi per l’emersione dal “lavoro nero” aifinanziamenti per favorire l’auto-imprenditorialità.È stata prevista, inoltre, una quota di budget perdiffondere le opportunità offerte da Imprenderò sututto il territorio regionale e una quota per le indaginie le ricerche atte ad approfondire la cultura impren-ditoriale. Il 60% dei fondi stanziati per il progetto èstato destinato al mondo femminile, in corrispondenzadell’asse E, misura E1.Imprenderò è un progetto sperimentale di duratabiennale articolato in 7.000 ore/corso, che vede lapartecipazione di 19 partner, raggruppati in ATS, incui sono rappresentate tutte le associazioniimprenditoriali regionali e le maggiori strutture diformazione, ricerca e consulenza che da anni sioccupano di orientamento imprenditoriale e dicreazione di impresa. Ciascun intervento vienerealizzato da un team di lavoro costituito da partnerdell’ATS, individuati sulla base delle rispettive com-petenze e vocazioni.Si prevede che Imprenderò coinvolgerà complessi-vamente circa 9.500 persone tra corsisti, neoim-prenditori, lavoratori dipendenti, donne interessatealle tematiche delle pari opportunità. Alla fine del2004 verranno studiati l’impatto sul territorio e irisultati ottenuti dal progetto: se Imprenderò sisarà rilevato un buon strumento per lo sviluppodella cultura imprenditoriale in Friuli VeneziaGiulia, ci saranno ottime possibilità che il progettovenga nuovamente finanziato.

DDoommeenniiccoo TTrraannqquuiillllii

I partner di Imprenderò■ CENTRO REGIONALE SERVIZI PER LA PICCOLA E

MEDIA INDUSTRIA SPA (capofila)■ A.I.D.D.A. ■ AGEMONT SPA■ CONSORZIO PER L’AREA DI RICERCA SCIENTIFI-

CA E TECNOLOGICA DI TRIESTE■ CAMERA DI COMMERCIO, INDUSTRIA, ARTIGIA-

NATO E AGRICOLTURA DI UDINE■ C.N.A. UDINE SERVIZI SCARL■ CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI DELFVG■ ENAIP FVG■ FEDERAZIONE REGIONALE ARTIGIANI DEL FVG -

CONFARTIGIANATO■ FEDERAZIONE REGIONALE COLTIVATORI DIRETTI

DEL FVG■ FEDERAZIONE REGIONALE DELL’INDUSTRIA DEL

FVG - CONFINDUSTRIA■ FEDERAZIONE REGIONALE DELLE PICCOLE E

MEDIE INDUSTRIE DEL FVG■ FINRECO ■ IAL AGENZIA FORMATIVA DEL FVG■ IRES - ISTITUTO DI RICERCHE ECONOMICHE E

SOCIALI DEL FVG■ MIB SCHOOL OF MANAGEMENT■ POLEIS SRL■ UNIONE REGIONALE DEL COMMERCIO DEL

TURISMO E DEI SERVIZI DELFVG - CONFCOMMERCIO■ UNIONE REGIONALE DELLA COOPERAZIONE FVG

- CONFCOOPERATIVE

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BandoFinanziamenti per la mobilità di giovaniricercatori del MezzogiornoNell’ambito del Progetto D4 per il miglioramento delle risorse umane nel settore della ricerca edello sviluppo tecnologico, è aperto il bando che prevede Finanziamenti per incentivare la mobilitàgeografica di giovani ricercatori del Mezzogiorno presso imprese del Friuli Venezia Giulia.

Le sue caratteristiche principali sono:■ è rivolto a imprese del Friuli-Venezia Giulia che

intendono ospitare giovani laureati di età infe-riore a 32 anni, residenti da almeno 6 mesi inuna regione compresa nelle aree dell’Obiettivo 1(per l’Italia, le regioni sono: Basilicata, Calabria,Campania, Puglia, Sardegna, Sicilia)

■ il periodo di permanenza del ricercatore inazienda, variabile da 3 a 6 mesi, dovrà conclu-dersi entro il 30 settembre 2004

■ le domande, redatte dall’azienda ospitante,possono essere presentate a partire dal 1 set-tembre 2003 e fino al 31 gennaio 2004, esclusi-vamente all’Ufficio Protocollo del Consorzio perl’AREA di ricerca scientifica e tecnologica di Trieste. La raccolta e la valutazione delle domandeavvengono con cadenza mensile

■ il contributo è di 750 euro al mese, al lordo di tutti gli oneri previsti dalla legge. È previsto unrimborso per le spese di viaggio per un importo massimo di 545 euro

■ le aziende, utilizzando lo schema predisposto nel bando e allegando la documentazione richiesta,devono redigere un progetto che descriva il programma e le finalità dell’esperienza formativadel ricercatore

■ la valutazione delle domande verrà svolta dal Nucleo di Selezione, secondo i criteri descritti indettaglio nel bando.

È previsto il finanziamento di 15 domande.

È attivo uno sportello informativo presso il:Consorzio per l’AREA di ricerca scientifica e tecnologica di Trieste Sviluppo Risorse Umane e FormazionePadriciano, 99 - 34012 Triestetel. 040/3755272 - 040/3755304fax 040/3755320e-mail [email protected] sportello è operativo al mattino dal lunedì al venerdì con orario 9.30-12.00, e al pomeriggiosu appuntamento.

Inoltre, informazioni e notizie sul Progetto D4, i bandi di concorso dei singoli interventi, nonchésull’attività degli enti e degli organismi incaricati della sua attuazione, sono disponibili on-line sulsito web: http://www.progettod4.fvg.it

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Lo scorso 17 settembre, nel corso di un incontroin AREA con il presidente Maria CristinaPedicchio e con l’amministratore delegato del"Gruppo Bracco", Diana Bracco, il presidente delFriuli Venezia Giulia Riccardo Illy ha confermatoil pieno sostegno alle due più recenti iniziativepromosse dal parco scientifico.Il primo progetto al quale la Regione intendeoffrire supporto ed assistenza finanziaria èInnovation Network, nato per la diffusione del-l’innovazione e il trasferimento di tecnologie alleimprese, attraverso Centri di competenza chesiano cinghia di trasmissione tra il mondo dellaricerca e il sistema imprenditoriale locale.“È fondamentale - secondo Illy - questa nuovamission dell'AREA di motore del trasferimento ditecnologie in tutto il Friuli Venezia Giulia” chepotrebbe essere estesa alla "nuova Europa allargataad Est". A questo proposito il presidente, sotto-lineando la significativa presenza del Gruppo

Bracco in regione, ha messo in luce la difficoltàdi parte dell'industria regionale di "nutrirsi diconoscenze" nonostante la presenza di centri edistituti di ricerca.Il secondo progetto in via di costituzione, verso ilquale Illy ha manifestato il suo sostegno, è ilCentro di Biomedicina Molecolare, finalizzato,sulla base di una collaborazione tra pubblico eprivato, all'integrazione della ricerca geneticacon le esperienze biomediche e biotecnologichegià forti in Friuli Venezia Giulia.

Sostegno di Illy alle nuove iniziative di AREA

Globo divulgazione scientifica dal1991 organizza una serie di mani-festazioni per promuovere ediffondere la cultura scientificache hanno riscosso un notevolesuccesso di pubblico. Quest’anno,dopo il riscontro favorevole dipubblico e critica ottenuto nel2002, Globo ha presentato aSmau 2003 una nuova edizionedella mostra Genius sul tema“Dall’invenzione all’innovazione”. In uno spazio di oltre 1000 metriquadrati del quartiere fieristicomilanese, sono stati presentatiprogetti, prototipi e soluzioni innovative nel

campo delle tecnologie energetiche,dell’ingegneria dei materiali, deldesign, dell’olografia, dellescienze della terra e del mare,della fisica nucleare e dell’ICT.Hanno partecipato a questanuova edizione di Genius: AREAScience Park, CETMA, ConsorzioPisa Ricerche, ENEA (Ente per leNuove tecnologie, l’Energia el’Ambiente), Network IDIA, INFN(Istituto Nazionale di FisicaNucleare), Museo Nazionaledell’Antartide - sezione di Triestee OGS (Istituto Nazionale di

Oceanografia e Geofisica Sperimentale).

Il 10 giugno 2003 è stata approvata la stipula diuna Convenzione tra la CCIAA di Trieste e l’AREAScience Park per l’utilizzo di servizi di rappresen-tanza a Bruxelles. L’accordo consentirà la realizza-

zione di un rapporto di reciproca ed efficace colla-borazione tra le due strutture e l’incremento dellarilevanza e della visibilità del ‘Sistema Trieste’ alivello internazionale.

A Bruxelles con la Camera di Commercio

Genius a SMAU 2003

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Informazione brevettuale più vicina alle impre-se della Destra Tagliamento. Grazie ad unaccordo di AREA Science Park con BIC SviluppoItalia Friuli Venezia Giulia e l’Unione degliIndustriali della Provincia di Pordenone è statorecentemente inaugurato a Spilimbergo il terzopunto informativo PatLib, dopo quello diTrieste e di Gorizia. Il Centro fa parte di unarete europea accreditata dallo European PatentOffice e offrirà assistenza nel definire i temidelle ricerche brevettuali e nel reperire la docu-mentazione utile non solo a valutare l’anterioritàdi un brevetto, ma anche a prevedere leprospettive di evoluzione tecnologica deisettori d’interesse e a monitorare l’attivitàdella concorrenza.

A Spilimbergo informazione brevettualecon PatLib

Stimolare le imprese friulane a raccordarsi con ilmondo della ricerca per favorire l’innovazione eaccrescere la competitività: è questo lo scopodell’accordo sottoscritto da AREA Science Park,Assindustria Friulana, Camera di Commercio diUdine e Consorzio Friuli Innovazione.Una collaborazione che mette in pista le risorseumane, professionali e finanziarie di ciascunpartner per favorire percorsi di innovazione etrasferimento tecnologico dal mondo della

ricerca a quello delle PMI. In base all’accordole PMI friulane potranno usufruire di sevizi diassistenza e supporto nell'individuazione deifabbisogni di innovazione, ricerca e informa-zione brevettuale e documentale, sviluppo dicontatti e relazioni internazionali per la ricercae l'offerta di tecnologie e partner, analisi difattibilità tecnico-economica di progetti diinnovazione, supporto e assistenza alla realiz-zazione di progetti di R&S.

Accordo a quattro per l’innovazione delleimprese friulane

La casa editrice universitaria udinese inaugurauna nuova collana di divulgazione tecnico-scientifica. Il primo titolo è il frutto del lavoro delgruppo di ricerca EIDON. Testimonianza di unacollaborazione positiva tra Università, imprese estrutture di ricerca, “Tecnologie e metodi perl’innovazione. L’ICT come strumento per ilproblem solving” è il primo titolo della nuovacollana di divulgazione tecnico-scientifica diForum, editrice universitaria udinese. Il libroraccoglie contributi dei ricercatori EIDON, societàdi ingegneria e ricerca e sviluppo, insediata inAREA Science Park con il Laboratorio 4C dal 1992.Gli autori affrontano la non facile sfida di renderecomprensibili a lettori curiosi, ma non necessaria-

mente esperti, le tecnologie innovative dell’ambi-to ICT e i loro vantaggi, mostrando come innova-zione e trasferimento tecnologico possano accre-scere la competitività delle aziende. Con un linguaggio semplice ma rigoroso emettendo in comunicazione settori applicativisolitamente distanti, la pubblicazione aiuta illettore a districarsi nella foresta di termini tecnicie di aree di studio diverse, che sono connessi conl'innovazione tecnologica (il controllo automaticodelle macchine e degli impianti; i sistemi di visioneartificiale; i sistemi embedded; l'informatizzazionedelle aziende; Internet e le sue applicazioni; leinterfacce uomo-macchina, ecc.) e mostra comerisolvere alcuni problemi concreti del mondo produttivo.

Innovazione & ICT secondo EIDON

Piero Della Valentina e Maria Cristina Pedicchio