bianconero magazine - n. 12 - 2013/2014

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ANNO IV N. 12 - 1 FEBBRAIO 2014 www.cesenacalcio.it CESENA- CROTONE Sabato 1 febbraio h. 15:00 LUCA BELINGHERI, NEO ACQUISTO BIANCONERO, IN AZIONE IN CESENA-LIVORNO DELLO SCORSO CAMPIONATO, MENTRE COPPOLA OSSERVA

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Bianconero Magazine - N. 12 - 2013/2014

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anno IV n. 12 - 1 FEBBRaIo 2014

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Colori compositi

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Mattia Graffiedi

www.cesenacalcio.it

Cesena-CrotoneSabato 1 febbraio h. 15:00

luCa belingheri, neo aCquisto bianConero, in azione in Cesena-livorno dello sCorso

Campionato, mentre Coppola osserva

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Soffia un vento nuovo a Cesena. Il mer-cato di gennaio ha portato un’aria di freschezza a Villa Silvia con l’arrivo

di tre nuovi rinforzi, che hanno contribuito ad innalzare il livello della rosa bianconera. Rino Foschi ha consegnato a Pierpaolo Bi-soli tre assi sui quali lavorare e che vanno a completare quegli spazi vuoti presenti nel girone d’andata, a tratti altalenante proprio per questo motivo. Il primo a sbarcare in Romagna è stato Guido Marilungo, ovvero la punta che serviva. Diverso dall’oggetto del desiderio Ardemagni, ma sicuramente più duttile e non meno talentuoso. L’ex ata-lantino ha la capacità di giocare sia come attaccante di riferimento (magari in coppia con Succi), che come seconda punta (le sue caratteristiche possono sposarsi bene anche con Rodriguez) perché sa fare movimento, tener palla ed annusare la porta con mae-stria. Assieme a Marilungo è arrivato anche Roberto Gagliardini, un giovane tutto da scoprire e che, al debutto in B, ha messo su-bito la sua personale firma con il gol dell’1-3 al Varese. Con ragazzi del genere si usa spesso il termine “predestinato”, indicando un futuro radioso e pieno di aspettative. Sta-rà al giovane Gagliardini dimostrare di valere

tutte le parole entusiastiche che si spendono nei suoi riguardi. Di certo c’è che l’esordio è stato con i fuochi d’artificio per questo cen-trocampista completo e che può presenta-re sul curriculum una scuola di formazione chiamata Atalanta: in Italia, una vera e pro-pria garanzia sulla scelta della linea verde. Ultimo, ma in ordine esclusivamente crono-logico, è Luca Belingheri, giunto dal Livorno, dove nella passata stagione aveva realizzato

14 reti (senza rigori) ed aveva contribuito in maniera decisiva alla promozione dei toscani in A. Belingheri è la mezzala di qualità che mancava al Cesena, con una grande propen-sione all’inserimento offensivo. Anche lui, come Gagliardini, ha bagnato il debutto in bianconero con un gol, che è il miglior bi-glietto da visita possibile per l’approdo nella sua nuova casa calcistica. Dal punto di vista tattico, sarà interessante vedere la sua po-sizione d’impiego, visto che nasce e rende al meglio come trequartista, ma per il gioco del Cesena può essere devastante anche da mezzala. Non è escluso che invertirà spesso la zona di competenza con Defrel, chiamato all’ennesimo salto di qualità da Bisoli, inten-zionato ad arretrarlo a centrocampo. Quale sarà il modulo di riferimento del nuovo Ce-sena? A Varese i bianconeri hanno giocato con il 3-5-2 con grande profitto e, con D’A-lessandro in forma, sarà questo il modulo di partenza. Se per vari motivi la freccia romana non sarà in campo, allora Bisoli punterà sul 4-3-1-2, con Belingheri o Defrel dietro a due punte, con l’escluso a dare manforte come mezzala. Il girone di ritorno è appena comin-ciato, ma una cosa balza già agli occhi: con i tre nuovi assi, il Cesena si prepara a venti partite a trazione anteriore, potendo contare su un attacco rinnovato e tirato a lucido.

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di AndreA Gori di GiovAnni Guiducci

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TRE ASSI NELLA MANICA PER BISOLI

Per l’affermazione dell’ideale sportivo e dei suoi valori

morali e culturali

ceSenA

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Luca Caldirola

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Massimo Ambrosini

Già sconfitto all’andata allo Scida, arriva oggi al Manuzzi il Crotone, un avversario nei confronti del quale i bianconeri non vantano una tradi-

zione particolarmente lunga e datata. La prima visita dei calabresi a Cesena risale al cam-pionato cadetto 2004-’05, quando si affrontarono due neopromosse. I padroni di casa si imposero di misura (1-0) grazie ad un perentorio stacco di testa di Angelo Rea su cross di Ivan Piccoli abile a calcia-re una punizione laterale. Una vittoria che, dopo due giornate di campionato, insediò la squadra del duo Castorri-Gadda al primo posto in classifica.L’anno seguente il Crotone tornò in Romagna deci-so a strappare almeno un punto affidandosi a stret-te marcature a uomo. L’obiettivo fu raggiunto (0-0) anche perché i bianconeri furono penalizzati dalla decisione arbitrale di annullare ingiustamente (come testimonieranno le immagini tv) un gol di Marco Ber-nacci, il quale si era prodotto in uno spettacolare tuf-fo di testa su cross uncinato del solito Piccoli. Nella stagione 2006-’07 invece, sotto la pioggia, ci pensarono Ficagna, Papa Waigo e Salvetti a ribaltare il risultato (3-1) dopo l’iniziale vantaggio calabrese.Una vittoria bianconera sembrava prefigurarsi anche tre anni dopo (2009-’10) dopo quando il Cesena di Pierpaolo Bisoli, terzo in classifica, ospitò un Crotone ai margini della zona play-out. Dopo un primo tem-po in cui Bucchi si era visto annullare un gol per un inesistente fuorigioco di Schelotto e dopo un assedio confusionario dei bianconeri nella ripresa, in pieno recupero Morleo direttamente su punizione infilò An-tonioli (92’), poi Degano concesse il bis in contro-piede (’95) per il definitivo 0-2. D’accordo, si era in periodo di Carnevale, ma per il Cavalluccio si trattò proprio di un brutto scherzo.Infine lo scorso anno finì con un scialbo pareggio a reti bianche, che accontentò solo la formazione pi-tagorica, fino a quel momento sempre sconfitta in trasferta.

QuATTRO ANNI fA IL CROTONE gIOCò uN BRuTTO SChERzO A BISOLI

2004-05 ceSenA-crotone 1-0. il colPo di teStA vincente di reA

2006-07 ceSenA-crotone 3-1. PAPA wAiGo eSultA doPo Aver SiGlAto lA SuA rete

2009-10 ceSenA-crotone 0-2. Schelotto in Azione e Sullo Sfondo bucchi

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Un segmento importante, direi quasi basi-lare, della partecipazione del tifoso alla vita della propria squadra è avere la possibilità di seguirla anche lontano dalle mura ami-che, in quella che ormai comunemente vie-ne chiamata trasferta.Tale manifestazione, oggi osteggiata dai nostri governanti, più per coprire altre ma-gagne che altro, una volta era una vera e propria occasione di aggregazione popola-re. I miei ricordi di tifoso da andropausa vanno subito agli albori di queste “passeg-giate” pericolose fuori porta.Iniziate alla fine degli anni 70 presero piede nei successivi lustri fino a diventare vere catene di fratellanza saldate da vincoli di amicizia e di passione.Erano anni in cui in trasferta si andava tutti insieme, sportivi e tifosi, coordinamento ed ultras, e dove potevi tranquillamente vedere seduti in pullman Fulvio e Jumbo, Giuseppe e Glauco uno accanto all’altro.Tutto però iniziava sempre il sabato. Eh si, in quegli anni vivaiddio, le partite si gio-cavano solo di domenica pomeriggio e il giorno precedente era dedicato alla pre-parazione, una sorta di rito scaramantico da rispettare e mai dimenticare. Si andava dalla scelta dei panini da farcire agli indu-menti da indossare il giorno dopo, cercan-do di onorare una cabala che però purtrop-po raramente funzionava.Poi la domenica, sciarpa al collo e zainetto in spalla si partiva alla volta del ritrovo dei pullman (Torre del Moro e Bar Bianconero) e subito ci si cominciava a guardarsi intor-no. Più la trasferta era “insidiosa” e più si notavano facce e corpi di sostanza e sicu-rezza che ti facevano sospirare “Dai! Dai! che oggi ci siamo”.E il mio pensiero va ad una trasferta, mi sembra in terra veneta, dove prima di salire

DAI ChE SI PARTE: LA TRASfERTA IN PuLLMAN

di “bAlbo” luiGi bAlducci

sul pullman mi si avvicina un ragazzo che non aveva i soldi per partecipare, il quale era disposto a cedere la sua sciarpa (era una sciarpa degli ultras dell’Ajax) pur di poter salire. Ricordo come fosse ora che gli diedi 10mila lire senza chiedergli nulla in cambio. La sera, al ritorno a casa mentre svuotavo il mio zainetto, trovai con grande stupore, quella sciarpa che lui voleva cambiare.Non ricordo il risultato di quella partita, ma questo gesto statene certi è rimasto indele-bile nella mia mente.La consistenza di cui parlavo prima la si notava anche dal numero dei torpedoni con la scritta Gran Turismo che porte aperte ci aspettavano per trasportarci in località che col turismo c’entravano ben poco. Il mio ri-cordo va alla trasferta di Ferrara (primavera 81), per esempio, dove la fila dei pullman era talmente lunga che se anche ti sporgevi dal finestrino non vedevi mai la fine. E ti spor-gevi e come se ti sporgevi per vedere quanti si era!Una volta seduto sul pullman cominciavi a fraternizzare con i tuoi vicini e già gli odori dei panini al prosciutto si mischiavano con la porchetta distesa tra i due tranci di piada.

Il tutto accompagnato dal rumore di tappi che saltavano e da lattine che si piegavano.Un greve quanto inebriante pro-fumo aleg-giava nell’aria di questi vecchi pullman fino a farti quasi addormentare in una sorta di ascesi mistica ed irreale.Ci si dilettava in pronostici e scelte tecniche, se far giocare quel giocatore o quell’altro e dove il 4-3-3 era la disposizione delle far-citure all’interno del panino (4prosciutto 3formaggio e 3 insalata) e il 442 erano le salsicce che ti erano rimaste per il ritorno.Ma più la metà era prossima più l’adrena-lina saliva. Se ci si fermava per una sosta all’autogrill la prima cosa che si faceva era guardarsi intorno e controllare se nell’area di servizio erano presenti altri pullman di sostenitori più o meno nemici. Un capitolo a parte meriterebbe raccontare quello che succedeva all’interno di questi bar/ristoran-ti, ma forse è meglio tacere. Decisamente.Una volta arrivati al parcheggio di destina-zione, il più delle volte senza scorta, si scen-deva con i famosi quattro occhi, due davanti e due dietro, perennemente in funzione. Ci si riuniva intorno ai capi pullman e tutti insie-me si procedeva a piedi verso la stadio, in

una sorta di processione ordinata ma incaz-zata. Coloro che nei propri zaini trasportava-no striscioni e pezze erano i più scortati, o meglio intorno a loro marciavano quelli più tosti e decisi.Partivano i primi cori, quasi a far capire agli avversari che i sostenitori del cavalluccio erano lì presenti, in arrivo. Più ci avvicinava e più il pericolo aumentava ma la consape-volezza di esserci era più forte di qualsiasi timore e/o paura. Sciarpe al collo e bandie-re in mano si arrivava tutti uniti davanti alle porte d’ingresso del settore ospiti. Li ma-schere (oggi hanno cambiato il loro nome nel più moderno steward) e addetti alle forze dell’ordine ti guardavano con facce burbere e occhi spietati, volti a ricordarti di non pen-sare nemmeno di fare qualcosa di strano.Ma i tuoi occhi non incrociavano i loro, era-no tutti proiettati a quello che ti immaginavi ci fosse al di la di quei muri e di quei divisori. Di quella gente che ti aspettava per infamar-ti e sbeffeggiarti, di quel rettangolo verde dove fra poco si sarebbero cimentati i tuoi beniamini e dove tu avresti fatto finalmente evadere la tua passione dal tuo cuore.Eri insomma arrivato! (continua)

alCuni riCordi di “balbo”

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Periodico SPortivo ceSenA cAlcio Iscr. Reg. Stampa n. 36/010 il 15.10.2010editore Coordinamento Clubs Cesenadirettore reSPonSAbile Giovanni GuiduccicAPoredAttore Vittorio Calbuccicontributo di redAzione Gabriele Papiin redAzione Andrea Bertozzi, Giampiero Ceccarelli, Roberto Checchia, Davide Cucchi, Matteo Fanesi, Omar Galassi, Giovanni Guiducci,

Giorgio Lugaresi, Daniele Magnani, Marco Valentini, Ettore Pasini, Andrea Gori, Fabio Pagliarani, Luigi BalducciStAMPA Kando, CesenaticofotoGrAfie Vittorio CalbucciGrAficA Lisa CamporesiMArKetinG, Pubblicità e diStribuzione Coordinamento Clubs Cesena tel. 0547.632502 / 0547.313090 / [email protected]

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in Collaborazione con:

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di GiovAnni Guiducci

Si potrebbe quasi dire che quan-do al Manuzzi gioca il Cesena l’arbitro non fischia l’inizio del

match se in campo non c’è anche Edo Castellani, il quale da decenni svolge servizio allo stadio, oltre ad essere un tifoso bianconero di vec-chia data. Socio del club Tartari di Mercato Saraceno e a lungo anche consigliere del Coordinamento, sotto la presidenza di Fulvio Valzania e poi di Giuseppe Righetti, segue il Cese-na dal 1976 e da allora “non ho mai perso – dice orgoglioso – una partita in casa, saltando anche matrimoni di amici e parenti. Non manco neppure quando si gioca in notturna, sebbene io sia abituato ad andare a dormire alle 8 di sera, in quanto facendo il ca-mionista alla mattina mi alzo alle 3 e mezza”.

buongiorno edo, come ha iniziato a fare servizio allo stadio?Un giorno andai da Orienzo Buratti, il responsabile per la società dello stadio, e gli chiesi se alla domenica potevo fare servizio come volontario. Inizialmente mi mise agli ingressi per controllare che qualcuno non entras-se gratis, ma dopo un po’ gli dissi che quell’incarico non faceva per me. Allora mi mandò in campo affi-dandomi le chiavi del cancello da cui facevo entrare le persone autorizzate. Poi andavo a recuperare i palloni fi-niti sugli spalti, ma ormai non ciano vado più, dopo quella volta che per poco alcuni tifosi ospiti non mi salta addosso.Adesso sono addetto ai fotografi e ai raccattapalle. Un’altra volta fui più veloce di loro ad afferrare il pallone al volo e a rimetterlo subito in campo per l’ultima azione, in cui poi il Cese-na fece gol.

come si vive la partita da bordo campo, chissà quanti aneddoti ha da raccontare?

“QuELLA VOLTA ChE MI LANCIARONO uN PESCE IN CAMPO”

Io solitamente mi metto tra le due panchine, ma durante la gara mi sposto e vado dietro la por-ta in cui attacca il Cesena. Quando c’era ancora il vecchio stadio con la pista di atletica, ricordo che ci fu un tiro di un nostro giocatore (Di Barto-lomei in Cesena-Avellino del 1987-’88, ndr) e io in andai a recuperare il pallone che era finito sul fondo, ma mi accorsi che tutti stavano esultan-do (la palla si era infilata in porta, ma era uscita da sotto la rete, mal ancorata al terreno, ndr). Io non dissi niente e mi limitai a riportare il pallone in campo.Contro il Bologna invece aveva nevicato e i loro tifosi lanciavano di continuo delle palle di neve in campo. Così quando il Cesena segnò mi girai verso la loro curva e feci il gesto dell’ombrello. A quel punto però mi arrivò di tutto e fui costretto ad allontanarmi.In una partita contro l’Ancona tirarono addi-rittura un pesce. Per non parlare dei fumogeni e delle torce che piovevano in campo e che io mi precipitavo a raccogliere, perché se dovevo aspettare che i vigili del fuoco si mettessero i guanti… In questo modo però mi sono spesso bruciacchiato le mani.

oltre allo stadio Manuzzi svolge servizio an-che altrove?Sì, al campo di Villa Silvia quando gioca la Pri-mavera. Sto all’entrata a staccare i biglietti e sorveglio il cancello da cui faccio entrare le auto dei dirigenti, dell’arbitro e l’ambulanza. Poi se-guo la partita dall’area degli spogliatoi, perché a Villa Silvia non c’è bisogno di qualcuno a bordo campo.

in tutti questi anni ha visto giocare tantissimi giocatori, chi gli è rimasto maggiormente nel cuore?Walter Schachner, il nostro primo straniero, mi entusiasmava quando si lanciava verso la porta

avversaria. Una “bestia”. Degli ultimi sono par-ticolarmente affezionato ad Andrea Tabanelli, un bravo ragazzo. Mi dispiace che sia andato via, ma sicuramente la società avrà fatto le sue scelte.

lei è anche un grande tifoso del cesena, quali sono i suoi ricordi più belli?Per la promozione in serie A del 1981, con Ba-gnoli in panchina, venni allo stadio con il camion che usavo per il trasporto del latte. Ma invece del latte lo caricai con damigiane di sangiovese per dare da bere a tutti i tifosi in festa. Inoltre dopo la promozione allo spareggio di San Bene-detto del Tronto (1987) allestii un trattorino, ad-dobbato di bianconero, con tanto di cavalluccio marino, e così prima delle gare facevo un giro attorno al campo lungo la pista d’atletica.

MArco d’AleSSAndro, MASSiMo voltA e AndreA tAbAnelli (a destra), terzetto inSePArAbile.in questi giorni tabanelli è stato ceduto. un altro ragazzo del vivaio bianconero lanciato verso prestigiosi palcoscenici. in bocca al lupo!

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di ettore PASini

C’è modo e modo per reagine alle cri-tiche che arrivano dai gradoni di uno stadio, vuoi contro un tecnico od un

calciatore.Prendiamo in esame due tipi di reazione. Se viene preso di mira Pierpaolo Bisoli la vicen-da si risolve in fretta grazie ad un’occhiatac-cia feroce che vola fra il tecnico appostato davanti alla sua panchina e l’angolo di pro-venienza della protesta dell’urlatore.Nella storia del Cesena Calcio, di queste pro-teste ce ne sono state di tipo ben diverso.Durante il campionato 1960/61, fra i pali del-la squadra bianconera di Romagna (allenata da Renzo Burini) figurava un tal Romano

Toni da Imola. In quel periodo, pensando ad Imola, si era soliti configurare quella località come la città dei “matti” per via di quell’o-spedale psichiatrico che stazionava in cen-tro. Romano Toni era bravo come portiere tan-to è vero che con lui fra i pali della porta, il Cesena vinse il campionato. Toni era anche estroso, per non dire condito anche di spre-giudicatezza.Ecco alcuni saggi della sua pseudo “pazzia”.Per innervosire gli attaccanti avversari, tal-volta, invece di rinviare il pallone, lo siste-mava al limite della sua area e con un tono di sfida gridava loro: “Se volete farmi gol, venite a prenderlo!”. Quando gli avversari tentavano lo scatto per arrivare sulla palla, Toni era sempre più veloce di loro nel ripren-dersi il cuoio a spicchi.Capitò qualcosa di strano, in un’altra dome-nica d’inverno. Il portierone cesenate incor-se in qualche errore di concentrazione e creò le giuste ire di un tifoso seduto nella tribu-na laterale del vecchio campo di gioco sito all’interno dell’ippodromo del Savio. Non l’a-vesse mai fatto! Quel tifoso rischiò di brutto.Alla stregua di una belva inferocita, Roma-

no Toni abbandonò la sua porta, imboccò il cancelletto della recinzione del campo di gioco, attraversò la pista del trotto e solo nei paraggi della tribuna dove stazionava quello sprovveduto tifoso fu bloccato dalle maschere e dal custode del campo (Benini). Non ci fossero stati loro, per quel tifoso ci sarebbero state conseguenze amare sul pia-no dell’incolumità.L’estrosità di Toni non finisce qui. In un’altra circostanza, dopo un diverbio a distanza con un gruppo di protestatari, il portiere, una volta venuto in possesso della palla, la posò sul dischetto del rigore e con una mossa ful-minea finse di calciarla all’interno della sua porta incustodita minacciando di procurarsi il più clamoroso degli autogol. Per fortuna, solo una finta da thriller.Probabilmente, quei tifosi che si permette-vano di criticarlo non conoscevano la pro-venienza di Romano Toni; glielo diciamo noi alla distanza di mezzo secolo: Toni abitava ad Imola, la città dei “matti”. Se qualcuno lo criticava lui non sapeva fermare la rabbia che portava in corpo.Al contrario di Pierpaolo Bisoli che con una semplice occhiataccia mette tutto a tacere.

BISOLI E TONI: RIBELLI DIVERSI ALLE CRITIChE

SPonSor del trofeo

Per reGolAMento e votAzioni www.ceSenASenA.coM

bisoli

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L’ANgOLO DEI RICORDIWILLIAMS E DAyANA ARLOTTI (13 gennaio 2012 – 13 gennaio 2014)

Sono passati due anni dalla loro tragica scomparsa in quella notte in cui innocenti ed ignari del desti-no crudele che li aspettava hanno pagato colpe non

proprie. Ci piace ricordarli sempre come due stelle abbrac-ciate nel cielo. L’A.C. Cesena, il Coordinamento Clubs Ce-sena e i tifosi tutti ancora una volta vogliono stringersi ai familiari e a tutti gli amici del Club “Marea Bianconera” di Riccione nel loro ricordo che non ci lascerà mai.

il grido di williams: forzA ceSenA!!!

Sopra: williams e la piccola dayana A fianco: williams Arlotti durante una serata presso il cesena club Marea bianconera di riccione

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StAGione2005-06, Serie B

SPonSor tecnicoLotto

SPonSor iStituzionAleSolo Affitti in Vernicetta

PArticolAriToppa serie B Tim lextra

notizieSeconda maglia completamente nera.

ne vuoi SAPere di Più???Questa e tante altre divise sono su www.museobianconerocesena.it, il sito della storia della maglia del Cesena.

di AndreA bertozzi e MAtteo fAneSi

IL MuSEO BIANCONERO

LE PARTITE ODIERNE E IL PROSSIMO TuRNO

Se è vero che ogni numero raccoglie dentro di sé un qualche credo o scara-manzia, per quanto bizzarra o assurda,

nel mondo del calcio il 12 sulla maglietta ha tradizionalmente contrassegnato, forse un po’ brutalmente, la figura del “dodicesimo”, l’eterno secondo portiere relegato in panchi-na. Un ruolo che può essere ricoperto solo da chi veramente è disposto a sposare in pieno la causa della propria società di appartenen-za, sempre pronto e scattante in allenamen-to, ma inesorabilmente ai margini della scena quando c’è da affilare le armi, nel nome della tanto amata (o odiata) gerarchia.

Una gerarchia a cui anche Pierpaolo Bisoli ha fatto più volte riferimento in questo campio-nato in cui tra i pali, tra un infortunio e l’altro, si sono già alternati tre portieri.Nel Cesena di oggi, anche se ormai da tempo i numeri sulle spalle non identificano più un determinato ruolo, quello di vice-portiere è stato assegnato ad Achille Coser (maglia 36), il quale è arrivato in Romagna questa estate nello scambio che ha portato Nicola Rava-glia al Vicenza. La trattativa per portarlo in Romagna non è stata affatto semplice e si è conclusa positivamente solo a pochi istanti dal gong di chiusura del mercato, in quanto il giocatore nel pieno della maturità agonistica, era desideroso di tornare protagonista tra i pali, anche in Lega Pro, dopo vari anni al ser-vizio del titolare di turno.A Cesena Coser sapeva infatti che sarebbe partito alle spalle di un super titolare come Andrea Campagnolo, reduce da un’eccellente stagione. Sembrava la riedizione di un film già visto, ma nel calcio, come nella vita, è l’imprevedibilità il fattore determinante. Così l’infortunio a Campagnolo dopo Novara-Ce-sena dell’ottobre scorso ha aperto letteral-mente la porta al suo secondo, il quale ha risposto presente e con le sue prodezze ha

spesso consentito alla squadra bianconera di uscire indenne anche da trasferte ostiche come Avellino ed Empoli. Anche Coser però in alcune gare ha lamentato dei guai fisici che lo hanno costretto, a sua volta, a cedere i guanti al terzo portiere, il giovane e valido Andrea Rossini.Con l’avvento del nuovo anno la situazione sembrava tornata alla normalità con il ripri-stino delle gerarchie. Sabato scorso contro il Varese si è rivisto in campo Campagnolo, il cui rientro però si è rivelato affrettato, in quanto dopo una ventina di minuti al primo calcio di rinvio ha dovuto chiedere il cambio per una contrattura alla coscia.È tornato così nuovamente in scena Coser, il quale con un paio di interventi decisivi, quando il risultato era ancora in bilico, ha dato il proprio contributo alla vittoria finale. L’evolversi di questa stagione ha mostrato che il Cavalluccio può contare su di una terna di portieri invidiabile, forgiata e coesa da un fuoriclasse assoluto come Francesco Anto-nioli. Una terna in cui – come ben ha sa Coser – avere l’etichetta di “dodicesimo” ormai non coincide più con quella di “eterno secondo”.

uN “DODICESIMO” ALLA RISCOSSA

di fAbio PAGliArAni

Achille coSer

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