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Periodico trimestrale delle Suore Francescane Immacolatine - Anno XXII - Numero n.90 - Ottobre Novembre Dicembre 2007 - Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB - Benevento - Taxe perçue au Bureau de Benevento

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Anno XXII n. 90

[email protected]

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Carissimi amici

Il presepe di Teresa

Il Natale di S. Francesco

e S. Chiara

Beati quelli che piangono...

Una icona per la nostra famiglia

Maria tabernacolo eucaristico

Loreto: la conferma di un “si”

Testimonianze

Arte e Poesia

La tua visita, o Mamma,

ci riempie di gioia

Un altare per Teresa

E la storia continua...

Storia in versi

Notizie dalle nostre case

Si affidano a Teresa

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Carissimi amici Abbiamo realizzato la 3° edizione del calendario: il tempo non è solo mero susseguirsi di stagioni. A noi interessa la stagione dell'anima, dello spirito. Il tempo senza Dio è vuoto. Occorre saper svuotare se stessi di cose inutili, riempirsi di “cose celesti”. Dobbiamo nella quotidianità trovare la “misura alta” del tempo per santificarci sulle orme della Serva di Dio Teresa Manganiello e di P. Lodovico Acernese. Il 2007 resta per tutti noi anno altamente significativo: il 26 ottobre il Congresso dei teologi ha riconosciuto le virtù eroiche e quella fama di santità di Teresa, già “proclamata da un intero popolo”.

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ggi molti scoprono che il Natale è strappato loro di ma-

no. Vivere il Natale è essere consapevoli del significato

vero della festa: essere testimoni di Speranza. Natale è

occasione per riaccendere la speranza. Gesù: luce ve-

ra, mistero della povertà, autentica e unica ricchezza. Il presepe è luo-

go dove una Donna dà alla vita un figlio. Oggi avvenimento sempre

più raro e spesso appartenente agli ospedali. Ci sono famiglie che in

occasione del Natale mettono in “mostra presepi”, vantano il “pre-

confezionato”con pastori, che elettricamente e meccanicamente si

muovono per stradine sapientemente infarinate e Re magi vestiti

con abiti splendidi e ricamati.

Ci sono presepi con materiali di plastica e angeli svolazzanti di me-

tallo o di terracotta. I pastori del presepe di Teresa erano fatti con le

proprie mani, “con le spoglie di granoturco”, evocavano il vissuto.

Concretamente la Serva di Dio aveva dato “soccorso” ai pastori, che

sostavano dinanzi alla sua casa. Teresa “fa” col permesso dei genitori

la carità “al garzone pecoraio”. La Maestra contadina sa cosa significa

accudire il gregge, sorvegliare e impedire il fenomeno della pecorella

smarrita. Teresa conosce la fatica umana. Sa che il pastore ricerca pa-

scoli, acqua, sa la lontananza di quest'ultimo dalla sua abitazione, sa

dei pastori che si adattano al cibo semplice, a condizioni atmosferi-

che dure. Teresa non evita infatti a offrire loro alloggio e un recinto di

sicurezza. Teresa è carità dinanzi a questa gente, che si protegge con

un pesante mantello, che usa il bastone per controllare il movimento

Fausto Baldassarre

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degli animali e suona flauti di giunco per placare le greggi. Teresa sa

che le pecore senza pastore sono quelle che hanno smarrito la strada

del Signore. E' Dio che protegge il gregge indifeso.

Per Teresa “il presepe continua il suo viaggio sotto le stelle, resta

nei cuori la poesia dell'incanto”.

Oggi che viviamo nel piatto e a volte ostile multiculturalismo, si

tende a cancellare il simbolo e anche il presepe si svuota del divino:

nello scenario moderno si aprono solo sipari di egoismo. Non incon-

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triamo più pastori veri con gli agnellini sulle spalle, ma “lupi avidi di

denaro”, gente “per bene” che ha smarrito quell'unico vero bene,

quel sentiero che porta al Mistero dell'Incarnazione.

Per la nostra irpina “fare” il presepe significa esaltare non la pro-

pria opera, ma l'Opera di Dio. Tutto nella rappresentazione della nati-

vità di Gesù doveva essere vero in carne ed ossa. Il cristianesimo per

Teresa non è un fatto di cartapesta. Occorre umiliarsi dinanzi

all'infinita umiltà di Dio. Teresa sull'esempio di S. Francesco e dei su-

oi figli spirituali rivive questa antica e pia usanza, mentre nella sua

epoca ottocentesca le famiglie nobili di Montefusco possedevano nei

loro palazzi il presepe già costruito, sontuoso nelle sue vesti. Spesso

gli aristocratici locali facevano a gara nell'evidenziare l'arte ricercata,

preziosa, dove i particolari venivano curati minuziosamente. Erano

presepi intagliati in legno e dipinti, che avevano per modello quello

napoletano. Ma chi insegnava, con quale spirito ad accostarsi al Mi-

stero del Bambino di Betlemme? Teresa riviveva “quel tepore di una

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notte stellata, nella quale i frutti della terra e gli animali assurgono al

rango di cose intime all'uomo, che accarezza i suoi figli come i cuc-

cioli del cane o gli agnelli delle pecore-madri…

Il presepe è ebbro di antichi silenzi nei deserti orientali, dove mor-

bidi cammelli ricordano l'incedere faticoso di uomini e donne in cer-

ca di una grotta… il presepe , è fioca luce che si anima in una casetta

di cartone dipinta di rosso, quasi il palpito di una umanità ansimante

nel cuore della notte…”. Il presepe è la vita di chi “ha la capacità di

percepire il vagito di un bambino che “scende dalle stelle e viene in

una grotta al freddo e al gelo”. La Serva di Dio ha percepito il “vagi-

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esaIl presepe di Teresa dell’artista Aldo Melillo

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to” e vissuta la Buona Novella. Teresa non si lascia inquinare dal mero

estetismo. Teresa vive di quella luce divina scoperta nella grotta di ca-

sa sua, dove era solita fare penitenze. Teresa vive di quella luce che

dura, che illumina e dà senso. A Teresa non interessano le luci

dell'albero artefatto, che inviano rapidi raggi di intermittenze, che

non danno né calore, né colore. La Ispiratrice delle Suore Francesca-

ne Immacolatine, come recita una poesia di P. Lodovico Acernese, sa

afferrare la “novità” del Natale:

“Tutto è silenzio e tenebre;

Tace la terra e dorme,

E in umile Presepio,

A vagheggiar le forme

Un Veglio e una Vergine

Stanno del Redentore.

Quanto se' grande, o Pargolo,

Speme, dolcezza e vita

De le alme inconsolabili;

La Tua Persona addita,

Di nova vita e grazie

Il florido sentier!”

“Il sacro Parto”, versi del

Rev.do P. Lodovico Acernese vol I, p. 46

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Dobbiamo anche noi essere consapevoli di questa nuova segnale-

tica che ha sconvolto le facili e comode corsie del mondo. Non basta

solo la gioia di un raffinato pranzo, né di un regalo. Come Teresa oc-

corre sempre, quotidianamente essere “letizia”, conservare in se stes-

si il brillio di quella luce della notte oscura di Bettlemme e far ri-

splendere quella luce oggi, per far uscire dalle tenebre chi vive nel

non senso.

Occorre come Teresa comprendere che il Dio infinito si fa picco-

lo, il Dio Onnipotente si fa debole per noi. Teresa parla ancora oggi,

sta con noi, ci dice che solo insieme si fa festa. Festa è stare insieme:

“stare con l'altro nella gratuità, stare con chi è ferito nell'anima o ma-

lato nel corpo”.

Teresa sa che Gesù è in mezzo agli uomini, che ci passa accanto e

parla quel semplice linguaggio dei semplici: quello dell'amore.

Con Francesco e Teresa resta così alto il valore pedagogico di quel

presepe tramandato attraverso i secoli: “la novità e originalità

dell'ideazione sanfrancescana fu quella di inventare un presepe euca-

ristico” (Cesario Van Hulst).

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Il Natale è dunque rinascita della luce nel cuore dell'inverno,

graduale affermarsi del sole sulle tenebre.

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olto probabilmente è San Francesco d'Assisi ad in-

trodurre nel nostro paese e nella cristianità in gene-

rale, l'uso di rievocare l'evento della Natività del Si-

gnore. Le fonti francescane ci aiutano a compren-

dere come questo avviene e ci fanno capire con quali sentimenti e

per quali motivazioni spirituali il Santo vuole riproporre a se stesso

ed ai fedeli la nascita del Redentore.

Riportiamo di seguito la rievocazione del Natale realizzata da San

Francesco, desideroso di rivivere il Natale del Signore e di riflettere

sulla sua incarnazione, secondo le parole di San Bonaventura, dotto-

re della Chiesa e suo insigne biografo: “Tre anni prima della sua mor-

te, decise di celebrare vicino al paese di Greccio, il ricordo della nati-

vità del bambino Gesù, con la maggior solennità possibile, per rinfo-

colarne la devozione. Ma, perché ciò non venisse ascritto a desiderio

di novità, chiese ed ottenne prima il permesso del sommo Pontefice.

Fece preparare una stalla, vi fece portare del fieno e fece condurre

sul luogo un bove ed un asino. Si adunano i frati, accorre la popola-

zione; il bosco risuona di voci e quella venerabile notte diventa

splendente di innumerevoli luci, solenne e sonora di laudi armonio-

se. L'uomo di Dio stava davanti alla mangiatoia, ricolmo di pietà, co-

sparso di lacrime, traboccante di gioia. Il santo sacrificio viene cele-

brato sopra la mangiatoia e Francesco, levita di Cristo, canta il santo

Vangelo. Predica al popolo e parla della nascita del re povero e nel no-

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Il Natale di San Francesco e Santa Chiara

P. Raffaele Di Muro OFMConv

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minarlo, lo chiama, per tenerezza d'amore, il «bimbo di Bethlehem».

Un cavaliere, virtuoso e sincero, che aveva lasciato la milizia secola-

resca e si era legato di grande familiarità all'uomo di Dio, il signor

Giovanni di Greccio, affermò di aver veduto, dentro la mangiatoia,

un bellissimo fanciullino addormentato, che il beato Francesco,

stringendolo con ambedue le braccia, sembrava destare dal sonno.

Questa visione del devoto cavaliere è resa credibile dalla santità

del testimone, ma viene comprovata anche dalla verità che essa indi-

ca e confermata dai miracoli da cui fu accompagnata. Infatti

l'esempio di Francesco, riproposto al mondo, ha ottenuto l'effetto di

ridestare la fede di Cristo nei cuori intorpiditi; e il fieno della man-

giatoia, conservato dalla gente, aveva il potere di risanare le bestie

ammalate e di scacciare varie altre malattie.

Così Dio glorifica in tutto il suo servo e mostra l'efficacia della

santa orazione con l'eloquenza probante dei miracoli” (Dalla Leg-

genda Maggiore di San Bonaventura, X, 7; FF 1186).

Dal brano appena citato, a partire dall'esempio di San Francesco,

emergono delle considerazioni importanti che possono illuminare il

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nostro vissuto spirituale ai fini di una migliore preparazione al Nata-

le. Anzitutto il Santo intende rievocare la Natività per ravvivare la

sua fede e per approfondire il mistero dell'Incarnazione. La sua gioia

è visibile, addirittura traboccante, perché è colpito dal fatto che

l'Altissimo si è fatto povero ed umile per la salvezza dell'umanità.

Egli desidera, a sua volta, donare la propria vita al Signore ed ai fra-

telli imitando il suo stile ed il suo modo di amare.

E' significativo, inoltre, segnalare la valenza comunitaria del ri-

cordo nella nascita di Gesù: Francesco coinvolge la comunità dei fra-

ti e la gente di Greccio in questo singolare memoriale. Il momento

centrale di questo ricordo è rappresentato dalla celebrazione

dell'Eucarestia: la partecipazione alla liturgia della Chiesa ha un valo-

re importantissimo per l'Assisiate perché in essa, fonte di grazia inso-

stituibile, si ripercorrono e si rivivono i misteri di Cristo. Anche Chia-

ra d'Assisi dimostra di essere molto legata alla liturgia del Natale, al

punto che, il Signore le dona miracolosamente di vivere le celebra-

zioni natalizie della Basilica di San Francesco alle quali non può par-

tecipare perché inferma.

Questo episodio è così raccontato dal suo biografo: “In quell'ora

del Natale, quando il mondo giubila con gli angeli per il Bambino ap-

pena nato, tutte le Donne si avviano per il Mattutino al luogo della

preghiera, lasciando sola la Madre gravata dalle infermità. E, avendo

cominciato a pensare a Gesù piccolino e a dolersi molto di non poter

partecipare al canto delle sue lodi, sospirando gli dice: “Signore

Iddio, eccomi lasciata qui sola per Te!”. Ed ecco, all'improvviso, co-

minciò a risuonare alle sue orecchie il meraviglioso concerto che si fa-

ceva nella chiesa di San Francesco. Udiva i frati salmeggiare nel giu-

bilo, seguiva le armonie dei cantori, percepiva perfino il suono degli

strumenti. Il luogo non era affatto così vicino da consentire umana-

mente la percezione di quei suoni: o quella celebrazione solenne fu

resa divinamente sonora fino a raggiungerla, oppure il suo udito fu

rafforzato oltre ogni umana possibilità. Anzi, cosa che supera questo

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prodigio di udito, ella fu degna di vedere perfino il presepio del Si-

gnore” (Dalla Leggenda di Santa Chiara vergine, 29; FF 3211-3212).

In sostanza i due Santi di Assisi ci invitano a vivere il Natale con il pre-

sepe negli occhi e nel cuore, il che vuol dire che questa ricorrenza

non deve essere solo un mero fatto consumistico, ma un meditare

sul significato dell'Incarnazione e della Natività per rinvigorire il no-

stro vissuto spirituale. E' bello, inoltre, non viverlo in modo intimi-

stico, ma in comunione con tutta la Chiesa: tutti insieme questo è

proprio il significato dell'Avvento - attendiamo la venuta definitiva

di Cristo, nel ricordo della sua prima venuta. E' importante riscopri-

re il valore delle celebrazioni liturgiche: esse sono il memoriale dei

misteri di Gesù e ci aiutano ad approfondirli e contemplarli. Festeg-

giare il Natale deve avere delle ripercussioni pratiche nella nostra spi-

ritualità che partano dall'approfondimento della nostra fede, dalla

preghiera e dallo sguardo contemplativo sul Signore Gesù e sul amo-

re per l'umanità: San Francesco e Santa Chiara ci aiutano a farlo. Ci

lasceremo coinvolgere dal loro esempio ?

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Beati quelli che piangono perché saranno consolati

a beatitudine è premio, e come tale suppone la pro-

va; perciò prima di raggiungerla nel Cielo eterna-

mente, noi subiamo la breve e passeggera angustia

della vita presente; quest'angustia tende ad adde-

strarci alla ricerca di Dio e al compimento della sua volontà: la beati-

tudine in esame rientra a pieno titolo in tale definizione, ed è al tem-

po stesso la verità che al mondo appare più paradossale e la cui forza

sublime è la più difficile da comprendere.

Beati sono quelli che piangono sul cuore di Dio, deponendo

nell'oceano della sua misericordia le proprie colpe. Beati sono quelli

che piangono umiliandosi innanzi a Dio, quando sono avvolti dalla

sua grandezza, e misurano nella sua luce la propria nullità. Quindi, il

semplice fatto di essere privato in terra di gioia e di conforto non

comporta un risarcimento di beatitudine in cielo, se la sofferenza e i

dolori non sono accettati umilmente in piena sottomissione al divino

volere. Beati sono quelli che piangono perché anime immolate nel

dolore ed elette come vittime d'amore per le grandi opere di Dio:

una tale sofferenza eleva l'anima alle supreme consolazioni celesti.

In questa beatitudine sono inclusi anche quelli che per amore del Re-

gno dei cieli si assoggettano a volontarie sofferenze e mortificazioni,

oppure si affliggono sinceramente per la potenza del peccato proprio

e dell'umanità che allontana da Dio e annienta l'ideale di santità, a

LSuor Giuseppina Bozzuto sfi

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cui si è chiamati.

Tutti costoro sono beati

perché saranno consolati

soprattutto nella vita eter-

na, il cui premio non è para-

gonabile alla brevità del

tempo che viviamo su que-

sta terra per quanto possa

essere lungo. Pensiamo

all'eterna ricompensa e alla

ricchezza di ogni sia pur pic-

colo dolore e riconosciamo

che veramente è beato chi

soffre. Se siamo toccati dal

dolore chiediamo al Signo-

re la grazia di saperlo rin-

graziare per non lasciarci

sfuggire questi tesori di

eterna felicità. Anche Ge-

sù ha pianto: per Lazzaro,

per Gerusalemme, per la

durezza del cuore umano.

La Chiesa celebra la

messa Per chiedere il dono

delle lacrime perché pos-

siamo trarre dalla durezza

del nostro cuore lacrime di

compunzione, piangere i

nostri peccati e meritare di

ricevere, dalla misericor-

dia di Dio, il perdono.

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Una iconaper la nostra famiglia

Nicola Mastroserio

elle diverse epoche della nostra storia non sono

mancati ricorrenti attacchi all'istituto familiare da

culture illuministe e liberali attacchi inizialmente

sferrati per trasformare la famiglia da naturale a

contrattuale sempre rescindibile. Inoltre il pensiero socialista di-

screditò la menzionata istituzione come un prodotto della società

borghese voluta per assicurare alla discendenza la proprietà privata.

Ma il colpo di grazia - come giustamente è stato osservato da Maria-

pia Bonanate - le è venuto dal movimento sessantottino della secon-

da metà del secolo scorso, che con radicali ribellioni e contestazioni

è riuscito a trivellare dall'interno la sicurezza e l'equilibrio

dell'istituto familiare, incoraggiando il libero approccio extraconiu-

gale, giustificando la precarietà della fedeltà delle coppie ed orien-

tando verso la libertà di considerare la procreazione un possibile e

semplice incidente.

E' una situazione culturale che ha recentemente costretto gli or-

ganizzatori dell' “INCONTRO MONDIALE DI VALENCIA

SULLA FAMIGLIA” del luglio 2006, a cui partecipò anche Bene-

detto XVI, ad affermare che oggi ”la famiglia soffre uno dei momen-

ti più tristi della sua storia”.

E' una situazione questa senza dubbio favorita anche dalla trascu-

ratezza da parte dei giovani nel formarsi ad una autentica e vissuta

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mentalità cristiana e dal parallelo dilagare di un pensiero scristianiz-

zato, divenuto cultura dominante.

L'aria mefitica respirata è divenuta così quella di un soggettivismo

e di un relativismo che esasperano e spingono a idolatrare l'effimero,

effimero che diventa parametro di giudizio e incoraggia a svincolarsi

da ogni legame col passato e da ogni impegno definitivo per il futuro.

Viene promosso un agire motivato in modo quasi esclusivo dal pia-

cere e dall'egoismo, con conseguenze di una diffusa banalizzazione

del sesso. Giovanni Paolo II ha denunciato questi fenomeni che ven-

gono ad erodere dalle fondamenta il fedele e perseverante dono di sé

proprio dell'amore autentico. Purtroppo il messaggio del Papa subi-

sce da attacchi il più

delle volte volgari astu-

tamente mascherati

da buonismo o dall'ali-

bi della libertà dovuta

all'arte, attacchi che

vengono sferrati con-

tro la famiglia per mez-

zo dei soliti mass-

media. Vario è poi il lo-

ro modo di manife-

starsi.

Potrà essere come

il 19.10.2002 ebbe a ri-

levare il Pontificio

Consiglio per la fami-

glia - il crescente mi-

sconoscimento della

bellezza anche umana

della coppia autentica

e della ricchezza posi-

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tiva derivante dalle differenze e dalla complementarietà proprie

dell'uomo e della donna.

Oppure lo sminuire la rilevanza dell'istituto familiare e il ridico-

lizzare la fertilità, la reciproca fedeltà degli sposi e la loro perseveran-

te unione fino alla morte, come sottolineò Benedetto XVI nel giugno

del 2006.

Ma c'è anche chi cerca di evidenziare puntigliosamente e con mae-

stria satanica i fatti negativi che si verificano anche in famiglia, per

farla avvertire dalle masse come una sorgente di mali, che spinge a

far considerare il matrimonio una scelta “borghesuccia” e chi con

mordace ironia presenta la vita familiare come monotona, se non pro-

prio repellente.

Questa barbarica invasione culturale contribuisce all'attuale calo

dei matrimoni e delle nascite, al loro procrastinarsi nel tempo, al mol-

tiplicarsi dei divorzi, alla scelta delle unioni libere, nonché il diffon-

dersi del riconoscimento giuridico, da parte degli Stati, di molteplici

forme di famiglia che creano solo confusioni culturali a scapito

dell'autentica famiglia naturale.

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MM agnificatagnificat

aria, giovane donna della stirpe di Davide, vive i

suoi giorni felice con i genitori Gioacchino ed

Anna nella casa-grotta di Nazareth. E' promessa

sposa a Giuseppe, giovane falegname della stessa

famiglia, che aspetta con ansia il giorno del matrimonio.

Nonostante sia di stirpe regale è povera di beni, possiede appena il ne-

cessario per vivere. La sua fiducia è tutta riposta in Dio che non ab-

bandona il povero ed il misero. E' assidua alla preghiera comune e

non manca agli incontri nella sinagoga dove riceve la consolazione dal-

la Parola di Dio.

E' cresciuta con la certezza nel cuore che Dio mantiene sempre le

sue promesse per cui la confidenza in Lui è totale. Jahwè è nella sua

mente e nel suo cuore ed Ella lo glorifica per le meraviglie operate

nel suo popolo. Aspetta il Messia e forse, come tante altre giovani

donne d'Israele, cova la speranza di essere scelta come sua madre.

I giorni trascorrono sereni nella ordinarietà delle faccende sempre

uguali: andare al pozzo ad attingere l'acqua, preparare il pane, rigo-

vernare la casa, accogliere le persone, visitare i malati, tessere e cuci-

re i vestiti, gioire per le piccole cose, partecipare al dolore, preparare

il corredo ed aiutare gli anziani.

Ma ecco che un giorno dalla finestra della sua grotta, mentre è as-

sorta in Dio, entra una luce splendente che si materializza nell'Ar-

Maria: tabernacolo eucaristico

di P. Domenico Tirone

M

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19

MMcangelo Gabriele,

che le si inchina di-

cendo: ”Ti saluto,

o piena di grazia, il

Signore è con te”.

Si turba la Vergine

e cerca di capire,

ma l'Arcangelo di-

ce: “Non temere,

Maria, perché hai

trovato grazia pres-

so Dio. Ecco con-

cepirai un figlio, lo

darai alla luce e lo

chiamerai Gesù”.

“Ma io non cono-

sco uomo”, ri-

sponde Maria, ma Lui assicura: “Lo Spirito Santo scenderà su di te,

su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che na-

scerà sarà santo e chiamato Figlio di Dio”. Dopo queste parole Maria

non ha più dubbi e decide: ”Eccomi sono la serva del Signore, avven-

ga di me quello che hai detto”.

Nel seno di Maria germoglia un Bambino, nasce nella sua carne e

nel suo sangue. E' il Messia: Gesù Cristo figlio di Dio. Nel suo seno si

annida sicuro per crescere come tutti i bambini. Passano i giorni e

sempre più si fa sentire. Attraverso la madre inizia a scoprire il mon-

do e gioisce ai palpiti d'amore e alle parole dolci. Ben presto Maria

scopre che questo Bambino è diverso. La sua presenza dona sicurez-

za, i momenti difficili si appianano, Dio sembra più vicino, la stessa

natura sembra gioire. Maria sente di essere veramente piena di Dio

ed il suo cuore ne è il tabernacolo. Nonostante la santificazione di

Giovanni Battista nell'incontro con S. Elisabetta, Maria però non co-

Mar

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aber

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MM agnificatagnificat

glie ancora pienamente il mistero che sta avvenendo in Lei.

Poi un giorno quel suo Bambino, divenuto adulto, dice: “Io sono il

pane di vita disceso dal cielo… Chi mangia la mia carne e beve il mio

sangue… vivrà in me ed io in lui”.

Nel Cenacolo Maria ascolta le parole: “Questo è il mio corpo…

Questo è il mio sangue”. Mangia e beve di quel pane e di quel vino e

si accorge che è ritornato in Lei quel suo Figlio come quando era Bam-

bino e ne riassapora tutta la presenza. Neanche la passione e la morte

la separano più da Lui, perché, dopo la comunione del Cenacolo, con-

tinua spiritualmente a vivere in Lei.

Maria è il primo ed il più vero tabernacolo del corpo e del sangue

di Cristo, ma è donato ai credenti che Lo ricevono alla comunione.

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2121

MM

La notte

di Betlemme

insegna che

solo l’Amore

che si fa dono

può trasformare

la faccia

del nostro pianeta,

volgendo

menti e cuori

a pensieri di pace.

La notte

di Betlemme

insegna che

solo l’Amore

che si fa dono

può trasformare

la faccia

del nostro pianeta,

volgendo

menti e cuori

a pensieri di pace.

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MM agnificat

22

uando senti in cuore qualcosa di bello, di grande,

aspetti con ansia e con gioia, inviti, incontri e poi se

arriva un sms ancora meglio. E' quanto è successo a

me: un invito via sms : Agorà dei giovani a Loreto . Ho

subito detto il mio no perché inizialmente avevo un al-

tro impegno ma poi il Signore cambia e trasforma tutti i tuoi progetti

e infatti mi ha dato la gioia di salire su quel pullman diretto proprio a

Loreto. Eravamo un gruppo vario.

Ad accompagnare noi giovani c'erano i frati cappuccini ,suor Per-

severancia e suor M.Teresa, due suore francescane immacolatine che

si occupano della pastorale giovanile e vocazionale .Prima

dell'incontro con il Papa , nei giorni di preparazione, abbiamo avuto

la gioia di incontrare il ministro generale dei Cappuccini P. Mauro

Johri, che per noi ha presieduto la celebrazione eucaristica.

Avevo già partecipato a diverse GMG ma a Loreto ho respirato al-

tra aria. E' stata la Madonna ad accoglierci nella sua casa .Ci siamo ri-

trovati tutti lì in quella spianata a contemplare il cielo stellato e pen-

savo a quanto erano preziosi tutti quei fratelli che stavo incontrando.

In realtà non abbiamo avuto il tempo di dirci troppe cose, ma dallo

sguardo, dalla preghiera di ognuno scorgevo l'amore per Gesù e per

Maria e questo mi bastava. Mi sono stupita tanto. C’erano momenti

che calava silenzio, pace nel cuore... il cuore era in ascolto. Quando il

Santo Padre è arrivato ci ha incoraggiato chiedendo per noi il dono

Loreto:

la conferma di un “si”

Chiara Pagano

Q

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Lor

eto:

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conf

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a di

un

“si”

MM

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di una vita piena , una vita vera . “Niente è impossibile per chi si fida

di Dio e si affida a Dio. Guardate alla giovane Maria”.

Così ha esordito il papa: in quell'istante è partito il nostro applau-

so interminabile. Ci siamo sentiti una vera grande famiglia e in quei

giorni abbiamo imparato ad amare, soffrire, pregare e... Abbiamo

pensato alla giovinezza , all'essere giovani “dal cuore grande” che si la-

sciano interpellare dalla novità di Gesù e trasformare dall' umiltà di

Maria. A me sembrava di sognare ad occhi aperti .Ho trascorso qual-

che ora in adorazione all'aperto dopo la veglia e ho chiesto al Signo-

re la forza e il coraggio di vivere in pienezza. Son tornata a casa carica

di meraviglie. L'Agorà era terminata ma io continuavo a sognare.

Dopo Loreto mi son messa alla scuola di Maria per dire il si della

mia vita. Dall'Agorà alla realizzazione del progetto di vita . Ho inizia-

to a sognare “cose grandi”.

Da un mese circa condivido la gioia di vivere in comunità tra le su-

ore francescane immacolatine. Posso dire che l'incontro di Loreto ha

confermato la mia decisione di sequela del Cristo povero ,obbedien-

te e casto.

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MM agnificat

24

Posso dire che ho capito ed ho trovato quello che cercavo: Dio.

L'aver ritrovato Dio ha colmato tutte le mie carenze di solitudine che ho

sempre avuto e ora posso dire che non sono più sola. Non ho più bisogno di

stare necessariamente in compagnia di qualcuno. Non ne sento più la ne-

cessità. Non vado più in cerca di qualcuno. Con tanto di presunzione posso

dire di sentirmi quasi autosufficiente. Razionalmente lo so che non è pos-

sibile, l'uomo è un essere che deve necessariamente vivere in società. Ma

Dio è riuscito a colmare le lacune della solitudine, mi basta semplicemente

affidarmi nelle sue mani, che io dica Signore sia fatta la Tua volontà.

Affidarmi a Dio mi rende tranquilla e sicura; anche di fronte al pericolo

non ho paura. La presenza di Dio la sento sempre vicino a me. Sto riuscen-

do a fare cose che in vita mia non avevo mai fatto e che non avevo neanche

idea di come si facessero. C'è una sicurezza ed una tranquillità in me che

mai avevo avuto e tutte le cose che faccio e dico non sono forza mia. Sono

forza di Dio. Io vivo insieme a Dio e tutte le mie buone azioni sono compiu-

te insieme a lui.

Quante volte capisco che dico delle cose agli altri che sono state formu-

late dalle mie labbra, ma che non possono essere mio frutto. Sento proprio

che é Dio a farmele dire, soprattutto a miscredenti che sono lontani da Lui

e che lo calunniano, lo disprezzano, lo maledicono. Sono cose che io riesco

a dire con tanta tranquillità-calma, sicurezza anche di fronte ad ostacoli e

perplessità che mi vengono poste proprio per stuzzicarmi. Come è possibi-

le che io, che sono così aggressiva ed irruenta, possa mantenermi calma e

tranquilla di fronte a persone che contestano il mio Dio? In quei momenti

Dio è in me e parla attraverso le mie labbra. Questa cosa Signore io la sento

proprio in me, se così non fosse fammelo capire non voglio peccare di pre-

sunzione, tanto meno di eresia lo sento proprio che stiamo vivendo insieme

in un rapporto estremamente intimo Signore ti amo sempre di un amore in-

finito e non mi stancherò mai di dirtelo.

Testimonianze

Rita Mariani

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Tes

timon

ianz

e

MM

25

Accogliere l'invito delle Suore Francescane Immaco-

latine a raccontare la mia esperienza è stata, per me, occa-

sione per ripercorrere a ritroso il cammino compiuto fin

qui e, riflettendo, una considerazione mi colpiva in parti-

colare: il fatto, cioè, che Gesù ci è così vicino da manife-

starsi nella banalità del quotidiano che, per questo stesso

fatto, diventa straordinario.

Nel mio caso, Gesù si è rivelato nel volto di una suora

immobilizzata in un letto d'ospedale, incapace di parlare:

nulla di insolito per chi, come me, facendo la fisiote-

rapista, è abituato a trattare certo tipo di malato.

Ma capita che quel volto, all'improvviso, si animi e

che quegli occhi, attraverso i tuoi, ti raggiungano il cuore;

e che quella mano che ti accarezza teneramente il viso, ti

tocchi profondamente l'anima; e che quello stupore e

quel sorriso luminoso ti raccontino, in un istante, la

grandezza del tuo cuore e lo splendore della tua anima,

quanto è immenso l'uno e quanto infinita è l'altra, tanto

che Gesù li ha eletti quale luogo per incontrarti.

Pochi minuti o forse un attimo e tu non hai più pace:

ti dici che quella non sei tu e, come in sequenza ,rivedi

tutto quello che in passato hai combinato per svilire

questa tua anima ed inaridire questo tuo cuore. Eppure ti

devi convincere che Gesù sta bussando alla porta del tuo

cuore proprio attraverso l'impotenza di questa suora,

assieme a Lui, “inchiodata alla croce!*”

Naturalmente non ho ancora trovato pace: tuttavia

ho guadagnato in Madre Mariagiovanna un'amica, una

sorella, una “madre spirituale” e, grazie alle sue conso-

relle, alla loro preziosa amicizia e al loro generoso

esempio, ho ritrovato il gusto, la consolazione e la forza

della preghiera; ho scoperto la protezione e il conforto

dell'abbraccio materno della Santa Vergine e intrapreso

un lento e faticoso cammino di conversione.

Giudicate voi se è poco!Rita

*Cfr. Magnificat delle SFI n.84, Agosto 2006, Relazione della Vicaria Generale

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MM agnificatagnificat

Arte e PoesiaNella pienezza dei tempi,Nella pienezza dei tempi,sulle ali del vento,sulle ali del vento,la Parola di Dio venne del mondo,la Parola di Dio venne del mondo,per sradicare il Male,per sradicare il Male,e piantare l'Amore.e piantare l'Amore.

Ma l'uomo non volle,Ma l'uomo non volle,rifiutò il dono!rifiutò il dono!E il suo cuore divenneE il suo cuore divenneIl trono del male!Il trono del male!

Giovanni Volpe in “Poesie inedite”Giovanni Volpe in “Poesie inedite”

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Art

e e

Poe

sia

Art

e e

Poe

sia

Nel mondo c'è tripudio, c'è chiasso e baccanale, si spende senza limiti dicendo che è Natale.

C'è aria consumistica e voglia di piacere,non c'è nessuna remora al libero volere.

In chiesa c'è l'annunzio che è nato il Salvatoree nelle strade brillano le luci di colore.

Ma ancora nella Vergine il Bimbo non soggiornae come un dì a rinascere davvero non ritorna.

In una data storica Il Verbo si è incarnato, avvolto in panni poveri la Madre ce l'ha dato.

Nel mondo c'è tripudio, c'è chiasso e baccanale, si spende senza limiti dicendo che è Natale.

C'è aria consumistica e voglia di piacere,non c'è nessuna remora al libero volere.

In chiesa c'è l'annunzio che è nato il Salvatoree nelle strade brillano le luci di colore.

Ma ancora nella Vergine il Bimbo non soggiornae come un dì a rinascere davvero non ritorna.

In una data storica Il Verbo si è incarnato, avvolto in panni poveri la Madre ce l'ha dato.

Allor convien cercarlo col senno e con la mano, cercarlo in ogni angolo qui nel tessuto umano.

E' pellegrino incognito: ha fame, è sitibondoe visto come estraneo sulle strade del mondo.

Ma a chi !'accoglie in animo produce un gaudio veroe in questo umano intimo rinasce per davvero.

Come ognun avvedesi Natale è novità,sarà Natal se germina la nuova umanità.

Allor convien cercarlo col senno e con la mano, cercarlo in ogni angolo qui nel tessuto umano.

E' pellegrino incognito: ha fame, è sitibondoe visto come estraneo sulle strade del mondo.

Ma a chi !'accoglie in animo produce un gaudio veroe in questo umano intimo rinasce per davvero.

Come ognun avvedesi Natale è novità,sarà Natal se germina la nuova umanità.

P. Romualdo GambaleP. Romualdo Gambale

2727

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MM agnificat

La tua visita,o Mamma,

ci riempie di gioia.

el mese di ottobre con grande esultanza spiritua-

le le Suore Francescane Immacolatine, insieme

alla comunità parrocchiale di Pietradefusi, han-

no accolto la bellissima immagine della Ver-

gine Maria di Fatima che, pellegrina e missionaria instanca-

bile, percorre tutto il mondo: il suo sguardo materno è un

forte appello alla conversione. La possibilità di godere del-

la dolce presenza di Maria è stata data dall'As-

sociazione Luci sull'Est, nata per aiutare spiritual-

mente le nazioni dell'Est europeo, mediante una va-

sta diffusione gratuita di libri religiosi utili per

diffondere il messaggio della Madonna a Fati-

ma. E' stato troppo breve il tempo della

permanenza della cara Madre Celeste.

Suggestiva l'accoglienza della Ma-

donnina, che aveva già visitato la Co-

munità di Montefusco. Il sindaco di

NSuor M. Matilde Napoletano sfi

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MM

5

Pietradefusi, Giulio Bel-

monte, ha consegnato alla

Vergine la chiave del Paese co-

me simbolo di affidamento.

La veglia è stata piena di fede e di

alta meditazione, si è conclusa

con una solenne S. Messa di ripa-

razione. Il giorno successivo la

venerata immagine della Vergi-

ne ha sostato nella parrocchia

dove sono accorsi i fedeli a visi-

tarla. Nel pomeriggio i bambini

del paese si sono radunati attor-

no a Maria e hannno avuto modo

di assistere ad una proiezione di

cartoni animati della Storia di Fati-

ma. In serata, la preghiera del S.

Rosario, animata dalle suore, la ce-

lebrazione dei vespri e la S. Mes-

sa. Dopo la Celebrazione Eucari-

stica si accompagna la Madon-

nina con una fiaccolata alla Ca-

sa Madre delle Suore Fran-

cescane Immacolatine. Ve-

glia Mariana. Nella Cap-

pella, di buon matti-

no, le lodi con la

comunità par-

rocchiale e la

celebrazione

Eucaristica.

Una matti-

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MM agnificat

nata dedicata alle visite individuali. Mezzogiorno: la preghiera del-

l'Angelus e il S. Rosario. Nel pomeriggio alcuni bambini del catechi-

smo fanno compagnia a Maria e, sull'esempio

dei tre pastorelli di Fatima, si rivolgono a lei con

la preghiera delle Ave Maria. Prima di lasciare la

casa Madre si celebra la liturgia dei vespri e la S.

Messa. Si procede poi, con una fiaccolata, verso

la Casa S. Giuseppe, infermeria della Congrega-

zione. Qui La visita di Maria ha strappato molte

lacrime alle suore ammalate e anziane e anche al-

le suore “infermiere”, che alla Vergine santa han-

no offerto la silenziosa e preziosa sofferenza,

con simboli suggestivi quale l'incenso, la rego-

la... Anche a Casa S. Giuseppe, animata dalle su-

ore, si è svolta una veglia di preghiera, che si è

protratta per tutta la notte. Il mattino seguente,

dopo gli incontri la visita delle anime candide

dei bambini della scuola dell'infanzia P. Lodovi-

co Acernese, che festosamente hanno fatto coro-

Accoglienza della Madonnina

Saluto del Sindaco econsegna della chiave

I bimbi della Scuola Materna accolgono con canti e fiori la “Mamma Celeste”

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na alla Mamma Celeste

circondandola di fiori,

canti e di affetto. Nel po-

meriggio la partenza: mo-

mento sempre nostalgi-

co e triste. Tutti i fedeli

accorsi, i bambini, i ra-

gazzi hanno salutato la

Vergine con le lacrime al

canto dell'Ave Maria, spe-

rando in un suo ritorno a

breve termine. Alcuni de-

voti e le suore hanno ac-

compagnato la Santa Ver-

gine, facendole scorta, fi-

no a Benevento nella Par-

rocchia “S. Gennaro” do-

ve sosterà per i prossimi

giorni.

MM

... come i tre pastorelli Fiaccolata

Visita alle Suore di “Casa San Giuseppe”

Partenza al canto dell’Ave Maria

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MM agnificatagnificat

l 3 e il 4 Novembre: giorni particolarmente significativi

per le Suore Francescane Immacolatine, soprattutto do-

po l'approvazione della Positio Super Virtutibus riguar-

dante la vita, le virtù e la santità della serva di Dio Teresa

Manganiello. Infatti il 26 ottobre 2007 la commissione dei Censori

teologici, nominata dalla Congregazione per la causa dei santi, ha pro-

vato particolare simpatia per la figura semplice e umile della Serva di

Dio, quale “contadina Maestra di vita”.

Il postulatore della causa, Mons. Luigi Porsi, che dal 3 al 6 novem-

Suor Doriana Biasiotti sfi

I

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Un

alta

re p

er T

eres

aU

n al

tare

per

Ter

esa

MM

bre ha tenuto delle meditazioni alle suore riflettendo sull'esempio

di Teresa nel mondo odierno. Mons. Porsi ha presentato Teresa co-

me modello attuale di santità, che può affascinare ancora oggi per

quel suo grande amore a Dio, che si traduceva in preghiera, peniten-

za, riparazione, apostolato, carità, servizio, santità.

Teresa è Pietra Angolare per la Congregazione delle Suore Fran-

cescane Immacolatine, è Matrice Spirituale. Ma la sua santità, la sua

dinamicità spirituale, la sua concretezza apostolica, coinvolge e inte-

ressa anche i laici, i sacerdoti, i giovani, la società, la Chiesa, la cultu-

ra. Per tutti Teresa traccia orme di speranza nel cammino di una vi-

ta che vuole essere piena , compiuta e migliore insieme a Gesù e alla

Vergine Immacolata. Le suore intervenute agli incontri hanno parte-

cipato commosse ed entusiaste per i risultati raggiunti, grate al Si-

gnore per i benefici spirituali ricevuti per intercessione di Teresa.

Il 4 novembre: momento di preghiera al Sagrato Teresa Manga-

niello, la Superiora Generale, Madre Pasqualina Di Donato Savino,

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MM agnificatagnificat

Fino a cinque palmi la neve,ed ella scalza la percorreva

come se fosse volata,fino alla Chiesa

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Il coro di Monteaperto (Av) diretto da don Lorenzo De Chiara

MM

ha acceso una lampada dinanzi all'icona della Serva di Dio, come sim-

bolo di fede e di preghiera.

Ci si è diretti poi alla chiesa di S. Egidio, Montefusco, dove si è ce-

lebrato in modo solenne il transito di Teresa. La chiesa gremita di gen-

te. A nome del Sindaco e dell’Amministrazione Comunale il sig. Raf-

faele Nardone ha fatto un omaggio floreale a Teresa. Il Postulatore ha

presieduto la S. Messa ed hanno concelebrato il rev.do P. Aldo Paren-

te ofm capp. e il rev.do don P. Giovanni Noto.

Il coro di Monteaperto, guidato dal rev.do don Lorenzo De Chia-

ra, ha animato con solennità la celebrazione.

Al termine del rito religioso Mons. Luigi Porsi ha reso pubblico il

parere favorevole espresso dalla commissione dei Teologi. Ciò fa ben

sperare per il prosieguo della causa di Canonizzazione di Teresa Man-

ganiello. A questo annuncio ha fatto seguito un caloroso applauso.

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Un

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er T

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per

Ter

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MM agnificat

11 novembre scorso la comunità! “Pace e Bene” ha

celebrato il 50° anno di presenza a S. Giovanni Ro-

tondo. Era il 7 novembre 1957 quando le Suore

Francescane Immacolatine, su insistenza di S. Pio

da Pietrencina, approdarono in questa cittadina che oggi è in pieno

sviluppo. Il Santo stimmatizzato al vederle esclamò: “finalmente!...

Rimanete e consolidatevi”. La prima casa presa in affitto si rivelò

ben presto insufficiente per le suore e per l'attività che andavano a

svolgere. Si cambiò casa a dicembre ma, racconta la cronaca: “casa

fredda… senza luce, senza gas, e anche senza denaro. Non abbiamo

cosa mangiare e le lagrime scendono… P. Pio senza sapere nulla ha

detto al P. Guardiano: portate questo panettone alle suore Immaco-

latine perché hanno fame e freddo e piangono” (Cronaca S. Giovan-

ni). A gennaio del 1958 si inaugura il laboratorio e l'asilo “Pace e Be-

Carmela Penna

L ’E la storia continua ...

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MMne” e già dal primo giorno l'afflusso

fu enorme. Dopo molti sacrifici e

grazie all'aiuto finanziario del Mini-

stero si costruisce la casa e la scuola

per le Suore Francescane Immaco-

latine e dal 1966 funziona anche

l'orfanatrofio maschile, che accoglie

bambini provenienti da famiglie in

difficoltà. Le suore fanno da madri e sorelle a questi bimbi cercando

di creare un'atmosfera di famiglia.

Col passare degli anni l'orfanotrofio si chiude e la casa si usa per

l'accoglienza dei pellegrini. Le Suore hanno voluto ringraziare pub-

blicamente il Signore per questa casa, per le attività apostoliche svol-

te in questi 50 anni organizzando solenni celebrazioni. Dal 1° al 10

novembre si sono succeduti vari sacerdoti e frati cappuccini per la ce-

lebrazione dei Vespri e la S. Messa. Notevole la partecipazione dei

fedeli. L'11 novembre si sono concluse le celebrazioni. In mattinata

preziosa e graditissima la presenza di sua ecc. mons. Domenico

Umberto D'Ambrosio, vescovo di Manfredonia-Vieste-S. Giovanni

Rotondo. Questi nell'Omelia ha ringraziato il Signore per la presenza

delle suore a S. Giovanni Rotondo e le ha incoraggiate a realizzare al

più presto il progetto della riapertura della Scuola dell'Infanzia per

continuare l'opera educativa per cui erano state invitate da S. Pio.

Hanno concelebrato l'Eucarestia il rev. P. Leonardo Izzo, Provin-

ciale dei Cappuccini di Napoli, P. Francesco Di Leo, P. Cosimo Vice-

domini, P. Pietro Santedicola e il viceparroco don Fabio Clemente.

Indimenticabili e significativi due momenti: la inaugurazione della

mostra fotografica, che in breve narra la storia della comunità, e la be-

nedizione della statua di San Pio donata dal sig. Nicola Cipriano e po-

sta all'ingresso della scuola dell'infanzia. Nel pomeriggio altro mo-

mento significativo. P. Carlo Laborde, Guardiano del Convento S.

E l

a st

oria

con

tinua

...

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MM agnificat

Maria delle Grazie, ha

presieduto l'Eucare-

stia a cui hanno preso

parte molti fedeli e

amici delle suore.

P. Carlo ha ringraziato

il Signore ricordando

alle suore che devono

essere nel mondo te-

stimoni credibili dell'Amore del Padre ed ha sottolineato la sintonia

spirituale che esiste tra i Frati Cappuccini e le Suore Francescane

Immacolatine fondate proprio da un Cappuccino.

I giovani della GIFRA hanno animato la liturgia con bravura. Al

termine le suore hanno donato ai presenti, in ricordo di questa gior-

nata, “le compresse santificanti”, un modo simpatico, questo, per re-

galare la coroncina del S. Rosario: medicina che non ha effetti colla-

terali, anzi più se ne fa uso e più si sta bene.

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San Padre Pio, ripieno d'amore travolgente

Voleva portare a Dio tutta la gente;

risanare l'uomo nel cuore

e trascinare l'umanità al Signore.

La sua cura prediletta era l'ammalato

Perciò l'ospedale al mondo ha dato

Per ridare all'uomo la speranza

Ed allietarlo nel dolore e nell'esultanza.

I bambini, poi, lo toccavano il cuore

E voleva che crescessero senza alcun dolore

L'amore a Gesù e all'educazione erano il suo pallino,

perciò chiamava suore e dottori nel suo paesino.

Fra le molte persone vocate,

anche le Suore Francescane Immacolatine furono chiamate

perché del fanciullo curassero l'educazione

e del corpo e dell'anima la formazione.

Madre Teresa Gnerre (Generale del tempo) accettò con paura

Perché non aveva né personale né cultura

Ma alle parole del Santo: “la Madonna ci pensa”,

Andò avanti senza sosta e con perseveranza. (…)

Padre Pio, gratificato dall'intenzione

Benedisse la prima pietra per la costruzione.

L'opera visse assistendo orfanelli e bambini

E dal 2000 divenne accoglienza dei pellegrini.

Nel 50° di questa bella fondazione,

ricca di esperienze, sacrifici e gratificazioni,

rendiamo lode al S. Fondatore che, per la Congregazione,

ha scelto il carisma dell'educazione.

Suor Liliana De MaioS. Giovanni Rotondo, 7 novembre 2007

Storia in versiStoria in versi

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nel 50° di fondazionenel 50° di fondazione

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Casa Madre - 04 ottobre Solennità di S. Francesco.

Per la solennità del serafico padre S. Francesco, le suore, insieme

alla comunità parrocchiale, hanno vissuto la preparazione con un no-

venario di preghiera nella Cappella di “Casa Madre”. Le celebrazioni

sono state animate dal parroco rev.do don Gerardo De Corso e da al-

tri sacerdoti di parrocchie vicine, tra i quali, rev.do don Gaetano Nar-

done, parroco di Montemiletto(Av) e rev.do don Maurizio Speran-

deo, parroco di S. Giorgio del Sannio(Bn).

Notizie dalle nostre case

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Il mattino del 4 ottobre, in onore del Santo nella cappella di casa

madre, il rev.do P. Francesco Poli scim ha presieduto la celebrazione

Eucaristica per gli alunni della scuola primaria di Pietradefusi e di

Montefalcione intessendo con essi un dialogo e aiutandoli a riflette-

re sulla povertà francescana che ben distinse il poverello di Assisi;

La Processione sarebbe dovuta svolgersi domenica 6 ottobre ma,

a causa del mal tempo, è stata sostituita con un momento di Adora-

zione Eucaristica alla quale è seguita la celebrazione della S. Messa re-

sieduta del rev.do p. Davide Panella ofm.

La consorella Suor Daniela Giuseppina Del Gaudio, il 14 no-

vembre 2007, ha discusso brillantemente la tesi di Dottorato in

Teologia: “Il metodo in Ecclesiologia” conseguendo la votazione

summa cum laude. Le nostre fervide congratulazioni.

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Roma

La Scuola dell'Infanzia “Maria SS. Mediatrice”, in Roma si esibi-

sce in occasione della “festa dei nonni”.

Attività didattiche.

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I Bimbi della Scuola dell'Infanzia “S. Chiara d'Assisi” intenti alla

vendemmia.

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Dal Brasile

Gli alunni dell'Istituto “Nostra Signora dell'Assunzione” nella

rappresentazione del Natale.

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Gli alunni della Scuola Assistenziale “Frei Lodovico”.

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Essere segno dell'Amore

Dalle Filippine

La consacrazione è l’esperienza più felice

della mia vita! Mi sono lanciata nelle braccia

del mio Sposo Gesù e mi sono abbandonata to-

talmente al progetto divino. E' un' esperienza

meravigliosa essere segno dell'amore di Dio

nel mondo: la vita consacrata è realmente una

vita di grazia e nessuna vita può essere parago-

nata a essa. L'esperienza come consacrata mi

fa percepire che ho una grande responsabilità

nei confronti della Congregazione e della Chie-

sa. E' avvincente vivere quotidianamente l'”Omaggio” sempre nuovo

alla Vergine Immacolata. Insieme a tanta bellezza si presentano an-

che difficoltà e prove che aiutano a maturare nella via dello spirito e

rendono degne di vivere in pienezza la vocazione ricevuta come dono

sublime della grazia di Dio.

Dal 26 al 28 ottobre 2007 suor Delia e suor Ruby Rita con 130

giovani delegati dalla Diocesi di Balanga, Bataan hanno partecipato al

Sr. Alda Cristina Costa de Mello

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V pellegrinaggio dei giovani dell'isola di Luzon. Le consorelle hanno

animato i gruppi con preghiere, conferenze e pellegrinaggi in varie

chiese.

C'è un momento nella vita in cui senti in cuore che Dio vuole di più ...

E allora nascono le domande: dove? Quando? Come?

Abbiamo pensato a te Vieni e vedi... è davvero Lui che ti invita!!!

Per informazioni e prenotazioni: Suor Perseveranza e suor Maria Teresa

Via S. Egidio, 48 bis - 83030 Montefusco (Av) Tel. 0825 962103 / 3402402905

Troverai ulteriori informazioni sul sito www.suorefrancescaneimmacolatine.it Pagina Pastorale giovanile.

Incontri di

formazione cristiana

16 dicembre

10 febbraio

2 marzo

13 aprile

4 maggio

19 giugno

Incontri di

discernimento vocazionale

12 - 13 gennaio 2008

2 febbraio

8 9 marzo

24 25 aprile

17 - 18 maggio

1 - 2 giugno

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Si affidano a TeresaSi affidano a Teresa

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oAnt nio PennaaItali

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Sofia Carpentieri UsaSofia Carpentieri Usa

E a Casazzav

Usa

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Cristogiace in unamangiatoia,ma contieneil mondointero.

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Sant’AgostinoSant’Agostino

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Suore Francescane ImmacolatineSuore Francescane Immacolatine